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RIFLESSIONI SUL SALMO "MISERERE"

3 Piet di me, o Dio, piet


secondo la tua infinita tenerezza,
per quanto le viscere hai ricolme
d'amore
cancella le mie infedelt,
4 lavami e raschia via la mia colpa,
fammi mondo dal mio peccato.
5 Le mie trasgressioni io le
riconosco,
il mio peccato mi sta sempre
davanti.
6 Contro te, contro te solo ho
peccato,
quanto male ai tuoi occhi ho
commesso:
tu, sempre giusto nelle tue
sentenze,
lascia parlare la tua piet.
7 Ecco, nella colpa sono stato
generato,
peccatore mi concep mia madre;
8 ecco, la sincerit del cuore che
tu ami,
per cui fino all'intimo sono da te
ammaestrato.
9 Purificami con l'issopo e sar
mondato,
lavami e sar pi bianco della neve.
10 Ridammi ancora gioia e letizia,
esultino le ossa che hai frantumate.
11 Distogli il tuo volto dal mio
delitto,
dalle radici estirpa ogni colpa.

12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,


rinnova in me uno spirito forte.
13 Non cacciarmi dalla tua
presenza,
non privarmi del tuo santo spirito.
14 Ridammi la gioia di essere salvo,
mi regga ancora uno spirito grande.
15 Insegner le tue vie ai ribelli
e i peccatori a te torneranno.
16 Liberami dalla sentenza di morte,
Dio, o Dio mio salvatore,
e grider la mia lingua
alla tua giustizia.
17 Signore, apri tu le mie labbra,
la mia bocca acclamer la tua lode.
18 poich le vittime tu non gradisci,
ne vuoi in dono alcun sacrificio:
19 uno spirito pentito
il sacrificio perfetto,
un cuore contrito e umiliato, o Dio,
questa l'offerta che tu non rifiuti.
20 Nel tuo amore fa' grazia per Sion,
le mura rialza di Gerusalemme.
21 Le giuste offerte allor gradirai,
l'olocausto e la totale oblazione:
allora sante saranno le vittime
sacrificate sul tuo altare.

Il Salmo 50 (o 51 secondo l'enumerazione ebraica) di una ricchezza


inesauribile.
Esso attraversa tutta la storia della Chiesa e della spiritualit:
costituisce lo schema interiore delle Confessioni di Agostino;
stato amato, meditato, commentato da Gregorio Magno;
divenuto segnale di ardente difesa dell'immagine di Dio nelle infuocate
prediche del Savonarola e motto di speranza dei soldati di Giovanna
d'Arco;

stato studiato intensamente da Martin Lutero che vi ha dedicato pagine


indimenticabili;
lo specchio della coscienza segreta dei personaggi di Dostoevskij e una
chiave di lettura dei suoi romanzi.

Esso quindi il Salmo dei grandi uomini di Dio. Musicisti come Bach, Donizetti e
altri pi vicini al nostro tempo l'hanno ripensato in musica. Celebri pittori
l'hanno descritto con meravigliose incisioni.
soprattutto il salmo che ha accompagnato le preghiere, le lacrime, le
sofferenze di tanti uomini e di tante donne che vi hanno trovato conforto e
chiarezza nei momenti oscuri e pesanti della loro vita.
Il Miserere la preghiera dell'uomo di sempre, appartiene alla storia
dell'umanit, non solo alla storia dell'Oriente ebraico e della civilt occidentale
cristiana. Meditandolo noi entriamo nel cuore dell'uomo e nel cuore della storia
dell'umanit.
Possiamo ripetere, facendola nostra, la preghiera di Charles de Foucauld:
Grazie, mio Dio, per averci dato questa divina preghiera
del Miserere. Questo Miserere che la nostra preghiera
quotidiana. Diciamo spesso questo salmo, facciamone
spesso la nostra preghiera; esso racchiude il compendio
di ogni nostra preghiera: adorazione, amore, offerta,
ringraziamento, pentimento, domanda. Esso parte dalla
considerazione di noi stessi e della vista dei nostri
peccati e sale fino alla contemplazione di Dio, passando
attraverso il prossimo e pregando per la conversione di
tutti gli uomini.
La tradizione giudaica ha posto il Salmo sulle labbra di Davide sollecitato alla
penitenza dalle parole severe del profeta Natan (cfr vv. 1-2; 2Sam 11-12), che
gli rimproverava ladulterio compiuto con Betsabea e luccisione del marito di
lei, Uria. Il Salmo, tuttavia, si arricchisce nei secoli successivi, con la preghiera
di tanti altri peccatori, che recuperano i temi del "cuore nuovo" e dello "Spirito"
di Dio infuso nelluomo redento, secondo linsegnamento dei profeti Geremia
ed Ezechiele.
L'iniziativa divina
I primi versetti del Salmo 50 ci introducono con queste parole:
Piet di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nel tuo grande amore cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
Il punto di partenza del cammino di conversione del cuore l'iniziativa divina di
misericordia: Dio sempre il primo a dare la mano, il piatto della bilancia
pende sempre dalla parte della sua bont.
I vocaboli che la versione italiana usa per indicare ci che l'uomo ha fatto - il
peccato, le colpe - non rendono adeguatamente la lingua originale. Infatti, tre
sono i termini ebraici usati per definire questa triste realt, che proviene dalla
libert umana male impiegata.

1) Il primo vocabolo, hatt, significa letteralmente un "mancare il bersaglio":


il peccato unaberrazione che ci conduce lontano da Dio, meta
fondamentale delle nostre relazioni, e per conseguenza anche dal
prossimo.
2) Il secondo termine ebraico awn, che rinvia allimmagine del "torcere",
del "curvare". Il peccato , quindi, una deviazione tortuosa dalla retta via;
linversione, la distorsione, la deformazione del bene e del male, nel
senso dichiarato da Isaia: "Guai a coloro che chiamano bene il male e
male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre"
(Is 5,20). Proprio per questo motivo nella Bibbia la conversione indicata
come un "ritornare" (in ebraico shb) sulla retta via, compiendo una
correzione di rotta.
3) La terza parola con cui il Salmista parla del peccato pesh. Essa
esprime la ribellione del suddito nei confronti del sovrano, e quindi
unaperta sfida rivolta a Dio e al suo progetto per la storia umana.
Alle parole che indicano lo sbandamento dell'uomo fanno riscontro tre
appellativi divini: Piet... misericordia... amore . C' il peccato dell'uomo, pur
se declinato con termini diversi, e ci sono tre attributi di Dio. Questa
sproporzione indica che l'insistenza non sull'uomo peccatore, sulla povert di
ci che noi siamo, ma sull'infinit di Dio.
Cerchiamo di riflettere brevemente sui vocaboli che definiscono il Dio della
misericordia e della bont.
Chi Dio
1) La prima parola racchiusa in un verbo ma, in realt, la radice. di un
sostantivo. Quello che in italiano traduciamo con: Piet di me, o Dio ,
in ebraico semplicemente: Grazia, fammi grazia, riempimi della tua
grazia.
Si chiede dunque a Dio che sia per noi grazia, che prenda interesse a chi
sta male, a chi si trova in difficolt, che ci dia una mano. l'esperienza di
Maria che canta: Signore, tu hai guardato alla povert della tua serva e
mi hai fatto grazia, mi hai riempito della tua grazia.
Dio dono gratuito, l'essenza della gratuit. Quando noi diciamo che
Dio non pu aver alcun interesse a pensare a noi, ad occuparsi di noi,
riveliamo di avere un'idea falsa di Dio. Abbiamo di Lui, per dirlo con una
parola tecnica, un'idea farisaica, che cerca cio di capire Dio partendo
dalle categorie del calcolo.
Dio gode nel poter donare qualcosa a chi ha bisogno di essere sostenuto,
a chi non si sente nessuno, a chi si sente in basso. Egli vuole versare il
suo valore in noi e non giudica il nostro.
2) La seconda parola misericordia. interessante notare che
l'espressione : secondo la tua misericordia e non nella tua
misericordia o perch sei misericordioso . Il salmista sottolinea la
proporzione infinita, che l'uomo intuisce senza comprenderla, della
misericordia divina.
In ebraico il termine hsed ed ha una lunga storia ricca di significato.
Indica, infatti, l'atteggiamento tipico di Dio verso il suo popolo, che
comporta lealt, affidabilit, fedelt, bont, tenerezza, costanza
nell'attenzione e nellamore.
Si potrebbe anche tradurre con gentilezza, nel senso di tenerezza, che
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non si smentisce, che non svanisce mai.


Dio colui che io non conosco, ma per il quale sono importante, per il
quale importante - secondo la parola di Ges - ogni capello del mio
capo. Nulla avviene in me senza un'attenzione della tenerezza di Dio.
Noi traduciamo hsed con misericordia perch la gentilezza di Dio si fa
pi tenera quando noi siamo deboli, fragili, peccatori, incostanti, strani,
poco attraenti e forse pensiamo che Dio fa bene a non ricordarsi di noi,
farebbe bene a castigarci.
3) La terza parola nel tuo grande amore. In ebraico si dice rahammm
e significa il cuore, le viscere. un vocabolo profondamente materno e
indica la capacit di portare qualcuno dentro, di immedesimarsi in una
situazione cos da viverla nella propria carne, da soffrirne o goderne
come di cosa propria.
Questo attributo di Dio qualcosa che pu capire chi ha amato un'altra
creatura con un amore totale, viscerale, coinvolgente, appassionato.
Potremmo quasi tradurre: secondo la tua grande passione per l'uomo,
abbi misericordia, o Dio .
Questi tre attributi di Dio ci danno il tono del Salmo 50, che un inno a
incontrare Dio cos com'. Partendo dalla contemplazione dell'iniziativa divina
per l'uomo, ci invita prima di tutto ad avere una grande e giusta idea di Dio.
Domande per noi
Nascono per noi alcune domande.

profonda insicurezza che alla


radice di ogni uomo e che il
segno della sua creaturalit.
Nell'ambito religioso essa si
esprime appunto con il senso
di un Dio un po' cattivo, di un
Dio che non mi d giustizia,
che richiede troppo da me,
che mi ha messo in
circostanze troppo difficili
oppure che troppo difficile
Lui stesso e non si lascia
raggiungere.
Al fondo di tutti questi
sentimenti c', probabilmente,
la persuasione che Dio non mi
ama cos come sono, che non
contento di me.
La grande rivelazione del
Salmo 50 , invece, che Dio mi
ama come sono, che mi
accetta fino in fondo, che
adesso gentile con me,
cortese, attento, premuroso e
tenero.
Tutto questo l'ha compreso
bene il pastore della parabola
lucana l dove si legge:
Ritrovata (la pecora perduta),

1) Ho una giusta idea di Dio? Lo


incontro cos com'?
importante questa prima
domanda perch chi non ha
una giusta idea di Dio non ha
neanche una giusta idea di s,
n degli altri. Nel cap. 15 del
Vangelo secondo Luca,
leggiamo che i farisei e gli
scribi mormoravano di Ges
perch riceveva e mangiava
con i peccatori (cfr. Lc. 15,
1.10). questo il tipico
atteggiamento di chi non ha
una giusta idea di Dio, di chi
considera Dio vendicativo,
permaloso, irritabile. E spesso,
non accettando noi stessi,
finiamo col credere che Dio
non ci accetta fino in fondo.
vero che a volte ostentiamo
una grande sicurezza, quasi
una spavalderia, asserendo
che non abbiamo alcun
bisogno di Dio. Tuttavia in altri
momenti sorge in noi quella
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se la mette in spalla tutto


contento, va a casa, chiama
gli amici e i vicini dicendo:
Rallegratevi con me, perch
ho trovato la mia pecora che
era perduta (15, 5-6). L'ha
compreso la donna che,
ritrovata la dramma smarrita,
invita le amiche e dice:
Rallegratevi con me (15, 9).
Ges conclude la parabola:
Cos, vi dico, c' gioia davanti
agli angeli di Dio per un solo
peccatore che si converte
(15, 10).
Ciascuno di noi dovrebbe
poter dire: Dio ha gioia in me,
ha gioia per me, io
rappresento qualcosa di molto
importante per lui.
Ecco che cosa significa avere
un'idea giusta di Dio, partire
col piede giusto nel cammino
della riconciliazione.
2) ho qualche idea sbagliata su
Dio? Abbiamo gi detto che i
farisei e gli scribi che
mormoravano di Ges
avevano un'idea sbagliata di
Dio.
Emerge in noi, con frequenza,
qualche lamentela profonda,
che magari non osiamo dire a
nessuno e di cui ci
vergogniamo?
Ci ribelliamo contro Dio,
abbiamo dentro di noi qualche
conto aperto con Lui?
3) che cosa posso fare per
correggere l'idea sbagliata
che ho di Dio? Per correggere
quei sentimenti deformati
della mia coscienza a suo
riguardo? Uno dei modi
certamente l'ascolto della sua
Parola, la lettura meditata
della Scrittura che riporta a
verit i sentimenti spesso
rattrappiti nell'espressione
spirituale della lode a Dio.
Cercher allora di tradurre le

parole del Salmo: Fammi


grazia, o Dio, secondo la tua
grande passione per l'uomo.
Nella tua tenerezza cancella le
idee sbagliate che ho su di te!
Mi dispiace, o Padre, di averle
coltivate: Tu solo puoi darmi
l'idea giusta perch come
posso conoscerTi se non Ti
riveli e se il Tuo Figlio non apre
in me la conoscenza di Te? .
4) ho qualche idea sbagliata sul
prossimo? Come posso fare
per correggerla? L'idea
sbagliata che possiamo avere
su Dio si ripercuote in idea
sbagliata sul prossimo. Questo
avviene non quando lo
critichiamo, perch qualche
volta il prossimo criticabile
(lo siamo un po' tutti!), ma
quando ci lamentiamo
all'infinito di qualcuno, quando
non ci va mai bene una
persona o una situazione.
Allora vuol dire che non
abbiamo assunto
l'atteggiamento giusto, quello
che Dio ha verso di noi e che
comprensivo, creativo, capace
di guardare con occhio nuovo,
tenero, positivo, la situazione.
Spesso si creano tra le
persone dei blocchi emotivi
per cui tutto ci che un altro fa
sbagliato: talora le nostre
stesse confessioni sono
lamentele su altri. Se
avessimo un'idea giusta di
Dio, essa opererebbe in noi in
modo di farei guardare i difetti
degli altri con occhio diverso,
capace di abbracciarli
positivamente in una visuale
creativa, come Dio fa con noi.
Perch non imitare Dio
mettendoci alla sua scuola?
Invece di domandarci
all'infinito perch l'altro mi ha
trattato casi, perch mi ha
fatto quella tal cosa, proviamo
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a chiederei: che cosa posso


fare per lui, come posso
cambiare il cuore, l'animo, la

vita, il sorriso di questa


persona?

Preghiera
Signore, donaci sempre la grazia del rimorso;
Signore, non abbandonarci mai
qualunque sia il nostro peccato;
Signore, tu sei pi grande di tutti i peccati del mondo;
Signore, fa' di ognuno di noi e di tutti insieme
una societ di peccatori coscienti:
allora saremo salvi, Signore,
perch tu non vedi l'ora di poterci perdonare!
Amen.

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