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Del nostro Santo Padre Basilio

arcivescovo di Cesarea di Cappadocia


OMELIA SUL SALMO PRIMO

1. Tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed utile, per questo è stata scritta dallo
Spirito, affinché, come in un comune sanatorio delle anime, tutti noi uomini
scegliessimo ciascuno la cura del proprio male. La cura, infatti, dice (la Scrittura),
farà cessare grandi peccati. Alcune cose pertanto insegnano i Profeti, altre gli
Storici, altre ancora la Legge ed altro è il genere esortativo dei Proverbi. Ma il libro
dei Salmi abbraccia l’utilità di tutti gli altri: predice il futuro, rimemora la storia,
legifera per la vita, suggerisce i doveri; in una parola, è dispensa comune di buoni
insegnamenti, a ognuno scopre quel che gli è necessario secondo la cura (prescelta).
Infatti medica le antiche ferite dell’anima e apporta rapido sollievo alle recenti,
guarisce ciò che è malato e conserva in salute ciò che è sano. Estirpa radicalmente,
per quanto è possibile, le passioni che variamente spadroneggiano sull’animo nella
vita degli uomini. E questo fa con melodioso trasporto e godimento, promotori di
saggi pensieri. Quando infatti lo Spirito santo vide il genere umano restio alla sequela
della virtù e che, per inclinazione al piacere, noi trascuravamo la vita retta, cosa fece?
Mescolò agli insegnamenti il diletto della melodia affinché in piacevolezza e
dolcezza di ascolto, senza accorgercene, cogliessimo l’utilità delle parole: come i
medici accorti che, offrendo da bere agli ammalati riluttanti farmaci troppo amari,
spesso ungono di miele l’orlo della tazza. A questo fine sono stati escogitati per noi
questi canti armoniosi dei salmi: affinché quanti siano fanciulli per età o indole
ancora adolescenziale in apparenza cantino, in verità educhino la propria anima.
Infatti non è facile che qualcuno fra tanti (ascoltatori), per di più indolenti, si sia
allontanato ritenendo agevolmente nella memoria un precetto apostolico o profetico:
invece i versetti dei salmi risuonano in casa e sono divulgati in piazza. Talora
qualcuno di coloro che sono resi del tutto selvaggi dall’ira, allorquando si sia dato
inizio al canto di un salmo, subito dopo se n’è allontanato avendo ammansito con la
melodia la furia del suo animo.
2. Il salmo è per le anime calma profonda, dispensatore di pace, acqueta l’onda
tumultuosa dei pensieri. Mitiga, infatti, i furori dell’animo, frena le intemperanze. Il
salmo concilia amicizia, in unità riconcilia i separati, dirime le inimicizie. Infatti chi
può ancora ritenere nemico colui col quale ha elevato a Dio un unico canto? Cosicché
la salmodia procura anche il massimo dei beni, l’amore, proponendo il canto comune
quale vincolo di unità e componendo armonicamente il popolo nella sinfonia di un
unico coro. Il salmo mette in fuga i demoni, richiama l’aiuto degli angeli, è scudo
negli incubi notturni, sollievo alle fatiche diurne; sicurezza degli infanti, decoro di
giovani vigorosi, conforto agli anziani, ornamento il più gradito per le donne. Sta di
casa nei deserti, modera le piazze: è fondamento ai principianti, incremento ai
progredienti, saldezza ai perfetti, in breve, è voce della Chiesa (intera). Esso allieta le
festività, questo medesimo crea afflizione secondo Dio. Il salmo trae lacrime pur da
un cuore di pietra. Il salmo è azione degli angeli, cittadinanza celeste, incenso
spirituale. O abile espediente del Maestro, che ha escogitato per noi la possibilità di
cantare e al tempo stesso apprendere cose utili, perché meglio si imprimano nelle ani-
me gli insegnamenti! Infatti, un insegnamento impartito a forza non può durare, ma si
radica più durevolmente nelle nostre anime ciò che vi si insinua con piacevolezza e
grazia. Cosa non potresti imparare dal salmo? forse la magnificenza della fortezza? il
rigore della giustizia? la nobiltà della temperanza? la perfezione della prudenza? il
modo del pentimento? la misura della pazienza? in breve, qualunque altro dei beni tu
possa menzionare? Qui puoi trovare perfetto discorso su Dio, predizione dell’avvento
di Cristo nella carne, minaccia del giudizio, speranza della resurrezione, timore del
supplizio, promesse di gloria, rivelazioni di misteri: tutto, come in una grande e
comune dispensa, si trova tesaurizzato nel libro dei Salmi. E sebbene fossero molti gli
strumenti musicali, il Profeta (Davide) volle adattare questo libro al cosiddetto
salterio, mostrando, a me sembra, la grazia che dall’alto lo Spirito faceva echeggiare
in lui, poiché solo questo fra gli strumenti musicali trae dall’alto l’origine dei suoni.
Mentre infatti nella cetra e nella lira il bronzo, sollecitato dal plettro, risuona dal bas-
so; al contrario il salterio trae dall’alto l’origine dei suoi ritmi armoniosi, affinché
anche noi curiamo di cercare le cose che sono in alto e non siamo trascinati in basso
verso le passioni della carne attraverso il piacere del canto. Ritengo, infatti, che la
parola del Profeta, attraverso la struttura dello strumento, abbia avuto il fine profondo
e sapiente di mostrarci che quanti vivono in armonica coerenza con la propria anima
trovano facile ascesa alle realtà superne. Ebbene ora vediamo anche l’inizio dei
Salmi.

3. Beato l’uomo, che non seguì il consiglio degli empi. Gli architetti, allorché
innalzano verso l’alto edifici di notevole grandezza, pongono fondamenta adeguate
all’altezza; e gli ingegneri navali, quando costruiscono una nave da carico,
costruiscono una carena commisurata al peso delle merci da trasportare. E nella
generazione dei viventi il cuore, primo fondamento posto dalla natura, da questa
riceve un fondamento proporzionato al vivente che dovrà formarsi. Per questo poiché
il corpo si forma proporzionatamente ai propri principi, si producono viventi
differenti secondo grandezza. Pertanto quello che è fondamento in una casa, carena in
una nave e il cuore in un corpo di vivente, questo breve proemio, a me sembra che
abbia la medesima forza per l’intero edificio dei Salmi. Poiché, infatti, (il salmista)
vuole esortare a sopportare un carico molteplice e penoso di tanti sudori e fatiche, nel
seguito delle sue parole, agli atleti della pietà mostrò in anticipo il fine beato, affinché
nella speranza dei beni a noi riservati, sopportiamo senza affliggerci i dolori della
vita. Così pure per i viaggiatori che percorrono una strada aspra e difficile la
prospettiva di un alloggio accogliente allevia la fatica; il desiderio di mercanzie
induce i mercanti ad osare la via del mare; la speranza del raccolto toglie ai contadini
il senso delle fatiche. Perciò anche il comune riformatore della nostra vita, il sublime
Maestro, lo Spirito di verità, con una condotta saggia ed abile ci ha anticipato le
ricompense, affinché, protendendo lo sguardo al di là delle fatiche presenti, con la
mente ci affrettiamo verso il godimento dei beni eterni a noi riservati. Beato l’uomo,
che non seguì il consiglio degli empi. Beato è, dunque, ritenuto, in senso proprio e
primario, il vero bene. E questo è Dio. Onde anche Paolo volendo far menzione di
Cristo, dice: «Secondo la manifestazione del beato Dio, e Salvatore nostro Gesù
Cristo». Infatti è veramente beato il Bene in sé, verso cui tutto guarda, tutto tende:
natura immutabile, dignità sovrana, vita impassibile, esistenza senza dolore, in cui
non si dà alterazione, né gli s’addice mutamento; fonte sgorgante, grazia
sovrabbondante, tesoro inesauribile. Ma uomini ignoranti e mondani, misconoscendo
la natura del Bene in sé, spesso fanno grande stima di cose da nulla: ricchezza, salute,
splendore di vita; ma nessuno di questi è bene per natura propria: non solo perché
presenta facile mutamento nel suo contrario, ma perché non può rendere buoni i suoi
possessori. Chi, infatti, è divenuto giusto, grazie alle ricchezze? Chi temperante,
grazie alla salute? Anzi è proprio il contrario, in quanto ciascuno di questi vantaggi
spesso diventa servizio al peccato per coloro che ne usano male. Beato, dunque, chi
possiede quel che è davvero degno di stima, e partecipa di beni inalienabili. Ma
costui, come potremo riconoscerlo? Ecco: Colui che non seguì il consiglio degli
empi. Prima, però, di dire cosa significhi l’espressione non aver seguito il consiglio
degli empi, voglio rispondere ad una domanda suscitata da questo passo. Perché —
mi si dice — il Profeta ha scelto di proclamare beato solo l’uomo? forse ha voluto
escludere le donne dalla beatitudine? Giammai! Infatti una è la virtù dell’uomo e
della donna, poiché anche la creazione fu per entrambi di pari onore, talché anche la
ricompensa è identica per entrambi. Ascolta la Genesi: Dio fece l’uomo: — dice — a
immagine di Dio lo fece; maschio e femmina li fece. Coloro che hanno natura unica,
hanno anche identiche (capacità di) azione; coloro che hanno uguale comportamento,
devono avere anche identica ricompensa. Perché dunque ha ricordato l’uomo, e ha
sottaciuto la donna? Perché, dal momento che unica è la natura, ritenne che, ad
indicare il tutto, bastasse l’elemento principale. Beato dunque l’uomo, che non seguì
il consiglio degli empi. Osserva l’accuratezza delle parole, come ciascuna espressione
sia pregnante di insegnamenti. Non disse: chi non segue il consiglio degli empi, bensì
chi non seguì. Chi, infatti, è ancora in vita, non può essere detto beato, per incertezza
dell’esito; ma chi ha compiuto i suoi doveri e ha concluso l’esistenza con una fine
esente da rimprovero, costui può in sicurezza essere oramai proclamato beato.
Perché, allora, sono beati coloro che camminano nella legge del Signore? In quel
luogo, infatti, la Scrittura dichiara beati non coloro che hanno camminato, ma coloro
che ancora camminano: perché coloro che operano il bene, nel momento stesso in cui
lo operano, ottengono approvazione; ma coloro che fuggono il male, sono lodevoli
non se evitino il peccato una sola volta o due, ma se riescano a sfuggire fino alla fine
all’esperienza del male. Dal seguito del versetto ci si è presentata anche un’altra
difficoltà. Perché proclama beato non chi persevera nella virtù, ma chi non ha
commesso il peccato? In questo modo, infatti, anche il cavallo e il bue e la pietra
saranno chiamati beati! Infatti quale oggetto inanimato si fermò nella via dei
peccatori? o quale essere irrazionale sedette sulla cattedra di pestilenza? Ordunque
se attenderai un poco, troverai la soluzione. Aggiunge infatti: Ma nella legge del
Signore è il suo compiacimento. Ora la cura della legge divina tocca soltanto
all’essere razionale. E noi diciamo anche che principio all’acquisizione dei beni è la
separazione dai mali. Dice infatti: Allontanati dal male, e fa’ il bene.

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