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LEV TOLSTOJ

LA SONATA A KREUTZER

Ma io vi dico: chiunque guarda una donna con concupiscenza in cuor suo ha gij
commesso adulterio su lei.
(Matteo 5. 28)
I discepoli gli dicono: "Se tale qla condizione dell'uomo rispetto alla moglie, non
conviene ammogliarsi". Ed egli disse loro: "Non tutti, ma coloro ai quali qstato
concessocapiscono questo. Ci sono infatti degli eunuchi usciti tali dal seno della madre e
ci sono degli eunuchi che sono stati evirati dagli uomini: e ce ne sono di quelli che si
sono evirati da spin vista del regno dei cieli. Comprenda chi puz".
(Matteo 19. 10-12)
1.
La primavera era all'inizio. Era il secondo giorno che viaggiavamo. Entravano nel
vagone e ne uscivano persone che andavano a distanze diverse, ma tre venivano come me
dalla stazione di partenza del treno: una signora non bella npgiovane che fumava con un
viso tormentato un paltzsemimaschile addosso e un berrettino; un suo conoscente, uomo
sui quarant'anni, amante della conversazione con le sue cose tutte in ordine e nuove e
ancora un signore di statura non molto alta con i movimenti a scatti che stava per conto
suo non vecchio ancora, ma con i capelli ricci evidentemente incanutiti prima del tempo e
con degli occhi straordinariamente scintillanti che correvano rapidi da un oggetto
all'altro. Era vestito d'un vecchio paltzcol colletto d'agnello che veniva da un sarto di
lusso e aveva un alto berretto d'agnello. Sotto il paltz, quando si sbottonava, si vedeva un
farsetto e una camicia ricamata alla russa. Una singolaritjdi questo signore consisteva
inoltre nel fatto che di tanto in tanto egli emetteva degli strani suoni simili allo spurgarsi
o a un riso cominciato e interrotto.
Questo signore per tutto il tempo del viaggio aveva accuratamente evitato ogni rapporto e
conoscenza con i viaggiatori. Ai vicini che attaccavano discorso rispondeva breve e
tagliente e o leggeva o fumava guardando dal finestrino o tratte fuori le provviste da una
sua vecchia sacca beveva il tqo faceva uno spuntino.
Mi sembrava che egli sentisse il peso della sua solitudine e varie volte avevo voluto
mettermi a parlare con lui ma sempre quando i nostri occhi s'incontravano - e capitava
spesso perchperavamo seduti di sbieco l'uno rispetto all'altro -lui si voltava dall'altra e
prendeva un libro o guardava dal finestrino.
Durante la fermata che ci fu prima di sera il secondo giorno a una grossa stazione questo
signore nervoso scese a prendere dell'acqua calda e si preparzil tq
. Invece il signore con
quelle cose in ordine e nuove - un avvocato come poi seppi -insieme con la sua vicina - la

signora che fumava col paltzsemimaschile -andarono a bere il tqdentro la stazione.


Durante l'assenza di quel signore con la signora nel vagone entrarono alcune persone
nuove tra cui un alto vecchio rasato tutto rughe che era evidentemente un mercante con
una pelliccia di puzzola e un berretto di panno dalla visiera enorme. Il mercante si sedette
di fronte al posto di quella signora e dell'avvocato e attacczsubito discorso con un
giovanotto dall'aspetto di commesso che era salito pure lui a quella stazione.
Io ero seduto di sbieco rispetto a loro e dato che il treno era fermo nei momenti in cui non
passava nessuno potevo sentire a tratti la loro conversazione. Il mercante dapprincipio
annuncizche si recava a una tenuta poco distante alla stazione seguente; poi come
sempre si misero a parlare dapprima dei prezzi di commercio parlarono come sempre del
traffico commerciale che c'qadesso a Mosca poi si misero a parlare della fiera di NiznijNovgorod. Il commesso cominciza raccontare delle baldorie che faceva alla fiera un
ricchissimo mercante che tutt'e due conoscevano ma il vecchio non lo lascizfinire e
cominciza raccontare lui delle passate baldorie di Kunavino alle quali aveva partecipato.
Era evidente che andava orgoglioso della parte che vi aveva preso e raccontava con
soddisfazione come con quel tale loro conoscente una volta ne avessero fatta una a
Kunavino che andava raccontata sottovoce: a sentir questo il commesso scoppiza ridere
in modo da farsi sentire da tutto il vagone e anche il vecchio rise mostrando due denti
gialli.
Non aspettandomi di sentire niente d'interessante mi alzai per andare a passeggiare sulla
banchina fino alla partenza del treno.
Sulla porta m'incontrai con l'avvocato e la signora che camminando parlavano
animatamente di qualcosa.
- Non farete in tempo - mi disse il socievole avvocato - sta per suonare il secondo
campanello.
E davvero non avevo fatto in tempo ad arrivare in fondo ai vagoni che echeggizil
campanello. Quando tornai fra la signora e l'avvocato continuava quell'animata
conversazione. Il vecchio mercante sedeva in silenzio di fronte a loro guardando con
severitj davanti a sp e di tanto in tanto masticando con le labbra in atto di
disapprovazione.
- Quindi lei dichiarzfrancamente a suo marito- diceva sorridendo l'avvocato mentre io gli
passavo accanto- che non poteva e nemmeno desiderava stare con lui poichp
...
E proseguua raccontare qualcosa che non potei capire. Dopo di me passarono altri
viaggiatori passzil capotreno entrzdi corsa un fattorino e per un certo tempo ci fu del
chiasso per via del quale non si sentula conversazione. Quando tutto si fu calmato e io
sentii di nuovo la voce dell'avvocato la conversazione era evidentemente gijpassata dal
caso particolare alle considerazioni generali.
L'avvocato diceva come la questione del divorzio occupasse ora l'opinione pubblica
europea e come da noi si presentassero sempre pi spesso casi analoghi. Avendo

osservato che non si sentiva la sua voce l'avvocato interruppe il suo discorso e si rivolse
al vecchio.
- Un tempo questo non accadeva non qvero? - disse sorridendo piacevolmente.
Il vecchio voleva rispondere qualcosa ma in quel momento il treno si mosse e il vecchio
togliendosi il berretto cominciza farsi il segno della croce e a recitare sottovoce una
preghiera.
L'avvocato distogliendo gli occhi attendeva educatamente. Dopo aver finito la sua
preghiera e il triplice segno della croce il vecchio si calzzben diritto il berretto si
riassettzal suo posto e cominciza parlare.
- Accadeva anche prima, signore, solo pidi rado- disse. - Ma ai tempi nostri non puz
non accadere. Ormai la gente s'qfatta troppo istruita.
Il treno andava sempre piin fretta rumoreggiava alle giunture delle rotaie e mi era
difficile sentire ma m'interessava e mi misi a sedere pivicino. Il mio vicino quel signore
nervoso dagli occhi scintillanti s'era evidentemente interessato anche lui e senza alzarsi
dal suo posto ascoltava.
- Ma che c'q di male nell'istruzione? - disse la signora, sorridendo appena
percettibilmente. - Possibile che sia meglio sposarsi come un tempo, quando il fidanzato
e la fidanzata non s'erano neppure visti? - essa proseguusecondo l'abitudine di molte
signore di rispondere non alle parole del proprio interlocutore, ma alle parole che le
pareva che egli avrebbe detto. - Non sapevano se amavano se potevano amare e
sposavano chi capitava e poi passavano tutta la vita nei tormenti; sicchpsecondo voi q
meglio? - essa diceva, rivolgendo il discorso a me e all'avvocato, ma meno che mai al
vecchio col quale parlava.
- Ormai la gente s'qfatta troppo istruita- ripetpil mercante guardando con disprezzo la
signora e lasciando senza risposta la sua domanda.
- Sarebbe desiderabile sapere come spiegate il legame fra l'istruzione e la discordia nella
vita matrimoniale- disse l'avvocato sorridendo appena percettibilmente.
Il mercante voleva dire qualcosa ma la signora lo interruppe.
- No, quel tempo ormai qpassato- disse, ma l'avvocato la fermz.
- No, permettete al signore di esprimere la sua opinione.
- Le sciocchezze vengono dall'istruzione- disse il vecchio con fare risoluto.
- Fanno sposare della gente che non si ama e poi si stupiscono che non vivano d'accordodiceva frettolosamente la signora, volgendosi a guardare l'avvocato e me e perfino il
commesso che, alzatosi dal suo posto e appoggiato alla spalliera prestava orecchio
sorridendo alla conversazione. - Perchp sono soltanto gli animali che si possono
accoppiare come vuole il padrone ma gli uomini hanno le loro inclinazioni i loro affettidiceva la signora evidentemente cercando di ferire il mercante.

- Fate male a dire cosusignora- disse il vecchio- gli animali sono bestie mentre all'uomo q
stata data una legge.
- Eh, ma come si fa a vivere con una persona quando l'amore non c'q
? - diceva la signora
sempre con la fretta di esprimere i suoi giudizi che probabilmente le sembravano molto
nuovi.
- Prima di questo non si parlava- disse il vecchio con tono autorevole. - E' solo adesso
che qvenuto in uso. Appena capita qualcosa la moglie dice subito: "ti lascio". I contadini
perchpdovrebbero farlo? eppure anche tra loro qvenuta la stessa moda.
"To'"dicono eccoti le tue camicie e le tue mutande, che io vado con Van'ka, qpi
riccioluto di te. Spiegatela un po' voi.
Invece nella donna ci dev'essere in primo luogo il timore.
Il commesso guardzl'avvocato e la signora e me evidentemente trattenendo un sorriso e
pronto sia a canzonare che ad approvare il discorso del mercante a seconda del modo in
cui sarebbe stato accolto.
- E che timore qmai? - disse la signora.
- Ecco quale: che abbia paura di suo mari-i-ito. Ecco che timore q
.
- Eh padre mio, qgijpassato quel tempo - disse la signora perfino con una certa
irritazione.
- No signora, quel tempo non puzpassare. Come qstata creata Eva la donna da una
costola dell'uomo cosurimarrjfino alla fine dei tempi- disse il vecchio, scuotendo il capo
con aria cosusevera e trionfale che il commesso s'immaginzsubito che la vittoria fosse
dalla parte del mercante e scoppiza ridere forte.
- Ma siete voialtri uomini che ragionate cosu
- diceva la signora senza arrendersi e
guardando noi- vi siete dati la libertjma la donna volete tenerla nel gineceo. Voialtri non
c'qpericolo, vi permettete tutto.
- Il permesso non lo djnessuno ma il fatto qche l'uomo non fa entrare niente in casa
mentre la donna la moglie qun recipiente fragile- continuava a dire autorevolmente il
mercante.
L'autorevolezza d'intonazione del mercante stava evidentemente vincendo gli ascoltatori
e perfino la signora si sentiva vinta, ma continuava a non arrendersi.
- Su
, ma credo che sarete d'accordo con me che la donna qun essere umano e ha dei
sentimenti come l'uomo. Ebbene, che cosa deve fare se non ama il marito?
- Non ama! - ripetpcon aria minacciosa il mercante, muovendo le sopracciglia e le
labbra. - Non c'qpericolo lo amerj
!
Questo inatteso argomento piacque particolarmente al commesso che emise un suono
d'approvazione.

- Ma no, non l'amerj


- fece la signora- e se non c'ql'amore non ci si puzmica essere
costretti.
- Ebbene e se la moglie tradisce il marito allora come si fa? - disse l'avvocato.
- Questo non dev'essere- disse il mercante- bisogna guardarci.
- E se accade allora come si fa? Sono pur sempre cose che cj
pitano.
- C'qa chi succede ma a noi non succede - disse il mercante.
Tutti tacquero per un po'. Il commesso si mossesi avvicinzancora e non volendo a quel
che pareva rimanere indietro agli altri comincizsorridendo:
- Sissignore, ecco che anche uno dei nostri giovani ha avuto il suo scandalo. Anche luq
troppo difficile giudicare. Anche a lui era capitata una donna scostumata. E cominciza
farne di tutti i colori. Eppure lui era un ragazzo serio e con una certa istruzione. Prima col
contabile. Il marito cercava di fargliela capire anche con le buone. Non mise giudizio.
Faceva porcherie d'ogni sorta. Cominciza rubargli i denari. E lui la picchiava.
Ebbene, peggiorava sempre. Se la faceva con un miscredente, un ebreo con licenza
parlando. Lui che doveva fare? L'ha piantata del tutto. E cosuvive scapolo e lei va a
zonzo.
- Perchpquno stupido - disse il vecchio. - Se fin dal primo momento l'avesse tenuta a
freno e l'avesse domata per davvero ci sarebbe stata non c'qpericolo. fin dal principio
che non bisogna lasciar fare a modo proprio. Al cavallo non credere in campagna e alla
donna quand'qin casa.
Intanto venne il capotreno a chiedere i biglietti per la prossima stazione. Il vecchio
consegnzil suo biglietto.
- Sissignore il sesso femminile va domato in precedenza se no tutto qperduto.
- E allora come mai proprio voi raccontavate or ora come gli uomini sposati si
divertivano alla fiera a Kunavino? - dissi io, non potendomi pitrattenere.
- Quello qun altro paio di maniche- disse il mercante e s'immerse nel silenzio.
Quando echeggizil campanello, il mercante si alzz, trasse una sacca da sotto il sedile, si
chiuse la pelliccia e, sollevando il berretto, uscusulla piattaforma.
2.

Non appena andato via il vecchio si levzuna conversazione a pivoci.


- Il papjqdel vecchio testamento- disse il commesso.
- E' il "Domostroj" personificato- disse la signora: - che strana idea della donna e del
matrimonio!
- Su
, siamo ben lontani dalla concezione europea del matrimonio- disse l'avvocato.

- Perchpil punto principale, quello che non capiscono le persone come quelle- disse la
signora - qche il matrimonio senz'amore non qun matrimonio che soltanto l'amore
santifica il matrimonio e che qun vero matrimonio soltanto quello che l'amore santifica.
Il commesso ascoltava e sorrideva col desiderio di ricordare il piche poteva di quei
discorsi intelligenti per adoperarlo.
A metjdella parlata della signora dietro di me si sentucome il suono di una risata
interrotta o un ruggito e vedemmo il mio vicino il solitario signore canuto dagli occhi
scintillanti il quale durante la conversazione che evidentemente l'aveva interessatosi era
avvicinato a noi senza che ce ne accorgessimo.
Era in piedi con le mani appoggiate alla spalliera del sedile e visibilmente agitato: il suo
viso era rosso e sulla guancia gli tremava un muscolo.
- Qual qmai l'amore... l'amore... che santifica il matrimonio? - egli disse esitando.
Vedendo lo stato di agitazione dell'interlocutore la signora cerczdi rispondere con la
maggiore dolcezza e precisione possibile.
- Il vero amore... Se questo amore c'qtra l'uomo e la donna qpossibile anche il
matrimonio- disse la signora.
- Sissignora; ma che cosa dobbiamo intendere come amore vero?
disse il signore dagli occhi scintillanti sorridendo goffamente e con timidezza.
- Ognuno sa che cos'ql'amore- disse la signora desiderando evidentemente porre fine alla
conversazione con lui.
- E io non lo so - disse quel signore. - Bisogna definire cizche intendete dire.
- Come? qmolto semplice- disse la signora, ma si fece pensosa.
- L'amore ql'esclusiva preferenza di uno o di una persona rispetto a tutti gli altri- essa
disse.
- Preferenza per quanto tempo? Per un mese per due o per mezz'ora? - proferuil signore
canuto e si mise a ridere.
- No permettete qevidente che parlate di un'altra cosa .
- No proprio di quello.
- La signora dice - intervenne l'avvocato, indicando la signora- che il matrimonio deve
derivare innanzi tutto da un affetto (dall'amore se volete) e se questo esiste solamente
allora il matrimonio costituisce qualcosa diremo cosudi sacro; e poi che ogni matrimonio
che non abbia come suo fondamento gli affetti naturali (l'amore se volete) non racchiude
in spnulla di moralmente obbligatorio. Ho capito bene? - fece, rivolgendosi alla signora.
La signora con un movimento del capo espresse l'approvazione al chiarimento del
proprio pensiero.

- Dopo di che... - fece l'avvocato, continuando il suo discorso, ma il signore nervoso con
gli occhi che adesso ardevano fiamme si tratteneva con evidente difficoltje non
lasciando parlare l'avvocato cominciz:
- No, parlo proprio di quello della preferenza di uno o di una rispetto a tutti gli altri ma
domando soltanto questo: preferenza per quanto tempo?
- Per quanto tempo? per un pezzo per tutta la vita certe volte - disse la signora, alzando le
spalle.
- Ma questo c'qsolo nei romanzi e nella vita non c'qmai. Nella vita esiste questa
preferenza di uno rispetto agli altri per anni, che qun fatto molto raro pispesso per mesi
o se no per settimane per giorni per ore- egli diceva, sapendo evidentemente di stupire
tutti con la sua opinione e soddisfatto di questo.
- Oh! che dite! Ma no... No, permettete... - esclamammo tutt'e tre a una voce.
Perfino il commesso aveva dato fuori un suo suono indeterminato.
- Su
, lo so- rispondeva il signore canuto, gridando piforte di noi- voi parlate di quello
che si ritiene che esista e io parlo di quello che q
. Ogni uomo prova cizche voi chiamate
amore per ogni bella donna.
- Ah, quello che dite voi qorribile. Ma c'qpure tra gli uomini quel sentimento che si
chiama amore e che qdato non per mesi e per anni, ma per tutta la vita...
- No, non c'q
. Anche ammettendo che l'uomo preferisca una certa donna per tutta la vita
la donna, secondo ogni probabilitj
, ne preferirjun altro e cosuqsempre stato ed qtuttora
al mondo- egli disse e, tratto fuori il portasigarette, cominciza fumare. - No, non q
possibile- egli ribattp
- allo stesso modo come non qpossibile che in un carro di piselli
due dati piselli vadano a cadere uno accanto all'altro. E inoltre qui non c'qsolo una
probabilitjc'qdi sicuro la sazietj
. Amare per tutta la vita una o uno qlo stesso che dire
che una candela ha da ardere per tutta la vita- egli diceva, aspirando avidamente il fumo.
- Ma voi non parlate che dell'amore carnale. Non ammettete forse l'amore fondato sulla
concordanza di ideali sulla parentela spirituale? - disse la signora.
- Parentela spirituale! Concordanza d'ideali! - egli ripetp
, emettendo quel suo suono: - ma
in tal caso qinutile dormire insieme (scusate la volgaritj
). Se no la gente va a dormire
insieme in seguito alla concordanza d'ideali- egli disse e si mise a ridere nervosamente.
- Ma permettete - disse l'avvocato- i fatti contraddicono cizche voi dite. Noi vediamo
che le unioni coniugali esistono che l'umanitjo una gran parte di essa vive di vita
coniugale e molti trascorrono onestamente una prolungata vita coniugale.
Il signore canuto si mise di nuovo a ridere.
- Un po' dite che i matrimoni si fondano sull'amore ma quando io metto in dubbio
l'esistenza dell'amore a parte quello sensuale, voi mi dimostrate l'esistenza dell'amore con
la circostanza che esistono i matrimoni. Ma i matrimoni al tempo nostro non sono che

inganno.
- Nossignore, permettete - disse l'avvocato- io dico soltanto che sono esistiti ed esistono i
matrimoni.
- Esistono! Ma come mai esistono? Sono esistiti ed esistono tra quelle persone che nel
matrimonio vedono qualcosa di misterioso.
Un mistero che vincola davanti a Dio. Tra quelle persone esistono ma tra noi no. Tra noi
la gente si sposa non vedendo nulla nel matrimonio all'infuori dell'accoppiamento e ne
risulta un inganno o una violenza; quando qun inganno si sopporta facilmente. Il marito
e la moglie non fanno che ingannare la gente con la loro monogamia ma vivono in
poligamia e in poliandria; qmale ma passi ancora; ma quando come cj
pita per lo piil
marito e la moglie hanno assunto l'obbligo esteriore di stare insieme per tutta la vitae
dopo un mese si odiano gijdesiderano dividersi e tuttavia vivono insieme allora ne
risulta quell'inferno tremendo che induce le persone a darsi al bere a spararsi e ad
avvelenarsi da se stessi e tra loro- egli diceva sempre rapidamente senza permettere a
nessuno di metter bocca e accalorandosi di pi.
Tutti si sentivano a disagio.
- Susenza dubbio cj
pitano degli episodi critici nella vita coniugale- disse l'avvocato
cercando di far cessare una conversazione che si era disdicevolmente accalorata.
- A quel che vedo, avete capito chi sono- disse piano e come tranquillamente il signore
canuto.
- No, non ho questo piacere.
- Il piacere non qgrande. Sono Pozdnyshev, quello a cui qcapitato quell'episodio critico
al quale alludete l'episodio d'avere ucciso sua moglie - egli disse, gettando un rapido
sguardo a ciascuno di noi.
Nessuno seppe trovare nulla da dire e tutti tacquero.
- Su, qlo stesso- egli disse, emettendo quel suo suono. - Del resto scusatemi! Eh!... Non
voglio darvi noia.
- Ma no, lasciate stare... - disse l'avvocato, che non sapeva nemmeno lui perchpci fosse
da lasciar stare. Ma Pozdnyshev, senza dargli ascolto, si volse in fretta e se ne andzal suo
posto. Quel signore con la signora si parlavano sottovoce. Io ero seduto accanto a
Pozdnyshev e tacevo non sapendo escogitare che cosa dire. Per leggere era troppo buio e
percizchiusi gli occhi e finsi di voler dormire. Cosugiungemmo in silenzio fino alla
stazione seguente.
A questa stazione quel signore con la signora passarono in un altro vagone avendone
parlato gijprima al capotreno. Il commesso si accomodzsul sedile e si addormentz.
Pozdnyshev invece non faceva che fumare e bere il tqche s'era preparato fin dall'altra
stazione.

Quando aprii gli occhi e lo guardai egli a un tratto si rivolse a me con risolutezza e
irritazione.
- Vi dispiace forse stare qui con me sapendo chi sono ? Allora me ne vado.
- Oh no, che dite?
- Ebbene, allora volete favorire? Solo che qforte.
Egli mi verszdel tq
.
- Parlano... E sono tutte menzogne... - disse.
- Di che parlate? - chiesi io.
- Ma sempre della stessa cosa di quel loro amore e di che cos'q
.
Voi non avete sonno.
- Per niente.
- Allora volete che vi racconti come da quello stesso amore io sia stato condotto a cizche
mi qcapitato?
- Suse la cosa non vi riesce penosa.
- Nomi qpenoso tacere. Ma bevete il tq
; o qtroppo forte?
Il tqera davvero come birra, ma io ne bevvi un bicchiere. Intanto passzil capotreno. Egli
lo seguuin silenzio con occhi irritati e comincizsoltanto quando l'altro se ne fu andato.
3.

- Ebbene, allora vi racconterz... Ma lo desiderate veramente?


Io ripetei che lo desideravo molto. Lui stette un po' zitto, si passzle mani sul viso e
cominciz:
- Se si racconta, bisogna raccontare tutto dal principio: bisogna raccontare come e perchp
mi sono ammogliato e come ero prima di ammogliarmi.
Prima di ammogliarmi vivevo come vivono tutti, cioqnel nostro ambiente. Io sono
proprietario terriero e ho un diploma di studi universitarie sono stato maresciallo della
nobiltj
. Prima di ammogliarmi vivevo come vivono tutti, cioqin modo depravato certo di
vivere normalmente. Fra me credevo di essere un simpaticone, di essere una persona
pienamente morale. Non ero un seduttore, non avevo gusti contro natura non ne facevo lo
scopo principale della vita come facevano molti dei miei coetanei ma mi davo alla
depravazione con gravitjcon decenza per salute.
Evitavo le donne che, mettendo al mondo un bambino o affezionandosi a me, avrebbero
potuto costituire un legame per me.
Del resto, forse ci furono anche dei bambini, ci furono degli affetti, ma io facevo come se

non ci fossero. E questo appunto mi pareva non solo morale, ma ne ero orgoglioso...
Egli si fermz, emise quel suo suono come faceva sempre quando gli veniva un'idea
evidentemente nuova.
- Perchp in questo appunto consiste la principale turpitudine egli esclamz. - La
depravazione non consiste mica in qualcosa di fisico giacchpnessuna indecenza fisica q
depravazione; ma la depravazione l'autentica depravazione consiste proprio nel liberarsi
dai rapporti morali verso la donna con la quale entri in rapporto fisico. E di questa
liberazione appunto io mi facevo un merito. Ricordo come mi tormentai una volta non
avendo fatto in tempo a pagare una donna che mi si era data probabilmente perchple ero
piaciuto e mi tranquillizzai soltanto quando le ebbi mandato i denari mostrando con ciz
che moralmente non mi sentivo in nessun modo legato a lei... Non accennate col capo
come se foste d'accordo con me- fece a un tratto, redarguendomi. - Perchpio lo conosco
questo trucco. Noi tutti e anche voi nel migliore dei casi se non siete una rara eccezione
avete le medesime opinioni che avevo io. Via, qlo stesso, perdonatemi- egli proseguu
- ma
il fatto qche qorribile, orribile, orribile!
- Che cosa qorribile? - chiesi io.
- L'abisso di aberrazione in cui ci troviamo riguardo alle donne e ai rapporti con loro.
Sissignore non ne posso parlare con calma e non perchpmi sia capitato quell'episodio
come diceva quello ma perchpda quando mi qcapitato quell'episodio mi si sono aperti
gli occhi e ho visto tutto in una luce interamente diversa. Tutto a rovescio tutto a
rovescio!
Accese una sigaretta e, appoggiandosi con i gomiti alle ginocchia, cominciza parlare.
Nell'oscuritjnon riuscivo a vedere il suo viso non sentivo che la sua voce suggestiva e
piacevole sull'acciottolio del treno.
4.

- Sissignore, soltanto dopo aver sofferto come ho sofferto soltanto grazie a questo ho
capito dove sta la radice di tutto ho capito quello che deve essere e percizho visto tutto
l'orrore di quello che q
.
Sicchpguardate pure: ecco come e quando qcominciato cizche mi ha condotto al mio
episodio. La cosa comincizche non avevo ancora sedici anni. Accadde quando ero al
ginnasio e il mio fratello maggiore era studente del primo anno. Non conoscevo ancora le
donne ma come tutti gli sventurati fanciulli del nostro ambiente non ero piun ragazzo
innocente gijda un anno ero stato corrotto dai ragazzi; la donna non una qualunque ma la
donna come qualcosa di dolce la donna ogni donna la nuditjdella donna mi tormentava
gij
. I miei isolamenti erano impuri. Mi tormentava come si tormentano i novantanove
centesimi dei nostri ragazzi. Inorridivo, soffrivo, pregavo e cadevo. Ero gijcorrotto
nell'immaginazione e nella realtj
, ma non avevo ancora fatto l'ultimo passo. Mi perdevo
da solo, ma senza ancora mettere le mani su un altro essere umano. Ma ecco che un
compagno di mio fratello, studente buontempone, un cosiddetto buon figliolo, cioqun
grandissimo mascalzone, avendoci insegnato a bere e a giocare a carte dopo una bevuta

ci indusse ad andare laggi. Ci andammo.


Mio fratello pure era ancora innocente e cadde quella stessa notte. E io, ragazzino
sedicenne, macchiai me stesso e contribuii a macchiare una donna senza capire affatto
quello che facevo.
Infatti, da nessuno dei pianziani avevo mai sentito dire che quello che facevo fosse
male. Ma neppure adesso nessuno lo sentirebbe dire. vero che questo c'qin un
comandamento, ma si sa che i comandamenti servono soltanto per rispondere all'esame al
"padre"e del resto non servono gran che assai meno del comandamento intorno all'uso di
"ut" nelle proposizioni concessive.
Sicchpdalle persone pianziane di cui rispettavo le opinioni non avevo mai sentito che
fosse male. Al contrario avevo sentito da persone che rispettavo che era ben fatto...
Avevo sentito che le mie lotte e sofferenze dopo questo si sarebbero calmate l'avevo
sentito e letto avevo sentito dalle persone pianziane che per la salute sarebbe stato un
bene; dai miei compagni poi avevo sentito che in questo c'era un certo merito e
ardimento. Sicchpin genere non si vedeva nulla in questo che non fosse buono. Il
pericolo di malattia? Ma anche quello si sa qprevisto. Se ne occupa premurosamente il
governo. Esso sorveglia la regolare attivitjdelle case di tolleranza e garantisce la
depravazione per gli alunni delle scuole medie. E dei medici stipendiati sorvegliano la
casa. Cosudev'essere. Essi affermano che la depravazione puzessere utile alla salute e
creano loro stessi una depravazione regolare metodica. Conosco delle madri che si
prendono cura in questo senso della salute dei loro figli. E la scienza li manda nelle case
di tolleranza.
- E perchpmai la scienza?
- Ma chi sono i medici? I sacerdoti della scienza. Chi deprava gli adolescenti asserendo
che questo qnecessario per la salute sono loro. E poi con una grande aria d'importanza si
cura la sifilide.
- Ma perchpmai non si dovrebbe curare la sifilide?
- Perchpse un centesimo di quegli sforzi che sono stati posti nella cura della sifilide
fossero stati rivolti a sradicare la depravazione della sifilide non ci sarebbe da un pezzo
neanche il ricordo. Invece gli sforzi sono rivolti non a sradicare la depravazione ma a
incoraggiarla a garantire l'incolumitjdella depravazione. Eh ma non si tratta di questo. E'
che a me e ai nove decimi se non di pinon solo della nostra classe ma di tutte perfino
dei contadini qaccaduto il fatto tremendo di essere caduto non per aver soggiaciuto alla
seduzione delle attrattive di una determinata donna. No nessuna donna mi ha sedotto e
sono caduto perchpl'ambiente che mi circondava vedeva in quello che era una cadutagli
uni la pilegittima e pisana delle funzioni gli altri il passatempo pimorale e non solo
perdonabile ma anche innocente per un giovanotto. Io non capivo che qui ci fosse una
caduta; cominciai semplicemente ad abbandonarmi a quelli che in parte erano piaceri in
parte esigenze propria quanto mi si era fatto credere di una certa etj
; cominciai ad
abbandonarmi a quella depravazione come avevo cominciato a bere a fumare. E pur
tuttavia in quella prima caduta ci fu qualcosa di particolare e di commovente.

Ricordo che subito gijluprima di uscire dalla camera mi venne una tristezza una tristezza
tale da aver voglia di piangere.
Piangere sulla mia innocenza perduta sul mio atteggiamento verso la donna rovinato per
sempre. Sissignore l'atteggiamento naturale semplice verso la donna era rovinato per
sempre; da allora non ebbi nppotei avere piun atteggiamento puro verso la donna. Ero
diventato quello che si dice un fornicatore. Ed essere un fornicatore quna condizione
fisica simile alla condizione del morfinomane dell'ubriacone del fumatore inveterato.
Come il morfinomane l'ubriacone il fumatore inveterato non qpiun uomo normale cosu
l'uomo che ha conosciuto parecchie donne per il suo piacere non qpinormale ma un
uomo fornicatore corrotto per sempre. Come un ubriacone e un morfinomane si puz
riconoscere subito dal volto cosupure anche un fornicatore. Il fornicatore puzmoderarsi,
lottare; ma un atteggiamento semplice, chiaro, puro verso la donna un atteggiamento
fraterno non l'avrjmai pi. Dal modo come guarda come esamina una donna giovane si
puzsubito riconoscere il fornicatore. E io diventai un fornicatore e tale rimasi e questo
appunto mi ha rovinato.
5.

- Su
, proprio cosu
. Poi andzavanti avanti, ci furono relazioni d'ogni genere. Dio mio!
quando ricordo tutte le mie turpitudini sotto questo aspetto sono preso dall'orrore! Di
meche i miei compagni deridevano per la mia cosiddetta innocenza ho di questi ricordi. E
se poi sentissimo parlare della "jeunesse dorp
e" degli ufficiali dei parigini! E tutti questi
signorie anch'io quando depravati trentenni che avevamo sulla coscienza centinaia dei pi
diversi orrendi delitti riguardo alle donne quando depravati trentenni ben lavati rasati
profumati con la biancheria pulita in frac o in uniforme entravamo in un salotto o in un
ballo eravamo l'emblema della purezza una delizia!
Pensate un po' a quello che dovrebbe essere e a quello che q
.
Dovrebbe essere cosu
: che quando in societja mia sorella o a mia figlia si accosta un
signore di quel genere io conoscendo la sua vita dovrei avvicinarmi a lui chiamarlo in
disparte e dirgli piano: "Mio caro lo so bene come hai vissuto come passi le tue notti e
con chi. Qui non qposto per te. Qui ci sono delle fanciulle pure innocenti. Vattene!".
Cosudovrebbe essere; e invece qcosu
: che quando compare un signore di quel genere e
balla abbracciato con mia sorella o con mia figlia esultiamo se qricco e ha delle
aderenze. C'qcaso che dopo una Rigolbo che degni della sua attenzione anche mia figlia.
Se pure sono rimaste tracce di indisposizione non importa. Adesso si sa curare bene.
Come no, so che alcune fanciulle dell'alta societjsono state maritate con entusiasmo dai
genitori a dei malati d'una certa malattia. Oh! oh... turpitudine ! Verrjbene il momento in
cui si smaschererjquesta turpitudine e questa menzogna!
E per parecchie volte egli emise quei suoi strani suoni e si mise a bere il tq
. Il tqera
straordinariamente forte; non c'era acqua per diluirlo. Io sentivo che mi rendevano agitato
soprattutto i due bicchieri che ne avevo bevuto. Si vede che anche su di lui agiva il tq

perchpdiventava sempre pieccitato. La sua voce diventava sempre picantante ed


espressiva. Continuamente cambiava posizione ora si toglieva il berretto ora se lo
metteva e il suo viso mutava straordinariamente nella penombra in cui eravamo.
- Ebbene, ecco come vissi fino ai trent'anni senza abbandonare neppure per un momento
l'intenzione di ammogliarmi e di organizzarmi la pielevatala pipura vita familiare e
con questo scopo mi guardavo in giro per trovare la ragazza adatta a questo scopo- egli
continuz. - Mi insudiciavo nel marciume della depravazione e nello stesso tempo mi
guardavo in giro per trovare delle ragazze che per la loro purezza fossero degne di me.
Molte le scartai proprio perchpnon erano abbastanza pure per me; finalmente ne trovai
una che ritenni degna di me. Era una delle due figlie di un possidente della provincia di
Penza che un tempo era stato molto ricco, ma si era rovinato.
Una sera, dopo che eravamo stati in barca e tornavamo a casa a notte al lume di luna e io
ero seduto accanto a lei e ammiravo la sua figuretta slanciata fasciata da un jersey e i suoi
riccioli conclusi a un tratto che era lei. Mi parve quella sera che capisse tutto tutto cizche
io sentivo e pensavo e mi pareva di sentire e pensare le cose pielevate. In sostanza
invece era soltanto questo: che il jersey le stava particolarmente bene come pure i riccioli
e che dopo una giornata trascorsa vicino a lei mi era venuta voglia d'una vicinanza anche
maggiore.
E' stupefacente come sia piena l'illusione che la bellezza sia virt. Una bella donna dice
delle sciocchezze l'ascolti e non senti le sciocchezze ma senti delle cose intelligenti. Dice
e fa delle porcherie ma tu vedi qualcosa di grazioso. Quando poi non dice npsciocchezze
npporcherie ma qbella sei subito sicuro che sia un prodigio d'intelligenza e di moralitj
.
Tornai a casa pieno d'entusiasmo e conclusi che lei era un miracolo di perfezione morale
e che appunto per questo era degna di diventare mia moglie e il giorno dopo feci la mia
proposta di matrimonio.
Che confusione qmai questa! Tra mille uomini che prendono moglie non solo di quelli
che vivono come noi ma sventuratamente anche del popolo qdifficile che ce ne sia
almeno uno che non abbia preso moglie gijuna decina di volte o anche un centinaio e un
migliaio come Don Giovanni prima del matrimonio.
vero che adesso a quel che odo e osservo; ci sono dei giovani puri i quali sentono e
sanno che non si tratta d'uno scherzo ma di una grave questione. Che Dio li aiuti! Ma al
tempo mio di questi non ce n'era neppure uno su diecimila. E tutti lo sanno e fingono di
non saperlo. In tutti i romanzi sono descritti fino ai minuti particolari i sentimenti dei
protagonisti gli stagni e gli arbusti vicino ai quali passano; ma descrivendo il loro grande
amore per qualche ragazza non si scrive nulla di quanto qcapitato prima a quel seducente
protagonista; neppure una parola sulla sua frequentazione di quelle certe case sulle
cameriere sulle cuoche sulle mogli altrui. Se poi dei romanzi cosusconvenienti esistono
non li mettono in mano soprattutto a coloro che pihanno bisogno di saperlo alle
fanciulle.
In principio si finge dinanzi alle fanciulle che quella dissolutezza che riempie metjdella
vita delle nostre cittje perfino delle campagne che quella dissolutezza non esista affatto.

Poi ci si abitua tanto a questa finzione che finalmente si comincia a credere con sinceritj
come gli inglesi che siamo tutti persone morali e viviamo in un mondo morale. Le
ragazze loro poverine ci credono con piena serietj
. Cosuci credeva anche la mia
sventurata moglie. Ricordo come durante il fidanzamento le mostrai il mio diario dal
quale poteva venire a sapere almeno qualcosa sul mio passato e soprattutto intorno
all'ultima relazione che avevo avuto e di cui poteva avere notizia da altri e di cui perciz
sentivo la necessitjdi parlarle.
Ricordo il suo orrore la sua disperazione e il suo smarrimento quando seppe e capu
.
Vedevo che allora voleva lasciarmi. E perchpnon mi lasciz!...
Emise quel suo suono bevve ancora un sorso di tqe tacque per un poco.
6.

- No, del resto meglio cosu


, meglio cosu
! - egli gridz. - Me lo merito! Ma non si tratta di
questo. Volevo dire che in questo caso non sono ingannate altro che quelle sventurate
fanciulle.
Ma le madri lo sanno, particolarmente le madri educate dai propri mariti lo sanno
benissimo. E fingendo di credere alla purezza degli uomini in realtjagiscono in tutt'altro
modo. Sanno qual ql'amo a cui far abboccare gli uomini per spe per le loro figlie.
Perchpnon siamo che noi uomini a non sapere e non sappiamo perchpnon vogliamo
sapere; ma le donne sanno benissimo che l'amore pielevato pipoetico come lo
chiamiamo non dipende dalle qualitjmorali ma dalla vicinanza fisica e per di pidalla
pettinatura dal colore e dal taglio del vestito. Dite a un'esperta civetta che si sia imposto il
compito d'irretire un uomo se preferisce correre il rischio d'essere accusata fondatamente
di menzogna di crudeltjperfino di dissolutezza in presenza di colui che sta seducendo
oppure di mostrarsi alla presenza di lui con un vestito mal fatto e brutto. Ciascuna
preferirjsempre la prima cosa. La donna sa che quello che noi diciamo dei sentimenti
elevati sono tutte bugie che non abbiamo bisogno che del corpo e percizperdoniamo
qualsiasi porcheria ma un abito mancato senza gusto inelegante non lo perdoneremmo.
La civetta lo sa coscientemente ogni fanciulla innocente lo sa incoscientemente come lo
sanno gli animali .
Ecco la ragione di questi jersey di questi odiosi sgonfi di queste spalle e braccia nude di
questi petti seminudi. Le donne e particolarmente quelle che sono passate attraverso la
scuola dell'uomo sanno molto bene che i discorsi su argomenti elevati sono discorsi e che
l'uomo ha bisogno del corpo e di tutto ciz che lo mette in mostra nella luce pi
ingannatrice ma piattraente; e questo appunto qquel che si fa. Perchpbasta mettere da
parte l'abitudine a questa indecenza che per noi qdiventata una seconda natura e vedere
la vita delle nostre classi superiori come qcon tutta la sua impudenza per accorgersi che q
una sola vasta casa di tolleranza... Non siete d'accordo? Permettete, ve lo dimostro - fece
interrompendomi. - Voi dite che le donne del nostro ambiente hanno altri interessi nella
vita che non le donne delle case di tolleranza e io dico di no e ve lo dimostro.
Se le persone sono diverse quanto agli scopi della vita quanto al contenuto interiore della

vita questa diversitjsi rispecchia immancabilmente anche nell'apparenza e l'apparenza q


diversa. Ma guardate quelle le sventurate le disprezzate e le signore della pialta societj
:
sono le medesime acconciature le medesime mode, i medesimi profumi, il medesimo
denudamento delle braccia, delle spalle, del petto e la medesima esposizione del sedere
sotto la stoffa ben tesa; la medesima passione per le pietre per le cose scintillanti e
preziose i medesimi divertimenti il ballo e la musica il canto. Come quelle, cosupure
queste adescano con tutti i mezzi. Non c'qnessuna differenza. Dando una definizione
rigorosa non rimane se non da dire che quelle che fanno le prostitute per brevi periodi di
solito sono disprezzate e quelle che fanno le prostitute per lunghi periodi di solito sono
rispettate.
7.

- Sue cosuquesti jersey e riccioli e sgonfi mi accalappiarono.


E accalappiarmi era facile perchpero stato educato in quelle condizioni in cui si fanno
maturare rapidamente come cetrioli primaticci i giovanotti innamorati. Perchpla nostra
supernutrizione eccitante unita a un pieno ozio fisico non q nient'altro che
un'infiammazione sistematica della concupiscenza.
Che ve ne stupiate o no qcosu
. Del resto anch'io fino a questi ultimi tempi non vedevo
niente di tutto ciz. L'ho visto adesso.
Per questo appunto soffro che non lo sappia nessuno e che si dicano delle sciocchezze tali
come le diceva quella signora lj
.
Sissignore questa primavera vicino a casa mia dei contadini lavoravano al terrapieno
della ferrovia. Il nutrimento consueto di un contadino giovane qpane kvas cipolla; costui
qvivace pronto allegro; compie il lieve lavoro dei campi. Trova posto alle ferrovie e il
suo vitto quna "kasha" e una libbra di carne. Ma in compenso questa carne gli va via in
un lavoro di sedici ore al giorno con una carriola del peso di trenta libbre. E sta appena
bene. Ma noi che mangiamo due libbre di carne per uno e selvaggina e pesce e svariati
cibi e bevande che riscaldano dove ci va a finire questa roba? In eccessi sensuali. E se va
a finire ljla valvola di sicurezza qaperta e tutto procede bene; ma socchiudete la valvola
come l'avevo temporaneamente socchiusa io e ne deriverjsubito un'eccitazione che
passando attraverso il prisma della nostra vita artificiosa si esprimerj in un
innamoramento della pibell'acqua a volte perfino platonico. E io m'innamorai come
s'innamorano tutti. E c'era tutto: gli entusiasmi la commozione la poesia. Ma in sostanza
questo mio amore era il prodotto da un lato dell'attivitjdella madre e dei sarti dall'altro
dell'eccesso del cibo da me ingurgitato in una vita oziosa. Se non ci fossero state da un
lato le gite in barca se non ci fossero stati i sarti con i loro vitini e simili ma mia moglie
fosse stata vestita d'una vestaglia mal fatta e fosse rimasta a casa e dall'altro lato se io
fossi stato in condizioni normali cioquna persona che ingurgita la quantitjdi cibo
necessaria per il suo lavoro e se fosse stata aperta la mia valvola di sicurezza, mentre chi
sa perchpsi era socchiusa in quel tempo non mi sarei innamorato e nulla di questo
sarebbe accaduto.
8.

- Ebbene, in questo caso le mie condizioni erano adatte, il vestito era bello, la gita in
barca riuscita bene. Venti volte non era riuscita e in questo caso riuscu
. Una specie di
trappola. Non dico per ridere. Perchpadesso i matrimoni sono fatti proprio come
trappole. Infatti che cosa sarebbe naturale? Se una ragazza si qfatta adulta bisogna darle
marito. Sembra cosusemplice quando la ragazza non qun mostro e ci sono degli uomini
che vogliono ammogliarsi. Cosuappunto si faceva al tempo antico. Quando una ragazza
raggiungeva l'etji genitori disponevano le nozze. Cosusi faceva e si fa nell'umanitjtutta;
tra i cinesi i pellirosse i maomettani da noi tra il popolo; cosusi fa nel genere umano o
almeno nei suoi novantanove centesimi. Soltanto una centesima parte o ancor meno di
noi dissoluti abbiamo ritenuto che non andasse bene e abbiamo escogitato qualcosa di
nuovo. Ma che cosa c'qmai di nuovo? C'qdi nuovo che le fanciulle stanno lue gli uomini
come se fossero al mercato vengono e scelgono. E le fanciulle aspettano e pensano ma
non osano dire: "Me padre mio!
nome! Non lei ma me; guarda come ho le spalle e il resto". E noi uomini passiamo
osserviamo e siamo contenti. "Lo so bene non mi ci faccio prendere". Passano
sogguardano e sono molto contenti che tutto sia preparato per loro a questo modo.
Guarda un po'non ci hai fatto caso ma basta un colpo e ci sei.
- E allora com'q
? - dissi io: - deve forse essere la donna a fare la proposta di matrimonio?
- Ma non so proprio come; tuttavia se eguaglianza c'qeguaglianza sia. Se si qritenuto che
combinare i matrimoni fosse umiliante questo poi lo qmille volte di pi. Lji diritti e le
probabilitjsono uguali mentre qui la donna quna schiava al mercato o l'esca d'una
trappola quella dell'"andare in societj
".
Dite a una madre o alla ragazza stessa la veritjche essa non qad altro intenta che nel
dare la caccia a un marito. Dio mio che offesa! Eppure loro tutte non fanno altro e non
hanno altro da fare. E quello che qtremendo qvedere occupate a volte in questo delle
povere fanciulle ingenue ancora giovanissime. E ripeto almeno la cosa fosse fatta
apertamente; mentre invece non q che inganno. "Oh l'origine della specie com'q
interessante! Oh Lily s'interessa molto di pittura! E voi verrete all'esposizione? Com'q
istruttiva! E i tiri a tre e i teatri e la sinfonia? Oh che meraviglia. La mia Lily qpazza per
la musica. E voi perchpnon dividete queste opinioni? E in barca?...". E il pensiero quno
solo: "Prendimi prendimi prendi la mia Lily! Nome! Su almeno prova!...". Oh
turpitudine! menzogna! - egli concluse e dopo aver finito il suo ultimo resto di tq
cominciza mettere via le tazze e le stoviglie.
9.
- Su
, sapete - egli cominciz, riponendo il tqe lo zucchero nella sacca - qper la
dominazione delle donne che il mondo soffre; tutto deriva da quello.
- Come la dominazione delle donne? - dissi io. - I diritti, la prevalenza dei diritti, ce
l'hanno gli uomini.
- Su
, su
, qquesto, qproprio questo- egli fece interrompendomi. - proprio questo che
voglio dirvi qquesto appunto che spiega lo straordinario fenomeno per cui da un lato q

verissimo che la donna qridotta al grado di umiliazione pibasso mentre dall'altro lato
domina. Proprio come gli ebrei. Come essi con la loro potenza pecuniaria si vendicano
della propria oppressione cosufanno anche le donne. "Ah voi volete che siamo solamente
commercianti. Va bene noi come commercianti c'impadroniremo di voi"dicono gli ebrei.
"Ah voi volete che siamo solamente oggetto di sensualitj
. Va bene noi come oggetto di
sensualitjvi ridurremo in schiavit"dicono le donne. La mancanza di diritti della donna
non consiste nel non poter votare o fare il giudice. Occuparsi di queste cose non
costituisce nessun diritto bensudi essere eguale all'uomo dal punto di vista sessuale di
avere il diritto di usare dell'uomo e astenersene a proprio piacimento di scegliere a
proprio piacimento l'uomo e non esserne scelta. Voi dite che qun'indecenza. Va bene.
Allora che neanche l'uomo abbia questi diritti. Mentre adesso la donna qpriva del diritto
che ha l'uomo. Ed ecco che per compensare questo diritto essa agisce sulla sensualitj
dell'uomo e attraverso la sensualitjlo asservisce a tal punto che sceglie lui solamente per
la forma ma in realtjqlei che sceglie. E una volta impadronitasi di questo sentimento
essa certo ne abusa e acquista un potere eccezionale sulla gente.
- Ma dov'qquesto particolare potere? - chiesi io.
- Dov'qquesto potere? Ma dappertutto in ogni cosa. Girate per i negozi in qualunque
grande cittj
. Luci sono dei milioni; qimpossibile valutare le fatiche umane che vi sono
state spese; ma guardate i nove decimi di quei negozi c'qforse qualcosa per uso degli
uomini? Tutto il lusso dell'esistenza qrichiesto e tenuto su dalle donne.
Contate tutte le fabbriche. Una grandissima parte di esse fa ornamenti senza utilitj
carrozze mobili giocattoli per le donne. Milioni di persone generazioni di schiavi
periscono nel lavoro da galera delle fabbriche solo per il capriccio delle donne. Le donne
come regine tengono prigionieri della schiavite del lavoro pesante i nove decimi del
genere umano. E tutto perchple hanno umiliate privandole dell'eguaglianza di diritti con
gli uomini. Ed ecco che esse si vendicano agendo sulla nostra sensualitjcogliendoci
nelle loro reti. Sututto per questo. Le donne si sono trasformate in un tale strumento di
eccitazione della sensualitjche l'uomo non puztrattare con tranquillitjla donna. Non
appena l'uomo si avvicina alla donna cade subito sotto la sua azione tossica e diventa
pazzo. Anche prima provavo sempre disagio e timore quando vedevo una signora
agghindata in abito da ballo; ma adesso ho proprio paura ci vedo proprio qualcosa di
pericoloso per la gente e d'illegale e avrei voglia di chiamare un poliziotto di chiedere
aiuto contro quel pericolo di esigere che venga tolto via messo da parte quell'oggetto
pericoloso.
Ma voi ridete! - egli mi gridz: - invece non qaffatto uno scherzo. Sono sicuro che verrj
un tempo e forse molto presto che gli uomini lo capiranno e si stupiranno che potesse
esistere una societjin cui fossero ammesse azioni cosuperturbatrici della quiete sociale
come quegli ornamenti del proprio corpo addirittura eccitatori della sensualitjche sono
ammessi per le donne nella nostra societj
. Perchpqlo stesso che distribuire trappole
d'ogni genere sulle passeggiate e per i viottoli; anzi peggio! Come mai il gioco d'azzardo
qproibito e le donne in acconciature da prostitute e tali da eccitare la sensualitjnon sono
proibite? Sono mille volte pipericolose!
10.

- Ebbene, cosuappunto venni accalappiato. Ero quel che si dice innamorato. Non solo me
la raffiguravo come un culmine di perfezione,ma raffiguravo anche me stesso in quel
tempo del mio fidanzamento come un culmine di perfezione. Infatti non c'qmascalzone
che dopo aver cercato un po'non trovi dei mascalzoni che per qualche rispetto sono
peggiori di lui e che perciznon possa trovare una ragione d'inorgoglirsi e d'essere
contento di sp
. E cosuanch'io: non mi sposavo per i denari l'interesse non c'entrava non
era come per la maggioranza dei miei conoscenti che si sposavano per i denari e per le
aderenze: io ero ricco, lei era povera. Questo era uno. Un'altra cosa di cui ero orgoglioso
era che gli altri si sposavano con l'intenzione di continuare a vivere nella medesima
poligamia in cui vivevano prima del matrimonio; mentre io avevo la ferma intenzione
dopo le nozze di attenermi alla monogamia e a causa di cizil mio orgoglio non aveva
limiti.
Su
, ero un gran porco e m'immaginavo di essere un angelo.
Il tempo che fui fidanzato non durza lungo. Adesso non posso ricordare senza vergogna
questo tempo del fidanzamento! Che orrore! Infatti si sottintende un amore spirituale e
non sensuale. Ebbene, se l'amore fosse spirituale, una comunione spirituale, questa
comunione spirituale dovrebbe esprimersi con parole discorsi colloqui. Invece non ci fu
niente di tutto questo. Quando rimanevamo soli parlare di solito era tremendamente
difficile. Che lavoro di Sisifo era mai! Appena avevi escogitato che cosa dire e lo dicevi
bisognava di nuovo tacere e immaginare qualcosa. Non c'era di che parlare. Tutto quello
che si poteva dire sulla vita che ci attendeva sulla nostra sistemazione sui nostri progetti
era stato detto; e dopo?
Perchpse fossimo stati bestie avremmo saputo benissimo che non avevamo da parlare;
ma lual contrario parlare si doveva ed era inutile giacchpc'interessava qualcosa che non
si risolve con i discorsi. E per di piancora quell'indecente uso dei confetti della volgare
voracitjdi dolciumi e tutti quegli infami preparativi del matrimonio: i discorsi camera
da letto sui letti sulle vestaglie sulle vesti da camera sulla biancheria sulle toilettes.
Dovete capire che se ci si sposa secondo le regole del "Domostroj" come diceva quel
vecchio i piumini il corredo il letto sono tutti non altro che particolari che accompagnano
il sacramento. Ma tra noi quando su dieci che contraggono matrimonio ce n'qforse uno
che non solo crede al sacramento ma crede perfino che quello che sta facendo costituisce
un certo obbligo quando su cento uomini ce n'qforse uno che non abbia gijavuto moglie
prima e uno su cinquanta che non si prepari anticipatamente a tradire la propria moglie a
ogni occasione favorevole quando la maggioranza guarda all'andata in chiesa soltanto
come a una speciale condizione per possedere una certa donna; pensate in questo caso
che orribile significato assumono tutti questi particolari. Ne risulta che tutto sta in questo.
Ne risulta una specie di vendita. A un depravato viene venduta una fanciulla innocente e
questa vendita qaccompagnata da determinate formalitj
.
11.

- Cosusi sposano tutti, cosumi sposai anch'io e inizizla lodata luna di miele. Perchpse
non altro anche il nome quant'qvile! - egli sibilzcon ira. - Una volta a Parigi giravo tutti
gli spettacoli ed entrai a vedere secondo quanto diceva il cartello la donna barbuta e il

cane marino. Risultzche non era nient'altro che un uomo scollato vestito da donna e un
cane ficcato in una pelle di foca che nuotava in una vasca da bagno piena d'acqua.
Tutto ciz era molto interessante; ma mentre uscivo l'imbonitore mi accompagnz
cortesemente e rivolgendosi alla gente che stava all'entrata disse indicandomi: "Ecco
chiedete a questo signore se vale la pena di venire a vedere. Entrate entrate un franco a
testa!". Io mi vergognavo di dire che non valeva la pena di andare a vedere e su questo
probabilmente contava l'imbonitore. Cosucj
pita probabilmente anche a quelli che hanno
sperimentato tutto l'orrore della luna di miele e non disingannano gli altri. Anch'io non
disingannai nessuno ma adesso non vedo perchpnon bisognerebbe dire la veritj
. Ritengo
perfino che sia indispensabile dire la veritjsu questo argomento. Ci si sente a disagio ci
si vergognasi prova ribrezzo e pietj ma soprattutto ci si annoiaci si annoia fino
all'inverosimile! E' una specie di quello che provavo quando imparavo a fumare quando
avevo dei conati di vomito e mi colava la saliva ma io la inghiottivo e facevo finta che mi
piacesse molto. Il piacere del fumo come pure di questo se verrjverrjdopo: bisogna che
lo sposo educhi questo vizio nella moglie per ritrarne piacere.
- Come vizio? - dissi io. - Ma voi parlate della pinaturale proprietjumana.
- Naturale? - egli disse. - Naturale! Novi dirzal contrario che mi sono convinto che quna
cosa non... naturale. Suinteramente non... naturale. Chiedete ai ragazzi chiedete a una
fanciulla che non sia depravata. Mia sorella andzsposa molto giovane a un uomo che era
due volte pivecchio di lei e un depravato. Ricordo come ci meravigliammo la notte del
matrimonio quando lei pallida e in lacrime gli scappzvia e tremando in tutto il corpo
diceva che non l'avrebbe fatto a nessun costo che non avrebbe neppure potuto raccontare
quello che lui voleva da lei. Voi dite:
naturale! E' naturale mangiare. E mangiare quna cosa che fin da principio qlieta facile
piacevole e non qvergognosa; questa invece qabominevole e vergognosa e dolorosa.
Noqinnaturale! E una fanciulla che non sia corrotta me ne sono convintola odia.
- Ma come- dissi io- come continuerebbe il genere umano?
- Supurchpnon vada perso il genere umano! - egli disse con astiosa ironia come se si
fosse aspettato quest'obiezione che conosceva ed era in mala fede. - Predicare la
continenza nella generazione in nome della possibilitjper i lords inglesi di continuare
sempre a rimpinzarsi qpermesso. Predicare la continenza nella generazione in nome
d'una maggior piacevolezza di vita qpermesso; ma basta accennare lontanamente alla
continenza nella generazione in nome della morale: padri santi che grida!
purchpil genere umano non s'interrompa per il fatto che una decina o due di persone
vogliono smettere di essere dei porci. Del resto, scusate. A me djnoia questa luce posso
coprirla? - egli disse, indicando la lanterna.
Io dissi che per me era lo stesso e allora lui, con la fretta che metteva in tutto quel che
faceva, salusul sedile e coprula lanterna con la sua tendina di lana.
- Eppure - dissi io - se tutti lo ammettessero come legge il genere umano
s'interromperebbe.

Egli non rispose subito.


- Voi dite: come continuerjil genere umano? - egli fece, sedendosi di nuovo di fronte a
me con le gambe molto aperte e appoggiandovisi chino con i gomiti. - E perchpmai deve
continuare il genere umano? - disse.
- Come perchp
? altrimenti noi non ci saremmo.
- E perchpdobbiamo esserci?
- Come perchp
? Ma per vivere.
- E perchpvivere? Se non esiste nessun scopo se la vita ci qdata per se stessa qinutile
vivere. E se qcosu
, gli Schopenhauer e i Hartmann, come anche tutti i buddisti, hanno
perfettamente ragione. E se poi nella vita c'quno scopo qchiaro che la vita deve cessare
quando sia raggiunto lo scopo. La conclusione qproprio questa- egli diceva con visibile
agitazione, avendo evidentemente molto a cuore la sua idea. - La conclusione qproprio
questa. Notate che se lo scopo dell'umanitjqcizche qdetto nelle profezie che tutti gli
uomini siano uniti insieme dall'amore che le lance siano trasformate in falci, eccetera, al
raggiungimento di questo scopo che cosa si frappone?
Si frappongono le passioni. Tra le passioni la piforte, cattiva e ostinata ql'amore
sessuale carnale e percizse saranno distrutte le passioni e anche l'ultimala piforte di
esse l'amore carnale la profezia si adempirjgli uomini si uniranno insieme lo scopo
dell'umanitjsarjraggiunto ed essa non avrjpiragione di vivere. Ma finchpl'umanitj
vive le sta dinanzi un ideale e non qs'intende l'ideale dei conigli o dei maiali di
moltiplicarsi il pipossibile npquello delle scimmie e dei parigini di usufruire nel modo
piraffinato dei piaceri della passione sessuale ma un ideale di bene che si raggiunge con
la continenza e la purezza. Ad esso hanno sempre teso e tendono gli uomini. E guardate
che cosa ne risulta. Ne risulta che l'amore carnale qla valvola di sicurezza. Se la
generazione umana che vive adesso non ha raggiunto lo scopo non l'ha raggiunto
solamente perchpha in spdelle passioni e la piforte di esse qquella sessuale. Ma se c'q
la passione sessuale c'qanche una nuova generazione cioqanche la possibilitjdi
raggiungere lo scopo nella generazione seguente. Se non lo raggiunge neanche questa c q
di nuovo quella seguente e cosufino a che non sia raggiunto lo scopo non sia adempiuta
la profezia e gli uomini non si uniscano insieme. Altrimenti infatti che cosa ne verrebbe
fuori? Ammettiamo che Dio abbia creato gli uomini per il raggiungimento di un
determinato fine e li abbia creati o mortali senza la passione sessuale o eterni. Se fossero
mortali ma senza la passione sessuale che cosa ne risulterebbe? che vivrebbero e
morirebbero senza avere raggiunto lo scopo; e per raggiungere lo scopo Dio dovrebbe
creare dei nuovi uomini. Se invece fossero eterni mettiamo (benchpsia pidifficile per le
medesime persone che non per delle nuove generazioni correggere gli errori e avvicinarsi
alla perfezione)mettiamo che lo raggiungessero dopo parecchie migliaia d'anni; ma allora
a che servirebbero? Dove si dovrebbero mettere? Il meglio qproprio cosucome stanno le
cose... Ma forse questa forma d'espressione non vi piace e siete un evoluzionista. Ma
anche allora il risultato qeguale. La specie animale superiore qquella umana; per
conservarsi nella lotta con gli altri animali essa deve stringersi insieme come uno sciame
d'api e non moltiplicarsi all'infinito; come le api deve educare degli asessuati cioqtendere

di nuovo alla continenza e non certo all'eccitazione della concupiscenza a cui qrivolta
tutta la struttura della nostra esistenza -. Egli per un po' tacque. - Il genere umano
s'interromperj
. Ma possibile che qualcuno comunque veda il mondo possa dubitarne?
Perchpqaltrettanto indubitabile come la morte. Perchpsecondo tutte le dottrine religiose
verrjla fine del mondo e secondo tutte le dottrine scientifiche qinevitabile la stessa cosa.
Che c'qdi strano allora che secondo la dottrina morale si giunga al medesimo risultato?
Dopo di che egli tacque a lungo finudi fumare la sigaretta e trattene delle altre dalla
saccale mise nel suo vecchio portasigarette macchiato.
- Capisco il vostro pensiero - dissi io: - gli "skakers" affermano qualcosa di simile.
- Su
, sue hanno ragione- egli disse. - La passione sessuale comunque sia presentata qun
male un male tremendo col quale bisogna lottare invece d'incoraggiarlo come si fa da noi.
Le parole del Vangelo secondo cui chi guarda una donna con concupiscenza ha gij
commesso adulterio con lei non si riferiscono solamente alle mogli altrui ma
precisamente soprattutto alla propria moglie.
12.

- Invece nel nostro ambiente qproprio il contrario: se un uomo pensava ancora alla
continenza mentre era scapolo sposandosi chiunque ritiene che adesso la continenza non
sia pinecessaria.
Infatti queste partenze dopo il matrimonio i luoghi solitari dove col permesso dei genitori
si recano i giovani sposi non sono altro che un permesso dato alla depravazione. Ma la
legge morale si vendica da spquando la violi. Per quanto cercassi di farmi una luna di
miele non riuscivo a nulla. Provavo di continuo disgusto vergogna e noia. Ma ben presto
l'umore divenne anche tormentosamente penoso. La cosa comincizben presto. Dopo due
o tre giorni mi pare la trovai malinconica cominciai a chiederle come mai cominciai ad
abbracciarla che era tutto quello che secondo me poteva desiderare e lei allontanzla mia
mano e si mise a piangere. Perchppiangesse non sapeva dirmelo; ma era triste accorata.
Probabilmente i suoi nervi spossati le avevano suggerito la veritjsulla disgustositjdei
nostri rapporti, ma non sapeva dirla. Cominciai a interrogarla, lei disse qualcosa,
accennando che si sentiva triste senza la madre. Mi parve che non fosse vero. Cominciai
a dirle delle parole d'incoraggiamento senza parlare della madre. Non capivo che era
semplicemente accorata e la madre non era che un pretesto. Ma lei si offese subito che
avessi taciuto della madre come se non le avessi creduto. Mi disse che vedeva che non
l'amavo. Io l'accusai d'essere capricciosa e a un tratto il viso le si mutzinteramente
invece della tristezza vi si espresse l'irritazione e con le parole pivelenose cominciza
rimproverarmi di egoismo e di crudeltj
. Io la guardai. Il suo viso esprimeva la freddezza
e ostilitjpipiena quasi un odio per me. Ricordo come fui preso da spavento vedendolo.
Come? che cos'q
? pensavo. L'amore qun'unione delle anime e invece ecco che cos'q
! Ma
qpossibile? ma non qlei! Provai a placarla ma cozzai contro una muraglia cosu
insormontabile di fredda velenosa ostilitjche in un batter d'occhio l'irritazione prese
anche me e ci dicemmo vicendevolmente un mucchio di cose spiacevoli. L'impressione
di quel primo litigio era tremenda. Io lo chiamavo litigio ma litigio non era bensusoltanto
lo svelarsi dell'abisso che c'era in realtjtra noi. L'innamoramento s'era esaurito con la

soddisfazione della sensualitjed eravamo rimasti l'uno di fronte all'altro in quelli che
erano i nostri autentici rapporti reciproci cioqcome due egoisti interamente estranei l'uno
all'altro e desiderosi di ottenere l'uno per mezzo dell'altro il maggior piacere possibile. Io
chiamavo litigio quello che era avvenuto tra noi ma litigio non era bensusolamente la
conseguenza della cessazione dello stato di sensualitjche rivelava i nostri autentici
rapporti reciproci. Non capivo che questi rapporti freddi e ostili erano i nostri rapporti
normali non lo capivo perchpi nostri rapporti ostili nei primi tempi ci vennero ancora una
volta nascosti da una distillata sensualitj nuovamente sollevatasi in noi cioq
dall'innamoramento.
E io pensavo che avessimo litigato e fatto pace e che questo non sarebbe piaccaduto ma
in quella stessa luna di miele venne di nuovo assai presto un periodo di sazietjdi nuovo
cessammo di essere necessari l'uno all'altro e avvenne di nuovo un litigio.
Questo litigio mi colpuancora pidolorosamente del primo. Sicchpil primo non qstato
un caso ma cosudoveva essere e cosusarjpensavo io. Il secondo litigio mi colputanto
maggiormente in quanto sorse col pretesto piassurdo. Qualcosa che si riferiva ai denari
che io non ho mai lesinato e che certo per mia moglie non avrei mai potuto lesinare.
Ricordo solamente che lei girzla cosa in modo che una mia osservazione venne a essere
l'espressione del mio desiderio di dominarla per mezzo dei denari sui quali avrei
affermato il mio diritto esclusivo: qualcosa di impossibile di sciocco di vile di non
naturale npper me npper lei. Io m'irritai cominciai a rimproverarla di poca discrezione
lei rimproverzme e si tornzda capo. E nelle parole e nell'espressione del suo viso e negli
occhi le vidi di nuovo quella crudele fredda ostilitjche prima m'aveva tanto colpito.
Ricordo che con mio fratello con i miei amici con mio padre avevo litigato ma tra noi
non c'era mai stato quel particolare velenoso risentimento che c'era qui. Ma passz
qualche tempo e di nuovo quest'odio reciproco fu nascosto dall'innamoramento cioqdalla
sensualitje io mi consolai col pensiero che questi due litigi erano stati errori che si
potevano riparare. Ma ecco che venne il terzo il quarto litigio e io capii che non era un
caso e che cosudoveva essere e cosusarebbe stato e inorridii di cizche mi attendeva.
Inoltre mi tormentava ancora l'orribile pensiero che ero io solo ad andare cosupoco
d'accordo con mia moglie tanto diversamente da quel che mi aspettavo mentre negli altri
matrimoni questo non accadeva. A quel tempo non sapevo ancora che qun destino
comune ma che tutti pensano come me che sia una loro sventura esclusiva nascondono
questa loro esclusiva vergognosa sventura non solo agli altri ma anche a se stessi non lo
confessano neppure a se stessi.
Comincizdai primi giorni e continuzper tutto il tempo e con forza e inasprimento
sempre maggiori. Nel profondo dell'animo sentii fin dalle prime settimane che ero
rovinato che il risultato era molto diverso da quello che m'aspettavo che il matrimonio
non solo non era la felicitjma addirittura qualcosa di molto penoso ma come tutti non
volevo confessarmelo (non me lo confesserei neppure adesso non ci fosse stata quella
fine) e lo nascondevo non solo agli altri ma pure a me stesso. Ora mi stupisco come non
vedessi la mia vera situazione. Sarebbe stato possibile vederla non foss'altro che per il
fatto che le liti cominciavano da pretesti tali che poi quando finivano era impossibile
ricordarsi come mai erano sorte.

La ragione non faceva in tempo a escogitare pretesti sufficienti per l'ostilitjreciproca che
c'era sempre. Ma ancora pi stupefacente era l'insufficienza dei pretesti di
riconciliazione.
A volte c'erano parole spiegazioni perfino lacrime ma a volte - oh fa ribrezzo ricordarlo
anche adesso dopo le picrudeli parole reciproche erano silenziosi sguardi sorrisi baci
amplessi...
Ah, che orrore! Come potevo non vedere allora tutto cizche c'era di ripugnante in
questo...
13.

Entrarono due viaggiatori e cominciarono a disporsi su un sedile lontano. Egli tacque


mentre essi si sistemavano. Manon appena si furono chetati continuzsenza aver perduto
neppure per un momento come era evidente il filo del proprio pensiero.
- Ecco soprattutto quel che qsudicio- egli cominciz: - si presuppone in teoria che l'amore
sia qualcosa d'ideale di elevato eppure in pratica l'amore qqualcosa di schifoso di
maialesco che fa schifo e vergogna a parlarne e a ricordarlo. Non per nulla infatti la
natura ha fatto suche se ne provasse schifo e vergogna. E se si prova schifo e vergogna
vuol dire che le cose stanno cosu
. Mentre la gente fa finta al contrario che cizche q
schifoso e vergognoso sia bellissimo ed elevato.
Quali furono i primi sintomi del mio amore? Il fatto che mi abbandonavo a eccessi
animaleschi non solo senza vergognarmene ma chi sa perchpgloriandomi di poter
compiere questi eccessi fisici. Senza pensare affatto intanto non solo alla sua vita
spirituale ma addirittura alla sua vita fisica mi chiedevo con meraviglia da dove venisse il
nostro reciproco astio; mentre la cosa era chiarissima. Questo astio non era nient'altro che
la protesta della natura umana contro l'animalesco che la soffocava.
Mi meravigliavo del nostro odio reciproco. Eppure non poteva essere diversamente.
Quest'odio non era altro che l'odio reciproco dei complici di un delitto per l'istigazione e
la partecipazione al delitto. E come non chiamarlo delitto quando lei poverina ingravidz
fin dal primo mese e la nostra maialesca relazione continuz! Pensate che mi allontani dal
racconto? Per nulla. Non faccio che raccontarvi come ho ucciso mia moglie. Al processo
mi chiedono con che e come ho ucciso mia moglie. Imbecilli! pensano che io l'abbia
uccisa allora con un coltello il 5 ottobre. Non l'ho uccisa allora ma molto prima. Allo
stesso modo come adesso tutti loro uccidono tutti tutti...
- Ma con che cosa mai? - chiesi io.
- Questo appunto qstupefacente: che nessuno si voglia accorgere di cizche qcosuchiaro
ed evidente di cizche dovrebbero sapere e predicare i medici ma di cui tacciono.
La cosa infatti qstraordinariamente semplice. L'uomo e la donna sono fatti come gli
animali, sicchpdopo l'amore carnale comincia la gravidanza poi l'allattamento stati in cui
sia per la donna che per la sua creatura l'amore carnale qnocivo. Le donne e gli uomini
sono in numero eguale. Che cosa se ne desume? sembra che sia chiaro. E non ci vuole

una grande saggezza per trarne la conseguenza che ne traggono gli animali, cioqla
continenza. Ma no. La scienza qgiunta al punto da scoprire non so che leucociti che
corrono nel sangue e delicate sciocchezze d'ogni sorta ma questo non l'ha potuto capire.
Almeno non c'qcaso di poter sentire che l'abbia detto.
Ed ecco che per le donne non ci sono che due vie d'uscita: una rendersi un mostro
distruggere o andar distruggendo in spsecondo il bisogno la capacitjd'essere donna e
cioqmadre perchpl'uomo possa tranquillamente e sempre godere di lei; o l'altra via che
non qneppure una via d'uscita ma una semplice volgare autentica violazione delle leggi
della natura che viene compiuta in tutte le cosiddette famiglie per bene vale a dire che la
donna in contrasto con la sua natura debba a un tempo essere incinta dare il latte e fare da
amante debba essere come nessun animale si riduce. Neppure le forze possono bastarle.
Ed qpercizche nel nostro ambiente ci sono gli isterismi e i nervi e nel popolo le invasate.
Notate che tra le ragazze quelle oneste l'invasamento non c'qma soltanto tra le donne e
tra le donne che stanno con i loro mariti. Cosuqda noi. Anche in Europa qproprio lo
stesso.
Tutti gli ospedali sono pieni di donne isteriche che violano la legge naturale. Ma le
invasate e le pazienti di Charcot sono quelle del tutto inferme e di donne infermicce q
pieno il mondo.
Eppure basterebbe pensare quanto qgrande l'opera che si compie nella donna quando ha
concepito o quando allatta il bambino che qnato. Cresce cizche ci continuaci sostituisce.
E appunto quest'opera qturbata e da che cosa mai? Fa paura pensarci! E si parla della
libertjdei diritti della donna. E' come se i cannibali ingrassassero dei prigionieri per
mangiarli e nello stesso tempo assicurassero che si preoccupano dei loro diritti e della
loro libertj
.
Tutto questo era nuovo e mi colpu
.
- E allora come si fa? Se qcosu
- dissi io- ne deriva che si puzamare la propria moglie una
volta ogni due anni e l'uomo...
- Per l'uomo qindispensabile - soggiunse lui. - Sono di nuovo i cari sacerdoti della
scienza che hanno persuaso tutti. A loro a questi magi farei esercitare l'ufficio di quelle
donne che secondo la loro opinione sono indispensabili agli uomini; che cosa direbbero
allora? Fate credere a un uomo che gli sono indispensabili l'acquavite il tabacco l'oppio e
tutto cizgli sarjindispensabile. Ne risulta che Dio non sapeva quello che poteva servire e
perciznon avendone chiesto ai magi ha fatto male le cose. Come vedete il problema non
torna. Per l'uomo q necessario indispensabile secondo quanto hanno stabilito loro
soddisfare la propria lussuria e qui ci si sono messi di mezzo la procreazione e
l'allattamento dei figli che ostacolano la soddisfazione di quest'esigenza. E che fare
allora? Rivolgetevi ai magi loro accomoderanno le cose. E infatti hanno trovato. Oh!
quand'qche saranno smascherati questi magi con i loro inganni? E' ora! Ecco fino a che
punto si qarrivati! la gente impazzisce e si spara e tutto per questo. E del resto come
potrebbe essere altrimenti ? Le bestie qcome se sapessero che la loro discendenza
continua la razza e sotto questo aspetto si attengono a una determinata legge. Soltanto

l'uomo non lo sa e non lo vuol sapere.


Ed qpreoccupato solo del modo di avere il maggior piacere possibile. E di chi si tratta
mai? Del re della natura dell'uomo!
Perchpse osservatele bestie si uniscono solo quando possono produrre una discendenza
mentre il sudicio re della natura lo fa sempre purchpne ricavi piacere. E contento di
questo eleva questa scimmiesca occupazione a perla della creazion ad amore...
E in nome di quest'amore cioqd'una porcheria rovina - che cosa mai? - metjdel genere
umano. Tutte le donne che dovrebbero essere delle collaboratrici nel moto dell'umanitj
verso la veritje il bene egli in nome del proprio piacere le rende non delle collaboratrici
ma delle nemiche.
Osservate che cos'qche inceppa dappertutto il progresso dell'umanitj
? Le donne. E come
mai sono cosu
? Ma soltanto per questo. Sissignore sissignore - egli ripetpparecchie volte
e cominciza dimenarsi a tirar fuori le sigarette e a fumare desiderando evidentemente di
calmarsi un poco.
14.

- E cosuvivevo da maiale - egli proseguudi nuovo col tono di prima. - Ma la cosa


peggiore di tutte era che vivendo di questa vita obbrobriosa m'immaginavo siccome non
ero sedotto dalle altre donne di vivere per conseguenza un'onesta vita familiare d'essere
una persona morale e di non avere colpa di nulla e se tra noi avvenivano dei litigi ne era
colpevole lei col suo carattere.
Ma la colpevole s'intende non era lei. Lei era come tutte come la maggioranza. Era stata
educata come vuole la situazione della donna nella nostra societje percizcome sono
educate tutte senza eccezione le donne delle classi abbienti e come non possono non
essere educate. Si discorre di una nuova istruzione femminile.
Sono tutte parole: l'istruzione della donna dev'essere proprio cosucol modo privo
d'infingimenti e davvero generale che attualmente si ha di considerare la donna.
E l'istruzione della donna corrisponderjsempre al modo che ha l'uomo di considerarla.
Infatti noi tutti sappiamo come gli uomini guardano alla donna. "Vino donne e canto" gijlo dicono i poeti nei loro versi. Prendete tutta la poesia tutta la pittura la scultura a
cominciare dalle poesie d'amore e dalle Veneri e dalle Frini nude vedrete che la donna q
uno strumento di godimento tanto alla Truba e alla Gracevka come al ballo piraffinato.
E notate l'astuzia del diavolo: allora se qgodimento se qpiacere tanto varrebbe saperlo
che qun piacere che la donna quna leccornia. No, dapprima i cavalieri asseriscono di
divinizzare la donna (la divinizzano eppure guardano a lei come a uno strumento di
godimento). Adesso invece asseriscono di rispettare la donna. Gli uni le cedono il postole
tirano su i fazzoletti; gli altri le riconoscono il diritto di ricoprire tutti gli uffici di
partecipare all'amministrazione eccetera. Tutto questo si fama il modo di considerarla q
sempre eguale. Essa quno strumento di godimento. Il suo corpo qun mezzo di
godimento. E lei lo sa. E' come la schiavit. La schiavitinfatti non qche lo sfruttamento
da parte di certuni del lavoro forzato di molti. E perchpla schiavitnon ci sia bisogna che

la gente non voglia sfruttare il lavoro forzato degli altri lo consideri un peccato o una
vergogna. Ma invece ci si mette ad abolire la forma esteriore della schiavitsi fa in modo
che non si possa pistipulare contratti d'acquisto di schiavi e s'immagina e ci si vuole
convincere che la schiavitnon esista pie non si vede e non si vuole vedere che la
schiavitcontinua a esserci perchpla gente continua proprio nello stesso modo ad amare
e ritenere opportuno e giusto lo sfruttare il lavoro degli altri. E dato che lo ritengono
opportuno si troveranno sempre delle persone piforti o piastute delle altre che lo
sapranno fare. Con l'emancipazione della donna qlo stesso. Infatti la schiavitdella
donna consiste soltanto nel fatto che la gente desidera e ritiene molto opportuno
servirsene come di uno strumento di godimento. E cosuecco che si djla libertjalla
donna le si concedono ogni sorta di diritti eguali a quelli dell'uomo ma si continua a
guardare a lei come a uno strumento di godimento e cosula si educa nell'infanzia e ad
opera della pubblica opinione. Ed ecco che essa qsempre la stessa schiava umiliata e
corrotta mentre l'uomo qsempre lo stesso corrotto possessore di schiave.
Si viene liberando la donna nelle scuole superiori nei tribunali e si guarda a lei come a un
oggetto di godimento. Insegnatele a guardare a se stessa nel modo che le qstato insegnato
da noie rimarrjsempre un essere inferiore. O con l'aiuto di medici mascalzoni preverrjil
concepimento cioqdiventerjin tutto una prostituta discesa non fino al grado di bestia ma
fino al grado di cosa; oppure diventerjquello che qnella maggior parte dei casi
ammalata di malattia mentale isterica infelice come appunto esse sono senza possibilitj
di sviluppo spirituale. I ginnasi e le scuole superiori non possono mutare la cosa. Puz
mutarla soltanto un mutamento nel modo che hanno gli uomini di considerare le donne e
le donne di considerare se stesse. Questo si muterjsoltanto quando la donna considererj
come lo stato pielevato lo stato di verginee non come orala condizione umana pi
elevata come una vergogna e un'infamia. Ma finchpquesto non esiste l'ideale di ogni
fanciulla qualunque sia la sua istruzione sarjpur sempre quello di attrarre a spil maggior
numero possibile di uomini il maggior numero possibile di maschi per avere possibilitjdi
scelta.
E che una sappia un po' di matematica mentre un'altra sa suonare l'arpa non servirja
cambiare nulla. La donna qfelice e raggiunge tutto cizche puzdesiderare quando riesce
ad affascinare un uomo. E perciz il problema principale della donna qdi saperlo
affascinare. Cosuqsempre stato e sarj
. Cosuqper le ragazze nel nostro ambiente e cosu
continua a essere per le donne sposate. Alle ragazze serve per avere la scelta alle donne
sposate per dominare il marito.
L'unica cosa che fa cessare questo o almeno lo soffoca per un certo tempo sono i figlie a
condizione che la donna non sia un mostro cioqche allatti da sp
. Ma qui vengono di
nuovo i medici.
A mia moglie che volle allattare e allattzda spi cinque figli che vennero dopo con la
nascita del primo bambino capitz di avere un'indisposizione. Quei medici che
cinicamente la spogliavano e la palpavano dappertutto per la qual cosa dovevo
ringraziarli e pagare loro del denaro quei cari medici ritennero che non dovesse allattare e
per i primi tempi lei fu privata dell'unico mezzo che poteva liberarla dalla civetteria.
Allattzuna balia cioqapprofittammo della povertjdel bisogno e dell'ignoranza di una

donna l'allontanammo dal suo bambino in favore del nostro e in compenso le mettemmo
un diadema con dei galloni. Ma non si tratta di questo. Si tratta di quest'altro: ch proprio
in quel periodo in cui era libera dalla gravidanza e dall'allattamento si manifestzin lei
con particolare forza quella civetteria femminile che prima si era assopita. E in
corrispondenza a questo si manifestarono in me con forza altrettanto particolare i
tormenti della gelosia che mi dilaniarono ininterrottamente per tutto il tempo della mia
vita coniugale come non possono non dilaniare tutti i mariti che vivono con le loro mogli
come ci vivevo io cioqin modo immorale.
15.

- Per tutto il tempo della mia vita coniugale non smisi mai di provare i tormenti della
gelosia. Ma ci furono dei periodi in cui ne soffrii con particolare asprezza. E uno di tali
periodi fu quello in cui, dopo la nascita del primo bambino, i medici le proibirono di
allattare. Ero particolarmente geloso in quel tempo, in primo luogo perchpmia moglie
provava l'inquietudine caratteristica della madre, che una gratuita derogazione al corso
normale della vita deve suscitare; in secondo luogo perchp
, vedendo come aveva
rinunciato facilmente al suo obbligo morale di madre, avevo concluso giustamente
seppure senza rendermene conto che avrebbe rinunciato altrettanto facilmente a quello di
sposa tanto piche stava benissimo e nonostante la proibizione di quei cari medici,
allattzi figli che vennero dopo e li allevzbenissimo.
- Ma voi non li amate i medici - dissi io, avendo osservato un'espressione particolarmente
cattiva nella sua voce ogni volta che appena li nominava.
- Qui non si tratta di amore o di disamore. Essi hanno rovinato la mia vita come hanno
rovinato e rovinano la vita a migliaia a centinaia di migliaia di persone e io non posso
non collegare le conseguenze con la causa. Capisco che come anche gli avvocati e gli
altri hanno voglia di far soldi e cederei loro volentieri metjdel mio reddito e ciascuno se
capisse quello che fanno cederebbe loro volentieri metjdei propri beni purchpnon
s'immischiassero nella nostra vita familiare e non si avvicinassero mai molto a noi. Certo
non sono stato a raccogliere notizie in merito ma conosco decine di casi - e sono una
quantitj- in cui essi hanno ucciso ora il bambino nel grembo della madre assicurando
che la madre non poteva partorire mentre la madre poi partoriva benissimo; ora le madri
col pretesto di non so che operazioni. Nessuno sta a contare queste uccisioni come non si
stavano a contare le uccisioni dell'Inquisizione perchpsi presupponeva che avvenissero
per il bene dell'umanitj
. Non si possono enumerare i delitti da loro commessi. Ma tutti
questi delitti non sono nulla in confronto con la depravazione morale materialistica che
introducono nel mondo in particolar modo attraverso le donne. E non parlo di quest'altro
fatto: che a seguire le loro indicazioni per via dei contagi che ci sono dappertutto e in
ogni cosala gente dovrebbe andare non verso l'unione ma verso la disunione. Tutti
secondo loro dovrebbero stare separati e tenere sempre in bocca una siringa piena di
acido fenico (del resto hanno scoperto che anche quello non va bene).
Ma pure questo non qniente. Il veleno principale sta nella corruzione della gente delle
donne in particolare.
Oggi non si puzpidire: "Tu vivi malamente cerca di vivere meglio"non si puzdirlo np

a spnpa un altro. E se vivi malamente ne qcausa l'anormalitjdelle funzioni nervose e


simili. E bisogna andare da loro che vi ordinino per 35 copeche di medicine da prendere
in farmacia e prenderle! Diventerete ancora peggio e allora ancora medicine e ancora
medici. Una bellissima storia!
Ma non si tratta di questo. Io non dicevo se non che lei poteva allattare benissimo i figli e
che questa gravidanza e questo allattamento dei figli erano l'unica cosa che mi liberasse
dai tormenti della gelosia. Non fosse stato questo sarebbe successo tutto prima. I figli
salvavano me e lei. In otto anni le erano nati cinque figli. E tutti tranne il primo li allattz
lei.
- E dove sono adesso i vostri figli? - chiesi io.
- I miei figli? - domandza sua volta lui spaventato.
- Scusatemi forse qun ricordo penoso per voi.
- No non fa niente. I miei figli li hanno presi mia cognata e suo fratello. A me non li
hanno dati. Io ho ceduto loro il mio patrimonio ma non me li hanno dati. Perchpio sono
una specie di pazzo. Torno adesso da una visita che ho fatto loro. Li ho visti ma non me li
daranno. Altrimenti li educherei in modo che non fossero come i loro genitori. Invece
bisogna che siano precisi a loro. Ebbene che fare? Si capisce che non me li daranno e non
me li affideranno. Ma non so se sarei capace di educarli. Credo di no. Sono un rudere un
infermo. Una sola cosa c'qin me. Lo so.
Suqla fede che ho di sapere quello che tutti non riusciranno a sapere tanto presto.
Sui miei figli sono vivi e crescono da selvaggi come tutti gli altri intorno a loro. Li ho
visti li ho visti tre volte. Non posso far nulla per loro. Nulla. Adesso vado a casa mia nel
mezzogiorno. Ljho una casetta e un piccolo giardino.
Sunon tanto presto gli uomini verranno a sapere quello che so io. Se ci sia molto ferro e
che metalli ci siano nel sole e nelle stelle si puzsapere con facilitj
; ma quello che viene a
scoprire la nostra porcaggine qdifficile, tremendamente difficile!
Voi almeno ascoltate; anche di questo vi sono grato.
16.
- Ecco voi avete rammentato i figli. Di nuovo che grosse bugie si dicono sui figli! I figli
sono una benedizione di Dio i figli sono una gioia. Ma qtutta menzogna. Tutto questo q
esistito un tempo ma ora non c'qniente di simile. I figli sono un tormento e nient'altro. La
maggior parte delle madri sentono proprio cosue a volte lo dicono proprio cosu
involontariamente. Interrogate la maggior parte delle madri del nostro ambiente di
persone agiate:
vi diranno che, per la paura che i loro figli possano ammalarsi e morire, esse non
vogliono avere figli, non vogliono allattare se gijhanno partorito per non affezionarsi e
non soffrire. Il godimento che procura loro un bambino col fascino suo di quelle manine
dei piedini di tutto il corpicino il piacere arrecato da un bambino qminore della

sofferenza che esse provano a non voler parlare d'una malattia o della perdita del
bambino per la sola paura d'una possibilitjdi malattia e di morte. Dopo aver pesato i
vantaggi e gli svantaggi il risultato qche non conviene e perciznon qdesiderabile avere
figli. Esse lo dicono con franchezza e coraggio immaginando che in loro questi
sentimenti provengano dall'amore per i bambini; sentimento buono e lodevole di cui sono
orgogliose. Non si accorgono che con questo ragionamento negano addirittura l'amore e
affermano soltanto il proprio egoismo. Per loro qminore il piacere dato dal fascino d'un
bambino che non le sofferenze suscitate dalla paura che avrebbero per lui e perciznon
vogliono quel bambino che avrebbero amato. Esse non sacrificano se stesse per un essere
amato ma il futuro essere amato a se stesse. E' chiaro che questo non qamore ma
egoismo. Eppure il braccio non si leva a giudicarle per questo egoismo le madri di
famiglie agiate quando ci si ricorda di tutto quello che debbono passare per le
indisposizioni dei figli di nuovo grazie agli stessi medici nella nostra vita signorile. Basta
che io mi ricordi perfino adesso la vita e lo stato d'animo di mia moglie nei primi tempi
quando avevamo tre o quattro figli e lei era tutta assorbita da loro che mi prende lo
spavento! Una nostra vita non esisteva affatto. Era una specie di eterno pericolo il
mettersi in salvo da esso il pericolo che incombeva di nuovo di nuovo gli sforzi disperati
e di nuovo la salvezza cioqcontinuamente la situazione che c'qsu una nave che sta
naufragando. A volte mi sembra che questo fosse fatto apposta che lei si fingesse inquieta
per i figli allo scopo di vincermi. Tanto era attraente e semplice il modo con cui questo
risolveva tutte le questioni in suo favore. Mi sembrava a volte che tutto cizche faceva e
diceva in quei casi fosse fatto e detto apposta. E invece no lei si tormentava sempre
tremendamente ed era piena d'incertezza per i figli per la loro salute e le loro malattie.
Era una tortura per lei e anche per me.
E lei non poteva non tormentarsi. Infatti l'inclinazione per i figli l'esigenza animale di
allattarli cullarli difenderli c'era come c'qnella maggioranza delle donne. Ma non c'era
quello che c'qnegli animali l'assenza d'immaginazione e di raziocinio.
La gallina non ha paura di quel che puzcapitare al suo pulcino non conosce tutte le
malattie che possono colpirlo; non conosce tutti i rimedi con i quali gli uomini
s'immaginano di poter salvare dalle malattie e dalla morte. E i figli per essa per la gallina
non sono un tormento. Essa fa per i suoi pulcini quello che le viene naturalmente e
gioiosamente fatto; i figli sono una gioia per essa. Quando un pulcino comincia ad
ammalarsi le preoccupazioni che essa nutre non sono molto definite: lo scaldagli djda
mangiare. E facendo questo sa di fare tutto quel che deve fare. Se il pulcino muore essa
non si chiede come mai qmorto dove se n'qandato sta lua chiocciare per un po'poi smette
e seguita a vivere come prima. Ma per le nostre povere donne e per mia moglie era
diverso. A non voler parlare delle malattie del modo di curarle sul modo di educare di far
crescere i bambini sentiva e leggeva da ogni parte delle regole infinitamente varie e
sempre mutevoli. Sul dar loro da mangiare cosuquesto; no non cosunon questo ma in
quest'altro modo sul vestirli sulle cose da dar loro da bere sul fare il bagno sul metterli a
letto sul portarli a spasso sull'aria su tutto questo noie principalmente lei imparavamo
ogni settimana delle regole nuove. Come se avessero cominciato a partorire bambini dal
giorno prima. E se non gli aveva dato da mangiare cosunon gli aveva fatto il bagno cosu
al momento giusto e il bambino si ammalava la conclusione era che i colpevoli eravamo
noi non avendo fatto cizche bisognava fare.

Questo finchpc'era la salute. E lo stesso era un tormento. Ma se poi uno si ammalava era
finita. Era un vero inferno. Si presuppone che le malattie si possano curare e che ci siano
una scienza apposita e delle persone apposite - i medici - e che loro sappiano fare. Non
tutti ma che i migliori sappiano fare. Ed ecco che un bambino qmalato e bisogna mettere
la mano su quello ljche qil meglio di tutti, quello che puzsalvarlo e allora il bambino q
salvo; ma se non ti assicuri questo medico o abiti in un altro luogo il bambino qperduto.
E questo non lo crede esclusivamente lei ma lo credono tutte le donne del suo ambiente e
da tutte le parti lei non sente dire altro. A Ekaterina Semjznovna ne sono morti due
perchpnon si qchiamato in tempo Ivan Zacharyc' e a Marja Ivanovna Ivan Zacharyc' ha
salvato la maggiore delle bambine; e invece dai Petrov per consiglio del medico se ne
sono andati in tempo in albergo e sono rimasti in vita mentre a quelli che non se ne sono
andati i figli sono morti. E quell'altra aveva un bambino debole sono andati a stare nel
mezzogiorno per consiglio del medico e hanno salvato il bambino. E allora come non
tormentarsi e non agitarsi per tutta la vita? Quando la vita dei figliai quali lei q
animalescamente affezionata dipende dal fatto che sappia in tempo che cosa ne dirjIvan
Zacharyc'e quello che dirjIvan Zacharyc' non lo sa nessuno. Meno che mai lui stesso
perchplui sa molto bene di non sapere nulla e di non poter giovare a nulla e si limita a
menare il can per l'aia come gli cj
pita purchpnon si cessi di credere che sa qualcosa.
Certose lei fosse stata in tutto una bestia non si sarebbe tormentata cosu
. E se fosse stata
in tutto un essere umano avrebbe avuto la fede in Dio e avrebbe detto e pensato come
dicono i credenti: "Dio l'ha dato Dio l'ha ripreso a Dio non si sfugge".
Perciztutta la vita con i figli era per mia moglie e di conseguenza pure per me non una
gioia ma un tormento. E come non tormentarsi? E lei si tormentava sempre. Capitava che
c'eravamo appena calmati dopo qualche scena di gelosia o un semplice litigio e volevamo
vivere, leggere e pensare un poco; c'eravamo appena messi a fare qualcosa che a un tratto
arrivava la notizia che Vasja vomitava o Masha perdeva sangue andando di corpo o
Andrjusha aveva un'eruzione; e si capisce che era finita e la vita non esisteva pi. Dove
bisognava correre quali medici andare a chiamare dove isolare il malato? E cominciavano
i clisteri, le temperature, le pozioni e i medici. Non faceva in tempo a finire questo che
cominciava qualcosa d'altro. Una vita familiare regolare e stabile non esisteva. C'era
invece come vi ho detto un continuo salvarsi da immaginari ed effettivi pericoli. Cosuq
adesso nella maggioranza delle famiglie. E nella mia famiglia cizavveniva in un modo
particolarmente spiccato. Mia moglie era tenera dei figli e credula.
Sicchpla presenza dei figli non solo non rendeva migliore la nostra vita ma l'avvelenava.
Inoltre i figli erano per noi un nuovo pretesto di discordia. Da quando avevamo figli e
quanto piessi crescevano tanto pispesso erano proprio i figli che costituivano un
mezzo e un oggetto di discordia. Non solo un oggetto di discordia ma i figli erano anche
uno strumento di lotta; era come se combattessimo tra noi attraverso i figli.
Ognuno di noi aveva il suo figlio preferito che era uno strumento di battaglia. Io
combattevo piche altro attraverso Vasja il maggiore e lei attraverso Liza. Inoltre
quando i figli cominciarono a crescere e i loro caratteri si definirono accadde che
diventarono degli alleati che facemmo intervenire ognuno dalla sua parte. Loro poverini
ne soffrivano terribilmente ma noi nella nostra continua guerra avevamo altro da pensare
che a loro. La bambina era mia partigiana mentre il maggiore dei ragazzi che somigliava

a lei ed era il suo preferitomi riusciva spesso odioso.


17.
- E cosuquesta era la nostra vita. I nostri rapporti diventavano sempre piostili. E
finalmente si arrivzal punto che non era piil disaccordo a produrre l'ostilitjma l'ostilitj
che produceva il disaccordo: qualunque cosa lei dicesse io non ero d'accordo fin da prima
e proprio lo stesso capitava a lei.
Dopo tre anni si era concluso spontaneamente da ambo le parti che non potevamo capirci
non potevamo andare d'accordo. Avevamo ormai smesso di tentare di spiegarci a fondo.
Sulle cose pisemplici in particolar modo sui figli rimanevamo inalterabilmente ognuno
della propria opinione. Per quel che ricordo adesso le opinioni che difendevo non mi
erano affatto cosucare che io non potessi rinunciarci; ma lei era dell'opinione opposta e
cedere significava cederle. E questo io non potevo farlo. Lei neppure.
Probabilmente riteneva d'essere sempre in tutto dalla parte della ragione rispetto a me e
certo quello che facevo io rispetto a lei era sempre sacrosanto ai miei occhi. Quando
eravamo soli eravamo quasi costretti al silenzio oppure a discorsi come quelli che ne
sono certo possono fare gli animali tra loro: "Che ora q
? qora d'andare a dormire. Che
cosa c'qa pranzo quest'oggi? Dove dobbiamo andare? Che cosa sta scritto sul giornale?
Bisogna mandare a chiamare il medico. Masha ha mal di gola". Bastava uscire di un
capello da questa cerchia di discorsi ristrettasi fino all'inverosimile perchpscoppiasse
l'irritazione. Venivano fuori scontri ed espressioni d'odio per il caffqla tovaglia la
carrozzella per una mossa di "vint"tutte cose che npper l'uno npper l'altra potevano avere
nessuna importanza. In me perlomeno ribolliva spesso contro di lei un odio tremendo! A
volte stavo a vedere come versava il tqmuoveva una gamba o avvicinava il cucchiaino
alla bocca faceva gorgogliare e assorbiva il liquido e la odiavo proprio per quello come
per il peggiore degli atti. Non avevo osservato allora che i periodi di rancore sorgevano in
me con assoluta regolaritje uniformitjin corrispondenza ai periodi di cizche noi
chiamavamo amore. Un periodo d'amore un periodo di rancore; un energico periodo
d'amore un lungo periodo di rancore; un pidebole manifestarsi dell'amore un breve
periodo di rancore. Allora non capivamo che quell'amore e quel rancore erano il
medesimo sentimento animale ma considerato da due lati diversi. Vivere cosusarebbe
stato orrendo se avessimo capito la nostra situazione; ma noi non la capivamo e non la
vedevamo. In questo appunto sta la salvezza e la punizione dell'uomo che quando vive
irregolarmente puzvelarsi lo sguardo per non vedere la miseria della propria situazione.
Cosufacevamo anche noi. Lei cercava di distrarsi con le sue occupazioni convulse e
sempre frettolose: l'andamento della casa l'arredamento gli abiti suoi e dei figli lo studio e
la salute dei figli. Io invece avevo le cose mie: le ubriacature l'ufficio la cacciale carte.
Entrambi eravamo sempre occupati.
Sentivamo entrambi che pieravamo occupati pipotevamo essere cattivi l'uno con
l'altro. "Per te qfacile fare le tue smorfie"pensavo di lei ma ecco che hai passato tutta la
notte a tormentarmi con le tue scene, e io ho una seduta. "E tu te la passi bene"non solo
pensava ma diceva lei e io sono stata tutta la notte senza dormire per via del bambino.
Queste nuove teorie dell'ipnotismo delle malattie mentali sono tutte una sciocchezza non
tanto semplice ma nociva disgustevole. Di mia moglie Charcot avrebbe detto senza

dubbio che era isterica e di me avrebbe detto che ero un anormale e magari si sarebbe
messo a curarmi. Invece qui non c'era niente da curare.
E cosuvivevamo dentro una continua nebbia senza vedere la situazione in cui ci
trovavamo. E se non fosse accaduto cizche qaccaduto e io avessi continuato a vivere
cosufino alla morte avrei certo creduto morendo d'avere trascorso una vita buona non
particolarmente buona ma neppure cattiva come cj
pita a tutti; non avrei capito l'abisso
d'infelicitje l'ignobile menzogna in cui mi ero dibattuto.
Invece noi eravamo due galeotti che si odiavano legati dalla stessa catena e si
avvelenavano reciprocamente la vita cercando di non vederlo. Allora non sapevo ancora
che i novantanove centesimi dei coniugi vivono nel medesimo inferno in cui vivevo io e
che non puzessere diversamente. Allora non lo sapevo ancora npdegli altri npdi me
stesso.
E' straordinario quali coincidenze cj
pitino nella vita regolare e perfino in quella
irregolare! Proprio quando i genitori per causa l'uno dell'altro sentono la vita diventare
insopportabile si rendono indispensabili anche le condizioni di vita cittadina per
l'educazione dei figli. Ed ecco che appare la necessitjdi trasferirsi in cittj
.
Egli tacque ed emise un paio di volte quei suoi strani suoni che adesso erano ormai in
tutto simili a singhiozzi trattenuti. Ci avvicinavamo a una stazione.
- Che ora q
? - egli chiese.
Guardai: erano le due.
- Non siete stanco? - egli chiese.
- No; ma voi siete stanco?
- Mi sento soffocare. Permettete, vado a fare due passi, a bere un po' d'acqua.
E barcollando attraverszil vagone. Io rimasi solo, riandando con la mente a tutto cizche
mi aveva detto ed ero cosuassorto che non avevo fatto caso come fosse tornato da un'altra
porta.
18.

- Su
, non faccio che lasciarmi distrarre - egli cominciz. - Ho pensato molto. Molte cose le
vedo in un altro modo e tutto questo ho voglia di dirlo. Sicchpcominciammo a vivere in
cittj
. In cittjun uomo puzstarci cent'anni e non accorgersi che qmorto e putrefatto da un
pezzo. Non c'qtempo di venire a capo di se stessi si qsempre occupati.
Gli affari, i rapporti sociali, la salute, le arti, la salute dei figli, la loro educazione. Ora
bisogna ricevere questi e questi altri, andare da questi e da questi altri, ora bisogna vedere
quella, ascoltare quello o quella. Perchpin cittjin qualsiasi momento c'qunao anche due
o tre celebritjche non si possono in nessun modo lasciar perdere. Ora bisogna curare se
stessi, questo o quello, ora ci sono i professori, i ripetitori, le istitutrici e la vita qvuota
vuotissima. Cosudunque vivevamo e sentivamo meno il dolore della convivenza. Inoltre
nei primi tempi ci fu un'occupazione magnifica l'installazione in una cittjnuova in un

nuovo alloggio e poi l'occupazione dei viaggi dalla cittjin campagna e dalla campagna in
cittj
.
Trascorremmo un inverno e nell'inverno successivo avvenne ancora la circostanza
seguente che non poteva essere notata da nessuno e pareva insignificante ma fu tale da
produrre tutto quello che qaccaduto.
Lei era indisposta e i medici le ordinarono di non avere figli e le insegnarono un
espediente. A me questo ripugnava. Mi ci opposi ma lei con spensierata ostinazione
insistette e io mi sottomisi; l'ultima giustificazione della vita maialesca - i figli - era tolta
e la vita diventzancora pischifosa.
Al contadino che lavora i figli sono necessari, benchpgli sia difficile tirarli su; ma gli
sono necessarie percizi suoi rapporti coniugali hanno una giustificazione. Invece a noi
persone che abbiamo figli non sono necessari altri figli sono una preoccupazione in pi
una spesa dei futuri coeredi sono un peso. E giustificazioni della vita maialesca per noi
non ce n'qnessuna. O ci liberiamo artificialmente dai figli oppure guardiamo ai figli
come a una sventura alla conseguenza di un'imprudenza. E questo qancora pischifoso.
Non c'qgiustificazione. Ma noi siamo caduti cosuin basso moralmente che non vediamo
neppure la necessitjdi una giustificazione. La maggior parte dell'ambiente colto di oggi
si abbandona a questa depravazione senza il minimo rimorso di coscienza. Non c'qnulla
che possa rimordere perchpdi coscienza nel nostro mondo non ce n'qnessuna tranne se
cosusi puzchiamarla la coscienza dell'opinione pubblica e della legge penale. E qui np
l'una npl'altra sono violate; non c'qda vergognarsi di fronte alla societjlo fanno tutti:
"Anche Marja Pavlovna e Ivan Zacharyc'.
Altrimenti si dovrebbe forse allevare dei poveri diavoli o privarsi della possibilitjdi
vivere tra la gente?". Vergognarsi della legge penale e temerla qegualmente inutile. Sono
quelle scandalose sgualdrine e mogli di soldati che gettano i figli negli stagni e nei pozzi:
quelle, si capisce, bisogna metterle in prigione, ma tra noi tutto qfatto a suo tempo e
pulitamente.
Cosutrascorremmo ancora due anni. L'espediente di quei mascalzoni di medici
cominciava evidentemente ad avere effetto; lei si era fatta pipiena e pibella nel fisico
come l'ultima bellezza dell'estate. Lei lo sentiva e si occupava di se stessa. Le era venuta
una bellezza provocante che rendeva inquiete le persone.
Era in tutta la sua forza di donna trentenne che non partorisce ben grassa ed eccitata. Il
suo aspetto suscitava inquietudine.
Quando passava tra gli uomini attirava su di spi loro sguardi.
Era come un cavallo ben grasso rimasto fermo per un pezzo al suo attacco al quale
avessero tolto il freno della briglia. Freni non ne aveva nessuno come i novantanove
centesimi delle nostre donne.
E io lo sentivo e avevo paura.
19.

A un tratto egli si alzze andza sedersi proprio accanto al finestrino.


- Scusatemi- egli proferue fissando gli occhi fuori del finestrino rimase a sedere cosuper
circa tre minuti n silenzio. Poi sospirzprofondamente e si sedette di nuovo di fronte a
me. Il suo viso era diventato del tutto diverso gli occhi facevano pena e un sorriso quasi
strano gli increspava le labbra. - Sono un poco stanco ma terminerzil mio racconto. C'q
ancora molto tempo non fa ancora giorno. Sissignore- egli cominciz di nuovo
accendendo una sigaretta. - Era ingrassata dacchpaveva smesso di partorire e quella
malattia che era l'eterno stare in pena per i figli aveva cominciato a passarle.
Non era che passasse ma era come se fosse tornata in spdopo l'ubriachezza e avesse visto
che c'era tutto il creato con le sue gioie che lei aveva dimenticate ma nel quale non
sapeva vivere il creato che lei non capiva affatto. "Come fare a non lasciarselo sfuggire?
Il tempo passa e non si puzfarlo tornare indietro". Mi figuro che pensasse piuttosto
sentisse a questo modo; e del resto non poteva pensare e sentire diversamente: l'avevano
educata nell'idea che al mondo c'era una sola cosa degna di attenzione l'amore. S'era
maritata aveva avuto qualcosa di quest'amore ma non solo assai meno di quanto era
promesso di quanto era atteso ma anche molte delusioni e sofferenze e per di pi
l'inatteso tormento di tutti quei figli. Questo tormento l'aveva spossata. Ed ecco che
grazie alla premura dei medici era venuta a sapere che si poteva fare a meno dei figli.
S'era rallegrata l'aveva sperimentato ed era rinata per la sola cosa che sapeva per l'amore.
Ma l'amore con un marito reso brutto dalla gelosia e da cattiverie d'ogni genere era ormai
tutt'altra cosa. Comincizad apparirle nell'immaginazione un altro amore bello pulito
bello nuovo o almeno cosupensavo io di lei. Ed ecco che cominciza guardarsi intorno
come aspettando qualcosa. Io lo vidi e non potevo non esserne preoccupato. Cominciza
capitare spesso che, discorrendo come sempre con me attraverso gli altri, cioqparlando
con estranei ma rivolgendo il discorso a me affermasse arditamente senza pensare affatto
che un'ora prima aveva detto l'opposto e l'aveva affermato quasi seriamente che le cure
materne erano un inganno che non valeva la pena di sacrificare la propria vita per i figli
che esisteva la giovinezza e ci si poteva godere la vita. Dei figli si occupava meno non
picosudisperatamente come prima ma si occupava sempre pidi se stessa del proprio
aspetto benchplo nascondesse e dei propri piaceri e perfino del proprio perfezionamento.
S'era rimessa con passione al pianoforte che prima era stato interamente trascurato. Da
questo appunto prese inizio tutto.
Egli si volse di nuovo verso il finestrino con i suoi occhi dallo sguardo stanco ma subito
facendo visibilmente uno sforzo su se stesso continuzdi nuovo:
- Su
, comparve quell'uomo -. Si confuse e un paio di volte emise col naso dei suoni
particolari.
Vedevo che per lui era un tormento nominare quell'uomo, ricordarlo, parlarne. Ma egli
fece uno sforzo e come lacerando l'ostacolo che gli dava noia, continuzrisolutamente:
- Era una mala persona ai miei occhi, secondo il mio giudizio. E non per l'importanza che
acquistznella mia vita ma perchpera effettivamente tale. Del resto, il fatto che lui
valesse poco non serve che a dimostrare come era irresponsabile lei. Se non era lui
sarebbe stato un altro; era una cosa che doveva accadere -.

Egli tacque di nuovo per un po'. - Sissignore, era un musicista, un violinista; non un
musicista professionista, ma mezzo professionista, mezzo uomo di societj
. Suo padre q
un proprietario terriero vicino di mio padre. Suo padre s'era rovinato e i figli erano tre
ragazzi si sistemarono tutti soltanto questo che era il minore fu affidato alla sua madrina
a Parigi. Ljlo fecero entrare al conservatorio perchpaveva attitudine per la musica e ne
uscuviolinista e suonava nei concerti. Era un uomo... - Desiderando evidentemente dire
qualcosa di male di lui se ne trattenne e disse in fretta: Insomma non so come vivesse; so
soltanto che quell'anno era comparso in Russia ed era comparso da me: gli occhi umidi a
mandorla le labbra rosse sorridenti i baffetti impomatati la pettinatura pirecente alla
moda il viso d'una bellezza volgare quello che le donne chiamano "mica male"di
complessione debole anche se non mostruosa con il sedere particolarmente sviluppato
come ce l'hanno le donne come ce l'hanno si dice gli ottentotti. Anche loro si dice sono
musicisti. Portato a forzare per quanto qpossibile la confidenza ma attento e sempre
pronto a fermarsi alla minima resistenza conservando la dignitjesteriore e con quella
particolare sfumatura parigina delle scarpe abbottonate e delle cravatte a colori vivaci e
delle altre cose che si appropriano gli stranieri a Parigi e che per la loro particolare novitj
fanno sempre effetto sulle donne. Nei modi un'artificiosa allegria esteriore. La
consuetudine sapete di parlare di tutto attraverso allusioni e frammenti come se tutto
questo lo sapeste lo ricordaste e poteste integrarlo da voi. Lui appunto con la sua musica
fu la causa di tutto. Perchpal processo la cosa fu presentata come se tutto fosse accaduto
per gelosia. Niente affatto, cioqnon niente affatto ma qcosue non qcosu
. Al processo
giunsero proprio alla conclusione che ero un marito ingannato e che avevo ucciso per
difendere il mio onore oltraggiato (perchpcosusi chiama nel loro linguaggio). E per
questo mi hanno assolto. Io al processo cercai di chiarire il significato della cosa ma loro
l'interpretavano nel senso che volessi riabilitare l'onore di mia moglie.
I suoi rapporti con quel musicista di qualunque natura siano stati non sono una cosa che
importi per me e neppure per lei.
Importa invece quello che vi ho raccontato, cioqla mia porcaggine. Tutto qavvenuto
perchptra noi c'era quell'abisso tremendo di cui vi ho parlato quella tremenda tensione
del reciproco odio dell'uno per l'altro in cui bastava il primo pretesto che si presentasse
per suscitare la crisi. Negli ultimi tempi i litigi tra noi diventavano qualcosa di pauroso ed
erano particolarmente stupefacenti, alternati a una passionalitj animale anch'essa
convulsa.
Se non fosse comparso lui sarebbe comparso un altro. Se non ci fosse stato il pretesto
della gelosia ce ne sarebbe stato un altro. Insisto che tutti i mariti che vivono come
vivevo io devono o darsi alla dissolutezza o separarsi dalla moglie o uccidere se stessi o
la propria moglie come ho fatto io. Se a qualcuno questo non qcapitatosi tratta di
un'eccezione particolarmente rara.
Perchpio, prima di finire come ho finito, sono stato parecchie volte sulla soglia del
suicidio e anche lei tentzdi avvelenarsi.
20.

- Su
, cosuqstato e non molto tempo prima di quello.

Vivevamo come in armistizio e non c'era nessuna ragione di violarlo. A un tratto si


comincia a parlare d'un cane che all'esposizione ha ricevuto una medaglia, dico io. Lei
dice che non quna medaglia, ma una menzione onorevole. Comincia una discussione.
Comincia il saltare da un oggetto all'altro i rimproveri: "Eh, ma si sa da un pezzo q
sempre cosu
. Tu hai detto...". "No, non l'ho detto". "Allora vuol dire che mentisco!...".
Si sente che da un momento all'altro puzcominciare quel tremendo litigio in cui si ha
voglia di uccidere se stessi o lei. Sai che sta per cominciare e ne hai paura come del fuoco
e percizvorresti trattenerti ma l'ira invade tutto il tuo essere. Lei qin una situazione
simile anzi peggiore djun'altra interpretazione a ogni tua parola attribuendole un
significato falso; e ogni sua parola qimbevuta di veleno; dovunque sa che posso soffrire
di piljappunto mi colpisce. Pisi va avanti peggio q
. Io grido: "Taci"o qualcosa del
genere. Lei esce precipitosamente dalla stanza e corre nella camera dei bambini.
Io cerco di trattenerla per finire il discorso e dimostrarle tutto la prendo per un braccio.
Lei finge che le abbia fatto male e grida: "Bambini, vostro padre mi picchia!". Io grido:
"Non mentire!". " Perchpnon qpila prima volta!" grida lei o qualcosa di simile. I
bambini si precipitano verso di lei. Lei li calma. Io dico: "Non fingere!". Lei dice: "Per te
tutto qfinzione tu sei capace di uccidere una persona e dire che finge.
Adesso ti ho capito. E' questo appunto che vuoi!". "Oh, che tu possa crepare!" grido io.
Ricordo come mi fecero inorridire queste parole. Non mi aspettavo affatto che avrei
potuto dire delle parole cosutremende e volgari e mi stupisco che mi siano uscite fuori.
Grido queste orribili parole e scappo nel mio studio mi siedo e fumo. Sento che lei esce
in anticamera e si prepara ad andarsene Io chiedo dove va. Lei non risponde. Ebbene che
il diavolo se la portimi dico io tornando nello studio e di nuovo mi corico e fumo. Mille
diversi progetti sul modo di vendicarmi di lei e liberarmene e sul modo di accomodare
tutto e fare come se non fosse successo niente mi vengono in testa. Penso tutto questo e
fumo, fumo, fumo. Penso di fuggire lontano da lei di nascondermi di partire per
l'America. Arrivo al punto di sognare come mi libererzdi lei e come sarjbello come mi
unirza un'altra ottima donna del tutto nuova. Me ne libererzperchpmorirjo perchp
divorzierze escogito il mezzo di farlo. Vedo che mi confondo che non penso quello che
dovrei e per non vedere che non penso quello che dovrei per questo appunto fumo.
E la vita in casa continua. Viene l'istitutrice, chiede dov'q"Madame" e quando tornerj
. Il
domestico chiede se deve servire il tq
. Arrivo in sala da pranzo; i bambini e in particolar
modo Liza, la maggiore, che gijcapisce mi guardano con aria interrogativa e malevola.
Beviamo il tqin silenzio. Lei continua a non esserci. Passa tutta la sera e lei non c'qe due
sentimenti si alternano nell'animo: il rancore contro di lei perchptormenta me e tutti i
bambini con la sua assenza che deve pur finire in un suo ritorno e la paura che non torni e
attenti a se stessa.
Andrei a prenderla. Ma dove cercarla? Da sua sorella? Ma qsciocco arrivare lja
domandare. E del resto che Dio la protegga; se vuole tormentare che si tormenti lei.
Perchplei non aspetta altro. E la prossima volta sarjancora peggio. Ma se non fosse da
sua sorella e stesse attentando o avesse gijattentato a se stessa?... Passano le dieci
passano le undici! Non vado in camera da letto qsciocco star lucoricato ad aspettare,

sicchpnon mi corico. Voglio mettermi a fare qualcosa, scrivere una lettera, leggere ma
non posso far nulla. Sto lusolo nello studio mi tormento mi irrito e rimango in ascolto.
Sono le tre, le quattro:
lei continua a non esserci. Verso la mattina mi addormento. Mi sveglio: non c'q
.
Tutto in casa va come prima ma tutti sono perplessi e tutti mi guardano con aria
d'interrogazione e di rimprovero presupponendo che ogni cosa derivi da me.
In me c'qsempre la stessa lotta fra il rancore perchpmi tormenta e l'inquietudine per lei.
Verso le undici del mattino arriva la sorella come sua ambasciatrice. E comincia la solita
storia: "Lei qin una situazione tremenda. Su che cosa qmai questo? Non qmica successo
niente". Io parlo del suo carattere impossibile e dico che non ho fatto nulla.
"Ma le cose non possono mica restare cosu
"dice sua sorella.
"Tutto questo qaffar suo e non mio"dico io. "Io il primo passo non lo farz. Se c'qda
separarci separiamoci".
Mia cognata se ne va senza avere ottenuto nulla. Ho detto arditamente che non avrei fatto
il primo passo ma quando lei se n'qandata e io sono venuto fuori e ho visto i bambini che
facevano pietjspaventati com'erano ero gijpronto a fare il primo passo. E sarei lieto di
farlo ma non so come. Di nuovo cammino fumo bevo dell'acquavite e del vino a
colazione e ottengo quello che inconsciamente desidero: non vedo la stupiditjla volgaritj
della mia situazione.
Verso le tre arriva lei. Incontrandomi non dice niente. Io immagino che si sia rassegnata e
comincio a dire che sono stato eccitato dai suoi rimproveri. Lei sempre con lo stesso viso
severo e tremendamente spossato dice che non possiamo vivere insieme. Io comincio a
dire che il colpevole non sono io che qstata lei a farmi perdere il lume degli occhi. Lei mi
guarda severa solenne e poi dice: "Non dire di pite ne pentirai". Io dico che non posso
soffrire le commedie. Allora lei grida qualcosa che non riesco a capire e se ne fugge in
camera sua. E la segue il rumore della chiave: s'qchiusa dentro. Io busso non viene
risposta e mi allontano irritato. Mezz'ora dopo Liza accorre in lacrime. "Che c'q
? q
successo qualcosa?" "La mamma non si sente".
"Andiamo". Io scrollo la porta con tutte le mie forze. Il paletto qmal tirato ed entrambi i
battenti si spalancano. Mi avvicino al letto. Lei con le sue sottane e le scarpe alte q
buttata sul letto. Sulla tavola c'quna fiala di oppio vuota. La facciamo tornare in sp
.
Lacrime e infine riconciliazione. Non riconciliazione. Nell'animo di ciascuno c'qil
medesimo vecchio rancore reciproco con l'aggiunta in pidell'irritazione per il dolore
arrecato da quel litigio e da ciascuno messo in conto dell'altro. Ma bisogna pur mettere
fine a tutto questo e la vita prosegue come prima. Cosulitigi come quello e peggiori
avvenivano di continuo ora una volta alla settimana ora una volta al mese ora ogni
giorno. Ed era sempre la stessa cosa. Una volta m'ero gijfatto dare il passaporto per
l'estero: il litigio era durato due giorni. Ma poi ci fu di nuovo una mezza spiegazione una
mezza riconciliazione e rimasi.

21.
- Ecco dunque in quali rapporti eravamo quando comparve quell'uomo. L'uomo - il suo
nome qTruchacevskij - arrivza Mosca e comparve a casa mia. Era mattina. Lo ricevetti.
Una volta ci davamo del tu. Con delle frasi che stavano a mezzo fra il tu e il voi egli
cerczdi rimanere al tu ma io intonai apertamente il discorso sul voi e lui si sottomise
subito.
Mi era dispiaciuto molto fin dalla prima occhiata. Ma fatto strano una strana forza fatale
mi portava a non respingerlo a non allontanarlo ma al contrario a ravvicinarlo. Infatti che
cosa ci sarebbe stato di pisemplice che discorrere freddamente con lui e congedarlo
senza avergli fatto conoscere mia moglie? E invece no: come a farlo appostami misi a
parlare della sua arte e dissi come m'avessero riferito che aveva abbandonato il violino.
Lui disse che al contrario ora suonava pidi prima. Ricordzche anch'io una volta
suonavo. Io dissi che non suonavo pi ma che mia moglie suonava bene. Fatto
straordinario! Il mio comportamento con lui nel primo giorno nella prima ora del nostro
incontro furono tali come avrebbero potuto essere solamente dopo tutto ciz che q
accaduto. C'era qualcosa di convulso nei miei rapporti con lui: notavo ogni parola ogni
espressione detta da lui o da me attribuendovi importanza.
Lo presentai a mia moglie. Il discorso cadde subito sulla musica e lui si offrudi suonare
con lei. Mia moglie come sempre in quegli ultimi tempi era molto elegante e attraente
bella in una maniera inquietante. Lui le era visibilmente piaciuto fin dal primo sguardo.
Inoltre lei s'era rallegrata perchpavrebbe avuto il piacere di suonare col violino cosa che
amava molto tanto da pagare per questo un violinista d'orchestra e sul viso s'era espressa
questa gioia. Ma vedendomi capusubito il mio sentimento e mutzla sua espressione e
comincizquesto gioco del reciproco inganno. Io sorridevo piacevolmente facendo finta
di essere molto contento. Lui guardando mia moglie come tutte le persone immorali
guardano le belle donne faceva finta che lo interessasse soltanto l'argomento della
conversazione che era proprio quello che certo non lo interessava affatto. Lei cercava di
sembrare indifferente ma evidentemente la mia espressione che le era ben nota di geloso
dal sorriso falso e lo sguardo lascivo dell'ospite la eccitavano. Vidi che fin dal primo
incontro le si erano messi a brillare in particolar modo gli occhi e che probabilmente in
conseguenza della mia gelosia tra lui e lei s'era stabilita subito come una corrente
elettrica che provocava come un'identitjd'espressione degli sguardi e dei sorrisi. Lei
arrossiva, arrossiva lui. Lei sorrideva, sorrideva lui. Si parlzdi musica di Parigi di ogni
sorta di cose futili. Lui si alzzper andarsene e sorridendo col cappello sulla coscia che
sussultava stava in piedi e guardava ora lei ora me come aspettando quello che avremmo
fatto. Ricordo quel momento proprio perchpin quel momento potevo non invitarlo e
allora non sarebbe capitato nulla. Ma io guardai lui guardai lei. "Che non ti venga
neppure in mente che io sia geloso di te"le dissi mentalmente o che abbia paura di te dissi
mentalmente a lui e lo pregai di portare qualche sera il violino per suonare con mia
moglie. Lei mi guardzcon stupore si fece di fiamma e come si fosse spaventata cominciz
a dire di no sostenendo che non suonava abbastanza bene. Questo suo dire di no mi
irritava ancora di pie insistei ancora maggiormente. Ricordo lo strano sentimento con
cui guardavo la nuca il collo bianco di lui che faceva contrasto con i capelli neri spartiti

dalla scriminatura mentre col suo saltellante passo da uccello usciva da casa nostra. Non
potevo non confessarmi che la presenza di quell'uomo mi tormentava.
Dipende da me pensavo fare in modo di non vederlo mai; ma fare cosuvoleva dir
confessare che lo temevo. No non lo temo! Sarebbe troppo umiliante mi dicevo. E luin
anticamera sapendo che mia moglie mi sentiva insistei che venisse quella sera stessa col
violino. Lui me lo promise e andzvia.
Alla sera venne col violino e suonarono. Ma per un pezzo non riuscirono a suonare: non
c'era la musica di cui avevano bisogno e quella che c'era mia moglie non poteva suonarla
senza prepararsi. A me la musica piaceva molto e dimostravo la mia simpatia per la loro
esecuzione mettendogli a posto il leggio voltando le pagine. E qualche cosa suonarono.
Certe melodie senza parole e una sonata di Mozart. Lui suonava magnificamente: aveva
al massimo grado quello che si chiama stile; inoltre un gusto fine e nobile che non
andava affatto d'accordo col suo carattere.
Era molto piabile di mia moglie s'intende e l'aiutava e nello stesso tempo le lodava
garbatamente il suo modo di suonare. Si comportava molto bene. Mia moglie sembrava
interessarsi unicamente alla musica ed era molto semplice e naturale. Io invece benchp
fingessi d'interessarmi alla musica per tutta la sera senza interruzione fui tormentato dalla
gelosia.
Fin dal primo momento in cui gli occhi di lui s'erano incontrati con quelli di mia moglie
avevo visto che la bestia che si annidava in entrambi aveva chiesto di ljda ogni
convenzionalitjdi posizione e di mondo: "si puz?" e aveva risposto "oh subenissimo".
Avevo visto che lui non si aspettava affatto di trovare in mia moglie una signora
moscovita una donna cosuattraente e ne era stato molto lieto giacchpdubbi sul fatto che
lei fosse d'accordo non ne aveva alcuno. Tutto il problema era che non desse noia
l'insopportabile marito. Se io stesso fossi stato puro non l'avrei capito ma come la
maggior parte delle persone anch'io avevo pensato a quel modo delle donne mentre non
ero ammogliato e percizleggevo nell'animo di lui come in un libro.
Mi tormentavo particolarmente perchpvedevo senza possibilitjdi dubbio che in lei per
me non c'era altro sentimento all'infuori d'una permanente irritazione solo di rado
interrotta da una sensualitjormai abituale; mentre quell'uomo sia per la sua esteriore
eleganza e novitjcome soprattutto per la sua indubbia grande attitudine alla musica per il
ravvicinamento che sorgeva dal suonare insieme per l'influsso suscitato sulle nature
emotive dalla musica e particolarmente dal violino quell'uomo doveva non dico piacerle
ma indubbiamente e senza la minima esitazione doveva conquistarla schiacciarla
strizzarla attorcerla come una corda farne tutto quello che voleva. Questo non potevo non
vederlo e soffrivo orribilmente. Ma, malgrado questo o forse in seguito a cizc'era una
forza che contro la mia volontjmi costringeva a essere in particolar modo non solo
compu
to ma affabile con lui. Non so se lo facessi per mia moglie o per lui per dimostrare
che non lo temevo oppure per me per ingannare me stesso ma fin dai miei primi rapporti
con lui non riuscivo a essere semplice. Per non lasciarmi andare al desiderio di ucciderlo
subito dovevo mostrarmi affabile con lui. Durante la cena gli feci bere dei vini
prelibatimi entusiasmai del suo modo di suonare gli parlai con un sorriso particolarmente
affabile e lo invitai per la domenica successiva a pranzo e a suonare di nuovo con mia

moglie. Dissi che avrei invitato alcuni conoscenti amatori di musica ad ascoltarlo. Si finu
a questo modo.
E Pozdnyshev fortemente agitato cambizposizione ed emise quel suo suono particolare.
- strano come agiva su di me la presenza di quell'uomo egli ricominciza dire facendo
evidentemente uno sforzo per essere calmo. - Ritorno a casa da un'esposizione un giorno
o due dopo entro in anticamera e a un tratto sento che qualcosa di pesante come un masso
mi piomba sul cuore e non riesco a rendermi conto che cosa sia. Questo qualcosa era che
attraversando l'anticamera avevo notato qualcosa che ricordava lui. Solamente nel mio
studio mi resi conto di quel che era e tornai in anticamera per dare una conferma a me
stesso. Sunon m'ero sbagliato era il suo cappotto. Sapete un cappotto alla moda. (Tutto
cizche lo riguardava lo osservavo benchpnon me ne rendessi conto con una straordinaria
attenzione). Domando: qproprio cosuc'qlui. Vado in sala non attraverso il salotto ma
attraverso la camera di studio dei bambini. Liza mia figlia qintenta a un libro e la balia
asciutta qal tavolo con la piccola che fa girare un coperchio. La porta che djin sala q
chiusa. Di ljsento un arpeggio uniforme e la voce di lui e di lei mi metto in ascolto ma
non riesco a distinguere nulla: evidentemente i suoni del pianoforte sono emessi apposta
per soffocare le loro parole i loro baci... forse. Dio mio! che cosa si sollevzdentro di me
in quel momento! Mi basta ricordare la belva che allora viveva in me per esser preso
dallo spavento. Il cuore a un tratto mi si strinse si fermze poi cominciza martellarmi
dentro. Il sentimento principale come sempre in ogni irritazione era la compassione di me
stesso. Davanti ai bambini davanti alla balia! pensavo io. Dovevo essere terribile perchp
anche Liza mi guardava con degli occhi tremendi. "Che cosa devo fare?" mi chiesi.
"Entrare? non posso. Dio sa che cosa farei. Ma non posso neppure andarmene. La balia
mi guarda come se capisse la mia situazione".
"Ma non entrare qimpossibile" mi dissi e aprii rapidamente la porta. Lui era seduto al
pianoforte e faceva quegli arpeggi con le sue lunghe dita bianche arcuate in su. Lei stava
ritta in un angolo del pianoforte curva su della musica aperta. Fu lei la prima che mi vide
o mi sentue mi gettzuno sguardo. Sia che si fosse spaventata e avesse finto di non essersi
spaventata o che davvero non si fosse spaventata non ebbe un fremito non un movimento
e soltanto arrossue anche questo dopo.
"Come sono contenta che tu sia venuto; noi non abbiamo ancora stabilito che cosa
suonare domenica"disse lei con un tono col quale non mi avrebbe parlato se fossimo stati
soli. Questo e il fatto che avesse detto "noi" di spe di lui mi indignz. Lo salutai
silenziosamente. Lui mi strinse la mano e subito con un sorriso che mi sembrzaddirittura
di scherno comincio a spiegare che aveva portato la musica che serviva a prepararsi per
domenica e che adesso tra loro c'era disaccordo su quello che dovevano suonare se
qualcosa di pidifficile e classico cioquna sonata di Beethoven col violino o dei piccoli
pezzi. Tutto era cosusemplice e naturale che non si poteva trovare da ridire su nulla,
eppure io ero sicuro che tutto questo non era vero che stavano mettendosi d'accordo sul
modo d'ingannarmi.
Una delle condizioni pitormentose per i gelosi (e gelosi sono tutti nella nostra vita
sociale) sono certe determinate situazioni mondane in cui qammesso il maggiore e pi

pericoloso contatto tra uomo e donna. C'qda rendersi il ludibrio della gente a impedire il
contatto ai ball iil contatto dei medici con la loro ammalata il contatto nell'occuparsi
dell'arte di pittura e soprattutto di musica. Due persone si occupano insieme dell'arte pi
nobile la musica; per questo qnecessario un certo contatto e questo contatto non ha nulla
di biasimevole e soltanto uno sciocco marito geloso puzvederci qualcosa di poco
desiderabile. Eppure tutti sanno che proprio attraverso queste attivitje in particolare
attraverso quella musicale avviene la maggior parte degli adulteri nel nostro ambiente.
Io li avevo evidentemente turbati col turbamento che si era manifestato in me: per un
pezzo non riuscii a dire nulla. Ero come una bottiglia rovesciata da cui l'acqua non esce
perchpqtroppo piena. Volevo ingiuriarlo scacciarlo ma sentivo che dovevo di nuovo
essere gentile e affabile con lui. Feci appunto cosu
: feci finta di approvare tutto e di nuovo
per quello strano sentimento che mi aveva costretto a trattarlo con affabilitjtanto
maggiore quanto pitormentosa mi era la sua presenza. Gli dissi che mi rimettevo al suo
buon gusto e che questo consigliavo anche a lei.
Lui rimase ancora il tempo necessario per cancellare l'impressione spiacevole di quando
ero entrato a un tratto nella stanza col viso spaventato ed ero rimasto zitto e se ne andz
fingendo che ora avessero stabilito che cosa suonare l'indomani. Io invece ero
pienamente convinto che a paragone di cizche li occupava la questione di quello che
dovevano suonare fosse loro del tutto indifferente. Lo accompagnai con particolare
compitezza fino all'anticamera (come non accompagnare un uomo che qvenuto col
proposito di turbare la calma e rovinare la felicitjdi un'intera famiglia?). Con particolare
affabilitjstrinsi la sua mano bianca e morbida.
22.

- E per tutto quel giorno non le parlai non potevo. La sua vicinanza suscitava in me un
tale odio per lei che avevo paura di me stesso. A pranzo mi chiese di fronte ai bambini
quando sarei partito. La settimana dopo dovevo recarmi all'assemblea nel mio
circondario. Dissi quando partivo. Lei domandzse avevo bisogno di qualcosa per il
viaggio. Io non dissi nulla e sempre in silenzio me ne andai nel mio studio. Negli ultimi
tempi lei non veniva mai nella mia stanza particolarmente in quell'ora. Sono coricato
nello studio e mi sto arrabbiando. A un tratto ecco il noto passo. E mi viene in capo la
strana mostruosa idea che lei come la moglie di Uria voglia nascondere il peccato che ha
gijcommesso e che con questo scopo venga da me in un'ora cosuinsolita. Possibile che
venga da me? Pensavo sentendo i suoi passi che si avvicinavano. Se viene da me vuol
dire che ho ragione... E nell'animo mio si solleva un odio inesprimibile per lei. I passi si
avvicinano si avvicinano: possibile che non vada oltre in sala? Nola porta ha
scricchiolato e sulla porta sta la sua alta bella persona e nel viso e negli occhi ha una
timidezza e una cortigianeria che vuol nascondere ma che io vedo e di cui so il
significato. Sono quasi soffocato, tanto tempo ho trattenuto il respiro e continuando a
guardarla ho preso il portasigarette e ho cominciato a fumare.
"Via, che cos'qquesto? Si viene per stare un po' con te e tu ti metti a fumare" fece lei e si
sedette vicino a me sul divano, appoggiandosi a me.
Io mi feci da parte per non toccarla.

"Vedo che sei scontento che io voglia suonare domenica"disse lei.


"Non sono affatto scontento"dissi io.
"Non lo vedo forse?".
"Ebbene, me ne congratulo con tese lo vedi. Io invece non vedo nulla se non che ti
conduci come una civetta... Solo che a te ogni obiezione fa piacere mentre a me fa
orrore!".
"Su
, se vuoi dire insolenze come un vetturino, me ne vado".
"Vattene, ma sappi che, se non hai caro l'onore della famiglia, non sei tu che mi sei cara
(che il diavolo ti porti)ma l'onore della famiglia".
"Ma come come?".
"Fila per amor di Dio fila!".
Sia che fingesse di non capire di che cosa parlavo o che effettivamente non lo capisse il
fatto qche si offese e si arrabbize non se ne andzma si fermzin mezzo alla stanza.
"Sei proprio diventato impossibile"comincizqun carattere, il tuo, che non ci durerebbe
un angelo; e come sempre cercando di ferirmi nel modo pidoloroso possibile mi ricordz
come avevo agito con mia sorella (era un caso avvenuto con mia sorella quando io avevo
perso la pazienza e avevo detto delle villanie a mia sorella). Lei sapeva che questo mi
faceva soffrire e mi aveva colpito in quel punto.
"Dopo questo nulla potrjpimeravigliarmi"disse lei.
"Suoffendermi umiliarmi disonorarmi e mettermi tra i colpevoli" mi dissi e a un tratto mi
prese un rancore cosutremendo contro di lei come non l'avevo ancora mai sperimentato.
Per la prima volta ebbi voglia di esprimere fisicamente questo rancore. Balzai su e mossi
verso di lei ma nel momento stesso che balzavo su ricordo che mi resi conto del mio
rancore e mi chiesi se fosse bene abbandonarsi a questo sentimento e subito mi risposi
che era bene che questo l'avrebbe spaventata e subito invece di oppormi a questo rancore
cominciai ad alimentarlo ancora di piin me e a rallegrarmi che divampasse in me
sempre maggiormente.
"Fila o ti ammazzo!" gridai avvicinandomi a lei e la presi per un braccio. Dicendo questo
rafforzavo coscientemente l'intonazione di rabbia della mia voce. E dovevo essere
terribile perchplei rimase cosuintimidita che non ebbe neppure la forza di andarsene e
non faceva che dire:
"Vasja che fai! che ti qsuccesso?".
"Vattene"ruggii ancora piforte non ci sei che tu che puoi mettermi in furore. Non
rispondo di me.
Avendo messo in movimento il mio furore me ne inebriavo e avevo voglia di fare ancora

qualcosa di straordinario che mostrasse l'alto grado di questo mio furore. Avevo una
voglia tremenda di picchiarla di ucciderla ma sapevo che questo non si poteva fare e
percizper dar campo al mio furore presi dal tavolo un fermacarte gridai ancora una volta:
"Vattene!" e lo scagliai a terra vicino a lei. Avevo mirato molto esattamente vicino a lei.
Allora lei si mosse per uscire dalla stanza ma si fermzsulla porta. E subito, mentre lei mi
vedeva ancora (lo feci perchpmi vedesse)cominciai a prendere dal tavolo varie cose il
candeliere il calamaio e a gettarle a terra continuando a gridare: "Vattene, fila, non
rispondo di me!".
Lei se ne andze io smisi subito. Un'ora dopo venne da me la balia e disse che mia moglie
aveva un attacco isterico. Ci andai: singhiozzava, rideva, non riusciva a dire nulla e
sussultava in tutto il corpo. Non fingeva, ma era malata davvero.
Alla mattina, quando dopo la riconciliazione le ebbi confessato che ero geloso di
Truchacevskij non si turbzaffatto e scoppiza ridere nel modo pinaturale: tanto strana
addirittura le sembrava a quel che diceva lei la possibilitjdi sentire attrazione per un
uomo simile.
"E' mai possibile che per un uomo simile una donna per bene senta qualcosa a parte il
piacere offerto dalla musica? Ma se vuoi sono pronta a non vederlo pi. Perfino
domenica benchptutti siano gijinvitati scrivigli che non sto bene e sarjfinita. Una cosa
sola qspiacevole: che qualcuno e soprattutto lui possa pensare che qpericoloso. E io sono
troppo orgogliosa per permettere che si pensi questo".
E non mentiva mica credeva a quello che diceva sperava con queste parole di suscitare
del disprezzo verso di lui e di difendersene con esso ma non ci riuscu
. Tutto era rivolto
contro di lei e in particolar modo quella maledetta musica.
E cosufinututto e la domenica si radunarono gli invitati e loro suonarono di nuovo.
23.
- Penso che sia inutile dire che ero molto vanitoso. A non essere vanitosi nella nostra
solita vita non c'qdi che vivere. Sicchpla domenica mi occupai con gusto della
preparazione del pranzo e della serata musicale. Comprai io stesso molte cose per il
pranzo e dissi agli invitati di venire. Verso le sei si radunarono gli invitati e comparve lui
in marsina con dei gemelli di brillanti di cattivo gusto. Si comportava spigliatamente
rispondeva in fretta a tutto con un sorriso di consenso e di comprensione sapete con
quella particolare espressione per cui tutto cizche potete fare o dire appare proprio ciz
che si aspettava lui. Tutto quello che c'era in lui di poco per bene tutto cizlo notavo
adesso con particolare piacere perchptutto cizdoveva tranquillizzarmi e mostrare che per
mia moglie lui era su un gradino cosubasso che lei a quel che diceva non poteva
abbassarcisi. Ora non mi permettevo pid'essere geloso. In primo luogo mi ero gij
spossato abbastanza con questo tormento e avevo bisogno di riposarmi; in secondo luogo
volevo credere alle assicurazioni di mia moglie e ci credevo. Ma benchpnon fossi geloso
fui tuttavia poco naturale con lui e con lei e per tutto il tempo del pranzo e nella prima
metjdella serata finchpnon fu cominciata la musica continuai a seguire i movimenti gli
sguardi di entrambi. Il pranzo fu come tutti i pranzi noioso, pieno d'ipocrisia. La musica

comincizabbastanza presto.
Ah, come ricordo tutti i particolari di quella serata: ricordo come lui portzil violino
strofinzla custodia, tolse la fodera ricamatagli da una signora, trasse fuori lo strumento e
comincizad accordarlo. Ricordo come mia moglie si sedette con un'aria fintamente
indifferente sotto la quale vedevo che nascondeva una grande timidezza timidezza
soprattutto di fronte alla propria capacitj
, si sedette al pianoforte e cominciarono i soliti
arpeggiamenti sul pianoforte il pizzicato del violino il collocamento della musica.
Ricordo poi come si guardarono tra loro e cominciz. Lui prese i primi accordi. Gli era
venuto un viso serio, severo, simpatico e con dita attente pizziczle corde. Il pianoforte
gli rispose. E cominciz.
Pozdnyshev si fermze mise fuori parecchie volte di seguito quei suoi suoni; voleva
cominciare a parlare ma soffizcol naso e si fermzdi nuovo.
- Suonavano la sonata a Kreutzer di Beethoven - egli continuz. - Conoscete il primo
"presto"? Lo conoscete? Uh! Uh! E' una cosa terribile quella sonata. E appunto quella
parte. E la musica in genere quna cosa terribile! Che cosa fa? E come mai fa quello che
fa? Dicono che la musica agisca in modo da elevare l'anima: sono sciocchezze non q
vero. Agisce, agisce terribilmente parlo di me stesso ma niente affatto in modo da elevare
l'anima; non agisce in modo npda elevare npda abbassare l'anima ma in modo da
eccitare l'anima. Come dirvi? La musica mi costringe a dimenticarmi di me della mia
vera situazione mi trasporta in una situazione nuova e che non qla mia sotto l'influsso
della musica mi pare di sentire quello che in realtjnon provo di capire quello che non
capisco di potere quello che non posso. Io lo spiego dicendo che la musica ha la stessa
azione dello sbadiglio del riso: non ho sonno ma sbadiglio guardando della gente che
sbadiglia; non c'qragione di ridere ma rido sentendo della gente che ride. Essa la
musicami trasporta d'un colpo immediatamente nello stato d'animo in cui si trovava colui
che ha scritto la musica. Mi fondo spiritualmente con lui e insieme a lui passo da uno
stato d'animo all'altro. Ma perchplo faccio non so.
Perchpcolui che ha scritto per esempio la sonata a Kreutzer Beethoven lo sapeva bene
come mai si trovava in quello stato d'animo: quello stato d'animo l'aveva indotto a
determinate azioni e percizquello stato d'animo per lui aveva un senso per me invece non
ne ha nessuno. Ed qpercizche la musica eccita soltanto non conclude. Magari suonano
una marcia marziale i soldati passano al suono di questa marcia e la musica ha raggiunto
il suo scopo; hanno suonato un'aria di danza io ho ballato e la musica ha raggiunto il suo
scopo; magari hanno cantato una messa io mi sono comunicato e anche stavolta la
musica ha raggiunto il suo scopo; se no non c'qche l'irritazione e quello che bisogna fare
in questa irritazione non c'q
. Ed qper questo che la musica a volte ha un'azione cosu
terribile cosuorrenda. In Cina la musica qun affare di Stato. E cosudeve essere. Si puz
forse ammettere che chiunque vuole ipnotizzi un'altra o molte persone e poi ne faccia
quello che vuole? E soprattutto che questo ipnotizzatore sia la prima persona immorale
che cj
pita?
Se no un mezzo terribile rimane nelle mani di chiunque cj
piti.
Prendiamo come esempio magari questa sonata a Kreutzeril primo "presto": si puzforse

suonarlo in un salotto in mezzo alle signore scollate questo "presto"? Suonarlo e poi
applaudire e poi mangiare un gelato e parlare dell'ultimo pettegolezzo? Queste cose si
possono suonare in determinate circostanze importanti ragguardevoli e quando si devono
compiere determinati atti importanti conformi a questa musica. Suonare e fare ciza cui ci
ha predisposto questa musica. Se no l'evocazione fuori tempo e fuori luogo di un'energia
sentimentale che non riesce a manifestarsi in nessun modo non puznon avere un'azione
deleteria.
Su di me almeno questo pezzo ebbe un'azione tremenda: fu come se mi si scoprissero dei
sentimenti che mi sembravano nuovi delle nuove possibilitj che fino allora non
conoscevo. "Suecco com'qtutto diverso da come pensavo e vivevo prima ecco invece
com'q
"era come se dicesse una voce nell'animo mio. Che cosa fossero queste novitjche
avevo imparato a conoscere non potevo rendermene conto, ma la coscienza di questo
nuovo stato era molto gioiosa. Tutte quelle persone e nel loro novero anche mia moglie e
lui mi apparvero in una luce interamente diversa. Dopo questo "presto" essi suonarono
ancora il bellissimo ma usuale e non nuovo "andante" con le sue volgari variazioni e il
debolissimo "finale". Poi suonarono ancora a richiesta degli invitati sia un'elegia di Ernst
sia varie altre cosette ancora; tutto questo era bello ma tutto questo non suscitzin me
neppure la centesima parte dell'impressione che m'aveva suscitato il primo pezzo. Tutto
questo avveniva ormai sullo sfondo dell'impressione che aveva suscitato quel primo
pezzo. Fui disinvolto e allegro tutta la sera. E mia moglie non l'avevo mai vista come era
quella sera.
Quegli occhi scintillanti quella severitje importanza nell'espressione mentre suonava e
quell'assoluto liquefarsi e un debole pietoso e beato sorriso dopo che ebbero finito. Io
vedevo tutto ma non vi attribuivo nessun altro significato tranne questo: che lei aveva le
mie stesse esperienze che anche a lei come a me si scoprivano ed era come se
ritornassero alla memori a nuovi sentimenti non mai provati. La serata terminz
felicemente e tutti se ne andarono. Sapendo che io due giorni dopo dovevo partire per
andare all'assemblea Truchacevskij salutando disse che sperava di poter rinnovare in un
altro suo viaggio il piacere avuto quella sera. Da cizpotevo concludere che non riteneva
possibile frequentare la mia casa senza che io ci fossi e questo mi faceva piacere. Dato
che io non sarei tornato prima della sua partenza ne risultava che non ci saremmo pi
visti. Per la prima volta gli strinsi la mano con vero piacere e lo ringraziai del piacere
arrecato. Lui salutzdefinitivamente anche mia moglie.
Anche il loro commiato mi parve il pinaturale e decente possibile. Tutto andava
benissimo. Io e mia moglie eravamo entrambi contenti della serata.
24.

- Due giorni dopo partii per il mio circondario dopo aver salutato mia moglie con l'umore
migliore e pitranquillo. Nel capoluogo di circondario c'era sempre una quantitjdi
lavoro e una vita tutta speciale uno speciale miraggio. Per due giorni passai fino a dieci
ore in ufficio. Il giorno dopo mi portarono in ufficio una lettera di mia moglie. La lessi
subito. Scriveva dei bambini dello zio della balia delle sue compere e tra l'altro come del
fatto pi normale che era passato da casa Truchacevskij aveva portato la musica
promessa e le aveva promesso di venire di nuovo a suonare ma lei aveva detto di no. Io

non ricordavo che lui avesse promesso di portare della musica; mi sembrava che allora
avesse salutato definitivamente e percizquesto mi colpuin modo spiacevole. Ma c'era
tanto da fare che non c'era tempo di pensare e solo alla sera tornato nel mio alloggio
rilessi la lettera. Oltre al fatto che Truchacevskij era venuto ancora una volta senza che ci
fossi io tutto il tono della lettera mi parve incomprensibile. La belva furiosa della gelosia
si era messa a ruggire nella sua tana e voleva balzar fuori ma io avevo paura di questa
belva e la rinchiusi al pipresto. "Che brutto sentimento questa gelosia"mi dissi e che
cosa ci puzessere di pinaturale di quanto lei mi scrive!. E mi misi a letto e cominciai a
pensare agli affari che mi attendevano l'indomani. Tardavo sempre molto ad
addormentarmi al tempo di queste assemblee per la novitjdel luogo ma questa volta mi
addormentai molto presto.
E come capita, sapete, a un tratto una scossa elettrica e ti svegli. Cosumi svegliai e mi
svegliai col pensiero di lei, del mio amore carnale per lei e di Truchacevskije che tra lui e
lei tutto era consumato. L'orrore e il rancore mi serrarono il cuore.
Ma mi misi a farmi la predica. "Che sciocchezze"mi dicevo, non esiste nessun
fondamento, non c'qe non c'qstato nulla. E come posso umiliare cosulei e me,
supponendo di questi orrori. Una specie di violinista mercenario, noto come persona
poco per bene, e insieme a lui, tutt'a un tratto, una donna onorevole, rispettata, una madre
di famiglia, mia moglie. Che assurditj
! mi immaginavo da un lato. "Come potrebbe non
essere cosu
?" mi immaginavo dall'altro. "Come potrebbe non essere quella stessa cosa
semplice e comprensibile in nome della quale l'ho sposata quella stessa cosa in nome
della quale io ho vissuto con lei che unica mi era necessaria in lei e che percizera
necessaria anche ad altri a quel musicista? E un uomo non ammogliato sano (ricordo
come faceva scricchiolare la cartilagine della costoletta e stringeva avidamente tra le
labbra rosse il bicchiere col vino)ben pasciuto liscio e non solo senza princu
pi ma
evidentemente con dei princu
pi che gli dicono di approfittare dei piaceri che si offrono. E
tra loro il legame della musicala piraffinata lussuria dei sensi. Che cosa mai puz
trattenerlo? Nulla. Tutto al contrario lo attrae. Lei? ma lei chi q
? Lei qun mistero: tale era
prima e cosuqadesso. Io non la conosco. La conosco solamente come animale. E un
animale nulla puznpdeve trattenerlo". Soltanto adesso m'ero ricordato i loro visi come
erano quella sera quando dopo la sonata a Kreutzer avevano suonato una cosetta
appassionata non so di chi un pezzo sensuale fino all'oscenitj
. Come ho potuto partire?
mi dicevo ricordando i loro visi; non era chiaro forse che tra loro tutto s'era concluso
quella sera e non si vedeva che gijquella sera tra loro non c'era nessuna barriera ma che
entrambi e soprattutto lei provavano una certa vergogna dopo cizche era loro accaduto?
Ricordo il suo debole lamentoso beato sorriso mentre si asciugava il sudore sul viso
fattosi rosso quando mi sono avvicinato al pianoforte. Allora evitavano gijdi guardarsi e
soltanto a cena quando lui le versava dell'acqua si sono guardati sorridendo appena.
Adesso ricordavo con orrore quel loro sguardo da me sorpreso insieme al sorriso appena
percettibile.
"Sututto qconsumato"mi diceva una voce e subito un'altra voce diceva un'altra cosa: "Ti
ha preso qualcosa". "Non qpossibile "diceva quest'altra voce. Cominciai a sentire
l'angoscia di stare coricato al buio accesi la candela e cominciai a sentire una certa paura

in quella piccola stanza dalle tappezzerie gialle. Accesi una sigaretta e come cj
pita
quando ci si aggira in un medesimo cerchio di contraddizioni insolubili che si fuma
fumavo una sigaretta dopo l'altra per annebbiarmi la vista e non scorgere le
contraddizioni. Non dormii tutta la notte e alle cinque avendo concluso che non potevo
pirimanere in quella tensione e sarei partito subitomi alzai svegliai il custode che mi
faceva i servizi e lo mandai a procurarsi dei cavalli. Alla seduta mandai un biglietto
dicendo che ero chiamato a Mosca per un affare urgente e che percizpregavo che mi
sostituisse uno dei membri. Alle otto salii su una vettura da viaggio e partii.
25.

Entrzil capotreno e, avendo notato che la nostra candela era finitala spense senza
metterne una nuova. Fuori cominciava a far giorno. Pozdnyshev tacque sospirando
profondamente per tutto il tempo che il capotreno rimase nel vagone. Continuzil suo
racconto solamente quando il capotreno fu andato via e nel vagone immerso nella
semioscuritjnon si sentupiche il tintinnare dei cristalli del vagone in moto e il russare
uniforme del commesso.
Nella mezza luce dell'alba ormai non riuscivo a vedere affatto Pozdnyshev. Si sentiva
soltanto la sua voce sempre piagitata e dolente.
- Dovevo viaggiare per trentacinque miglia con i cavalli e otto ore in treno. Il viaggio con
i cavalli era stupendo. Era un tempo autunnale gelato con un sole splendente. Sapete, qil
tempo in cui i cerchioni s'imprimono sulla strada sporca. Le strade sono lisce la luce q
viva e l'aria tonificante. Si viaggiava bene in vettura.
Quando si fece giorno e partii, mi sentii meglio. Guardando i cavalli i campi la gente che
incontravo dimenticavo dove ero diretto. A volte mi pareva d'essere semplicemente in
viaggio che di quello che m'aveva richiamato non esistesse nulla. E mi dava una gioia
particolare abbandonarmi cosu
. Quando poi mi ricordavo dov'ero direttomi dicevo:
"Allora si vedrjnon ci pensare". Per di pia mezza strada accadde un fatto che mi
trattenne per la strada e mi distrasse ancora di pi: la vettura si ruppe e si dovette
ripararla. Questa rottura ebbe una grande importanza perchpfece suche io arrivassi a
Mosca non alle cinque come calcolavo ma a mezzanotte e a casa verso l'una giacchpnon
riuscii a prendere il direttissimo e dovetti ormai viaggiare con l'omnibus. Il cammino
fatto per andare a prendere un carro la riparazione il pagamento il tqalla locanda la
conversazione col locandiere tutto questo mi distrasse ancora maggiormente. Al
crepuscolo tutto era pronto e mi misi di nuovo in cammino e di notte si viaggiava ancora
meglio che di giorno. C'era la luna nuova una piccola gelata per di piuna strada
bellissima i cavalli un vetturale allegro; e io viaggiavo e me la godevo non pensando
quasi affatto a cizche mi aspettava o me la godevo appunto perchpsapevo quel che mi
aspettava e prendevo commiato dalle gioie della vita. Ma questo mio stato d'animo
tranquillo la possibilitjdi soffocare il sentimento terminzcol viaggio in vettura. Non
appena fui entrato nel vagone cominciz qualcosa di assolutamente diverso. Questo
percorso di otto ore in treno fu per me una cosa orribile che non dimenticherzin tutta la
vita. Forse perchpsalito in treno mi immaginavo con vivezza il mio arrivo o perchpla
ferrovia ha un'azione cosueccitante sulle persone ma da quando ero salito in treno non
potevo pi dominare la mia immaginazione ed essa cominciz a dipingermi senza

interruzione con straordinaria vivacitjdei quadri che infiammavano la mia gelosia dei
quadri che si susseguivano l'uno all'altro ed erano uno pi cinico dell'altro e
rappresentavano sempre la stessa cosa quello che accadeva ljin mia assenza il modo
come lei m'aveva tradito. Ardevo d'indignazione di rabbia e inoltre d'un particolare senso
d'inebriamento della mia propria umiliazione contemplando quei quadri e non potevo
staccarmene non potevo non guardarli non potevo cancellarli o non suscitarli. Anzi
quanto picontemplavo questi quadri immaginari tanto picredevo alla loro realtj
. La
vivacitjcon cui mi apparivano questi quadri pareva servisse a dimostrare che quanto
avevo immaginato era realtj
. Era come se un diavolo escogitasse e mi suggerisse contro
la mia volontj le considerazioni pi orribili. Mi ritornz in mente una vecchia
conversazione col fratello di Truchacevskije mi facevo dilaniare l'anima con una specie
d'entusiasmo da quella conversazione riferendola a Truchacevskij e a mia moglie. Era
una cosa avvenuta molto tempo fama me la ricordai. Una volta ricordo il fratello di
Truchacevskij alla domanda se frequentasse i postriboli aveva risposto che una persona
per bene non si sarebbe messa ad andare in luoghi dove si potevano prendere delle
malattie ed erano anche sporchi e disgustevoli quando si poteva sempre trovare una
donna per bene. Ed ecco che lui suo fratello aveva trovato mia moglie. E' vero che non q
pinella sua prima giovinezza le manca un dente da una parte ed qun po' ingrossata
pensavo io dal punto di vista di lei ma che fare?
bisogna approfittare di quello che c'q
. Suqun favore che le f aa prenderla come sua
amante; intanto era sicura per lui dal punto di vista della sua preziosa salute. Noq
impossibile, mi dicevo inorridendo. Non c'qnulla, nulla di simile! E non esiste neppure
alcuna ragione per presupporre qualcosa di simile. Lei non mi ha forse detto che era
perfino umiliante per lei l'idea che io potessi essere geloso di lui? Su
, ma lei non fa che
mentire esclamavo e ricominciava un'altra volta. I viaggiatori nel nostro vagone non
erano che due una vecchietta col marito entrambi molto poco loquaci e anche loro
scesero a una delle stazioni e io rimasi solo. Ero come una belva in gabbia: ora balzavo
su mi avvicinavo al finestrino ora cominciavo a camminare barcollando e cercavo di
spingere innanzi il vagone; ma il vagone tremava con tutti i suoi sedili e i suoi cristalli
proprio come il nostro.
E Pozdnyshev balzzsu, fece qualche passo e si sedette di nuovo.
- Ohio ho paura dei vagoni ferroviari, mi mettono orrore. Su
, qorribile - egli continuz. Mi dicevo: penserzad altro. Su, mettiamo al padrone della locanda dal quale ho preso il
tq
.
Ebbene ecco che nell'immaginazione sorge il locandiere dalla lunga barba e il suo
nipotino un ragazzo della stessa etjdel mio Vasja. Il mio Vasja! Vedrjcome il musicista
bacia sua madre. Che cosa accadrjnella sua povera anima? Ma a lei che cosa importa?
Lei ama... E di nuovo si sollevava la stessa cosa. Nono! Su penserzalla visita compiuta
all'ospedale. Su
al malato che ieri reclamava contro il medico. E il medico ha i baffi come
Truchacevskij. E come m'ingannava come m'ingannavano entrambi spudoratamente
quando lui diceva che partiva. E cominciava di nuovo. Tutto quello a cui pensavo aveva
un legame con lui.

Soffrivo orribilmente. La sofferenza principale consisteva nell'ignoranza nei dubbi nello


sdoppiamento nell'incertezza se era proprio lei che bisognava amare o odiare. Le
sofferenze erano cosuforti che ricordo mi era venuta l'idea che mi era piaciuta molto di
scendere sulla strada ferrata coricarmi sulle rotaie per farmi passare sopra il treno e
finirla. Allora almeno non ci sarebbe stato pida dubitare. L'unica cosa che m'impediva
di farlo era la pietjper me stesso che subito portava con spun immediato odio per lei.
Per lui invece provavo uno strano sentimento di odio che era coscienza del mio
annientamento e della sua vittoria ma per lei provavo un odio tremendo. E' impossibile
uccidersi e lasciarla; bisogna che lei soffra almeno un po'che capisca almeno che io ho
soffertomi dicevo. Scendevo a tutte le stazioni per distrarmi. In una stazione vidi che al
caffqsi beveva e subito bevvi io pure dell'acquavite. Accanto a me stava un ebreo e
anche lui beveva. Si mise a parlare e io pur di non rimanere solo nel mio vagone andai
con lui nel suo vagone di terza classe sporco pieno di fumo e inzaccherato di gusci di
semi. Ljmi sedetti accanto a lui e mi pare che mi raccontasse molte storielle. Io lo
ascoltavo ma non riuscivo a capire quello che diceva perchpcontinuavo a pensare alle
mie cose. Lui se ne accorse e cominciza pretendere d'essere ascoltato con attenzione;
allora io mi alzai e me ne andai di nuovo nel mio vagone. Bisogna riflettere mi dicevo se
qvero quello che penso e se ho ragione di tormentarmi. Mi sedetti col desiderio di
riflettere tranquillamente ma subito invece della tranquilla riflessione comincizdi nuovo
la stessa cosa: invece di ragionamenti quadri e immagini.
Quante volte mi sono tormentato cosu
, mi dicevo (ricordavo i precedenti accessi di
gelosia simili a quello)e poi tutto qfinito in niente. Cosuanche ora, forse e anzi
certamente,la troverz tranquillamente addormentata: si sveglierj
, si rallegrerj nel
vedermi e dalle sue parole dal suo sguardo sentirzche non qsuccesso nulla e che queste
sono tutte sciocchezze. Oh, come sarebbe bello questo! Ma no, qaccaduto troppo spesso
e ora non accadrj
, mi diceva una voce e ricomincizdi nuovo. Su
, ecco dove stava la pena!
Non in un ospedale di sifilitici avrei condotto un giovane per togliergli l'inclinazione per
le donne, ma nella mia anima perchpvedesse i diavoli che la dilaniavano! L'orribile,
infatti, era che io mi riconoscevo un indubitabile pieno diritto sul suo corpo come se
fosse stato il mio corpo e nello stesso tempo sentivo che possederlo questo corpo non
potevo che non era mio e che lei poteva disporne come voleva e voleva disporne
diversamente da come volevo io. E io non potevo fare nulla npa lui npa lei. Lui come
Van'ka il credenziere davanti alla forca avrebbe cantato di come erano state baciate le
labbra zuccherine e cosuvia. E la vittoria sarebbe stata sua. A lei poi ancora meno avrei
potuto fare qualcosa. Se non l'aveva fatto e voleva farlo (e io sapevo che voleva farlo)era
ancora peggio; sarebbe stato perfino meglio se l'avesse fatto perchpio lo sapessi perchp
non ci fosse incertezza. Non avrei potuto dire che cosa desideravo. Desideravo che lei
non desiderasse quello che doveva desiderare. Era pazzia piena.
26.
- Alla penultima stazione, quando venne il capotreno a ritirare i biglietti io, dopo aver
raccolto le cose mie, uscii sulla piattaforma e la consapevolezza che era prossima
imminente la soluzione accrebbe ancora la mia agitazione. Cominciai a sentir freddo e le
mascelle cominciarono a tremarmi in modo tale che battevo i denti. Uscii
macchinalmente dalla stazione insieme alla folla presi una vettura di piazzavi salii e ci

mettemmo in moto. Mi facevo portare osservando i rari passanti e i portinai e le ombre


che i fanali e la mia carrozzella gettavano ora avanti ora indietro senza pensare a nulla.
Dopo aver fatto un mezzo miglio cominciai a sentire freddo ai piedi e pensai che in treno
mi ero tolto le calze e le avevo messe nella valigetta. Dov'era la valigetta? Era lu
? Su
;e
dov'era la cesta? Mi ricordai che avevo interamente dimenticato il bagaglio ma
ricordatomene e tratto fuori lo scontrino conclusi che non valeva la pena di tornare a
prenderlo e proseguii. Per quanto abbia cercato di ricordare adesso non riesco in nessun
modo a ricordare il mio stato d'animo di allora. Che cosa pensavo? Che cosa desideravo?
Non so nulla.
Ricordo soltanto che avevo la consapevolezza che nella mia vita stava preparandosi
qualcosa di tremendo e di molto importante Se questa cosa importante sia accaduta
perchppensavo cosuo perchplo presentivo non so. Puzanche essere che dopo quello che
qsuccesso tutti i momenti precedenti abbiano assunto una tinta cupa nel mio ricordo.
Ero arrivato all'ingresso. Era quasi l'una. Alcuni vetturini erano fermi davanti all'ingresso
in attesa di clienti per via delle finestre illuminate (le finestre illuminate erano nel nostro
alloggio in sala e in salotto). Senza rendermi conto della ragione per cui le nostre finestre
erano ancora illuminate cosutardi sempre nello stesso stato d'animo di attesa di qualcosa
di tremendo salii le scale e suonai. Il domestico il buon Egor premuroso e molto sciocco
mi apru
. La prima cosa che mi saltzagli occhi in anticamera fu all'attaccapanni accanto
agli altri indumenti il cappotto. Avrei dovuto stupirmi ma non mi stupii perchpme
l'aspettavo. Proprio cosumi dissi quando ebbi chiesto a Egor chi c'era e lui mi ebbe fatto
il nome di Truchacevskij.
Chiesi se c'era ancora qualcun altro. Lui disse: "Nossignore, nessuno". Ricordo che mi
rispose questo con l'intonazione di volermi rallegrare dissipando il dubbio che ci fosse
qualcun altro. Bene, bene, sembrava che mi dicessi: "E i bambini?" "Grazie a Dio stanno
bene. Dormono da un pezzo".
Non riuscivo a emettere il respiro e non riuscivo a fermare le mie mascelle che
tremavano. Suvoleva dire che non era come pensavo io: era prima che pensavo che ci
fosse una sventura e risultava che tutto andava bene come al solito. Ecco che invece
adesso le cose non andavano come al solito ma c'era tutto quello che mi ero immaginato
e che pensavo di essermi soltanto immaginato mentre ecco che era tutto realtj
. Ecco
tutto.
Stavo quasi per scoppiare in singhiozzi, ma il diavolo subito suggeru
: "Piangi, fa' il
sentimentale e loro si separeranno tranquillamente prove non ce ne saranno e tu dubiterai
e ti tormenterai sempre". E subito quei sentimentalismi su me stesso scomparvero e si
manifestzun sentimento nuovo - non ci crederete -un sentimento di gioia perchpadesso
il mio tormento sarebbe finito perchpadesso avrei potuto punirla avrei potuto liberarmi di
lei avrei potuto dare libero corso al mio rancore. E io diedi libero corso al mio rancore e
diventai una belva. "Non importa, non importa"dissi a Egor che voleva andare in salotto;
"piuttosto ecco qua: corri a prendere una vettura e va'ecco lo scontrino a farti consegnare
la roba. Muoviti!". Lui s'incamminzper il corridoio per andare a prendere il suo paltz.
Temendo che li facesse scappare lo accompagnai fino alla sua cameretta e aspettai finchp
si fu vestito. In salotto a una camera di distanza si sentiva un rumore di conversazione e

un suono di coltelli e di piatti. Essi mangiavano e non avevano sentito il campanello.


Purchpnon vengano fuori adesso pensavo io. Egor mise il paltze uscu
. Lo accompagnai e
gli chiusi la porta dietro e cominciai a sentirmi angosciato quando ebbi la sensazione che
ero rimasto solo e che dovevo agire subito. Come, non sapevo ancora.
Sapevo solamente che adesso tutto era finito, che non ci potevano essere dubbi sulla sua
colpevolezza e che stavo per punirla e dare una conclusione ai miei rapporti con lei.
Prima avevo ancora delle esitazioni e mi dicevo: "Ma forse non qvero, forse mi sbaglio".
Questo adesso non c'era pi. Tutto era irrevocabilmente deciso. Di nascosto da mesta sola
di notte con lui. ormai un dimenticare interamente ogni cosa. O ancora peggio: c'q
apposta una tale temerarietjun tale coraggio nel delitto perchpquesta temerarietjsia un
segno d'innocenza. Tutto qchiaro. Non ci sono dubbi. Io temevo una sola cosa che
scappassero via che escogitassero ancora un nuovo inganno e cosumi privassero
dell'evidenza delle prove della possibilitjdi dimostrare la cosa.
E allo scopo di coglierli pifacilmente andai in punta di piedi in sala, dove stavano non
attraverso il salotto ma attraverso il corridoio e le camere dei bambini. Nella prima
camera i ragazzi dormivano. Nella seconda la balia si mosse, stava per svegliarsi e io
m'immaginai tutto quello che avrebbe pensato quando avesse saputo tutto e una tale pietj
per me stesso mi prese a quest'idea che non potei trattenermi dalle lacrime e per non
svegliare i bambini corsi in punta di piedi nel corridoio e nel mio studio mi lasciai cadere
sul mio divano e scoppiai in singhiozzi.
Io sono una persona onesta, sono figlio dei miei genitori e tutta la vita ho sognato la
felicitjnella vita di famiglia, sono un uomo che non l'ha mai tradita. Ed ecco qua! Ha
cinque figli e abbraccia un musicista perchpha le labbra rosse! No, non qun essere
umano. una cagna, una schifosa cagna... Accanto alla camera dei bambini, per i quali
ha finto amore tutta la vita. E scrivermi quello che mi ha scritto. E gettarsi al collo d'un
uomo cosuspudoratamente! Ma che ne so io? forse qsempre stato cosu
.
Forse da un pezzo ha procreato con dei camerieri i figli che vengono considerati miei. E
se fossi arrivato domani lei con la sua pettinatura, col suo vitino e i pigri e graziosi
movimenti (vidi tutto il suo attraente e odiato viso) mi sarebbe venuta incontro e questa
belva della gelosia mi sarebbe rimasta per sempre nel cuore a dilaniarlo. Che penserjla
balia Egor? E la povera Lizoschka? Lei capiva gijqualche cosa. E questa spudoratezza!
E questa menzogna! E questa animalesca sensualitjche io conosco cosubene mi dicevo.
Volevo alzarmi, ma non ci riuscivo. Il cuore mi batteva talmente che non riuscivo a stare
in piedi. Su
, morirzdi un colpo. Lei mi uccide. Di questo appunto ha bisogno. E perchp
dovrebbe uccidere?
Ma no, le sarebbe troppo utile e questo piacere non glielo procuro. Su
, io sono qui e loro
sono ljche mangiano e ridono e... E perchpnon l'ho strangolata allora mi dissi,
ricordando il momento in cui una settimana prima l'avevo scacciata dal mio studio e poi
m'ero messo a rompere la roba. Mi ritornzalla memoria con vivezza lo stato d'animo in
cui ero allora; non soltanto mi tornzalla memoria ma provai il medesimo bisogno di
rompere di distruggere che provavo allora. Ricordo come mi venne il desiderio di agire e

ogni considerazione, tranne quelle che erano necessarie per l'azione mi uscudal capo: ero
entrato nello stato d'animo della belva e dell'uomo che qsotto l'influsso dell'eccitazione
fisica sotto l'influsso del pericolo quando l'uomo agisce con esattezza senza fretta ma
anche senza perdere un minuto e sempre unicamente a quel solo determinato fine.
27.
- La prima cosa che feci fu di togliermi le scarpe; rimasto con le calze, mi avvicinai al
muro sopra il divano dove tenevo appesi dei fucili e dei pugnali e presi un pugnale
damascato ricurvo che non era mai stato usato ed era molto tagliente. Lo tirai fuori dal
fodero. Il fodero, ricordo, cadde dietro il divano e ricordo che mi dissi: poi bisogna
ritrovarlo, se no si perde. Quindi mi tolsi il paltz, che avevo sempre tenuto indosso e con
passo leggero, andai ljsenza scarpe. E, avvicinatomi pian piano, tutt'a un tratto aprii la
porta.
Ricordo l'espressione dei loro visi. Ricordo quell'espressione perchpquell'espressione mi
dava una gioia tormentosa. Era un'espressione di terrore. Questo appunto desideravo io.
Non dimenticherzmai l'espressione di disperato terrore che comparve nel primo istante
su tutt'e due i loro volti quando mi videro.
Lui mi pare che fosse seduto a tavola ma, avendomi veduto o sentito, saltzin piedi e si
fermzcon le spalle rivolte a un armadio. Sul suo viso non c'era che un'espressione molto
poco dubbia di terrore. Anche sul viso di lei c'era un'espressione di terrore, ma insieme a
esso c'era anche qualcos'altro. Se non ci fosse stato altro che l'espressione di terrore, forse
non sarebbe accaduto quello che qaccaduto, ma nell'espressione del viso di lei c'era nel
primo istante o almeno cosumi parve, anche il dolore, il disappunto che avessero
interrotto il suo trasporto d'amore, la sua felicitjcon lui. Era come se lei non avesse
bisogno d'altro se non che non le impedissero d'essere felice adesso. L'una e l'altra
espressione non rimasero che un attimo sui loro visi. L'espressione di terrore sul viso di
lui fu subito sostituita da un'espressione interrogativa: si poteva mentire o no? Se si
poteva mentire, bisognava cominciare. Se non si poteva, sarebbe cominciato qualcos'altro
ancora. Ma che cosa? e lui la guardzinterrogativamente. Sul viso di lei l'espressione di
stizza e di dolore era stata sostituita a quel che m'era parso da un'espressione di
preoccupazione per lui quando lei lo aveva guardato. Per un attimo mi fermai sulla porta,
tenendo il pugnale dietro la schiena. In quell'attimo lui sorrise e, con un tono indifferente
fino al ridicolo, cominciz: "E noi, ecco, facevamo musica". "Non ti aspettavo
proprio"osservzlei contemporaneamente, sottomettendosi al tono di lui. Npl'uno np
l'altra finuil discorso. Il medesimo furore che s'era impadronito di me una settimana
prima lo provavo pure adesso. Provai di nuovo quel bisogno di distruzione, di violenza e
di entusiastico furore e mi ci abbandonai.
Entrambi non finirono il discorso. Comincizquell'altra cosa di cui lui aveva paura e che
infrangeva d'un tratto tutto ciz che essi stavano dicendo. Mi gettai verso di lei
nascondendo ancor sempre il pugnale perchplui non m'impedisse di colpirla al fianco
sotto la mammella. (Avevo scelto quel punto fin dal principio).
Nel momento in cui mi gettai verso di lei lui vide e, cosa che non mi aspettavo affatto da
lui mi prese per un braccio e gridz: "Ritornate in voi, che fate?! Gente!".

Io liberai il braccio e mi gettai senza far parola verso di lui. I suoi occhi s'incontrarono
con i miei. Lui impallidua un tratto come un cencio fino alle labbra i suoi occhi ebbero
un lampo particolare e cosa che pure non mi aspettavo affatto scivolzsotto il pianoforte
verso la porta. Io stavo precipitandomi dietro di lui, ma al mio braccio sinistro si era
attaccato un peso. Era lei. Io mi slanciai. Lei mi si attacczancora pifortemente e non mi
lasciava andare. Questo impedimento inaspettato il peso e il suo contatto per me
disgustoso mi infiammarono ancora di pi.
Sentivo d'essere assolutamente frenetico e dovevo essere terribile e ne ero lieto. Sollevai
il braccio sinistro con tutta la mia forza e col gomito la colpii proprio in viso. Lei diede
un grido e lascizandare il mio braccio. Io volevo correre dietro a lui, ma mi ricordai che
sarebbe stato ridicolo correre appresso senza scarpe all'amante della propria moglie e io
non volevo essere ridicolo, ma volevo essere terribile. Nonostante il tremendo furore in
cui ero, avevo sempre presente l'impressione che suscitavo negli altri. Ed ero perfino
guidato in parte da quest'impressione. Mi volsi verso di lei. Era caduta su una sedia a
sdraio e con le mani sugli occhi da me percossimi guardava.
Nel suo viso c'erano paura e odio per me il suo nemico come ce l'ha il topo quando si
solleva la trappola in cui qrimasto preso. Io almeno non vedevo nulla in lei tranne la
paura e l'odio per meche dovevano essere suscitati dall'amore per un altro. Ma forse mi
sarei ancora trattenuto e non avrei fatto quello che ho fatto se lei avesse taciuto. Ma lei a
un tratto cominciza parlare e ad afferrare con la mano la mia mano che teneva il pugnale.
"Ritorna in te! che fai! che cosa ti capita?
Non c'qnulla, nulla, nulla. Lo giuro!". Io avrei aspettato ancora, ma queste sue ultime
parole che mi fecero concludere il contrario, cioqche tutto era accaduto, volevano una
risposta. E la risposta doveva essere conforme allo stato d'animo in cui mi ero messo che
andava sempre crescendo e doveva continuare a svilupparsi allo stesso modo. Anche la
frenesia ha una sua legge.
"Non mentire, schifosa!" gridai e con la mano sinistra la presi per un braccio, ma lei si
svincolz. Allora io, pur sempre senza lasciar andare il pugnale, con la mano sinistra la
afferrai per la gola, la rovesciai supina e la stavo strangolando. Come era ruvido quel
collo. Lei si afferrzcon entrambe le mani alle mie mani, strappandosele via dalla gola e
io, come se non avessi aspettato altro, la colpii con tutta la mia forza al fianco sinistro
sotto il costato col pugnale...
Quando la gente dice che in un accesso di furore non ci si ricorda di quello che si fa quna
sciocchezza non qvero niente. Io ricordavo tutto e neppure per un attimo cessai di
ricordare.
Quanto piforte accendevo in me stesso il fuoco del mio furore, tanto pichiara si
accendeva in me la luce della coscienza, con la quale non potevo non vedere tutto cizche
facevo. Non posso dire che sapessi prima quello che stavo per fare, ma nell'attimo in cui
lo facevo e credo perfino un po' prima, sapevo quello che avrei fatto, quasi perchpci
fosse la possibilitjdi pentirsi, perchpio mi potessi dire che mi potevo fermare. Sapevo di
colpire sotto il costato e che il pugnale sarebbe penetrato. Nel momento in cui lo facevo,
sapevo di fare qualcosa di orribile, qualcosa che non avevo mai fatto e che avrebbe avuto

conseguenze orribili.
Ma questa coscienza balenzcome un lampo e dopo la coscienza venne subito l'atto.
Dell'atto fui conscio in modo straordinariamente chiaro. Sentii e ricordo la resistenza
opposta per un attimo dal busto e da qualcosa ancora e poi l'immersione del coltello nella
parte molle. Lei si aggrappzcon le mani al pugnale se le taglizma non riuscua
trattenerlo. Poi in prigione, dopo che si fu prodotto in me un rivolgimento morale, pensai
a lungo a quel momento, ricordai quello che potevo e ci pensai su. Ricordo per un attimo
soltanto per l'attimo precedente al fattola tremenda coscienza di avere ucciso e ucciso una
donna, mia moglie. L'orrore di questa coscienza lo ricordo e percizne concludo e perfino
mi rammento confusamente che, conficcato il pugnale, lo trassi fuori subito desiderando
riparare quanto avevo fatto e fermarlo. Per un secondo stetti luimmobile aspettando
quello che sarebbe avvenuto: la cosa si poteva rimediare o no? Lei si alzzbruscamente in
piedi e gridz: "Balia, mi ha ucciso".
La balia, che aveva sentito del rumore, era sulla porta. Io continuavo a star luaspettando
incredulo. Ma in quel momento di sotto al suo busto sprizzzil sangue. Soltanto allora
capii che rimediare non si poteva e conclusi subito che non si doveva neppure che
proprio questo io volevo e proprio questo dovevo fare. Aspettai finchplei non cadde e la
balia non accorse verso di lei gridando "padri santi!"e soltanto allora gettai lontano il
pugnale e me ne andai dalla stanza. "Non bisogna agitarsi, bisogna che io sappia quello
che faccio"mi dissi, senza guardare lei npla balia. La balia gridava, chiamava la
cameriera.
Io passai dal corridoio e, dopo aver mandato ljla cameriera, andai in camera mia. Che
cos'qche bisogna fare adesso? mi chiesi e capii subito che cos'era. Entrato nel mio studio,
mi avvicinai subito al muro ne staccai un revolver, lo esaminai - era carico - e lo misi
sulla tavola. Poi tirai su il fodero da dietro il divano e mi sedetti sul divano. Sedetti a
lungo cosu
. Non pensavo nulla, non rievocavo nulla. Sentii che ljsi davano da fare. Sentii
come giunse qualcuno, poi ancora qualcuno. Poi sentii e vidi come Egor portznello
studio la cesta che era andato a prendere. Come se questo servisse a qualcuno.
"Hai sentito quello che qsuccesso?" dissi io: "di' al portinaio che avvertano la polizia".
Lui non disse nulla e se ne andz. Io mi alzai, chiusi la porta e trassi fuori una sigaretta e i
fiammiferi e mi misi a fumare. Non avevo finito di fumare la sigaretta che m'aveva preso
e vinto il sonno. Dormii probabilmente un paio d'ore. Ricordo che vidi in sogno che con
lei eravamo in amicizia, c'eravamo riconciliati, ma ci stavamo riconciliando e qualcosa ci
dava noia, ma eravamo amici. Mi sveglizun picchio alla porta. la polizia, pensai io
svegliandomi, mi pare infatti di avere ucciso. Ma forse qlei e non qaccaduto nulla.
Picchiarono ancora alla porta. Io non risposi nulla e stavo risolvendo il problema se
quello era accaduto o no. Su
, era accaduto. Ricordai la resistenza del busto e l'immersione
del coltello e un brivido mi percorse la schiena... Su
, qaccaduto. Su
, qaccaduto. Su
, adesso
anche me, mi dissi. Ma io dicevo questo e sapevo che non mi sarei ucciso. Tuttavia mi
alzai e presi di nuovo in mano il revolver.
Ma, fatto strano, ricordo come prima io sia stato molte volte vicino al suicidio, come quel
giorno perfino in ferrovia la cosa mi sembrasse facile, facile proprio perchppensavo che
colpo le avrei dato cosu
. Adesso non potevo in nessun modo non solo uccidermi, ma

neppure pensarci. Perchp lo farei? mi domandai. E non venne nessuna risposta.


Picchiarono ancora una volta alla porta. Su
, prima bisogna sapere chi qche picchia. Farz
ancora in tempo. Deposi il revolver e lo coprii con un giornale. Mi avvicinai alla porta e
levai il paletto. Era la sorella di mia moglie, una buona e sciocca vedova. "Vasja, che
cos'qmai?" disse e le lacrime che aveva sempre pronte cominciarono a scorrere. "Che
cosa serve?" chiesi io villanamente. Vedevo che non occorreva affatto npc'era ragione
d'essere villano con lei, ma non sapevo trovare nessun altro tono. "Vasja sta morendo.
L'ha detto Ivan Zacharyc'". Ivan Zachary c' era il medico, il suo medico e consigliere.
"Perchplui qqui?" chiesi io e tutta l'animositjverso di lei si sollevzdi nuovo. "Ebbene e
allora?" "Vasja va' da lei. Ah, che orrore!" disse. Devo andare da lei? fu la domanda che
mi rivolsi e risposi subito che bisognava andare da lei che probabilmente usava sempre
fare cosuche quando un marito aveva ucciso la moglie come me doveva assolutamente
andare da lei. Se usa cosubisogna andare, mi dissi. Su
, se sarjnecessario, farzsempre in
tempo, pensai a proposito della mia intenzione di spararmi e andai da lei. Adesso ci
saranno delle frasi delle smorfie, ma io non mi lascerzpiegare. "Aspetta" dissi a sua
sorella qsciocco andare senza scarpe, lascia che m'infili almeno le pantofole.
28.

- Ed qun fatto curioso: di nuovo, quando uscii dalla stanza e m'incamminai per le stanze
consuete, di nuovo si manifestzin me la speranza che nulla fosse accaduto, ma l'odore di
quella porcheria dei medici, di cloroformio, di acido fenico mi colpu
.
No, tutto era accaduto. Passando per il corridoio accanto alle camere dei bambini, vidi
Lizan'ka. Mi guardava con occhi spaventati. Mi parve perfino che fossero lututti e cinque
e mi guardassero. Mi avvicinai alla porta e la cameriera mi aprudal di dentro e uscu
. La
prima cosa che mi saltzagli occhi fu il suo vestito grigio chiaro su una seggiola tutto
nero di sangue. Sul nostro letto a due piazze, anzi dalla mia parte (a cui era pifacile
accostarsi) era coricata lei, con le ginocchia sollevate.
Era coricata molto in pendenza, soltanto su dei cuscini in un copribusto sbottonato. Sul
punto della ferita era stato messo qualcosa. Nella stanza c'era uno spiacevole odore di
iodoformio.
Prima e pidi tutto mi colpuil suo viso enfiato e fatto turchino dalle lividure, che erano
anche su una parte del naso e sotto gli occhi. Era la conseguenza della mia gomitata,
quando aveva voluto trattenermi. Bellezza non ce n'era affatto e invece mi apparve
qualcosa di disgustoso: mi fermai sulla soglia. "Avvicinati, avvicinati a lei, mi diceva la
sorella. Su
, si vede che vuol mostrare il suo pentimento, pensai io. La perdonerai? Su
, sta
morendo e si puzperdonarle, pensavo io cercando d'essere generoso. Le giunsi proprio a
fianco. Lei sollevzsu di me con fatica i suoi occhi, uno dei quali era ammaccato e a
fatica articolzcon delle pause: "Hai raggiunto il tuo scopo, mi hai uccisa"e sul suo viso,
attraverso le sofferenze fisiche e perfino attraverso la vicinanza della morte, si espresse il
medesimo vecchio odio freddo animale che io conoscevo. "I bambini... perz... non te li...
lascio. Li prenderj
... lei (la sorella)". Di quello invece che per me era la cosa principale,
la sua colpa, il tradimento era come se ritenesse che non valeva la pena di parlarne. "Su
,
ammira quel che hai fatto" disse lei, guardando la porta e si mise a singhiozzare. Sulla
porta stava la sorella con i bambini. "Su
, ecco che cosa hai fatto". Io guardai i bambini, il

suo viso tumefatto pieno di lividure e per la prima volta mi dimenticai di me stesso, dei
miei diritti, del mio orgoglio, per la prima volta vidi in lei un essere umano. E cosu
insignificante mi apparve tutto ciz che mi offendeva, tutta la mia gelosia e cosu
importante ciz che avevo fatto che volevo reclinare il viso sulle sue mani e dire
"perdona" ma non osavo.
Lei taceva con gli occhi chiusi, evidentemente senza avere la forza di parlare oltre. Poi il
suo viso sfigurato si mise a tremare, si corrugz. Mi respinse debolmente. "Perchpq
accaduto tutto questo?" "Perdonami "dissi io. "Perdonami, sono tutte sciocchezze". "Pur
di non morire! " esclamzlei, sollevandosi e i suoi occhi scintillanti di febbre si fissarono
su di me. "Su
, hai raggiunto il tuo scopo. Ti odio. Ahi! Ah!" gridzevidentemente
delirando, spaventata di qualcosa. "Su, ammazza, ammazza, io non ho paura... Tutti, tutti
perz, anche lui. Se n'qandato, se n'qandato!". Il delirio continuzper tutto il tempo. Non
riconosceva nessuno. Quello stesso giorno verso mezzogiorno moru
.
Io ancor prima, alle otto, ero stato portato in sezione e di ljin carcere. E lu
, negli undici
mesi che ci stetti in attesa del processo, ho meditato su di me e sul mio passato e l'ho
capito; cominciai a capire dopo due giorni. Dopo due giorni mi condussero "laggi".
Egli voleva dire qualcosa e, non avendo la forza di trattenere i singhiozzi, si fermz.
Raccogliendo le proprie forze, continuz:
- Cominciai a capire solamente quando la vidi nella bara -. Ebbe un singhiozzo, ma
continuzsubito frettolosamente: - Solamente quando vidi il suo viso morto capii tutto
quello che avevo fatto. Capii che io, io l'avevo uccisa, che per causa mia era accaduto che
lei prima era viva, si muoveva, era calda, mentre adesso era diventata immobile, cerea,
fredda e che a questo non si poteva rimediare mai in nessun luogo in nessun modo. Chi
non l'ha passato non puzcapire. Uh! uh! uh! - egli esclamzvarie volte e tacque.
Sedemmo a lungo in silenzio. Lui singhiozzava e tremava in silenzio davanti a me.
- Via, perdonatemi -. Mi volse le spalle e si coriczsul sedile, coprendosi con un plaid.
Alla stazione dove dovevo scendere (erano le otto del mattino) mi avvicinai a lui per
salutarlo. Dormisse o facesse finta, certo qche non si muoveva. Lo toccai con una mano.
Si scoperse e si vedeva che non stava dormendo.
- Addio - dissi io, dandogli la mano.
Egli mi diede la mano e sorrise appena, ma cosupietosamente che mi venne da piangere.
- Su
, perdonatemi - fece, ripetendo la stessa parola con cui aveva concluso anche tutto il
racconto.

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