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DI
ISTRUZIONI E MEDITAZIONI
PER GLI ESERCIZI SPIRITUALI
AL CLERO
DEL TEOL .
GIUSEPPE REBAUDENGO
CANONICO ARCIDIACONO DELLA CATTEDRALE DI SALUZZO
PROF. EMERITO DI TEOLOGIA
VOLUME II .
Edizione II.
TORINO
Cav. PIETRO MARIETTI
Tip. Pontif. ed Arciv .
1886
L'editore intende godere il diritto di proprietà
accordato dalle vigenti leggi.
OTECA
BIBLI ALE
STAT
NT
CHEME
MEDITAZIONE I.
cum angelis.
Noi abbiamo diffatti non solamente un corpo
cosi saggiamente e maestrevolmente architettato,
che riempie di meraviglia anche i meno sensibili
e men religiosi anatomisti , e l'antonomastico nome
si meritò di microcosmos, ossia di picciol mondo ; un
corpo fornito dei più preziosi , dei più utili e dei
più dilettevoli sentimenti di vista , di udito , di
loquela, di gusto , di tatto ; ma abbiamo un'anima
creata ad immagine e similitudine di Dio mede
simo ; un'anima dotata di un intelletto, che è ca
pace di conoscere innumerevoli cose e di cono
scere perfino in qualche modo lo stesso Dio ; do
tata di una memoria, che presenti ci rende una
immensità di cose che ravvolte già sono nel pro
fondo abisso del passato ; dotata di una volontà ,
che libera nei suoi atti e nelle sue determina
zioni , colà si volge dove più le piace , ed è nata
>
per amore .
E non è questo forse ,> o anima mia , non è
questo veramente il fine, per cui fummo posti su
questa terra e per cui vi siamo conservati ? Si.
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Creatus est homo (risponde S. Ignazio nel princi.
pio dei suoi esercizi ) , creatus est homo ad hunc
finem , ut Dominum Deum suum landet, revereatur,
eique serviat; e lo abbiamo appreso fin da ragazzi
nei primi rudimenti della fede.
Noi non siamo cioè a questo mondo ( pensia
movi seriamente) , non siamo a questo mondo per
attendere a farvi una luminosa comparsa , a pro
cacciarci un gran nome , ad attirarci l'altrui stima
o colla vastità dell'erudizione, o collo sfoggio del
talento , o colla sublimità degli impieghi , o colla
disinvoltura del tratto , o col fasto degli abbi
gliamenti , o colla leggiadria ed attillatura della
persona, o con altri simili mezzi ; non siamo al
mondo per vivere comodi , agiati , per darci bel
tempo , per condurvi una vita allegra e dissipata
ne'giuochi , ne'divertimenti, nelle conversazioni ;
non siamo al mondo per contentar il nostro corpo
colle gozzoviglie, colle intemperanze , colle impu
dicizie , colla oziosità ; non siamo al mondo per
accumular ricchezze o per mezzo di una eccessiva
e disonorante parsimonia , contraria tutt' affatto
alle leggi della convenienza , nonchè a quelle
della carità , o per mezzo della negoziazione , od
altre occupazioni secolaresche , o , quel che peggio
sarebbe, colla non necessaria, riprovata pluralità
dei benefizi, o col servirci dello stesso sacro mini
។
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1
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1
MEDITAZIONE III.
a me medesimo .
Si , noi abbiamo considerato nelle precedenti
meditazioni che cosa siamo stati e siamo primie
ramente per natura e quindi per grazia. Affin di
procedere adunque ulteriormente in quella cogni
zione di noi medesimi , che giusta il proposto piano
formar debbe il primario e principale soggetto
delle nostre meditazioni in questi santi giorni ,
dobbiamo ora innoltrarci a considerare che cosa
siamo per professione , per ispeciale vocazione ,
*per dignità, ossia la nostra qualità di ecclesia
stici , di sacerdoti della nuova legge, e quali cose,
almeno in generale , essa da noi richiegga.
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Se la nostra qualità, cioè , di creature ragione.
voli , che abbiamo avuta primieramente per na
tura , e quella di cristiani che abbiamo acqui
stata in seguito per grazia , sono senza dubbio
meritevoli delle nostre più serie considerazioni, e
richieggono da noi in pratica moltissime cose , e
cose di grande importanza, come abbiamo veduto ;
tanto più la predetta nostra qualità di sacerdoti,
che non solamente dalle altre creature ragione :
voli , ma eziandio dagli altri cristiani si eminen
temente ci distingue : Aequum (riconosciamo pure
e ripetiamo col sovra citato grande arcivescovo) ,
aequum omnino est , ut dignitas haec prius noscatur,
ut deinde servetur .
Meditiamo dunque seriamente in questa mat
tina quanto sublime sia questa nostra qualità di
sacri ministri della nuova legge, ed in qual modo
corrispondere vi dobbiamo ; ossia, come già dicea,
quali cose, almeno in generale, da noi richiegga .
Prima però prostriamoci ai piedi del divino Sal
vatore per la necessaria preparazione..
Mio divin Redentore, che siete realmente pre
sente in questo santissimo Sacramento , come io
credo con tutta la fermezza, e che mi vedete non
solo esternamente , ma eziandio internamente , io ·
vi adoro con tutto il mio spirito e con tutto il
mio cuore , e profondamente umiliandomi dinanzi
alla maestà vostra infinita , vi prego instantemente
che dopo di avermi fatto conoscere nelle precedenti
meditazioni che cosa io sono stato e sono primie
ramente per natura, e quindi per grazia , vogliate
aver la bontà di farmi ora conoscere che cosa io
sono per professione , per condizione ; e giacche
per vostra pietosa predilezione chiamato mi avete
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Beneficati
eneficati noi cosi grandemente da Dio coi segna
latissimi favori della creazione, della conserva
zione, della spirituale rigenerazione battesimale ,
dell'incorporazione alla vera Chiesa, e dell'intro
duzione per conseguenza nella strada della salute ,
della vocazione e destinazione al sublimissimo grado
di sacerdoti della nuova Legge , oltre tanti benefizi
generali e particolari di cui siamo a lui debi
tori tanto nell'ordine naturale , quanto nel sovran
naturale ; non solamente avremmo dovuto corri
spondere costantemente alle prefate beneficenze in
quelle diverse maniere che abbiamo precedente
mente meditato , ma tale dovrebbe essere stato mai
sempre il nostro orrore ad ogni sorta di peccato ,
e tale il nostro amore verso il generoso nostro Be
nefattore , che quanto al primo sfidar potessimo,
direi quasi , chiunque , come già veramente Gesů.
Cristo,a trovarcene colpevoli di qualcheduno, mas
sime interamente volontario e grave : Quis ex vobis
arguet me de peccato ? e quanto al secondo , ripeter
potessimo in qualche modo coll' Apostolo : Quis
nos separabit a charitate Christi ? Tribulatio , an
angustia, an fames, an nuditas , an periculum , an
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pel -secutio , an gladius ?... neque mors , neque vita ,
neque angeli, neque principatus, neque virtutes, ne
que instantia , neque futura, neque fortitudo, neque
altitudo , neque profundum , neque creatura alia po
terit nos separare a charitate Dei.
Eppure sarà ella stata veramente cosi la cosa ?
Oh noi felici se cosi fosse ! avremmo la dolce con
solazione del testimonio della buona coscienza ,
godremmo di quella soavissima pace , che al dir
dell'Apostolo : Exsuperat omnem sensum , saremmo
in modo specialissimo amati da Dio , avremmo un
gran capitale di meriti, e grande per conseguenza
sarebbe poscia la nostra ricompensa !
Ma ohimè , che pur troppo ci dirà forse tutto
all'opposto la nostra coscienza ! Facciamoci infatti
questa sera sempre più avanti nella cognizione di
noi medesimi , e dopo di aver precedentemente me
ditato che cosa siamo stati , e che cosa siamo per
natura , per grazia , per professione, per destina
zione, meditiamo seriamente che cosa siamo stati ,
e siamo ordinariamente per volontaria nostra con •
dotta , e troveremo forse di non essere che ingrati
peccatori, costretti forse ad esclamar col Profeta :
Multiplicatae sunt iniquitates meae super capillos
capitis mei , ee di esserci meritati tantissime volte
le atrocissime pene dell'inferno . Se havvi una me
ditazione in cui abbiamo bisogno di speciali lumi
del cielo per non rimanere accecati dal nostro
amor proprio , ella è sicuramente questa ; gettia
moci dunque ai piedi di Gesù Cristo per doman
darglieli .
Si, o mio divin Redentore, che credo realmente
presente sotto di queste sacramentali specie , ed
umilmente adoro , fatemi , vi prego, conoscere la
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moltitudine dei miei peccati : Quantas habeo ini
quitates , ve ne scongiuro colle parole del buon
Giobbe , quantas habeo iniquitates et peccata , sce
lera mea et delicta ostende mihi, affinchè schieran
domeli, dirò cosi , tutti quanti insieme dinanzi agli
occhi , e rimirandone con viva fede l'orrida com
parsa , concepir possa in qualche modo una giusta
idea della mia malizia , della mia ingratitudine
e detestarla sinceramente , e farne la debita peni
>
Quantung
uantunque il solo male ,,che arreca aa noi il pec.
cato mortale , debba già ispirarcene il più grande
>
meditato .
Quand' anche adunque , o anima mia , le offese
che hai fatte le tante volte , e continui forse a far
ancora qualche volta a Dio con peccati mortali ,
non fossero in sè medesime , nella loro qualità, che
ben piccola ingiuria, ben lieve oltraggio ; tutta
via , avuto riguardo alla immensa distanza e spro
porzione che passa tra lui e te , ai gran diritti che
egli ha sopra di te, ed alle obbligazioni che tu hai
?
1
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duce in casa altrui, quando immersi sono in pro
fondo sonno i padroni : Sicut fur in nocte, ita ve
niet ; qua hora non putatis, Filius hominis veniet.
Ora qual è quel tempo in cui meno si pensa alla
morte ? Appunto quando si pecca , o si ritiene
indolentemente il peccato sulla coscienza . Dun
que allora appunto è quando si corre maggior
rischio di esser sorpreso dalla morte . C'insegnano
inoltre che gli uomini non solamente sono sor
presi ordinariamente dalla morte come i pesci
dall'amo e gli uccelli al laccio, vale a dir quando
meno sel credono , ma sono sorpresi nel tempo
loro cattivo : Sicut pisces capiuntur hamo , et aves
capiuntur laqueo , sic homines in tempore malo ; in
tempore malo ! Ma Dio immortale ! quale si è per
essi il tempo veramente cattivo ? non è egli
quello in cui peccano , o si ritengono volontaria
mente sull'anima il peccato, senza veruna buona
volontà di toglierselo al più presto ? Non ve ne
ha dubbio . Dunque allora appunto è quando sono
in maggior pericolo di essere sorpresi dalla morte ,
e sorpresi appunto all'impensata , all'improvviso .
Finalmente le stesse sacre Scritture dicono dei
peccatori che cum dixerint pax et securitas , tunc
?
SULL' INFERNO
Quell
uell' amaro calice delle divine vendette , che
veduto già fu in ispirito dal reale Salmista desti
nato per giusta bevanda agli ostinati peccatori,
sebbene in questa vita medesima a sorsi a sorsi
già gustar loro lo faccia Iddio, e con quei crudeli
rimorsi che a quando a quando loro suscita in
seno , e con quši temporali castighi che talvolta
loro manda, onde viene ad avverarsi il detto del
l'Apostolo : Tribulatio et angustia in omnem ani
mam operantis malum ; non vuotasi però mai in
questo mondo per essi sino all'ultima feccia : Fex
ejus non est exinanita. Ah questa feccia, amaris
sima feccia, é loro riservata per la futura vita
។
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REDAUDENCO - Isercizi . Vol . ! I
MEDITAZIONE XII.
SUL PARADISO
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versum lucretur រ, animae vero suae detrimentum
patiatur ?
Il celebre Tommaso Moro , cancelliere d'Inghil
terra al tempo del troppo noto Arrigo VIII, fatto
da questi imprigionare , ee minacciato di morte per
la sua invitta costanza nell'opporsi alle inique di
lui intraprese , sentendosi un giorno rappresentar
dalla moglie i grandi temporali vantaggi che gli
venivano promessi dal re medesimo , se indotto si
fosse a compiacerlo , a secondarlo : Per quanto
tempo , le disse , per quanto tempo credi tu che
>
Non
on più alcuni punti soltanto io vi propongo a
meditare, venerabili fratelli, ma un intiero libro,
quel libro cioè di vita , che giusta l'espressione del
l'estatico di Patmos scriptus est intus et foris ; di
dentro a caratteri della più viva ed ardente cari
tå, fuori a caratteri d'umiliazioni , di patimenti ,
di sangue; quel libro della di cui sola scienza si
curava e si gloriava l'Apostolo ; quel libro per
imparare e meditare il quale , secondo l'attesta
zione del serafico d'Assisi , non è neppur bastante
tutta la vita, tanti sono i documenti che contiene ,
tante le lezioni che ci dà , tanti gli affettuosi sen
>
marico ?
Alle due precedenti cause però dell'indicibile
addoloramento e della mortale agonia del Salva
tore, una terza ancora se ne aggiunse, che vi ebbe
eziandio la più gran parte . E si fu la previsione
che ebbe fin d'allora dello scarso frutto che ri.
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tratto avrebbe l'uman genere da tante sue umi
liazioni e patimenti , ossia l'aver preveduto con
pieno conoscimento che nonostanti tante sue umi
liazioni e patimenti , che andava a soffrir per gli
uomini , una grandissima parte di essi non avrebbe
lasciato per sua enorme malizia di essergli in
grata, di continuare a commetter peccati , e si dan .
nerebbe miseramente . Oh questa si che fu pur an
che una dolorosa spina, che si addentrò indicibil
mente nel Cuor di Gesù , e fini di sommergerlo in
un mar d'angoscia ! Ah sfortunate mie premure ,
deluse mie sollecitudini , tradito mio amore (sem
brami che esclamar dovesse seco stesso colle pro
fetiche espressioni del Salmista) , sfortunate mie
premure , deluse mie sollecitudini , tradito mio
amore ! Io vado a spargere sino all'ultima goccia
il preziosissimo mio Sangue in un mare di umilia
zioni e di martdripegli uomini e per la loro eterna
salute, ed essi per una grandissima parte ingrati
non corrisponderanno al mio amore , alle mie pre
mure , alle mie sollecitudini che con ostinata ma
lizia ee si danneranno ! A che pro dunque tante mie
pene ? tanto mio sangue ? Quae utilitas, quae uti
litas in sanguine meo ? Ergo in vacuum laboravi?
Se questo riflesso però contribui in una maniera
particolare ad opprimere di amarezza e di malin
conia il Cuor di Gesù , e dee farci conoscere mag
giormente l'acerbità , la veemenza del suo ramma
rico fra quelle ombre solinghe e mute del Getse
mani, dee pur farci conoscere viemaggiormente la
grandiosità , la veemenza della sua carità, e la in
calcolabile stima che egli faceva della preziosità
dell'anima 1, mentre malgrado il poco frutto che
previde doversi ricavare dalla sua Passione e
2.56
Feral
eralee spettacolo quant'altri mai fu quello che
si vide una volta sulle mura di Moab. Era que
sta città cinta di stretto assedio dai due monarchi
ebrei Giosafatte e Gioram , nè scampo alcuno essa
sperar più poteva dall'imminente pericolo d'intiero
sterminio, quando preso da superstiziosa dispera
zione il re moabita ordinò che offerto venisse
in olocausto ai bugiardi suoi numi , sulle più alte
mura dell'assediata città ed a vista dell'esercito
nemico, il suo medesimo primogenito, quegli cioè
che succeder gli dovea nel regno. A si lugubre
spettacolo resister non poterono gli assedianti mo
narchi , ma compresi non tanto dal più grande
sdegno , quanto dalla più viva compassione pel
misero assediato sovrano e pel popolotutto, leva
rono tosto l'assedio e se ne partirono commossi .
Simile , anzi più ferale spettacolo, non già però
di superstiziosa disperazione, ma di rigorosa giu
stizia si vide là sulle vette del Golgota presso
Gerusalemme . Trovandosi cioè sotto la dura schia
vitù dell'infernal nemico il genere umano , nè
scampo aver potendo dal sovrastante pericolo di
eterna dannazione , volle l'Eterno Padre che of
terto venisse in olocausto di espiazione il mede.
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simo suo divin Figlio : volle anzi che preceduto
fosse, ed accompagnato un tale olocausto da una
ben lunga serie di umiliazioni e di patimenti .
Fosse pur vero però che siccome l'olocausto che
ebbe luogo sulle mura di Moab eccitò tanta com
passione nel cuor degli ebrei monarchi , che cessa
rono dalla guerra contro il re di quella città ,
cosi quello che ebbe luogo sul Golgota eccitasse
nel cuor nostro eziandio tali sentimenti di com
passione, che cessassimo dal far guerra coi nostri
peccati al sovrano nostro Padrone , al Re dell'uni
verso , Iddio !
Affine però di ottener questo intento, in un co
gli altri sentimenti analoghi a siffatto lugubre
avvenimento, dopo di aver considerata già nella
passata meditazione una parte delle umiliazioni
e dei patimenti che precedettero questo luttuoso
olocausto, ossia che ebbero luogo nella precedente
inotte , facciamoci ora a meditare l'olocausto me
desimo , in un colle principali umiliazioni e soffe
renze, cui soccomber dovea la divina innocentis.
sima Vittima dal principio del giorno sino al com
pimento della sanguinosa ferale sua immolazione .
Divin nostro Salvatore, che dopo di esservi per
!
SULL'AMOR DI DIO
NOD
on havvi certamente alcuno infra di noi , cui
noto non sia che per attestazione di Gesù Cristo
medesimo e per dettame eziandio della stessa na
tural ragione , il primo e massimo dei divini pre .
cetti e dei nostri doveri si è quello di amar Iddio
sopra ogni cosa , ossia con tutto il cuore, con tutta
l'anima , con tutte le forze ; che anzi in questo pre
cetto tutta si contiene la pienezza della legge ,
poichè ad esso tutti gli altri si riferiscono come
altrettante conseguenze al suo principio , come
Osserva ed insegna san Tommaso. Si può dire
dunque senza esitazione alcuna e senza tema di
errare , che il principale frutto de' santi spiri
tuali esercizi , o, per dir meglio, il complesso del
frutto in null'altro propriamente consiste, che nel
l'infiammare i nostri cuori di questo divino amo
re ; e se ciò si ottiene , si può dir ottenuto tutto
quanto il restante. A questo dunque egli è d'uopo
principalmente di rivolgere le proprie mire , le
proprie sollecitudini , i proprii sforzi.
Sebbene perciò le meditazioni che abbiamo fatte
sinora tendano già per se stesse tutte quante a
questo importantissimo scopo, e quella sopratutto
che abbiamo fatta sulla malizia del mortal pec
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so Dio ?
E qual cosa dunque più giusta e doverosa per
noi quanto di osservare a puntino questo divin
precetto ? E quand'anche non vi fosse alcun altro
motivo per indurci a questa puntuale osservanza,
non dovrebbe egli bastare questo solo della di
vina autorità e padronanza , e potremmo aver co
raggio di dispensarcene ? Ecchè , o anima mia ?
Un padrone cosi grande , cosi potente , cosi asso
luto, e nello stesso tempo cosi santo, cosi di
screto , cosi buono , cosi saggio , ti ordina espres
samente e senza restrizione alcuna di amarlo, ed
amarlo sovra ogni cosa , e ti fa anzi sentire es
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sere questo il primario e principale de' suoi pre
cetti , quello che a preferenza di tutti gli altri ,
per dir cosi, gli sta a cuore, e vuole assolutamente
che tu osservi , e da cui in nissun tempo mai , in
nissun luogo , in nissuna circostanza sarà egli per
dispensarti , e ti minaccia anzi i più gravi casti
ghi se hai l'ardimento di trasgredirlo , e ti pro
mette la più ampia mercede se lo osservi ; e tu ,
.creatura sua , opera delle sue mani , e per tanti
altri titoli da lui dipendente , e che hai tanto bi
sogno di lui , e che sei fatta per amare, e che ti
attacchi con tanta facilità ad amare qualunque
oggetto miserabile di questa terra , ricuserai di
ubbidirlo ? e non farai anzi ogni possibile per
ubbidirlo a puntino , e nella migliore possibile
:
maniera ?
Sebbene che dissi ricusar di ubbidirlo ? E chi
son io mai (debbo anzi esclamar con sant'Ago
stino) , e chi son io mai, o mio Dio , e che cosa è
។
eOeD FINE
وو
INDICE
TRI POTECA
410909 STATALE