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CORSO

DI

ISTRUZIONI E MEDITAZIONI
PER GLI ESERCIZI SPIRITUALI
AL CLERO
DEL TEOL .

GIUSEPPE REBAUDENGO
CANONICO ARCIDIACONO DELLA CATTEDRALE DI SALUZZO
PROF. EMERITO DI TEOLOGIA

GIÀ RETTORE DEL VEN . SEMINARIO

VOLUME II .

Edizione II.

TORINO
Cav. PIETRO MARIETTI
Tip. Pontif. ed Arciv .
1886
L'editore intende godere il diritto di proprietà
accordato dalle vigenti leggi.

OTECA
BIBLI ALE
STAT
NT
CHEME
MEDITAZIONE I.

CHE COSA SIAMO

Ella è testimonianza irrevocabile dello Spirito


Santo , che la più ordinaria cagione della inon
danté piena dei disordini che ricoprono e desolano
la superficie della terra , altra non è se non la
mancanza della scienza di Dio e di seria rifles
sione su quelle verità che dessa contiene : Non
est scientia Dei in terra ; maledictum, et menda
cium , et homicidium , et furtum , et adulterium
>

inundaveruut ; desolatione desolata est omnis terra ,


quia nullus est qui recogitet corde. 0 voi felici,
venerabili fratelli, che a quella scienza di Dio ,
di cui siete a dovizia forniti, la frequente medi
tazione pur accoppiate delle più rilevanti verità
che dessa vi suggerisce ! Chi dubitar potrà che
mercè di questo mezzo dalla comune infezione
scevri mai sempre vi serbiate ? Oltrecciò tanto
più felici voi siete per la saggia risoluzione , che
presa avete di consecrar ad una più assidua con
siderazione di siffatte verità in questo sacro re
cinto alcuni giorni di volontario spirituale riti
ramento ! Chi potrà mai encomiare abbastanza la
saviezza di tale vostra risoluzione ? Chi abbastanza
ammirare la grandezza della divina misericordia ,
che degnossi di ispirarvela ? 1
KEBAUDENGO Esercizi , Vol . II.
2

Ma , come fia egli mai che attendere possiate


vantaggiosamente e con profitto ad una siffatta
considerazione, sotto una guida cosi meschina e
da poco qual io mi sono ? Come fia egli mai possi
bile che colla tenuità dei miei concetti , colla sem
plicità del mio dire e colla freddezza del mio cuore
destar io possa in voi quei teneri sentimenti, quelle
pie commozioni , quei religiosi affetti, quei frut
tuosi vantaggi , insomma, quelle salutari impres
sioni , che pur sarebbero necessarie e convenienti ?
Sebbene..... oltrechè l'abbondanza dei vostri
lumi e della vostra buona volontà supplir potrà
in gran parte ad ogni mio difetto , è egli forse
dalla qualità del coltivatore cdello stromento
che, massime nell'ordine spirituale, dipenda il
frutto ? No certamente, grida l'Apostolo : Neque qui
plantat est aliquid, neque qui rigat, sed qui incre
mentum dat Deus. A questi dunque onninamente
appoggiato ed all'assistenza eziandio di Maria Ver
gine santissima, dei nostri santi angeli custodi ,
dei nostri santi protettori ed avvocati , e di tutta
quanta la celestiale corte , che il nostro comune
profitto ardentemente desidera, all'opera imme
diatamente mi accingo.
Ma e qual fia il soggetto almen principale della
presente e delle future nostre meditazioni ? Udite .
Egli è insegnamento dei più accreditati mae
stri di spirito , non che di parecchi santi Padri ,
che una delle principali nostre premure , dopo
quella d'applicarci a conoscere nel miglior modo
possibile Iddio, quella esser debbe di applicarci
a conoscer quanto più possiamo noi medesimi ,
considerando e meditando ben sovente e colla
massima serietà che cosa fummo, che cosa siamo ,
3
e che cosa saremo una volta , sia nell'ordine na
turale, sia nel sovrannaturale, sia sotto varii al
tri rapporti , in un colle diverse circostanze : Ista
tria semper in mente habeas (cosi fra gli altri san
Bernardo ), ista tria semper in mente habeas : quid
fuisti, quid es, quid eris; attende quid fuisti ante
ortum , et quid es ab ortu usque ad occasum, atque
quid eris post hanc vitam (MEDITAZIONE III) .
Oltre l'importanza infatti che hanno per sè me
desime queste diverse considerazioni , oh quali e
quante pratiche conseguenze rilevantissime, quali
e quante salutevolissime lezioni si possono mai da
esse ricavare ! La cognizione anzi di noi mede
simi, per attestazione dello stesso san Bernardo,
è quella che maggiormente ci conduce alla co
gnizione di Dio : Quanto in cognitione mei proficio ,
tanto ad cognitionem Dei accedo .
Nel dover io dunque in questi santi giorni al
l'onorevole , ma per me poco usata impresa accin
germi , di proporre ai religiosi vostri riflessi quei
soggetti di meditazione , che possano essere mag
giormente addatti al comune vantaggio, ai sopra
detti specialmente, prima di ogni altro, ho pen
sato di dovermi attenere .
E cominciamo appunto in questa mattina dal
primo , cominciamo cioè a meditare in primo luogo
7

che cosa noi fummo, e che cosa siamo nell'ordine


naturale: Quid fuisti, quid es ? In secondo luogo ,
a chi siamo debitori di ciò che siamo ? Ed in terzo
luogo , a qual fine lo siamo ?
Premettiamo però quella solita preparazione , >

che raccomandano comunemente i maestri di spi


rito, e da cui dipende in gran parte il frutto di
ogni qualunque meditazione.
Mio divin Redentore , che credo realmente pre
sente in questo augustissimo Sacramento , ai piedi
vostri umilmente prostrato con tutto quanto il
rispetto vi adoro , riconoscendovi non solamente
per vero uomo, ma anche per vero Dio, merite
vole perciò delle più profonde adorazioni di tutte
quante le creature. Non solamente però vi adoro ,
ma vi supplico colie parole di sant'Agostino a
far si colla vostra grazia che possa acquistare
la vera cognizione non solamente di voi mede
simo , ma anche quella specialmente di me stesso :
Noverim te, noverim me. Fate perciò, vi prego,
che in questa mattina incominci a conoscere ben
bene quelle cose che mi son proposto a meditare ,
e ne tragga quindi quelle lezioni e risoluzioni che
sono analoghe alle medesime , e conducenti al mio
spirituale vantaggio.
Senza di voi , o mio Dio , non sono capace nep.
pure di un buon pensiero ; deh voi dunque illu
minatemi , aiutatemi ! Io non merito , no, questi
vostri favori; anzi , nemmeno di essere da voi
ascoltato e tollerato alla vostra presenza , attesa
la moltitudine e la gravezza dei miei peccati ;
me ne pento però con tutto il cuore, ve ne do
mando umilmente perdono; e spero dalla vostra
misericordia infinita, e pei meriti della vostra
passione è morte, ciò che demerito da me
desimo .
Vergine santissima , santi miei protettori ed
avvocati, santi e sante tutte del paradiso, che
foste anche voi una volta nell'ordine naturale
ciò che io fui e che sono presentemente, deh aiu
tatemi anche voi colla vostra intercessione a fare
in maniera questa santa meditazione, che rica
5
varne possa un copioso e costante frutto , ond'es
sere poi anch'io una volta quello che siete voi
presentemente : Sancta Mater Dei Genitrix Virgo
Maria, intercede pro nobis; omnes sancti et sanctae
Dei, intercedite pro nobis..

Noi esistiamo , ed è si certa la nostra esi


stenza, che eziandio il più forsennato pirronista
non saprebbe di buona fede rivocarla in dubbio.
Ma questa nostra esistenza l'abbiamo noi mai
sempre avuta ? Oh quante centinaia e migliaia
d'anni si sprofondarono già nello sterminato
abisso del passato , pria che dessa avesse princi
pio ! Non è per anche un secolo che non esiste
vamo ancora ....
Che cosa dunque noi fummo per si - lungo vol
gere di secoli , nonché per tutta quanta la pre
cedente eternità ? Quid fuisti? Che cosa eravamo
trenta, quaranta , cinquanta , cent'anni fa tutt'al
più ? Ah non altro che un puro nulla ; anzi non
si parlava ancora di noi , non si pensava ancora
a noi , nè alla futura nostra esistenza ; non occu
pavamo ancora il benchè minimo luogo , non solo
tra le creature , ma neppure nella mente loro . Il
1

più vile insetto per conseguenza , il più piccolo


granello d'arena , il più leggero atomo di polvere
allora esistente , era da più di noi , perchè era
da più di quel nulla che eravamo noi . E saremmo
ancor presentemente da meno di essi , se una mano
onnipossente e benefica non ci avesse tratti da quel
profondo abisso del nulla, in cui giacevamo allora .
Oh l'umiliante pensiero che si è questo per noi !
oh qui si che, come in immobile scoglio i tumul
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tuanti fiotti del tempestoso mare, rompersi debbono
ed arrestarsi i boriosi trasporti della nostra vanità :
Hic, hic confringes tumentes fluctus tuos . E se la
lunga serie dei celebri antenati serve pur troppo
all'umano fasto d'insano fomento, oh come la du
razione assai più lunga e sterminata del passato
nostro nulla, servir gli debbe di scorno , di con
fusione, di rimedio !
Non solamente però da alcuni anni a questa
parte noi esistiamo , ma esistiamo in guisa che ,
per parlare con san Gregorio , non solum habe
mus commune ésse cum lapidibus, vivere cum arbo
ribus , sentire cum animalibus , sed et intelligere
>

cum angelis.
Noi abbiamo diffatti non solamente un corpo
cosi saggiamente e maestrevolmente architettato,
che riempie di meraviglia anche i meno sensibili
e men religiosi anatomisti , e l'antonomastico nome
si meritò di microcosmos, ossia di picciol mondo ; un
corpo fornito dei più preziosi , dei più utili e dei
più dilettevoli sentimenti di vista , di udito , di
loquela, di gusto , di tatto ; ma abbiamo un'anima
creata ad immagine e similitudine di Dio mede
simo ; un'anima dotata di un intelletto, che è ca
pace di conoscere innumerevoli cose e di cono
scere perfino in qualche modo lo stesso Dio ; do
tata di una memoria, che presenti ci rende una
immensità di cose che ravvolte già sono nel pro
fondo abisso del passato ; dotata di una volontà ,
che libera nei suoi atti e nelle sue determina
zioni , colà si volge dove più le piace , ed è nata
>

fatta per amare e per unirsi in dolce vincolo collo


stesso Dio ; dotata di una ragione che al di sopra
ci innalza delle creature tutte, toltine solo gli an
7

gelici spiriti , cui in gran parte ci rassomigliamo .


Abbiamo un'anima immortale , destinata cioè a vi
vere per tutta quanta l'eternità , superiore per con .
seguenza anche per questo a tutto il creato che
ha da aver fine e che nulla può contro di essa ;
abbiamo un'anima cosi preziosa, cosi eccellente ,
che neppure il mondo tutto , dice il Grisostomo ,
può stare con essa al paragone : Nihil est, quod
animae possit aequiparari, ne universus quidem
mundus ; un'anima cosi preziosa, che gli Angeli
stessi non isdegnano di darsi per essa le più amo
rose sollecitudini ; un'anima anzi , che è il caro
oggetto delle sollecitudini e delle compiacenze di
Dio medesimo : Tanto enim studio, soggiunge il
citato Padre, tantaque cura Deus dignam esse ani
mam ostendit , ut neque Filio suo pepercerit ; e
questo divin Figlio per essa non esitò di esina
nirsi , come dice l'Apostolo, prendendo la forma
di vil servo , non esitò di umiliarsi in ubbidienza
ai voleri .del suo divin Padre, sino alla morte ;
non esitò di farsi l'obbrobrio degli uomini e l'abie
zione della plebe , come il predisse Isaia , e di la
7 >

sciarsi piagare in .guisa da non aver più da capo


a piedi 1, a planta pedis usque ad verticem capitis,
parte alcuna del suo sacratissimo e delicatissimo
corpo , che stranamente malconcia non fosse ed
insanguinata ; non esitò perfino di dare la sua
vita , di spargere sino all'ultima stilla l'innocente
suo sangue ; onde non dubita san Bernardo di
chiamare la nostr'anima pretiosum depositum , quod
1

sancto sanguine suo pretiosius judicavit; noi ab


biamo insomma un'anima, che ha dell'angelico ,
el divino .
Quale stima adunque far dovremmo di questa
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parte più nobile di noi medesimi , e come dovremmo
essere solleciti di non posporla giammai al corpo,
che alla fin fine ed in sostanza, non ostante le
già notate sae prerogative , non lascia di essere
un ammasso di materia , un sacco di putredine, ed
un soggetto per noi della più grande umiliazione?
Come dovremmo essere solleciti di non avvilirla
giammai col renderla schiava dei sensi e del de
monio , che è il maggior suo nemico ; di non de
primerla giammai alla condizione dei bruti , col
l'immergerla, per dir così , nelle sozzure dell'im
pudicizia , dell'intemperanza , coll'attaccarla disor
dinatamente o a qualche creatura vivente, od alle
soddisfazioni miserabili di questa terra, qualunque
esse siano ? O anima (cosi san Tommaso da Villa
nuova) , si cognosceres excellentiam et dignitatem
tuam ... quomodo dedignaveris dejicere te ad amo
rem et cupiditatem horum terrenorum bonorum !
quomodo horresceres foedare tuam pulchritudinem
foedo luto libidinum ! quomodo fumum istum et
ventum inanem honorum saecularium parvipenderes!
Nobilem vult esse vitam tuam (soggiunge l’Emis
seno) , qui tibi commisit imaginem suam . E san Ber
nardo : Oportet id, quod ad imaginem est , cum imaº
gine convenire, et non in vacuum nomen imaginis
participare. Eppure , non è egli pur troppo tutto
all'opposto che si fa comunemente, e che si è
fatto fors' anche da noi le tante volte ? Non si
potrebbe applicare anche a noi quel dolente la
mento del Salmista : Homo cum in honore esset,
non intellexit: comparatus est jumentis insipienti
bus, et similis factus est illis ? Riflettiamovi ben
bene , ed ove ci riconosciamo colpevoli , confon
diamoci salutarmente, pentiamoci sinceramente e
3
risolviamo davvero un migrior avvenire ....... 0
anima (ricordiamoci sovente di queste parole di
san Bernardo) insignita Dei imagine, decorata si
militudine, desponsata fide, redempta sanguine, de
putata cum angelis, capax beatitudinis , quid tibi
1

cum camne, qua nihil vilius ?


Ma donde mai poi ebbe origine una siffatta
nostra esistenza ? ce la siamo forse data o procu
rata da noi medesimi? Il nulla non può essere
causa di cosa alcuna , e ciò che non esiste per ne
cessità di natura, non può esistere da se mede
simo ..... A chi dunque ne siamo debitori ? Ah
siete voi solo, o mio Dio, cui primariamente e
principalmente sono io debitore della mia esi
stenza , e di quanto io sono per natura. Le vo
stre mani son quelle (dir vi debbo col santo Giobbe
e col coronato Profeta), le vostre mani son quelle
principalmente e primariamente, che con arte cosi
mirabile hanno costrutte e con si stupenda armo
nia insieme collegate le innumerevoli parti di
questo mio corpo ; ed il vostro soffio onnipos
sente quello si fu che di spirito le animò : Manus
tuae fecerunt me et plasmaverunt me ; pelle et car
nibus vestisti me, ossibus et nervis compegisti me,
vitam et misericordiam tribuisti mihi ! Se esisto,
se vivo, se sono animato, se vedo , se sento, se
parlo , se mi muovo , se ragiono , se sono capace
di conoscervi, di amarvi , tutto è vostro dono; di
tutto a voi son debitore . Voi solo anzi non sola
mente siete quegli che dato mi avete siffatte cose,
ma quegli eziandio che me le avete costantemente
conservate : Visitatio tua custodivit spiritum meum ;
e col conservarmele, si può dire che me ne rinno
vate continuamente il dono .
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Saremmo noi diffatti ancora in vita , avremmo
noi tuttora quei sentimenti del corpo e quelle po
tenze dell'anima, che rendono cosi pregevole la
nostra esistenza e che sono un cosi gran beneficio
di Dio, se egli dopo di avercele compartite, niuna
cura di noi più presa si fosse e ci avesse a noi
medesimi intieramente abbandonati ? ... No certa
mente .
Oh quanto mai pertanto ella è nobile e glo
riosa la nostra origine e la nostra conservazione!
e quanto mai perciò dovremmo essere stati mai
sempre, ed esser ognora solleciti di corrispondervi
colla nobiltà dei nostri costumi , e di professare
all'amoroso Autore e Conservatore del nostro es
sere la più viva gratitudine , il più sincero amore,
la più docile sommessione , e di conservare al suo
servizio quel corpo e quell'anima , di cui tutta a 1

lui dobbiamo l'obbligazione !


Se diffatti ai padroni e benefattori di questo
mondo , e specialmente ai genitori terreni , come a
quelle cause seconde di cui si servi Iddio per darci
la mentovata esistenza , tenuti ci sentiamo per
natural legge a render siffatti doveri , e quali
>

mostri d'insensibilità riputati saremmo qualora li


trasandassimo : non ne saremo tanto più debitori
a Dio , assai più di essi nostro padrone , benefat
tore e padre , e non sarebbe assai maggiore la
nostra mostruosità ove non ne curassimo verso
di lui l'esatto adempimento ? Ah ! se perfino le
creature stesse irragionevoli ed insensate , nel
muto loro linguaggio vi lodano e vi benedicono,
o grande Iddio , e coll'esatta osservanza di quelle
naturali leggi che loro imponeste, al loro modo
vi ubbidiscono e vi servono : Tibi serviunt crea
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turae tuae... et omnis factura tua te collaudat ;
non dovremo tanto più esserne solleciti noi , crea
ture ragionevoli , e che fummo assai più di esse
beneficati ?
Ma avanziamo ancora le nostre considerazioni ,
e scopriremo altri maggiori motivi ed eccitamenti
a si doverosa sollecitudine... Oh per quanti altri
(consideriamolo seriamente) , per quanti altri non
è stata cosi liberale come con noi , nei mentovati
doni la divina beneficenza ! Oh quanti milioni di
altri cioè , che o non ricevettero l'esistenza , o ne
furono ben tosto privati , e passarono , per dir cosi ,
dalla culla alla tomba, o non furono dotati di tutti
quei sentimenti del corpo e di quelle potenze del.
l'anima, di cui fummo dotati noi ; anzi , non eb
bero e non hanno invece che dei difetti, delle im
perfezioni o di spirito o di corpo, dei malori, degli
acciacchi tali , da poter dire col Profeta : Tribula
>

tionem et dolorem inveni; die ac nocte gravata est


super me manus tua ; conversus sum in aerumna
mea dum configitur spina ; laddove noi fummo ben
diversamente trattati .
Più ancora. Sebbene le mentovate divine be
neficenze a nostro riguardo non abbiano in realtà
avuto luogo che da meno d'un secolo, e per molti
da pochi lustri , nella mente però e nei disegni
di Dio lo ebbero da tutta quanta l'eternità , o per
dir meglio , non ebbero verun principio , ma sus .
sistettero sempre , in guisa tale che se fummo in
realtà per tanti secoli , nonché per tutta quanta
l'eternità , non più che un puro nulla , non la
sciammo giammai di essere nella mente di Dio
tutto quello che siamo ; e non lasciò egli giammai ,
per dir cosi , di occuparsi di noi, e di amarci con
12
ispeciale predilezione , avendoci trascelti fino ab
aeterno per essere nel tempo ciò che siamo a
preferenza di tanti altri , che o lasciar volle per
sempre nel seno del nulla, o molto meno ricolmi
dei menzionati naturali suoi favori : Quod me
creares (dir possiamo a Dio con sant'Agostino) ,
quod me creares, et in numero creaturarum tuarum
numerares, ab aeterno tu praeordinasti.
Noi fummo dunque da tutta quanta l'eternità
(oh il sorprendente e consolante pensiero, che si è
questo mai ! ) noi fummo il dolce , il caro oggetto
dei divini disegni , delle divine premure della
divina predilezione ; non pensò egli prima a se
stesso che a noi , non si occupò di sè stesso pria
cha di noi , non amò sè stesso nè alcun'altra cosa
prima di noi : Charitate- perpetua (può egli dire
con tutta ragione a ciascheduno di noi) , charitate
perpetua dilexi te ; e può ciascuno di noi dire a
vicenda : Dominus possedit mie in initio viarum
suarum , antequam quidquam faceret a principio ,
ab aeterno ordinatus sum . Oh quali maggiori mo
tivi adunque , anima mia , quali maggiori stimoli
a lodare, a benedire , a ringraziare , ad amare,, aa
servire con tutta puntualità questo nostro Crea
tore e conservatore , ed a tutta impiegar per esso
la nostra vita , il nostro essere , i sentimenti del
nostro corpo , le potenze della nostra anima !
Ma è egli veramente cosi che abbiamo fatto
sinora ? Udiamone da Dio medesimo la dolente
dichiarazione : Cognovit bos possessorem suum (egli
attesta non men di noi che dell'antico suo po
polo), Israel autem me non cognovit ; una bestia
irragionevole riconosce il suo padrone , lo teme ,
ed alla foggia sua lo serve , ed il mio diletto
popolo , il quale a niun altri che a me è debi.
tore della sua esistenza e della sua conserva
zione , non vuol nemmen riconoscermi per quel
che sono, o se per tale mi riconosce in specula
tiva , per tale certamente non mi riconosce in
pratica: Cognovit bos etc. Dov'è infatti l'onore ,
e l'ubbidienza che mi rende ? dove il rispetto e
l'amore che mi porta ? dove il timore di offen
dermi , di oltraggiarmi ? Si Pater ego sum ubi
est honor meus ? Et si Dominus ego sum , ubi est
timor meus ?
Può darsi mai un più tenero , un più amaro ,
ma nello stesso tempo più giusto rimprovero, per
riguardo almeno ad una parte di noi , se non per
riguardo a tutti ? Ah si, quanto almeno è pur
troppo cosi, o mio Dio , mio buon Creatore e Con
servatore ! A voi debitore di tutto ciò che sono
per natura, tutto vostro avrei dovuto essere per
riconoscenza , per amore, per fedeltà ; tutti al vo
stro amore ,។ al vostro servizio avrebbero dovuto
essere consacrati i miei pensieri , i miei affetti ,
le mie parole , le mie azioni , i sentimenti del
mio corpo , le potenze dell'anima mia . Eppure
non fu cosi ! Quante volte anzi invece di essere
intieramente vostro , ho voluto piuttosto essere del
demonio , del mondo , delle passioni. Oh ingrato,
oh perfido ! Deh abbiatemi pietà ... Quel che non
sono stato per lo passato, lo sarò per l' avveni
re . Son tutto vostro per natura, sarò tutto vo.
stro per elezione , per volontà , per ubbidienza, 7

per amore .
E non è questo forse ,> o anima mia , non è
questo veramente il fine, per cui fummo posti su
questa terra e per cui vi siamo conservati ? Si.
14
Creatus est homo (risponde S. Ignazio nel princi.
pio dei suoi esercizi ) , creatus est homo ad hunc
finem , ut Dominum Deum suum landet, revereatur,
eique serviat; e lo abbiamo appreso fin da ragazzi
nei primi rudimenti della fede.
Noi non siamo cioè a questo mondo ( pensia
movi seriamente) , non siamo a questo mondo per
attendere a farvi una luminosa comparsa , a pro
cacciarci un gran nome , ad attirarci l'altrui stima
o colla vastità dell'erudizione, o collo sfoggio del
talento , o colla sublimità degli impieghi , o colla
disinvoltura del tratto , o col fasto degli abbi
gliamenti , o colla leggiadria ed attillatura della
persona, o con altri simili mezzi ; non siamo al
mondo per vivere comodi , agiati , per darci bel
tempo , per condurvi una vita allegra e dissipata
ne'giuochi , ne'divertimenti, nelle conversazioni ;
non siamo al mondo per contentar il nostro corpo
colle gozzoviglie, colle intemperanze , colle impu
dicizie , colla oziosità ; non siamo al mondo per
accumular ricchezze o per mezzo di una eccessiva
e disonorante parsimonia , contraria tutt' affatto
alle leggi della convenienza , nonchè a quelle
della carità , o per mezzo della negoziazione , od
altre occupazioni secolaresche , o , quel che peggio
sarebbe, colla non necessaria, riprovata pluralità
dei benefizi, o col servirci dello stesso sacro mini

stero a questo principal fine di promuovere i nostri


temporali interessi; non siamo al mondo insomma
per attendere a soddisfar le nostre passioni , ma
bensi per attendere costantemente a conoscere
sempre più , e lodare , e benedire , e ringraziare,
ed amare, e rispettarë , e servire il nostro supremo
creatore e conservatore Iddio , e per impiegare
15
in di lui ossequio quei sentimenti del corpo , ee
quelle potenze dell'anima , che per mera sua bontà
ci ha date e ci conserva , indirizzando al di lui
onore e gloria tutte quante le azioni della nostra
vita , giusta il notissimo avviso di S. Paolo : Sive
manducatis, sive bibitis etc .; anzi tutte le nostre
parole , tutti i nostri affetti, tutti i nostri pen
sieri , emulando quei cosi giusti e cosi teneri sen
` timenti , che esprimeva S. Francesco di Sales
allorchè diceva : Ah s' io sapessi che qualche pen
siero della mia mente 1, qualche affetto del mio
cuore, qualche parola della mia lingua, qualche
azione delle mie mani non mirasse direttamente
a Dio , non vorrei avere nè mani , nè lingua, nė
cuore , nè mente , nè vita !
Per altra parte poi qual fine più giusto e più
nobile e più importante poteva egli prefiggerci
il nostro buon Creatore e Conservatore? Qual fine
primieramente più giusto, più ragionevole , che il
destinarci ad impiegare i nostri giorni in osse
quio di Colui che ne è l'autore ed il conserva
tore ? Qual fine inoltre più nobile , più glorioso,1

che destinarci al servizio del più gran monarca


del mondo , del supremo Padrone del cielo ee della
terra , d'un Dio d'una maestà , d'una grandezza ,
d'un merito infinito ? Se si reputa comunemente
cosa cosi onorifica , impiego cosi nobile l ' essere
destinato all'immediato servizio della persona di
un monarca di questo mondo , Dio immortale !
di qual onore, di qual gloria, di qual pregio non
dovrà riputarsi l'essere destinato al servizio vo
stro , che siete Rex regum , et Dominus dominan.
tium ! Neppure gli angeli stessi, benchè a noi si
16
superiori di natura , hanno una destinazione , an
fine più nobile, più onorifico.
Non havvi primieramente fine più importante
e più necessario per parte di Dio , poichè non sa
rebbe egli veramente Dio , e tradirebbe , per dir
cosi , sè stesso , se ci avesse prefisso un altro fine.
Non havvi secondariamente fine più importante
e necessario per parte nostra , poichè non havvi
se non questo fine, ossia l'esatta corrispondenza
al medesimo , che possa renderci veramente fe
lici sia nella futura vita, ed anche per quel poco
che si può esserlo nella presente, come dimostra
ad evidenza la ragione, la esperienza, e come a
vremo occasione di considerare più specialmente
un ' altra volta .
Ogni qual volta adunque noi attendiamo a tut
t'altro che a questo, ogni qual volta ci perdiamo
follemente dietro alle vanità, ai piaceri, alle sod
disfazioni di questo mondo , alla cupidigia degli
onori o delle ricchezze , ogni qual volta trasan
diamo i doveri del nostro stato, e li adempiamo
malamente, o trascuratamente ; ogni qual volta
anzi tralasciamo anche soltanto d'operar per Dio,
ma operiamo o per vanità , per ipocrisia, per ri
spetto umano, o per interesse, o per altro consi
1

mile motivo, non solamente perdiamo inutilmente


quel tempo che la pietosa provvidenza ci concede ,
e nulla guadagniamo pel cielo, ed anche dopo di
aver faticato per tutta quanta la vita avremo al
punto di morte tutta l'occasione di dire collo
sventurato Pietro : Per totam noctem laborantes
nihil coepimus; non solamente facciamo torto alla
nostra esistenza ed a quelle prerogative di corpo
e di animna di cui fu da Dio liberalmente arric
17
chita, e non corrispondiamo alla gran bontà del
nostro pietoso Creatore e Conservatore; ma ci fab
brichiamo eziandio la nostra infelicità, sia eterna,
sia temporale ; anzi ci meritiamo che , come ac
cadde alla ficaia infruttuosa del Vangelo , la quale
non corrispose al fine per cui era stata piantata e
allevata, Iddio pronunzi pur anche sovra di noi
quel terribile succide, che basterà a farci precipitar
nell'inferno. A che difatti occupiamo noi un luogo
su questa terra fra le create cose , se non corri
spondiamo al fine per cui Iddio vi ci ha collo
cati, ed anzi operiam tutto all'opposto ? Ut quid, >

ut quid terram occupat ?


Eppure , non avrai a rimproverarti, o anima
mia , di essere stata colpevole le tante volte di un
siffatto disordine ? Ah la moltitudine dei peccati
e di commissione e di ommissione, che contras
segnarono pur troppo tutta la passata tua vita,
ne fanno una quanto ampia , altrettanto luttuosa
testimonianza !
Eccovi dunque (ah si pur troppo ! ) , eccovi , 0o
creature irragionevoli ed insensate , in me un
mostro , che fra voi non si ritrova. Astri del ciel
lucenti, che destinati dal supremo Facitore a pre
siedere in costante alternativa al giorno ed alla
notte , non torcete giammai il passo da quella via
che segnata vi fu dalla creatrice sua destra ; ma
teriali elementi , che sebbene contrarii di natura
in bell' accordo tuttavia vi unite sotto diverse
forme nei vari corpi giusta il volere di Colui che
vi creò; e voi finanche, turbini , e venti, e nembi,
e procelle, e fulmini, e gragnuole , che fatte per
servire di stromento ai giusti disegni di Dio , i
cenni di lui mai sempre rispettate ed eseguite ,
RaBAUDENGO Esercizi , Vol. 11
18

ignis, grando,nix,glacies, spiritus procellarum , quae


facitis verbum ejus , voi corrispondete costante
mente a quei diversi fini per cui create foste e de.
stinate ! Io all'opposto, sua fattura non men di
voi , io che a lui debitore sono di mille eccelsi doni
a voi non conceduti ,? io che a preferenza di voi
conosco in qualche modo l'alta sua maestà e pa
dronanza , destinato ad un fine immensamente più
nobile e più importante del vostro, io non ho vo
luto conformarmivi , io anzi mi comportai tutto
all'opposto di ciò che ei voleva. Nè fu già questo
un solo passeggiero trasporto di pochi istanti ; fu
anzi pressochè il continuo tenor di mia vita . Oh
quante volte già il tiepido zefiro ringiovani la
natura, e rivesti di nuove fronde le piante, che il
nevoso gelido aquilone aveva spogliate , ed io in

tanto vissi pressochè mai sempre dimentico del


mio fine, anzi in decisa opposizione con il me
desimo ! .....
Eterno Iddio ! di confusione e di pentimento ri
pieno , altro non mi resta che confessar gemendo
la mia mancanza, per vedere di ottenerne da voi
perdono. Ah si mio primo principio, e mio ultimo
fine, laddove le altre creature tutte , benchè di ra
gione prive , corrispondono costantemente a quel
fine per cui dal nulla anche voi le traeste , io, di
ragione fornito, per tutt'altro vissi e per tutt'altro
operai , che per quel fine che mi prefiggeste su que
sta terra ; le vane bagattelle di questo mondo
furono quelle cui andò perdutamente dietro il mio
cuore , come se per esse e non per voi fossi stato
creato e conservato : Erravi, erravi sicut ovis quae
periit. Ah insensato , ah stolido ! 1 : 0 pur male
impiegati i miei giorni , i mniei affetti, le mie parole ,
19

le mie azioni , la mia esistenza ! Accepi in vano


(posso dir con sacra frase ), accepi in vano animam
meam ; anzi non solo in vano , ma per fatale mia
rovina... Pietà , o mio Dio , misericordia , perdono !
Se qualche spazio ancor mi concedete di vita , come
ven supplico , compenserò con maggior fervore a
servirvi ed amarvi le passate mie mancanze. Voi
solo sarete il primario ee principale oggetto de’miei
pensieri , de' miei affetti , de' miei desiderii , delle
mie sollecitudini,delle mie parole, delle mie azioni ;
al vostro onore, alla vostra gloria le indirizzerò
costantemente , anzi fin d'ora le consacro . Deh
gradite questa mia offerta , questa mia buona vo
lontà, e rendetela efficace colla vostra divina gra
zia , affinchè dopo di aver vissuto per voi , mio
sommo principio e mio ultimo fine, pel restante dei
miei giorni, possa poi viver con voi felice senza
fine.
Maria Vergine, Angelo mio custode, Santi miei
protettori ed avvocati , ringraziate con me e per
me Iddio di quei lumi, di quelle grazie che mi ha
date nel decorso di questa santa meditazione , e
tanto più poi di quei salutari sentimenti che si è
degnato d'ispirarmi , e pregatelo a volermeli con
fermare ed avvalorare siffattamente, che non ven
gano in me mai più meno , e, che non li ritratti e
smentisca mai più colla mia condotta: Sancta Ma
ria et omnes sancti intercedant pro nobis ad Domi
num > ut nos mereamur ab eo adjuvari , et salvari ,

qui vivit et regnat in saecula saeculorum . Amen .


MEDITAZIONE II.

CHE COSA SIAMO STATI E CHE COSA SIAMO


DIVENUTI

Fra le varie differenze che passano tra le irragio


nevoli creature e le ragionevoli , una delle prin
cipali e più importanti si è senza dubbio che quelle
nulla hanno , nè aver possono al di sopra dell'or
dine naturale , laddove queste per lo contrario pos
sono essere ad un ordine sovrannaturale sollevate ;
in quelle opera la sola natura , in queste operar
>

può eziandio la grazia. E cosi appunto è a noi


avvenuto .
Non solamente Iddio , autor della natura , ci ha
tratti colla sua onnipotente mano dal profondo
abisso del nulla , in cui fummo onninamente sepolti
per tanti secoli , nonché per tutta la precedente
eternità , e ci ha pietosamente compartito a prefe
renza di tanti altri tutte quelle prerogative, che
abbiamo nell'ordine naturale , e che abbiamo pre
cedentemente meditate, ma ci ha inoltre sollevati
per mezzo della sua grazia colle onde battesimali
ad un ordine sovrannaturale il più sublime, direi
quasi , che immaginar si possa , mondandoci non
solo dalla colpa , ma fregiandoci inoltre di va
rie prerogative sovrannaturali , che sorpassano di
21

gran lunga le naturali . E questo deve essere ap


punto il soggetto della presente nostra meditazione.
Dopo di avere cioè considerato che cosa noi
fummo una volta, e che cosa siamo poscia divenuti,
e siamo presentemente per natura, ossia nell'ordine
naturale , innoltrar ci dobbiamo in oggi a conside
rare che cosa fummo eziandio una volta, e che cosa
siamo poscia divenuti nell'ordine sovrannaturale :
Quid fuisti ? quid es ? ossia considerar dobbiamo
il gran benefizio della battesimale rigenerazione,
in un colle principali sue circostanze e pratiche
conseguenze .
Una siffatta meditazione , almeno per qualche
istante, dovremmo averla fatta, e farla quotidia
namente , giacchè quotidianamente siamo soliti a
ringraziare Iddio non solamente d'averci creati
ma eziandio d'averci fatti cristiani , che è quanto
dire d' averci rigenerati colle onde battesimali ;
ma facciamola in oggi più di proposito, più prolis
samente 7, e facciamola con tanta attenzione , che
>

veniamo a ricavarne il conveniente frutto , ed a


tal fine imploriamo il divino aiuto .
Sommo Iddio , che per tratto speciale di vostra
misericordia mi avete non solo cavato dal nulla,
data e conservata quella preziosa esistenza che
ho precedentemente considerata , ma mi avete e
ziandio spiritualmente rigenerato e sollevato ad
un ordine immensamente superiore a qualunque
naturale prerogativa; mentre umilmente prostrato
ai piedi vostri rispettosamente vi adoro , e vi rin
grazio di un tanto favore, vi prego pure a darmi
>

grazia d'internarmi ben bene nella considerazione


del medesimo , e delle principali sue circostanze ,
e delle pratiche conseguenze che debbonsi dal
RIK !! OTECA
STATA
CREMONE
22
medesimo giustamente dedurre, ossia delle obbli
gazioni che desso m'impone : Quum enim augen
tur dona (lo riconosco col vostro gran servo S. Gre
gorio) , rationes etiam crescunt donorum ; se ho avuto
bisogno dei vostri lumi nella precedente medita
zione , in cui non si trattava che di cose apparte
nenti all'ordine naturale , tanto più ne ho bisogno
in questa , in cui si tratta di cose che lo sorpas
sano cosi di gran lunga . Deh adunque illuminate
il mio intelletto , movete la mia volontà, parlate
efficacemente al mio cuore : Loquere, Domine, quia
audit servus tuus ! Sono indegno , èè vero , o mio Dio ,
di queste grazie , anzi perfino di parlare con voi ,
di stare alla vostra divina presenza , attese massi
mamente le mie iniquità . Ve ne domando però sin
ceramente perdono, e vi supplico delle mentovate
grazie per la vostra misericordia infinita, pei me
riti di Gesù Cristo , per l'intercessione di Maria
Vergine santissima , dei miei santi protettori ed
avvocati , di tutti i Santi e Sante del cielo, cui di
tutto cuore ad un tal fine mi raccomando : Sancta
Maria Dei Genitrix Virgo, intercede pro nobis.
Omnes Sancti et Sanctae Dei, intercedite pro nobis..

Creati noi appena dalla mano onnipossente del


l'Altissimo, corrotti fummo nell'istante medesimo
e contaminati dalla mano prevaricatrice del pro
genitor nostro Adamo; e cavati appena per divina
onnipotenza dallo sterminato abisso del nulla , ca
duti eravamo in quello più profondo e più lagri
mevole della colpa ; ed avrebbe potuto ripetere
ciascheduno di noi (se fossimo già stati dell'uso
di ragione dotati ) il flebile lamento di S. Ber
nardo : De parentibus venio qui me ante fecerunt

1
23

damnatum quam natum ; peccatores peccatorem in


peccato suo genuerunt; miseri miserum in hanc lucis
miseriam induxerunt (Meditaz. cap . 2). In istato
per conseguenza di inimicizia col nostro medesimo
benefico Facitore , oggetti di riprovazione al suo
divin cospetto , figliuoli d'ira , come si esprime l'A
postolo, meritevoli eravamo di eterna condanua
zione , e tanto più meritevoli ne saremmo dive
nuti , se , e quante più , all'original colpa altre ne
avessimo aggiunte di propria volontà ee malizia .
A che cosa adunque ci avrebbe mai giovato
questa non naturale esistenza con tutte le altre
naturali prerogative dall'amoroso nostro Creatore
accordateci , qualora non ci avesse egli stesa in
seguito una pietosa mano per sollevarci dal men
tovato abisso della colpa e preservarci dalle fu
neste sue conseguenze ? Quid nobis nasci profuit
(è di santa Chiesa medesima il riflesso ), quid nobis
nasci profuit, nisi redimi profuisset ? Ed a che ci
gioverebbe eziandio la stessa grand'opera della
redenzione, se non ne fossimo stati fatti partecipi
per mezzo della spirituale rigenerazione ?
Lontana in tal caso da noi ogni speranza di sa
lute , e tanto più lontana , quanto maggiori colpe
avessimo aggiunte in seguito per nostra malizia
alla colpa d'origine; fuori intieramente della vera
strada del paradiso , e privi d'ogni altro mezzo di
riconciliazione con Dio , sarebbe per noi , direi
quasi , una disperazione il vivere, e sarebbe una
inaggior disperazione il morire . Sarebbe una mag
gior disperazione il vivere , poichè in mezzo ai guai ,
alle tribolazioni, alle miserie di cui è cosi feconda
questa vita , non avremmo per raddolcircele la
consolante speranza d'una miglior vita futura ; e
24

sarebbe una maggior disperazione il morire , poi


chè null'altro ravvisar potremmo nella morte, che
il fatal principio d'una eternità sempre infelice; e
gli ultimi nostri vicendevoli addio , nelle estreme
nostre agonie , altri esser non potrebbero che questi :
A rivederci nella miseria eterna ! Oh stato vera
mente infelice , e degno delle più amare lacrime !
Ah ! Bonum erat ei (si potrebbe dire in tal caso di
ciascheduno di noi con evangelica frase ), bonum
erat ei, si natus non fuisset homo ille ! Sarebbe me
glio cioè per noi di non esser nati .
Povero Mosė ! Venuto appena alla luce , egli è
gittato , per dir cosi , alla ventura, in fragil cane
stro , sulle onde infide del Nilo, ed esposto per con
seguenza ad evidente periglio di divenirne misera
preda ; e se benefica mano, dagli amorosi disegni
suscitata di quella provvidenza , che a grandi im
prese destinato lo aveva , non ne lo avesse pietosa
mente sottratto , vi sarebbe immancabilmente pe
rito . Debolissima immagine, o anima mia , di quella
assai più misera sorte che sarebbe a te toccata,
ed anche al tuo corpo , se dopo di essere venuta al
mondo e stata contaminata dal peccato, la pietosa
mano del tuo Facitore accorsa non fosse in tuo
sovvenimento , ma senza pietà abbandonata ti a
vesse a te medesima . E quanto io dico di me stesso ,
dirlo deve di se medesimo ciascheduno di voi, av
vegnachè tutti egualmente per natura figliuoli
d'ira e di perdizione, e tanto più poi in seguito ,
chi più , chi meno , per volontaria malizia.
Ecco però che come al mentovato Mosè la bene
fica mano dell'egiziana principessa per singolare
divina disposizione portò soccorso e salvamento ,
cosi a noi la benefica mano del divin ministro per
25

parte espressa di Dio medesimo , non già col sot


trarci , come Mosè, dalle acque, ma anzi coll'im
mergerci in esse , ossia col battezzarci, portò salute
e scampo ; ci liberò cioè dal reato della colpa , e
dal merito e pericolo della pena ; anzi (oh bontà e
misericordia impareggiabile del Signore ! ) , siccome
la predetta egiziana principessa non solo scam pò
Mosè dal pericolo, ma lo ricevette in modo spe
ciale nella sua grazia , lo condusse nella paterna
reggia , se lo adottò per figlio e per erede, lo colmò
insomma dei più segnalati favori; cosi il nostro
buon Dio per mezzo del santo battesimo non solo
ci mondò dalla colpa di origine, e lacerando, per
dir cosi , il decreto di eterna morte che era an
nesso alla medesima , ci sottrasse alla schiavitù
del demonio e al pericolo dell'eterna dannazione ;
ma ci accolse , dirò cosi , amorosamente al suo seno ,
i degno della sua amicizia, della sua benevolenza ,
della sua grazia , ci fece oggetto delle divine sue
compiacenze , ci introdusse nella sua reggia, ossia
hella sua Chiesa, nella quale sola si può trovare
scampo dall'universale naufragio, ci trasse dalle
tenebre e dall'ombre della morte , e ci fece parte .
cipi dell'ammirabile sua luce , chiamandoci alla
bognizione della sua celeste dottrina ed alla vera
religione. Che cosa saremmo infatti a questo ri
guardo , se non avessimo avuto la bella sorte di
essere battezzati ? Non altro che miseri ciechi ,
avvolti nelle tenebre dell'infedeltà e dell'errore ,
privi perfino della vera cognizione di Dio , ed
in balia alle più abbominevoli superstizioni . C'in
corporò inoltre con Gesù Cristo, ci fece di lui
membra , di lui fratelli, ' di lui coeredi , ci fece
tempii vivi dello Spirito Santo , ci adottò per
>
26

suoi figli, c'infuse l'abito di preziosissime virtù ,


e massime della fede, della speranza e della ca
rità ; ci dischiuse le porte del cielo ed il prezioso
tesoro degli altri Sacramenti , e specialmente di
quello di riconciliazione , pel caso che fossimo cosi
ingrati da commettere in seguito volontarie colpe ;
ci pose, per dir cosi , in mano le chiavi della sa
lute, ci destino eziandio fin d'allora sè medesimo
in cibo ed in bevanda nel corso della presente vita ,
ed in perpetua impareggiabile mercede per tutta
quanta l'eternità ; ci ricolmò insomma dei più pre
ziosi sovrannaturali doni , dei più segnalati spiri
tuali benefizi : Non tantum liberi facti estis (ecco
la descrizione che ne faceva almeno in parte ai
suoi neofiti il gran padre san Giovanni Grisosto
mo) , non tantum liberi facti estis, sed et sancti; non
solum sancti , sed et justi; non tantum justi, sed et
filii ; non tantum filii, sed et haeredes, non solum
haeredes, sed et fratres, non solum fratres, sed et
membra; non solum membra, sed et templum ; non
tantum templa, sed et organa Spiritus Sancti : en
quot sunt baptizatis largitates ! Oh quante grazie .
quante prerogative , per dir cosi, in una sola ! E
se l'evangelista san Giovanni , parlando della sola
prerogativa di essere stati da Dio adottati per fi
gliuoli , non potè trattenersi dall'esclamare in estasi
1

d'ammirazione: Videte qualem charitatem dedit no


bis Pater, ut filii ejus nominemur et simus ; che nor
dovremo dire e pensare di tutte le altre singola.
rissime prerogative , che a questa si unirono nel
santo battesimo ? Quale e quanta non dovrà es
sere la nostra ammirazione, e più ancora la no
stra riconoscenza ?
Sebbene .... maggior motivo ed eccitamento noi
27

ritroveremo , se ci faremo a considerare eziandio


primieramente come questo salutarissimo lavacro
abbia costato a Gesù Cristo nulla meno che il suo
preziosissimo sangue, onde dice l'evangelista san
Giovanni : Dilexit nos, et lavit nos a peccatis nostris
in sanguine suo ; e secondariamente con quale in
numerevole moltitudine di altre creature a noi si
mili non sia stata cosi pietosa e benefica la so
vrana provvidenza del nostro Iddio. Quanti mi
lioni cioè di altri uomini non hanno ricevuto
questo singolare beneficio della spirituale rigene
razione , ma lasciati furono miseramente in tene
bris et umbra mortis, in quella fatal massa di perdi
zione, da cui fummo noi pietosamente sottratti !
Per altra parte , qual merito avevamo noi per es .
sere da essi cosi predistinti e privilegiati ? oppure
quale speciale demerito avevano essi a preferenza
di noi , per esser a noi cosi posposti e abbandonati ?
Niuno affatto. Erano dessi come noi , ed eravamo
noi come essi , di null'altro meritevoli che della di
vina riprovazione . Fu dunque la nostra avventu
rosa sorte preferenza di essi un puro effetto
della gratuita divina misericordia ; fu un tratto
speciale della divina grazia : Praedestinavit nos in
adoptionem filiorum (ce lo attesta l'apostolo san
Paolo) secundum propositum voluntatis suae , in
laudem gloriae gratiae suae, in qua gratificavit
nos in dilecto Filio suo .
Oh da quale ammirazione adunque e da quale
riconoscenza non dovremmo essere penetrati per
un si grande beneficio ! quale anzi non dovrebbe
ella essere stata mai sempre fin dal primo istante,
per dir cosi , del nostro uso di ragione , e quale per
28

conseguenza la premura di corrispondere nel mi


glior modo possibile a si segnalato favore !
Ma e quale fu dessa in realtà ? Meditiamolo un
po' seriamente , che è questo il più necessario , il
più importante , e donde ricavar possiamo il nostro
maggior vantaggio .
Esigeva da noi primieramente siffatta ricono
scenza e premura , esigeva , dissi , che tutta la

sollecitudine avessimo di conservare intatta quella


battesimale grazia che avevamo avventurosamente
ricevuta . Essendo dessa infatti un dono cosi pre
zioso , anzi un aggregato , un cumulo di doni, non
poteva a meno di essere una spensieratezza la più
detestabile il non curarci di custodirla gelosa
mente, e tanto più poi lo scialacquarla tutt'affatto
volontariamente e per cose da nulla . Ma qual fu
effettivamente a tale riguardo la nostra solleci
tudine ? Ascoltane , o anima mia , da san Tommaso
da Villanuova la luttuosa descrizione : Innocen
tiam baptismalem , annos discretionis ingressa, sta
tim perdidisti, et vestem illam saepius sordidasti,
polluisti coeno, consudisti et conculcasti; anzi , non
aspettasti forse, o anima mia, non aspettasti forse
>

sino agli anni della discrezione a scialacquarla ,


ma appena giunta all'uso di ragione ; la conser
vasti forse cioè soltanto , finchè non fosti capace di
perderla . Rivolgiti col pensiero a quell'epoca, e
non potrai forse a meno di riconoscerlo . Ah si !
bella innocenza , prezioso tesoro della mia in
fanzia, dono impareggiabile della divina libera
lità, oh quanto mai presto io ti perdei , ti dissipai ,
ti scialacquai ! E per cose da nulla , per vane , vilis .
sime soddisfazioni !
Esigeva in secondo luogo la mentovata rico
29
noscenza al divin beneficio e la premura che aver
dovevamo di corrispondervi nel miglior modo pos
sibile , esigeva , dissi , che facessimo mai sempre
2

del medesimo e della nostra qualità di battezzati ,


e

di cristiani , un grandissimo conto , una singolaris


sima stima. Se questa qualità infatti ci aveva in
nalzati ad un ordine soprannaturale ed a tutte
quelle sublimissime prerogative che abbiamo me
ditate, qual cosa più giusta e più ragionevole che
farne mai sempre la più grande e sincera sti
ma ? ..... Ma quale fu in noi realmente questa
stima? Ah ! che pur troppo, siccome dalla mag
gior parte dei cristiani , cosi fors' anche da noi si
fece ben sovente , se non in ispeculativa , almeno
in pratica , maggiore stima assai degli onori mon
dani, della nobiltà dei natali , della elevatezza
della condizione , delle ricchezze , del talento , della
terrena gloria e di tutto ciò che può contentare la
nostra vanità o le altre nostre passsioni e ren
derci in qualche maniera fortunati su questa terra ,
che non della predetta nostra qualità di battez
zati ,។ di cristiani , che oltre ad averci arricchiti
delle mentovate sublimissime prerogative, è quella
sola che possa renderci capaci della futura eterna
beatitudine ! E sebbene siamo soliti di dire quoti
dianamente ed anche più volte in ciascun giorno
al nostro divin Benefattore : Vi ringrazio d'avermi
fatto cristiano, non lo abbiamo forse detto per lo
più che a fior di labbra e senza che il cuore v'abbia
avuto parte ? E voglia anzi Iddio che non siavi
giammai stato alcuno fra di noi, che abbia avuto
la mala sorte di entrare nel novero di coloro che
per poter vivere più liberamente a seconda delle
malnate loro passioni , arrivano perfino talvolta a
30
desiderare di esser nati piuttosto tra gli infedeli,
tra i maomettani , tra gli eretici , che nel grembo
della Cattolica Chiesa ; oppure (come è più facile )
nel novero di coloro , che in faccia massimamente
ai libertini , ai miscredenti, si fanno quasi onta di
comparire per veri cristiani, attaccati alla fede ed
alle sue massime, e a dispetto di quella terribile:
sentenza di Gesù Cristo : Qui me erubuerit et ser
mones meos, hunc Filius hominis erubescet cum ve
nerit in majestate sua , si lasciano dominare dal
maledetto rispetto umano.
Esigeva in terzo luogo la prefata riconoscenza
e premura che fossimo in pratica sempre somma
mente solleciti di far onore alla mentovata no
stra qualità colla saviezza e regolarità della no
stra condotta, dei nostri costumi , guardandoci
ben bene di degradarla, di avvilirla , di prosti
tuirla con azioni da pagano piuttosto o da mao
mettano che da cristiano ; e ciò non solo nell'e
sterno, ma eziandio nell'interno , che non è meno
al divin cospetto di quel che sia l'esterno . Agnosce,
dice infatti ad ogni battezzato colla solita sua en
fatica eloquenza il gran Pontefice s. Leone, agnosce
dignitatem tuam, et divinae consors factus naturae,
noli in veterem vilitatem degeneri conversatione re
dire. E lo stesso apostolo san Paolo ai primi fedeli
e nella loro persona a tutti noi battezzati : Eratis
aliquando tenebrae, nunc autem lux in Domino, ut
filii lucis ambulate. Che più? se le leggi stesse della
mondana convenienza esigono assolutamente (e lo
'esigono ben a ragione) che una persona di na
scita distinta, di ragguardevole condizione , non
disonori il suo lignaggio con costumi ad esso
Jisconvenienti ; non esigeranno più giustamente

1
31

ancora le leggi della fede e della religione , che


chi colla battesimale rigenerazione ex Deo natus
est, ossia sollevato venne all'impareggiabile di
gnità di figliuolo di Dio , si guardi ben bene da
tutto ciò che può disonorarla, e specialmente dal
ravvolgersi nelle sozzure dell'intemperanza, del
l'impudicizia, dei profani amori , delle affezioni
carnali, dei sensuali attacchi , e di altre consi
mili cose ? Eppure ohime ! non avrai forse, o anima
mia, anche a questo riguardo di che rimprove
rarti ? Ah chi sa quante volte pur troppo avrai
in qualcheduna di siffatte cose avvilita non solo
te stessa, ma specialmente il tuo carattere di cri
stiana ! Chi sa quante volte avrai dato occasione
a Dio di rinnovare sopra di te medesima per un
tal motivo , e con molto più ’ di ragione di quello
che considerasti già nella precedente meditazione ,
quel davidico lamento : Homo cum in honore esset ,
non intellexit etc. Oh onta ! oh confusione ! oh in
gratitudine la più mostruosa che immaginar si
possa !
Esigeva in quarto luogo la menzionata rico
noscenza dovuta al divin beneplacito e la premura
che aver dovevamo di corrispondervi nel miglior
modo possibile , esigeva, dissi , una grande e co
stante sollecitudine di osservar mai sempre con
tutta la puntualità quelle promesse e rinuncie ,
che facemmo per bocca degli spirituali nostri pa- :
drini nella predetta occasione dello spirituale no
stro rigeneramento. Se ci intimano infatti gene
ralmente le sante Scritture : Quod egressum est de
labiis tuis observabis; si quid vovisti Domino, ne
moreris reddere ; abominatio sunt Domino labia
mendacia , et ei displicet in fidelis promissio ; se
32
anzi la fedeltà alle promesse tutte in generale è
un dovere naturale , non sarà dessa tanto più do
verosa riguardo a quelle del santo Battesimo, che
sono state fatte in una maniera la più solenne,
cioè nel luogo santo, frammezzo ad una delle più
auguste religiose funzioni, quale si è l'ammini
strazione di un Sacramento , coll'assistenza di un
sacro ministro destinato a bella posta per riceverle
a nome di Dio e della Chiesa, in presenza non
solo dei circostanti, ma degli angeli e santi del
cielo , che , per dir cosi, le registravano : Angelis
conscribentibus, come si esprime sant'Agostino ; in
2

presenza anzi di Gesù Cristo sacramentato , che


dal sacro tabernacolo ci rimirava e ci sentiva, e
che sono state fatte in correspettivo del beneficio
da Dio compartitoci , e come il patto , le condizioni
dell'alleanza che facevasi ' allora tra Dio e noi ?
Ah ! se l'osservanza di siffatte promesse e rinuncie
non è della più stretta ed indispensabile obbliga
zione , quale altra lo sarà mai ? Quindi è che san
Giovanni Grisostomo non cessava, per dir cosi , di
inculcare aa ciascheduno dei suoi battezzati e nella
loro persona a ciascheduno anche di noi : Consi
dera pactum, conditionem attende, militiam nosce;;
pactum quod spopondisti, conditionem qua acces
sisti, militiam cui nomen dedisti. Nè importa già
che non le abbiamo fatte noi di nostra propria
bocca e volontà , mentre oltreche furono fatte a
nostro nome , le abbiamo noi, giunti all'uso della
ragione, sia implicitamente, sia anche esplicita
mente ratificate, e non apparterremmo più alla
vera Chiesa ; se le avessimo formalmente ritrat
tate o disapprovate. Ma Dio immortale ! come fu
rono in realtà da noi osservate queste promesse ,
ji

queste rinuncie 9 Parlando di ciò il già citato san


Tommaso da Villanova ai cristiani in generale,
non dubitava di dire : Certe nihil horum , quae pro
misisti Deo, custodisti; nam non minus quam ju.
daeus, aut paganus, saeculi pompas aut divitias
perquiris ; mundo, non Christo , vivis , et in mun
dialibus negotiis et gaudiis quasi totam tuam vitam
expendis . Corporis sanctuarium millies profanasti
tt polluisti, et Spiritu Sancto expulso, daemonio
rum
ara et stabulum factus es ..... Quid dicam ?
Sic vivis , quasi contrarium spopondisses ! Tolgami
Iddio dal voler applicare cosi luttuosa descri
zione in tutta la sua estensione anche a noi eccle
siastici , mentre non si può nemmeno applicare a
tutti in generale i cristiani; ma meditiamo un
po' seriamente se almeno in parte non ci con
venga . Repete, ci dice sant'Ambrogio , quid inter
rogatus sis, recognosce quid responderis ; e faccia
mone quindi il confronto colla nostra condotta.
Noi abbiamo promesso primieramente di profes
sare costantemente la fede e la legge di Gesù
Cristo. Avendoci diffatti il sacro ministro prima
di ogni altra cosa interrogati : Quid petis ab Ec
clesia Dei ? rispondemmo : Fidem ; ed avendoci
soggiunto : Fides quid tibi praestat ? ed avendo
noi risposto : Vitam aeternam , ci replicò egli : Si
vis ad vitam ingredi, serva mandata ; e noi v'ab
biamo acconsentito . Abbiamo inoltre promesso di
rinunciare , anzi abbiamo fin d'allora effettiva
mente rinunciato al demonio , cioè alle sue sug
>

gestioni e tentazioni , alle sue opere, che sono tutti


quanti i peccati , ed alle sue pompe , cioè a tutte
le vanità ed a tutto ciò che può esser di fomento
alla maledetta superbia , fonte ed origine della
REBAUDENGO - Esercizi , Vol . II .
34
maggior parte dei peccati . Ora abbiamo noi real
mente conservato mai sempre il debito attacca
mento alla fede ? non siamo giammai stati in essa
in qualche modo vacillanti , o per lo meno non
l'abbiam noi giammai messa in pericolo col legger
libri , col tenere o udire discorsi ad essa non
troppo favorevoli, per non dire tutt'affatto av
versi? Siamo mai sempre stati pronti a rigettarne
le tentazioni ? Abbiamo mai sempre creduto con
tutta fermezza non solo le verità speculative che
essa insegna , ma anche le verità pratiche con
trarie alle nostre perverse inclinazioni ?... Quanto
inoltre alla legge , ai precetti di Gesù Cristo non
ne abbiamo noi giammai trasgredito alcuno ? o sa
ravvene almeno , direi quasi , qualcheduno che non
abbiamo in qualche maniera ed in qualche parte
trasgredito ?..... Quanto finalmente alle rinuncie
le abbiamo noi mai sempre puntualmente osser
vate ? Respondeat cor nostrum !... Ah che forse ci
dice , sia riguardo a queste come riguardo a quelle ,
colle parole di san Giovanni : Contraria sunt facta
promissis. Abbiamo letto le tante volte queste pa
role di sant'Agostino ai suoi catecumeni : Renun
tiate non solum vocibus, sed et moribus, non tantum
sono linguae , sed actu vitae, nec tantum labiis per
sonantibus, sed operibus pronuntiantibus; e le ab
biamo fors'anche inculcate le tante volte ai fe
deli , massime in occasione della consueta annuale
rinnovazione delle mentovate rinuncie ; e poi non
abbiamo saputo conformarvici noi medesimi,almeno
con tutta quella puntualità, con cui avremmo do
vuto . Oh indolenza e scioperatezza , anzi infedeltà
e perfidia veramente detestabile, vergognosa, mas.
sime per noi ecclesiastici !
55
Esigeva finalmente la mentovata riconoscenza
e premura in modo particolare che solleciti fos
simo costantemente di andar imitando gli esempi
del vero divin Capo e Maestro, cui nel santo Bat
tesimo eravamo stati incorporati, e divenuti al
trettante membra . Che non ci dicono infatti le
sante Scritture a questo proposito ? Quos prae
scivit et praedestinavit (cosi l'apostolo san Paolo)
conformes fieri imagini Filii sui; si quis spiritum
Christi non habet, hic non est ejus. Qui dicit se
in Christo manere (soggiunge l'evangelista san
Giovanni), debet sicut ille ambulavit et ipse am
bulare . Ma almeno a questo riguardo saremo noi
stati più esatti che riguardo alle cose precedenti?
Ma oltrechè non è possibile d'aver mancato alle
precedenti senza aver mancato anche a questa, un
po' di speciale disamina basterà per chiarircene..
Quali furono i principali buoni esempi che voi ,
omio buon Gesù , ci avete lasciati , e che per
conseguenza avrebbero dovuto esser la regola co
stante della nostra vita ? Esempi di umiltà la più
profonda: Exinanivit semetipsum , formam servi ac
cipiens; humiliavit semetipsum , factus obediens usque
ad mortem; opprobrium hominum et abjectio plebis.
Esempi di grande sommessione a quei superiori
che aveva come uomo : Erat subditus illis . Esempi
di grande distaccamento dalle terrene sostanze e
dalle prosperità e comodità del mondo : Quum dives
esset,, pro nobis egenus factus est. Vulpes foveas ha
bent , et volucres coeli nidos, Filius autem hominis
non habet ubi caput reclinet. Esempi di un amor
singolarissimo alla purità , mentre , come parla san
Gioanni Grisostomo , non divitem aut locupletem ali
quam foeminam sibi matrem elegit, sed virginem ; a
36
costo eziandio di uno stupendo miracolo ; ed ebbe
una predilezione particolare per san Giovanni ,
perchè, come nota san Gerolamo : Specialis prae
rogativa castitatis eum ampliore dilectione fecerat
dignum , et quia virgo ab ipso electus , virgo in
1

aevum permansit; ed era cosi riservato e circo


spetto in questa materia, che allorquando si ab
boccò al pozzo di Sicar colla Samaritana per gua
dagnarla a Dio , ci assicura il Vangelo che : Mi.
rabantur discipuli ejus , quod cum muliere loque
retur ; tanto era ciò in lui insolito e straordi .
nario ! Esempi di pazienza e di mansuetudine tale ,
da poter dire in modo speciale ai suoi seguaci di
imparare da lui questa virtù non meno che l'u
miltà , la quale ne è il fondamento : Discite a me,
quia mitis sum et humilis corde . Esempi di peni
tenza e di mortificazione, in maniera che san
Bernardo potè dire : Tota vita Christi crux fuit
atque martyrium . Esempi di amor singolarissimo
alla preghiera, sino ad impiegarvi le intiere notti:
Erat pernoctans in oratione Dei. Esempi di grande
rispetto per la casa di Dio e di grande zelo per
farlo osservare dagli altri , non essendosi mai mo
strato sdegnoso, se non quando ebbe a fare coi
profanatori della medesima , onde gli Apostoli non
esitarono d'applicargli espressamente il profetico
detto : Zelus domus tuae comedit me. Esempi di
gran premura in adempiere la sua divina mis
sione e la volontà del suo eterno Padre, sino a
poter usare questa enfatica espressione : Meus
cibus, ut faciam voluntatem ejus qui misit me, ut
perficiam opus ejus. Esempi di grande zelo per
la salute delle anime , sino a dar la sua vita per
esse fra un mare di umiliazioni e di patimenti,
57
e non poter , dirò cosi , aspettare il momento di
ciò eseguire : Baptismo habeo baptizari (battesimo
di sangue) , baptismo habeo baptizari, et quomodo
coarctor usque dum perficiatur.. Esempi di grande
carità eziandio pel bene temporale dei suoi pros
simi , assicurandoci il sacro testo che pertransit
benefaciendo et sanando omnes, curans .omnem lan
guorem , e dandone anche l'incombenza e la po
testà ai suoi Apostoli : Ut curarent omnem lan
guorem . Esempi..... Ma non avrebbe mai più ter
mine la nostra meditazione , qualora proseguire
volessimo questa enumerazione. Non avanziamoci
dunque d'avvantaggio, ma consideriamo anche so
lamente quale sia stata la nostra sollecitudine
nell'imitazione di quelli che abbiamo enumerati.
Siamo noi stati mai sempre umili, sottomessi ve
ramente a chi di dovere , distaccati di cuore dalle
ricchezze , dalle prosperità di questo mondo , dalle
agiatezze della vita, amanti in modo speciale ed
esatti osservatori e gelosi custodi della debita pu
rità? Abbiamo noi sempre procurato di esser pa
zienti e mansueti , penitenti e mortificati, amanti
della preghiera, zelanti del debito rispetto alla
casa di Dio ed alle cose sante , premurosi d'adem
piere i nostri doveri , massime relativamente al sacro
ministero, e di far in ogni cosa la volontà di Dio ,
solleciti della salute delle anime e del sovveni
mento anche temporale dei nostri prossimi ? Se la
fosse cosi, avremmo pur tutto il motivo di conso
larci e di ringraziarne di buon cuore il Signore,
a quo bona cuncta procedunt. Ma ahi ! che pur
troppo ci meriteremo anche a questo riguardo ,
almeno in parte , il rimprovero del già più volte
citato san Tommaso da Villanova : Quomodo se
53
quaris Christum , non opus est quaerere ; non solum
non imitaris, sed omnino contrarie vivis . Christus
in paupertate, tu in divitiis (se non in realtà, al
meno col desiderio) ; Christus in humilitate, tu ho
nores appetis ; Christus in laboribus , tu delicias
>

quaeris ; Christus in doloribus, tu voluptatibus im


plicaris, etc.
Ed è questa dunque , o anima mia , la ricono .
scenza che hai professata al gran beneficio, che ti
ha Dio compartito colla battesimale rigenerazione !
è questa la maniera con cui vi hai corrisposto ? Oh
onta , oh confusione, oh ingratitudine la più mo
struosa che immaginar si possa ! E se continui
cosi , a che ti gioverà il mentovato beneficio, ben
chè cosi grande, cosi segnalato , ed il battesimale
carattere che porti indelebilmente impresso in con
trassegno appunto del medesimo ? A null'altro
a renderti più meritevole di condanna €e di castigo
degli infedeli; poichè essendo stata per mezzo del
battesimo e della fede più di essi favorita ed il
luminata, ti troverai appunto in quel caso , di cui
parla il Vangelo allorchè dice : Servus qui cognovit
voluntatem Domini sui, et fecit digna plagis, vapu
labit multis ; ed il carattere , onde sarai da essi
distinta , ti servirà primieramente di maggior con
fusione nel giorno del giudizio, e quindi di mag
gior tormento per tutta quanta l'eternità ; poichè
rammentandoti esso che eri stata posta sulla strada
alelia salute , t'intonerà mai sempre quelle tormen
cose parole : Perditio tua ex te . Deh adunque prendi
finché sei in tempo le opportune precauzioni , e fa
almeno per l'avvenire ciò che hai trascurato finora !
Si , Oo mio divin Benefattore, tutto confuso ai vo
stri piedi mi prostro, e sincero perdono doman.
39
dandovi della pur troppo ingrata maniera con cui
ho corrisposto al vostro ineffabile beneficio della
spirituale rigenerazione , che mi avete a preferenza
di tanti altri compartito , vi prometto di non com
portarmi più cosi per l'avvenire. Se per lo pas
sato ho fatto poca stima (in proporzione massi
mamente di ciò che si merita) del mio carattere
battesimale, ossia della mia qualità di cristiano ;
la preferirò in avvenire ad ogni vano onore , ad
ogni fastoso titolo di questo mondo. Se ho tante
volte avvilita e disonorata questa mia qualità con
azioni indegne di essa , procurerò d'or in avanti
di farle tutto il maggiore onore possibile colla re
golarità dei miei costumi , colla santità della mia
vita . Se ho avuto la mala sorte di scialacquare
ben presto la grazia di questo beneficio,, ossia la
innocenza battesimale , non potrò mai più certa
mente riacquistarla , ma saro almeno sollecito di
conservare gelosamente quella che ricevo nel sa
cramento della Penitenza . Se sono stato finora cosi
frequente a violare le promesse e le rinuncie , che
da me giustamente e solennemente esigeste per ac
cordarmi il mentovato beneficio, e cosi poco fedele
imitatore de’vostri esempi , farò di siffatte cose pel
restante della mia vita l'inviolabile norma di mia
condotta . Cosi risolvo , cosi prometto, e cosi mi
aiuti , o pietoso mio Signore , la possente vostra
grazia . Fate anche , o mio Dio , che sia pur cosi
di tutti quelli che avendo avuta, come io , la bella
sorte d'essere spiritualmente rigenerati , vi hanno
pur anche, come io , malamente corrisposto, o per
lo meno non tanto quanto avrebbero dovuto ; insom
ma : Deus, qui errantibus, ut in viam possint re
dire justitiae, veritatis tuae lumen ostendis, da cun
40
ctis qui christiana professione censentur, et illa re
spuere, quae huic inimica sunt nomini, et ea quae
sunt apta sectari. Concorrete anche voi a questa
grande opera, o Vergine santissima, e voi pure,
0 Angeli e Santi del cielo , colla possente vostra
intercessione ed assistenza, affinchè non io sol
tanto , ma tutti quanti questi miei rispettabili
confratelli, e tutti anzi in generale i battezzati ,
i cristiani , corrispondano condegnamente al rice
vuto beneficio , e possano venire un giorno ad es.
servi compagni nella vostra eterna felicità. Sancta
Mater et omnes sancti, etc.

1
MEDITAZIONE III.

SUBLIMITA DEL NOSTRO STATO


E SUE OBBLIGAZIONI

Audite me, stirps levitica (diceva già agli eccle


siastici dei suoi tempi sant'Ambrogio) , audite me,
germen sacerdotale, audite me rogantem pariter et
timentem , et honorem sacerdotalem demonstrare vo
lentem, ut cum honoris praerogativa merita etiam
congrua requiramus ; aequum enim est ut dignitas
haec prius noscatur, ut deinde servetur. Lo stesso
dico io, sebbene cosi inferiore di dignità e di me
rito a si gran santo ; lo stesso dico io in questa
mattina a voi tutti , venerabili fratelli, ed anche
?

a me medesimo .
Si , noi abbiamo considerato nelle precedenti
meditazioni che cosa siamo stati e siamo primie
ramente per natura e quindi per grazia. Affin di
procedere adunque ulteriormente in quella cogni
zione di noi medesimi , che giusta il proposto piano
formar debbe il primario e principale soggetto
delle nostre meditazioni in questi santi giorni ,
dobbiamo ora innoltrarci a considerare che cosa
siamo per professione , per ispeciale vocazione ,
*per dignità, ossia la nostra qualità di ecclesia
stici , di sacerdoti della nuova legge, e quali cose,
almeno in generale , essa da noi richiegga.
42
Se la nostra qualità, cioè , di creature ragione.
voli , che abbiamo avuta primieramente per na
tura , e quella di cristiani che abbiamo acqui
stata in seguito per grazia , sono senza dubbio
meritevoli delle nostre più serie considerazioni, e
richieggono da noi in pratica moltissime cose , e
cose di grande importanza, come abbiamo veduto ;
tanto più la predetta nostra qualità di sacerdoti,
che non solamente dalle altre creature ragione :
voli , ma eziandio dagli altri cristiani si eminen
temente ci distingue : Aequum (riconosciamo pure
e ripetiamo col sovra citato grande arcivescovo) ,
aequum omnino est , ut dignitas haec prius noscatur,
ut deinde servetur .
Meditiamo dunque seriamente in questa mat
tina quanto sublime sia questa nostra qualità di
sacri ministri della nuova legge, ed in qual modo
corrispondere vi dobbiamo ; ossia, come già dicea,
quali cose, almeno in generale, da noi richiegga .
Prima però prostriamoci ai piedi del divino Sal
vatore per la necessaria preparazione..
Mio divin Redentore, che siete realmente pre
sente in questo santissimo Sacramento , come io
credo con tutta la fermezza, e che mi vedete non
solo esternamente , ma eziandio internamente , io ·
vi adoro con tutto il mio spirito e con tutto il
mio cuore , e profondamente umiliandomi dinanzi
alla maestà vostra infinita , vi prego instantemente
che dopo di avermi fatto conoscere nelle precedenti
meditazioni che cosa io sono stato e sono primie
ramente per natura, e quindi per grazia , vogliate
aver la bontà di farmi ora conoscere che cosa io
sono per professione , per condizione ; e giacche
per vostra pietosa predilezione chiamato mi avete
45

e sollevato alla dignità di vostro sacerdote , mi


diate lume di conoscere in tutta la maggior pos
sibile estensione la sublimità di un tale stato e
le obbligazioni principali che dessa mi impone ,
affinchè vivamente penetrato dalla prima, ed an
dandone santamente glorioso , m'impegni ad adem
piere puntualmente le seconde ; ed ove la coscienza
mi rimproveri di avervi precedentemente mancato ,
me ne penta sinceramente e ne faccia condegna
penitenza. Ve ne prego, o pietosissimo Salvatore ,
per la vostra divina bontà che è infinita, per i
meriti della vostra Passione e della vostra morte ,
per le vostre infinite prerogative, e specialmente
per la impareggiabile vostra qualità di supremo
Sacerdote della nuova Legge ; tutte queste cose
possono supplire abbondantemente ai miei deme
riti , alla mia indegnità , che umilmente riconosco
e sinceramente confesso . Spero perciò che non mi
negherete la prefata grazia, tanto più che dei pre
detti miei demeriti vi domando con cordiale pen
timento il perdono . Vergine santissima , angelo
mio Custode , che non ostante la vostra gloriosa
elevatezza non lasciate di essere pieni d'ammira
zione per la dignità che intraprendo a meditare ,
e desiderate sommamente che coloro , i quali ne
7

son rivestiti, adempiano puntualmente le annesse


obbligazioni ; deh , intercedetemi , ve ne prego ,
la mentovata grazia : Sancta Mater Dei Genitrix
Virgo, intercede pro nobis ; Sancti et Sanctae Dei,
intercedite pro nobis.

La sublimità di uno stato si calcola special.


mente dalla qualità delle attribuzioni e delle pre
rogative che gli sono annesse. Siccome dunque
44
non v'hanno attribuzioni e prerogative maggiori di
quelle che riguardano le cose sacre , le cose sovran
naturali, cosi non havvi sicuramente stato in ge
nerale più sublime di quello d'un sacro ministro .
Ella è quindi si evidente , anche al solo lume
della ragione naturale , una siffatta sublimità , che
perfino le stesse idolatre nazioni ne furono per .
suase relativamente a quello delle false e super
stiziose loro religioni . Ci riferisce infatti sant'Am
brogio , sulla testimonianza di Platone , che presso
gli Egiziani , per esempio , nessuno poteva essere
sovrano , se non era insieme sacro ministro : Non
licere regem absque sacerdote imperare ; et si ex
alio genere quispiam regnum usurparet, cogebatur
statim sacris initiari , ut simul rex esset et sa
cerdos . La stessa cosa narra Senofonte degli Spar
tani ; e nella stessa sacra Genesi noi leggiamo che
il rinomato Melchisedecco era nello stesso tempo
sacerdote e re di Salem. Che più ? Nell'Etiopia
tale era la preeminenza dei loro sacri ministri,
che potevano , a detta di Strabone , spogliare il
re della sua dignità e sostituirne un altro. Ma
lasciamo il giudizio di queste infedeli nazioni , il
quale per altro manifestando quanto alta fosse
l'idea che avevano del ministero della religione
e di chi ne era rivestito, ci manifestano appunto
quali sieno a questo riguardo le voci della natura.
Fissiamo invece le nostre considerazioni a ciò solo
che ce ne insegna la vera religione , presso la quale
sola esser vi può ministero veramente sacro .
C'insegna dessa primieramente che dai primi
secoli del mondo fino alla mosaica legge , presso
gli adoratori del vero Dio , la prerogativa del sacro
ministero competeva ai soli primogeniti , come i
45
più ragguardevoli in ciascuna famiglia. Cosi san
Gerolamo , sant'Agostino, sant’Isidoro , sant'Eu
stachio , san Tommaso, sant' Antonino , non che
ben molti degli espositori sacri.
Nella legye mosaica poi oh in quali e quante
maniere dimostrata volle Iddio la sublimità del
sacerdozio ! Meditiamolo attentamente. Dimostrata
la volle primieramente col non permettere a chic
chessia di assumersela a suo beneplacito ,1 ma sce
gliendosene egli medesimo la famiglia e la di
scendenza , e castigando severamente coloro che
ebbero qualche volta la temerità di arrogarsene
da se medesimi le attribuzioni . Dimostrata la
volle colla singolarità augustissima dei riti , con
cui consecrar si dovevano i sacerdoti , e colla pre
ziosità ed eleganza delle vesti e degli ornamenti ,
di cui dovevano andar fregiati nell'esercizio delle
loro funzioni. Dimostrata la volle colle esenzioni
e coi privilegi che loro volle accordati, fino ad
ordinare che fossero mantenuti a comuni spese
del popolo , rendendo cosi tutte le tribù e le fa
miglie in qualche modo loro tributarie, per guisa
tale che Filone Ebreo non dubitò di scrivere che :
Sacerdotes voluit honore ac majestate regibus aequi
parari; illis siquidem, tamquam principibus, solvi
tributa voluit. Dimostrata la volle con quella for
male intimazione che fece al popolo : Nolite tan
gere christos meos ; qui cos tangit, tangit pupillam
oculi mei ; e più ancora : Qui superbierit nolens
obedire sacerdotis imperio ...... morietur homo ille ,
et auferes malum ex Israël. Dimostrata la volle
finalmente col giungere perfino a dare a quei sa
cerdoti l'enfatico impareggiabile nome di Angeli
e di Dei : Labia sacerdotis custodient scientiam , et
16

legem requirent de ore ejus, quia Angelus Domini


est. Non detrahetis Dirs , idest sacerdotibus ; come
spiega la glossa interpretando siffatte parole .
Ma Dio immortale ! che cosa era mai il sacro
ministero dell'antica Alleanza in paragone di
quello della nuova ? e per conseguenza la dignità
di quei sacri ministri in confronto della nostra ?
Quello non era di questo che un'ombra , un'im
magine, una figura. E voi ben lo sapete ; anzi ,
l'apostolo san Paolo non dubitò di chiamar quello
un ministero di carne e.di morte , e questo all'op
posto un ministero di spirito e di vita ; onde con
chiude e dobbiam conchiudere anche noi : Quod
si ministratio mortis fuit in gloria, quomodo non
magis ministratio spiritus erit in gloria ?
Per chiarircene però maggiormente , facciamo,
' o anima mia, con seria considerazione un piccolo
paragone tra le attribuzioni di quel ministero e
quello del nostro. A quali cose erano eglino par
ticolarmente destinati i sacri ministri dell'antica
Alleanza, ed a quali siamo destinati noi ? Quelli
7

non erano primieramente che a purificare da le


gali immondezze chi ne era contaminato ; anzi,
non propriamente a purificarlo , ma solo a dichia
rarlo purificato mediante i prescritti riti. Noi al
l'opposto destinati siamo all'impareggiabile uffizio
di purificare dalle immondezze' spirituali le co
scienze, e purificarle veramente e restituirle al
candore della divina grazia, all'amicizia, alla be
nevolenza, alla figliuolanza del medesimo Iddio ;
e muniti siamo perciò di una vera , assoluta , im
mancabile podestà ; podestà non men che divina;
podestà che , giusta l'osservazione del Grisostomo,
Don ha egli concessa giammai nè ad alcuno degli
47
angeli , nè alla stessa sua Madre santissima , benchè
cosi piena di meriti , cosi privilegiata, cosi a lui
cara : Neque enim ad illos ( rifletti, o anima mia, 1

alle parole del citato santo dottore) , neque enim


7

ad illos dictum est : quaecumque ligaveritis, etc.


Quidnam autem hoc aliud esse dicas , nisi omnium
rerum coelestium potestatem nobis prae illis a Deo
concessam ? Quid cum hoc honore conferri potest ?
Quaenam , obsecro , potestas hac una major esse
queat ?
I ministri inoltre dell'antica Legge erano de
stinati soltanto a maneggiare e trasportar l'Arca
santa dall’un luogo all'altro , quando ne occorreva
l'occasione , ad offerire a Dio i pani della propo
sizione, i sacrifizii di animali irragionevoli e di
altre sostanze insensate , e per sè medesime di
poco e niun pregio . Noi all'opposto (o anima mia,
riflettivi un po' seriamente) destinati siamo a ma
neggiare , offrire in sacrifizio, trasportare e di
spensare il Pane degli angeli , la persona mede
sima di Gesù Cristo , sommo e vero Dio ; anzi ,
non solo destinati siamo a maneggiarlo , traspor
tarlo e dispensarlo , ma a chiamarlo dal cielo, a
farlo trovar pronto sui nostri altari e nelle no
stre mani, a produrlo, dirò cosi , transustanziando
>

con virtù onnipotente il pane ed il vino nel suo


Corpo e nel suo Sangue; e ciò non una volta sola,
ma le centinaia, le migliaia , anzi ogni giorno se
il vogliamo, e più spesso ancora, almeno quanto
alla validità ; e non solo per via d'invito, di pre
ghiera o simile , ma per via di assoluta, efficacis
sima, immancabile potestà ; e non solo quando
siamo giusti . o santi , ma eziandio quand'anche
fossimo decisamente peccatori e sacrilegi , in ma
48

niera tale che si può dire di noi anche in tal


caso , come di Giosuè quando arrestò il sole, che
abbiamo obbediente alla nostra voce Iddio me .
desimo : Obediente Deo voci hominis ; ed in ma
niera tale che laddove gli angeli non sono ri
guardo a Dio che administratorii spiritus, noi ne
siamo in qualche maniera , e sotto il mentovato rap
porto, i padroni. O magna prorsus et admiranda
(esclama quindi con gran ragione S. Lorenzo Giu .
stiniano ) sacerdotii dignitas ! O quam maxima est
illis collata potestas ! Sua namque postulatione et
ad eorum pene libitum , corpus Christi de panis
transubstantiatur materia ... hoc illis praerogatum
est gratia , quod nusquam angelis datum est. E
S. Clemente Papa non dubita di chiamarci : Post
Deum terrenos Deos . E sant'Agostino ... Ma a che
andar rammentando sentenze benchè giustissime
dei santi Padri , se le stesse sacre Scritture ci chia .
mano espressamente non solo ministri di Gesù Cri
sto , suoi amici , suoi famigliari, ma eziandio suoi
1

rappresentanti, suoi coadiutori, suoi cooperatori :


Pro Christo legatione fungimir, Dei adjutores su
mus . Può mai immaginarsi più enfatica denomi.
nazione , dignità più eccelsa ? Ingens prorsus (cosi
l'Areopagita) et angelica, imo divina, est digni
tas, Dei cooperatores fieri ; unde qui sacerdotem di
cit, augustiorem prorsus divinumque virum insinuat.
Qual maraviglia quindi che il gran patriarca san
Francesco d'Assisi , per testimonianza di san
Bonaventura , fosse in questa disposizione d'animo
che , si obviavisset angelo simul et sacerdoti, prius
reverentiam debitam fecisset sacerdoti quam an
gelo ? Qual maraviglia che tanti personaggi degli
antichi secoli principalmente illustri quanto mai
49
per dottrina e per pietà , fossero penetrati da cosi
alta idea del Sacerdozio, che in nessuna maniera
indur si volessero a salirvi , oppure nol facessero
che costretti, dirò cosi , dall'ubbidienza ?
Se vi fosse un po' nel Cristianesimo un solo
sacerdote , un solo, che avesse le mentovate impa
reggiabili podestà di rimettere i peocati e di con
secrare e transostanziare il pane ed il vino nel
corpo e nel sangue di Gesù Cristo ; dimmi , o0
anima mia , qual non sarebbe l'idea che avreb
besi da tutti quanti in generale i fedeli, ed anzi
in tutto il mondo , di un tal personaggio ? Non sa
rebbe ella veramente riputata come impareggia
bile , come inarrivabile , come divina la sua di
gnità ? E perchè dunque per divina clemenza ella
è resa comune a tanti e tanti , dovrà ella riputarsi
da meno ? Sarebbe questo un ragionar ben male !
Ma che merito avevamo noi di essere sollevati
a cosi sublime stato , rivestiti di cosi stupende fa
coltà , di cosi impareggiabile dignità, e di esservi
anzi destinati da tutta quanta l'eternità , ed a
preferenza di tanti altri , che sono stati lasciati
nel novero dei semplici fedeli ? Quali speciali pre
rogative potè egli Iddio scorgere o prevedere in
noi, che degni ci rendessero in qualche modo al
meno di si grande speciale sua predilezione? Ci
previde egli forse dover essere , anche prima di
giungere ad una tale sublimità, od almeno giunti
che vi fossimo, uomini sommi in capacità 1, in
scienza, in virtù, in santità , in perfezione ? úo
mini superiori a tutti gli altri semplici fedeli
nella saviezza, nella prudenza, nella regolarità
della condotta , nell'esemplarità della vita, nei
meriti ? Oh Dio ! che non prevedeste voi anzi in
REBAUDENGO Esercizi , Vol . II 4
50
noi di difetti, d'imperfezioni , di mancanze , di de.
meriti, di peccati, di indegnità, sia prima che
fossimo sollevati a si grande dignità, sia anche
dopo di esserlo stati ? Ah ben ce l'attesta la no
stra propria coscienza, se vogliamo consultarla
spregiudicatamente !
Che cosa fu dunque che potè indurre il sommo
Iddio, sovrano dispositore delle cose tutte, ad
usarci un tratto cosi speciale di sua bontà, ed
usarcelo, come già diceva, a preferenza di tanti
altri , che avrebbero avuto molto minori demeriti
di noi e che avrebbero assai meglio di noi corri
sposto all'impareggiabile sua beneficenza ? Non
altro si fu che la medesima sua bontà, non altro
che un puro effetto della gratuita sua elezione :
Vocavit nos vocatione sua sancta , non secundum
opera nostra , sed secundum propositum suum et
gratiam ; cosi il grande Apostolo. Oh da quale
ammirazione adunque non avremmo mai sempre
dovuto e dovremmo ognora essere penetrati per
una tanta predilezione , al di là di quella che
abbiamo precedentemente meditata ! Oh quanto
sovente avremmo già dovuto еe dovremmo ognora
esclamare, se non colla voce , almeno cel cuore, ad
imitazione del riconoscente Davide sollevato dalla
capanna alla reggia : Quis ego sum , Domine Deus,
et quae domus mea, quia adduxisti me usque huc ?
E quanto spesso per conseguenza anche soggiunge
re con esso : Quid retribuam Domino pro omnibus
quae retribuit mihi ? Quali e quanti ringrazia
inenti , cioè , non avremmo già dovuto e conti
nuamente dovremmo tributargli ! e con qual pre
mura specialmente dimostrargli la nostra rico
noscenza coi fatti, che sono il più eloquente e
:51
sincero linguaggio che usar possiamo in atte
stato degli interni nostri sentimenti! E se in
tanta stima , come abbiamo considerato nella pre
cedente meditazione , deve da noi tenersi la no
stra qualità di creature ragionevoli , e tanto più
poi quella di cristiani , di battezzati , cotanto
guardarci dobbiamo dall'avvilirla , dai degra
darla, dal disonorarla con azioni indegne, con
costumi biasimevoli , con una condotta riprove
vole , quanto più non dovremo stimare , pregiare
questa dignità di sacri ministri della nuova Al
leanza, e guardarci dall'avvilirla , dal degradarla ,
dal disonorarla in qualche modo ?
Con quale santità anzi tutt'affatto singolare e
superiore di molto a quella dei semplici fedeli,
anche i più virtuosi e morigerati, non dobbiamo
procurare di onorarla e di farla risplendere agli
occhi dei fedeli medesimi ? Egli è diffatti prin
cipio naturale , e dettato dello stesso comune buon
senso , che a qualunque siasi dignità vi si deve
corrispondere non solo con una dignitosa con
slotta, che non possa in alcun modo disonorarla,
ma corrisponder vi si deve altresi con quelle spe
ciali prerogative, che sono analoghe alla mede
sima e che si richieggono per esercitarne conde
gnamente le attribuzioni , e per farle quell'onore
che si merita. Cosi , per esempio , quanto più un
personaggio è avanzato nella magistratura, tanto
maggiore aver deve la scienza e l'amore della giu
e

stizia, che sono le due principali prerogative che


si richieggono , onde esercitarne condegnamente
l'ufficio e farsi onore . In simil guisa chi è sol
levato alle primarie dignità della milizia , mag
giore aver debbe a preferenza dei subalterni e
52

la perizia e l'attività ed il coraggio, che sono


appunto le principali singolari prerogative che
richiede un simile grado a degnamente ed ono
ratamente sostenerlo ; e cosi andiam dicendo di
altre consimili dignità . Essendo dunque la di .
gnità del sacro ministero della nuova Legge su
periore a qualunque altra , per la santità degli
uffizii e delle attribuzioni che le competono, tut
t'affatto singolare e superiore a qualunque altra
esser debbe la santità di chi la esercita, giacche
altrimenti non potrebbe esercitarla veramente a
dovere e sostenerne l'onore . Inoltre , la dignità
dei sacri ministri è tale , che siccome risplende
eminentemente sopra tutte le altre parti la qua
lità delle sue attribuzioni , cosi risplender debbe
agli occhi dei fedeli per la santità e perfezione
di chi ne è rivestito , onde esserne possa a tutti
quanti un vero modello ed esemplare , parlando
non solo dei sacerdoti, ma anche degli altri ec
clesiastici d'inferior grado .
Che non dicono infatti a questo proposito i
santi Padri , che erano veramente penetrati dalla
eccellenza di questa dignità e ne conoscevano
assai meglio di noi l'incalcolabile pregio ? Vere
magna confusio est ( senti , o anima mia, come
parla san Giovanni Grisostomo), vere magna con
fusio est sacerdotum clericorumque, si laici inve
niantur aeque sancti et justi ; anzi, soggiunge an
çora parlando in particolare dei sacerdoti , quali
noi siamo: Necesse est sacerdotem sic esse purum ,
ut inter coelestes virtutes collocatus, medius stare
possit. E sant'Ambrogio :: Tantum inter sacerdo
tem et quiemlibet probum virum (meditiamo bene
queste parole), et quemlibet probum virum inter
53
esse debet, quantum inter coelum et terram discri.
minis est .
Con quale rispetto inoltre , con quale riverenza ,
con quale mondezza di coscienza, con quale anche
2

esteriore compostezza, con quale accuratezza , con


qual fervore non dovremmo esercitare le funzioni ,
almeno principali , di questo nostro ministero ? Se
sono desse infatti cosi sublimi , cosi sacrosante,
cosi divine , non esigeranno a tutta ragione di
essere esercitate costantemente nella divisata ma
niera ? E non sarà a questo riguardo specialmente
che si dovrà temere di veder avverata quella
terribile minaccia , anzi dichiarazione : Maledictus
qui facit opus Dei fraudulenter , ossia secondo la
versione dei Settanta, negligenter ?
Quale interessamento finalmente non dovremo
avere per la gloria di Dio e per la salute spiri
tuale dei nostri prossimi ? Le sublimissime impa
reggiabili facoltà , di cui siamo stati rivestiti , e
che costituiscono la meditata grandiosissima di
gnità del nostro stato, non ci furono accordate
se non se a questo fine, a questo scopo, di ado
perarci con esse a promuovere la gloria di Dio
e lo spirituale vantaggio dei nostri prossimi . A
queste cose adunque , per corrispondere condegna
mente , quanto il comporta la nostra umana fra
gilità e debolezza, alla prefata sublimità del no
stro stato , attender dobbiamo indefessamente e
col maggiore impegno : Non ideo vocati sumus
(dice espressamente S. Giovanni Grisostomo), ut
ea operemur, quae ad nostrum pertinent usum , sed
quae ad Dei gloriam et proximi salutem . E Gesů
Cristo medesimo nol disse forse espressamente ai
suoi discepoli, e nella loro persona anche a tutti
54

poi : Ego elegi vos et posui vos , ut fructum of.


feratis, et fructus vester maneat ?
Ma che sarebbe primieramente, se la coscienza
ci dicesse non essere già Iddio medesimo che ci
abbia destinati e sollevati all'impareggiabile di .
gnità che abbiamo meditata , ma bensì il nostro
capriccio , oppure la nostra vanità , la nostra am
bizione ; oppure l'interesse, il desiderio dei nostri
comodi , dei nostri temporali vantaggi ; oppure la
volontà dei parenti , il rispetto umano vd altra
consimile cosa ; e di esservici innalzati da noi me
desimi per mezzo di intrighi , o di raccomanda
zioni , o di finzioni o simili ? Potremmo in tal caso
aver motivo ed aver cuore a rallegrarci ed a gioire
della nostra sorte, ad apprezzarla sopra di quella
di tanti altri , ad ammirare la divina bontà , la di
>

vina predilezione aa nostro riguardo , a rendergliene


distinti e sinceri ringraziamenti ? Oh Dio ! qual mo .
tivo anzi non avremmo in tal caso di vergogna , di
confusione, di timore, di spavento ? Oh come l'al
tezza della nostra dignità ad altro non servirebbe
che a rendere più probabile , anzi direi quasi , più
sicuro e più funesto il nostro precipizio , la nostra
rovina ! Oh come paventar dovremmo la sorte in
felicissima dei Core , dei Datan , degli Abiron , dei
Nadab , degli Abiud , che si arrogarono le fun
zioni del sacro ministero dell'antica Legge da
sè medesimi , e senza esservi da Dio chiamati !
Anzi , tanto più paventar la dovremmo , quanto
il sacro ministero della nuova Legge supera in
eccellenza, in dignità quello dell'antica .
Siccome però la divina misericordia non ha li
miti , ed infinito si è il tesoro della sua bontà ,
>

anzi al dir delle sacre carte , miserationes ejus


55
super omnia opera ejus; cosi anche in tal caso non
dovresti , o anima mia , darti in braccio ad una
funesta disperazione, ma sibbene umiliarti , com -
pungerti colla maggior sincerità del tuo cuore,
gemere , sospirare , domandar pietà e perdono , con
sigliarti , ove d'uopo, con un saggio direttore, e pro
curar di rimediare nel miglior modo possibile al
commesso fallo ed alle funeste conseguenze che
ne saranno già pur troppo derivate ee che potranno
ancora derivarne , se non si prendono le neces
sarie misure in contrario .
Che sarebbe in secondo luogo, se anche chia
mato e destinato ed innalzato a tanta dignità da
Dio medesimo e non da alcuna delle mie pas.
sioni , non solamente non fossi più virtuoso, piu
santo, più perfetto dei laici tutti anche i più com
mendevoli, ma nol fossi neanche di quelli che lo
sono meno , per non dir di quelli che sono mal
vagi ? Che sarebbe se i fedeli , in vece di avere
in me un modello , un esemplare di singolar virtù
e santità, non avessero che un esemplare di tiepi
dezza , di accidia , di dissipazione, di trascuraggine
nel divin servizio e nell'adempimento dei proprii
doveri ; un esemplare insomma di difetti, di im
perfezioni, per non dire di peggio ?
L'apostolo san Paolo raccomandava ai primi
fedeli che fossero suoi imitatori, mentre con ciò
sarebbero imitatori di Gesù Cristo , di cui egli ri
copiava in sè medesimo , per quanto il comporta
l'umana fralezza, le virtù e gli esempi: Imitatores
mei estote , sicut et ego Christi. Ma che sarebbe
se i fedeli, in mezzo a cui io vivo , per essere imi
tatori di Gesù Cristo , come incombe ad ogni cri.
stiano, costretti fossero a guardarsi ben bene dal
1
56
l'imitare la mia condotta, i miei esempi ? Oh quale
sventura sarebbe mai per essi , quale scoglio! Ma
quale onta nello stesso tempo , quale confusione
per me ! quale carico di coscienza ! quale conto
da renderne poi un giorno a voi, mio futuro Giu
dice ! quali rimproveri e quale castigo non me ne
dovrei aspettare dalla inesorabile vostra giustizia!
Che sarebbe poi tanto più se per un effetto della
mia mala vita fossi giunto o giungessi talvolta
a contaminare con qualche sacrilegio i miei mi
nisteri più sacrosanti ! On l'eccesso che sarebbe
questo mai di malizia ! Deh , mio Dio , preserva
temi, ve ne scongiuro quanto so e posso, preser
vatemi da tutti siffatti disordini ! E se mai vi
fossi già caduto per lo passato, deh fatemene co
noscere pienamente l'orridezza, l'enormità ; fate
mene concepire un sincero e sommo pentimento,
ed eseguire una condegna e proporzionata: pe
nitenza .
Che sarebbe in terzo luogo finalmente, se con
ducendo anche una vita morigerata e scevra da
gravi peccati di commissione, colpevoli poi ci ren
dessimo di notabili ommissioni nell'adempimento
dei nostri doveri , e specialmente nel promuovere
la gloria di quel Dio , di cui siamo i ministri , e
nel procurare la salute ed il vantaggio spirituale
delle anime, nella qual cosa principalmente con
siste la gloria di Dio ed uno dei più importanti
nostri doveri ? Oh Dio ! se nel santo Vangelo
pronosticata viene una cosi decisa condanna con
tro coloro che indolenti sono a soccorrere il loro
prossimo nei temporali bisogni , qual non sarà la
condanna nostra se ind nti fossimo a soccor
57

l'erlo negli spirituali , che sono immensamente più


meritevoli di compassione e di sovvenimento ?
Ma che sarebbe poi tanto più , se oltre di es
sere neghittosi e indolenti nello zelare la sa
lute delle anime, come esige la sublimissima qua
lità e dignità del nostro stato, fossimo loro stati
o fossimo ancora qualche volta pietre d'inciampo,
ossia occasione e causa di rovina spirituale o con
positive seduzioni , col nostro libero parlare o trat
tare , col nostro cattivo esempio , colla nostra
>

dottrina, colle nostre massime , coi nostri consigli ,


oppure (come può avvenire più facilmente) colla
nostra ignoranza, colla nostra trascuratezza nel
l'istruirle, nel correggerle, nel dirigerle , mas
sime nel tribunale della penitenza, coll'usar loro
troppa indulgenza o troppo rigore , col passare
sopra a certi loro disordini anche notabili , con
permettere loro certe cose anche notabilmente pe
ricolose, con assolverle ed ammetterle alla santa
Comunione troppo facilmente ; insomma , col farla
da maestri che san Paolo chiama prurientes au
ribus , onde cattivarci la loro stima , la loro affe
zione , il loro attaccamento anche sensibile ; op
pure all'opposto , con ributtarle , con disgustarle ,
con aggravarle di troppo , imponendo loro , come
dice Gesù Cristo, onera gravia et importabilia ; col
rimandarle inassolute e malcontente senza neces
sità , con alienarle insomma dai santi Sacramenti !
e ciò tutto o per falsi principii , per ispirito di par
tito , od anche solamente per troppa fretta, per ef
fetto di poca pazienza , per isbrigarci più presto,
per torci più presto la noia, oppure per rispetto
umano , o per altri simili e fors'anche peggiori
motivi . Oh Dio ! che disordine sarebbe mai co
58

desto ! che pessima corrispondenza alla dignità


del nostro stato ed al fine avuto da Dio nel ri
vestircene ! che reato non solamente simile , ma
peggiore di quello dei figli d'Eli , che retrahebant
homines a sacrificio, e che per altra parte viene
chiamato dal sacro testo : Peccatum grande nimis;
non solamente grande ( che sarebbe già molto) ,
ma grande assai. Oh gran che ! noi destinati ad
essere per professione il sale della terra , diven
tarne il veleno ! destinati ad esserne la luce , di
ventarne le tenebre ! destinati ad esser pel popolo
quei serpenti di bronzo che debbono risanarne le
piaghe, divenire in vece per esso serpenti infuo
cati e morsicanti per causargliele ! destinati ad
esser la salute delle anime , aver cuore di dive
nirne gli assassini ! noi sublimati ad una dignità
più che angelica, farci lo stromento della diabo
lica malizia, esercitar l'uffizio di Satanasso ! noi
deputati ad essere i coadiutori , i cooperatori di
Dio , farci coadiutori e cooperatori del suo più
grande avversario !
Ah ! che quand'anche non fossimo la rovina che
di ben poche anime , dovrebbero tuttavia riem
pirci di spavento quelle formidabili parole di Gesù
Cristo : Vae homini illi, per quem scandalum venit;
expedit ei, ut suspendatur mola asinaria in collo
ejus, et demergatur in profundum maris ; parole
tanto più terribili per noi ecclesiastici, in quanto
che sono state pronunziate per ogni e qualunque
anche semplice fedele, che non ha certamente co
tanta obbligazione , come abbiamo noi, relativa
mente al bene spirituale dei suoi prossimi . Ah !
se mai queste anime da noi spiritualmente rovi
nate in una od in un'altra delle divisate maniere,
59

venissero per causa nostra a dannarsi, chi potrà


mai spiegare le furiose smanie , per dir cosi , con
cui chiederanno contro di noi vendetta al trono
della divina giustizia ? come anzi chiederà ezian
dio per esse vendetta il preziosissimo Sangue di
Gesù Cristo per loro sparso e reso da noi per esse
inutile ? Chi potrà mai immaginare inoltre il fu
rore, la rabbia, la disperazione con cui queste
persone si sfogheranno contro di noi in impro
perii, in maledizioni per tutta quanta l'eternità,
qualora ci accadesse la mala sorte di divenir loro
compagni nella sempiterna dannazione , come ci
accadrà senza fallo se non ripareremo per tempo
e nel miglior modo possibile il mal fatto ?
Ah pietoso'mio Salvatore , deh per pietà per
mettete piuttosto che mi avvenga qualunque tem
porale disgrazia , qualunque male di questo mondo,
che di essere in qualche maniera, anche solamente
indiretta, occasione di rovina spirituale al mio pros
simo, e di far cosi il maggior torto che far si possa
a quella impareggiabile dignità e destinazione , a។

cui per tratto speciale di bontà mi avete subli


mato . Datemi anzi la grazia che oltre di profes
sare costantemente quella santità e quelle virtù
che esige una tale dignità , io abbia una grande
premura di adoperarmi mai sempre a promuovere
nel miglior modo possibile la vostra gloria e la
salute delle anime ricomprate col vostro sangue.
E se per mala sorte fossi già stato in qualche
maniera la rovina di qualcheduna di esse, deh !
pel medesimo vostro sangue che avete sparso an
che per me e che è di un valore infinito, fate che
io non solamente riconosca il mio fallo, ma lo de
testi sinceramente e mi adoperi a tutta possa per
60
rimediare il male che ho fatto a quell'anima, e
che mi son fatto anche a me stesso . Fate insomma
colla vostra grazia, o mio buon Gesù , che io cor
risponda mai sempre pienamente colla mia con
dotta a quella sublimissima dignità , a cui vi siete
degnato d'innalzarmi, e ne adempia mai sempre
tutte quelle obbligazioni che sono ad essa an
nesse , e che ho , sebbene scarsamente , meditate ; e
7 >

che siccome pur troppo vi avrò mancato le tante


volte, cosi ne faccia una pronta e condegna pe
nitenza. Vergine santissima, Angelo mio Custode ,
Santi miei protettori ed avvocati, deh ! ringra
ziate per me il Signore, ve ne supplico , di tutti
quanti i lumi e le buone ispirazioni che mi ha
dato in questa santa meditazione , ed impetratemi
colla vostra possentissima intercessione che per
maggior tratto di sua beneficenza voglia coronare
l'opera coll'accordarmi intieramente le sovracchie .
ste grazie. Sancta Maria , et omnes Sancti, etc
MEDITAZIONE IV.

MOLTITUDINE DEI NOSTRI PECCATI


E MISERICORDIA DA DIO USATACI

Beneficati
eneficati noi cosi grandemente da Dio coi segna
latissimi favori della creazione, della conserva
zione, della spirituale rigenerazione battesimale ,
dell'incorporazione alla vera Chiesa, e dell'intro
duzione per conseguenza nella strada della salute ,
della vocazione e destinazione al sublimissimo grado
di sacerdoti della nuova Legge , oltre tanti benefizi
generali e particolari di cui siamo a lui debi
tori tanto nell'ordine naturale , quanto nel sovran
naturale ; non solamente avremmo dovuto corri
spondere costantemente alle prefate beneficenze in
quelle diverse maniere che abbiamo precedente
mente meditato , ma tale dovrebbe essere stato mai
sempre il nostro orrore ad ogni sorta di peccato ,
e tale il nostro amore verso il generoso nostro Be
nefattore , che quanto al primo sfidar potessimo,
direi quasi , chiunque , come già veramente Gesů.
Cristo,a trovarcene colpevoli di qualcheduno, mas
sime interamente volontario e grave : Quis ex vobis
arguet me de peccato ? e quanto al secondo , ripeter
potessimo in qualche modo coll' Apostolo : Quis
nos separabit a charitate Christi ? Tribulatio , an
angustia, an fames, an nuditas , an periculum , an
62
pel -secutio , an gladius ?... neque mors , neque vita ,
neque angeli, neque principatus, neque virtutes, ne
que instantia , neque futura, neque fortitudo, neque
altitudo , neque profundum , neque creatura alia po
terit nos separare a charitate Dei.
Eppure sarà ella stata veramente cosi la cosa ?
Oh noi felici se cosi fosse ! avremmo la dolce con
solazione del testimonio della buona coscienza ,
godremmo di quella soavissima pace , che al dir
dell'Apostolo : Exsuperat omnem sensum , saremmo
in modo specialissimo amati da Dio , avremmo un
gran capitale di meriti, e grande per conseguenza
sarebbe poscia la nostra ricompensa !
Ma ohimè , che pur troppo ci dirà forse tutto
all'opposto la nostra coscienza ! Facciamoci infatti
questa sera sempre più avanti nella cognizione di
noi medesimi , e dopo di aver precedentemente me
ditato che cosa siamo stati , e che cosa siamo per
natura , per grazia , per professione, per destina
zione, meditiamo seriamente che cosa siamo stati ,
e siamo ordinariamente per volontaria nostra con •
dotta , e troveremo forse di non essere che ingrati
peccatori, costretti forse ad esclamar col Profeta :
Multiplicatae sunt iniquitates meae super capillos
capitis mei , ee di esserci meritati tantissime volte
le atrocissime pene dell'inferno . Se havvi una me
ditazione in cui abbiamo bisogno di speciali lumi
del cielo per non rimanere accecati dal nostro
amor proprio , ella è sicuramente questa ; gettia
moci dunque ai piedi di Gesù Cristo per doman
darglieli .
Si, o mio divin Redentore, che credo realmente
presente sotto di queste sacramentali specie , ed
umilmente adoro , fatemi , vi prego, conoscere la
03
moltitudine dei miei peccati : Quantas habeo ini
quitates , ve ne scongiuro colle parole del buon
Giobbe , quantas habeo iniquitates et peccata , sce
lera mea et delicta ostende mihi, affinchè schieran
domeli, dirò cosi , tutti quanti insieme dinanzi agli
occhi , e rimirandone con viva fede l'orrida com
parsa , concepir possa in qualche modo una giusta
idea della mia malizia , della mia ingratitudine
e detestarla sinceramente , e farne la debita peni
>

tenza in questo mondo , onde non abbia poi a farla


più penosa, più terribile nell'altra vita : Quantas
habeo iniquitates etc. È vero che essendone io stato
l'autore , dovrei veramente conoscerli in tutta la
loro estensione ; ma oltrechè senza la vostra gra
zia non sono buono generalmente a cosa alcuna in
ordine alla mia eterna salute , oh quant'è mai
facile che l'irriflessione od il mio amor proprio
m'ingannino e non mi lascino vedere a sufficienza.
Deh voi adunque illuminatemi ! Egli è vero pari
menti che questi medesimi miei peccati mi ren
dono indegno di un tanto favore ; comincio però a
domandarvene sinceramente perdono , e siccome que.
sto favore è diretto appunto allo scopo di farmeli
viemmaggiormente detestare, cosi spero che non
me lo negherete, tanto più che ve lo domando non
già pei miei meriti, che non sono di veruna sorta,
ma per la bontà e misericordia vostra infinita , ee
pei meriti anche infiniti della vostra Passione e
della vostra morte .Vergine SS . , rifugio dei pecca
tori , Angelo mio Custode Santi del cielo, che siete
stati 0o intieramente esenti dal peccato , od almeno
molto men peccatori di me, deh interponete anche
voi per me le vostre preghiere , affinchè io possa
ottenere i mentovati lumi , onde acquistare una
61

tale cognizione ben vergognosa si per me , ma che


mi sarà pur anche , lo spero , ben salutare e van
9

taggiosa . Sancta Maria etc., omnes Sancti et San


ctae Dei etc.

Qualunque volta noi riandiamo col pensiero


quella misteriosa espressiva parabola del Vangelo,
in cui si parla di quello sciagurato fattore , che
chiamato improvvisamente alla resa dei conti fu
ritrovato debitore di ben dieci mila talenti , per
poco solo d'idea che abbiamo dell' egregio valore
di ciascuno di quei talenti , non possiamo certa
mente a meno di sentirci sorpresi da ben grande
e direi quasi spaventevole stupore.
Ma Dio immortale ! e non è questa pur troppo
dal più al meno una viva immagine, un espres.
sivo adombramento della storia genuina di noi
tutti ? Anzi un'immagine ben scarsa , un adom
bramento ben debole ? Se ogni peccato infatti è in
fallantemente un debito che veniamo a contrarre
col supremo nostro padrone Iddio , ed ogni peccato
mortale specialmente è anche per sè solo un debito
enormissimo , chi potrà mai calcolare quanto sia
stata già grande la totalità di questi nostri debiti ,
mentre pur troppo altro quasi .non fummo per no
stra voloztaria malizia , in tutto il corso della
nostra vita, che ingrati peccatori ?
Numeriamoli un po' infatti, se ci dà l'animo, ii
peccati mortali e veniali , che abbiamo commessi
in tutto il decorso della nostra vita . Ahimè ! Era
vamo tenui fanciulli ancora, ed era spuntata ap
pena , direi quasi , in noi la bella aurora della no
stra ragione, ed era spuntata appunto per ispecial
lieneficenza del nostro supremo padrone e bene
05
fittore Iddio , che già comirciammo ad abusarne
contro di lui , cominciammo già ad offenderlo
(chi sa le quante volte) e con volontarie mancanze
contro dei nostri maggiori , e con risse ed alterchi
coi nostri eguali , e con gelosie ed invidie verso gli
uni e gli altri , e con testardaggini ed impazienze
e rancori e malignità e vendette a quell ' età
proporzionate , e con mancanze pressochè abituali
di attenzione e di rispetto nelle preghiere , nello
ascoltar la santa Messa , e negli altri esercizi di
>

pietà, e con decise irriverenze nelle chiese , e con


1

una grande svogliatezza per ogni sorta di occupa


zione massime spirituale , e con frequenti bugie ,
e con gelosie ed ingordigie , e fors'anche, quel che
è più , con ischerzi ed azioni immodeste , in guisa
tale che sarebbesi potuto dire di più d'uno di noi,
ciò che di sè stesso , parlando di quella medesima
età , diceva poi dolente S. Agostino , che sebbene
>

fosse ancora ben piccolo di corpo , cominciava già


tuttavia ad esser gran peccatore : Tantillus puer ,
et tantus peccator.
Fatti poi più adulti , divenimmo forse più saggi,
più circospetti , più virtuosi , men maliziosi , men
peccatori? Oh Dio ! di mano in mano che crescendo
andammo negli anni , crebbimo eziandio nella ma
lizia , nei peccati ! .... Fuvvi mai difatti nella no
stra adolescenza , non dirò già solo qualche anno,
ma eziandio qualche mese ,> qualche settimana , e
starei quasi per dire qualche giorno cosi fortunato,
che non sia stato contrassegnato, o per dir meglio
contaminato almeno almeno con qualche colpa leg
giera , e chi sa quante volte anche con qualcheduna
grave ? Ah pur troppo non molti saranno quei for
tunati che non abbiano motivo a confessar con le
REBA UVENGO · Esercizi , Vol . II . 5
66
parole di S. Bernardo : Ex quo peccata coepi, num
quam unum diem sine peccato transire potui , nec
peccare cessavi , sed de die in diem peccata peccatis
addidi (Medit. cap. 17).
Quanti cattivi pensieri , o infatti non rigettati ,
od anche pienamente consentiti , di vanità, di am
bizione , di superbia , d'invidia, di gelosia, di ma
lignità , di vendetta , d'intemperanza, d'impudici
zia ! Quante anche decise compiacenze e desiderii ;
quanti sospetti e giudizi temerarii , odii , rancori ,
inimicizie , se non esterne almeno interne , e nel
fondo del cuore ! Quanti attacchi disordinati anche
per lungo tempo al giuoco, ai divertimenti , ai vani
abbigliamenti, alle comparse , ai piaceri della gola
7

e del senso , a persone geniali di diverso sesso , od


anche del medesimo , che non lasciano di essere
anche alle volte notabilmente peccaminosi ! Quanti
dubbii anche volontarii contro la fede, contro la
religione , quanta freddezza nell'amor di Dio,quante
divagazioni anche volontarie o in sé , o in causa ,
nelle nostre orazioni , ed altri esercizi di pietà
quanti peccati insomma anche solamente interni
nel decorso della nostra gioventù , peccati per altro
che come nota il Concilio di Trento, gravius non
numquam sauciant animam , et periculosiora sunt
iis, quae in manifesto admittuntur !
Che diremo poi degli esterni ? Oh Dio ! chi nu
merar potrà in quella verde età massimamente le
occhiate e le letture curiose, pericolose , maligne,
peccaminose, di cui si saran resi colpevoli i nostri
>

occhi ? Chi numerar potrà le parole da noi dette


o contro la virtù dell'umiltà , vantandoci , glorian
doci or di questo or di quello , e perfin talvolta
del mal fatto, giusta quelle parole dello Spirito
67
Santo : Laetantur cum male fecerint, et exultant in
rebus pessimis ; o contro la carità , parlando male
del prossimo , manifestandone i difetti , i manca
menti , oppure deridendolo , motteggiandolo , dis
prezzandolo, ingiuriandolo , calunniandolo : o con
tro la verità , proferendo delle bugie tutt'affatto
volontarie fin anche talvolta in confessione , od in
certi altri casi , in cui avevamo tutta l'obbliga
>

zione di manifestare la verità ; o contro la fede, la


religione , lasciandoci sfuggire anche solamente
a mezza bocca delle massime alla moda , delle
espressioni di miscredenza , di libertinaggio , dei
dubbii , delle derisioni su certe verità , su certe
pratiche ; o contro la debita sommessione ai legit
timi superiori, censurandone , motteggiandone >

disprezzandone gli ordini, le disposizioni, gli sta


bilimenti , l'autorità , insinuando de principii
2

contrarii , od anche mancando loro apertamente di


rispetto ; o contro la cristiana modestia , contrav
venendo espressamente al precetto dell’Apostolo :
Omnis immunditia nec nominetur in vobis, ed arri
vando perfino talvolta ad insegnare altrui la ma
lizia, od a destargliene la curiosità ed il prurito ?
Chi numerar potrà le parole eziandio che avremo
o contro di questa ultima virtù o contro delle altre
precedenti volontariamente sentite , ascoltate , od
anche applaudite , e di cui fors'anche saremo stati
noi medesimi la causa? Chi numerar potrà la qŭan
tità dei tratti , dei gesti , delle azioni malmisurate,
indecenti , scurrili , immodeste , delle compagnie
cattive o pericolose frequentate , delle conversa ·
zioni geniali,praticate , dei divertimenti se non
cattivi per sé medesimi , cattivi però o per le loro
circostanze , o per le conseguenze , delle golosità
2
G8
eu intemperanze nel mangiare e nel bere , delle

irriverenze anche notabili nelle chiese, delle Messe


mal sentite anche in giorno di festa , delle feste
medesime mal santificate , dei Sacramenti mala
mente ricevuti, della parola di Dio o trascurata,
o sentita senza attenzione e senza frutto , dello
studio trasandato , del tempo perduto , degli altri
doveri negligentati , dei disgusti dati ai genitori ,
ai parenti ed altri superiori , dei dissapori avuti
in famiglia o tra'compagni, della roba malamente
scialacquata , dei danni dati o alla casa , o nelle
pensioni, od ai comsa ni medesimi , danni che
>

sebbene presi ripartitamente non fossero forse di


grave entità , vi arrivarono però sicuramente molte
volte in complesso ? E cosi andiam via dicendo.
Comprendo benissimo che non tutti saranno stati
ugualmente colpevoli ; sono anzi intimamente per
suaso che la Dio mercè in molte delle mentovate
cose tanti e tanti saranno stati fortunatamente
innocenti , e cosi penso, cosi giudico di ciascheduno
in particolare , e ne ringrazio sinceramente il Si
gnore , e prendo motivo a confondermi tanto più
e

io, che non ho avuto la loro avventurosa sorte 1 , e


sono stato assai più d'essi colpevoli . Ma ciò nulla
ostante non sarà ella in generale cosa evidente, che
il tempo della nostra gioventù è stato contaminato
da un numero ben grande di colpe , e che crescendo
negli anni crebbimo eziandio in malizia, ed in pec
cati , come già diceva ? Chi potrà dubitarne ?
Fosse pur vero però almeno , che dopo di aver
abbracciato l' ecclesiastico stato , e specialmente
poi dopo di aver pronunciate in facciaai sacri al
tari ed al cospetto del pontefice quelle enfatiche
parole : Dominus pars haereditatis meae etc. , con
69
cui scelto abbiamo solennemente Iddio per nostra
sorte, per nostra porzione , e ci siamo a lui intie
ramente dedicati , e tanto più poi dopo ricevuti gli
Ordini sacri , avessero avuto fine le nostre preva
ricazioni ! Ma ahi ! che pur troppo, anche in terra
sanctorum , come si esprime il profeta Isaia , iniqua
7

gessimus , e secondo le parole di S. Gregorio il


Grande , ipsi etiam peccavimus , qui aliorum peccata
compescere debuimus. Minori è vero (cosi giova cre
dere , od almeno sperare ) , minori dopo una tale
epoca in numero ed in gravezza saranno state le
nostre colpe , ma tuttavia non avranno desse ces
sato intieramente, anzi non saranno state tutt'af
fatto in frequenti ; e voglia Iddio che non ne ab
biamo anche commesse nell'esercizio medesimo del
nostro ministero , profanandolo eziandio qualche
>

volta sacrilegamente ! Se non altro poi, almen dei


peccati di negligenza e di ommissione oh quanti
ne avremo ancora commessi anche dopo di esser
sacerdoti ! Questo anzi si è pur troppo lo scoglio
dove inciampano molti degli ecclesiastici anche
più solleciti a schivare i peccati di commissione
i peccati positivi ! Quante negligenze , quante om
missioni nella pratica della preghiera, della medi
tazione, della mortificazione cristiana , della peni
tenza , nell'osservanza esatta dei prescritti digiuni!
Quante negligenze ed ommissioni nella recitazione
del divino officio, o per riguardo alla sostanza , od
almeno per riguardo al tempo , al modo, e per ri
guardo principalmente alla debita disposizione
dell'anima , ed all'attenzione della mente e divo
zione del cuore , nonostanti quelle notissime pa
role : Digne, attente ac devote, che dovrebbero con
tinuamente ricordarcelo ! Quante ommissioni e ne
70
gligenze nella celebrazione dei sacrosanti divini
misteri , sia per rapporto alla preparazione ed al
ringraziamento, sia per riguardo al raccoglimento,
alla compostezza , all'esatta osservanza delle ru
briche ee delle cerimonie , sia finanche alle volte
per rapporto alla mondezza della coscienza ! Quante
ommissioni e negligenze eziandio in certuni ri.
guardo alla debita decenza delle sacre suppellet
tili e paramenta , dei sacri vasi , e perfino alle
volte riguardo alla materia stessa del sacrifizio !
Quante negligenze ed ommissioni nell'amministra
zione della divina parola , o mancando anche no.

tabilmente all'obbligazione che se ne possa avere , o


amministrandola malamente , o senza la necessaria
9

capacità e scienza , o senza la necessaria prepara


7

zione , o senza le necessarie disposizioni che si ri


chieggono per renderla fruttuosa ! Quante negli
genze ed ommissioni specialmente nell'amministra
zione del sacramento della Penitenza , prodotte o
da ignoranza, o da troppa fretta, 0o da malsana dot
trina, o da erronei o malsicuri principii, o da falso
zelo , o dal rispetto umano , o da altre consimili
cause , come già abbiamo incidentemente notato
nella precedente meditazione ! Quante negligenze
ed ommissioni nell'istruire , ammonire, correggere
chi di dovere , nell'assistenza dei malati , nell'im
pedire , massime essendovi obbligati dal proprio
ufficio, gli occorrenti disordini , nell'apportarvi ili
miglior possibile rimedio , nello zelare insomma
veramente la gloria di Dio e la salute delle anime !
Quante negligenze ed ommissioni nell ' esercizio
della carità verso i bisognosi ! Quante negligenze
ed ommissioni nello studio delle cose appartenenti
al proprio stato ; negligenze ed ommissioni che
71

sono poi causa di tante altre mancanze, eziandio


ben gravi , anche in pregiudizio spirituale del pros .
simo ! Quante negligenze ed ommissioni... ma non
la finirei mai più qualora volessi proseguire in
tutta la sua estensione questo esame . Oltrechè
però ciascheduno può e deve proseguirlo riguardo a
sè medesimo , come lo debbo pur io riguardo a me
stesso, basta sicuramente il sin qui detto per farci
conoscere che pur troppo non siamo stati in tutto
il decorso della nostra vita , per volontaria no .
4

stra condotta , per malizia che ingrati peccatori ,


e le nostre colpe superano pur troppo il numero
dei nostri capegli . Quindi se la santa Chiesa ci
fa dire nella quotidiana liturgia all'offertorio :
Pro innumerabilibus peccatis , et offensionibus , et
negligentiis meis , non ce lo fa dire senza ra
gione .
Ma se la cosa è così , non avremo noi primie
ramente tutto quanto il motivo di confonderci ,
di umiliarci , anzi di tenerci mai sempre nell'a .
miltà la più sincera e la più profonda, anche al
cospetto dei nostri simili , nonchè al cospetto di
Dio ? Ah ! se deve già tanto umiliarci la sola bas
1
sezza e miseria nostra naturale , sia per la viltà
e fralezza di quella materia ond'è composto il
nostro corpo , e per la putredine in cui avrà una
volta a ridursi , sia per le imperfezioni e cattive
inclinazioni della nostra anima ; quanto più non
dovrà umiliarci la bassezza e miseria e inde
gnità nostra spirituale, sovrannaturale , portata
dalle nostre iniquità ? E se queste nostre colpe,
se non tutte , alcune però essendo mortali , ci
avrebbero già meritato di essere subissati nel
l'inferno ad essere il ludibrio , lo scherno , lo zim .
72
bello dei demonii , avremo noi ancora il coraggio
d'insuperbirci in qualche modo , d'innalzarci al
di sopra di qualcheduno de'nostri simili, oppure
7

di non poter soffrire la benchè menoma umilia


zione , il benchè menomo affronto da qualcheduno
di essi ?
Non avremo inoltre tanto più tutto quanto il
motivo di confonderci, di umiliarci dinanzi a Dio,
d'inorridirci , di pentirci, di piangere amaramente ?
Ah ! se al dire di Tertulliano anche un solo pec
cato si merita un pianto eterno : Semel peccasse
satis est ad fletus aeternos, che non dovrà essere
per un numero cosi grande di peccati, come quello
di cui ci siamo noi resi colpevoli ? che non do
vrassi provare di confusione , di pentimento , di
orrore ? che non dovrassi sparger di lagrime ? Ah
si mio Dio ! Confundor, et erubesco (non posso a
meno di dirvi col desolato Esdra ) levare faciem
meam ad te , quia iniquitates meae supergressae
sunt caput meum , et delicta mea creverunt ,usque
ad coelum; e col dolente Profeta : Quis dabit ca
piti meo aquam , et oculis meis fontem lacrymarum ,
et plorabo die ac nocte ? lavabo per singulas no
ctes lectum meum , et lacrymis meis stratum meum
rigabo.
Non avremo finalmente anche tutto quanto il
motivo di riconoscere , di ammirare , di benedire ,
di ringraziare colla maggior cordialità possibile
la divina Misericordia , che irritata da tante no
stre colpe ci ha tuttavia pazientati , ci ha rispar
miati ancora i meritati castighi , ci ha accor
dato ancora tanto tempo e tanti mezzi per im
petrarne il perdono , ce l'ha eziandio offerto le
tante volte ed in tante guise , ci ha stimolati in
tante maniere a procurarcelo , ce lo na anzi
tante volte accordato nonostanti le replicate no
stre ingratitudini, e ci ha con esso restituita la
sua grazia , la sua amicizia , la sua benevolenza,
la sua stessa figliuolanza , il diritto all'eterna
eredità del paradiso, ed ha continuato mai sem
pre a compartirci i suoi temporali favori, ci ha
insomma ricolmati mai sempre di spirituali e
temporali benefizi ?
Ah ! il solo averci risparmiati i meritati casti
ghi , come dissi , il solo averci preservati cioè
9

dalla dannazione eterna , è un benefizio cosi grande


>

che si merita tutta la nostra ammirazione, tutta


la nostra riconoscenza ! Meditiamolo in particolare
con tutta quanta la serietà .
Quante sono state le passate nostre colpe , mas
sime mortali , altrettante sono state , per dir cosi ,
le gravi ferite che noi abbiam barbaramente fatte
a quella divina Mano , che sospeso tiene il filo
della nostra vita, altrettante sono state le spinte
che le abbiamo date a lasciarci cadere nel ba
ratro orrendo dell'inferno . Oh ! da quanto tempo
dunque dovremmo noi già esservi precipitati ,
come già vi sono precipitati tanti altri , assai men
colpevoli, assai meno peccatori di noi. Oh ! quanti
che con molto minori peccati di noi già sono
stati colpiti della divina giustizia, già penano in
quell'abisso di tutte le miserie, ed avranno a pe
narvi per sempre ! Quanti finanche, che al primo
peccato mortale (oh giudizi imperscrutabili di Dio!)
non ebbero più scampo, non più luogo al ravve
dimento, ma furono immediatamente subissati in
quelle fiamme divoratrici insieme ed inestingui
bili ! Non fu egli forse cosi degli angeli ribelli ,
74
sebbene colpevoli d'un solo pensiero ? non fu egli
cosi di tanti altri ? Quanto più dunque avremmo
ineritato di esserlo noi , dopo tante anche gravi
ricadute !
Chiedeva infatti la nostra condanna sin dalle
prime nostre iniquità l'oltraggiata divina Giusti
zia , e la chiedeva tanto più ad ogni rinnovarsi
dei nostri oltraggi . Chiedevala a grandi istanze
il nostro infernal nemico , il demonio , che aven
doci a sè assoggettati per mezzo della colpa, non
poteva, per dir cosi , aspettare il momento di as
soggettarci anche colla pena ; e come se già fosse
sicuro di ottener il suo intento : Persequar , an
dava gridando colle parole dell'acciecato Faraone ,
persequar et comprehendam , implebitur anima mea ,
interficiet eos manus mea . Chiedeano eziandio , per
dir cosi , la nostra condanna le creature tutte
anche insensate , giacchè secondo l' espressione
delle sacre Scritture : Exardescunt in tormentum
adversus injustos , e pronte sono mai sempre a ven
dicare dalle nostre ingiurie il loro e nostro Crea.
tore. Oh da quanto tempo adunque , il ripeto
7 >

dovremmo già essere nell' inferno ! E se già vi


fossimo , oh Dio che orrore , che raccapriccio ,
7

che spavento al solo pensarvi ! .. Ma non vi siamo


ancora , ma possiamo ancora schivarlo , ma pos
siamo ancora salvarci , possiamo ancora guada
gnarci invece l'eterna felicità ! E questo per puro
effetto della divina Misericordia , che non aveva
bisogno alcuno di noi , che non era tenuta in
modo alcuno a risparmiarci, che non aveva, per
dir cosi , a prender gloria alcuna con noi , che
non fecit taliter a tanti altri ... Oh pietosa Mise
ricordia , quanto aveva mai ragione il coronato
75
Profeta di esaltarvi sopra ogni altra anche delle
più grandiose opere di Dio , e di esclamare : Mise
rationes ejus super omnia opera ejus; quam bonus
Israel Deus ! quam bonus ! Oh pietosa Misericor
dia, che foste con me specialmente cosi indegno
cotanto benefica , come potrò mai bastantemente
>

riconoscervi, ammirarvi , lodarvi , benedirvi , rin


graziarvi , e contraccambiarvi ? Qual non dovrà
essere per sempre verso di voi la mia ricono
scenza, il mio amore, non solo di parole e di af
fetti , ma eziandio e principalmente di opere e
di fatti ?
Se santa Geltrude e tanti altri santi e sante
per qualche colpa che aveano qualche volta com
messa più per fragilità che per malizia , non sa
pevano rinvenir dallo stupore che Iddio li avesse
ancor tollerati , che la terra non si fosse aperta
sotto i loro piedi per irgoiarli, che il cielo non
li avesse colpiti coi suoi fulmini , ed annovera
vano tutto questo tra i maggiori prodigii della
divina Misericordia , e si studiavano 7, e sforza .
vano di professarle e dimostrarle la più sincera
ed affettuosa riconoscenza , che non dovremo dire
e far noi , immensamente più colpevoli di essi
e più meritevoli dei dovuti castighi , e che pur
tuttavia ne siamo stati pietosamente preservati ?
Ma per comprendere più sensibilmente una ve
rità cosi importante , ossia affinchè possiamo sen
tirne una più viva impressione , facciamo per un
momento questa supposizione, che Iddio liberasse
presentemente dalle pene dell'inferno , e rimet
tesse sulla strada della salute qualcheduno dei
miseri dannati , per esempio Caino o Giuda. Dio
immortale ! quale grazia , quale benefizio non ri
70
puterebbesi questo per lui , e da lui ! Trovereb
bonsi mai espressioni sufficienti per darne una
competente idea ? E chi spiegar potrebbe special
mente e comprendere la riconoscenza da cui sa
rebbe per tanta grazia penetrato questo fortunato
prescito ? Avrebbe egli cuore ad offendere ancora
anche una sola volta il suo Liberatore, non solo
per non ricadere in quelle pene , ma anche prin
cipalmente per non pagar d'ingratitudine l'esimio
Benefattore ? non si struggerebbe egli anzi , se
potesse, intieramente in di lui amore ? Chi potrà
mai dubitarne ? Ma o anima mia , la bontà che
ha usata Iddio con te di soffrirti mai sempre non
ostanti i tuoi innumerevoli peccati , non è ella
assai maggiore di quella che abbiamo supposta
con Caino o con Giuda ? Questi alla fin fine sa
rebbero già stati delle centinaia, delle migliaia di
anni nell'inferno , e con quegli indicibili tormenti
che avrebbero già finora sofferti , sarebbero già
stati ben severamente puniti delle loro colpe ; tu
cosi grande, o dianima
all'opposto peccati >, malgrado un numero
mia,dial
ti sei da tanto
tempo resa colpevole , e dei quali non pochi sono
anche stati ben gravi, per divina misericordia
non soffristi ancora nemmeno un atomo di quelle
orrende pene , ne sei stata sinora intieramente
preservata , sei stata sinora lasciata mai sem
pre ancora sulla strada della salute , sei stata
inoltre ancora ricolma di innumerevoli altri be
nefizi, anche in ordine alla medesima salute ; tu
ti ponesti le mille volte volontariamente sull'orlo
del precipizio orrendo , e la divina Misericordia

ti sostenne mai sempre affinchè non vi cadessi ;


tu ti rivoltasti ingrata le mille volte contro di
17

lei , e nell'atto medesimo che ti sostene a pie'usa,


la oltraggiasti nuovamente , ed ella non se ne
vendicó giammai che con benefizi ; tu hai tutto
il motivo di dire a Dio con S. Agostino : Ego
te offendebam , et tu me defendebas... ah se dun
que tanta sarebbe nel supposto caso la gratitu
dine e l'amore verso Iddio d ' un Caino o d'un
Giuda, tuttochè di cuor cosi duro , d'indole cosi
ferina, di coscienza cosi perduta , quale non do
vrà essere, o anima mia, la gratitudine e l'amor
tuo verso il medesimo pietosissimo Iddio, che ha
usata con te una misericordia assai maggiore di
quella che userebbe nella fatta supposizione col
l' uno o coll'altro dei mentovati reprobi ? Quale
non dovrà essere la tua premura di non rinno
vargli in alcun modo nė in alcun tempo le of
fese ? Quale anzi non dovrà essere anche a que
sto solo riflesso il pentimento dei tuoi passati
falli ? Può darsi mai infatti un male maggiore
che l'aver oltraggiato ed oltraggiare un Dio si
pietoso , si paziente , si benefico , l'aver pagato ,
7

ed il pagare d'ingratitudine una bontà, una mi


sericordia cosi singolare , cosi ammirabile e per
conseguenza cosi amabile ?.... Che se a dispetto
di questi riflessi , e sulla lusinga appunto della
divina misericordia, non avessi ribrezzo di com .
mettere ancora nuovi peccati , oltre di essere un
mostro d'ingratitudine ti meriteresti e ti met
teresti a rischio di veder finalmente convertita
a tuo gran danno in ira ed in vendetta l'abusata
misericordia >, giusta la formale minaccia che te
ne fa lo Spirito Santo con queste tremende pa
role : Non adjicias peccatum super peccatum et ne
dicas : miseratio Domini magna est; multitudinis
78
peccatorum meorum miserebitur: miseratio ' enim et
ira ab illo cito proximant, et in peccatores respi
cit ira illius.
Siccome poi altro è l'essere sinora stati pre
servati dai meritati eterni castighi , altro è l'aver
ottenuto il perdono delle colpe con cui ce li siamo
le tante volte meritati , la meditata moltitudine
delle medesime dee farci vivere mai sempre a tal
riguardo in un certo qual timore , in una certa
quale apprensione. I peccati , cioè , sappiam di certo
d'averli commessi , ma che poi ne abbiamo fatta
la debita penitenza onde ottenerne il perdono , e
che lo abbiamo realmente ottenuto, possiamo bensi
averne speranza anche fondata , possiamo averne
eziandio qualche sorta di plausibile contrassegno ,
ma un'assoluta certezza non possiamo averla. Oh.
che spina adunque dev'essere questa al nostro
cuore ! Ce lo insinua lo Spirito Santo medesimo
con quelle notissime parole : De propitiato peccato
noli esse sine metu ; nescit homo utrum amore an
odio dignus sit. Che affanno, che inquietu line , non
già per toglierci la speranza , per farci dare in
braccio ad una funesta disposizione, ma bensi per
renderci mai sempre solleciti di andar chiedendo
tuttora frequentemente il perdono a Dio, d'andar
assoggettando ancora qualche volta questi mede
simi peccati, massime i più gravi , alle chiavi della
Chiesa , con farne ancora di tanto in tanto materia
delle nostre confessioni , ed anche talvolta ancora
qualche confessione generale , d'andar insomma
usando i mezzi necessari per procurarci di siffatto
perdono la più fondata e tranquillante speranza
che si possa .
Siccome finalmente anche ottenuto il perdono
79
riinane ordinariamente pei commessi peccati una
pena temporale da scontare in questo mondo colle
opere di penitenza, o nell'altro colle pene del pur
gatorio ; e siccome queste superano di gran lunga
in acerbità tutte le penitenze di questa vita ; cosi
la meditata moltitudine delle nostre colpe deve
renderci quanto mai solleciti di prevalerci di tutte
le occasioni che possiamo per iscontar appunto la
suddetta pena in questo mondo, indirizzando spe
cialmente a questo fine tutte le nostre orazioni
mortificazioni,opere di pietà e di carità , sofferenze,
tribolazioni , umiliazioni , privazioni e simili , pro
curando anzi di abbondare quanto più possiamo
in siffatte cose .
Felici noi se dalla presente nostra meditazione
di ciò che siamo stati sinora , od almeno per la
maggior parte della nostra vita ,1 per volontaria
nostra condotta , per malizia , ossia dalla medita
zione che abbiamo fatta della moltitudine delle
nostre iniquità , sapremo ricavarne tutte queste
pratiche conseguenze , tutti questi diversi frutti !
potremo ancor rimediar al male , ed anche dopo di
esserci meritati tante volte non meno della dan
nazione eterna, guadagnarci ancora l'eterna feli
cità , anzi una gran gloria in paradiso . Altrimenti
facendo, la lunga catena delle nostre colpe da noi
meditata , e da noi ciò nulla ostante volontaria
mente continuata , finirà per invilupparci si fatta
mente che ci strascinerà all'inferno , dove sarà
tanto maggiore la nostra pena quanto sarà stata
maggiore la nostra malizia e la nostra impenitenza,
giusta quella nota minaccia dell ' Apostolo : An
ignoras quoniam benignitas Dei ad poenitentiam te
ndducit ? Secundum autem duritiam tuam, et impoe
80
nitens cor, thesaurizas tibi iram in die irae, e questa
altra :: Pro mensura delicti, erit et plagarum modus.
Ah mio Dio , se ho meditata la moltitudine delle
da me commesse iniquità in tutto il decorso della
mia vita , e la grandezza in seguito della vostra
misericordia , non l'ho fatto certamente per com
piacermi di quelle , e prender ansa da questa a
?

continuarne la già troppo lunga catena , ma sib


>

bene appunto per ricavarne quei frutti di umilia


zione , di pentimento , di emendazione, di ricono
scenza , di salutar penitenza, che ne sono come le
>

necessarie pratiche conseguenze ; l'ho fatto special


mente (vi dirò con S. Agostino) per animarmi ad
amarvi almeno di vero cuore e costantemente per
l'avvenire, giacchè non l'ho fatto pel passato , ed
amarvi anzi tanto maggiormente quanto meno l'ho
fatto sinora : Recordari volui transactas foeditates
meas non quod eas ' amem , sed ' uta amem te, Deus
meus . Amore amoris :tui feci istud , recolens vias
meas nequissimas in amaritudine recogitationis meae,,
ut tu dulcis sis mihi dulcedo non fallax, dulcedo fe
lix et-secura (Confess. lib . 2 , c. 1) . Ma come fia
egli mai che io possa eseguir tutto questo se voi ,
che degnato vi siete di ispirarmelo,non mi avva
lorate colla vostra possentissima: grazia ? Appunto
però perchè ispirato me l'avete, io confido che mi
darete eziandio la forza necessaria per mandarlo
ad esecuzione ; si , spero che il vostro spirito , qui
coepit opus bonum , ipse perficiet. È vero che se
considero i miei demeriti:-solamente , dovrebbero
>

essi togliermi ogni speranza ; ma se considero la


misericordia vostra, che supera di gran lunga i
miei demeriti , e quanto iº desiderar possa , che è
Infinita, che mi haaspettato sinora, che mi ha anzi
81

chiamato e mi chiama a sè , che mi ha qui a bella


e

posta condotto , che mi ha , come dissi , ispirati i


sovra esposti sentimenti, non posso a meno disen
tirmi animato dalla più viva speranza. Sull'esem
pio anzi del vostro Profeta, il quale non dubitava
di dire : Tu propitiaberis peccato meo, multum est
enim , quanto maggiori sono i miei demeriti , tanto
maggiormente spero , perchè tanto maggiormente
ne resterà esaltata la vostra misericordia . Deh
adunque , omnipotens sempiterne Deus ( finirò con
dirvi) , omnipotens sempiterne Deus, qui abundantia
tuae pietatis et merita supplicum excedis et vota ,
effunde super me misericordiam tuam , ut dimittas
quae conscientia metuit , et adjicias quod oratio non
praesumit. Maria madre di grazia , madre di mise
ricordia , Angelo mio custode , Santi miei protet
tori ed avvocati , che avete viscere di carità per
tutti quanti i peccatori , deh insieme col perdono
delle tante mie iniquità, impegnatevi ad ottenermi
eziandio l'efficacia , e la pratica di tutti quei sen
timenti, che mercè anche della vostra intercessione
ha eccitati in me questa santa meditazione. Sancta
Maria, omnes Sancti etc.

REBAUDINGO - Esercizi, Vol . II . 6


MEDITAZIONE V.

DANNI DEL PECCATO MORTALE

A conoscere veramente e nel miglior modo pos


sibile che cosa noi siamo stati e siamo ordina
riamente per nostra malizia , onde acquistare an
che a questo riguardo quella vera e piena cogni
zione di noi medesimi , che ci siamo proposti fin
dal principio di questi santi esercizii , e penetrarci
vivamente degli analoghi sentimenti , non basta
di aver meditato, come abbiamo fatto ieri sera ,
la moltitudine pur troppo ben grande dei pec
cati che abbiamo commessi e commettendo an
diamo tuttora . Egli è d'uopo ancor di più d'in
noltrarci a considerare che gran male sia il pec
care , massime gravemente , anzi che gran male
sia anche un solo mortale peccato ! Senza di que
sta considerazione infatti la precedente non può
dirsi , per esprimermi cosi , che dimezzata e non
2

può rappresentarci che tutt'affatto imperfetta


mente la nostra malizia .
Interniamoci dunque in siffatta considerazione,
e siccome il male del peccato può ravvisarsi e
per rapporto a noi e per rapporto a Dio, comin
ciamo a meditarlo in questa mattina sotto il primo
rapporto . Meditiamo cioè il gran male che fa a
83

noi medesimi il peccato mortale quando entra per


la prima volta nell'anima nostra , e tanto più poi
quando vi si annida e vi si moltiplica .
Abbiamo di questo un'espressiva immagine in
ciò che avvenne a quel prodigo figliuolo, di cui
ci parla l'evangelista san Luca . Siccome cioè
quella felicità e quei beni , di cui godeva nella
paterna casa questo giovane, sono un'espressiva
immagine di quelli di cui godiamo in seno a Dio,
ossia quando siamo nella sua grazia ; cosi la mi
seria , cui egli si ridusse volgendo al suo geni
tore le spalle , allontanandosi da lui e vivendo
per qualche tempo da lui lontano , è un'espres
siva immagine di quella miseria , a cui ci ridu
ciamo allorquando imitando la rea condotta del
mentovato figlio , ci separiamo dal nostro buon
Padre Iddio per mezzo di qualche mortale pec
cato , e tanto più poi quando non contenti , per
dir cosi , del primo , ne andiamo aggiungendo
degli altri e ce -li riteniamo indolentemente sulla
coscienza .
Fissiamo pertanto in siffatta immagine i no
stri riflessi, e facendone a noi medesimi l'oppor
tuna applicazione, procuriamo di scoprire quanto
più si potrà al vivo quel male che ci siamo pro
posti di meditare . Facciamo però prima la con
sueta preparazione .
Amabilissimo mio Redentore, che credo ee adoro
realmente presente in questo santissimo Sacra
mento ; siccome voi siete quegli che per mia istru
zione e profitto proposta avete questa cosi espres
siva parabola del prodigo figliuolo, e desiderate
certamente che io la mediti seriamente e salutar
mente , deh accordatemi quei lumi e quelle grazie
84
che mi sono ad un tal fine necessarie . Avendo io
pur troppo già imitata le tante volte , anzi sor
passata la spensieratezza e la malizia di siffatto
giovane , ed essendone fors'anche attualmente col
pevole , non merito certamente da voi questo tratto
di singolare beneficenza, merito anzi di essere da
voi rigettato e castigato ; ma deh non riguar
date i miei demeriti, riguardate bensi la gran
dezza delle vostre misericordie , e per essa abbiate
di me pietà : Miserere mei secundum magnam mise-.
ricordiam tuam ; riguardate i meriti infiniti della
vostra Passione e della vostra morte per me so
stenuta ; e giacche mi avete di già ispirato il pen
siero di meditare questa parabola , compite l'o
pera col farmela meditare a dovere e con frutto .
Maria santissima , Angelo mio Custode , santi
9

miei protettori ed avvocati , e voi , santi e sante


tutte del cielo , che sicuri della vostra salute , sol
leciti ancor siete della mia, deh interponetevi per
me ed ottenetemi una grazia cosi importante :
Sancta Mater Dei Genitrix Virgo, intercede pro
nobis; omnes sancti et sanctae Dei, etc.

Essendo il figliuol prodigo di una famiglia rag


guardevole e doviziosa, ed avendo a far con un
padre il più discreto ed affettuoso, non solamente
nulla mancavagli nella paterna casa del neces
sario, ma era ampiamente provveduto di quanto
poteva essere conveniente al suo stato ed alla sua
età, e di quanto anzi desiderar poteva per gli onesti
e discreti suoi piaceri . Era ben veduto dalla fami
glia tutta, avea servi a sua disposizione mai sem
pre pronti, aveva un altro fratello, ma cosi savio e
costumato che non sarebbe stato difficile di pas.
85
sarsela ottimamente insieme ; dal padre poi non è
a dire quanto fosse amato e carezzato . Ed alla
di lui morte toccata gli sarebbe un'eredità ben
pingue e preziosa . Era insomma in uno stato da
potersi dire veramente fortunato secondo il mondo ,
e da dover essere veramente contento per quel
tanto almeno che si può esserlo in questa valle
di lagrime e di guai .
Annoiato ' egli però di quella sebben giusta e
leggera suggezione, in cui viver dovea nella pa
terna casa, solleticato dalle nascenti sue passioni ,
spinto dal malo esempio e fors'anche dai consigli
d'altri suoi coetanei , e voglioso di goder anch'egli
di quella seducente libertà , di cui godevano essi,
anzi di scapricciarsi affatto , cominciò a conce
pire il disegno e quindi prese la decisa risolu
zione di abbandonare la casa e la patria stessa,
e di andarsene per il mondo a vivere in piena
balia dei giovanili suoi desiderii . Senza nulla
perciò badare nè al disgusto che darebbe al
vecchio genitore, nè alle funeste conseguenze che
aver potrebbe la sua risoluzione , presentossi con
petulante audacia al paterno cospetto , onde do
mandar quel tanto delle domestiche sostanze che
a sua idea toccar gli poteva : Da mihi portionem
substantiae, quae me contingit. Quali rimostranze ,
quali rappresentazioni, quali preghiere perfino 'e
quai lagrime abbia messo in campo il padre per
distorlo dalla capricciosa sua determinazione, ben
possiamo di leggieri immaginarlo ; ma tutto in
vano : convennegli cedere alle importune istanze.
Ed ecco già appunto lo scapestrato giovane ,
eccolo già lungi dal paterno tetto , ed or qua , or
là, dove lo spinge l'impeto delle tumultuanti sue
86

voglie. Giuochi , tresche , danze, festini, gozzovi


glie, spettacoli , dissolutezze d'ogni maniera for
mano l'unica sua occupazione, la continua sua sol
lecitudine. Ma ohime ! di quanto breve durata si
fu mai per lui un siffatto vivere ! quanto mai
presto si dissipò il seducente incantesimo ! Tras
corse ben poco tempo che dissipato intieramente
ogni suo avere, abbandonato e disprezzato, come
è il solito, da quelle persone medesime che aiu
tato lo avevano, a consumarlo , trovossi ridotto
all'estrema miseria , e per non perir di inedia 7
costretto fu a prender servizio sotto di un avaro ,
sordido ee crudel padrone, che non solamente lo as
soggettò all'umiliante condizione di mandriano di
animali immondi, ma non gli somministrava nem
meno di che sfamarsi ; ond'era nella necessità d'invi
diare e sorrepire a quegli animali stessi cui cu
stodiva , una qualche porzione del disgustoso
amarissimo loro cibo. Povero giovane ! pria cosi
ben vestito, cosi ben pasciuto , cosi ben servito ,
cosi benestante, ed ora tutto cencioso, squallido,
smunto , estenuato, reggentesi a mala pena per
la debolezza sulle tremole scarnate piante ... Ah !
moveva proprio a compassione ! Oh qual differenza
tra la passata e la presente sua condizione ! ... Ma
Dio immortale ! qual paragone tra l'avventurosa
sorte di cui godeva il prodigo figliuolo nella pa
terna casa, e quella di cui godiamo noi in quella
del nostro buon Padre Iddio, mentre cioè viviamo
a lui soggetti ed ubbidienti ? E qual paragone
quindi tra la miseria a cui si ridusse questo scon
sigliato giovane secondando i suoi capricci , e quella
cui ci riduciamo noi , secondando i nostri ?
Figli noi amatissimi ( finchè siamo esenti dal
87

peccato), figli amatissimi di questo gran Padre


non solamente il più ricco ed il più possente , ma
aitresi il più discreto ed affettuoso che immagi
nare si possa , al di sopra anzi d'ogni concetto ,
siamo certamente, se non agli occhi del mondo
e delle nostre passioni , a quelli però della fede,
che è la più sicura guida dei nostri giudizii , assai
più fortunati che se figli fossimo del più grande
monarca di questo mondo ; abbiamo , con aver la
sua figliuolanza e la sua grazia, il più gran bene
che aver si possa su questa terra ; ed in confronto
di essi sono un nulla i terrestri beni tutti ; l'a
nima nostra tutta bella ed adorna di abiti pre
ziosissimi di virtù e di supernaturali doni , ricca
di tanti meriti pel cielo , quante sono le opere
buone fatte precedentemente , fa brillante e lu
minosa comparsa agli occhi di tutta la celestiale
corte ed a quelli perfino di Dio medesimo , ed è
per essi oggetto delle più tenere ed amorose com
piacenze , e gradita abitazione dello Spirito Santo ,
>

che vi risiede in modo speciale come in vivo tempio ;


abbiamo per fratello amabilissimo ed amorosissimo
Gesù Cristo medesimo, che non solamente ha per
noi la più grande affezione, ma ci si dà ed è pronto
a darcisi anche quotidianamente in sostanzioso e
delizioso nutrimento, ed in pegno di eterna vita;
godiamo di quella pace , di quella tranquillità di
animo , che è frutto immancabile della testimo
nianza della buona coscienza , e che al dire del
l'Apostolo : Exsuperat omnem sensum , ed è il mag
gior bene temporale che si possa godere su questa
terra ; siamo finalmente in situazione di poter au
mentare ad ogni istante con qualunque anche me
noma opera buona che facciamo, il capitale dei
88
nostri meriti; e per conseguenza eziandio i gradi
di quella ineffabile felicità che ci è destinata in
retaggio dal nostro buon Padre , ed a cui abbiamo ,
finchè siamo in tale stato, tutto quanto il diritto ,2

avvegnachè non dubiti di dire l'Apostolo che: Ei


qui operatur, merces non imputatur secundum gra
tiam , sed secundum debitum ; ed oh che consolante
pensiero si è mai questo , capace di raddolcirci in
gran parte le amarezze della presente vita e di
agevolarci la pratica delle più ardue virtù ! siamo
insomma in uno stato da muovere invidia non so
lamente ai demonii , ma, direi quasi , perfino agli
angeli stessi .
Ma se annoiati anche noi , come il prodigo fi
gliuolo, e mal sofferenti di quel per altro soave
giogo di ben giusta suggezione , che professare
dobbiamo incessantemente al nostro buon Padre,
e vogliosi pur anche di dar libero sfogo a qualche
nostra passione qualunque ella siasi, ci risolviamo
1

eziandio a volgere al medesimo nostro Padre vil


lanamente le spalle , a dipartirci da lui , ed a fronte
di quella interna voce di rimostranza , che ci fa
egli sentire colle parole dell'addolorato Profeta :
Scito et vide quia malum et amarum est reliquisse
te Dominum Deum tanım ; mandiamo ad esecu
zione la fata ! nostra determinazione ; se , in una
parola, commettiamo un mortale peccato , oh Dio !
che fatale momento è questo mai per noi , che
lagrimevole sventura ! Non già dopo qualche
tempo soltanto, come il prodigo figliuolo, ma in
quel momento medesime ci riduciamo a tale stato
di spirituale miseria, che , dir potremmo a buon
diritto con quel disperato monarca : Omnia, omnia
perdidimus, e di più ancora, come vedremo .
89
Perdiamo cioè primieramente tutti quanti i me
riti della precedente vita, giusta quella terribile
e precisa dichiarazione, che ne fa Iddio mede
simo per bocca di Ezechiello : Si averterit se ju
stus a justitia sua , et fecerit iniquitatem , omnes ju
stitiae ejus , quas fecerat, non recordabuntur. Si ,
o anima mia, quand'anche mentre sei in istato di
grazia esercitassi continuamente le più eroiche
virtù ; quand'anche ti occupassi continuamente
nelle più sante meditazioni, nei più fervidi slanci
di amore verso Dio , quand'anche assoggettassi
questo vil corpo alle più aspre penitenze, quan
d'anche insomma ti accumulassi il più abbon
dante e ricco tesoro di meriti pel cielo, se com
metti poscia anche un solo peccato mortale, assai
più spietatamente e compiutamente egli ti spo
glia , dice san Cipriano , di questi meriti , che non
impetuosa straordinaria grandine dell’ubertosa
loro messe i biondeggianti campi , e dei maturi
loro frutti le incurvate piante : Hoc sunt peccata
lapsis, quod grando frugibus; omnes enim bonorum
operum fructus destruunt. Non solo anzi ci spoglia
il peccato mortale dei meriti tutti della prece
dente vita , ma inabili ci rende , finchè il rite
niamo sulla sciagurata coscienza , a farcene alcun
altro benchè menomo . Possiamo bensi in tale stato
colle nostre opere buone meritare almeno de con
grico, come dicono le scuole , qualche cosa per la
presente vita ed anche qualche tratto di divina
misericordia per la futura rostra giustificazione,
ma un vero merito per l'eterna vita non pos
siamo farcelo. Il peccato mortale è come ingordo
mostro, che tutto ingoia, tutto divora. Ed oh se
comprendessimo un po' ben bene che cosa sia un
90
merito di più pel cielo , ossia un grado maggiore
di eterna gloria , quanto non ci colpirebbe mai
di già questo primo funesto malefico effetto de!
mortale peccato , e quaie onore non potrebbe i
già a meno d'ispirarcene !
Ma questo è poco ancora in paragone del re
stante; ci spoglia iimitre il peccato mortale, nel
l'atto medesimo che il commettiamo, ci spoglia di
quei doni speciali dello Spirito Santo, di quegli
abiti di virtù, che costituivano prima il nostro
stato di giustizia e di grazia. Ci spoglia di
questa grazia medesima , ossia di quella singo
lare amicizia , benevolenza e figliuolanza di Dio ,
che formava il nostro più bel pregio, il nostro
più prezioso tesoro , il nostro più ricco spirituale
ammanto. Si può dir quindi della povera nostra
anima colle enfatiche espressioni del dolente Ge
remia : Egressus est a filia Sion omnis decor ejus;
obscuratum est aurum , mutatus est color optimus.
In quella guisa cioè che il prodigo figliuolo alla
sovra esposta miseria ridotto , perdette pressochè
intieramente le antiche avvenenti gentili sue fat
tezze , e divenne siffattamente smunto e macilente
che non era pressochè più conoscibile ; cosi la mi
sera nostr'anima nell'atto stesso che passa dallo
stato di grazia a quello di colpa grave , perde la
sovrannaturale sua bellezza singolare che aveva
prima , e diventa, per dir cosi , orrida , schifosa
· e deforme come un demonio ; onde, laddove prima
era oggetto di predilezione e di compiacenza a
tutta quanta la celestiale corte e a Dio mede
simú, HCEė più in seguito che oggetto di ram
marico, di abbominazione e di crrcre; e laddove
prima era tempio vivo dello Spirito , che abitava
91
in esso di una maniera speciale , non rimane più
che abbominevole covile e sozza abitazione del
l'infernale serpente .
Più infelice anzi la meschina del prodigo fi
gliuolo , perde finalmente la stessa sua vita spiri
tuale sovrannaturale, perde perfino in qualche
modo lo stesso Dio ; poichè , sebbene lo abbia
ancora per sovrano Padrone , che può fulminarla
da un momento all'altro e subissarla nell'inferno,
non l'ha però più come prima per isposo, per amico ,
per padre ; e sebbene lo abbia ancor presente nella
sua immensitá, non lo ha più presente in quella
speciale, affettuosa e vantaggiosa maniera, in cui
lo aveva prima. Dovrebbe ella quindi , se avesse
una fede coši viva come aveva il coronato Pro
feta , dovrebbe , dissi , struggersi pur anche come
lui per una siffatta perdita in continuo pianto ,
onde poter dire come esso : Fuerunt mihi lacry
mae meae panes die ac nocte, dum dicitur mihi

quotidie: ubi est Deus tuus?


Siccome inoltre il misero prodigo giovane si
ridusse sotto il barbaro servaggio di padrone sna
turato , che era soltanto sollecito d'essere ben ser
vito , ma nulla poi si curava nè di dargli compe
tente mercede, né di fornirgli almeno onde sfa
marsi; epperciò era costretto a contentarsi del
cibo degli immondi animali, che invece di dargli
un grato sostentamento , ad altro quasi non ser
viva che ad amareggiargli il palato ; così noi pas
sando dallo stato di grazia a quello di mortale
colpa, oltre di perdere quanto abbiam sinora me
ditato, ci rendiamo pur anche schiavi del più bar
baro padrone che immaginar si possa, vale a dire
dell'infernal nemico, che per mercede della nostra
92
servitù altro non ci destina che una miseria eterna,
ed altro pascolo non ci fornisce che di qualche vile
ed effimera soddisfazione, di qualche momentaneo
ed immundo piacere, per cui dir si può di voi, a
nostro vergognoso scorno , colle parole dell'addo
lorato Geremia, che laddove prima in seno al no
stro Dio eravam pasciuti di preziosi e consolanti
e sostanziosi cibi di eterna vita, sotto l'impero
del demonio , d'altro pascer non ci possiamo che
di sozzure e d'immondezze : Filii Sion inciyti, qui
vescebantur voluptuose et qui nutriebantur in cro
ceis, amplexati sunt stercora ; e ben lungi dallo
sfamarci, dal contentarci , non ci riempiono il cuore
che di inquietudini e di amarezze .
Ed ecco appunto un altro men funesto si, ma
più sensibile pernicioso effetto, che produce or
dinariamente la nostra spensieratezza nel com
mettere il peccato; la perdita, voglio dire, del
l'interna pace, ed il tumulto delle inquietudini,
dei rimorsi , dei timori .
2

Allo stesso modo cioè che il prodigo figliuolo


smarri intieramente in un colle sostanze quella
serenità di spirito , quella tranquillità di cuore ,
quella contentezza di animo , di cui godeva nella
paterna casa ; e non potè a meno di sentirsi la
cerato il seno dai più pungenti rimorsi ed op
presso lo spirito dalla più tetra malinconia ,
direi quasi da decisa disperazione; cosi una per
sona , un cristiano e maseime un chierico , che
scialacqui col peccato il prezioso tesci'u 'della di
vina grazia , oh Dio ! dopo alcuni istanti di quel
menzognero diletto che gli procura il contenta
mento della sua qualunque siasi passione, chi
ridir saprà la tempestosa burrasca di tumultuanti
93

inquietudini , di crudeli rimorsi , di desolante con


turbazione, di nera malinconia, di affannosi ti .
mori che se gli destano in seno a tormentarlo, aa
lacerargli il cuore , ad opprimergli lo spirito , ad
intorbidargli finalmente alle volte il sonno , ad
amareggiargli anche i più graditi divertimenti ?
Cor impii, ce lo assicura lo Spirito Santo e ce lo
dimostra anche la esperienza , cor impii tamquam
mare fervens; onde, se manifestar volesse inge.
nuamente gli interni suoi sentimenti , costretto
sarebbe ad esclamar anch'egli col peccatore Da
vidde : Peccatum meum contra me est semper ; non
est pax ossibus meis a facie peccatorum meorum ;
torrentes iniquitatis conturbaverunt me. E guai spe
cialmente se gli sopravvenisse poi in tale stato
qualche sorta di mortale periglio ! Oh Dio ! che
costernazione, che orrore , che spavento , che rac
capriccio, che desolazione!... È vero che non tutti
sempre i peccatori provano allo stesso modo ed
allo stesso grado questo funesto e tormentoso ef
fetto della loro prevaricazione ; anzi taluni se
ne danno che vi si rendono quasi insensibili , a
guisa di quei miseri schiavi , i quali sono già
tanto avvezzi alla catena che non ne sentono
omai più il peso ; ma tanto peggio in simil caso,
tanto peggio ! Siccome di un povero infermo di
malattia grave , che non senta più il suo male,
è quasi disperata la salute , cosi di un peccatore
che non sente più il peso deile sue colpe .
Ma ritorniamo al prodigo figliuolo, e nell’ul
timo gravissimo danno che cagionogli l'insensato
suo allontanamento dal padre, ravvisiamo e me
ditiamo quello assai più grave che per colmo,
dirò cosi , dei precedenti cagiona a noi l'allonta
91
namento ancor più insensato dal nostro Padre Dio .
Fu desso pel prodigo figliuolo la perdita d'ogni
ragione , d'ogni diritto alla paterna ben pingue ere .
dità che gli sarebbe toccata in un col suo fratello,
se serbata avesse al padre la debita soggezione ; ed
è per noi similmente la perdita d'ogni ragione e
d'ogni diritto a quella immensamente più pingue
che destinata ci era , mentre eravamo in istato di
grazia , eredità ineffabile, eredità eterna, eredità
che esclude ogni sorta di male e comprende ogni
sorta di bene .
Si, o anima mia , in quel momento medesimo ,
in cui spensieratamente e villanamente abbandoni
col mortale peccato il tuo amabilissimo Padre, ti
si chiudono in faccia, per dir cosi , le porte eter
nali del paradiso, nè più ti rimane al medesimo
alcuna sorta di ragione o di diritto ; e dir puoi
anche tu ciò che si racconta dell’empiamente fa
moso Enrico VIII : È bello il cielo , ma non è
più per me. E se sopravvenisse in tale stato la
morte , ne saresti inesorabilmente esclusa . Anzi ,
che dico solamente esclusa dal paradiso ?... con
dannata saresti senza remissione alle pene atro
cissime dell'inferno. Nell'atto stesso infatti del
tuo peccato , oltre di chiudertisi le porte del pa
radiso , ti si spalancano dinanzi le sterminate
fauci di quella orrenda voragine ; ne resti mai
sempre , finché hai compagna la colpa , ne resti
mai sempre sull'orlo , vi pendi continuamente
sopra, ed un cenno solo che ne facesse la divina
giustizia, vi piomberesti immancabilmente per non
scamparne mai più .
Oh il gran male dunque che ci fa mai il pec
cato mortale, anche al primo entrare che fa nel
95
l'anima nostra ! Oh i tristi effetti, i lagrimevoli
danni che ci arreca ! Oh quanta ragione aveva
mai il Profeta di dire ad un'anima peccatrice :
Scito et vide quia malum et amarum est reliquisse
te Dominum Deum tuum .
Ma se tanto male ci cagiona il peccato mortale ,
anche quando entra per la prima volta nell'anima
nostra , che non farà di più quando vi si annida
e vi si moltiplica , ossia quando non contenti del
primo peccato ne andiamo aggiungendo degli al
tri , e ce li riteniamo indolentemente sulla . co
scienza ? Egli è vero che tutti questi peccati che
vengono in seguito , non possono più spogliarci
nè dei meriti precedenti , nè della divina grazia,
1

nè del diritto all'eterna eredità del paradiso , poi


chè ne siamo già stati spogliati dal precedente ;
ma oltrechè maggiormente sempre confermano ed
aggravano questa perdita , la rendono eziandio
sempre più difficile a ripararsi . Ci allontanano
inoltre sempre più da Dio e ci attaccano sempre
più tenacemente alle creature ; rendono sempre
più il nostro cuore freddo ed agghiacciato per
Dio e per la virtù , ed ardente ed infiammato per
le create cose e per il vizio ; ci offuscano sempre
più l'intelletto , ci pervertono sempre più la vo
lontà e ci indurano sempre più la coscienza‫ ;ܪ ܐ‬ci
diminuiscono sempre più il ribrezzo per la colpa ,
i rimorsi , i lumi e gli aiuti sovrannaturali, e ci
spingono per conseguenza con sempre maggior fa
cilità a nuove cadute ; ci traggono , per dir cosi ,
d'abisso in abisso, di precipizio in precipizio , di
male in peggio ; ci rendono sempre più abbomine .
voli al cospetto di tutta la corte celeste ed al co
spetto principalmente di Dio , e sempre più indegni
96

delle sue misericordie e del perdono ; ci rendono


anzi sempre più meritevoli dei suoi castighi e
temporali ed eterni; ci involgono sempre più nelle
catene della diabolica schiavitù e ce ne rendono
sempre più difficile lo scampo ; ci riducono finanche
talvolta a quel misero servaggio , che descriveva
piangendo di sè stesso S. Agostino : Suspirabam
ligatus non ferro alieno, sed ferrea mea voluntate ;
velle meum tenebat inimicus, et inde mihi catenam
fecerat et constrinxerat me ; quippe ex voluntate
perversa facta est libido; ét dum servitur libidini
facta est consuetudo; et dum consuetudini non re
sistitur, facta est necessitas , quibus quasi annulis
1

sibimet innexis tenebat me absirictum dura servi.


tus . E finalmente , per tacer di altre cose , ci me
ritano una sempre maggior dannazione , essendo
di fede che pro mensura delicti, erit et plagarum
modus ; e che il futuro Giudice reddet unicuique
secundum opera ejus, ed intimerà agli infernali
carnefici di trattare ciascun reprobo secondo il
numero e la qualità dei suoi peccati : Quantum
glorificavit se et in deliciis fuit, tantum date illi
tormentum et luctum .
E come mai dunque abbiamo avuto tante volte
cuore di procurarci volontariamente cosi gravi
danni e di esporci volontariamente a si gravi pe
ricoli, moltiplicando cotanto i peccati anche mor
tali, come abbiamo considerato nella precedente
1

meditazione ? e ciò per cose da nulla , per un pia


cere di un momento, per una soddisfazione effi
mera, per un passeggiero e vanissimo conten
tamento di una malnata passione ? Oh insensa
tezza, oh malizia la più deplorabile che imma
97
ginar si possa , ed immensamente peggiore di
quella del prodigo figliuolo ! ...
Evvia dunque, facciamo una volta veramente
senno, rientrando davvero in noi medesimi ; e se
mai la coscienza ci rimordesse di essere tuttora
come altrettanti prodighi figliuoli , anzi peggio
ancora , in quel miserando stato che abbiamo
scarsamente e debolmente meditato , deh non tar
diamo a dir anche noi , ma con tutta la sincerità,
com'esso : Surgam et ibo ad patrem meum , quia hic
fame pereo. Già abbastanza, anzi di troppo assai
io sono restato lungi dal mio buon padre , già
abbastanza, anzi di troppo assai provocato : lungi
da lui non posso avere alcuna verace contentezza ,
che anzi men vivo oppresso da una indicibile mi
seria e dai più gravi spirituali malori 1, e sono
sempre in pericolo di perire eternamente. Voglio
dunque ritornarmene a lui ad implorare pietà e
perdono , o qualche pietoso sovvenimento almeno
alla mia miseria : Surgam et ibo ad patrem meum ,
quia ecce hic fame pereo.
Ritorniamo quindi effettivamente aa lui con cuor
contrito ed umiliato ; e quella misericordia mede
sima, che ritrovò nel pietoso cuore del clemen
tissimo suo genitore il figliuol prodigo, la ritro
veremo anche noi , anzi maggiore , in quello del
Padre nostro. Non solo non ci rigetterà sdegnoso,
ma ci accoglierà benigno ; anzi ci verrà premuro
samente incontro , ci stringerà amorosamente al
paterno suo seno , ci darà in segno di riconcilia
zione il bacio di pace , ci restituirà finanche le
perdute prerogative , la sua grazia cioè, la sua
amicizia , la sua benevolenza, la sua figliuolanza
ed insieme la perduta pace e tranquillità della
REBAUDENGO Esercizi , Vol . U.
93
coscienza ; ci rivestirà nuovamente dei più pre
ziosi abiti di virtù , ci riammetterà di nuovo alla
divina sua Mensa , ci festeggerà straordinaria
mente , e metterà a festa tutta la sua celeste
corte ; ci tratterà insomma non da prodighi sna
turati figli quali fummo, ma da più che docili e
dabbene . E questo solo pensiero, o anima mia ,
non dovrà esser più che bastante a vincere la tua
durezza , qualora nol fosse ancora ad eccitare
?

tutta la tua sensibilità, ed a farti correre e vo


lare al seno di si pietoso Genitore ? Guai a te,
se così ancor non fosse ! ...
Se poi aver possiamo fondata speranza di es
sere già attualmente con lui riconciliati e nella
sua paterna grazia ristabiliti , deh confermia
moci maggiormente nei già fatti saggi proponi
menti , e risolviamo con sempre maggior fermezza
di perder piuttosto qualunque terreno bene ee di
incontrar qualunque terreno male, che di imitar
nuovamente la sconsigliata funestissima condotta
del prodigo, figliuolo.
In qualunque stato insomma noi ci ritroviamo,
prostriamoci immediatamente tutti ai piedi del
nostro buon Padre , e diciamogli con tutta la più
sincera effusione del compunto nostro cuore :
Ah , ora si che lo comprendo, o amorosissimo
ed amabilissimo mio Padre , ora si che lo com
prento, mercè le bénigne illustrazioni della vo
stra grazia, quanto funesta cosa sia il volgere a
voi villanamente le spalle ed abbandonarvi oltrag
giosamente per andare in traccia di una fallace li
bertà , per correre dietro ai vani fantasmi delle
_mondane soddisfazioni, per secondare i proprii
capricci . So e comprendo veramente , quia malum
99

et amarum est derelinquere Dominum Deum; ma


so altresi e comprendo quanta sia la vostra cle
menza e bontà verso dei traviati figli, che vera
mente compunti e dolenti ritornano a voi . Memore
adunque d'aver tante volte commesso un tale spro .
posito , anzi di esserne forse ancora attualmente
colpevole, confuso e compunto mi affretto di ri
correre alla somma vostra bontà ; e confessando
umilmente i miei torti, ve ne domando e rido
mando instantemente il perdono . Ah , mio divin
Padre , si , peccavi in coelum et coram te ; jam non
sum dignus vocari filius tuus ; io non vi ho trat
tato da Padre , non merito più per conseguenza
che mi trattiate da figlio ; lungi dall'aver io avuto
verso di voi un cuor da figlio, l'ho avuto anzi da
nemico ; non merito più per conseguenza che voi
abbiate per me un cuor da Padre , ma bensi da
giudice inesorabile, da punitore severo . La bontà
vostra però è superiore ad ogni mio demerito ;
deh ! adunque perdonatemi , e se non volete più
considerarmi qual figlio, consideratemi almeno e
trattatemi qual uno dei vostri anche più infimi
servi : Fac me sicut unum de mercenariis tuis ; sarà
questa per me anche una grazia somma , una
somma ventura. Sebbene ... che dico , qual uno
dei vostri più infimi servi ? Ah voi siete disposto ,
non v'ha dubbio, voi siete disposto a riammet
termi nuovamente al vostro paterno seno, a rico
noscermi e trattarmi nuovamente qual figlio e
figlio amatissimo ; anzi , spero d'esser già attual
mente di bel nuovo al possesso fortunatissimo
della vostra figliuolanza. Ah siatene le mille volte
benedetto e ringraziato , e per compimento della
vostra misericordia , fate colla vostra grazia che
100

dopo d'aver riacquistata una si avventurosa sorte,


non vi rinunzi mai più , nè mai più da voi mi al
lontani . Fatemi insomma totalmente e costante
mente vostro , affinchè dopo di esserlo stato pel
1

restante della mia vita , esser lo possa poi fortu


natamente per tutta quanta l'eternità . Vergine
santissima, angeli e santi del cielo , e voi partico
larmente che alla mia custodia e protezione de
stinati siete , per quella gran gioia che provate
al ritorno di qualunque prodigo figlio all'amoroso
seno del suo buon Padre e per quel rammarico
che ne provate allorchè se ne allontana, deh ot
tenetemi colla vostra intercessione le chieste gra
zie : Sancta Maria et omnes Sancti, etc.
MEDITAZIONE VI.

MALIZIA DEL PECCATO MORTALE


IN RAPPORTO A DIO

Quantung
uantunque il solo male ,,che arreca aa noi il pec.
cato mortale , debba già ispirarcene il più grande
>

orrore , e farcelo sommamente detestare ed abbor


rire , non è questo però nè l'unico , nè il principale
motivo che debba a ciò indurci . Il principale si è
la malizia che in sè racchiude pel torto , per l'in
giuria che fa a Dio . Egli è dunque di tutta impor
tanza che ci innoltriamo a meditarla . Essa è , a
dir vero ,cosi grande , cosi superiore ad ogni nostro
concetto , che è assolutamente impossibile di com
prenderla perfettamente , poichè ha dessa qualche
cosa d'infinito, e l'infinito non può da noi adegua
tamente comprendersi.
Procuriamo però di farcene quella più distinta
e compiuta idea che si possa . Ed a questo fine ap
punto ci servano come di base e di scorta nei no
stri riflessi quelle brevissime , ma tanto più espres
7

sive parole,.che compongono il seguente notissimo


versetto : Quis , quid, ubi, quibus auxiliis, cur, quo
modo , quando.
Consideriamo cioè seriamente chi sia colui che
col peccato mortale si offende, e chi sia l'offensore:
quis ; quale sia l'offesa che gli si fa: quid ; quale
102

il luogo da cui parte l'offesa , ossia in cui si con


mette: ubi ; quali siano i mezzi di cui ci serviamo
per commetterla, quibus auxiliis, e cosi di seguito
tutte le altre circostanze che indicate vengono dalle
mentovate parole , e non potremo a meno di rav
visare nel mortale peccato di qualunque specie egli
sia , un eccesso di temerità , d'ingratitudine , di
perfidia, di fellonia, d'ingiustizia, di durezza , di
crudeltà, di malvagità , insomma di malizia enor
missima , ed anzi superiore , come già diceva, ad
ogni nostra imaginazione .
Siccome però non vi sarebbe campo in questa
sola meditazione a tutte considerar a dovere le
menzionate cose ,, cominciamo dalle sole tre prime,
limitiamoci cioè a meditare la grande ingiuria che
fa a Dio il peccato mortale 1. per la qualità del
l'offeso e dell'offensore ; 2. per la qualità dell'of
fesa , ossia dell'ingiuria medesima ; 3. finalmente
per la qualità del luogo , in cui essa si commette.
Imploriamo però prima il necessario divoto aiuto.
Mio divin Redentore, che presente credo ee adoro
in questo sacro tabernacolo , quantunque spaven
tosa ed orrida sia di già l'idea che mi ha data
del mortale peccato la precedente meditazione , pel
gran male cioè che arreca a chi lo commette , essa
è tuttavia assai scarsa ancora e mancante in para
gone di quella che darcene-deve la sua intrinseca
malizia ed enormità per l'ingiuria che a voi fa .
Sotto questo aspetto dunque debbo altresi consi
derarlo, affine di concepirne quel maggior orrore
ed abborrimento che per me si possa . Ma come
potrò io mai conoscerla e penetrarla questa mali
zia ed enormità , in maniera da rimanerne suffi
cientemente e salutarmente commosso , se voi non
103
parlate efficacemente colle vostre illustrazioni e
colle vostre grazie al mio spirito ed al mio cuore?
Deh adunque, loquere, ve ne supplico , loquere, Do
mine, quia audit servus tuus. Io non son degno no
di tanta misericordia, ed anzi merito ed ho meri
tato già tante volte tutto il rigore della vostra
giustizia , come ho precedentemente considerato ;
ma avrò dunque a darmi in braccio ad una funesta
disperazione ? Avrò a dir coll'infelice Caino : Major
est iniquitas mea, quam ut veniam merear ? Sarebbe
questo un maggior disordine, un maggior torto ,
che farei alla bontà vostra ed ai meriti della
vostra Passione e della vostra morte , che sono
senza lizaiti. Spero adunque e per quella e per que
sti che mi esaudiate . Sovrana Regina del cielo ,
Vergine Immacolata, Angeli e Santi del paradiso ,
e voi specialmente che destinati siete a custodir
mi ed a nroteggermi, per quell'odio sommo che
portate al peccato deh interponetevi per me , e fate
colla vostra intercessione che io mi applichi sif
fattamente a questa meditazione da ricavarne un
odiu del peccato , se non pari al vostro, tale al
meno quale mi è necessario per ottenerne il per
dono. Sancta Maria Dei Genitrix Virgo etc. Om
ncs Sancti et Sanctae Dei etc.

Ella è massima universalmente riconosciuta , che


>

tanto maggiore riputar si deve un'ingiuria, una


offesa, quant'è maggiore la dignità dell'offeso 9

maggiori i suoi meriti , maggiori i suoi diritti


sull'offensore, e quant'è maggiore di questo la
viltà , maggiori i demeriti , maggiore l'indegnità
e maggiori le obbligazioni che ha verso
v di quello .
Per formarci dunque la più giusta e compiuta
104
idea della malizia del peccato mortale , che è una
ingiuria che si fa a Dio , conviene prima di tutto

procurare di formarci la più giusta e compiuta idea


della grandezza del medesimo Iddio , dei suoi me
riti e dei suoi diritti sovra di noi 1, che ne siamo
gli offensori; e quindi della nostra bassezza e viltă
in paragone di lui , dei nostri demeriti >, della no
stra indegnità , e delle obbligazioni che verso di
lui abbiamo. Consultiamo perciò a questo fine ciò
che ce ne dicono la ragione e la fede.
Chi è egli adunque quel Dio che noi offendiamo
peccando mortalmente ? Quis ?
Egli è primieramente un Essere di si smisurata
grandezza che omnes gentes quasi non sint , sic
>

sunt coram eo, et tamquam nihilum , et inane repu


tata sunt ei ; et magnitudinis ejus non est finis ; un
Essere di si assoluta potenza, che a suo beneplacito
7

mortificat et vivificat, deducit ad inferos et reducit,


pauperem facit et ditat , humiliat et sublevat ; et
non est qui resistat manui ejus; onde potrebbe su
bissarci da un momento all'altro nell'inferno ; un
Essere di si penetrante sapienza che , omnia nuda
1

sunt et aperta oculis ejus, e penetra perfino i più


secreti nascondigli della nostra mente e del nostro
cuore : omnia corda scrutatur , et universas men
tium cogitationes intelligit ; un Essere di si grande
maestà, che columnae coeli contremiscunt, et pavent
ad nutum ejus: millia millium ministrant ei, et de
cies millies centena millia - assistunt ei; un Essere di
si particolare illibatezza che , coeli non sunt mundi
in conspectu ejus, et in angelis suis reperit pravita
tem ; di si perfetta santità che odia il peccato di
un odio eterno , di un odio continuo , di un odio
necessario, di un odio implacabile , di un oaio es
105
senziale , di un odio sommo e tanto quanto ama
sé stesso; di si rigorosa esattezza nel giudicare ,
che si protesta formalmente di voler chiamare a
sindacato perfino le giustizie medesime , justitias
judicabo, onde come abbiamo già altra volta sen
tito , il buon Giobbe: Verebar, diceva , omnia opera
méa , sciens quia non parceres delinquenti ; ed il
penitente Profeta : Non intres in judicium , gridava
lacrimando, non intres in judicium cum servo tuo,
quia non justificatur in conspectu tuo omnis vivens;
di si formidabile giustizia nel punire che l'apo
stolo S. Paolo non potè trattenersi dall ' escla
mare : Horrendum est incidere in manus Dei vi
ventis ; egli è insomma primieramente un Essere
da temersi , ubbidirsi , rispettarsi sommamente ,
ed a cui per conseguenza non dovrebbe aversi
ardimento di fare il benchè minimo e leggeris
simo oltraggio giammai .
Egli è inoltre un Essere di tanta beliezza , di tanta
bontà , di tant'amabilità in sé medesimo, che quanto
vi ha di bello , di buono e di amabile in questo
mondo non è che una scarsissima partecipazione,
un barlume, dirò cosi , un'ombra di quella bel
lezza , bontà ed amabilità, che nel medesimo es.
senzialmente risiede, anzi in paragone di questa
può dirsi come un nulla. Egli è il centro , il
complesso , il cumulo , il tesoro d'ogni bene, di
ogni beltà , di ogni perfezione, d'ogni amabilità ,
senza veruna sorta anche menoma di difetto, di
imperfezione, di demerito . Ella è tanta insomma
la sua bellezza , bontà ed amabilità , che il ve
5

derlo, l'amario, il goderlo , forma e formerà mai


sempre la principale delizia , la principale feli
cità e beatitudine degli Angeli, e dei Santi per
106
tutta quanta la eternità , senza che mai ne pro.
vino stanchezza, o noia, o indifferenza, o dimi
nuzione di piacere. E se i demonii che tanto lo
odiano potessero mirarlo anche per un solo mo .
mento a faccia svelata , sarebbero costretti ad
amarlo anch'essi molto più di quello che possano
averlo odiato precedentemente .
Egli è poi specialmente a nostro riguardo il
primo nostro principio, l'ultimo nostro fine; que
gli da cui , come abbiamo meditato fin dal primo
giorno , riconoscer dobbiamo la nostra esistenza,
quegli a cui tender dobbiamo come al nostro cen
tro, a cui cioè unicamente , od almeno principal
mente dirette esser dovrebbero tutte le nostre
mire , le nostre sollecitudini , tutte le nostre a
zioni , tutte le nostre parole , tutti i nostri re
spiri, tutti i nostri affetti, tutti i nostri pensieri;
quegli che sebbene non fosse tenuto a destinarci
alcuna ricompensa per le nostre opere buone, non
solo ha voluto fissarcela amplissima , čompitis
sima, ma vuole esserlo egli medesimo : Ego, ego
ero merces tua magna nimis, ed a cui per conse
guenza anelar dobbiamo continuamente.
Egli è di più il primo e principale nostro be
nefattore , che cominciò a beneficarci fin prima
7

che nascessimo, e continuò quindi mai sempre in


tutti quanti i momenti della nostra vita, mentre
questi stessi momenti altro non sono che un suo
beneficio ; benefattore , da cui solo riconoscere
dobbiamo primieramente e principalmente quanto
di bello o di buono abbiamo od aver possiamo 1

secondo quelle notissime parole dell ' Apostolo :


Quid habes quod non accepisti ? ex ipfo , et per
ipsum , et in ipso sunt omnia ; omne datum oppor.
107
tunum , et omne donum perfectum desursum est ;
benefattore, di cui possiamo dire con assai mag
gior ragione che non dell'Arcangelo Raffaele il
riconoscente Tobia : Per eum bonis omnibus repleti
sumus , e potrebbe egli stesso dirci : Quid debui
1

ultra facere et non feci ? benefattore si generoso


che arrivò per fino a dare per nostro beneficio
tutto il suo sangue e la sua vita.fra le più grandi
umiliazioni ed i più dolorosi patimenti: Humilia
vit semetipsum usque ad mortem , mortem autem
crucis ; vulneratus est propter iniquitates nostras,
attritus est propter scelera nostra , e giunge an
cora continuamente a darci perfino tutto se stesso
in nutrimento .
Egli è finalmente , per tacere di tante altre
impareggiabili prerogative , l'amico il più af
fezionato e fedele che aver possiamo , amico che
non cerca giammai se non il nostro vantaggio ,
amico che ci invita a ricorrere a lui in ogni no
stro bisogno : Venite ad me, omnes qui laboratis
et onerati estis, et ego reficiam vos ; amico inca
pace di voltarci le spalle, d'abbandonarci , a meno
che non siamo noi medesimi ad abbandonarlo ,
anzi nemmeno quando noi lo abbandoniamo egli
ci abbandona , anzi ci segue >, ci tien dietro per
in vitarci a tornare a lui , ci chiama in molte e
varie guise , come dice S. Gregorio , e se a lui
torniamo ci accoglie a braccia aperte , dimenti
cando il nostro abbandono, ci stringe affettuosa
inente all'amoroso suo seno , ci ridona la sua be
nevolenza, la sua amicizia, la sua grazia, ci dà i
più grandi contrassegni d'amore. Egli è anzi nostro
padre , e padre il più tenero , il più amante , il
più ansioso e sollecito del nostro vero bene he
108
dar si possa ; padre , che si protesta espressa
mente nelle sacre pagine : di portarci maggiore
amore di quello che ne porti alla sua ancor tenera
figliuolanza non solo qualunque padre terreno
ma eziandio qualunque madre , il cui amore esser
suole più vivo , più acceso che il paterno: Num
quid , egli dice‫ܕ‬, oblivisci potest mulier infantem
suum ? etsi illa oblita fuerit , ego numquam oblivi
scar tui. Oh protesta veramente enfatica, vera
mente generosa , veramente consolante e capace
‫ثر‬

d'intenerire il cuore anche il più duro , e che


tutta per conseguenza eccitar dovrebbe la corri
spondenza del nostro amore !
Questi adunque anzi non propriamente ed
adequatamente questi , ma un Essere di molto mag
giore grandezza , di molto maggiore bontà , di
molto maggiori perfezioni , di molto maggior me
rito , di molto maggiore amabilità di quanto pos
siamo noi comprendere , o comprender possano gli
stessi angelici spiriti ; un Essere d'una grandezza ,
1

di una bontà , di una amabilità , d'una perfezione ,


di un merito infinito ed incomprensibile : Magnus
et incomprehensibilis cogitatu , come parlano le sa
cre carte, magnus et vincens scientiam nostram , si
è quello che abbiamo le tante volte offeso , ed of
fendiamo noi peccando mortalmente !
Ma e chi siamo noi ? Siamo noi forse per noi
medesimi qualche cosa di grande , di importante , 2

che star possa in qualche modo con lui al para


gone , che non abbia almeno da lui veruna sorta
di dipendenza , nè a lui veruna sorta di obbliga
zione ? Ohime ! noi siamo al paragone di lui più
da poco di quel che sia il più meschino degli uo-
mini in paragone del più gran monarca ; anzi di
109

quel che sia un atomo , un granello di sozza pol


vere in paragone di tutto il mondo . Quanto al
corpo , altro in sostanza non siamo che un pugno
di fango, un ammasso di putredine , un pasto de
stinato ai vermi . Quanto all'anima poi siamo pieni
d'ignoranza, di cecità, di errori , di pregiudizi , di
cattive inclinazioni , di difetti, d’imperfezioni, di
vizi , di malizia ; nemmeno sufficienti , come dice
l' Apostolo , a concepire da noi medesimi un solo
buon pensiero , e capaci solo a far del male ; non
abbiamo insomma di nostro , che il nulla ed il pec
cato , ed abbiamo già meritato le tante volte di
essere precipitati nell'inferno per esservi calpe
stati e straziati dai demonii.
Noi siamo inoltre sue creature , opera delle sue
mani , oggetto delle sue amorose sollecitudini ,
prezzo del suo sangue ; e debitori perciò gli siamo
di tutta la dipendenza , di tutta la sommissione ,
di tutto il rispetto , di tutta l'ubbidienza , di tutta
la serviti , di tutta la fedeltà, di tutta la gratitu
dine, di tutto l'amore ; ed ancorchè ci struggessimo
intieramente per lui , non faremmo nemmeno
quanto egli da noi si merita e potrebbe da noi
pretendere .
Nella nostra qualità poi specialmente di eccle
siastici , non solamente gli siamo maggiormente
debitori di siffatte cose, e professar gliele dovrem
mo assai più puntualmente e perfettamente che
tutti gli altri ; ma essendo suoi ministri, suoi rap
presentanti , è nostro speciale uffizio, nostro special
dovere di fargliele professare dagli altri , di im
>

pedire a tutta possa ogni sua offesa, e di promuo


vere anzi con gran zelo la sua gloria , il suo onore,
110

i suoi interessi , come abbiamo già precedentemente


;

meditato .
Quand' anche adunque , o anima mia , le offese
che hai fatte le tante volte , e continui forse a far
ancora qualche volta a Dio con peccati mortali ,
non fossero in sè medesime , nella loro qualità, che
ben piccola ingiuria, ben lieve oltraggio ; tutta
via , avuto riguardo alla immensa distanza e spro
porzione che passa tra lui e te , ai gran diritti che
egli ha sopra di te, ed alle obbligazioni che tu hai
?

innumerevoli e gravissime verso di lui , nulla


meno non sarebbero i tuoi peccati che un grande
eccesso , per tua parte , di temerità , di baldanza ,
d'insolenza , d'arroganza , di ingratitudine , di
durezza, di crudeltà, di perfidia, d'infedeltà, d'in
giustizia , di malvagità insomma e di malizia . E
>

ciò che io dico dei miei peccati, il dica ciascheduno


dei suoi .
Ma quanto più poi dobbiamo concepirle e rico
noscerle come tali le nostri mortali colpe , se ci
inoltriamo a considerare quale sia in sè stessa
l'offesa, l'ingiuria che si fa a Dio con ciascheduna
di esse : quid ! Consideriamolo dunque colla mag
gior attenzione.
Che cosa facciamo noi dunque ogni qual volta
pecchiamo gravemente ? Che ingiuria, che oltrag
gio facciamo a Dio ? quid ? Noi gli voltiamo villa
namente le spalle, come altrettanti prodighi fi
gliuoli , per andare in traccia d'una menzognera
7

libertà , per attaccarci alle creature ; ritiriamo da


lui , per dir cosi , quel nostro amore , quel nostro
cuore, di cui egli è cotanto geloso , e che ci chiede
continuamente con tanta premura : Fili, praebe
mihi cor tuum , e su cui egli ha tutto quanto il di
9
111
ritto , e lo consacriamo invece a questa o a quel
l'altra delle creature, che non ne hanno nè diritto
nè merito alcuno ; lo consacriamo anzi al maggior
di lui nemico , cioè al demonio . Noi ci gettiamo
dietro alle spalle , come si esprime egli medesimo,
i suoi divini comandi : Projècisti sermones meos re
trorsum ; noi gli neghiamo quell'ubbidienza, quella
servitù , di cui gli siamo debitori per tanti titoli :
>

Dixisti, non serviam ; noi diciamo se non colle pa


role , almeno col fatto , come quei sudditi ribelli ,
di cui ci parla il Vangelo: Nolumus hunc regnare
super nos, e sciegliamo in vece per nostro padrone
il nostro dichiarato nemico , e nemico di Dio ,
il superbo Lucifero , o l'impuro Asmodeo, o l'inte
ressato Mammona, o l'insolente ee sacrilego Bel
zebub, in una parola Satanasso. Nel santo Batte
simo il sacro ministro disse a nostro riguardo fra
le altre cose : Exi ab eo , immunde spiritus, et da
locum Spiritui Sancto Paraclito ; e noi peccando
mortalmente diciamo se non colle parole , almen
col fatto, tutto all'opposto, diciamo cioè : E.ci a me,
Sancte Spiritus , et da locum diabolo; seacciamo da
noi lo Spirito Santo, ossia, come dice l'Apostolo :
Spiritui gratiae contumeliam facimus , per intro
durvi il demonio .
Noi facciamo in conseguenza assai peggio dei
crudeli acciecati Giudei , che preferirono a Gesù un
ladro , un assassino , un sedizioso , un omicida, cioè
Barabba ; noi anzi anteponiamo, preferiamo a Gesù ,
a Dio una vile passione , un sordido interesse , uno
sfogo di collera, di vendetta , di malignità , di su
9

perbia , una stomachevole intemperanza, un brutal


piacere , un passeggiero compiacimento insomma
del nostro corpo , o di qualche nostra cattiva in
! 112
clinazione : Projecisti me (ce lo rimprovera ancho
Iddio medesimo) , projecisti me post corpus tuum .
Noi diciamo per conseguenza a Dio, se non colla
lingua, almeno coll'opera , arrogantemente ed in
gratamente: Non mi curo nulla affatto dei vostri
comandi, delle vostre 'proibizioni , della vostra vo
lontà ; poco m'importa , anzi nulla affatto, della
vostra grazia, della vostra benevolenza, della vo
stra amicizia , della vostra figliuolanza , delle vo
1

stre promesse , delle vostre minaccie , dei vostri


premii , dei vostri castighi , del vostro paradiso ,
del vostro inferno , della vostra bontà , della vo
stra giustizia , di voi medesimo ; poco m'importa ,
anzi nulla affatto, dei vostri benefizi passati , pre
senti e futuri , di compiacervi , o di disgustarvi :
amo meglio di far a modo mio , di contentare le

mie passioni , le mie voglie, i miei capricci , tutto


>

chè a voi contrarii ; amo meglio di contentare il


demonio , che di contentar voi ; voglio insomma
a vostro dispetto quel che voglio , qualunque sia
il dispiacere, l'offesa, l'ingiuria che possa a voi
ridondarne .
Può darsi linguaggio più insolente , più ingrato,
più esecrando ?... Eppure è questoʻsenza dubbio
il linguaggio che in sè racchiude il mortal peccato,
e che tiene implicitamente il peccatore qualora lo
commette !
Noi tentiamo inoltre , quando pecchiamo grave.
mente , di rinnovare a Gesù Cristo quanto d'ingiu.
rioso e di doloroso gli fecero già soffrire, e Giuda
col suo tradimento, e gli Apostoli col loro abban
dono , e Pietro colla triplice spergiura sua nega
zione, e gli Ebrei e i manigoldi colle loro accuse,
>

colle loro calunnie , colle loro bestemmie , co ' loro .


scherni , colle loro villanie e coi flagelli e colle
spine e colla croce ; mentre il peccato , essendo
stato la causa di tutte queste pene di Gesù Cristo,
volendo noi il peccato, vogliamo di bel nuovo im
plicitamente , e per quanto è in noi , anche senza
pensarvi, la loro rinnovazione , e come si esprime
l'Apostolo , Filium Dei conculcamus , ce lo met
tiamo sotto i piedi , lo calpestiamo , et sanguinem
testamenti pollutum duximus , profaniamo impu
dentemente il suo sangue , quel sangue che in
tanta copia, anzi sino all'ultima stilla e con tanto
amore egli per noi versò ; quel sangue con cui ci
appresto tanti mezzi di salute nei diversi suoi Sa
cramenti ; quel sangue, per mezzo del quale solo
possiamo conseguire la remissione dei nostri pec
cati ; quel sangue , che con tanta generosità ci ha
destinato in salutar bevanda di eterna vita ; quel
sangue insomma che si merita tutto il nostro ri
spetto , la nostra venerazione , la nostra ricono
scenza , il nostro amore . È inoltre certissimo che
sono più disgustosi, più amari , più penosi a Gesù
Cristo , al suo cuor dolcissimo i nostri mortali pec
cati, che non lo siano stati i sovra menzionati mal
trattamenti : Magis aggravant Christum (lo atte
sta espressamente S. Bernardo) , magis aggravant
Christum vulnera peccati nostri, quam vulnera cor.
poris sui.
Noi anzi peccando mortalmente tentiamo im
plicitamente nulla meno che di detronizzare, per
dir cosi , di distruggere , di annientare , se possibil
fosse, il medesimo Iddio : Ipsum Deum (lo dice il
medesimo S. Bernardo parlando della perversa
volontà d'un peccatore), ipsum Deum , quantum in
se est, perimit voluntas propria. Egli è vero che
REBAUDENCO - Esercizi, Vol . U. 8
114
non abbiamo espressamente questa volontà , anzi
non pensiamo nemmeno ad un si orrendo atten
tato ; ma siccome il peccato mortale è diametral
mente opposto a Dio , e Dio ed il peccato mortale
non possono assolutamente conciliarsi insieme , ។

cosi volendo noi il peccato a dispetto di Dio , vo7

gliamo implicitamente la distruzione, l ' annienta


mento di Dio ; e se un tanto male non succede , non
è già che il peccato non ne abbia intrinsecamente
la malizia , ossia per mancanza di volontà impli
cita in noi , ma bensi perché non è assolutamente
possibile . Ecco difatti come descrive il santo
Giobbe l'insolente attentato , l'impudente arro
gante ribellione contro Iddio , di chi gravemente
pecca: Tetendit adversus Deum manum suam, et con
tra Omnipotentem roboratus est : cucurrit adversus
eum erecto collo , et pingui cervice armatus est.
Oh che gran male adunque si è anche in sè me
desimo un peccato mortale ! che male orrendo, che
male sommo ! E non meriterassi egli dunque
tutto il tuo abborrimento , o anima mia ? e potrai
riguardarlo con occhio d'indifferenza ? e pensando
d'averlo tante volte commesso , non dovrai sentirne
la più sincera ed amara compunzione ?
Avanziamo però ancora di un punto la nostra
meditazione, consideriamo ancora la parola ubi
ossia la circostanza del luogo, da cui noi lanciamo ,
per dir cosi , contro Iddio i nostri ardimentosi e
crudeli dardi quando pecchiamo, e ne conosce
remo vie maggiormente la enormità , la malizia .
Ella è cosa a tutti nota che quando si offende
una persona , se le perde il rispetto alla sua stessa
presenza, sulla sua 'faccia, come si dice , sotto i suoi
medesimi occhi , e nella sua casa medesima, ed
115

eziandio mentre ella potrebbe prender dell'offesa


la più solenne vendetta, molto maggiore si reputa
l'offesa medesima , ossia molto maggiore la teme
rità , l'insolenza, la sfacciataggine , l'impadenza
>

dell'offensore , e molto maggiore anche la sua in


gratitudine, la sua insensibilità, la durezza , la
crudeltà , se si tratta di offesa che venga fatta
ad un benefattore, ad un amico , ad un padre .
Leggiamo infatti nel libro di Ester che il gran
monarca Assuero credendosi una volta perduto il
rispetto dal suo ministro Amanno con qualche in
giurioso attentato , di cui parevagli che si fosse
reso colpevole , quello che specialmente lo irritava
si era appunto il riflettere che lo avesse commesso
nella sua reggia medesima , alla sua stessa pre
senza , onde andava esclamando furibondo : Etiam
in domo mea 7, etiam me praesente , e non sapeva
darsene pace : Etiam in domo mea , etiam me pre
sente . E noi medesimi , se ci accade talora che

qualcheduno venga a farci qualche notabile af


fronto nella nostra casa medesima , sotto i nostri
stessi occhi , ne siamo maggiormente disgustati
e la teniamo per un ingiuria maggiore che se
fosse altrimenti.
Or questa appunto si è la circostanza che ac
compagna qualunque nostro peccato . Noi cioè
qualunque volta pecchiamo , e peccando offendia
mo Iddio, il facciamo mai sempre alla sua stessa
presenza, sotto i suoi occhi medesimi, nella stessa
>

sua casa , poichè sebbene sua casa specialmente


siano i sacri templi , tuttavia è anche sua casa


ogni qualunque luogo , dicendo egli medesimo :
Coelum et terram ego impleo, ed insegnandoci la
fede ch' egli è presente ovunque , ovunque ci
116
mira , ovunque ci sente , ed ovunque eziandio
7

può coglierci , può colpirci , può abissarci nel


l'inferno. Oh quale maggior grado di temerità ,
di baldanza, d'impudenza , d'ingratitudine , di in
sensibilità, di durezza , di crudeltà , di enormità
insomma , e di malizia acquista egli mai e rac
chiude per questa circostanza il mortale peccato
anzi perfin'anche il veniale istesso ! oh come dee
maggiormente perciò inorridirci, spaventarci !
Quando il coronato Profeta rientrato davvero
in sè medesimo detestava e piangeva inconsola
bilmente i passati suoi traviamenti , ah ! uno dei
riflessi che maggiormente lo colpiva , era appunto
di averli commessi alla presenza del medesimo
Iddio : Malum coram te feci. E la casta innocente
Susanna trovandosi , come è noto a ciascheduno,
>

in quella dolorosa alternativa , o di offendere


gravemente Iddio , o di dover subire la più grande
infamia, e la più ignominiosa capitale condanna,
di niun altro più salutar riflesso valer si seppe
per armarsi della necessaria costanza , che di
questo appunto , che non avrebbe potuto peccare
se non alla presenza di Dio : Melius est, diceva
perciò ai petulanti vecchioni , melius est mihi
7

absque opere incidere in manus vestras , quam pec .


care in conspectu Domini. Egli è quindi enfatico
avvertimento di S. Bernardo che se vogliamo
peccare , cerchiamo almeno un luogo dove non
siamo alla presenza di Dio : Ibi pecca , ubi Deus
non est ; ma siccome questo non può essere , sog .
giunge S. Agostino cosi noi dovremmo anche
per questo motivo astenerci mai sempre dal pec
cato : Nobus est indita necessitas juste recteque vi
117
vendi, qui curota facimus ante oculos Judicis cun
cta cernentis .
Eppure oh quante volte, anima mia , hai com
messo un si gran male , un si esecrando eccesso
di temerità , d'insolenza , d'ingratitudine , di du
rezza , di crudeltà , di malizia ! sino a non po
terne forse più calcolare il numero come già
meditasti precedentemente. Ah ! possibile che una
creatura cosi meschina, come tu sei , abbia avuta
una temerità si baldanzosa contro un Sovrano di
tanta grandezza , di tanta potenza, di tanta mae
stà, di tanta santità , di tanto formidabile giu
stizia ? Possibile ancor di più che una creatura
cosi beneficata, cosi amata, cosi prediletta , abbia
portata a tal segno l'ingratitudine , l'insensibilità,
la durezza , la crudeltà contro il suo gran be
nefattore , contro il suo impareggiabile Amico ,
contro il tenero amante suo Genitore , contro il
più amabile degli esseri ! Ah senti un po' , e ri
fletti seriamente come egli si lagni specialmente
di questa tua ingratitudine e durezza : Si inimicus
meus 7, egli dice per bocca del coronato Profeta ,
si inimicus meus maledixisset mihi , sustinuissem
utique : tu vero homo unanimis, dux meus et notus
mens, qui simul mecum dulces capiebas cibos . Se
fosse un mio deciso nemico, od anche solamente
uno sconosciuto , una persona che non avesse al
cuna idea di me , che non mi avesse obbligazione
alcuna , non mi fosse di alcuna cosa debitore
che mi avesse si ingratamente e barbaramente
oltraggiato , ed oltraggiasse , mi darei pace an
cora , non mi sarebbe l'oltraggio cosi grave; ma
tu , mio conoscente , mio amico , tu , che ho procu
rato di rendere a me affezionato ed unanime e
! 18
conforme ai miei voleri con ogni maniera di be
nefizi, tu, che ho sollevato sul restante del po
polo , e costituito duce e condottiero de’miei fe
deli , tu , che ho esaltato a dignità cosi sublime,
che ho rivestito di facoltà cosi eminenti e sin
golari , sino a costituirti dispensatore del perdono
dei peccati , sino anzi a rendermi a te soggetto ,
a farti padrone delle mie stesse carni , del mio
stesso sangue , della mia stessa persona ; tu in
1

somma che fosti l'oggetto delle mie continue e


singolarissime beneficenze, e che in conseguenza
avresti dovuto professarmi la più viva ricono
scenza, il più sincero e fervido , costante amore,
tu offendermi,oltraggiarmi, ed anche gravemente,
ed anche apertamente, sotto i miei medesimi oc
chi , al mio stesso cospetto , ah questa si che è
un'enormità , una malizia da non sapermene dar
pace : Si inimicus meus etc.
Ah si, mio sovrano Signore, mio liberalissimo
benefattore , mio primo principio , e mio ultimo
fine, mio affettuosissimo amico , anzi mio aman
tissimo padre e mio sommo ed unico vero bene !
quella temerità, quella ingratitudine, quella bar
barie, quell'eccesso insomma di malizia , che non
avrei avuto cuore di usare contro un mio pa
drone, un mio benefattore, un mio amico di que
sta terra, anzi nemmeno contro di un mio infe
riore, contro il più meschino degli uomini , l'ho
usata pur troppo le tante volte contro di voi !
Ah avessi perduta piuttosto le mille volte la
vita ! mi fosse accaduta piuttosto qualunque an
che più penosa sventura ! ... Io meriterei certa
mente di essere da voi trattato con tutto il ri
gore della vostra tremenda giustizia ; ma deh
119

non trattatemi , vi supplico , secondo i miei me


riti , ma sibbene secondo la grandezza della vostra
misericordia : Miserere mei secundum magnam mi
sericordiam tuam . Io riconosco il male che ho
fatto : egli fa presentemente , e farà mai sempre
dinanzi al mio spirito la più desolante comparsa:
Iniquitatem meam ego cognosco, et peccatum meum
contra me est semper ; me ne pento perciò , me
ne dolgo di vero cuore ; ma siccome forse il mio
pentimento , il mio dolore, o non è ancora a quel
1

grado che dovrebbe essere , e che voi da me vo


lete , ed abbisogna perciò ancora di maggior in
>

cremento , oppure potrebbe non avere la neces


saria costanza , la necessaria perseveranza ; e sic
come inoltre deve anch'essere susseguito da una
vera emendazione e da una condegna penitenza,
cose tutte che senza la continuazione e l'aumento
dei vostri lumi e delle vostre grazie sperar non
posso di avere e di eseguire ; cosi vi scongiuro
per la medesima vostra infinita misericordia ad
accordarmelo : Amplius , amplius lava me ab ini
quitate mea , et a peccato meo munda me, et spi
2

ritu principali confirma me. Vergine santissima,


rifugio dei peccatori , Angelo mio custode, Santi
miei protettori ed avvocati , Santi e Sante tutte
del cielo , deh ringraziate primieramente Iddio
per me delle benefiche illustrazioni e dei buoni
sentimenti che mi ha favoriti nel decorso di que
sta santa meditazione ; ma ottenetemi eziandio
quell'ulteriore soccorso che gli ho domandato , e di
cui abbisogno . Sancta Maria et omnes Sancti etc.
MEDITAZIONE VII.

MALIZIA DEL PECCATO MORTALE


IN : RAPPORTO ALLE SUE CIRCOSTANZE
.

Quand' anche la deformità ee la malizia che rac:


chiude in sè medesimo e per rapporto a Dio il
peccato mortale , non si avesse a giudicare e rico
noscere se non da quelle tre cose , che abbiamo
considerate nella precedente meditazione , dalla
qualità cioè dell'offeso e dell'offensore, dalla qua
lità dell'offesa, e dalla qualità del luogo in cui si
commette l'offesa; non havvi certamente dubbio ,
come abbiamo ad evidenza veduto, doversi essa
riconoscere per enormissima e superiore ad ogni
nostro concetto , e nulla meno che per un eccesso
di temerità , d'ingratitudine, di perfidia, d'ingiu.
stizia , di fellonia, di crudeltà , di malvagità in
somma e di scelleratezza , di cui non saremmo
nemmen capaci , direi quasi , in riguardo ad al
cuno dei nostri simili . Bastar dovrebbe per con
seguenza la sola precedente meditazione ad ispi
rarci un
sommo orrore per un si gran male , e

memori d'essercene già tante volte resi colpevoli


per lo passato, farci desiderare col profeta Gere
mia due fonti di lagrime agli occhi per piangerlo
amaramente ed inconsolabilmente : Quis dabit ca
121

piti meo aquam et oculis meis fontem lacrymarum ,


et plorabo die ac nocte ?
Da quanto però già ho accennato sul principio
della precedente meditazione , e da quanto anzi
ben sapete voi medesimi assai meglio di me, vi
sono ancora parecchie altre considerazioni a farsi,
che danno viemmaggiormente a conoscere la de
formità e malizia di qualunque mortale colpa.
Sono desse quelle altre circostanze che indicate
ci vengono dalle rimanenti parole del già citato
versetto : Quibus auxiliis, cur, quomodo, quando ;
la circostanza cioè dei mezzi di cui ci serviamo
per commettere il peccato : Quibus auxiliis; del mo
tivo per cui c'induciamo a peccare : Cur; del modo
con cui pecchiamo: Quomodo; finalmente del tempo
in cui pecchiamo : Quando .
Applichiamoci dunque seriamente a queste con
siderazioni, e conosceremo sempre più il grande
male che è in sè il peccato mortale , ossia l'enor
missima ingiuria che fa al Signore , e ci senti
remo sempre maggiori stimoli a detestarlo , ad
abborrirlo ed a non più commetterlo . Facciamo
però prima la consueta preparazione.
Mio divin Salvatore, io sono nuovamente qui
ai vostri piedi, non solo per rinnovarvi le mie
adorazioni, i miei ossequii, riconoscendovi real
mente presente sotto le eucaristiche specie rin
chiuse in questo tabernacolo , ma per rinnovarvi
eziandio la supplica dei vostri lumi e delle vo
stre grazie , onde far a dovere e con frutto questa
meditazione , che mi accingo a fare in continua
zione della precedente , e ricavarne un sempre mag
gior odio ed abborrimento al peccato . Questo è il
principale frutto che voi desiderate da me in
12 .
questo spirituale ritiramento ; anzi , non dubito
di dire colla frase del vostro Profeta che : Iste
est omnis fructus, ut auferatur peccatum ; poichè,
se si toglie dall'anima e si tien lontano il pec
cato , vi sottentra la carità , che è la regina di.
tutte le virtù , ed in cui consiste la pienezza
della legge. Siatemi dunque propizio, o mio di
1

vin Redentore, ed accordatemi i lumi e le grazie


necessarie ad un tal fine, tanto più che il prin
cipale scopo della vostra redenzione e di quanto
in essa avete operato, si fu appunto di rimediare
al peccato , di toglierlo dal mondo , onde chiamato
foste appunto e tuttora vi chiamate l'Agnello di
Dio , che toglie i peccati dal mondo. Maria Ver
gine santissima, che siete stata la corredentrice
del genere umano e che provaste senza dubbio
maggior dolore pei peccati del genere umano, di
cui vedeste carico e mallevadore il vostro divin
Figlio , che non pei di lui patimenti, di cui foste
coraggiosa spettatrice; deh aiutatemi anche voi a
cavar da questa meditazione il sopraddetto frutto,
che non può a meno d'essere anche a voi somma
mente gradito. Angelo mio Custode, Santi miei
protettori , a voi pure mi raccomando di vero
cuore per lo stesso fine. Sancta Maria Dei Genitrix
Virgo et omnes Sancti, etc.

Quali sono dunque primieramente i mezzi dei


quali noi ci serviamo per commettere il peccato
di qualunque specie egli sia ? Sono dessi nulla
meno ( oh cosa stranissima veramente e somma
mente deplorabile , ma pur verissima !) , son dessi
nulla meno che altrettanti doni e benefizi di quel
medesimo Dio che offendiamo.
123
Che cosa sono infatti quell'intelletto, quella
mente , quella volontà , quel cuore , di cui ci ser
viamo per fomentare cattivi pensieri , cattivi de
siderii , per nutrire attacchi disordinati a qual
che creatura geniale o alle vanità , alle pompe, ai
divertimenti mondani, o alla roba, oppure per
pensare , per giudicare sinistramente del prossimo ,
oppure per covar odii, rancori , malignità, invidie
e cosi andiamo dicendo ? Non sono forse altret
tanti doni e benefizi di Dio ? doni e benefizi (quel
che è più) che non era tenuto a compartirci , e di
cui poteva privarci anche dopo d'averceli compar
titi , come ha fatto con tanti altri ? Che cosa sono
2

quegli occhi che servono di stromento ai cattivi


sguardi , a sguardi pericolosi od anche peccami
nosi , od a leggere cattivi libri, contrarii o alla
pudicizia o alla religione , od a null'altro per lo
meno addatti che a dissipare lo spirito ed a sner
vare il cuore e riempirlo di mondane idee e di
mondani affetti ? Che cosa è quella lingua , che
pur troppo per il mal uso che ne facciamo chia
mata viene dall'apostolo san Giacomo : Ignis, uni
versitas iniquitatis, inquietum malum , plena veneno
mortifero, che adoperiamo specialmente cosi so
vente e con tanta facilità a danneggiare anche no.
tabilmente la fama del prossimo , od a lacerare
in altre guise la virtù della carità e fors’anche
talvolta a profferir parole equivoche , a far di
scorsi maliziosi , a disseminare massime mondane
o non troppo conformi alla sana morale ed alla
religione ? Che cosa sono quelle orecchie, che si
prestano talvolta si facilmente ai cattivi ragio
namenti ? quelle mani , che si fanno talora mini
stre d'iniquità, e che arrivano forse anche tal
121
volta a maneggiare indegnamente il Santo dei ,
Santi ? Non sono forse altrettanti doni e benefizi
di Dio ? e doni per niun modo da noi meritati,
ed a tanti altri o intieramente od in parte ne
gati ? Cosi diciamo pur anche di tutti gli altri
sentimenti del corpo, e della sanità , e della robu
stezza, e del credito , e della roba di questo mondo ,
e di tutte quelle cose insomma, di cui ci serviamo
talvolta per commettere dei peccati anche mor
tali . Si, sono tutti doni e benefizi di Dio , doni e
benefizi puramente gratuiti , puro effetto di sua
infinita bontà , e che non comparti a tanti altri .
Egli è dunque pur troppo vero , o anima mia,
che qualunque peccato tu commetta, ti servi mai
sempre per commetterlo di qualche dono e bene
a te fatto da Dio ; e per conseguenza se Iddio
meno ti avesse beneficata, meno ti avesse concesso
di doni naturali , meno saresti in situazione d'of
>

fenderlo , e meno l'avresti realmente offeso e l'of


fenderesti; epperciò , se hai moltiplicato più di
tanti altri al tuo buon Dio le offese anche gravi ,
si fu in gran parte almeno perchè fosti da esso,
a preferenza dei medesimi , maggiormente benefi
cata, per aver tu ricevuto dei doni che essi non
ricevettero, per essere egli stato con te più be
nefico, più liberale . Oh ingratitudine la più nera ,
la più mostruosa che immaginar si possa ! Si è
egli mai veduto un cortigiano, che avendo rice
vuto dal suo monarca in grazioso regalo una
ricca e preziosa spada , siasene servito per assas
sinarlo , per conficcargliela da traditore in seno ?
Oppure un mendico , che ricevuto avendo da per
sona pietosa una generosa somma di danaro ,
abbia avuto cuore di servirsene onde comprare
125
veleno per darle la morte ? ..... E se mai si or
rendi casi avvenuti fossero, od avvenissero qual
che volta , che se ne direbbe ? Sarebbervi mai pa
role bastanti per esprimerne la malizia , l'enor
mità , la mostruosità ?... E che dovrassi dire dun
que della malizia nostra, che cosi spesso ci ser
viamo appunto dei divini doni еe dei singolari suoi
benefizi per offenderlo anche gravemente, che è
quanto dire in sostanza, come abbiamo conside
rato nella precedente meditazione, tentare di as
sassinarlo, di ricrocifiggerlo, di torlo dal mondo ,
di annientarlo ? Oh eccesso di malizia, d'ingrati
tudine , di mostruosità !
Ah mio Dio ! ecco che cosa avete guadagnato
( deh perdonatemi questa triviale e grossolana
espressione , ma pur utile al nostro basso modo
d'intendere ee di parlare) , ecco che cosa avete gua
dagnato e guadagnate a ricolmarci più che tanti
altri di si preziosi doni , come sono le potenze del.
l'anima ed i sentimenti del corpo ed altre cose
consimili ! Non ci hanno servito e non ci servono
che a maggiormente offendervi e strapazzarvi.
Ah come la è cosi , deh cessate una volta (vorrei
quasi dirvi , e sarebbe pur giusto ! ) , cessate una
volta di beneficarci ; anzi , ritirate da noi quei
doni , quei benefiżi che già ci avete compartiti,
affinchè non abbiamo più cotanti mezzi da inso
lentire contro di voi ..... Ma no , per pietà , mio
Dio, non sia così ; sia piuttosto questo il princi
pale vostro favore, di farci detestare a dovere la
passata nostra ingratitudine, e di farci essere
per l'avvenire alle vostre beneficenze cosi grati ,
che non solamente mai più ce ne serviamo per
offendérvi, ma anzi ce ne serviamo per amarvi e
126
per servirvi con tanto maggiore impegn) e fer
vore , quanto maggiore si fu l'abuso che ne fa
cemmo per lo passato .
Apparirà però viemmaggiormente ancora la
mostruosità della nostra malizia nel peccare mor
talmente, se consideriamo in secondo luogo quale
sia il motivo che per lo più vi ci induce .
Quando si fa ingiuria ad una persona perchè,
come si dice comunemente, se l'è tirata addosso,
se l'è meritata, non si è potuto farne a meno , op
pure per qualche altro grave motivo o d'interesse ,
o di onoratezza , o simili , non lascia certamente
di essere cosa mal fatta , perchè noi cristiani non
dobbiamo giammai render male per male , nè rom
pere la carità per qualunque siasi terreno motivo ;
ma ciò nulla meno in tali casi suol reputarsi co
munemente di minor gravità l'ingiuria e più scu
sabile . Ma all'opposto , quando s'ingiuria una per
sona senza che ce ne abbia data veruna causa , in
tieramente a torto , e senza verun motivo un po'
plausibile ; oh allora certamente , a giudizio di
chiunque , l'ingiuria acquista un grado maggiore
di malizia, d'enormità, oltre quella che può avere
per sè stessa o per altre circostanze . E con
viene avere un cuore da Caino , da Giuda per es
serne capace . E la maggior parte delle persone
non avrebbe nemmen cuore di diportarsi cosi con
una bestia , tanto manca che l'abbia con un suo
simile .
Ma ciò che non avremmo cuore noi medesimi
di praticare con un nostro simile e nemmen forse
con una bestia, abbiamo avuto ed abbiamo le
tante volte cuore di praticarlo con Dio ; lo offen
diamo cioè , lo ingiuriamo intieramente a torto , e
1
senza verun menomo plausibile motivo . Senti in .
fatti, o anima mia, come se ne duole egli mede
simo per bocca del suo Profeta : Quid invenerunt,
egli dice, quid invenerunt in me iniquitatis, quia
elongaverunt a me ? qual demerito hanno ritro
vato in me i peccatori , qual torto per indursi a
volgermi , come han fatto, dispettosamente e vil.
lanamente le spalle , ad allontanarsi da me , ad
abbandonarmi con tanto mio disgusto , con tanto
mio oltraggio: Quid invenerunt ? Ah popolo mio
diletto , che male ti ho io fatto, che disgusto ti
ho dato mai da meritarmi che mi trattassi , come
pur troppo le tante volte mi trattasti ee mi tratti !
Popule meus , quid feci tibi, aut in quo molestus
fui tibi ? responde mihi. Ah , se i benefizi, i fa
vori , le grazie sono per voi , miei prediletti fi
gli , dispiaceri , disgusti , torti ; oh allora avete
1

veramente tutta la ragione di offendermi, di ol


traggiarmi, perché ve ne ho fatti senza numero ;
ma ditemi , in tal caso almeno per quale princi
palmente di essi mi avete cosi maltrattato e mi
maltrattate da causarmi , se possibil fosse , la
morte : Multa bona operu operatus sum vobis >

propter quod horum vultis me occidere ? Ma se i be


nefizi , i favori, le grazie non sono per voi che dis
piaceri , disgusti , torti , quale può essere il de
merito che rinvenite in me per trattarmi come
mi trattate ? Popule meus, etc.
Leggiamo del gran vescovo e martire san Po
licarpo , uno dei più insigni personaggi della pri
mitiva Chiesa, che stimolato essendo dall'iniquo
tiranno a rinnegar Gesù Cristo e sacrificare agli
idoli : Come, gli disse , come ? sono più di ottan .
t'anni che io son seguace di Gesù Cristo, senza
12 :
che egli mi abbia mai fatto il menomo torto, il
menomo dispiacere , e potrò io aver cuore di fare
1

a lui un si grave oltraggio , come sarebbe quello


di rinnegarlo , od altra qualunque siasi grave in
giuria ? Ah no , non sarà mai vero ; venga la morte ,
venga qualunque siasi tormento , piuttosto che ren
dermi colpevole di una si enorme nefandità ! Oh i
generosi sentimenti che erano mai questi ; ma sen
timenti tutt'affatto giusti e doverosi, e che comuni
esser dovrebbero a tutti quanti i cristiani , non che
a tutti quanti gli ecclesiastici . Ma tu pur troppo , o
anima mia, sei ben lungi dall'averli ; tu pur troppo
fai tutto all'opposto ; mentre , sebbene non abbi
7

anche tu giammai ricevuto da Gesù Cristo alcun


dispiacere, alcun torto, anzi sii stata continua
mente beneficata , non hai ribrezzo le tante e
tante volte di oltraggiarlo anche gravemente e
di rinnegarlo se non colle parole, certamente coi
fatti, negando a lui quella fedeltà, quel servizio,
quell ' amore che gli devi , e consecrandolo alle
creature, le quali altro non sono in sostanza che
altrettanti idoli. Ah indegna, ah perfida, ah cru
dele ! Deh almeno , dopo di esserti resa colpevole
le tante volte di si grande scelleratezza : Deduc
quasi torrentem lacrymas per diem ac noctem ; non
des requiem tibi , neque taceat pupilla oculi tui.
Nulla di più giusto , di più ragionevole , di più
doveroso .
Ma se ella è cosa certa ed incontrastabile, come
la è senza dubbio, che Iddio per sua parte non ci
ha mai dato alcun motivo di offenderlo anche solo
leggermente , e tanto meno gravemente ; quale sarà
poi alla fin fine il motivo , la causa che ci spinge
e ci induce ad un tanto eccesso ? Ne avremo noi
129

almeno qualcheduna giusta, ragionevole, grave ,


e che possa in qualche maniera scusare la nostra
malizia? Egli è il medesimo offeso Signore che
ci invita a dichiararlo , a metter fuori le nostre
ragioni : Judicemur simul, egli ci dice per bocca
del suo Profeta, judicemur simul; narra si quid,
habes , ut justificeris.
Pecchiamo noi forse cioè perchè vi siamo as
solutamente forzati, perchè non possiamo in guisa
alcuna dispensarcene ? od è egli forse almeno per
non perdere la vita, la sanità , le sostanze tutte,
l'onore , l'impiego , od alcuna cosa consimile di
grande importanza , oppure per farne acquisto ?
Ah che quand'anche si trattasse di tutto questo,
non avremmo nemmeno un motivo giusto , legit +
timo e sufficiente per doverci indurre a peccare,
e non dovremmo assolutamente indurvici; mentre,
come ognun sa, soffrir si deve piuttosto qualun
que male di pena , qualunque male temporale , che
commettere un solo male di colpa , massime mor
tale , come mostraronci col loro eloquente esempio
tanti milioni di martiri e tanti santi . Ma Dio im
mortale ! il peggio si è che la vaggior parte delle
volte in cui pecchiamo , non solamente non abbiamo
alcuno dei sovrannunziati motivi, ma non pecchiam
che per motivi immensamente più frivoli, per mo
tivi da nulla , non pecchiamo cioè che per un pia
cere di un momento, per una soddisfazione inde
gna, per uno sfogo passeggiero, o di malignità,
di superbia , di vanità , o di golosità, d'intempe
ranza , di impudicizia , o per un vile interesse ,
o per un trasporto di loquacità , di curiosità , o2

per non farci un po' di forza, di violenza in certe


occasioni pericolose ; oppure in certi casi , in 9 cui
R EBAUDENGO - Esercizi , Vol. U.
150

si tratta dell'adempimento dei nostri doveri, in


somma per cose da poco , da nulla : Propter pu
gillum hordei (se ne lagna Iddio medesimo per
mezzo d'Ezechiello) , propter pugillum hordei et fra
gmen panis violabant me . E per mezzo del profeta
Geremia invita perfino i cieli medesimi a stupirsi
e le porte dei medesimi a dar segni di desolazione
per questo enorme disordine del popolo , di abban
donarlo lui fonte di acqua viva, ossia di perenne
e vera felicità, per amore d'una felicità fallace,
menzognera ed effimera,, per amore cioè dei pia
ceri miserabili e passeggieri di questo mondo :
Obstupescite coeli super hoc ; et portae ejus deso
lamini vehementer ... dereliquerunt me fontem aquae
vivae, et foderunt sibi cisternas, cisternas dissipatas,
quae continere non valent aquas .
Noi non possiamo ordinariamente sentir senza
orrore la perfidia e la barbarie di Giuda, che tradi
il divin suo Maestro per la miserabile somma di
trenta soli denari. Ma Dio immortale ! e noi ogni
qualvolta gravemente pecchiamo, non facciamo
forse di peggio ? Giuda lo tradi per trenta de
nari , e noi non lo tradiamo forse per molto di
meno, per un vanissimo piacere , per una soddisfa
zione da nulla : Propter pugillum hordei et fra
gmen panis ? Giuda commise una simile perfidia
una volta sola , e noi non l'abbiamo forse già
commessa, direi quasi , innumerevoli volte , od
almeno parecchie volte , e non continuiamo a com
metterla a quando a quando, per non dir frequen
temente ? Giuda dopo d'averla commessa ne inor
ridi siffattamente che non si senti più il coraggio
di sopravvivere al suo misfatto ; e noi ? noi , dopo
di averla commessa chi sa quante volte , non ne
151
facciamo quasi alcun caso, vi siamo quasi indiffe
renti , o non ne proviamo almeno ordinariamente
tutto quel pentimento che provar ne dovremmo
realmente. Oh la malizia nostra adunque peg
giore assai di quella di Giuda, sebben meno sen
sibiie !
Ma la comprenderemo viemmeglio ancora da
un altro fatto delle sacre Scritture , su cui non
sarà fuori di proposito il fissare i più serii nostri
riflessi. Allorquando da uno dei suoi soldati fu
recata al generale Gioabbo la nuova che il ri
belle Assalonne era rimasto imprigionato dai suoi
capegli medesimi , indissolubilmente avvinto e pen
dente dai rami di una quercia : E perchè non l’uc
cidesti ? gli disse il generale ; ti avrei dato ben
dieci scudi di guiderdone. Dieci scudi ? rispose il
soldato ; nemmeno per mille mi indurrei a metter
le mie mani addosso al figlio del mio sovrano :
Si appenderes in manibus meis mille argenteos, ne
quaquam mitterem manum meam in filium regis. O
anima mia ! un soldato , che è quanto dire uno di
quegli uomini che non son fatti per avere il cuore
cotanto tenero , nemmen per mille scudi avrebbe
avuto il coraggio, l'ardimento di oltraggiar gra
vemente il figlio del suo sovrano , che alla fin
fine poi era ribelle , e contro di cui si faceva at
tualmente le guerra ; e tu non per mille scudi,
no , ma per cose immensamente minori non hai
ribrezzo d'oltraggiar gravemente il tuo Sovrano
medesimo, il Sovrano dell'universo , ed anzi di
metter pure nello stesso tempo le mani addosso
al suo Figlio medesimo incarnato per tuo amore,
tentando nulla meno che di ricrocifiggerlo ! Oh
i32
se questa non è una malizia la più esecrabile che
inımaginar si possa, quale altra lo sarà mai !
Ma inoltriamoci a meditare ancora ulterior
mente le due proposte circostanze della maniera
e del tempo : Quomodo et quando, in cui noi ol
traggiamo Iddio quando commettiamo un mortale
peccato , e troveremo ancora di che inorridirci mag
giormente .
E primieramente riguardo alla maniera , quando
commettiamo un peccato mortale , lo commettiamo
sempre con piena avvertenza e con perfetto con
senso ; avvegnachè senza di queste due condi
zioni non si dia colpå grave, pecchiamo per con
seguenza tutt'affatto volontariamente e per vera
malizia ; anzi, talora pecchiamo ancora, per dir
cosi, con raffinata malizia , cercando il modo e le
circostanze le più acconcie a scapricciarci , a con
tentare viemmaggiormente la passione qualunque
ella siasi . Ora questa circostanza, a giudizio di
qualunque non manchi intieramente di senno ,
rende sicuramente la temerità , l'ingratitudine, 1

la perfidia, l'ingiustizia, la crudeltà di chi pecca,


7

assai più enorme, più detestabile, poichè non am


mette più scusa, non ha più cosa che la diminui
sca ; ed è a tutti noto che quando un personaggio
riceve un oltraggio anche grave , se conosce o
creder può che siagli stato fatto o per ignoran
za , o per inavvertenza , o per sorpresa, insomma
non tutt'affatto volontariamente ed a bella posta,
non ne prova sicuramente cosi grande disgusto ed
offesa, se ne dà ancor pace ; ma all'opposto quando
ignorar non può che la sola deliberata volontà vi
abbia avuto parte, che l'oltraggio siagli stato
fatto in una maniera totalmente deliberata e per
151
vera malizia ; oh allora si che ne risente, per dir
cosi , tutto quanto il peso , tutta quanta la enor
mità !
Non havvi dubbio adunque che questa circo
stanza della maniera tutt'affatto volontaria e de
liberata, con cui noi commettiamo il peccato mor
tāle , ne accresce a Dio l'offesa, ne aumenta indi .
cibilmente l'enormità e la malizia; anzi, è quella
principalmente che la costituisce e tanto maggiore
la rende , quanto è più piena l'avvertenza, più de
liberata la volontà e più perfetto il consenso .
Quanto poi finalmente alla circostanza del
tempo , considerar dobbiamo in primo luogo che
ogni qual volta noi replichiaino i peccati mortali ,
offendiamo Iddio dopo di avergli già fatte le più
solenni e le più replicate promesse di eterna fe
deltà, di eterno amore , di non offenderlo mai più
a qualunque costo . Glielo abbiam promesso le in
numerevoli volte nel tribunale della Penitenza ,
le innumerevoli volte ai piedi del Crocifisso e
dei sacri altari , le innumerevoli volte nell'atto
stesso dell'incruento Sacrificio , maneggianilo e ri
e

cevendo le sue carni immacolate , il preziosissimo


suo Sangue . E quante volte inoltre non abbiano
noi rinnovate e non rinnoviamo quelle formali pro
teste : Custodiam legem tuam semper, in saeculum
et in saeculum saeculi; portio mea , Domine , dici
custodire legem tuam ; in aeternum non obliviscar
justificationes tuas ; juravi et statui custodire ju .
dicia justitiae tuae ; e tante altre consimili ?
Oltre adunque di tanti altri eccessi e di teme
rità , e di ingratitudine , e di disprezzo e d'insu
bordinazione, e di durezza e di crudeltà e si
mili , che contengono i nostri peccati mortali
134
contro Iddio , contengono pur anche un eccesso
d'infedeltà e di perfidia. E se non avresti ..
co
raggio , o anima mia, di mancar replicate volte
di parola ad un tuo simile, e specialmente di
rinnovargli e di moltiplicargli le offese dopo di
avergli fatte le più solenni promesse di benevo
lenza, di amicizia, di fedeltà, potrai aver corag
gio di comportarti tutt'affatto diversamente non
già con un tuo simile, ma con Dio ? E avendolo
già fatto appunto le tante volte , non dovrai rico
noscere sempre più la tua malizia, non dovrai ri
coprirti sempre più di confusione , e non dovrai
concepirne e protestarne il più sincero penti
mento ?
Considerar dobbiamo in secondo luogo che noi
pecchiamo mai sempre in un tempo , in cui quel
Dio che offendiamo potrebbe fulminarci con i
più severi castighi temporali ed eterni , potrebbe
colpirci di una morte improvvisa , che togliendoci
ogni spazio alla penitenza ci precipiti di sbalzo
nel baratro infernale, che qualunque peccato mor
tale si merita . Non è egli diffatti il Padrone su
premo della vita e della morte ? Non è egli colui
che mortificat et vivificat, deducit ad portas mortis
et reducit ? E quel che è più , non odia egli forse
il peccato mortale di un odio sommo , anzi infi
nito, di un odio necessario ed eterno , in guisa
tale che ci vuole , dirò cosi, un miracolo di sua
misericordia perché lo tolleri anche per poco
tempo ? Non l'ha egli förse tante volte appunto
castigato solennemente, per dir cosi, ed improv
visamente , sia con castighi temporali, sia cogli
eterni ? Non ne sono forse una prova evidente i
nostri progenitori nel paradiso terrestre , e gli an.
135
geli seguaci del superbo ribelle Lucifero, e i mi
seri cittadini di Sodoma ee Gomorra , e tanti par
ticolari peccatori , di cui fanno menzione le sacre
carte e le ecclesiastiche storie le più autentiche
ed irrefragabili? E se dato ci fosse di penetrare
col nostro sguardo in quell'orrendo abisso , ubi
nullus ordo , sed sempiternus horror inhabitat ,
quante non ci si presenterebbero di queste vit
time disgraziate a far ampia testimonianza di
una siffatta luttuosissima verità !
Il peccato mortale dunque non è solo un ec
cesso di temerità, di baldanza per riguardo a Dio,
in quanto che non rispettasi come dovrebbesi la
sua infinita maestà e grandezza, ma eziandio in
.

quantochè si viene a provocare , ad irritare la


sua infinita giustizia ; ed è nello stesso tempo un
eccesso d'imprudenza , d'insensataggine, anzi di
barbarie contro di noi medesimi , inquantoche
con esso e per esso ci mettiamo volontariamente
e maliziosamente al pericolo di divenir vittima
anche immediata dei più tremendi divini castighi.
E non ti basta dunque , o anima mia , d'incrude
lire contro il tuo divin Signore e benefattore, che
incrudelir vuoi anche contro di te medesima e
contro del tuo corpo, esponendo te e lui per un
piacere momentaneo e da nulla al pericolo d'una
eterna miseria inesplicabile, e fors'anche di qual
che altro temporale castigo ? Può darsi un insen ,
sataggine, una pazzia anzi di questa maggiore?
Si temono i castighi della giustizia umana, ép
perciò si schivano generalmente con tutta pre
mura quei delitti , che possono essere dalla me
desima severamente puniti ; e poi non si temono
i castighi ben più terribili della giustizia divina,
156
in maniera tale che non si ha ribrezzo di pec
care , ancorchè possa dessa ad ogni momento sca
gliarci addosso i tremendi suoi fulmini: 0 prae
sumptio nequissima, è pur qui a proposito l escla.
mazione dello Spirito Santo o praesumptio ne
>

quissima, unde creata es ?


Considerar dobbiamo in terzo luogo finalmente
che qualunque volta noi pecchiamo gravemente,
oltraggiamo il nostro buon Dio nel tempo mede
simo (oh questa si che è una circostanza la quale
mette il colmo alla nostra malizia !) , offendiamo il
nostro buon Dio nel tempo medesimo che egli è at
tualmente occupato, per ispiegarmi umanamente ,
a beneficarci. Havvi egli infatti qualche momento
della nostra vita , in cui Iddio non ci comparti
sca qualche beneficio ? No certamente ; perchè , se
non altro , i momenti tutti della nostra vita sono
un suo beneficio. Dunque ogni qual volta pecchia
mo , oltraggiamo appunto Iddio nell'atto stesso che
ci benefica. E non è egli questo un grado di ma
lizia affatto speciale e più enorme di qualunque
altra ? Servirci non solo (come abbiamo già con
siderato ) per offender Dio dei suoi benefizi, ma
offenderlo ancora nel tempo medesimo in cui ci
benefica ..... Oh pensiero da farci inorridire , se
lo ponderassimo un po' veramente co!la debita
serietà !
Ci raccontano le sacre pagine che il re Saulle
tentò per ben due volte di uccidere il buon Da
vide , mentre egli era attualmente occupato a suon
nare alla di lui presenza dilettevoli sinfonie, per
sollevarlo quant'era possibile da quella tetra pre
fondissima malinconia, da cui era l'infelice unw
narca attualmente travagliato ed oppresso ; e'ne fe
137

continuamente lo tormentava . Chi saravvi mai ,


il quale non frema d'orrore e non sentasi inor
ridire ad un tal racconto ? Come ? non solo pren
dersela contro di un innocente, contro d'un per
sonaggio che aveva già reso tanti benefizi a lui
ed allo Stato, ma che attualmente era occupato
in di lui beneficio, in di lui sollievo ? ..... Oh mo
struosità la più nera , la più abbominevole ! oh
cuore il più ferino, il più barbaro che immagi
nare si possa ! Ma non è questo appunto il no
stro caso genuino ? anzi , non superiamo di gran
lunga la malizia di Saulle ? Saulle non se la prese
che contro un uomo, a cui doveva, è vero , molta
riconoscenza, ma che era in fine suo suddito ; noi
ce la prendiamo, peccando (ricapitoliamo almeno
le principali cose che abbiamo in queste due me
ditazioniconsiderate ), non solamente contro il no
stro liberalissimo Benefattore, cui dobbiamo una
riconoscenza immensamente maggiore di quella
che era dovuta a Davide da Saulle; ma ce la
prendiamo contro il nostro sovrano , contro il no
stro primo principio ed ultimo fine, contro il no
stro Padre amantissimo, contro un Dio . Saulle
inferoci contro Davide non solamente a torto >

ma mentre si adoperava in suo favore , eppercið


si meritava la sua gratitudine , ma non si servi
contro di lui dei suoi medesimi benefici per istro
mento di sua barbarie ; noi non solamente oltrag
giamo barbaramente Iddio anche intieramente a
torto, anzi mentre sta attualmente beneficandoci,
ma ci serviamo dei suoi stessi benefizi per com
piere gli orribili nostri attentati . Saulle infieri
contro Davide nel modo sovraespresso due volte
sole , e mentre era agitato dallo spirito maligno,
138
e direi quasi fuor di se stesso , e senza che temer
potesse dal medesimo vendetta alcuna , essendogli
abbastanza nota la di lui mansuetudine ed il
rispetto sommo ed inviolabile che portava alla
regale sua dignità ; noi all'opposto inferociamo,
per dir cosi , contro Dio le tante e tante volte ,
e con tutta la più deliberata volontà , con tutta
la più piena avvertenza ed il più volonteroso con
senso , e nel mentre medesimo in cui ben sappiamo
che potrebbe far di noi e della nostra malizia la
più terribile vendetta. Oh quanto è mai dunque
superiore la nostra malizia, la nostra barbarie a
quella di Saulle e di qualunque altro che imma
ginar si possa anche il più scellerato !
E quando fia mai dunque, o anima mia , che
la detesti , che la pianga con tutta la possibile
amarezza ? quando fia che te ne penetri di un
orrore tale, che sii pronta veramente a perdere
piuttosto qualunque bene di questo mondo ed a
tollerar qualunque male , che a rendertene nuo
vamente colpevole ?
Ah mio Dio, fin da questo punto , si , fin da
?

questo istante dovrebbe l'anima mia tutta esser


compresa da siffatti sentimenti, e spero appunto
che lo sia ; ma siccome egli è facile che io, & C
ciecato qual sono ordinariamente dal mio disor
dinato amor proprio e dalla mia ignoranza in
tutto quello specialmente che riguarda la mia
eterna salute , m'inganni ; deh voi, che penetrate
coi vostri sguardi i più secreti abissi del cuor
inio, ove mai scorgiate che deboli , scarsi ed in
sufficienti sieno ancora in me siffatti sentimenti,
con quella invitta forza che può dalle dure pietre
in un momento suscitar degni figli di Abramo,
139

rinforzateli, accresceteli , perfezionateli, e quindi


confermateli e rendeteli stabili per sempre. A
che mi gioverebbero infatti quei lumi che mi
avete dati nel corso di questa meditazione e di
cui cordialmente vi ringrazio, qualora susseguiti
non fossero dai mentovati sentimenti ? A null'altro
se non a rendermi un giorno maggiormente meri
tevole della vostra condanna. Deh adunque, giac
che avete incominciata in me una cosi grand'opera
e cosi importante, compitela dandomi lagrime di
vera , soda e stabile compunzione e frutti di per
fetta emendazione .
Maria Vergine Santissima, angelo mio Custode ,
Santi miei protettori ed avvocati , Santi e Sante
tutte del paradiso , unite le vostre alle mie pre
ghiere per ottenermi un si necessario e rilevante
favore : Ut ad veram poenitentiam , etc.
Omnipotens et mitissime Deus, qui sitienti po
pulo fontem viventis aquae de petra produxisti,
educ de cordis nostri duritia lacrymas compunctio
nis, ut peccata nostra plangere valeamus, remis
sionemque eorum , te miserante, mereamur accipere.
Per Christum , etc.
Sancta Maria et omnes Sancti et Sanctae Dei,
intercedite
pro nobis.
1
4
MEDITAZIONE VIII.

SULLA MORTE E SUOI EFFETTI

Egli è insegnamento infallibile dello Spirito


Santo che uno dei mezzi più acconci per tener
da noi lontano il peccato, si è la meditazione dei
novissimi : Memorare novissima tua (son parole a
tutti note ), et in aeternum non peccabis. Dopo di
aver noi dunque meditata la moltitudine dei pas-.
sati nostri peccati , ee quanto sia il danno e la
malizia anche d'un solo peccato mortale , affinchè
possiamo più facilmente e più sicuramente , al>

meno in avvenire , non più commetterne , anzi at


tendere a far dei commessi la necessaria peni
tenza , intraprendiamo la suddetta meditazione
dei novissimi ;; tanto più , che giusta la traccia
di S. Bernardo , che ci siamo proposta fin da

principio per base principale delle nostre medi


tazioni , ci tocca anche di farla . Dopo cioè di
aver considerato che cosa siamo stati, e che cosa
siamo sotto varii rapporti , considerar dobbiamo
eziandio che cosa saremo una volta , che è quanto
7

dire, i futurinostri novissimi.


Siccome dunque tiene tra questi il primo luogo
la morte , ad essa è d'uopo che applichiamo pri
mieramente i nostri riflessi. È tristo per verità ,
è ributtante questo pensiero, ma è tanto più sa
lutare : non ci rincresca pertanto di fissarvici
seriamente. Ci presenta ella però la morte tanti
diversi aspetti , che è impossibile di considerarla
a dovere in una sola meditazione. Cominciamo
però a considerarla questa mattina nei due suoi
punti più sostanziali e più rilevanti, come fine
cioè della presente vita , e come principio della
futura ; sotto il primo rapporto mediteremo spe
cialmente i luttuosissimi effetti che dovrà in noi
produrre ; sotto il secondo , le funestissime con
seguenze che potrà per noi avere.
Facciamo però prima la solita preparazione ,
affinchè ne possiamo ricavare il maggior frutto
possibile .
Sommo Iddio , che non solamente siete im ·
menso, e presente per conseguenza in ogni luogo,
ma siete altresi immortale ed immutabile , idem
ipse es , et anni tui non deficient, ecco ai vostri
piedi una misera creatura mortale , quale io mi
sono. Io era appena venuto a questo mondo , che
già cominciava a morire, e tutti i momenti della
mia vita furono altrettanti passi verso questo
gran punto della morte : Quotidie morimur 9
velut acquae dilabimur . Ciò nulla ostante , oh
quante volte ho dimenticato questo cosi rilevante
punto , oppure non vi ho pensato che superfi
cialmente ed alla sfuggita : egli è ben giusto
che vi pensi ora almeno con tutta quanta la ne
cessaria serietà. Ma incapace come sono da me
medesimo di farlo veramente a dovere , a voi
umilmente ricorro. Deh rischiarate , o mio buon
Dio , la mia mente , movete il mio cuore in guisa
che penetrando ben bene questo mio futuro fine,
che dovrà essere nello stesso tempo principio di
un ' altra vita interminabile , venga nello stesso
142

tempo a conoscere ciò che tuttor mi manca per


esservi ben preparato: Notum fac mihi, Domine,
finem meum , ut sciam quid desit mihi, e conoscen
dolo, mi risolva a procurarmelo. Esauditemi, vi
prego , per la vostra misericordia infinita , per
cui vi domando e spero il perdono dei miei pec
cati , che mi rendono indegno della vostra gra
zia ; ma esauditemi specialmente per quella morte
dolorosissima ed ignominiosissima che soffri an
che per me il vostro divin Figlio. Vergine SS. ,
Angelo mio custode ,។ Santi miei protettori ed av
vocati, unite, vi supplico , alle debolissime mie pre
ghiere le vostre possentissime , affinchè io possa
essere più facilmente e più sicuramente esaudito .
Sancta Maria , Dei Genitrix Virgo, intercede pro
nobis; omnes Sancti et Sanctae Dei etc,

Ella è cosa stabilita, dice S. Paolo , che gli uo


mini debbano una volta morire ; statutum est homi
nibus semel mori , e non havvi alcuno cosi stolto,
diceva già prima l'Ecclesiastico , che si lusinghi
di viver sempre : Neque est qui semper vivat , et
hujus rei fiduciam habeat.
Dove sono infatti presentemente, non dirò solo
2

in generale tanti milioni di uomini che popolarono


già una volta la superficie della terra , ma spe
cialmente tanti personaggi rinomatissimi per va
lore , per potenza , per ricchezze , per conquiste ,
7 >

per dignità , per senno , per erudizione, per virtů,


o per empietà ? Sono stati rapiti a questo mondo
dalla morte , e niuna delle mentovate loro prero
gative potè preservarneli. Dove sono sopratutto
tanti nostri già conoscenti , amici , confratelli, con
giunti a noi carissimi? Ah ! non è gran tempo
145
che godevamo ancora della dolce luro presenza ,
della gradita loro compagnia ; ma ora già più non
sono : l'adunca falce della morte li ha colpiti , e
sebbene taluni di essi fossero e più giovani e più
robusti di noi , giacciono già tuttavia nell'orror
della tomba. Quanti inoltre in questo medesimo
tempo , in cui noi meditiamo questa gran verità ,
1

ne provano appunto il fatale compimento e pas


sano da questo mondo all'altro ! Anche noi dunque
avremo un giorno a subire questa sorte , e forse
più presto di quello che ci immaginiamo .
Si, un giorno verrà anche per noi , in cui queste
nostre pupille , cosi pronte forse presentemente a
fissarsi in oggetti pericolosi , od anche peccami
nosi , cosi avide forse di mondani spettacoli , di
piacevoli letture , per non dir di più , e così aliene
per lo contrario dai libri di pietà e di studio , lan
guide , lagrimanti , offuscate, stravolte, si chiude
ranno per sempre a tutti quanti i terreni oggetti .
Un giorno verrà anche per noi , e forse ben tosto,
in cui questa nostra lingua, queste nostre labbra,
santificate già nel battesimo col mistico sale della
sapienza , destinate a far risuonare delle divine
lodi i sacri templi e le private mura ad annun
>

ziar ai popoli i voleri di Dio , ed a rappresentare a


Dio i bisogni dei popoli , ad istruire ignoranti , a
consigliar dubbiosi , a corregger delinquenti , a 7

consolar afflitti, a portar parole di riconciliazione


ee di pace in seno alle disunite famiglie, a pregar
incessantemente e per noi e per gli altri , e che
pure si saranno forse impiegate in tutt'altro ; que
sta nostra lingua , queste nostre labbra , che pro
nunziano ora ,cosi sovente parole onnipotenti e sul
sacro altare , e nei tribunali di Penitenza , e che
144
secondo l'espressione del Grisostomo , quasi quo
tidianamente tremendo nimis Sanguine rubescunt, e
che pure si saranno forse qualche volta imbrattate
di perversi discorsi , contrarii o alla modestia,
o alla carità , o alla cristiana umiltà , od anche
alla fede, oppure di golosità , di crapole , d'intem
peranze, o altre sensualità ; questa nostra lingua,
queste nostre labbra, che malgrado l'avviso dello
Spirito Santo : Sis tardus ad loquendum : in multi
loquio non deerit peccatum , in multis sermonibus in
venitur stultitia ; omne verbum otiosum , quod locuti
fuerint homines etc. , non sanno tuttavia trattenersi

dal ciarlare, anche alloraquando tacer dovrebbero,


oppure taceranno forse quando parlar dovrebbero ;
arse ed inaridite dall'ardor della febbre, rese livide
dall'infezione degli umori, paralizzate dalla gra
vità del male, resteranno per sempre inette ai con
sueti usi della vita.
Un giorno verrà anche per noi , ed è forse non
lungi , in cui queste nostre mani che sebbene con
secrate già coi sacri crismi , e solite aa maneggiar
così sovente quanto havvi di più augusto e sacro
santo su questa terra , saranno state forse per cer
tuni ministre (oh Dio !) chi sa di quante iniquità,
e se non altro saranno forse per l' ordinario più
pronte ed avide di maneggiar danari , od istro
menti di giuoco , di passatempo , che non stromenti
di divozione , di penitenza, libri di pietà , di studio ,
soccorsi ai bisognosi , e cose simili ; pallide , tre
manti, cascanti di debolezza ,> rimarranno intiera
mente senza forza , senza moto e senza azione , da
non essere più capaci a darci il benchè menomo
Soccorso .

Un giorno verrà anche per noi ( e forse jam est


115
in januis), in cui questo nostro capo , che malgrado
la chiericale tonsura , simbolo di distaccamento
dalle terrene cose , è tuttavia per l'ordinario più
ripieno di pensieri ee di sollecitudini di mondo , di
vanità , d'interesse , di comodi della vita , di in
grandimenti , che non di pensieri di Dio , e di sol.
lecitudini per la sua gloria , e per la propria ed
altrui santificazione , come esser dovrebbe ; lan
guido , estenuato , incapace di fissarsi seriamente
in veruna cosa , si addormenterà per sempre nei
sonno dei trapassati .
Un giorno verrà anche per noi ( e non tarderà
forse molto) , in cui questo nostro cuore, che seb
1

bene fatto per Dio , e da Dio instantemente e conti


nuamente domandatoci con quelle amorose parole :
Fili, praebe mihi cor tuum , è tuttavia per l'ordina
rio assai più consecrato alle terrestri cose, che non
a lui, e laddove è cosi facile ad accendersi d'amor
per le creature , è ordinariamente cosi freddo pel
Creatore ;; spossato dall'ansia e dai palpiti della
malattia , e più ancora dal timore della vicina
morte, cesserà per sempre dai consueti suoi movi
menti , e da quell'impulso vitale che imprime a
tutta la nostra corporea macchina.
Un giorno verrà anche per noi ( e chi sa che
non sia omai vicino) , in cui questo nostro volto,
oggetto forse presentemente per taluni di vana
compiacenza, di soverchio amore, di folle passione ;
smunto, scolorito, contraffatto, ricoperto di freddo
mortal sudore , muoverà insoffribil nausea e ri
brezzo ai riguardanti.
Un giorno insomma verrà anche per noi , e più
presto forse di quel che ci pensiamo, in cui distesi
sul letto delle nostre agonie ( seppure avremo an
REBAUDENGO · Esercizi , Vol . 11 . 10
146
cora questa bella sorte , e non sareno colpiti da
qualche improvviso accidente , chi sa dove ? ) , op
pressi e soffocati dalla gravità del male , spasi
manti e soffrenti in tutte le parti del nostro corpo,
affannosi nel respiro ,7 stravolti e lagrimosi negli
sguardi, ansanti nella voce (seppure alcun poco ce
ne resterà ancora) , frammezzo alle inquietudini ,
agli affanni, ai sospiri , alle lagrime, o vere o inte ,
dei congiunti , degli amici , dei circostanti, e privi
forse (quel che sarebbe peggio) , privi forse in quel
gran punto dell'uso di quella ragione , di cui a
vremo pur troppo le tante volte in vita abusato, e
che pur ci sarebbe allora cosi utile , cosi necessa
>

rio , daremo l'ultimo nostro anelito , spireremo


l'ultimo fiato .
E questo nostro corpo intanto , questo corpo , 7

per cui ci diamo ordinariamente cotante sollecitu


dini ; questo corpo che abbiamo tanta paura d'in
comodare , di mortificare , di far soffrire ; questo
corpo, a cui non avremo forse avuto qualche volta
ribrezzo di concedere delle soddisfazioni illecite ...
divenuto freddo cadavere , immobile , senza senso ,
senza vita , oggetto di nausea , di orrore ,, di spa
di orrore
vento ai riguardanti , alla famiglia , al vicinato ,
che saranno impazienti di vederselo allontanato ។
sarà condannato alla putredine , agli insetti ,'at
vermi nella tomba : Cum interierit homo, haeredi-.
tabit serpentes , et bestias , et vermes ; e quel poco
che ne rimarrà ancora , si ridurrà al fine in niente
altro che in un pugno di polvere schifosa e fetente,
giusta l'avviso che noi medesimi ne avremo dato
tante volte agli altri , ma su di zui non avremo
>

forse giammai abbastanza seriamente meditato :


Pulvis es etc,
147
Richiamiamoci difatti alla immaginazione quei
miseri residui dell'uman corpo che ci si presentano
cosi soventi allo sguardo nei cimiteri e nelle
tombe , e che per un funesto effetto della lunga
assuefazione siamo soliti a riguardar con indiffe
renza , e forse anche a calpestare con disprezzo , ?

senza che ci faccian più quasi veruna sorta d'im


pressione . Di ciascheduno di essi , benchè mutoli
presentemente ed insensati , si può dir tuttavia
;

come dello estinto Abele diceva già S. Paolo : De


functus adhuc loquitur ; e che altro ci dicono essi
mai , se non se che come si è di loro presentemente ,
tal sarà di noi un giorno, e forse ben presto : Heri
mihi, tibi hodie ; hodie mihi , cras tibi ; che quello
stesso letto fetido e schifoso, su cui giacciono essi
presentemente dimenticati ed abborriti, sarà pure
e forse quanto prima il nostro ; che quello stesso
bulicame di ributtanti vermi, di cui sono essi pre .
sentemente il misero nauseante avanzo , eserci
terà pur anche, e forse ben presto, su questo nostro
corpo il suo vorace impero : Subter te sternetur
tinea , et operimentum tuum erunt vermes ; e cosi
pure sul corpo di qualunque altra persona anche
la più robusta , la più disinyolta che vi sia sulla
terra .
Oh la follia adunque ch'ella è mai il portar
cotanto amore
> come pur troppo si fa da tanti e
tanti, al proprio corpo , l'aver per esso tanti ri
>

guardi , tante sollecitudini, più ancora le molte


volte che per
l'anima ! Cur carnem tuam , dice a
ciascuno di questi tali S. Bernardo, pretiosis rebus
impinguas et adornas, quam post paụcos dies ver
mes devoraturi sunt in sepulchro ? animam vero
148

tuam non adornas bonis operibus, quae Deo et an


gelis ejus praesentanda est in coelis ?
Oh la follia ancor maggiore il contentar qualche
volta questo corpo a dispetto di Dio , e con pericolo
di una dannazione eterna !
Oh la massima follia finalmente l'attaccar qual
che volta il cuore al corpo qualunque siasi di altra
persona , sino alle volte a preferirla a Dio ! Ah se
>

mai , o anima mia , sgraziatamente caduta fossi an


che tu in qualcheduna di queste follie, deh rientra
salutarmente in te medesima , confonditi mil
1
mente , pentiti sinceramente , e dà almeno per
l'avvenire al tuo amore , alle tue sollecitudini un
oggetto più degno e più vantaggioso di quel che
sia un sacco di putredine .
S. Francesco Borgia , come ciascheduno di noi
ben sa , alla sola vista dell'incadaverito e defor.
mato corpo della imperatrice Isabella fu si viva.
mente commosso, che nulla più curando nè la no
biltà dei suoi natali , nè lo splendor di sue dignità ,
nè l'abbondanza di sue ricchezze , nè altro qualun
que bene di questo mondo , si rinchiuse in un chio
stro per darsi tutto quanto a Dio ; e noi alla vista
cosi frequente , od anche alla sola considerazione
di simili cosi ributtanti spettacoli che ci presenta
la morte degli altri , e che dovranno infallante
mente e forse ben presto aver luogo anche in noi ,
non vorremo almeno deporre ogni soverchio at
tacco che possiamo per avventura avere al nostro
corpo, od a quello di altra persona ? Vorremo a
spettar a deporlo allora soltanto, quando la morte
verrà appunto a ridurre questi corpi a quel lut
tuoso stato che abbiamo , sebbene scarsamente , con :
119
siderato ? Ah non cosi ci consiglia la sana pru
denza , non che la fede !
Ma intanto (avanziamo più oltre ancora i nostri
riflessi ) riducendoci noi colla morte al mentovato
stato , di tutte quante le terrene cose che presen
temente occupano forse cotanto la nostra mente ,
il nostro cuore , e formano forse il maggiore og
getto delle nostre sollecitudini , o della nostra
9

contentezza ; di tutti quanti i nostri averi , i nostri


fondi, i nostri risparmii , i nostri acquisti ; di tutte
quante le nostre comparse, i nostri onori, le nostre
vanità ; di tutta quanta la stima e l'affezione de .
gli uomini, che potremo esserci acquistata ; di tutti
quanti i nostri comodi , i nostri piaceri , i nostri
passatempi ; di tutti quanti i nostri amici, i nostri
compagni di allegria , di divertimento e simili, che
cosa ce ne rimarrà ancora ? Oh Dio ! ... quattro
palmi di terra fetida e schifosa, e terra (quel che
è più ) nemmen nostra , da ricoprire il freddo nostro
cadavere , o tutto al più un muto angusto avello
da rinchiudervelo, sarà tutto quello che ci resterà
dei terreni fondi, dei terreni possedimenti anche i
più cospicui , delle terrene abitazioni anche le più
sontuose e comode , che possiamo esserci procu
rate . Qualche cencio , direi quasi , il più miserabile
della nostra casa , da involgere le incadaverite no
stre membra, sarà per noi tutto il residuo dei no
stri abbigliamenti anche i più vani , delle vesti
menta anche le più pompose ed alla moda , che
possiamo esserci procurate anche forse con iscan
dalo dei fedeli , ed a dispetto dei sacri Canoni ,
delle sinodali Costituzioni , e di quanto esige la
moderazione e la gravità ecclesiastica , cotanto ,in
culcata specialmente dal Concilio di Trento. Qual
150
che breve discorso che si farà di noi , od in bene
od in male (secondo il credito che colla nostra con
dotta ci saremo acquistato) , alla nuova della no
stra morte , qualche po' di rimembranza che ri
marrà di noi , e che forse , giusta l'espressione del
Profeta reale , avrà fine col suono lugubre delle
campane , annunziatrici del nostro interramento ,
sarà probabilmente tutto il resto di quella fama, di
quella gloria mondana, che avremo forse, vivendo,
cotanto ambita . Alcune poche lagrime sparse sulla
nostra tomba, ossia alla vista od alla nuova del
nostro decesso, da qualche congiunto , da qualche
amico , sarà tutto quello che ci rimarrà dell'affe
zione dei nostri simili , ossia di quelli coi quali
>

avremo vissuto , seppure o col nostro orgoglio , o 1

colla nostra durezza, o collo spirito di sordido in


teresse , o con qualche altro notabile difetto , non
ci saremo meritata piuttosto la loro malevolenza ,
il loro abborrimento , od almeno il disprezzo e la
non curanza .

E null'altro dovrà restarci di tutte quante le


terrene cose? Nulla , nulla affatto, e nulla mai più ;
colla morte saran desse per noi finite, e finite in
tieramente, e finite per sempre : Homo cum interie .
rit, non sumet omnia , neque descendet cum eo gloria
ejus; dormierunt somnum suum , et nihil invenerunt
omnes viri divitiarum in manibus suis ; nihil intuli
mus in hunc mundum , haud dubium quod nec inde
quidquam auferre poterimus.
Oh la follia dunque che si è puranche di at
taccar la nostra stima , la nostra affezione, il no
stro cuore a siffatte cose , l'aver per esse cotanta
sollecitudine , come si ha ordinariamente ; tanto

più che stante l'incertezza della vita non siamo


151
sicuri di poterle godere neppure un giorno solo ;
e non possono desse , per quanto lungamente si
godano , appagare pienamente il nostro cuore ,
ma anzi ci lasciano per l'ordinario inquietudine,
malcontento, amarezza , come ebbe a dichiarare
solennemente quel gran monarca medesimo, che
più di tutti gli altri mortali ne aveva goduto :
Vidi in omnibus vanitatem , et afflictionem animi,
e al punto della morte non solamente non po
tranno esserci di alcun conforto, di alcun gio
vamento , ma bensi di rammarico , di conturba
zione e di spavento !
Oh quanto fia meglio pertanto il vivere mai
sempre col cuore distaccato da siffatte cose il
non lasciarci predominare dal loro disordinato
amore , ed invece far conto piuttosto mai sempre
di quelle cose , di quei beni , che la morte non
1 .

può rapirci, e che soli possono esserci di conso


lazione ed in vita ed in morte , e che possono
produrci una felicità eterna , come sono le virtù ,
le buone opere , i meriti spirituali , e tutto ciò
insomma che è di vantaggio all' anima nostra :
Dimittamus ergo (la conclusione è di S. Agostino) ,
dimittamus ergo (almen col cuore, coll'affetto) vana
et inania , et conferamus nos ad acquisitionem eo
rum , quae finem non habent .
Ma ci penetreremo vie meglio di queste cose
passando a considerar la morte come principio
della vita futura , e le funestissime conseguenze
specialmente che come tale potrà per noi avere .
Anzi propriamente parlando sono queste le sole
che rendano la morte veramente spaventosa , ee
possano ispirarci i sovra esposti sentimenti in
lün con tanti altri più salutevoli ancora e più
132
rilevanti . Se la morte infatti altro non fosze che
il fine della presente vita non solamente scu .
sabili saremmo nel lasciarci adescare dai beni
anche miserabili di questa terra , ma potremmo
anche ragionarla come quegli empi di cui ci parla
il Savio, che nulla più sperando, nè temendo al
di là della tomba, fruamur bonis, conchiudevano,
fruamur bonis quae sunt... coronemus nos rosis, an.
tequam marcescant... nullum pratum sit, quod non
pertranseat luxuria nostra... quoniam haec est pars
nostra , et haec est sors. Egli è dunque propria
mente come principio d'una vita futura, e per le
funestissime conseguenze principalmente che come
tale può per noi avere questa distruggitrice della
vita presente, che può e deve veramente spaven
tarci e produrre in noi un sincero distaccamento
dalle cose di questo mondo , e tanti altri senti

menti ancor più salutari e rilevanti . Facciamoci


dunque a meditarla sotto questo secondo aspetto.
Che la morte abbia ad esser per noi principio
d'una vita futura , e vita o felice , o miserabile
secondo i nostri meriti o demeriti , e che perciò
possa avere per noi funeste conseguenze, lo insinua
primieramente perfino la stessa ragion naturale.
C'insegna questa infatti che la virtù ed il vizio ,
il bene ed il male morale, sotto l'impero d'un Dio
infinitamente santo e giusto non possono rimanere
senza un proporzionato premio ed un proporzio
nato castigo ; ma questo premio e questo castigo
ci attesta l'esperienza e ci insegna la medesima
naturale ragione che non ha luogo , nè può averlo
nella presente vita ; non ha luogo , perchè di re.
gola ordinaria , e per lo più , sono in questa mag
giormente prosperati i cattivi che i buoni ; non
153
può averlo, perchè i beni tutti ed i mali della pre
sente vita non sono un compenso sufficiente per
Ja virtù e pel vizio . Dunque esister deve neces
sariamente una vita futura, in cui si faccia luogo
alla suddetta condegna e proporzionata retribuzione
di premio e di pena per l'una e per l'altro ; epper
ciò la morte debb'esser per noi non solo fine della
presente vita , ma principio , come diceva , d'una
>

vita futura , e vita o felice o miserabile , secondo i


nostri meriti o demeriti ; che anzi , siccome questi
meriti e demeriti saranno sempre gli stessi senza
mutazione alcuna , e la volontà nostra sarà mai
sempre immutabilmente aderente a quello stato
d'amicizia, o d'inimicizia con Dio, in cui la colpirà
la morte; cosi la mentovata felicità, o miseria della
futura vita durar dovrà per tutta quanta l'inter
minabile eternità .
Cosi senza dubbio la ragion naturale ; ma parla
poi più apertamente e più ampiamente la fede. A.
scoltiamone con docilità e sommissione gli insegna
menti , e meditiamoli seriamente. Non è solo cosa
stabilita, ci dice essa per bocca dell'Apostolo, non è
solo cosa stabilita ed impreteribile per ciascun uomo
il dover una volta morire , ma dopo la morte seguir
dovrà il divin giudizio : Statutum est hominibus semel
mori, post hoc autem judicium ; e giudizio appunto
che deciderà del premio , o della pena dovuta a
ciascheduno in proporzione delle sue opere: Ut re
ferat unusquisqueproutgessit in corpore,sive bonum ,
sive malum . E non già solo ( ci soggiunge la me
desima fede per bocca di altri sacri scrittori ) per
pochi giorni , o mesi , od anni , ma per tutta quanta
l'interminabile eternità : Ibit homo (al punto della
morte ) 1, ibit homo in domum aeternitatis suae ;
154
anzi eternità non solo interminabile , senza fine,
ma senza veruna sorta di mutazione , di cangia
mento anche menomo : Si ceciderit lignum ad ari
strum aut ad aquilonem , in quocumque loco cecide-.
rit, ibi erit; ibi erit !
Anche noi dunque , sebbene separati e distinti
in ispecial maniera e per ispeciale dignità dal re
stante del popolo , sebbene sollevati al più emi
nente grado , e rivestiti delle più cospicue facoltà ,
di facoltà sovrumane , anzi sovrangeliche , e fa
coltà che non possono venir meno giammai, andar
dovremo tuttavia soggetti alla medesima sorte .
Anche noi cioè morremo bensi per ridurci quanto
al corpo in quello schifoso stato che abbiamo me.
ditato, e per istaccarci con irrimediabile separa
zione da quanto di bello e di buono possa esservi
su questa terra , e possa formar l'oggetto smode
rato de' nostri affetti ; ma non morremo per ces
sare intieramente di vivere, come vanno pur troppo
empiamente bestemmiando non pochi libertini dei
nostri tempi ( e fosse pur vero che non fossero
giammai imitati, od anche solamente applauditi ,
se non di cuore, almeno per un miserabile rispetto
umano , da taluno di noi ecclesiastici !); ma morremo
per cangiar soltanto di vita , di sorte , per finire
questa vita temporale , . e cominciarne un'altra
eterna, o sempre felice e sommamente felice cogli
angeli e con Dio in cielo, o sempre miserabile ee
sommamente miserabile con Lucifero e coi demonii
nell'inferno, secondo lo stato di amicizia,-0 di ini
micizia con Dio, in cui ci coglierà il fatal momento
della morte. Oh momento adunque il più decisivo,
il più importante che siavi per poi ! momento del
più gran momento, perchè momentum a quo pendet
155
aeiernitas ! Oh le conseguenze funestissime che
può avere per noi la morte, perchè può essere per
noi il principio di un'eternità sommamente mise
rabile ! conseguenze tanto più funeste, in quanto
che ben poco ci vuole per incontrarle, e si possono
incontrare in ogni e qualsivoglia istante !
Si , o anima mia, ben lo so primieramente , che
basta per meritare ed incontrare al punto della
morte una siffatta sgraziatissima sorte un solo
peccato mortale, un solo di quei peccati che anche
7

da taluno degli ecclesiastici si commettono senza


gran ribrezzo , e si ritengono alle volte sulla co
scienza per non poco tempo ; un solo di quei pec
cati che anche noi forse abbiamo già tante volte
commesso . Anche un solo infatti di questi peccati
essendo diametralmente opposto a Dio , e conte
nendo una decisa e grave ribellione contro Iddio ,
non può non meritare la giusta sua punizione;
onde se non si scancella con le lagrime di una vera
penitenza su questa terra , dovrà piangersi con
lagrime infruttuose di un'eterna miseria e dispe
razione nell'altro mondo .
Che poi , in secondo luogo , questa miseria eterna ,
ossia quelle conseguenze funestissime che può aver
per noi la morte , possano incontrarsi ad ogni i
stante , ne rendono ampia testimonianza l'espe
rienza , la ragione e la fede , mentre tutte tre di
1

accordo ci insegnano che ad ogni istante può ap


punto colpirci la morte , e colpirci anche tutto af
fatto precipitosamente ed improvvisamente, in ma
niera da non darci nemmeno più il menomo scampo
a provvedere alla nostra anima ed alla futura
eternità .
Si non havvi , o anima mia , giusta l'insegna
156
mento non solo della fede, ma anche della ragione
e dell'esperienza, non havvi per noi , chiunque siamo
e qualunque esser possano e le nostre prerogative
e le nostre precauzioni , non havvi per noi un
solo istante sicuro di vita ; ed in quegli istanti
medesimi in cui pecchiamo (oh ! pensiero da farci
inorridire , e da renderci , dirò cosi, impeccabili , se

lo avessimo vivamente presente quando siamo ten


tati al male !) , in quegli istanti medesimi in cui
pecchiamo , e ci riteniamo indolentemente il peccato
sull'animo , può sorprenderci la morte, e sorpren
derci tutt' affatto all' impensata , all'improvviso ,
come un fulmine, in maniera tale da toglierci
ogni mezzo ed ogni tempo di penitenza , di sa
lute , e da precipitarci immediatamente nell' in
ferno; oppure può sorprenderci una malattia che
togliendoci , quando men vi si pensa , la cogni.
zione, ci porti anche all'altro mondo impenitenti
e peccatori , del pari che una morte eziandio la
più repentina .
Che anzi quegli istanti medesimi sgraziatis
simi in cui pecchiamo , o ci riteniamo indolen
temente il peccato sulla coscienza senza pensare
a pentircene , a sgravarcene, sono quelli appunto
in cui v'è maggior pericolo che ci sorprenda o
l'una o l ' altra di siffatte disgrazie . Le sacre
Scritture infatti non solamente o insegnano che
i peccati ci attirano , ci accelerano la morte :
Anni impiorum breviabuntur ; impii non dimidia
bunt dies suos ; stimulus mortis peccatum ; impii
manibus et vocibus arcesserunt illam ; ma c'inse
gnano inoltre , come ognun sa, che la morte so
pravviene ordinariamente quando men vi si pensa ,
a guisa appunto di scaltrito ladro, che s' intro

1
127
duce in casa altrui, quando immersi sono in pro
fondo sonno i padroni : Sicut fur in nocte, ita ve
niet ; qua hora non putatis, Filius hominis veniet.
Ora qual è quel tempo in cui meno si pensa alla
morte ? Appunto quando si pecca , o si ritiene
indolentemente il peccato sulla coscienza . Dun
que allora appunto è quando si corre maggior
rischio di esser sorpreso dalla morte . C'insegnano
inoltre che gli uomini non solamente sono sor
presi ordinariamente dalla morte come i pesci
dall'amo e gli uccelli al laccio, vale a dir quando
meno sel credono , ma sono sorpresi nel tempo
loro cattivo : Sicut pisces capiuntur hamo , et aves
capiuntur laqueo , sic homines in tempore malo ; in
tempore malo ! Ma Dio immortale ! quale si è per
essi il tempo veramente cattivo ? non è egli
quello in cui peccano , o si ritengono volontaria
mente sull'anima il peccato, senza veruna buona
volontà di toglierselo al più presto ? Non ve ne
ha dubbio . Dunque allora appunto è quando sono
in maggior pericolo di essere sorpresi dalla morte ,
e sorpresi appunto all'impensata , all'improvviso .
Finalmente le stesse sacre Scritture dicono dei
peccatori che cum dixerint pax et securitas , tunc
?

repentinus eis superveniet interitus , et non effugient;


ora quand'è che se ne stanno immersi in una più
fatale sicurezza e indolenza , se non quando si
abbandonano al peccato, o vivono in seno al me
desimo ? Dunque è allora appunto che v'à mag
gior luogo a temere che superveniat interitus, e
superveniat repentinus, in maniera che non vi sia
più per essi alcuno scampo , et non effugiant.
Egli è vero che queste spaventose minaccie
dello Spirito Santo non si devono intendere a
158
tutto rigore di lettera , in maniera che debbano
avere ed abbiano veramente sempre luogo, e non
soffrano eccezione alcuna ; ma possono senza dub
bio avverarsi , e si avverano realmente ben so
vente, ed i peccati mortali , massime di noi eccle
siastici, che sono di una maggior malizia, meri
tano veramente che si avverino più facilmente
assai su di noi che su dei secolari ; e chi sa ap
punto che abbiano ad avverarsi , ed anche ben
presto, su qualcheduno di noi ? Oh con quale ti
more pertanto dovremmo noi vivere continua
mente a questo riguardo , e con quale sollecitu
dine guardarci mai sempre da ogni peccato mas
sime mortale, sia cioè dal commetterlo , sia dal
ritenercelo sulla coscienza ! con quale premura
profittar non dovremmo di questi santi esercizi
per dar sesto veramente a dovere agli affari della
nostra coscienza e tenerci poscia mai sempre
preparati a questo gran punto ! Sia questo dun
que immancabilmente il frutto di questo secondo
punto della nostra meditazione .
Ah si , mio divin Redentore ! primieramente per
chè la morte avrà ad esser per me il luttuoso
fine della vita presente ,, e come tale avrà a ri
durre il mio corpo in quella fetida putredine
che ho meditato , ed avrà a spogliarmi inesora
bilmente di tutti i beni e di tutti i piaceri di
questo mondo , con tanto mio maggior rammarico
quanto maggior attacco vi avrà avuto il mio
cuore , io propongo ora fermamente ai vostri piedi
di voler deporre intieramente ogni e qualunque
disordinato attacco a siffatte cose e di volere
guardarmene attentamente per l' avvenire ; ma
specialmente poi , perché la morte ha da esseru
159
per me il principio d'una vita futura, e può come
tale avere per me delle funestissime conseguenze,
le quali dipendono principalmente dal mante .
nermi o no in istato di grazia e di amicizia con
voi, dall'avere o no la mia coscienza libera dal
peccato, e possono decidersi ad ogni istante , ri
solvo specialmente di non partire da questi santi
esercizi senza aver dato il necessario sesto agli
affari di mia coscienza , alle partite dell'anima
7

mia, senza aver procurato di mettermi in istato


di grazia , ove mai nol fossi, o di confermarmi
viemaggiormente in essa , se già posso fortuna
1

tamente sperare di esserne fregiato. Per l'avve


nire poi mai più peccati , massime mortali, o mio
Dio , mai più . Voi ci intimate a tutti nel vostro
santo Vangelo per riguardo alla morte : Estote
parati ; io voglio assolutamente arrendermi a
questa vostra intimazione ; voglio per conse
guenza non solamente mettermi , ma conservarmi
7

mai sempre in uno stato , in cui quand'anche mi


colpisse improvvisamente la morte , non possa aver
per me quelle funestissime conseguenze che ho
meditate , e che ha già avute per tanti altri, e
‫ܕ‬

che avrebbe già anche avute per me , se mi a


vesse colto in tante occasioni della pomamia
vita per me funestissime. Oh Dio , se morte
mi avesse colpito in esse , che sarebbe già di
me ? mi confondo, inorridisco , raccapriccio al
solo pensarvi ! Sia le mille volte benedetta la
bontà vostra , che mi ha preservato da un si
funesto colpo . E coronate, vi prego , questa vo
stra bontà, col confermare ed avvalorare le sovra
tatie mie risoluzioni , rendendole veramente ef:
ficaci colla vostra grazia , senza della quale nulla
160
posso , e della quale sono già desse un effetto ,
un'opera: Confirma , confirma hoc, Deus, quod ope
>

ratus es in me ! Vergine santissima , Santi miei


protettori ed avvocati, per cui la morte non ebbe
che fortunatissime conseguenze, deh impegnatevi,
vi prego, ad ottenermi colla vostra possente in.
tercessione la mentovata grazia, affinchè la mia
morte lungi dall'aver quelle funeste conseguenze
che potrebbe avere, sia anzi in qualche maniera
almeno simile alla vostra : Moriatur anima mea.
morte justorum... Sancta Maria et omnes Sancti etc.
MEDITAZIONE IX.

SULLA MORTE DEL BUON SACERDOTE

Quantunque la morte considerata anche sola


mente da lungi non possa a meno di far una im
.
pressione proporzionata alle stato della coscienza
di colui che la considera, e non possa perciò non
essere un oggetto di consolazione per le anime
veramente buone, e che procurano di tenervisi co
stantemente preparate , ed un oggetto per lo con
trario di desolazione e di spavento per i miseri
peccatori ; oh quanto mai però più viva sarà la di
lei impressione, e quanto più sensibili saranno sif
fatti sentimenti di consolazione , o di spavento ,
allora quando sarà dessa questa ministra dei di
vini voleri vicina tutt ' affatto ed in procinto di
scagliar su di noi il fatal colpo della sua inesora
bile falce ! Oh allora si, che malgrado il natural
ribrezzo che ispirar deve la dissoluzione del no
stro essere , e quella certa ansietà che non può a
meno di risvegliare in chicchessia il riflesso del
futuro divino giudizio, sarà tutt'affatto singolare
ed ineffabile la nostra consolazione se avremo la
bella sorte di aver fondata speranza di entrar nel
novero delle persone giuste , che procurano di
tenersi costantemente preparate al gran passaggio;
e per l'opposto tutt'affatto singolare ed indicibile
la nostra desolazione ed il nostro spavento se
REBAUDENGO - Esercizi , lel. ! . al
102
entreremo nel numero deimiseri peccatori , che
non pensano quasi mai seriamente ed efficacemente
ad un tal punto ! Allora si che non solamente per
la diversità delle future conseguenze di quel gran
tragitto , ma eziandio per la diversità di quegli in
terni sentimenti ed affetti che si proveranno at
tualmente in quegli estremi secondo la diversità
della coscienza , avverate si vedranno a puntino
quelle due così diverse , ma infallibili sentenze :
Pretiosa mors sanctorum ; e : Mors peccatorum pes
sima .
Dopo di aver noi dunque considerata nella pre
cedente meditazione un po' più da lungi la morte ,
consideriamola ora intieramente da vicino, cioè in
quei momenti estremi , in cui sarà imminente il
suo fatal colpo ; e meditiamo seriamente la men
tovata diversità di affetti, che secondo la diver

sità della nostra passata condotta non potremo


allora a meno di provare , seppure avremo ancora
l'uso della ragione . Mettiamoci però prima ai piedi
di Gesù Cristo per implorare i suoi divini aiuti.
Mio divin Redentore , che siete realmente pre
sente in questo augustissimo Sacramento , e che
vedete non solo gli attuali miei affetti, ma preve
dete altresi quelli che avrò al punto della morte ,
deh illuminate il mio intelletto in questa santa
meditazione, affinchè possa anch'io prevederli sif
fattamente che mi risolva a prender fin d'ora tutte
le necessarie precauzioni, onde provar poi in quel
l'estremo punto affetti di consolazione ee di conten
tezza, e non affetti di desolazione e di spavento.
Movete anche a questo fine efficacemente la mia
volontà . Io vi adoro con tutto il più profondo ri
-spetto, riconosco la vostra grandezza e maestà in
163
finita tuttochè velata sotto le specie sacramentali ;
e mi riconosco perciò indegno non solo di essere
da voi esaudito , ma perfino di essere ascoltato ,
anzi di essere tollerato stanti le tante mie colpe .
Ma siccome ne sono sinceramente pentito , e ve ne
domando umilmente perdono , deh per pietà non
rigettatemi da voi , e non privatemi de'vostri lumi
ed aiuti: Ne projicias me a facie tua , et Spiritum
Sanctum tuum ne auferas a me.Ve ne prego special
mente per quelle tre ore di penosissima agonia
che soffriste per me sulla croce . Maria santissima ,
che foste presente anche voi a quest'agonia, e tra
fitta ne foste da mortali spasimi di amarezza , de
gnatevi per essi d'assistermi anche voi in questa
meditazione delle future mie agonie , e di aiutarmi
a ricavarne il mentorato frutto. A voi pure mi
raccomando per lo stesso fine, Santi miei protettori
ed avvocati , Santi e Sante tutte del paradiso , che
già passaste , e passaste cosi felicemente per quel
punto estremo : Sancta Maria etc. Sancti et Sanctae
Dei etc.

Primieramente dunque, colpiti che noi saremo


da mortal malore , all' accorgerci che faremo da
noi medesimi del nostro pericolo , od all'avviso
che ce ne verrà dato da qualche caritatevole per
sona , non potremo certamente a meno di provare
qualche sorta di ribrezzo , come già vi diceva, per
la prossima dissoluzione del nostro essere , e di
timore per l'imminente divino giudizio, che spa
venta in qualche modo anche i più gran santi ; ma
se avremo vissuto da veri ecclesiastici , se avremo
procurato costantemente di andarci preparando a
questo gran punto , anzi di tenervici ognora pre.
164
parati , oh quanto sarà raddolcito siffatto ribrezzo
e timore , quanta anzi sarà mai la nostra consola
zione ! E perché ? Per tre riflessi specialmente : di
quello, cioè , che saremo sul punto di lasciare i; di
quello che avremo la bella sorte di ritenere ;; e di
quello finalmente che non potremo a meno di spe
rare . Meditiamo a parte a parte e con tutta la
serietà queste tre cose .
In primo luogo singolar cousulazione per quello
che saremo sul punto di lasciare . Finché viviamo
su questa terra siamo costretti a vivere in un
mondo che , giusta la frase dell'Evangelista S.Gio
vanni, totus positus est in maligno, ed in cui tutto
>

è aut concupiscentia carnis , aut concupiscentia ocu


lorum , aut superbia vitae ; in un mondo di cui si
potrebbe dir con tutta verità nell'ordine spirituale
ciò che falsamente dicevano nell'ordine temporale
riguardo alla Terra promessa i dodici esploratori
ebrei , cioè che decorat habitatores suos ; in un
mondo insomma pieno di pericoli e di cadute . Se
siamo pertanto aniniati da una viva fede e da un
vero amor di Dio , non possiamo a meno di vivere
in continua angustia sia pel continuo rischio, dirò
cosi, in cui siamo di cadere noi medesimi, sia per
le continue cadute che rimiriamo di tanti altri ,
onde dir si potrebbe dell'anima nostra , come di
>

quella del buon Lot diceva già l'apostolo S. Pietro ,


che era dessa cioè in continua amarezza per le ini
quità che vedeva continuamente commettersi dai
suoi concittadini : Animam justi iniquis operibus
cruciabant. Siamo costretti inoltre a vivere col
l'anima unita ad un corpo, che giusta la sacra
espressione altro non fa che aggravarla , e può
dirsi meritamente il suo maggior nemico , poichè
165
non tenta meno, direi quasi , continuamente che di
darle la morte, onde avrebbe dessa continuamente
motivo ad esclamar coll'Apostolo : Quis me libera
bit de corpore mortis hujus ? Siamo inoltre costretti
a raventare continuamente e a sostenere frequen
temente gli assalti di quell' infernal nemico , che
tamquam leo rugiens circuit quaerens quem devoret .
Siamo costretti insomma a pressochè continui com
battimenti , onde dicea già il buon Giobbe : Militia
est vita hominis super terram . Quanti guai inoltre,
quante tribolazioni , quante contrarietà , quante
angustie non siamo noi costretti a sostenere, mas
sime se vogliamo vivere fedeli aa Gesù Cristo :
Omnes qui pie volunt vivere in Christo Jesu , lo di
ceva già il santo Apostolo , persecutionem patien
tur ? Quante miserie , quanti patimenti insepara
bili dalla presente vita,senza mai un vero piacere,
una perfetta contentezza, una compiuta consola
zione che veramente ci appaghi e sazi quel desi
derio che naturalmente ne abbiamo ; in guisa tale
che si può veramente dire con S. Agostino che da
qualunque parte noi ci rivolgiamo su questa terra ,
massime se vogliamo viver da giusti , altro non
>

ritroviamo che triboli e spine : Versa et reversa 7

in tergum , et in latera, et dura, dura sunt omnia ;


e si vede propriamente avverato a puntino il detto
del Savio : Jugum grave super filios Adam aa die
exitus de utero matris eorum usque in diem sepul
turae. In una parola , a nulla meglio può parago
narsi questa vita che ad un burrascoso mare .
Scorgendo noi dunque , all'estremo ridotti della
presente vita , che siamo omai sul punto di lasciar
tutte le suddette penosissime cose , e di andar li
beri, per dir cosi , dal furor delle tempeste , dall'in
1166
furiar dei venti , dal timor de' scogli , dal pericolo
dei naufragi , ed a scampar per sempre da tanti
mali , potremo non esser penetrati da indicibile
consolazione, maggiormente assai che non le turbe
ebree alloraquando prossime omai si videro a
scampar illese dalle onde dell'Eritreo , e dal furor
delle nemiche egiziane falangi ? Non è difficile
l'immaginarlo.
Ma sarà più grande ancora la nostra consola
zione , in secondo luogo per qnello che avremo la
bella sorte di conservare malgrado tutta la rapa
cità della morte . Riflettendo noi cioè che sebbene
sia questa per ispogliarci quale spietato assassino
di tutte quante le terrene cose , non potrà però
spogliarci ne dei nostri meriti , nè dei preziosi
doni della divina grazia , della divina figliuolanza,
nè del diritto all'eterna eredità del paradiso, oh
come e quanto si accrescerà mai per questo la
nostra consolazione ! oh come benediremo allora
perciò le passate nostre virtù ed opere buone, le
preghiere , le meditazioni , le mortificazioni , le
penitenze che avremo fatte , le fatiche , gli inco .
modi che avremo sostenuti per la gloria di Dio
e la salute dei prossimi , le opere della fra, erna
carità che avremo esercitate , la pazienza, la ras
7

segnazione che avremo avuta nelle tribolazioni e


disgusti , l'esattezza con cui avremo adempiuti i
nostri doveri , il raccoglimento , l'attenzione , la
2

divozione , l'esattezza con cui avremo recitato il


divino ufficio , celebrato i divini misteri, ammini
strato i santi Sacramenti , l'assiduità dello studio,
l'esemplarità della condotta che avremo tenuta, la
divozione che avremo professata a Maria Vergine
santissima , e specialmente il buon uso che avremo
167
fatto di questi santi esercizi , il frutto che ne a
vremo ricavato , e in cui avremo costantemente per
severato ! Oh come gioiremo di non aver battuta
quella strada spaziosa e comoda, che era battuta
da tanti altri , e da alcuni eziandio del nostro ceto ,
ma la spinosa e stretta, che era calcata da pochi ;
e di non aver fatto caso delle dicerie dei mondani ,
delle beffe dei libertini , e delle derisioni dei tie
pidi e degli accidiosi , che ci avrebbero voluti a
loro simili . Oh quanto gioiremo inoltre di poter
ancora in quegli ultimi momenti mercè la fortu
nata conservazione dell'uso della ragione e della
divina grazia, accrescere d'avvantaggio il capitale
dei precedenti meriti , sia colla pazienza nel soffrir
gl'incomodi del male , sia colla perfetta rassegna
zione alla divina volontà per tutto ciò che vorrà
ella di noi disporre , ed anche col volonteroso sa
crifizio della vita , qualora cosi a Dio piaccia ; sia
col renderci volontario e meritorio quel distacca
mento da tutte quante le terrene cose , a cui ci ri
durrà la morte ; sia colla frequente offerta al me
desimo Iddio di noi medesimi; sia con frequenti e
fervorosi slanci del proprio cuore verso di lui ,
e con frequenti e sinceri atti di fede , di speran
za e di carità ; sia col ributtare valorosamente le
tentazioni del demonio, che in quegli estremi so
gliono essere più frequenti e più gagliarde ; sia col
ricevere colla maggior divozione non solamente i
santi Sacramenti , ma eziandio gli altri estremi
soccorsi della Religione ; sia finalmente coll'acqui
sto che può allora ancor farsi di varie preziosis
sime indulgenze !
Quello però che maggiormente ci consolerà in
quei terribili frangenti, che sarà anzi il fondamento
168

e la base principale delle consolazioni finor medi


tate , sarà quello che non potremo a meno di spe
rare , il futuro vicino conseguimento cioè dalla
celeste beatitudine , che sarà stata precedentemente
l'oggetto principale dei nostri desiderii e delle
nostre sollecitudini. Oh questa si che sarà per noi
la consolazione la più viva , la più grande, la più
ineffabile ! Gioia d'un misero esiliato, che vicino
omai si vede a ritornar libero in patria , vicino al
possesso di pinguissimo patrimonio ; felice navi
gante, che dopo molte sofferte burrasche e pericoli ,
prossimo si scorge ad entrar nel desiato porto ,
con immensa provvisione di preziose merci , che
faranno per tutto il viver suo la sua fortuna , tu
non sei che un'ombra della mentovata consola
zione ! Sebbene cioè non possiamo ancor avere di
siffatto conseguimento un'assoluta certezza , ed i
passati nostri mancamenti possano ancora ispi
rarcene qualche dubbiezza, la testimonianza però
che avremo allora della buona coscienza , la ri
membranza , come abbiamo già meditato , delle pas.
sate buone opere , della passata penitenza , degli
acquistati meriti , e la grandezza nello stesso
2

tempo della divina misericordia, dei meriti di Gesù


Cristo , in cui avremo mai sempre confidato, l'in
tercessione e l'assistenza di Maria Vergine SS. ,
a cui avremo procurato di professare e di ispirar
eziandio negli altri una singolar divozione , il pa
trocinio pur anche del nostro Angelo custode , dei
nostri Santi protettori ed avvocati , di cui avremo
eziandio procurato di esser divoti , e specialmente
7

di andar imitando le virtù , che si è quello appunto


in cui consiste principalmente la vera divozione ,
le preghiere che avranno fatte e continueranno a
169
far per noi i nostri amici , i nostri congiunti, e
quelle persone specialmente che avremo dirette
ed aiutate nella via della salute , l'efficacia final
mente dei ricevuti Sacramenti e delle preci me
desime di Chiesa santa, ci daranno tutto il fonda
mento , tutto il motivo della predetta speranza ;
epperciò non solo non avremo a rincrescimento la
morte , ma anzi andremo esclamando col Profeta
non solamente : Laetatus sum in his , quae dicta
sunt mihi , in domum Domini ibimus , ma eziandio
con una santa ansietà : Heu mihi, quia incolatus meus
prolongatus est . Quis, quis mihi dabit pennas sicut
columbae, et volabo , et requiescam ? Quando veniam ,
et apparebo ante faciem Dei ? Concupiscit et deficit
ànima mea in atria Domini ; cupio dissolvi, et esse
cum Christo , finchè tra questi dolci trasporti , tra
questi amorosi slanci del cuore , con questi invi
diabili affetti, consunti i legami tutti della vita ,
ci addormenteremo dolcemente in Dio , e saremo
felici in eterno . Oh morte veramente preziosa , ve
ramente degna di tutti i nostri desiderii , di tutte
le nostre sollecitudini , di tutti i nostri sforzi !
morte le mille volte preferibile alla presente vita,
perchè principio di un'altra vita le mille volte
migliore della presente.
Oh quanto mai dunque deve starmi a cuore , o
mio Dio , di tener nella presente vita il mio animo
intieramente distaccato dalle terrene cose , ed in
tieramente a voi unito ; di menar una vita non
solamente da vero cristiano , ma da vero ecclesia
stico , di menar cioè una vita ritirata ។, segregata
dal mondo, raccolta, divota, data alla preghiera ,
alla meditazione , alle letture spirituali , allo stu
dio , all'esercizio del sacro ministero , alle opere
170

lella carità, esemplare, edificante, e tale insomma


che possa servirmi veramente di debita prepara
zione alla morte. Ne faccio per conseguenza sin
d'ora al vostro divino cospetto il proponimento :
deh ! accettatelo e rendetelo fermo ed efficace colla
vostra divina grazia.
Tanto maggiore spinta .poi avremo tutti quanti
a siffatto proponimento , e ad eseguirlo puntual
mente , meditando a dovere il secondo punto , la
conturbazione cioè e lo spavento cui andremo in
fallantemente soggetti in quel formidabil punto,
se avremo tenuta una diversa e contraria condotta .
Se nel corso cioè della presente vita saremo
stati maggiormente solleciti dei temporali beni
che degli eterni , degli interessi , dei comodi e
vantaggi del corpo che di quelli dell'anima , di
contentare le proprie passioni che di contentare
Iddio ; se avremo menata una vita più da secolare
e da mondano che da vero ecclesiastico ; se sarà
ben poco o nulla ciò che avremo fatto in prepara
zione alla morte ; se la nostra coscienza insomma
in quell'estremo punto ci renderà tutt'altro che
una buona testimonianza , oh Dio ! chi ridir saprà
od anche solo immaginare l'angustia, la conturba
zione , lo spavento , da cui saremo in tal caso agi
tati e tormentati ? angustia , conturbazione e spa
>

vento per parte del passato, per parte del presente


e per parte dell'avvenire .
Facciamovi adesso i più serii riflessi, che siamo
ancora in tempo di preservarcene , per non averli
>

poi a provare infallantemente quando non vi sarà


omai più nè scampo, nè rimedio.
Primieramente dunque angustia conturba
zione e spavento per parte del passato , per i pec
171
cati cioè anche gravi che ci rammenteremo di aver
cummessi , e di cui sapremo di non aver ancor fatta
la necessaria penitenza, o ne saremo per lo meno
assai dubbiosi . Finché siamo sani e robusti , 6C
6c
non viviamo da veri ecclesiastici, non solamente
moltiplichiamo con tutta facilità i peccati anche
mortali, ma non ci fanno essi gran pena , mas
sime quando vi abbiamo già fatto un poco il
callo , e fattane tutt' al più, di tanto in tanto
qualche confessione , Dio sa quale ! non vi pen
siamo ordinariamente più , non ce ne prendiamo
più pressochè verun fastidio , quasi non li aves
simo commessi , oppure fossero bagattelle da
farne poco o niun caso , o fossimo intieramente
>

sicuri di averne ottenuto il perdono . E se qual


che volta l'agitata coscienza ce li rimette in me
moria e ce ne suscita ancora qualche rimorso ,
procuriamo ordinariamente o di distorne il pen
siero o di calmarci l ' inquietudine col riflesso
della divina misericordia, o coll'esempio di altri
anche del nostro ceto , che fanno ancor peggio
di noi, o con l'idea di rimediar poi a tutto quando
saremo maggiormente avanzati in età , o con
altre anche più meschine e più biasimevoli lusin
ghe , e forse forse anche qualche volta con vo
lontari dubbii contro la fede, e specialmente con
tro quelle verità che ci ingeriscono maggior spa
vento : dubbi che sono pur troppo non infrequenti
anche nelle menti ecclesiastiche , e che sono il
più lagrimevole abisso in cui cader si possa , >

poichè dubius in fide, infidelis est, e qui non cre


diderit condemnabitur ; qui non credit jam judi
atus est .

Va oh quinto andera mai diversamente la cosa


172
alloraquando scorgeremo vicino il fatal terinira
della nostra vita , alloraquando ci sentireno iri
>

timato o dalla nostra coscienza , o da qualche


duno dei congiunti , degli amici , od altri il fa
tale : Dispone domui tuae, morieris, et non vives.
Oh allora si che tutti i commessi peccati si af
folleranno a guisa di torbido , gonfio ed impe
tuoso torrente ad inondarci l'anima , e faranno
tutt'altra comparsa da quella che vi avranno fatta
precedentemente, ossia nel tempo della vita , ed
il demonio medesimo si sforzerà di farceli com
parire in più orrida prospettiva, di quel che siano
in realtà . E certi come saremo di averli com
méssi , incerti e dubbiosi di averne fatta la ne.
cessaria penitenza, anzi forse certi di non averla
ancor fatta , sarà tale l'angustia , la conturba
zione , lo spavento che ne proveremo, che costretti
ci troveremo ad esclamare se non colla voce e
manifestamente , almeno nell'interno e segreta
mente , poco meno che il sacrilego Antioco :: Nunc
reminiscor malorum quae feci : nunc reminiscor, et
ecce
pereo tristitia magna ; e col coronato Profeta :
Torrentes iniquitatis conturbaverunt me; non est pax
ossibus meis a facie peccatorum meorum , non est pax,
iniquitates meae supergressae sunt caput meum , et
sicut onus grave gravatae sunt.Le stesse cose, da cui
sarem circondati , lo stesso nostro corpo, la camera
stessa , i mobili, e fin le pietre istesse della camera
medesima , secondo l'espressione di un profeta,
serviranno forse a rammentarci ed a rinfacciarci
qualche peccato , di cui saranno stati o lo stro
mento o i testimonii : Lapis de pariete clama
bit , lignum quod inter juncturas aedificiorum
est , respondebit ; e serviranno per conseguenza
173

ad aumentarci l'angustia, la conturbazione e lo


spavento.
Si aggiungerà ad aumentare la conturbazione,
l'angustia, lo spavento anche per parte del pas
sato, la memoria de'tanti benefizi, de tanti lumi ,
delle tante buone ispirazioni , dei tanti eccita
menti al bene, dei tanti mezzi di ravvedimento
e di santificazione, di tante grazie insomma che
avremo da Dio ricevute nel decorso della nostra
vita , e di cui pur troppo conosceremo di aver
abusato , di aver pagato con ingratitudini , od7

almeno di non averne fatto tutto quel conto e


quel frutto che avremmo dovuto . Questi mede
simi spirituali esercizi , ove mai non fossero da
7

noi fatti a dovere, non fossero per noi fruttuosi,


non fossero il fortunato principio per noi di un
miglior avvenire , oh come ci saranno eziandio
>

di un indicibil rimorso, d'una conturbazione ed


angustia inesprimibile ! Che più ? Perfin lo stesso
Crocifisso , che ci verrà allora presentato per no
stro conforto e consolazione , invece d'esserci real
mente tale, ci colpirà anzi, per dir cosi , a guisa
d'un fulmine, di maggior desolazione e spavento,
perchè ci ricorderà quanto ha fatto e patito per
noi il divin Redentore, e come la nostra malizia
abbia pur troppo resi per noi vani ed inutili tutti
questi suoi tratti di bontà ; ci ricorderà inoltre
quante volte noi gli avremo rinnovate ed allar
gate coi nostri peccati quelle piaghe medesime ,
che ha per noi sofferte. Le esortazioni stesse che
ci farà il ministro di Dio , di aver fiducia nel
l'intercessione di Maria Vergine santissima, del
slostro angelo Custode , dei nostri Santi protettori
ed avvocati, invece di calmarci e di darci un po'
174
d'animo , contribuiranno eziandio a scoraggirci , ad
inquietarci , perchè ci ricorderanno la poca e niuna
divozione che noi loro avremo professata, e il de
merito per conseguenza di essere da essi aiutati .
Per parte insomma del passato , dovunque rivol
giamo il nostro pensiero , invece di ritrovare degli
argomenti di conforto, di consolazione, non tro
veremo che argomenti d'amarezza ,, di desolazione,
di conturbazione , di angustia , di spavento.
Conturbazione poi inoltre, angustia e spavento
per parte del presente, sia per la crudele sepa
razione che subir dovremo per sempre nostro
malgrado da tutti quegli oggetti che avranno
fatto precedentemente l'idolo del nostro cuore ,
sia principalmente per la poca e niuna speranza
che ci rimarrà allora di poter provvedere ancora
a dovere all'anima nostra, alla nostra eterna
salute .
E primieramente per riguardo alla suddetta se
parazione, se per sentenza infallibile dello Spirito
Santo e per insegnamento eziandio dell'esperienza,
la sola rimembranza, il solo pensiero della futura
morte , considerata anche tuttor lontana , basta
a riempiere di amarezza , di malinconia il cuo
re di chiunque ripone nelle sostanze e nei pia
ceri di questa vita la sua contentezza : 0 mors,
quam amara est memoria tria homini pacem ha
benti in substantiis suis ; che non sarà tanto più
quando si scorgerà vicina e imminente ? Oh come
non potrà a meno di esclamare allora eziandio
se non esternamente , almeno internamente col
disperato Agag : Siccine , siccine separus amara
mors !
Ma questo sarà ancora il meno ; il più che ci
175

cagionerà di conturbazione, di angustia , di spa


vento , sarà , come diceva, la poca e niuna spe
ranza che ci rimarrà di poter ancora provvedere
a dovere all'anima nostra, alla nostra eterna sa
iute . Finchè noi siamo vegeti e sani , il demonio
e le predominanti passioni cercano sempre di farci
andar procrastinando a dare il necessario sesto
agli affari dell'anima e della salute , colla lu
singa che al peggio andare avremo poi scampo
ancora a farlo nell'ultima malattia per mezzo di
una buona confessione, che sarà in tali frangenti
tanto più facile a farsi , inquantochè le stret
tezze del tempo e la gravità del male dispense
ranno da quella tanta diligenza nell'esame ed
esattezza nell'accusa , che si richiede nel tempo di
sanità ; ed inoltre il pericolo ed il timore della
vicina morte faciliteranno di molto la necessaria
compunzione del cuore ed il buon proponimento .
Ma oltrechè questa è una ben mal fondata lu
singa , che può esser resa intieramente vana e
delusa o da una morte tutt'affatto improvvisa ,
che non lasci più neppure un istante di tempo
per fare anche solamente un atto di contrizione ,
o da una malattia che tolga la cognizione prima
che se ne conosca il pericolo e si pensi all'anima,
come arriva pur troppo non di rado ; oh quanto
mai ciò che in tempo della vita e della robustezza
si teneva per facile, si scorgerà allora assai dif
ficile, anzi come impossibile , e la passata lusin
ghiera speranza si cambierà facilmente in deso
lantissima disperazione !
Se egli è diffatti non poco difficile anche nel
tempo , in cui siamo vegeti e bene stanti , mas
sime quando si tratta di coscienza non poco im
176
brogliata, il far delle buone confessioni, onde le
persone un poco assennate non sono pressoché
giammai a questo riguardo senza un qualche ti
more , una qualche inquietudine, ed anzi tanti dei
peccatori vanno sempre scusandosi e differendo a
farla per la difficoltà che vi trovano ; e se , come
ben sappiamo , i più accreditati maestri di spirito ,
e santa Teresa specialmente , illuminata in modo
particolare da Dio , non dubitarono di asserire
che una gran parte dei cristiani si danna per
causa delle confessioni mal fatte ; come si potrà
poi credere facile ed avere fondata e consolante
-peranza di far una buona e fruttuosa confessione,
e di rimediare come si deve ad anni ed anni di
vita accidiosa ed impenitente , a tante confessioni
precedenti mal fatte, od anche intieramente tra
lasciate , a tante Messe celebrate Dio sa come !
a tante ommissioni dei proprii doveri , ed a tanti
altri imbrogli di coscienza , a tanto danno dato
alle anime del prossimo con notabili negligenze
nell'esercizio del sacro ministero e delle proprie
obbligazioni, e coi cattivi esempi ; come si potrà, io
diceva, aver fondata e consolante speranza di ri
mediare a tutti questi mali in quegli estremi, in
cui ogni cosa ci sarà d'imbarazzo , in cui l'anima
nostra languente, direi quasi, come il corpo me
desimo, non avrà nemmeno energia bastante a fis
sarsi anche per poco in alcun serio oggetto , in cui
le facoltà intellettuali verranno anche meno , in cui
tante cose si troveranno insieme riunite, che servi
ranno a disturbarci , ad inquietarci, ad affannarci ,
e in cui il demonio medesimo farà di tutto per au
mentarci la conturbazione, l'affanno, lo spavento ?
Inoltre , oh come ci si faranno allora presenti più
177
che niải quelli terribili minaccie già sentite o
lette da noi tante volte nel tempo della vita , е
fors'anche predicate agli altri , ma non mai ab
bastanza a noi applicate e da noi curate : Vo
cavi et renuistis... ego quoque in tnteritu vestro
ridebo , et subsannabo vos ; cum irruerit repentina
calamitas, et interitus quasi tempestas ingruerit,
tunc invocabunt me, et non exaudiam ; quaeretis
me, et non invenietis, et in peccato vestro morie
mini; tempus non erit amplius; qualis vita, finis
ita ; ed altre consimili ; quale formidabile im .
pressione non faranno desse sul nostro cuore, sino
a farlo cadere in braccio, come già diceva , ad una
desolantissima disperazione? Non lascierem , èè vero ,
o voglio almen supporlo , di ricevere i santi Sacra
menti e gli altri conforti della Religione , ed anche
con esteriore dimostrazione di pietà ; ma oh Dio!
con che cuore , con che interni affetti? Ah ! in
vece di calmarci la coscienza, non faranno forse
altro che agitarla maggiormente pel timore di
averli ricevuti malamente, e che a null'altro ser
vano se non a mettere il suggello alla nostra

eterna dannazione : Praeoccupaverunt me laquei


mortis, andremo quindi dicendo ; transiit messis,
1

finita est aestas ; ah già mi stringono di troppo i


lacci della morte ! già è dessa troppo vicina, per
chè io abbia potuto o possa ancora dispormivi a
dovere ; è passato inoltre il tempo delle divine
misericordie , e dopo d'averne tanto abusato , egli
è ben giusto che ora mi abbandonino : Praeoccu
paverunt me, etc.
Scorgendo quindi appressarsi sempre il fatale
punto , ohimėl si aggiungerà ancora più che viva .
ed BEBIDDENGO
incalzante -
a conturbarci, ad atterrirci , a met
Esercizi , Vol. ll .
178
tere il colmo, per dir cosi , alla disperazione la
prospettiva dell'imminente avvenire. Tutte le più
terribili idee cioè di una futura eternità disgra
ziata si affolleranno alla nostra mente . Già ci
parrà di presentarci al cospetto del divin Giu
dice , di sentirne i giusti ma formidabili rimpro
veri e la terribile condanna ; già ci parrà di ve
derci accanto l'infernale nemico, ansioso di far
preda dell'anima nostra ; ci parrà già anzi quasi
di precipitare nell'orrendo abisso , già saremvi col
l'affannato pensiero, coll'atterrita immaginazione,
giả ne proveremo in qualche modo nell'inorridita
fantasia i tormenti : Dolores inferni , andremo
quindi fantasticando ed esclamando, se non colla
voce, almeno col cuore , dolores inferni invenerunt
me. E ravvolgendo tutto insieme nella conturbata.
e sbigottita mente il passato , il presente e l'av
venire : Ah ! angustiae sunt mihi undique, andremo
soggiungendo , angustiae sunt mihi undique. Se ri
miro il passato , vi scopro , oh Dio ! quanti peccati
e quanto poca penitenza ; se penso al presente ,
scorgo che sono sul punto di abbandonare tutti
quanti gli oggetti dei passati miei attacchi , e
che non mi rimane più tempo sufficiente ,។ nė
modo opportuno di provvedere alla povera mia
anima; se mi affaccio al futuro, già sguainata
vedo sopra di me la spada della divina giustizia,,
sotto di me spalancato e vicino ad ingoiarmi un
sempiterno abisso di miserie , attorno a me i de
monii che null'altro aspettano se non il momento
della mia morte per predarmi . Oh desolazione ! oh
angustia ! oh spavento ! Angustiae sunt mihi un
dique ; torrentes iniquitatis conturbaverunt me ,
praeoccupaverunt me laquei mortis, dolores infernt
179
invenerunt me ! Angustrae , angustiae sunt mihi
undique.
Nè crediti già , o anima mia, che si desolanti
angustie siano riservate soltanto per quelli infra
di noi , che sono di coscienza intieramente per
duta , che sono l'obbrobrio del nostro cato e lo
scandalo dei popoli, e che portano , direi quasi , già
manifesto il marchio di riprovazione. Questi senza
dubbio saranno i principali a provarle , e le pro
veranno in un modo assai più desolante e spaven
toso . Ma per andarvi , almeno in parte , soggetto,
basterà essere stato peccatore massime un po ' abi
tuato e per un tempo notabile, e non essersi cu
rato per tempo della necessaria penitenza ; ba
sterà anzi l'aver anche solamente menata una
vita pressochè abitualmente tiepida, accidiosa, dis.
sipata , e più da secolare mondano che da vero
ecclesiastico. Se tremavano diffatti al fatal punto
tanti santi dopo anni ed anni di penitenza , che
non sarà per aversi di timore, di spavento dopo
anni ed anni di negligenza ?
Deh adunque, o anima mia , prendi immediata
mente tutte le necessarie precauzioni, affinché non
abbia ad avvenirti si frunesta sorte ; pensa , rifietti,
risolvi . Se or ora ti giungesse il fatal punto , quali
ti dice la tua coscienza sarebbero i tuoi affetti ?
Di contentezza e di consolazione, oppure di an
goscia , di desolazione, di spavento ? Se di conten
tezza e di consolazione, o almeno di tranquil
lità, benedicine, ringraziane il Signore, conti
nua, anzi va ognora perfezionando il tuo tenore
di vita ; ma se di conturbazione, di angustia, di
spavento, deh non tardare ad intraprendere la
necessaria riforma di tua condotta e la neces .
180
saria riparazione delle passate mancanze ; non
tardare a praticare tutto ciò che ti detta la co
scienza : Quaecumque potest facere manus tua , per
assicurarti una buona e consolante morte, quae.
cumque potest facere manus tua, instanter operare;;
egli è lo Spirito Santo stesso che te lo racco
manda : ascoltalo dunque , poichè ogni ritardo
potrebbe esser fatale ed irrimediabile. Siccome
però potrebbe alle volte la tua coscienza ingan
narsi nel suo giudizio , gettati ai piedi di Gesù ,
e digli colle più vive istanze :
Ah mio buon Gesù , deh per quella morte che
avete per me sofferta con tanto amore e con tanto
spasimo sulla croce , fatemi conoscere ben bene
quale sia presentemente lo stato dell'anima mia,
e quali sarebbero per conseguenza gli affetti, che
produrrebbe in me la vicinanza della morte, se
mai mi raggiungesse ; ed ispiratemi in seguito le
risoluzioni , che mi sarebbero necessarie a pren
dere ed eseguire per assicurarmi una morte con
solante e gioconda, quale è quella dei giusti : Ut.
moriatur anima mea morte justorum . Datemi quindi
la forza di metterle in esecuzione senza ritardo .
Questo è il principale frutto che ricavar debbo e
che ricavar desidero dalla fatta meditazione ; ma
senza di voi (sono costretto a ripeterlo continua
mente) , senza di voi nulla posso . Giacchè dunque
mi avete data la grazia di fare questa meditazio
ne, compite l'opera della vostra misericordia. Non
abbiate riguardo ai miei demeriti , ma solo alla
prefata vostra misericordia che è infinita , ed a
quanto avete fatto per me sulla terra . Voi venen
do a questo mondo e soggettandovi a tante umi
liazioni ed a tante pene ed alla si do orosa morte ,
181
non avete ricercato che la mia salute ; deh tutto
questo non sia per me perduto : Quaerens me se
disti lassus, redemisti crucem passus, tantis labor,
tantus labor non sit cassus; abbiate perciò, ve ne
prego umile e supplichevole , e con cuor contrito
quasi minuta polvere , abbiate pietosa cura del
l'estremo mio fine , del decisivo termine della mia
vita : Oro supplex et acclinis, cor contritum quasi ci
nis , gere curam mei finis. Vergine santissima, che
avete fatta una morte cosi gioconda e consolante,
deh ottenetemi colla vostra intercessione di farla
anch'io in qualche maniera simile : Maria, mater
gratiae, mater misericordiae, tu nos ab hoste pro
tege, et mortis hora suscipe. Aiutatemi anche vei ,
Santi e Sante del paradiso, che moriste pur anche
in gaudio et in osculo Domini. Sancta Maria et
omnes Sancti, etc.
MEDITAZIONE X.

SUL DIVIN GIUDIZIO

Sarà reciso appena dall'' inesorabil falce della


morte il tenue filo della nostra vita , sarà sciolta
appena dai lacci del corpo la nostr'anima , sarà
caldo ancora dei rimanenti spiriti vitali il nostro
cadavere , e non avrà forse finito ancora di reci
tar per noi le consuete preci il sacro ministro ,
seppur la bella sorte avremo di averne qualche
duno ad assisterci in quell'ora estrema , e non sa
ranno forse usciti ancora dalla camera del nostro
decesso i circostanti , che già sarà innalzato per
l'anima nostra il trono del divin Giudice, e sarà
dessa costretta a comparirvi innanzi per subire
il sindacato di tutto quanto il viver suo : Statutum
est hominibus (già l'abbiamo udito dal santo Apo
stolo) , statutum est hominibus semel mori, post hoc
autem judicium . Sarà poi quindi costretta a nuo
vamente presentarvisi in un col corpo, al fine del
mondo, per subire il medesimo sindacato in pre
senza di tutti gli altri uomini.
Egli è questo, come ognun sa , il secondo no
vissimo , su cui perciò fissar dobbiamo i nostri
riflessi. Ma Dio immortale ! quale sarà mai l'idea
che dovremo formarcene ? Ah ! io sento un Ge
rolamo, che sebbene estenuato dalle penitenze e
185
carico di meriti , non può tuttavia trattenersi dal
l'andar esclamando : Vae mihi cum ad judicium
venero! Vae mihi cum al judicium venero ! Sento
un Davide , che sebbene cosi penitente ed as
sicurato del perdono : Transtulit Dominus pecca
tum tuum , non cessa tuttavia di gridar suppli
chevole : Non intres in judicium cum servo tuo, Do ,
mine, quia non justificabitur in conspectu tuo omnis
vivens. Sento finalmente (per tacer di tanti altri),
?

sento un Giobbe, che sebbene canonizzato , per dir


cosi , da Dio medesimo, tuttavia non può tratte
nersi dal dir gemendo seco stesso : Quid faciam
cum surrexerit ad judicandum Deus ? quid respon
debo cum ipse me interrogaverit? E non basteranno
queste cose a darci di questo novissimo una ben
spaventosa idea, ed a farci prendere le più serie
risoluzioni
per prepararci ad averlo propizio ?
Per determinarvici però più sicuramente , più
facilmente e più efficacemente , interniamoci in
questa mattina a considerar noi medesimi di pro
posito questo gran novissimo , e vediamo quanto
veramente si debba temere : 1. per la qualità del
Giudice , 2. per la qualità del processo; 3. final
mente per la qualità della sentenza . Indirizziamo
però prima allo stesso futuro nostro Giudice , che
presentemente ci è ancor Padre, le più vive istanze
pe' suoi lumi e per le sue grazie , onde penetrar
ben bene siffatti tre punti , e ricavarne il neces
sario frutto .
Gesù mio Sacramentato , che non solamente siete
presente in questo sacro tabernacolo, e sarete mai
sempre con noi sino alla consumazione dei secoli ,
a stabilito siete dal vostro eterno Padre Giudice
dei vivi e dei morti , ee per conseguenza avete
164
anche ad essere il mio futuro Giudice : deh pre
sentemente , che non avete ancora ad esercitare
questo severo ufficio, ma la fate con noi ancora
da Salvator pietoso, anzi da affettuosissimo Padre ,
abbiate di me pietà , e datemi grazia di applicarmi
siffattamente a meditare il futuro vostro giudicio,
che imparando a temerlo e temendolo realmente
quanto si merita, mi affretti di prevenirlo , e di
prepararmi per esso in guisa tale , che abbia a
riuscirmi meno formidabile, ed abbia a riportarne
una favorevole sentenza. Diradate per ciò le te
nebre della mia mente, acciocchè io possa rimirarlo
nel vero suo aspetto, ed infondete quindi nel mio
cuore quegli affetti , che si richieggono pel men
tovato fine. I miei passati trascorsi sono certa
mente di un grande ostacolo a questi vostri si
importanti favori ; ma deh per pietà averte faciem
tuam a peccatis meis, e non riguardate che l'at
tuale mio pentimento , l'attuale mia buona volontà ,
che è già frutto della vostra grazia ; riguardate
sopratutto i meriti della vostra Passione e della
vostra morte 7, quelli della santissima Madre vo
stra e Madre mia , quelli de'miei Santi protet
tori ed avvocati , e di tutti i Santi e Sante del
>

paradiso , non che del mio santo Angelo Custode,


quali tutti prego ad intercedere per me ; e conce
detemi per tutti quanti i loro meriti que' lumi
e quelle grazie che vi ho domandate, e che per
me stesso non merito : Sancta Maria , Dei Genitric
Virgo, etc. Omnes sancti, et sanctae Dei, els.

In primo luogo dunque deve ispirarci un gran


timore del futuro giudicio la qualità del Giudice.
Se noi avessimo cioè solamente ad esser giudicati
185
da qualcheduno dei giudici di questo mondo, che
non sono sempre in grado di aver piena cognizione
dei commessi delitti, o non fanno sempre tutto il
possibile per procurarsela ; che non ne conoscono
sempre appieno la malizia, o non ne fanno sempre
tutto quel caso che far ne dovrebbero ; che pos
sono, anche dopo di averne acquistata piena co
gnizione , dimenticarsene almeno in parte , non
farvi più tutta quanta l'attenzione , che non hanno
sempre le necessarie prove ; che non solamente non
hanno ordinariamente motivo speciale che li porti
a condannare , ma anzi portati sono per lo più
dalla natural compassione ad assolvere, o per lo
meno mitigar la pena ; che soggetti essendo alle
umane debolezze , possono essere od ingannati dalla
malizia, od atterriti dalle minaccie , o trattenuti
da umani riguardi , o commossi ed inteneriti dalle
lacrime e dalle preghiere, o piegati dalle racco
mandazioni, o persuasi dalle scuse , o guadagnati
dai regali o dalle promesse , potremmo ancora
lusingarci , anche dopo una vita scostumata , ed

una cattiva morte , di schivar la condanna ed il


castigo , o per lo meno d'incorrerlo assai minore
dei nostri meriti; e quindi non avremmo un cosi
grande motivo di temer questo giudizio , e di far
cene preventivamente una cosi spaventosa idea .
Ma sarà egli tale il nostro futuro Giudice al
punto della morte ? Ah che anzi tutt'all'opposto ,
sarà un Giudice , che tutto vede, che tutto sa :
Omnia nuda sunt et aperta oculis ejus; che tutti
penetra anche i più segreti nascondigli della mente
e del cuore : Scrutatur corda et renes ; che di tutto
si ricorda, che nulla può scordarsi , ed a cui per
ciò nel punto istesso del nostro giudizio tutti sa
186
ran presenti i mancamenti nostri con tutte quante
anche le più minute circostanze .
Sarà un Giudice ,> che ben lungi dal non far
tutto il caso delle colpe, o di non conoscerne ap
pieno la malizia, discopre perfino (ci dicon le sa
cre carte) di che riprendere negli Angioli stessi ,
reperit in Angelis suis pravitatem . Un Giudice , che
non avrà bisogno di testimonianza e di prove per
convincerci, e non avrà per ciò a far altro che
a metterci sott'occhi quel gran libro della nostra
propria coscienza , in quo totum continetur, e di
cui diceva già lacrimando sant'Efrem : Heu for .
midabilis liber, in quo non solum actiones , sed et
cogitationes scriptae sunt!
Sarà un Giudice , che superiore ed inaccessibile
ad ogni umana debolezza , non potrà essere nė
ingannato, nè smosso in verun modo dal compi
mento della più esatta ed inesorabil giustizia :
Ille Judex (così sant'Agostino ) , ille Judex nec gra
tia praevenitur , nec pecunia corrumpitur, nec sa
tisfactione mitigatur, nec misericordia flectitur
Sarà anzi un Giudice , oh Dio ! che spogliate in
allora , per dir cosi , quelle viscere di misericordia,
1

che ha verso di noi presentemente , e dimentico


della passata sua qualità verso di noi di amico ,
di benefattore, di padre , ad altro più non pen
serà che a trattarci intieramente secondo i me
riti e secondo le leggi della più rigorosa giusti
zia; anzi , quanto maggiore sarà stata la sua pas
>

sata misericordia , quanto maggiori i benefizi, le


chiamate , le grazie , di cui ci avrà favoriti nel
tempo della vita , e di cui avremo abusato , tanto
maggiore sarà il rigore con cui ci giudicherà:
Cum enim augentur dona (è notissima osservazione
137
di san Gregorio) , rationes etiam crescunt donorum ;
ed il Vangelo istesso : Cri multum datum est, mul-.
tum requiretur ab eo .
Un giudice diffatti, che lungi dall'aver prece
dentemente beneficato quel reo che gli vien pre
sentato a giudicare , non ne abbia avuta pressochè
contezza alcuna , nè sia stato giammai da lui vi
lipeso ed oltraggiato , lo esamina bensi , e giusta
le leggi lo condanna, ma non ha impulso alcuno
ad usar contro di lui tutto quanto il rigor della
giustizia, ed anzi è tutt'affatto naturale che gli
usi ancora quella maggior indulgenza almeno che
gli può permettere il suo dovere , od anche al
quanto di più. Ma un giudice all'opposto , anzi
un monarca , che si veda condotto dinanzi un mal
fattore , un ribelle, cui abbia egli precedentemente
ricolmato di benefizi , ed anche dopo i primi at
tentati della sua ribellione per lungo tempo pa
zientato e continuato a beneficare, ma che intanto
non ne abbia giammai avuto in contraccambio che
nuovi e più gravi attentati e delitti , ah ! che que.
sto giudice , questo monarca cangia finalmente la
passata sua bontà in altrettanto rigore ; e laddove
un altro gli avrebbe ancora un po ' di compassione
e di indulgenza: Ah già di troppa , dice questi,
9

già di troppa gliene ho usata per lo passato; egli


è tempo omai che all'indůlgenza sottentri la se
verità , alla bontà il rigore , alla pazienza la più
inesorabil giustizia , e giacchè non mi ha voluto
per amico, per padre il più affettuoso, per giudice
mi abbia e per punitore il più rigido e severo :
Tacui , semper silui : nunc loquar , dissipabo , et
absorbebo simul. Or tale appunto , come ognun
comprende, sarà il nostro caso .
>
188
Qual lusinga dunque aver potrai, o anima
mia, se non condurrai una vita ben regolata e da
vero ecclesiastico, e se non procurerai per tempo
di far la necessaria penitenza di quelle sregola
tezze che già possa aver commesse ? qual lusinga
aver potrai con un tal giudice, come appunto sarà
allora il tuo , che non siano intieramente cono
sciute le tue reità , o che non possano essere suf
ficientemente comprovate , o che rinvenir debbano
qualche sorta di compatimento e d'indulgenza ?
Qual lusinga insomma aver potrai di sottrarti in
qualche modo od in qualche parte almeno alla me
ritata condanna , al meritato castigo? Ah ! che nep
pur un apice della tua vita sfuggir potrà il suo
rigorosissimo sindacato e la sua proporzionata
severissima sentenza !
Facciamoci infatti aa considerare , come ci siamo
proposto nel secondo punto , la qualità del pro
7

cesso che dovrà aver luogo nel mentovato giu


dicio sia particolare , sia universale,1 e vedremo ad
evidenza quanto sarà desso rigoroso e da temere.
Ella è primieramente cosa certa che si raggi
rerà desso non già solo sulle azioni le più patenti
e manifeste, ma su quelle eziandio che saranno
state le più segrete ed occulte: Illuminabit (il di
vin Giudice) abscondita tenebrarum , e sugli stessi
interni disordini , et manifestabit consilia cordium .
Si raggirerà cioè sui sentimenti tutti del corpo , e
specialmente sugli sguardi e sulle parole, e sulle
potenze tutte della nostr'anima.
E primieramente relativamente agli sguardi ,
avendoci egli preventivamente avvertiti non sola
mente che qui viderit mulierem ad concupiscendam
eam , jam moechatus est tam in corde suo , ma ezian
193

dio che propter speciem mulieris multi perierunt ,


et ex hoc concupiscentia quasi ignis exardescit; spe
ciem mulieris multi admirati, reprobi facti sunt ;
qui amat periculum , peribit in illo, ci chiamerà
conto e ci imputerà a colpa non solamente quelli
che saranno stati decisamente carnali , maliziosi,
ma quelli eziandio che saranno stati notabilmente
pericolosi , ossia cagione preveduta e volontaria
di gravi tentazioni, o prossimo pericolo di ree com
piacenze, o di altri consimili disordini, od anche
solamente di notabili dissipazioni, di idee di mon
do , di disordinati attacchi . Riguardo poi alle pa :
role , non ci giudicherà soltanto su quelle che sa
ranno state assolutamente ee notabilmente cattive ,
ma eziandio su quelle che saranno state anche

solamente oziose , inutili , e non dirette ad alcun


buon fine, siccome ce ne avverte espressamente nel
Vangelo : Omne verbum otiosum quod locuti fue .
rint homines, reddent de eo rationem in die judicii.
Si raggirerà eziandio su quelle che avremo vo ..
lontariamente ascoltate , ed avremmo dovuto non
ascoltare ; anzi perfino su quelle che avremmo do
vuto dire per istruzione , o per correzione del no
stro prossimo, e che pure per rispetto umano , o
per negligenza e mancanza di vero zelo per la
gloria di Dio e la salute delle anime , avremo
tralasciato di dire .
Riguardo poi finalmente alle potenze dell'anima,
si raggirerà egli il mentovato processo sopra tutte
le operazioni del nostro intelletto , della nostra
mente , della nostra memoria , e della nostra vo
lontà ; e per conseguenza sugli interni affetti, sui
desiderii, sulle compiacenze , sugli attacchi , sui
pensieri , sulle immaginazioni , sulle reminiscenze
190
volontarie, onde scorgere se sia vi stato in tutti que
sti nostri interni atti qualche cosa di sregolato .
Insomma si raggirerà su tutto quanto il nostro
esterno ed il nostro interno : Cuncta, cuncta quae
fiunt (così il Savio), adducet Dominus in judicium ;
interrogabit opera vestra , et cogitationes scruta
bitur .
Nè già solo dei propri nostri peccati ci chiederà
conto il divin Giudice , e ci farà portar la pena , 1

ma di quelli eziandio che saranno stati dagli al.


tri per causa nostra commessi . Ed ob ! qui si che
ci verranno poste sott'occhi , pur troppo , e rin
facciate , più che in qualunque altro genere di
mancamenti, delle colpe anche forse ben molte e
ben gravi , scritte per dir cosi sul nostro conto,
ed a cui forse non avremo giammai pensato 1,
tanto mancherà che ne abbiamo fatta condegna
penitenza ! Quante volte infatti noi pur troppo o
colle nostre parole o colle nostre azioni , o col no
stro cattivo esempio , o colle nostre ommissioni ,
Ossia coll'inadempimento dei nostri doveri , colla
nostra colpevole negligenza , od ignoranza, o tie
pidezza nell'esercizio del nostro ministero, e nel
l'adempimento delle nostre obbligazioni , siamo o
direttamente od almeno indirettamente causa della
rovina spirituale di qualche nostro prossimo, ossia
di qualche suo peccato, anche senza averne l'in
tenzione precisa , senza nemmeno immaginarcelo ,
ma di cui tuttavia avremo a render conto , per
chè avremmo potuto e dovuto prevederlo e la
sciare di darvi causa ! Ben conosceva questa ve
rità il reale Profeta , onde pieno di timore a que
sto riguardo gridando andava ben sovente (ed
imitar lo dovremmo anche noi) : Ab occultis meis
191
munda me , Domin . , et ab alienis parce servo
tuo .
Ella è cosa certa inoltre che ci verrà chiamato
conto delle stesse opere buone, sia cioè di quelle
che avremmo dovuto fare e non avremo fatte ,
sia di quelle che fatte avremo , ma senza le de
bite disposizioni, o non nella debita maniera.
Dissi primieramente di quelle che avremmo
dovuto fare e non avremo fatte , vale a dire
dei peccati di ommissione e di negligenza volon
taria notabile , non solo nell'adempimento delle
nostre obbligazioni e generali e particolari , ma
eziandio nell'esercizio , nella pratica delle opere
stesse di supererogazione , le quali sebbene non ci
siano prescritte in particolare ed in ogni e qua
lunque occorrenza, ce lo sono però almeno in gene
rale e qualche volta . Se diffatti intimato ci viene
espressamente nelle sacre Scritture non solamente
declina a malo , ma eziandio fac bonum ; se minac
ciati vengono nel Vangelo gravi guai e divine
maledizioni ai servi inutili ed infingardi sebbene
non malvagi , alle vergin sonnacchiose e indo
lenti sebben non dissolute , alle ficaie sterili ed
iniruttuose sebben pon velenoge; se vien detto an
che espressamente che omnis arbor quae non facit
fructum bonum , excidetur et in ignem ' mittetur ,
potremo noi lusingarci di non aver a rendere verun
conto al divin Giudice della prefata notabile ne .
gligenza nella pratica delle dette opere , e tanto
più poi nell'adempimento delle nostre obbligazioni?
Ah ! che anzi , massime in noi ecclesiastici , i peccati
di ommissione e di negligenza saranno forse quelli
che forniranno al divin Giudice il maggior sog
getto de' giusti suoi rimproveri , e della susse
192
guente sua condanna , poichè anche quelli infra
di noi che si studiano di menar una vita mori .
gerata e scevra dai peccati di commissione , egli è
ben difficile, come considerato già abbiamo in al .
tra meditazione,che vadano esenti da quelli , anche
in numero considerevole, ed anche non leggieri , di
ommissione e di negligenza .
Dissi in secondo luogo di quelle opere buone
che avremo bensi fatte, ma o senza le necessa
rie disposizioni , o non nella debita maniera . Non
basta cioè, o anima mia, il far del bene material
mente, ma convien farlo a dovere , cioè o in at
tuale stato di grazia , od almeno senz' affetto at
tuale alla colpa, col cuor da essa distaccato ; con
vien farlo con retto fine soprannaturale , cioè per
piacere a Dio, per sua gloria, per suo amore, e non
per vanità , per umano rispetto , o per interesse ,
o per forza , o per altro consimile terreno motivo ;
convien farlo colla debita attenzione , col debito
raccoglimento , colla debita posatezza, colla debita
> .

divozione , altrimenti non solo non se ne ha il


meritu; ina se ne ha colpa , e si corre rischio di
veder avverata su di sè stesso quella sentenza dello
Spirito Santo : Maledictus qui facit opus Dei frau :
1

dulenter , ossia , come altri leggono , negligenter.


1

Anche di queste cose dunque senza fallo ci chie


darà conto il divin Giudice , mentre si protesta
per bocca del suo Profeta : Ego quoque justitius
judicabo. Ed ahi quante appunto delle opere che
sembrano ora buone al giudizio degli uomini , ed
anche al nostro medesimo, e sulle quali fondiamo
forse una gran parte della nostra speranza per l'e
terna ricompensa , saranno ritrovate difettose e
mancanti sulle bilancie infallibili del divin Giu
143

dice , perché o fatte in istato di mortal colpa, e


coll'affetto ancora sussistente ed attuale alla me
desima , e senza veruna sorta di compunzione , o
fatte per un fine non retto, o senza la necessaria
attenzione , raccoglimento e divozione ; onde avrà
il divin Giudice tutta quanta la ragione a dirci ,
come fu già detto una volta all'empio e sacrilego
Baldassare : Appensus es in statera, et inventus es
minus habens; oppure come a quel vescovo dell'A
pocalisse: Nomen habes quod viras, et mortuus es;
non enim invenio opera tua plena.
Ella è pur anche cosa certa finalmente che ci
verrà chiamato conto dal divin Giudice dei bene.
fizi massime spirituali, che ci saranno stati com
partiti , e del modo con cui vi a vremo corrisposto :
Redde rationem , ci dirà egli allora con imperiosa .
voce , redde rationem di quella stola d'innocenza
e di santità , che ricevesti a preferenza di tanti
altri nel santo Battesimo ; non ti accadde forse
ben presto di contaminarla, di lacerarla, di scia
!
lacquarla ? Redde rationem degli altri Sacramenti ,
cui avesti in seguito la bella sorte di accostarti ;
redde rationem cioè non solo delle disposizioni e
della divozione con cui li ricevesti , ma eziandio
del frutto che ricavasti da un cosi grande bene
fizio. Redde rationem di tanti lumi alla mente
di tante buone ispirazioni e salutari movimenti al
cuore ,, di tante grazie per ischivar il male ed
operar il bene, che anche prima del chericato ti
furono compartite in maggior copia che a tanti
altri: come vi corrispondesti ? qual vantaggio ne
ricavasti ? Redde rationem di tanti avvisi, sugge
rimenti , consigli , correzioni , riprensioni salutari,
>

che per mia benefica disposizione ricevesti dai ge


REBAINENCO Esercizi Vol 11 13
194

nitori, dai confessori, dai superiori , ed anche da


buoni compagni : con quale docilità, con quale
buona volontà li ricevesti ? qual frutto ne ripor :
tasti ? Redde rationem di tanta mia parola che ti
feci sentire , e per mezzo dei banditori della me
desima , e per mezzo dei libri ascetici che ti posi
fra le mani , o di cui sentisti la lettura ; che conto
ve hai fatto ? con qual premura , con qual gusto ,
con qual buon pro ricevesti questo mio divin nu
trimento ?
Redde rationem della tua vocazione allo stato
ecclesiastico, uno dei benefizi i piú segnalati che
abbia potuto compartirti : come hai corrisposto al
inedesimo ? qual premura ti facesti di procurarti
nel tempo del chiericato , ed anche dopo quel fondo
di pietà, di virtù e di scienza, che richiedeva des
sa ? come ti disponesti per ascendere agli ordin
massime maggiori , e specialmente poi al sacerdo
zio? vi ti disponesti colla vera virtù , o piuttosto
colla simulazione, e coll'ipocrisia ? qual onore fa
cesti poscia al sublime tuo stato colla tua condotta ,
co’tuoi portamenti? procurasti di essere veramente
la luce del mondo ed il sale della terra, come
esigeva la predetta tua vocazione , oppure fosti
piuttosto una pietra d'inciampo nel campo del Si
gnore , ed un laccio teso sul monte Tabor ? con
qual gelosia ee premura serbasti specialmente quella
purità cui ti impegnasti ? qual zelo avesti per la
mia gloria , per la salute de' tuoi prossimi ? qual
purità d'intenzione nell'esercizio del sacro mini
stero ? Redde rationem dei talenti e del tempo che
hai dalla mia beneficenza ricevuti : li hai vera
mente impiegati in ciò che dovevi , e quanto do
vevi ? Redde rationem di quegli spirituali esercizi ,
195
cui per mia benefica disposizione intervenisti in
quel tal anno : li facesti veramente con tutta quella
premura ed applicazione che dovevi ? qual frutto
ne ricavasti ? Redde rationem ...
Ma non finiremmo mai più la nostra medita
zione qualora continuar volessimo a rappresentarci
il dettaglio del conto che ci chiederà il divin Giu
dice nel giorno del particolar sindacato, che ab
biamo preso a meditare; ma quel tanto solamente
che ne abbiamo scarsamente considerato , bastar
debbe a persuaderci quanto rigoroso esserne debba
il processo, e quanto per conseguenza da temersi .
Non lusingarti già, o anima mia, che superficiale
soltanto esser debba lo scrutinio delle mentovate
cose e fatto, come si dice , solamente all'ingrosso
e di volo , poichè sarà anzi minutissimo ed esat
tissimo . E difatti per farcelo conoscere usa egli
medesimo il divin Giudice questa enfatica espres
sione : Scrutabor Jerusalem in lucernis ; alle quali
parole riflettendo il santo abate di Chiaravalle , ci
grida atterrito : Time scrutinium judicii, time il
lum , qui per prophetam dicit : Scrutabor Jerusalem
in lucernis .
Che se rigoroso cotanto esser dovrà il mento
vato processo per tutti quanti in generale coloro
che avranno ad essere giudicati , e massime pei cri
stiani , quanto più non dovrà esserlo per noi ec
clesiastici, più di tutti quanti gli altri uomini , ed
anche particolarmente più di tutti quanti gli altri
cristiani , illuminati e beneficati, e tenuti ad una
maggior regolarità di vita , ad una maggior san
tità e perfezione! Non ci dice egli infatti ben so
venti san Gregorio il Grande , che nos qui plus coe
teris in hoc mundo accepisse aliquid cernimur, a
196

Auctore mundi gravius inde judicabimur; cum enim


augentur dona , rationes etiam crescunt donorum ?
Non ci dicono i medesimi sacri libri che cui mr:l
tum datum est, multum quaeretur ab eo; e che du
rissimum judicium iis qui praesunt, fiet?
Oh quanto sarà mai dunque facile in un cosi
severo e rigoroso sindacato l'esser trovato degno
di condanna piuttosto che di ricompensa !Oh quanto
sarà mai più facile di avere una cattiva sentenza
che di averla buona ! Rifletti infatti, o anima mia ,
a tuo maggior convincimento a quanto diceva di
sè stesso l'apostolo san Paolo : di niuna colpa, egli
diceva, mi rimorde la mia coscienza, ma pur non
mi tengo per ciò totalmente sicuro, poichè chi ha
da giudicarmi è un Dio, che penetra i più secreti
e reconditi abissi , e che col rigoroso suo sindacato
scoprirà forse in me dei reati , dei demeriti che
non iscòpro io medesimo : Nihil mihi conscius sum ,
sed non in hoc justificatus sum : qui judicat me
Dominus est, qui et illuminabit abscondita tenebra .
rum etc. Se la discorreva cosi, e cosi temeva que
sto gran vaso di elezione meritevole già in vita
di esser sollevato sino al terzo cielo a cominciare
ad udirvi e rimirarvi cose ineffabili, ossia a gu .:
starvi un anticipato saggio dell'eterna beatitu
dine, da qual timore non dovrai esser tu compresa,
o anima mia, tu che ben lungi dal poter dire che
di niuna colpa ti rimorde la coscienza : Nihil
mihi conscius sum , sarai forse nel caso di dover dire
col coronato Profeta : Multiplicatae sunt iniquitates
meae super capillos capitis mei, et sicut onus grave
gravatae sunt super me? E se il medesimo Profeta,
come hai inteso già fin da principio , non dubitava
di dire a Dio : Non justificabitur in conspectu tuo
197
omnis virens, potrai vivere tu tranquilla e indo
lente su di un sindacato si rigoroso , e non dovrai
:
anzi piena di timore andar soventi esclamando :
Quid sum , miser, tunc dicturus, quem patronum ro
gaturus, cum vix justus sit securus ? E quel che è
più, non dovrai darti tutto il movimento per as
sicurarti nel miglior modo possibile in si rigoroso
processo una favorevole sentenza?
Che se fissar vogliamo specialmente i nostri ri .
flessi su quel processo che avrà luogo nel giudi
zio universale , oltre di esser anch'esso ugualmente
rigoroso, anzi lo stesso che quello del giudizio par
ticolare , vi ravviseremo una speciale circostanza ,
che lo renderà ancor più formidabile , cioè la sua
pubblicità .
Si , o anima mia, il processo che farà di tutta
la tua vita il divin Redentore nell'universale giu
dizio , non solamente sarà ugualmente terribile,
come quello del giudizio particolare, pel suo ri
gore, ma lo sarà assai più perchè seguirà non più
in privato , in segreto come il rimo, ed a tu per
tu, come si dice comunemente, ma in presenza di
tutto il mondo , in maniera tale che i tuoi peccati ,
i tuoi demeriti anche i più segreti e vergognosi
saranno resi manifesti non già soltanto ad alcune
poche persone , locchè non lascierebbe già di es
serti ben dispiacevole , ma a tutti quanti i tuoi
conoscenti, i tuoi amici , i tuoi congiunti , a tutti
quanti i tuoi medesimi superiori e confessori, cui
forse ti sarai studiata in ogni modo di tenerli ce
lati finanche alle volte nello stesso tribunale di
penitenza, ed a costo di enorme sacrilegio : Tu
fecisti abscondite ( te ne avverte lo stesso futuro
Giudice) , tu fecisti abscondite; ego autem faciam
198
verbum istud in conspectu omnis Israel ; ostendam
gentibus nuditatem tuam , et regnis ignominiam
tuam . Ed oh l'intollerabile confusione che avrai
mai a provarne ! chi sarà mai capace , non dirò già
di adequatamente esprimerla , ma anche solo im
maginarla ?
Se presentemente che siamo qui in ben picciol
numero, massime in proporzion di quello che si
troverà presente all'universal giudizio, comparisse
per divina disposizione un celeste messaggiero, e
si facesse aа rinfacciar pubblicamente a qualcheduno
di noi i peccati più occulti e vergognosi , che potesse
per avventura aver commessi , Dio immortale !
quale non sarebbe la sua onta, la sua confusione,
massime se non ne avesse mai dato verun sospet
to, e godesse comunemente la più grande stima di
probità e di riservatezza ! Sarebbe forse tale la
sua onta , la sua confusione da farlo venir meno ,
da farlo cadere in grave deliquio. Chi potrà mai
dunque , lo ripeto, non dirò già esprimere , ma
anche solo immaginare l'onta, la confusione di
chi trovandosi colpevole di tali mancanienti, se li
sentirà nel giorno dell'universal giudizio rinfac
ciare dal divin Giudice, non già alla presenza di
sole poche persone , come qui siamo, ma alla pre
senza di tutto il mondo e di quelle persone me
desime, cui gli stava più a cuore che rimanessero
occulte ?
Oh quanto mai dunque anche per questo ri
guardo si deve temere il futuro divin giudizio , e
quanta precauzione usar dovremo per rendercelo
men penoso e sfavorevole, per rendercelo anzi in
tieramente propizio !
Quello però che debbe accrescere ancora il no
199
'stro timore e mettervi il colmo , si è la qualità
della sentenza che proferir si dovrà in questo par
ticolar giudizio , e che costituisce il terzo punto
che ci siamo proposto a meditare.
Se si trattasse cioè solamente d'una sentenza di
poco rilievo, oppure di una sentenza che ammet
tesse appellazione , o revisione , o riparazione , o di
cui almeno vi fosse luogo a sperare di poterne
eludere l'esecuzione o con protezioni , o con danari ,
o con la fuga, o con alcun altro mezzo , ovvero
ottener se ne potesse almeno la sospensione, o
qualche mitigazione considerabile, eh ! via, qua
lunque esser dovesse il giudice destinato a far il
processo, ed a proferir la medesima sentenza, e
per quanto esser potesse rigoroso il processo me
desimo , non vi sarebbe a temerne cotanto , e scu
sabili esser potremmo ancora in qualche modo ,
fossimo meno spaventati e meno diligenti a procu
rare di prepararvici a dovere . Ma va ella forse
nel divisato modo la cosa? Ah ben diversamente ,
ben diversamente !
La sentenza di cui si tratta, come abbiamo già
considerato ieri mattina, non può essere di mag
gior rilievo , poichè deve decidere per noi o di
un'eternità di godimenti, di felicità ineffabile in
seno a Dio nel cielo , o di un'eternità di supplizi ,
di patimenti orribili , inesplicabili in mezzo ai de
moni nell'inferno; e deve deciderne non solamente
per l'anima, che si troverà allora presente al giu
dizio e che subirà tosto la sua sorte , purgandosi
però prima , ove d'uopo , nella prigione del purga
torio, ma deve deciderne eziandio pel corpo , al
lorquando sarà a nuova vita risuscitato , giacchè
1

a decisione che si darà allora nel giudizio uni


200
versale, non potrà essere sostanzialmente diversa
da quella che si sarà data nel giudizio particolare
Questa sentenza inoltre non può essere più de.
cisiva e perentoria , mentre non ammette nè ap
pellazione, nè revisione , nè riparazione di sorta
alcuna , nè in alcuna anche menoma parte , ed è
del tutto irreparabile : Si ceciderit lignum ( già
l'abbiamo sentito dall'oracolo infallibile del Van
gelo) , si ceciderit lignum ad austrum , aut ad aqui
lonem , ibi erit, ibi erit! Non ne può essere ezian
dio ee in alcuna maniera ne delusa, nè impedita ,
nè sospesa anche per poco la esecuzione, nè miti
gata in verun modo ; e non sarannovi nè prieghi ,
nè protezioni , nè scuse , nè pretesti , nè astuzie ,
nè altri mezzi , che valgano anche per poco contro
di essa , nè in quel punto, nè per tutta quanta la
futura eternità . L'infelice Gionata condannato a
morte dal padre per aver gustato un po ' di miele
contro il di lui divieto , ebbe nella mediazione del
popolo uno scampo ; Assalonne condannato a non
più veder la faccia del padre , potè per mezzo di
Gioabbo far rivocare il decreto ; Susanna colpita
omai di capitale sentenza, rinvenne un Daniello
che ne la sottrasse . Ma non cosi sarà di noi , se la
fatal sentenza avremo dal divin Giudice : sarà
dessa tutt'affatto irreparabile ed irrimediabile .
Questa è finalmente una sentenza che , come
considerammo di già , ci vuole pochissimo per
averla contraria, bastando per ciò un solo mor
tale peccato che ci portiamo con noi davanti al
supremo Giudice . Ed è una sentenza che può
aver luogo assai più presto di quel che ci pen
siamo, anzi ad ogni istante della nostra vita,
potendo ad ogni istante della nostra vita sor :
201
prenderci la morte , cui seguirà tosto senza ritardo
alcuno il processo e la sentenza medesima .
Oh sentenza dunque veramente formidabile, e
che dovrebbe essere mai sempre presente al nostro
spirito ! Oh giudizio veramente terribile e per la
qualità del Giudice, e per la qualità del processo,
e per la qualità eziandio della sentenza ! Che me
raviglia per ciò che lo temessero tanto i santi
tutti , e specialmente quelli che vi ho accennati fin
da principio, onde prorompevano in quelle escla
mazioni che vi ho riferite ? Che non dovrebbe es
sere di noi ? Ma si haec in viridi (dirò coll'evange
lica frase di Gesù Cristo medesimo), in arido quid
fiet ? Se tremavano cioè a questo pensiero quelle
piante verdeggianti e fruttifere d'ogni sorta di
virtů , que'robusti cedri del Libano , che sfidar po
tevano l'impeto dei più scatenati aquiloni , come
non dovremo tremarne noi fragili canne aride ed
infruttuose, e pieghevoli ad ogni spirar di tenue
venticello ? Si haec in viridi, in arido quid fiet ?
Temiamo dunque e tremiamo, non già però per
7

perderci di coraggio, per darci in braccio ad una


funesta disperazione , che ci renderebbe maggior
mente colpevoli , e ci darebbe per conseguenzamag
>

gior motivo di temere e di tremare , ma sibbene


per prendere mentre ne siamo ancora in tempo le
necessarie precauzioni , affinchè possiamo avere non
contraria, ma favorevole la mentovata sentenza,
facendo immantinenti e pel restante della nostra
vita (ecco la principale risoluzione che dobbiamo
prendere) quello che vorremmo aver fatto in qua
lunque momento avessimo da presentarci a questo
tremendo giudicio . Assestiamo per conseguenza
immediatamente a dovere le partite dell'anima no.
202
stra ,9 ove ne abbiamo bisogno, onde assicurarci
per quanto si può il perdono delle passate nostre
colpe ; riform amo tutto quello che abbisogna in
noi di riforma ; e per riguardo all'avvenire imi
tiamo la prudente condotta del santo Giobbe .
Si protesta egli che per timore del divin giu
dizio e della condanna che in esso poteva avve
nirgli , viveva in grandissima apprensione, epper
ciò in grandissima vigilanza riguardo a tutte
quante le sue azioni si esterne che interne , onde
guardarsi ben bene che niuna gliene sfuggisse,
che potesse essere meritevole di condanna nel di
vin giudizio : Verebar omnia opera mea , sciens quo /
non parceres delinquenti. Facciamo anche noi lo
stesso, e prima di acconsentire a qualunque siasi
desiderio , compiacenza , o pensiero, prima di con
cepire qualunque siasi attacco, prima di dire qua
lunque siasi parola , prima di fare qualunque siasi
azione, riflettiamo ben bene se non potrà esserci
d'impaccio nel divin giudizio , se non potrà essere
meritevole di condanna ; ed in caso affermativo ,
asteniamocene assolutamente . Se faremo cosi ( ci
dice l'apostolo san Paolo ) giudicandoci da noi
medesimi preventivamente , non saremo giudi
cati , ossia condannati dal divin Giudice : Si nos
metipsos dijudicaremus , non utique judicaremur .
7

Risolviamo dunque sinceramente di farlo, e fac


ciamolo .
Guardiamoci eziandio ben bene dai peccati di
ommissione . Qualunque volta ci occorre nell'adem
pimento dei nostri doveri e nella pratica delle virtù
proprie del nostro stato e delle opere buone alcun
chè di difficile e ripugnante al nostro mal inteso
amor proprio, alcunché di rincrescevole , diciamoci
203
con san Bernardo : Hinc mihi gehenna, inde corona
paratur : et inter hanc et illam otiari lubet, nu
gari delectat ? Mi trovo frammezzo a due intermi
nabili eternità, felicissima l'una , ed infelicissima
l'altra; l'una delle quali ha da toccarmi immanca
bilmente nel divin giudizio, immediatamente dopo
la mia morte ; e non posso evitar la seconda , e
conseguir la prima , se non adempio esattamente
7

i miei doveri , se non attendo alla pratica delle


virtù , all'esercizio delle opere buone ; e avrò dun
que il coraggio di essere negligente , tiepido , ae -
cidioso ? Amerò meglio di perdere oziosamente il
tempo , o di occuparmi in tutt'altro che nelle
mentovate cose ? Mi lascierò vincere dal rincresci
mento , dalle difficoltà, dalla ripugnanza? Ah no ,
non fia mai vero che per qualunque difficoltà, e
ripugnanza, e rincrescimento che io incontri, tra
lasciar voglia di compiere esattamente i miei do
veri , di praticar le virtù e le opere buone che si
addicono al mio stato , e mi voglia metter a ri
schio di avere nel futuro divin giudizio una sfa
vorevole sentenza .
Se praticheremo veramente ed immediatamente
queste diverse cose , che sono appunto le princi
pali precauzioni a prendersi coerentemente alle
meditate verità , non solamente avremo la bella
sorte di evitare la fatal sentenza di dannazione in
quel tremendo giorno , ma anche nel tempo della
vita medesima non avremo occasione di cotanto
temerla , e potremo vivere aa questo riguardo con
una certa quale tranquillità . Facciamolo dunque
immancabilmente .
Si , o mio Gesů, cosi risolvo ee cosi farò tantosto,
mediante però il vostro santo divino aiuto . Come
204

mai infatti, o mio buon Dio , come mai potrei io


ancora frapporre qualche ritardo ad una tale riso
luzione, e ad una tale esecuzione, senza essere per
una parte ingratissimo a quei lumi che mi avete
dati nel decorso di questa santa meditazione , dei
quali vi rendo distinte grazie e professar vi debbo
sincera riconoscenza , e senza essere nello stesso
tempo sommamente spensierato per riguardo a me
medesimo , potendo voi chiamarmi ben presto a
questo vostro sindacato? Siccome dunque non debbo
essere nè l'uno nè l'altro, cosi nol voglio essere :
risolvo perciò (lo ripeto) quanto sopra, e mi met
terò immediatamente all'opera . Deh voi dunque,
o mio divin Redentore e mio futuro Giudice ,
senza di cui nulla posso e nulla mai farò di bene ,
per quella vostra misericordia che usate ancora
presentemente anche coi più gran peccatori , e che
è quell'attributo che vi compiacete maggiormente
ad esercitare, e pei meriti della vostraPassione e
della vostra morte, aiutatemi costantemente colla
vostra grazia a compiere le mie risoluz o ii , le mie
>

promesse, affinchè in quel tremendo giorno delle


vostre giuste vendette io non abbia ad andar
perduto : Recordare, Jesu pie, quod sum causa tuae
viae, ne me perdas illa die. E siccome i miei pas
sati mancamenti già mi hanno reso meritevole
cotanto della sentenza di riprovazione, deh prima
che giunga per me quel giorno fatale, anzi fin
d'ora datemene un intiero generoso perdono, ossia
datemi grazia di farne una condegna penitenza :
J ste judex ultionis, donum fac remissionis, ante
diem rationis. Maria santissima , Santi miei pro
tettori ed avvocati , Santi e Sante tutte del para- .
diso , che non avete avuto da temere questo formi
205
dabile giudizio, deh abbiate pietà di me , che ho
tanto motivo di temerlo , ed impegnatevi ad ot
tenermi da Dio le domandate grazie, affinchè possa
io poi aver favorevole la sentenza, e andarvi ad
esser compagno nell'eterna felicità, di cui voi già
siete fortunatamente al possesso : Sancta Maria
et omnes Sancti, etc.
MEDITAZIONE XI.

SULL' INFERNO

Quell
uell' amaro calice delle divine vendette , che
veduto già fu in ispirito dal reale Salmista desti
nato per giusta bevanda agli ostinati peccatori,
sebbene in questa vita medesima a sorsi a sorsi
già gustar loro lo faccia Iddio, e con quei crudeli
rimorsi che a quando a quando loro suscita in
seno , e con quši temporali castighi che talvolta
loro manda, onde viene ad avverarsi il detto del
l'Apostolo : Tribulatio et angustia in omnem ani
mam operantis malum ; non vuotasi però mai in
questo mondo per essi sino all'ultima feccia : Fex
ejus non est exinanita. Ah questa feccia, amaris
sima feccia, é loro riservata per la futura vita

nel baratro orrendo dell'inferno ! Oh allora si che


tutto spiegherà Iddio contro i meschini il ri
gore di sua giustizia ! Allora sì che tutta sino al
l'ultima goccia farà loro tracannare siffatta disgu
stosissima feccia !
Facciamoci dunque, venerabili fratelli, faccia
moci a considerare questo terribile novissimo ,
meritevole veramente di tutta la più seria nostra
considerazione , onde prendere in tempo le neces
sarie precauzioni per evitarlo. Scendiamo cioè ,
come dice un santo padre, scendiamo coi nostri
207
pensieri , colle nostre riflessioni nell'inferno, men
tre siamo tuttora in vita , ed in situazione per con
seguenza di preservarcene, affinchè non abbiamo
a scendervi realmente al punto della morte , quando
non avremo più mezzo alcuno onde scamparne :
Descendamus in infernum viventes, ne descendamus
morientes ,
Ed oh se potessimo veramente farci una giusta
ed adequata idea di quelle pene che si soffrono in
siffatto orrendo baratro, non vi sarebbe dubbio
che prenderemmo tutte quante le mentovate pre
cauzioni per preservarcene , e ce ne preserveremmo
realmente .
Nell'impossibilità però in cui siamo di farcene
una tale idea , meditiamo almeno ciò che ci dice
di esse san Bonaventura , che sono cioè di un'acer
bità intollerabile e senza pari : Acerbitate into
lerabiles : primo punto ; di una durazione intermi
nabile e senza posa : Duratione interminabiles :
secondo punto ; e per meditarli entrambi a dovere ,
premettiamo la solita preparazione .
Eterno Iddio , alla cui presenza mi riconosco
e che riverentemente adoro, quanto più costretto
io sono ad esclamare col Profeta : Quis novit po
testatem irae tuae, et prae timore tuo iram tuam
dinumerare ? tanto più io debbo temere l'inferno ,
ed ho tanto maggior bisogno di ricorrere a voi ,
acciocchè mi accordiate la grazia che questo ti
more sia cosi salutare ed efficace, che mi porti a
prender tantosto le necessarie misure per ischi
„varlo. Deh voi dunque , senza di cui nulla posso ,
diradate, vi prego, le tenebre della mia mente ,
rischiarate il mio intelletto, affinché possa pene
trare ben addentro nella meditazione dei due pro
208
postimi punti , ed ammollite quindi siffattamente
il mio cuore, che venga a provarne la più salutare
impressione, che mi spinga a ricavarne il mento
vato frutto .
Io me lo sono meritato già tante volte questo
inferno colle gravi moltiplicate mie colpe ; sono
perciò indegno che voi mi aiutiate ancora a te
merlo ed a schivarlo ; ma giacchè per tratto spe
ciale di vostra bontà non mi ci avete ancora con
dannato , come io meritava, spero che vorrete an
cora concedermi la prefata grazia, tanto più che
delle sopra dette mie colpe me ne pento sincera
mente e sommamente , e ve ne domando umilmente
1

perdono , e ripongo tutta la mia confidenza nei


meriti di Gesù Cristo .
Vergine santissima, Angelo mio Custode, Santi
miei protettori ed avvocati , Santi e Sante tutte
del paradiso, che desiderate senza dubbio ardente
mente che io mi preservi da siffatta infelicissima
sorte, come ve ne siete preservati voi , deh aiuta
temi colla vostra intercessione ad ottenere da Dio
una si importante grazia. Sancta Maria , Dei Ge
nitrix Virgo, intercede pro nobis; omnes Sancti et
Sanctae Dei, etc.

Siccome, al dir dei santi Padri e specialmente di


sant'Agostino, e per dettame eziandio della stessa
ragion naturale , ogni peccato deve necessaria
mente essere o scancellato coi rigori di una vera
penitenza, o punito da Dio con proporzionati ca
stighi : Peccata , sive parva , sivemagna , impunita
esse non possunt, quia aut ab homine poenitente,
aut a Deo judicanté plectentur ; e siccome non
havvi in questo mondo pena alcuna, nè aggregatu
209
di pene che valga a punire condegnamente il pec
cato mortale , come quello che è di una malizia in
qualche modo infinita, ne viene per necessaria con
seguenza (checchè ne vadano dicendo in contrario
i libertini e miscredenti) che non solamente una
futura vita vi esista, in cui si riservi Iddio a dare
ai peccatori impenitenti le meritate pene , ma che
inoltre sieno queste appunto di una gravezza , di
un' acerbità intollerabile senza pari : Acerbitate
intolerabilès. E guai appunto , esclama l’Emis
seno , guai a coloro che di queste verità quasi
quasi sen ridono e si espongono a doverle provare
pria di crederle : Vae qui haec metuenda nimis,
ridenda putant! vae quibus prius haec expienda
quam credenda !
Parlando diffatti la santa Scrittura delle pene
che toccar ci dovranno nell'altro mondo, se non
avremo fatta in questo una condegna penitenza ,
e volendocene dare in poche parole una spaven
tosa idea , ci avverte di riflettere che cadremo
non già nelle mani degli uoinini, ma nelle mani
di un Dio : Si non egerimus poenitentiam , incide
mus in manus Domini, et non in manus hominum ,
sarem cioè puniti non già con pene umane, che
inventar si possano ed infliggere dall'umana giu
stizia anche la più irritata , o dall' umana bar
barie anche la più spietata , ma con pene so
vraumane , con pene che inventar si possono ed
1
infliggere dalla sola infinita terribil giustizia di
un Dio sapientissimo ed onnipotente , di un Dio
nelle di cui mani , giusta l'enfatico detto del
l'Apostolo, ėè orrenda cosa il cadere : Horrendum
est incidere in manus Dei viventis ; d'un Dio che
e colå
puniscREBA UDENGO
nonEsercizi.
più da padre affettuoso , come
Vol . ll .
210
in questo mondo , ma da giudice severo , inesora
bile; d'un Dio che ha stabilito a bella posta
l'inferno per castigo degli ostinati impenitenti
peccatori , e che si protesta di voler radunare sovra
di essi i più gran mali , e tutto sfogar su d'essi
il meritato rigor di sua giustizia : Congregabo
super eos mala , et sagittas meas complebo in eis ;
d'un Dio , la cui potenza che è infinita, punisce
colà i reprobi in prodigiose , ma verissime guise :
Quae damnatos punit est infinita Dei potentia , quod
facit miris, sed veris modis. Sono pene per conse
guenza , che non hanno colle pene di questo
mondo alcuna sorta di proporzione , di paragone ;
pene , in una parola , di un'acerbitá intollerabile,
e senza pari , acerbitate intolerabiles.. Si non
egerimus, etc.
Si portati pure dunque, anima mia , se ti piace,
coll'affannoso tuo pensiero , là nel campo di Ba .
bilonia a rimirare quella crudel fornace fatta
accendere a sette doppi del solito pei giovinetti
Ebrei dall'orgoglioso Nabucco. Dio I che vampe,
che ardori , che fiamme! Aggiungi ancora se vuoi
a questo cosi spaventoso spettacolo ,, aggiungi
quanto puoi comprendere ed immaginarti com
preso sotto quelle enfatiche espressioni , con cui
dibozzano in qualche modo i sacri scrittori un si
penoso carcere, chiamandolo antonomasticamente
terram tenebrosam et opertam mortis caligine ; ter
ram miseriae, ubi nullus ordo, sed sempiternus hor
ror inhabitat ; locum tormentorum ; dicendoci che
ibi erit fletus, et stridor dentium ; et erit pro suavi
odore foetor ; occurrent daemonia onocentauris. Ag
giungi , se cosi ti aggrada , la desolante descri
zione che ci fa S. Luca delle pene del ricco Epu
211
Ione; aggiungi , se il vuoi , aggiungi ancora quanto
di penoso , di crudele provar si può, o ideare su
questa terra : cieli ! che lugubre spettacolo ! che
spaventosa prospettiva ! che orribil quadro ! Ep
pure non è questa ancora ( ti dice S. Giovanni
Grisostomo), non è questa ancora la vera idea
7

anzi neppur l'ombra dell'inferno : Pone ignem ,


ferrum , bestias, et si quid his difficilius , attamen non
nisi umbra sunt ad illa tormenta ; poichè alla fin
fine tutti i tormenti che provare e idear si pos
sono su questa terra , non sono che tormenti u
mani , tormenti naturali , e quelli dell'inferno
9

sono sovraumani , sovrannaturali : Incidemus in


1

manus Domini , et non in manus hominum . E sic


come (soggiunge il già citato Padre), siccome giu
sta la dichiarazione dell'Apostolo S. Paolo, nulla
si può vedere, nè sentire, nè immaginare su que
sta terra di eguale alla felicità del paradiso, nè
che dar ce ne possa un'adequata idea ; cosi nulla
nè vedere, nè sentire, nè immaginar si può , che
paragonar si possa colle pene dell'inferno, o dar
cene una competente idea :: Nec oculus vidit, nec
auris audivit (cosi il mentovato Santo , rispetto
all'inferno, imitando le espressioni dell'Apostolo
rispetto al paradiso) , nec oculus vidit , nec auris
audivit , nec in cor hominis ascendit , quae praepa
ravit Deus offendentibus se.
Ma Dio immortale ! se anche le sole pene di
questo mondo che provare , od imaginar si pos
sono , son pure cosi formidabili che bastano anche
solo talune di esse a riempir di orrore e di rac
capriccio -al sol pensarvi , che sarà mai (interroga
S. Gerolamo) , che sarà mai delle pene dell'in
ferno, che non hanno con quelle di questo mondo
212

alcun paragone , e che sono come un ampio ri


dondante torrente in confronto di una goccia? Si
tanta est stilla, quid, quid erit torrens ?
Aggiunger dovremmo qui ancora la conside
razione della pena del danno , come la chiamano
le scuole , della privazione cioè della beatifica vi
sione di Dio , pena che da alcuni dei santi Padri
vien detta assai più acerba di quella del senso .
Ma siccome alla nostra materialità, per dir cosi,
mentre siamo in questa vita , in cui l'anima ė
9

ingombra dai sensi 7, non può siffatta considera


zione farci quella viva impressione che pur do .
vrebbe, ed altronde bastar già deve la sola pena
del senso a darci una spaventosa idea di quel
baratro orrendo, non fa d'uopo d'arrestarvici, e
vi faremo soltanto qualche passeggiero riflesso
nel secondo punto .
Quand' anche anzi tutto quanto il male del
l'inferno in altro non consistesse che nella sola
pena del nostro ordinario natural fuoco , oh Dio !
quis habitare poterit ex nobis, interroga il profeta
Isaia , quis habitare poterit ex nobis cum igne de
vorante ? Incapaci quasi siamo di tenere senza in
dicibile spasimo per pochi istanti un solo dito
sulla fiammella di languida lampana: come sarà
possibile di resistere interamente immersi in uno
stagno di fuoco il più ardente ed il più pene
trante che immaginar si possa ? Se anzi il -solo
riverbero di un vivo fuoco basta alle volte a ren
dercisi intollerabile, che non sarà del fuoco me
desimo? Si tanta est stilla, quid erit torrens ? Quis
habitare poterit ex nobis cum igne devorante ? Ah
che quand'anche non si trattasse che di doverlo
213
soffrire per brevissimo tempo , il solo pensarvi
bastar dovrebbe a farci inorridire !
E che fia poi dunque , o mio Dio , l'aver a sof
frire per tutta quanta l'eternità non solo la pena
del fuoco , e fuoco nostro ordinario e naturale ,
ma pene di un'acerbità assai maggiore , di una
acerbità, come abbiamo considerato, intollerabile,
acerbitate intolerabiles , perchè pene sovrumane ,
e che non hanno colle pene di questo mondo pro
porzione alcuna ? Oh spaventoso punto ! oh tre
mendo pensiero ! oh disgrazia che non ha simile !
Eppure egli è cosi , o anima mia ! Ella è questa
la proprietà formidabile delle pene infernali, che
non siano solamente di un ' acerbitá intollerabile
e senza pari , ma altresi d'una durazione inter
minabile e senza posa ! duratione interminabiles.
Siccome cioè la volontà di un peccatore morto
in grave colpa non muterassi mai più in eterno,
e far non potrà mai più una penitenza meritoria
dei suoi falli, onde ottenerne da Dio il perdono,
anzi sarà mai sempre ed in eterno a Dio avversa ;
cosi la punirà pur anche Iddio in eterno , e non
Jascierà la sua infinita inesorabil giustizia un
momento solo di punirla con tutta quella acer
bità di pene, che proporzionate siano alla gravità
e moltitudine dei suoi peccati .
Passeranno dunque , passeranno e giorni ed
anni e secoli , ma non conteranno mai nulla per
noi, se la disgrazia avremo di precipitar nell'in
ferno (perdonatemi, venerabili fratelli, faccio una
supposizione che sembrerà forse a taluno ingiu
riosa , e che spero non avrà luogo ; ma appunto
affinchè non abbia luogo giova il farla e medi
tarla seriamente , essendo assai più profittevole
214
il meditar l'inferno relativamente a noi , che il
meditarlo solo relativamente agli altri ) . Finirà
il mondo , finirà il tempo , ma non finiranno le
nostre pene ; ripasseranno in seguito , giusta il
nostro modo d' intendere , centinaia e migliaia
1

e milioni di secoli, quante sono le stelle del cielo,


le goccie d' acqua nel mare , i granelli d ' arena
sulla terra ; ma non passeranno mai non mai
finiranno i nostri tormenti . Anzi non avremo

mai fra dessi un momento solo di refrigerio, di


posa , d'interruzione . Saranno sempre istessi i
demonii , sempre istesse le catene , sempre istesse
le fiamme , sempre istessa la nostra lontananza
>

da Dio , sempre istessa la situazione , sempre i


stesse insomma le pene : Procul a paradisi patria
exilati (cosi lagrimando S. Bernardo) cruciabimur
in gehenna perpetua , numquam lucem visuri, num
quam refrigerium adepturi, per millia millium an
norum cruciandi, nec umquam liberandi ; ubi qui
torquet numquam fatigatur , et qui torquetur num
quam moritur.
Oh Dio ! che triste pensiero , ma pur salutare
mi viene mai in mente ! Fingiamo che condan
nati noi fossimo a starcene , non dirò già pel
corso intiero del nostro vivere, ma solamente per
alcuni anni continui , in un morbido letto, anche
senza veruna penosa malattia, senza alcun grave
dolore , ma senza uscirne mai , neppur un mo
mento , e senza muoverci punto dal sito ; oh cieli !
che crudel tormento >
che destino insoffribile ci
parrebbe questo mai ! Tant' è : i divertimenti
medesimi anche i più geniali , se sono prolungati
indiscretamente , non solamente annoiano , ma si
>

rendono insopportabili. Ecchè fia poi dunque mai


215

l'essere condannati a giacere non già in morbido


letto, ma in un mare di fuoco, e fuoco , con cui
quello di questo mondo non ha paragone ; non
già senza verun grave dolore , ma in balia a do
lori sovrumani , e più fieri di tutti i dolori che
possano provarsi ed immaginarsi su questa terra ;
e non già per pochi anni soltanto , ma per tutta
quanta la interminabile eternità , e senza verur
refrigērio, senza veruna posa, senza verun favo
revole cambiamento , senza veruna sorta di mi
tigazione, senza neppure un pietoso Lazzaro che
venga ad apportare all'arroventata lingua il me
schino refrigerio d'un solo dito intinto nell'ac
qua. Quis, quis habitare poterit ex nobis cum igne
devorante , et cum ardoribus sempiternis ? cum ar
doribus sempiternis !
Spinti mai sempre e tormentati dal più vivo
ardente desiderio della felicità del paradiso, senza
poterne gustare neppur un apice , e per conse
guenza in uno stato continuo, nè mai interrotto
di inesplicabile violenza la più penosa che im
maginar si possa ; oppressi e penetrati dalla più
rabbiosa disperazione ; straziati e spasimanti so
vrumanamente in tutto quanto il nostro essere ,
invocheremo continuamente la morte , ma la morte
spietata fuggirà mai sempre da noi : Desidera
bunt mori, et mors fugiet ab eis ; chiederemo pietà
al cielo coi più amari singhiozzi , ma inflessibile
Iddio alle nostre voci ed alle nostre lagrime ,
perchè passato per noi il tempo delle sue mise
ricordie , rinnoverà di continuo sovra di noi la
fatal protesta di volerci puniti in eterno: Adhuc
inebriabo gladium meum in sanguine eorum , et non
miserebor in aeternum , in aeternum ! domanderemo
216
compassione ai demonii , ma fedeli essi al divin
comando di trattarci ognora secondo i nostri me
riti : Quantum glorificavit se , et in deliciis fuit, tan .
tum date illi tormentum , et luctum , pro mensura
delicti erit et plagarum modus ; e sordi perciò alle
nostre domande, inesorabili alle nostre preghiere ,
andranno anzi animandosi vicendevolmente al fu
rore contro di noi : Deus dereliquit eum : venite,
comprehendite, persequimini, e come già una volta
i Filistei coll'infelice Sansone , andrannosi ancor
beffando della nostra disgrazia .
Sempre adunque lontani da Dio , sempre esuli
dalla beata patria del cielo , sempre divorati dal
l'ardente di lei brama , sempre segregati da ogni
bene , da ogni piacere , da ogni soddisfazione di
questo mondo , sempre coi demonii , sempre nel
fuoco , sempre nei tormenti , costretti saremo in
ciascun punto a soffrire spasimi più acerbi della
morte senza la morte istessa ; ogni momento dei
nostri tormenti sarà più che bastante a dar fine
alla nostra vita , ma questa vita non avrà mai
fine : Fit miseris mors sine morte, et finis sine fine,
quia mors semper vivit, et finis semper incipit ; vi
vremo di continuo senza vivere , e morremo di
continuo senza morire ; vivremo di continuo per
patire , e patiremo di continuo per non mai mo
rire : Numguam viventes , numquam mortui , sed
sine fine morientes , ut mors adsit ad supplicium ,
et desit ad finem ; sic enim ignis ibi consumit, ut
semper reservet ; sic tormenta aguntur, ut semper
renoventur; sic semper morientur, ut semper vivant ;
et sic semper vivent, ut semper moriantur. Cosi il
santo Abate di Chiaravalle (Medit. pag. 180). Oh
217
eternità spaventosa veramente e tremenda ! Ab
guai a noi , se mai ci avvenisse di cadervi !
Ma e che ci vuole per cadervi ? ci vuole egli
molto ? Santa adorabile fede ! un solo peccato
mortale, lo sappiamo pur tutti , e lo insegniamo
agli altri , e l'abbiamo già considerato in una
delle precedenti meditazioni , un sol peccato mor
tale che non siasi scancellato con verace peni
tenza . E questo peccato che cosa è poi mai ? qual
felicità ci reca ? qual vantaggio ? l'acquisto forse
di un principato , di un regno ? la felicità com
piuta di tutta la presente vita ? Ah che quan
d'ancbe così fosse , non dovremmo tuttavia aver
cuore di commetterlo , a fronte del pericolo di una
eternità cosi sgraziata , poichè alla fin fine, come
ci dice il nostro divin Maestro, quid prodest ho
mini si mundum universum lucretur , animae vero
suae detrimentum patiatur ? ant quam dabit homo
commutationem pro anima sua ? Ma in realtà , il
peccato altro non è che un piacer momentaneo ,
e di breve durata , una soddisfazione passeggiera
e fugace, un vantaggio da nulla : momentaneum ,
momentaneum quod delectat. E quale stoltezza
dunque, esclama S. Gerolamo, quale pazzia per
un momentaneo diletto , per cose così da poco ,
volersi comprare quasi a viva forza un'eternità
di tormenti intollerabili e senza pari ! Heu quanta
insania , exiguis et brevi tempore duraturis deliciis,
aeternos emere cruciatus ! Deh , se non temiamo,
e non abbiamo in orrore il mortal peccato per se
stesso, temiamo almeno (egli è di S. Agostino
l'avvertimento e la conclusione ), temiamo almeno
l'inferno, dove conduce il peccato : Si non times
peccatum , time quo perducit peccatum . Un momento
218
solo , e qualunque momento , in cui abbiamo la
temerità di commettere un mortal peccato , o di
ritenercelo indolentemente sulla coscienza , può
decidere di questa funestissima sorte ; dunque
neppur un momento solo regni in noi il peccato .
Fuvvi già nei tempi antichi un certo giovane
per nome Dositeo , di ricca e ragguardevole con
dizione , ma di null'altro istrutto e sollecito che
dei mondani passatempi ; il quale andando un
giorno a caccia con alcuni suoi compagni per
luoghi alpestri e deserti , s'imbatte casualmente
in un vecchio romitaggio , che rinchiudeva alcuni
divoti solitari , e sulle di cui esteriori pareti era
dipinto grossolanamente l'inferno . Alla vista di
questa pittura interrogò Dositeo i suoi compagni
che cosa dessa rappresentasse . Uno di essi men
vizioso e più istrutto degli altri , e massime di
Dositeo , si fece ad ispiegargliene il significato,
ed esporgli le principali cose che dell'inferno in
segna la fede. Tutto sorpreso ed atterrito da
questa esposizione Dositeo : Posso io , gli disse , an
che cadervi in questo abisso di fuoco e di miserie?
Ah mio caro , gli rispose il compagno , non sola
mente potete cadervi , ma se continuate a vivere
come finora avete fatto, vi cadrete senza fallo. E
questi solitarii , replicò Dositeo , possono cadervi
anch'essi ? Si certo, rispose il compagno, si certo ,
che il possono; ma sono molto meno in pericolo , e
se vivono secondo la loro regola , non vi cadranno
sicuramente , anzi saran felici per tutta quanta
l'eternità . Com'è cosi , soggiunge Dositeo , torna
tevene pur voi altri a casa se volete ; ma io vo
>

glio restarmene qui con questi religiosi, per esser


più sicuro di non aver a cadere in si tremendo
213
abisso . Ebbero bel dirgli i suoi compagni tutto
ciò che seppero per distoglierlo, ma furono vane
le loro parole ; anzi si affrettò di presentarsi a
quei monaci }, c tanto instò che venne fra dessi
ritirato .
E non sarà desso dunque bastante per riguardo
a noi il timor dell'inferno, à farci almeno schi .
var a qualunque costo il peccato ? E se la vista
sola d'una grossolana pittura in brevi accenti
spiegata potè far prendere allo spensierato Do
siteo una risoluzione si eroica , non potrà dessa
la seria meditazione di un tal novissimo far pren
dere a noi almen quella di non voler peccare mai
più, e di volerci togliere dalla coscienza il pec
cato qualora sgraziatamente lo avessimo, per non
esporci al pericolo di un tanto male ?
Non è solo però pel timore delle pene e pel
pericolo di poterne essere la sgraziata vittima
che la meditazione dell'inferno deve portarci ad
abborrire e schivar il peccato , ma altresi per la
spaventosa idea che debb’essa darci dell'intrinseca
di lui malizia .
E qual cosa infatti , o anima mia , sarà più
capace di questa meditazione a dimostrarti evi
dentemente e sensibilmente quanto gran male sia
in se stesso il peccato mortale , e quanto meri
tevole per conseguenza di tutto il tuo odio , dit
tutto il tuo abborrimento ? Se egli infatti non
fosse veramente un gran male, un male superiore
1

a qualunque altro, un male in qualche modo in


finito, Iddio, che è la giustizia medesima per es
senza , lo punirebbe egli nell'inferno con tanto ri
gore , come abbiamo considerato
Se non che vi ha di peggio ancora , o anima
220
mia . L'inferno, che abbiamo sinora meditato, non
è, per dir cosi , che l'inferno più mite, men pe
1

noso ,។ l'inferno che toccar deve ad ogni pecca


tore impenitente, anche a quelli che non hanno
avuta la bella sorte di entrar nel grembo della
vera Chiesa ; ma non è già ancora tutto l'inferno
di noi cattolici , e tanto più di noi ecclesiastici ,
se la mala sorte avremo di morire impenitenti .
Ah per voi in tale caso vi sarà un inferno ben
più terribile ! Oltre che difatti i tormenti stessi
che abbiamo meditati , saranno per noi più acerbi ,
più intensi , per causa della maggior nostra in
gratitudine e malizia nel peccare , saravvi in modo
speciale quel verme immortale , di cui parla il
profeta Isaia , ed il Vangelo medesimo : Vermis
eorum non morietur, e che al dir di S. Agostino
può chiamarsi con ragione il tormento dei tor
menti .
Ogni dannato anche infedele, dice S. Gregorio
il Grande , non potrà a meno di riconoscere in sė
stesso e nella sua malizia, ossia nella sua tras
curatezza ad aprir gli occhi alla luce della ve
rità , o nell'andarne in traccia , o per lo meno
nel colpevole suo acciecamento , e nella volonta
ria trasgressione da lui fatta della legge natu
rale che aveva scolpita nel cuore, la causa della
sua dannazione , e non potrà in conseguenza a
meno di sentirsi nell'inferno i rimproveri di sua
coscienza , che sono appunto quel verme di cui
ci parlano i citati sacri scrittori ; ma quanto mi
nori saranno stati i lumi sovrannaturali che avrà
ricevuti pendente il corso della sua vita, quanto
minori le grazie, quanto minori , in una parola,
i mezzi di salute , tanto minore pur anche e
21
tanto men tormentoso sarà per esso il suo verme
divoratore . Ma per noi cristiani, per noi cattolici ,
figli di predilezione , destinati in modo speciale
al conseguimento del regno eterno , filii regni ;
per noi ecclesiastici specialmente, per noi genus
electum , regale sacerdotium , per noi che ebbimo
tanti lumi e tante grazie singolarmente a prefe
renza degli altri fedeli , per noi che la divina
Bontà aveva a bella posta segregati e separati
dal restante del popolo , affinché fossimo intiera
mente suoi : Separavi ros a caeteris , ut essetis
>

mei; per noi, ai quali più che ad ogni altro avrà


ragion di dire Iddio : Quid debui ultra facere vi
neae meae, et non feci? per noi che ad ogni costo,
dirò cosi, voleva egli salvi , anzi ci aveva desti
nati a salvar gli altri , ah ! per noi qual ram
marico inesprimibile, qual crudele rimorso , qual
rabbiosa disperazione di esserci voluti indolente
mente dannare per cose da nulla , per soddisfa
zioni passeggiere ed incapaci di pienamente con
tentarci , e di sentirci mai sempre dalla nostra
coscienza quell' amarissimo rimprovero : Perditio
tua ex te, perditio tua ex te ! Oh noi insensati ,
andremo perciò gridando ognora con urli da di
sperato , senza mai poterci dar pace , oh noi in
sensati , che non abbiam voluto conoscere il tempo
delle divine misericordie , il tempo della salute ,
ossia non abbiamo voluto profittarne , e per sola
nostra malizia , per sola nostra perversità ed osti
nazione , abbiamo operata la nostra eterna perdi
zione ! Ci siamo stancati a calcar le vie insidiose
e traditrici dell'iniquità , non potendo giammai
>

con essa procurarci una vera contentezza , non pro


2

vandone anzi per lo più che del disgusto, dell'in


222
quietudine , del rimorso, ed intanto abbiamo di
menticata ee trasandata quella strada della salute ,
che senza tante difficoltà e con maggior conten .
tezza del nostro cuore avremmo potuta battere, e
che ci avrebbe condotti alla vera felicità : Lassati
sumus in via iniquitatis et perditionis, et ambi
lavimus vias difficiles : viam autem Domini ignora
vimus !
Ah se avessimo solamente fatto tanto per l'a
nima e per Dio, come abbiamo fatto pel corpo, per
le passioni , pel moudo , pel demonio, saremmo salvi ,
saremmo felici, saremmo contenti ; e per nostra
trascuratezza, per nostra ostinazione ci siamo per
duti . Poteva egli far di più per poi Iddio , e per
la nostra salvezza , di quel che ha fatto ? Oh quanti
altri con minori lumi , con minor abbondanza di
7

grazie , di mezzi di salute , si sono salvati ! e noi ?


Ah per noi tutto fu vano , tutto fu indarno... Ab
biamo lasciato passare inutilmente per noi il tempo
della spirituale raccolta, il tempo della penitenza,
il tempo delle buone opere, il tempo dei meriti ,
epperciò invece di salvarci , ci siamo miseramente
dannati, e lo saremo per sempre : Transiit messis,
finita est aestas, et nos salvati non sumus . Ah ci
fossimo un po' solamente prevalsi a dovere di quei
santi giorni di spirituali esercizi , a cui ciche
condusse
erano
la divina misericordia nel tal anno ,
giorni di grazia, giorni di misericordia, giorni di
salute, saremmo forse salvi ; ma poichè ne abu
sammo , passandoli indolentemente, e senza farne
quel frutto che voleva da noi Iddio , e che era ne
cessario pel bene della nostr'anima , per dar sesto
ai ostri spirituali interessi , siamo qui ridotti a.
223
dover penare in eterno : Transiit messis, finita est
aestas , et nos salvati non sumus !
Che cosa si furono mai, e qual felicità ci procu
rarono quei miserabili piaceri, quelle passeggiere
soddisfazioni, quelle fallaci ricchezze , quelle fu
gaci vanità , quelle cose tutte, cui andammo per
dutamente dietro , e che la sola causa sono di que
sta nostra dannazione ? Quid profuit nobis superbia ,
aut divitiarum jactantia quid contulit nobis ? Tutto
è passato come un'ombra , come un fumo , come
un nulla , senza darci una vera contentezza , e
nient'altro più ce ne rimane che la desolante ri
membranza , l'amaro rincrescimento, la pungente
spina , e quest'intollerabile eterna pena a portarne ,
che ci strazia e ci consuma , senza mai finirci :
Transierunt omnia illa tamquam umbra ... et nos
in malignitate nostra consumpti sumus. Ah male .
detti piaceri , maledette soddisfazioni, maledette
passioni , o piuttosto maledetta nostra cecità , ma
ledetta nostra malizia , maledetta nostra ostina
zione , che a fronte di tanti lumi , di tante grazie ,
di tanti Sacramenti, di tanti stimoli al bene , di
tanti aiuti , ci trattenne nella strada dell'iniquità ,
ci rovind, ci perdette ! Abbiamo operata forse la
salute di tanti altri col nostro ministero , e non
abbiamo saputo , o piuttosto non ci siamo curati
di operar la nostra ; anzi coll'abuso che abbiamo
fatto del nostro ministero medesimo abbiamo ag .
gravata maggiormente la nostra rovina .
Ah non avessimo almeno mai ricevuto alcun
lume speciale , alcuna special grazia , alcun parti .
colar mezzo di salute ! Non ne avessimo anzi mai
ricevuto alcuno ! ... Non fossimo giammai entrati
nė nel santuario , nè nel grembo di santa Chiesa ...
224
non fosse mai morto per noi Gesù Cristo , non avesse
giammai sparsa per noi una goccia sola di sangue,
che non saremmo si spietatamente tormentati ,
minori sarebber le nostre pene,minore il rimorso !...
Ah maledetta redenzione , maledetta Chiesa , ma
ledetta fede , maledetta grazia , maledetto Cri ...
> 9

Ohimé ! gelo d'orrore , e continuar più non posso


a rammentare le orrende bestemmie che ogni dan
nato cristiano ,, e tanto più ogni dannato ecclesia
stico, dall'immortal verme crudelissimo di sua
coscienza furiosamente agitato , vomiterà contro
quant' havvi di più rispettabile, ed augusto , e sa

lutare nell'ordine sovrannaturale , nel mistero della


Redenzione , e contro il Redentore medesimo .
Tutto di orror ripieno forz' è che io ritiri da quel
tremendo baratro lo sbigottito mio pensiero , e ri
volgendolo a me stesso , e riflettendo le quante
volte mi sono io già spensieratamente posto sul
l'orlo del medesimo gemente ai piedi vostri mi
getti, o mio grande Iddio.
Ed oh se voi (vi dica) , se voi colla grande vostra
misericordia preservato non mi aveste,se mi aveste
trattato secondo i miei meriti , già sarei presente
mente vittima di quelle orrende pene , già sarei
in quella magion del pianto e dell'orror sempiterno
a disperarmi e maledirvi : Nisi quia tu, Domine,
adjuvisti me , paulo minus in inferno habitasset
anima mea . Ah siate le mille volte benedetto e
ringraziato , o mio buon Dio ! questa vostra sola
>

misericordia si merita tutta la mia riconoscenza ,


tutta la corrispondenza del mio amore ... Ma sarò
io almeno cosi saggio in avvenire da professarvela
veramente con tutta costanza , e da non mettermi
>

mai più volontariamente sull'orlo di si formidabile


223
abisso ? Io lo propongo sinceramente , ma senza il
vostro aiuto nol farò. Deh voi dunque accettate
non solo questi attuali miei sentimenti, ma con
fermateli, avvalorateli , rendeteli efficaci ;; stabilite
siffattamente nel bene la mia volontà , che mai più
mi renda meritevole dei vostri eterni castighi .
Castigatemi , vi dirò con S. Agostino , castigatemi
in questo mondo quanto a voi piace, e in pena delle
passate mie colpe , ed in esercizio di virtù, ed ac
crescimento di meriti ; ma per pietà preservatemi
dai castighi infernali : Hic ure, hic seca, hic non
parcas, modo in aeternum parcas. Preces meae non
sunt dignae, sed tu bonus fac benigne, ne perenni
cremer igne.
Maria santissima , Madre di grazia , Madre di mi
sericordia , flammis ne urar succensus, per te Virgo
9

bim defensus, in die judicii. Ed a questo fine sin


d'ora in un coll' Angelo mio Custode , coi Santi
del cielo , e specialmente con quelli che mi sono
protettori , ringraziate non solo per me Iddio dei
lumi e delle grazie che mi ha accordate nel corso
di questa santa meditazione, e dei sentimenti sa
lutari che mi ha ispirati , ma ottenetemene dal
1

medesimo l'accettazione, la conferma e la stabilità .


Cosi sia. Sancta Maria etc.

15
REDAUDENCO - Isercizi . Vol . ! I
MEDITAZIONE XII.

SUL PARADISO

Da quell'orrendo abisso dimiserie e ditormenti


che è destinato per sempiterno carcere agli infe
lici reprobi , ed in cui pur troppo noi medesimi
abbiamo già le tante volte meritato di essere
precipitati; da quello spaventoso infernal baratro
che abbiamo precedentemente meditato , a più
giocondo oggetto rivolgiamo presentemente le
nostre considerazioni , all'oggetto anzi il più gio
condo, il più consolante che esista , voglio dire ,
come ben comprendete , alla fortunata felicissima
regione del paracliso.
Ma come fia egli mai che valevoli siamo a
formarci di questa beatissima regione una com
petente idea , che corrisponda in qualche modo
alla sua realtà ? Se abbiamo dovuto riconoscere
la nostra insufficienza per riguardo ai tormenti
dell' inferno , non dovremo eziandio riconoscerla
per riguardo alle delizie del paradiso , avvegna
chè , avvezzi come siamo in questa valle di la
+

grime assai più ai patimenti , che ai godimenti,


più facil cosa ci sia il farci idea di quelli , che
di questi ? E se lo stesso apostolo S. Paolo , che
aveva avuto la bella sorte di esser rapito sin
colassù a goderne per qualche istante un piccolo
saggio , trovar non sepne colori sufficienti ner
227

delinearne un adequato quadro, nè dirne cosa al


cuna che corrispondesse anche imperfettamente alla
realtà , che cosa potremo mai immaginarne noi ,
i quali non solamente non abbiamo avuto la
pnedesima fortunata sorte che ebbe questo santo
Apostolo , ma che cosi lontani siamo eziandio
dalla sua perspicacia ?
Ecchè dunque ? dovremo noi prescindere da
questa meditazione ? e dopo di aver meilitato
rin argomento cosi formidabile , come si è l' in
9

ferno, tuttochè superiore anch'esso ad ogni no


stra espressione ed immaginazione , trattandosi
poi di un argomento cosi consolante , come si è
1

il paradiso , dovremo lasciar di meditarlo per la


difficoltà di concepirlo e di farcene anzi anche
solamente una qualche competente iilea ? Ah no ,
chè conveniente non sarebbe . Procuriamo dun
que di meditarne almeno quel tanto che possiamo,
per conoscerne in qualche modo la preziosità , e
oncepirne una somma stima ed un ardentissimo
desiderio. Riandiamo a questo fine e meditiamo
tre principali cenni, dirò cosi , o indizii che ce
ne danno le sacre Scritture , ed imploriamo con
ispecial fervore la divina assistenza.
Eterno Iddio , alla di cui presenza mai sempre
sono, e che umilmente adoro, giacchè mi avete
creato pel paradiso , e volete assolutamente che
'io faccia tutti gli sforzi, tutti i sacrifizi per ar
1

rivarvi , deh ! per la vostra misericordia non


ostante tutti i miei demeriti , tutta la mia inde
gnità , che riconosco e confesso, ma sinceramente
detesto, fatemi conoscere di quel beato mio de
stino siffattamente la preziosità ,che sinceramente
e vivamente me ne innamori , e spinto da un ar
226
dentissimo desiderio di conseguirlo , non siavi
appunto sacrificio alcuno , nè sforzo che io non
faccia per conseguirlo. Mio divin Redentore , che
credo e adoro realmente presente in questo au
gustissimo Sacramento , e che come canta la vo
stra Chiesa , vinto lo strale di morte ci avete
aperto questo celeste regno , devicto mortis aculeo
aperuisti credentibus regna coelorum , per quel san
gue preziosissimo che a tal fine versaste , della
medesima grazia umilmente vi scongiuro. Ver
gine SS . , e voi tutti beati comprensori, che già
1

siete al possesso di questa ineffabile felicità , e


che , come a nostra consolazione lasciò già scritto
uno di voi , quanto siete sicuri della vostra beata
immortalità , altrettanto siete desiderosi e solle
citi della nostra , deh aiutatemi anche voi a co
noscerne in questa santa meditazione siffatta
mente il pregio , che possa concepirne dal più al
meno quella medesima stima , desiderio e pre
mura che ne avevate voi mentre eravate su que
sta terra , e che corrisponda sufficientemente alla
mentovata sollecitudine che ne avete ancora per
me presentemente. Sancta Maria etc. Omnes Sancti
et Sanctae Dei etc.

Il primo principal cenno che ci danno le sacre


Scritture della felicità del paradiso, e che deve
cominciarcene a dare una grande idea , ed ispi.
rarcene un vivo desiderio, si è l'assicurarci che
esse fanno della perfetta esenzione che si godrà
colà da ogni sorta di male.
Se fossevi in questo mondo un clima , un paese
cosi privilegiato, che certi fossimo di non andar
colå sosgetti giammai , non dirò già a veruna
22:
soria di male, ma solamente a veruna infermità,
a veruna indisposizione , a verun malore corpo
1

rale , non ci parrebbe egli un tal clima , un tal


paese veramente fortunato, non lo avremmo noi
in gran conto , e non concepiremmo un vivo de
siderio di potervici stabilire , e non faremmo
perciò ogni possibile sforzo ? Che sarebbe poi , se
non solo da ogni malore corporale , ma altresi
da ogni altra miseria e tribolazione sicuri fos
simo di poter andar in esso esenti ? Non baste
rebbe ella questa sola esenzione a farcelo ripu
tare felicissimo , e meritevole di tutto il nostro
attaccamento e di tutta la più grande nostra
sollecitudine per procurarci in esso una stabile
permanenza ?
In questo mondo però inutile sarebbe e da
stolto lo sperarlo . Ma ciò che sperar non si può
quivi , esiste realmente e conseguir si può nel
l'altro mondo, ed è il bel paradiso .
Si , o anima mia , cola , ci dicono le sacre Scrit
ture , colà non solamente non più infermità , nė
indisposizioni di sorta alcuna , non più malori ,
nè doglie, nè incomodi corporali di veruna specie,
ma non più altro male qualunque , non più po
vertà , non più penurie , non più calamità , non
>

più disgrazie , non più necessità , non più biso


gni , non più tame, non più sete, non più caldo ,
non più freddo, non più inclemenza di stagioni :
Non esurient amplius, neque sitient , neque cadent
super illos sol, neque ullus aestus ; colà non più
guerre , non più stragi , non più risse , non più
alterchi, non più liti, non più dissensi , non più
rancori, non più inimicizie, non più invidie, non
più gelosie , non più tradimenti , non più frodi,
230
non più ingiustizie, non più oppressioni , non più
calunnie, non più persecuzioni , non più insidie ,
non più timori , non più afflizioni, non piu ge
>

miti , non più sospiri , non più lagrime , non più


malinconie , non più fastidi , non più male in
>

somma di sorta alcuna : Neque mors erit ultra ,


neque luctus , neque clamor , neque dolor. Iddio
medesimo anzi colla sua paterna amorevolissima
destra rasciugherà colà sulle nostre pupille quelle
lagrime che porteremo ancora da questa misera
valle del pianto e della mestizia : Absterget Deus
omnem lacrymam ab oculis eorum . Colà avremo
perfetta abbondanza senza noie , vere ricchezze
senza ansietà , veri onori senza brighe e senza
7

emoli , vera e perfetta scienza senza errori, vera


e perfetta robustezza senza difetti , perfetta sa
nità senza alterazione ; colà perfetta pace senza
disturbi , perfetta tranquillità senza conturba
>

zione , perfetta contentezza senza contrarietà , 1

perfetta gioia senza amarezza , perfetta sazietà


senza nausea . Pienamente appagati i nostri de
siderii , non si farà più luogo alla molestia di
ulteriori brame, nè questo appagamento ci verrà
mai a noia : Desiderium satietas . comitatur (cosi
S. Gregorio ), et satietas sine fastidio, quia satie
tas ex desiderio semper accenditur ; erit nobis de.
lectabiliter impressa sitis simul et satietas. La
felicità anche maggiore degli altri , lungi dall'in
crescerci, dal rattristarci, sarà anzi la nostra con
solazione , come la nostra quella degli altri ; la
felicità di ognuno sarà felicità di tutti , e la fe
licità di tutti , felicità di ognuno : Una erit cun
ctis laetitia . Finite allora le tentazioni, finiti gli
assalti dell'infernal nemico e delle passioni , fi.
231
niti gli inciampi , finiti i pericoli , non saravvi
più chi possa rapirci la nostra felicità , o chi
possa anche solo menomamente sminuirla o tur
barla , nè avremo più a questo riguardo alcun
timore : Gaudium vestrum nemo tollet a vobis .
Perfettissima insomma sarà la nostra felicità ,
senza miscuglio veruno di benchè menomo male.
Oh il paese fortunatissimo adunque ch ' egli è
mai il paradiso ! E quand' anche non consistesse
in altro di particolare il paradiso , o quand' an
che almeno null' altro ce ne dicessero le sacre
Scritture e la fede , non dovrebbe forse bastar
questo solo per farcene concepire la più grande
stima , il più vivo desiderio , e la più sollecita
premura di procurarcelo ? Oh gran che ! se , giu
sta l'osservazione di S. Agostino , si ha ordina
riamente tanta premura e si fa tanto per pro
curarsi su questa terra una vita un po' più sana ,
più comoda , o più tranquilla, e più lunga , non
dovrassi poi fare ogni sforzo per guadagnarsi il
paradiso , dove , se non altro , si godrà sicura
mente una vita scevra da ogni male per tutta
quanta l'eternità ? Si tanto labore agitur, ut ali
quanto plus et bene vivatur, quanto agendum est
ut semper et optime vivatur !
Il secondo cenno o indizio che ci danno le
sai ra Scritture della felicità del paradiso, e che
deve darcene una sempre più grandiosa idea , ed
accrescercene maggiormente la stima , il desiderio
e la premura, si è ciò che ci riferiscono seguito in
occasione della gloriosa Trasfigurazione di Gesù
Cristo sul monte Taborre . Ognun di noi sa che
lasciò egli in tale occasione trasparire in tutto il
suo corpo , e specialmente nella divota sua faccia
952
resasi risplendente come il sole , un leggiero bar
lume, dirò cosi , di quella gloria con cui beatifica
i Santi in paradiso ; e che a questa vista quei tre
discepoli che seco aveva, furono compresi da tanto
gaudio , da tanta sqavità di contentezza 1, che seb
bene fossero di lor natura grossolani , materiali ,
ed amanti delle terrene cose , e sebbene fossero
colà su di un alpestre disagiato monte, mancanti
non solo d'ogni comodità della vita , ma anche del
più stretto e preciso necessario , tuttavia a nulla

altro più pensando, di null'altro più curandosi, e


l'apiti , per dir cosi , come fuori di sè , avrebbero sta
bilita volontieri colà la loro dimora , e giunsero
perfino a farne per bocca di Pietro la formale
domanda .
Ora se un leggiero barlume , come diceva , una 1

piccola porzione della gloria, della felicità del pa


radiso bastó per fare una così viva , cosi dolce , 4

cosi gioconda impressione nell ' animo dei tre di


scepoli , da farli dimenticare ogni altra cosa , che
non farà poi egli mai , o anima mia , tutto intiero,
tutto insieme il paradiso , tutta la pienezza di
2

quella gloria ? Angelorum choris interesse сип


beatissimis spiritibus gloriae Conditoris assistere ,
incircumscriptum lumen videre, nullo mortis metu
affici, incorruptionis perpetuae munere laetari ! Che
impressione , che contentezza , che consolazione ,
រ ,

che gaudio , che diletto , che piacere , che delizia,


che soavità , che dolcezza non ti apporterà egli
mai , se avrai la bella sorte di entrarvi ! Si tanta
est stilla (torna pur qui anche ben a proposito la
già altra volta riferita frase di S. Gerolamo ) , quid,
quid er:: t torrens ? Oh come ne resterai soavemente
inebbriata , rapita , incantata ! Torrente voluptatis
‫ ܐ‬i:
potaberis , inebriaberis ab ubertate domus Dei. On
2

come un nulla ti parranno allora tutti i piaceri ,


tutte le soddisfazioni di questo mondo ! oh come
benedirai le mille volte quelle mortificazioni,quelle
penitenze, quelle buone opere, con cui ti sarai pro
curata una tanta gloria, una tanta felicità !
Il terzo principale cenno o indicio che ci danno
le sacre Scritture della ineffabile felicità del pa
radiso , e che dee finir di darcene la più grandiosa
idea , il più vivo desiderio , e la più sollecita pre
mura di meritarcela ,si è quella protesta che, come
accennai giả da principio , ci lasciò scritta l' apo -
stolo S. Paolo, non solamente di non trovare egli
medesimo colori sufficienti per abbozzarne un ade
quato quadro , tuttochè l'avesse già in qualche
modo rimirata, ma di non potersi trovar su questa
terra nè cosa che la rassomigli neppur in qualche
modo , nè lingua capace di esprimerla , nè mente
capace d'immaginarla : Nec oculus vidit, nec auris
audivit, nec in cor hominis ascendit quae praepara
vit Deus iis, qui diligunt illum .
Oh gran che ! anima mia . Vi sono pure state ,
e vi sono tuttora nel mondo delle cose si belle , si
deliziose , si níirabili aa vedersi , a sentirsi , a go
dersi , che innamorano , rapiscono , incantano e
>

rendono estatico di ammirazione e di diletto . Le


sole cose che ci riferisce la sacra Scrittura delle
magnificenze di un Salomone , di un Assuero e di
tanti altri monarchi potentissimi e rinomatissimi ,
riempiono tutto il mondo di stupore . E parlando
specialmente di quelle di Salomone, ci riferisce il
medesimo sacro testo che la regina Saba, accorsa
anch'essa fra innumerevoli altri gran persouaggi
a visitarlo, ne fu cosi sorpresa, cosi maravigliata,
23 1
che sebbene fosse ben copiosa anch'essa in ric
chezze ed in magnificenza , e venuta fosse alla
corte di Salomone multo cum comitatu, et divitiis,
et camelis portantibus aromata, et aurum infinitum
nimis , et gemmas pretiosas , tuttavia non sapeva
7

che dirsene per lo stupore , e ne era come incan.


tata : Non habebat ultra spiritum, e non potè trat
tenersi dall'esclamare : Non credebam narrantibus
mihi, donec ipsa veni, et vidi oculis meis, et probavi 1

quod media pars mihi nuntiata non fuerit ; e non


esitò di chiamar beati coloro ai quali era dato di
vivere continuamente in quella reggia, spettatori
mai sempre di quelle deliziose magnificenze: Beati
viri tui, et beatiservi tui, qui stant coram te semper.
Che non diremo poi di tante altre grandiosità , 1

magnificenze e delizie , che si videro, si sentirono ,


si ammirarono in tutte le altre parti del mondo
nel corso di tanti secoli dacchè esso esiste ? Che
non diremo di innumerevoli altre , che sebbene
non siensi giammai nè vedute , nè sentite , nè am
mirate , perchè non mai esistettero, si possono tat
tavia ideare dalla mente umana , che sebbene limi
tata e ristretta non lascia tuttavia di avere una
estensione grandissima e di poter immaginare
anche assai più di quello che abbia mai in realtà
esistito ?
Ma se dunque , giusta l' irrefragabile attesta
zione del santo Apostolo , le delizie tutte, le ma
gnificenze, le grandiosità non solo , che si videro
o si sentirono , oppure possono vedersi o sentirsi ,
ma neppur quelle che possono da mente umana
idearsi , non solamente non sono da paragonarsi
con quelle del paradiso, ma non possono nemmen
fornircene una competente idea : Nec oculus vidit
235
nec auris audivit etc. , che non dovremo dirne ? che
non dovremo pensarne? che concetto non dovremo
formarcene ? Si tanta tribuit in carcere ( sono pa
role di S. Agostino) , quanta dabit in patria ? Se
in questo mondo, che è il nostro esiglio, la nostra
prigione , vi esistono per divina disposizione cose
cosi belle , cosi stupende , che ci rendono , per dir
cosi estatici , che cosa non sarà di quelle che ci
tien preparate nella patria del paradiso , e che non
hanno con quelle di questo mondo proporzione al
cuna ? Si tanta tribuit in carcere , quanta dabit in
patria ? Quid dabit eis ( soggiunge anzi ancor di
più) , quos praedestinavit ad vitam, qui talia dedit
etiam eis, quos praedestinavit ad mortem ? (lib . 22
de Civ . Dei, c. 26) . Non è già che dobbiamo for
marci un'idea meramente materiale delle delizie
del paradiso , come quelle che ci abbiamo prece
dentemente rappresentate , ma dal gusto, dal pia
cere, dalla contentezza che apportano queste a chi
le rimira, le sente , le gode , argomentare il som :
mamente maggior gusto , piacere , contentezza che
apporteranno quelle a chi ne andrà al possesso .
Quale ineffabile ed inconcepibile maraviglia cioè ,
quale ineffabile ed inconcepibile sorpresa , quale
ineffabile ed inconcepibile gaudio , quale insomma
ineffabile ed inconcepibile felicità all'entrar e sog.
giornar che faremo ( seppure ne avremo la bella
sorte) in quella beata Reggia, e nel rimirare , nel
sentire e nel godere tanti oggetti per noi intiera
mente nuovi , straordinarii, sorprendenti, superiori
affatto ed immensamente ad ogni nostro passato
concetto ed immaginazione !
Allora quando il divin Redentore colla tauma
turga sua potenza diede la vista a quel cieco nato,
230 ;

di cui ci parla il Vangelo , e che avea già passata


nella penosa sua cecità una notabil parte della sua
vita , Dio immortale ! chi sarà mai capace di espri
mere , anzi solo di idearsi la sorpresa e la consola
zione che avrà provata quel fortunato cieco , nel
vedersi tutt' affatto improvvisamente circondato
da tanti bellissimi e sorprendentissimi oggetti che
presenta questo mondo , e di cui fino allora non
aveva avuto ancora la benchè menoma idea , o per
lo meno non l'aveva avuta che scarsissima , imper
fettissima ? nel rimirare primieramente la splen
dida luce del giorno, e quindi i sontuosi palagi, le
maestose fabbriche, le eminenti torri , il magnifico
tempio , le grandiosità tutte di quella città di Ge
rusalemme , in cui si ritrovava ? nel rimirare il
raggiante sole , l'azzurro cielo , le fiammeggianti
stelle, l'argentea luna , le verdeggianti campagne ,
i vaghi giardini, gli ameni colli , le ubertose valli,
i variopinti fiori , le fronzute ombrose piante , le
9

svariate frutta, le varie specie d'animali , le lim


pide acque , il risplendente fuoco , i lucenti me
talli , le magnifiche produzioni della natura e delle
varie arti , e tutto insomma il bello , il delizioso
che se gli presentava dinanzi ? Debolissima im
magine però , o anima mia , di quella sorpresa e

di quell' ebbrezza di consolazione che proverai tu


un giorno, se la bella sorte avrai di entrare nella
santa Sionne, al rimirare questa straordinaria città
tutta , come si esprime l'Estatico di Patmos, di oro
purissimo e di preziosissime rilucentissime gemme
costrutta, e di perpetua luce mai sempre sfolgo
rante ; al rimirare ed al godere tante cose , di cui
non avrai avůta giammai ancora idea alcuna , 0
non l'avrai avuta che scarsissima, imperfettissima;
257
e superiori tutte immensamente ad ogni creata
bellezza, ad ogni terrena magnificenza. Oh allora
si che avrai veramente occasione di esclamare
estatica assai più che non la sovracitata regina
Saba : Video quod media pars mihi nuntiata non
fuerit.
Siccome però la consolazione forse più ineffabile
e più viva che abbia provata il cieco del Vangelo
sarà stata quella di rimirare i suoi simili , cioè gli
altri uomini , e specialmente i suoi concittadini , i
suoi precedenti amici , i suoi congiunti , e più di
tutti i suoi genitori , e di goderne la consolante
vista, che non poteva a meno di rendergliene più
grata la compagnia ; cosi oh quale sarà mai spe
cialmente il nostro gaudio , giunti in paradiso , al
riveder, come ci giova sperare, tanti antichi nostri
compatrioti , conoscenti, amici , congiunti , di cui
>

avremo forse con tante lacrime deplorata la per


dita , e sopratutto poi i medesimi nostri genitori !
Tutti questi, dice S. Cipriano, che già sono al pos
sesso della loro beata immortālità, e che sono gran
demente desiderosi della nostra , ci aspettano con
una santa ansietà ; ed oh qual contento sarà per
essi e per noi il rivederci , il riabbracciarci ee l'aver
i vivere insieme tutti felici per una interminabile
eternità ! Magnus illic charorum numerus nos exspe
ctat : parentum , fratrum , propinquorum copiosa
turba desiderat, jam de sua immortalitate secura ,
et adhuc de nostra salute sollicita : ad horum con
spectum, atque complexum venire , quanta et illis ,
et nobis in communi laetitia est ! Chi potrà ridire
inoltre lo special giubilo che proveremo al vedere
la splendida gloria , ed al godere la dolce compa
gnia di tanti milioni di Angeli e di Santi , che
230

fulgebunt sicut sol in conspectu Dei , e particolar.


mente dël nostro buon Angelo Custode, che si diè
tante sollecitudini per noi nel tempo della nostra
vita ; dei nostri Santi protettori ed avvocati, che
hanno fatto e fanno continuamente tanto per noi ,
senza che abbiamo giammai avuta l'avventurosa
sorte di conoscerli ; di quei nostri superiori, par
rochi, confessori ed altri, che oltre di aver santi
ficato sè stessi , avranno contribuito in maniera
speciale alla nostra santificazione , e verso di cui
per conseguenza ci sentiremo animati dalla più
viva ed affettuosa riconoscenza ; di quei nostri
penitenti ed altri , che mercè le nostre spirituali
sollecitudini per la loro anima , avranno avuto la
bella sorte di salvarsi , e che ci ricolmeranno per
conseguenza di benedizioni e di ringraziamenti :
Consociari Angelorum, et Archangelorum coetibus;
Thronis etiam , et Dominationibus, Principatibus et
Potestatibus, omniumque supernarum Virtutum con
tuberniis perfrui,et intueri agmina Sanctorum splen.
didius sideribus micantia . Chi ridir potrà tanto più
il singolarissimo giubilo che ci inonderà il seno
nel giungere ai dolci amplessi della nostra aman
tissima Madre Maria Vergine, ammantata essa sola
di maggior gloria , come ci attestano i santi Padri ,
di quella di tutti insieme gli Angeli ed i Santi ,
alla cui intercessione ed assistenza ci riconosce
remo specialmente debitori della nostra salute , e
che dopo di aver amata da figli affezionati e divoti
in vita, ci sentiremo spinti ad amarla allora ancor
più ardentemente , conoscendone maggiormente il
merito;; al vedere l'umanità santissima di Gesù
Cristo alla destra del divin Padre , tramandante
dalle sacratissime sue piaghe, sorgenti per noi una
239
volta di benedizioni e di grazie , i più fulgidi raggi
di splendentissima consolante luce ; al vedere mas
simamente il nostro amantissimo ed amabilissimo
Padre Iddio, e vederlo , come dice l'Apostolo, non
più in enigma ed in figura , come in questa vita ,
ma faccia a faccia : Videmus nunc per speculum , et
in enigmate, tunc antem facie ail faciem ; anzi ve
derlo finanche presso a poco com'egli ė: Videbimus
eiem sicuti est ; e vedere in lui non solamente tutto
quello che nell'ordine naturale potremo desiderar
di vedere e di conoscere , e anche i più secreti e
reconditi arcani della natura medesima ; ma ezian.
dio , per quanto convenir possa alla nostra perfetta
felicità, i più misteriosi arcani della stessa Divi
nità : Divina videbunt quando de Deo pleni erunt ;
vedere inoltre in Dio il complesso , il cumulo , la
riunione, l'aggregato d'ogni beltà , d'ogni perfe
zione, d'ogni amabilità, d'ogni bene , d'ogni feli
cità ; e vedendo Iddio , amarlo con un amore ineffa
bile, con un amor soavissimo , con un amor conso
lantissimo , con un amor beatificante : Ecce quod
erit in fine (cosi S. Agostino), videbimus et amabi
mus; e non solo vederlo ed amarlo , ma possederlo
e goderlo : Videbimus ad voluntatem (cosi S. Ber
nardo) , habebimus ad voluptatem , fruemur ad jie
cunditatem ; e possedendolo e godendolo, posseder
e godere con esso ed in esso ogni sorta di bene ,
ogni sorta di felicità ai nostri meriti proporzionata ,
e naufragare in un mar di gioia e di contentezza,
sino ad averne non solamente il cuor ripieno e
dilatato, giusta quelle parole d'Isaia : Tunc vides,
et affluet, et mirabitur, et dilatabitur cor tuum ; ma
da provar pienamente compiuta quella evangelica
promessa : Mensuram bonam , et confertam , et coa
210
gitatam , et supereffuentem dabunt in sinum vestrum .
E vedendolo , amandolo, possedendolo e godendolo ,
cssere siffattamente glorificati , beatificati , rapiti
ed assorti in Dio medesimo , da divenir quasi ad
esso lui conformi: Scimus quoniam cum apparuerit,
similes ei erimus ; anzi quasi con lui una stessa
cosa : Revelata facie gloriam Dei speculantes, in
eamdem imaginem transformabimur a claritate in
claritatem .
Ed alla sola considerazione di siffatte cose , che
pur altro non sono del paradiso se non un leg
gierissimo adombramento , non dovrai , o anima
mia , compresa sentirti e penetrata dal più vivo di
lui desiderio , e dalla più gran premura di procu -
7

rartene ad ogni costo il consegnimento ? Ah che


quand'anche mille morti al giorno, dice S. Gio .
vanni Grisostomo, soffrir si dovessero per tale og.
getto ,7 anzi perfino le pene stesse acerbissime del
l'inferno per qualche tempo , esitar non si dovrebbe
a soffrirle !
Ma no , che non fa d'uopo di tanto. Il nostro
supremo padrone Iddio, pieno di discrezione e di
bontà, si contenta per darci il paradiso , e per es
sere egli medesimo la nostra mercede , si contenta
di assai più poco . Non pretende ( ben lo sappiamo,
e lo insegniamo anzi agli altri) , non pretende se
non che ci guardiamo mai sempre dal gravemente
offenderlo, e mortifichiamo perciò a tempo e luogo
i sentimenti del nostro corpo , e le potenze della
nostra anima ; che lo amiamo lui sopra ogni cosa
ed il prossimo come noi medesimi per amur suo ;
e che perciò ci adoperiamo con vero zelo a promuo
vere la di lui gloria e la salute delle anime ; che
facciamo ogni cosa per piacere a lui ; cose tutte
241
che oltre di non esser per sè medesime cotanto
difficili e penose , come ce le rappresentan le nostre
passioni , ci vengono rese facili e soavi dalla sua
grazia , e ci procurano eziandio la contentezza di
questa vita , ossia quella pace e tranquillità di co
scienza che al dir dell'Apostolo exsuperat omnem
sensum . E ricuseremo noi dunque di eseguirle ?
Non vedeste voi mai , ci dice l'apostolo S. Paolo,
di coloro che nelle pubbliche lotte , nelle pubbliche
corse desiderano di guadagnare il premio ? Oh
quanto mai si affaticano per questo fine ! oh come
si astengono anche preventivamente da tutto ciò
che possa renderli meno atti a conseguirlo ! Omnis
qui in agone contendit , ab omnibus se abstinet. Ma
che cosa è poi mai quel premio per cui cotanto si
adoprano ? null'altro che un po' di onore, di glo
ria, di ricompensa mondana, caduca, passeggiera :
Illi quidem ut corruptibilem coronam accipiant. Noi
dunque , cui è destinata una corona , una gloria ,
> 1

una ricompensa ineffabile , immarcescibile ed e.


terna, oh con quanto maggior premura dovremmo
affaticarci e praticar quanto fa d'uopo per conse
guirla ! Illi quidem ut corruptibilem coronam acci
piant, nos vero incorruptam . Sic currite, ut com
prehendatis. E non sarebbe una vera pazzia can
giar la gloria ineffabile del paradiso , od anche
solamente comprometterla , ossia metterci al peri
colo di perderla, per alcune soddisfazioni misera
bili di questa vita ? Quid prodest homini (rifletti
di nuovo un po' ben bene, o anima mia, questa
gran sentenza di Gesù Cristo che fece tanta im
pressione nell'anima di S. Francesco Saverio , e di
altri Santi) , quid prodest homini, si mundum uni
REBAUDENGO · Esercizi , Vol. I. 16
1
!

242
versum lucretur រ, animae vero suae detrimentum
patiatur ?
Il celebre Tommaso Moro , cancelliere d'Inghil
terra al tempo del troppo noto Arrigo VIII, fatto
da questi imprigionare , ee minacciato di morte per
la sua invitta costanza nell'opporsi alle inique di
lui intraprese , sentendosi un giorno rappresentar
dalla moglie i grandi temporali vantaggi che gli
venivano promessi dal re medesimo , se indotto si
fosse a compiacerlo , a secondarlo : Per quanto
tempo , le disse , per quanto tempo credi tu che
>

potremo noi godere ancora di questi gran vantag


gi ? – E non siamo ancor vecchi , gli rispose la
moglie , possiamo ben sperare di goderne ancora
almeno almeno per una ventina d'anni... Per
una ventina d'anni, replicò allora Tommaso , per
una ventina d'anni ? Oltre che questo è tutt'affatto
incerto , e potremmo forse non goderne nemmeno
una ventina di giorni, vorresti tu che per una
ventina d'anni di onori , di prosperità , di comodi
di questo mondo, al rischio mi esponga di perdere
una eternità di godimenti ineffabili, quali sono
quelli del paradiso ? Ah non posso , non debbo ,
.

non voglio . E cosi perseverò costante nel suo at


taccamento alla religione , alla virtù, e soffri non
solamente la prigionia, ma la morte medesima.
Questi , o anima mia , sono i sentimenti che
dovresti tu pure avere ogni qualunque volta si
tratta di commettere qualche peccato . Come ? dir
dovresti con invitta fermezza , come ? per un pia
cere momentaneo , per una vanità 9, per una mali
gnità , per un impegno , per un puntiglio , per un
capriccio , per un po' di roba di questo mondo, per
un vile interesse , per secondare la mia accidia 7,
2/13
la mia negligenza , o che so io di simile, mettermi
a rischio di perdere per sempre ia felicità del pa
radiso ? Commesso questo peccato , potrebbe sor.
prendermi improvvisamente la morte , senza veruno
scampo, senza più darmi verun tempo di penitenza,
e sarebbe per conseguenza in tal caso perduta per
me la suddetta felicità, anzi incorrerei infallante
mente la dannazione eterna . Ah non fia mai vero
adunque che io acconsenta al peccato , non fia mai
vero che .....
Ma quand' anche non si trattasse di perderla
siffatta felicità , il solo diminuircela non sarà ella
cosa da guardarcene sommamente ? Mi spiego .
Ella è cosa di fede che quanto più lungamente ,
più esattamente e più fervorosamente servito a
vremo il nostro supremo Padrone , e quanto mag
giore in conseguenza sarà il capitale di meriti che
ci saremo fatti , tanto maggiore sarà per noi la
gloria e felicità del paradiso , e quanto più all'op
posto noi saremo tardi , o trascurati , o tiepidi nel
divin servizio , e minori saranno i nostri meriti ,
tanto minore sarà la suddetta gloria e felicità ,
onde non dubitò l'Apostolo di lasciar scritto che
sicut stella a stella differt in claritate, ita erit et
resurrectio mortuorum . Ora una felicità cosi grande
com'è quella del paradiso , e felicità specialmente
che deve durar in eterno, non meriterassi ella tutta
la nostra premura di conseguirla quanto maggior
si possa ? Ah sovveniamoci, venerabili fratelli, di
quelle notissime parole di S. Pietro d'Alcantara :
Ofelix poenitentia , quae mihi talem ac tantam
promeruit gloriam ! ee di quest'altre ancor più au
torevoli dell ' Apostolo : Non sunt condignae pas
siones hujus temporis ad futuram gloriam, quae re
244
velabitur in nobis ; quod nunc est momentaneum et
leve nostrae tribulationis, aeternum gloriae pondus
operatur in coelis. Epperciò facciamoci animo, e
non intralasciamo giammai un momento di ado
perarci non solamente per conseguire il paradiso,
ma per conseguirlo quanto maggiore, ossia quanto
più felice si possa . Non lasciamoci sfuggir occa
sione di aumentarci i meriti, per aumentarci la
ricompensa. Procuriamo sopratutto di conservarci
mai sempre in istato di grazia, e di operar tutto
per quel fine sovrannaturale che ci viene racco
mandato dall' Apostolo : Omnia in gloriam Dei
facite, che sono appunto le due condizioni prin
cipali che si richieggono per meritare. Viviamo
insomma in maniera che dir si possa di noi : Dies
pleni inveniuntur in ,
eis, e piena pur anche e com
piuta sarà in tal caso la mercede.
Quam dilecta tabernacula tua, Domine virtutum !
Concupiscit, et deficit anima mea in atria tua, Do
mine. Conosco , o mio Dio , anche da quel poco
>

che ho saputo meditarne mercè i vostri lumi , di


cui vi ringrazio, quanto siano mai amabili i vo
stri tabernacoli, e quanta sia la beatitudine che
yoi in essi diffondete , e di cui anzi riempite ed
inebbriate i vostri eletti . Desidero perciò arden
temente di avervi una volta l'accesso : Concupi
scit etc .; anzi non solo di avervi l'accesso , ma
>

eziandio di salire in essi ad un alto grado di


gloria ; ma siccome al dir del vostro gran servo
S. Gregorio , ad magna premia perveniri non potest
nisi per magnos labores , risolvo fermamente di
voler intraprendere fin d'ora quel più diligente
tenore di vita che è necessario ad un tal fine, di
voler essere per conseguenza più amante della
245

preghiera , della meditazione , delle letture spiri


tuali , della vostra santa parola, dello studio con
veniente al mio stato ; di voler essere più esatto ,
più attento , più divoto , più fervoroso nella re
citazione del divino ufficio , nella celebrazione
della santa Messa , nel ricevere e nell' ammini
strare i santi Sacramenti , e nell'adempimento dei
miei doveri ; di voler essere più mortificato , più
mansueto, più paziente , più distaccato dalle cose
di questo mondo , più zelante del vostro santo
onore; e della salute de’miei prossimi , ed anche
per quanto mi sarà possibile dei temporali loro
bisogni ; di voler insomma abbondare maggior
mente nelle opere buone .
Ma che posso io mai senza il vostro divino
aiuto ? Nulla affatto . Deh voi dunque che mi
avete ispirato queste buone risoluzioni, datemi
grazia di poterle costantemente eseguire .
Vergine 'santissima, Angelo mio Custode, Santi
miei protettori ed avvocati , Santi e Sante tutte
del paradiso ,che desiderate non solamente la mia
salvezza , ma* la mia maggior gloria e felicità ,
porgetemi anche ad un tal fine pel restante della
mia vita il sussidio della vostra assistenza ,e della
vostra possentissima intercessione. Sancta Maria
et omnes Sancti etc.
MEDITAZIONE XIII.

SULLA PASSIONE DI GESU' CRISTO

Non
on più alcuni punti soltanto io vi propongo a
meditare, venerabili fratelli, ma un intiero libro,
quel libro cioè di vita , che giusta l'espressione del
l'estatico di Patmos scriptus est intus et foris ; di
dentro a caratteri della più viva ed ardente cari
tå, fuori a caratteri d'umiliazioni , di patimenti ,
di sangue; quel libro della di cui sola scienza si
curava e si gloriava l'Apostolo ; quel libro per
imparare e meditare il quale , secondo l'attesta
zione del serafico d'Assisi , non è neppur bastante
tutta la vita, tanti sono i documenti che contiene ,
tante le lezioni che ci dà , tanti gli affettuosi sen
>

timenti che è destinato ad ispirare ; quel libro di


cui ci dice san Bernardo : Numquam ab animo tuo
recedat , hic sit tibi cibus , et potus , desiderium
tuum , meditatio tua, oratio, et contemplatio tua;
quel libro che solo , ad esclusione di qualunque
altro , ci verrå posto nelle mani in occasione della
nostra agonia , seppure potremo ancora averne
la bella sorte ; voglio dire, come già ben com
prendete, il Divin Crocifisso.
Si, questo , ossia la storia delle principali umi .
liazioni , de' principali patimenti e della dolorosa
ed ignominiosa sua morte , si è quella che io vengo
2 :7
a presentare per tema, per soggetto delle nostre
serie considerazioni. Oh quí si one abbiamo da me
ditare, da imparare , da profittare. Qui si che
7

sentirci dobbiamo le più salutari impressioni, e


provare i più vantaggiosi divoti affetti, ed impa
rare specialmente le più importanti lezioni di cri
stiana morale ee di virtù ! Da qui si , in una parola,
ricavar possiamo ogni sorta di speciale vantag
gio ! Non vi è divozione più atta a santificare
un'anima, dice san Bonaventura , che la medita
1

zione della Passione di Gesú Cristo ; onde soggiun


ge : Si vis proficere , quotidie mediteris Domini
passionem . Ed il santo Liguori non dubita di af
fermare che la divozione alla Passione di Gesù
Cristo è la divozione di tutte le divozioni la più
utile , la più tenera e la più cara a Dio .
Intraprendiamo dunque a fare questa medita
zione.Ma siccome possibile non sarebbe, senza per
derne la maggior parte del profitto, di tutta scor
rerla in una sola volta, anzi moltissime ve ne vor
rebbero, dividiamola almeno in due , e cominciamo
in questa sera a scorrere cogli attenti nostri pen
sieri quella orrenda dolorosa notte , che precedette
il fatal giorno della crocifissione e della morte ,
facendo poi di questo giorno il soggetto della me
ditazione susseguente.
Ma come fia egli mai , o mio buon Gesù , che ,
stupido , direi quasi , ed insensibile come io sono
ordinariamente per tutto ciò che supera la sfera
de' miei sensi e non tende al contentamento dei
medesimi, come fia egli mai che possa far questa
meditazione con quella chiarezza di mente e con
quella sensibilità di cuore , che è necessaria per
ricavarne un copioso frutto, se voi che il soggetto
240
siete della medesima, non mi favorite dell'abbon
danza dei vostri lumi e dei vostri aiuti ? Nulla
saravvi per certo che mi colpisca salutarmente e
mi commova. Deh adunque da questo sacro taber
nacolo, in cui realmente presente vi credo e vi
adoro, diradate, ve ne scongiuro, le tenebre della
mia mente , illuminate il mio intelletto ed ammol.
lite la durezza del mio cuore , affinchè penetrando
cogli spirituali miei sguardi fra gli orrori di quella
penosa notte che mi accingo a meditare , rimiri
non solamente le esterne umiliazioni e le esterne
pene, ma le interne angoscie eziandio che provaste
specialmente in essa ; e dalle medesime vivamente
commosso , a quegli affetti io mi ecciti ed a quelle
risoluzioni che analoghe sono alle medes me ed
agli spirituali miei bisogni , e quelle lezioni special
menete impari di virtù , che mi avete date . Di
tanto vi prego non già pe' miei meriti che sono
un nulla , ma per quelle umiliazioni e pene
stesse che meditar debbo, ed a cui vi assogget
taste volonteroso per mio spirituale vantaggio . E
siccome i miei peccati indegno indegnissimo mi
rendono di un tanto favore, ve ne domando umil.
mente perdono . Vergine santissima, voi che a pre
ferenza di tutti quanti i mortali avete conosciuto
le pene e le angoscie anche interne del vostro di
vin Figlio, e ne foste indicibilmente commossa ,
deh fatemi parte di questa vostra cognizione e
commozione , onde venga a ricavare da questa
>

meditazione il più gran frutto . Aiutatemi anche


voi , Angelo mio Custode, e Santi miei protettori
ed avvocati , e Santi e Sante tutte del paradiso.
Sancta Maria , etc.
219

Sapendo il Divin Redentore che si approssimava


l'ora dai decreti eterni stabilita , in cui doveva aver
principio la dolorosa sua Passione , e desideroso
9

al sommo di presto per noi soffrirla, s'incammino


qualche giorno prima verso la città di Gerusalem
me, e fece questo viaggio con tanto di piacere e
di premura , che i suoi discepoli non potevano te
nergli dietro e ne stupivano : Praecedebat illos
Jesus, et stupebant; tanto è vero, dice S. Giovanni
Grisostomo , che quanto più si approssima il tempo
di patir per gli uomini , tanto più s'accresce per
essi l'ardor del suo Cuore . Oh Cuore più che da
padre, cui conseguentemente corrisponder dovrem
mo con un cuore più che da figlio !
Fatta quindi alla sera del giovedi co' suoi di
scepoli quella memoranda sua pasqual cena , in cui
ci fece l'impareggiabile dono dell'Eucaristica in
stituzione, dopo di averci dato colla lavanda dei
piedi un gran esempio di umiltà e di carità , non
chè di quella gran mondezza interna ed esterna
che portar si debbe alla sacra Mensa ; inculcato a'
suoi Apostoli , e nella loro persona a noi tutti , di
amarci vicendevolmente con affezione fraterna, e
di osservare puntualmente i suoi santi Comanda
menti ; dichiarate, predette e raccomandate varie
altre cose come per suo ultimo testamento, e fatta
finalmente al suo Eterno Padre quella cosi tenera
preghiera per sè, e pe ' suoi presenti e futuri di
scepoli , che riferita viene dall'evangelista S. Gio
vanni al capo decimosettimo del Vangelo , e che
merita cotanto d'esser frequentemente letta, mas
sime da noi ecclesiastici , per incoraggiarci nella
nostra penosa difficile carriera ; s' incammino co
suoi Apostoli verso il monte degli Olivi , in cui erit
250
solito a quando a quando ritirarsi per pregare , e
per passare eziandio nella preghiera intiere notti,
onde dar a noi l'esempio e l'eccitamento dell'as
siduità con cui attender dobbiamo a questo pio
esercizio . Entrò quindi per lo stesso fine e per dar
quivi principio alla sua Passione, nel giardino del
Getsemani , che era ai piedi di quel monte , onde
siccome in un giardino là nel paradiso terrestre
aveva avuto principio la rovina del mondo, cosi
anche in un giardino avesse principio la principal
opera della riparazione del medesimo.
Ed ecco appunto che messo appena, direi quasi ,
il piede in quel solitario recinto , scostatosi al
quanto dai suoi discepoli, e postosi in orazione, al
presentarglisi che si fa il calice amarissimo della
sua passione e morte , ed all'intimazione che si
sente dal suo Eterno Padre di tutta doverne sor
bire sin l'ultima fecciosa goccia, ossia al rappre
sentarsegli allo spirito, all'immaginazione la mol
titudine tutta delle umiliazioni e dei patimenti
che soffrir deve ben tosto per l'umana schiatta,
e che tutti minutamente gli si parano dinanzi ,
vien sorpreso da un gran timore , da un grande af
fanno, da un gran tedio , da una gran malinconia :
Caepit pavere, et taedere, et moestus esse. Palpita
quindi , trema , va , viene , torna e ritorna da' suoi
1 7

discepoli, raccomanda loro di star vigili e di pre


gare , si prostra nuovamente in orazione, impalli
disce , sviene , cade boccone per terra, ed è tale e
tanto lo sconvolgimento , l'affanno, da cui si trova
oppresso, che si riduce all'agonia, e sgorga da tutto
quanto il suo corpo un cosi copioso sudor di san
gue , che giunge perfino a gocciolar per terra :
>
2.1
Factus est sudor ejus sicut guttae sanguinis decur
rentis in terram .

Ma come? non è egli forse più quell'istesso che


poco tempo prima mostrava tanto desiderio , tanta
gioia di patir per gli uomini , sino a dir enfatica
mente : Baptismo habeo baptizari ( alludendo allo
spargimento del suo sangue) , et quomodo coarctor
usque dum perficiatur? Si , è sempre lo stesso , è sem
pre istessa la sua bontà e la disposizione del cuore
per gli uomini ; ma ciò nulla ostante egli teme ,
egli palpita , egli s’affanna, egli s'angoscia , egli
agonizza , perchè cosi vuole , dice san Tommaso ,
7

ossia appunto per il gran desiderio che ha di pa


tire per noi: non gli basta cioè quanto avrà da
patir nel suo corpo , vuol patir eziandio nel suo
interno ; non gli basta di aver poi a patire quando
sarà tre le mani de' suoi nemici , vuol patire di
sua spontanea elezione anticipatamente.
Privandosi perciò volontariamente di quel gau
dio che dalla sua Divinità ridondava nella sua
Anima santissima , ed in tutta la sua Persona, 03
sia tutto sequestrandolo e ritenendolo nella su
periore sua parte, tutta ne lascia la inferiore in
balia a quelle affezioni penose , a cui è natural
mente soggetta . Qual meraviglia pertanto che co
noscendo egli per una parte , come osserva il me
desimo san Tommaso, non solamente la sua per
fetta innocenza, ma anche la preziosità ed il valore
immenso della sua vita , e l'amor che dessa si me
rita , e non potendo a meno di portarglielo egli
stesso in grado intensissimo ; e prevedendo per
altra parte quanto mai debba essere vilipesa, stra
pazzata , oltraggiata , tormentata ; prevedendo cioè
in tutta la sua estensione la inalignità e la rab .
252

bia e la barbarie de' suoi nemici , e il tradimento


di Giuda, e l'abbandono degli Apostoli , e la sper
giura negazione di Pietro, e le derisioni , le beffe ,
gli scherni , le villanie, le bestemmie , le accuse ,
le calunnie de' perfidi Giudei , e massime degli
infelloniti sacerdoti , e i pugni , i calci , gli schiaffi,
le altre percosse, i flagelli, le spine, i chiodi, la
croce, il fiele, la mirra, e perfino la crudel lancia
che aperto gli avrebbe il costato dopo la morte ;
e prevedendo tutte queste cose colla sua immagi
nazione la più viva , la più sensibile e la più ap
prensiva , e prevedendole non già soltanto l'una
dopo l'altra, come doveva poi soffrirle nella sua
Passione, ma tutte insieme e come in un fascio ;
qual meraviglia , io diceva, che ne fosse tanto at
territo, tanto affannato , tanto rattristato ? Anzi ,
chi potrà mai comprendere quanto grande: e pe
noso sia stato il suo terrore , il suo affanno, la sua
tristezza e la susseguente agonia e sudor di san
gue? Basti il dire che ne sarebbe morto , se, non
avesse disposto altrimenti .
Indirizzandosi quindi nell'amarezza inesprimi.
bile del suo cuore al suo Eterno Padre con quel
poco di moribonda voce che ancor gli restava : Ah
Padre, gli dice , santissimo Padre , oh quanto mi
è mai disgustoso e ributtante quel calice de’miei
patimenti che mi porgete a bere ! deh , se è possi
bile dispensatemene! Pater, si fieri potest, transeat
a me calix iste! Se volete però assolutamente che
il beva, sia fatta intieramente la vostra volontà,
e non la mia : Verumtamen non mea , sed tua vo
luntas fiat. O noi, chiunque siamo, che ci troviamo
talvolta oppressi dall'amarezza delle terrene af.
flizioni, collo spirito e col cuore immerso nel duolo
255
e nella tristezza, deh un pensiero all'agonizzante
Gesù , ed unendo le interne nostre amarezze alle
sue, preghiamo anche noi , se vogliamo, l'Eterno
Padre a liberarcene, ma soggiungiamo poi anche
ben tosto : Verumtamen non mea , sed tua volun
tas fiat.
Non fu però la sola previsione ed apprensione
della prossima sua Passione e morte , che sommerse
in un mar di cordoglio il Cuor dolcissimo del buon
Gesů nel Getsemani e che lo ridusse a mortal ago
nia ; fu eziandio principalmente la moltitudine
immensa e l'enormità gravissima dei peccati di
tutto il mondo , di cui si vedeva caricato , e di cui
dar doveva soddisfazione condegna alla divina giu
stizia , come se fossero suoi propri , e che lo rende
vano per conseguenza sotto questo rapporto un og
getto di abbominazione e di vendetta al cospetto
del suo Eterno Padre. Ah questa vista si che fu
veramente orrenda e penosa al suo spirito ed al
suo Cuore ! Conoscitore com'egli era perfettissimo
della malizia di ciascun peccato , del gran torto
che fa desso al Signore , del gran odio ed abbor
rimento che da lui si merita , del gran male in
somma che in sè racchiude ; e portandogli per
conseguenza veramente un odio, un abborrimento
sommo , chi potrà mai immaginare la veemenza
del dolore , del rammarico che provar dovette al
rimirarne una tanta moltitudine , e moltitudine
enormissima , da lui pienamente e perfettamente
conosciuta in tutta quanta la sua estensione, ed
in tutte quante le sue circostanze anche le più
minute, ed il rimirarla , per dir cosi , tutta quanta
7

sopra di lui rovesciata , come se ne fosse egli stesso


veramente l'autore, il colpevole ? Non dubita san
254
Tommaso di dire essere stato il suo dolore , il suo
rammarico maggiore di quello de' più gran peni
tenti e di quelli eziandio cui la veemenza del do
lore privo di vita.
Ma essendo cosi la cosa , qual dolore, o anima
mia, qual contrizione non dovrai tu concepire dei
tuoi peccati ? Se Gesù Cristo si addolorò cotanto
per peccati che non erano suoi , che non dovrai

far tu per quelli che sono veramente tuoi ? Se


egli se ne addolorò cotanto, non è egli segno che
si meritano veramente tutto l'odio, tutto l'abbor
rimento e che debbono essere sommamente dete
stati ? Qual parte inoltre non devi riconoscere
di aver tu pure avuto in questa indicibile ama
rezza , in questa mortale agonia d'el buon Gesù?
Nella stermiñata moltitudine infatti dei peccati
di tutto il mondo, che come un peso enormissimo
ed insopportabile gravitarono sul Cuor di questo
Divin Redentore , e ne spremettero da tutto il
corpo quel vivo sudor di sangue che hai meditato,
vi furono anche i tuoi , da lui fin d'allora chiara
imente preveduti nel loro numero , gravità ee circo
stanze, ed è certo che se tu non li avessi commessi
ose minore almeno ne fosse il numero , minore la
malizia , minor motivo avrebbe avuto il buon Re
dentore di rattristarsi , e meno sofferto avrebbe . E
non duvrai dunque anche per questo motivo, o
anima mia, raccapricciar di confusione e di ram
2

marico ?
Alle due precedenti cause però dell'indicibile
addoloramento e della mortale agonia del Salva
tore, una terza ancora se ne aggiunse, che vi ebbe
eziandio la più gran parte . E si fu la previsione
che ebbe fin d'allora dello scarso frutto che ri.
255
tratto avrebbe l'uman genere da tante sue umi
liazioni e patimenti , ossia l'aver preveduto con
pieno conoscimento che nonostanti tante sue umi
liazioni e patimenti , che andava a soffrir per gli
uomini , una grandissima parte di essi non avrebbe
lasciato per sua enorme malizia di essergli in
grata, di continuare a commetter peccati , e si dan .
nerebbe miseramente . Oh questa si che fu pur an
che una dolorosa spina, che si addentrò indicibil
mente nel Cuor di Gesù , e fini di sommergerlo in
un mar d'angoscia ! Ah sfortunate mie premure ,
deluse mie sollecitudini , tradito mio amore (sem
brami che esclamar dovesse seco stesso colle pro
fetiche espressioni del Salmista) , sfortunate mie
premure , deluse mie sollecitudini , tradito mio
amore ! Io vado a spargere sino all'ultima goccia
il preziosissimo mio Sangue in un mare di umilia
zioni e di martdripegli uomini e per la loro eterna
salute, ed essi per una grandissima parte ingrati
non corrisponderanno al mio amore , alle mie pre
mure , alle mie sollecitudini che con ostinata ma
lizia ee si danneranno ! A che pro dunque tante mie
pene ? tanto mio sangue ? Quae utilitas, quae uti
litas in sanguine meo ? Ergo in vacuum laboravi?
Se questo riflesso però contribui in una maniera
particolare ad opprimere di amarezza e di malin
conia il Cuor di Gesù , e dee farci conoscere mag
giormente l'acerbità , la veemenza del suo ramma
rico fra quelle ombre solinghe e mute del Getse
mani, dee pur farci conoscere viemaggiormente la
grandiosità , la veemenza della sua carità, e la in
calcolabile stima che egli faceva della preziosità
dell'anima 1, mentre malgrado il poco frutto che
previde doversi ricavare dalla sua Passione e
2.56

morte, ed il picciol numero , in paragone de' suoi


desiderii , delle anime che si sarebbero salvate, non
ricusò tuttavia di compiere con tanto suo costo la
grand'opera della Redenzione ,, ed anche per un'a
nima sola, come ci assicurano comunemente i santi
Padri ed i Dottori ascetici , non avrebbe ricusato
di assoggettarsi alle medesime umiliazioni ed ai
medesimi patimenti . Oh carità veramente divina,
meritevole non solo di tutta la nostra ammirazio
ne, ma eziandio di tutta la nostra corrispondenza!
Oh preziosità somma dell'anima ! O pretiosum de
positum (esclama san Bernardo) , quod Christus san.
guine suo pretiosius judicavit! Oh confusione ine
splicabile per noi, che corrispondiamo cosi male,
od almeno così scarsamente alla carità di Gesù
Cristo, e che facciamo le tante volte si poco conto
dell'anima nostra da scialacquarla , per dir cosi , con
9

tutta facilitàe per cose da nulla, sino ad assogget


tarla volontariamente alla schiavitù del demonio ,
a metterla ad evidente e prossimo rischio di per
dersi eternamente ! Deh non sia più almen cosi per
l'avvenire !
Ma ecco che arriva precipitosamente nel Get
semani una turba di soldati , di sgherri , di ma
nigoldi , ed alla lor testa Giuda. Come ? Giuda non
più cogli Apostoli , ma alla testa dei nemici di
Gesù Cristo ? Ah ! eccoti , o anima mia, dove con
duce una passione non repressa per tempo e dal
suo bel principio. Giuda aveva , come ognuno sa,
della propensione al danaro, all'avarizia: in vece
di reprimerla nel suo nascere, ne' primi suoi tras
porti , andò via via secondandola.Ebbene, fini dessa
per soggiogarlo intieramente, spingendolo perfino
a vendere il suo divin Maestro per la vil somma
257
di trenta denari , ed a farsi capo-squadra di quella
çanaglia che andava per arrestarlo , ed a tradirlo
>

con un finto contrassegno d'amore, con un pro


ditorio bacio . Oh quanto mai dunque dall'esempio
atterriti dell'infelice Giuda, guardar ci dobbiamo
di secondare anche per poco qualunque siasi pas
sione , massime quella dell'interesse , se on vo
gliamo arrivare anche noi ad eccessi che non ci
saremmo giammai figurati.
Giuda di fatti con impudenza sfacciata si ac
costa a Gesù , e come aveva concertato preventiva .
mente con la forza armatà che gli veniva dietro,
per farglielo conoscere e distinguere da chiunque
altri per avventura con lui si ritrovasse, lo saluta
e lo bacia dandogli ancora il nome di Maestro :
Ave, Rabbi , et osculatus est eum . Ah perfido! ah
temerario ! ah sacrilego ! Ma ... e non saravvi
alcuno anche tra noi che abbialo qualche volta
imitato? Coloro che non avessero avuto ribrezzo
di far delle Comunioni indegne , e tanto più di in .
degnamente celebrare , non avrebbero forse pie
namente imitata , anzi superata ancora la perfidia ,
la temerità di siffatto apostolo prevaricatore , men
tre accostandosi alla sacra Mensa con esterior di
vozione avrebbero dato a Gesù Cristo il maggior
contrassegno di amicizia , di affezione , come gli
diede Giuda col bacio , mentre intanto gli avreb .
bero fatto colla interna loro indegnità il mag
gior affronto che far gli si possa , e consegnato lo
avrebbero , per dir cosi , nelle mani del maggior
7

suo nemico il demonio , peggio assai di Giuda che


lo consegnò solamente nelle mani degli sgherri e
manigoldi ? Deh pensa , o anima mia , se mai
fossi entrata qualche volta nel numero di si fatti
REBAUDENGO - Esercizi, Vol . II . 17
258

perfidi ; ed ove cosi fosse, inorridisci , confonditi,


7

pentiti di vero cuore , e pensa a farne condegna


penitenza, se non l'hai fatta ancora.
Che fa intanto il tradito Maestro ? In vece di
ritrarsi con orrore dalle impure labbra del sa
crilego, in vece di rinfacciargli la sua fellonia, gli
dà ancora il nome di amico e non gli dice altro
che queste amorevolissime parole : 0 Giuda , con
un bacio mi tradisci ? Juda , osculo Filium homi
nis tradis ? Queste parole avrebbero dovuto per
certo ferire salutarmente il cuore di quello scel
lerato, e farlo cader pentito ai piedi del suo Si
gnore e domandargli pietà e perdono . Nulla però
di questo; Giuda aveva il cuor più duro d'una
selce , e le parole di Gesù non servirono per al
lora che a indurirlo maggiormente , e poscia a
farlo cader nell'abisso della disperazione, del suici
dio , dell'inferno. Ma donde mai , o mio Dio, dap
prima una tanta durezza e quindi un tanto abbat
timento ed uno sproposito si orrendo di darsi per
disperazione la morte ? Ah principalmente dalla
sacrilega Comunione che aveva fatta poco prima
cogli altri Apostoli in occasione dell'Eucaristica
istituzione . Poichè uno dei più funesti effetti e
più tremendi di un tal misfatto , si è quello ap
punto di acciecare l'intelletto, d'indurire e per
vertire il cuore in maniera che anche le più vive
scosse non fanno più impressione alcuna , e si va
di male in peggio , si diventa capace de' più
enormi eccessi . Tanto più poi quando non una sol
volta, ma replicatamente , come non rade volte ac
cade, si commette un tal misfatto. Grande avverti
mento per noi a guardarci mai sempre dal com
metterlo anche una volta sola !
259
Appena intanto al concertato segnale del bacio
traditore ebbero gli sgherri e manigoldi ricono
sciuto Gesù Cristo , ecco che come tanti affamati
lupi gli si fecero addosso e quale scelleratissimo
malfattore legatolo ben strettamente , presero a
trascinarlo con villanie e strapazzi verso la città
di Gerusalemme, per presentarlo immediatamente
a que ' diversi tribunali ebrei, dove regnar doveva
la più nera ingiustizia . Prima però di uscir dal
Getsemani volle il divin Salvatore compiere un
prodigio di bontà , risanando miracolosamente a
Malco l'orecchia , che dal malinteso zelo d'un Apo
stolo eragli stata recisa , dando cosi un luminoso
esempio a tutti noi , non solamente di non vendi
carci de'nostri nemici , ma di render bene per male.
Eransi già frattanto, non ostanti le tenebre
della notte, nei mentovati tribunali ragunati i
principali membri del santuario e della sinagoga , >

animati tutti di viperina rabbia contro il buon


Gesù, ed intenti a macchinare e procurare contro
di lui calunniose accuse e ad eseguire ingiuste
vendette . Ma che mai aveva egli fatto da me
ritarsi tanto odio , tanto furore ? Null' altro che
rimproverar loro (ben giustamente però , e per
loro bene e per disinganno del popolo) , i loro vizi
e la loro ipocrisia ; onde ben lungi dal prenderlo
in abborrimento avrebbero dovuto piuttosto saper
gli buon grado e profittare delle sue riprensioni .
Ma pur troppo veritas odium parit, e pochi son
quelli che vogliano sentirla ee farne frutto quando
è contraria alle proprie passioni ; e cosi ci avrà
forse qualche volta insegnato la nostra propria
esperienza medesima . La principale cagione però
del mentovato livore si era la gelosia, l' invidia ,
260
da cui erano compresi que' superbi personaggi , per
5

la stima singolare di cui godeva il Nazareno a


preferenza di essi presso il popolo e gli applausi
che a quando a quando ne riceveva per la celeste
sua dottrina , per le impareggiabili sue virtù , e
specialmente pei continui prodigi che andava ope
rando a sollievo specialmente e vantaggio della
Ob di che funeste conseguenze
languente umanità . Oh
è fecondo il mentovato vizio , ed che enormi
eccessi porta , e quanto in conseguenza dobbiamo
esser solleciti di guardarcene !
Davanti a siffatti iniqui giudici dunque vien
presentato il buon Gesù , vale a dire it Creatore del
cielo e della terra dinanzi alle sue creature , d'or
goglio e di malignità ripiene , il Re della gloria
dinanzi a vili vermicciuoli della terra , il Padrone
dell'universo dinanzi a'suoi sudditi sediziosi e
ribelli , il Santo dei Santi dinanzi a peccatori
indegni , il Prototipo della giustizia dinanzi ai
più ingiusti magistrati che vi siano stati mai , e
vien presentato qual insigne malfattore per essere
da essi giudicato. E là ritto in piè non ostante la
spossatezza della passata agonia, con le mani le
gate , col volto spirante modestia e mansuetudine,
oh Dio ! sente con pazienza le false accuse , le
nere calunnie , le prezzolate bugiarde testimo.
nianze , che contro di lui si proferiscono, e tace ...
Ah comincia, o anima mia , fin da questo punto a
rimirare con ispeciale attenzione e con serio ri
flesso gli esempi sorprendentissimi di umiltà ee di
pazienza che ti dà il divin Redentore e procura
mai sempre di imitarli .
Interrogato sui suoi discepoli e sulla sua dot
trina , ha finito appena di rispondere, e rispondere
261
modestamente con quella sincerità che si conve
niva, che un arrogante e barbaro soldato gli slan.
cia sul delicato volto una pesantissima guanciata.
E quegli iniqui giudici in vece di reprimere la
temeraria baldanza dell'insolente, vi fanno anzi
plauso e mostrano cosi essere omai lecito a chic
chessia di insolentire, anzi d'incrudelire alla loro
stessa presenza contro 1' Inquisito , quantunque
non ancor convinto di alcun misfatto, non ancor
dichiarato giudicialmente per colpevole . Oh ini .
quità , oh ingiustizia quant'altra mai esecranda, e
che non ha luogo , direi quasi , neppur fra le meno
incivilite nazioni , quelle almeno che vivono sotto
qualche sorta di legislazione , di regime !
Việne egli quindi nuovamente interrogato , ed
eccitato aa dichiarare se sia veramente il Figliuolo
di Dio ; e quantunque avesse già veduto cosi mal
accolta e crudelmente ricompensata, per dir cosi,
la prima sua risposta, non ricusa tuttavia di ri
spondere , e risponde affermativamente a secorda
della verità . Ripieno allora di superba impostura
maligna l'iniquo Caifasso, squarciandosi in segno
di doloroso orrore le vestimenta : Ohime ! grida,
ohimè ! l'orrenda bestemmia che ha proferito mai!
L'avete udita (soggiunge rivolgendosi a' suoi co !
leghi) , l'avete udita? A che andar cercando anccra
testimonianze della sua empietà ? non basta ella
questa a sufficienza ? che ve ne pare ? — È reo di
morte ! reo di morte ! reo di morte ! si misero dessi
allora a gridar da ogni lato, reo di morte !
A questa cosi precipitosa e mal fondata sentenza
quasi ad un segnale di battaglia, chi ridir potrà
gli scherni , le villanie, gli insulti , le percosse ,
con cui que ' barbari carnefici e sgherri quai furi
262
bonde tigri cercano a vicenda e con barbara emu
lazione di saziar sopra l'innocente Gesù la loro
crudeltà, e di contentare la trionfante malignità
de' giudici spettatori ? Chi gli strappa i capelli ,
chi la barba , chi gli imbratta d'immondi sputi
il venerabil volto , e chi con grossolani schiaffi
gliel percuote , chi da una parte lo insulta e
chi dall ' altra :: tutti , tutti insomma vanno a
gara e si studiano di oltraggiarlo , chi in un
>

modo e chi in un altro , senza che alcuno vi sia


che si muova di lui a compassione . Oh fellonia,
oh perfidia, oh ingiustizia la più enorme che dir
si possa ! Quand'anche fosse stato Gesù di morte
reo, come era stato testé sentenziato , si sarebbe
potuta e doyuta bensi eseguir la sentenza ; ma
dove si vide mai che lecito sia di insolentir a
piacimento contro di un reo anche già convinto ,
già condannato ? Presso tutti quanti ii popoli non
intieramente barbari e selvaggi , pei miseri con
dannati vi è qualche sorta di compassione e di
conforto . Solo per Gesù non havvi legge , non
havvi giustizia , non havvi equità , non havvi com
passione , non havvi conforto di sorta alcuna, non
si pensa che aа maltrattarlo e vederlo maltrattato !
Non furono però tutti questi maltrattamenti
ed oltraggi quelli che maggiormente ferirono ed
amareggiarono il Cuor dolcissimo di Gesù nell'ini
quo tribunale di Caifasso . Fu bensi la spergiura
negazione di Pietro. Beneficato questi e predi
stinto in maniera speciale dal divin Maestro, sino
a costituirlo capo degli altri Apostoli e di tutta
la nascente Chiesa, aveva fatto al Maestro mede
simo le più solenni e replicate proteste di invio .
labile attaccamento , di costante amore , e giunto
243
era perfino a giurare di esser pronto ad andar
con lui in prigione ed alla morte , e di voler mo .
rire piuttosto che disconoscerlo e rinnegarlo. Ma
pure tal è l'ordinaria conseguenza della presun
zione, e tanta la forza delle volontarie pericolose
occasioni e dei vili umani rispetti , che questo in
apparenza coraggioso Apostolo, appunto perché
presuntuoso di sè stesso e delle sue forze, e per.
chè espor si volle volontariamente alla pericolosa
occasione frammischiandosi fra i nemici di Gesù
Cristo e famigliarizzandosi con essi , e perchè non
era abbastanza saldo contro gli umani rispetti,
contro i mondani timori , e se ne lasciò vilu.ente
predominare, ebbe la mala sorte di soccombere, e
con replicati spergiuri fece a Gesù Cristo un più
doloroso oltraggio di tutti quelli che fatti già gli
avevano , e gli facevano tuttavia i barbari sgherri
e manigoldi.
Povero Redentore ! in odio ai perfidi ingrati
Giudei e soprattutto ai loro capi , non aveva più
che i suoi Apostoli , ii quali potessero consolarlo
in qualche maniera , ossia essergli di qualche con
forto nelle sue pene colla loro costanza, colla loro
inviolabile fedeltà, avvegnachè al dir dello Spi
rito Santo, amicus fidelis medicamentum vitae , pro
tectio fortis, et amico fideli nulla est comparatio.
Eppure dai suddetti suoi Apostoli non ebbe ezian
dio pur troppo che dei dispiaceri ; chi perfidamente
lo tradi, chi vilmente lo abbandono , e chi final
mente non gli tenne dietro che per essergli sper
giuro, per rinnegarlo con giuramento. Oh perfidia ,
oh viltà, oh ingratitudine, oh infedeltà a Gesù
sicuramente più penosa di qualunque altro inal
trattamento ! Ah se fossero i soli miei nemici
264

( parmi appunto che dovesse andarsi seco stesso


cosi lagnardo) , se fossero solo i miei decisi ne
mici , i perfidi Giudei che mi avessero in odio , mi
perseguitassero , mi maledissero, mi bestemmias
sero e mi oltraggiassero , mi sarebbe dura cosa si
e crudele , perchè non ne hanno motivo alcuno,
ma me ne darei pace tuttavia , perchè non mi co
noscono per quel che sono , e sono appunto miei
dichiarati nemici ; ma che voi poi , miei seguaci ,
miei discepoli , miei amici , che avete avuta tanta
parte alle mie confidenze, al mio amore , che siete
stati da me cotanto predistinti , che ho ammessi per
fino all'eucaristica mia mensa , vi uniate con essi
per amareggiarmi, tradendomi , abbandonandomi,
rinnegandomi , abi che rammarico, che pena per ine
inesprimibile : Si inimicus meus maledixisset mihi,
sustinuissem utique ... tu vero notus meus, et ami
cus meus... qui dulces mecum capiebas cibos !
Ma sarà egli forse allora soltanto che il divin
Redentore avrà avuta occasione di far siffatti do
lorosi e teneri lamenti ? Ah che ne ha occasione
continuamente , e tu medesima, o anima mia , gliel
hai già data tante e tante volte . Che offendano
il buon Gesù gli infedeli, gli ebrei , i maomet
tani , è cosa sicuramente per lui disgustosa e cru
dele , ma pur se ne dà pace ancora , per dir cosi ,
ossia men ne soffre il suo Cuor dolcissimo . Poichè
alla fin fine sono subi dichiarati nemici , che nol vo
gliono riconoscere per quello che egli è realmente ,
meritevole del rispetto e dell'amore di tutte le
creature . Ma che lo offendiamo, lo oltraggiamo ,
noi cristiani , noi cattolici , e specialmente noi ec
clesiastici , che ben lo conosciamo, che siamo anzi
destinati a farlo conoscere dagli altri , che sap
265
piamo quanto si meriti di rispetto e di amore , che
siamo stati in maniera particolare cotanto da lui
predistinti e beneficati, che gli abbiamo obbliga
zioni assai maggiori degli altri , che ci siamo
intieramente a lui consecrati, che lo abbiamo so
lennemente eletto per nostra porzione, per nostra
eredità , che gli abbiamo tante volte protestato e
promesso eterna fedeltà, eterna ubbidienza, eterno
amore, ah si che è una spina , una ferita oltre ogni
immaginazione crudele al suo affettuosissimo, te
inerissimo Cuore , e gli porge tutta quanta l'oc
casione , tutto quanto il motivo di rinnovåre pres
sochè continuamente i mentovati lamenti !
Riflettendo noi dunque e riconoscendo che ab
biamo pur troppo ciò fatto le tante volte anche
noi , ricoprirci dobbiamo della più grande con
fusione, provarne il più sincero pentimento , ed
imitar la condotta , l'esempio di san Pietro , che
dopo la sua perfida e spergiura rinnegazione rien
trato in sè stesso, riconosciuto il suo fallo , flevit
amare. Per l'avvenire poi dobbiamo guardarci ben
bene dal ricadere ; ed a questo fine specialmente
guardarci ben bene dal presumere di noi mede
simi , diffidare anzi grandemente delle nostre forze,
che ein realtà a nulla valgono; guardarci ben bene
dalle occasioni pericolose , memori mai sempre di
quell'infallibile notissimo detto dello Spirito San
to : Qui amat periculum peribit in illo; e guar
darci finalmente dal lasciarci predominare dai ri
spetti umani , dai mondanitimori,ricordandoci ogno
ra di quelle tremende parole di Gesù Cristo : Qui me
erubuerit coram hominibus, hunc et Filius hominis
erubescet cum venerit in majestate sua. Et nolite
timere eos, qui occidunt corpus, animam autem non
266
possunt occidere: sed potius timete eum , qui potest
7

et corpus et animam perdere in gehennam .


Si, o nostro divin Redentore , i peccati che ab
biamo commessi non solamente dopo che siamo cri
stiani , ma specialmente dopo che siamo ecclesia
stici, hanno un maggior grado di malizia, di enor
mità, e sono a voi di maggior oltraggio , di maggior
disgusto degli altri tutti, e si meritano perciò di
essere maggiormente detestati , maggiormente ab
borriti. Noi li detestiamo dunque in modo parti
colare con tutto il cuore , ve ne domandiamo in
maniera speciale umilmente perdono , e proponiamo
ai vostri santissimi piedi di non più rinnovarli .
Deh voi per la vostra misericordia e bontà infi
nita abbiate di noi pietà, e scancellate questi no
stri peccati : Secundum multitudinem miserationum
tuarum dele iniquitatem nostram , e quindi col
vostro possente aiuto , con quel vostro - spirito di
fortezza, di stabilità, di fermezza che è il princi
pale e più importante dei vostri doni , confermate
e stabilite i nostri proponimenti : Spiritu princi
pali confirma nos . Fate anzi , che essendovi de
gnato per tratto speciale di vostra predilezione di
sollevarci all'impareggiabile dignità di cristiani e
di ecclesiastici, vale a dire , di vostri seguaci e di
vostri amici , intrinseci , famigliari e ministri ,
។ 9

non ci scordiamo giammai dello speciale amore


che come tali vi dobbiamo, e sempre ve lo profes
siamo, onde non solamente non abbiate mai più
a rinnovare sopra di noi il sovra menzionato la
mento, ma anzi ad esser sempre più contento di
noi fino a dirci una volta a ciascuno: Euge, serve
bone et fidelis, quia in pauca fuisti fidelis, supra
multa te constituam : intra in gaudium Domini tui.
Sancta Maria et omnes Sancti, etc.
MEDITAZIONE XIV.

SULLA PASSIONE DI GESU' CRISTO


( vedilazione seconda ) .

Feral
eralee spettacolo quant'altri mai fu quello che
si vide una volta sulle mura di Moab. Era que
sta città cinta di stretto assedio dai due monarchi
ebrei Giosafatte e Gioram , nè scampo alcuno essa
sperar più poteva dall'imminente pericolo d'intiero
sterminio, quando preso da superstiziosa dispera
zione il re moabita ordinò che offerto venisse
in olocausto ai bugiardi suoi numi , sulle più alte
mura dell'assediata città ed a vista dell'esercito
nemico, il suo medesimo primogenito, quegli cioè
che succeder gli dovea nel regno. A si lugubre
spettacolo resister non poterono gli assedianti mo
narchi , ma compresi non tanto dal più grande
sdegno , quanto dalla più viva compassione pel
misero assediato sovrano e pel popolotutto, leva
rono tosto l'assedio e se ne partirono commossi .
Simile , anzi più ferale spettacolo, non già però
di superstiziosa disperazione, ma di rigorosa giu
stizia si vide là sulle vette del Golgota presso
Gerusalemme . Trovandosi cioè sotto la dura schia
vitù dell'infernal nemico il genere umano , nè
scampo aver potendo dal sovrastante pericolo di
eterna dannazione , volle l'Eterno Padre che of
terto venisse in olocausto di espiazione il mede.
268
simo suo divin Figlio : volle anzi che preceduto
fosse, ed accompagnato un tale olocausto da una
ben lunga serie di umiliazioni e di patimenti .
Fosse pur vero però che siccome l'olocausto che
ebbe luogo sulle mura di Moab eccitò tanta com
passione nel cuor degli ebrei monarchi , che cessa
rono dalla guerra contro il re di quella città ,
cosi quello che ebbe luogo sul Golgota eccitasse
nel cuor nostro eziandio tali sentimenti di com
passione, che cessassimo dal far guerra coi nostri
peccati al sovrano nostro Padrone , al Re dell'uni
verso , Iddio !
Affine però di ottener questo intento, in un co
gli altri sentimenti analoghi a siffatto lugubre
avvenimento, dopo di aver considerata già nella
passata meditazione una parte delle umiliazioni
e dei patimenti che precedettero questo luttuoso
olocausto, ossia che ebbero luogo nella precedente
inotte , facciamoci ora a meditare l'olocausto me
desimo , in un colle principali umiliazioni e soffe
renze, cui soccomber dovea la divina innocentis.
sima Vittima dal principio del giorno sino al com
pimento della sanguinosa ferale sua immolazione .
Divin nostro Salvatore, che dopo di esservi per
!

noi sacrificato una volta sull'altar della croce per


la nostra salute , vi sacrificate quotidianamente
sui nostri altari, e vi abbassate eziandio a restarvi
nascosto sotto le vili apparenze di pane e di vino
nei nostri tabernacoli , come fermamente crediamo,
e disposti siamo a credere sino all'ultimo nostro
respiro : deb per tutte queste vostre beneficenze e
per quella bontà infinita che vi portò a compar
tircele, accordateci ora i lumi e le grazie di cui
abbisognamo per meditare seriamente e con frutto
269
quel vostro primo penosissimo sacrificio in un colle
principali umiliazioni e pene che lo precedettero .
Non vi distolgano, o buon Gesù , dall'accordarci
un tanto favore le nostre grandissime colpe , delle
quali vi domandiamo umilmente perdono. Ed è
appunto principalmente per concepire una sempre
maggior detestazione delle medesime , e non rinno
varle mai più , per farne anzi la dovuta penitenza ,
che intraprendiamo questa santa meditazione ,
onde ad un tempo imparare a praticare quelle
importantissime lezioni di virtù , che voi ci avete
date nel decorso dei vostri patimenti . Aggradite
queste nostre intenzioni , beneditele , aiutateci e
rendetele efficaci. Vergine santissima , in quella
medesima maniera che assisteste a quella sangui
nosa tragedia che siamo per meditare , assistete
anche noi nel meditarla , e ispirateci i convenienti
affetti, ossia fateci parte di quelli che voi allora
provaste . Angeli nostri custodi , Santi nostri pro
tettori ed avvocati , a voi di cuore ci raccoman
diamo . Sancta Maria, Dei Genitrix virgo, intercede
pro nobis . Omnes Sancti et Sanctae Dei, etc.

Terminata finalmente quella per Gesù cosi do


lorosa notte , che abbiamo precedentemente medi
tata , spuntato appena quell'ultimo gran giorno
in cui condannato e giustiziato dagli uomini mo
rire doveva il Figliuolo di Dio , si affrettarono
i maligni inviperiti di lui nemici a farlo stra
scinare al tribunale di Pilato , affinchè da lui
confermata venisse quella ingiusta e precipitata
sentenza , che già avevano contro l'innocente de
tenuto pronunziata nel tribunale di Caifasso i
suoi nemici. Ed ob qui si che davanti a questo
270

governatur romano aguzzarono , secondo l'espres


sione del Salmista , le mordaci velenose loro lin
gue contro il buon Gesù per vomitargli in faccia
ogni sorta di accuse , di calunnie ! Chi lo dice un
bestemmiatore, chi un ribelle, chi un ipocrita , chi
un seduttore, chi lo incolpa di defraudati tributi,
e chi di sovvertiti popoli : insomma tutti vanno a
gara per denigrarlo nella più odiosa maniera e
per inviperir contro di lui Ponzio Pilato .
Ma e di tanti che ricevuto avevano da lui la
vista , l'udito, la loquela, la sanità , la vita , non
>

saravvene neppur uno che sorga a discolparlo, a


far le sue parti , a parlar in suo favore ? No pur
troppo ! Oh il mostruoso vizio , ma pur si comune
che si è quello dell'ingratitudine ! Oh quanto son
pochi anche a di nostri che ne vadano esenti, mas
sime verso Dio ! E se si trovano anche ai nostri
giorni tanti e tanti che prendono le parti del
l'ingiustizia, della prepotenza, del vizio , del de.
monio , ben pochi in proporzione son quelli che
prendano, massime in certe occasioni più scabrose,
le parti dell'innocenza, della virtù oppressa, di Dio,
oltraggiato . Gli umani riguardi chiudono il più
delle volte la bocca , e Dio volesse che non la chiu
dessero anche talvolta a noi ecclesiastici, che pur
siamo tenuti in maniera speciale a zelare l'onor di
Dio ed il bene massime spirituale dei nostri pros :
simi, ed a cui è intimato a questo riguardo : Cla
>

ma ne cesses, quasi tuba exalta vocem tuam.


Sentendo intanto Pilato le molteplici accuse de
Giudei e conoscendone per altra parte la falsità,
ma non sentendosi il coraggio di sbrigarsi in poche
parole, come avrebbe potuto e dovuto fare, dalla
loro ostinazione maligna: Ovvia, loro disse , a tutti
271
è noto che all'occasione della pasquale solennità
suol darsi la libertà ad un reo ; or bene, abbiamo
qui nelle carceri l'insigne malfattore Barabba, a
voi noto , ed abbiamo questo Gesù , da voi preteso
pur anche per malfattore: a quale dunque dei due
volete voi che si dia la libertà ? – A Barabba,
gridò allora la concitata moltitudine , a Barabba !
Ma e di Gesù che farne ? Alla croce ! alla
croce ! Crucifigatur , crucifigatur! — Ma e per qual
mai delitto ? — Alla croce ! alla croce !--- Barabba,
il sapete pure , è un omicida, un sedizioso, e Gesù
all'opposto ... Gesù alla croce ! alla croce ! -
Ma volete dunque crocifisso e morto un innocente ?
-
Alla croce ! alla croce ! Crucifigatur , crucifiga
tur ! – Oh proterva esecranda ostinazione , oh
paragone infame e più infame preferenza! Barabba
paragonato a Gesù ? un omicida a un benefattore
dell'umanità ? un sedizioso ad un innocente ? :un
malfattore all'Uomo - Dio ?
Ma e noi - tuttochè cristiani,« tuttochè ecclesia
stici , che è quanto dire seguaci decisi , ministri ,
rappresentanti e luogotenenti di questo divino
Nazareno, ed onorati da lui del bel titolo di suoi
amici , di suoi famigliari, di suoi intrinseci , non
preferiamo anche talora a lui un vil diletto, una
passeggiera soddisfazione, un piacere miserabile ,
non gli preferiamo il demonio le mille volte peg
giore di Barabba ? Ogni peccato mortale che com
mettiamo contiene senza dubbio questa infame pre
ferenza ! Oh noi peggiori dunque degli stessi Giu
dei! oh come a questo riflesso coprirci dovremmo
della più grande confusione, pentirci colla più viva
compunzione, e risolvere colla più ferma volontà
una stabile emendazione !
272
Andato in fallo a Pilato il primo suo stratagem
ma, nè sentendosi tuttavia il coraggio di liberar
decisamente ed autorevolmente Gesù dalle mani
de' suoi nemici , eccolo prender un altro partito
peggior del primo . Condanna l'innocente Detenuto
ad essere flagellato , lusingandosi probabilmente
di saziar cosi la crudeltà dei maligni suoi perse
cutori , e farli con ciò cessare dal chiederne instan
temente la morte .
A questa sentenza , come all'annunzio di ricca
preda , corrono immantinente i manigoldi a mu
nirsi di barbari stromenti per un tal supplizio , e
quali feroci belve sitibonde di sangue intorno a
Gesù raunati , legatolo strettamente alla colonna e
spogliatolo con grande sua verecondia delle ve
stimenta, ohime ! cominciano a scaricare sul deli
catissimo suo corpo i più spietati colpi ! ... Già
ben presto è oltrepassato il numero delle batti
ture dalle leggi fissato , eppur si batte ancora .
Già son tutte livide le spalle di Gesù , anzi il corpo
tutto è una piaga , già squarciasi in mille luoghi
la tenera pelle , nè si cessa. Già sgorga dalle fe
rite il sangue, già di sangue tinti sono i flagelli ,
la colonna , i carnefici ; già pendono e cadono a
brani le squarciate carni , e numerar omai si po
trebbero , giusta l'enfatica predizion del Profeta,
le ossa spolpate , eppure si batte ancora, si feri
scono le ferite , si impiagano le piaghe , si ag
giungono dolori a dolori : Super dolorem vulne
rum meorum addiderunt. Oh mostri di crudeltà ! e
fin a quando incrudelir vorrete contro di un corpo
omai esangue ? E fino a quando , diciam piuttosto ,
incrudelir vorremo noi medesimi colle nostre sen
sualità, che al dir di sant'Agostino sono appunto
275
come tanti flagelli? Ah ! mio buon Gesů , a me erano
dovute queste barbare percosse , a me che son pec
catore, che ho voluto contentar tante volte questo
mio corpo ; e voi per me avete voluto soffrire !
Heu , dulcissime Jesu , mihi debebantur tot flagella,
et tu per me flagellari voluisti! Ah qual ricono
scenza avrei dovuto mai sempre professarvene ! ...
Sebbene intanto cessato avessero gli spietati
manigoldi di flagellare Gesù, non cessano tutta
via ancora di maltrattarlo , e sovvenendosi che
erasi egli chiamato qualche volta re de ' Giudei ,
vollero unire ai maltrattamenti le derisioni e gli
scherni . Formata una fitta corona di durissime
ed acutissime spine , e postagliela sul nudo capo,
con bastoni ed altri simili stromenti gliela con
ficcano siffattamente, che penetrando nelle vive
carni le spine , ne sgorga , oh Dio ! da ogni parte
>

il sangue , e tutta ne imbratta la veneranda fac


cia . Postagli quindi per iscettro in mano una rotta
canna, e indosso uno straccio di porpora , pas
sandogli e ripassandogli davanti , salutando lo
vanno e schernendo qual re da burla e da stra
pazzo. Povero Gesù , in che mani siete voi mai
caduto ! Ad quorum manus venisti ! Fosse ur
vero almeno che non cadeste anche di presente
in eguali , per non dir peggiori mani ! Ma pur
troppo egli è cosi . Siccome tutti quegli esterni
peccati che si commettono, massime d'impudicizia ,
sono come tanti flagelli che si rinnovano a Gesù ,
cosi tutti que ' pensieri e desiderii di superbia , di
malignità , d'odio , di vendetta, di gelosia , d' in
vidia, di vanità , d'ambizione , di lascivia , d'in
temperanza, o di qualunque altra specie , che si
>

REGAUDENGO - Esercizi , Vol . 11 . 18


274
ravvolgono tante volte volontariamente in capo,
sono altrettante spine più penose e crudeli al
buon Gesù , di quelle con cui lo trafissero i bar
bari carnefici per le vie di Gerosolima.
Per quanto lagrimevole però si fosse lo stato a
cui era ridotto il buon Gesù , sino a scorgersi in
tieramente e pienamente in lui avverata l'antica
predizione d'Isaia : A planta pedis usque ad ver
ticem non est in eo sanitas ... Vidimus eum , et non

erat aspectus... despectum , et novissimum virorum ,


virum dolorum , non ne fu sazia però ancora, nė
ebbe fine la malignità e crudeltà contro di lui
degli ostinati suoi nemici.
Per nulla impietositi alla vista dell'orribilmente
straziato ed insanguinato suo corpo che viene
a' loro sguardi per ordine di Pilato da un'alta log
gia presentato , anzi vieppiù , direi , inviperiti ,
tanto dicono e tanto fanno presso questo giudice
pusillanime , che sebbene conoscesse appieno l'in ·
nocenza del preteso reo, la malignità e il livore
e l'ingiustizia de'suoi persecutori, s'indusse final
mente a pronunziare contro di lui la definitiva
sentenza di morte .
Ecco le funeste conseguenze e gli enormi ec
cessi di cui sono non rare volte causa gli umani
rispetti , i mondani timori . Già lo abbiamo consi .
derato nella deplorabile caduta di S. Pietro, ma
possiamo e dobbiamo viemaggiormente ricono
scerlo nella ingiusta condotta di Pilato. Non per
altro se non per siffatta cagione s'indusse egli a
pronunziare la più iniqua e ingiusta sentenza, che
siasi proferita mai. Oh giudice vile e pusillanime ,
giudice ... Ma lascia pure, o anima mia , di sca
gliar contro Pilato i tuoi rimproveri : rivolgili
275
piuttosto contro di te , poichè anche tu non sei
sempre andata esente da consimili mancamenti, e
ti sei pur lasciata qualche volta dominare dai
mondani timori , dagli umani rispetti, a segno
di mancare talvolta alle tue obbligazioni , o di
commettere molti altri peccati . E non sarai tu , o
anima mia , assai più riprensibile e colpevole di
Pilato, avvegnachè più di lui illuminata, più da
Dio beneficata , ascritta ad uno stato che non sola
mente non dovrebbe mai cedere a qualsiasi umano
riguardo , ma che è destinato a far agli umani
rispetti una continua implacabil guerra ?
Appena intanto pronunziata venne da Pilato la
mentovata sentenza, s'affrettano immediatamente
i barbari manigoldi, aizzati mai sempre e stimo
lati dai capi del popolo e della religione, si affret
tano , dissi , immediatamente di fabbricare una
pesante grossolana croce e di imporla sulle spalle
all'estenuato Gesù , affinchè , sebbene privo quasi
intieramente di forze pell'abbondante copia di san
gue già sparso e nel Getsemani e nel Pretorio
se la strascini egli medesimo sino al luogo del
suo supplizio, tuttoché montuoso ed erto . Se si
determinano poscia ad alleggerirnelo alquanto ,
nol fanno già per compassione che ne abbiano ,
ma sibbene per timore che regger non potendo
all' enorme peso venga sotto di esso a soccom
bere , e
non possano più avere il barbaro pia
cere di vederlo conficcato e sollevato in croce
ai pubblici sguardi ed improperii . Deh ! noi che
tentati siamo talvolta di lagnarci delle nostre
croci 7, sembrandoci desse troppo pesanti e dolo
rose , e sentiamo venirci meno il coraggio di por
tarle con pazienza, deh ! uno seuardo a quella di
276
Gesù Cristo , e scorgendola assai più pesante e dolo
rosa delle nostre, al vedere la pazienza con cui
egli vi si sottomette e la porta , vergogniamoci
della nostra delicatezza, prendiamo esempio e lena
a sottomettervici , a portarle con maggior pazienza
per l'avvenire , scongiuriamo lui medesimo a dar
cene la necessaria forza, affinché non veniamo a
miseramente soccombere sotto di esse.
Gesù difatti prima che aiutato venisse dal Ci .
reneo , non poteva a meno , stante la sua grar.
debolezza, di essere penosamente oppresso dall'e
norme peso del barbaro stromento di sua passio
ne, eppure non diede mai un lamento. Per quel
disastroso cammino può a stento avanzarsi, ansa,
palpita , gronda sudore di sangue misto , di tanto
in tanto cade boccone per terra, stramazza con in
dicibile suo dolore e tormento , finchè spinto e
sollecitato da quei barbari carnefici con pugni ,
calci , urtoni e percosse , ed aiutato finalmente,
7

come si è detto , dal Cireneo , giunge stentata


mente al luogo destinato per la sua crocifissione.
Quanto però afflisse maggiormente il cuor te
nerissimo di Gesù in quella penosissima sua sa
lita, si fu l'incontro della sua afflittissima Ma
dre . Ah ! chi immaginar potria l'amarezza , il cor
doglio di questo incontro? Fu grande senza dubbio
l'amarezza ed il cordoglio di Maria nel vedere si
malconcio , si piagato , si estenuato quel divin
corpo , che ella aveva con tanta cura nodrito ed
allevato e con tanto amore stretto le tante volte
fra le sue materne braccia ed accarezzato ; nel
vedere svenuto e di tanto sangue cosperso ed im
brattato quel divin volto , su cui ella aveva con
tanta affezione stampati le mille volte i più caldi
277
e tereri baci ; nell'udire gli scherni , le beffe ,
le villanie , le bestemmie , con cui questo suo
innocentissimo Figlio oltraggiato viene tuttora
dalla maggior parte di quelle turbe ingrate ; e
nello scorgersi essa medesima nell'assoluta impos
sibilità di dargli il benchè menomo aiuto e con
forto, come avrebbe ardentemente desiderato . Mə
ben più grande ancora esser dovette ( stante la
maggior sua penetrazione e la maggior sensibilità
del suo divin cuore) l'amarezza ed il cordoglio
di Gesù nello scorgere non solamente gli este
riori segni , ma eziandio tutti gli interiori sensi
e la gravezza tutta dell'afflizione che travaglia la
dilettissima sua Madre, quella Madre che con ispe
ciale affetto di predilezione erasi egli trascelta
infra le donne tutte dell'universo , quella Madre
in cui ravvisa tutte le virtù e prerogative più
degne di amore , quella Madre verso di cui egli
aveva il cuore del più appassionato Figlio . Oh
fosse pur vero che avessimo anche noi verso di
questa buona Madre, Madre non solo di Gesù, ma
nostra eziandio , un cuore di appassionati figli ,
onde ci guardassimo mai sempre dal rinnovarle
tante amarezze e tanti dolori , rinnovando coi
nostri peccati gli oltraggi e le pene al divin suo
Figlio . Procuriamo dunque di recarle mai sempre
consolazione e piacere colla regolarità esatta della
nostra vita , e colla costante imitazione delle sue
virtù , come appunto operar dee qualunque figlio
che le sia veramente affezionato ! Fosse pur vero
eziandio che procurassimo nella nostra qualità di
ecclesiastici, di insinuare questi medesimi senti
menti e queste medesime premure nell'animo e
nel cuore dei semplici fedeli ! Oh quanto di conso
278
lazione e di gaudio arrecheremo altresi , coin
portandoci in tal maniera , al cuor dolcissimo del
buon Gesù ! Risolviamo dunque sinceramente e
fermamente di farlo .
Giunto intanto, come già si disse, il divin Re
dentore al luogo del suo supplizio , gli snaturati
suoi nemici in vece di dargli , come suol farsi per
lo più cogli altri condannati anche i più colpe
voli , un qualche grato confortante ristoro che
potesse sostenerlo alquanto in que' suoi estremi ,
si studiano anzi di dargli una disgustosissima
bevanda di fiele e mirra , in pena appunto e
rimedio di tante golosità ed intemperanze che si
erano già nei trascorsi secoli commesse , e si com
metterebbero ancora nei secoli avvenire non solo
dagli infedeli, ma eziandio da quei medesimi che
avrebbero abbracciata e professata la di lui se
quela, la di lui religione , e perfino da taluno de'
suoi medesimi ministri , da taluno di noi ecclesia
stici , con tanto scandalo alle volte dei fedeli, e con
tanto disdoro del nostro stato , e direi quasi del
l'intiero ceto, a cui pur troppo da molti e molti
non si ha ribrezzo di attribuire i difetti e man
camenti dei particolari, anche pochi , individui.
Spogliato quindi villanamente e frettolosa
mente delle sue vestimenta, che per essersi di già
attaccate alle vive piaghe fattegli dalla flagella
zione, non poterono a meno nello staccarsi di ria
prirsi e addolorarlo orribilmente , venne grosso
lanamente disteso sulla ruvida croce , ed affer
randolo poscia chi per le braccia ,, chi per le gambe,
lo stiracchiano senza pietà , finchè le mani ed i
piedi giungano al segno di que' fori che avevano
già fatti nella croce , Gli conficcano nelle mani
279

e nei piedi grossi chiodi, con cui , oh Dio ! lace


rano e pelle e carne e muscoli e fibre e nervi e
vene . Chi potria immaginare gli acutissimi spasi.
mi che ne avrà sofferti ? Ahi !mio Gesù , io che non
posso, direi quasi , soffrir la puntura d'un ago, che
non so tollerare in pace i più leggieri patimenti,
le più piccole pene, che temo cotanto d'incomodare,
di mortificare il mio corpo , quale scusa addur
potrò di tanta mia sensibilità e delicatezza nel
giorno del vostro inesorabil giudizio, quando per
confondermene e rimproverarmene, oltre di ricor
darmi tutti gli altri vostri patimenti per me sof
ferti, mi farete vedere specialmente le piaghe
delle vostre mani e dei vostri piedi , che voleste
anche a tal fine, fra gli altri , ritenere eziandio
dopo la gloriosa vostra risurrezione? Deh , mio buon
Gesù , fatemi la grazia che io non aspetti a rimi
rarle allora nel vostro corpo , ma le rimiri frequen
temente in vita nelle vostre immagini, con si viva
fede e con si tenera commozione e riconoscenza ,
che vergognandomi sinceramente della passata mia
troppa sensibilità e delicatezza, mi faccia premura
di emendarmene, e portando la vostra mortifica
zione, come dice l'apostolo S. Paolo, nel mio corpo,
possa arrivare un giorno a goderne il frutto in
cielo .
Alzato poscia in aria il duro tronco , lo lasciano
piombare nella profonda già preparata buca con
tanto scroscio , che non solamente tutto se ne ri .
sente l'addolorato e piagato corpo dell' innocente
Vittima, ma si squarciano maggiormente le pia
ghe delle mani e dei piedi , e ne gronda in vie
maggior copia il sangue.
Ad una tal vista sembra che dovesse finalmente
280
eccitarsi nel cuore delle turbe spettatrici un qual
che senso di compassione , e che dovessero darne
un qualche segno se non coi sospiri e colle lagri
me , almeno con un mesto silenzio e con rivolgere
tosto altrove non solamente i loro sguardi, ma
eziandio i loro passi . Ma oh durezza inesplicabi
le, oh lagrimevole ostinazione ! Si fecero anzi per
la maggior parte a dar segni del più gran con
tento ed a proferirgli contro mille improperii ,
mille villanie , mille scherni ! Gran che ! qua
lunque malfattore anche il più scellerato , al mo
mento in cui si eseguisce la sua condanna suol
essere compianto od almen compatito , massime se
si tratti di un supplizio un po' più tormentoso e
ributtante ; ma pel buon Gesù , per Gesù innocente ,
>

per Gesù che aveva percorso le contrade della Pa


lestina benefaciendo , come dice l'apostolo san
Pietro ,។ et sanando omnes , e che trovasi in uno
stato da muover a pietà le dure selci, non havvi
senso di compassione, non havvi che insensibilità
9

e barbarie la più efferata !


Dio immortale ! Non è egli quel medesimo
che già tante volte prima era stato cosi applau
dito ed amato dalle medesime turbe , che avevano
perfin voluto costituirselo per monarca ? Si cer
tamente . E come mai dunque, e d'onde mai un si
strano , e direi quasi istantaneo, od almeno fret
toloso cambiamento ? Ah dalla umana volubilità ,
lo so, dal cattivo fondo dell'uman cuore, dalla sug
gestione eziandio del demonio , nol niego, ma spe
cialmente poi dal cattivo esempio di coloro che
tenevano nella ingrata Gerusalemme i primi posti,
dal cattivo esempio degli scribi e farisei e (dicia
molo pur qui tra noi che siamo soli) dei sacerdoti,
281
dei sacri ministri . Dichiaratisi questi apertamente
contro di Gesù , trassero seco come necessaria
7

mente sulle loro pedate anche le turbe, il minuto


popolo . Tant'è vero che non havvi , come si espri
mono i santi Padri, linguaggio più efficace per
trarre al bene od al male , massime le persone
rozze e volgari, quanto l'esempio de' personaggi
che sono da più di esse , e specialmente degli ec
clesiastici, dei ministri della religione. E se al
dir del Concilio di Trento , non havvi cosa che
influisca maggiormente a render virtuosi e pii i
fedeli, quanto la regolata vita ed il buon esempio
di coloro che si sono in maniera speciale conse
crati al divin servizio ed al sacro ministero : Nihil
est quod alios magis ad pietatem et Dei cultum
assidue instruat, quam eorum vita et exemplum qui
se divino ministerio dedicarunt; cosi , per ragion con
traria, ed anzi più facilmente e più sicuramente ,
per la gran propensione che abbiamo già in noi
naturalmente al male, non havvi cosa che mag
giormente porti i fedeli al vizio ed alle sregola
tezze e perfino alla irreligione , quanto il mal esem
pio dei suddetti . Oh quanto mai dunque dobbiamo
noi essere guardinghi e circospetti in tutta la no
stra condotta , in tutto il nostro esteriore, per non
dare a coloro, in mezzo ai quali viviamo , alcun
cattivo esempio, ma per darglielo anzi mai sempre
buono ! Oh quanto mai dobbiamo esser solleciti di
conformarci puntualmente a quanto soggiunge il
suddetto Concilio dopo le già citate parole : Sic decet
omnino clericos in sortem Domini vocatos, vitam mo
resque suos omnes componere, ut habitu , gestu , in
cessu , sermone , aliisque omnibus, nihil nisi grave ,
moderatum , ac religione plenum praeseferant. Levia
289

etram delicta, quae in ipsis maxima essent , effu


giant, ut corum vita et actiones cunctis afferant
venerationem .
Gesù finalmente cosi malconcio e vilipeso
raccoglie in que' dolorosissimi estremi quel poco
di moribonda voce che ancor gli rimane e prega
il suo Eterno Padre . Ma di che ? forse a vendicare
i torti, i maltrattamenti di cui egli era stato ed
era tuttora vittima ? a subissarne nell'inferno
gli autori ? Ah tutt'altro . Lo prega a perdonar
loro; e per muoverlo più facilmente e più efficace
mente (almeno secondo il nostro modo d'intendere)
gli rappresenta la loro ignoranza, ossia il non sa
1

per essi quel che si fanno: Pater, dimitte illis, non


enim sciunt quid faciunt.Oh esempio, esclama santo
Agostino , esempio sorprendente di mansuetudine
e di carità ! Oh confusione per coloro che non sanno
sopportare un'ingiuria, che non sanno risolversi a
perdonarla ! Vide pendentem ( sono parole del ci
tato Padre ), et de ligno tamquam de tribunali cla
mantem : Exemplum dedi vobis, ut quemadmodum
ego feci, ita et vos faciatës.
Ma se Gesù Cristo potè dire a pro e a difesa
de' suoi crocifissori, de' suoi carnefici, che non sa
pevano quel che si facevano, e pregò perciò il
Padre a perdonarli ; di noi quando lo oltraggiamo ,
quando coi nostri gravi peccati tentiamo ricro
cifiggerlo, potrebbe forse dir lo stesso , e potrebbe
per conseguenza esser anche egualmente animato,
per dir cosi , ad impetrarci il perdono? Ah no cer

tamente , perchè ben sappiamo il male che fac


ciamo l Guardiamoci dunque mai sempre ben bene
da un si grave attentato , e per conseguenza da
283
ogni peccato mortale , per non metterci a rischio
di averne in vece del perdono il castigo .
Parlò inoltre Gesù Cristo dalla croce per assi
curare il convertito ladrone del perdono e della
salute , dandoci cosi una splendentissima prova di
quanto lasciò scritto in appresso il gran Ponte
fice san Leone, cioè che alla divina misericordia
non si può fissare nè limite , nè tempo : Misericor
diae Domini nec mensuram possumus ponere , nec
tempora definire ; e che perciò anche i più gran
peccatori , mentre non debbono abusarne, non deb
bono neanche giammai disperarne. Pariò per as
segnare al suo diletto discepolo Giovanni, e nella
di lui persona anche a noi , la Vergine santissima
per Madre ; ond'è che dobbiamo riconoscerla come
tale , e come tale rispettarla, ubbidirla, amarla, e
mettere in essa una grandissima confidenza, ed a
lei ricorrere in ogni nostro bisogno , in ogni no
stra angoscia, in ogni nostro periglio, come ap
punto ci esorta fra gli altri san Bernardo : in pe
riculis, in angustiis, in rebus dubiis Mariam cogita ,
Mariam invoca . E siccome , giusta l'osservazione di
san Gerolamo, il motivo principale della predile
zione che ebbe Gesù Cristo per san Giovanni , e
che lo indusse ad assegnargli per Madre la Ver
gine santissima, fu la sua verginale continenza,
procuriamo anche noi di custodire mai sempre
gelosamente questa virtù , onde poter noi pure
essere degni figli di tanta Madre .
Compiute per tal modo tutte quante le profe
zie che erano state fatte riguardo alla sua na
scita , alla sua vita , alla sua predicazione , ai suoi
prodigii, alle sue umiliazioni, ai suoi diversi pati
menti ed alla sua morte , l'innocente Gesù , il Santo
284
dei santi , il benefattor della Palestina, il padrone
dell'universo , il Re della gloria , lo specchio senza
macchia , il candor della Luce eterna , il divin Fi
glio incarnato, nel fior de' suoi anni , in mezzo a
due ladroni, come se fosse stato di essi peggiore,
in faccia ad un'immensa moltitudine di spetta
tori, molti dei quali o avevano da lui ricevuto in
signi ed anche prodigiosi beneficii, o n'erano stati
testimoni , frammezzo agli schernied alle villanie
della più vile ciurmaglia, divenuto veramente , giu
sta la profetica predizione , l'obbrobrio degli uo
mini, l'abiezion della plebe e l'uomo dei dolori ,
pendente da un infame doloroso patibolo , colle
mani ee coi piè trafitti da grossi e duri chiodi, co
ronato di spine il capo , cui non sa nemmeno in
quelle sue ultime agonie dove appoggiarlo senza
accrescersi il dolore , ricoperto da capo a piè di
acerbe piaghe grondanti ancora quel poco sangue
che gli rimane in corpo , abbassa le moribonde pu
pille, si raccomanda al Padre , esala (oh Dio !) l'ul
timo fiato, e muore... ,
O Adamo , Adamo ! se è vero che a piè di que
sto monte, come talun pretende , riposano le tue
fredde ceneri , alza la indocile tua fronte e mira
a qual lacrimevole stato la tua disubbidienza ha
ridotto il più perfetto innocente, il Santo dei santi,
il Dio fatto uomo ... ! Sebbene ... ah ! che non è solo
la disubbidienza e la colpa di Adamo che l'abbia
a tale stato ridotto : sono eziandio i miei, sono i
vostri peccati. Udite .
Eravi già presso gli Ebrei una legge, in vigor
della quale se rinvenuta si fosse l'estinta spoglia
di una uccisa persona senza sapersene il colpe
vole, tutti gli anziani dei circonvicini paesi portar
>
283
si dovevano là ove giaceva l'esanime cadavere , ee
quivi giurare di non aver avuta parte alcuna nella
di lui morte: Manus nostrae non effuderunt sangui
nem hunc. Or bene, abbiamo su questo altare la
spoglia esangue od almeno l'immagine del Cro
cifisso Divin Redentore ; sarebbevi mai dunque per
buona sorte alcuno infra di nci che si sentisse di
giurar francamente e con tutta verità di non aver
avuta parte alcuna nello spargimento del suo
sangue e della conseguente sua morte? Manus meae
non effuderunt sanguinem hunc. Oh fortunato vera
mente , se mai vi fosse ! Ma chi si sentirà da tanto?
Ah nessuno certamente, poichè tutti quanti, chi più
chi meno, abbiamo avuto parte in si lagrimevole
avvenimento , poichè i nostri peccati sono stati
come i barbari stromenti e le mani spietate , che
hanno concorso insieme con innumerevoli altri alla
súa Passione ed alla sua morte , inquantochè fu
in causa di essi per porger loro un rimedio sa
lutare che egli la toller) .
Colpevoli dunque come siamo, o buon Gesù ,
ciascheduno per la sua parte , di una si crudele
ed ingiusta carnificina, e sapendo tanto più come
voi l'abbiate pazientemente , anzi volonterosa
mente sofferta per nostro vantaggio , cioè pel no
stro riscatto, per la nostra eterna salute , ed in
sieme per nostro esempio ed ammaestramento; che
altro ci rimane , se non che di domandarvi con sin
cero pentimento il perdono e promettervi almeno
per l'avvenire perpetua riconoscenza , inviolabile
fedeltà, e di imitare costantemente tutti quegli
esempi e praticare tutte quelle lezioni di virtù
che ci avete date in tutto il corso di siffatta car
nificina ? Ve lo promettiamo dunque con tutta
286
quanta la cordialità , con tutta quanta la buona
volontà , confusi e dolenti di aver sinora cotanto
mancato . Ma che varranno mai i nostri anche
più cordiali e più fermi proponimenti , se voi
pietosissimo divin Salvatore , non li avvalorate
>

colla vostra possentissima grazia ? Debole non solo,


ma incostante , volubile come è di sua natura la
nostra volontà , assediati come siamo continua.

mente da innumerevoli nemici che ci spingono al


male , senza il vostro potente aiuto ricadremo pur
troppo nelle antiche nostre mancanze . Deh adun
que per quel Sangue preziosissimo che versaste sino
all'ultima goccia per noi , per quella penosa ago -
nia che soffriste e nel Getsemani e sulla croce ,
pei flagelli, per le spine , pei chiodi , con cui voi
lasciaste lacerare cosi orribilmente il vostro de
licatissimo verginal corpo , abbiate di noi pietà , 1

e rinforzate siffattamente la nostra debolezza, ar


valorate talmente la nostra volontà , che man
diamo costantemente ad esecuzione le nostre pro
messe . Maria santissima, che presente agli spasimi
7

ed all'agonia del vostro amatissimo Figlio , tra


fitta foste dal più vivo dolore , non tanto per cið
che egli soffriva , quanto pei nostri peccati , che
ne erano la cagion funesta, deh fateci parte di
questo vostro dolore , affinchè piangiamo anche
noi sinceramente i medesimi nostri peccati e ne
facciamo una condegna penitenza : Eja Mater fons
amoris, me sentire vim doloris fac ut tecum lugeam .
Otteneteci eziandio colla possente vostra interces
sione che non manchiamo giammai alle fatte pro
messe , ma che anzi ardendo mai sempre del santo
divino amore , possiamo essere in modo speciale
graditi al vostro divin Figlio nel tempo, e quindi
287
per tutta quanta l'eternità : Fac ut ardeat cor
meum , in amando Christum Deum, ut sibi compla
ceam . Quando corpus morietur, fac ut animae done
tur paradisi gloria. Unite anche voi per lo stesso
oggetto a quelli di Maria Vergine i vostri buoni
uffizi, o Angeli nostri Custodi , Santi nostri pro
tettori ed avvocati , affinchè più facilmente e più
sicuramente ottener possiamo una si importante
grazia. Sancta Maria et omnes Sancti, etc.
MEDITAZIONE XV.

SULLE PIAGHE DI GESU ' CROCIFISSO

Non sono io questa volta che vi propongo i


punti della meditazione: egli è Gesù Cristo me
desimo colla voce delle sue piaghe . Ricercando
i santi Padri ed i sacri espositori quale possa
essere stato il motivo per cui Gesù Cristo ri.
sorgendo col suo corpo perfettamente glorioso ,
abbia tuttavia voluto conservare nel medesimo
i contrassegni, le cicatrici delle sofferte piaghe,
specialmente delle mani, dei piedi e del costato,
dicono gli uni averlo fatto affinchè fossero un
perpetuo monumento di quel trionfo che aveva
riportato sopra i maligni suoi nemici e su quelli
del genere umano : Ut in perpetuum victoria sua.
circumferat triumphum; cosi il venerabile Beda .
Altri affermano averlo fatto affinché fossero una
perenne testimonianza della verità della sua In
carnazione , della sua Passione e della verace
sua Risurrezione : Passionis notas retinuit Chri
stus , ut resurrectionis mysterium rite intelliga
mus , comprendendo noi cosi esser egli quel me
>

desimo che aveva sofferto ed era morto ; cosi


S. Cirillo., Altri , affinchè rappresentassero mai
sempre all'Eterno Padre il prezzo del nostro ri
scatto, e lo movessero per conseguenza a nostro
289

favore : Ut Deo Patri pretia nostrae redemptionis


ostenderet; cosi S. Ambrogio. Altri affinchè fos
sero per noi un perenne ricordo alla pazienza :
Monumenta patientiae, testimonia obedientiae; cosi
Raperto abate . Ma specialmente il sovra citato
S. Ambrogio, oltre il testė addotto motivo, soge
giunge , averle volute ritenere affinchè fossero come
altrettante bocche con cui parlarci frequentemente
al cuore e darci i più salutari ricordi : Tot ora
quot vulnera. Ed in questa meditazione appunto
egli vuol farci sentire questa voce. Ascoltiamo
quali cose principalmente ci dica con queste boc
che il divin nostro Salvatore, meditiamole seria
mente, e formino i punti della nostra meditazione.
In primo luogo colla voce delle sue piaghe egli
ci rammenta la grandezza del suo amore , e ci
invita alla più sincera riconoscenza. In secondo
luogo ci rappresenta la gravezza delle nostre
colpe , e ci invita alla più amara compunzione.
In terzo luogo ci promette l' abbondanza delle
sue grazie , e c' invita alla più viva confidenza .
Son questi , a dir vero , sentimenti ed affetti che
avremmo già dovuto sentirci ispirati dalle due
precedenti meditazioni , e lo saranno stati in
realtà, io spero ; ma lo saranno viemeglio dalla
presente, nė per altra parte potranno mai esserlo
di troppo . Non siavi dunque alcuno cui rincre
sca di applicarvi anche per ciò presentemente i
più serii riflessi.
Mio buon Gesù , da quell'albero di vita, da cui
pendete di piaghe ricoperto e di sangue , deh !
spandete sovra di noi un raggio di quella sovrana
Juce che illuminat omnem hominem venientem in
REBAUDENGO · Esercizi , Vol. II. 19
290
hunc mundum , di quella sovrana luce che non
solo illumina , ma infiamma ; non solo splende ,
ma ferisce salutarmente l'anima, penetra intima
mente e commove ; ed aprendo coi suoi raggi nel
più intimo dei nostri cuori un ampio e luminoso
accesso alle prefate voci delle vostre piaghe , fate
che possano essere sentite e comprese dalle anime
nostre , onde salutarmente commosse si eccitino
veramente a quegli affetti che voi appunto desi
derate , ed a cui sono esse precisamente dirette .
Si parlate , o pietoso Salvatore , che noi siamo
pronti ad ascoltarvi : Loquere, Domine, quia audit
servus tuus. Siamo veramente immeritevoli d'u
dire le vostre voci , anzi perfino di stare alla vo
stra presenza , ma deh ! non riguardate i nostri
demeriti , le nostre iniquità, tanto più che ve ne
domandiamo sinceramente perdono , e desideriamo
di concepirne per mezzo di questa meditazione la
più grande compunzione . Abbiate bensi riguardo
alla vostra bontà infinita ed ai meriti vostri , che
sono parimenti infiniti. Maria Vergine , Santi e
Sante del paradiso, e voi specialmente miei par
ticolari protettori ed avvocati , che provaste in
singolar modo i sopradetti affetti, deh aiutateci
a provarli anche noi non solo nel tempo di que
sta meditazione, ma in tutto il restante della no
stra vita .

In primo luogo dunque il divin Crocifisso colla


voce delle sue piaghe ci rammenta la grandezza
del suo amore, e ci invita alla più grande rico
noscenza .

S'egli infatti questo buon Salvatore si assog


gettò a soffrire nel delicatissimo suo corpo queste
291

gravissime e dolorosissime sue piaghe ; s' egli


cioè permise che non solamente da orrenda tem
pesta di flagelli lacerate gli venissero le sacra
te membra , e traforate gli fossero da acutis
sime e durissime spine le auguste sue tempia , 1

ma da crudelissimi chiodi ancora le benefiche


mani , gli innocenti piedi , e da barbara lancia
7

il sacratissimo costato ; se si assoggettò insomma


ad essere cosi carico di piaghe che avverato si
vide a puntino sovra di lui , come già meditammo ,
il desolante vaticinio del profeta Isaia : A planta
pedis usque ad verticem non est in eo sanitas ,
e potè veramente chiamarsi col medesimo Isaia
uomo dei dolori , virum dolorum , lo fece egli forse
perchè vi sia stato assolutamente costretto , per
che non abbia potuto farne a meno ? No per certo
risponde il medesimo Profeta : lo fece di sua vo
lontà: Oblatus est quia ipse voluit; anzi cosi vo
lonteroso lo fece che non poteva , per dir cosi ,
7

aspettarne l'ora ed il momento , come si rileva


da quelle sue cosi enfatiche parole , le quali si
riferiscono senza dubbio a quel sangue che ver
sar doveva per noi dalle sue piaghe : Baptismo
habeo baptizari , et quomodo coarctor usque dum
perficiatur. Oppure lo fece egli forse per suo pro
prio vantaggio ? Nemmeno : lo fece unicamente
(ce lo attesta lo stesso menzionato Profeta ), lo
fece unicamente per vantaggio nostro , per risa
nar colle sue piaghe corporali le nostre spirituali,
per rimediare ai mali nostri, alle nostre iniquità,
per riaprirci la strada della salute , le porte del
cielo : Vulneratus est propter iniquitates nostras ,
attritus est propter scelera nostra : cujus livore
sanati sumus ; propter nos homines (il recitiamo
292

pressochè quotidianamente), propter nos homines,


et propter nostram salutem . Lo fece insomma per
puro nostro amore , per un puro effetto della sua
immensa carità ,verso di noi : Propter nimiam
suam charitatem , qua dilexit nos. Carità tanto più
grande, tanto più ammirabile , quanto più da noi
non meritata, anzi positivamente demeritata colle
nostre colpe , onde non potè trattenersi l'Apostolo
dall'esclamare : Commendat autem charitatem suam
Deus in nobis, quoniam cum adhuc peccatores es
semus , Christus pro nobis mortuus est.
E non sarà egli dunque vero che il divin Cro
cifisso colle predette sue piaghe come con al
trettante bocche ci rammenta la grandezza della
sua carità ? Per haec foramina corporis, grida san
t'Agostino, patent viscera misericordiae Dei mei, 1

in quo visitavit nos oriens ex alto. Per has rimas,


soggiunge S. Bernardo, licet mihi gustare quam 1

bonus sit Deus meus ; propterea vulneratum est cor


Christi, ut per vulnus visibile vulnus amoris invi.
sibile videamus. E non sarà egli dunque altresi
vero che colle voci di queste sue piaghe egli ci
invita alla più grande riconoscenza ? Ci sarà egli
anzi possibile di rimirar qualche volta con viva
fede l'effigie di queste piaghe , o di rammentar
cele , senza che ci sentiamo al cuore questa di
vina voce riferitaci da S. Bernardo : Ab figlio ,
queste mie piaghe ti parlano per me e ti par
lano del mio amore verso di te ? Vulnera mea
haec loquuntur pro me quia ego diligo te.
Si , o anima mia, quel volto , delizia degli An
geli , illividito da schiaffi, intriso di sangue , im
brattato di sputi , quelle labbra arse di sete, que
gli occhi spasimanti di languore , quella bocca
>
295
amareggiata di fiele , ma sopratutto quel capo
tutto trafitto da crudelissime spine, quelle mani
e quei piedi traforati da durissimi chiodi, quel
costato aperto da dura lancia , quel corpo tutto
pesto e piagato da flagelli, ti predicano sin dove
sia giunto l'amor di Gesù verso di te, e sin dove
debba giungere la tua riconoscenza verso di lui .
Ti dicono che l'amor di Gesù verso di te fu im .
menso , e che per conseguenza immensa pur an
1

che, se possibil fosse, dovrebbe essere la tua ri


conoscenza , e non potendo esser tale, deve esser
almeno la più grande che si possa. E sarai tu
sorda a siffatte voci ? non vorrai tu sentirle ?
o non vorrai ad esse arrenderti ? Quis cor tam
vulneratum non diligat , esclama il santo Abate
di Chiaravalle , quis cor tam vulneratum non di
ligat ? quis cor tam amans non redamet ? O duri
filii Adam , segue ad esclamare il citato Santo ,
o duri filii Adam , quos non emollit tam vehe
mens amor Christi ! Che potei io far di più ( e.
selama inoltre il medesimo piagato Signore) , che
potei io far di più per te, che lasciarmi svenare ,
che ridurmi ad esser come una piaga sola da capo
a piedi ? Quid debni ultra facere ? E tu non vor
rai nemmeno darmi il tuo cuore ? quel cuore 7

che è già a me dovuto per titolo di creazione


di conservazione, e per tanti altri titoli , per tanti
altri benefizi che ti ho continuamente compartiti?
quel cuore che dai tanto facilmente alle crea
-ture, senza chene abbiano alcun diritto, nè alcun
vero merito ? quel cuore che è fatto unicamente
per me , e non potrà giammai essere contento
senza di me , e finchè non è veramente mio ? Ah
un menomo beneficio che tu riceva dalle creature, 3
291
loro ne professi immediatamente la più viva rico
noscenza, vi attacchi immediatamente i tuoi af
fetti, il tuo cuore ! E a me che per tuo amore
e pel tuo inapprezzabil vantaggio ho fatto tanto ,
ho tanto sofferto, a me che con tante bocche ti
rammento i miei benefizi, la mia carità, e ti in
vito a riconoscenza quante sono le piaghe di cui
ricoperto mi rimiri , non vorrai dar retta alcuna ?
Ah ingrato, ah sconoscente , ah perfido, se cosi
fosse !
Mio buon Gesù, se è stato cosi per lo passato ,
se vi ho dato veramente finora tutto il motivo
di prorompere in questi affettuosi lamenti , non

sarà più cosi in avvenire . Deh accetta e questa


mia protesta > e rendetela efficace colla vostra
grazia .
In secondo luogo il divin Crocifisso colla voce
delle sue piaghe ci rappresenta la gravezza delle
nostre colpe , e ci invita perciò alla più grave ,
ossia alla più amara compunzione. Ella è questa
primieramente come una necessaria conseguenza
di quanto abbiamo sinora meditato . Difatti tan
to e maggiore la gravezza di una colpa , quanto
maggiore ingratitudine ella contiene verso co
lui contro cui si commette , ed è tanto maggiore
questa ingratitudine quanto sono maggiori i be
nefizi che l . offensore ha ricevuto dall'offeso , e

quanto maggiore è stato l'amore che gli ha por


tato. Se dunque , come abbiamo considerato , le
piaghe di Gesù Crocifisso ci rammentano in modo
speciale la grandezza del suo amore , amor bene
fico , amore intento unicamente ai nostri van .
taggi , amor cosi ardente che la torbida piena
dei nostri gran demeriti non potė smorzare , aquae
295
multae non potuerunt extinguere, non ci rappre
senteranno esse nel medesimo tempo e non ci di
mostreranno ad evidenza la gravezza delle nostre
colpe , e non ci inviteranno alla più grave com
punzione ? La cosa è così evidente per sè medesima
che non ha bisogno di dimostrazione.
Siccome inoltre la gravezza di un debito si
può e si dee specialmente rilevare dalla gravezza
del prezzo che è necessario per iscontarlo , cosi
la gravezza di una colpa può e deve sicuramente
calcolarsi dalla gravezza della pena che si ri
chiede per espiarla condegnamente, in guisa tale
che quanto più grave si fu questa pena , altret
tanto più grave giudicar si deve la colpa.
Ma Dio immortale ! quali pene più acerbe , più
gravi di quelle che nel piagato suo corpo tollerò
per nồi Gesù Cristo , e che ci presenta questo
2

divin Crocifisso ? Acerbissime e gravissime per


la loro moltitudine , avvegnachè più non avesse
una parte sola del suo sacratissimo corpo che
non fosse orribilmente piagata e malconcia : A
planta pedis usque ad verticem ( l'abbiamo già
sentito poco fa dal profeta Isaia ) , a planta pe
dis usque ad verticem non fuit in eo sanitas. Acer
bissime e gravissime per la loro qualità , mas
sime avuto riguardo alla singolarissima sensibi
lità e delicatezza del sacratissimo suo corpo ,
opera immediata dello Spirito Santo . Acerbissime
e gravissime sovra ogni e qualunque altra per
la pienezza della Divinità che abitava in lui . Es
sendo egli cioè Dio e uomo anche la menoma
9

di lui pena preponderava a qualunque pena e


qualunque male anche il più atroce di qualsi --
voglia creatura : anzi i mali tutti di tutte in
296
sieme le creature erano un male infinitamente
minore della supposta menoma di lui pena; quanto
più dunque tutte quelle cosi acerbe e cosi gravi
piaghe, di cui parliamo !
Per altra parte poi non furono desse tollerate
in isconto appunto delle nostre colpe , e come ne
cessario ed indispensabile loro rimedio ? Si , vul
neratus est ( l'abbiamo anche teste udito dallo
stesso Profeta) propter iniquitates nostras , attri
tus est propter scelera nostra . E qualunque pena
anche la più atroce da noi sofferta in isconto
delle nostre colpe , anzi le pene tutte di tutte
quante le creature non sarebbero state in verun
modo proporzionate alla gravità delle medesime,
nè sufficienti a darne alla divina giustizia una
condegna soddisfazione 7
onde oftenerne il per
dono . Le sole pene d' un Dio fatto uomo erano
atte ad un tal fine. Quanto lasciò scritto san
t'Agostino del peccato di Adamo : Adae debitum
tantum erat , ut illud solvere non deberet nisi homo,
sed illud solvere non posset nisi Deus, deve anche
dirsi relativamente a tutte quante le colpe attuali
che, da noi si commettono .
Nel rimirar noi dunque il divin Crocifisso ri
coperto di tante piaghe , nel considerarne l'acer
bità e la gravezza, per cui esclamar poteva a buon
diritto colle parole del Profeta : 0 vos omnes qui
transitis per viam , attendite et videte si est dolor
sicut dolor meus ; e nel riflettere specialmente
che sono piaghe sofferte da una Persona divina,
e che nulla meno erano richieste dalla divina
giustizia in isconto delle nostre colpe , potremo
a meno di riconoscere la gravità loro enormis
sima , potremo a meno di restarne vivamente
297
commossi ed inorriditi , potremo a meno di pro
varne la più sincera ed amara compunzione ? E
non saremmo mostri di insensibilità ee di durezza
qualora cosi non fosse ? Ah si , esclama S. Ber
nardo , riconosci , o anima cristiana , riconosci
quanto sieno gravi le piaghe che hai fatte a te
stessa coi tuoi peccati, ossia quanto sieno gravi
le tue colpe, e quanto detestabili, giacchè miri
che per esse dovette essere cotanto malconcio e
piagato il tuo sovrano Signore, il tuo divin Capo
Gesù Cristo : Agnosce , o christiane, quam sint gra
via vulnera tua , pro quibus oportuit Dominum
9

Jesum Christum vulnerari.


Ma v'ha di più ancora . Ella è cosa certa ed in
contrastabile che le nostre colpe sono , come ab
biamo già altra volta meditato , una rinnovazione
se non in realtà , almeno in attentato , di tutti i
patimenti e di tutte le piaghe che sono state fatte
soffrire a Gesù Cristo nel corso della dolorosissima
sua Passione. Anzi è cosa certa ed incontrastabile
che le nostre colpe sono di maggior rammarico ,
per esprimerci secondo il nostro modo d'intendere ,
al Cuor dolcissimo e santissimo di Gesù Cristo, di
quello che gli siano state le sue piaghe corporali .
Udiamo infatti, come, al dir di S. Bernardo , egli
si lagni a questo riguardo : Ah figlio, egli ci dice
colle voci medesime delle sue piaghe , ah figlio,
mira questi chiodi , da cui sono state trapassate
>

le mie mani ed i miei piedi , mira queste spine da


cui fu trafitto il mio capo , mira questo costato
aperto da crudel lancia , mira tutto questo corpo
lacerato da innumerevoli sferzate di spietati fla
gelli, e sappi che sebbene sia stato ben grande
il dolore , lo spasimo che ne ho sofferto, ciò nulla
298
meno è maggiore assai quello che provo per le tue
ingratitudini, per le tue infedeltà, per le tue colpe :
Vide clavos, spinas, lanceam quibus confossus sum,
et quamvis tantus fuerit dolor exterior, interior ta
men major est, quum te ingratum experior , magis
gravant me vulnera peccati tui, quam vulnera cor
poris mei. Si ; maggiore è lo spasimo che provo
per la tua vanità, per la tua superbia, per la tua
avarizia, per la tua malignità , per le tue invidie,
per le tue impudicizie , per i tuoi attacchi disor
dinati alle creature , per le tue corrispondenze e
conversazioni geniali, per le tue intemperanze,
per le tue golosità , per la tua accidia , per le tue
negligenze nell'adempimento dei tuoi doveri, per
il tuo poco zelo della mia gloria e della salute
delle anime , per le tue profanazioni delle cose
sacre , pei tuoi sacrilegi , pei cattivi esempi che
dai al prossimo , per la tua vita tutt'altro che da
vero ecclesiastico , insomma per le tue iniquità di
1

qualunque sorta sieno, che non per le crudeli fe


rite che fecero nel mio corpo i chiodi , le spine, i
flagelli e la lancia : Gravior est dolor interior,
quum te ingratum experior etc.
Oh quanto mai dunque , ed in quante maniere, e
per quanti motivi le piaghe del divin Crocifisso ci
rappresentano e ci debbono far riconoscere la gra
vezza enormissima delle nostre colpe, e ci invitano
perciò a salutar compunzione ! oh come mai ne
dovremmo essere vivamente commossi ogni qual
volta fissiamo in esse i nostri sguardi od i'no
stri pensieri ! O vulnera , grida il divoto san
9

Bonaventura, o vulnera, corda saxea vulnerantia ,


et pectora adamantina liquefacientia ! Cujus sa
xeum peotais >, esclama pur anche S. Lorenzo Giu
299
stiniani , non emolliant 'vulnera Salvatoris ? Ed un
' pio autore vivamente penetrato da questa conside
razione : A ! si spectem siccis oculis tua vulnera,
Christe , cosi sfogava i dolenti affetti del compunto
suo cuore , si spectēm siccis oculis tua vulnera, Chri
ste, sum cruce, sum clavis, durior ipse tuis. E noi
dunque non saremo anche penetrati dai medesimi
sentimenti ?... Ah il male è , o anima mia , che si
rimirano bensi qualche volta queste piaghe , ma
si rimirano senza la debita riflessione , senza una
viva fede. Deh adunque almeno per l'avvenire non
ti contentare più di rimirarle cosi , o anima mia ;
mirale con viva fede , rifletti chi è colui che le ha
sofferte, per qual motivo le ha sofferte , e senten.
doti rispondere dalla fede che chi le ha sofferte é
un innocente, un santo , un Dio, che è il tuo più cor
diale e sincero amico , il tuo maggior benefattore,
anzi il tuo amantissimo padre , e che le ha sofferte
per causa e per rimedio dei tuoi peccati , e che
questi medesimi tuoi peccati sono eziandio un at
tentato crudele di rinnovazione in lui delle mede
sime piaghe, per poco solo che ti rimanga di sen
sibilità non potrai a meno certamente di sentire
quei movimenti di riconoscenza e di compunzione ,
a cui colla voce delle medesime sue piaghe t'in
vita questo divin Crocifisso.
In terzo luogo il divin Crocifisso colla voce delle
sue piaghe ci fa sperare l'abbondanza delle sue
grazie, e ci invita perciò alla più viva confidenza.
Ella è questa una verità espressamente insegnata
da molti dei santi Padri e maestri di spirito, che
ci rappresentano le piaghe di Gesù Cristo come
altrettante sorgenti di grazie , di benedizioni , di
soccorsi massime spirituali , come un asilo sicu
3110
rissimo , ed uno scudo potentissimo contro i no
stri spirituali nemici , e come un dolcissimo con
forto nelle nostre pene , nelle nostre tribolazioni.
Se Gesù Cristo, dice primieramente S. Ambrogio,
ritenne nel corpo suo glorioso ed impassibile le
sofferte piaghe delle mani, e specialmente dei piedi
e del costato , e le conserva tuttora alla destra del
divin Padre ove risiede , per questo fine principal
mente lo fece e lo fa affinchè mostrando continua
mente all'Eterno suo Padre questi pegni della no
stra redenzione, sieno desse come altrettante boc
che che intercedano per noi : Vulnera pro nobis
suscepta coelo inferre maluit, ut Deo Patri pretia
nostrae libertatis ostenderet. Tuta et firma requies ,
soggiunge per propria esperienza S. Agostino , ?

tuta et firma requies in vulneribus Salvatoris ; se


curus illic habito; quidquid ex me mihi deest, usurpo
2

mihi ex vulneribus Domini mei. Vulnera Domini


nostri Jesu Christi, replica altrove, plena sunt mi
sericordiae, plena pietatis,plena charitatis ; cum me
pulsat turpis aliqua cogitatio ( ecco specialmente
quello che dovremmo fare anche noi in simili casi) ,
cum me pulsāt turpis aliqua cogitatio, recurro ad
vulnera Christi ; in omnibus adversitatibus (e cosi
anche nelle tentazioni, nei pericoli , nei bisogni di
qualunque sorta, massime spirituali) non inveni
tam efficax remedium quam vulnera Christi. Ma
ecco specialmente come s'esprime S. Bernardo par
landodi queste piaghe, ee della confidenza che avea
in esse e della premura con cui ad esse ricorreva
nelle sue tentazioni, nei suoi pericoli , nelle sue
>

angustie, nei suoi bisogni : Fremat mundus, premat


corpus , diabolus insidietur : non cado. E perchè ?
Lo soggiunge immediatamente : Fundatus enim sum
301
supra firmam petram ; e per questa pietra inten
deva le piaghe di Gesù Crocifisso, come appare dal
contesto : Fundatus enim sum supra firmam petram ;
peccavi peccatum grande ( soggiungeva egli per
umiltà e per ammaestramento e conforto dei gran
peccatori) , peccavi peccatum grande, turbatur con
scientia , sed non perturbatur , quoniam vulnerum
recordabor .. Tuta habitatio , dice finalmente , per
tacer di tanti altri , Guerrico abate, tuta habitatio
turrisque fortitudinis in Christi Domini vulneribus
immorari.
Ma prescindendo da queste cosi autorevoli te- .
stimonianze, la sola ragione dalla fede illustrata
non dovrà ella intimamente persuadercene ? Se
Gesù Cristo infatti si assoggetto a tutte queste
piaghe per solo nostro amore, se furono desse le
sorgenti onde scaturi il prezzo della nostra reden
zione , il tesoro di tutti i meriti e di tutte le gra
zie che egli accumulo pel genere umano , e spe
cialmente per noi suoi seguaci, che non ci giova
sperare di grazie , di aiuti , di conforto in virtù
delle medesime piaghe , e che non dovrem dire che
egli ce ne prometta colla voce delle medesime ?
Oh qual viva confidenza dunque ispirar ci deb
bono queste divine piaghe , e qual premura aver
dovremmo di ricorrere alle medesime in qualun
que nostro bisogno ! Ogni qualvolta per conse .

guenza ci sentiamo molestati da qualche tenta


zione impura ( che sono pur troppo le più frequenti
e le più pericolose) , quando ci troviamo nostro
malgrado in qualche pericolo , quando siamo op
pressi da qualche penosa aflizione difficile a soste
nersi colla debita rassegnazione , quando abbiso
gvamo di qualche lume o di gnalche grazia nel
502
l'esercizio specialmente del nostro sacro ministero,
ricorriamo a queste sacratissime piaghe con qual
che breve e fervorosa aspirazione , od anche solo
con richiamarcele con viva fede alla memoria e ne
riporteremo gran vantaggio. Facciamo sovente, e
con fiducia quell'aspirazione che ci suggerisce spe
cialmente dopo la santa Messa Chiesa santa : Vul
nera tua sint mihi cibus potusque, quibus pascar, 1

inebrier, atque delecter. Diciamo anche spesso con


filiale fiducia ciò che dir soleva S. Filippo Neri :
Ah Gesù ! ricoveratemi per pietà nelle vostre sa
cratissime piaghe , altrimenti i miei nemici fa
ranno preda dell'anima mia ! Gesù , le vostre pia
ghe sono già ben molte e ben ampie , ma se voi
>

pei meriti delle medesime non mi assistete colla


vostra grazia , ve le moltiplicherò e ve le allar
gherò ognor più .
Procuriamo poi in modo particolare (e sia questo
eziandio uno dei frutti dei santi spirituali esercizi)
non solo di non dimenticar giammai in ogni venerdi
dell'anno di recitare al consueto segno quei cinque
Pater ed Ave, per cui sono concesse preziose In
dulgenze, e di raccomandarlo anche ai fedeli, ma
di prenderci eziandio questa salutar divozione per
tutti i giorni , come praticano molte persone pie
7

anche del nostro ceto . Procuriamo eziandio che la


nostra divozione alle medesime ci porti a perdonar
le ingiurie ,> a soffrire pazientemente tutte le no
stre croci , le nostre tribolazioni e tutto ciò che
ripugna alle nostre passioni , alla nostra natura
7

corrotta ; ed a praticare costantemente anche nelle


cose indifferenti la mortificazione cristiana la
penitenza. Ma procuriamo di meditarle spesso e
seriamente , ossia di farne uno dei più frequenti
303
soggetti delle nostre meditazioni, dei nostri rifles .
9

si , dei nostri pensieri, e perfin dei nostri materiali


sguardi, in guisa tale che siano desse appunto,
secondo la sovraccitata espressione di santa Chiesa ,
il cibo e la bevanda con cui rifocilliamo più fre
quentemente l'anima nostra .
Felici noi , se avremo una costante sollecitudine
di andar praticando queste diverse cose , in un coi
sentimenti ed affetti di riconoscenza , di compun
zione , di confidenza , a cui , come abbiamo prece
dentemente meditato , ci invita colle sue sacratis
sime piaghe il divin Crocifisso. Saranno queste non
solamente una sorgente per noi inesausta di bene .
dizioni e di consolazioni in vita , ma specialmente
nelle estreme nostre agonie.
Si , in quegli estremi , in cui ci sarå posto nelle
moribonde estenuate mani il divin Crocifisso, se la
nostra coscienza potrà renderci questa buona te
stimonianza di essere stati, se non per lo passato ,
almeno d'or in avanti veramente divoti delle sue
sacratissime piaghe, e specialmente di aver pro
fessata a lui che le sofferse tutta la debita rico
noscenza in contraccambio del suo grande amore,
di aver avuta in cuore tutta la più sicura compun
zione che si meritano le nostre gravi colpe , causa
fatale e rinnovazione crudele di siffatte piaghe , e
di aver finalmente riposta in esse quella giusta
confidenza che ispirar ci dovevano , oh con che
santa allegrezza, con che consolante fiducia le ba
cieremo e ribaeieremo ! oh quale invitta fortezza
ci sentiremo da esse ispirare , sia per resistere alle
tentazioni anche le più gagliarde del maligno in
sidiator nemico, che pieno in allora di singolar fe
rocia , habens iram magnam ,farà gli ultimi,mapiù
301
grandi sforzi per rovinarci , per farci suoi ; sia per
soffrire con invitta pazienza gli incomodi del male
e dei rimedii ; sia finalmente per fare volontieri a
Dio il sacrifizio della nostra vita ! Oh quale soavità
e dolcezza ci infonderanno esse per raddolcire le
nostre agonie, e farci spirare tranquillamente in
osculo Domini !
Ma per coloro all'opposto (non havvene qui cer
tamente alcuno , è però bene di riflettervi an
che seriamente per guardarci mai sempre dall'en
trare nello sgraziato loro numero) , per coloro allo
opposto che in vece di professar ad esse una vera
divozione , ed in vece di eccitarsi alla vista ed alla
considerazione delle medesime a quei sentimenti
di riconoscenza, di compunzione , di confidenza, a
cui con si manifesta ed eloquente premura ci in
vitano , saranno verso di esse pressoché intiera
mente insensibili ee continueranno anzi a rinnovarlo
ed allargarle colle loro iniquità , chi ridir potrà
in quell'estremo giorno , in cui sarà loro posto fra
le mani questo luttuoso strumento , cioè il Croci
fisso , chi ridir potrà la confusione , il rimorso , lo
spavento , da cui verranno compresi , sino forse a
non poterne sostener la vista ?
Piů . Nel tremendo giorno del giudizio saranno
per essi , dice S. Agostino , queste sacratissime
piaghe come altrettanti fulmini con cui li oppri.
merà e li conquiderà il divin Giudice , rinfacciando
loro con esse quanto ha egli operato e sofferto per
la loro eterna salvezza , e con quanta ingratitu
dine gli abbiano corrisposto : Christus inimicis
(sono parole del citato santo Dottore) vulnera de
monstraturus est sua.unt tonvincens eos veritas dicat.
Ecce hominem quem rucifistiwwidete yulera que
303
inflixistis ; agnoscite latus quod pupugistis , pro
vos , et propter vos apertum erat , et intrare nolui
>

stis. Per tutta quanta poi l'interminabile eternità


rimarranno loro mai sempre presenti allo spirito
per trafigger loro crudelmente il cuore colla loro
rimembranza, intonando anch'esse mai sempre al
loro cuore quel fatale già altra volta meditato
rimprovero : Perditio tua ex te.
Deh mio buon Gesù , preservatemi, vi prego, da
una cosi fatal sciagura quale sarebbe quella di
entrar nel novero di questi infelici. Mentre queste
vostre sacratissime piaghe sono ancora per me
fonti di speranza , di grazia , di benedizione , di
salute, aggiungete , vi prego , a quei lumi che mi
avete dati nel decorso di questa santa meditazione
e di cui vi rendo le più sincere grazie , aggiungete,
dico, questo singolar favore che io abbia a soffrire
piuttosto qualunque temporal sciagura che quella
spirituale di convertirmi colla mia cattiva condotta
le vostre sacratissime piaghe in argomento di con
fusione , di rammarico, di terrore nei miei estremi
momenti , e di irreparabile disperazione per tutta
quanta l'eternità . Fate anzi , vi supplico per que
ste medesime piaghe, fate che desse eccitando mai
sempre in me quei sentimenti di riconoscenza , di
compunzione e di confidenza, a cui mi invitano,
e che per tratto speciale di vostra misericordia
avete in me presentemente eccitati , e professando
io ognora ad esse una vera e tenera divozione,
comincino ad essere il mio conforto e la mia con
solazione in vita , e vengano poi ad esserlo spe
cialmente in morte , per essermi quindi fonte di
perenne inesausto gaudio per tutti i secoli dei se
coli . Maria Vergine santissima, che miraste cogli
ReBAUDENGO - Esercizi , Vol . II. 20
306
occhi vostri medesimi con tanto spasimo del vostro
cuore queste sacratissime piaghe del divin vostro
Figliuolo quando gli furono fatte, e che le mirate
ora con tanta gioia perchè risplendenti d'ineffa
bile gloria , deh aiutatemi ad averle mai sempre
presenti nel corso della mia vita ed a professar
loro tenera divozione : Sancta Mater, istud agas
etc. Santi miei protettori ed avvocati , Santi e
Sante tutte del paradiso, che godete già il frutto
di queste piaghe e di quella divozione che loro
professaste, impetratemi, vi prego, la sovra doman
data grazia , onde mercè della medesima dopo di
essere stato in tale divozione vostro imitatore in
terra, possa venirvi poi anche ad esser compagno
per sempre in cielo. Cosi sia . Sancta Maria , et
omnes Sancti, intercedant ab eo adjuvari et sale
ugari etc.
MEDITAZIONE XVI.

SUL PECCATO VENIALE

Ela é cosa veramente deplorabile , ma pur ordi


naria, che non solamente i gran peccatori , i quali ,
giusta la frase di Giobbe , bibunt quasi aquam ini
quitatem , ma eziandio molte persone che vivono
con una certa regolarità , e sono sollecite di schi
var il peccato mortale , facciano poi poco o niun
1

conto delle colpe veniali e ne commettano anche


soventi , non solo per effetto di quella fragilità che
è inseparabile dalla umana natura , ma eziandio
per volontaria deliberazione , e perché non si cu
1
rano gran fatto di schivarle .
Fosse pur vero almeno che niuno di noi eccle
siastici entrasse nel numero di queste persone, di
noi ecclesiastici, dico, la cui santità dev' essere
cosi grande e cosi perfetta, di noi ecclesiastici che
portar dobbiamo a Dio uno specialissimo amore ,
di noi ecclesiastici che destinati siamo ad impedire
quanto possiamo anche questi peccati negli altri ,
di noi ecclesiastici finalmente, i quali, per tacere
di tante altre cose , aver dovremmo mai sempre
7

presenti , od almeno frequenti allo spirito quelle


memorande parole che pronunziò già a nostro ri
guardo il Tridentino Consesso : Levia etiam delicta ,
quae in ipsis maxima essent, effugiant. Una fune
503

sta esperienza però, e forse la nostra propria, ci


dimostra ben soventi l'opposto . Oh quante volte
anche non pochi ecclesiastici non si fanno scru
polo di questa o quell'altra mancanza, non per
altro motivo se non perchè non eccede i limiti
di colpa veniale , e loro pare per conseguenza di
non doverne fare gran conto , e giungono perfino
talvolta a farsene una gloria , come d'un indi
zio di coscienza sciolta e scevra da ogni sorta di
scrupoli !
Per non cadere anche noi dunque in siffatto di
sordine , o per non ricadervi più qualora già vi
fossimo caduti per lo passato, siccome il principal
motivo del medesimo si è per l'ordinario il non
fare abbastanza riflesso a quelle verità che do
vrebbero preservarcene , procuriamo di meditarle
ora seriamente . Meditiamo cioè primieramente la
malizia che in sè contengono pure queste colpe ;
in secondo luogo , le funeste conseguenze che per
l'ordinario apportano; ed in terzo luogo final
mente, i severi castighi che pur anco si meritano.
Penetrandoci ben bene di queste verità , non po .
tremo a meno di concepire di siffatte colpe una
cosi sinistra idea , che e detesteremo quelle che
abbiamo già commesse , e ci guarderemo a tutta
possa dal più commetterne. Prostriamoci prima ai
piedi di Gesù Cristo onde implorarne i necessari
lumi ed aiuti .
Mio divin Salvatore, che credo realmente pre
sente in questo divin Sacramento , con tutta umiltà
vi adoro ee domando sinceramente perdono dei miei
peccati , che mi rendono indegno di ogni vostra
gražia , ed anche perfino di star alla vostra pre
senza. Alloraquando voi sfidaste i vostri nemici
509
a ritrovar in voi qualche colpa : Quis ex vobis ar
guet me de peccato ? non solamente intender poteste
qualunque colpa mortale , ma eziandio qualunque
colpa veniale , essendo voi sicuramente immune e
dalle une e dalle altre, ed essendo, come dice l'A
postolo, tutt'affatto innocente, impolluto e segre.
gato dai peccatori . Io all'opposto , se non di colpe
>

mortali , almeno di veniali ne ho già commesse


tante che ripeter posso con maggior ragione che
non il coronato vostro Profeta : Multiplicatae sunt
iniquitates meae super capillos capitis mei. Oh
quanto importa d'internarmi in quei punti di
meditazione che mi sono proposto , sia per dete
stare come di ragione la passata ſia condotta ,
sia per preservarmene in avvenire . A che cosa
però gioveranno i miei riflessi, i miei sforzi, se voi
non li secondate , anzi non li prevenite colle vostre
illustrazioni e non li benedite colla vostra gra
zia ? ... Fatelo dunque , ve ne prego, ee per la prefata
esenzione da ogni sorta di peccato , e per la vostra
inesauribile misericordia , e pei meriti infiniti della
vostra Passione e morte . Maria Vergine SS. , che
aveste anche la bella sorte , lo special privilegio
di vivere immune da ogni peccato , e voi Santi
miei protettori ed avvocati, che sebbene esenti
non andaste da ogni sorta di venialità , solleciti
però foste di non commetterne di piena volontà, e
di quelle che commetteste ne faceste per tempo
la debita penitenza , deh ottenetemi colla vostra
5

intercessione la domandata grazia. Sancta Maria


Dei Genitrix l'irgo etc. Omnes Sancti etc.
Quanto primieramente alla malizia che contiene
per sè stesso il peccato veniale , non è dessa al
310

certo eguale a quella del peccato mortale ; ed è


questo pur troppo uno dei più ordinarii motivi ,
per cui si fa del peccato veniale assai minor caso
di quel che far si dovrebbe .
Ma non sarà ella però ben grande , ben dete
stabile 'la malizia di questo peccato ? Non è egli
forse anche un'offesa che si fa a Dio , un'in
gratitudine che si usa a Dio , una trasgressione
della sua santa legge, una contraddizione alla sua
divina giustizia , un disprezzo della sua divina
padronanza , un insulto alla sua divina Maestà,
na mancanza a quella fedeltà, a quell'amore che
gli dobbiam per ogni riguardo, e che gli abbiamo
già le tante volte promesso ? Non è egli insomma
pur anche un male che colpisce , per dir cosi , Iddio ,
quel Dio di cui è infinita la grandezza, infinita la
perfezione, infinito il merito, quel Dio che ci ha
faito cotanti benefizi, quel Dio che ci ha segregati
dal popolo , e trascelti e sollevati alla sublimità
del sacro ministero, a questo fine appunto princi
palmente che fossimo intieramente santi, intiera
mente suoi ; quel Dio che ha sovra di noi tutta
quanta la padronanza, tutto quanto il diritto ad
essere puntualmente ed esattamente ubbidito , ser
vito e rispettato anche nelle minime cose, e più
ancora da noi che dai semplici fedeli, perchè noi
a preferenza di questi , e più di questi siamo a lui
consecrati e vincolati ?
Non racchiude inoltre il peccato veniale , non
racchiude egli forse pur anche in gran parte
quelle medesime circostanze di luogo, di mezzi ,
di motivo e di tempo cbe abbiamo considerato ri
guardo al peccato mortale , e che ne rendono
assai più mostruosa la malizia ? Non commet
311
tiamo noi cioè il peccato veniale alla presenza di
Dio , sotto i suoi occhi medesimi , nella sua stessa
casa? Non ci serviamo eziandio per commetterlo
di qualcheduno dei suoi benefici ? Non lo com
mettiamo pur anche intieramente a torto , e senza
verun motivo scusabile, e nel tempo medesimo in
cui egli è, per dir cosi , attualmente occupato a
beneficarci ?
Non è egli finalmente il peccato veniale un
male maggiore di tutti quanti i mali naturali , di
tutti quanti i mali di questo mondo, per modo
che se si potessero con un solo volontario veniale
peccato abolire tutte quante le pene di questo e
dell'altro mondo , non sarebbe nemmen lecito di
commetterlo ? perchè tutte queste pene non sono
che un male riguardante le creature, anzi, pro
priamente parlando, non sono nemmeno un vero
male, poiché servono all'esaltazione della divina
giustizia ed altre divote perfezioni, e possono in
parte almeno essere anche di vantaggio alle crea
ture medesime , ma all'opposto il peccato veniale
è un male che riguarda, che colpisce , come già
dissi , Iddio medesimo ; un vero male , un puro
male, un male che ha in qualche maniera del
l'immenso, dell'infinito.
1

E non si meriterà egli dunque ,។ o anima mia,


anche il peccato veniale tutto il tuo abborri
mento , tutta la tua sollecitudine a schivarlo ?
E potrai aver coraggio di commetterlo volonta
riamente anche ben soventi , e tanto più di non
farne gran cạso , perchè non arriva alla malizia
del peccato mortale ? Ah ! non deve mai sembrar
da poco , grida S. Agostino , qualunque cosa che
312

giunge in qualche maniera ad offender Dio ! Ne


leve dixeris per quod offenditur Deus !
E che ? Avremmo noi cuore di comportarci in
tale maniera con una persona che ci fosse ve
ramente cara ? avremmo noi coraggio di rispar
miarle bensi le gravi offese, ma di moltiplicarle
con tutta facilità e tutt'affatto volontariamente
le leggiere ? 0 per meglio dire , avremmo noi
>

cuore di affermare che quella persona ci è vera


mente cara , cosi trattandola ? No certamente .
E debitori come siamo a Gesù Cristo, noi eccle
siastici specialmente , del più grande amore , avre
mo cuore di volontariamente offenderlo anche
con sole colpe leggiere ? E cosi facendo potremo
lusingarci di veramente amarlo a dovere ? Per
amarlo a dovere siam tenuti ad amarlo con tutto
il cuore , con tutta l'anima , con tutte le forze,
e cið anzi in modo speciale più che non i sem
plici fedeli , che hanno pure una simile obbliga
zione . Ma potrassi dire che lo amiamo veramente
con tutto il cuore e tutte le nostre forze , se con
tenti solo di non attaccare il cuor medesimo a
cose gravemente illecite, non abbiam poi ribrezzo
>

di attaccarlo a quelle, che sebbene non gli dis


piacciano gravemente, sappiamo però che non gli
sono gradite ? Potrassi dire che lo amiamo con
tutta l'anima , se invece di consecrare intiera
mente al di lui servizio , al di lui amore le po- ,
tenze della medesima , le impieghiamo anche tal
volta a contentar
contentar ,, benchè solo venialmente,
qualche nostra passione , qualche nostro capric
>

cio ? Potrassi dire che lo amiamo con tutte le


forze, se limitandoci a fare quei sforzi, quei sa
crifizi che sono indispensabili per ischivare il
315

peccato mortale, non ne facciamo poi alcuno per


ischivar anche il veniale ? Potrassi dire ... Ma per
non dilungar di troppo la nostra meditazione
passiamo a considerare le funeste conseguenze che
seco traggono ordinariamente queste colpe anche
solo leggere, conseguenze che debbono pure salu
tarmente atterrirci.
Siccome i peccati mortali paragonati vengono
*dai santi Padri e dai maestri di spirito a quelle
corporali malattie che danno la morte , cosi i
7

peccati veniali paragonati vengono a quelle che


pon sono se non leggiere. Siccome però anche
queste non lasciano d'avere parecchie ben fune
ste conseguenze pel corpo, cosi i peccati veniali
per l'anima, che sono in quelli raffigurate.
La prima funesta conseguenza delle malattie
corporali anche leggiere , massime quando sono
un po' frequenti , si è di far perdere alla persona
una parte almeno del suo colore , della sua na
7

turale vivacità , della sua disinvoltura , e se non


>

la deformano tutt'affatto, la rendono però meno


avvenente , men vistosa , men gradita agli occhi
altrui , di quel che fosse precedentemente . E cosi
è pure dei peccati veniali riguardo all ' anima ,
massime quando sono un po' frequenti . Allora
non la privano, è vero, di tutta quella bellezza
che produce in lei la divina grazia, ond' è tut
tora fregiata , ma gliela sminuiscono tuttavia in
guisa tale , che sebbene non possa dirsi di lei :
egressus est a filia Sion omnis decor ejus, come
di quella che ha peccato mortalmente , può dirsi
tuttavia che obscuratum est aurum mutatus est
color optimus ; e sebbene non la rendano agli oc
chi di Dio orrida e schifosa , come la rendono i
3511

mortali , gliela rendono però men cara , men gra


dita , men degna degli affettuosi suoi sguardi,
della singolare sua benevolenza e predilezione.
Anzi S. Agostino non dubitò di lasciar scritto ,
che veniales culpae quibusdam veluti pustulis ani
mam deformem faciunt.
La seconda funesta conseguenza che apportano
al corpo le malattie anche solamente leggiere ,
massime frequenti e quasi abituali, è senza dub
bio di indebolirlo , di renderlo per conseguenza
men atto e pronto a' suoi consueti esercizi e la
vori , di torgli inoltre in gran parte l'appeten
>

za ed il gusto degli alimenti anche i più salu


bri e saporiti , di dargliene anzi della nausea
in maniera che o non li prende , o prendendoli
quasi unicamente per forza non si convertono
in buon nutrimento , ma piuttosto in pregiudi
zio . Non altrimenti i peccati veniali , massime
un po' moltiplicati e frequenti. Rendono cioè or
dinariamente l'anima assai debole , languida nel
divin servizio , nell'adempimento delle sue ob
bligazioni , nell'esercizio delle cristiane virtù ,
7

nella pratica della cristiana mortificazione, nelle


opere di carità fraterna ecc . , le fanno perdere
>

quasi interamente il gusto per le opere di pietà ,


per la preghiera , per la meditazione i per le
>

letture spirituali , per la parola di Dio , per la


frequenza e le convenienti disposizioni alla sa
cramental confessione , pel raccoglimento e cose
simili . Epperciò o le trascura affatto , o le pra
7

tica con nausea, con fastidio, con disattenzione,


senza verun fervore ; onde in vece di ricavarne
spiritual profitto e vantaggio , ne riporta ancora
del pregiudizio. Quindi oh quante belle occasioni
315
perde di farsi dei meriti pel cielo , onde molti
plicarsi , come potrebbe , i gradi colassù di glo
ria e di felicità ! E quante partite si moltiplica
di rigoroso conto appo il divin Giudice , che.
come abbiamo tante volte udito, giudicherà , ossia
chiamerà a sindacato le stesse giustizie : Ego quo
que justitias judicabo, cioè quelle opere buone che
o si sarebbero potute e dovute fare e si saranno
trascurate , o si saranno fatte malamente.
La terza funesta conseguenza finalmente che
seco traggono le malattie corporali sebbene non
gravi , massime , come già diceva , un po' frequenti,
e tanto più se abituali , si è di non cagionare
bensi immediatamente la morte , ma di andar mi
nando , per dir cosi , sordamente e bel bello la
vita ed accelerare il decesso. E cosi fanno pur
anche riguardo alla vita spirituale le prefate
colpe . Lo insegnano le sacre carte , i santi Pa
dri , l'esperienza e l'intimo senso della fede illu
strata .
Lo insegnano primieramente le sacre Scritture :
Qui spernit modica , ci dicono, paulatim decidet ;
chi non fa conto delle mancanze leggiere , non
tarda guari a cader intieramente in rovina , ossia
1

a cader nelle gravi . E chi è infedele nel poco,


soggiungono , diventa facilmente infedele nel
molto : Qui in modico iniquus est , et in majori
iniquus est.
Lo insegnano in secondo luogo i santi Padri :
Si parva curare negligimus , dice san Gregorio ,
insensibiliter seducti , etiam magna perpetramus ;
qui minima flere, soggiunge , ac devitare negligit,
a statu justitiae non quidem repente, sed parti
bus totus cadi ; - modica mala fugiamus, cosi il
316

Grisostomo , magna siquidem ab illis nascunt;


a minimis incipiunt, soggiunge S. Bernardo , et in
maxima proruunt ; — modicis assuescunt, dice san-.
-

t’ Isidoro , et ad maximă perveniunt.


Lo insegna in terzo luogo l'intimo senso dalla
fede illustrato , e per più ragioni ; ossia sotto
>

varii rapporti , sia cioè per parte di Dio, sia per


parte del demonio , sia per parte di noi mede
simi . Per parte primieramente di Dio. Se noi cioè
ci curiamo poco di schivare le colpe veniali , Id
dio si curerà anche poco di darci i suoi lumi ,
i suoi aiuti , che sono necessari ed indispensabili
per non cadere nelle colpe gravi . La cosa è al
tutto naturale, ossia giusta e ragionevole . L'in
differenza , scrive a questo proposito un gravis.
simo autore , vien castigata di regola ordinaria
mente con altra indifferenza : indifferenza per
parte nostra verso Dio , non avendo ribrezzo di
moltiplicargli le offese benchè solo leggiere ; in
differenza per parte di Dio verso di noi , non cu
randosi , per dir cosi , di darci i suoi lumi e le sue
grazie , massime speciali . Vogliamo noi essere ri
stretti con Dio ? Iddio lo sarà anche con noi , e
perciò mancandoci i prefati suoi aiuti e lumi , con
>

facilità precipiteremo nella mortal rovina. Per


parte inoltre del demonio . Se vede questo nostro
implacabil nemico che siamo guardinghi dal com
mettere anche sole colpe veniali , ah ! dispera
quasi intieramente di poterci far cadere in colpe
gravi , onde lascia quasi di tentarcene . Ma all'op
posto se vede che non abbiamo pressochè alcun
ribrezzo a commettere peccati veniali , si rende
sempre più animoso a tentarci , a špingerci a man
canze ognor più gravi , e così bel bello non tarda
517
a rovinarci : Nostris tantum initiis, dice S. Gero
lamo, nostris tantum initiis opus habet ; e come
5

dice comunemente il proverbio , se noi comin


ciamo a porgergli un dito , non tarda molto ad
impugnarci la mano, il braccio, ed a tirarci dove
vuole . Quindi l'Apostolo ci avvisa di guardarci
ben bene dal dare la menoma entrata nell'anima
nostra , nel nostro cuore al demonio : Nolite locum
dare diabolo, perchè con tutta facilità vi si insi
nua sempre più , e finisce per impossessarsene to
talmente . Per parte finalmente di noi medesimi .
Se difatti , come abbiamo già precedentemente
meditato, i peccati veniali ci rendono deboli, pi
gri , accidiosi nel divin servizio, ne viene per ne
cessaria conseguenza che ci dispongono al pec
cato mortale .
Inoltre, moltiplicando i peccati veniali massi
me tutt' affatto volontarii , si raffredda in noi la
carità , si va perdendo il ribrezzo al peccato, si
va via allargando sempre più la coscienza , si va
prendendo l'assuefazione di disubbidire a Dio, e
si rende per conseguenza sempre più facile di
cadere in disubbidienze gravi. Finalmente , sic
come non tutte le cose che si credono soltanto
leggiere lo sono poi in realtà , oppure sebbene
lo siano per sè stesse , per ragione però di qual.
che circostanza possono divenir gravi, e, per at
testazione del medesimo S. Agostino , non è facil
cosa il conoscere in molti casi se un peccato sia
solo leggiero , o grave , e massime in causa pro
pria è facile assai di ingannarsi e ciò accade
9

specialmente a coloro che non hanno pressochè sol


lecitudine alcuna di schivar ogni sorta di colpa
volontaria anche leggiera , cosi questi tali ordi
>
319
nariamente commettono non di rado dei peccati
veramente mortali, credendoli per vana iliusione,
che non li scusa, solamente veniali .
Ma prescindendo anche da tutte queste cose , la
esperienza medesima, come vi accennava, non ci
dimostra ella forse con quanta facilità si passi dai
peccati veniali ai mortali, massime quando i ve .
niali si commettono tutt'affatto volontariamente ?
Anzi non ci dimostra ella forse non devenirsi
pressochè giammai a gravi disordini , senza che
siano stati preceduti da leggieri , che loro apri
rono, per dir cosi, la strada, onde appunto avve
rato si vede il già citato detto di S. Bernardo :
A minimis incipiunt qui in maxima proruunt? Da
che mai infatti per esempio ebbe origine il fra
tricidio orrendo di Caino ? Non è egli forse da un
po' d'invidia che cominciò ad insinuarsi nel suo
cuore ? D'onde mai ebbero origine quelle turpitu
dini che scender fecero sul mondo tutto il tre
mendo castigo del diluvio ? Non è egli forse da
un po' di libertà che cominciarono aa dare ai loro
sguardi gli stessi uomini giusti di quei tempi,
ossia , come li chiama la Scrittura , i figliuoli di
Dio ? D'onde mai ebbero origine le crudeltà che
usarono contro il casto Giuseppe i suoi snaturati
fratelli ? Non è egli forse da un principio di ge
losia, che s'insinuò dapprima nel loro animo ? Lo
stesso esecrando tradimento di Giuda non ebbe
anche egli forse origine da leggieri principii , cioè
da un po' di attacco che cominciò egli a conce
pire pel danaro , e poscia dall'andarsi bel bello
avvezzando ad appropriarsi qualche piccola parte
di quell'apostolico tenue peculio , di cui era de
stinato custode ? Tant'è: A minimis incipiunt
319
qui in maxima proruunt; modicis assuescunt, et ad
maxima perveniunt. E se tutti questi ed altri
consimili avessero avuta la debita premura di
guardarsi attentamente anche dalle colpe leggiere ,
non sarebbero mai precipitati in quelle enormi
scelleratezze in cui piombarono .
E un male, o anima mia , da cui provengono
ordinariamente si funesti effétti, si dannose con .
seguenze , potrai considerarlo come un male da
poco , come un male da non farne gran caso , da
fartene poco o niuno scrupolo ? Potrai aver co
raggio di commetterlo ad occhi aperti , con vo
lontà tutt' affatto deliberata , e di commetterlo
anche soventi or in una cosa ed or in un'altra ?
E dopo d' averne commessi già tanti potrai es
sere pressochè indifferente affatto e totalmente
tranquilla ?
Ma vi ha di più ancora per riguardo a noi
ecclesiastici . Oltre le meditate dạnnose conse
guenze che seco traggono ordinariamente in ge
nerale le colpe leggiere , una particolare ne ca.
giõnano quelle che si commettono da noi ec
clesiastici , massime con certa qual frequenza
e manifestamente. Ella è questo lo scandalo , il
cattivo esempio che arrecano ai fedeli , il quale
non solamente li porta a commetterne anch'eglino
senza quasi veruno scrupolo e con tutta facilità
e frequenza, ma li porta eziandio a commetterne
delle gravi , ed a perderci in gran parte la sti
ma , il credito 7, e non far più per. conseguenza
gran caso delle parole che loro indirizziamo per
loro spiritual vantaggio. Si , o anima mia , la

sola facilità e la frequenza in noi ecclesiastici a


commettere in presenza dei fedeli delle colpe
520
anche solo leggiere basta a produrre la men
tovata pessima conseguenza. Primieramente , le
tante volte i semplici fedeli non sanno non >

pensano che tali colpe siano solamente leggiere,


e massime commesse da noi ecclesiastisi le ripu
tano gravi , e prendono ansa a commetterne an
ch'essi delle gravi . In secondo luogo , siccome
sanno , generalmente parlando , i semplici fedeli
che noi siamo tenuti ad una singolar virtù , san
tità , perfezione , cosi anche quando si tratta di
colpe evidentemente solo veniali , e che ce le ve
dono commettere di piena volontà, ed anche con
certa frequenza ed indolenza , non lasciano di
farne gran caso , e di scandalizzarsene notabil
mente , e di prender animo a commetterne essi
medesimi delle maggiori , tanto più che facilmente
s'inducono a credere che se commettiamo queste
colpe veniali alla loro presenza , quando saremo
poi in maggior libertà ne commetteremo anche
delle maggiori.
Inoltre, massime ai tempi in cui siamo , i liber
tini , i miscredenti , i mondani che sono dichia
rati nostri nemici , od almeno dichiarati nemici
>

del nostro ministero anche da siffatte nostre


mancanze leggiere prendono motivo a declamare,
ad inveire contro di noi , a screditarci . Tanto
1

più quando possono esagerarle, come soventi ar


riva ; e quel che è più , prendono ansa a decla
mare , ad inveire , a screditare tutto il ceto in
generale , ed il ministero medesimo eе la religione.
Quindi quanto danno ne avvenga alle anime sem
plici , massimamente agli spiriti deboli e di facile
impressione, chi potrà mai immaginarlo ?
E non sarà questa una conseguenza che debba
321

spaventarci ? E non dovrà perci i renderci somina


mente guardinghi dal commettere delle colpe an
che solamente leggiere, massime in presenza al
trui , o scienza d'altri , e con una certa qual fre
quenza ? Ricordati , o anima mia, di quelle tre .
mende notissime parole di Gesù Cristo : Vae mundo
a scandalis ! Vae homini illi per quem scandalum
venit : expedit ei ut suspendatur mola asinaria in
collo ejus , et demergatur in profundum maris.
Potrei aggiungere ... ma egli è tempo omai che
passiamo all'ultimo punto, a meditare cioè i se
veri castighi che questi medesimi peccati si meri
tano , onde finir di conoscere che sebbene sieno un
male minore del peccato mortale , non lasciano
.

tuttavia d'essere un gran male, e di dover eccitar


tutta la nostra sollecitudine a guardarcene .
Potremmo primieramente riguardo a questo
punto richiamarci alla memoria quei diversi e
sempi di ben severi castighi , con cui anche in
questo mondo ci riferiscono le sacre Scritture pu
niti diversi peccati , che altro non sembrano se non
semplici venialità . Tali sono fra gli altri l'esem
pio della moglie di Lot convertita in istatua di
sale per una semplice curiosità di sguardo ; l'esem
pio di Maria sorella di Mosè colpita improvvisa
mente da una gran lebbra per aver fatta qualche
doglianza di questo suo fratello coll'altro fratello
Aronne ; l'esempio di questi medesimi fratelli che
privati furono della consolazione di entrare nella
Terra promessa per un po ' di diffidenza che mo
strarono una volta alle divine promesse ; l'esempio
di più migliaia di Betsamiti che colpiti furono da
severo castigo per aver usata un po' d'irriverenza,
di temerità nel rimirare l'Arca santa dell'alleanza ;
REBAUDENGO · Esercizi, Vol . II . 21
322

l'esempio del noto Oza colpito di morte improvvisa


per avere stesa irriverentemente una mano verso
quest'Arca a solo fine (non certamente cattivo) di
sostenerla mentre era in procinto di cadere , e tanti
altri esempi consimili . Ma siccome potrebbe taluro
rivocar in dubbio se queste diverse cosi punite
mancanze fossero veramente semplici venialità , e
non è questo per lo meno tutt' affatto certo ed in.
contrastabile , così atteniamoci ad altro argomento
che non può assolutamente rivocarsi in dubbio.
Portiamoci cioè col nostro pensiero nel tormen
toso carcere del purgatorio . Quivi a detta dei santi
Padri , come ognun sa , infligge la divina giustizia
>

dei castighi , dei tormenti che non hanno verun


paragone con tutti quelli di questo mondo , e solo
paragonarsi possono con quelli dell'inferno , ec
cettuatane solo la durazione , che nell' inferno è
senza fine, e nel purgatorio avrå termine: Si omnes
quae in mundo sunt poenae (dice infatti S. Cirillo
di Gerusalemme) , si omnes quae in mundo sunt poe
nae , tormenta , afflictiones , cum minima , quae in
purgatorio est poena, comparentur, velut solatio e
runt. E S. Agostino : Ille purgatorius ignis durior
:

est , quam quidquid poenarum in hoc mundo tole


rari , sentiri , aut excogitari potest. Idem ignis est
1

(cosi finalmente l'Angelico) , idem ignis est , qui


damnatos cruciat in inferno , et qui justos วin pur *•
gatorio.
Ma perchè questi castighi , questi tormenti
cosi terribili, che fanno raccapricciar chiunque vi
rifletta seriamente ? forse a punizione dei peccati
mortali ? No certamente , poichè questi , come
1

ognun sa , puniti vengono con le pene eterne del


l'inferno ; pei peccati veniali dunque principal
323

mente, ossia per essi e pel residuo di pena tempo


rale che possa essere ancora dovuto alla divina
giustizia pei peccati anche mortali, di cui è stata
rimessa la colpa . O dir dobbiamo dunque che Iddio
punisca i peccati veniali assai più di quello che
meritino, la quale asserzione sarebbe un'orrenda
bestemmia ; oppure dobbiamo confessare (come il
dobbiamo realmente) che i peccati anche solo ve
niali sieno un gran male , un male superior a qua
lunque altro, salvo soltanto il peccato mortale .
Ed oserai dunque, o anima mia, farne poco conto ,
tenerli per cose da nulla , commetterli con tutta
indifferenza ? E vorrai aspettare a riconoscerne la
malizia quando sarai a provarne il castigo nel
purgatorio , se pure la tua facilità a commetterli ,
stanti le funeste loro conseguenze che hai medi
tate, non ti porterà a maggior rovina ed alla dan.
nazione eterna ?
Ah ! quelle anime infelici che sono là presente
mente nel purgatorio, e provano di già quali siano
le pene, con cui vengono colà puniti anche i ve
niali peccati , che non darebbero , che non farebbero.
1

di che non si priverebbero , quali mortificazioni


non praticherebbero , quali penitenze, per poterne
essere liberate ? E se uscissero di nuovo da quel
carcere orrendo, e tornassero a vivere su questa
terra, con qual sollecitudine procurerebbero di scon
tare tali loro peccati e di non commetterne nuova
mente neppur un solo . Deh noi dunque che la bella
sorte ancor abbiamo di esserne fuori, impariamo
dall'altrui disgrazia ad essere saggi , mentre siamo
ancora in tempo;; schiviamo a tutta possa non so
lamente i peccati mortali , ma eziandio i veniali ;
2

non commettiamone giammai a bello studio, con


521
volontà deliberata . E sopratutto , come ce ne av.
verte S. Bernardo, non riguardiamoli con indiffe.
renza : Nullum sit erratum , quod parvi pendas.
Non aspettiamo a farne conto , e a odiarli quando
a nulla più ci giovi il farlo, ma siamone solleciti
presentemente che siamo ancora in tempo. E sia
questo uno dei principali frutti dei santi esercizi .
E se non ci atterrisce , come pur dovrebbe , la
considerata malizia che in se contengono, e le fu
neste conseguenze che ordinariamente apportano,
ci spaventi almeno ( torna qui di nuovo a propo
sito l'avvertimento di S. Agostino già altra volta
citato) , ci spaventi almen il luogo dove conducono,
ossia i terribili castighi che si meritano, e con cui
sono puniti nell'altra vita : Si non times peccatum
(sono parole del citato santo Dottore), si non times
>

peccatum, time quo perducit peccatum .


Si , o mio divin Redentore , giustamente atter.
rito da siffatti castighi e da tutte le altre verità
precedentemente meditate , e considerando nello
stesso tempo la gran moltitudine di questi peccati
che ho finora commessi non solo per naturale fra
gilità, ma anche tutt'affatto deliberatamente , od
almeno per volontaria negligenza, e per non averne
avuta tutta quella sinistra idea che avrei dovuto,
mi confondo , mi umilio profondamente dinanzi a
voi , e ve ne domando instantemente perdono, e vi
offro sin d'ora in espiazione dei medesimi tutte
quante le opere buone che andrò facendo nel de
corso della mia vita : procurerò anzi di andarle
viemaggiormente , ad un tal fine , moltiplicando ,
sia per riparare viemeglio il torto che ho fatto an.
che con esse alla vostra divina maestà , ed alla vo.
stra immensa bontà aa mio riguardo , sia per non aver
325

poi a provarne lungamente le acerbissime pene


del purgatorio. Per l'avvenire poi farò tutto il
possibile per ischivarle : userò ad un tal fine
maggior vigilanza sopra di me medesimo , sarò più
assiduo e più diligente riguardo alla preghiera ed
alla meditazione delle verità eterne, imitando più
puntualmente ciò che praticava pel medesimo fine
il real Profeta, che lasciò scritto anche per mia
istruzione : In corde meo abscondi eloquia tua ui
non peccem tibi ; sarò eziandio più sollecito nel
praticare la mortificazione dei sentimenti del mio
corpo , delle potenze della mia anima, e delle pas .
sioni del mio cuore, non solamente nelle cose as
solutamente illecite e peccaminose , ma eziandio
nelle lecite e nelle indifferenti, affinchè colla fre
quente pratica di queste possa riescirmi più facile
la pratica anche di quelle , Accettate , o mio Dio ,
questa mia buona volontà e tutti questi miei pro
ponimenti , e rendeteli efficaci colla vostra divina
grazia, poichè senza di essa nulla posso . Non al
lontanate percið giammai da me i vostri benigni
sguardi , non m'abbandonate giammai , ma aiuta
temi mai sempre ad eseguire le predette mie riso
luzioni : Ne derelinquas me, Domine Deus meus, ne
discesseris a me : intende in adjutorium meum , Do
mine Deus salutis meae. Aiutatemi voi pure col
vostro possente patrocinio e colla vostra efficace
assistenza , o gran Vergine santissima , Angelo
mio Custode , Santi miei protettori ed avvocati , in
un
con tutti gli altri Santi e Sante del cielo .
Sancta Maria et omnes Sancti, etc.
MEDITAZIONE XVII.

SULL'AMOR DI DIO

NOD
on havvi certamente alcuno infra di noi , cui
noto non sia che per attestazione di Gesù Cristo
medesimo e per dettame eziandio della stessa na
tural ragione , il primo e massimo dei divini pre .
cetti e dei nostri doveri si è quello di amar Iddio
sopra ogni cosa , ossia con tutto il cuore, con tutta
l'anima , con tutte le forze ; che anzi in questo pre
cetto tutta si contiene la pienezza della legge ,
poichè ad esso tutti gli altri si riferiscono come
altrettante conseguenze al suo principio , come
Osserva ed insegna san Tommaso. Si può dire
dunque senza esitazione alcuna e senza tema di
errare , che il principale frutto de' santi spiri
tuali esercizi , o, per dir meglio, il complesso del
frutto in null'altro propriamente consiste, che nel
l'infiammare i nostri cuori di questo divino amo
re ; e se ciò si ottiene , si può dir ottenuto tutto
quanto il restante. A questo dunque egli è d'uopo
principalmente di rivolgere le proprie mire , le
proprie sollecitudini , i proprii sforzi.
Sebbene perciò le meditazioni che abbiamo fatte
sinora tendano già per se stesse tutte quante a
questo importantissimo scopo, e quella sopratutto
che abbiamo fatta sulla malizia del mortal pec
327

cato come offesa di Dio, come pure quella testè


fatta sulle piaghe di Gesù Crocifisso ; tuttavia non
sarà fuori di proposito , anzi tutt'affatto spediente
che consacriamo in modo particolare ad un tale
fine la presente meditazione , procurando con essa
non già solamente di persuadere il nostro intel
letto della convenienza e necessità indispensabile
di questo divino amore, e della precisa obbliga
zione che ce ne corre , delle quali cose non havvi
alcuno di noi che già persuaso non sia , ma spe
cialmente di accendere veramente del medesimo il
nostro cuore .
Ci somministra la traccia di questa meditazione
il mellifluo dottor san Bernardo, dicendoci espres
samente che, duplicem ob causam diligendus est
Deus, quia nihil justius, et quia nihil diligi fru
ctuosius potest. E veramente che nulla siavi di più
giusto di questo amore , ce lo dimostra l'autorità
ed il merito di chi ce lo comanda ; che nulla siavi
inoltre di più fruttuoso , ossia di più per noi van .
taggioso , ce lo dimostra la temporale ed eterna
felicità che da esso essenzialmente dipende .
Facciamo dunque di queste' verità il soggetto
della presente meditazione , e procuriamo di me
ditarle cosi seriamente e con tanto buona volontà ,
che veniamo a conseguire il mentovato scopo.
Siccome però nulla possiamo senza il divino aiuto ,
facciamoci ad implorarlo .
Divin Redentore , che siete realmente presente in
questo augustissimo Sacramento , che si chiama con
tutta quanta la ragione a preferenza di qualun
que altro , Sacramento d'amore, e che vi siete for
malmente protestato di non esser venuto a que
sto mondo che per accendere il fuoco del divino
328
amore : Ignem veni mittere in terram , et quid volo
nisi ut accendatur , non solamente io vi adoro pro
fondamente come mio Signore e mio Dio, ma vi
domando sinceramente perdono de' miei peccati ,
che mi rendono assolutamente indegno de' vostri
favori, e perfino di parlare con voi, di stare alla
vostra divina presenza . Quindi confidando nella
vostra misericordia infinita , e negli infiniti meriti
della vostra Passione e della vostra morte , mi
faccio animo a supplicarvi che vogliate accordarmi
tutti quei lumi e quelle grazie che mi son ne
cessarie per fare con frutto questa santa medita
zione , per ricavare cioè da essa non solamente
un'intima convinzione dell'indispensabile neces.
sità che ho di amarvi sopra ogni cosa , ma ezian
dio le più vive fiamme, il più grande effettivo
ardore di questo amore , onde d'or in avanti almeno
io possa essere veramente tutto vostro, ed anzi mi
sforzi di essere tanto più acceso di questo divin
fuoco , quanto meno lo sono stato finora . Vergine
santissima, che chiamata siete da Chiesa santa ma.
dre del bell'amore, Mater pulchrae dilectionis, sia
per quell'amor sommo che avete portato a Dio
quando eravate in vita e gli portate ognora , siå
per quello eziandio che portate alle anime nostrë,
deh colla possente vostra intercessione ottenetemi
siffatti lumi e grazie, che da me solo ottener non
posso . Fatelo anche voi , mio buon Angelo Custode
1

e miei Santi protettori ed avvocati , e voi tutti


Santi e Sante del paradiso. Sancta Maria, omnes
sancti et sanctae Dei , etc.

Primieramente dunque quanto giusta e doverosa


cosa sia l'amar Iddio sopra ogni cosa , ossia con
3:29
tutto il cuore, con tutta l'anima , con tutte le
forze , e quanto per conseguenza solleciti esser
dobbiamo di farlo, ce lo dimostra l'autorità ed il
merito di lui medesimo che cel comanda .
Riflettiamo primieramente all'autorità . Non è
egli forse questo Dio che ci comanda di amarlo ,
non ë egli forse il padrone supremo, universale,
assoluto di tutte quante le cose , e per conseguenza
anche padron nostro ? anzi più ancora padron no
stro che di tutte quante le altre cose materiali ed
irragionevoli ? Di tutte queste cose infatti egli è
solamente padrone per titolo di creazione e di
conservazione , per averle cioè create e perchè le
conserva; ma di noi creature ragionevoli , e di noi
cristiani specialmente, e tanto più di noi ecclesia
stici , egli è padrone per tanti altri titoli . Egli lo
ė per titolo di redenzione, per averci cioè riscat
tati dalla schiavitù del demonio col divin suo
Sangue , che è quanto dire con un prezzo di valor
infinito , onde scriveva già l'apostolo san Paolo
ai primi fedeli di Corinto : Non siete più vostri ,
non siete più padroni di voi medesimi , poichè
siete stati ricomprati con prezzo impareggiabile :
Non estis vestri , empti enim estis pretio magno.
Egli lo è inoltre per titolo di adozione , avendoci
adottati nel santo Battesimo ed in tante altre oc
casioni per suoi figliuoli, onde ha sopra di noi
tutta quella special padronanza che ha un padre
adottante sopra gli adottivi suoi figli. Egli lo è
finalmente perchè essendo noi suoi ministri , suoi
rappresentanti, suoi luogotenenti su questa terra ,
dobbiamo dipendere da lui , essere a lui sottomessi
in una maniera speciale , come deve dipendere ed
esser sottomesso in maniera speciale al suo so
330

vrano ogni e qualunque ministro, al suo princi


pale ogni e qualunque rappresentante , ogni e qua
lunque luogotenente .
Non è egli inoltre un padrone che non può giam .
mai, nè in alcun modo abusare della sua padro
nanza, che non può comandarci nè cose inique o
mal convenienti, nè cose impossibili ad eseguirsi ,
nè cose che tornino a nostro pregiudizio, anzi che
non ci siano in qualche modo vantaggiose ? Alla
sua autorità perciò non abbiamo motivo alcuno
che possa dispensarci dal sottometterci . Non è
egli di più un padrone che non può, come dotato
di sapienza infinita , prendere riguardo a tutte
quelle cose abbaglio alcuno , come neppure igno
rare e non conoscere se noi gli ubbidiamo o no ?
Non è egli finalmente un padrone di una infinita
potenza e di un'infinita giustizia , che se siamo di
subbidienti , può castigarci solennemente , e tanto
quanto possiamo esserne meritevoli , in qualunque
tempo , in qualunque luogo , in qualunque circostan
za , e che ci castigherà sicuramente secondo tutto
il rigor di sua giustizia , se non in questo mondo,
almeno nell'altro ? Ed all'opposto , se noi gli siamo
ubbidienti, ce ne darà immancabilmente una ri
compensa ineffabile ed eterna , anzi si farà egli
medesimo la principale ed impareggiabile nostra
ricompensa : Ego ero merces tua magna nimis, come
abbiamo già udito altra volta ,
Egli ha dunque senza dubbio tutta la più am
pia , la più assoluta e vera autorità di comandarci ;
e noi abbiamo tutta la più stretta e più indispen
sabile e vera obbligazione di ubbidirlo, anche nelle
cose le più penose , le più ripugnanti al nostro cuo
re , le più difficili ad eseguirsi , e finanche quando
331

si trattasse di nulla meno che di dar per esso la


nostra vita , di soffrire per esso i più crudeli mar
tirii . Noi leggiamo di fatti che nel dare agli Ebrei
i suoi comandamenti, le sue leggi , prima di ogni
altra cosa loro rammentò appunto la sua padro
nanza , e l'autorità per conseguenza che aveva di
darle loro , e l'obbligazione perciò che avevano essi
di osservarle tutte quante, anche quelle che erano
le più ardue , le più difficili: Ego, ego sum Domi..
nus Deus tuus. Ed affinchè la caparbia ed incir
concisa mente di questo popolo non se ne dimenti
casse e non tralasciasse di farne caso , glielo an
dava ripetendo e facendo ripetere sovente dai
suoi ispirati profeti: Ego sum Dominus Deus
tuus. E non dovremo dunque a molto maggior ra
gione riconoscere la suprema ed assoluta autorità
di Dio nel darci il comando di amarlo, comando
cosi dolce , cosi naturale , cosi conforme per sè me
desimo alla disposizione del nostro cuore , che è
fatto per amare , ed amar di preferenza ciò che è
maggiormente amabile , come si è appunto lo stes
9

so Dio ?
E qual cosa dunque più giusta e doverosa per
noi quanto di osservare a puntino questo divin
precetto ? E quand'anche non vi fosse alcun altro
motivo per indurci a questa puntuale osservanza,
non dovrebbe egli bastare questo solo della di
vina autorità e padronanza , e potremmo aver co
raggio di dispensarcene ? Ecchè , o anima mia ?
Un padrone cosi grande , cosi potente , cosi asso
luto, e nello stesso tempo cosi santo, cosi di
screto , cosi buono , cosi saggio , ti ordina espres
samente e senza restrizione alcuna di amarlo, ed
amarlo sovra ogni cosa , e ti fa anzi sentire es
552
sere questo il primario e principale de' suoi pre
cetti , quello che a preferenza di tutti gli altri ,
per dir cosi, gli sta a cuore, e vuole assolutamente
che tu osservi , e da cui in nissun tempo mai , in
nissun luogo , in nissuna circostanza sarà egli per
dispensarti , e ti minaccia anzi i più gravi casti
ghi se hai l'ardimento di trasgredirlo , e ti pro
mette la più ampia mercede se lo osservi ; e tu ,
.creatura sua , opera delle sue mani , e per tanti
altri titoli da lui dipendente , e che hai tanto bi
sogno di lui , e che sei fatta per amare, e che ti
attacchi con tanta facilità ad amare qualunque
oggetto miserabile di questa terra , ricuserai di
ubbidirlo ? e non farai anzi ogni possibile per
ubbidirlo a puntino , e nella migliore possibile
:

maniera ?
Sebbene che dissi ricusar di ubbidirlo ? E chi
son io mai (debbo anzi esclamar con sant'Ago
stino) , e chi son io mai, o mio Dio , e che cosa è

mai per voi il mio amore , che voi abbiate voluto


dimostrarvene cosi sollecito ed abbassarvi, dirò
cosi , a farmene l' espresso comando , e minac
ciarmi i vostri tremendi castighi se non lo os
servo ? Qui sum ipse ut amari te jubeas a me, et
nisi faciam mineris ingentes miserias ? Non sarebbe
stato per parte vostra una gran degnazione il
solo permettermi di amarvi , e per me non aa
vrebbe dovuto essere una direi irresistibile ne
cessità il farlo , essendone cosi grande il vostro
merito ?
Si, il merito che ha Eddio di essere da noi amato,
ed amato veramente con tutto il cuore, con tutta
l'anima, con tutte le forze e sopra ogni cosa , è
cosi grande, cosi incontrastabile , cosi manifesto
555

e cosi incalzante , che quand ' anche non ce ne


avesse fatto alcun comando, nulla sarebbevi tut
tavia di più giusto e di più doveroso di questo
amore , e noi dovremmo farcene mai sempre la
più sollecita premura e la più cara delizia. Ed
oh se possibil ti fosse, o anima mia , di farti di
questo suo merito una giusta ed adequata idea,
da quali vive fiamme di siffatto amore non ti sen
tiresti ognora , anche tuo malgrado , soavemente
accesa ! Ma nella impossibilità in cui siamo tutti
quanti di rappresentarci siffatto merito in tutta
la sua estensione e realtà , consultiamo almeno
quel tanto che ce ne insegna la fede, e non la
scieremo di riconoscere in qualche modo la gran
dezza di un tal merito .
Consideriamo difatti al lume della fede Iddio
in lui medesimo. Egli è il centro , il complesso ,
il cumulo di ogni bellezza, d'ogni bontà, d'ogni
amabilità , d'ogni desiderabile prerogativa , d'ugni
virtù , d'ogni perfezione , d'ogni bene, anzi il cen
tro , il complesso, il cumulo di beltà, di bontà,
di amabilità , di prerogative , di virtù , di perfi
zioni infinite , senza verun benchè menomo mi
7

scuglio di difetti, d'imperfezioni; egli è insomma


infinitamente amabile ed infinitamente meritevole
del nostro amore , anzi di un amore infinito , se
capaci ne fossimo. Tutto ciò che havvi di bello ,
di buono , di perfetto, di amabile su questa terra
ed in tutto questo mondo , tutto ciò che ci al
letta , ci innamora , ci rapisce il cuore , non è
altro che un'ombra, anzi un nulla in paragone
di Dio , della sua beltà , della sua bontà , della
sua perfezione, della sua amabilità e del merito
che ha in sé medesimo di essere fedelmente amato .
334
Consideriamolo poi anche col lume della fede
per riguardo a noi medesimi , ai benefizi che ci
ha fatti. Ah ! chi potrà mai immaginare nonché
esprimere quali e quanti siano sotto questo rap
porto i meriti che egli ha di tutta la corrispon
denza del nostro amore ?
Tornato Tobia il giovane dal lungo e periglioso
viaggio che aveva fatto in compagnia di quello
sconosciuto Azaria , sotto le cui sembianze asconde.
vasi , come a tutti è noto, l'arcangelo Rafaello,
volendo questo affettuoso e riconoscente figlio dare
al suo padre un'idea delle grandi beneficenze che
ricevute aveva in tutto il corso del predetto viag
gio dal mentovato suo compagno : Questi è quegli ,
gli disse , questi è quegli che mi servi non solo
di sicura guida , e che mi fece la più gioconda
compagnia, ma mi difese specialmente una volta
con magnanimo coraggio da un mostro marino
che tentava nulla meno che divorarmi ; questi
è quegli che ritrovare mi fece quella cosi vir
tuosa e ricca sposa , che ho qui meco condotta ;
7

e che mi liberò dal pericolo di essere strozzato dal


demonio , come era accaduto a parecchi altri nella
medesima mia circostanza ; questi è quegli che si
diede per me l'incomodo di andar a riscuotere quel
credito , per cui , o padre mio amatissimo , mi ave .
vate voi mandato ; questi è quegli che ha resti
tuita a voi la vista che avevate sgraziatamente
perduta; questi insomma ha ricolmata di benefizi
tutta la nostra casa : Per eum bonis omnibus re.
pleti sumus. i
Ma parlando noi di Dio , non possiamo forse con
molto maggior ragione dir la medesima cosa e ser
virci della medesima espressione ? Si, per eum (di
33.,
ciamolo pure con tutta l'effusione del cuor nostro) ,
per eum bonis omnibus repleti sumus. Da Dio infatti
abbiamo ricevuta l'esistenza , la vita, la conser
vazione, l'accrescimento, la robustezza, la sanità ;
da Dio la vista , l'udito , la loquela, l'odorato, il
gusto, tutti insomma i sentimenti del nostro corpo ;
da Dio l'intelletto, la ragione , la memoria , la vo
lontà , tutte insomma le potenze della nostr'anima;
da Dio il dono inestimabile della vera fede, della
spirituale rigenerazione, dell'incorporazione alla
sua Chiesa, della battesimale innocenza, dell'ado
zione in suoi figliuoli, del diritto all'eterna ere
dità del paradiso ; da Dio il perdono le tante volte
dei nostri peccati ; da Dio insomma quanto ab
biamo avuto sinora ed abbiamo tuttora di beni di
natura, di grazia , di fortuna . Dio solo è quegli
che ci ha preservati le’tante volte da pericoli gra
vissimi riguardo al corpo e riguardo all'anima ;
Dio solo è quegli che specialmente ci preservò tan
te volte dall'eterna dannazione , di cui siamo stati
prima per natura , e poscia cosi, sovente per malizia
meritevoli, e da cui non ha preservato tanti altri
meno assaicolpevoli di noi , come abbiamo già consi
derato in una delle precedenti meditazioni. Iddio è
quegli che ci ricomprò con tanto costo dalla dura
schiavitù del demonio , e l'adito ci riapri al conse
guimento dell'eterna felicità ; e che a questo fine
non esitò di assoggettarsi ad un mare di umilia
zioni , di obbrobrii , di patimenti, e di dare sino
all'ultima goccia il suo preziosissimo sangue su
di un infame e penosissimo patibolo ; Iddio è que
gli che istitui a nostro pro tanti Sacramenti ,
tanti mezzi di salute , ed arrivò perfino a farci,
>

per dir cosi , padroni di lui medesimo , quell'au


336
gustissimo Sacramento dell'altare istituendo, in
cui tutto intieramente a noi si dona , o come
dice S. Giovanni Grisostomo : De toto Deo nos di
vites facit, et seipsum nobis commiscet. Iddio in
somma è quegli da cui abbiamo ricevuto ogni
sorta di beni , ogni sorta di favori , ogni sorta
di beneficenze : Per eum bonis omnibus repleti
sumus .

E un Dio adunque così buono in sè stesso, cosi


perfetto, cosi amabile , e nello stesso tempo cosi
buono verso di noi , cosi liberale , cosi generoso ,
cosi benefico, cosi amante ។, non si meriterà egli
tutto quanto il nostro amore, non dovrà attirarsi
1

tutto il nostro cuore ? E farà egli d'uopo d'un suo


comando per indurci ad amarlo ? E quand'anche
non solamente non ce l'avesse comandato, ma non
mostrasse neanche il menomo desiderio , la menoma
premura di essere da noi amato , non dovremmo
noi tuttavia farcene il più stretto dovere , la più
premurosa sollecitudine ? Potremo anzi fare a
meno di amarlo , e amarlo svisceratamente ! Gran
che ! Una menoma scintilla , per dir cosi , di amabi
lità che noi ritroviamo nelle creature di questa
terra, una menoma bella prerogativa che noi iscor
giamo in qualcheduna di esse , un menomo benefi
cio che riceviamo da un nostro simile , oppure an
che da un nostro inferiore, basta per farvici affe
zionare, per attirarsi il nostro cuore , anche in
volta eccessivamente . E Iddio solo , che è :j ' n
plesso , il cumulo di tutte le perfezioni e d ai
amabilità, e nel tempo stesso il più insigne i tro
benefattore, che ci ha compartiti più benefici di
quel che siano i momenti della nostra vita, men
tre anche questi mom nti istessi sono un suo be
337
nefizio ; il più verace nostro amico , il più amo
l'oso nostro padre ; Iddio insomma , che per tanti
e tanti riguardi si merita tutto il nostro amore ,
non avrà da noi che la nostra indifferenza , la no
stra noncuranza , il nostro disprezzo , i nostri
oltraggi ?... Si fu un miracolo della divina on

nipotenza , esclama S. Pier Grisologo , che i tre


giovanetti ebrei là nella fornace di Babilonia in
mezzo a tante fiamme non solamente non fossero
inceneriti, ma non sentissero nemmen l'ardore ;
ed è un miracolo , per dir cosi , di diabolica mali
zia , che noi in mezzo a tanti stimoli ed a tanti
motivi che abbiamo di arder d'amore per Iddio , ce
ne restiamo le tante volte , come pur troppo ac
cade, totalmente freddi ed indolenti, anzi ardiamo
anche talora di amore disordinato per le creature ,
pei beni, per le soddisfazioni di questo mondo , che
è quanto dire di un amore tutt'affatto contrario a
quello del Creatore, a quello di Dio, ed a lui per
conseguenza ingiurioso . Il cielo , la terra , dice
sant'Agostino , e tutte le cose che nel cielo e nella
terra si contengono , tutte le cose che sono e fuori
e dentro di noi , ci predicano continuamente di
amarvi , o mio buon Dio : Coelum ,1 et terra, et omnia
quae in eis sunt, undique mihi dicunt ut te amem ,
mentre ci ricordano o qualcheduna delle vostre
perfezioni, o qualcheduno dei vostri benefizi, e dei
Imeriti che avete di essere da noi amato ; e non
163 inno tuttavia bastevoli ad accenderci per voi
more ?
ciepah ! se non vogliamo amare Iddio pel merito
che ne ha in sè stesso (ci grida l'evangelista san
Giovanni), amiamolo almeno pei benefizi che ci ha
ResacDENGO - Esercizi, Vol . 11 . 22
358
compartiti , e per quell'amore che ci ha con essi
dimostrato : Diligamus Deum , quoniam Deus prior
dilexit nos . Nimis enim durus est animus (soggiunge
sant'Agostino ) qui si dilectionem nolebat impen
dere, nolit saltem rependere. E veramente...
Ma egli è tempo omai che passiamo al secondo
punto , a meditare cioè come nulla siavi altresi di
più vantaggioso di un tal amore , mentre da esso
essenzialmente dipende la temporale ed eterna
nostra felicità .
E primieramente, riguardo all'eterna , che di
penda essa essenzialmente dall'amor di Dio , non
si richieggono molti argomenti per persuadercelo ;
anzi non havvi sicuramente alcuno che non ne
sia di già persuaso. Se difatti , giusta l'irrefra
>

gabile sentenza di Gesù Cristo , intimataci anche


personalmente da Chiesa santa nell'occasione del
santo battesimo , per conseguir l'eterna vita è
2

necessaria l'esatta osservanza dei divini comanda


menti : Si vis ad vitam ingredi serva mandata. ,
ed il comandamento di amar Dio è il primo ed il
massimo dei suoi comandamenti : Hoc est primum
et maximum mandatum : diliges Dominum Deum
tuum ex toto corde tuo, etc .; e se anzi dall'esatta
osservanza di questo nè dipende l'osservanza di
tutti gli altri , mentre al dir dell’Apostolo , pleni
tudo legis est dilectio ; et qui non diligit, manet
in morte : si potrà avere il menomo dubbio che
il conseguimento dell'eterna nostra felicità da un
siffatto amore essenzialmente dipenda ? Quindi
quelle enfatiche parole del già citato Apostolo : Su
linguis hominum loquar et angelorum , charitatem
autem non habeam , factus sum velut aes sonans,
aut cymbalum tinniens. Et si habuero prophetiam,
333
et naverim mysteria omnia, et omnem scientiam; et
si habuero omnem fidem , ita ut montes transferam ,
charitatem autem non habuero, nihil sum . Et si
distribuero in cibos pauperum omnes facultates
meas, et si tradidero corpus meum , ita ut ardeam ,
9

charitatem autem non habuero, nihil mihi prodest.


Non solo però l'eterna, ma anche la temporale
nostra felicità, per quel poco almeno che può aver
sene su questa terra, dall'osservanza del mento
vato precetto essenzialmente dipende. In che cosa
infatti consiste principalmente ed essenzialmente
una si fatta felicità ? Nella pace, nella tranquil
lità , nella contentezza del cuore . Se noi abbiamo
questa santa tranquillità, questa contentezza del
cuore, fossimo anche privi di tutti i beni di que
sto mondo , ci ritrovassimo anche in mezzo alle
più gravi pene, alle più moleste contrarietà , non
lasciamo di esser felici assai più di coloro , che
anche nuotando nelle ricchezze e nei piaceri, ed
essendo nell'auge degli onori , nell'abbondanza
delle terrene prosperità e soddisfazioni, fossero
mancanti di una tale tranquillità e contentezza.
Tant'è, essenzialmente
la felicità che può aversi su questa terra
risiede nel cuore , e dalla con
tentezza e tranquillità del cuore essenzialmente
dipende .
Ora, che cosa saravvi che possa procurarci la
vera pace , la vera tranquillità e contentezza del
cuore, per quanto almeno si può avere su questa
terra, la quale meritamente chiamasi valle di la
grime ? Forse l'amore, il possesso, il godimento ,
l'affluenza dei beni di questo mondo ? Oh no cer
tamente , e ne abbiamo un'ampia solennissima
testimonianza in ciò che ci lasciò scritto di sè me.
340
desimo l'autor dell' Ecclesiaste , il sapientissimo
Salomone. Ascoltiamo e meditiamo attentamente
le sue parole : Magnificavi opera mea , aedificavi
mihi domos ; et plantavi vineas, feci hortos et po
maria , et consevi ea cuncti generis arboribus ; et
2

extruxi mihi piscinas aquarum, ut irrigarem syl


vam lignorum germinantium ; possedi servos et an
cillas, multamque familiam habui; armenta quoque,
et magnos ovium greges, ultra omnes qui fueruntante
me in Jerusalem ; coacervavi mihi argentum , et art.
rum , et substantias regum , ac provinciarum ; feci
mihi cantores, et cantatrices, et delicias filiorum ho
minum , scyphos , et urceos in ministerio ad vina
fundenda: et supergressus sum opibus omnes quifue
runt ante me in Jerusalem : sapientia quoque per.
severavit mecum . Et omnia quae desideraverunt
oculi mei, non negavi eis : nec prohibui cor meum
quin omni voluptate frueretur , 'et oblectaret se in
his quae praeparaveram . Qual uomo più felice in
apparenza, qual uomo più contento, o che dovesse
veramente esserlo, se veramente le cose di questo
mondo , il loro amore, il loro godimento potessero
render contento ? Eppure, ecco l'ingénua sua con
fessione: Et vidi in omnibus vanitatem et afflictionem
animi. Ecco anzi un'altra protesta ancor più uni
versale , più assoluta , più decisiva : Vidi mala
universa esse sub sole, et cuncta vanitatem et affli.
ctionem spiritus.
Tutte le cose dunque di quaggiù , anche quando
si possedono, si godono, non solamente non pos
sono appagare pienamente il nostro cuore , non
possono pienamente contentarlo , e lasciano mai
sempre in lui , come si dice comunemente , un gran
vuoto , ma vi lasciano anche sempre una certa
Sii
quale spina, una certa quale inquietudine , ens.
sime quando si preferisce il loro amore a quello
di Dio, e per esse si arriva ad offender Dio : anzi
allora si destano poi per l'ordinário quei crndeli
rimorsi che abbiamo già considerato in altra me
ditazione , e che facevano già dire al Profeta : Nosz
est pax impiis, non est pax ; cor impiï tamquam
mare fervens ; ed all'apostolo S. Paolo : Tribula
tio et angustia in omnem animam operantis malum.
Inoltre, come riflette S. Bernardo, quante bri
ghe, quante sollecitudini, quante ansietà, quante
fatiche or di corpo ed or di spirito non si richieg
gono per poter conseguire que' terreni beni, quelle
terrene soddisfazioni, che si amano a preferenza
di Dio e si desiderano ! E siccome per quanto si
faccia e si conseguisca , non si arriverà mai a
conseguire tutto ciò che si vorrebbe, e si può dire
a questo riguardo ciò che lasciò scritto il poeta
riguardo agli idropici : Quo plus sunt potae plus
sitiuntur aquae ; cosi non avranno mai fine le
mentovate brighe , e sollecitudini , ed ansietà, ed
il cuore non sarà mai pago , non sarà mai con .
tento . Di più, riguardo a quelle cose che arrivansi
a conseguire , e si possedono , si ·godono , oh da
quali timori non è mai sempre esacerbato l'animo
di averle a perdere , di rimanerne nuovamente
privo , come pur troppo può facilmente accadere,
e ben soventi accade . Ed ove ciò realmente av
venga, oh qual rincrescimento, qual dispiacere ,
quale rammarico tanto maggiore , tanto più acerbo ,
quanto era maggiore e più ardente l'amore che
gli si portava ! In una parola, riguardo a tutte
le cose che sogliono amarsi e desiderarsi, e pos
sono godersi in questo mondo: Acquisitio (come si
22
342

esprime il citato S. Bernardo) , acquisitio est plena


laboris, possessio plena timoris, amissio plena do
loris. E come mai dunque potranno desse procu
rarvi , anzi dirò solo permettervi quella pace .
quella tranquillità, quella contentezza di cuore ,
in cui , come abbiamo di sopra veduto , principal .
mente ed essenzialmente consiste quella poca fe
licità che si può avere su questa terra ?
All'opposto una persona, che ami veramente
Iddio sopra ogni cosa , che lo ami con tutto il
cuore , con tutta la mente, con tutta l'anima, con
tutte le forze, che preferisca Iddio a tutte le sod
disfazioni, a tutte le cose di questo mondo, chi
potrà mai spiegare la pace , la tranquillità, la
contentezza di cui gode a preferenza di tutti quelli
che vanno perdutamente dietro alle suddette cose
del mondo ? Ne abbiamo anche qui una luminosa
prova di fatto, che potrà convincerci assai me
glio di tutte quante le ragioni , e l'abbiamo in
sant'Agostino. Infelicel Aveva anch'egli avuta la
mala sorte in tempo della sua gioventù di andar
cercando la sua temporale felicità , la sua conten
tezza nei piaceri transitorii e fugaci di questa
vita e specialmente in quelle cose che suggeriva
gli la sua vanità , l'amor della gloria , la sua sen
sualità , ma sempre inutilmente. Non aveva mai
potuto ritrovare quello che cercava, anzi era sem
pre inquieto e conturbato . Finalmente conver
tito sinceramente e stabilmente a Dio , ed acceso
del suo santo divino amore , fu tale la consola
zione ,9 la gioia , la contentezza da cui si trovò
>

inondato il cuore e santamente inebriato , che


non sapeva darsi pace di aver tanto tardato , ed
esclamando andava ben sovente : Ah ! me sgraziato ,
343
che ho perduto tanti anni inutilmente senza mai
conoscere veramente ed amare di cuore il mio
vero bene , la mia vera contentezza, il mio buon
Dio ! O beltà , o amabilità sempre antica e sem
pre nuova , quanto tardi vi conobbi e vi amai !
Sero te amavi , pulchritudo tam antiqua et tam
nova , sero te amavi ( Conf. lib . 10, c , 27) . Ah ! da
qualunque lato l'uom si volga, qualunque mondana
soddisfazione egli si prenda, nulla havvi che ap
pagar lo possa, che possa contentarlo, anzi non
trova che inquietudine , affanno, amarezza ! In
voi solo, o mio Dio , e nel vostro amore egli ri
trova il suo riposo : Versa et reversa , in tergum et
in latera , et dura sunt omnia : tu solus requies. Voi ,
o mio Dio, ci avete fatti per voi , ed il nostro
cuore non arà mai contento , non sarà anzi mai
esente da inquietudini , se non riposa in voi : Fe.
cisti nos , Domine, ad te , et inquietum est cor no
strum donec requiescat in te . Riposo , che sebbene
si debba intendere principalmente dell'altra vita,
si può anche intendere almeno in parte della vita
presente , per mezzo del santo divino amore . Onde
a ragione soggiungeva , dopo le parole che abbiamo
più sopra sentite : Hei mihil parum ne est ipsa
miseria si non amem te !
Ma oltre di questa testimonianza, quante altre
non ne abbiamo intieramente consimili , e di un
Davide, che anch'egli per propria esperienza
esclamando andava : Oh quanto è mai grande, o
mio Dio, la moltitudine delle consolazioni che
voi secretamente , internamente accordate a co
loro che vi amano, ossia che vi temono con quel
timor filiale, che non va disgiunto dall'amore !
Quam magna multitudo dulcedinis tuae, quam abs
344

condisti timentibus te ! E di un S. Paolo, che an


che in mezzo alle persecuzioni a cui si trovava
continuamente esposto , ed alle penose sollecitu
dini e brighe di ogni sorta che gli dava il suo
sacro ministero , si protestava di aver il cuor
ripieno di una tranquillità, di una consolazione
sovrabbondantissima: Repletus sum consolatione,
superabundo gaudio in omni tribulatione nostra ; e
di tanti altri santi dell'antica ee della nuova Legge ,
che amanti veramente di Dio , erano già inondati
anche in questa vita di divine consolazioni , .ed
in mezzo alle più aspre penitenze, alle più gravi
tribolazioni e perfino tra i più acuti tormenti
del martirio godevano di una tranquillità, d'una
quiete inalterabile, e di quella interna pace, che
al dir dell'Apostolo, exsuperat omnem sensum .
Sebbene ... a che andar cercando tante testi
monianze e tanti esempi particolari? Da mihi aman
tem, ci dice in generale sant'Agostino, et sentit
quod dico ; qualunque persona che ami veramente
Iddio ne è alle prove, e render ne può ampia
attestazione . E noi , noi medesimi , quand'è che
abbiamo veramente il cuor più contento e tran
quillo ? Forse quando andiamo perdutamente die
tro alle cose di questo mondo , ai piaceri , alle
soddisfazioni di questa terra , quando attacchiamo
disordinatamente a qualcheduna di queste cose il
nostro cuore, quando, in una parola , abbiamo in
noi tutt'altro amore che quello di Dio ? Ah no
certamente . Allora anzi non finiamo che per pro
vare amarezza , e si avvera pur troppo il detto
dello Spirito Santo : Risus dolori miscebitur , et
extrema gaudii luctus occupat ; verità che fu an :
che conosciuta ed inseguata dallo stesso gentile
345
filosofo Seneca con queste formali parole : Ipsae
voluptates in tormenta vertuntur. Allora soltanto
abbiamo il cuor tranquillo e contento, per quanto
si può avere in questo mondo , quando tenendolo
distaccato dalle cose di quaggiù , lo rivolgiamo e
lo attacchiamo veramente a Dio , quando lo ab
biamo ripieno di divino amore ! Oli allora si che
si prova avverato il detto del Profeta : Gustate et
videte quoniam suavis est Dominus.
Evvia dunque cessiamo una volta, come ci esorta
anche il medesimo Profeta, di perdere, per dir cosi ,
il nostro cuore dietro alle vanissime cose di questo
mondo, che ben lungi dal contentarlo, altro non
fanno che aggravarlo : Filii hominum, usquequo
gravi corde ? ut quid diligitis vanitatem ? Ma te
niamolo mai sempre rivolto al sommo e vero bene ,
che è il solo Dio . Questi sia il primario e prin
cipale oggetto del nostro amore, anzi il solo , poi
chè se amiamo qualche cosa fuori di lui, non dob
biamo amarla che per lui ed in ordine a lui :
Minus enim te amat , diceva già sant'Agostino a
Dio, qui aliud propter te non amat. Amiamolo in
somma ognora sopra ogni cosa, amiamolo con tutto
il cuore> con tutta l'anima , con tutte le forze .

Questo è il fine per cui siamo stati creati: questa


dunque deve essere la principale nostra solleci
tudiņe in questa vita . Cosa più giusta e più van
taggiosa di questa non può darsi ; dunque il no
stro dovere ed il nostro interesse vi ci debbono
impegnare . Già di troppo abbiamo tardato a com
piere veramente questo dovere , ed a promuovere
con esso il nostro vero vantaggio. Deh ! non tar
diamo più ulteriormente , e procuriamo anzi di
amar tanto più Iddio per l'avvenire , quanto ri
516

conosciamo di averlo meno amato nel precedente


corso della nostra vita .
Si , o mio Dio , cosi risolvo e cosi spero di fare
mediante il vostro divino aiuto . Ma che cosa é
mai quel poco tempo che mi resta a vivere, quan
d'anche tutto lo impieghi nel vostro santo divino
amore, in paragone di quello che ho passato senza
veramente amarvi? Ah ! sero te amavi, debbo anche
io dire con sant'Agostino , sero te amavi ! Ah ! chi
mi darà lagrime per piangere a dovere questa mia
tardanza, e deplorare tanti anni inutilmente, anzi
malamente passati , perchè passati in tutt'altro
che nel vostro santo amore? Degnatevi però, o pie
toso Signore , di accettare quel poco che ancora
posso impiegare in amarvi , e che vi offro in un
col sincero peņtimento delle passate mancanze :
Suscipe, quaeso, suscipe residuum annorum meo
rum . Anzi , non solamente degnatevi d'accettarlo,
ma fate che veramente lo passi intieramente nel
vostro santo divino amore , ed in maniera che
compensi in qualche modo la primiera passata
mancanza ! Senza di voi , senza la vostra santa
divina grazia , qualunque sia presentemente la
mia buona volontà , la mia risoluzione , non farò
meglio che per lo passato. Deh ! voi dunque ( vi
dirò con sant'Agostino) , deh voi , o mio buon
2

Dio, che siete lo stesso amore per essenza, ed amor


sommo, amor inestinguibile , amore eterno , àc
cendetemi veramente di tutto quell'amore che da
me desiderate: O amor , qui semper ardes , et num
quam extingueris , charitas , Deus meus, accende,
accende me . O veritas Deus ( vi dirò anche con
Tommaso da Kempis), o veritas Deus , fac me
1

unum tecum in charitate perpetua ; dilata me in


347
amore , ut discam interiori cordis ore degustare
quam suave sit amare, et in amore liquefieri et na
tare . Vergine santissima , che dopo di aver senza
interruzione alcuna amato Iddio in tutto il corso
della vostra vita assai più di quello che amato lo
abbiano anche i più gran santi, del puro di lui
amore moriste , ossia, come dice il vostro gran servo
S. Bernardo, la vampa del divino amore fu quella
spada che separò dal corpo la vostra beata anima ,
e ardete ognora di tutta quella carità , di cui è
capace una semplice creatura, deh fatemi parte di
qualche scintilla almeno di questo vostro sovrana
tural fuoco , affinchè io possa almeno per l'avve
nire avvampar di questa divina fiamma : Fac ut
ardeat cor meum , in amando Christum Deum , ut sibi
complaceam . Fate anzi che io ne avvampi si fat
tamente , che dopo di aver amato tanto più Iddio
nel residuo della mia vita, quanto meno l'ho amato
sinora, la bella sorte io abbia di morire eziandio nel
suo santo divino amore , e di andarlo ad amare e

godere per tutta quanta l'eternità con voi in cielo .


A voi pure perciò mi raccomando , o celesti Se
rafini, che a preferenza di tutti gli altri angelici
spiriti ardete di santo divino amore, ed aa voi ezian
dio, Santi e Sante tutte del paradiso, ed a voi par
e

ticolarmente che mi siete protettori ed avvocati .


Sancta Maria , etc.

eOeD FINE
‫وو‬
INDICE

MEDITAZIONE 1. Che cosa siamo Pag . 1


2. Che cosa siamo stati e che cosa
siamo divenuti 20
3. Sublimità del nostro stato e sue
obbligazioni . > 41
4. Moltitudine dei nostri peccati e A
misericordia da Dio usataci 61
5. Danni del peccato mortale 82
1

6. Malizia del peccato mortale in


rapporto a Dio » 101
7. Malizia del peccato mortale in
rapporto alle sue circostanze » 120
8. Sulla morte e suoi effetti > 140
9. Sulla morte del buon sacerdote > 161
10. Sul divin Giudizio > 182
11. Sull'Inferno 20,6
12. Sul Paradiso . 226
13. Sulla Passione di Gesù Cristo » 246
14. Sulla Passione di Gesù Cristo (Me
ditazione seconda) > 267
15. Sulle piaghe di Gesù Crocifisso » 288
16. Sul peccato veniale » 307
17. Sull'amor di Dio > 326
||

V. per deleg. di Mons. Vicario Capitolare


Torino , 29 Aprile 1871 .
Sar: Professore Carlo Ferkeri .

TRI POTECA
410909 STATALE

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