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SCELTA

DI TRENTA MEDITAZIONI

Sulle Massine Eterne


DIRETTE A CONSERVARE IL FRUTTO

DELLE S. MISSIONI
O DE SANTI

SPIRITUALI ESERCIZII
ANA

Seconda Ediziowe
B.
S.

BIBLIOTHEQUE S. J.
La Fontaines
60 CHANTILLY
FORLI
Presso Luigi Bordandini
1836 .
B3ITROUES
bus nr 5
3
AVVERTIMENTI

Per uvantenere il frutto


DELLE S. MISSIONI
O DE SANTI
SPIRITUALI ESERCIZII

Siccome poco o nulla giova al Giardiniere l' en


ver poste nel suo giardino le piante, se non
prosiegue dipoi a coltivarle, e mantenerle; cosi
parimenti poco o nulla gioverà a voi paver
posto nel vostro cuore con queste S. Missioni,
o con questi S. Spirituali Esercizii le più belle
virtù , se poi non proseguite ad alimentarlee
conservarle. Or io porto ferma opinione, che
voi le alimenterete e conserverete assai bene,
se porrete in pratica sei cose , che sono molto
acconce al divisato intendimento. Una in ogai
ora; una in ogoi giorno; una in ogni settimana:
una in ogni mese; una in ogni anno; ed apa
per ogni tempo.
1. In ogni ora: procurate di star preparato a
ben morire: e se mai per somma vostra disgrau
zia vi scorgeste già caduto in peccato mortale,
rimediate subito in quell' ora a tanto vostro
male coll'atto di Contrizione, e col confessara
vene poi quanto prima potrete. Questo è un
rimedio da praticarsi sempre; ma a' tempi oo
stri, in cui, come voi stesso sapete, la morte
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improvvisa si è renduta cosi famigliare, e si
frequente , egli è un rimedio di una somma ed
infinita esigenza.
2. In ogni giorno: assegnarvi una competente
porzion di tempo per l'importante, ed utilissimo
impiego dell Orazion mentale. Avvertite a non
dispensarvene per l'occupazione del Mestiere, o
per gli affari di Casa . Io non sarò mai per per
suadermi, che il tempo che dassi al culto di
Dio, possa recar pregiudicio agl interessi del
l'uomo; e credo fermamente, che se con tutti i
vostri affari non tralascierete l' Orazione, i vom
stri stessi affari riusciranno assai ineglio pel
merito di questa. Molto meno poi dovete di
smetterla o per debolezza di capo, o per le di
strazioni, oper le aridità, o per qualsivoglia
altro pretesto, che possa inventare il Demonio.
Tenetevi forte a questo santo esercizio; e siate
sicuro per detto dello Spirito Santo, di aver
sempre in mano la chiave del Paradiso. Asse.
gnatevi il tempo determinato per farla , qua
lora tutt'altro mancasse, fatela almeno nella
santa Messa, anima della Pietà , cuore della Di
vozione, come dice il gran Santo di Sales. L'0
razione, segue lo stesso Santo, fatta in unione
di questo divin Sacrifizio ha unaforza indicibile.
3. In ogni Settimana: esercitarvi in qualche
ossequio o altra pratica divota in onore di Maria
Santissima, e confessarvi, e comunicarvi una vol
ta entro la stessa settimana, se potete: diversa
mente almeno ogni quindici giorni. L'ossequio
più gradito a Maria sarebbe il digiuno del Sab
bato praticato costantemente da tanti Santi, e
da alcuni eziandio in semplice pane ed acqua ;
ossequio che fu ognora sorgente d'inestimabili
beni. Quando non possiate far questo, digiunate
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cogli occhi tenendoli in quel giorno più gelo
samente custoditi: digiunate colla lingua non
lasciandola prorompere in parole malediche, in
discorsi immodesti, in canti lascivi: digiunate
cogli altri sensi del vostro corpo privandoli ad
onor di Maria di qualche divertimento , ancor.
chè lecito e convenevole . Maria e generosa Ma .
dre: saprà compensarvi abbondantemente quanto
farete a suo riguardo. Per quello che spetta al
confessarsi, non vi distolga da questo somma.
mente utile esercizio il timore di far sacrilegii
per non sentirvi dolore, come di tanti accade.
Se non vi dolgono i peccati presenti, perchè
leggeri, procurate di richiamare alla memoria
qualcun passato, il quale per esser grave facil
mente vi cagionerà dolore. E per maggior vo
stra consolazione, e maggiormente tor via gli
scrupoli, che vi rattengano dall'accostarvi spes
so a questi Santissimi Sacramenti sappiate, che
se, credendo da esser attrito o contrito , in real
tà però voi non foste tale, ma in buona fede
credeste di esserlo, voi non fate sacrilegio: ed
anche se fossero confessioni di peccati mortali,
tanto però vi sarebbe il tutto rimesso nella
Santa Comunione; mentre in questo caso , dice
San Tommaso, il Sacramento dell'Eucaristia
conferisce la prima grazia, cioè perdona i pec
cati mortali, o perchè incolpabilmente dimenti
cati, o perchè sebben ricordati e confessati non
credeva in buona fede,di averlo . Nè tampoco
vi persuada di pon aver dolore di un peccato,
perchè vi sentite inclivazione quella sorta di
peccato; o anche perchè aveste una probabile
previsione di avervi a ricadere; perchè questi
due sono alli naturali, il primo dell' appetito
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sensitivo, il secondo dell'intelletto; e ben pos
sono questi trovarsi in uno, che abbia verodo
lore, e per conseguenza sia vero penitente . Non
cosi poi, se per inclinazione naturale a tal sorta
di peccato voi aveste la volontà di ricadervi. Il
desiderare poi di avere un gran dolore è vero
che non giova ; ma regolarmente parlando, chi
ha desiderio di dolersi è segno, che ha dolore:
( Felicis Potest: Exam .) nol sente, perchè non
sarà un dolor sensibile: ma tanto però avrà il
dolore appreziativo, che è quello che si richie
de, e basta .
4. In ogni Mese: fire un giorno di spirituale
rttiro, e assegnarvi quel giorno determinato, in
cui vorrete farlo. Sarebbe tutto a proposito um
na Domenica del Mese, qual più v aggrada. La
sera del Sabbato innanzi" fare un poco di pre
parazione raccogliendosi internamente, e leggen
do qualche libro su questo proposito. La Do
menica seguente poi, spenderla, come si pratica
in an giorno di spirituali esercizii, vale a dire
quasi tutta in Orazione, Lezione, Esami, Con
fessione, Comunione, ed altre divozioni, che a
vrete cristianamente in costume. Con avvertire,
che la materia delle Meditazioni esser dovrebbe
sopra la nostra Morte, scorrendo a parte a par
te tutto quello, che avverrà in quel tenipo: ! av
viso della morte, i Sacramenti, che allor si da
ranno, l'Agonia , la Morte, e il particolar Giu
dizio. Quanto avrete a henedire eternamente la
vostra determinazione, se vi deciderete a pratim
car questo avviso, e vincere coraggiosamente
tutti quei rincrescimenti ed intoppi, che il Dem
monio, e la propria pigrizia vi opporranno per
distogliervi dal eseguirlo! Se un'anima dopo a
vere già accesa la lucerna della Divozione nelle
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Sante Missioni, o nei Santi Esercizii, andrà poi
aggiungendovi nuovo olio con quel giorno di
spirituale ritiramento si ben impiegato in ogni
mese, io oso di asserire, che mi sembra impose
sibile, che possa ella dannarsi: perocchd o non
giungerà mai a smorzarsi affatto ; o se pare si
giunga, sarà tutto facile a riaccendersi di nuopo,
e salvarsi. lo so di tante anime buone, che si
sono impegnate col Signore, senz' obbligo perb
di peccato veruno, di fare ogni Mese questo
giorno di ritiro, e ne hanno tratto un frutto
si grande, e sonosi così santamente riformate
ne' loro costumi, che hanno benedetto mille pobu
te e ringraziato Iddio di avere abbracciato una
pratica cotanto salutare.
5. In ogni Anno. Fare una volta almeno gli
Esercizii Spirituali. Vi sono tanti e tapte, che
limafanno quattro volte all' Anno: 1. In Quaresim
2. Dall' Ascensione a Pentecoste: 3. Nel
:

Mese di Settembre: 4. Avanti Natale. Ora non


sarebbe gran fatto , che voi li faceste una volta
almeno; e di centinaja di giorni, che spendete
in ogni anno quasi iutti per gl'interessi vani
del corpo, ne spóndeste otto o dieci almeno per
l'affare dell'eterna vostra salute. Per quanto
adunque vi premel'anima vostra sforzatevi á
tutto potere di farli, che ve ne troverete eter
namente soddisfatti. Non sia mai che v'indu
ciate a tralasciarli per vedere, che con tutti gli
Esercizii Spirituali" che fate, voi siete sempre
quel di prima; colle medesime prave inclinazio
vi e miserie, tutto tiepido, rilasciato, e senza
verun miglioramento. Non è vero: voi siete die
venuto migliore, sebben nol conoscete. In quel
l'assalto voi saresto caduto, e vi tratteneste : in
quell' altro vi doveva essere peccato mortale, e
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fuvvi solo colpa leggera: in quell' altro cadeste,
ma tosto poi faceste a Dio ritorno. Ora questo
ed altro è tutto il frutto di quei lumi, che a .
veste, di quelle Massime Cristiane, che medita
ste, allorchè faceste i Santi Esercizii. Il Padre
Gregorio Areilza avendo per molti anni avuto
la cura di visitare molte Provincie della Santis
sima Religione de' Predicatori asserisce , che per
quanto pure avesse strepitato con ordini, mi
naccie, é castighi, per riformare qualche suo
Religioso di rilasciata osservanza, il tutto era
stato infruttuoso , perchè tutte quelle macchine
non erano che esteriori: ed a chi è rilasciato
vi vuol altro, che tuonare all'orecchio con or.
dini e con minaccie: la scure alla radice: biso
gpa cambiargli il cuore; e per cambiare il cuore
dice di non avere sperimentato macchina più
dolce insieme e più vigorosa, quanto che fargli
fare gli Esercizii Spirituali, co ' quali non solo
Religiosi in particolare, ma Comunità intere
vide nobilmente rifiorire nell'esatta osservanza
del loro santo Instituto. Nisi in interioribus for
ificetur homo, dice S. Tommaso sull' epistola
agli Efesii, faciliter ab hoste superatur. Prego il
Signore, che a tutti i Superiori di Ordini °Re
ligiosi e ai Padri di Famiglia, che possono , in
spiri la pratica di un tanto potente rimedio; e
sieno ben sicuri che valendosene vedranno oh
quale Cristiana, e santa riforma nelle anime
alla lor cura assegnatel Se non avete cura d'a
pime altrui, profittatene almeno per la vostra
propria.
6. E nalmente in ogni tempo: scansare il
male al principio, e tenerconto delle cose piccole.
Abbiate per sacrosanta questa massima. Fuggite
qualsivoglia mancanza ,comecchè piccola; e quando
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anche non fosse che colpa assai leggera; anzi
non fosse neppur colpa, se preveder potrete,
che vi renderà tiepido nel bene, o potrà appia
barvi la via al male fuggitela a qualsivoglia co
sto. Come sarebbe fare o ammettere visite, che
portino lieve perdita di tempo: favorire alquan
to un certo genio di vanità o di curiosità; stri
gpere amicizia con compagni, che non attendono
alla divozione: trascurare la frequenza dei Sa
cramenti, o l'Orazione quotidiana: recarsi a quel
teatro, a quel giuoco, a quel ridotto, che porta
qualche dissipamento di spirito. Queste e somi
glianti piccole cose sono quelle, che suole sem.
pre mai pretendere il Demoniodalle anime, che
vivono con qualche timor di Dio. Non è già
così sciocco, che voglia di primo slancio cercare
un atto deliberato d' infedeltà, o di disperazio
ne: cercherà solamente di trattenervi alquanto
a pensare su quei dubbii sulla santa Fede, o
sulla Speranza che vi vennero in mente. Non
vi dirà mai alla prima, che cadiate in una lai
dezza ; vorrà solamente, che vi fermiate a vede
re, a parlare, a pensare un poco su quell'og
getto sensuale. Insomma non troverete mai, che
un'anima sia caduta in colpa grave, che prima
non abbia condisceso alle leggere. Sempre, dice
S. Bernardo, e chi nol dice ? cominciano da po
co quei, che si trovano in grande. Anche l' ini
quità , come la perfezione, si acquista a passo a
passo . Nemo repente fit summus . Niuno mai com
mise un grave furto, una gran vendetta senza
prima avere spesso é lungameute alloggiato nel
cuore qualche piccola avidità all'altrui roba;
qualche legger livoretto all'altrui persona; e
cosi degli altri vizii. E perciò parlava pure col
suo solito e sommo accorgimento S. Giovanni
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Crisostomo, allorchè predicando al suo popolo
giunse a dire, che non si dee usar tanta cau
tela nello scansare i gran peccati, quanta usar
se ne dee nello sfuggire i piccoli: perocchè ( ne
assegna la ragione il Santo ) i peccati grandi ce
li fa conoscere la stessa loro gravezza ; e ci po
ne in guardia; ma i leggeri desides nos reddunt,
et negligentia nostra cilo fiunt ex parvis maxima.
E perciò all' erta su questo punto d' infinita ime
portanza. Custodite bene le fenestre de' sensi,
se volete esente dalle macchie la Casa dell'ania
ma . Una somma attenzione a curare il morbo ,
quando è ancor nelle prime strade, quando si
tratta ancora di colpe leggere; e siate sicuro,
che non cadrete più nelle gravi. Al Demonio
( imprimetevi bene nel cuore quest'aureoria
cordo di S. Francesco d'Assisi ) al Demonio
non islà bene dare neppure un sol capello col
ľ acconsentire a qualche cosa leggera: perchè em
gli poi tanto v' aggiungerà del suo, finchè ne for
mi una gomena ben forte da strascinarci all'ln
ferno. E a quest' aureo ricordo aggiungete final
mente anche quell' altro non meno stimabile,
con cui il glorioso Santo melte fine alla sua
regola :
Voluptas brevis, poena perpelua,
Modica passio , gloria infinita.
Fratres dum tempus habemus, operemur bonum .
Ad oggetto pertanto, che in ogni giorno del
Mese abbiate qualche punto da meditare, eccovi
una scelta di trenta Meditazioni intorno ad ala
cune verità eterne, le quali serviranno a richia
marvi alla mente i più serii e salutevoli pensieri.
Parete precedere ad ogni Meditazione gli Atti
preparatorii, che troverete qui appresso, e chiu
II.

derete sempre la medesima cogli avvertimenti e


colle preci, che vengono dopo di quella.
ATTI DA FARSI PRIMA DELLA MEDITAZIONB .

Fattovi il segno della S. Croce direte divotamente.


Veni Sancle Spiritus, reple tuorum corda fidelium
ettui Amoris in eis ignem accende
*. Emitle Spiritum tuum et creabuntur ;
B. Et renovabis faciem terrae.
OREMUS .
Deus, qui corda Fidelium Sancti Spiritus in
lustratione docuisti, da nobis in eodem Spiritu
recta sapere et de ejus semper consolatione gau
dere. Per Christum Dominum nostrum . Amen.
Quindi ripiglierete. lo credo fermamente, o
mio Dio d' essere qui ora alla divina postra pre
senza; e credo, che mi vedete, e mi udite più
chiaramente di quel ch'io vegga, ed ascolti me
stesso.
Adoro profondamente l'infinita vostra Maestås
mi umilio nell'abisso del mio niente: riconosco
į miei molti e gravi peccati; e ve ne chieggo qui
ora umilmente perdono.
Emitte caelitus Lucis tuae radium . Vibrate o
Divinissimo Spirito sovra il mio intendimento
on raggio della vostra celeste Luce, sicchè io
possa ben comprendere quanto sono qui ora
per meditare .
Maria Mater Gratiae, Mater Misericordine : e
Voi o Maria dolce rifugio ed asilo de' miseri
peccatori, voi Angeli nostri Custodi, Santi no
stri Proteggitori interponete Voi tutti la vostra
mediazione a questo santissimo fine:
)

Omnes Sancti, et Sanctae Dei


Intercedite pro nobis.
MEDITAZIONE I.
DEL FINE DELL' UOMO .

Dei mezzi naturali dati da Dio all' uomo


per conseguire il suo fine.
I. non voglio da voi ora , se non che posata
mente riflettendo dimandiate a voi stesso: Iddio
per qual fine mi ha posto in questo mondo? Tro
verete, che fin da fanciullo la Santa Fede ve lo
insegnò: per servire a Dio in questa misera vita ,
e per goderlo di poi con indicibili godimenti tutta
quanta l Eternità. Si: ora esaminate seriamente,
come vi adoperiate per conseguire questo nobia
Kissimo, ed importantissimo fine. Dio vi fece do
po di quella sostanza cosi nobile, io vo' dire
dell'anima vostra con tutte le sue potenze: vi
fece dono del vostro corpo con tutti i suoi sen
dimenti; or chiedete nuovamente a voi stesso : ove
era io cenť anni fa ? Queste mani, questa lingua,
questa mente, che or medita ov'erano nel 1700?
Non vi erano affatto . Anzi neppur vi erano i
miei genitori. Il tutto mi ha dato Iddio per ser
virmene a conseguire quel fine altissimo di gca
derlo eternamente. Ed io in qual maniera di
tanti mezzi a conseguirlo mi servo? Egli è pur
dono del mio Dio questo intelletto: ed io l'im .
piego a specolare iniquità. Egli ' è pur dono del
mio Dio questa volontà; ed io me ne servo ad
amare beni momentanei e vili. Son pur dono
di Dio questi occhi, e queste orecchie ; ed io me
ne serve per far entrare la morte dell'anima
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per le fenestre del corpo, Questi beni, queste
comodità, che a tanti Dio ha negato , a me ti
ha pure conceduti, ma per servirnene a conse
guire quell' altissimo fine dell'eterna beatitudi
pe; ed io li ho impiegati in vanità, in giuochi,
in lusso, in disonesta . Degli stessi suoi donativi
formo strumenti per insultarlo, per offenderlo,
per istrapazzarlo . Quanto fa male a me il vem
dere, che altri da me beneficato mi corrisponda
con ingiurie, a con offesel Ed io degli stessi be
neficii avuti da Dio per servirlo fo uso per of
fenderlo, per insultarlo! Quanto mi commovo al
sentire, che colui uccise il suo amico, con quel
la stessa spada, che dall' amico aveva ricevuto
in dono. Eppure si servi a far male d' un dom
nativo lavorato a posta per far male. Ma io, che
di tanti doni di Dio da se nati e fatti affine di
amarlo, mi servo a vie più strapazzarlo: io che
a buon conto faccio l'offesa di Dio a spese del
lo stesso mio Dio, quanto son perfido e crudele .
Lettor mio , che ne dite? Evvi cosa di questa
più vera? É s' egli è così, evvi cosa di questa
più empia? Voi sconoscente ed ingrato, voi più
fiero e crudele di una tigre lacerate quel seno
stesso, che vi dà il latte, e la vita. E se per
anche non vi risolvete a mutar costumi, trova .
tevi almeno un altro Padrone, un altro Iddio,
che vi dia le forze, e vi faccia le spese per ofw
fenderlo . Deh non vogliate più commettere que
sta diabolica ingratitudine di usare degli stessi
doni di Dio per vilipenderlo ed oltraggiarlo.
COLLOQUIO .

o Gesù Cristo Sposo dilettissimo dell'anima


mia, Amator purissimo, chi mi concederà ch'io
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possa volare e riposarmi in Voi, che siete l' u.
nico ed ultimo mio fine? Quando mi verrà dato
di vedere e gustare quanto siete amabile e soa
ve? Quando sarà, che accolto perfettamente in
Voi io più nulla sappia nè del mondo, nè dei
suoi piaceri, nè delle sue grandezze, ma solo
pensi a Voi, solo parli di voi, solo mi occupi
di Voi, e solo operi per Voi, che siete la sola
felicità di chi fedelmente vi serve .
PRATICA E FRUTTO .

Confondetevi altamente d'aver cotanto fin qui


deviato dal vostro fine, mostrandovi così ingrato
al Signore. Proponete di ricordarvene spesso; e
dimandate a voi il vostro fine; come già S. Ber
nardo con tanto frutto faceva: Bernarde ad quid
venisti? Il Card. Pallavicino per lo spazio di 22
ami non faceva altra meditazione, che circa al
fire, per cui Dio l'aveva creato . Non sarebbe
gran fatto, che voi spendeste qualche giorno del
Mese, o qualche momento del giorno nel di
mandarvi seriamente: io a che fine sono stato da
Dio creato ? Pensateci bene, e provvedete a voi
stesso .
TERMINATA LA MEDITAZIONE DIRETE :

Suscipe
uscipe,, clementissime Deus,, precibus et meritis
B. Mariae semper Virginis, et omnium Sancto
rum , et Sanctarum officium servitutis nostrae: et
si quid dignum laude egimus, propitius respice,
et quod negligenter actum est, clementer ignosce,
qui in Trinitate perfecta vivis et regnas in sae
cula saeculorum . Amen.
Confermate quindi i vostri propositi, che a
vete fatto: unite la vostra Orazione con quella
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che fece Gesù nel Getsemani; e pregate viva
mente il Signore per li vostri particolari biso
gni, per quelli del vostro prossimo; per la per
severanza nel bene: infine per la prosperità del
la Santa Madre Chiesa .
. Confirma hoc Deus, quod operatus es in nobis.
R. A templo sancto tuo, quod est in Jerusalem .
OREMUS.

Praesta nobis quaesumus Domine, anemilitum


,
gratiae tuae; et quae Te auctore facienda cogno
vimus, Te operante impleamus. Per Christum
Dominum nosirum . Amen.

MEDITAZIONE II .

Dei mezzi sopranaturali dati da Dio all'uomo


per conseguire il suo fine.
Poichè considerato avrete , di quanti naturali
mezzi vi ha fornito il Signore per conseguire l'
ultimo vostro fine, fatevi a ponderare un poco
la ricchezza niente inferiore de' mezzi soprana
lurali, ch' egli vi ha dato per agevolarvi il con
seguimento di un tanto bene, l'acquisto vo' dire
di un Paradiso di godimenti eterni. Fra tanti e
tanti milionidi Anime, che per imperscrutabili
giusti giudicii di Dio nascono in Paesi nemici
alla Fede, voi foste trascelto a nascere in grem
bo alla Cattolica Chiesa . Elevato veniste nel san
to Battesimo al nobilissimo grado di essere ben
amato figlio di Dio: e insieme col Battesimo ina
tusi si furon nell'anima tanti begli Abiti, onde
poter resistere al vizio, e trionfar delle ree vo
stre passjoni. Or quale è stata la vostra corri
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spondenza a questi beneficii? Vi siete voi dato
pensiere di rendere grazie al Signore almeno un
Da volta al dì per un sì gran favore tutto gra
tuito? Senza nemmeno precedere una vostra pre
ghiera, anzi colla prescienza della vostra più' rea
ingratitudine v' alimentò G. C. col suo prezio
sissimo Sangue ne' Sacramenti; e voi con quale
disposizione li riceveste? Egli stesso venne tante
volte di persona nel vostropetto per guadagnar
si il vostro amore; e voi come rispondeste a
tanto affetto ? Egli stesso tante volte con repli
cate inspirazioni, che ad altri furon negate, pic
chiandovi al cuore chiaro vi dicea, come già tem
po al traviato Agostino: Fili, quando finis turpi
tudinis tuae ? Quando avrà fine, o figlio, cotesta
tua vita si scellerata ed empia? Figlio non più
peccati: basta fin qui. Più: vi assegnò sacri Mi
nistri ad instradarvi, libri spirituali ad instruire
vi, edificanti esempii a confortarvi; che far po
teva Egli d' avvantaggio per assicurarvi del vo
stro fine: quid ultra facere debui, et non feci? E
voi, quid ultra far potevate per deviarne? Qual
uso avete fatto finora di tanti mezzi? Quale 0
recchio avete dato a tanti avvisi? In qual pregio
avete tenuto tante inspirazioni? Ma se in tutti i
doni sopranaturali Egli vi ha trattato da figlio ;
nell'assegnarvi un Angelo, come per Ajo a cu .
stodirvi, Egli vi ha trattato da figlio Nobile. Oh
se sapeste da quanti mali e di anima, e di cor
po vi ha preservato l'assistenza amorosa e fe
dele del vostro Angelo Custodel Ora appunto ,
che state meditando, oh se veder poteste con
quanta ansietà sta alla vostra destra aspettando
di vedere la vostra risoluzione di darvi vera.
mente a Dio, affine di ottenere l'altissimo con
tento di avervi eternamente compagno nel Rem
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goo de' Cieli! Oh se comprender poteste con
quanta sollecitudine s'interessa per voi innanzi
al Signore, affinchè non vengavi meno il bene
fico influsso delle sue grazie, delle sue benedi
zioni . Certamente piuna tenera Madre amò tan
to un'unico suo figliuolo, quanto l' Angelo vo
stro Custode ama voi. Deh adunque per rispet
to di un personaggio così bello in sè stesso, cosi
amorevole per voi, risolvetevi una volta di non
più commettere alla sua presenza ciò, che non
ardireste innanzi al più vil paltoniere. Risolve
tevi una volta di lasciare per elezione que' pia.
ceri, che pure lasciar dovrete un giorno vostro
malgrado. Risolvetevi infine a condurre una vita,
in quella guisa che bramerete ( ed ob quanto
ardentemente allora ) di averla condotta, qnando
sarete al punto di morte.
COLLOQUIO .
O Dio, vita dell'anima mia , per la quale io
vivo, senza la quale io muojo; lume degli occhi
miei, per cui io veggo, senza di cui son cieco;
allegrezza del mio cuore, giubbilo del mio spi
rito, per cui esulto , senza di cui non son che
tristezza, amerò Voi con tutto il cuor mio, con
tutto l' apimo mio , con tutte le forze e viscere
mie; perchè Voi prima avete amato me. E per
qual motivo questo a me, Creatore del Cielo, e
dell' Abisso Voi, che non avete bisogno di me?
Qual cosa vi mosse mai ad amarmi di un eter
do e cosi immenso Amore? Deh possa io rispon
dere a tanta dilezione! Possa, amabilissimo mio
Gesů, amarvi in vita; possa l'ultimo movimento
di questo mio cuore essere un atto perfetto del
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vostro amore! Possa questo mio cuore ardere in
eterno delle vive fiamme del vostro sapto Amore .

PRATICA E FRUTTO .

Pentitevi di cuore dell'empio abuso, che fatto


avete finora di tanti mezzi, che vi ha dati il Si
gnore, affin di salvarvi . Dimandatene particolar
perdono al vostro santo Angelo Custúde. Pro
mettetegli in compenso di tanta sua amorevol
pazienza qualche particolare ossequio ; e precipua
mente quello, che più gradisce, cioè quello di
non mai consentire al peccato per suo Amore.
MEDITAZIONE III .

Somma stoltezza dell' uomo deviando


dal proprio fine.
Che direste voi di un giovine, a cui essendo
consegnata da’ Genitori gran quantità di danaro,
affine di portarsi nell' Indie per caricare un pa
viglio d'aromi, d'oro , di seta, e di altre mer.
ci preziose, che in quelle regioni si trovano; e
gli per lo contrario tutto spendesse, e buttasse
in vilissimi oggetti, e in cose da nulla? E che
dovrà dunque dire il Signore di voi, a cui a
vendo consegnati tanti beni di natura , e di gra
zia per ispenderli a comperarvi que tesori im
mensi ed eterni del Paradiso, voi pel contrario
gli avete dissipati per le immondezze moinen
tanee di questo secolo? Or via, lettor mio, raco
cogliete pure quanti beni può darvi il Mondo:
ma che vi giova guadagnar anche tutto il mon,
do, se poi non arrivando al fine nobilissimo, per
cui Dio ci cred , voi perdete l'anima vostra? Ora

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voi andate perduto dietro a quella carica a quel
l'onore: ma mettiam pure che voi ottenghiate
e quella e questo; quid prodest, se non arrivate
al vostro fine di salvarvi eternamente? Ora sa
rete tutto inteso ad accumular quella roba, quel
le ricchezze: ma fingiam pure, che arrivaste al
le dovizie di un Cesare, quid prodest, se poi non
vi salvate? Per tutti i secoli eterni non vi sarà
neppure l'ombra di tante richezze; e spasime.
rete fra le estreme necessità di tutte le cose.
Ora state tutto dissipato in quei piaceri o della
gola o del senso: ma mettiam pure, che aveste
à godere tutte le delizie di un Salomone; quid
prodest, se poi non vi salvate? Di qui a cent'an
ni, ed oh quanto meno non vi sarà neppure un
na stilla di tanti piaceri; e per ľ opposto nuo
terete in un mare di tutti i tormenti. Ah, let .
tor mio, miserere animae tuae; e se non della
vostr' anima, almeno del vostro corpo; ch' egli
ancora avrà eternamente a patire, se vi dannate.
E se non di voi stesso, vi mova almeno il ri.
spetto di dare a tutti i Santi quella festiva con
solazione, che sentono all' udire un peccatore,
che volgesi a penitenza. Concedete quest'alle
grezza a vostri congiunti, che sono già in luogo
d'ineftabili godimenti, e che stanno tanto bra
mosi di sentire la vostra emendazione; e tanto
caldamente pregano il Signore a darvi ajuti, per
chè vi facciate santo. E se non altro, vi mova il
riguardo di dare quest' altissimo piacere alla vo
stra cara Madre Maria Santissima. On se vedeste,
quante volte s'adopera presso il suo figlio, per
chè non v' abbandoni per li vostri peccati! Quan
te volte gli mostra il virginal suo seno, che die
degli il latte, affinchè non cessi dal piovere sopra
di voi le celesti sue graziel Chi potrebbe perciò
20

idearsi, quanto brami e sospiri d'avervi seco in


quel luogo beato : quanto sia desiderosa di fare
anche a voi quegli amorevoli accarezzamenti, che
fa a tutti coloro , che giungono in Paradiso? Leg
gesi pure, esserci stato, chi per rivedere un mo
mento solo la divina bellezza di Maria si offri
a restar cieco tutto il tempo della sua vita: ed
ora se fosse a voi promessa da un Angelo an.
che per pochi momenti una tanto dolce visione;
purchè per un mese luugi vi teneste dal peccato,
nol fareste voi di buon grado? E per vederla
dunque non solamente pochi momenti, ma tutti
i secoli eterni; nè solo vederla, ma essere da
Lei trattato qual suo amantissimo figlio, voi non
vi risolvete a lasciare il peccato per quel poco 1
tempo, che vi resta di vita, il quale rispetto al
l'Eternità è un niente affatto ?
COLLOQUIO .

O Signor Dio mio , immensa Bontà, la quale


supera ogni intelletto , discenda sopra di me la
vostra misericordia. Voi mi avete creato; mi
conservate ; mi colmate di tutti i beni, perchè
fedelmente vi serva; e nulla ho ancora faito per
quel fine, per cui mi creaste. Ho invece fatto
tutto il contrario : e mi sono preparato io stes
so il mio precipizio. Ohimè ! Che ho perduto ?
Che ho ritrovato ? Ho perduto voi eterna Beati
tudine, per cui fui fatto: ho trovato mali e mi
serie? per cui non era fatto. Deh! Signore, illu
minate gli occhi del mio intelletto; e fate che a
Voi solo d'oggi innanzi io volga ogni mio pen.
siero, ogni mia parola, ogni mia azione.
21

1 PRATICA I FRUTTO .

Confondetevi tutto pentito innanzi al Signore,


e alla sua SantissimaMadre di avere per tanto
tempo rendute inutili le loro premure, e solli
citudini dirette alla vostra eterna salute. Qualor
vi tenta il Demonio a commettere un peccato ,
a prendervi un piacere, e deviare dal vostro fi
ne, dite a voi stesso : quid prodest, quid prodest?
Con queste parole S. Ignazio fece di un Fran
cesco Saverio un grande Apostolo: con queste
scritte da un pio giovine Cavaliere intorno allo
specchio di sua Sorella dala: alle vanità , fece un
anima tutta santa , e divota . Usatene anche voi
per bene dell'anima vostra..
MEDITAZIONE IV .
Sulla gravezza del Peccato Mortale mostrata
per la grande bontà di Dio ..
Non occorre qui tessere un lungo catalogo dei
beneficii, che Lettor mio caro, avete ricevuti da
Dio; poichè troppo lunga cosa ella sarebbe . Ba
sta che di proposito vi mettiate a ponderare
questo solo ; che cioè fin ora Egli vi ha rispar
miato l'inferpo meritato da voi con tanti pec
cati : mentre ora appunto stan nell' Inferno ianti
e tante con un numero di peccati assai ininore
di quelli, che avete commesso voi . Nell'atto
stesso, che state qui meditando oh se veder po
teste quanli peccatori meno colpevoli di voi ar
dovo e penano giù nell'Infernol Senza però che
vi sia d'uopo vederlo cogli occhi del corpo, pol
potete più agevolmente scoprire al lume più .
chiaro e più. certo della Fede? Quanti milioni,
22

di Demoniiardono arrabbiati giù in quell' Am .


bisso, e perchè? Per un solo, per un solo pecca
to e di pensiero ! Non l'avete voi udito raccon
tar tante volte di quel giovinetto tolto dal mon
do senza potersi confessare dopo il primo pec
cato d'incontinenza, e questo di solo desiderio?
Quanti ne avrete veduto voi stesso morire ai
giorni vostri più giovani di voi, ma meno licen
ziosi, e scostumati di voi, e per conseguenza a
voi nelle colpe inferiori: ed ora oh! se poteste
vederli in quelle fianıme, o perchè non giunsero
a confessarsi, o perchè non fu valida la lor con
fessione, come più facilmente succede. Quanti ve
ne sono di quelli macchiati delle stesse colpe in
ispecie commesse da voi? Ora cosa è mancato,
che voi pure non vi troviate in quel baratro
orrendo ? Il tutto è stata una liberale e gratuita
parzialità di Dio verso di voi. Vi poteva, e voi
vel meritavate, vi poteva toglier dal mondo dopo
quelle prime laidezze da voi commesse in fanciul
lezza, allorchè quanto avevate maggiore facilità
a credere, altrettanto eravate scarso di sensate
riflessioni per rialzarvi alla grazia. Quella notte
voi andaste a dormire in disgrazia di Dio. In
quel temporale, in quel terremoto, in quella ris
sa, in quel passaggio di fiume voi stavate in
peccato mortale. E così dimoraste ( oh incredi.
bile temerità e pazzia ) per giorni e giorni, per
vi colpiva allora con
settimane, per mesi ! Se Diosareste?
repentina morte, ove ora Dimandate un
poco a voi stesso posatamente, e dite: se Iddio
ini toglieva dal Mondo nel tal tempo, in quell'oc
easione, in quell' attacco ora sarei in una fornace
di fuoco per non uscirne mai più per tutta quan
ta P Eternità. Se Iddio mi avesse fatto morire al
lorquando era in peccato e mº avesse perciò cac
23
cialo all' Inferno; e liberatomi poscia da quelle
atrocissime pene, mi avesse risuscitato, e dato
campo a pentirmi, qual penitenza non avrei io
abbracciato? Quali lodi eringraziamenti non a
vrei dalo ogni momento al mio amorevole parzia .
lissimo Liberatore? Or non ha fatto appunto Egli
lo stesso con voi? Quanti momenti siete vissuto
in peccato , voi potevate colla morte precipitar
nell' Inferno; e Dio per sua giustizia laggiù con
dannar vi potea; eppure nol fece. Se non vi
move, o Leitor mio, a consacrarvi all' Amore, e
al servigio di un Signore si buono un beneficio
di si alta e infinita importanza, credetemi pure,
che siete più ingrato d'ogni fiera; e più duro
d'ogni pietra è il vostro cuore: e siate pur an
che persuaso, non esservi altro mezzo più vigo
roso a movere la vostra ingratitudine e durezza,
dappoichè non vi movete a servirlo pochi gior
ni, che vi avanzano neppure dopo di avere pal
pabilmente conosciuto, ch'Egli vi ha liberato da
un Inferno di spasimi per tutti i secoli dell' E.
ternità, che vi aspetta.
COLLOQUIO .

Amorosissimo mio Gesù , Dio dell'anima mia,


sul mio labbro risuoneranno mai sempre le vo- .
stre lodi , io benedirò in eterno l'adorabile vo
stro nome: confilebor Tibi Domine in toto corde
meo, et collaudabo Nomen tuum in aeternum . A
Voi consacrati saranno ognora del inio cuore gli
affetti; perchè grande fu la vostra Misericordia
sovra di me infelice; Voi, si Voi solo per tratto
di generosa vostra Clemenza mi traeste dalle
fauci d' Inferno; s'io son salvo, a Voi solo il
debbo, che meco foste cotanto pietoso: Miserie
24
cordia tua magna est super me, eruisti animam
meam ex inferno inferiori. Io vi ringrazio, o Si..
gnore, con tutta l' effusione del mio spirito; e
poichè per la vostra Misericordia non mi son
perduto fin qui, fate che di cotesta Misericordia
cantar possa le glorie lassú nel Cielo per tutta
quanta l'Eternità.
PRATICA E FRUTTO.

Replicate più spesso che potete atti di rin.


graziamenti al vostro Dio per avervi usato la
massima delle Misericordie. Risolvetevi saggia
mente e coraggiosamente di sodisfare con una
divota servitù ad un Signor si benefico, che tan
to vi ha amato. S. Teresa qualor pensava a
questo altissimo beneficio tutta sentimenti di a
morosa gratitudine esclamando ripeteva: Mise
ricordias Domini in aeternum eantabo. Proponete
di eccitarvi a tal considerazione nel vedere un
ferro rovente , un accesa fornace, o altra cosa
somigliante a quel che sarà nell' Inferno: e dite
cosi fra voi: altro che questo: piombi liquefatti,
e zolfi bollenti starei presentemente a sorbir nel
l'Inferno, se l' infinita Pietà del mio Signore non
me ne avesse liberato .
MEDITAZIONE V..
Gravezza del Peccato Mortale mostrata per
le umane Miserie.
Ponderate qui seriamente, quantimali affliggono
la misera nostra Umanità , e díte: questi son
tutti tristi effetti, e lagrimevoli conseguenze del
peecato . Coninciando fino dal primo postro. Par
25
dre Adamo fatevi a considerare, quanto venne:
egli severamente punito da Dio per un solo pec «.
cato di disobbedienza, che commise. Contempla
telo a vista del Paradiso terrestre; eccolo dis
cacciato per sempre da quel luogo di tante de
lizie, condannato a guadagnarsi il vitlo col su .
dore della sua fronte: eccovelo per nove e più
secoli cogli occhi sempre molli di pianto; e più .
col cuore agitato da mille angustie, da mille
ambascie, da mille affanni. E dopo questo stia
per tanti e tant'anni esiliato fra le tenebre del
limbo; e vegga colà piombare giornalmente per
sua colpa tante migliaja di anime. Perchè mai
cotanto severo castigo? Risponde Tertulliano: ve .
ctigalin unius peccaii, tutto questo è castigo di
quel solo suo peccato d'inobbedienza. Un A.
damo solamente? Ehlrecatevi col pensiero là
de' Cimiteri; osservate quanti monti di scheletri ,
e di ossa: osservate in que' campi di guerre tab
to sangue versato ; osservate in que' mari in quei
fiumi iante vite sommerse e perdute : osservate
in quegli ospedali, quanti morbi pestiferi, quanti
acerbi malori imperversano, ed affliggono i core
pi umani. Quanti uomini divorati dalle fiere,
quanți estinti da fulmini, quanti consunti dalle
pestil Quanti oppressi da febbri, quanti caduti
in precipizii, quanti schiacciati da terremotil Ve
cligalia unius peccati: tutto è funesto retaggio
di quel solo peccato di Adamo. Se non vi fosse
stata quella colpa, state non vi sarebbero tante
pene: ma dopo una vita lietamente passata nel
Mondo tutti sarebbero stati trasportatial Para .
diso . Non basta; osservate d' avvantaggio quanti
disgusti, e dispiaceri, quante risse e discordie ,
quanti omicidii, ed assassinii, e fame, e sete, é.
povertà, e miserie, e travagli, e persecuzioni res
26
gnan nel mondo. Quanti uomini degni di sem
pre vivere per le loro virtù, ora son tutti morti !
E quanti vivono al presente, e quanti saranno
per vivere in appresso , e ne' Secoli fuluri tutti
altresì morranno: vectigalia unius peccati: tutto
questo addiviene per odio, che porta Iddio al
peccato . Si, Dio punisce cosi severamente lin
solo peccato mortale . E voi ne commettete tanti 1

e tanti ogni giorno ! E come se il peccato fosse


l'oggetto il più amabile , il più carezzevole ar
dite francamente di dargli in cuor vostro ricet
to, e insiem con esso tranquillamente vivete? E
come se i peccati fossero ciò, che a'marmi le
macchie, che loro son d'ornamento, non già di
sfregio , ve ne vantate, ve ne insuperbite, e non
avete ribrezzo di farne tanti; e pubblicamente;
e ciò che è ancor peggio sotto gli occhi stessi 1

di Dio; e tante volte e tante nel luogo Santo, 1

in faccia a' suoi stessi sacrosanti Allari. Oh non 1

più udita temerità ! oh inconcepibile ardimento !


COLLOQUIO .

Voi m'avete creato , mio dolce Signore, Voi


non disprezzate l'opera delle vostre mani. Quel.
la inmensa vostra carità , che vi fece ricordar
di me, quella stessa mi porti a salvamento. Pa
dre di Misericordia, ascoltate il clamore del vo
stro pupillo . Porgete l' ajutatrice vostra mano
alla miserabile vostra Creatura , sicchè io esca
una volta dal profondo dell'acque, anzi dal fan
goso pantano di tanti miei maladetti peccati; e
viva a Voi, mio Dio, e dia laude al santissimo
vostro nome, e veggavi un giorno poi sempre
a faccia a faccia là su nel Cielo.
27
PRATICA E FRUTTO .

Fermatevi attentamente a considerare i danni


del peccato: concepite un santo orrore per un
Mosiro, che fa si gravissima strage delle anime.
Doletevi di cuore di avergli dato albergo in cuor
vostro . Proponete di fuggirlo ad ogni costo . In
compenso promettete al Signore di eserciturvi in
> qualche corporale mortificazione, coll' intelligen
za però del vostro Padre Spirituale.
MEDITAZIONE VI .
Gravezza del Peccato Mortale mostrata
per la giustizia di Dio.
Lettor mio caro, non vi lasciate abbagliare,
come tanti purtroppo fanno, alla diteitevole
luce della Misericordia di Dio, sicchè non veggo
po di poi i lampi tremendi della sua giustizia.
È vero, che non può concepirsi, quanto sia te
nero Iddio del compatire, perchè Egli è infinito
nella sua Misericordia; ma è altresi vero, che
non può idearsi, quanto sia severo nel punire;
però che Egli è infinito parimente nella sua Giu .
stizia. E perciò sappiate, che ad onta dell'inef
fabile sua Misericordia, se mai per vostra scia
gura non ascoltando le sue voci voi giungete a
morire in peccato ; sappiate, io dissi, che per
legge della rettissima sua Giustizia Egli vi con
dannerà ad un fuoco voracissimo dentro l'ln
ferno, e dopo che avrete quivi bruciato tanti
milioni d'apri ( pesate bene queste parole ) quan :
ti sono atomi nell'aria, quante sono stille ne
mari, ne' laghi, ne' fiumi; quante sono frondi
28
nelle selve e ne' boschi; pure egli non sarà per
avere di voi alcuna pietà: non addam ultra mi
sereri. E dopochè in quell'incendio infernale
voi aveste sparso tantelagrime, che delle acque
sole del pianto vostro formar se ne potesse un
altro universale Diluvio, benchè ne aveste a
spargere una stilla sola ogni mill' anni, pure
Dio non sarà per avervi più compassione : non
addam altra misereri. E dopoche fossero state
per voi celebrate tutte le Messe, che dir si do
vranno fino al di del giudicio, dopochè pregato
avessero per voi tutti i Santi, che sono stati
dal principio del Mondo fino al presente; pure
Egli non sarà per avervi pietà . Mai non sarà
per placarsi il suo rigore verso del vostro atro
cissimo fuoco; nè guarderà mai con occhio di
compassione il vostro doloroso pensare. Anzi
farà plauso al vostro pianto ; e mostrerà com
piacenza de' vostri acerbissimi mali : quin et ego
plaudam manu ad manum , et implebo indigna .
tionem meam in eis, et non addam ultra misereri.
Oh velepo potentissimo, oh tossico più che dia
bolico ch' egli è il peccato mortale! giacchè una
sola stilla è bastevole ad amareggiare l'infinita
sua bontà, senza che mai per tutti i secoli ab,
bia più a raddolcirsi . Avele udito , Leitor mio ,
ciò che si commette da voi, allorchè per un va
no solletico di fare il censore , senza verun pia
oere, e con minore utilità intaccate gravemente
la fama di quella persona? Ciò, che commettete
allorquando con quella roba di reo acquisto per
adagiare la vostra vita aggravate la vostra co
scienza? Allorquando in quelle collere tartaree
vomitate quelle parole diaboliche? Allorquando
con quelle gravi impertinenze smarriste misera
mente la perla inestimabile della grazia ,, e della.
29
ragione? Allorquando fra le mura di quella ca
sa virendeste colpevole delle più indegne e tur
pi azioni? Considerate pertanto, s' egli è vera
mente velenoso il peccato , dappoichè a somi
glianza appunto del veleno ha per primario sin
tomo il toglier la vista. Non essendo mai pos
sibile, che voi voleste prendervi quel vile mo
mentaneo piacere, se vi fermaste a considerare
quel baratro tormentoso, ed orrendo, al quale
quello vi porta, senza sperauza di poterne mai
più uscire.
COLLOQUIO .
Amorosissimo mio Gesù, che ho io mai fatto
disgustando, ed offendendo Voi Bontà infinita? lo
ho errato come pecora smarrita, essendomi al
lontanato da voi, che siete l'unico mio bene, O
fuoco, che sempre ardete; o Amore che sempre
scaldate , accendetemi delle vampe del vostro di
vino affetto , affinchè ami Voi solo su questa
terra, e venga ad amarvi poi sempre lassú nel
cielo.

PRATICA E FRUTTO .

Confessatevi infinitamente obbligato alla divi .


na Misericordia , che tante volte vi ha liberato
dai tremendi castighi dell'eterna sua giustizia,
Chiedete mille volte perdono al Signore per a
verlo sì villanamente maltrattato . Rendetegli per
petue grazie per avervi campato dall' Inferno,
ove ora stareste per sempre in pena ben dovuta
a tante vostre malvagità.
30
MEDITAZIONE VII.

Sopra i peccati proprii.


Il numero .

Richiamate per un momento al pensiero, e ad


esame la vostra vita passata . Scorrete per tutte
le età: esaminate lafanciullezza, e troverete, che
appena arrit uso della ragione comin
ciaste a divenire irragionevole. Furono gemelli
infelici l' essere Dio da voi conosciuto, e l' es
sere Dio da voi disprezzato. Gravi disobbedien
ze a’ vostri genitori, furti domestici, discorsi,
scherzi immodesti, dilettazioni amorose, desiderii
iniqui. Crescete nell' età, ed accrescete le ini.
quità; e se trascorrete pet tutti i peccati capi
tali, troverete, che non ve n'è alcuno, di cui
non vi siate fatto colpevole. Quanta superbia
nel pretendere, o nel risentirvil Quante maniere
inventaste per macchiare la santa Purità. Non
contento di far peccati, voleste altresi fare dei
peccatori coi vostri scandali, e colle vostre per
suasive. Oh gravissimo eccesso! Cacciare ad ar
dere eternamente nell'Inferno quelle anime, che
tutto costarono il Sangue di Gesù Cristo. Scor
rete i precetti del Decalogo: qual rispetto al
Nome santo di Dio? qual riguardo alla" santifi
cazione delle Feste? Verso del vostro prossimo,
cui dovevate amare al pari di voistesso, corne
vi diportaste? Vi ricorda di quell' odio grave,
che gli aveste; di quelle vendette, che tanto tem
po studiaste; di quel danno, che gli deste nella
roba, o nell'onore? Esaminate poi i sensi del
corpo: quante cose vietate dalla “santa Legge di
Dio voi avete voluto vedere , udire, gustare?
31
Quanto alle potenze dell'anima pare, che Dio
non ve le abbia concedute, se non che per ol .
traggiarlo. Quali sono continuamente gli oggeiti
de' vostri pensieri? Non siete inteso ad altro,
che ad avanzarvi, a stabilirvi, ad accomodarvi
in questo mondo. Quali sono gli oggetti de' vo
stri Amori? Piaceri, spassi, e vanità . Quante ir
riverenze nelle Chiese ! Quante profanazioni ,
quanti sacrilegii pe' Sacramenti! Quanto tempo,
quanto danaro buttato malamente! Leggesi di
certo Cavaliere, che potendo a man salva in un
bosco vendicarsi di grave affronto ricevuto da
un Principe si tralievne dal farlo al solo ricor
darsi allora , che un tempo avea mavgiato il pa
ne di quel Principe. E voi, che non già un tein
po, ma sempre, e in tutti i giorni siete alimen
tato e conservato dal Principe di tutti i Princi
pi ; voi, che non avete un atomo di bene, che
nol riconosciate da Dio, voi che debitore siete
a Dio fino di quell' aria, che respirate, fino di
quella forza , con che l'offendete, come vi siete
diportato con Esso Lui ? lo vorrei che posala
mente seco voi riflettendo diceste : qual senso a
me farebbe, se colmando un mio amico di rilea
vanti e continui beneficii, quegli mi tramasse
contro la vita ! E qual sentimento non farà al
mio Dio, al quale dopo avermi cavato dal nulla ,
e colanto beneficato, che chiamar mi posso tutto
intiero un beneficio, pure ho fatto ingiurie con
tanti gravi peccati, e di presente do tante more
tali ferite al suo nobilissimo e dolcissimo cuore.
COLLOQUIO .
O Fonte d'amore perpetuo, come potro io
mai dimenticarmi di voi , il quale vi siete de
32
goato di ricordarvi di me, anche allorquando
era perduto e marcito ne' miei molti e gravi
peccati. O benignissimo Gesù, concedetemi la
vostra grazia, e fate, ch'ella sia meco fino alla
morte: concedetemi di sempre desiderare e volere
quello, che più vi è caro ed accetto: concedete
mi di morire a tutte le cose del Mondo; e di
riposare unicamente in Voi, che siete la vera
pace del cuore; concedetemi per ultimo , che di
questa pace io colga i frutti venendo à goder
Voi lassù nel Cieloper tutta la beala eternità.
PRATICA E FRUTTO .

Con sentimenti di profonda umiltà riconosce


tevi qual Giobbe pieno di ulceri verminose per
una vita si malamente condotta; e proponěte di
risolutainente emendarvi. Che sapete voi , se
quel primo peccato, che siete per commettere,
sia quello, su cui scritto sia : non addam ultra
misereri ? Horrendum est, diceva il Pontefice Adria
no VI, peccata peccatis addere, quia nescimus
usquequo Dominus sit miseraturus; e perciò quan
do il' Demonio vi tenta a commettere un pec
cato, dite: uh Dio ! questo peccato che son per
commettere mi può precipitare all'inferno per
sempre. Dunque prima morire, che mai com
metterlo .
MEDITAZIONE VIII.
Peccati proprii.
Il tempo .
Considerate un altro eccesso della vostra ma
lizia , Voi cadeste in peccato : vi faceste Dio ne
33
mico: Dio poteva con un atto solo della sua vo
lontà precipitarvi per sempre all' Inferno; pure
come se voi foste l' anima la più innocente, pas
sate tranquillamente i vostri giorni in peccato;
scherzate , ridete, mangiate saporitamente e tran
quillo dormite nel vostro Peccato. Oh se inten
deste l'altissimo affronto, che fate al vostro Dio
con una si perversa condotta ! Oh se poteste
conoscere, quanto se l'ha a male al vedere, che
un'anima dopo fattagli con un peccato mortale
una mortale ferita, pure se ne sta dippoi giorni,
e mesi senza prendersi pensiere di riconciliarsi
con Esso lui, e placarlo con una buona Confes.
sione! Qual sentimento farebbe ad un padre, se
/
dopo avergli taluno ucciso un figlio, sel vedesse
poi tutto di passeggiargli innanzi dispettoso ed
altero! E qual grave ingiuria non faceste voi al
l'Eterno Padre , allorchè dopo d'avere con quel
vostro peccato rinnovata , per quanto era da voi,
la Crocifissione del suo santissimo Figlio; voi
come se ucciso aveste il più nocevole animale,
gli passeggiaste innanzi tutto sprezzante e bala
danzoso, vi trastullaste il giorno, dolcemente
dormiste la notte, attendeste a divertirvi, a ri
dere, a darvi bel tempo : esultaste nel vostro
peccato, e ve ne vantaste, ve ne gloriaste, non
altrimenti, che farebbesi d'una prodezza? Oh
l'orribile inesplicabile affronto, a cui possa mai
soggiacere la maestà d' un Dio, a cui possa mai
avanzarsi la temerità d'un uomo ! Se aveste da
to uno schiaffo ad un fanticcino, sareste pur
vissuto in qualche ribrezzo , che colui non si
volesse rifar dell'offesa. E dopo di avere con

una colpa mortale data un' impetuosa, e vergo.


gnosa guanciata sul volto del vostro Dio, di quel
3
34
Dio, che vi ha tratto dal nulla , e può in ogni
* punto al vostro nulla ridurvi, ed anche al peg
gio del nulla , come si è l' essere precipitato in
un abisso di tormenti, voi avete cuore di star
vene cosi spensierato e sicuro per giorni, e meno
si; anzi per mesi ed anni; e col peccato sull'am
nima , e in disgrazia di Dio, a fronte della sua
giustizia, in continuo rischio di perdervi, di
dannarvi, passarvela lietamente, come se foste
l'anima più pura ed illibata? Sareste · voi mai
capace di prender sonno accanto ad una vipera,
collocato su di un' altissima muraglia non più
larga di pochi palmi? Pensateci bene: troverete
che no. É avete poi il coraggio, anzi la temerità
di dormire accanto ad un più terribil serpente, io
vo' dire al peccato; avete coraggio di starvene
sicuro su di un altissimo precipizio, da cui po
tete ad ogni momento cadere in un abisso ore
rendo di fuoco, di 'tormenti, di crudelissimi Dee
monii. Oh inconcepibile accecamento)
COLLOQUIO .

Amorosissimo mio Gesù, ecco qui a' vostri


piedi il primo tra' peccatori, che voi avete sal
vato per dar esempio agli altri della vostra pie
tà, della vostra Misericordia . Io confesserò sem .
pre i vostri grandi e massimi beneficii, segnata
mente d' avermi nou una volta o due, ma cento
e cento liberato dai tormenti dell' Inferno. Vou
stro dunque sia ciò ch' io vivo; ed in tutto vi
offerisco me stesso : tutta la mia vita viva sol.
tanto a Voi, che foste e siete il mio Liberatore.
Sia henedetto ip eterno il vostro Nome
35
PRATICA E FRUTTO ,

Siccome non può darsi pazzia maggiore per


un Cristiano, che il vivere alcun tempo in pec
cato mortale, inorridite al gravissimo pericolo,
in cui siete voi pure qualche tempo vissuto. Ri
parate, come meglio potrete, all' altissimo afe
fronto, che così vivendo a Dio faceste. Pregatelo
instantemente a condonarvi una tanto scellerata
temerita , a proponete da ultimo di voler piut
tosto Juille volte morire, che vivere un gra sola
in peccato mortale.
MEDITAZIONE IX .
Peccati proprii.
Il frutto
Fatevi
atevi un poco a contemplare attentamente il
frutto che ricavato avete dalle vostre colpe. Di
tante indegne soddisfazioni, che dato avete alla
gola, al senso , ora che ve ne trovate? Ne provate
qualche utilitá? Ne sentite qualche piacere? Nien.
te affatto . Ma oh che diletto provereste ora voi
della coscienza se ve ne foste asteputo ! Che
tilità infinita non ve ne resterebbe eternamente
' in Cielo! Richiamate un poco alla vostra me
moria que' giorni cosi lieti menati in giuochi,
ed in piaceri: quelle conversazioni, que festini,
quelle commedie, que' carnovali, quella corris
spondenza, quella vendetta , quel rio guadagno,
e tante altre cose operate contro della santa
Legge di Dio . Ora che ve ne trovate? Come si
sembrano? Non vi pajono elleno un sogno? Un
sogno vi sembra ciò, che iniquamente avete gem
36
duto finora; sogno ancor vi parrà, allorchè sare
te alla morte, ciò che vorrete godere in appres
so. Avrete fatto la metà del vostro sogno; un' al
tra metà forse vi resta : come tutto è svanito ciò,
che vi ha dato il mondo; cosi tosto svanirà quan
to potrà darvi in seguito. E per un miserabile
sogno, Lettor mio; anzi per un meschinissimo
nulla volete voi perdere un Regno di godimenti
ineffabili, e sempiterni? Per seguitare un altro
sogno di godimenti fuggevoli volete voi. guada.
gnarvi unabisso di tormenti insoffribili per sem
pre? Volete voi proseguire in quella conversa
zione si gioconda sì dolce: ma quanto tempo
potrete goderne? Altri dieci o vent'anni? E poi?
E poi lasciarla per non mai più goderne . Vole
te voi proseguire a soddisfare alla vostra gola,
ai trasporti della vostra collera? Ma per quanto
tempo, potrete sfogarvi? Venti, o trent'anni? E
poi , Lettor mio, e poi? E cosa certa , oppure
dubbia, che avranno a finire? E per misere so
disfazioni, che avran cosi presto, e così indubi
tatamente a finire, volete voi perdere sciocca
mente incomparabili delizie , che non avranno
mai fine? Quanto vi sembra brutale e forsenda
to il procedere di coloro, che spontaneamente 4

si vendono in galea? Che cecità estremal Per


goder pochi giorni con quella misera paga sten
tar poi tanti anni in più misera schiavitùl Che
dite ? Non sembra a voi pure intollerabile tanta
sterminata pazzia? Ma non è un infinito divario
tra il poco godere e il molto stentare d'un ga
leotto , e il momentaneo godere, ed eterno patire
d'un peccatore? Per isfogarvi altri pochi" anni
( e potrebbero essere pochi giorni o mesi) volete
ciecamente e miseramente rendervi schiavo di
Luuifero in un mar di tormenti per tutta una
37
eternità ? Se aveste a campare, come già un tem
po, ottocento o novecento anni, pur non sareb
be un' estrema pazzia baraltare pel godimento
di pochissimi secoli le delizie di' milioni e mi.
lioni di secoli infipiti? Che se ne trova adesso
lo scellerato Caino, ed altri malvagi suoi pari
per esser vissuti i loro otto o nove Secoli sfo
gando a dispelto di Dio le lor brutali passioni ?
Vixerunt ei mortui sunt. Tutto è finito : non è
loro rimasto neppure l'odore di tanti ro vie
tati piaceri. Ed or ch'è certissimo, che la vita,
che vi avanza, non arriverà ad un secolo: orá
che la vita si riduce a pochissimi e miserabili
anni, non è somma follia per uno spazio cosi
misero di tempo voler perdere un'infinita bea
titudine; e guadagnarsi indicibili strazii per tut
ta l'eternità?
COLLOQUIO .
O Signore Dio mio, avvaloratemi colla vostra
grazia, affinchè strascinato non venga da vani
desiderii di questa misera terra, ma tutte le co
se riguardi siccome fuggevoli e transitorie; pe
rocchè nulla di permanente è sotto il Sole, ma
tutto è vanità e afflizione di spirito. Illuminate
mi, o dolce mio Gest, colla chiarezza dell'eter
pa vostra luce : fatemi dono della celeste vostra
sapienza: irrigate il mio cuore colla ruggiada
delle vostre benedizioni : sollevate la mia mente
aggravata dal peso de' miei peccati; ed unitemi
a Voi colle catene della vostra inseparabile di
lezione.
PRATICA E FRUTTO .

Fermatevi seriamente su questo pensiero: è


certissimo, che di qui a cent' anni io non sarà
38 .
più a questo mondo. Quando vi tenta il Demonio
a. peccare, dite a voi ciò , che a quel nobile Gio
vinetto S. Filippo Neri: e poi? e poi? E dopo
questo piacere? E dopo quest' onore ? E poi? ' E
poi si muore. Doletevi del tempo perduto; e ri
paratene il danno con salutevole penitenza.
MEDITAZIONE X ..

Morte del Peccatore terribile per l' avviso,


che gliene verrà dato.
Raccogliete in seria meditazione i vostri pen
sieri, e ponderate, come avrà pure a venire un
tempo, in cui nel vostro corpo avrà a formarsi
quell'umore mortale, che vi dovrà privare di
vita. Ah quale sarà egli mai ? Sarà di febbre?
Di podagra? Di fianchi? Di cancrena? Di goccia?
Sì, ditemi Lettor mio , quale sarà? Ahl voi nulla
di certo sapete; solo di certo sapele, che uno di
questi sarà. Egli ha dunque da venire un gior
no, in cui dovrete porvi in letto per non levar
vene mai più . Dopo passati alcuni giorni, in cui
la malattia non creduta mortale voi a tutt'altro
inteso, a tutt'altro avrete pensato, fuorchè a :
prepararvi alla Morte; ecco alla perfine il me
dico che toccandovi attentamente il polso, e dal
le battute delle arterie conoscendo già sconcer
tata l'armonia de ' vostri umori; e fissando in
voi più attentamente lo sguardo, e in voi di
scoprendo sintomimortali, si reca in sè stesso ;
stringesi nelle spalle; e con voce compassionevo
le, fratel mio, vi dice, disponetevi a morire, con
fessatevi presto, chèla vostra vita è in grave pea
ricolo. Ah non è egli vero, che se non siete per
morire pià infelicemente all'improvviso, avrete
39
a sentire questa sentenza; N. N. confessatevi che
siete in gran pericolo ? Avete pure udito dire,
quale spavento ed orrore reca una tale sentenza
a seguaci del mondo. Avrete pur anche forse
veduto voi stesso altri lutti affannati e ango
sciosi volgersi all'altro lato del letto, e piange
re amarainente, e sospirare: altri restarsene lut- .
to affatto slorditi al tuono di quella funesta sen- ,
tenza , e rimastisi attoniti non saper che si far,
che si dire. Avrete pure fors' and inteso, co
me un tale avviso dato dal Cardinal Bellarmino
in Roma ad un Personaggio grande nel mondo,
ma maggiormente nell'attacco del mondo; ed
ammonito perciò a fare un alto di contrizione,
commecchè letterato rispose di non intendere
ciò che dir si volesse : quid est contritio? Non
capio, quod pelis a me. Anche a voi, Lettor mio,
sarà cazionato questo fatale slordimento, ed or
rore, se non vi disponete a distaccarvi dal Mon
do; e voi ancora non vi risolvete?- Ma oh quan
to sarà maggiore il vostro aflanno, allorchè già
vedrete entrare in vostra Casa un Sacerdote per
confessarvi. Ah ! dunque, direte, questa è l' ulti
ma volta, che mi confesso . Che garbuglio allora
di cose, che confusione! Quali ambasce don in
strazieranno il cuor vostro nel vedervi carico di
tanti debiti con Dio niente sodisfatti colla peni.
tenza in vita ; e vedervi costretto a sodisfare in
tempo si scarso , e di tanto turbamento ! Che
peso allora si faran sentire que' peccati, che ou
ra vi pajono si leggeri! Quali angoscie non pro
verete allora nel pensare a tante Confessioni pel
gran dubbio d'esser malfatte; ma più assai an
cora per la certezza di vedervi cosi indisposto
a larne una buonal Quale desolazione non pro
verà poi il cuor vosiro, allorchè sentirete ap
40
prossimarsi alla vostra Casa il Santissimo Via
tico: nel ricordarvi, quante volte visarete ciba
to delle verginali Carni di Gesù C. colla sua
maledizione, giacchè per quanto pure vi confes
saste de' vostri peccati, non aveste per lo più ve
ro proposito di lasciarli! Ora e la passione, e il
Demonio vi acceca e vi lusinga col suggerirvi,
che non vi è tanto male: ma alla morte poi ve
pe accorgerete,e aprirete gli occhi allora seb
ben troppo tardi. Ah! direte in quel punto tutto
dolente, dunque ho errato; e quel ch' è peggio
non sono in tempo di poter corregger l'errore !
E poi per isfogare ancora alcun tempo le inique
vostre passioni, non volete risolvervi a fuggire
una maniera di morte cosi amara e funesta ? Deh !
Non più indugi, buttatevi ai piedi di Gesù Cro
cifisso, e ditegli di tutto cuore:
COLLOQUIO .

Dolcissimo Amor mio Gesù, eccomi ai piedi


vostri a chiedervi umilmente perdono di tanti
maledetti peccati, con che ho offeso Voi Bontà
infinita. lo non so quello, che sia scritto di me
ne' vostri imperscrutabili giudicii: so che i miei
peccati son grandi; so che son senza numero, so ,
che non meritano più Misericordia ; pure non
vo' già abbandonarmi ad una trista disperazione.
Confido nelle vostre Piaghe; ripongo la mia fi.
ducia nel vostro preziosissimo Sangue. Affrettia
moci Anima mia, chè il tempo è breve. Ah, Gea
sù mio, ch ' io vegga me stesso si deforme, e mi
umilii, e mi confonda: fate che vegga Voi con
viva fede, e vi ami, e mi occupi tutto di Voi
su questa terra , affinchè Voi șiate poi il mio
premio , la mia gloria nell' alira vita .
41
PRATICA E FRUTTO .

La B. V. rivelò alla Ven: Maria d' Agreda,


che l'inganno più nocevole, per cui si dannan
le Anime è il non pensare spesso alla Morte, e
al Giudicio, che le viene appresso. Concentrate
vi dunque spesso in questo santo pensiero; e
confondetevi d ' essere vissuto tanto tempo senza
apparecchiarvi alla medesima. Proponete di far
lo per l'avvenire; e doletevi di aver tanto offeso
un Dio, che tanto vi ha amato coll' aspettarvi a
penitenza .
MEDITAZIONE XI.

Morte del Peccatore terribile per li rimorsi


della coscienza .

Considerate, quanto vi saranno tormentosi i


rimorsi della coscienza in punto di morte , se
sarete vissuto seguace del Mondo . Non vi face
ste a credere, che gli stimoli, che vi daranno
allora i vostri peccati, sieno per essere come
quelli, che vi recano adesso. Ah, Lettor mio, è
il peccato come una trave, ma con questo diva
rio, che in vita si vede per diritto, di filo : e po.
co , o niuna specie ci fa: ma alla morte poi si
vede attraverso ; ed oh la grand' ombra, oh la
gran macchina ! In vita voi vedete i peccati con
quel cristallo, che impicciolisse gli oggetti: ma
nella morte di poi si volge il cannocchiale, e sco
prite da quel canto, che gli ingrandisce . Allora
vi verrà alla mente e il danaro malamente spe.
so, e il povero ne' suoi bisogni non sovvenuto;
ed il tempo dissipato, e i Sacramenti alla peg
gio ricevuti. Allora sarà quando ancor voi.com
42
mincierete a vedere e sospirare, ciò che veden
do sospirava l'empio Antioco : nunc reminiscor
malorum , quae feci in Jerusalem . Ora vi pajono
peccati veniali que' pensieri, quegli sguardi su ,
quel pericoloso oggetto: quella visita in quella
casa, quella frode in quel contratto vi seinbra
un semplice conformarvi alla moda corrente .
Quella vendetta, quel vestire immodesto parvi
ora, che non eccedano i limiti di una leggera
vepialità . Ma alla morte poi? Ah, Lettor mio,
ex adverso: tutto al contrario: in vita peccati
veniali, in morte colpe gravissime: in vità tutto
pieno di speranze ve ne viveste nella Misericor
dia di Dio ; in morte ex adverso tutto dillidente
per la sua giustizia . Chi potrebbe perciò spie
garvi quanto saran gravi gli affanni, che prove
rete allora per le vostre colpe; se non le avrete
soddisfatte colla debita penitenza . Se una rea
coscienza ha dato strette si tormentose anche
in vita ad alcuni Peccatori, quando erano sani
e prosperosi, che gli ha privati d'ogni pace, di
ogni contento; e a molti ha tolto eziandio la
vita; che sarà dunque alla morte, allorchè vi
scorgerete vicino a palesare la trista vostra co
scienza , e a render conto d'ogni benchè mini
ma azione? Che sarà in morte, quando verrete
assalito e angustiato da questa desolante aflii
zione, e ciò ch'è peggio in que' funesti momen
ti, ne' quali vi troverete aflitto per tant'altre
paventevoli cagioni. Non vi lusingate per aver
veduto, o per avere udito dire, che molti anche
gravi peccatori sono morti senza dare esterni .
indicii di queste loro interne tempeste. Questi
sono o imperscrutabili giudicii di Dio, o scal
trita opera del Demonio , il quale per incorag
giar altri a peccare li lusinga colle apparenze
di una tranquilla morte . Udite il melifluo Dota
tor S. Bernardo: il morire senza soffrire i rimor.
si della coscienza non può provenire che o da
una gran perfezione, o da una grande perversitės,
Vissero rilasciati, e non sentono rimorsi ? Ah
dunque non sentono un mal minore, perchè soga
giacciono ad un male maggiore. Non li affaona
la coscienza, perchè in pena de' lor molti, e gra
vi peccati sono già privi dei rimorsi della mea
desima. Questa bonaccia, dice il Crisostomo, è
peggiore di ogni più sformata burrasca: tranquil
litas ista tempestas est. Alle chiamate di quei
rimorsi eravi pure qualche speranza d' essere
Svegliati a penitenza : ‘ma senza di que' rimorsi
può dirsi, ch'eglino sono non già addormiti, ma
pienamenta morti. Ed oltre di questo, oh se
sapeste Lettor mio, quanti e quanti soffrono
si latte convulsioni: ma nol dicono o perchè te
mono di perdere l'opinione di spiriti forti, e di
farsi vedere nell'avvilimento , o perchè hanno
di già perduta la favella. Se ne muojono adun
que senza palesare, ma non già senza sofferire
questi crudeli rimorsi.
COLLOQUIO.

Grandissimo Iddio, che siete il principio di


tutte le cose, io mi prostro con tutta umiltà
davanti a Voi. Voi vi siete degnato d' essermi
Padre, toccandomi il cuore con un'affezion fi
liale, affinchè non sia del lutto indegno di es
servi figlio. Voi mi date ogni giorno grandi mo
tivi d'amarvi; dalemi altresi soavi impulsi per
esservi gralo e riconoscente e rispondere a tan
to amore. Fate ch'io mi scuota una volta dal
mio peccato alla voce di que' rimorsi, che mi
44
fate sentire in vita, onde sopraffatto non sia da'
una fiera tempesta di quelli al punto estremo
della mia morte .

PRATICA E FRUTTO .

Confessatevi mille volte degno d'aver incon


trata la morte terribile de' peccatori . Doletevi
d'aver si malamente corrisposto ad un Dio, che
tante volte ve ne ha liberato. Proponete emen
darvi una volta, e per riuscire nell' emendazio
ne prendete di mira quella passione, che più
d'ogn'altra vi strascina alla colpa; e secondate
le voci, colle quali v'invita a penitenza il Mi
sericordioso Signore .
MEDITAZIONE XII .

Morte del Peccatore terribile per gli assalti,


che avrà dal Demonio .

Fatevi a considerare il grande orrore , e le gran .


di tentazioni, con cui verrete angustiato dai Dee
monii al punto della vostra morte, se non vi
risolvete a mutar vita. Egli è questo un ordi
nario e giustissimo castigo, con cui colpisce Id
dio i peccatori, il fare cioè loro preventivamen
te vedere in morte que' Padroni, cui vollero se
condare nel corso della lor vita . E donde in.
fatti credete voi mai, che provengano ne'mori.
bondi quegl'improvvisi scuotimenti delle mem
bra? Quel rabbuffarsi nel crine, quell'annuvo
larsi nel volto, e quel quietarsi di poi all' aspere
sione dell'acqua benedetta fatta loro dal Sacer.
dote? Si, donde credete, che provengano rego
larmente, se non se dal cominciare, che fanno
45
gl'infelici a vedere orribilmente que padroni,
ai quali vollero iniquamente servire? E non ľa
vete udito dalle Storie di tanti e tanti peccatori,
che tutto atterriti, e spaventati nelle loro agonie
confessavano di vedere il Demonio? Il videro al
tri in forma di feroce negrissimo Gigante paso
seggiar tutto fiero con un'Alabarda in mano
per mezzo della lor camera . Altri in forma di
Orso ficrissimo starsene sotto al tavolino della
stanza tutto rabbia a guardarli, e sempre in at
to di lanciarsi ad isbranarli sul letto. Altri, che
è peggio, l'hanno veduto in forma d'orrendo
spaventoso Dragone affacciarsi tralto tratto di
sotto alla sponda del letto, e sporgere in fuori
coll' orrendo capo tutto minaccevole in vista per
divorarli . E così dite d'altri somiglievoli avve
nimenti riferiti dalle Storie, oltre quelli de' qua
li non si è fatta memoria , perchè non palesati
da’ moribondi; essendo questo per l'ordinario
un castigo, che dà Iddio , allorchè il moribondo
ha perduto la favella. Or che ne dite, Lettor
mio caro? Anche a voi è riserbata questa pa
ventevole scena , se non vi decidele una volta
di darvi ad una vita tutta fervorosa e devota .
Che palpiti saranno allora i vostri nel primo
scoprir che farete i messaggeri d'Inferno, se
la rea vostra coscienza vi parlerà chiaro, e vi
farà conoscere, che non senza perchè sono ve
puti a farvi quella visita cosi paventevole! Voi
ben sapete, che quelli che stanno nelle carceri
accusati di capitali delitti al solo vedere il Boja
si smarriscono, tremano, e alcuni sono anche
talvolta caduti in deliquio. Che tremori,che sve,
nimenti non saranno i vostri nel vedere in quel
tempo , si tempestoso i Manigoldi della divina
giustizia da voi tanto irritata? Quanto paghere.
46
se allora per ottenere altro spazio di vita, e
sodisfare con salutevole penitenza ai debiti con
tratti per tante vostre operate malvagità! Ed
ora che il pietoso Signore questo spazio amore
volmente vi concede, volele voi proseguire a spene
derlo in servigio del Mondo; è butiarlo dietro
allo sfogo brutale delle vostre malnate passioni,
e lusingarvi stoltamente con dire: in aliro tem
po poi mi darò a vita divota, e cristiana ? E se
questo tempo non vi venisse accordato? L'anno
venturo a quest'ora oh quanto è facile, che vi
sia avvenuto quanto avete ora qui meditato ! E
vai ancora indugiate? E voi ancora non risolve
te! Pensateci bene.
COLLOQUIO .

Ah quante volte, mio Dio, mi son meritato


una morte si orrenda con tanti miei gravi, ed
enormi peccatil lo vi ho offeso; Bontà infinita :
ho abusato delle vostre grazie : vi sono stato in
grato e sconoscente. Ah me ne pento, Signore!
Åh quanto vorrei dolermenel Datemi amato mio
Bene, un dolore convenevole al mio bisogno. Ah
si Voi solo , o tutto dilettevole, io amo: Voi so
lo, o tutto amabile, io desidero; e d'ora innanzi
rinuncio ad ogni altro amore, che vostro non
sia . Maria Santissima ajutatemi Voi ad amare
il mio Dio .
PRATICA E FRUTTO .

Rendete infinité grazie ad un Dio si buono,


We tante volte in quel vostro peccato vi avreb
be potuto colpire d'una morte così tremenda, e
proponele di non mai più peccare. Allorchè sie
te per commettere un peccato riflettete , che
47
quanto ora vi lusinga il Demonio colla fiducia
del perdono, tanto alla morte v'inspirerà sen
limenti di disperazione, esagerandovi' i' enormiia
de' vostri peccati, i rigori della divina giustizia.
MEDITAZIONE XIII .

Morte, oggetto di serii pensieri per quello


che avverrà immediatamente
prima di morire .
Considerate attentamente , Lettor mio , come
ricevuto che abbiale già l' Olio Santo, veggen
dovi il Sacerdote , che v’assiste , esser voi giun
to all'estremo della vostra vita, posta sul vostro
corpo la sacra Stola darà principio all'intima
della vostra partenza da questo Mondo con quel
tanto fatale : proficiscere" Anim
hoc Mundo. Come non
a Christiana rede
scuotete pensa
vi al ,
che un giorno anche per voi avrà a pronunciar
si questa sentenza; che un giorno anche a voi
dovrà intimarsi questa partita : poficiscere A
nima Christiana : N. N. vattene tu pure per ser
pre da questo Mondo . lo veggio il Sacerdote da
indi in poi vegliar su di voi più attento e soba
lecito , aspergervi spesso coll' acqua benedetta ,
affine di cacciare da roi que' Demonii, che già
dagli orridi contorcimenti del vostro volto s'av
viserà essere accorsi per rendere pessimo il vo
stro passaggio . Più di frequente v’intuonerà aboru
l'orecchio que' Nomi Santissimi di Gesù e di
Maria quanto in sè stessi amabili , tanto da voi
sì poco amati, anzi in tanti incontri sì empia
mente da voi profanati, si: confortato sarete a
pronunciare i dolcissimi Nomi di Gesù, e di
Maria ; e voi mezzo stordito farete eco a quelle
48
voci o senza intendere, o senza sapervene gio
vare . Allora cercherete uscire dal letto, allora
comincereie a tirar su le coperte, e a far tutti
que' moti naturali, che per lo più si fanno dai
moribondi. Comincieranno allora a gelarsi i vo
stri piedi , ad irrigidire le vostre mani, a gon
fiarsi mostruosamente il petto, ad annerirsi i
vostri denti, a farsi vitree le vostre pupille, ad
assottigliarsi e divenir livide le vostre labbra,
ed attaccarsi alle gengive, a diseccarsi la lingua
e ritirarsi alle fauci, ad incavarsi gote; ad as
sottigliarsi il naso ; a sporgere in fuori l'ossa
delle tempie, e a spargersi un'aria di spavento,
e di orrore in tutto il sembiante. Oh se poteste
allora specchiarvi un poco in que' vostri consi
glieri cristalli; quanto è vero, che sebbene non
Toste moribondo, pure di sola paura morreste
per lo spavento di voi medesimo!
Ma già un respirare quanto debole, altrettan
to interrotto : un sudore sulla fronte quanto ge
lido, altrettanto vischioso, ed una tenue lagri.
muccia, che scorrerà dall'occhio darà chiarissi .
mo indicio del più che vicino vostro passaggio.
Ed infatti dopo alcuni aneliti più affannosi e più
rari, veggendo il Sacerdote essere cessata la re
spirazione, per accertarsi vie più della vostra
morte accosterà alle vostre labbra la fiamma
della candela benedetta ; e scorgendo che punto
non è tremola, e quindi, che non v'è più fiato ,
recitate che avrà sul vostro cadavere alcune pre
ci , darà a' vostri di casa l'annunzio della vostra
morte. Che ne dite, Lettor mio caro? È egli ve
ro, oppure cosa incerta , che un giorno, e po.
trebb' essere vicinissimo, voi pure sareste prin.
cipal personaggio in questa funestissima scena?
Che se ciò è verissimo, dite dunque meditando
49
& voi stesso : a queste mie labbra sarà un giorno
accoslata la fiamma d'una candela per esplorar
la mia morie! Avrà dunque a venire infallibil
mente un giorno, in cui questa mia anima sarà
da questo mio corpo divisa per essere poi Dio
sa dove ! Avrà dunque un sacro Ministro a rém
citare presente questo min corpo ancor disteso
sul letto: subvenite Sancti Dei : avrà insomma
una volta a dirsi agli astanti alla mia morte
= N. N. è già morto Ed io pur vivo, come
se fossi quaggiù immortale! Oh stolto , oh pazzo
che sono!
GULLOQUIO .
Mio Dio, io non merito più da Voi pietà. Trop
po vi ho offeso, e offeso per cose da nulla ; e
offeso dopo di essere stato tanto da voi benefi
cato. Eppur Voi bontà infinita mi avete soppor.
tato, e tanto tempo; e dopo si enormi peccatil
O sofferenza veramente degna d'un Diol Oa
more veramente di Padrel Anzi più che di Pa.
dre : perocchè qual padre tante sopportate de a
vrebbe da un figlio, quante voi ne avete tollerate
da me! Non sarà più cosi. Me ne pento di cuore.
Propongo di non più offendervi. Oh Amore
infinito, fate che vami d'un amore tutto degno
di Voi .
PRATICA E FRUTTO .

Pregate il Signore, che col fango della vostra


mortalità vi dia la vista dell'anima. Ogni sera
quando v' andate a letto raccoglietevi presso a
poco in questi santi pensieri: ecco lo steccato
della mia finale, e memoranda battaglia. Qui un
tempo avrò a star disteso in agonia. Qui avrò un
4

1
50
Sacerdote ad assistere alla mia morte. Qui quem
sť anima lascierà il mio corpo , e spiccherà o un
volo tutta lieta cogli Angeli del Cielo ; o una ca
duta tutta disperazione co' Demonii dell' Inferno.
Pensateci bene, pensateci spesso, e senza indu
gio datevi a Dio.
MEDITAZIONE XIV .

Morte, oggetto di gran disinganno per quello


che avverrà dopo il morire.
Concentratevi in voi medesiino, e meditate co
me dopo che il Sacerdote avrà dato ai Parenti
la nuova della vostra morte, essendo voi rima .
sto, come de' morti ordinariamente succede, co
gli occhi aperti; ed essendo cosa assai brutta ed
orribile a vedersi, occhi morti ed aperti, si cer
cherà qualche persona, che vi faccia la carità
di chiudervi le palpebre, onde non abbiate a
comparire cosi orrendo e paventevole. Ma oh
quanto sarà difficile allora trovare chi abbia
questo coraggio! Quanto più difficile poi chi ab
bia l'animo di vestirvi da morto! E quanto an
cor più difficoltoso trovare, chi abbia cuore di
restarsene a solo a solo col vostro cadavere per
quell'ultima notte, che vi toccherà di restare
in casa! Vedete, o Lettor mio, a quale misera
bile stato s' ha da_ridurre un corpo, che ora
tanto accarezzatel Un uomo, che or tanto si
gonfia e insuperbisce, troverà a grave stento, e
forse sol col pagare, chi gli abbia a serrar le
palpebre, chi l' abbia da vestire da morto, Dopo
che vi avran vestito a grande fatica e per l'or
rore che seutiranno nel maneggiarvi, e per le
membra pesanti e niente pieghevoli, manderanno

1
51
presto alla Chiesa a rechar avviso di suonar le
campane pel vostro passaggio, e dare i soliti
segni del funerale. Qui pensatevi alquanto; e di
te a voi stesso: ha dunque a venire un giorno,
in cui le campane suoneranno a morto anche per
me: ha da venire un giorno in cui per le case e
per le vie s' andrà dicendo: sapete la nuova? Il
tale è morto . Terminato il suonare, verranno a

levarvi di casa : sparsa sul vostro cadavere l'ac


qua benedetta , sel prenderanno sulle spalle
quelle persone, che o per carità, o per paga si
addosseranno un peso cosi vile: vi porteranno
fuori di camera per non mai più entrarvi: cale
rapnovi giù per le scale per non mai più salira
vi: passerete per quelle strade, per le quali ora
andate fastoso ed altero con tanta dimenticanza
del vostro morire. Faranno qualche piccola ri
flessione sul vostro cadavere quelli che vi ve
dranno passare: e poi seguiteranno le loro fac
cende, e i loro piaceri senza prendersi più al
cuna briga di voi . Entrerete in Chiesa, se quivi
sarete sepolto, per uscirne solo il giorno dell' um
niversale Giudicio . Vi poseranno a terra : dopo
un De profundis partiranno i vostri conoscenti
ed amici: e dopo alcune preci partiranno anche
i Sacerdoti; e resterete voi solo coi beccamorti.
Oh se poteste allora levarvi sulla bara, e vedere
quella vostra solitudinel Dove saranno allora
quei congiunti, pe' quali tanto vi affaticaste? Sa
ranno a casa a trattare dell'eredità; e a divi .
dersi fra di loro quegli oggetti di piacere e di
lusso, per avere i quali tanto vi adoperaste.
Dove saranno allora quegli amici, e quelle ami.
che, pel cui amore si gravemente și offese Ide
dio? Sono in loro casa intenti alle loro incom
benze. E voi solo in Chiesa colli beccamortiſ
52
Questi chiuderan la medesima, affinchè non sia
osservata o la loro poca carità, con cui preci
piteranno il vostro cadavere, o la loro molta
avidità, con cui vi priveranno di quella misera
veste, che avrete indosso, come tante volte col.
la sperienza si è trovato. Indi aperta la Sepol.
tura e calatovi alla peggio il vostro cadavere vi
volgeranno di sopra una gran lapida, ed oh
quanti per essere angusto il luogo, o pieno di
altri cadaveri li ha compressi la pietra di tal
guisa, che come tanti tani ve gli ha m.iseramente
schiacciatil Assestata la lapiua si daranno con
tutta avvedutezza a chiudere con calcina le come
messure del sepolcro, affinchè non traspiri la
puzza del vostro cadavere ad ammorbare gli a
stanti in Chiesa; e fatto , se pur lo faranno, colla
mano un segno di croce sul vostro sepolcro, vi
lascieranno per sempre; e chi non s' ha fatto il
suo bene, suo danno. Or che dite, Lettor mio?
E egli vero, o no, che vi sovrasta una tanta
miseria ? Chiedete a voi stesso: E ceria, oppur
dubbia cosa , che mi dovrà accadere un giorno
quanto di presente, ho meditato ? Se la cosa è in
certa, seguitate pure a darvi bel tempo, e a con
tentare le vostre passioni, ma se niente è più
certo di questo, perchè dunque vivete in manie
ra, come se quanto si è detto fosse un Roman
zo, una favola ? Perchè dunque non pensate a
prendere tali misure, che mentre soggiacerà il
corpo vostro a tanta miseria qui in terra, abbia
a deliziarsi fra ineffabili godimenti il vostro spi
rito in Cielo ?
COLLOQUIO .

Ab dolcissimo Signor mio Gesù, eccomi a' vo


stri piedi qual Figliuol Prodigo; riconosco la mia
53
cecità, la mia ingratitudine, e la mia malizia :
ecco che a voi ritorno chiedendovi mille volte
perdono di quanto ho pensato, detto, e fatto
contro di Voi. flo peccato o Signore; ahbiate
misericordia di me. Mi pento d' avere offeso Voi,
perchè siete una Bontå somma ed infinita , Ma
non sarà più cosi: prinia la morte, che il male
deito peccato
PRATICA E FRUTTO .

Concepite aborrimento alle delizie del secolo ,


che dovrete assolutamente lasciare un giorvo.
Mortificate il vostro corpo , cui per contentare
avete disgustato Iddio. Nell' entrare e nell'usci
re di Casa abbiate spesso questo pensiere: verrà
un tempo , che sarò portato via da questa casa
per non tornarvi mai più . Ora salgo da me que
ste scale; verrà un giorno, che ne sarò calato
sulle spalle altrui. Pensateci seriamente .
MEDITAZIONE XV .
Morte, oggello di profonda meditazione per
quello, che avverrà nel Sepolcro.
Tornate
ornate,, Lettor mio, a dare l'ultima occhiata
al vostro corpo, allorchè sarete calato giù in
sepoltura . Dove saranno allora que ' letti cosi
morbidi? Neppure una misera coperta vi daran
no per metterla sotto al vostru corpo. Ora vi
pare si strano, che i servi del Signore sen dor
mano sulle nude tavole; e quando voi sarete
collocato sulla nuda terra ? Ah ! di tanti adobbi
e frascherie, di cui ora vandate caricando con
tanta sollecitudine , neppure una tavola vi da .
54
ranno i vostri per sottoporla alle vostre misere
membra in sepoltura. Oh se poteste allora ve
dere quelle tapezzerie, che vi hanno apprestato
i ragnil quelle mura cosi nere, e così immonde!
Quel corteggio degli scheltri de' morti prima di
voi quivi sepolti! Se poteste sentire quella puz
za d'aria sempre rinchiusa ed ammorbata : quel
la positura cosi sconcia, con cui vi avran posto
nel buttarvi giù i beccamortil Forse vi toccherà
a star boccone, o a faccia a faccia con altro ca
davere! Se poteste di poi vedere il presto con,
corso de' topi, de' ragni, de' vermi, e di altri
immondi animali all'odore del nuovo pasto ! Vem
dere con quale avidità, e come presto farannosi
a rodere le vostre membra. Gli occhi forse e le
altre parti più delicate saranno il loro primo
cibo. Oh se vi ferinaste spesso a veder col pen
siero ciò, che allora non potrete vedere cogli
occhi! Pensateci, Lettor mio , pensateci spesso.
Tanti e tanti sono ora in Paradiso, perchè so
vente calavano col pensier nel sepolcro. Per
quanto sia stato bello , e ben complesso il vo
stro corpo, appena sarà stato poche ore laggiù
nella fossa, che tosto comincierà a farsi di un
color livido, e ferrugineo: poi diverrà gialliccio;
e finalınente tutto pero, come se fosse d ' una
nerissima creta, o di un atro pantano. Indi co
mincerà a fiorire prima sul voltu, poi sul petto,
ed infine sopra tutto il corpo una bianca lanug
gine, una giallicia muffa, una schiuma tutia or
rida e schifosa, che darà indizio d'esser già
prossima la corruzione. Comincierà quindi la
carne ad aprirsi e risolversi tutta, ed a scorrere
da ogni parte un marciume pestilente e viscoso,
che allagherà quella terra , ove starà collocato
il vostro cadavere, e dentro di quello voi ve ne
55
starete nuotando. Fraltanto da quel marciume,
che sgorga fuori, e più da quello, che impaluda
dentro del corpo comincierà a formarsi un'in
credibile quantità di vermini, alcuni come pic
cioli serpenti, ed altri schifusi animaletti, i qua
li appena generati cominceranno a rodere, e ci
barsi di quelle carni stesse, da cui sono gene
r'ati . Di questi altri si attaccano alle gote; altri
escono per le narici; altri vanno e vengono den
iro e fuori del petto già aperto e crepato. Frat
tanto tutti si sciogliono, e cadono dal capo i
capelli: cadono come disfatta cera le labbra, le
narici : la gola si apre: le coste tutte nere per
la corruzione son le prime a spolparsi: dopo le
ossa delle braccia, e delle gambe; nè allro vi
resta alla fine, che un letamajo , una cloaca puz
zolente assai più insolleribile d'ogni bruto pu
trefaito: e quanto più morbidamente furon nu
triti i corpi, e con delicatezza, tanto più acuto
e pestifero esaleranno il fetore. Finalmente a .
vendo i vermi consumata tutta la vostra carne,
si consumeranno anch'essi l'un l'altro per la
fame; ed alcuni poi di dentatura più forte si
daranno a rosicchiare le vostre ossa. E così di
tutto il vostro corpo , ridotte in polvere anche
le ossa , non ne avanzerà tanto , che basti ad
empiere una sola mano. Or che dite, Lettor mio,
avele voi qualche lieve speranza di non avervi
a ridurre cosi? Pensateci bene.......... E voi tanto
accarezzate il vostro corpo? E tanto ora la bel
lezza dell'altrui vi alletta, vi seduce, v’incanta ?
COLLOQUIO .

Ecco amabilissimo mio Signore a' vostri piedi


prostrato un verme vilissimo, che quanto prima
56
esser dovrà la miniera di tant'altri vilissimi
vermini; eppure non ho avuto orrore alcuno di
strapazzare un Dio di tanta Maestà . Oh male
detti miei peccati, che tanto mi hanno accecato!
Deh amantissimo mio Signore, per quella infi
pila bontà, che vi ha indotto a sopportarmi per
lo passato, vi prego e vi scongiuro a volermi
assistere nell'avvenire. Fate, mio Dio, ch'io
ricompensi amor con amore. Accendete del vo
stro santo fuoco questo mio cuor di ghiaccio:
ammollite questa mia ferrea volontà colla forza
dolcissima e potente dell'amor vostro; sicchè il
vostro amore sia l'unica occupazione de' miei
affetti in vita , de' miei più teneri affetti in mor
te, onde l'estreme mie parole sieno: Gesù Amor
mio.
PRATICA E FRUTTO .

Quando entrate e vi trattenete alcun tempo


in Chiesa rivolto a qualche sepoltura dite tra
voi meditando : Ah! Li dentro sta adesso colri,
che tanto s' invaniva della sua beltà: colui, che
tanto era attaccato a' suoi piaceri! Che se ne trova
no al presente ? Niente affatto: e niente affatto me
ne troverò io pure un giorno: e forse fra breve
tempo sarò rinchiuso in una di queste sepolture
sotto i piedi di tutti, e dimenticato da tutii: come
ora tutti han perduta la memoria di coloro, che
sono in quel sepolcro rinchiusi. Pensate seriamen
te a questo : e basta .
MEDITAZIONE XVI .
Giudicio particolare .
Le accuse .

Ponetevi innanzi al pensiero, che come dovrà


57
farsi nell'ultimo giorno del mondo il giudicio
universale, così nell'ultimo punto di vostra via
ta avrà a seguire il giudicio particolare. Il giu
dicio universale nella valle di Giosafatte, il gio
dicio particolare fra le mura di vostra Casa. In
quella Casa medesima ove morrete , nel mentre
che da altri verrà vestito il vostro cadavere ver
rà da Dio giudicata invisibilmente l'anima vo
stra. Si in quella Camera, non già altrove, in
quel letto medesimo, ove avrete dormito con
tante superfluità, e forse con tante malvagità
dovrete pure vedere una volta innalzato l' innap
pellabiletremendissimo Tribunale di Cristo Giu
dice: tribunale in cui s' agiterà la vostra causa ,
causa di tutta un'eternità. Appena adunque sa
rete spirato, che comincerele a vedere cogli oc
chi dell'anima più chiaramente di quello, che
facciasi ora cogli occhi del corpo. Alla destra
del vostro letto scoprirete l' Angelo vostro Cu
stode per farvi l' Avvocato : alla sinistra vedrete
il vostro tentatore Demonio a farvi l' Accusatore.
Ed oh ! come chiaramente anche nella sola vista
di questi voi leggerete il tenore della vostra sen
tenza. Perocchè, se sarete vissuto secondo i det
tami del mondo, al veder che farete l' Angelo
vostro Custode con quel sembiante malinconico
e mesto, con cui vi guarda ( se pure in pensan
do a tante sue fatiche perdute, e a tanta vostra
sfacciataggine usata avrà animo di guardarvi )
oh quanto è certo, che voi prima ancora di sen
tir la sentenza dalla bocca del vostro Giudice
la leggerete descritta sulla fronte dell'Avvocato .
E se pure vi rimarrà qualche ombra di speran
za , oh ! quanto verrà presto a svanire nello sco
prir che farete il vostro tentatore Demonio, il
quale lutto 'altiero e fastoso e guarderà voi, e
58
s'approssimerà a voi come a roha sua; e tutto
superbo ed audace vi porrà in vista il lungo
catalogo de' vostri misfatti. Oh gli spaventi or
ribili! Oh i disperati pentimenti, che allora vi
strazieranno le viscere! Oh disgrazia orrendissi
ma, per evitare la quale sarebbe ragionevole af
fallo versare tutto il sangue dalle vene, non che
solo poche lagrime penitenti dagli occhi !
Avrete udito, oppur letto, ch ' essendo vicino
a morte un Discepolo del S. Abbate Giovanni
Gualberto, mentre che questi già moribondo ,
quieto, e tranquillo scorgevasi da' Religiosi cir
costanti, fu veduto all'improvviso tutto inorri
dirsi al sembiante; e con occhi stravvolti, e con
istridore di denti afferrar le coperte del letto, e
tulto spaventoso e sbigottito nascondersi sotto :
ed ivi dipoi cominciò per l'orrore tanto a tre
mare, che per consenso tremava non solo il let
to , ma ancora la cella. Fu dimandato più volte
da’ circostanti atterriti, che cosa mai vedesse, e
che cosa udisse? Senza punto rispondere alle die
mande, solo con voce da ' tremori interroita fu
sentito, che diceva: oh quanto, oh quanto è brut
to il suo volto ! Oh quanto è pieno il mio libro!
Ora se tanto spavento cagionava a quel Reli
gioso la vista del Demonio osservato coll'occhio
dehole del corpo, che sarà dipoi veduto colle
pupille si perspicaci dell'Anima? Leitor mio, se
ve
tanto terrore apportò a quel moribondo
dere il suo libro de' peccati prima di morire,
quando pure aveva speranza di espiarli, or ché
sarà di voi dopo morte, quando vedrete certa
l'impossibilità di scancellarli? Eppure voi finora
pochissimo, anzi quasi niente afiaito avele a ciò
pensato. Alzate, deh alzate gli occhi della vo
stra fede, e della mente vostra per vedere ora
59
ciò, che avrete pure a vedere infallibilmente un
giorno, e forse più presto di quel, che vi lusin -
gate. Perocchè appena sarete spirato, e veduto
che avrete a' vostri lati l' Angelo e il Demonio,
scorgerete poscia a fronte del vostro letto in
trono severissimo di Maestà l'eterno vostro Giu
dice per giudicarvi . Quale sarà allora il vostro
spavento nel vedere altamente sdegnato Cristo
Giudice, e il suo terribil sembiante ! E voi an
dale luitavia ponendo indugi a lasciare il peca
calo, e a darvi ad una vita Cristiana e devota ?
COLLOQUIO .

Ah dolce Amor mio Gesù ! fuoco di dolcissi


mo Amore, che ardendo non consumale, ma rav
vivando beatificate i cuori, accendetemi, abbru
ciatemi, possedetemi tutto. Fate, o Fiamma di
vivo amore, ch'io sempre m'aggiri intorno a
Voi, e che senza di Voi niuna cosa mi paja bel
la, ed amabile. Il vostro Nome soavissimo, o
mio Gesù, tutto si tiri seco il cuor mio: sicchè
amando Voi in tutte le cose, e sopra tutte le
cose, arrivi a conseguire per tutta l'eternità
promissiones tuas, quae omne desiderium superant.
Amen .

PRATICA E FRUTTO .

Protestate al Signore d'avere mille volte me


ritato un giudicio cosi tremendo: fate frequenti
alti di contrizione per quelle colpe, che ve lo
hanno fatto meritare. Riccorrete a Gesù con
fermo proposito di non più commetterle; e di
legli spesso le parole di S. Chiesa : récordare
Jesu pie , quod sum causa tuae viae, ne me pers
das ille die :
60
MEDITAZIONE XVII .

Segue il Giudicio particolare,


Il Processo .

Recatevi col pensiero sovra voi stesso, e con


siderate quale sarà il vostro spavento ed orrore,
allorchè salito Gesù Cristo in trono pe essere

vostro Giudice sentirete darsi principio all' or


rendo vostro processo. Quale il vostro batticuore,
allorchè udirete dall' Angelo vostro Custode co
minciarsi a leggere il piccolo librettino delle vo
stre opere buone cosi scarse di peso, e cosi po
che di numero! Ecco presso a poco quali saran
no cotante opere vosire; ed ecco insieme le ec
cezioni, a cui andranno soggette. Si ascoltarono
quelle Messe, ma o col guardo in giro per la
Chiesa, o col pensiere fisso nella Casa. Quei di
giuni si fecero, ma o per cuoprire il vizio col
manto della virti , o per favorire collastinenza
l'ipocrisia ; o per correggere un vizio coli altro,
la gola coll ástinenza. Si andò a quella Sposisi
zione, a quell' Indulgenza; ma il fine principale
si fu, o per ostentare l'apparato delle proprie
pompe, o per osservare le pompe dell'apparato:
per acquistare un poco d' aura di Santità, o per
godere un po' d' aria di libertà. Si diede quella
pace, ma per politica del Mondo, non per rispetto
a Dio. Si steite forte a quegli assalti, ma per non
perder l'onore, non per tema di perder la grazia
del Signore. Orazioni recitate con mille distrazio
ni; Sacramenti ricevuti per usanza: in quella
Confessione non vi fu dolore: mancò in quell' al
tra il proposito: in un' altra non si disse tutto:
oppure si addussero tante scuse, che potè dirsi
61
piuttosto Apologia , che confessione. Di questa
guisa i Sacramenti si convertirono in altrettanti
Sacrilegii. Finirà però troppo presto la leggen .
da del vostro Angelo Custode, perchè fu cosi
scarsa la vostra divozione, che non troppo gli
deste materia di scrivere opere buone, le quali
benchè in parte difettose, tanto però giovalo
la
vi
avrebbero alquanto. Lettor mio, ora e pas
sione e il Demonio vi acceca, e non vi lascia
vedere il vostro disordine, ma cosa poi vi par
rà, quando vedrete la vostra vita al lume della
divina presenza sfornita di meriti e di opere
buone? 'Fra tanto uscirà fuori il Demonio , che
avendo una buona causa in mano farà istanza
d'esser presto sentito . Ed oh quale sarà il vo
stro raccapriccio al vedere quel libro cosi volu
minoso, in cui saranno notate tutte le vostre
colpe! Darà principio all'accusa cominciando
dai primi anni della vostra vita : vi farà vedere
e toccar con mano, che voi somigliaste a quei
serpenti, i quali prima di mettere i denti hanno
di già il veleno. Leggerà nel suo libro, che la
vostra puerizia fu menala a guisa de' bruti, sen
za
conoscenza di Dio . Disobbedienze gravi ai
Genitori, furti domestici, discorsi cattivi, azioni
indegne, vizii nefandi. L'adolescenza poi con
dolta in mezzo alle iniquità . Sguardi con desi
derii, pensieri con compiacenze, opere poi da
popolar l'Inferno. La gioventù condotla fra mil
le rischii, fra mille occasioni di perdersi, di dan
narsi: in luoghi di piacere, in occasioni di pec
cati, in circoli ed in ridotti, ove la pudicizia e
ra in pericolo, il Vangelo in ischerno, la Reli
gione in discapito. Non si ebbe riguardo a ses.
so, non ad età, non a luogo, non a parentela;
ed ove non si giunse coll' opera si peccò col
62
pensiero. Crescete nell'età , ed avanzate nelle
malvagità; ed ai peccati de' giovani voleste an
cora uniti i vizii de' vechi : collerica impazienza,
sordida avarizia, sospettosa alterigia; spergiuri
ne' giuramenti, frodi ne' contratti; odio intestino
a chi vi fece qualche male, maligna invidia a
chi ebbe alcun bene. Strapazzato il Nome san
tissimo di Dio, bestemmiato il Sangue di Gesù
Cristo , il suo Corpo trattato, come se di fetida
carogna. Oh i rimorsi insofferibili, oh i penti
menti arrabbiati, che allora vi cruceranno! Quan
to dareste allora per avere facoltà di tornare in
vita un altro poco a far penitenza! Ed ora che
Dio vi concede tanto tempo ; or che si contenta
di una penitenza si leggera , quale si è di non
più offenderlo gravemente, e di dolervi di cuo
re delle offese, che fatto gli avete, non profitte
rete di questo tempo , ricuserete di fare una si
ragionevole penitenza? Veramente non potete di:
re, che infinita non sia la sua bontà, mentre si
contenta di cosi poco. Potrà ben Egli rimpro
verarvi , somma essere stata la vostra ostinatez
za, se per non far così poco vorrete incorrere
in un giudicio cosi tremendo.
COLLOQUIO .

Amabilissimo mio Signore, che sarà mai di


me peccator meschinissimo? Son pure parole di
eterna verità, che si salverà appena il giusto
vix justus salvabitur: quale adunque terribil sen
tenza mi toccherà ? E quante volte ho io già me
ritata questa sentenza? Quante volte sono stato
scritto nel libro de condannati all'inferno ? Se
di presente mi chiamaste a comparire innanzi
al vostro divin Tribunale, come sarebbero ago
63 .
giustate le mie partite? Oh Diol Chi sa che sa
rebbe di me ! Dehl Voi, or che Padre mi siete,
porgetemi la mano ad uscire dal fango de' miei
peccati : Voi da quelli purificatemi, Voi rimette
temi i miei debiti prima che venga l'ora, che
li abbiate a riscuoter con rigore. Juste Judex
ultionis, donum fac remissionis ante diem ratio
nis . Amen .
PRATICA E FRUTTO .

Vedete, se avete commesso dei peccati espres


si nella Meditazione, e pentitevene di vero cuo
re, proponendo di non più commetterli . Imagi
natevi d'essere nel più dolce del sonno repen
tinamente chiamato al tribunale di Dio; e dite:
qui alla destra vedrò l’Angelo mio Custode: qua
alla sinistra starà il Demonio. Avrò di fronte
Cristo Giudice per giudicarmi: quale sentenza mi
toccherà ? Disponete le vostre cose in guisa, che
abbia a toccarvi favorevole .
MEDITAZIONE XVIII .

Sullo stesso argomento. Seguito del


processo , e sentenza .
Facciamo ancora, Lettor mio, qualch' altro rin
flesso sul particolare giudicio . Vi sarete pur
qualche volta trovato presente, allorchè s'agita
per l'ultima volta la causa d'un qualche mal
fattore accusato di capitale delitto. Avete pure
osservato quello spesso sudore, che gli bagua
la fronte; quel mortale pallore, che gli si span
de sul volto; que' palpiti,e quel batticuore , che
gli tempestano il seno. Che vi dicono essi? Vi
annunciano l'alto orrore, che gli scorre per le
64
vene nel pensare al suo mortal periglio. Or
quarda l' Avvocato; or mira l'Accusatore, or si
volge agli astanti: or si fissa al suo giudice: in
tutii vorrebbe svegliare pietà; e sembragli di
non trovare in alcuno compassione. Ma oh ri.
tratto troppo lontano da quei sentimenti aflan
nosissimi, da quel orribilissimo batticuore, che
vi avrà ad infuriare nel seno , allorchè starete
al Tribunale di Dio, ove non si tratterà d'una
morte di pochi inomenti, ma d'una morte di
tutti i secoli ! Altro ribrezzo cagiona il sentirsi
accusato reo di uno, o due capitali delitti ai
tribunale degli uomini: altro è sentirsi incolpa
to di tanti peccati mortali al tribunale di Dio.
Che affanno allora nel vedersi reo di tante col.
pe, ognuna delle quali merita l'Infernol Ma
quanto maggiore sarà l'affanno al sentire, che
il Demonio accusatore dopo letto il lungo cata
logo dei peccati da voi commessi darà principio
alla serie dei peccati commessi dagli altri per vo
stra colpa . Tante dilettazioni morose, tante com.
piacenze avvertite commesse dal vostro prossimo,
perchè vi faceste sentire con que' discorsi osce
ni, o vi faceste vedere in un' aria seducente e
lusinghiera. Tanti peccati commessi e da'vostri
figli, e da quelli, che dipendeano da voi o per
chè li videro in voi; o perchè voi trascuraste
di correggerli in essi. Quanti tristi affetti non
destarono quelle pitture lascive, che lasciaste
esposte! Quante ree mormorazioni non s'udiron
di voi pel vostro frequente metter piede in quel
la casal Quante discordie non s' accesero in fa
miglia pel vostro giuoco eccessivo, pel vostro
tratlarvi intemperante ! Più: tante bestemmie dei
Creditori, perchè non pagati : tante imprecazioni
de' poveri, pechè nou sovvenuti; tante mancanze
65
di pericolanti fanciulle, perchè non soccorse; e
non soccorse, perchè voleste sfoggiar nelle pom
pe, nelle comparse, nelle mense. Potevate diver.
tire quella mormorazione e nol faceste; sgridare
quel bestemmiatore, e vi riteneste perumani
riguardi; e tutto passa a vostro conto. Oh pro
cesso orribile! E ianto più orribile, quanto che
credendo già esser finito, troverete, che ancor
si sta sul meglio; giacchè ai peccati da voi com
messi contro Dio seguirà il rendiconto de' bene .
ficii a voi fatti da Dio. Quanti nati infermi, e
voi sano: quanti poveri, e voi benestante; quan
ti in paesi infedeli, e voi in grembo alla Catto
lica Religione! Quanti tolti dal mondo dopo i
primi peccati, e voi aspettato a penitenza dopo
tanti e tantil ' Quante inspirazioni neglette, quan
te grazie non corrisposte, quanti rimorsi per
voi soppressil Qual abuso del tempol Lo gettaste
in conversazioni inutili, in intrighi colpevoli, in
dissolutezze, in genialità, in peccati. Or sů ren
dete ragione di tutto: redde rationem . Ma già
i conti son fatti; e voi troppo siete al di sotto.
Altro dunque non resta, che la sentenza. Questa
si spedirà in una sola parola, ma parola da cui
dipende la vostra eterna sorte.Sarà questa pa
rola o benedetto o maledetto ; o Paradiso o In
ferno ; o Cielo o Abisso. Pronunciata la sentenza
non v'è altro appello; non v'è revisione di cau.
sa: tutto è finito . Partito che di qua sarete, tore
perà a voi lo stesso , che se non vi fosse alcuno
rimasto . Morto voi, sarà, come se tutti fossero
morti. Resteranno è vero i vostri parenti, ma
poi non avrete più che fare non essi: resteranno
i vostri amici, ma voi non potrete abboccarvi
una sola volta con essi: resteranno le Città, le
5
66
Ville; ma come ora non prendete interesse dele
l'Impero della Cina, o di una Città dell'Ame
rica, cosi sarà un giorno per voi di questa vo *
stra Italia, di questa vostra Patria , di questa
vostra famiglia . Dehl Aprițe gli occhi finchè sie
te in tempo. Queste non son favole, non son
queste poetiche invenzioni: sono verità tremen
dissime di nostra Sautissima Fede. E perciò
mano all'opera, e non più indugi.
COLLOQUIO .

Sigpor mio Gesù Cristo, ecco ai vostri piedi


divini un reo, che tanto si è meritato i rigori
della vostra giustizia , e voi risparmiati glieli a
vete per eccesso dell'infinita vostra Misericordia.
Sieno eterne lodi all'incomparabile vostra Bontàl
Sieno sempre i miei pensieri, e i miei affetti in
tesi a benedirvi, ed amarvi, e ringraziarvi. Deh!
percið Voi infondete nel misero mio cuore la
superna .vostra carità, perchè possa esservi gra
to e riconoscente. Accendetemi in guisa del vo
stro divin fuoco , ch'io arda sempre per voi.
Quando sarà, o Signore, ch'io tuito abbia da
struggermi d'amore per Voi, che siete il mio
bene, la mia felicità , il mio tutto.
PRATICA E FRUTTO.

Fate frequenti atti di dolore per avere offeso


un Dio, che sarà forse presto il vostro Giudice.
Ponetevi qualche volta " fra giorno a vista del
vostro letto, e dite: ecco il luogo, ove s' avrà
un giorno a trattare la causa della mia eternità .
Quisederà Cristo Giudice: qui si daranno le ac
cuses qui si formerà il processo: qui si pronun
67
cierà la sentenza; di qui o spiccherò un volo ' al
Paradiso; o farò un irreparabil caduta alť In
ferno. Oh bivio terribilel Oh tremenda incertezza.
MEDITAZIONE XIX .

Sopra l' Inferno.


Fatevi a meditare attentamente, che se non
vi risolvete a lasciar il peccato, e l'occasion
prossima_del peccato , voi al certo morrete in
peccato. E morto che sarete in peccato, da quel
letto medesimo, ov'eravate assistito dai congiunti
con tanta tenerezza, passerete alle mani de' Demo
monii per esser traitato senza pietà. Verreto
subitamente abbandonato dall ' Angelo vostro
Custode, ed afferrato da quelli, dalle mura di
vostra casa per non mai più tornarvi, strasci
nato sarete alla prigion dell' Inferno per non
mai più uscirne. Ed oh! Quale sarà l' insofferi
bile vostro affanno, allorchè vi vedrete già vici
ao a quel baratro orrendol Ed ahil Che già u
dite il frastuono di quelle catene, le grida, e lo
strepito di que' lamenti, e di que' pianti; ahil
che già toccate la punta di quelle voracissime
fiamme; ahi che qual pesante masso già nel fod
do precipitaste di quel sulfureo bollente lagol
Ci sei pur dato nella rete, saranno le prime acom
coglienze, che vi faranno gli Spiriti infernali,
ci sei pur dato nella rete scellerato e malvagio.
Temevamo, sł temevamo. di quegli Esercizii, di
quelle Missioni, di que'libri divoti, di quellepra
tiche di pietà ; ma or la preda è sicura, nè pid
ci sfuggirai dalle mani, Aprirà allor gli occhi il
misero dannato ; ed ahi! dirà d'immenso crepa .
cuore ripieno, ahi! questa è dunque la stansa ,
68
che mi han guadagnato i miei capricci, per non
lasciarla mai più? Qui dunque ho messo piede
per non mai più uscirne. Qui avrò dunque a spa
simare per eterni secoli, per avere goduto scarsi
e brevissimi momenti? Ed oh chi potrebbe mai
fra gli uomini abbozzarvi con qualche proprietà
quel vostro insofferibile tormento, che proverete
al primo entrare in quell'orrido luogo di vivo
ardentissimo fuoco! Per concepirnė però una qual
che piccola idea facciam cosi: figuratevi di tro
yarvi a vista, e accanto di una accesa fornace
di bronzo liquefatto, e bollente: osservate col
l'occhio del pensiere quegli orridi volumi di
torbide fiamme, che vanno tratto tratto svolaz
zando sul dosso dell'infuocato metallo, come
danno contrassegnoevidente di quel grandissimo
ardore, che nelle viscere asconde. Or figuratevi
altresi , che tutto il vostro braccio snudato
condannato veniste a tuffarlo così ignudo in quel
liquefatto ardente metallo. Oh il fiero tormento!
Oh lo spasimo intollerabile ! Ma quanto poi saa ,
rebbe più intollerabile e fiero, se legato forte
mente da per tutto , ed apertavi a forza la boc
ca condannato veniste a sorbire una sola tazza
di quell' ardente liquefatto metallo! Voi inorridi.
te al solo pensare al vostro spasimo. Quali orridi
contorcimenti del vostro corpo; quali urli arraba
biati dareste per sentirvi nella bocca, nello stoma
co , e nelle viscere, parti si delicate e sensitive, ar
dere e serpeggiare un liquido si tormentoso. Ma
ohl paragoniin vero meschinissimil Somiglianze
ben lontane da quegli spasimi, che soffrirete; da
quelle smanie, in cui darete , allorchè arrivato
all' Inferno , non già poco squagliato metallo
dentro di voi, ma tutto voi sarete sommerso in
quel fuso melallo: affogato e sepolto affatto in
69
quel bitume infernale; senza mai ch ' abbia a spe
rarsi da voi di potere uscire fuori una volta.
Mai; mai più fuori: sempre, sempre sommerso
in una fornace di vivo e liquido fuoco! Oh tor
mento , ma senza pari ! E voi non vi risolrete
ancora a sfuggir coll'emenda un tale tormento
Oh pazzia incredibile, oh inconcepibile acceca
mento .
COLLOQUIO .

Giustissimo mio Signore; dunque alla vista di


un fuoco sempiterno ancor non intendo, quanto
vi sia in odio il peccato? Oh maledetto peccato !
Eppure gli ho potuto dare ricovero nel mio cuo
re . Oh frenesia maggiore di quante può mai
concepirne il pensiero! Io non meritava più di
ottenere da voi misericordia e perdono: ma voi,
pietoso mio Dio , avete voluto vincer la mia
malizia colla vostra bontà : Ve ne ringrazio di
cuore; e vi supplico a darmi forza di fuggire il
peccato, che solo mi guida all'Inferno: a darmi
forza di temere l'Inferno, che solo per sempre
da Voi mi divide .

PRATICA E FRUTTO .

Non tardate a risolvervi una volta a sincera


penitenza, rinnovando spesso atti di vero dolore.
Per conoscere i grandi debiti, che avete con
Dio, e movervi a detestazione dei vostri peccati
dite di quando in quando fra voi : Dove mi tro
rerei io presentemenie? Quali tormenti non soffrirei
io, se la Misericordia infinita del mio Signore
non mi avesse risparmiato la morte, allorchè sta
va in peccato !
70 MEDITAZIONE XX .

Sopra l'Inferno.
si considera l' angustia del luogo.
Contemplate attentamente l'orribilestrettezza, VO
con cui starete laggiù nell' Inferno, se per
stra eterna sciagura mai vi dannate. Vi sovviene
d'essere mai stato oppresso da un' ardente ga
gliarda febbre, assalito da un eccessivo caldo
in una notte di state? Quantunque sopra mor
bido letto, voi vi sentiste mancare il respiro:
spesso cambiaste sito, mai non trovaste luogo,
che vi piacesse, or da questa parte aggirandovi,
ed ora da quella; e vi parevan milli anni o di
vedere il Medico a dar qualche sollievo al vo
stro male, o che sorgesse il giorno a ricrearvi,
colla sua luce, e a rinfrescarvi coll' aure sue
mattutine . Ah, Lellor mio, come potrete, se vi
dannate, sofferire di stare non già sopra mor
bido letto, ma sopra ardente e vivo fuoco; non
già colle membra a bell'agio distese, ma in
quella sconcissima, e tormentosa giacitura, in
cui sareste venuto a cadere; forse colle mani a
tergo; forse co' piedi stravvolti; forse col capo
all'ingiù ? Senza avere, nè mai sperare di avere
quei legger refrigerio, che prova un infermo nel
suo letto , un prigioniero nella sua carcere, di
cambiar sito, di volgervi dall'altro lato, di strim
garvi quella mano quel piede, che nel piombar
giù vi metteste sotto malamente. Pensate voi se
lo potretel 'Avrete a tenervi adosso , se vi dan
wate, accatastati tanti milioni e milioni di Tur
chi, tanti milioni e milioni d'Idulatri, e d'In
fedeli, i quali tutti avrauno a penare sopra di
71
voi: essendo ben giusto, che vi siano inferiori
pel supplizio coloro, che vi furono inferiori nel.
le grazie. Ed oh! l'insoffribile , ed ineffabile mar.
tirio, allorchè vi sentirete trafliggere gli occhi
da quelle accese fiamme, e non isperar mai di
potere alzare una mano per ripararli alquanto.
Vi sentirete nel cuore inviperire quegli aspidi
eterni; e non avrete, nè mai potrete sperare di
aver campo e forza di muovere una mano ad
ucciderli almeno per rabbia.
Voi ben sapete, che a' que' malfattori, che spa
simano sulla Corda, il più grave spasimo riesce
quella stilla di sudore, che spremuta dalla vee
menza dello spasimo scorrendo dalla fronte si
ferma, e fa insoffribil prurito sulla punta del
paso , senza che i meschini abbiapo modo di
poterla tergere, ed asciugare. Che sarà dunque
sentirsi non già leggermente prurire, ma dispie
tatamente infuriare voraci dragovi nelle viscere;
sentirsi co' piedi travolti, col capo all'ingiù , e
non potere; nè mai sperar di potere rizzarsi sù;
o sofferire almeno con natural positura il suo
tormentosissimo Inferno? Vae quibus haec prius
experienda sunt, quam credenda! Guai a ' voi,
Leitor mio, se prima di credere a questi tor
meuti avrete a provarlil E ben si vede, che o
non si crede affatto questa verità, o d'una fem
de soltanto si crede pressochè languida e mor
la : perocchè sarebbe egli mai possibile, che vơi
voleste ingolfarvi a commettere un peccato, ben
sapendo, che potrebbe questo solo precipitarvi
all' Inferno? Ecco pertanto a quali pensieri do
vete ricorrere, allorchè o vi tenta il Demonio,
o vi lusinga la carne a commettere un qualche
peccato. Sio muojo, dir dovete, in questo pece
cato, ch' io son per commettere, avrò da tenere
72
adosso montagne altissime di corpi dannali. Stard
dunque più assai compresso di quello, che sieno
le uve sotto del torchio ! Mai non avrò da poter
mi volgere dall' altro fianco: non mai più a cam
biar silo: non mai più a strigarmi questa mano ,
a liberarmi questo piede, che mi sarà rimnsio sotto
nel cadere! Io non potrò mai più prender respiro
per l'immenso peso , da cui verranno stretti i miei
fianchi! Che sarà poi, se per divina disposizione
resterd col capo all' ingiů ? E qui riflettete ale
Veffetto orribile, e all' atrocissima pena , che
cagionato avrebbe al P. Marcello Mastrilli l'es
ser posto dagl' idolatri ' sol per quattro di col
capo all'ingiù nella fossa, se Iddio nol sottrae
va
a tanto spasimo con un'estasi deliziosa. E
voi pensate, che se non vi emendale, se non vi
risolvete a mutar vita avrete da starvi, e cosi
stretto a spasimarvi per anni, e per secoli infiniti.
COLLOQUIO .

Dolcissimo mio Signore, oh quanto debbo lo


dare l'immensa vostra bontà, è benedire l'infi
nita vostra Misericordial Si: perchè ora conosco
dove m'aveano ridotto i miei peccati, e in qua.
le misero stato mi trovava per aver seguito i
miei sregolati appetiti, e le mie male passioni,
Mi avevano circondato, come Leoni apparecchia.
ti alla preda, e già stavano per divorarmi, se
Voi, mio Signore, non mi porgevate conforto.
Poco manco, che l'anima mia non abitasse ale
ľ Inferno , se la vostra clemenza non mi avesse
sostenuto. Ah mio Gesù! Detesto la mia malizia,
abbomino i miei peccati," e me ne pento di tute
to cuore: e di tutto cuore vi supplico, che,
poichè liberato mi avete dall' Inferno, piacciavi
73
di custodirmi, sicchè mai più io non debba ca
3
dere in disgrazia vostra.
PRATICA E FRUTTO .

Doletevi d'aver offeso co' vostri peccati un


Dio sì buono, che tante volte vi ha risparmiato
le angustie dell'Inferno. Ringraziatelo di vero
cuore , proponete qualche particolare mortifica
zione in compenso; e assegnatevi il tempo per
praticarla. Pregate Maria Santissima, che vi ot
tenga l' amore al suo figlio, e la perseveranza
nel bene fino alla morte.

MEDITAZIONE XXI .
L'Eternità delle Pene.

Voi credete d'aver finora meditato l' Iriferno;


eppur non è vero . È d'uopo per prendere qual
che idea dell'Inferno contemplare il peso im
menso ed infinito , che aggiungerà alle vostre
pene l'Eternità, se mai vi dannate . Può dirsi ,
che l'inferno propriamente si forma dall' eter
pilà : l'eternità e l'inferno dell'inferno: e non
avendo voi finora di proposito meditato l'eter
nità, per quanto pure sieno grandi le pene di
quel luogo, voi non avete però ancora neditato
l'inferno. Ma che posso io dirvi , Lettor mio ,
dell'eternità, s'ella è affatto incomprensibile
alla mente, non che solo indicibile alla lingua?
Vi basti sapere, che ogni dannato si contente
rebbe piuttosto , e l'avrebbe per somma 'grazia
sofferire egli solo tutte le pene, che da tutti i
dannati si soffrono, per tanti milioni di secoli,
quante sono stelle del Cielo, ed arene nel mare,
di quello che soffrire un sol dolore di capo per
tutta l'eternità. E chi nę può dubitare, se bene
intende i termini? Perocchè tutti quei tormenti
dopo un corso ivcomprensibile di anni avreb
bero purea cessare: ma quella pena di quel
sol dolore di capo 'non avrebbe mai, mai a ' fi
nire: avrebbe sempre a durare. E l' Iuferno un
male intollerabilej ma pur sarebbe tollerabile ,
se avesse una volta a finire. Se fra tanti mali
ri fosse almen quello, ch'è tanto da essi sospi
rato , io vo' dire la morte, avrebbero almeno la
consolazione di sottrarsi col morire alla carni.
ficina di tante calamità, Voi ben sapete, che il
Re Antioco corroso da ' vermi, che vivo vivo sel
mangiavano, diceva tutto smaniante ai servi, che
tenevasi appresso , perchè il nettassero: presto
nettate , ch ' io più soffrir non posso: e se al mio
male non vi è rimedio, si muoja. Della stessa
guisa Càmbise stretto da gotta artetica: pietà,
gridava tutto compassionevole in vista agli a
mici, che aveva d' intorno, pietà del mio dolore,
e soccorso; e se il mio male non ha alleviamento,
piuttosto si muoja. Cosi questi Principi tormen
tali si consolavano ; ed altri ancora consolar si
sogliono nel loro tormenti , sul riflesso, che po
tevano e possono sotlrarsene col morire. Nulla
dimevo non sarà per voi, se vi dannate, un tal
crudo, ma gradito rimedio . Vi sentirele bruciato
da un'ardentissima sete : ma avrete tutta la cer
lezza, che mai, mai non avrà a scendere in quel
baratro non che un sorso, una, stilla sola di a ..
qua a refrigerar la vostra sete. Vi sentirete co
tanto oppresso dal peso enorme, che avrele a .
dosso ; sentirete un grand' impeto a respirare ,
ma con tutta la certezza, che mai, e poi mai
pon allargherete alquanto i fianchi' a un solo
95
respiro. Sentirete quegli urli arrabbiati, quelle
felidissime puzze, quelle bollenti bevande; ma
con certezza di mai, e poi mai non sortir fuori
da tantimali: ma quivi sempre, e poi sempre
restare per tutta quanta l'eternità. Ora, direte
se vi dapuate tutto rabbia e furore, ora mi sen .
to nelle viscere questo bronzo liquefatto: ora mi
trovo in questa tormentosa giacitura: e di qui a
cent anni? Suarò pure cosi. E quando saranno
passati tanti milioni di secoli, quanti sono stnti
atomi nell'aria e nella terra ? Io pure slarò cosi:
così starò sempre; nè mai cambierò sorte per tute
ta una eternità. Ah dove è adesso quel tempo, che
Dio mi diede per iscampare colla penitenza da
tanti tormenti ! Oh vila mia passata! Oh momen
ti preziosi! Oh anni miei trascorsi dove siele voi?
Non tornerele voi dun que mai più? Era pur fatto
per me quel Paradiso: 'ebbi pur io anni intieri per
guadagnarmelo: ebbi tutto il comodo di farlo,
eppur nol feci! Per non lasciar quella pratica ,
quella roba , quel vizio; per non farmi un poco
di sforzo, e darmi alla orazione, e ad un ritiro
di pochi giorni, or son condannato ad una notte,
cui non mai si fa giorno. Oh maladetto quel giore
no , in cui nacqui alla luce, giacchè aveva ad es
sere profondato in queste tenebre eterne! maladet,
ti quegli elementi, che composero il mio corpo,
ch' esser doveva pascolo sempiterno alle fiamme,
Maladetti i miei genitori, che diedero alla luce
del mondo chi doveva essere subissato in tanta
sciagura nel centro della terra? Maladetti coloro
che mi furono maestri, e complici nell'iniquità !
Maladeito il suolo, che mi accolse, l' aure che
respirai, i Sacramenti che presi, la Religione che
professai; e colui maladetto, che sopra di me fa
diluviar tanti mali, e mi strazia , e mi crucia con
76
sì acerbi tormenti! In queste e somiglievoli ar
rabbiate, ed orribili bestemmie voi prorompere.
te per gli eccessivi vostri tormenti , se mai vi
dannate, Lettor mio cato. Or dunque vedete
qual senno è il vostro : per non privarvi di un
fuggevole meschinissimo piacere, per un sordido
interesse, per uno spirito di vendetta, per go
dervi quaggiù un miserabile spazio di tempo, e
quest'incertissimo, volervi esporre a manifesto
pericolo di spasimar nell'Inferno tutta una e
iernità ! È tale cotesta follia, che io son mosso
a persuadermi, che voi non credete a tutto ciò,
che avete fin qui meditato: avvegnachè come mai
può esser possibile, che voi crediate queste tre.
Inendissime verità della Fede, e poi viviate di
quella guisa, che vi piace di vivere?
COLLOQUIO.

O Gesù mio, o Mare vastissimo d'amore, strin


gete, ferite questo misero cuor mio, affinchè di
fervidissimo amore vi ami . Oh infinita Miseri.
cordia ponetevi qual suggello sopranon
il mio cuo
re, affinchè altro terreno amore vi entri
mai più . Si Dio del inio cuore, suggellatelo col:
l'impronto della vostra dolce bellezza , affinchè
tutto innamorato di Voi, vegga con odio , ed
abborrimento quanto vanta di bello e di dolce
muesto misero Mondo. Viva io dunque solo per
Voi mio Dio, che siete giunto a morire per me..
Patisca per vostro amore, giacchè tanto avete
patito per me: sicchè falto con Voi partecipe
de' vostri patimenti qui in terra , con Voi para
tecipe sia fallo della vostra gloria in Cielo .
77
PRATICA E FRUTTO .

Datevi per vinto una volta al Signore, pro


mettendogli eterna servitù fra le fiamme bellis
sime del suo Amore, dappoichè vi ha perdonato
un'eterna schiavitù fra le fiamme atrocissime
dell' Inferno. Propopete d'avere spesso nella
mente gli anni eterni, che meditava il S. Profeta
Davide. Avvivate più volte fra giordo la fede
di questº articolo , e replicate sovente: sempre,
sempre penare: mai, mai non godere. Scrivete in
qualche luogo facile a vedersi frequentemente
da voi a grandi lettere questa parola = Eternia
là = oppure il memorabile detio di S. France
sco d'Assisi : voluptas brevis: poena perpetua:
che sarà grande rimedio a tenervi di lungi dal
peccato .
MEDITAZIONE XXII.

Il Figliuol prodigo.
Ingiustizia della sua partenza .
Richiamate alla mente quella dolcissima Para.
bola del Figliuol Prodigo, che avrete udito tan ,
te volte, descritta nelºs. Vangelo, e fateri a
ponderare attentamente, quanto lu ingiusta, ed
iniqua la risoluzione, che prese quello sconsi
gliato . Dimandò la paterna eredità per girsene
a scialacquarla a suo capriccio con sommo dis
piacere, ed affronto dello stesso suo genitore,
che gliela dava . Quanto, se ben considerate, vi
parrá iniquo il procedere di questo giovine for
sennato ! Ma oh quanto, se ben rifletiete, vi ve
drete vivamente espresso in quellul Vui pure
78
senz' alcun vostro merito foste eletto, ed innala
zato da Dio nel Battesimo al grado sublimissi
mo di suo amatissimo Figlio: onore infinitamen
te maggiore, che se vi avesse fatto nascere figlio
del più gran Monarca, ed erede della più vasta
Monarchia .
Quanto lo troverete vero, se vi porrete a con
siderarlo posatamente! Mavoi con una somma
cecità , e con un'ingratitudine senza pari, vole
spe partire dal vostro Dio, e vi prendeste l'e
rédità paterna per servirvene contro lo stesso
vostro Padre. Quell' intelletto, quel libero arbi
trio, con cui fecevi somiglievole agli Angeli, ed
a Lui stesso, voi l'impiagaste per rendervi so
migliante ai bruti più insensati. Era pur dono
di Dio quel danaro, di cui vi serviste a sfogo
delle vostre più ree passioni. Dopo di Dio quel
la lingua, di cui abusaste nel tener lascivi ' di
scorsi, nel lacerar la fama del prossimo, nel
bestemmiare il suo santissimo Nome. Dono di
Dio quel cuore, nel quale fomentaste quell ' odio
accanito, in cui deste ricetto a tanti vergognosi
atletti. Dono di Dio quel sapere che acquista
ste, quell'impiego che otteneste, quegli agi e
que' beni che conseguiste: quanto insomma ave
te e dentro di voi, e fuori di voi tutto è dono
di Dio ; e voi ne faceste abuso per offendere il
vostro Donatore; e ciò ch'è ancor peggio, Dio
stesso servir faceste a compimento delle vostre
malvagità, siccome se ne lagnò Egli stesso per
bocca del1. Profeta.
Vorrete voi dunque continuare in una vita di
questa fatta ? Vorrete voi seguitare a viver lon
lano dal vostro Dio per dar gusto al Demonio
suo dichiarato nemico? Al Demonio adunque, e
nou a Dio ricorrete per avere qualche facoltà,
79
con cui possiate piacergli, è dare voi sfogo alle
vostre concupiscenze. Ah miserabile talliio, che
egli è! E in quale durissima schiavitù non liene
egli chi se gli dedica; e lo segue ? E per un vile
esordido piacere quante amaritudini, quanté
tristezze non fa egli mai sofferire? E voi pur
volete seguirlo ? Ma che mai vi ha fatto il Do.
monio, che si merita tant' ossequio da voi? Ha
egli forse fatto a voi douo di que' sentimenti,
di quelle potenze, di quelle cose , con cui lo sera
vite? Ila egli sofferto per amor vostro non che
la morle , un minimo dolore, come fece Gesù
Cristo? Ala egli forse preparato a voi ineffabili
godimenti, infiniti piaceri, come furono a voi
apprestati da Gesù Cristo? Ah! Lettor mio, che
intinita pazzia è ella dunque la vostra lasciare
il fonte delle acque vive per saziarsi ad una
cisterna dissipata, e senz'acqua? Vorrete voi
più in appresso star lontano da Dio, che vi pro
melle, se lo servite, un'eterna felicità? E per
isfogarvi qualche altro incertissimo tempo gir
sotto i piedi di Lucifero, che vi aspetta per i
nabissarvi in un'eterna miseria? Per iscapric
ciarvi altri pochi momenti, volete voi darvi ad
un tiranno così ipfame, e lasciare un Padre cosi
dolce, cosi tenero , così amorevole per tutta
l'eternità?
COLLOQUIO .

Signore luce mia illuminatemi: Dio mio, il


quale adorerò, Padre mio, il quale amerò, illu
minate, illuminale questo vostro cieco, che siede
nelle ombre della morte; e indirizzate i suoi
piedi nella via della pace, e della salute. Guai
à me misero tante volte accecato, perchè voi
siete luce, ed io senza di Voil Guai a me mise
80
ro tante volle errante, perchè voi siete via, ed
io senza di Voi! Guai a me misero, tante volte
morto, perchè Voi siete vita, ed io senza di Voil
Guai a me misero tante volte annientato, perchè
Voi siete Verbo , per cui son fatte tutte le cose ,
ed io senza di Voi, senza di cui niente si è fato
to! O vera Carità, Voi siete il mio Dio, a Voi
giorno e notte sospiro. Voi solo siete lo scopo
d'ogni mio desiderio: a Voi bramo di giungere:
con Voi anelo di vivere per tutti i secoli dei
secoli :
PRATICA E FRUTTO .
1

Detestate la vostra cecità, ed ingratitudine


nell' offendere un Padre, che tanto vi ha dato .
Proponete di far tostamente a Lui ritorno. Che
pace, che godimento proverete, se vi darete tut.
to a Lui! Tam nemo Pater , dice Tertulliano,
Non vi faccian paura le difficoltà dell'impresa,
o le lusinghe delle vostre Passioni. Anche a s.
Agostino pareva impossibile poterla durare sen
za i suoi piaceri, senza i suoi godimenti . Ma
poiché diedesi a Dio, oh quanto soave, tutto lie
to esclamava, subitamente mi si rendetle lesser
privo delle dolcezze del Mondo ! Abbandonatevi
a Dio , e proverete somiglievoli consolazioni.
Projice te in Eum , noli metuere, non se subtrahet,
ut cadas: projice te securus, et excipiet te,
DITAZIO
MEDITAZIONE XXIII .
+

Il Figliuol Prodigo.
Miseria , della sua lontananza .

Considerale un poco lo stato miserabile e la .


81
grimevole, in cui si ridusse il Figliuol Prodigo ;
e troverete che voi ne siete un vivo ritratto .
Voi pure, perchè vi dipartiste dal vostro Dio,
e vi deste a pascere i vostri brutali appetiti, a
quali miserie ed angustie non andaste soggetto?
Per un poco di dolcezza, cosi lo confessava tut.
to dolente il santo Padre Agostino, quanta ama
rezza aveva a soffrire di gelosia, di sospetti, di
timori, dire, di risse, e che no? Quante stentate
vigilie han sempre preceduto una misera festi
ciuola: spese, danni, infermità, disonori, rimorsi,
sollecitudini! Ma che più ? se vi esaminerete ben
bene, troverete quanto vero disse chi pure pro
vò si falte dolcezze del Mondo; concepit dolorem ,
et peperit iniquitatem . Si viene al parto dell'i
niquità, ma dopo un insofferibile concepimento
di dolori. D'altronde quanta pace, quanti van
taggi godono i seguaci di Gesù Cristo, e gli a
manti della purità! Quanta nausea alle schifezze
della terra, allettati da qualche lievissimo saggio
di celeste dolcezza, che fa lor Dio gustarel Ba
sła riflettere quanti e quante spontaneamente
rinunciano a que' piaceri, che porge il mondo,
per non perdere quella pace, e quella gioja, che
è frutto d'un si generoso rifiuto. Quel vostro
fiero martirio, che sofferite dall'ambizione; quel
tanto studio , quelle tante fatiche, che ponete
per giungere a quella vendetta; que contrasti,
que' dissapori, quegli avvilimenti, che incontrate
per cavarvi un miserabil capriccio; que continui
affappi, que' disgusti, che sostenete per arrivare
a quella carica, per accumular quelle ricchezze
qual misera vita vi fanno essi mai condurre! E
perchè? Per godere voi dite, e poscia quietarvi.
Quietarvi? Quanto più avrete, tanto più inquie.
6
82
to sarete. E dato pur anche, che arrivaste ad
apparentemente quietarvi; quanto avrete voi a
godere di quella quiete? Questo solo pensiero,
che avrete a lasciare quanto prima ciò che go
dete, vi servirà sempre ad amareggiare ogni vo
stra dolcezza. Quanto aveva travagliato per a
dagiarsi colla conquista di tapti regni un Carto
V ? Ma alla fine vedendo, che il Mondo non può
mai saziare, si dichiarò egli sazio del Mondo col
protestare in pubblica adunanza, che rinuncia
va a tutto , perchè dacche erasi dato a servire
il Mondo non aveva mai goduto un quarto d'o.
ra di vera dolcezza : e solo allorquando ritirato
in un Monastero offeri il suo cuore a Dio, con
fessava sentirsi tutto lieto e contento. Il vostro
cuore fatto da Dio, e sol per Iddio non potrà
mai intieramente godere, se non col riposarsi
in quel centro , a cui naturalmente, e indispen
sabilmente inclina. Acquistate pure quanto po
tete; arrivate pur dove volete: troverete sempre,
che vi resta cosa, che volete e non potete con .
seguire. A guisa dell'Idropico quanto più ber
rete, tanto più avrete sete; e crescendo la vostra
sete crescerà il vostro travaglio. Ah! Lettor mio,
e vorrete impiegar le vostrefatiche per pascervi
di miseria, e di affanno? Vorrete proseguire nel
la servitù del Mondo, che molto promette , poco
attende , e prestissimo spoglia? Che vi provoca
a servirlo, ma poi non vi somministra le forze
per servirlo; de vi appresta alcun premio, poi.
chè l'aveste servito ? " Vorrete lasciare il vostro
Dio , che si contenta di così poco; cioè che non
I offendiate mai più in appresso ? Che vi assiste
rà colla sua grazia, perchè non l' offendiate ; che
vi riserba un premio, che ben potrete godere,
ma che non è possibile, che mai vel possiate
83
imaginare. Lasciate, deh lasciate di servire un
tiranno, che quanto prima vi ha da lasciare; e
datevi una volta a servire il vostro Dio, che
non vi mancherà giammai. Egli sta aspet
tando dall'alto della sua Croce, che vi diate a
Lui; ed ha tanta brama dell'eterna vostra sa
lute, perchè Egli solo ben comprende, che voglia
dire perdersi eternamente.
COLLOQUIO .

Oh mio Dio, come avrò io ardire di parlare


a Voi, io che son polvere e cepere, io che sono
la più miserabile delle vostre Creature? Deh!
non vogliate, o Signor mio, ricordarvi de' miei
delitti : ricordatevi delle viscere della vostra Pie
tà, e del dolore delle vostre santissime Piaghe.
Non guardate a quel che ho fatt' io; ma a quel
lo che voi avete sofferto per me; se come mo
strate, mi amate si teneramente, perchè poi vor
rete lasciarmi? Se questo mio cuore si ansiosa
mente cercate, perchè poi permettete, che vada
errante dietro a vilissimi oggetti? Ah tenetelo
col timore, stringetelo coll' amore, calmatelo
colla soavità, colla dolcezza de' vostri beni, sic
chè io non abbia mai più a separarmi da Voi :
O dulcissime Sponse, non me permitlas separari
a Te.
PRATICA E FRUTTO .

Obbedite una volta alle dolcissime chiamate


del vostro Dio. Son tanti anni ch'egli v’invita,
e v’aspetta; non differile più a lungo ad arren
dervi; mentre voi non sapete, se questa sia l' ul
tima chiamata. Pentitevi d ' aver servito il Mon
do, ch'è un si crudele tiranno; e d'aver lascia .
84
to un Padre, ch'è si amabile e pietoso .Toglie,
te quell'occasione, che ritarda il convertirvi al
Signore; e siate per questo superiore ad ogni
umano rispetto.
MEDITAZIONE XXIV.

Il Figliuol Prodigo.
Tenerezza del Padre pel suo ritorno.
Dopo tutto ciò, che avete fin qui meditato,
volgete il vostro pensiere a ponderar le carezze
del Padre al ritorno.del Figliuol Prodigo; e ve
drete, che tutto questo si pratica da Dio verso
i peccatori pentiti, e che fanno a Lui ritorno.
Si: ogni volta, che scopre il Signore un pecca
tore , che ravveduto nelle fallacie del mondo
yolgesi a Lui, non soffrono le sue viscere d'a
spettare che giunga a Lui: va Esso incontro al
medesimo per istringerlo fra le braccia dell' a
unor suo: lo veste subitamente dell'abito pre
zioso della grazia; gl'imbandisce un sontuoso
convito delle stesse sue Carni : ed intima per
gioja una Festa solenne a tutti gli Angeli, e
Santi nel Cielo. Ne adopera Esso già, siccome
pur fanno tutti gli altri , che perdonano agli of
fensori, i quali rinfaccian prima loro quanto fe
cer di male .
Trovatemi un sol peccatore, a cui nel ricorso
fatto a Dio, Dio abbia usato questo lieve, seb
ben giusto risentimento. Trovatemi in qual luo
go Gesù Cristo apparendo a S. Pietro, dopo a
yerle questi si ingratamente negato, gli rinfac
ciasse il suo fallo, i suoi spergiuri. Ăccolse a
morevolmente la Maddalena; e anzi che farle un
85
rimprovero della sua passata vita, le formó un
elogio del bene, che faceva presentemente. U
na sola parola di risentimento non volse al la
dro sulla Croce , comecchè di recente bestem
miato l'avesse; nè si sa, nè si legge, che mai
rimproverasse i lor falli ai peccatori. Anzi scor
gesi tutto giorno verificato quanto fu scritto per
Ezechiello , che dal giorno , in cui il peccatore si
converte e si pente, non solo Dio gli perdona,
ma dimentica altresi i coinmessi peccati: non
recordabuntur amplius. Cosi pratico colla B. An
gela da Foligno , ' la quale comeche offeso l'a
vesse
con enormi sacrilegii , comunicandosi in
peccato , allorchè poi di vero cuore diedesi a
Dio , Egli non seppe rattener l'amor suo verso

di Lei, e colmolla delle più dolci , e pregeroli


grazie; come se stata fosse l'anima la più in
nocente . Giunse perfino ad apparirle in persona ,
e a porle con ineffabile e spiritual suo godimen
to in seno suo Capo trafitto da spine; e a
dirle tutto tenerezza , e famigliarità : vedi Angela
min, vedi quanto ho sofa lg per amor tno; vedi
quanto aillentro han penetrato le spine ! Le ca
rezze poi, che uso con Margherita da Cortona,
che per lo spazio di nove anni tanto esasperato
lo avca , a chi non sono note ? Quanto fu presto
a dare il dolce nome di figlia ad una, che tanto
eragli stala nemical Ma qual favore troverete
voi usato dal Signore cogl ' innocenti , che usato
altresì non l'abbia co' penitenti? Ebbe le piogge
a suo arbitrio un Elia innocente : l'ebbe ezian
dio uu Giacomo penitente, che prima aveva i
niquamente tolto l'onore, e quindi la vita ad
lina fanciulla . Daniele innocente vide le fiere ub
bidicuti a'suoi cenpi: le vide fra' penitenti an
cora un Guglielmo, Duca d'Aquitania , che prie.
86
ma incestuoso, sanguinario , scismatico aveva
tanto oltraggiato il suo Signore. Anzi egli è sì
grande l'amor di Dio verso de' peccatori ravve
duti, che è suo costume usar maggiori carezze
a questi, che agl' innocenti medesimi. Fra Pro
feti chi è stato il più favorito, se non Davide,
che con omicidii, e con sozzure tanto si era
renduto colpevole? Fra i Dottori il più insigne
è un Agostino, e voi ben sapete il tenore scel.
lerato della sua rilasciata gioventù . Principe del
la Chiesa, e capo dell' Apostolico Collegio fu un
Pietro penitente, e non già un Giovanni, un Ja
copo, o qualch'altro innocente. Le prime visite,
che fece il Signore dopo il suo risorgimento, per
quello, che sta scritto nel Santo Vangelo, furo
110 a consolar Pietro, e Maddalena. Le prime
premure di Gesù Cristo sul Calvario furono per
la Conversione de' peccatori. Il primo, ch' ebbe
l'onore di mellere piede sulle beate soglie del
Paradiso, fu un Ladro penitente. Osservate che
viscere più che paterne ha il misericordioso Si
goore per li poveri peccatori, per li cuori rav
veduti e compunti. Ortalto questo paterno a
more sta per voi, se vi ravvedete. Tornate a
dunque, fornate al vostro amorevole Padre; e
rammentalevi, che se non fate pronto ritorno a
Lui, Egli esser dovrà quanto primă vostro seve
rissimo Giudice.

COLLOQUIO .

Mio dolcissimo Signore ecco qui uno a' vostri


piedi che vi volse villanamente le spalle, e si
diede ad una vita scellerata ed empia: abiit in
regionem longinquam vivendo luxuriose. Ah pur
troppo è vero, ch ' io ho peccato in caelum et
coram Te: pur troppo è vero, che contropoi
solo io me la son presa: Tibi soli peccavi. Con
fesso , che non son deguo d ' essere chiamato vo
stro figlio; anzi neppur vostro servo; anzi nep
pur vostra vilissima creatura . Ma Voi dolcissimo
mio Gesù, per le vostre Piaghe, pel Sangue vo
stro prezioso abbiate pietà di me. Inebriatemi
del vostro santo Amore, sicchè tutto io mi ri
solva in amarvi; e niente più mi gusti, niente
più mi diletti, se non che Voi . Siate Voi tutto
mio, acciocchè io sia tutto vostro nel tempo, e
nell'eternità .

PRATICA E FRUTTO .

Decidetevi una volta, e dite col Figliuol Pro


digo: surgam , et ibo ad Patrem meum . Ripetete
spesso fra giorno: Padre ho peccato contro del
è
senza. Protestate al vostro buon Dio, che in av
venire volete essere uno de' suoi servi, cono
scendovi indegno di esser più chiamato suo fi
glio. Pregate Maria Santissima, che vi ottenga
un sincero amore al suo Figlio, e la perseve
ranza nel bene fino alla morte.

MEDITAZIONE XXV.
Sopra i dolori di Maria Santissima
nella Crocifissione del Figlio.
Ponetevi con tutto l'animo vostro a contem
plare posatamente, come guadagnato dal buon
Gesù a forza de' più squisiti tormenti l'alpestre
giogo del Golgota; dopo un si doloroso cammi
no que' dispietati Ministri d'Inferno lo attor
88
niarono, lo strinsero, gli furono sopra, come
tanti arrabbiati Mastini intorno ad un mansue
tissimo Agnello per farne il più orrido scempio,
che imaginar si possa. Maria era presente; ma
perchè impedita dalla calca del popolo, é dal
numero de Manigoldi non poteva vedere quello
spettacolo, tutt' ansiosa cola rivolta col cuore,
ove penetrar non poteva col guardo: Ah! dice
va, adesso spoglieranno di nuovo il Figlio mio:
ora gli saran rinovate tutte le piaghe per le ve
sti attaccate alle carni: ora lurteranno, e lo
stenderan sulla Croce. Ma al sentir poi la prima
martellata , dandole un forte sbalzo il cuore nel
petto: ah! questa , ripigliava, si dà sicuramente
sulle mani del Figlio mio. Or qui considera,
quale sarà stato l'immenso dolore dell'aman
tissima Madre Maria per tutto quel tempo, che
durò la crudelissima sua Crocifissione nel sen
tire colle proprie orecchie tante martellate , è
sapere che piomhavano, e si davano sopra del
proprio Figlio, ch’Ella amava assai più, che il
proprio Cuore. Voi ben sapete, che se far deb
besi un taglio doloroso ad una postema, ad u
na ferita, si ha cura, che non vi sien presenti
non che la Madre del paziente, ma nè anche i
più lontani congiunti, per non dar loro tanto
dolore nel veder patire, e spasimare una perso
na da essi amata. E Maria, che amava Gesù più
assai di quello, che lo amassero , e lo abbian
da amare tutte insieme le creature, talmente,
che se potesse farsi per cosi dire un distillato
di tutti gli Amori, che portarono a Gesù tutti
i Santi, quello spirito di amore ardentissimo
non arriverebbe neppure per nulla all' amore,
che portavagli la sua Genitrice, mentre lo ama
va immensamente più che sè stessa; onde ( se
89
cosi fosse stato in grado a Dio ) avrebbesi e
letto piuttosto di esser Ella più crudelmente
crocifissa, che vedere una sola volta crocifisso
il suo figlio. Si: perchè patire per amor di chi
si ama, sºegli è patire, è un soffribile patinen
to : ma egli è un puro patire, ed un patir senza
pari il vedere e sentire sommamente patire un
oggetto immensamente amato : e questo fu il pa
tir di Maria costretta dal comando del Divin
Padre, e dall'amore del Figlio a sentire colle
proprie orecchie quelle pesanti impetuose mar
tellate, che davano i manigoldi sulle mani e sui
Maria: troverete ch’Ella soffri in quel momen di
to dolori più eccessivi, tormenti più acerbi, un
più crudele martirio, che tutti i Martiri insieme
soffrisser giammai : vedrete con quale pazienza,
con quale dolcezza, con quale rassegnazione, e
sommessione agli ordini di Dio Ella pati: pa.
zienza la più umile, dolcezza la più amabile,
rassegnazione la più intera , la più eroica, la più
generosa . Volgetevi dunque a Lei, e ditele di
tutto cuore nel seguente
COLLOQUIO.

O dolcissima Signora ferite il mio cuore, ac


ciocchè nella mia mente si rinnovi la Passione
del vostro figlio . O Madre addolorata fatemi
partecipe della vostra afizione: o Madre di Mje
sericordia moretevi a pietà delle mie miserie: o
Madre di grazia ottenetemi la pazienza, e la ras
segnazione nelle mie tribolazioni ; Ó Domina
mea, o vila mea , o spes mea, o dulcedo mnie ,
vulnera cor meum ..
90
PRATICA E FRUTTO .

Compatite teneramente tanto spasimo di una


si afiittissima Madre. Pregatela focosamente a
darvi una tenera e filiale compassione verso di
Lei, che vi ama più che Madre. Detestate le vo
stre colpe, che furono cagione di tanta desola
zione a 'Maria. Pregatela di frequente colle voci
di Chiesa Santa : tui Nati vulnerati, tam dignati
pro me pati, poenas mecum divide.
MEDITAZIONE XXVI.

Sopra i dolori di Maria Santissima nel


vedere il Figlio elevato in Croce.
Fatevi qui a considerare l'atrocissimo dolore
di Maria , allorchè vide il suo divin Figlio già
crocifisso levarsi in aria sulla Croce alla vista
di tutti ignudo; e videlo trafitto dalle spine vel
capo , da chiodi nelle mani, e ne ' piedi ; e tutto
sparso di sangue, e di ferite nel suo sacratissi.
mo Corpo. Figuratevi di vedere un vostro amatu
congiunto condannato innocente alla Morte col
le mani legate di dietro passar dinanzi, e por
tarsi da ' ministri della giustizia al Patibolo: qua
le acerbo ed immenso dolore darebbevi una ta
le vedutal Quanto più poi, se foste costretto ad
assisterlo, estar presente alla sua mortel Qual
peva non provereste voi mai al vedere quel pal
lore, quella mestizia, con cui sale sulla forca ;
que' contorcimenti, che fa colle membra, mentre
dal manigoldo vieve già l' infelice strozzato ! Ma
quanto maggiore sarebbe lo spasimo vostro, se
il misero giustiziato fosse il vostro Genitore, il
vostro figlio! Ah son queste troppo lontane fi
gt
gure a rappresentarvi il dolore, che sostende
Maria vello star presente alla morte del Figlio,
perocchè l'amor suo verso di quello avanzava
non solo l'amore della più tenera madre, ma
di tutte insieme quante son le madri. Talmente
che se di tutti gli amori più teneri, che porta
rouo ai loro figli le madri, potesse farsi un solo
amore; pure questo amore materno così intenso
non sarebbe veppure un'ombra di quell'amore,
che portava Maria al suo dilettissimo. Figlio,
Figlio unico, Figlio per ogni dote amabilissimo.
É a riflettere altresi, che oltre di questo inten
sissimo amor naturale, che portava a Gesù, come
a vero suo figlio, era in Lei un altro più vasto
mare di Amore soprannaturale, che portava a
Gesù , come a vero suo Dio, suo Creatore, , suo
Prescrvatore della colpa originale, suo Donatore
di tante grazie in terra , e di tanla gloria, che
tenevale apprestata nel Cielo , siccome a Lei era
ben noto . Ondera talmente il suo Cuore ferito
dall'Amor di Dio, che non solo vegliando, ma
eziandio dormendo non in altro occupavasi, che
in amarlo con tenerissimo affetto. E dal primo
istante della Concezione mai più in appresso
neppure per breve momento avea interrotto
l'atto di ardentissimo Amore verso di Gesù suo
Dio, cui poscia scorgeva essere divenuto suo Fi
glio. Or se a misura dell'amore , che si ha per
un oggetto cresce la doglia nel vederlo penare,
qual oggetdove
figlieonon
il suo dolor to aprovareMaria
nel
da Lei tanto amat veder
o; e tane
to poscia spasimante pendere da duro tronco a
vista di tanti, che l'insultavano , il beffeggiavano,
il bestemmiavano, e che mevavavo festa e tri
pudio per la vicina sua morte ? E Maria Santis
sima Madre si tenera ed affetluosa fu costretta
92
a vedere cogli occhi proprii uno spasimo si am
cerbo e si profondo dei Tiglio, bastevole a pri
var di vita per doglia anche una Madre, che lo
sappia per detto altrui. Ah! ben ebber dunque
ragione" i Santi Padri Bernardino, ed Anselmo
di dire, essere stato così veemente ed intenso lo
spasimo di Maria, che l' avrebbe ad ogni mo
mento privata di vita, se con ispeziale soccorso
non fosse stata assistita : e che del suo dolore
diviso in tutti gli uomini, quella sola particella,
che a ciascheduno toccata sarebbe, bastevole
stata sarebbe a farlo morire di puro spasimo,
di puro dolore .
COLLOQUIO .

O Domina mea , ubi manes ! O mia Signora , o


Madre Addolorata ove siete? Forse accanto alla
Croce? Ah no ! Voi siete sulla stessa Croce cro
cifissa col vostro Figlio, con questo solo divario,
ch'Egli sta col Corpo , e Voi affissa vi siete col
Cuore, e collo spirito . E quelle piaghe che nel
suo Corpo son qua e là sparse, tutte sono nel
vostro Cuore unite ed accolte . O soavissimum
Cor Amoris, come siete cambiato in Cuor di do .
lori ! O veramente Maria, perchè tutta di ama.
rezza ripiena. Deh ! piacciavi, o dolcissima Si
gnora, che al vostro Cuore da ogni parte pia
gato accoppiato sia il mio cuore; acciocchè cosi
con Voi possa sempre dolermi della Passione
del vostro benedetto Figlio, a cui sia onore e
gloria per tutti i secoli . E cosi sia ..
PRATICA E FRUTTO ..

Doletevi innanzi a Maria di avere co ' Fostri


peccati contribuito alla Passione del. Figlio , e
93
però anche alla compassione di una si amabile
Madre. Proponete qualche divozione particolare
in riguardo ai dolori di Maria, qualche digiuno ,
qualche limosina, qualche visita fra la settimana
ad una Chiesa, o ad un' Imagine di Maria Achom
dolorata, come faceva la divotissima Maria di
Austria. Sopra tutto fatele il sacrificio di quella
cosa, che tanto può sopra di voi; e che si spes
so vi porta alla trasgressione della legge.
t

MEDITAZIONE XXVII.

Sopra i Dolori di Maria Santissima spettatrice


della morte del Figlio.
Raccogliete in attenta considerazione il vostro
spirito, e fatevi a ponderar da ultimo lo spasi
mo indicibile di Maria, allorchè s' accorse, che
già s' appressavano gli estremi momenti della
vita dell' amato suo Figlio. Allorquando osservò
farsi più lento il respiro, e convulsi divenire
gli aneliti, e spargersi un mortale pallore su
quelle membra, le quali o non erano latere, o
non
eran ricoperte di sangue. Già diseccate le
gote, livide e inaridite le labbra, assottigliate e
affilate le nari; le coste così estenuate, che po
tevan numerarsi: il ventre, perchè già tutti con
sumati gli umori, attaccato alle reni; il cuore
omai quasi senza movimento, tutto presentava
l'aspetto di una vicina morte. Allora Gesù ca
lando il mento sopra del petto, cogli occhi mez
zo chiusi, e alla terra rivolti , colla bocca leg
germente aperta, consegnando il suo Spirito nel
le mani dell' Eterno suo Padre, fuori mandando
una gran voce spiró. Or qui , Leitor mio caro,
fermalevi a considerare quale sarà stato il dolor
94
di Maria al vedere il suo figlio con questi fu
nesti segni morire, e sè rimaner priva di Lui,
ch'era tutto il suo bene. Spesso a Lui volgen
dosi, che dalla Croce estinto pendea; Ahi! quan
to grave mi riesce, esclamava, separarmi da Voi
mio dolcissimo Figlio! Chi mai più mi porgerà
sollievo ? Da chi più sperar posso soccorso ? Deh!
Figlio mio dolcissimo, a Voi chiamate l afflitta
vostra Madre. Ma quanto più crebbe il suo do
lore allorchè vide, che collo spirar del Figlio
nou era ancor morta la crudeltà ne' suoi nemie
ci; e che con ferina barbarie si avanzarono ad
incrudelire contro del lacerato suo cadavere,
dandogli una cosi crudele lanciata nel petto,
che quasi giunse a pessario da parte a parte .
E da poca tintura di Sangue, ch' Ella vide in
cima al ferro crudele, ben si avvide, che avean
gli aperto il cuore, giacchè avendo versato tutto
il suo Sangue, non altrove, che nel Cuore ne
rano rimaste ben poche stille. E qui fu vera
mente prodigio, che a quel crudelissimo spet
tacolo Ella non morisse di puro dolore. Sicco
me di puro dolore parea dovesse venir meno,
allorchè per divina Provvidenza venuti Giuseppe
e Nicodemo, giù tolsero dalla Croce il sacrosan
to cadavere, e glielo deposero in seno. Con quan
to dolore allora vedeva e toccava le tante pia
ghe e ferite fatte su quel sacro Corpo, e le a
cute punte delle spine, che passarono il cranio
e le tempie; e i larghi fori de' chiodi fatti nelle
mani e ne' piedi; e i crudeli trattamenti esercia
tati in tutte quante quelle santissime membra!
In qual profonda desolazione non dovelte Ella
cadere, quando le fu tolto dal grembo l'amato
pegno , e fu posto nel Sepolcro! Oh! come sarà
allora rimastal A quali affannosi sospiri si sarà
95
abbandonatal Come le sarà restata scolpita nel
l'animo l'imagin ferale di quella luttuosissima
scena! Ponetevi innanzi agli occhi Maria a piè
della Croce; Maria che intrepida scorge spirare
il Figlio; Maria che in seno l' accoglie dalla Cro
ce deposto; Maria che con umile rasseguazione
il dona al sepolcro , e compassionando l'acer
bità, e l'amarezza di tanti suoi affanni, e do
lori a Lei volgetevi, e ditele col seguente
COLLOQUIO .
O Vergine Santissima, o Maria fatta dal po
stro merito mare di grazie, e divenuta per mia
colpa mar di dolori . O dolce Avvocata de' pec- '
catori, esaudite, vi supplico, in questo punto il
massimo fra essi, che ora qui a ' piedi vostri si
prostra, e piange e detesta il suo peccato, quel
peccato, che vi ha cagionato cosi intensi dolori .
Col merito di cotesti vostri dolori impetratemi
un dolor perfettissimo delle mie colpe: impetra
temi una volontà risoluta a non più commetter
le: impetratemi un amor tulto soave, e tutto
insiem forte per eseguire la volontà del vostro
benedetto Figlio, sicchè avvalorato dalla sua gra
zia, possa un giorno venire con Voi a benedirlo
e lodarlo per tutti i secoli de' secoli. E così sia .
PRATICA E FRUTTO .

Offeritevi alla Vergine Santa di volere spesso


compatirla ne' suoi acerbi dolori . Fate frequenti
atti di dolore de' vostri peccati, iniqua cagione
di tanto patire del Figlio, di tanto patir della
Madre. Prendete qualche particolar divozione a
questo Mistero. Il B. Enrico Susone portava sul
96
peito un istrumento con sette punte di ferro in
memoria de ' sette dolori di Maria. Santa Fran
cesca Romana, e S. Carlo Borromeo praticava.
no ogni Sabbato la disciplina, o il digiuno per
la Vergine Addolorata . Fatevi almeno famiglia
re la seguente giaculatoria : Juxta Crucem tecum
stare, et me Tibi sociare in planctu desidero .
MEDITAZIONE XXVIII.

Sopra Gesù Crocifisso.


Gesù esser deve il nostro esempio
da initare.

Considerate attentamente , come due sono stati


i motivi, per cui il nostro Signor G. C. ha vo
luto patire una serie di tanti tormenti : primo
per la vostra eterna salute, in secondo luogo
per lasciarvi esempio di quel che praticar do
vete voi pure su questa terra a conseguir la
medesima . Il primo registrato lo abbiamo nel
Simbolo, ove dicesi ; qui propter nos homines , et
propter nostram salutem descendit de Coelis. Del
secondo fa fede l' Apostolo Pietro, allorchè in
segna: Christus passus est pro nobis, vobis relin
quens exemplum , ut sequamini vestigia ejus. Non
vogliate lusingarvi: non siate voi parimente del
numero di que' solennissimi sciocchi, che me
nando una vita tutta delizie serbano altresi tut
ta la speranza di salvarsi, e per conseguenza di
.comperarsi la bella Patria del Paradiso, senza
sborsare quella moneta de' patimenti, con cui
se l'hanno comperata non solo le anime sante,
ma Gesù Cristo medesimo. Sappiate, che l' eter
no Divin Padre quelli soli predestino alla gloria ,
97
che previde dover, esser conformi all' Imagine
dell'Unigenito suo, come a chiare note intender
fece l' Apostolo S. Paolo: quos praescivil, et prae
destinavit conformes fieri imaginis Filii sui. Ora
esaminate un poco, se voi avete qualche somi
glianza con Gesù Cristo, affinchè fondata sia la
vostra speranza di godere un giorno , insieme
con Esso lui , Gesù in, vita veste vilmente e po
veramente : sulla Croce muore ignudo affatto: e
voi quanta spesa, quanta sollecitudine pel nu
mero, e per la qualiià de' vostri abiti ! Non vi
scusate con dire, che lo stato, o la condizione,
in cui siete ricercano quello sfoggio, quella mo
da , quello splendore. Imperciocchè avere innanzi
agli occhi.una Francesca Romana, una Elisabet
ta Regina d' Ungheria , un Ludovico Re di Fran
cia , un Luigi Gonzaga, 'un Conte Elzeario, e
tanti e tanti distinti e nobilissimi personaggi, i
quali usavano vesti semplici, povere, ,ed anche
ralloppale, e con lutto ciò non iscemavavo nien
te, anzi crescevano in pregio e stima. Gesù sta
sulla Croce per obbedire all'eterno suo. Padre:
e voi quale obbedienza prestate alla Legge di
· Dio, e agli ordini di coloro, che vi governano
in luogo di Dio? Non dovrebbe già costarvi san
-gue o morte l'ubbidienza a quel precetto, che
trasgredite si spesso ; eppure non volete risol
vervi ad ubbidire, e qultavio a sperate poi di go
dere , un giorno in Paradis . Gesù C. dall'alto
della sua Croce accordò generoso perdono ai
suoi nemici; anzi li scusò presso il divin suo
Padre con dire, che non sapevano, che si faces.
sero: Pater, dimitte illis: non enim sciunt, quid
faciunt, a' que nemici, che lo avevano confic
'cato si dolorosameplé su quella stessa , Croce;
‫در‬ .
till live
98
che gli avean tolto cosi iniquamente l'onore; a
que' nemici vilissimi, cui tanto aveva beneficato ;
i quali allora appunto esultavano, e facevano
festa per la sua crocifissione; e alla vista di
tanto popolo con piccantissimi motti, con atti vil
lani, e con ingiuriosissime fischiate lo insulta
vano, e svillaneggiavano orrendamente. E voi
quale somiglianza avete col vostro Dio in que
sta virtù di perdonar le offese, virtù così alta
mente comandata, e praticata poscia si nobil
mente da Gesù Cristo?
Avrete qui certamente un gran tempo da con .
fondervi, e da emendarvi. Pensateci dunque se
riamente. Gesù Cristo in tutta la sua vita, e
più assai sulla Croce ebbe sempre compagni
quei tormenti, che seco porta una gran povertà,
ed un grande zelo, fame, sete, caldo, ' freddo,
stanchezze, calunnie, persecuzioni, piaghe, spasimi
interni, esterni, e morte dura di Crocé. E voi
quale è quella croce, che avete sopportato; qua
le quella passione d'animo, che avete vinta;
quale quella parte del corpo, che avete morti
ficato ? Ove sono i vostri digiuni, le vostre ora
zioni, le vostre discipline; ed altre penitenze
cosi indispensabili al carattere di Cristiano? An
“ zi qual è quella delizia, quale quel piacere, co
mecchè illecito, e vitetato, che non vi siate pre
“80 a sfogo delle vostre più brutali passioni? Ep
pure sperate di salvarvi! Oh la somma vostra
pazzial Oh la sciocchissima presunzion vostral
L' eterno divin Padre quelli ha predestinato
alla gloria, i quali ha conosciuto essere confor
mi all' imagine dell' Unigenito suo: ed essendo
questo un articolo infallibile di nostra santa
Fede, voi sperate la gloria, e la felicità dei beati,
senza punto ricopiare in voi l'imagine di Gesù
99
Cristo ? Presentemente accecato dal Demonio e
dalla vostra passione, non vedeste l' altissimo
disordine della folle vostra presunzione : ma
quando poi la scorgerete al lume della candela
benedetta, allorchè vi daranno a baciare l'ima.
gine di Gesù Crocifisso , oh che amari inutili
pentimenti alloral Oh quanto sarà facile, che vi
abbandoniate in quel punto alla più desolante
disperazione, scorgendovi vissuto tanto difforme
dal vostro Esemplare. Non perdete dunque più
tempo : decidetevi una volta; e mettete in si
curo l'eterna vostra felicità .
COLLOQUIO .
Amabilissimo mio Gesù , ecco a' vostri piedi
una misera creatura da Voi creata a vostrie
magine, e fattasi da -sè stessa più orrida di un
Demonio. Voi colle parole, e più colle opere mi
avete insinuato, che debbo rendermi somigliante
a Voi nella povertà, nell'obbedienza, nella pa
zienza , nell' umiltà, e ne' patimenti, ed io non
cerco che comodità, che piaceri, che delizie,
tutto inteso alle vanità, e risentito ad ogni mi
nima offesa. Oh Signor mio, quanto mai vi sono
dissomigliante! Quando sará, ch ' io mi conformi
perfettamente a Voi? Voi tutto vi consumaste
per amor mio, fate ch'io tutto mi consumi per
vostro Amore. Ah sil accendete una volta per
sempre in questo misero mio cuore le fiamme
del santo Amor vostro; sicchè dalle stesse con
sunto , venga ad ardere di nuove più belle fiam .
me un giorno lassù nel Cielo.
PRATICA E FRUTTO .

Umiliatevi, e confondetevi alla vista del vostro


Signor Crocifisso attorniato da tanti patimenti,
100

voi che siete vissuto fin qui con tanti agi,SOe


tanti piaceri. Proponete di rendervi a Lui
miglievole almeno rin appresso . Non vi lusingate,
Lettor mio; senza patimenti non v'è speranza
di conseguir salute. Per eccitarvi a patire, vol
gete spesso gli occhi della mente, se non potete
quelli del corpo, a Gesù in Croce; e dite: " Cristo
signudo: in Croce ; io con tanti sfoggi fra delizie:
Cristo in tanti patimenti; io in tanti piaceri:
: Cristo in tanta sete, Cristo abbeverato di fiele e
d'aceto, io fru tante delicatezze inteso a dar gu
sto alla gola, ed a? miei appetiti. Questo vi sarà
opportuno conforlo a patire,
i * MEDITAZIONE XXIX.
+

Sopra Gesi Crocifisso.


Gesù esser dee il nostro libro da leggere.
Considerate diligentemente, come Gesù Croci
fisso ' esser debbe il vostro libro da leggere, sul
quale dovete rendervi famigliari que' quattro e
sercizii, che praticarono' mai sempre le anime
innamorate di Dio . Primo, d'imitare fedelmente
le sue virtù : secondo, di rendergli infinite gra
zie per quanto si è degnato di patire per voi :
terzo, di compassionare con sentimenti di : gra
titudine i suoi dolóri: quarto, di dolervi, e pian.
gere i vostri ' peccati , che gli furon cagione di
tanto patire. Questo fu sempre il principale e
sercizio di tutti i Santi e Beati; i e da questo en
sercizio riconobbero la lor santità , la Toro bea
titudine. L'Angelico ' Bottor S. Tommaso di
mando una volta « al Serafico Bonaventura, da
qual libro 'mai cavasse ſuori que' suoi divoti e
101
santi pensieri, que' suoi si begli e peregrini con
celti , di che erano pieni i suoi ragionamenti. A
cui egli additando l' imagine di un Crocifisso:
questi, questi è il mio libro. E il glorioso S.
Francesco d'Assisi consigliato una volta dai
suoi Discepoli a farsi leggere qualehe libro spi
rituale per confortare cosi, e risvegliare lo spi
rilo; giacchè egii divenuto cieco pel troppo pian .
gere, leggere non poteva: Figli , rispose loro, io
nel libro della Pa sione del mio Signore trovo
tanto da leggere, che se vivessi fino al giorno del
giudicio, sempre me ne avanzerebbe. E cosi voi
leggendo le vite de' Santi troverete averegliuo
praticato mai sempre. Il nostro Signor Gesi C.
si è degnato di rivelare , à diversi suoi Servi
bramosi ili sapere, qual esercizio più potrebbe
essergli in grado, carissimo essergli quello di
medicare la sua dolorosa Passione. Cosi s'e.
spresse col giovinello' Edmondo: così fece ma
nifesto alla diletla sua serva Geltrude, a cui
disse: quinte volte un Cristiano mi rimira Cro
cifisso con qualche atto di compassione, tante vol
te come un balsamo prezioso refrigera le mie pia
ghe ; e tante volte viene l'anima, sui rimiraia da
me, I inedesimi sentimenti significò pure a Santa
Merilde; i medesimi: a Santa Maria Maddalena
penitente, la quale nella grotta di Marsiglia per
iawti anui soggetto fece delle sue Meditazioni la
dolorosissiina Passione del Divin Redentore . E
infatti, a chi ha Egli falto l'onore più eccelso ,
che possa da lui farsi su questa terra , di par
tecipare cioè le sue piaghe al corpo, e glisiru
menti della sua Passione al cuore , se non se a
cuoro, ch'erano più frequenti e più divoti del
l'esercizio della sua passione? Santa Merilde de
vendo un di chiesto al Signore, qual cosa. Eglä
103

maggiormente gradisse nelle anime, e fosse loro


di più gran giovamento, rispose, che la medi
tazione della sua dolorosa Passione; avvegnachè
glison dilettissimi quelli, che si occupano a me
ditare quanto ha patito per essi. Ora esaminate
un poco voi stesso come vi portate su quest'e
sercizio di tanto piacere a Gesù, di tanto pro
fitto alla povera anima vostra. Lettor mio caro ,
badate bene: non vi lasciate ingannare. La via
del Cielo sicura è questa: patire, e compatire.
Quasta è la legge prescritta , legge giustissima,
e soavissima. Voi non volete, nè sapete tanto
patire per amore di Gesù Cristo: trattenetevi al
meno assai di frequente a rendergli grazie, e a
compatirlo d'esser Egli morto per vostro Amore.
COLLOQUIO .

Ah Gesù mio! Quanto mai sono a Voi debi


tore per avere tanto patito per mel lo vi rin
grazio con tutto il cuore di tanta pietà, e mi
sericordia, che usato mi avete ; e allora princi
palmente, quando mi era renduto più indegno
delle vostre grazie, de' vostri favori. Voidunque
siete arrivato a morire per amor mio: oh amor
senz' esempiol Ed io sono arrivato a vivere sen
z amar Voi: oh ingratitudine senza pari! Più
ancora; sono giunto ad offendervi, a strapazzar
vi: oh eccesso di sconoscenza la più mostruosa!
Me ne pento, o Signore: ve ne chieggo umil.
mente perdono: propongo fermamente di non
mai più peccare , e di portare ognora scolpita
nell' animo l' acerbissima vostra Passione. Ver
gine Santissima ajutatemi a praticar quanto pro
metto: Sancta Mater istud agas, Crucifixi fige
plagas cordi meo valide.
103
PRATICA E FRUTTO .

Rivelò il Signore a Santa Metilde, non esser


vi cosa, che viemaggiormente infiammi nell' A.
mor di Dio, quanto la continua meditazione del
la Passione di Gesù C. Rendetevi dunque fami
gliare quest'esercizio. Sull' esempio di Santa
Margherita da Cortona scorrete colla vostra
mente su tutti quanti i Misteri della medesima,
e sulle parti del suo sacratissimo Corpo più
barbaramente straziate ; e in emenda de' vostri
peccati fate una qualche particolar penitenza.
MEDITAZIONE XXX .

Sopra Gesù Crocifisso .


Gesù esser debbe il nostro oggetto
da amare.

Torn ate col


ornate pensier vostro sopra Gesù Croci.
, fisso, e riconoscete, ch' Egli esser debbe l'og
getto di tutto quanto il vostro amore. Per ap
prendere più vivamente una tal verità valetevi
della nobile simulazione, di cui servivasi su
questo punto il gran Padre S. Gio: Crisostomo.
Se nel mentre, diceva egli , ch'io me ne stessi in
piazza a divertirmi, ascoltassi, che nell' Imperiale
Consiglio fosse già decretata la sentenza di morte
contro di me per qualche mio grave delitto scom
perlo: ed indi sentissi, che lo stesso Figlio del
Regnante per iscampar medalla morte si fosse
egli esibito a morire, e già fosse morto , ed io
assoluto: sarebbe mai possibile, che io volessi
proseguire a divertirmi, e non piuttosto, abban
donato ogni mio divertimento, correre tutto lagri
104
me di tenerezza agli occhi, tutto sentimento di
amore nel cuore , a baciare il cadavere del mio
esimio liberatore, a ringraziarlo, ossequiarlo, be
nedirlo ed allora , ed in tutto il corso di mia vita ?
Quindo mai potrebbe partir dalla mia mente la
memoria di un sì gran beneficio ? Quando mini
smorzarsi nel mio cuore l affetto a sì grande be
nefattore ? Ora dilemi, Lettor mio , tutto ciò , che
S. Giovanni Crisostomo imaginava d'un figlio
di un Monarca , non l'ha fatto per amor vostro
l'eterno figlio di Dio? Non era contro di voi
pel vostro peccato emanata già nel divino Con
siglio la sentenza di morte, e morte eterna? Non
si è egli esibito in verità alla morte, e morte
cosi infame, e così crudele per liberarvene? Oh
eccesso di amore divino! quanto vi pare inveri
simile, eppure altrettanto tutto è verità. Questü
era quel dolce motivo, che tanto innamorava
l' Apostolo S. Paolo : trarlidit seinetipsum pro no
bis. Ed infatti, non ve n'ha egli liberato meri
tandovi colla sua morte il perdono di morte e
terna a voi dovuta dopo il percato originale ? E
dovutavi poi tante volte dopo tanti peccati al
tuali? E dopo un sì raro beneficio voi potete
vivere senza amar Gesù Cristo , che fu un vostro
si grande benefattore, il quale avendovi liberato
da tormenti, che mai non avrebbero avuto fine,
vi ha per conseguenza conferito im'infinito be
melicio ? Oh frigues horribile, esclama su questo
proposito il S. Padre Agostino, oh friguis horrin
bile ! Arriva a morire per la somma vostra mi .
seria un Dio immenso, ed infinito ; e con tutto
ciò non ottiene quanto è por tanto giusto adi
oftenersi, il ' essere cioè corrisposto non già con
equal tolleranza di morie ; ma solamcute con un
semplice seriinento d'amore! Quanto dovraz: ! ~
105
restare attoniti gli Angeli del Signore; e quanto
scandalizzati gli stessi Demonii, al vedere, che
voi non amate Gesù , il quale per voi ha ver
sato tutto il suo preziosissimo Sangue, qualora
bastevol sarebbe ad accendere un tenerissimo
amore negl'inviperiti animi loro, se per essi un
na sola stilla versato ne avesse! Con qual oc
chio di lierissimo sdegno non mirerà Egli un
giorno cotesta vostra si orribile ingratitudine?
Gesù Cristo dopo tant altri infiniti beneficii è
giunto a morire per voi ; e voi non vi risolvele
ancora ad amarlo con tencro affollo ! Avete voi
mai seriamente pensato a questa proposizione:
io non amo un Dio , che per troppo amarmi è
morto per me? Oh si veramente, che la vostra
ingratitudine è più che ferina; mentre avrete in
effetto veduto, che scorgesi tutto giurno, che
dalle fiere stesse ancor più selvagge, non che
dalle duinesliche si riconoscono beneficii. E
voí dopo tanti rilevantissimi beneficii dal vostro
Signor Gesù Cristo ricevuti : voi dopo d ' averlo
veduto morire d'avvantaggio per vostro amore ,
vi restate insensibile allaito, e non sapete con
cepire per Esso una scintilla sola di giustissimo
riconoscente amore? Oh frigus homibile ! Oh cor,
jam non cor, sed glacies!
COLLOQUIO .
Amabilissimo mio Signore, per quel mare in
finito del vostro amore io vi prego e vi scon
giuro a darmi un fiume di lagrime per dolore
d'avere così ingratissimamente corrisposto a
tauto vostro anore . Quanto m’increscc, quanto
sono dolepie d'aiere d'una si sconoscente guisa
contraccambiato le ineffabili finezze del vostro
dirico amore! Ma non sarà piit cosi in avveni
106
re , non sarà più cosi. È duro questo mio cuore,
lo veggo io bene; ma sol che voi lo tocchiate
con uno de vostri santissimi chiodi, subito si

ammollirà . È gelido e freddissimo; masoloche


Voi l'accostiate a quell' ardentissima fornace del
vostro squarciato seno, tosto s'accenderà. Su
dunque amor mio Crocifisso , presto accendete
questo gelato mio cuore. Fatelo ardere una vol
ta per sempre di quel bellissimo fuoco, che ve
niste a spargere sulla terra; sicchè morto affatto
al Mondo viva soltanto agli ardori dell' immen
sa, ed infinita vostra carità per tutti i secoli
de secoli . E cosi sia ..
PRATICA E FRUTTO.
Piangete altamente la gravissima vostra scia
gura d' avere con villanie, e con insulti risposto
ad un Dio, che vi ha si teneramente amato .
Quante volte vi scontrate in un' imagine di Gesù
Crocifisso, dite penetrato nell'animo da un vivo
dolore: Ecco là " un Dio morto per mio amore.
Rendetevi familiari quelle parole di S. Ignazio ,
e andatele spesso ripetendo al vostro Signore
da voi tante volte tradito: Amorem tuum cum
tui gratia mihi concedas; et dives sum satis; nec
aliud ultra posco .
Avendo alcuni fatto riflettere, che pei Mesi,
che hanno giorni 31 manca una Meditazione, si
è pensato di supplire colla seguente
MEDITAZIONE XXXI.
Del buon uso del tempo per vivere , e per
morire da Giusto .

Tre supposizioni ci faranno toccar con mano


l'importanza, e la necessità di ben usare del
tempo. È certo, che il gran soggetto della107di
sperazione del reprobo sarà il non poter na
scondere a sè stesso questa gran verità : io eb
bi tempo, e i mezzi di salvarmi; e ne ho abusato:
ah se di tal tempo io avessi al presenle un gior
no solo ! Ora supponghiamo, che Iddio con un
tratto di Misericordia non mai usata a veruno
dichiarasse ad un'anima già da più secoli ripro
vata di volere a lei fare la grazia singolarissi
ma di rimetterla sulla terra, dandole iſ tempo,
e i mezzi necessarii per espiar le sue colpe. Deh !
qual sarebbe la gioja, e la riconoscenza di lei
per tal beneficio ? E come spenderebbe ella il
tempo quest'anima sotratta a supplicii eterni?
Sarebb''ella si insensata , e si nemica di sè stes
sa per gittare tal tempo invano? Qual penitenza
a lei parrebbe gravosa in confronto dell'eterna
miseria ? Quanta in lei sarebbe l'apprensione di
ricadervi ! Quanto l'orror del peccato ! Quanto
il timore de' divini giudicii! Ma al tempo stesso
quanto amore verso un Dio, che le usò tanta
misericordia ! E che penserebbe ella della stol
tezza di coloro, che sono in peccato, nè si dan
no pensiere di uscirne?
Questa supposizione chimerica a riguardo di
chi è già nell' Inferno, è vera per riguardo a
noi, Dio preservandoci dall' Inferno , dove già
meritammo di cadere fino dal primo mortal
peccato , e concedendoci tempo, e mezzi di
ре,
pitenza usò con poi una si gran Misericordia
come se dall' Inferno ci avesse cavati . Ciò che
saprebbe per esperienza l'anima uscita da quel
l'abisso, poi lo sappiamo per la Fede non me
no certa, che per 1 esperienza. Ciò che quella
sentirebbe delle pene di questa vita
paragonate
a quelle della vita futura, a noi lo dice la Chie
108
sa , il Vangelo, la Pede: noi lo crediamo, lo ten- '
ghiamo per indubitato. Non avremo 'noi dunque
i medesimi sentimenti di timore, di riconoscen
za , di amore, di zelo per mettere a profitto il
tempo, e i mezzi di santificarsi?
Suppongbiamo in secondo luogo, che Dio per
upa condotta affatto nuova , rimandasse quaggiù
in terra alcuna di quelle anime beate , che sono
in Cielo . Deh ! qual paura avrebbe ella di per
dere quell'immensa beatitudine già da Lei spe
rimentata ! Con qual occhio riguarderebbe i be
ni - frivoli di questa vitat Con qual premura si
sforzerebbe di crescere sempre più in meriti alla
vista di si liberale divina ricompensa ! Di qual
amore arderebbe ella verso un Dio , di cui ve
duto avrebbe a chiara luce la i hovtà, la gran
dezza , e tutte le perfezioni infinite! Qual desi
derio di possederlo di nuovo , e di ritornare al
la cara Patria! Qurlé zelo di disingannare gli uo
mini de' loro errori , e d'impegnarli a pensare
all' eternità !
Questa supposizione chimerica riguardo alle
anime beale è vera per riguardo a voi. La no
stra sorte è ancora incerta ; noi siamo sospesi
fra il Paradiso , e l'Infeino : noi abbiamo e tem
po e mezzi per crescere tutto di in meriti per
l'eternità ; e Dio ci lascia sulla terra a tale di
segno: negotiamini dum venio ( Luc .. 19: 13 ) Ciò .
plte quelle auime avrebher veduto si delle divi
ne perfezioni, sì dei beni celestiali, a noi loja ...
segnano la Chiesa, il Vangelo , la Fede. Noi dlo
crediamo sì fermamente , come se coll' occhio il
vedessimo . Non dobbiamo noi dunare avere i
medesimi sentinienti: il medesiino orror det pere !
cato, il medesimo disprezzo de} beni terrestri; ?
Pamor più sincero, verso un Dio si amabile ; il
109
· più gran desiderio di possederlo , è di giungere
alla beata nostra Patria ; e nell' aspettazione del
felice momentó una cura continua di accumulare
nuovi meriti; e di stimolare gli altri colle paro
- le, e cogli esempi a provvedere alla loro salule?
Suppongasi per ultimo, che uno venga intro
dotto
per un' ora sola in amplissimo erario con
* piena libertà di via portare di quel tesoro quan .
to egli vuole per vivere il resto de' suoi giorni
nell' abbondanza , sicuro di non avere mai più
una simile occasione, anzi sicuro di vivere in
somma miseria , se dell'occasione offerla non si
prevale. Or quale sarebbe la follia di costui,
se trascurando sorte si fortunata si contentasse
di vedere, di ammirare, di bramare i beni of.
fertigli senza porvi la mano;' o'sé, si trattenesse
in giochetti e in trastulli puerili schivo della
fatica del trasporto; oppure se fosse ar'diío di
oltraggiare l'amorevol principe douatore; o se
in fine riguardando quell'ora, come troppo lun
ga diferisse di momento in momento sino al .
l'ultimo per arricchirsi. Non vi sarebbe, voi di
te , follia maggiore.
Ora per bocca tua ti giudico, servo malvagio,
dice 1 Uomo Dio a ciascuno di voi : de ore tuo
te judico, serve nequam . Questa vita , che ti pare
•sì lunga e si nojosa qualora si tratta d ' impie
'garla nell' affare della salute, è mille volte più
dell'et
corta a confronto ernità, che non è un'o
ra al confronto della più lunga vità terrena.
Per quanto però questa vita sia corta , non di
*pende che da te l'acquistare con essa ' un'e .
terna felicità. La vita non ti” vien data , 'sé von
a tal fine: tu lo sai : tu lo credi, Or io ti din
mando: credere un'eternità beata ở misera, che
ti aspetta; potere col buon - uso del tempo con
IIO

seguir l'upa, e schivar l'altra, e contattocið git


tar questo tempo in occupazioni quasi tutte in
nutili pel Cielo; offendere l'ottimo Iddio, che
si generosamente ti offerisce le sue grazie, i suoi
tesori; diferire di riconciliarti con Lui; e tar
dare di giorno in giorno la seria ed importante
operazione della propria salute; cotesto non è
egli il più strano, e il più mostruoso acceca.
mento? E tale non è forse il tuo? Pentiti adun
que del tempo fin qui si malamente speso , e
gettati ai piedi di Gesù Crocifisso a chiederglie
ne umilmente perdono col seguente
COLLOQUIO .
Pietosissimo mio Gesůl Qual abuso non ho io
fatto finora del tempo? L'ho stoltamente gettato
in vaneggiamenti ridicoli, in vani trattenimenti,
in conversazioni inutili, nello sfogo delle mie
più brutali passioni, in teatri, in giuochi, in
veglie , in danze, a dir breve in mille disordini,
in mille peccati . Ah! ben io dir posso a ragione
col S. Profeta Giobbe: habui menses vacuos . A.
moroso mio Divin Redentore fatemi grazia di
ben conoscere il pregio del tempo; sicchè io
pianga salutevolmente quello, che ho finora per
duto ; e lo ripari facendo un uso,molto migliore
di quello, che ancor mi resta , e non mi riduca
allamorte colle mani vuote, esenza meriti in
nanzi a Voi, che siete il mio Giudice. Si : Gesù
mio, patientiam habe in me, et omnia reddam
Tibi. Voi che si lungamente sopportato mi ave.
te, pazientatemi ancora un poco. Ancora un
breve spazio di tempo, o Signore , per piangere
i miei peccati, per espiarli con opere penitenti ,
per placare la vostra Giustizia, per meritarmi
111
la vostra Misericordia, e venir poscia un giorno
là , dove più tempo non corre, a benedirvi, e
lodarvi per tutti i secoli de' secoli. E cosi sia.
PRATICA E FRUTTO .

Fate un poco i conti al tempo, che avete fin


qui perduto; e pensate a compensarne la per
dita : redime tempus. Ogni volta che suona l' O.,
rologio dite: un' ora di meno di vita. Ogni volta
che si fa sera, ripigliate: un giorno meno di vita.
Se malamente fu speso, guai a voil' Non dite:
farò poi. Ignoratis quid erit in crastin o, insegna
S. Jacopo. Non sapete, se sarete vivo domani;
e volete disporvi a viver bene domani: e forse
sono anni ed anni che questo domani lo andate
diferendo da un giorno all' altro. S. Catarina
da Siena diceva : tú aspetti il tempo, ma il tempo
non aspetta te. A quanti e quanti è mancato, e
manca ogni di quel tempo , ehe aspettavano. Su
dunque: poichè la giornata è breve, e presto
vien sera , finchè il tempo è in nostra mano,
facciam del bene: dum tempus habemus, operemur
bonum . Non lo buttiamo oziosamente ; occupia
moci della nostra eterna salute : operemur . E
per
ciò impieghiamolo in opere buone , in pratiche
di pietà , in azioni sante e meritorie: operemur
bonum . Rammentiamoci insomma, che tutto il
tempo, che non è impiegato nel servizio di Dio,
è tempo perduto .
FINE DELLE MEDITAZIONI.
Prima di chiudere questo libretto a confermarvi
sempre più , Lettor mio, in quei buoni é salute
voli proponimenti, che suppongo avrete fatti nel
112

corso di passati santissimi giorni, mi tengo in


debito di proporvi la pratica di alcune essenziali
virtù, senza l' esercizio delle quali vi riuscirà non
dico dificile, ma assolutamente impossibile il per
severare nel bene; e vi troverete quindi ben pre
sto nrgli stessi vostri disordini, negli stessi vostri
colpevoli difetli di prima. Scelgo fra tutte, ľ0
razione, l Umiltà , { la S. Purità; intorno alle
- quali troverete, qui alcuni cenni, brcvi sì, ma tali,
che ponderali attentamente. polranno essere baste
voli a quell' utile inlendimenlo, per cui vi vengo
no proposti.
SULL'ORAZIONE .
I glorioso. S. Francesco d'Assisi discorrendo
dell' alusșima utilità dell' Orazione disse franca
inente: sine gratia Orationis nullus in Dei servis
tio fruc!! $ sperari polest. E il suo nobil Figlio,
e gran Dottore Bonaventura, soggiunse: mancata
ľ Orazione, ogni cosa va in perdizione.
È ” Orazione all' anima, insegna il gran P. S.
Agostino, ciò che il cibo al corpo; corpo che și
priva di cibo tosto sarà privo di anima : ed a
Dima ch'e senz' Orazione sarà senza Paradiso .
Niuno, seglie il S. Dollore, può venire alla vịa
della salute; se da Dio non è, invitato : niuno da
Dio , insitato piiò cooperare alla salute, se da Dio
non è ajutato: e niuno sarà da Dio ajutato, se
non sari da lui Iddio pregato. È l' Orazione, ri.
piglia il suo inclito figlio S. Tommaso da Villa
pova, all'anim , ciò che è il: calor naturale allo
stomaco. Se manca il calor naturale il tutto ė
crudezze, tutto è,malori, e morte; e se manca
l'Orazione, tutio è tiepidezza, tutto è peccati e
dannazione: perocchè coll Qrazione, dice il com.
113
mendato S. Bonaventura, si acquista l odio al
peccato , l amore alla virtù , il dominio delle pas.
sioni, s'illumina l'intelletto, s' infiamma la vo
lonta: est initium omnis boni. E già saprete l' as
sioma tanto cognito della mistica Teologia: tan
to un'anima ha di perfezione, quanto ha d ' ora
zione. Poca orazione? poca perfezione: molta ?
molta : niente? viente di perfezione. Ma a che
starvi a dimostrare la luce stessa del Sole? Chi
omai non saprà con quella gran Maestà di spi.
rilo Teresa di Gesù, colla scorta di tutti i santi
Padri, qualmente tutte le grazie , che il Signore
' ha destinato ab aeterno di conferire ad un ' a
Dima, ha destinato conferirle mediante la virtù
dell' Orazione : e chiusa questa porta ( sono for
mali parole della Santa ) io non so qual altra
vi sia. Che però dimandato una volta il Demo
nio dal S. Abbale Agatone, qual era quella com
sa, che più abborriva ne’ Servi del Signore, pron .
tamente rispose, º Orazione. E dimandato lo
stesso Santo, qual era l'esercizio più penale, ri
spose, essere l' Orazione; perché questa è la
più combattuta, e contrastata all'uomo dal De
monio. Per lo spazio di 18 anni continui la ren
dette cosi increscevole a Santa Teresa, che диап
te volte , dice la Saula , vedeva il mio genuflessorio ,
vedeva il mio Purgatorio. Ma perchè ben perita
nell'arte, tutto che la fecesse con tanta ripu
gnanza e aridità , pur la faceva; il Siguore , pre
miando la sua perseveranza fece di poi, che in
vece del Purgatorio , vi trovasse il Paradiso . Da.
tevi adunque a questo utilissimo é necessario
esercizio dell'Orazione, massimamente dell'Ora .
zion mentale . Non siate voi nell'inganno masa
siccio di coloro, che recitando ogni di Ufficii,
8
114
Rosarii, ed altre Orazioni vocali, se la passano
poi con poco , o niente d'Orazion mentale. Quan-.
to è più perfetta l'anima del corpo, dicono i Mae
stri di Spirito , tanto è migliore l Orazion mentale
della vocale. Vincete coraggiosamente ogni ripu
gnanza, e pretesto, che vi distoglie dall' Orazione
mentale: tutto fino , e dannevolissimo inganno
del Demonio: sapendo molto bene, dice Santa Tea
resa, che un' anima, che persevera in si fatt la
sercizio, ei l' ha perduta. Ne punto ve neancor
dis
stolgano o le distrazioni, o le aridità, o
le cadute in peccato. Non lasciate l' Orazione,
e siate sicuro del Paradiso . Cosi vi assicura S.
Teresa: lasciare, dice questa gloriosa Santa, l 0
razione, è la maggiore tentazione, che si possa
avere , e con cui si finisce di andare in perdizioa
ne. Ļ' anima, che persevera nell'esercizio dell Oa
razione, per peccati che commetta, tentazioni, e
cadute dimille maniere, che opponga il Demonio,
finalmente tengo per certo, che il Signore la cave
rà dai pericoli, e la condurrà a porto di salvezza.
Il B. Egidio dimandato una volta dal suo di
scepolo nomato Graziano, in qual maniera de
yrebbe potuto assicurare l' eterna sua salvezza.
Voi, gli rispose il Santo, nol potrete meglio , che
coll impiccarvi. Turbossi a tal risposta il disce
polo. Ma il Maestro tosto lo tolse dal turban
mento con dirgli: siccome chi è impiccato sta col
corpo sollevato dalla terra; eppure sta rivolto alla
terra col capo ; così voi per accertare di salvarvi,
sforzatevi a stare sollevato dalla terra coll” Ora
zione, e rivolto alla terra coll umiltà . Essendo
adunque tanto insieme connesse fra loro, tanto
giovevoli a noi queste due virtù, perciò dopo
aver detto poche parole sull' Orazione, trattere
mo alquanto dell'umiltà.
115
SULL'UMILTA'.

Quell'esemplare dell' umiltà S. Francesco di


Assisi facendosi sovente sentire sè essere il nag
gior peccatore del Mondo, un suo discepolo un
giorno gli disse: come potete, Padre, dir questo
salva la vostra coscienza e la verità ? Perchè, gli
rispose il Santo , se il Signore facesse a chi che
sia quelle grazie, che fa a me, gli corrisponde
rebbe assai meglio di quel che faccio io.
S. Lorenzo Giustiniani comparava nobilmente
l'umiltà ad un torrente: perchè siccome questo
nel bel tempo della state cammina basso ē pia .
cevole; e nel torbido inverno tutto gonfio e spu
mante; cosi il vero umile nel bel tempo delle
prosperità si porta placido e rimesso; e nel tor.
bido de travagli tutto magnanimo ed eccelso .
S. Domenico richiesto, perchè più volontieri si
trattenesse in Carcassona, che in Tolosa; perche,
rispose il Santo , in Tolosa sono onorato, ed in
Carcassona perseguitato. S. Francesco Borgia di
mandato da un grande di Spagna, come potes
se, massimamente nel viaggiare , softerire di cam
minare sì male in arnese, ed essere ricevuto cosi
poveramente: perchè io, gli rispose il Santo, per
ta cognizione che ho di me stesso , credo, ferma
mente di non meritare aliro , che l' Inferno: laonde
ogni cosa , che mi si dia, quantunque disgustevole,
e me pare un regalo. Lo stesso alloggiando in
certo viaggio in una stessa stanza col suo com .
pagno, questi che da un gran catarro trovavasi
oppresso seguitò buona parte della notte a spar
gere il suo catarro sopra del Santo, credendo,
che il Santo non fosse in quella parte. La mat
tina al lume riconoscendo l'errore inginocchios
si a dimandargli perdono. Ma il Santo tutto se
116
reno e piacevole in sembiante: non occorre, gli
disse, inquietarvi punto per questo, perchè infatti
in tutta la stanza non credo, che vi fosse luogo
più proprio da bullarvi escrementi, quanto che la
mia persona .
Uno però de' prodigi più belli, che la divina
grazia abbia prodotto in questo genere di virtù
egli è quello, che si legge in S. Francesco di
Sales. Volava già la fama de gran talenti, e del
molto spirito, che vanlava questo Santo nel pre
dicare, è pervenuta all'orecchio di Enrico 'IV .
il grande Re di Francia, questi tanto s' invogliò
di sentirlo, che spedi apposta un onorevole am
basciata ad invitarlo a Parigi . Per obbedire a
tanto monarca portossi il Sales a Parigi, colle
comuni speranze, e co' prognostici di riportarne
per mezzo di tanto Principe la Porpora. E il
Santo stesso aveva subodorato esser qualche in
tenzione nel Re di arrestarlo in Parigi per Ar
civescovo. Su questo sistema di cose arrivato il
Santo in Parigi, accolto con onore e con istima
dal Re e dalla Corte, e stabilito il giorno di
salire sul Pulpito, vi fu oltre di tutti i Principi
del Sangue tanto concorso di Cavalieri, di Da
me, e Letterati di quella pasta Città, che il
Santo non potendo in conto veruno portarsi
sul Pulpito per mezzo della Chiesa tutta piena
e calcata dagli Ascoltatori, fu costretto per le
fenestre salir di fuori colle scale . Postosi ' final.
mente sul pulpito, quando già tutto l'uditorio
stava coll' ultima ansietà e colla più certa spe
ranza di sentir un discorso fatto con quella mae
'stria, e rappresentato con quello spirito , che
tanto anche dagli stessi Eretici venivano cele
brati, il Santo per dare una mortificazione più
viva alla passione più delicata, e per precludere
rig
la strada a grandi onori, dopo raccontata sem
plicemente e freddamente un storielta di S. Mar.
tino, se ne calò .
Per conoscere però più vivamente il pregio
dell'Umiltà basta scorrere solo di passaggio la
vita della Vergine Santissima, la quale a guisa
appunto d'una pianta gentile, che quanto più
di frutti è carica, tanto più umile i suoi rami
alla terra inchina; cosi la Vergine, tutto che si
vedesse arricchita di tanti doni, e di tanta San
tità, pure si teneva fermamente la più vile e la
più indegna creatura . Basti dire, tanta essere
stata la sua umiltà, che per quella invaghi di
sè stessa l'Altissimo, ed elevala venne al subli.
missimo onore d'essere Madre dell' Unigenilo
suo, siccome Ella cantò di sè stessa; respexit
humilitatem Ancillae suae: onde sull' esempio di
Lei debbe ognuno farsi un dovere di amarla, .
di praticarla costantemente .
SULLA VIRTU' DELLA CASTITA' .

Il B. Ruggiero discepolo di S. Francesco gelo


sissimo della bellissima virtù della Castità non
volle mai mirar dovna alcuna in volto . E di.
mandato più volte del perchè di tanta cautela;
perchè, seriamente rispose, quando l'uomo fa
l'obbligo suo di fuggir l'occasione, anche Dio
fa la sua parte; è lo preserva dal peccalo . Tom
maso de Kempis nella vita, che scrive di Go
rardo Magno dice, che questo gran servo di Dio
era cosi cautelato di non mirar donne, che di
mandalo una volta dallo stesso Kempis perché
tanto timore? Se potessi, gli fu risposto , chiuderei
anche le orecchie per non udirle. S. Tommaso
richiesto, perchè Lanto fuggisse le donne, essene
118
do pur nato di donna: e per questo, rispose, io
fuggo tutte le altre, perché son nato da una sola.
s. Girolamo al suo discepolo rustico: mulieres,
diceva, nomen tuum sciant,vultum tuum nesciant.
S. Agostino a chi domandollo, perchè non vo
leva in conto veruno che venisse in sua casa
la sorella, seriamente rispose: quae cum sorore
mea venient, sorores meae non sunt. S. Bernardo
alla sua sorella , anima di molta virtù ed inno
cenza, diede per uno de' ricordi più premurosi
questo: fuge familiaritatem cujuscumque virietiam
Sancti. E però diceva molto bene un gran servo
di Dio appresso l'abate Botero, che circa questa
dilicata virtù, sempre occorre di essere o Cesare,
o nulla. Leggesi di S. Arsenio, che per quietare
una divota Matrona s'indusse a favellarle. In
fin del discorso lo pregò, che si ricordasse di
Lei nelle sue orazioni. Anzi io, prontamente e
seriamente rispose il Santo, pregherò il Signore,
che di voi non mi ricordi mai più.
Il Cardinal Baronio, che da chi governò la
sua Anima vien creduto essere morto col bellis
simo pregio di Vergine, nell'ultimo di sua vita
dispose il Signore, che venisse fortemente mo
lestato con impure tentazioni . S'umiliava il buon
vecchio in quell'attacco, e la mattina di poi
( ottimo rimedio ) per maggior sua confusione
ed umiliazione lo diceva a molti de' Religiosi
dabbene da lui conosciuti . Si buttava nel bollor
dell' assalto tutto disteso a terra a raccoman
darsi al Signore; ed una volta fra l'altre venu
tagli alla vista una cimice, fatto un bello sforzo
la prese , la masticò, l'inghiotti. Fu acqua, che
smorzò il fuoco . Se in somiglianti pericolosi as
salti non vi dà l'animo di praticare un qualche
atto eroico, non lasciate però di portarvi subito
119
col pensiere o all'inferno, o al Sepolcro, o alla
Passion del Signore; invocate il nome di Gesù ,
é di Maria, fatevi il segno della santa Croce;
ponetevi alla presenza di Dio, e dell'Angelo vo
stro Custode; fate atti contrarii : dite: no, mio
Dio, non voglio, perchè è vostra offesa , mio Si
gnore, mio amantissimo Padre, Sposo bellissimo
dell'anima mia, prima morire, che darvi un solo
disgusto .
Ne v'inquietate al vedere, che quell'atto con
trario alla tentazione pare che non vi venga dal
cuore, che sia tutto languido, e freddo, e però
di niun valore. Perocchè in noi, come insegnano
tutti i Santi e Dottori , vi sono due appetiti:
appetito sensitivo e appetito ragionevole, ch'è
la nostra volontà . Ora questi due appetiti non
son sempre d'accordo: ma bene spesso ciò che
vuole l'uno, l'altro rigella . Onde l' Apostolo ai
Romani: video aliam legem in membris meis, rem
pugnantem legi mentis meae; e qualora cosi suc
cede, sempre quell'atto , che si pratica, riuscirà
tutto languido e fiacco : perchè sempre più lan
guidamente cammina una barca, che voga ad
un sol remo, di quello che si faccia a due. Ve
nendo ora al nostro intento : voi siete tentalo :
cristianamente dite di no. Ma vi pare un no solo
colle labbra, tanto vi par languido e freddo; on
de poi vinquietate credendo d'aver peccato:
non è vero. Quella languidezza e freddezza pro
viene dall'appetito sensitivo, il quale perchè
oppresso o dalla passione, o dalla tentazione
non vi concorre; ma niente importa , che all'alto
buono non vi concorra l'appetito sensitivo, ba
sta che vi concorra il ragionevole, cioè la vostra
volontà, in cui consiste il nostro merito. Or
quante volte, dice S. Francesco di Sales con
120
tutti i Dottori, voi fate l'atto contrario alla ten
tazione è segno che volete farlo; perchè se non
voleste, cerlo nol fareste: se voi concorrete col
la vostra volontà all'atto contro alla tentazione,
egli è certo , che voi non acconsentite alla
tentazione , e per conseguenza non peccate. Un
certo giovine romilo veniva continuamente in
festato con impuri assalti dal Demonio . Resi
steva assai per bene il giovine romito; ma ap
punto perchè giovine inesperto dello spirito da
vasi a credere, che tutte quelle sozze imaginam
zioni, tutti que' novimenti iniqui, che provava
fosser tanti peccati. Laonde, che faccio qui? dis
se un giorno, io invece di assicurarmi la salute
eterna, me la rovino; vo' lasciar l'abito, tornare
al secolo, accasarmi e salvarmi. Parvegli bene
però prima di partire di consigliarsene con un
altro vecchio romito poco dal suo romnitorio
distante. Udita dal vecchio la risoluzione, ed il
motivo del giovine: ditemi, gli dimandò, avete voi
mai posto in effetto quello che la tentazione v'ha
suggerito? Effettuato, rispose il giovine, mai no .
Avete almeno, il vecchio soggiunse, avuto piacere
di questi assalti? Oh Padre, ripigliò il giovine,
piultosto vorrei la morte, che avere quegli assalli,
e sentire quei movimenti. Or via , copchiuse il
vecchio, tornate al vostro Romilorio di buon ani.
mo: porlatevi come finora vi siete portato; tutti
quei peccati, che avete commesso in queste ten
tazioni così sostenule, metteteli pure a conto della
mia coscienza, che io ne renderò conto per voi.
Allora illuminato dallo Spirito del Signore s' ave
vide dell' abbaglio, che prendeva nel non discer
nere il senso dal consenso ; tornò al suo Eremo,
seguito a resistere; santamente visse; e più san
tamente mori. L'avete udito? Finchè la padcopa,
121

io voglio dire la volontà, non consente, in mate


ria alcuna non vi sarà mai peccalo; e sempre vi
sarà del merito. Ogni volta che voi ributiate u
pa tentazione: voi, sono parole del Signore a S.
Metilde ( lib: 1. cap: 21 ) meltete una gioja bel
lissima alla mia corona , e ne levate una spina.
Affinchè possa dirsi d' essere stata ributtata la
tentazione, è bene farsi l'atto contrario; ma non
è già di necessità : bastando solo, che subito ,
che v ' avvertite del cattivo assalto voi vi sfor
ziate di divertire il pensiere ad altre cose, an
che indifferenti. Perchè quel portarvi a pensare
a quella cosa indifferente voi lo fate per nun
fermarvi a pensare a quella cosa cattiva. E quel
che s'è deito circa le tentazioni contro la S.
Purità, s' intende anche di tutte le altre. Ten
tato sopra la santa Fede senza fermarvi delibe
ratamente a discorrervi subito fate l'atto con
lrario: no, Signore: io credo tutto quello , che voi
avete rivelato alla Santa Chiesa Cattolica Roma
na: in questa Fede, e per questa Fede intendo di
morire. Vi sentite stimolato all ' odio o al danno
contro chi v offese ? no, Signore: non sia fatin la
mia volon !à, mr la vostra Santissima. Fate a
quella Creatura lullo quel bene, che voglio a me.
Vi parrranno però insipidiaffatto, e niente del
cuore questi aiti. Si, perchè il cuore, ove l ap
petito sensitivo risiede oppresso dalla passione,
o dal Demonio non vi concorre; ma basta , co
me ho detto, vi concorra la volontà; e questa
sempre vi sarà in quell'atto contrario, il quale
sempre, che voi farete é percbè volete farlo; e
cosi' facendo voi non peccate. E qualora siete
moralmente certo d'esservi portato cosi, avendo
esercitato un atto di virtù , e non già commesso
uu peccalo , non occorre neppur confessaryena .
122
A riserva però delle tentazioni contro la santa
purità , le quali sebbene ancor elleno, qualora
voi così le ributtiate, non sien peccato; per altri
degni motivi però è bene palesarle al Confesso
re . E se siete inquietato da scrupoli d' aver si
o no fatto l'atto contrario alla tentazione, pro
curate di farlo sensibilmente, o con dirne anche
a voce sensibile a voi le parole dell'atto CON

trario, o col battervi il petto, o con altro segno


sensibile; che cosi dipoi vi vorrà una grande
sciocchezza a sospettare di non aver praticato
ciò, che avrete sensibilmente percepito. E se
mille volte il di tornasse la tentazione, non vi
sbigottite. Il cane, dice S. Francesco di Sales,
abbaja a ' forestieri, e tace co' domestici. Siegue il
Demonio ad infestarvi, perchè vede, che voi col
ributtarlo non siete de ' suoi . Mille volte il di
torna a tentare, mille volte il di tornate voi a
ribattere la tentazione; e mille gioje il di porrà
l' Angelo Custode sulla corona della vostra glo
ria . E per vostra maggior consolazione nelle vo
stre tentazioni, sieno pure di qual sorta si vo
gliano, sappiate, che S. Francesco d'Assisi fa
ceva poco conto di quelle anime, che non son
tentate: è segno, diceva il Santo , che Iddio non
le stima buone per niente . Tommaso da Kempis
poi insegna, che la maggiore delle tentazioni è
non esser tentato .
E qui per uon lasciarvi sprovveduto affatto
di armi, onde combattendo possiate in voi con
servare questa bella virtù , rammentatevi, che
Maria Santissima è la Madre della Santa purità ;
" e che se vi riparerete solto il suo manto , nulla
potrà contro di voi il Demonio. Ricorrete adun
que frequentemente a questa buona Madre; fa
telc ogni giorno mattina, e sera l'offerta dei
123
vostri sensi, del vostro cuore, di tutto voi stes
so; e quando il Demonio vi tenta a commeltere
cosa contraria a quest' angelica virtù, ribatteté
1 la tentazione con dire: questi miei sensi, questi
miei occhi, queste mie mani, questo mio cuore
son di Maria, come poss' io abusarne per trafig
gerle in seno il suo amantissimo Figlio ? Recitate
ogni giorno ad onor suo la seguente Orazione,
e le tre Ave Maria, che vengono appresso, che
sono un forte e potente rimedio per ottenere la
S. Purità, siccome e per testimonianza del P :
Zucchi, e per una costante esperienza si è po
tuto evidentemente conoscere.
t

ORAZIONE
A MARIA SANTISSIMA

Per conseguire la S. Purità ."


Ecco o Madre di Dio, a piedi vostri un misero
peccatore, che a Voi ricorre, ed in Voi confida .
O Madre di misericordia abbiate pietà di me.
Jo sento chiamarvi da tutti il rifugio, e la spe
ranza de' peccatori ; dunque Voi siete il rifugio
e la speranza mia. Voi colla vostra intercessio
pe mi avele da salvare. Soccorretemi per Amore
di Gesù Cristo ; date la mano ad un miserabile:
ottenetemi dal voslro santissimo Figlio il dono
di quella bella virtù , onde poteste di Voi inva
ghire il Signore Iddio. Pur troppo co ' miei pec
cati ho perduto la divina grazia, e l'anima mia.
Ora mi metto nelle vostre mani; e a Voi pieno
di fiducia ricorro. Voi, che pregate per tanti
altri, pregate ancora per me. Dile al vostro dol
cissimo Figlio, che mi perdoni, ch'Egli mi per
124
doverà; ditegli, che desiderate la mia salute,
eh ' Egli mi salverà. Fale conoscere il bene, che
$ a pete fare a chi confida in Voi, o Madre mia
ainorosissima.
Seguono le tre Ave Maria .
Ave Maria Filia Dei Patris immaculate conce
go tum .
Maria Veranle
pth , Vir gine Par
Santissima per vostro Amore son
risoluto di non acconsentire oggi a verun pen
siere impuro. Madre castissima ajutatemi a di
scacciarlo subito .
Ave Maria Ec.
Ave Maria Mater Dei Filii immaculate conce .
ptnMar ia go
, Vir Verin
gin e tu
Par San. tissima per vostro Amore
sono risoluto di non dire oggi veruna parola
impura. Madre castissima purificate questa mia
lingua .
Ave Maria ac:
Ave Maria Sponsa spiritus Sancti immaculate ..
concepta , Virgo post partum .
Maria Vergine Santissima per vostro Amore
sono risoluto di non fare oggi veruna azione
immodesta . Verginc castissima fate che in tutte
le mie azioni dia gus !o al vostro Figlio Gesùy
e al vostro Cuore purissimo.
AveAveMari a aTemp
Mari Excilum
totius Sanctissimae Tri
nitati immaculate concepta , Regina Sanctorum
s
omnium .
Gloria Patri &c.
Direte anche un Angele Dei all"Angelo rostro
Custode, perchè in questa pericolosai ballaglia w
allenga dal Cielo, viboria .
125
Ängele Dei, qui custos es mei, me Tibi com
missum pietate superna hodie illumina, custodi,
rege, et guberna. Amen .
Indulgenza di 100 giorni.
Vi volgerete finalmente all' Angelico Giovine
S. Luigi Gonzaga, supplicandolo affettuosamente,
che vi voglia ollenere da Dio la grazia d'imitar
lo in questa virtù, in cui Egli si nobilmenie si
distinse; e gli direte di tutto cuore :
O Luigi Santo d'Angelici costumi adorno, io
indegnissimo vostro divoto raccomando a voi
singolarmente la castità dell'anima, e del corpo
mio, Vi prego per l' Angelica vostra purità a
raccomandarmi all' Agnello immacolato Gesù
Cristo, ed alla sua santissima Madre Vergine
de’ Vergioi Maria, ed a custodirmi da ogni gra.
ve peccato. Non permettete, ch'io m'imbratii
di macchia alcuna d'impurità, ma quando mi
vedrete nella tentazione o nel pericolo di pec
care allontanate dal mio cuore i pensieri, e gli
afletti tutti immondi, e risvegliando in me la
memoria dell'eternità, e di Gesù Crocifisso im
petratemi altamente nel cuore sentimenti di ti
mor santo di Dio; e riscaldatemi di amor divja
no, acciocchè con imitare Voi in terra, meriti
di godere con Voi Iddio nel Cielo. E così sia .
Indulgenza di 100 giorni.
Prima di coricarvi In sera in letto farete il vostro
esame di coscienza, che consiste in questi cin
que punti.
1. Ringraziare Iddio Signor nostro de' beneficii
ricevuti
2. Dimandar grazie e lume per conoscere , ab
borrire, e togliere da noi i peccati .
3, Chieder conto all'anima postra di tutto quel .
226
lo, in che avremo offeso Dio in quel giorno ,
sia in pensieri, sia in parole, sia in opere,
sia in ommissioni.
4. Implorare da Dio perdono de' mancamenti
fatti.
5. Proporre fermamente di emendarsene col die
vino ajuto. Terminerete col recitare un Pater.
noster , e un ' Ave Maria .
Fatto che abbiate il vostro esame di coscienza ,
raccomandate l'anima vostra a Gesù Crocifis
so o avanti a qualche sua Imagine; o tenen
dolo stretto nelle vostre mani; egli diretecosi:
Sigoor mio Gesù Cristo morto su questa Croce
per me, eccomi adesso e per l'ora della mia
morte à consegnare nelle vostre mani l'anima
a Voi
mia . Io non so, nè quando , ne come
piacerà di chiamarm i all'altra vita; spero pe
rò, che per vostra infinita bontà mi chiame
rete in buon puotó . Vi ringrazio al presente
di tanti beneficii chefatti mi avete, e di quel.
li che siete per farmi nell' ora della mia mora'
te. Deh! vi supplico a non permettere giam
mai, che dopo tali e tante grazie da Voi rie
cevute abbia a perdermi in quel gran passo .
Temo di me, e delle mie colpe; ma in Voi,
e nella vostra infinita misericordia pienamente
confido . Questo Sangue , queste Piaghe , questa
Croce sono, e saranno sempre l'unico mio
conforto : diffendetemi allora da tutte le ten
tazioni; concedetemi'un vero dolore de' miei
peccati, ed un filiale amore verso di Voi: onde
possa quest'anima mia pura e monda da 0 ,
gni macchia meritare gli amplessi del suo ca
ro Sposo Gesù, e della sua cara Madre Maria,
Cosi sia .
127
In manus tuas Dominecommendo, spiritum meum.
Maria Mater gratiae,
Mater Misericordiae,
Tu nos ab hoste protege,
Et mortis hora suscipe.
Vi renderete anche familiare in vita la seguente
giaculatoria per averla poi pronta al punto
della vostra morte .

Gesù, Giuseppe, e Maria vi dono, il cuore e l'ac


nima mia .
Gesù, Giuseppe, e Maria assistetemi nell'ultima
agonia .
Gesù , Giuseppe, e Maria spiri in pace con Voi
ľanima mia .
Indulgenza di 300 giorni.

LAUS DEO, ET MARIAE.


128
INDICE

Arvertimenti per mantenere il frutto delle S. Misioni, o


de' S. Spirituali Esercizii pag . 3.
Atti da farsi prima della Melitazione It
Meditazione I. Del fine dell' Uomo 12
Meditazione II. Dei mezzi sopranaturali dati da Dio 15 .
Meditazione III . Somma stollezza dell' uomo 92 18.
Meditazione IV. Sulla gravezza del Leccato Mortale
Meditazione V. idem
21 :
24
Meditazione VI . idem .
19 271
Meditazione VII . Sopra i peccati proprii
Meditazione VIII . idem
30 .
n 32.
Meditazione IX . idem 35 .
Meditazione X. Morte del Peccatore 38.
Meditazione XI . idem 41 .
Meditazione XII. idem . 44.
Meditazione XIII. Morte, aggetto di serii pensieri 47
50 .
Meditazione XIV. Morte, oggetto di gran disinganno . >
53 .
Meditazione XV . Morte, oggetto di profonda meditazione 56 .
. Meditazione XVI. Giudicio particolare ,
Meditazione XVII . idem 60.
Meditazione XVIII . idem . 63
Meditazione XIX . Sopra l'Inferno . 67.
Meditazione XX. idem . 70.
Meditazione XXI . idem 73.
Meditazione XXII. Il Figliuol prodigo . 77
Meditazione XXIII . idem 8o.
Mediazione XXIV . idem : 84.
Meditazione XXV. Sopra i dolori di Maria Santissima 87
Meditazione XXVI . idem
Meditazione XXVII . idem 93 .
Meditazione XXVIII. Sopra Gesù Crocifisso 96.
Meditazione XXIX . idem 100 .
Meditazione XXX. idem :: . 103 .
Militazione XXXI. Del buon uso del tempo 106 .
Cenni su le virtù dell' Orazione,
dell' Umiltà e della Castità .
Sull' Orazione 112.
Sull' Umiltà 115 .
Sulla Castita 117.
Orazioni per conseguire la S. Purità 123.
Esame di Coscienza 12A

FINE DELL' INRICS.

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