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ESERCIZJ SPIRITUALI

DI

S. IGNAZIO
D I L O JO L A
COL

DIRETTORIO
PEL BUONO USO DE' SUDDETTI ESERCIZI
ED

ALCUNE NOTIZIE INTORNO AD ESSI

BIBLIOTECA CAXILLIANA
CREMONA

TORINO
AY

PER GIACINTO MARIETTI


LIBRAJO

1829
goi2:224

BIBLIOTECA
E
STAIAL
CREMONT
L'EDITORE

GIACINTO MARIETTI

Quanto proficui sieno pel bene delle anime


gli Esercizi spirituali di Santo Ignazio , niuno
alcun poco delle cose di spirito
è , che , se alcun
s'intenda , ampiamente non vegga. -Egli è per
ciò , che da oltre un secolo a gran numero di
esemplari e di volte si sono andate stampando
Raccolte di meditazioni ad uso degli Esercizj
suddetti , conformi qual più , qual meno, alla
presente , che or ritorna in luce. Che se poi
io avessi a dar ragione del perchè ho prefe
rito questa Collezione alle altre tante che sulla
stessa materia da parecchi insigni e pii scrit
tori furono lavorate , risponderei , che l’esti
mazione grandissima in cui fu questa sempre
tenuta , l'uso continovo che in ogni tempo se
n'è fatto , sì come quella che , a giudizio di
savi e buoni Religiosi , è la più acconcia a
tutte le persone , e l'esser difficilissimo tro
varne ora Collezioni più compiute , sono stati
i motivi precipui , che mi vi determinarono .
La ristampa ch'io offero al Pubblico contiene
osservazioni importantissime sulla natura e la
forma degli Esercizi : ed inoltre si ebbe ri
guardo , che ciascuna Meditazione non trapas
sasse un determinato numero di pagine , af
fine che , stampate in foglietti separati , il Di
rettore ponga sol in mano all'esercitantesi
quella Meditazione che ha da fare incessan
temente , e questi non possa in altri oggetti ,
nemmeno di pietà , intertenersi , e svagarsi.
Taluno vorrà dir forse, che codesti subjetti di
meditazione sono estesi un po' troppo più del
convenevole ; ma così appunto devono essere ,
e non altrimenti, vuoi perchè il Direttore ri
manga maggiormente illuminato su ciò che ha
da dire , vuoi perchè coloro che non ponno
aver una guida nel fare gli Esercizj , mediante
l'ajuto di questi foglietti, pur valgano a farli
da sè con utilità. Quindi è che a più comodo
sì dell'uno, che degli altri , si sono aggiunti
in fine delle Meditazioni vari esami , che anche
si potrebbero disgiugnere , se si volesse , e rin
chiudono de' particolari sulle virtù e sui vizj .
Insomma quest'Opera consuona in ogni sua
particella con tutto quanto S. Ignazio ci lasciò
scritto intorno al metodo da tenersi nel fare
i suoi Esercizj , siccome può apertamente ve >

dere chi leggerà da capo a fondo le seguenti


Notizie .
5

NOTIZIE
APPARTENENTI AGLI ESERCIZJ SPIRITUALI
DI

S. IGNAZIO DI LOJOLA

Vi supplico , che avantidi scorrere le seguenti carte (chiun


>

que siate per farlo ), vi fermiate su queste prime , affine d'essere


>

informato d'alcune cose concernenti agli Esercizj spirituali di


S. Ignazio di Lojola . Spero di mostrare, che non annojano, o an
gustiano, anzi tanto consolano, che spesso ripcresce il dover ter
minarli. Come pure che, dati da un discreto e perito Istruttore
( variamente secondo la varietà delle persone , età, condizioni , e
circostanze ), variando le maniere (anche nell'apparato compun
tivo del luogo , quando molti insieme concorrano : anche con
darli ad un modo a chi li fa la prima volta , ad un altro a chi
la seconda , terza , ecc. ), sono per tutti, infino per i giovanetti ,
2

mentre si proceda con industrie acconce alla loro capacità. Pe


rocchè le Verità che propone il Santo (acciocchè si cavino con
seguenze per viver bene ) sono per ognuno ; purchè dall'istrut
tore sia ajutato a proposito del suo bisogno; nel che consiste la
sua eccellenza .
I.
1. Dunque gli Esercizi del Santo loro autore non sono (come
scrisse il P. Daniello Bartoli della Compagnia di Gesù ) una qua
lunque massa di sante considerazioni allogate con un buon or
dine , e raccolte in un libro, perchè altri, valendosene, impari a
trattenersi utilmente con se medesimo , e a conversare devota
mente con Dio : perchè se tanto fossero , e non più , nè si di
>

rebbono gli Esercizi spirituali di S. Ignazio , nè sarebbono cosa


( avanti loro ) nuova al mondo : perchè certo egli non fu il primo
inventore di cotal nome , nè. il primo maestro di tal maniera di
>

meditare.
2. Ma sono un'ARTE di curare un'anima inferma per lo scon
certo delle sue passioni, con lavorare sopra alcuni principj della
santa Fede ( che sono le sue prime verità , e da ogni Cristiano
6
mediocremente istruito nella sua professione sapute, ma non con
siderate , o leggermente considerate) un metodo canonico e reale,
che , tirato alla pratica con l'applicazione de' mezzi a tal fine
prescritti , quanto a sè abbia (con l'ajuto divino) infallibile riu
scimento . Questi sono gli Esercizj di S. Ignazio, i quali , pigliati
>

con tutte le loro cose , avanti a lui non erano al mondo. E per
ciò egli pose loro in fronte queste parole: Exercitia quædam
spiritualia , per quæ homo dirigitur , ut vincere se ipsum possit ,
>

et vitæ suæ rationem determinatione a noxiis affectibus libera


instituere. E vogliono dire in nostro linguaggio , che gli Esercizi
spirituali di S. Ignazio sono alcune occupazioni, le quali vagliono
per ajutare ogni uomo , affinchè , vincendo se stesso , ordini la
sua quotidiana maniera di vivere in guisa , che non si lasci pre
dominare dalle sue sregolate affezioni ( o dir vogliamo passioni ) ,
le quali sono i nemici e le infermità maggiori della persona.
Tanto sono gli Esercizi spirituali di S. Ignazio.
II.
1. Che se mi ricercate per qual cagione si dicano Esercizj spi
rituali , vi rispondo colle parole del Santo : Siccome il passeggiare,
camminare, e correre si dicono esercizj corporali (perchè il pas
seggio , il cammino , il corso sono operazioni del corpo ), così ap
>

parecchiare e disporre l'anima per togliere via le affezioni sue


disordinațe , e dopo averle levate , cercare , e trovare la volontà
di Dio in quel che tocca alla maniera del vivere suo ; ed intorno
alla salute dell'anima , si chiamano Esercizi ( cioè operazioni )
>

spirituali dell'anima stessa , che è spirito.


2. Ed io per maggiore spiegazione aggiungo , che sono detti
Esercizj , perchè nelle Meditazioni (alle quali il Santo diede più
precisamente , che ad altre occupazioni de' giorni destinati in
profitto dell'anime, il nome d'Esercizi) si esercitano gli atti della
memoria , intelletto , e volontà ; che appunto sono potenze spi.
rituali .
III.
Da queste poche cose si raccoglie primieramente , che il fine a
cui conducono , è molto degno e profittevole. Perocchè tale non
può negarsi che sia apparecchiare e disporre l'anima , perchè
tolga le sue disordinate affezioni ; e dopo averle levate , cerchi
la volontà di Dio in quel che tocca alla maniera del viver suo,
ed intorno alla salute dell'anima.
Secondo si raccoglie , che possono esser comuni ad ogni sorte
di persone secolari e religiose, giovani e vecchi : non v'essendo
appena veruno , il quale non sènta la guerra delle sue passioni
contro lo spirito , come diceva S. Paolo di se medesimo : Sentio
>
7
aliam legem in membris meis repugnantem legi mentis more . Però
siccome ogni arte giova a chi ha bisogno dell'effetto suo proprio
( come del fabbro a chi ha bisogno d'una chiave ; dell'orefice a
chi d'un anello, ecc. ); così gli Esercizi spirituali di S. Ignazio
sono giovevoli a quanti hanno mestieri di apparecchiare e dis
porre l'anima, affine che tolga le sue disordinate affezioni (o dir
vogliamo passioni, attacchi, concupiscenze, appetiti, voglie, ecc.),
e dopo averle levate , cerchi e trovi la volontà di Dio in quel
che tocca alla maniera del viver suo , ed alla salute dell'anima.
Terzo si raccoglie , che per essere Arte , hanno coordinazione
e disposizione di mezzi conducenti al fine , e percid prescritti
non a caso , ma con ragione. Dal che ne segue, che se una per
sona stesse tutto giorno applicata a cose di Dio, farebbe una santa
cosa , ma non già gli Esercizi spirituali di S. Ignazio. E se un'al
tra , mutato l'ordine mostrato dal Santo, mettesse in primo luogo
ciò ch'egli ha posto in ultimo , e in ultimo il posto da lui nel
primo , s'occuperebbe benissimo, e santamente , ma non farebbe
gli Esercizj di S. Ignazio. Come anche , se qualche altra, facendo
ogni cosa , mancasse dalle Addizioni, non farebbe i suoi Esercizj
>

perfettamente. Principalmente poi non farebbe gli Esercizi spi


rituali di S. Ignazio quella persona , la quale , essendo incapace
di regolarsi da sè , non avesse la direzione d'un istruttore. E
tutto ciò per questa ragione, che gli Esercizi del Santo sono ,
non qualunque occupazione di spirito, ma una tale determinata,
procedente in questa , e non in allra foggia. Certamente niuno
direbbe di fare una purga reale, metodica , e canonica , quando
pigliasse o a caso , o a capriccio , o secondo il volere d'un im
perito nell'arte del medicare, ii rimedj , e senza gli ordini, e pre
>

scritto, de' medici . Nè per altro, se non perchè una simil purga
ricerca metodo, regola , e perizia in chi presiede a chi la fa .
Quarto si raccoglie , che niuno si ha da stupire delle mie mi
nutezze , le quali si prescrivono a chi fa gli Esercizi spirituali,
1

de' quali parliamo : nè deve dire , che, facendo per esempio quei
d'un altro Santo , non si ricercano. Perocchè si risponde , che
gli Esercizj degli altri Santi sono santissime occupazioni, e uti
lissime , ma non quelle di S. Ignazio.
Quinto si raccoglie , che essendo Arte (veramente sublime di
spirito , e mostrata al Santo , come si crede , dalla Madre di Dio)
camminano con un proprio modo , ed è il seguente.
Primieramente ricercano , che la persona si ritiri dalle sue oc
cupazioni distrattive della mente per qualche giorno. Chi non sa ,
che ancor quelli , i quali intraprendono una cura reale , meto
>

dica , e canonica , si sottraggono da altri affari sino a tanto che


2
8
duri la purga ? S. Ignazio ci ha lasciato occupazione per qua
ranta giorni. La verità si è , che pochi vi danno tal tempo. Al.
cuni ve ne danno trenta. Comunemente le persone di sanità , e >

di mente ordinaria >, 1 ve ne danno otto o dieci. E d'ordinario il


Santo stesso non ricercaya maggior durata. In cid si dipende dal
giudizio dell'istruttore, il quale esamina le circostanze della per
sona , della complessione, dell'età , degl'impieghi. Perocchè, uni
versalmente parlando (e sia detto per sempre), l'uso degli Eser
cizi spirituali , perché riesca bene , dipende ( dopo la grazia di
7

vina ) dal giudizio dell'istruttore.


Secondariamente prescrivono da considerare alcune verità ,
piuttosto che altre. Così per guarire un infermo appresta il buon
medico certi liquori piuttosto che altri.
Terzo , queste stesse verità sono date a ruminare con ordine;
sicchè una preceda , e l'altra siegua , e non all'opposto. Anzi si
9

danno regolette per una sorte di considerazioni , le quali non si


ricercano in altre. Come sarebbe il considerarne alcune nell'oscu
rità della camera , altre nella serenità della luce.
Quarto , si desidera la solitudine , ed il silenzio. Ma queste
>

stesse da uno "si esigono in una maniera , e da altri in un'altra.


Nel che pure voi vedete, o Lettore, che ci vuole giudizio, o dir
vogliamodiscrezione. La solitudine ed il silenzio si ricercano per
ajutare la mente a stare attenta. Ma perchè si potrebbe eccedere
per cagion dell'età, del temperamento , e d'altre circostanze, percid
s'è aggiunto , che nel determinare la maniera ci vuole giudizio.
Quinto , si raccomanda la' modestia nel guardare , e ciò perchè
l'animo con la libertà degli occhi non si dissipi.
Sesto , suolsi distribuire la giornata , tanto che chi fa gli Eser
cizj abbia assegnato ad ogni ora la sua occupazione ; il che con
ferisce notabilmente a schivare il tedio , il quale è il maggior
nemico che nel tempo degli Esercizi combatta l'esercitante.
Settimo. Questa stessa distribuzione deve farsi con giudizio ;
perocchè non ognuna è buona per ogni persona. Altra se ne fa
per le persone viventi in comunità ( dovendosi aver riguardo a
non turbar l'ordine della casa nella mensa , nel coro, e simili ),
ed altra per quelle persone che non vivono così. A tal persona .

si concede più tempo al sonno ; ad altra meno. Che più ? La


prudenza tal volta insegna , doversi dare un qualche tempo al 1
parlare, al passeggiare, al prender aria, al distrarsi. Onde quan 1
tunque siate per vedere in queste carte la distribuzione che vi
mostrerò , nondimeno non vi legate sì fattamente a quella , che >

la stimiate immutabile.
Ottavo . Le occupazioni de' giorni degli Esercizj sono I. La me
9
ditazione, che'd'ordinario si fa quattro volte al giorno :: tal ora
i
per quattro , tal altra per tre ore a giudizio dell'istruttore ; ed
anche meno , se altro così dettassero le circostanze. II. L'esame
sopra la meditazione. III. Lo scrivere i sentimenti avuti , ed i
propositi fatti. IV . La lezione spirituale. V. L'ascoltare la messa .
VI. Recitare orazioni vocali. VII. Visitare il santissimo Sagra
mento , o qualche divota cappella. VIII. Far qualche penitenza
a giudizio dell'istruttore. IX. Confessarsi e comunicarsi secondo
l'indirizzo del medesimo. X. Dargli conto della sua coscienza ,
secondo che a lui parerà bene , per indirizzarla ove mancasse.
XI. Le orazioni giaculatorie. XII. L'ascoltare ragionamenti di
Dio . XIII. L'esame della coscienza avanti d'andar a pranzo ed a
letto . XIV. Quando molti insieme fanno questi Esercizi ( se per
altro si possa comodamente ) , la conferenza spirituale. Consiste
in questo ; che ognuno , ricercato dall'istruttore, dica con ogni
semplicità alcuna cosa delle imparate ne' giorni degli esercizj.
XV. L'offerire spesso il suo cuore e la sua volontà al Signore ,
acciocchè l'ajuti a fare le risoluzioni gradite alla Sua Maestà Di
vina in ordine al tempo avvenire.
Nono. Alcune delle suddette occupazioni sono affisse ad ore
determinate, ed altre si fanno quando si giudicherà espediente ,
attese le circostanza.
Decimo. Niuna perd obbliga a colpa veruna , neppur veniale .
Onde chi fa gli Esercizi di S. Ignazio non deve mai angustiarsi
per il timore di peccare , se manca in qualche cosa delle accen
nate. Ben è vero , che alla misura di quel che farà si disporrå
più o meno a ricevere le misericordie divine. Onde chi diligen
temente li fa , s'industria di procedere con ogni minutezza : es
sendo vero , che bonum ex integra causa , malum ex singulis de
fectibus. Ma tutto senza angustie: e dove alcuna ne sorgesse , si
ricorra all'istruttore. In quella guisa che il convalescente nel tempo
della purga è sollecito d'adempire ogni ordinazione del medico.
E quando gli pare di non potere, lo ricerca del suo giudizio.
IV .
Queste sono le maniere , con le quali l'arte degli Esercizj di
>

S. Ignazio ( subordinata però al favor di Dio ) procura di otte


nere il suo fine , cioè di apparecchiare e disporre l'anima per to
gliere via tutte le affezioni disordinate ; e dopo averle levate ,
cercare e ritrovare la volontà di Dio ( il che è impedito all'uo
mo dalle sue disordinate affezioni ) in quel che tocca alla ma
niera del vivere suo , e della salute dell'anima.
V.
Varie interrogazioni ho udito sovente a fare da persone vo
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gliose d'occuparsi negli Esercizj di S. Ignazio ; alle quali stimo


bene di rispondere per istruzione di chi leggerà ; massimamente
che questi miei fogli sono scritti per chi non è sperimentato ne
gli Esercizi.
La prima si è ; quali penitenze debbano farsi ? Rispondo, che
quelle, le quali giudicherà o l'istruttore, o il confessore. Ben devo
avvertire , che il demonio ritira molti da questi Esercizj, con far
loro apprendere, che si esigano digiuni, discipline, cilizj ,
Ciò è falso .
La seconda ; quale silenzio debba osservarsi ? Rispondo , che
quello , il quale si deve a chi s'applica da vero ad un affare im
portante , in cui si ricerchi attenzione. Ma niuno si creda , che
non possa risalutar chi lo saluta. Anzi se bisognasse veramente
ragionare, si pud. S. Ignazio non fu mai indiscreto . Tengasi per
regola universale , che nel tempo degli Esercizi si può ciò che
non deroga allo stare attento alle cose che considera. Ne' dubbi
ricorra all'istruttore.
La terza è , se possa darsi luogo a qualche occupazione esterna?
Rispondo , che quando non si possa trovar chi supplisca , o in
altro modo ajuti al raccoglimento , è meglio far quel che si può
degli Esercizi, che lasciarli affatto. Vero è , che in tali casi deve
la persona ajutarsi con quelle industrie , le quali , quanto sono
>

ritrovabili da chi vuole , tanto non sono suggeribili da chi scrive.


7

Lavorare qualche cosa di necessità , attendere a qualche altra che


non si può tralasciare , non impedisce gli Esercizj.
VI.
Alcune difficoltà voglio sciorre. E la prima è , che alcune per
sone ricusano gli Esercizj spirituali, dicendo, che sono novità non
praticate. Rispondo , che respettivamente ad alcuni luoghi sono
per avventura novità , in quanto mai non si sono introdotti in
essi; niente meno di quello che fosse novità la santa Messa ce
lebrata la prima volta nell’Indie. Ma non per questo devono es
cludersi : perchè se sono novità in certi luoghi , non sono tali in
altri , ne' quali essendosi utilmente introdotti , mostrano , che pos.
sono introdursi ove ancor non sono. Poi non meritano nome di
novità , essendo già introdotti nella Chiesa , sono ducento cin
quanta e più anni. E finalmente non sono novità condannabili ,
perchè la Santa Sede Apostolica gli ha con le sue Bolle appro
vati , e con i tesori delle Indulgenze concedute a chi li pratica
accreditati. Se valesse ad escludere ogni cosa , come novità, non.
dovrebbe mai farsi cosa alcuna di nuovo. Mai istituire un nuovo
Ordine Religioso : mai lavorarsi un nuovo arredo : mai edificarsi
:

un nuovo Tempio. Per vituperarsi una novità , deve mirarsi


s !
s'ella sia o cattiva in sè , o dannosa al luogo ed alle persone
0

che l'abbracciano , o riprovata da chi è suo legittimo Giudice.


Niuna di queste regole milita contro i santi Esercizj .
La seconda è , che questi Esercizj sono proprj de' Gesuiti : onde
sarebbe singolarità ed ostentazione, quando si praticassero da al
tre persone di regola diversa dalla loro. Rispondo , che ciò è
falso. I Sommi Pontefici hanno dichiarato , che sono mezzi utili
al profitto di qualunque Fedele , come appare dalle lor Bolle .
>

Onde in niun conto sono singolarità : niente meno che sia sin
golarità d'alcun Ordine il Santissimo Rosario , il quale già è co
mune a tutti i Cristiani. E con ciò si previene
La terza difficoltà che potrebbe farsi con dire , che distrug
gono l'osservanza e la quiele de' monasterj , ne' quali entrano.
>

Perocchè si risponde, essere cid falsissimo. Non la distruggono , >

ma la riparano , ove avesse patito ; e la perfezionano, ove fosse


imperfetta. E quindi è , che i savj Superiori, se talora scorgo no
alcun Religioso intepidito , procurano di farlo ritirare agli Eser
cizj spirituali , e lo rimettono in sé. Perchè al lume delle eterne
verità conoscono le loro imperfezioni, e toccano con mano, che
sono dominati dalle passioni. Onde prendono conforto da Dio ,
risolvono di tenerle soggette , e così ritornano in sè , e rimettono
>

la pace ne' chiostri , e l'osservanza.


La quarta si è , che molte persone hanno patito nella sanità
facendo gli Esercizj. Rispondo; e chi vuole sapere , che cid sia
accaduto in vigore degli Esercizj , e non piuttosto per altro ac
cidente avvenuto in quel tempo ? Oltre di ciò , può essere , che
la persona sịa proceduta con indiscretezza , e senza dar parte di
sè , della sua complessione , ecc., al direttore. Ma se il caso d'al
cuni pregiudica agli Esercizj , e perché il non patire d'altri , e
più assai , loro non suffraga ? Tanti sono infermati per il cibo ,
per il sonno, per il lavoro, per lo studio ; e chi nol sa ? E non
dimeno non si condanna il cibarsi , il dormire , il lavorare , lo
studiare.
La quinta dice cosi : E quante persone, fatti gli Esercizj , tor
nano come erano , senza che appaja in loro quel profitto che si
dice ? dunque è meglio lasciarli. Rispondo: e quante altre hanno
perseverato nel bene ? Poi convien vedere, se veramente li hanno
fatti; e piuttosto non abbiano mostrato di farli. Ma comunque cið
sia , l’illazione suddetta al certo non tiene. Altrimenti , che oc
correrebbe confessarsi, se tanti , e tante volte tornano a ' manca
menti detestati ? Convien dunque dire , che si profitta , se non
tanto quanto si vorrebbe , almen tanto che è pregio dell'opera
>

incominciata. E poi si trattengono le passioni per il tempo degli


12

Esercizi , che non è poco guadagno. E finalmente si concluda ,


>

che una volta si profitta un poco , un'altra si profitterà più ; e


così a un debole principio seguirà un miglior progresso. In som
ma se non si profitto quanto si poteva , si doveva , e si aspet
tava ; si profitto per lo meno quanto bastò al non aver gittato
il tempo .
La sesta è , che si fanno dire le altre persone , le quali nel
luogo stesso non fanno gli Esercizj . Rispondo , che a torto di
cono. Perocchè se dicono per quelle che li fanno, non è chiaro,
che riprovano il loro santo operare ? Se dicono per sè che non
li fanno , non è parimenti manifesto , che non sono obbligate a
farli; onde chi le riprendesse , le riprenderebbe a torto ? Troppo
so che si dice , dicendosi : Eh vi vuole altro, che fure gli Eser
cizj. Altro che frequentare i Sagramenti. Altro che far medita
zione. So che cid si dice. Ma se fossero ragionevoli queste dice
rie , soggiungerei ancor io : Altro vi vuole , che la tonaca reli
:

giosa per essere santi ; dunque si deponga. Altro che il vivere


in clausura ; dunque se n'esca. Altro che la professione religiosa;
dunque si revochi. Dicendo perd io così , spropositerei, e mi si
replicherebbe, che vi vogliono queste cose , e seco le altre , alle
>

quali ajutano e la tonaca, e la clausura , e la professione. All'i


stessa guisa concedo , che non bastano gli Esercizi spirituali ad
essere santo ; dico nondimeno , che ajutano assai , perchè confe
rendo al vincere le nostre passioni , ajutano a torci d'attorno un
nemico della santità :: e conferendo a conoscere le nostre mise
rie , e le loro radici, porgono ajuto per risanarle : e trattenen
>
:

doci aa raccomandarci con qualche continuazione a Dio, confortano


a sperare la sua speciale assistenza ne' nostri spirituali bisogni.
Alcuni dall'avere inteso , che si dà comodità di rendere conto
della sua coscienza all'istruttore per essere indirizzati , hanno
pensato , che si debba dirgli ogni pensiero , il quale passi per
>

la mente. Il che parendo (come è) troppo duro , gli ha ritardati


dagli Esercizi. Perciò dico , che questa è una falsità massiccia.
Si renda conto all'istruttore , ma all'umana ; e si sappia, che tali
chimere non sono mai venute in capo al savissimo S. Ignazio.
Con la quale occasione avvertisco le anime buone a non credere
a chi loro mette in capo somiglianti sciocchezze. Se ne informino
da' Padri della Compagnia di Gesù , e ne sapranno il netto.
VII.
Tutte le recale opposizioni a me pare che debbano valere a
mostrare la bontà e l'utilità degli Esercizj: altrimenti il demonio
non ecciterebbe tanti e sì varj persecutori contro d'un'Opera ap
provata dal Capo della Chiesa , ed abbracciata da tante persone
13
insigni d'ogni grado, sesso , condizione, ed età, come si può ve
dere su un libricciuolo intitolato, Notizie degli Esercizi spirituali,
stampato dal P. Gregorio Rosignoli della Compagnia di Gesù.
VIII.
Ora mi piace di minuzzare alcune cose spettanti al modo di
ben usarli, ed al modo tenuto nella presente Operetta. È già
stampato due volte il Ritiramento spirituale dedicato a Gesù ed
a Maria da Andrea Caviari Sacerdote Veronese e Teologo : ivi si
vede digerita la materia d'essi Esercizj. Qui mi restringo a dire
le cose che seguono.
Primieramente sappiate , che il Santo divise i suoi Esercizi in
quattro settimane ' , nelle quali si portò cosi. La prima assegnò
alla considerazione di quelle cose che sradicano di lor natura
l'affetto al peccato , e all'uso disordinato delle creature. Tali cose
sono l'ultimo fine, per cui Dio cred l'uomo ; i gastighi del pec
cato, l'inferno, ecc . E sono , per dir così , la medicina gagliarda
che si dà all'infermo nel principio della purga metodicamente
cominciata. La seconda diede alla considerazione della vita di
Gesù meditato qual Re. Come tale visse in pace : e così propone
i Misterj più soavi dell'Incarnazione , Natività , e simili degli
anni suoi privatamente condotti. E vuol dire , che con rimedi
miti dispone l'uomo all'imitazione delle virtù comuni ad ogni
Cristiano. Alla lerza le considerazioni della Passione di Gesù
conosciuto qual Capitano , che, spiegato lo stendardo contra Lu
cifero , uscì in campo a battagliare. Ed è nella purga spirituale
>

come il salasso ; e giova ad animare l'uomo , sicchè non ismar


risca in ciò che dovrà patire nell'esercizio delle virtù cristiane.
Finalmente termind la quarta col proporre i Misterj di Gesù
risorto ; i quali comprendono il premio , da cui sono aspettati i
suoi fedeli seguaci. A' quali aggiungendo la meditazione dell'a
mor di Dio , pare appunto , che dia per guarito il suo infermo.
Perocchè dal purgarlo dagli umoracci delle passioni , e corrobo
rarlo nell'affetto alle virtù senza lasciarlo avvilire dal timore di
patire , lo dà al santo Amor di Dio , in cui consiste la vera sa
nità d'un'anima. Ben e vero , che non a tutti si danno così in
tieri gli Esercizj ; ma quando si dessero , abbracciando essi un
tal tempo , e chi non vede quanto sia difficile ., che un animo
( il quale vi applichi seriamente ) non ceda alle tante , e tutte
sapute , e credute verità , cavandone le conseguenze dovute a chi
le crede ? D'ordinario scelgonsi dalle molte meditazioni solamente
alcune ; tanto che nello spazio d'olto o dieci giorni siasi consi
derata alcuna verità delle mostrateci in tutte le suddette setti
mane , non lasciando però mai quelle della prima . Quanto poi
14
al tempo di meditare , S. Ignazio vorrebbe , che ad ogni esercizio
(o meditazione) si desse un'ora. La prima sulla mezza notte . La
seconda sul far del giorno. La terza avanti pranzo. La quarta
due o tre ore dopo pranzo. La quinta avanti cena. Ma per quello
che aspetta alla notte , non è di tutti. E in quanto a dare ore
quattro al meditare , tocca all'istruttore il vedere, se fossero peso
soverchio per alcuni deboli . Perchè in tal caso si dividono le
ore ; e in vece d’un'intera' ayanti e dopo pranzo , se ne dà so
lamente una mezza .
Secondariamente sappiate , che l'uso buono de' suddetti Eser
cizj dipende dalla prudenza e discrezione o di chi li dà , o di
chi li fa. Onde non basta aver le carte degli Esercizj, se manca
la circospezione; sicchè si rifletta alle persone, luoghi, tempi, ecc.
Mancante questa , eccovi veleno ciò che sarebbe stato antidoto ;
appunto come il medicamento di sua natura ottimo, si converte
in tossico se è dato male.
Terzo sappiate , che usando prudenza , sono buoni gli Esercizj
>

per ogni sorte di persone , stati , e condizioni . Onde è che la


sperienza ha mostrato la loro utilità , non solamente per i seco

lari , ma ancora per i Religiosi, per le Religiose , per gli Eccle


siastici, ecc. Anzi sonosi dilatati alle stesse Comunità raccolte in
sieme in qualche Oratorio. E così fannosi gli Esercizj dalle Con
gregazioni, e per sino nelle Chiese.
Quarto , se voi siete persona dotta , vi consiglio a leggere il
>

P. Francesco Suarez , Tomo quarto de Religione lib. 9. cap. 5.:


e il Direttorio , che per l'uso buono degli Esercizi spirituali va
stampato in lingua latina (*) : se poi non foste si dotto , potete
leggere il libro primo della Vita di S. Iguazio scritta dal P. Da
niello Bartoli della Compagnia di Gesù , da cui imparerete cið
che sieno questi Esercizj.
IX .
Per conto di quel che vedrete su queste carte , vi dico , che
mio intento è stato facilitare l'uso degli Esercizj ; sicchè persone
anche destitute dell'opera dell'istruttore possano sperare di ca
varne frutto .
1. Il Santo prescrisse all'istruttore, che dia a chi s'esercita le
carte , su cui sieno i punti da meditare volta
> per volta, ma brevi;
ed egli vi aggiunga la spiegazione. Io ho fatto così. Ognuna delle
meditazioni è separabile dall'altre ; e si piglieranno da chi farà
gli Esercizj una per volta. Avvertendo, che due ne piglierà ogni
giorno : una la sera , che deve valere per i due tempi di medi +
i

( 9) Vedilo voltato in italiano subito dopo le presenti Notizie. L'EDIT .


:5
tare la mattina , ripetendo nel secondo ciò che si meditò nel
primo : l'altra il dopo pranzo , che vale pure per due volte ne'
due tempi del meditare. Non ho prescritto cosa veruna per la
mezza notte, supponendo di scrivere a persone impotenti a cið.
2. La materia delle meditazioni è giusto quella che vuole il
Santo nel suo libretto degli Esercizj. Per lo che se non trove
rete presso di me veruna meditazione del Purgatorio , ecc. , di
qualche speciale virtù , sappiate che ho fatto così , perchè tale
penso , che sia la mente del Santo . Egli non diede veruna di
tali cose da considerare >, perchè suppose , che si contenessero
nelle verità più universali da lui proposte ; e il discendere a'
particolari voleva che fosse uffizio del direttore. Ma a questi
particolari io ho supplito ne' cataloghi , nei quali propongo a
varie sorti di persone da esaminare nell'ore della considerazione
i propri abituali andamenti.
3. Il punto , cioè la verità da considerare, è da me ridotta, con
brevità alla memoria. Credo , che equivaglia a quella che nelle
scuole chiamasi conclusione, cioè proposizione provata. E perciò
deve tenersi radicata nell'anima come il sugo della considerazione,
o meditazione. Per ajuto degl'inesperti vi ho aggiunto il discorso
dell'intelletto a forma di soliloquio ; e gli affetti della volontà ne'
colloquj. Appunto perchè il Santo vuole, che s'esercitino le tre
potenze dell'anima nelle verità, e misterj, che sono di fede.
4. Vi ho posto avanti il frutto che si deve cavare ; e cið per !

facilità di chi mediterà.


5. Con l'assegnare materia per la lezione spirituale, esami so
pra il vivere abituale , e col prescrivere buone massime, e tempo
per notare i sentimenti spirituali , ho preteso di liberare chi farà
questi Esercizi dalla noja , a cui facilmente soggiacerebbe, se gli
mancasse in che occuparsi .
6. Troverete la distribuzione dell'ore , che mirabilmente con
duce a passare senza tedio la giornata.
7. Queste minutezze ho riputato giovevoli a sapersi , anche
perchè dal saper queste potranno le persone discrete dedurne al
tre, che non possono dirsi senza entrare in lungherie interminate.
8. State saldo nella sostanza degli Esercizj , che è dare a chi
li fa cognizione di se medesimo , dello stato a cui Dio l'ha chia
mato , delle sue passioni, delle sue obbligazioni, dell'importanza
della sua salute , del debito di servire a Dio , riputando con l'in
telletto qual vanità le creature malamente usate , e risolvendo
con la volontà di non perdere per loro cagione il Creatore. Con
questa mira è facile il vedere ciò che debba farsi e lasciarsi nel
tempo degli Esercizj .
16
X.
Con tutto il suddetto mi avviso d'avere sciolto molte difficoltà,
le quali con l'uso di promuovere gli Esercizj di S. Ignazio ho
udite. E quantunque sieno fiacche, ad ogni modo a' fiacchi danno
noja, e impediscono altri, i quali si atterriscono dal far gli Eser
cizj , perchè non sanno rispondere. Possono le carte che segui
ranno servire per secolari d'ogni stato , anche giovinetti , per
Ecclesiastici , per Religiosi e Religiose , e per gentildonne. Da
quel che si vedrà steso per loro sarà facile il dedurre anche ciò
che potrebbe aggiungersi per altri stati ; ma non s'è voluto, perchè
si farebbe una gran mole, la quale impedirebbe, uon gioverebbe.
XI.
be qualcheduno mi ricerca , per qual cagione non s'usi il libro
slesso composto dal Santo ? Rispondo , che per la sua brevità
non tutti sono capaci d'adoperarlo.
XII.
Mi piace di concludere questi preamboli con un bel luogo
delle Sagre Carte, che pud servire per titolo a' giorni tre, otto ,
o dieci , ii quali vogliono spendersi in Esercizj, spirituali: e per
appunto intima , che si attenda a Dio , e non ad altro , perchè,
sono giorni del Signore. Eccolo :
FERIE DOMINI

Quas vocabitis sanctissimas et celeberrimas , offeretisque in eis


Domino oblationes (orazioni), holocausta (spropriamenti), et liba
menta (propositi ), juxta ritum uniuscujusque diei, facendo cid che
è prescritto in ogni giornata. Levit. 23.
O che tenere parole ! O come tacitamente persuadono a dar de'
trecento, sessantasei giorni dell'anno una decima ( come per de
cima del tempo ) a Dio ! Valetevene, o mio Lettore. Trovate que
sti giorni o nella settimana Santa , o avanti Natale , o in appa
recchio alla festa dello Spirito Santo ; o quando villeggiate ; in
somma quando potete. Date, o Superiori delle Religioni, questo
comando a' vostri sudditi , o quando sono per pigliar l'abito , o
per far la professione. Pigliatevelo voi, che siete nel secolo, per
dir la prima Messa ; o per aceasarvi; o per intraprendere alcun
grave negozio. Una volta l'anno otto o dieci giorni a Dio, all'a
nima vostra, non sono gittati ; sono ottimamente impiegati, Chi
non avesse comodità in casa per ritirarsi a meditare, si ritiri in
una Cappella od in qualche Chiesa ; e poi torpi a casa quando
o dovrà cibarsi , o riposare.

LAUS DEO
17

DIRETTORIO
DEGLI

ESERCIZJ DI S. IGNAZIO

IMn ogni arte prima di tutto l'artefice concepisce nella


sua mente l'idea dell'opera che vuol eseguire , esamina il
modo di effettuarla secondo i precetti dell'arte , indi, pre
parata la materia e gli stromenti, mette mano al lavo
ro , e secondo l'idea fissatasi conduce a fine l'opera inco
minciata .
Non altrimenti fa s. Ignazio nella grand'arte della no
stra santificazione; comincia a fissare nella meditazione del
fine dell'uomo l'idea di tutto l'edificio spirituale che vuol
costrurre nei santi Esercizj, e questa la prende dallo
stesso grande Iddio e sommo artefice nel crear l'uomo
ad imaginem et similitudinem suam ; stabilisce quindi il
modo di eseguire il suo disegno, e questo è quello tenu
to dal Verbo Incarnato per riformar il mondo, indicatoci
da s. Paolo: Apparuit gratia Dei Salvatoris nostri erudiens
nos , ut abnegantes impietatem et sæcularia desideria, so
brie, juste et pie vivamus in hoc sæculo, expectantes bea
tam spem , et adventum gloriæ magni Dei, et Salvatoris
nostri Jesu Christi (Tit. 2.). Questo stesso modo propone
ed inculca pure a noi s . Paolo di tenere come norma per
lavorare alla salute nostra e altrui , soggiungendo nello
stesso capo : hæc loquere , et exhortare: ed appunto con
forme a questa istruzione di s. Paolo divide s . Ignazio i
suoi Esercizi in quattro parti, ch'egli chiama Settimane,
perchè soleva per un mese intiero trattener in essi il suo
18
esercitante affine di ridurlo a quella perfezione che gli
progetta fin da principio nella prima meditazione del
fine dell'uomo.
La prima settimana corrisponde a quella che chiama
si Vin purgativa , ed è indicata in quelle parole ,> abne
gantes impietatem , et sæcularia desideria. Questa è indi
rizzata a togliere dell'anima il principal impedimento
della salute , cioè il peccato , sradicandone persino le ra
dici che sono gli affetti disordinati del cuore ; il che con
mirabile ordine eseguisce il s. Autore mediante le medi
tazioni sopra il peccato , sopra i novissimi , massime ag
giuntivi ancora gli esami e la confessione, che sono le
materie corrispondenti alle stesse meditazioni.
Scopo della seconda settimana sono quelle altre paro
le , ut sobrie, juste, ac pie vivamus in hoc sæculo : si pro
pone, cioè, in questa la norma di vivere ; Pie, in ordine
a Dio ; Juste, in ordine al prossimo ; Sobrie , in ordine a
>

se stesso. E questo con particolar efficacia e maestria si


eseguisce , mediante la previa meditazione fondamentale
del regno di Cristo, e quelle dell' Incarnazione e Nati
vità di Gesù Cristo, nelle quali si propongono le massi
me principali e le virtù interne , che sono le basi della
vita cristiana , aggiuntevi le meditazioni della sua vita
2

privata e pubblica, ove ci propone in G. C. il modello


delle azioni esterne e comuni .
Nella terza settimana continuasi lo stesso scopo, con
questo di più , cioè di confortare l'esercitante contro tutti
gli ostacoli e contrasti che puonno indebolire le risolu
zioni prese nella pratica delle virtù ordinarie , portando
ancora l'esercitante a praticar atti eroici di virtù sempre
chè ne occorre l'occasione ed il bisogno : il tutto in vista
degli esempi di Gesù Cristo , che si propongono nella sua
Passione , il quale tentatus per omnia ( Hebr. 4. ) no
bis reliquit exemplum , ut sequamur vestigia ejus ( 1. Pe
tri 2. 21.).
19
Lo scopo finalmente della quarta settimana è di confer
mare l'esercitante in questi suoi ultimi e generosi pro
positi , e perfezionarlo ancora in essi, medianti le mcdi
>

tazioni del paradiso , ed amor di Dio , giusta quelle ul


>

time parole di .s. Paolo : expectantes beatam spem et ad


ventum glorice magni Dei Salvatoris nostri Jesu Christi.
E così si assicura la perseveranza bramata nel bene in
cominciato.
Giusta la mente di s. Ignazio queste quattro Settimane
non si debbono prender letteralmente per altrettanti spa
zj di otto giorni , ma piuttosto servono ad indicar la di
visione ch'egli fa de' suoi Esercizi secondo i fini più prin
cipali che si è prefisso , onde ottenere il suo intento d'u
na perfetta riforma dell'uomo : epperò ottimamente pre
valse l'uso di ritenere di ciascuna settimana la sostanza
e il fine, e ridurre gli stessi esercizj a soli otto giorni
intieri, per renderli così praticabili a tutti .
!
20

METODO

DEGLI ESERCIZI DI SANT'IGNAZIO

1. Giorno
di desideri ,
Vista l'idea generale degli Esercizi di s . Ignazio, rima
ne a vedersi il modo d'eseguirli in detaglio , e l'artifizio
mirabile , con cui il santo Autore conduce ogni cosa a
.
fine.
Prima di tutto s. Ignazio ci propone la meditazione
del fine dell'uomo, che contiene come il piano ee l'ab
bozzo de' suoi santi Esercizj , e la pone qual savio archi
tetto per fondamento di tutto l'edificio che disegna eri
gere per mezzo di essi . In questa meditazione s'impara
Eine dell'primjeramente a conoscere chi sia nostro Creatore , di
uomo .

qual materia ci ha fatto , qual forma ci ha dato, per così


meglio conoscere il nostro principio , il vero nostro Pa
drone , i titoli del suo pieno dominio , sia di proprietà ,
Protettore come di giurisdizione che ha sovra di noi. Ci manifesta
S.Agostino. in secondo luogo qual sia l'intenzione espressa di Dio
nel crearci , da cui risultano i doveri dell'uomo, che con
sistono -in sostanza nell'obbligo di glorificar Dio su questa
terra , applicandoci aa conoscerlo , amarlo , e servirlo, con
fare sempre la sua santa adorabile volontà ; e chiamasi
questo il fine prossimo da Dio prescrittoci in questa vi
ta. Ci dimostra in terzo luogo, che se noi col nostro corto
ma fedele servizio glorifichiamo Dio su questa terra , sa
remo noi pure glorificati da Dio in cielo , e questo chia
masi il fine ultimo per cui siamo creati, risultando quin
di ad evidenza la cognizione della nostra origine , della
nostra vera ed essenzial occupazione nel tempo , e della
nostra destinazione nell'eternità ; risultando in sostanza,
21

che l'uomo è tutto di Dio , tutto per Dio , c Dio.tutto per


lui . 8

Dopo la meditazione del fine, segue quella dei mezziMezzi al fi


>
.
per conseguire un tal fine ; ed in questa si dimostra co - ne.
me tutte le creature e tutti gli avvenimenti ancora, ossia
tutto ciò che abbraccia l'ordine della providenza genera
le , tanto più poi tutti gli oggetti , gli avvenimenti , le
circostanze che , secondo l'ordine di providenza speciale,
vengono determinate, ed appartengono allo stato di cia
scuno , si dimostra , dico, come tutto è stato creato e dis
posto da Dio , perchè ajuti l'uomo a conoscerlo , amarlo,
e servirlo ; d'onde ne segue per prima conseguenza, non
doversi mai godere delle creature come fine , ma dover
sene servire come mezzi >, od astenersene come impedi
menti, cioè , per quanto sono o d'ajuto, o d'impedimen
to per conseguire l'ultimo fine. Ne segue per seconda
conseguenza , doversi da tutte le cose create tener il cuor
distaccato , e viverne indifferente, per non errare nell'e
lezione , e nell'uso delle creature , e farne di esse quella
savia elezione, e quell'uso prudente, che a semplici mezzi
si conviene. Indi s. Ignazio viene a specificar gli oggetti,
da' quali dobbiamo tener lontano il cuore. Finalmente
ci suggerisce in qualche modo quella massima regola
trice: quid hæc ad vitam æternam ? o altra simile. Qui
può aggiungersi ancora molto a proposito la meditazione
dell'importanza della salute .
In questa prima meditazione ci dà s. Ignazio l'idea ge
nerale di tutta l'opera de' suoi Esercizj , idea conforme,
>

come si è detto, a quella che ebbe il divino Artefice nella


creazione dell'uomo
' .
Vediamo ora l'artificio con cui eseguisce il suo dise
gno conforme al metodo tenuto dal divin Redentore
nella riformazione del mondo,

PISPLTÁIOTATELLCA
CREMONY
22
2. Giorno
di compun
zione.
Prima di tutto propone a considerare il disordine del
deviamento dal nostro ultimo tine , per il quale l'uomo
volta le spalte a Dio suo ultimo fine , e viene ad amar
Protettore
S. Pietro . disordinatamente la creatura , costituendo in essa quel
fine che ricusa cercar in Dio ; lo che appunto costituisce
il peccato mortale, massimo impedimento per attendere
al nostro ultimo fine. Ora per eccitar contro questo dis
ordine sentimenti d'odio, e d'avversione , ee per farlo più
Castighi delordinatamente , incominciasi da una meditazione delle
peccato. più facili, sia perchè trattasi in questa degli errori e dis
ordini altrai , i quali più spassionatamente sogliono con
siderarsi e ponderarsi da chiunque , e così più facilmen
te si può venire coll'applicazione a conoscere e detestare i
póstri peccati , sia perchè ha qui particolarmente luogo
l'immaginazione che in particolar modo giova usare coi
principianti , perchè d'ordinario più svogliati e dissipati ,
ed è questa la meditazione dei castighi del peccato , colla
quale s’incomincia ad eccitare più efficacemente nel cuo
re il timore d'aver commesso un mostro così orrendo.
Malizia
peccató .
del Indi , per far sempre più odiare il peccato , ed eccitare
anche motivi più perfetti di contrizione , ci si propone
la meditazione della malizia del peccato , considerandolo
in sè , e nelle sue circostanze ;‫ ܪ‬così l'uomo sempre più ;
s'induce ad odiare e detestare un tal mostro , e risolvesi
in conseguenza ad evitarlo per attendere seriamente al
suo fine.

3. Giorno
di disingan Si passa quindi a tentar di distruggere un tal mostro
no .
del peccato mortale nella sua origine e nella sua causa ,
che è l'attacco gravemente disordinato ai beni di questa
Morte . terra ; perciò nella meditazione della morte si dimostra
il nulla e la vanità di questi beni che in un tratto e nel
Protettore più bello ci vediamo scomparire , distacco che sarà tanto
sco Borgia. più duro ed amaro, quanto più si troverà l'uomo in quel
23
punto a questi beni di terra col cuore attaccato . Appa
risce pure in questo meditazione in particolar modo l'as
soluto dominio di Dio , detto di proprietà, sopra gli stessi
beni creati , atteso lo spoglio totale che ne fa Dio all'uo
mo , e l'istesso suo assoluto dominio sopra l'uomo colla
distruzione intimatagli da lui stesso , d'onde l'uomo im
para a disingannarsi veramente, e risolve di staccarsi ef
ficacemente dai beni di questa terra, e maggiormente sti
mare , e servire con tutta fedeltà un tal padrone.

4. Giorno
Nella meditazione poi del giudizio, manifesta Dio par-di'timore
>

ticolarmente il suo dominio detto di giurisdizione; quivi


sempre l'uomo sente la forza di questa padronanza as
soluta di Dio sopra di lui , vedendosi inevitabilmente ci
tato al suo Tribunale per rendergli rationem villicationis
suæ, e da lui inesorabilmente giudicato e sentenziato se- Giudizio.
condo i meriti. Scorgendosi poi in quel punto qual egli
è realmente innanzi a Dio e agli uomini, si guarisce an
cora dalla falsa stima di se stesso, si risolve a disprezzar Protettora
la stima degli uomini ch'è pure l'altra sorgente ben co
mune de' peccati , e propone nuovamente d'evitar seria
mente il peccato per servir Dio solo , per non esser da
lui rigettato in tal punto , e non sentirsi dire : Væ qui
> :

spernis , nonne et ipse sperneris (Isai. 33. 1.).


Finalmente segue la meditazione dell'inferno, la quale Inferuo.
serve a far sentire sempre più l'estrema importanza di
non peccare , e di servir Dio in vita , perchè trattasi qui
vi dopo morte , per chi non l'ha servito, di un'eternità
spaventevole di castighi immensi, inevitabili , consistenti
nella pena del senso per l'attacco disordinato alle crea
ture, e nella pena del danno per l'avversione dimostrata
e

a Dio suo ultimo fine. Tutto questo si è per formar l'uo


mo, direi così, ad abbandonar il peccato, a darsi seria
mente a Dio , e servirlo fedelmente in questa vita.
24.
Figliuol Portata così l'anima in certo modo a voler attender
prodigo.
efficacemente a servir Dio che è il suo ultimo fine, e sa
lutarmente spaventata ad up tempo per la considerazio
ne di così terribile verità , s'incoraggisce poscia colla me
ditazione del figliuol prodigo , in cui gli si dimostra la
Protettrice
S. Maria
facilità di metter in esecuzione la sua risoluzione, sia per
Maddalena. parte di Dio che così ansiosamente aspetta per amore
volmente accoglierlo , ed efficacemente ajutarlo , sia per
parte dell'uomo , non richiedendosi altro da lui che un
voler risoluto .
Qui finisce la prima settimana , ossia la prima parte
degli Esercizj di s. Ignazio , corrispondente alla prima
parte del simbolo , ed alla via detta purgativa , la quale
così si chiama , perchè lo scopo di essa si è di purgar
l'anima, macchiata per il passato da tanti peccati, per via
della contrizione , e del timor salutare eccitato dalla con
siderazione dei Novissimi ,
La meditazione poi del fine dell'uomo, siccome è stata
>

la base delle meditazioni passate, così continuerà pure


a servir di base per tutte le altre meditazioni che si fa
ranno in seguito , le quali non sono più che conseguen
ze , prove, e dilucidazione di quella prima verità fonda
mentale.

5. Giorno
di fervore . Imperciocchè per servir Dio in modo che gli sia gra
to , oltre il primo e massimo impedimento già tolto della
nostra malizia , restava a superarsi ancora l'altro impedi
mento della nostra ignoranza ed impotenza , per cui l'uo
mo nè avrebbe ' saputo come servir Dio in modo a lui
grato , nè aveva forze sufficienti per eseguirlo : abbiso
gnava dunque d'un qualche gran maestro, esemplare, ed
Regno diajuto : epperò viene a proposito la meditazione del regno
Proteitrice di Cristo , oppure quella dei due stendardi , ove ci si
la Sacra Fa
miglia . propone lo stesso Figliuol di Dio nostro supremo Signore
25
fattosi uomo , cioè servo come noi , e per noi tutto occu
pato nell'eseguire la volontà del suo Eterno Padre, ee nel
l'insegnarci ad un tempo colla sua dottrina e coll'esem
pio il vero modo di servir Dio ; ed è questo il gran mae
stro ed esemplare che l'Eterno Padre ci propone e ci
manda di seguire : Ipsum audite (2. Petr. 1. 17.): ed egli
stesso si esibisce a questo fine , invitandoci tutti al suo
seguito , cioè a ricopiar in noi i suoi costumi, e praticar
le sue stesse virtù , dicendoci a tutti :: Ego sum via , ve
ritas, et vita; nemo venit ad Patrem nisi per me ( Joann.
14.6.): promettendoci ancora abbondanza d'ajuti, e gran
dezza di premio ; premio poi tanto più grande , quanto>

più da vicino altri avrà voluto imitarlo. Ella è questa


un'altra meditazione fondamentale, la quale fa strada a
quelle che seguono ; meditazione di tutta importanza, che
generar dee sentimenti grandi di stima, di riconoscenza,
e d'amore verso Gesù fattosi nostro maestro , nostro mo
dello , nostro ajuto , nostra ricompensa ; e più di tutto
generar dee una grande e ferma risoluzione di volerlo ben
studiare ed imitare, affinchè, spogliati dell'uomo vecchio,
ci vestiamo dell'uomo nuovo, come dice s. Paolo : Expo
liantes vos veterem hominem cum actibus suis ,> et induen
tes eum qui renovatur in agnitionem secundum imaginem
ejus qui creavit illum ( Coloss . 3.).
Vista questa risoluzione generale da principio d'imitar neIncarnazio
, Natività
G. C., si discende al particolare, e si esamina primiera - Cristo
diGesù ,
mente di quali massime e virtù interne dobbiamo inve
stirci con Gesù ; epperciò ci si propongono le meditazio
ni dell'Incarnazione e Natività di G. C., nelle quali s'in
segna l'umiltà e il distacco almen di cuore dai beni di
questa terra , come disposizioni interne fondamentali, e >

indispensabili per ogni cristiano che vuol seguire Gesù


Cristo.
26
6. Giorno
di
ne .
divozio Segue poi la meditazione della vita privata di Gesů
Vita priva
ta di Gesù
Cristo , ove impariamo a conoscere i pregi della vita ri
Cristo . tirata e comune , come dobbiamo adempiere i doveri di
pietà verso Dio , e i suoi vicarj che sono i nostri superio
ri, come pure i doveri annessi al proprio stato .
Vita pub
blica
Indi nella meditazione della vita pubblica di Gesù
.
Cristo l'istesso divin Maestro ci serve di modello nel
trattar col prossimo, mostrandoci col suo esempio , che la
nostra carità dev'essere dolce , benefica, universale come
la sua .
Quanto si è proposto fin qui egli è per formar l'uomo
nell'interno , e nell'esterno, per eccitare, cioè , e promuo
vere le disposizioni interne e le virtù comuni che ricer
cansi in ogni fedel cristiano , affine di vestirlo di G. C.,
giusta l'espressione di s. Paolo : Induimini Dominum Je
sum Christum ( Rom. 13. 14.) , e così manifestarsi a tutti
per suo vero seguace , ut et vita Jesu manifestetur in cor
poribus vestris , come per ben due volte ci ripete s. Paolo
nello stesso capo 2. ad Corinth. 4.

Giorno
di fortezza .Siccome però occorre talvolta trovarsi il cristiano in
cimenti, e tentazioni straordinarie portate o da assalti
Passione diintervi,> come da fortissime apprensioni, noje , tristezze ,
scoraggiamenti , oppure da assalti esterni , come persecu
>

zioni , calunnie , ingiustizie , disgrazie , ovvero dall'orrore


Povero, Ge-al patire , e simili , così viene in seguito proposta a me
Cal
2

vario la lan- ditare la Passione di G. C. nell'orto , ne' tribunali , sul


cia gli tra
passa la
carne , nell' Calvario , perchè impariamo e risolviamo ad imitazione
ortoil cuore del nostro divin Maestro a riportar in simili occasioni
rata . qualunque vittoria su di noi stessi, a sacrificar a Dio, oc
Mariaorss:
Addolo

piacere co correndo , comodi , beni , onori, amici, la vita stessa ,


Nell'ortodel
minciò il
peccato , pronti a praticar con Gesù qualunque atto eroico di co
el porto, delraggio , umiltà , distacco , povertà , di pazienza per non
ddore >

Feste soddis-offender Dio, ed anche per imitar Gesù Cristo più da vi


fazione.
27
cino. Lo scopo dunque di queste meditazioni della pas
sione si è di fortificarci a vincere qualunque difficoltà
per servizio di Dio.

Qui terminano la 2.a e 3.a settimana degli Esercizi di Giorno


di letizia .

s. Ignazio , che corrispondono alla 2.a parte del Simbolo,


ed alla via illuminativa così chiamata, perchè Gesù Cri
sto , che è quella luce vera , quæ illuminat omnem homi
nem venientem in hunc mundum, vien proposto in questa
via per maestro ed esemplare , ed anche perchè la virtù
da per sè illumina l'uomo, e lo alletta, e conforta al be
ne. Siccome poi Gesù Cristo non solo è luce che illumi-,tuttiProtettor
gli An
i
ed i
na , ma è anche luce che infiamma e riscalda , nè altro Santi
> gioli del
brama che l'accendere nei nostri cuori il suo divino a- cielo .
more , siccome ci manifesta egli stesso , dicendo : Ignemi
veni mittere in terram , et quid volo nisi ut accendatur ?
>

( Luc. 49. 19. ) : e siccome anche nulla v'ha di più illu


minativo ed allettevole quanto la carità , perciò si passa
a stabilire questa virtù nell'anima , affine di rimediare
per una parte alla nostra incostauza , e rassodare per al-.
>

tra parte per l'avvenire, e perfezionare quella buona vo


lontà che si è concepito di servir Dio , e d'imitar G. C.
più da vicino.
Proponesi pertanto primieramente la meditazione del Paradiso .
Paradiso , in cui facendosi vedere come l'uomo trovast
così ben rifatto de' suoi sacrifizj, e de' suoi patimenti per
Dio al di là d'ogni sua aspettazione , ne segue, ch'egli
null'altro più cerca , nè gusta , che le cose celesti, giusta
>

l'avviso di s. Paolo : Si consurrexistis cum Christo , quæ


sursum sunt quærite, quce sursum sunt sapite, non quce su
per terram ( Col. 1.): epperò s'incoraggisce allora sempre
più a tutto intraprendere col massimo impegno , con al
legria , con perseveranza .
Ma siccome per una parte nullum violentum perpetuum
28
e per l'altra amanti nihil difficile ; perciò, affinchè niente
e

si eseguisca per forza, ma tutto con amore , come si è


2

detto , e in conseguenza colla maggior perfezione, e con


>

perseveranza , proponesi per ultimo la meditazione del


Amor di l’Amor di Dio, nella quale, oltre l'esposizione de' motivi
Dio .

fortissimi che c'iaducono ed amar Dio, espone pure san


t'Ignazio nella stessa meditazione dell'Amor di Dio il mo
do di servirsi delle creature per alimentare sempre più
questo divino amore , affinchè così le stesse creature che
si fecero servire per il passato di eccitamento ad offender
Dio , ci servano per l'avvenire di stimolo continuo ad
amarlo giusta il fine per cui sono create ; e con queste
due ultime, meditazioni viene a richiamar nuovameute
l'esercitante senz'accorgersi alla 1.a meditazione del fine
dell'uomo , che consiste in sostanza nell'amar Dio con
tutto il suo cuore in questa vita, servendosi delle creatu
re a questo fine create , e nel goderlo eternamente nel-
>

l'altra. Questa è l'ultima meditazione, colla quale il Santo


lascia in certo modo all'esercitante per tutto ricordo il
detto di S. Agostino, ama, et fac quod vis ; e qui termina
la quarta ed ultima settimana , ossia l'ultima parte degli
>

Esercizj di s. Ignazio, corrispondente all'ultima parte del


Simbolo , ed alla via unitiya , così detta , perchè l'amore
di sua natura tende all'unione .
Dal sia qui detto si vede, che il santo Autore eseguisce
coll'esercitante nel decorso di questi Esercizi ciò che di
ce s . Paolo ( Gal . 4.) : Vos iterum parturio , donec forme
tur Christus in vobis, cioè , non conie a getto , ma a la .
voro di scalpello , appunto come fa uno statuario con
quel pezzo di legno, con cui disegna far una bellissima
statua, poichè prima egli lo dirożza , lo sbozza , dopo al
tentamente lo lavora, gli dà la forma, finalmente gli dà
l'ultima mano , e lo perfeziona; così un gran peccatore
entrato in questi Esercizj, se pur li fa bene , in pochi di
può divenir santo, almeno quanto alle disposizioni in
29
terne , null'altro rimanendogli che il metterle poscia in
esecuzione con una fedele e costante pratica .

P. S.

Dovendosi dar gli Esercizj in case di ritiro ove si so- elezione


Giorno. di
gliono proporre tre meditazioni al giorno , massime quan
>

do si dettano a persone ecclesiastiche , o anche secolari ,


ma capaci di aspirare alla perfezione, sarebbe opportu
e
nissimo , dopo la meditazione del Regno di Cristo e della
sua vita , prima di proporre a meditar la passione', im
piegar un giorno a meditare i due stendardi, le tre classi
d'uomini, ed i tre gradi d'umiltà che comunemente si
tralasciano.

sten
Lo scopo della meditazione dei due stendardi si è que- Daredi.
sto. Non essendovi tempo di riandar tutta la vita di G. C.,
e quindi meditare ad una ad una tutte le sue particolari
virtù per imitarle , si viene in questa meditazione a fissar
bene , e proporre chiaramente, in cosa consista lo spirito
di G. C. che dobbiamo ricopiare in noi ; e perchè me
glio si scopra , si mette in confronto collo spirito contra
rio del demonio, perchè così si comprenda bene in cosa
consistono le massime che sono la materia delle tenta
zioni del demonio , e le massime, ossia la materia delle
ispirazioni di Dio ; in esse pure si scopre il modo con
cui suole operar il demonio nelle anime, e il modo con
cui suole operar Dio.
Perciò da bel principio, nei preludj di questa medita
zione , s. Ignazio ci dipinge il demonio con suo stendardo
di libertà in mano , assiso sopra una cattedra di fuoco,
circondata da fumo , volgendo fisso lo sguardo per tutto
il mondo. Questo sguardo fisso per tutto il mondo, deno
ta l'amore sregolato ed insaziabile ai beni di questa terra ,
30
che vuole inspirare ; il fuoco, significa il fuoco della con
cupiscenza ; e il fumo , denota gli onori , onde vuole ec
citarne i sentimenti . La sua cattedra significa poi il ba
ratro della superbia, in cui finalmente cerca di preci
pitar le anime , sempre inspirando orrore ed avversione
alla povertà , ai patimenti , alle umiliazioni , come cose
che gli si oppongono; e questi sono gli oggetti , e la ma
teria, su cui si raggirano le tentazioni del demonio ; e qui
consiste lo spirito di libertà proposto nel suo stendardo
che tiene inalberato .
All'opposto , dipinge s. Ignazio il divin Salvatore no
stro capitano assiso in luogo umile, che tutti pure invita
a militare sotto lo stendardo della sua croce, di cui li tre
chiodi significano povertà, patimenti , umiliazioni , e qua
lunque vittoria di se stesso da riportarsi per Dio; e questi
sono gli oggetti che c'invita G. C. ad abbracciare , inspi
randoci ad un tempo a rinnovare le rinuncie fatte nel
santo Battesimo per seguir lui solo , essendo che l'attac
co alla roba , ai piaceri , agli onori , è un vero impedi
1

mento di andar a Dio , e questa è la materia solita ed


a

essenziale, su cui si raggirano le inspirazioni di Dio.


Di più , descrive s. Ignazio , starsene Lucifero a sedere
sulla sua cattedra presso Babilonia , città di confusione ,
con un sembiante turbolento , inquieto e triste , per così
esprimere non solo le sue massime che sono la materia e
la sostanza delle sue tentazioni , ma anche il modo con
cui attaccar suole le persone dabbene che già si son date
a servir Dio davvero (*). Poichè vedendo egli , che non
( * ) Notisi, che quivi si tratta del modo, con cui suole operare lo spi
rito di Dio, e del demonio, colle persone che suppongonsi già convertite
e date a Dio : poichè colle persone ancor da convertirsi occorre pre
cisamente l'opposto, come altrove avverte sant’Ignazio, poichè cerca il
demonio di tenere queste anime date al vizio , contentc , e tranquille
nello stato di peccato , e far loro disprezzar i timori e rimorsi di co
scienza. Il Signore , al contrario , vuole eccitar nel loro cuore , noje ,
timori, rimorsi, e spaventi dei giudizi di Dio , appunto per isvegliarlo
da
lal letargo in cui giacciono del peccato mortale.
31
riuscirebbe punto con esse , se loro , proponesse aperta
mente subito da principio di partecipare nell'essenziale
delle sue massime , cioè d'attaccarsi a roba, piaceri , ono
ri , tenta almeno , che incomincino in qualche modo a
>

partecipare dell'accidentale , cioè del suo modo d'agire,


per cosi assomigliargli in qualche cosa , e per così dire ,
nell'esterno ; epperò propone loro da principio solamente
apprensioni, turbazioni , timori , tristezze , malinconie ,
tutte cose raffigurate nel tristo sembiante di Lucifero , e
nel suo inquieto modo di agire per così cominciar a sco
raggiarle , e allontanarle dal bene , per poter poi dopo
suggerire qualche cosa di più appartenente alla sostanza
delle sue tentazioni , e relativa alle sue massime ; ed è ap
punto ciò che fa avvertire sant'Ignazio in questa medita
zione , affinché quando ci sentiamo agitare da simili tur
bazioni , scoraggiamenti, tristezze , conosciamo , provenir
queste dall'inimico del nostro bene , e sappiamo, che il
>

seguirle sarebbe già assomigliargli almen nell'esterno


e nell'accidentale. Laonde vuole, che procuriamo risoluta
mente di disprezzare simili sentimenti , pacificar subito
il nostro cuore , portarlo alla speranza , e rallegrarsi in
Dio , ed appunto per questo s. Ignazio ci rappresenta
Gesù sedente in un campo presso Gerusalemme, città di
pace, con aria tranquilla, mansueta , pacifica, e contenta,
2

perchè lo imitiamo anche in questa parte , sebbene non


così essenziale , affinchè, oltre le sue massime, ossia, oltre
la sostanza del suo spirito , s'abbracci pure il suo modo
>
di operare , e così l'imitiamo nell'interno, e nell'esterno,
cosa che tanto contribuisce a tenerci sempre lontani da
gli assalti del demonio, e perfezionarci nell'imitazione di
Gesù Cristo , ed a procurarci la perseveranza nel bene.
Ci propone finalmente S. Ignazio la parlata che fa
ciascuno dei due Capitani a' suoi ministri , affinché que
sti , oltre il professar lo spirito del loro rispettivo Capi
tano , l'ajutino pure a far gente del loro partito. Questo
32
punto è particolarmente dettato per gli Ecclesiastici, af
finchè secondino i disegni di Gesù Cristo di salvar ani
me il più che possono, secondo lo spirito della loro voca
zione , e vengano particolarmente aa ciò impegnati col con
fronto di quello che fanno i seguaci del demonio per
perder le anime nell'inferno.

Tre classi
d'uomini, Segue a questa meditazione quella delle tre classi d'uo
mini , la quale consiste nello scoprire tre sorta di volon
tà per eseguire le risoluzioni che si prendono di servir
Dio , e d'imitar Gesù Cristo.
La prima classe d'uomini s'assomiglia a quegli amma
lati , che vorrebbero guarire, ma sempre differiscono di
prendere alcuna medicina ; vogliono questi il fine, ma
non i mezzi ; e si chiama questa in sostanza velleità , ma
non volontà ; nè punto giova nel servizio di Dio.
La seconda classe assomiglia a quegli ammalati che vo
gliono guarire , e in fatti prendono dei rimedj ; ma quelli
soltanto che loro piacciono , e non altrimenti. La volontà
di costoro è ristretta , e condizionata , e facilmente cede
>

all'incontro delle difficoltà ; questa volontà neppure è


sufficiente pel nostro fine.
La terza classe s'assomiglia a quegli ammalati che vo
gliono guarire efficacemente, perciò prendono qualunque
rimedio proposto, per disgustoso che sia ; e questa volontà
è quella che devesi avere nel servizio di Dio , e nell'im
pegno d'imitar di Gesù Cristo.

Tre gradi La meditazione dei tre gradi d'umiltà consiste nel far
d'umiltà.. vedere, che questa volontà veramente efficace di servir
Dio, cioè di distaccarsi dall'affetto disordinato delle crea
ture , e d'imitar Gesù Cristo , ha i suoi gradi .
Il primo, ed inevitabile, si è d'esser pronto a distac
33
carsi da tutto il creato , cioè, esser pronto a perdere qua
lunque bene , soffrire qualunque male , la morte istessa ,
piuttosto d'offender Dio gravemente.
Il secondo grado si è , d’aver simile disposizione piut
>

tosto che commetter peccato veniale deliberato.


Il terzo grado poi, eziandio fuori del pericolo d'offen
der Dio anche solo venialmente , si è di preferir sempre
nella stima, ed esser pronto ad abbracciare realmente ad
ogni cenno della volontà di Dio conosciuta , la povertà ,
le umiliazioni , i patimenti , la morte stessa solo per imi
tar Gesù Cristo più da vicino.
Osservisi bene, che il primo grado conserva ancor del
l'attacco disordinato, non però gravemente, verso se stes
so , e verso le creature, mentre non è disposto a spogliar
sene , o a patire , eccetto per evitare il peccato mortale.
>

Il secondo conserva ancora qualche stima ed affetto ai


beni di questa terra, e l'avversione al patice , ma non più
in modo disordinato , perchè è disposto a sacrificar tutto,
o patire qualunque cosa per evitar il peccato veniale.
Il terzo è veramente libero e perfetto , perchè distac
cato da tutto il creato ; ama anzi e preferisce la povertà ,
le umiliazioni, e i patimenti di Gesù, per rassomigliargli
maggiormente. E questo è il grado di perfezione, a cui
tende far aspirar s. Ignazio il suo esercitante , se ne è ca
pace : ed è poi per confermarlo in questo grado , che pro
pone in seguito le meditazioni della Passione di G. c . ,
perchè gli servano sempre più di spinta , di modello , e
di conforto nelle azioni ardue ed eroiche.
34
EPILOGO
DEGLI

ESERCIZJ DI S. IGNAZIO

I. In questi l'anima grandezza del suo ultimo fine si convince di


penetrata dalla necessità d'attenderyi seriamente non aver

( primo principio,semprechè non ha ricevuto


attribuito a lui solo ogni bene
operato
riconosciuto
Dio per se stesso
ultimo fine, semprechè
in vecé d'ordinare
giusta il voler
tutti i suoi atti
di Dio , preferì nell'affezione le creature al Creatore.
se stesso
riordinar
Perciò si risolve di tutte le sue azioni

rimediare alle sue perverse affezioni


una vera compunzione di cuore
purgar l'anima dalle sue ree
affezioni , previa un vero spirito di penitenza
con
+

precauzionarsi per non più peccar ip avvenire per non arrischiar


la sua salute,
E questa è l'operazione della Prima Settimana, ossia Prima Parte degli
Esercizj, relativa alla via purgativa.

la necessità
II . Riconosciuta di servir Dio , nè potersi servire in modo
l'obbligo
maestro
a lui accetto, che con imitar Gesù nostro modello l'anima si ri
ajuto }
ragione
modellare sulle massime del Vangelo le sue azioni,
che già si decise di moderare secondo la virtù
solve di interno virtù quotidiane
ricopiar Gesù nell' riguardo alle
esterno azioni comuni
di cui v’ha frequente occasione.
E questo è lo scopo della Seconda Settimana degli Esercizi di S. Ignazio,
ossia Soconda Parte, relativa alla prima parte della pia illuminativa.
35
vivere secondo l'abito della virtù
IlI. Dopo aper presa
la risoluzione di
ünitar Gesù nelle virtù quotidiane
difficoltà
guardarsi dall'eseguirlo languidamente , e molestie
lasciarci vincer dalle gravi
contradizioni
conviene
fortezza
prendere la risoluzione di servir Dio con
generosità.
stendardo della Croce
Per questo il invita ad arruolarci sotto lo
nostro
amabilissimo
Gesù ci
promette grandi ajuti se accettiamo Pinyito.
ricompense
superar qualunque difficoltà si possa incontrare
occasioni difficili
nelle e nel modo d'agir per
fetto
azioni ardue
In conseguenza di
quest'invito servir Dio con atti eroici
l'anima
si risolve di modellare le sue passioni sugli esempi di Gesù
paziente , modello delle virtù eroiche ne'
straordinari
casi
imprevisti.
Questo è l'oggetto della Terza Settimana , ossia Terza Parte degli Eser
cizj , relativa alla seconda parte della via illuminativa.

IV. Risoluta l'anima d'imitar Gesù Cristo anche con atti eroici , ma
persuasa ad un tempo della sua incostanza , cerca il modo di con
della speranza del Cielo
fermarsi ne' propositi per via D'onde ne

nasce
( l'allegria
dell'amor di Dio Cicero
e l'unione con Dio , ottimo mezzo per la
la pace interna
l'apice della perfezione
perseveranza , che a un tempo è
il fine degli Esercizj di S. Ignazio.
finisce la Quarta Settimana, ossia Quarta Parte degli Esercizj,
>

E qui relativa alla via unitiva ;


terminano pure gli Esercizj di S. Ignazio.
36
N. B.

diverte à malo nella i .

‫܀‬
In questo modo si effettua fac bonum pella 2. settimana ,
il detto dello Spirito Santo
nella
inquire pacem
non rimanendovi altro che il persequere eam,
speculativamente soltanto , ma realmente in pratica
comunque , ma con ordine, giusta le regole appro
vate dalla Chiesa
E tutto questo
si opera non
impiegandovi gran tempo, ma dieci giorni
probabilmente , ma di certo.
quell'ordine ( il S. Autore
danno con che suggerisce
quelle avvertenze l'esperienza
Seppure si
attenzione
fanno con quell? che si richiede.
esattezza
37
COROLLARIO

I. Dunque gli Esercizj di Sant'Ignazio non consistono solamente


( passar alcuni giorni nella quiete dell'orazione
a Dio solo
nel
impiegar maggior tempo per attender
all'anima sola}; ma con
all'intelletto

sistono nel meditare una serie di verità, non comunque una dopo l'altra,
ma una in conseguenza dell'altra, le quali unite con ordine presentano
adattata a ciascuno
credere
un'istruzione come completa diquanto Dio
s'ha principalmente daloper
operareverso il prossimo
se stesso

una vera fonte di verità , e miniera inesauribile di divina sapienza;


una macchina petentissima per espugnare il cuore
al ntà
to

passato conoscere
quan
volo

un metodo efficacissimo per purgar l'anima piangere


alla

dalle ree affezioni con farle confessare

una scienza pratica per avanzarsi ,quotidiane diGesù


coll’imitazione delle virtù eroiche
presente
un metodo canonico, ossia approvato dalla Chiesa per
santificarsi grandemente
interna
avvenire
{uun piano di riforma esterna
che dura .

genere, uno stromento potentissimo della Divina Gra


In somma zia per la riforma universale del mondo.
gliEsercizi
di S.Ignazio santo
sono in particolare, unscuno
metodo sicuro per cia
di farsi gran santo 9 e

presto.

II. Dunque gli Esercizi di S. Ignazio meritamente si possono preferire


a qualunque altro genere di predicazione, tanto più se vi si aggiunge,
che detti Esercizj sono stati dettati al Santo da Maria Santissima.
L'esperienza dimostra quanto siano benedetti dal Signore, atteso il gran
danno
dissimo frutto che se ne vede, semprecehè si come si deve.
fanno
38
FORMA
DI CIASCUNA MEDITAZIONE

1. Un Esordio breve seguito da una divisione semplice,


chiara , e di punti precisi , con un preludio per fissar
l'immaginazione, affinchè non ci disturbi colla sua diva
gazione , oltre una brevissima orazione preparatoria per
chieder lume e grazia pez; ben meditare.
II, Esporre con semplicità e con tutta chiarezza la ve
rità proposta in ciascun punto, ragionare seriamente sopra
di lui,dandola,provandola colla ragione, coll'autorità della
sacra Scrittura , de' Padri, con esempi eziandio e simili
tudini, in modo che l'intelletto dell'uditore ne resti ben
convinto ed impresso‫ ;ܪ‬farne in seguito una forte appli
cazione ai costumi , scendendo alla pratica , per far co
noscere per il passato i mancamenti commessi , e farli
piangere ; proporre inoltre le risoluzioni per l'avvenire ,
sciogliendo le difficoltà , in maniera che la volontà si
senta mossa e disposta ad incominciar fin d'ora a prati
care ciò che si è proposto ; non dimenticando però d'in .
serirvi di quando in quando nel decorso della Medita
zione , sebbene con moderazione , quelle pie aspirazioni
ed affetti che sembrano opportuni, ed anche talvolta
>

qualche fatto , ossia esempio , come si è detto.


III. Al fine della meditazione fare un colloquio, in cui,
a guisa di ricapitolazione , si suggeriscano gli affetti per
far confessare e piangere i mancamenti commessi per il
passato ; si propongano per il presente le risoluzioni con
venienti , efficaci, eccitate dal richiamo dei pensieri prin
cipali che si sono proposti nel decorso della meditazione:
finalmente si ricorre per mezzo di Maria Santissima a
Gesù Cristo , e per esso all'Eterno Padre , affine di otte
ner le grazie opportune per metter in pratica in avvenire
le risoluzioni fatte.
39
RIFLESSIONI
DA FARSI SULLA MEDITAZIONE

CHE SI È FATTA

Tra le osservazioni che potrebbonsi fare sulla medita


zione fatta , si debbono avere particolarmente in mira le
seguenti :
I. Se la meditazione in quanto alla materia sia secondo
il metodo di S. Ignazio , e se contiene tutte le parti sud
dette riguardanti la forma ; inoltre se non si uscì mai ,
almeno notabilmente , fuori del soggetto proposto a me
ditare ; se non vi sieno state ripetizioni inutili ; se lo
stile sia pulito bensì , ma nello stesso tempo semplice ,
chiaro , ed alla portata di tutti , avendo unicamente di
>

mira il giovare al prossimo , e non mai il far pompa di


erudizione e di talento, altrimenti cercherebbesi piụtto
sto se stesso, che non le anime .
II. Deesi osservare (* ), che non s'avanzino certe mas
siñe dottrinali , ossia proposizioni appoggiate a sistemi ,
>

ed opinioni umane , e non all'insegnamento universale


della Chiesa , quale solo dee aver di mira l'orator sa
>

cro ; proposizioni che tendono piuttosto ad destructionem ,


che ad ædificationem , cioè , che in pratica servono più
ad allontanare, che ad animare le anime al servizio di Dio;
proposizioni appoggiate ad espressioni isolate e troppo
letterali della sacra Scrittura, delle quali i nemici della
>

(*) Vedi Riflessioni esposte in due Discorsi recitati in Romanel 1803.


con approvazione di Sua Santità a' giovani chierici della pia unione di
S. Paolo da Monsignor Gioachino Tosi, Segretario di S. S. per le lettere
latine , ed allora Consultore Teologo della S. Congregazione sugli affari
ecclesiastici, stampati in Roma presso Lazzarini. Quanto si propone in
questa memoria è come un estratto di questi Discorsi,
40
Religione sogliono particolarmente in questi tempi ser
virsi contro la Religione medesima (*).
Noi dobbiamo aver sempre innanzi agli occhi quel
detto dello Spirito Santo : Sentite de Domino in bonitate :
epperciò dobbiamo procurar prima in noi stessi senti
menti degni di Dio , per ispirarli poi anche negli altri ,
>

ed ottener così il fine d'amarlo , e farlo amar da tutti. ‫ܪ‬


che se debbonsi anche dire delle verità forti e spaven
tose , massime trattandosi de' Novissimi , non mai però
>

dobbiamo dimenticarci di suggerire opportunamente


qualche sentimento di confidenza, per non rischiar d’in
sinuare qualche falsa idea di Dio , e portar qualche ani
ma alla diffidenza , o disperazione.
>

III. Guardarsi dal proporre con franchezza , quanto ai


punti di morale , quasi decisione della Chiesa , qualche
opinione d'autori privati , come importante stretta ob
bligazione di coscienza , massime sub gravi , vale a dire
( si ponderi bene questa parola ) sotto pena di perder i
tesori inestimabili della grazia , dell'amicizia di Dio , ee
>

del Regno de' cieli , ed incorrere la dannazione eterna ;


perchè questo sarebbe un usurparsi il diritto privativo
della Chiesa , decidendo ciò che essa non ha ancor de
ciso , mentre che da Sion solainente exibit lex , et ver
bum Domini de Jerusalem ( Is. 2. 3.). Questo sarebbe ar
rogarsi l'autorità d'imporre delle 8bbligazioni nuove ,
mentre la Chiesa , la quale sola sa misurare le nostre
forze, ed adattarne il conveniente peso, usa tutta la ri
serva , dicendoci in tutti i tempi all'occasione d'imporci
qualche obbligo : Visum est Spiritui Sancto , et nobis ,
nihil ultra imponere vobis oneris, quam hæc necessaria
( Act . 15. 28. ).
Questo sarebbe dunque proporre per insegnamento
della Chiesa ciò che non• è che inseguamento di persona
( *) Vedasi particolarınente Bergier, Traité de la vraie Religion ‫ ;ܪ‬item
Enciclopédie Théologique du même auteur .
45
privata, mentrecchè il ministro della parola di Dio deve
poter dir sempre a ' suoi uditori col Divino Maestro : Do
ctrina mea non est mea, sed ejus qui misit me ( Jo. 7. 16.),
nempe Ecclesiæ . Deve egli in somma esser banditore sin
cero di non altro che delle decisioni della Chiesa sui
dommi della Fede , o sui precetti di morale ; altrimenti
facendo, esce fuori deila missione, ee falsamente pretende
di parlar a nome della Chiesa , dicendo ciò ch'essa non
ha mai detto. Perciò il Concilio di Trento cosi espres
samente divieta , incerta evulgari et tractari ( leggasi sess.
10. decret. de purg.), e Benedetto XIV . pronuncia , che
non feratur omnino, privatas sententias veluti certa ac de
finita Ecclesiæ dogmata a quopiam obtrudi. Leggasi la sua 1

Costit. Sollicita et provida. Nè cessa nell’aurea sua Opera


del Sinodo Diocesano d'inculcare questo stesso ai Vescovi :
veggasi particolarmente tutto il libro 7. di detta Opera.
Perciò saviamente prescrive S. Francesco Saverio a ' suoi
cooperatori nelle missioni dell'Indie : « In concionibus
cave unquam proponas argumenta dubia contrariis per
plexa Doctorum sententiis; certa et perspicua seligi oportet
quæ populo traduntur » ( Epist. 3. lib. edit. Bonon. ) :
per questo motivo , massime perchè non ha da trattare
solo con contadini, ma con persone colte, a cui non ba
sta il dire , la cosa va così , così siete obbligato ; ma bi
sogna persuaderle ; è necessario lo studiare a fondo la
teologia morale non sopra un autor solo , ma sopra varj ,
ed esaminar bene i principi e le ragioni, perchè , fuori
di ciò che vi ha di dispositivo , lo studio della morale è
piuttosto un ragionamento unito al buon senso , nè con
viene esaminar solo i moderni , ma anche gli antichi >, e
>

più accreditati , e nella moltiplicità sarà sempre cosa pru


е

dente dar la preferenza a quegli autori che più parteci -


pano del divino . Fra questi , per esempio , abbiamo pa
> >

recchi Santi , che trattarono ex professo di morale , come


S. Antonino , S. Tommaso d'Aquino , S. Raimondo di
42
Pennafort, il Beato Angelo da Chivasso. Dopo questi è
bene attenersi alli suggeriti dai medesimi Santi : ora il
Toledo , il Reginaldo , il Lessio sono tre autori lodati e
>

proposti da S. Fraueesco di Sales. Fra i moderni poi ab


biamo le Operette del B. Leonardo da Porto Morizio , e
particolarmente abbiamo la Teologia morale del Beato
Alfonso de' Liguori: essa è un corso compito di morale ,
il quale fu pure ristretto in tre tometti dallo stesso Au-:
tore su ciascuna questione : massime nell'Opera grande
trovasi ciò che difficilmente si trova negli altri Autori ;
trovansi cioè rapportate tutte le sentenze di tutti gli al
tri Autori antichi e moderni, coi loro fondamenti, e ra
gioni, colle debite indicazioni, risparmiando così il tempo
e l'incomodo di andarli esaminare in fonte, e confrontarli
fra loro , il che molte volte non si potrebbe per man
canza di libri o di tempo. Quest'Opera è come una bi
blioteca di tutti i moralisti. Aggiungasi, che quest'Opera
del B. Liguori venne lodata da Benedetto XIV , anche
prima che fosse venerato sugli Altari. Inoltre tutte le
Opere di quel Beato furono esaminate dalla S. Congre
gazione in Roma, la quale dichiarò , esservi in esse nihil
censura dignum , li 17. Settembre 1803. Morì il suddetto
Beato il i . d'Agosto 1787. d'anni go., mesi 10., giorni 5.;
fu beatificato con decreto delli 6. Settembre 1816. , cioè
in meno di 30. anni , attesa la sua gran santità , ed è già
richiamata la causa della sua santificazione con decreto
delli 28. Febbrajo 1818.
.

43
$
ISTRUZIONE
PER CHI DÀ GLI ESERCIZJ SPIRITUALI
A COMUNITÀ DI PERSONE O SECOLARI
O NON AVVEZZE

NÈ AL RITIRAMENTO NÈ ALL'ORAZIONE

Singolare avvertenza si ricerca nell'occupare con frutto


tai persone : sì perchè la novità dell'opera ingombra la
mente di chi l'intraprende, nè la lascia concepire qual è :
si perchè nell'atto stesso nascono alle volte riacrescimenti
e malinconie , alle quali l'uomo abbandonandosi, perde
>

quel frutto che per altro avrebbe cavato. Chi presiede a


questa funzione vigili con modo speciale, acciocchè il de
monio non prevalga.
Primieramente, oltre il raccomandare aa Dio le persone
a sè confidate , procuri di trattenersi più che può con
esse , massimamente quando sono molte che insieme si
occupano negli Esercizj . Il che si fa coll'adunarle spesso
nel luogo destinato all'istruzione di ciascun esercizio in
qualunque ora prescritto : ed essendo cosi adunate, spie
ghi loro con minatezza quanto hanno da praticare in ca
mera. Per esempio , nell'assegnare la meditazione , si
spenda qualche notabil tempo , sminuzzandola in guisa ,
che sieno come del tutto raccolte le considerazioni, sulle
quali s'hanno a fermare quando saranno da sè. Così ,
quando hanno da far l'esame sopra i loro portamenti abi
44
tuali , convien di nuovo congregarle , e sminuzzar ben
bene comte debbano ciò praticare ; mostrando molto par
ticolarmente i capi che hanno a scorrere. E parimenti do
vendo notare i sentimenti spirituali , e i propositi , con
vien loro additare la maniera di stenderli. E l'istesso dico
degli altri esercizj , ne' quali sogliono impiegare il tempo,
come si dirà.
Con grande sollecitudine si dee procurare , che non
restino mai oziose. E perciò la distribuzione delle ore è
utilissima a questi Esercizj. E ciascuno degli esercitati sarà
molto ajutato , se ne avrà una copia nella sua camera ,
oltre la comune , la quale convien tenersi da chi dà gli
Esercizj , a fin di poter a suo tempo avvisare col segno
del campanello.
Giova ancora insinuare a chi s'esercita , che sbandisca
dalla sua camera ogni oggetto distrattivo da Dio. Perciò,
quando si potesse, bisognerebbe scegliere tal luogo , in
cui nulla fosse che il letto , la tavola , l'oratorio col Cro
cifisso , ed altre divote immagini ; nè altri libri se non i
permessi da chi dà gli Esercizj .
La sera , prima di cominciare , congregati gli eserci
tandi >, dovrebbe chi presiede spiegare che sorte d'occu
pazioni sieno per esser le loro 7, e come s'abbiano a por
tare. Poi inginocchiati tutti insieme , sarebbe cosa molto
utile, se con un colloquio al Signore indirizzasse l'inten
zion di tutti a gloria di S. D. M. , con chiederle ajuto per
la funzione da farsi, ed offrirle la volontà di ciascheduno
pronta ad aprire il cuore a Dio , per eseguire puntual
mente quanto conoscerà di suo servigio.
Deve impiegarsi piuttosto assai tempo , che poco , nel
proporre i punti della Meditazione . Facendo una spiega
zione alla carta , su cui è notata la materia da meditare ,
almeno di mezz'ora , ed anco più , se occorre . Perchè in
tal guisa chi ascolta riporta l'intelletto pieno di varj,e
santi pensieri .
45
Terminato di dar la meditazione , sarà utilissimo far
un breve colloquio al Signore , con chiedergli la sua
grazia , a fine che possano ben penetrarsi le verità pro
>

poste .
Quando si torna a dar nuova meditazione , giova as
saissimo 'recapitolare la passata a' piedi del Crocifisso ,
con rinnovarne i punti , e cavarne que propositi ed af
fetti, i quali per altro la persona dovrebbe aver fatto in
camera . Così si viene a praticamente insegnare come si
abbiano a portare quei che si esercitano.
Pel tempo immediato alla refezione, sia provveduto
>

chi dà gli Esercizi di cose con le quali possa trattenere


utilmente e dolcemente gli esercitantisi , massimamente
giovani e secolari. Il raccontare devoti esempi è utile.
Ma crederei fosse assai meglio scorrere le operazioni pro
prie dello stato di tai persone, e prescriver loro il modo
di farle bene , e coram Deo, e coram hominibus. Comin
ciando dal levarsi loro dal letto la mattina sino al tor
narvi la sera. E ponderando non solo le spettanti a Dio,
ma ancora al prossimo ; e le stesse opere indifferenti ,
v. :
g. lo studio , le ricreazioni, le conversazioni , in som
ma tutte. Ed oltre ciò imbevendoli di massime proprie
della lor condizione , quai sarebbono in un giovane no
1
bile di guardarsi dalle inimicizie ; dalle occasioni di pec
care ; dalle compagnie cattive ; dal giuoco ; dalla lettura
di libri immodesti ; dal parlar osceno ecc. Ovvero di pi
gliar buon uso di leggere qualche cosa di spirito , di far
linosine , di visitar ospedali, di accompagnare il San
tissimo Sacramento quando si porta agl'infermi. Special
mente insegni bene il modo di fruttuosamente confes
sarsi e comunicarsi , tanto quoad substantiam , quanto
quoad modum .. Così dell'udir la messa ; dell'assistere alle
prediche , e ai divini uffizj; del recitare il Rosario ; di
digiunare i Sabbati ; di farsi scrivere nelle confraternite
del Carmine , del Cordone , della Cintura , del Rosario ;
46
del prender le Indulgenze ; del suffragare i morti; e tante
altre , le quali sono proprie d'un buon Cattolico.
Nel fine d'ogni giornata, prima che si licenzino, ottima
cosa è recapitolare avanti il Crocifisso tutte le medita
zioni fatte in quel giorno , con l'aggiunta di varj affetti
divoti ; con dare la benedizione col medesimo Crocifisso ,
e far baciare a ciascheduno le sue santissime Piaghe.
Ogni giorno, una volta la mattina, ed un'altra il dopo
pranzo , dovrebbe chi dà gli Esercizj visitare gli eserci
tantisi in camera , per intendere i loro bisogni spirituali.
Procurando nel rimanente d'ésser sempre in tal luogo ,
in cui lo possano con facilità avere , o per aprirgli la loro
coscienza ,> o per confessarsi, o per altro..
Ponga cura non ordinaria , che si scrivano i propositi
ed i sentimenti spirituali avuti nell'orazione , ed i pro
positi fatti in essa , tenendola , come è, per cosa di grande
>

importanza .
Sebbene è necessario concedere qualche ora di riposo
agli esercitati , nulladimeno , quando la comunità è di
gioventù secolare, è molto spediente restringerlo aa spazio
assai breve, con avvertire, che si prenda sedendo, piut
tosto che in altra posizione, a fine che la persona aggra
vandosi, col dormire , il capo', non si renda inutile alle
altre funzioni della giornata. Anzi potrebbe consigliarsi
a trattenersi colla lettura di alcun libro facile insieme
devoto ; nel qual atto , quando ne assalisce il senso , vi si
potrebbe condiscendere e quietare per bisogno puro , e
non per pigrizia. TE
Suggerisca di quando in quando orazioni giacalatorie
a proposito de' punti che avranno o a meditare, o medi
tato. E serviranno aa ricordare alla persona stessa ugual
mente la materia della Meditazione, e il frutto che se ne
può ricavare. 34 9 store
Nel terminare gli Esercizi spirituali lasci que' ricordi,
i quali giudicherà più necessarj, tanto alla comunità , la
49
quale avrà istruito , quanto a ciascheduno. Sempre prema
nell'adempire le obbligazioni di buon Cristiano; nell'os
servanza de' Comandamenti; nell'orrore al peccato. E poi
in quel che è più preciso dello stato di ciascheduno : e
principalmente nel buon esempio , e nell'esser franco a
dichiararsi per uomo da bene. Raccomandi la frequenza
de' Santissimi Sacramenti : la divozione alla B. V. col re
citare il suo Uffizio ogni giorno: all'Angelo Custode, ed
a' Santi Avvocati. Come pure lo spendere qualche tempo
deldinel pensare alle cose di Dio, e ricordarsi di S.D.M.,
ratificando le intenzioni buone quanto potrà al principio
di ciascheduna operazione. Mai andare a letto con l'anima
a

aggravata di peccato mortale , e simili.


Concluda poi con la santa Comunione ; con un collo
quio al Signor Crocifisso , col quale ratifichi i propositi
fatti , chiegga ajuto per osservarli, perdono delle negli
genze usate. E con recitare il Te Deum laudamus, ee dare
a tutti la benedizione, finisca. :
--Da tal impiego di tempo si veggono con la Grazia Di.
vina grandi mutazioni , emendazioni , e risoluzioni a
prender vita non solamente buona , ma perfetta. Perciò
chi presiede deve sacrificare tutto se stesso al servizio
intrapreso , non tralasciando niuna minutezza , nè dili
genza , ancorchè faticosa , e sovente ancor molesta , ma
nuducendo chi si esercita sotto la sua cura nelle cose ac
cennate. Con persuadersi , che non convien presupporlo
informato , ma istruirlo , e mostrargli la pratica d'ogni
>

particolarità spettante a' sopradetti Esercizj. Nella quale


minuta istruzione chi manca con le persone, delle quali
qui si ragiona , poco o niun emolumento vedrà ricavarsi
da loro .
I frutti che si devono cavare dagli Esercizi sono : 1. Ri
formare i costumi. 2. Allontanarsi da' peccati, anche leg
geri, e fuggire le occasioni di essi. 3. Domar le passioni.
>

4. Vincere le tentazioni e le ripugnanze che si provano


48
nelle virtù . 5. Avvezzarsi a sopportare molli travagli con
allegrezza , allor massimamente che ci vengono per le
opere buone , e da chi a noi pare che dovrebbe ajutarci.
6. Animarci a far la volontà di Dio dichiarataci nella sua
santa Legge, e ne' doveri del proprio stato. 7. Eccitare
in poi il zelo per far che i prossimi non offendano, ma
servano Dio. 8. Imparare a far per gli altri tutto quello
che vorremmo ch'essi facessero per noi . g.9 Risolversi di
praticare le virtù insegnateci da Gesù Cristo. Questi
frutti risultano, colla grazia di Dio, dalla seria conside
razione delle Meditazioni, in quanto il nostro intelletto,
a forza dell'eterne ragioni, capisce , che si deve operare
come esse mostrano , e la nostra volontà con gli affetti
e con i propositi si risolve di far quanto l'intelletto le ha
proposto. i :
Gli Esercizi spirituali sono principalmente molto utili :
1. Quando altri vuole davvero convertirsi , e fare una
buona confession generale. 2. Quando vuole fare ele
zione d'uno stato di vita. 3. Quando intraprende alcu
n'ardua operazione. 4. Quando s'accorge d'essere intepi
dito nel servizio Divino , o abbandonato alla dissipazione.
49

ADDIZIONI
PER FAR MEGLIO

GLI ESERCIZJ LASCIATICI DA S. IGNAZIO

La prima è , che io dopo d'essere in letto , prima di


addormentarmi, per tanto spazio di tempo, quanto si di
rebbe un'Ave Maria , pensi all'ora, nella quale mi dovrò
levare , ee all'esercizio , che avrò da fare .
La seconda , che svegliato ch'io sono , subito cacciati
via tutti gli altri pensieri, applichi l'animo a quello che
nel primo esercizio della mezza notte avrò da meditare:
e che per maggior vergogna e confusione mi proponga
un somigliante esempio. Come sarebbe un suddito alla
presenza del suo Re.e della Corte pieno di rossore ,
ansio , e confuso , il quale , avendo prima ricevuti da lui
moltissimi e grandissimi beneficje doni , fosse stato
convinto di aver commesso grave delitto contra la maestà
dell'istesso Re ? Nel secondo esercizio similmente , con
siderando quanto io abbia peccato , m'immaginerò d'es
sere legato con catene , e di dover essere condotto al tri
bunale. Pieno adunque di questi , o d'altri somiglianti
pensieri , conforme alle cose che avrò da meditare, mi
anderò vestendo delle mie vesti.
La terza è , che stando uno o due passi discosto dal
luogo , ove dovrò fare la meditazione, per tanto tempo ,
quanto si potrebbe scorrere un Pater noster , alzata la
mente al Cielo , consideri il mio Signore Gesù presente,
e che rimira quello che sono per fare: a cui con umile
gesto devo fare riverenza.
La quarta è , ch'io cominci la contemplazione ora pro
0
strato in terra , e inchinato, ora sedendo, o stando in pie
di , e componendomi in quel modo , nel quale spero di
più agevolmente conseguire ciò che desidero. Dove av
vertir si devono queste due cose : la prima , che se posto
inginocchioni, o in altro qualsivoglia atto, ottengo questo
50
che desidero , non ricerchi più altro : la seconda, che nel
punto , nel quale avrò trovato la cercata divozione , devo
fermarmi senza ansietà di passare innanzi , finchè avrò
soddisfatto a me medesimo.
La quinta, che finito l'Esercizio , sedendo , o passeg
0

giando per un quarto d'ora in circa , consideri fra me, in


che modo mi sia riuscita la meditazione , o contempla
zione : e se male, ne ricercherò le cagioni con pentimen
to , e proposito di emendarmi : se sarà riuscita bene, ne
ringrazierò Dio , con risoluzione di dover tenere il me
desimo modo per l'avvenire.
La sesta , che io fugga i pensieri che recano all'animo
gaudio ed allegrezza , comeè quello della gloriosa risur
>

rezione di Cristo : perciocchè simili considerazioni impe


discono il pianto , e il dolore de'miei peccati, che allora
si deve cercare, col ridursi più presto a memoria la
Morte , o il Giudizio finale.
La settima , che per la medesima cagione io mi privi
di ogni chiarezza di luce , tenendo le porte e le finestre
della camera serrate per quel tempo che quivi dimoro ,
eccetto quando fosse bisogno di leggere, o mangiare.
L'ottava , che sopra tutto mi astenga dal ridere,> e da
parole che muovono a riso .
La nona , ch'io non affissi gli occhi in alcuno , se non
con l'occasione di salutarlo .
La decima , ch'io aggiunga qualche soddisfazione , o
penitenza , la qual si divide in interiore , ed esteriore.
L'interiore è un dolor de' propri peccati con fermo pro
ponimento di guardarsi per l'avvenire sì da quelli, come
da tutti gli altri. L'esteriore poi è frutto dell'interiore ,
cioè qualche castigo delle colpe commesse , che si può
pigliare in tre modi .
Primo , circa il vitto , tolte via alcune vivande non so
lamente superflue ( il che è proprio della temperanza ,
non della penitenza ), ma convenienti ancora ; e quanto
più si leva , tanto è meglio ; avvertendo però intanto di
non guastar la natura , oo gravemente indebolirla, o di non
incorrere in qualche infermità .
Secondo , circa il modo del sonno, e del letto, lasciate
da parte non solo le cose morbide e delicate , ma anco
51
le altre convenienti, quantoè lecito fuor di qualche gra
ve pericolo della vita , o della sanità ; per lo che non si
deve togliere niente del sonno necessario , se non fosse
per un poco di tempo , per moderar l'usanza, se alcuno
l'ha , di troppo dormire.
Terzo , circa l'istessa carne nostra , acciò senta il do
>

lore che se le dà col portar cilizj, funi , o catene di fer


>

ro ; col darsi delle battitore , e percosse, o prendere altre


sorti di austerità. Nondimeno in tutte queste cose par più
espediente , che si senta solamente il dolore nella carne,
>

e non penetri le ossa con pericolo di malattie. Perció


è meglio servirsi de' flagelli fatti di cordicelle minute ,
che affliggono le parti esteriori , ma non tanto le interio
ri , che possano cagionare infermità.
DEVONSI DI PIÙ NOTARE QUESTE COSE
INTORNO ALLA PENITENZA

La prima , che la penitenza esteriore serve per tre ef


>

fetti: cioè , perchè si soddisfaccia alquanto per i peccati


passati: perchè l'uomo vinca se stesso, soggettando mag
giormente la parte inferiore, che si chiama sensualità ,
alla superiore, cioè alla ragione : finalmente per cercare
e impetrare qualche dono dalla divina grazia, che pre
tendiamo: come sarebbe un'intima contrizione di cuore
de' peccati , ed un'abbondanza di lagrime o per quelli , o
per le pene e dolori della Passione di Cristo , o per la
risoluzione di qualche dubbio , che ci afligge.
>

La seconda che quando quegli che si esercita non


trova l'affetto, che cerca , come per esempio il dolore,
o la consolazione, è spediente andare spesso mutando
maniera del vitto e del sonno , ed altre sorta di peni
tenze ; di modo che seguitiamo una penitenza per tre
giorni, e per altri due appresso , o anche tre, la lasciamo,
secondo che a diversi più o meno di penitenza conviene
pigliare. Oltre ciò essendo che noi bene spesso lasciamo
somiglianti penitenze per affetto della carne , 0o per giu
dizio erroneo , come se la nostra natural complessione non
Je
possa sopportare senza gran danno della santità; ee per
lo contrario passiamo noi tal volta il giusto termine della
52
penitenza , perchè confidiamo troppo nelle forze del cor
po:: mutate nel modo detto le sorti di penitenze, e pré
se, e lasciate vicendevolmente, il più delle volte avviene,
che il clementissimo Signore, il quale perfettissimamente
conosce la natura nostra , renda a ciascuno manifesto ciò
che a lui sia spediente.
La terza , che l'esame particolare si faccia per toglier
via le colpe , e negligenze, che occorrer sogliono intorno
agli Esercizj , e Addizioni . Il che anco nelle altre tre Set
timane si ha da osservare .

AVVERTIMENTO

Le predette regole ( che il Santo chiamò Addizioni ,


!
perchè le aggiunse alle Annotazioni) appartengono in gran
parte alle meditazioni,nelle quali si pretende la compun
zione , come sono quelle di peccato , della morte, infer
no, ecc. Vi sono altre addizioni appartenenti a medita
zioni più miti , come sono quelle della Vita di Cristo ,
della Passione , e de' misteri della Risurrezione . Ma non
si sono poste qui , perchè poco tempo si trattiene in esse
l'esercitante , a cuis'indirizzano questi fogli,o il quale
ci
si
supponë ritirato non per un mese , ma per ott , o die di.
53
PUN TI
DA ESAMINARSI DÁLLE PERSONE RELIGIOSE
CHIE FANNO GLI ESERCIZJ SPIRITUALI DI Ş . , IGNAZIO

Per il primo giorno. La mattina.


r .. S'esamini la persona religiosa come osservi i voti re
ligiosi, quanto alla sostanza , e quanto alla perfezione.
2. Come le regole comuni a tutti.
3. Come le particolari del proprio uffizio .
Per il dopo , pranzo ,
1. S'esamini come sia puntuale alle campanelle.
2. Come custodisca il silenzio in chiesa, ed in refettorio .
3. Come si porti nella modestia , in fatti, ed in parole.>

Per il secondo giorno. La mattina .


1. Come sia grata a Dio del benefizio della vocazione , e
come lo stimi.
2. Come sia dipendente dal suo Padre spirituale.
3. Come sia caritativa verso le persone, con le quali vive.
Per il dopo pranzo . 1
1. Come puntualmente si levi dal letto, e si porti al co
ro, o all'orazione.
2. Con che divozione canti, ori , e :oda la sånta Messa. t
3. Con quale decoro siporti ne' luoghi pubblici.
Per il terzo giorno. La mattinait !
1. S'esamini come sia umile.
2. Come paziente , sincera, verace .
>

3. Come amante della cella.


Per il dopó pranzo.
1. Se dia , o prenda cosa senza ličenza .
2. Se abbia , o desideri esenzione . 3 1
3. Se cerhi le sue comodità .
Per il quarto giorno. La mattina.
i . Se attenda a mortificare le sue passioni.
2. Se dia, e come , il tempo dovuto alle cose spirituali .
3. Se frequenti , e come, i Sagramenti. 1

Per il dopo pranzo.


1. Se sia mansueta , ovvero iraconda .
2. Se porti rispetto alle persone con le quali vive , o le
strapazzi.
3. Se lodi se stessa , e mormori d'altri .
54
Per il quinto giorno. La mattina.
1. Se abbia amicizie particolari,
2. Se mantenga discordie.
3. Se riporti ciance , e semini zizzanie .
Per il dopo pranzo.
1. Se riconosca Dio ne' Superiori, e ne' Padri spirituali.
2. Se procuri di far di nascosto ciò che loro dispiace.
3. Se sia leale nel suo trattareig ovvero doppia.
Per il sesto giorno. La mattina..
1. Che profitto abbia fatto nelle virtù,da che è in Religione.
2. Se sia caduta mai in peccato mortale.
3. Se si sia posta nelle occasioni di cadervi.
Per il dopo pranzo.
1. Se legge libri indecenti al suo stato.
2. Se dia consiglio contra la perfezione.
3. Se burli chi vi attende.
Per il settimo giorno. La mattina.
1. Se corrisponda alle ispirazioni divine.'.
2. Se viva con la coscienza larga. !
3. Se dia buono , ó cattivo esempio .
Per il dopo pranzo.
1. Se abbia la retta intenzione nel suo operare.
2. Se tenga danari presso di sè senza licenza .
3. Se faccia donativi seöza facoltà.
Per l'ottavo giorno. La mattina.
1. Se pratichi le penitenze di cilicio , discipline, ecc,
2. Se usi le pubbliche mortificazioni proprie della sua
Religione .
3. Se si lasci vincere dagli umani rispetti.
Per il dopo pranzo.
1. Se pecchi d'invidia, e sia contenziosa , e fastidiosa.
2. Se abbia vanità nella altrui
persona , e nella cella .
3. Se osservi i fatti , . Id
porno non le tocca.
et
1. Se usi bene, o male i talenti avuti da Dio .
2. Se milanti la nascita ed altri doni avuti da Dio.
"T

3. Se riferisca a' secolari i difetti della Religione.


Per il dopo pranzo.
1. Se si ostini nel suo parere... ]
2. Se procuri il favore ee l'intercessione de' secolari.
3. Se sprezzi le cose piccole, ou
55
Per il decimo giorno. La mattina.
3

1. Se cerchi il meglio per sè , e lasci ad altri il peggio.


2. Se procuri di far bene le operazioni ordivarie.
3. Se giudichi bone , ó mále , de' fatti altrui.
> is
Per il dopo pranzo.
1. Se dia ragionevolmente da dire di sè .
2. Se cerchi se stessa , o la gloria di Dio nel suo operare.
3. Se viva colla volontà conforme alla Divina.
1

Avviso is

Parmi il dovere , che la persona Rcligiosa nel tempo de' santi Esercizi
s'imprima alcune massime sante ;
e percid ne porrò qui alcune per ogni giorno.
Massime per il primo giorno.
1. Governarsi secondo le ragioni eterne. jois
2. Nulla cercare da' Superiori , e nulla rifiutare.
3. Professare d'essere osservante del suo Istituto .
4. Non vergognarsi di parere buon Religioso.
Massime per il secondo giorno.
1. Non fare noi ciò che ci dispiace negli altri.
1
2. Stimar ventura l'essere tribolato a torto.
3. Non voler dår fastidio alla Religione.
Massime per il terzo giorno.
1. Guardare al molto bene , che ha la Religione , e non
al poco male , che ci è.
2. Imitare i perfetti , e non guardare agl'imperfetti.
3. Vivere come ci fu insegnato nel Noviziato .
4. Non disonorare la Religione con costumi irreligiosi.
Massime per il quarto giorno.
1. Fidarsi di Dio , e ricorrere a lui con l'orazione.
2. Far con amore ciò che e'impone la Religione.
3. Volere il premio da Dio , e non dagli uomini.
4. Non pretendere di dar gusto a tutti.
Massime per il quinto giorno.
1. Contentarsi di quel che dà la comunità.
2. Stimare grazia e favor di Dio il poter far qualche
cosa per lui , e per la Religione.
>

3. Portare in fronte l'onore della Religione.


4. Rinegare se stesso , perchè la Religione nou patisca.
56
Massimė per il sesto giorno.
1. Star sul punto dell'edificazione. :)
2 . Non farsi schiavo d'aleun luogo , o impiego.
3. Portarci con Dio secondo i lumi, che ci dà .
4. Non pretendere cosa alcuna in Religione, fuor che la
Croce di Gesù . .
0 Li Massime per il settimo giorno.
1. Non mettere soggezione a chi vuol far del bene.
2. Non ajutarsi con mezzi vietati dalla Religione.
3. Godere >, che altri ci sia antịposto.
4. Stimar sua fortuna, che il Superiore invigili sopra le
$$

sue azioni .
Massime per l'ottavo giorno.
1. Non si riputar necessario alla Religione.
$

2. Professare obbligazione a chi avvisa , o sè , o i Supe


>

riori, de' suoi difetti.


3. Guardare negli altri il bene che hanno , " e in noi il
male.
4. Non si sposare con le proprie opinioni .
Massime per il nono giorno.
1. Non vergognarsi di parlar di cose Dio.
2. Schivare l'ozio e l'accidia .
3. Non introdurre abusi in Religione , nè autorizzarli .
4. Non affliggersi dell'invidia altrui , e de' suoi difetti.
>

Massime per il decimo giorno.


1. Per quanto si faccia in Religione, reputarsi da nulla.
2. Accettare come favori le ingratitudini.
3. Volere vivere in modo, che speri d'andare alto in Pa
radiso .
4. Non volersi far neppure un leggero pregiudizio in ciò
che spetta al bene dell'anima propria.
AVVERTIMENTO

Altri punti da esaminarsi potranno essere suggeriti alla


persona religiosa da chi le è Superiore , e Padre spiri
tuale . Che però la consiglio a portarsi dall'uno e dall'al
tro , il giorno avanti gli Esercizi, per intendere di quali
difetti debba emendarsi, e quale virtù procurarsi.
Così pure si potrà fornire d'altre massimesecondo quel
lo le suggerirà il Signore nell'orazione , e l'indirizzo del
suo Padre spirituale, conforme al suo Istituto.
57

CATALOGO

D'alcune delle più consuete passioni ( cioè movimenti disordinati del


l'animo ) alle quali vorrebbesi che riflettesse la persona nel tempo
degli Esercizj spirituali, per mortificarle.

AVVISO

Uno de' principali effetti, il quale pretende sant'Igna


zio da' suoiEsercizi spirituali, è, che la persona,, la qual
li fa, dia addosso alle sue passioni, affine che, sbrigata
dalle loro irragionevolezze , possa vivere con l'esercizio
delle vere e sode virtù , conforme alla retta ragione, ed
alla Legge divina, secondo lo stato, in cui il Signore l'ha
posta. Il che con l'ajuto del Cielo può seguire , quando
si applichi a quelle il lume delle verità eterne. Perocchè
vedendo al lor chiarore la bruttezza che hanno seco , si
risolverà di non secondarle nelle sue quotidiane opera
zioni: anzi si resterà illuminato a scorgere le fallacie, con
le quali procedono , volendo pure darciad intendere d’es
sere movimenti ragionevoli, e perciò da contentarsi, men
tre realmente sono irragionevoli, e per questo degni d'es
sere rinegati. Qui ne porrò una qualche raccolta. Chi dà,
o chi fa gli Esercizj, avendo aperta questa via , potranno
condursi al rintracciarne altre più. Ma prima di ciò fare,
eccovi quel che dice delle 'passioui, e di chi le vuole
contentare, lo Spirito santo. Eccl. 18 .
Sipræstes animæ tuæ concupiscentias ejus, facies te in
gaudium inimicis tuis.
Di grazia si pesino queste sante parole, affine d'inten
dere, che ogni male spirituale e temporale proviene alle
>

comunità, alle case , alle famiglie, e ad ognuno dall'ope


rar con passione, e molto più quando si maschera con la
larva deāla ragione. Le verità eterne scoprono il lor in
ganno. E universalmente voi le conoscerete per tali, quan
do osserverete , che vi portano all'offesa di Dio , cioè a
contravenire alla sua legge, conforme allo stato in cui
egli vi ha collocato. Eccomi già a mantenervi la promessa.
58
Vegga dunque chi fa gli Esercizj , s'egli si lasci rin
cere :

1. Dalla superbia ( vizio dell'anima nientemeno di quel


1

che la febbre sia vizio del corpo ), la quale inclina all'a


more disordinato della propria eccellenza : volendo più
( e con mezzi talor vietati) di quel che gli conviene.
2. Dalla vanagloria figliuola della superbia, la quale è
un appetito disordinato di manifestare la propria eccel
lenza , e qualche opera buona , per averne per sè gloria
e fama; e non perchè Dio ne resti onorato , ed il pros
simo ajutato: il che quando si facesse, non sarebbe gloria
vana e viziosa , ma virtuosa .
3. Dalla jattanza, la quale è parto della vanagloria, ed
accade quando col parlare innalza sè più di quel che è
in alcuna dote cospicua, come sono nobiltà, sapere, pru
denza, ecc.
4. Dalla ipocrisia , per cagione di cui la persona finge
d'essere giusta, o migliore di quello che è : ed è pecca
to ,> ancorchè si faccia per edificazione altrui. Perocchè ,
non sunt facienda mala , ut eveniant bona .
5. Dalla pertinacia , per la quale l'uomo persiste nel
suo parere più di quel che bisogna.
6. Dalla discordia, la quale induce l'uomo a contradi
re alla volontà di quelli , con i quali deve convenire , e
concordare .
7 . Dalla contenzione, la quale accade allorchè con gri
da si contrasta con altri ; onde siegue, che si scompone
chi contende , e si scandalezzano quelli che odono con
tendere .
8. Dall'avarizia, la quale è uno smoderato amore d'a
>

vere o ricchezze , o cose equivalenti, tanto, che si voglia


soverchiamente di esse .
9. Dalla durezza di cuore , la quale non sa avere com
passione alle altrui miserie; onde per non privare sè, o del
soverchio, o del non necessario, non porge loro Soccorso .

10. Dalla lussuria, che è disordinato appetito delle sen


suali dilettazioni .
11. Dall'amor proprio , il quale inclina la persona a
contentare se stesso senza riguardo a Dio, al prossimo, a
ragione, ad obbligazione , e convenienza , ecc.
7
59
12. Dall'ozio, il quale è un vizio, che non lascia ima
piegar il tempo virtuosamente.
13. Dall'ira, che è un disordinato appetito di vendetta,
o di gastigo, e ciò per fine privato ,> ancorchè la persona
non si meriti il male, od il gastigo , nè chi gliel procac
cia abbia autorità di farlo .
14. Dalla calunnia, la quale è un vizio, con cui si ap
pone ad alcuno un male , che non ha commesso. Dalla
precipitazione, dall'audacia, ecc.
15. Dal sospetto, che accade quando per leggeri motivi
si dubita , che altri sia cattivo , o in sé, o contra noi.
16. Dalla gola , la quale inclina allo smoderato, ovvero
inordinato mangiare e bere per dilettazione.
17. Dalla loquacità, la quale consiste nel parlare so
verchio , e di ciò che niente importa , e massimamente a
sproposito.
18. Dalla buffoneria, la quale con gesti scomposti, ia
>

decenti ( e spesso ancor lascivi) muove a dissolutezza di


riso i circostanti .
19. Dall'invidia , la quale è tristezza del bene altrui ,
in quanto ciò si tiene per proprio danno; ed allegrezza
del male altrui, in quanto si reputa proprio vantaggio.
20. Dall'odio, il quale consiste nel voler male a chi
nol merita , ed a chi non si deve.
21. Dalla susurrazione, che accade , quando si dimi
nuisce la gloria altrui.
22. Dall'esultazione nel male del prossimo , il che ac.
cade quando la persona si compiace del male accaduto ad
altri , principalmente per opera sua.
23. Dall'accidia , abbandonandosi talmente al tedio ,
ed al fastidio , il qual sente nel bene operare , che lasci
ciò che è debito, come udir la messa ne' giorni festivi ,
orare ne' tempi di obbligo , servire negli spedali, reci-
>

tare l'uffizio , ecc.


24. Dalla disperazione , quando per tristezza, e per te
dio , la persona non vuole , o fugge il suo fine, che è la
beatitudine.
25. Dalla pusillanimità, quando uno lascia ( stiman
doli troppo difficili) i mezzi, che lo condurrebbero al -
l'acquisto della sua salute.
60
26. Dal rancore , il quale fa che si abbia sdegno con
tra quelle persone, le quali seguitano le cose spirituali,
e ci esortano ad abbracciarle.
27. Dalla malizia, la quale ha per proprietà l'impu
gnare, vituperare , e detestare le cose spirituali.
28. Dalla evagazione , la quale fa , che per tristezza, e
per tedio delle cose spirituali , si passi a cercar diletto nelle
cose esterne. Così dalla pigrizia nelle cose di Dio , ecc.
29. Dalla disubbidienza , vizio, il quale sottrae chi l'ha
dall'accoinodare la sua alla volontà di chi è suo Superiore.
30. Dal cattivo dolore ,aflliggendosi più del dovere.
31. Dalla disordinata allegrezza, rallegrandosi più della
convenienza ,
32. Dalla malinconia , lasciandola uscir fuori de' suoi
limiti .
33. Dall'amore a qualche cosa , o persona, a cui non
si debba, o tanto , o nel modo con cui gliel diamo.
34. Dal timore di qualche male , abbandonandoci a lui ,
sicchè non adempiamo il nostro debito.
35. Dal desiderio smoderato d'alcuna cosa , onde c'in
quietiamo contra ragione; e la cerchiamo con modi illeciti.
36. Dalla gelosia applicata a cosa che poco importi , o
in modo non conveniente.
37. Dalla doppiezza, la quale ci porta ad avere una co
sa in bocca, ed un'altra nel cuore. Dal riportar ciance, ecc.
38. Dalla frode, onde ne venga l'ingannare il compa
gno. Dall'esagerare, e inventare difetti, ove non sono , o
non sono tanto grandi , ecc.
39. Dall'infedeltà, per cui non si mantenga la parola
data :dall'incostanza , volubilità, leggerezza , ecc.
AVVERTIMENTO

E tanto mi basti d'aver accennato di questi movimenti


irragionevoli ; essendo sufficientissimo il catalogo fatto sin
ora al mio intento , il quale è stato non di dar dottrina
delle passioni, nè di contarle tutte; ma di aprire la stra
da a chi fa gli Esercizi , acciocchè entri in se stesso , e
trovandosi con qualche 'movimento irragionevole , l'emen
di, senza permettergli che di lui s'impossessi. Così opere
rà da uomo, e non da bestia .
64

SUB TE ERIT APPETITUS


ET TU DOMINABERIS ILLICIS
*
GENESIS 4 .

Melior est qui dominatur animo suo, expugnatore urbium.


.

PROVERB . 16 .

O chiunque siate , secolare, ecclesiastico, religioso, per


sona privata , o pubblica, nobile , o no, povera , o ricca,
qua mirate; adoperatevi per segnalarvi nella vittoria di
voi, cioè delle vostre passioni: Hoc est omnis homo, et si
ne hoc nihil est omnis homo. Questa è la pietra lidia per
distinguere l'oro della vera , dall'ottone della falsa virtù,
si ne' chiostri, come fuora d'essi . Le passioni hanno ro
vinato , rovinano , e rovineranno ovunque regvano . Acco
moderansi tutte le cose col rinegarle si fattamente , che,
come cavalli scozzonati , portino, e ubbidiscano al freno
della ragione umana e divina, Senza questo, fanno rom
pere il collo a chi le usa , e lo gettano di sella. Nè mai
un uomo opererà da uomo , se non usando la ragione , >

frenando le passioni.
RIMEDJ CONTRA LE PASSIONI

Il primo ed universale rimedio è l'orazione, in quanto


vuol dire ricorso a Dio , e petizione del suo ajuto , e ri
corso a’ Santi .
Il secondo è la meditazione delle verità eterne , al lu
.

me delle quali si conosce la bruttezza dell'operar con


passione.
Il terzo è il riflettere sopra l'istessa passione, e l'inde
gnità , a cui ci tira .
Il quarto è la frequenza de santi Sagramenti della
confessione e comunione ,
Il quinto , il trattare co' Padri spirituali.
Ma per dare qualche ajuto contra le principali delle
passio ni poste di sopra , dico che
62

RIMEDJ CONTRA LA SUPERBIA

1. Nascondere quanto si può i suoi beni. 2. Sentendo


si lodare , voltare la mente a' suoi difetti. 3. Offerire a
Dio ogni lode , come ad autore d'ogni bene : Soli Deo
honor, et gloria. 4. Chiedendo la coofusione per noi : no
bis autem confusio. 5. Guardare negli altri le virtù che
hanno. 6. Praticare con gli umili.
RIMÉDJ CONTRA L'AVARIZIA

1. Fare spesso limosine, e staccarsi dall'affezione della


roba. 2. Ricordarsi del sepolcro, a cui dobbiamo andare
ignudi, lasciando ogni cosa di qua. 3. Riflettere , che la
roba resterà in mano di chi non vorremmo ; e sarà spesa
ove non vorremmo. E perciò è meglio , che l'impieghia
ino in opere utili all'anima, e di gloria a Dio finchè vi
viamo.

RIMEDJ CONTRA LA LUSSURIA

1. Fuggire l'ozio. 2. Guardare con chi si pratica. 3. Fug


1

gire le occasioni. 4. Custodire i sensi. 5. Non leggere li


bri impuri , nè andare a' teatri osceni , e non mirare pit
ture immodeste. 6. Castigar la carne. 4. Ricordarsi delle
pene dell'inferno. 8. E della Passione di Gesù.

RIMÉDJ CONTRA L'IRA

1. Proporsi la mattina di sopportare ogni cosa con


traria, che ci avverrà fra giorno . 2. Estinguere l'ira nel
principio ; e non farla crescere , nè impegnarsi. 3. Diver:
tire un tantino il pensiero tosto che si sente svegliare
l'ira . 4. Pensare alla pazienza di Cristo. 5. Ridursi alla
memoria le indecenize , e spropositi, a' quali riduce l'ira.
.2

6. Per placare l'ira negli altri giova , o rispondere pia


cevolmente, o tacere, o partirsi dall'adirato.
63
RIMEDI CONTRA LA GOLA

1 . Privarsi talora d'alcun cibo , che più ci piaccia.

2. Ricordarsi, che il mangiare è un tributo molto grave,


che Dio ha dato alla nostra umanità ; onde non dobbia
mo aggravarcelo con soverchi cibi , e con la soverchia de
licatezza. 3. Nell'atto del mangiare , divertire la mente à
qualche santo pensiero. 4.Ridursi alla memoria ildigiuno
di Gesù. 5. Riflettere, che il mangiare è azione animalesca.
RIMEDJ CONTRA L'INVIDIA

1. Ricordarsi della viltà de' beni terreni, e così non


>

invidieremo a chi ne abbonda. 2. Riguardare nel nostro


prossimo l'immagine di Dio , e cosi goderemo, che ab
bia ciò che a noi pare si gran bene. 3. Metterci la ma
no al petto, considerando , che noi vorremmo non esse
re invidiati. 4. Pensare , che l'invidia onora l'invidiato ,
e travaglia l'invidiante.
RIMEDJ CONTRA L'ACCIDIA

1. Stimare le cose spirituali più che le temporali. a. Non


tralasciare mai le divozioni ordinarie. 3. Pensare, che il
demonio gusta del nostro tedio nelle cose di Dio. 4. Leg
gere qualche libro divoto. 5. Fissare lo sguardo in qual
che pio ritratto , specialmente del Crocifisso. 6. Portarsi
a qualche chiesa , o oratorio , ove si faccia qualche divo
>

zione pubblica. 7. Levarsi la mattina per tempo , e dare


le prime ore a Dio.
AVVERTIMENTO

Delle altre passioni collocate nel catalogo sopra posto


non parlo , per non essere lungo. Il direttore suggerirà
ciò che farà di bisogno , e perciò si raccomanda a chi fa
>

gli Esercizi lo scoprire la coscienza sua a chi l'istruisce.


Leggansi le opere del p . Alfonso Rodriguez , e special
mente ove tratta della mortificazione . Così ancora il
p. Francesco Arias , e il p. Giulio Faccio.
64
AD VERBUM INGARNATUM

ORATIO .

Illumina , quæsumus, Domine, mentes nostras, qui om


nem hominem venientem, in hunc mundum illuminas ;
ut ad contemplandam speciem tuæ celsitudinis conditi,
sed nondum evecti, per speculum interim et ænigmate
videre possimus , quam sis amabilis in forma Dei , qui
speciosus forma præ filiis hominum , tam desiderabilis es
in forma servi. Qui cum Patre, et Spiritu sancto , vivis >

et regoas in sæcula sæculorum . Amen .

séisst .

1x

1.

. ‫ وان با‬:::

‫را‬ ‫و‬

on

::
65
ISTRUZIONE .

SULL'ORAZIONE MENTALE

L'orazione mentale è un'opera delle tre potenze inte


riori dell'anima, Memoria , lotelletto , e Volontà , con la
>

quale , assistendoci il favor divino , esercitiamo gli atti


d'esse intorno a' misteri , ed alle verità , che c'insegna la
santa Fede cattolica , trattando familiarmente con Dio ,
dimandandogli i suoi doni, e negoziando tutto quello
ch'è necessario all'eterna salvezza .
La meditazione è di grande utilità all'anima y e pereið
il demonio tanto s'ingegna perchè l'uomo non vi si oc
cupi , la fa apprendere come cosa estremamente difficile,
e mette avanti mille impedimenti, affinchè si lasci , pe
rocchè intende, che troppo si guadagna dal trattar con
Dio , e di lume per conoscere, e .. di forza per operar
molto in pro dell'anima , e d'altri , vincendo per questo
mezzo le sfrenate passioni , ed acquistando le virtù .
• Ma per questo stesso che il demonio non la vorrebbe,
dobbiamo noi farla , conoscendo il favore che Dio ci fa
col compiacersi che trattiamo con esso lui , come ci ri
puteremmo favoriti, quando ci fosse permesso aver udien
za da un gran monarca , ogói qual volta lo vorremmo .
I. Esercizio della memoria . Proponetevi tutta la mate
ria a meditare, facendovi quest'interrogazione : Qual ve
rità , o qual mistero ho io a considerare ? Esponete al
lora tutte queste verità, o questo mistero, come se lo rac
contaste ad altra persona, ina 1. brevemente, quantunque
con tutte le circostanze che l'accompagnano , per esem
pio, chi, qual cosa, dove, quando, ecc. ? 2. Sarà sovente
ottima cosa il fare un atto di fede su questa medesima
verità e
II. Esercizio dell'intelletto, che da principio considera;
quindi ne fa l'applicazione.
1. Riflettete a ciò che abbiate аa credere, od operare ,
riguardo alla verilà proposta ; quali motivi di utilità , di
necessità , di.giustizia vi trovate ; quali daoui ne posson
risultare qualora non ve ne curiate ; si può esaminare qua
le avviso si darebbe in questa materia al migliore amico,
66
o ciò che si vorrebbe aver fatto in punto di morte. In
terrogate voi stesso : quale istruzione trovo io nella veri
tà , o nel mistero presente , per corregger la mia vita ?
Fatene esatta ricerca , e trovata che l'abbiate, passerete
alla considerazione di alcuni motivi , o di alcune conse
>

guenze atte a far risolvere la vostra volontà, come se vo


leste persuadere altra persona a metterla in pratica.
2. È spesso utile il far brevemente qualche applica
zione generale, considerando quale condotta si tenga dal
la maggior parte degli uomini riguardo a questa verità';
e quale sia il vostro giudizio intorno a tale condotta.
Si fatto giudizio l'applicherete a voi medesimo , se vi
trovate nel novero degli uomini suddetti. 臺

Nell'applicazione particolare. Ricercate ben bene in


qual conto abbiate una verità cosi importante per la vo
stra salate quale si è quella che voi meditate ; se siete
avvezzo a regolarvi seeondo ciò che ella inseguia ; ovvero
se la trascurate; osservate in qual cosa , e quanti danni
siano a voi derivati. Accusatevi di vostra negligenza , de?
vostri falli. Esaminatene la cagione, e prevedete ciò che
per l'avvenire avrete a fare, o ad evitare.
III. Esercizio della volontà , che ha per costume di te
ner dietro alla persuasione dell'intelletio, 1. eccita santį
affetti secondo la varietà della materia , della disposizio
ne dell'anima, e dei moti dello Spirito santo . I seguenti
affetti verranno sovente a proposito , ti di confusione e
di dolore, 2. di diffidenza di se stesso , 3. di confidenza
nella divina bontà e nei meriti di Gesù Cristo, 4. di rin!
graziamento, 5. di offerta di se medesimo, 6. di sacrifizio
di quanto impedisce o ritarda la santità o perfezione del
proprio stato , 7. di rassegnazione in Dio per fare ... per
soffrire ... perde re ... , 8. di preparazione ad incontrare
perdere
avversità che si prevedono , o si temono possibili ad ac
cadere.
2. La volontà fa risoluzioni ferme, o seri proponimen
>

ti fondati sovra motivi ragionevoli . È necessario perciò


di discendere al particolare, per esempio, io praticherò
la tale virtù... in tale occasione... con tali mezzi... ecc .
5. Andrete facendo colloqui quando vi sentirete incli
nati a farne, sopratutto verso la fine della meditazione.
a
67
Il colloquio è un trattenimento familiare e rispettoso con
Dio , nel quale noi lo lodiamo , gli rendiamo grazie, e gli
dimandiamo qualche favore , prendendo ora la qualità di
figliuolo , or quella di servo , or di amico , ecc . Il collo
quio può ancora indirizzarsi a Gesù Cristo , alla Ss. Ver
a

gine, ed a qualunque altro Santo.


Finirete con un Pater ed Ave.
Osservazioni. 1. Fa d'uopo che vi fermiate ai punti del
la meditazione, nei quali provate una particolar divozio
ne , sino a che ne siate pienamente soddisfatto: Usate
questa santa pratica per rinforzarvi in qualche virtù , o
per estirpare vieppiù qualche vizio.
2. Sarà bene l'ascoltare qualche volta in silenzio ciò
che il Signore vorrà farci conoscere, o di pregarlo con
>

queste parole del Profeta : Ascolterò quanto sarà per dir ??

miil Signore in fondo del cuore.


Prendete quella positura di corpo nella quale sperate
di ricavare il frutto bramato della meditazione; ma nel
l'esercizio della volontà , quando vi trattenete in pii af
fetti, è conveniente lo stare con maggior rispetto che
quando non fate altro che considerare, od esercitare l'ins
telletto .

TAVOLA DEL METODO PRECEDENTE 0277


s 25$

Preparazione 1. Preparare la materia.


rimota 2. Ripassarla prima d'addormentarsi .
3. Ed alla mattina' appena svegliato.
Preparazione 1. Presenza di Dio.
prossima 2. Preghiera di preparazione.
3. Preludj.
1. La memoria propone la materia a meditarsi.
1. La considera .
2. L'intelletto 2. L'applica generalmente.
Meditazione 3. L'applica particolarmente.
1. Si esercita in pij affetti.
3. La volontà 2. Fa proponimenti.
-3. Si trattiene in santi colloquj.
1. Esame.
Riflessi 2. Rendimento di grazie.
3. Notare brevemente per iscritto .

1
68
ESEMPIO

Il paragone seguente dimostra , che tutti sanno meditare , e che il


metodo proposto è conforme al procedere naturale dello spirito umano.
Un negoziante intende per mezzo d'un amico, o d'una corrispondenza,
che tali merci ecc., sono in vendita (ecco la materia della meditazione
che si sente , o si legge ) ; rientrando quindi in se stesso, raccogliendosi,
figurandosi pure di vedere la cosa coi propri occhi ( ecco la prepara
zione prossima,7 i preludj ) ;, richiama alla sua mente , che tali merci
aventi tali qualità sono in vendita nel tal luogo ( ecco la memoria ) ;
pud quindi, se gli piace , considerare attentamente le qualità di queste
merci, i differenti usi che se ne possono fare, i motivi atti ad indurlo
alla compra, il felice ésito che da questa né seguirà , il guadagno che
sarà per toccargli ecc. ( ecco l'intelletto il quale considera ); riflette ,
che molti altri negozianti hanno di già approfittato d'una sì bella 'oc
casione, che il guadagno, è stato grandissimo, e si sente internamente
mosso,a lodarli (ecco l'applicazione generale), può considerare, che per
sua colpa è stato negligente in conoscere più presto quest'occasione ,
o d'approfittarne, quantunque egli avesse danaro, o se ne potesse pro
curare presso de' suoi amici; considera quali perdite gli siano state ca
gionate da questa negligenza, e come arrecherà rimedio al mále , come
spianerà gli ostacoli, se ve n'hanno ; e quali mezzi impiegherà ( ecco
l'applicazione particolare ); si confonde alla vista di suà negligenza , sé
ne pente, propone di andarne al riparo senza indugio >, ces conchiude
d'impiegare tal somma di danaro a comperare tale quantità , in tale
occasione, in tal tempo (ecco l'applicazione "particolare, gli affetti ed i
proponimenti spiegati minutamente ); se egli espone le sue risoluzioni ad
un protettore, o ad un amico ( sarà questo il colloquio ) ; potrà infine
esaminare se abbia riflettuto bene su di questo affare, e conferinare le
sue determinazioni (e questi saranno i riflessi).
Proponetevi in luogo del negozio una verità di salute eterna ,seguite
il procedere del negoziante, implorando intanto la grazia di Dio , e me
ditereté bene.

AV VISI

Si dee portare all’orazione un cuor puro , e volenteroso d'udire e


di fare quanto Dio suggerir à ; riflettere, che si va a trattar con Dio,
nostro padre, per interessi gravissimi, e che Dio brama di esaudirci.
Se vengono le distrazioni: 1. raccomandarsi a Dio ; 2. umiliarsi , ri
conoscendole per castigo della nostra tepidità ; 3. resistervi fortemente,
cacciarle presto ; 4. confidare in Dio per superarle ; 5. far conto di non
occuparsi di altro nel tempo dell'orazione, che di Dio.
re Dio
Nelle aridità , o difficoltà di riflettere , pazientare , domanda a
la grazia di poter rinvenire pensieri , e sopratutto non tralasciare il
tempo destinato all'orazione.
69
PER IL GIORNO

AVANTI GLI ESERCIZJ SPIRITUALI


Chi desidera spendere qualche tempo negli Esercizi
spirituali , dia bando ad ogni pensiero spettante ad altro
affare, e spediscasi da ogni sorte d'occupazione. Poi rili
rato o nella sua stanza, o in qualche divota cappella, o
anche in chiesa, così dica a se stesso.
Anima miu , eccoci favoriti dal Signore Iddio di qualche
giorno, nel quale possiamo attendere aa riveder le nosire par
tite, e ad entrare in noi, per esaminar melio seriamente gli
affari della vita eterna . Che far dovete, anima mia, che far
dovete? Esultate per grazia cotanto insigne. Perocchè, oh
quanti vi sono , a' quali mai non sarà conceduto tale spa
>

zio! E voi, Dio sa quando più l'avrete. Perciò accettatelo


di buona voglia , e risolvete di non volerne gittare neppur
un momento. Si tratta dell'eternità, o beata , o misera. Si
tratta di voi medesima, di cui quando non vi prendele voi
stessa pensiero , chi deve pigliarlo ? Capite pure che siete
una , che siete eterna . Che perduta una sola volta sarete
eternamente perduta; che guadagnata una sola volta, sarete
guadagnata per sempre. Se lo capite, non occorre, che al
tro vi aggiunga. Se non lo capite, ecco che Dio vi porge
comodità di capirlo per mezzo del ritiramento, a cui v’invi
ta. Perciò entratevi allegramente , riflettendo, che per av
ventura da questo dipende la vostra elerna predestinazione.
Questo si vorrei , animamia , che per gratitudine di tal
favore al vostro Dio vi disponesle a cooperar-quanto po
trete; acciocchè riesca di sua gloria , e di vostra utilità . Per
ciò bramerei , che vi raccomandaste assai a lui, alla sua
santissima Madre, al vostro Angelo Custode, ed a' vostri
santi Avvocati. Vorrei, che proponeste d'essere nel silen
zio, e nella modestia : fedele nell'osservare quanto vi sard
prescritto dal vostro Direttore nella distribuzione dell'ore,
e nell'assegnamento delle considerazioni: costante senza
annojarvi.E sopra tutto generosa nel cominciar chefa
rete nel primo giorno , slargando il cuore a Sua Divina
Maestà , acciocchè faccia di voi quanto le piace. A tutto
ciòaggiungete qualche divozione più speciale, qual sarebbe
confessarvi questa sera, comunicarvi domattina, e se potete
usar qualche penitenza, se non altra, di mortificar i vostri
po
occhi, lingua , ed orecchie . Che dile, anima mia ? siete ri
soluta diportarvi cosi, od anche meglio? Mi penso che si:
è perciò io v'esorto adinginocchiarviavanti l'immagine del
vostro Crocifisso, e dirgli:
ORAZIONE AL SIGNORE CROCIFISSO
Redentor mio dolcissimo, ecco una vostra povera creatu
ra , che si riconosce soprafatta dalla vostra estrema bontà .
Perocchè mentre io mne ne sto pensando a tutt'altro, che a
voi, cd alla mia eterna salute, voi vi compiacete di offe
rirmi comodità di entrare in me stesso per emendare i miei
peccati, e soddisfare alla vostra giustizia. Conosco , buon
7

Gesù , la mia buona ventura ; e quanto meco ne gioisco ,


tanlo a voi ne rendo divotissime grazie. Quanti vivono scor
dati di sè, che meno di me v'hanno offeso ? Eppur io son fa
vorito di poter pensare e provedere all'importante negozio
della mia eterna salute . Tutta vostra bontà , dalla quale
mi sento costretto ad impiegar quanto meglio saprò questo
tempo. Ecco quel che propongo ne' giorni destinati al mios
raccoglimento. Di levarmi la mattina per tempo, e di dare
nel levarmi il primo pensiero a voi, nio Dio . D'osservare fra
giorno modestia ee silenzio. Di non impiegarmi ir allra a
zione da voi distrattiva, sia di studio , sia di curiosità, sia di
ricreazione; in niuna voglio occuparmi, se non nelle prescrit
temi da voi per bocca del mio direttore. Propongo d'esser :
fedele nell'osservanzadella distribuzione dell'ore:dipensar
seriamente a' punti che mi saranno esposti: di perseverar
ten
con invitta costanza senza badare al nemico, che pur
terà di sviarmi: di non vagar per casa, ma di perseverare
nella mia stanza. Tanto propongo. Ma perchè da me nol.
posso effettuare, vi prego del vostro santo ajuto . E per otle
nerlo , ecco che adorerò le vostre santissime piaghe col re
citare a loro onore cinque Pater ed Ave.
Fatto che avrete questo, comincierete a disporre l'animo
vostro per ricevere l'ispirazioni divine; e perciò nel rima
nente del giorno direte fra voi qualche orazione giaculato
ria, qual sarebbe: Domine, quid vis me facere? Ovvero: Co
gilabo dies antiquos, et annos æternos in mente habebo.Ov
vero : Vias tuas demonstra mihi, et semitas tuas edoce me.
Ovvero: Adjutor meus esto ; ne derelinquas me. Ovvero : x
Deus in adjutorium meum intende: Domine , ad adjuvan- ; 3

dum me festina.
7.1
Disponete poi la vostra camera in modo, che abbiate
oggetti quanto meno potete distrattivi, allontanandoli in
ogni modo da voi per i giorni seguenti. 2

Vedete qual sia il vostro maggior bisogno spirituale ; è


se nol sapete da voi conoscere , mentre vi confesserete
questa sera , chiedetelo al vostro confessore , o superiore,
perpotere nella vostra solitudine applicarvi efficacemen
te il rimedio : Justum est, ut aliquando provideam domui
meæ . Gen. 3o .
- Reciterete il Veni Creator Spiritus, con l'orazione Men
tes nostras etc. Ed il Sub tuum præsidium etc. E l’Angele
Dei etc., con qualche Pater ed Ave a'vostri santi Avvocati.
Poi le massime regolatrici di voi sieno queste. Prima:
nel tempo degli Esercizi spirituali, Dio, ed anima vostra,
e nient'altro. Seconda: non volere mettere impedimento
alla divina grazia, se vorrà operar in voi qualche gran co
sa : Terza : anzi volere cooperarvi quanto potrete. E que
sto con l'applicar bene a quanto suggerirà il vostro di
rettore: con aprire il cuore alle divine ispirazioni : e mani
festare la vostra coscienza a chi v'indrizza in tal tempo.
Premesse tali cose, fate conto di uscir dal mondo; rac
coglietevi in voi stesso con attendere, finchè venga l'ora
assegnata al principiare il vostro ritiramento .
Se poi volete un avviso, eccovelo. Visupplico a volervi
disporre a scrivere i sentimenti che Dio vi darà , ed i pro
positi che farete; avrete poi un bel tesoro con voi, il quale
facilmente potrete aumentare nel decorso dell'anno, regi
strandovi quanto di quando in quando il vostro Dio vi
cuore
dirà al .
Del resto abbiate in memoria il bel ricordo che vi dà
il Savio : Particula boni diei non te prætereal. Eccl. 14 . .

E yuol dire , che non abbiamo a perdere nemmeno un


punto di quelle giornate, le quali sono le destinate ad en
trare in noi . Voi tenetelo aliamente scolpito nella mente
con animo di adempirlo; se così farete mutaberis in virum
alium . Reg. 10 Perchè il Signore ostendet vobis , quid
agere debeatis. Exod. 4. E intanto che vi è conceduto ,
thesaurizate vobis thesauros in cælo. Matth . 6. 6.: cioè
attendete ad accumulare cognizioni, affetti, risoluzioni ,
9

e miglioramenti di voi , che sieno per ajutarvi a guadagnar


tesori pel paradiso .
2
72
S. Francesco Saverio la prima volta che fece gli Eser
cizj spirituali si pose avanti il suo Signore con le mani
e braccia legale, protestando con tal alto, d'essere schiavo
del suo Dio ;‫ و‬e perciò risoluto d'essere tutto a' cenni suoi
per ubbidirlo in quanto gli avrebbe manifestato.
Alto imilabilissimo: e se non voleste questa materialità
( che pur è bella ),potresle e dovreste bene questa sera, avanti
d'entrare in letto ,presentarvi a'piedi del Crocifisso non più,
per così dire, vostro, ma suo: e professare,che la vostra vo
lontà dev'essere nelle sue mani preparatissima a far la sua .
Chi è liberale con S. D, M., la proverà seco liberalissi
ma . Nè in altra guisa può l'uomo essere liberale con Dio ,
se non gittando tutto se stesso nel suo beneplacito.
Con tal sentimento baciate più e più volte le piaghe del
Signore, singolarmente quella del costato , con animo di
riporre in essa la vostra volontà. E gli direte di tutto cuore
con s. Agostino: Domine, jube quod vis,etda quod jubes.
Mio Signore, eccomi nelle mani vostre. Fate di mequanto
vi piace.Comandate, accennate, e v’ubbidirò. Fiat in me
voluntas tua , sicut in coelo et in terra. Eccovi il mio cuo- .
re qual carta bianca : scrivetevi quel che vi pare: soscriverò
iulto ancor col sangue. Tanto sono disposto ad eseguirlo.
Se vi avanzasse tempo, impiegatelo nel tornar di nuovo
a ruminare le cose ineditate e lette. Principalmente poi
nel ripensare primieramente a quel che Dio vuole da voi.
Secondariamente nel pensare all'emendazione de' vostri
difetti, ed acquisto di quelle virtù che più vi bisognano.
Terzo nel trovare mezzi per osservare i propositi che
farete. Quarto nel trattare col padre spirituale . Quinto
nell'orazione vocale. Così operando, non vi mancherà che
fare, e sarete occupato senza rincrescimento .
Ricordatevi anche d'eleggere ogni giorno un protettore, v .
g ., per il .. la B.V.,per il 2. s.Giuseppe, per il 3.s.Pietro ecc .
E finalmente unirete ciaschedun giorno del vostro riti
ramento con qualche ritiramento di Gesù. Per esempio, it
1. dì con quel che Gesù tenne nove mesi nel ventre di Ma
ria; ຜູ້il 2. col tenuto del presepio; il 3. col tenuto nel Tem
pio, allorchè si perdette, ecc.; il 4. col tenuto nel Taborre;
il 5. col tenuto allorché lo vollero crear re ; il 6. col te
nuto nell'orto di Getsemani; il 7. col tenuto nel sepol
cro; l' 8. con quel che tiene nel Divin Sacramento .
73
PREPARAZIONE RIMOTA
.
PER LA MEDITAZIONE

1. Leggete la sera innanzi una o due volte attentamente la


materia della meditazione destinata per l'indomani; e prevedete
qual fruito ne possiate ricavare secondo il bisogno attuale dell'a
nima vostra .
2. Messo che vi siate a riposo, prima di prender sonno , rian
date colla mente ciò che avete letto.
3. Nello svegliarvi la mattina, offerite a Dio il vostro cuore e
le vostre azioni ; quindi allontanando ogni altra idea , riflettete
innanzi a chi voi andiate a comparire, con rappresentarvi Iddio
come vostro Signore , o Padre , Maestro , Giudice ecc.; e sfor
zatevi d'eccitare in voi affetti analoghi al frutto che desiderate
trovare nella meditazione.
PREPARAZIONE PROSSIMA
1. Considerate con fede viva , che siete alla presenza di Dio, e
che egli vede tutte le vostre azioni. Fate in seguito la preghie
ra di preparazione, per esempio :
« Mio Signore, e mio Dio ! io credo fermamente, che voi sie
te qui presente, e che vi degnate occuparvi di me. Io sono in
deguo di fare a voi ricorso :confidaudo tuttavia pienamente nel
la vostra paterna bontà, vi scongiuro di concedermi la grazia
d'impiegare quest'ora, forse l'ultima di mia vita, a vostra gloria
e a mia salute. »
2. Preludj. Basta l'impiegarvi due o tre minuti.
Nel primo rappresentatevi alla mente, come se vedeste coi pro
prj occhi il luogo in cui'avvenne la cosa che volete meditare,
o la persona che ha insegnata la verità che siete per considerare.
Nel secondo chiedete il frutto della meditazione : « Dio mio !
concedetemi la grazia di ben capire il soggetto di questa medi
tazione, e come sia per me importante. Illuminate il mio in
telletto , movete la mia volontà,e fate, che io riporti per frutto
di questo santo esercizio ....» (esprimete il frutto proposto, per
esempio l'orrore del peccato , la pazienza, o tale altra virtù che
brainate ottenere ).
COSE DA FARSI DOPO LA MEDITAZIONE
1. Esaminate il buono o cattivo successo della vostra medita
zione, e la cagione di quest'ultimo, se esiste . Considerate quali
lumi abbiate avuto, e quali proponimenti abbiate fatto.
2. Offerite a Dio le vostre risoluzioni; ringraziatelo, o chiedetegli
a

perdono, ed implorate il soccorso della Ss. Vergine, e d'altri Santi.


3. È bene ilnotare in breve per iscritto i principali lumi ri
cevuti, ed i proponimenti formati,
4. Visitate, se si può, il Ss. Sacrainento. Osservate la distribu
zione delle ore, il silenzio, la modestia, il ritiramento. Fate gran
conto di pregare molto con fervore, per ottenere le grazie, che Dio
vuole dare, ma non dà se non a quelli che le domandano bene.
1

24
ESERCIZIO )

SOPRA IL FINE, PER CUI DIO CREÒ L'UOMO


Vedi a pag . 73. come si debba cominciare e finire la meditazione.

Applicatevi bene a questo primo esercizio, perchè è di


somma importanza la verità che qui vi si propone da
considerare.
Ilfrutto che procurerete di cavare colle considerazioni
dell'intelletto , e con gli affetti della volontà, sarà : emen
darvi del mal uso di quelle creature, delle qnali valendovi
contro il fine per cui Dio ve le diede, l'offendete.
Perché il Signore vi ajuti a cavarlo , gli direte questa
breve Orazione: Notum fac mihi, Domine , finem meum ,
ut sciam quid desit mihi.
PUNTO PRIMO
1. Riducetevi alla memoria , che l'uomo è stato creato
da Dio, perchè lo lodi , ami , e serva ' in questo m' ondo ,
e lo goda eternamente beato nell'altro.
2. Occupatevi con l'intelletto sopra tal verità, e (ferman
dovi alquanto , ove troverete le lineette ) ponderate, che >

beneficio - Che vi ha onorato so


Dio vi ba fatto un gran
pra ogni altra Creatura o inanimata , o animata - Perchè
niuna di loro può lodarlo e servirlo con l'intelletto, co
me voi conoscendolo ; nè amarlo con la volontà - Molto
meno goderlo per sempre in Paradiso - Non è così? Cer
tamente che sì .
3. Fermatevi a penetrare con il discorso tal verità. E poi
4. Esaminatevi primieramente, se fin ora l'abbiate co
nosciuto . Secondariamente , se l'abbiate stimato . Terzo ,
se n'abbiate ringraziato Dio. Quarlo, se abbiate operato
secondo tal fine, lodando Dio --amandolo - e servendolo.
5. Conoscerete di averlo fatto , se non avete mai offeso
Dio. Ma se l'avete offeso, allora dovete uscire con la .

6. Volontà in affetti, or di confusione, perchè non ab-


biate pensato a tal fine: or di ammirazione, perchè non
lo abbiate stimato : or di pentimento, perchè non ne ab
biate ringraziato Dio. Ma principalmente di dolore per
non averlo ottenuto; non avendo lodato, amato, e servi
to Dio . Proponete d'emendarvene per l'avvenire.
PUNTO SECONDO
1. Riducetevi alla memoria , che le altre cose che sono
75
sopra la terra, sono create daDio, acciocchè qual mezzo
ajutino l'uomo a conseguire il suddetto fine .
1. Occupatevi con l'intelletto a ponderare due punti. L'u
no, la bontà di Dio , il quale vi ha provveduto di tanti
mezzi , quante sono le altre cose create, acciocchè possiate
ottenere il vostro fine ; le ha fatte molto buone, e gra
tuite aa voi, acciocchè più facilmente, e con vostro gusto,
vi ajutassero. L'altro, che tutte queste cose sono (e devono
essere) mezzi, e non fine: tanto che con l'uso loro non
perdiate, ma conseguiate ciò, per cui Dio ye le ha date.
3. Fermatevi un po' di tempo a penetrare con il discor
so tal verità . Poi
A
4. Esaminatevi, se vi siate servito delle predette cose
come di mezzo, ovvero come di fine Conoscerete ciò ,
esaminando, se nell'uso delle creature sia intervenuto l'of
fesa di Dio - E ciò saprete, esaminando, se vi siate ser
vito di creature a voi vietate, o nel modo da Dio vietato
nel vostro stato . Per esempio : Dio vieta , che usiate la
lingua per mormorare : gli occhi in guardar licenzioso: gli
avete voi usato cosi ? — Vieta Dio l'anteporre il gusto
d'ogni creatura alla osservanza della sua legge; glie ne
avete voi anteposto veruna? . ecc. .. !
5. Se avete mancato , allora con la
6. Volontà chiedete perdono , a Dio dell'esservi servito
male delle creature che vi ha dato , valendovene come
fine, e non come mezzo, per offenderlo, e non per lodar
lo — amarlo , e servirlo .
7. Proponete l'emendazione, scendendo a vedere quali
sieno queste creature, delle quali servendovi male, avete
offeso Dio.
7. PUNTO TERZO
1. Riducetevi alla memoria , come da'due Punti pre
nessi ne siegue , che delle creature non dobbiamo va
lerei se non quanto ciajutano a lodar Dio, amarlo, ser
virlo di qua, per goderlo eternamente di là : non volen
done, o rifiutandone alcuna, se non in quanto conferisce,
o no , al fine predetto. Poi :
2. Occupatevi con l'intelletto sopra il punto proposto
vi , e vedrete che è cost . Perciò farebbe male uno se di
cesse, voglio ricchezze, spassi, onori ( quantunque sap
pia, che con essi offende Dio ) perchè mipiacciono . Co
76
me altresì chi dicesse , non voglio digiuni , e inortifica
zioni ( quantunque sappia, che con essi mi ajuterei a pia
cere a Dio) perchè mi spiacciono. La ragione è, perchè
debbo volere ciò che mi ajuta ad oltenere il mio fine ,
e rifiutare ciò che mi disajuta.
3. Fermatevi un po' di tempo aa penetrare tal verità . Poi
4. Esaminate quali creature abbiate voluto , ancorchè
con esse non abbiate offeso Dio - E quali abbiate rifiu
tato . Poi con la
5. Volontà proponete di lasciare le prime, quantunque
vi sieno care , come amici, ricreazioni, vanità , ecc., e di
volere le seconde, quantunque vi sieno discare, come an
negazionedi voi, fuga delle occasioni, patimenti nel corpo,
ecc., scendendo sempre a' particolari..
6. Fate poi un colloquio alla Santissima Trinità , pre
gandola a perdonarvi gli errori sin qui commessi. Un al
iro alla Beata Vergine, all' Angelo Custode , ed a' Santi
Avvocati, acciocchè vi ajutino ad emendarvi.
PUN TI
che si propongono da esaminare ( allora debita )
a chi fa gli Esercizjspirituali, per vedere qualisieno i suoi portamenti.
I. S'esamini se abbia vero desiderio di salvare l'ani
ma sua. Dico vero, e non apparente.
II. Se ponga i mezzi, che sono necessarj, cioè l'osser
vanza de' santi comandainenti di Dio .
III. Se si ajuti con la frequenza de' Sacramenti , ora
zione, ricorso a' Padri spirituali , e simili.
IV. Se schivi, oppur cerchi le occasioni d'offendere Dio.
MASSIME CRISTIANE
1. Stimare ed amare il Signore sopra ogni cosa.
II. Riputare somma ventura di poter dargli gusto.
III. Non volere per cagione d'alcuna creatura perdere
Dio, e l'anima.
IV . Tener per gran male tutto ciò che ci toglie il con
seguir il fine, per cui siamo stati creati.
Orazioni giaculatorie. 1. Notum fac mihi, Domine, finem meum . 2.Er
rayi sicut ovis quæ periit. 3. Filium enutrivisti et exaltavisti; ipse autem
sprevit te. 4. Oblitus sum finis mei. 5. Fecisti me, Domine, ad te , et
inquietum est cor meum, donec requiescat in te. 6. Fac me, Domine,
benedicere te.7. Quis dabit mihi penpas ut columbæ, et volabo, et re
quiescam. 8. Expectatio inea tu, Domine. 9. Quid mihi in cælo , et su
per terram , nisi tu , Deus. 10. Deus meus, etomnia. 11. In te , Deus
meus, omnia yota mea. 12. Non est mihi alius Deus præter te .
77
ESERCIZIO
SOPRA IL CASTIGO DATO DA DIO A TRE SORTI DI PERSONE
CHE PECCANDO OPERARONO CONTRO IL FINE
PER CUI DIO LE CREÒ

Vedi a pag . 73. come si debba cominciare e finire la meditazione.

Il frutto che procurerete di cavare con le cor:siderazioni


dell'intelletto e con gli affetti della volontà sarà , forsiar
concetto del gran male ch'è il peccato.
Perchè il Signore vi ajuti , gli direte questa breve ora
zione : Domine, fac ut videam , quid sit peccatum.
PUNTO PRIMO

Il primo peccato che si commettesse fu quello degli


Angioli ; ed i primi ad esser puniti da Dio furono essi;
non per altro, se non perchè peccando si partirono da
quell'ultimo fine per cui Dio li creò , il quale fu , per
chè lo servissero. Sopra tal verità fate con l'apima vostra
tali ponderazioni.
Chi furono, o anima mia, questi Angeli ? Furono i pri
mi ad esser cavati dal niente avanti ad ogni alliu creatu
ra : collocati nel cielo empireo : dotati di sommo ingegno :
di somma sapienza : di somma bellezza : immortali: sanki:
capaci di veder Dio. Ma perchè si ribellarono al lor Si
gnore in cambio di soggettarsegli, ecco che tutti in un mo
mento sono da Dio precipitati nell'inferno. È ciò vero ,
anima mia ? Verissimo. Parlate adesso col vostro Signoru
col seguente colloquio.
Mio Signore , sono tanti in numero gli Angioli, che
superano le arene del mare. Sono le più bell'opere che
sieno uscite dalle vostre mani . Il loro peccato è un solo,
ed è durato un sol momento . Date lor tempo di ravve
dersi ; non hanno veduto l'esempio d'altri castighi. Nou
è stata minacciata loro la pena : sarà vostro grand'onore
usar loro pietà : vi renderanno grazie immortali : ricom
penseranno l'errore con un infinito ossequio.
Ahi, anima mia , come l'inganni, sepensi,che Dio a lai
motivi si plachi ! Ti risponde , e ti dice: Hanno peccato
con grave colpa, e tanto bastami a giustamente condan
narli lulti, senza eccettuarne veruno , nell'inferno. Che hai
dunque da raccorre, o anina mia ? Questo. Grun cosa con
78
vien che sia il peccato, per cagione di cui tanti Principi del
Paradiso sono precipitati nell'abisso. Eppure tu hai pecca
to si arditamente , si frequentemente, in pensieri, parole,
ed opere. Ah misera di te ! Confonditi, piangi, chiedi per
dono al tuo Dio : proponi l'emendazione. Poenitet, me pec
casse: Propono , non peccaturum. E qui farete varü atti
di pentimento, di dolore per il passato, e di proposito per
l'avvenire.
PUNTO SECONDO
Il primo peccato commesso fra gli uominifu quello
d'Adamo, e fu quando, stesa la mano all'albero della scien
za del bene e del male, ne mangiò il suo frutto, trasgre
dendo il comandamento Divino.
Questo fu, anima mia, il peccato di Adamo. Ma come
fu punito ? Ve lo dirò. Fate col vostro pensiero come un
fascio di tutti i dolori che assediano la nostra vita . Met
leteci povertà , malattie, ignoranze, inimicizie, carestie, tem
peste , pestilenze , liti, guerre, stragi, desolamenti. Ponete
tutte le ossa de' morti, che una volta furono vivi sopra la
terra, ed alzando gli occhi attoniti sopra l'alte rovine, fate
col Signore questo colloquio .
Dunque, o mio dolcissimo Dio, sì gran miseria è pe
na d'un sol peccato ? Se non peccava Adamo , la giusti
zia, la pace, la natura, la grazia, tutto era nostro ? Nostra
una vita felicissima in questo tempo, e molto più una fe
lice nell'eternità ? Così è , mio Dio, così è . Dunque, che
gran male è il peccato , mentre un solo, quasi torbido
torrente , ha portato nel mondo l'innondazione di tutti
i mali ! Ah Signore, ajuto, grazia, lume per conoscere tal
verità .
O animamia, sapete voi quel che vorrei raccoglieste da tal
considerazione ? Questo. Voi piangete quando vi trovate
in qualcheduna delle accennate miserie . Quando le infer
mità, i dolori, le malinconie , le disgrazie si fanno sentire,
il mio consiglio è, che riflettiate , se in voi sia mai stato
>

il peccato mortale: e se v'è stato, piangete sopra di quello,


unica cagione d'ogni disastro. E se non conosceste e non
capiste tal verità, dite pure, e direte il vero:
O maledetto peccato ! tu sei simile anche in questo al
veleno, i cui priini sintomi sono toglier la vita. E tu fai,
che queste chiarissime verità nou si conoscano. Mio Dio,
79
ajuto perchè le intenda : ajuto perchè le pratichi : ajuto
perchè mi emendi de' mieipeccati.
PUNTO TERZO

Per quelle colpe stesse, pelle quali voi siele reo, e per
meno ancora , molte anime sono condannate irremissibil
mente all'inferno.
Pensate voi, se ciò sia vero , anima mia. Io vi assicuro,
che si. E quando non me'l credeste, affacciatevi sopra la boca
ca dell'orrenda fornace dell'inferno, e vedrete, che ivi arilo
no , e arderanno eternamente tante aniine , che in un sol
peccato mortale caddero. Che dite ora , anima ? Dunque
un momento di vergognoso piacere si paga con eternità di
tormenti inauditi ? Si, anima mia , si . La malizia del pec
cato mortale è sì immensa , che merita d'esser punila cont
un tormento, che non ha fine. Dite ora col seguente collo
quio al Signore:
O mio Dio ! Sono passati cinque mila anni da che Cai
no sta nuotando nelle fiamme divoratrici, ed ancor non
si vide lido ? No. Dopo tante pene ancor non è scontato
un soldo di quel gran debito che contrasse col suo pec
cato ? No. 0 Dio, mio buon Dio, che cosa è questa ? Pas
seranno forse ancora cinque milioni d'anni, ne passeran
no cento, ne passeranno cento mila, e saremo ancora da
2

capo ? Sì. Vedete quell'anima fatta a vostra immagine dis


perata in quell'abisso di fuoco : udite i suoi gemiti, e le
sue strida : e non le avete punto di compassione? No.
Quelle vostre si tenere viscere, le quali provveggono di
sostentamento ad una formica, ora sono sì dure, che non
curano la disperazione eterna d'una già sua cara figliuola? Si .
Entrate, anima mia, in voi medesima , e sappiate , che
con tutto il detto finora, il peccato non è nell'inferno ab
bastanza punito. Sc Dio scaricasse sopra un'anima sola per
un peccato solo tutta quella tempesta di pene,, che piove as
-sidiamente sopra tutti i dannuti, questa sarebbe ancor po
ca almerito d'un solo peccato. Non può, anima mia, non
può il braccio della Divina Giustizia vibrare un colpo si
pesante sopra un peccatore, che in ogni tempo non siascar'
so, e leggero, a paragon della colpa. O colpa commessa
contro d'un Dio infinito, quanto sei orribile ! lo vi esorto
a gettarvi, anima mia , a piedi del vostro Dio, e dirgli nel
fine della vostra meditazione:
80
No, che io non ho conosciuta finora, o mio Siguore, la
mostruosa malizia del peccato. Pur troppo è vero, non
l'ho conosciuta. Se avessi mai penetrato, che l'inferno si
orribile non è altro che un'ombra in paragone del pec
cato, che solo è mal vero: Se avessi capito, che a tenere
un'anima peccatrice eternamente nel fuoco, se le usa cle
menza, e si punisce infinitamente meno del merito : Se
io l'avessi capito, come avrei mai potuto peccare ? Or che
è mancato che io non vada a conoscere per prova que
ste certissime verità in quella notte spaventosa, che non
vedrà mai giorno ? Quanto sono stato vicino a cadere in
quell'orrendo precipizio! Se non m'è accaduto il trovar
mici, a voi si devono le grazie, o mio Signore, che avete
usato giustizia con altri, i quali meno di me l'hanno ir
ritata. Sarà dunque possibile , che vi torni ad offendere
dopo tanta misericordia ? No, Signor mio dolcissimo, no:
nol permettete giammai. Pur troppo sono stato cieco per
il passato, oltraggiando quella bontà infinita, che merita
l'amore di tutti i cuori. Così stesse in mia mano il disfar
quel che già ho fatto, come lo disfarei volentieri ! Voi, o
Signore, che avete finora adoperata la vostra pietà con
me peccatore infelice, adoperate il vostro potere contro
il peccato. Distruggetelo , annichilatelo , non tanto come
mio male, quanto come vostro contrario. Cosi salvato da
doppio male, e dalla colpa , e dalla pena , verrò a lodare
in cielo il vostro Nome ne' secoli de secoli. Amen.
Ρ Ο Ν Τ Ι
da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
I. Quali siano i dettami regolativi della sua vita.
II. Quali attacchi abbia , ed a chi .
III. Come rispetti chi Dio gli ha dati per superiori.
IV. Come si contenti di ciò che Dio gli dà nel suo
stato .
MASSIME CRISTIANE
I. Nell'operare che si fa, ricordarsi del fine che sorti
rà l'operazione.
II. Persuadersi, che presto, o tardi si sa .
III. Non far ridere i nostri nemici con li nostri spro
positi .
IV. Imparare a spese d'altrui il male, e nou alle nostre .
31

ESERCIZIO

SULLA MALIZIA DEL PECCATO

Vedi a pag . 73. come si debba cominciare e finire la meditazione.

Risoluto uno di conseguire il suo ultimo fine, dve la


sciare gl'impedimenti della sua conquista ; e questo è uno
solo, che è il peccato mortale, perchè questo pone il fine
ultimo nella creatura, e non in Dio. Laonde tutta la no
stra industria e battaglia ha da essere contro di quello.
Si domandi a Dio vivo conoscimento della malizia del
peccato, interno dolore, con fermissimo proposito di non
mai commetterlo.

PUNTO PRIMO

Considerate la malizia e dissonanza del peccato mor


tale , per quello ch'egli è in se stesso. Poichè , secondo
s. Tommaso , consiste in una avversione da Dio , e con
versione alla creatura: donde si vede, che colui che pec
ca mortalmente, caogia Dio per la creatura , stimandolo
meno che quella ; e pesando più nel suo cuore un bene
momentaneo e apparente, che il vero e sommo bene. E
così il peccato mortale è un dispregio di Dio, a compe
tenza d'una creatura : è un non far conto delle divine
leggi, nè delle divine ed eterne promesse , né delle divi
ne e tremende minacce. È finalmente una grandissima
offesa del Creatore fatta dalla sua creatura, donde si scuo
pre la sua infinità. Perchè se l'offesa, in buona teologia,
cresce alla misura della grandezza dell'offeso, e vilezza di
colui che offende; essendo infinita la distanza , che è dal
la creatura a Dio , è necessario , che sia infinita l'offesa
che questa gli fa quando pecca. Quivi potete stendere
lungamente il discorso per gli attributi divini, e trovare,
che non ve n'è veruno, in ordine al quale il peccato non
partecipi speciale dissonanza; imperocchè qual dissonanza
è far l'iogiuria e l'offesa in presenza stessa di quello che
82
si offende , ed avanti a' suoi occhi? e Iddio con la sua
immensità sta presente a colui che l'offende, e con la sua
sapienza lo sta rimirando. Che dissonanza è odiare quel
lo che è degno di essere amato ? qual è Iddio per la sua
bontà infinita. Che dissonanza è offendere il medesimo
giudice, che ha da giudicar l'offesa ; e che può punire con
supplicio fierissimo di morte colui che l'offende ? E il
peccatore offende Dio suo giudice, che lo può sprofon
dare immediatamente nell'inferno. Così potete simil
mente discorrere per gli altri attributi in se stessi consi
derati.
E se riguardate Dio in quanto vostro benefattore, non
saprele finire di maravigliarvi della nuova mostruosità
che il vostro peccato partecipa, per ragione dell'ingrati
tudine . Perchè se considerate la moltitudine innumera
bile de' beneficj che Iddio fin qui vi ha fatto, e che pre
tende farvi, per tutta l'eternità, nella sua gloria , trove
rete, che quantunque voi gli aveste sempre corrisposto,
e foste per corrispondergli sempre con altrettanti osse
qui e servizj ; appena mostrerete il più minimo segno della
da voi dovutagli gratitudine. Or, che abbominazione d'in
gratitudine sarà , in luogo de' servizi e ossequi, avergli
>

corrisposto con sì enormi aggravj ? Qui potete discorrere


per li beneficj ricevuti , ponderando , quanto mal paga
mento avete dato a chi tanto merita, e voi tanto gli do
vete. E quanto gran castigo richiede una sì brutta ingra
titudine. E da tutto procurerete di cavar sempre intenso
dolore de' peccati commessi , cou fermo proposito della
emendazione .

PUNTO SECONDO

Formerete coucetto della malizia e dissonanza del pec


cato mortale, e concepirete orrore a quello per li suoi ab
bominevoli effetti: alcuni de' quali sono i seguenti : Primo,
è morte dell'anima, che la lascia più brutta e cadaverosa
nel cospetto di Dio, e degli Angeli, che non è un corpo
morto di parecchi giorni, e putrefatto, nel cospetto degli
uomini. Secondo , toglie dall'anima Dio , introducendovi
in cambio suo il demonio : laonde , di tempio bellissimo
83
della Santissima Trinità , rimane convertita in isporchis
sima stalla della bestia infernale. Terzo , per il peccato
si trasforma l'uomo di amico carissimo di Dio in ischia
vo odiatissimo del demonio. Quarto , accieca gli occhi
dell'intelletto , e oscura la luce della ragione, converten
do l'uomo di ragionevole in bruto. Quinto, priva l'uomo
della nobiltà di figliuolo di Dio , e partecipazione della
divina natura , che aveva per la grazia. Sesto , lo priva
del maggiorasco ehe aveva, e del diritto in cui si trovava,
del regno eterno della gloria, e di tutti i suoi beni. Set
timo, lo priva di tutte le altre ricchezze che aveva, di
meriti della gloria guadagnati sin all'ora con le sue buo
ne opere. Ottavo , lo priva degli ajuti efficaci della gra
zia : donde n'avviene , che un peccato è cagione di altri,
ed tri. Nono, leva l'efficacia aĪl'orazione. Decimo, toglie
la consolazione ne' travagli. Undecimo, sbandisce
gran gusto della buona coscie nza
la pace
. Duo
dal cuore , e il
decimo, cagiona mala morte , ed altri innumerabili mali .
O mostro composto di tutte le mostruosità ! o abisso di
tutte le miserie ! o ciechi quei che ti amano ! o stolti quei
che non ti fuggono ! ed o miserabile di voi , se non vi
dispiace di averlo cercato , ed abbracciato ! e se non pro
ponete di dar mille vite più tosto che volerlo più !
PUNTO TERZO

Scorrerete per l'età della vostra vita, facendo conside


razione per ciascuna, quanti peccati avete commesso. E
troverete per avventura, che appena vi è comandamento
di Dio , e della Chiesa, che voi non abbiate trasgredito
molte volte con opere, parole, e pensieri. E consideran
>

dovi come una postema, da cui scaturisce putredine, e


da ogni parte la stilla, non lascierete di maravigliarvi >

come Iddio fin ora vi ha tollerato : come il Sole vi ha il


luminato : come i cieli vi hanno colle loro influenze con
servato: come l'aria vi ha dato il respirare; l'acqua il refri
gerarvi ; il fuoco il riscaldarvi : come la terra non si è
aperta per inghiottirvi: come tutte le creature non si
sono contro di voi rivoltate, quasi contro un nemico del
loro comune Signore. E vedendo la misericordia che Id
84
dio ha usata con voi , non tenendovi già nell'inferno, co
me tiene tant'altri che hanno commessi meno peccati di
voi ; stimolato dalla gratitudine , e infiammato dal suo
amore

Finirete con un colloquio a Cristo in croce, chieden


dogli intenso dolore delle vostre colpe, e fermo proponi
mento di non più commetterle. Pater noster.
Orazioni giaculatorie. 1. Peccavi, Domine; miserere mei. 2. Miserere
mei Deus, secundum magnam misericordiam tuam. 3. Malum coram te
feci. 4. Dimitte mihi debita mea. 5. Dissolve, Domine, colligationes meas.
6. Abundavit in me iniquitas; abundavit. 7. Ne tradas me a desiderio
meo peccatori. 8. In abominationibus ad iracundiam concitayi te, Do
mine . 9. Factus sum sicut columba seducta , non habens cor. 10. Ut ini
que agerem laboravi. 11. Domine , ne memineris iniquitatum mearum
antiquarum . 12. Pater , peccavi in cælum , et coram te ; non sum di
gnus vocari filius tuus.
85
ESERCIZIO

SOPRA I PECCATI CHE CIASCHEDUNO HA COMMESSO

Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e finire la meditazione .

Il frutto che procurerete di trarne con le considerazioni


dell'intelletto , e con gli affetti della volontà , sarà conce
pire dolore de' peccati commessi ,> e risoluto proposito di
non ricommetterli , con l'ajuto Divino .
Perchè il Signore vi dia grazia di cavarlo , gli direte
questa breve orazione : Iniquitates meas et scelera mea
ostende mihi.

PUNTO PRIMO

J. Riducetevi alla memoria così in generale i peccati


commessi nella vita passata , principalmente quelli che
più vi aggravano .
2. Occupatevi con l'intelletto, e ( fermandovi ove trove
rete le lineette ) ponderate, che vi siete sporcata l'anima
con tai peccati - Onde avvilita l'eccellenza dell'esser vo
stro ragionevole e spirituale -- E molto più del sopra
naturale , a cui Dio vi aveva sollevato , con aggregarvi
alla sua Chiesa per mezzo del santo Battesimo. Volete
voi conoscere questo avvilimento , di cui vi ragiono ?
Considerate >, che voi vi arrossiste de' vostri peccati e

tanto ve ne arrossiste , che ora li negate a chi d'essi vi


accusa
e quando ve ne avete a confessare , questo ros
sore vi sorprende talora in guisa , che li tacete anche al
confessore. Il che è segno , che conoscete la viltà de' pec
cati da voi commessi .
3. Fermatevi a pensare con il discorso tal verità . E poi
4. Esaminatevi, perchè mai vi siate indotto a peccare.
Troverete, che sempre per motivo indegno avete pec
cato , come per contentar la passione , per condiscendere
ad un cattivo amico , - per conseguire un transitorio e
-

sozzo diletto , - per puntigli d'onore, e simili.


86
5. Quando avrete trovato , che ciò è vero, col fermarvi
un poco a considerarlo , allora uscite con la
6. Volontà in un affetto , che sia di detestazione de'
vostri peccati , dicendo : Si, peccati miei , che vi detesto ;
perché avete sì malamente sporcata quell'anima che Dio
mi fece nel santo Battesimo sì bella. - Poi proponete di
non commetterli più.
PUNTO SECONDO

1. Riducetevi alla memoria come i vostri peccati sono


offesa ( cioè disgusto ) di Dio infinitamente buono.
2. Occupatevi con l'intelletto ( fermandovi ove troverete
le lineette) nel ponderare, che voglia dire Dio offeso - Dio
disgustato. - Troverete, ch'egli è il massimo di tutti gli
eccessi. – Perchè Dio infinita bontà è degno d'essere a
mato, servito, e compiaciuto ancor da chi egli castiga ;
ancor da' condannati all'inferno; -ancor da' demonj;;
molto più da voi , che da lui avete ricevuto tutto quel
bene che vi godete .
3. Fermatevi alquanto a penetrar con l'intelletto , che
ciò è vero .
4. Esaminate per poco chi è Dio offeso - e voi offen
ditore. Dio infinita Maestà voi vile creatura . Dio
somma grandezza — voi un niente.- Dio infinita potenza
- voi l'istessa fiacchezza. - Dio infinita sapienza -
voi
l'istessa pazzia.
5. Trovate altri titoli d'onor di Dio, e di vostro abbas
samento ; e poi uscite con la
6. Volontà in affetti di vivo dolore e pentimento "d'a
vere offeso e disgustato Dio , dicendo : O Dio, sono som
mamente dolente d'avervi offeso , sono estremamente
pentito d'avervi disgustato. - Propongo di non offender
vi mai più , e di confessarmiquanto prima.
PUNTO TERZO

1. Riducetevi alla memoria come nell'offendere Dio vi


siete servito de' beneficj che Dio vi ha fatto.
2. Occupatevi con l'intelletto nel pensare ( fermandovi
89
ove troverete le linee ) che ciò è verissimo. Perché se
l'avete offeso con l'anima , e con le sue potenze ,questo
>

è beneficio di Dio. -Se col corpo, e co' suoi sentimenti ,


.

questi pure sono suoi benefizj. -Se con gli amici , e con
i compagni:-se con le ricchezze, -con gli onori, con
l'autorità , --con le doti, abilità, ecc.; - ogoi cosa di que
ste è beneficio di Dio. -Se di giorno , se di notte: se

in casa , se fuora ; - per tutto avete beneficj da Dio. —


Che'più ? Vi siete servito , quasi ho detto , di Dio contro
di Dio. - In quanto non potendo voi far nulla senza il
suo divin concorso, e volendovelo egli dare per man
tenervi la libertà che vi donò , l'avete fatto concorrere
al materiale del vostro peccato, - per esempio , al moto
della lingua, quando parlate di cose a lui spiacenti ; a

quel dell'occhio, quando andava immodesto ;---a quel del


piede , quando andava ove l'offendeste. Per lo che egli
disse per Isaia 43 .: Servire me fecistiin peccatis tuis: præ
buisti mihi dolorem in iniquitatibus tuis.
3. Fermatevi qualchę poco a penetrare con l'intelletto
questa verild . Poi .
4. Esaminate di quali beneficj vi siate più abusato in
offesa di Dio, - se dell'ingegno, mi se del danajo , - se
della nascita , - se degli amici . -Poi con la
5. Volontà uscite in affetti di dolore per quel che a
vete mancato : - in proponimento d'emendarvi: e in
chiedere perdono di tai mancamenti a Dio.
6. Fate poi un colloquio alla Santissima Trinità : al Pa
dre, la cui potenza avete offeso; al Figliuolo , la cui sa
pienza avete spregiato; --- allo Spirito Santo , la cui bontd
avete disgustato . - Supplicate le Divine Persone a darvi
grazia di non mancare di più. Raccomandatevi allu
-

B. Vergine , all Angelo Custode , ed a' Santi Avvocati,


perchè v’impetrino dal Signore forze per emendarvi.
PUNTI
che si propongono da esaminarsi ( all'ora debita ) a chi fa gli Esercizji
per vedere quali siano i suoi portamenti abituali.
I. S'esamini , come schivi l'ozio , e le cattive compaa
gnie.
88
II. Se abbia mai taciuto alcun peccato grave in con
fessione .
III. Se abbia aggiunto peccato a peccato con dire, mi
confesserò poi.
IV. Se abbia indotto con l'esempio , e con le parole ,
2

altri a peccare .

MASSIME CRISTIANE

I. Avvezzarsi a far le confessioni bene.


II. Stimare il peccato mortale per il massimo di tutti
i mali .
III. Temere assai d'offendere Dio , per non dar disgu
sto a tanta bontà .
IV. Non riputar di far mai troppo in penitenza de' pec
cati commessi .

Orazioni giaculatorie. 1. Tibi soli peccavi , et malum coram te feci.


2. Erravi sicut ovis quæ periit; quære servum tuum . 3. Tædet animam
meam vitæ meæ . 4. Surgam , et ibo ad Patrem meum . 5. Ecce dixi ,
>

nunc cæpi. 6. Sana animam meam , quia peccavi tibi. 7. Deus meus ,
respice io me. 8. Converte , Domine , captivitatem meam. 9. Suscipe,
Domine , servum tuum, 10. Ego sum qui peccavi , et inique gessi,
> ?

14. Propitius esto mihi peccatori. 12. Ecce nova facio omnia ,
89
ESERCIZIO
DE ' PECCATI VENIALI
Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e finire la meditazione.
Vi sono due sorti di peccati veniali . Alcuni si com
meltono per negligenza , fiacchezza , o poca avverlenza ;
da' quali non si esentano nè anche li più perfetti altri
si commettono per malizia, cioè industriosamente, e con
avvertenza‫ ; ܪ‬li quali con la divina grazia tutti possiamo
evitare: e di questi principalmente qui trattiamo .
L'orazione preparatoria sarà l'ordinaria . La composi
zione del luogo sarà immaginarvi la vostr’anima inferina,
fiacca , snervata da' malori de' peccati veniali . La dimnanda
sarà chiedere a Dio, che vi risani ; concedendovi la debita
stima della loro malizia ; dolor efficace di quei che finqui
avete commessi; e ferma risoluzione di non più commetterli.
PRIMO PUNTO

Considerale il rigore , con cui Iddio castiga i peccati


veniali . Poichè per il castigo di quelli principalmente ha
provveduto l'orribile carcere del purgatorio , dove le a
nime, oltre la pena del danno, che con non vedere Dio pa
tiscono, che è gravissima, sono sì atrocemente tormentate
con quel fuoco, che, secondo il sentire de' SS. Padri , niu
na pena di questa vita è cou quella comparabile . Donde
Primo considerate , che non può lasciar di esser or
renda la malizia de' peccati veniali , posto che giusta -
>

mente con si orribili pese èè castigata. E questo in anime,


non inimiche , quali son quelle de' danpati , ma amiche
di Dio, spose sue, amate da lui con amor infinito, e desti
pate per goderlo in eterno. Se un Re, avendo sposato una
povera donzella , e tenendole già preparato il trionfo, con
cui doveva entrar in corte à goder la sua felice sorte ; lo
stesso giorno dell'entrata la facesse chiudere in un fondo
di torre , ed ivi con rigorosissimi ! ormenti castigar per
lungo tempo ; che diremmo dei delitti da costei commessi
contro il suo Signore, e Sposo , se non che senza dubbio
fosser gravissimi? Or questa è una somiglianza di quel che
accade all'anima di colui che muore in grazia di Dio : che
avendo da entrar immediatamente con trionfo a goder il
suo Sposo e il suo Regno nella Corte del Cielo , per li
peccati veniali che ha fatto è lungo tempo ritenuta e tor
mentata nel purgatorio,
90
Secondo , considerate quanto orrore dobbiate conce
pire de' peccati veniali , posto che , secondo dice s. Paolo,
sono la legna, e paglia , con cui si podrisce ed avviva il
> >

fuoco del purgatorio per abbruciare chi li commette . Per


chè, se sarebbe estrema stoltezza quella di colui, che di
cesse p.e. una bugia , sapendo di certo, che per quella avesse
da esser messo in una caldaja ardeute aa bruciar vivo, aven
dosi da finir questo tormento con la vita dentro di una o
due ore ; quanta stoltezza è quella di coloro che con tanta
facilità ne coonnettono tanti ; sapendo con certezza di fede,
che , se di qua non li purgano , gli hanno a purgare nel
9

purgatorio, ardendo in quel tremendo fuoco, non per uua


>

o due ore , ma per più giorni o mesi , e forse anni ?


Terzo considerate, che Iddio castiga ancora molte volte
in questa vita i peccati veniali in molte maniere ; ora con
pene corporali d'infermità, malori, dolori ecc.; ora con pene
spirituali maggiori , come sono permissioni di teniazioni
che aflliggono e tormentano molto ; inquietudini, turba
zioni di coscienza ecc. E quello che è più da temere, con
sottrazione di quei soprabbondanti doni ed ajuti della
sua grazia, senza i quali l'uomo, o sta in pericolo di per
dersi , o di fatto si perde. Perchè , giusta il Savio , chi
sprezza le colpe leggieri , a poco a poco viene a precipi
tarsi nelle gravi. Si hanno dunque a temere molto le
colpe che portano seco tali pene.
PUNTO SECONDO
Considerate quanto grande è la malizia del peccato ve
niale per quello che è in sè , benchè rispetto alla malizia
del mortale si dica leggiera.
Primo, perchè il peccato veniale , essendo contro la ragio
ne, è una malizia, anzi macchia , bruttezza ecc . dell'anima
ragionevole , che l'imbratta , e rende sozza e mostruosa .
Secondo , perchè essendo contro al comandamento di
Dio , è vera offesa e disprezzo suo : per ciò solo i suoi veri
figliuoli e fedeli servi ( quando non fosse altro male) deb
bon odiarlo ee fuggirlo più che mille morti . Poichè, qual
concetto faremmo d'un figliuolo che dicesse : Io аa mio pa
dre non darò tal disgusto , che per quello mi cacci di casa
e mi disredi; ma minori di questo non mi asterrò di dar
gliene, per non privarmi de' miei gusti e capricci ? Costui
meriterebbe nome di figlio ? Or tali sono quei che, senza
>
91
riguardo , e con avvertenza , fanno i peccati veniali .
>

Terzo , perchè essendo il peccato veniale disgusto ed


offesa di Dio , è male di Dio ; e per essere male di Dio ,
è maggior inale che tutti i mali di pena di tutte le crea
ture temporali ed eterne ; di maniera che, se ad uno fosse
detto una delle due : o far un peccato veniale (come dir
una bugia), o patir eternamente tutti i tormenti dell'infer
no insieme, con la privazione di tutta la gloria del cielo ;
questo secondo, anzi che il prino, conforine ad ogni buona
ragione, deve esser eletto . Perch'è certissimo , che il mi
nimo male di colpa èè inaggiore che il sommo di pena ; e
che per evitar il male maggiore si deve abbracciare il mi
nore. Chi dunque non tema, nè fugga quel male che ec
cede tutti i mali di pena insieme congiunti ?
TERZO PUNTO

Considerate , come il peccato veniale è infermità del


l'aniına; e così proporzionalmente cagiona in quella gli ef
fetti che l'infermità corporale cagiona nel corpo: cioè fiac
chezza e mancanza di forze per esercitar le virtù, e per cam
minar nella via dello spirito; tedio e svogliamento delle
cose spirituali, dell'orazione, e tratto con Dio ; e così in
chinazion grande a riposarsi ne'bepi della terra, con non
minor ripugnanza a cercar quelli del cielo. Quindi è, che
come l'infermità corporale e disposizione per la morte del
corpo (e questo è il peggior male che ella abbia, e che le
cagiona maggior ansietà ) , così l'infermità spirituale del
peccato veniale è disposizione per la morte dell'anima ,
che è il peccato mortale : e perciò deve essere maggior
mente temuto. Dispone dunque il peccato veuiale al more
tale, giusta s. Tommaso :
Primo, per un modo di conseguenza ; in quanto per
i peccati veniali si va un uomo a poco a poco abituando
a trapassare i limiti della ragione , ed a perdere la paura
e la dissonanza della colpa , ed a farsi più ardito ad in
ghiottirla ; con che la coscienza si va slargando a poco a
poco con le colpe minori , siuché già senza difficoltà ca
don iu quella le maggiori. Laonde è buona conseguenza :
fa uno con avvertenza peccati veniali ; dunque farà i
mortali : è infedele nel poco ; dunque sarà anche nel
molto : non ha riguardo alle cose piccole ; dunque nou
l'avrà alle maggiori . Ch'è quello che disse il Savio : chi
92
sprezza le cose piccole, a poco a poco cadrà nelle grandi.
a

Secondo, il peccato veniale dispone al mortale indiret


tamente , cioè togliendo via le cose che l'impediscono , le
quali si riducono a quattro. Primo, la soggezione a Dio е al
suo santo timore , che col peccare venialmente si va per
dendo, sin a giungere a non riguardarsi nel molto colui che
non si riguardava nel poco . Secondo, gli abiti delle virtù,
che con i peccati contrari, ancor che leggieri , si vanno
sminuendo e scemando, sino aa far cadere ne' gravi. Perchè,
come dice S. Gregorio, l'uso sminuisce il tutto. E la goccia
dell'acqua scava la pietra , non per la forza con cui cade
su quella, ma per la continuazione. Terzo, gli ajuti della
grazia , i quali va Iddio sininuendo alla misura che per
i peccati veniali si vanno demeritando , sin a tanto che
lasciano di essere efficaci per evitare i gravi . Quarto , la
forza e vigore dello spirito, che con i peccati veniali s'in
fiacchisce e diminuisce ; con che , se occorre una tenta
zioue grave , non può a quella resistere , e cade vinto.
Terzo , i peccati veniali dispongono al mortale, quando
essi sono molti, per modo di peso che affonda l'anima
nell'abisso del mortale , per la moltitndine , non per la
>

grandezza. In quella guisa che le goccie dell'acqua , o i


>

granelli d'arena,quantunque siano in sè tanto leggieri, pos


sono e sogliono afondare la navé quando ve n'entra quanti
tà. Onde ben disse s. Agostino, che la ruina della moltitu
dine ee quella della maguitudine si hanno ugualmente a te
inere. Perché, se al fin son vinto e cade, poco importa se
ciò avvenga perchè i nimici sono forti , oppur molti ,
Quindi s'inferisce , che chi teme il peccato mortale ,
deve pur temere il veniale , che in tante maniere a quello
dispone. Anzi, comedice il Grisostóino, pel veniale più che
pelmortale si dee aver riguardo e timore; perchè nel mov
tale il solo nome spaventa ed atterrisce , ma nel veniale
il nome slarga , e cagiona trascuraggine e debolezza.
Da tutto il detto in questo Esercizio avete da cavare co
noscimento vero di quanto grande e pericoloso male è il
peccato veniale . E con esso un gran dolore di quei che avete
finqui commessi,con una ferma risoluzione di non tornar più
a commetterli.E conchiudere con un colloquio, chiedendo
al Signore perdono di tutti i peccati , e grazia efficace d'en
mendarvi totalmente nell'avvenire: Pater noster.
93
ESERCIZIO
SOPRA LA MORTE
Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e finire la mediazione .

Ilfrutto che procurerete. di cavare con le considerazioni


dull'intelleilo e con gli affetti della volonia, sarà ilinon portera
sulla coscienza ciò che non vorreste aver in punto di morte .
Acciocchè il Signore vi ajuti a cavarlo, gli direte que
sta breve orazione: Vivat anima mea vita justorum .
Tal meditazione richiederebbe , che sifacesse a fenestre
chiuse, perchè l'oscurità del luogo ajuterebbe assai ad im
primere l'orrore della morte . Alche pur conferirebbe, se chi
dovrà meditare, per qualche spazio avanti la meditazione si
figurasse o moribondo in un letto , assistito da' Sacerdoti,
>

che gli raccomandino l'anima, o morto in un calaletto , in


torno a cui si canti l'Uffizio da morto , e se glinloni il Re
quiem æternam ecc. Parimente ajuterebbe l'aver qualche
ritratto della morte , od anche un teschio d'alcun defunto.
PUNTO PRIMO

1. La morte altro non è che una perpetua separazione


da tutto questo mondo.
2. L'intendete , anima mia, l'intendete ? Se finora non
l'avete inteso , intendete pur adesso , che fra poco avete a
lasciare quanto avete di caro in questa vita . Lascerete i
parenti, lascerete i figliuoli, lascerete gli amici, lascerete la
robba , lascerete la conversazione , lascerete i vostri sozzi
>

diletti, lascerele quella casa dove abitate, senza speranza di


rivederla mai più; ed anderete in un altro paese, oh quanto
differente dal nostro, dove non val niente tutto ciò che tanto
si stima in questa terra . Pensate dunque bene, che
3. Verrà in breve quel giorno estremo, nel quale sarele
vivo la mattina , e non la sera; oppure sarete vivo la sera ,
>
e non la mattina. Pensate, che vi butteranno in una bara,
vi porteranno alla Chiesa , vi getteranno in una fossa, si
scorderanno affatto di voi . Pensate , che quivi il vostro
corpo , involto in uno straccio, squallido, deforme, puz
zolente, sarà ricoperto da’ vermi, e mangiato da' rospi.
4. Sono vere tali cose, anima mia , sono vere ? Ali
troppo sono vere. Qua dunque finisce questa fracida carne,
che s'accarezza con tante delizie, che si pasce con tante in .
degne soddisfazioni? Così è : qua finisee. Anco quella de '
94
grandi? Si. De' Regi ? Si. De' Monarchi ? 'Si. E niun di
tali Signori porterà seco nulla de' suoi tesori, delle sue co
modità , de' suoi amici, de' suoi servitori ? Nulla .
5. Oh inio Dio , se così è , che vanità dunque sono le
cose di questo mondo ? Vanitas vanitatum , et omnia va
nitas. Vauità al sicuro , perchè non servono a quel che
importa , cioè al giovarci nell'altra vita. Ed io tanto le
cerco ? E tanto mi affatico per esse ? Ah Signore, illumii
nate gli occhi del mio cuore. Sono ottenebrati : e per
questo mi pajono alle volte un gran che i piaceri , i te
sori, gli onori . Eppure il punto della morte mi convince,
che sono vanità , cioè insussistenti , inimaginari , vani, e
>

che non giovano al lor possessore, che deve lasciar tutto.


6. Frutto di questo punto dev'essere, riflettere a qual cosa
del mondo siate più attaccato; con vedere se per soverchio
ainore ella vi fuccia peccare : ' e giacchè ve n'avete a se
parar con pentimento nell'ultimo momento della vostra
vita , separarvene con la stima, e con l'amore, mentre siete
sano , e potete farlo con merito.
PUNTO SECONDO
1. Questa separazione , che chiamiamo morte , ha due
proprietà : la prima, che è certa: la seconda, che è incerta.
2. Certissimo è, anima mia, che si muore da tutti, e cosi
tutti si separano da questo mondo . Tutti sono morti sino al
giorno d'oggi; tuttimorranno. Dunque ancor voi. Nè oc
corre contorcervi. Chi è nato , deve morire . Incertissimo è
bene il tempo , il luogo, il modo . E perciò non mi sapete
mica dire, o anima mia, se partirete dal vostro corpo nel
l'età giovanile , o nella virile, o nella senile . No. Nè se di
giorno, o di notte, o in quest'anno, o nel seguente . Nè meno
dove sia ciò per seguire. D'adulate ben forse, che la morte
debba trovarvi nel vostro letto ; con l'essere preceduta da
qualche infermità , e con l'avere da separarvi dalla vostra
carne con l'assistenza de' Sacerdoti, e con l'esservi confes
satá e comunicata , uver disposto le vostre faccende spiri
2
tuali e temporali. Ma questa è adulazione . La verità è ,
che non sapete, se abbiate a morire in città, o in villa ; in
casa, o fuori; viaggiando, o dormendo; di morte violenta ,
o naturale : e quel che è più , in grazia di Dio , ovvero in sua
disgrazia. Della morte , sol sapete che verrà. Del rimanen
ne, il quando, il dove , il come , v'è ignolo .
95
3. Dunque ad operar prudentemente , che s'ha a fare ?
Vivere in ogni momento come se fosse l'ultimo. Nè far
altro , se non quanto si vorrebbe aver fatto in quello della
>

morte. Perchè? Perchè da lei dipende l'eteruità o del cielo,


o dell'inferno . Onde la prudenza vuole, che siate così dis
posto ,, che per piun accidente o perdiate il paradiso , o0

precipitiate nell'inferno. Gran cosa vi par questa. Eppure


ella é un primo principio chiaro, manifesto, evidente.
TERZO PUNTO

Questa separazione da tutto il visibile, che chiamiaino


morte , non si fa che una volta : Statutum est hominibus
semel mori.
2. Non si muore altro che una volta, anima miu ? Oimè,
che mi dite ? Dunique se erro una volta, l'errore è inemen
dabile ? Periisse semel æternum est. E cada l'albero dalla
parte dell'Austro , o cada dall'Aquilone, ivi sarà in eterno,
dice il Signore. O che tuono spaventoso ! Una volta che
perissi , sarei eternamente perito! Non v'è dubbio veruno .
Adunque con quanta sollecitudine ho da ingegnarmi di mo
rir bene! Quanto seriamente devo adoperarmi di non avven
turare un tal punto! O momentum, aa quo pendet æternitas!
3. Voi discorrete benissimo. Ma conviene che al discorso
si conformino le opere. Perciò pensate attentamente: che
fale voi per morir bene ? Per imparare, sì che si studia .
Per arricchire , sì che si mercanta. Per avanzarsi , si che
si corteggia. Ma per morir bene ,> cioè morire in guisa che
sperar possiate di salvarvi , ahi per verità che voi non
fale quanto si deve , se v'imbrattale l'anima dalla mattina
alla sera con immondizie , e se vivete in peccato mortale
dal principio dell'anno sino alla fine. Chi presupponesi
esser beu inorto, o non è vissulo così , o quando ha co
nosciuto di viver vita cotanto trista, l'ha cangiata. Perchè
quel che si semina in vita , si raccoglie in morte : quce
seminaverit homo, et metel. V'esorto dunque a presentarvi
al vostro Dio , e dirgli :
>

M'avete, o mio Signore, ascoso il giorno della mia morte,


afine che viva sempre sollecito, come se ciascheduno fosse
l'estremno. A questo fine mi dile: qua hora non putatis, Fi
lius hominis venieti e ripetele, che la morte verrà qual
ladro , e micoglierà quando più ne sarò spensierato. Per
me credo di viverne allora più spensierato, quando 0o pec
96
co, o sono in peccato mortale. Onde l'intonarmi, che morrò
quando manco mel penso , è dirmi, che morrò quando o
. 0

pecco , o sono in peccato. O Dio mio ! Ogni altro castigo


che questo. Ogni altro tempo per morire,ma non mai que
slo. Questa è la morte veramente improvisa e repentina. O
mio Signore, ajuto per iscampare da questa. Ajuto per far,
provisione di buone operazioni per quel pause, ove nulla
vale , che quelle. Ajuto per morir bene quella sola volta
>

che devo morire. Voi midite, che m'ajuterele, ma che vo


lete ancor la mia cooperazione. Tanto è il dovere , o mio
Signore, che faccia. E lo farò ,ingegnando di viver per
l'avvenire qual vorrei morire. Vorrei morire staccato da
quelle creature che mi rubano il cuore , nuassimamente da
7

M. N. ? Eccovi che la rinunzio per amoi vostro , giacchè


devo lasciarla pur una volta. Vorrei morire senza peccato ?
Eccomi a detestar i commessi sin ora . Vorrei morire ben
confessato ? Mi confesserò mai semprequanto meglio saprò.
Vorrei morire in quello stato di vita che piace a voi? L'ab
braccierò quando voi me lo mostriate. Ricevete dunque sin
da ora l'anina mia nelle vostre mani
PUNTI
da esaminarsi da chifa gli Esercizj.
1. S'esamini , se nello stato in cui si trova temerebbe
di morire .
II . Se sempre sia vissuto in guisa , che , morendo , do
vesse fondatamente sperar di salvarsi.
III. Qual cosa gli rincrescerebbe al punto della morte .
IV. Qual altra lo consolerebbe.
MASSIME CRISTIANE
1. Non andare giammai a letto col peccato mortale.
11. Esser disposio a morire all'improvviso, in qualunque
luogo , stato , circostanze, ecc .
>

III. Non fidarsi mai del giorno di domani .


IV. Nell'operare consigliarsi col punto della morte.
Orazioni giaculatorie. 1. À mala morte libera me, Domine. 2. Vivat
anima mea vita justorum, ut moriatur morte justorum . 3. Mors pecca
torum pessima . 4. Quam amara est memoria mortis homini pacem ha
benti in divitiis suis ! 5. Beati mortui , qui in Domino moriuntur. 6. Cum
7

inoriar, hæreditabo serpentes , et bestias, et vermes. 7. Pulvis sum , et


in pulverem revertar. 8. Ibo'in domum æternitatis. 9. Stimulus mortis
peccatum. 10. Impii à maledicto in perditionem . 11. Ante obitum fac
me operari justitiam . 12. Timenti Dominum bene erit in extremis.
97
ESERCIZIO
SOPRA IL GIUDIZIO PARTICOLARE
Vedi a pag . 73. come si debba cominciare e finire la meditazione .

Il frutto che procurerete di cavare da questo Esercizio


sarà vivere con riflessione sopra ii vostri pensieri, parole,
ed opere:
Perchè il Signore vi ajuti a cavarlo , gli direte questa
breve orazione : Verear opera mea , Domine.
Questo nome di giudizio particolare vi avvisa , che voi
con tutte le vostre operazioni un dì comparirete avanti un
Giudice, che vorrà gli diate ragione minuta d'esse. Questi
sarà Dio, a cui sarete presentato nell'atto stesso di spirar
l'anima. Non v'è specie più spaventosa per un malfattore,
che quella d'un giudice, ancorchè uomo. Che sarà quella , >

ove Dio giudicherà ? Con questa immaginazione considerate


il reo , poiil giudice, e in fine la sentenza.
Punto Primo. Il reo in questo giudizio sarà l'anima vo
stra ; la quale nel punto della sua separazione dal corpo ,
ove seguirà la morte, vedrà alzato l'orribile tribunale per
essere giudicata. Son favole, anima mia, o verità evange..
liche ? Se fosser favole, vi direi, nemmen uditele. Ma se
son verità eterne, oh quanto seriamente avele a rimirarle!
Perocchèsapele voi, che voglia dire quanto qui vipropongo?
Vuol dire , che quando sarete uscita dal corpo , sola,
senza parenti, senza amici , senza servitori , senza avvocato,
vi troverete coll'Angelo vostro custode, come testimonio,
da un lato, e col diavolo, qual accusatore dall'altro, con
le vostre opere e buone , e cattive. Oh che orrida scena !
Angelo custode, col libro delle sante azioni: diavolo, col
volume delle malvage , e tutte minutamente registrate.
Se, anima mia , a voi pare che sia pieno quel libro che
tiene l'Angelo custode, state pur lieta, perchè sarà fedel
>

mente prodotto. Ma se la coscienza viattesta ,che scarseg


gia , e quel del demonio è folto di molte e varie enormità
di pensieri, di parole, e d'opere ,come potete voi non tre
mar tutta, e tutta inorridire ? Tutto (ahi troppo è vero )
sarà discusso: Liber scriptus proferetur, in quo totum con
tinetur. Meschina di voi!Rivolgetevi al Crocefisso, e ditegli. >

Sono, Redentor dolcissimo, sono colpevole di mille mal


vagità, ribelle adinnumerabili ispirazioni, e consapevole
98
d'altrettante ingratitudini. Non occorre, che'l nieghi . So
no io questo gran mostro d'iniquità , e sono per vedermi
fra poco sul cardine decretorio didue eternità, d'inferno,
e di paradiso. Abi come posso senza orrore, e tremore,
aspettar voi , mio Giudice, da me sì villanamente offeso ,
e quella sentenza, che non ammette appellazione? Si , mio
Dio, raccapriccio al riflettere, che in brieve mi devo pre
sentare al rigoroso vostro sindacato :Commissamea pavesco.
Fermatevi poi a' piedi del Signore, ma fisso col pensiero
e ne' vostri molii peccati, e nel dovere in brieve comparir
nel divino cospetto. Poi fate con voi , anima mia , questa
considerazione.
Chi sa , che questa camera, ove or leggete queste righe,
anzi quella , ovesi spesso avete peccato , non sia frapoco il
funesto teatro di quest'orribile rappresentazione? Forse
queste inura son quelle, che in brieve paleseranno le vo
stre enormità ; e voi non ci pensate, anima mia, e fran
camente peccate ?
Una delle due : o che non credete, che Dio voglia cercar
della vostra vita , e con ciò l'irrilate: In quo irritavit impius
Deum ? Dixit in corde suo: non quæret:o se'l credete, e pur
trasgredite con incredibile sicurezza i suoi comandamenti,
non operale da uomo, non che da cristiano : operate da men
tecatto: Stultus populus meus non cognovit. Pensateci bene,
e vedrete, che è pura verità. Che deve seguire? L'emendazio
ne di ciò, di cui non vorreste in tal tribunale esser colpevole.
PUNTO SECONDO. Giudice vostro sarà Cristo Gesù. Ri
petiamolo : Cristo Gesù sarà giudice vostro, e giudice ri
goroso , inflessibile , inesorabile..
Povera anima mia : io speráva, che Gesù avesse ad esser
vi avvocato , protettore , e salvatore. Eppur v'ho detto , che
vi sarà giudice : Arguam te , et statuam te contra faciem
:

tuam . Cosi egli per il Profeta . Vuol dire, chë verrà il Si


gnore , non qualagnellino mansueto per togliere iipeccati,
ma'qual adirato leone per isbranare il peccatore. Non ad u
sarvi misericordia, ma giustizia , e pura, e rigorosa giustizia.
Ahi, anima mia , che ferita dovrebb'essere questa al vostro
cuore ? come non isvenite a tale intimazione ? Gesù Cristo
sarà vostro giudice rigoroso , inflessibile , inesorabile.
Ditemi ora qual cuore può essere cotanto intrepido, il
quale non istecchisca avanti un Giudice infinitamente sa
99
vio per non essere ingannato , infinitamente retto per
odiare la colpa, infinitamente potente per punirla, e riso
luto di punirla con ogni rigore? Ditegli, finchè avete tem
po ; ditegli con umiltà :
Oh mio Dio , che sarà quando col sole del vostro volto
farete in un baleno apparire le mie iniquilà ! Tanto male
dellafanciulezza, della virilità, della vecchiaja. Tunto be
ne mal fatlo , con intenzioni storle , con abuso di Sacra
menti, con irreverenza alle chiese ! Tanto bene che si do
veva fare, e non s'è fatto ! Tempo inutilmente gittalo , ispi
razioni ributtate , roba spesa in offesa vostra, in giuochi,
in vanild, che pur sidoveva a voi ne' poverelli! Tanti pec
cati che si potevano impedire, principalmente da chi o per
natali, o per ingegno , oo per maniere cospicuo, facilmente
si avrebbe frastornati! Ak mio Dio, è superfluo il racco
mandarmi, acciò che m’usiate pietà in quel punto, nel qual
è già decretato, che sarete puro rigore. Vi supplico a per
donarmi adesso i miei passati errori: ad ajutarmi , perchè
con una vera penitenza gli emendi.
Così è , anima mia : al passato altro rimedio non resta
>

che il dolore : all'avvenire, il non più peccare. Detestate


adesso il mal commesso : confessatevene , e prendetevene
qualche castigo. Sopra tutto risolvete di lasciar le occa
sioni (ancorchè di cosa a voi carissima), dalle quali vinta
siete caduta : Si oculus tuus scandalizat te , erue eum , et

projice abs te. Bonum est , unum oculum habentem ingre


di ad vitam , quam duos oculos habentem mitti in gehen
nam ignis.
Punto Terzo. Se morirete in peccato mortale, la sen
terza contra di voi sarà , che n’andiate all'inferno per
>

seinpre: Recede a me, maledicte, in ignem æternum .


Se v'avesse condannato il divin Giudice ad un laccio , ad
una mannaja, ed anco al nostro fuoco, sarebbe stata gran
pena. E dovreste inorridire , quando vi si predicesse, che
con uno di tai supplicj finireste i vostri giorni. Ma doven
dovi toccare la separazione da Dio, Recede a me ; la ma
ledizione di Dio , maledicte; e l'ardere sempiternamente
nell'inferno, in ignem æternum ; ahi, anima mia, che siete
o sciocca , se non l'apprendete, o infedele, se non la crede
te, o crudelissima contra di voi, se apprendendola , se cre
dendola , con tutto ciò vivete in modo , onde probabilissima
100

mente siate per udire una tal sentenza. V'è, anima mia ,
v'è da temersi, che nell'estremo della vita vostra siate per
essere sentenziata all'inferno ? V'è, non accade adularvi.
V'è: se vivete (parlo col supposto , che siate tale ) in abituale
disgrazia di Dio, e se di talvita non fate vera penitenza.
Questo è il punto , in cui bramo che v'interniate ben
oggi, esaminando qual sia l'ordinario stile della vostra vi
>

ta. Se degoo vi faccia d'essere ributtato da Dio : Recede


a me, maledicte, in ignem æternum. Persuadetevi, non es
sere questo un male cosi leggero , che anco il suo sol pe
ricolo, quanlunque remoto, non vi debba spaventare. Che
sarebbe, se fosse vicivo. Ma vicino è, se siete in peccato
mortale. Dite dunque al vostro Dio , e ben di cuore:
Creatore, e Redentore dolcissimo: voi scorgete benissimo
di qual sentenza io sia degno, e qual mi toccherebbe, se or
fosse il punto destinato a comparire al vostro tribunale. Ah
se per mia disgrazia fossi reo della vostra maledizione, e
del fuoco infernale! Come potrei vivere con quiete un sol
momento ? Molto meno compiacermi di vivere come vivo,
e di godere di quello che sconsigliatamente mi godo? Sarei
per verità la più sventurata creatura che vivesse sotto del
Sole. Dovrei in ogn'istante temere, che i diavoli, come cosa
già loro, mi sırascinassero ne' cupi abissi. E se lo facesse
ro, di chi potrei lamentarmi, se non di me stesso ? Ricorro
a voi , amato mio bene , per ottenere dalla vostra bontà
soccorso, caso che or fossi da voi veduto in circostanze sì
deplorabili: Ne tradas mein manus impii . No, non venga
nello spirare l'ultimo fiato in man del demonio. Venga nel
le vostre. E per venirci, ajuto, Signore, per vivere si fat
tamente, che nell'estremo momento speri d'udire di vostra
bocca: Veni, benedicte, in regoum Patris mei . Amen.
PUNTI
Da esaminarsi da chifa gli Esercizj spirituali.
I. Se parli licenziosamente, e mormori, e spergiuri, e men.
tisca. Il. Se legga libri immodesti . III. Se dia scandalo ad al
tri. IV. Se gitti oziosamente il tempo, e vada aa teatri inpuri.
MASSIME CRISTIANE

I. Professare di non parlare sporco. II. Di operare con


lealtà, e di fuggire ogni fraude.III. Di bruciare i libri o
sceni. IV . Di rispettar Dio, e le cose a lui spettanti, come
chiese, sacerdoti, religiosi, prediche, immagini sante ecc.
101
ESERCIZIO
SOPRA LB PENE DELL'INFERNO
Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e finire la meditazione.

Conferirà a questa meditazione il farla all'oscuro, per


chè più vivamente si rappresenterà la terribilità del carcere
infernale , come una voragine tutta tenebre palpabilis
sime, e per tutto fiamme attivissime. Con demonj innume
e

rabili di spaventosissimi aspetti, e di dannati in grandissi


ma copia, lacerati con ogni sorta di martorj , mostri con- .
giuratialle lor pene in ogni guisa più crudeli e più stra
vaganti. E stando coll'immaginazione in questo luogo, con
siderate le seguentiverità ; leggendole primaattentamente,
e domandando al Signore dinon lasciarvi allettare da ve
runa cosa gradita al senso , o spaventarvida alcunaspia
cevole; tal che per una , o per l'altra andiate all'inferno :
che questo è il frutto da cavare.
Punto Primo. L'inferno è un luogo infelicissimo per il
cumulo di tutti i mali in sommo grado: Malorum omnium
interminabilis tota simul et perfecta possessio : e per il man
camento d'ogni bene anche in minimo grado.
So, che non capite, anima mia, tal proposizione.Perchè
non v'è in questo mondo idea di male in grado sommo :
nè di cumulo di tutti i mali ; e questi pure in grado som
mo : nè di male, in cui concorra il mancamento d'ogni be
ne, anche in niinimo grado. Non mi capite. Perchè nella
vita presente il male o è solo, ovvero accompagnato da
pochi; o se da molti, non però mai da tutti, nè mai in som
mo grado. Per misero che siasi in un genere, non si è
nell'altro. Non v'è tale infelicità, a cui non rimanga alcun
bene. Nell'inferno non è cosi. Perciò
Pensate, che come i dannati hanno impiegato e corpo
ed anima in offesa di Dio, cosi ne' sensi dell'uno, e nelle
potenze dell'altra saranno interissimamente puniti . Gli
occhi dall'orrore della prigione, dal fumo, dalla vista de
gli altri compagni , e specialmente de' demonj , ognun de' ,
quali è sì spaventoso , che santa Catarina Senese, veda
tone un solo in un aereo sembiante , scrisse, che anzi di
più vederlo si sarebbe eletta di camminare a piè scalzi
sino al giorno del Giudizio per una strada lastricata di
fuoco. Che sarà vederne innumerabili ? Gli orecchi udi
102

ranno sol pianti , stridor di denti , fremiti, arli, maledi


zioni di sè, degli altri di Dio. Non si può udire un cane
arrabbiato, quando si duole. Che sarà udir tanti milioni
d'uomini e di demonj arrabbiatissimamente urlanti ? L'o
dorato patirà il fetore del luogo , ove nel giorno finale
si scaricheranno, come in cloaca universale, tutte le im
modezze della terra . Poi la puzza de'' corpi de'' condanna.
ti , un solo de' quali se si ponesse sopra la terra ( dice
s. Bonaventura ) l'appesterebbe tutta . Che faranno milio
ni e milioni? Il gusto sarà amareggiato da fiele, oltre il
tormento della fame, e della sete senza ristoro. Il tatlo ,
abi che patirà ! Una somma strettezza, mentre gl’infelici
saranno insieme ammassati , come i mattoni nelle ardenti
>

fornaci : porteranno roventi catene al collo , alle braccia,


a' lombi, a' piedi , alle mani . Oltre i dolori nel capo,, nelle
viscere, nel cuore, con ismanie, con affanni, con arnbasce,
e in una parola con quanto potete immaginare. Nè sarà
mai di soverchio ; perchè pon ammonterete nè tali ne
tante pene interne ed esterne , le quali facciano nel cor
po un cumulo di tutti i mali in grado sommo col manca
mento d'ogni bene anche in grado minimo.
Quifate un po' di pausa , rappresentandovi questi tor
>

menti, come se li provaste nel vostro corpo, geltalo in quel


L'abisso difiamme. Poi dite al Signore quello che siegue
con moltoaffello:
E all'anima , o mio Signore, che rimane a patire? Ahi,
che quanto o di bene o di male si ricorderà con la sua
memoria , le sarà di pena eccessiva ! Ahi, che l'intelletto
non ammetterà se non pensieri afflittivi! Ahi, che la volon
tà sceleratamente ostinata nel male odierà ( inorridisco a
dirlo ), odierà voi sommo bene ! o mio Dio ! È possibile ,
che m'elegga di precipitarmi colà giù ? Se mi vi precipito ,
egli è, o Signore, perchè non conosco la qualità di quell'in
felicissimo carcere. Illuminateni dunque, acciocchè intenda,
che se non posso tollerare perbrevissimo spazio la puntura
d'una fiammella nell'estrema parte d'un dito, come mi riu
scirà lo star sepolto in un oceano di liquido fuoco con mila
miglia di fiamme sotto di me, attorno a me, sopra di me,
più che non sta solto montagne d'acqua un pesciolino in
mezzo al mare ? Illumina oculos meos.
Riflettette a ciò che or vi fà inorridire in voi >, se lo
103
patite ; o in altri, se lo patiscono ; e poi dite, che questo,
e in grado sommo, e senza verun allievamento, lollererele ,
nell'inferno.
Punto Secondo. Il cumulo suddetto di mali ha seco
congiuota la disperazione di mai o scemarsi , o finire.
>

Oh vedete , animna mia , se avrete mai un reale sollievo


nell'inferno, se nemmen vi sarà conceduto quel che sovente
è di mera apparenza a' tribolati, cioè la speranza che ab
>

biano i loro mali o a sminuirsi, o a terminarsi. Tale spe


ranza non v'è. V'è l'opposto, la disperazione. Oh che pe
ena delle pene: la disperazione, che pe
na! Questa è la pрепа
ne colanto atroci debbano mai o addolcirsi, o finirsi.
Quando vi sarete trattenuta , o anima mia, sulla seria
considerazione di punto sì rilevante,dite poi con affetto aDio:
Se il dannato , perduta ogni speranza o di sollievo, o di
fine alle sue pene, sempre deve durare nell'inferno, e mai
partire; dunque egli, o mio Dio, gareggia con voi. Voi su
rete sempre bealo : egli sempre dunnalo. A voi mai sce
merà un punto della vostra felicità : a lui mai calerà un
alomo della sua miseria. Voi mui proverete una minima
molestiu : egli mai un menomo ristoro. Voi mai temerete di
non essere Dio : egli mai spererà di non essere dannato .
Voi sempre sarele un aggregato d'ogni bene, senza nep
pure un neo di male: egli sempre un mostro d'ogni malan
no, senza una scintilla di conforto. Voi, vedendo sempre
voi stesso , sarete sempre beaio : egii, mai vedendo voi, sarà
sempre dunnalo: Non videbit gloriam Domini. O miseria
inesplicabile! non permettete, o Signore, che l'incorra; nol
permettele mai, nol permettele.
Punto Terzo. Se mai avete offeso Dio ancor con an
solo peccato mortale, vi siete meritato questo gran male.
Ruccapricciamoci pure amendue, lu o corpo, e tu o ani
ma mia, come raccapriccia chi s'avvede d'essere stato sull'or
lo di qualche gran precipizio. Ci abbiamo meritato l’in
ferno es ? È vero ciò ? Verissimo. Se abbiamo commesso
un peccato mortale, ce l'abbiam meritato. Ma chi ha sos
peso l'esecuzione di questa pena ? Non altri che Dio. Quel
L'offeso da voi? sì : quello per appunto. Per qual motivo ?
della sua sola bonià. Che se egli non avesse trattenuto i
demonj, già i crudeli, struscinala cola giù l'anima vostra ,
avrebbono avuto diritto ancor sopra il voslio corpo. E così
104
dopo il giorno finale , anche quosto sarebbe infallibilmente
giunto a far eterna compagnia all'anima già condannata.
Se è così, come veramente è , unitevi, o mio corpo, u
nitevi insieme , anima mia , e con affetto concorde, pro
strati in terra , dite al vostro Dio , e ben di cuore:
E perchè, dolcissimo Dio, ame, e non a tant'altri, grazia
così rilevante, di non avermi là condannato, ove meritava
no i miei reiterati peccati? E perchè a me , reo di molte e
più gravi colpe , quella pietà , la quale non ha goduto chi
>

una sola ne commise ? Ahi, che tutto si riduce ad uno spe


ciale e gratuito amor vostro verso di me: mentre dal canto
mio eravi solo demerito , e dal vostro niuna utilità , niuno
interesse : Deus meus es tu, quia bonorum meorum non
eges. Dunque, quali obbligazioni ho io perciò contratto con
voi ? Certamente maggiori, che se lasciatomi e piombare, e
penare in quegli abissi, me ne aveste poi liberato . Dunque la
mia gratitudine deve stendersi ad esser tutto vostro : a non
ricusare ogni grande, ogni lungo travaglio per amor vostro:
a privarmi per lo stesso motivo d'ogni bene ee diletto. Questa
è lobblazione che di me stesso faccio in questo punto a voi
fiacchezza, accioc
per non ritrattarla . Porgete ajuto allamia
ché quanto offerisco coll'animo, tanto mantenga con l'opere.
Qui scorrete con voi quelle cose, le quali, o per la loro
arduità v’banno ritardato il servire a Dio , o per le loro
lusinghe v'hanno allettato ad offenderlo. E fattone un
brieve catalogo , anche in carta , offeritelo al Signore. Ne
mai vi paja di far troppo. Un preservato, come voi, dal ..
l'inferno, dee riputar per nulla il sottoporsi ad ogui dolo
re, ilricusare ogni sollazzo per amore del suo preservalore.
PUNTI
Da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
I. Qual penitenza faccia per que' peccati, che lo rendet
tero degno dell'inferno. II. Che faccia per amor di Dio ,
che lo liberò. III. Quanto sia disposto lasciare ciò che
gli meritò l'inferno . IV . E quanto ad abbracciare ciò che
può preservarlo dall'andarvi.
Massime CristiaNE. I. Non impegnarsi nel fare e nel
difendere spropositi . II. Riputare più facile la legge di
Dio, che quella del demonio. III. Antiporre la pace della
coscienza alla soddisfazione de' sensi. IV. Stimar vero,
vantaggio della carne farla patire in questa vita.
105
ESERCIZIO
SOPRA IL GIUDIZIO UNIVERSALE
Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e finire la meditazione.
Il frutto che procurerete di cavare con le considerazioni
dell'intelletto, e con gli affetti della volontà sarà: di non te
mernell'anima ciò che non vorreste che si sapesse da tutti .
Perchè il Signore vi ajuti a cavarlo , gli farete questa
breve orazione : Dispone sermones meos in judicio .
Punto Primo. Quanti benefizj Dio vi ha fatto, hanno
da essere palesati a tutto il mondo.
A voi sembra per avventura , anima mia , questo palesa
mento una cosa da nulla :: a me uno spettacolo per voi se
verissimo. Avete forse muente per conoscerli, per numerarli ?
Ahi che se tutti poteste contarli, inorridita direste: Dunque
Dio mi ha colmata di tanti favori ? E nondimeno in fac
cia dell'universo ve li vedrete presentar tutti avanti gli oc
chi. Discorrete ora così col vostro Dio .
Sono ben io, o Signore, vil creatura ; ma non di meno
molte inferiori a me n'avete formate. Or se la più ab
bietta non potrebbe non trasecolare al cumulo de' beni
da voi ricevuti, quando li contemplasse uno per uno ;
che dovrò dire di me? Da voi ho l'essere uomo , con l'a
niha sana : ho l'essere cristiano e cattolico : ho la vita
sino a questo di mantenutami : ho la tolleranza, con cui
mi avete sopportato , non condannandomi all'inferno ,
quando più volte gravemente peccai : ho il sangue del vo
stro Figliuolo morto in croce, e partecipatomi ne' Sacra
menti : ho l’Angelo Cuslode che mi assiste : ho ( mio Dio)
quanto conosco, ed infinitamente più di quel che conosco.
Che ne siegue ? Che vi son obbligato più che a madre ,
a padre, a maestro, ad amico, a principe. Anche perchè
quanto mi ha alcuno di loro compartito di bene è vostro
special benefizio, con infinito amore da voi per lor mezzo
conferitomi.
Voglio inferir da ciò , anima mia, che dovendo saper
>

l'universo questo gran bene da Dio comunicatovi, dovreste


esser tale, onde in quella universale assemblea si scorgesse
che siete vissuta grata a benefattor si grande. Altrimenti
che rossor vostro sarebbe, se in confronto a benefisj innu
merabili non aveste ad esporre che pura ingratitudine??
PUNTO SECONDO . In faccia a tutte le suddette creature
106
rivelerà Cristo tutti រi peccati , ancor occulti, con i quali
avete offeso Dio.
Che tuono ! che fulmine è questo, anima mia ! Che con
fusione ! che disonore ! Ahi, che i demonj stessi, non che
gli angioli ed i santi, vi butteranno in viso questo vostro
trattar vigliacco ; e tanto vi annienteranno in un sol mo
mento sopra questa vostra ingratitudine, che (per non tol
lerarne lo scorno ) allor invocherete i monti, perchè vi ca
dano sopra , e le colline, perchè vi ricoprano.
Oh che azioni di villana ingratitudine sono stati i vostri
peccati ! Per tali appariranno a tutti, nè voi potrete ( a
nima mia ) dissimularne veruno, coprirlo, scusarlo. Quali
li concepiste col desiderio e li eseguiste con l'opera, tali
con ogni sua e vile e minuta circostanza si vedranno in
voi stessa dipinti in faccia al mondo .
Entrate in voi seriamente, e vedete, qual deformità ora
portiate , che vi spiacesse, quando giungesse agli occhi e
alla cognizione anche d'un solo , e poi dite: se or appena
ho fronte di rivelarla sotto il sacramentale sigillo, anche ad
unsol sacerdote, e non per altro, se non perchè miduole
d'apparire , qual sono in qualche genere , un sordido, ún
>

tristo: come tollererò, che a suon di trombe si palesi ad


ogni creatura, anche a me nota ? Che ognunafissigli oc
chi nelle mie laidezze? Che Dio, il qual solo potrebbe ve
>

larle, egli stesso le voglia spelare ? Revelabo pudenda tua .


Dite però al Signore.
Eppure sarà così, mio Dio. Tutto il mondo saprà e da
voi e da me ogni mia iniquità. Da voi, che con un raggio
della vostra divina sapienza metterete in chiaro gli arca
ni stessi del cuore. Revelavit abscondita cordium . Da me ,
che a forza della mia rea coscienza confesserò senza ter
giversazione il tutto, e dirò, peccavi, inique egi: sono stato
uno scellerato . Reddidi mala pro bonis: sono stato un in
grato. O mio Signore! Sin da questo punto , in cui rav
viso tali cose ancor lontane , mi confondo: che sarebbe
quando morto impenitente, riuscissi in fatti quale ora mi
raffiguro col pensiero ? O che vergogna ! deh, grazia per
ben confessarmi: grazia per emendarmi , o Signore, giac
chè questa è l'unica via per sottrarmi dal vituperio.
Ajutatevi a capire la suddetta ignominia , rammentan
dovi un poveraccio, il quale condotto al patibolo s'ode re
107
citare in faccia un lungo e distinto processo de' suoi mis
fatti , e con ciò in una pubblica piazza a molte migliaja di
persone d'ogni stato , e condizione, dichiararsi per giudi
ciaria sentenza un infame. Poi dite : che paragone corre
fra la piazza d'una città, e fra la valle di Giosafatte? Fra
cento mila spettatori, e tutte le creature ? Fra l'infamia d'un
processato da un uomo, e d'un processato da Dio ? Niuno.
Morreste però d'affanno, se ora in una tale raunanza ri
velasse un Angelo le vostre impudicizie, i vostri sacrilegj,
le vostre ipocrisie. Come resisterete quando e queste ed
altre ribalderie vi saranno minutamente rinfacciate , non
>

per compatirvele, ma per subbissarvi, e per farvi compa


rir mostro d'ingratitudine a Dio ?
Risolvete dunque di seguire il consiglio dello Spirito
santo : Ante judicium interroga te ipsum : prima del finale
giudizio, interroga, esaminatevi, ricercatevi, processatevi ,
condannatevi, e sarà in vostro bene. Altrimenti sarete e
severamente e vergognosamente giudicato da Dio.
Punto Terzo. Couforme il vostro merito sarà la sen
tenza , quale pronunzierà il Giudice inappellabile. Red
>

detunicuique secundum opera ejus.


Se così è, anima mia, già sapete quel chevi dee toccare.
Ahi che gran cose contengonsi in queste poche parole: Con
forme il vostro merito ! secundum opera. Tanto siete rea ,
quanti sono i titoli della vostra obbligazione verso Dio (an
che con una sola colpa mortale) violati. Ne volete qualche
duno ? Eccoveli. 1 . Avete violato il titolo di creatura , con
essere ingrata al Creatore. 2. Di creatura conservata, con
esservi ribellata al Conservatore. 3. Di creatura redenta ,
fattavi sconoscente al Redentore. 4. Di creatura giustifica
ta , mostratavi nemica al Santificatore. 5. Difigliuolo , col
mal portarvi verso chi evvi più che Padre, epiù che Ma
dre. 6. Di vassallo , col disprezzare il vostro Monarca.
>

7. D'amico , col tradire chi v'è stato Amicissimo. 8. Di sco


laro, perfidiando col divino Maestro. 9. Di cliente, colire
calcitrare al sovrano Avvocato . 10. Di alimentato, imper
versando con chi v'ha continuamente pasciuto. Questi sono
alcuni titoli ; perchè tutti chi può commemorarli? Pensatéli,
e ne rinverrete molti più. In tutti poi conoscerete , che le
vostre offese riferisconsi a chi infinitamente meritava d'es
ser riverito, amato, e servito , essendo Dio infinito in ogni
108
genere di perfezione. Onde il vostro demerito pizzica del
l'infinito .
Con tal soinma d'ingratitudini non iscontate, se vi (ro
verà il Giudice nel giorno finale, vi sentenzierà condan
nato al fuoco infernale coi diavoli : Ite, maledicti, in ignem
æternum , qui paratus est diabolo , et angelis ejus.
Sentenza d'inesplicabile severità , voi dite , anima mia.
Eppure niuno si moverà a pietà di voi. Nè fra’ Santi, per
altro di tenerissimo cuore, un vi sarà , che chieda grazia
per voi, ancor nel solo sminuimento della pena . Nè la ma
dre delle misericordie Maria intercederà per voi. Nè Gesù
redentore , che diede per voi morendo la vita , vi userd
pietà. Anzi in segno di nemistà irreconciliabile vorrà che
il suo sangue medesimo siavi in condannazione eterna. Che
più ? Mentre tutti applaudiranno alla tremenda sentenza ,
come giustissima, voi stesso, quantunque fremente, la rati
ficherete per tale, dicendo : Justus es, Domine, et rectum
judicium tuum. Oh confusione ! Esser reo così vile, e di
perdono cotanto indegno, che neppur voi o nell'interno , o
nel vostro esterno possiate fiatar per voi. Vi consiglio , che
piangiate a' piedi del Crocefisso ; e gli diciate:
Dio mio, da me tante volte offeso ,tutto che da voi tanto
beneficato , eccomi a' vostri piedi , non ad iscusar le mie
colpe, ma ad accusarle, a condannarle. Perchè poi le vor
rei condannate in guisa, che mai più le ripigliassi, vi sup
plico del vostro ajuto per detestacle quanto si deve : Pec
cavi; quid faciam tibi? Ho peccato , il confesso , o Signore.
Quid faciam tibi ? V'ho da soddisfare con una vera peni
tenza. Questa bramo, questa propongo: a questa col vo
-stro favore mi accingerò, cominciando dalla sacramentale.
PUNTI
da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
.} I. Come corrisponda a' benefizj di Dio . II . Come viva
secondo lo stato in cui Dio l'ha posto. III. Come sia sin
cero nel confessarsi , e nel trattare co' padri spirituali.
IV. Se operi contra coscienza .
.

Massime GRISTIANE . I. Non fare ciò che ci dispiace negli


altri. II. Far l'esame generale e particolare della coscien
za . III. Stimare il giudizio di Dio più che quello degli
uomini . IV. E la sua lode e biasimo più che quello de'
medesimi.
109
CATALOGO 4

D'ALCUNE VIRTU' CRISTIANE PIU' COMUNI AD OGNI PERSONA, ALLE


QUALI RIFLETTERA'CHI FA GLI ESERCIZJ , PIGLIANDONE UNA LA
MATTINA, E L'ALTRA IL DOPO PRANZO , NELL'ORA DELLA COM
SIDERAZIONE, OVVERO ESAME DE'PORTAMENTI ABITUALI .

UMILTA '. È una virtù che inclina la persona ad aver


basso concetto di sè aa cagione della cognizione che ha del
le sue miserie. Chi fa gli Esercizj vegga se nutre tale con
cetto di sè.
Alcuni effetti di tal virtù sono. I. Sprezzare internamen
te sé . II . Mostrare esternamente (quanto si possa) que
st'interno disprezzo . III . Accettar voleotieri gli uffizj vili.
IV. Sopportar non solo chi ci disprezza, ma ringraziar
lo, e godere di lui . V. Non lodare sè, pè voler essere lo
dato. VI. Non preferirsi nè ad eguali nè ad inferiori.
VII. Amare chi ci mortifica ed umilia. VIII. Eleggersi
l'ultimo luogo. IX. Soggettare il suo parere a quel d'al
tri. X. Ricevere volentieri le ingiurie, e le cose peggiori
nel vitto, vestito, stanza . XI . Riconoscere da Dio il bene
che si ha. XII. Godere di non essere conosciuto, ecc.
UBBIDIENZA. È una virtù che ci rende pronti ad eseguire
la volontà del Superiore. Chi fa gli Esercizj,-vegga se l'ha.
I. Per lo meno nell'esecuzione esterna , senza scuse e

mormorazioni, e dilazioni . II . Molto più conformando la


sua alla volontà di chi comanda , coll'amare ciò che n'è
comandato , e quel che c'è prescritto. III. E ciò perché si
riconosce Dio del superiore , giusta quel di Cristo : Qui
vos audit, me audit: qui vos spernit, me spernit. A questo
capo si riducono le regole per le persone religiose, e le >

ordinazioni di comunità legittimamente adunate.


PAZIENZA. È una virtù che fa sopportare equanimamen
te le cose moleste : come la povertà , le iogratitudini, le
calunnie, i dolori, le malattie, ecc. Vegga chi fa gli Eser
cizj I. Come sopporti con equanimità coloro che non sono
di suo genio. II. Le molestie delle stagioni : caldo freddo
ecc. III. Le avversità domestiche. IV. Quelle, che le ven
gono di fuora, ecc. V. In una parola ciò che l'affligge nel
vitto, vestito, stanza, uffizia , coutrarj alla sensualità, ecc.
3
CARITA' DEL PROSSIMO. Quila piglio per una virtù che fa
ad altri ciò che vorrebbe fosse fatto à se : nè fa ciò che
110

non vorrebbe pure che si facesse a sé. Chi fa gli Eser


cizj vegga se così procede: I. Nell'interno giudizio ed amo
re. II. Nel parlare con altri . III. Nel far servigio ove possa.
IV. Nel compatire le altrui miserie, e non deriderle.V. Nel
godere del suo bene (e pron uoverlo), e attristarsi del suo
male, e ( quanto si può) impedirlo . VI. Nel tollerare gli
altrui difetti tanto naturali, quanto morali; e scusare per
lo meno l'intenzione. VII. Nel condonare ogni disgusto
ricevuto da altri , senza volere vendetta , ecc. VIII. Nel
conversare, o parlare con chi non è del nostro umore, o
ci ha disgustato, ecc., vedendo, se sia affabile, trattabile,
cordiale, benigno, cortese, ecc.
TEMPERANZA. Si piglia in questo luogo in quanto vuol
dire moderazione di quelle cose, che particolarmente al
leitano l'appetito per essere conformi ad esso. Quali sono
il mangiare, il bere, il dormire, l'aver letto agiato, odori,
delicatezze , ecc. Chi fa gli Esercizi vegga I. Se sia mo
derato nel mangiare, bere, ecc. II. Se cerchi in tali cose
anche soverchie delizie. III. Se vi spenda troppo. IV. Poi
come vada in materia di soverchie ricreazioni , ecc.>

MANSUETUDINE. Questa è una virtù la quale modera l'ira.


Chi fa gli Esercizj vegga I. Se reprime gl'interni movi
menti dell'ira, quando gli sorgono per qualche cosa spia
centegli. II. Se moderi le parole,ovvero le lasci scorrere
quali l'ira gliele suggerisce. III.Se i fatti, pou rendendo
anche male per male. IV. Se operi per dispetto. V. Se
s'inquieti contra chi gli disturba i suoi disegoi. VI. Princi
palmente quando sono di cose leggieri , e si scomponga ,
ecc. VII. Uscendo in escandescenze, imprecazioni , male
dizioni. VIII. Tenendo l'inquietudine, il rancore, l'avver
sione, ecc. IX. Attendendo il taglio per dar disgusto a chi
Jo diede a sé, ecc.
MODESTIA. È una virtù, la quale modera gli esterni mo
vimenti del corpo,, onde si mantenga il decoro. Per esem
pio negli occhi, non guardando licenziosamente : ne'pie
di , non camminando sfrenatamente : nella lingua, non
permettendole l'usare ogni parola. In somma nel porta
mento di tutta la persona , tanto che nella compostezza
s'osservi il decoro sedendo, passeggiando , a tavola, in let
to, in chiesa, in privato, in pubblico , ridendo , ricrean
dosi, giuocando, conversando, ecc. Chi fa gliEsercizj vegga
111

come si porti in ordine a mantenere il decoro , proprio


dell'età, della condizione, del luogo, de' compagni, ecc.
FEDELTA'. Virtù, la quale schivando ogn'inganno ne' fat
ti, mantiene ciò che ha promesso in cose lecite . Vegga
chi fa gli Esercizj I. Semantenga il segreto a chi gli con
fidò qualche sua cosa. II. Se lo tradisca. III. Se l'abban
doni in ciò, di cui gli ha dato parola, e gli manchi . IV. Se
s'accordi co'suoi nemici in fargli del male. V. Se maneg
giando robba e danari altrui, usi frode, o lealmente l'am
ministri secondo l'intenzione, e vantaggio del padrone, ecc.
COSTANZA. È una virtù che ci rende stabili vel bene ,
ancorchè s'incontrino intoppi. Chi fa gli Esercizj veg
ga I. Se sia stabile ne' buoni sentimenti , e cognizioni del
l'intelletto avute da Dio, oppur le lasci. II. Ne' propositi
• altre volte fatti di ben operare. III . Nelle occasioni. IV.
Nelle dicerie che lo ritraggono dal ben principiato. V. Ne
travagli che s’incontrano. VI. Nelle disapprovazioni che
ode, ecc.
PRUDENZA.. È una virtù , la quale fa che operiamo con
riflessione e considerazione per arrivare a qualche buon
fine ;eleggendo così i mezzi che sono atti a quello. Chi fa
gli Esercizj vegga I. Se operi a caso , senza pensare e
considerare. II. Se pensi e consideri nelle cose che sono
peccaminose, e non in quelle che sono virtuose : Pruden
tes in malo. III. Se si consigli con anime buone, co' Pa-.
dri spirituali , ecc .
SINeerita':È una virtù, la quale fa, che non abbiamo
una cosa sulla lingua , ed un'altra nel cuore. Chi fa gli
Esercizj vegga. I. Se la pratichi col confessore e co' di
rettori dell'anima sua. II. Se con tutti. III. Negli altri
affari, anche quotidiani .
PACE. Ella ci fa operare in guisa, che stiamo d'accordo
con Dio, osservando ciò ch'egli ci prescrive nel nostro
stato. Con noi , adempiendo ciò che ci detta la coscienza.
Col primo, studiandoci di non dispiacergli ( in quel ebe
si può), e di piacergli. Chi fa gli Esercizj consideri come
si porti in questi capi. Principalmente col prossimo ve
dendo I. Se porti ciance . II. Se semini zizzanie. III. Se si
faccia capo di fazioni, e simili; se dia luogo a dispetti, ecc.
PIETA': Prendoil vocabolo di pietà in quanto significa
il culto esterno di Dio da noi conosciuto per postro ulti
112

mo fine. Vegga chi fa gli Esercizi I. Come si porti seco


nelle orazioni. II. Ne' tempj . III. Ne' suoi ministri , o sa
cerdoti. IV. Ne' giorni festivi. V. Ne' santi Sacramenti.
VI. In tutto ciò a cui diamo nome di cose spirituali ,
con le quali egli si onora.
VERECONDIA . Di cui è proprio arrossirsi del male che
facciamo. Chi fa gli Esercizj vegga I. Se operi'sfaccia
tamente il male, anche in pubblico, senza riserbo. II. Se
non arrossendosi del male si arrossisca di esser veduto
far del bene. III . Se per rossore vizioso taccia i peccati
in confessione, ecc .
GIUSTIZIA. Questa virtù vuole, che sia dato ad ognuno ciò
che gli è dovuto. Per esempio : Onore a' nostri maggiori,
mercede agli operai e simili. Chi fa gli Esercizj vegga
come si porti ne' capi suddetti. E poi dilati >, e vegga
I. Se dia il tempo alle cose spirituali che sono di culto
divino. II. Se buon esempio, essendo in grado, ed in ista
to, donde gliene venga obbligazione. III. Se dispensi con
uguaglianza ciò che per ufficio dee distribuire, ecc. IV. Se
usi parzialità, ecc.
AVVERTIMENTO

Per non andare in lungo, non ho voluto sminuzzare al


tre virtù. Basterà il registrarne qui alcune altre, acciocchè
vi si possa riflettere. book
Dunque chi fa gli Esercizi vegga come si porti I. Nel
la gratitudine a' benefattori vivi e defunti. II. Nella mi
sericordia e compassione. III. Nel buon uso dell'amicizia.
IV. Nella conformità al voler divino. V. Nello zelo delle
anime. VI. Nella liberalità. VII. Nella penitenza de' pec
cati commessi. VIII. Nell'edificazione del prossimo. IX .
Nella parsimonia, e nella pudicizia. X. Nell'annegazione
delle sue passioni. XI. Nella Fede , Speranza , e Carità
teologiche. XII. Nell'adempimento di ciò che è proprio
del suo uffizio . XIII . Nella retta intenzione . XIV . Nel ti
'mor diDio. XV. Nella diligenza spirituale contra l'accidia.
Si lascia, che la persona o da sè, o colla scorta del suo
Padre spirituale investighi altre virtù : come sarebbe il ve
dere, quale sia con glinfermi, e se li visiti, soccorra, e
consoli. Cosi con i carcerati. E quale nelle conversazioni;
se edificativa, o pur dissoluta : quale in tutta la giornata;
se la passi in ozio, ovver lavorando, ece .
113
ESERGIZIO
SOPRA LA PARABOLA DEL FIGLIUOL PRODIGO
Vedi a pag . 73. come si debba cominciare e finire la meditazione .
L'avvenuto al giovine detto comunemente il figliuol pro
digo, è un ritratto di quanto accade al peccatore. Perciò
merita d'essere attentamente considerato. E chi vuole far
lo , si concepisca come figliuolo rubello a Dio, suo padre ,
da cui ei si parli, e partilo che fu si vide ridotto ad un'e
strema mendicità ee sordidezza. Con tal composizione d'a
nimo pongasi a' piedidel Crocifisso, e poi scorrale parole,
con le quali s. Luca descrive quel miserabile caso .
PUNTO PRIMO. Dixit filius adolescentior patri : da mihi
portionem substantiæ, quæ me contingit. Il figliuol minore
disse a suo padre, dammi la parte dell'eredità che mi tocca.
Che sfaccialo figliuolo fu questo, anima mia ! Chiedere
al padre ancor vivo l'eredità , e chiederla per giustizia ,
quæ me contingit . Come se un figliuolo , vivente il padre,
potesse pretendere un ago, non che un capitale ben gran
de. O figliuolo iniquo ! voi dite , e dite bene. Ma v'è di
peggio. Quanto vuole dalpadre, e di quel del padre , lo
>

vuole per partirsi da lui. Che fu un dirgli sfrontatamente


sul voito, e che male se ne stava seco, eche meglio ne sa
rebbe stato lontano. Onde, ottenuto l'intento , fatto un far
2

dello di tutto , se n'andò in remoto paese : Congregatis o


moibus, peregre profectus est in regionem longinquam .
E intanto sì buon vecchio si restò con questa ferita nel
cuore d'avere sinembralo i suoi beniperchè servissero a ve
dersi ed affrontato ed abban.donato da un ingralo figliuolo :
Quando avrete ben, ponderato l'indegnità di questo
giovipastro, allora riconoscendo yoi stessa in lui, direte
al vostro Dio :
Mio Signore , io sono quel figliuolo cotanto arrogante
contra di voi , mio Padre celeste . La sostauza che v'ho
audacemente richiesto, è la mia volontà . Mia, è vero, ma
perchè voi me la donaste : del ritmanente essendo vostra
creatura, era più vostra che mia . Che dissi , ve l'ho richie
sta ? Dir dovea, me la sono usurpata , per partirmi da voi .
Perchè l'ho adoprata in commettere gravi peccati, i qualicol
separarmi da voi m'hanno portato in regionem longinquam .
PUNTO Secondo. Qualche generosa impresa volle condur
re a fine il figliuol prodigo col capitale così violentemente
strappato dalle mani del padre? Ahi non fu così . Lo stra
114
sciò in giuochi , io crapole, in disonestà : Dissipavit on
nem substantiam vivendo luxuriose .
O patrimonio malamente impiegato , dite voi qui, ani
ma mia ! Dovevasi usar tutto in azioni onorevoli alla na
scita, alla casa , al padre. E pure tutto fini in sordidezza,
vivendo luxuriose. O vita indegna di taleredità ! Voi a
vete giudicato ottimamente, anima mia . Ma di voi che di
te ? non era preziosa la vostra libera volontà, con cui voi
v'assomigliate non solo agli angioli, ma al re medesimo
degli Angeli, Iddio? Certo che si. Doveva dunqueimpiegar
si in operazioni degne della sua eccellenza . Nè dovevate
altro volere, nè altro eleggere, se non la pura virtù. E
nondimeno se riandate il viver vostro , cominciando da
quando la prima volta malamente usaste la vostra libertà,
chi sa nol ritroviate abitualmente passato vivendo luxu
riose ? Ahi se fosse così , arrossitevene; e poi tutta addo
lorata dite al Signore:
Creator mio, come posso celarvi il vero ? Ve lo confes
SO con mio sommo rammarico , e dico : Ho dissipato il
capitale della mia libera volontà, l'ho dissipato. Ho spe
so pensieri, parole, opere : ho gettato ore, giorni, setti
mane, inesi , anni vivendo luxuriose. Non so , mio Dio, ne
più brevemente, nè più significantemente spiegarmi . A
zion bella, azion degna di me che sono vostro figlio, e di
voi che siete mio padre celeste,non ho fatto. Ho dissipato
la mia libertà , vivendo luxuriose. Lo ripeto con rossore: vi
vendo luxuriose. Ah vile che fui! Ab che disonore vi feci !
PUNTO TERZO. Ma come sta il figliuol prodigo dopo tale
scialacquamento ? Cæpit egere; non ha più danari . Onde
mancandogli di che campare fu costretto a cercar padro
ne ; nè altri lo volle, che un padron di porci. Con questo
fu sforzato ad allogarsi . Per qual mestiere ? Ut pasceret
porcos. Per viver di che? Di ghianda. Et cupiebat im
plere ventrem suum de siliquis, quas porçi manducabant.
E questo fu, anima mia, quello star meglio che l'infelice
suppose di ritrovare fuor della casa paterna, e della sog
gezion di suo padre? Eccolo stracciato sì, che è mezzo ignu
do: sparuto in faccia si, che sembra cadavero: affamato si,
che par moribondo : puzzolente, succido, sordidissimo, Pen
sate alle miserie contratte da costui vivendo luxuriose, ee poi
Trattenetevi in tal confronto , paragonando le miserie
corporali del figliuolprodigo con le vostre spirituali. Prin
115
cipalmente vedendo, quanto vilmente v’abbia fatto impie
gare il peccato i vostri sensi, e le vostre potenze. Però non
disperate, anzi vedete come
PUNTO Quarto. Avvisato dalle sue sordidezze tornò in
sè il figliuol prodigo: ad se reversus. Si ricordò , che in
casa di suo padre a' mercenarj stessi abbondava il pane,
di cui egli affamato nè pure aveva un tozzo: quot merce
narii in domo patris mei abundant panibus, ego autem hic
fame pereo ? Perciò risolvette di sorgere dalle miserie
ove giaceva , e di tornare al derelitto padre. Surgam , et
ibo ad patrem . A che fare? Ad accusarsi ; et dicam , pater
non sum dignus vocari filius tuus; e a supplicarlo, che si
degni d'accettarlo non come figliuolo , ma qual servito
re : Fac me sicut unum de mercenariis tuis.
Tutto ciò deeferire il vostro cuore, anima mia. Primie
ramente tornate in voi , conoscendo il vostro brutto e
pessimo stato : Reversus ad se : Poi con un atto di volon
tà risolvete di sorgere dalle vostre immondezze . Surgam,
Indi gettatevi a' piedi di Cristo col cuore , e poi del con
fessore suo vicario, e dite : Pater peccavi in coelum , et
coram te; jam nou sum digaus vocari filius tuus. Fac me
sicut unum de mercenariis tuis.
Queste affettuose e dolenti parole dovete oggi replicar
sovente al Crocefisso : Pater : Mio dolcissimo Padre: pec
cavi in coelum : peccai contro Dio, creator del cielo , che
a me diè l'essere : et coram te ; e sotto gli occhi di voi ,
mio Redentor Divino : Jam non sum dignus vocari filius
tuus : Ahi, che mi son renduto indegno di quella subli
me figliuolanza, con la quale mi adottaste per la gloria
del paradiso: Fac me sicut unum de mercenariis tuis. Da
voi non merito le carèzze che usate a 'vostri figliuoli mai
sempre ubbidienti. Sarò di vantaggio favorito, se mi am
metterete fra quei che vi servono lavorando, penando ,
stentando . Nè mai sarà così duro il vivere vostro servo ,
fra penitenze e mortificazioni, come fu l'esserlo del de
monio, allorchè suo vilissimo schiavo mi pasceva di ghian
da : Fac me sicut unum de mercenarüs tuis.
PUNTO QUINTO, Dipoco si contentava il figliuolo : ma il pa
dre volle con somma pietà vincere le sue domande. Lo ve
de ancor da lungi: Cum adhuc a longe esset vidit illum
pater ejas. Vedutolo s'inteneri sopra le sue miserie , et
misericordia motus est. Gli stese amorosamente le brac
116
cia al collo ', e l'abbracciò : Et accurrens, cecidit super
collam ejus : e lo baciò : et osculatus est eum. E mentre
il figliuolo s'accusava, il padre nemmeno lo rampogna; ma
comanda a ' servitori, che tosto lo vestano come prima da
suo pari: Cito proferte stolam primam : gli diano l'anello:
Date annulum in mana ejus : e le scarpe: et calceamen
ta in pedibus . Aggiungendo, che scannato un grasso vi
tello s'imbandisca un lieto convito : Adducite vitulum sa
ginatum, et occidite, et manducemus, et epulemur : rena
dendo per ragione di tanta gioja l’avere in quel di ricu
perato un figliuolo : Hic filius meus mortuus erat, et re
vixit : perierat, et inventus est.
O padre amorevole, dite voi anima mia‫ ;;ܕ‬che fu que
sti! Tale si mostra Dio con quel peccatore, il quale pri
ma sconsigliato , poi ravveduto , pentito, e dolente si get
ta a' suoi piedi . À che dunque spaventarvi di tornare a
lui con una vera penitenza e confessione ? Passerete per
le mani de' suoi servitori, che sono i sacerdoti , è vero , ma
a questi è imposto che vi trattino bene vel foro sacra
mentale . Perciò vi renderanno con l'assoluzione la veste
dell'innocenza : Stolam primam . Vi daranno l'anello del
la grazia : annulum in manu . Faranno , che scomparisca
ogni sordidezza da' piedi de' vostri affetti : calceamenta in
pedibus. V'imbapdiranno l'eucaristica mensa , in cui vi
ciberete del corpo del Redentore qual vitello per
svenato : vitulum saginatum manducemus , et epulemur .
Per
do chè ine som
eravat era. vat
marco
si spo Ond e ecaralovoalst tro Dio ancor quan
vosro
tornare a lui tripu
dia : Perchè hic filius meus, cioè voi, mortuus erat con la
colpa, et revixit, e siete risorto. Perierat, v’aveva perdu
to, et inventus est, v'ha riacquistato.
PUNTI
da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
I. Quanto apprenda per suo male l'avere offeso Dio.
II. Quanto sia disposto a non tornare ad offenderlo. III.
Se sia risolato di seriamente confessarsi , e di far vera
penitenza. IV, Se determini di darsi da vero a Dio.
MASSIME CRISTIANE. I. Non dar da dire ragionevolmente
di sè in mala parte. II. Guardarsi d'essere scandaloso.
III. Non volere,l'infame lode d'essere peccatore noto
rio e sfacciato. IV. Soddisfare a Dio con penitenze in
questa vita più tosto che differire alle pene dell'altra,
117
ESERCIZIO

SOPRA LA MEDITAZIONE CHE S. IGNAZIO INTITOLO


DEL REGNO DI CRISTO

Vedi a pag . 73. come si debba cominciare e finire la meditazione.

Quest'Esercizio è indirizzato afare che la persona co


nosca il beneficio il quale il Signore le ha fatto coll'in
corporarla alla Santa Chiesa cattolica, di cuiè capo Gesù.
Si concepisce quivi l'istesso Gesù come Re universale , al
quale ognuno deve ubbidire qual vassallo, coll'osservare la
sua santa Legge. Acciocche Iddio vi ajuti a cavarlo , gli
direte questa breve orazione : Legem tuam , Domine, ex
quiram semper.
PUNTO PRIMO

Cristo, cioè il Figliuol di Dio fatt'uomo, è Re universale.


Sopra questa verità ridottavi alla memoria discorrete ,
anima mia , coll'intelletto , affine di capire , che Cristo
realmente, e non metaforicamente , è quel Re che v'ho >
detto .
Varj Re si crearono gli uomini ; ma furono Re parti
colari : come un Re di Gerusalemme : uno di Babilonia :
uno della Persia : uno della Macedonia , ecc . Ma un Re ,
che sia Re di tutte le creature , e Re degli stessi Re, nol
troverete fuorchè nella persona di Gesù Cristo, chiamato
Rex Regum , et Dominus Dominantium .
Egli è Re degli Angioli , che lo servirono: de'demonj,
che scacciò dagli ossessi : degli elementi , che l'ubbidi >

rono : e fin della morte , a cui ritolse i cadaveri già se


polti, con rendere loro la vita : in somma è Re del cielo
>

e della terra : Dominus universorum .


È parimenteRe degli uomini , a' quali nell'universale
giudizio renderà con autorità assoluta , e da monarca , Oo
premio, o pena : premio eterno nel cielo a ' buoni , e sup
plicio parimenti eterno a' cattivi, senza che niuno op
>

por si possa alla sentenza che avrà pronunziata..


118
Di più è Re di gran nobiltà , come appare dalla genea
logia che , secondo la carne , gli tesse s. Matteo , quan
9

tunque egli con le umilissime sue maniere la ricoprisse.


Di gran potenza , come apparve nelle meraviglie che o
però. Di gran sapienza , come si scorge nel suo Evange
lio , la cui dottrina è superiore nell'eccellenza e nell'u
tilità a quella d'ogni letterato. Di gran bellezza, onde fu
detto : speciosus forma prce filiis hominum . In somma for
nito d'ogni grandissima dote di fortezza , di prudenza ,
d'amabilità , di liberalità , ecc .
Singolarmente egli è Re immortale ed eterno : Regi
sæculorum immortali, disse a suo nome s. Paolo : Regni
ejus non erit finis, gridano le sacre Carte. E voglio dire,
che mai non mancherà , come mancano gli altri Re sog
>

getti al morire.
Dunque quale felicità è quella di coloro, a' quali è toc
cato l'essere sudditi d’un Re colanto eccelso, e poi immor
tale? Fecisti nos Deo nostro Regnum ; potete voi dire con
verità : ella è inesplicabile. Onde ne siegue, che, essendo
egli capo della Chiesa cattolica ( in cui vivete, come suo
membro), dovete stimare ciò vostro gran beneficio. E di
più dovete persuadervi , che vostra gran sorte è vivere
secondo la sua Legge , ed imitare i suoi esempi , assicu
rato , che nè sbaglierete , nè potrete essere da verun che
sia savio in verità ripresó.
PUNTO SECONDO

Questo Re si è prefisso di volere per gloria di Dio , e


per bene dell'anime, far guerra ad ogni sorte di vizj; capi
de' quali sono il demonio, il mondo , e la carne. Pertanto
cerca seguaci, e promette di trattarli come tratiò se stesso.
Tal verità che vi ho ridotto alla memoria , anima mia,
vorrei che fosse da voi capita in modo, che non la tene
ste per un pensiero puramente devoto, ma come reale e
sussistente. Pensate dunque, ch'egli fa guerra ; e perciò
disse : non veni mittere pucem , sed gladium . E tal guerra
è contra il vizio : ui destruatur corpus peccati. E per glo
:

ria di Dio : non quæro gloriam meam , sed ejus qui misit
me. A fine di salvar l'anime : Ut omnis, qui credit in eum,
119
non pereat, sed habeat zvitam æternam . Oh che nobile in
se medesima ! oh che utile intenzione per tutti noi! Non
è veramente così , anima mia ? Certamente è così . Dun
que ringraziatelo, giacchè a voi pure tocca molto di be
neficio sì grande. Perocchè se la piglia contra il demo
nio (oh che nemico del genere umano!), contra il mondo
( cioè contra l'adunanza de' tristi , dalla dottrina e dagli
esempj de' quali che si può aspettare , se non ogni gran
>

male ? ) , e contra la carne , quale, quanto più si lusinga,


e vezzeggia , tanto più ci nuoce.
Quando vi sarete persuaso ( col pensarvi) d'una tal ve
rità, allora vorrei, usciste in un bell'atto di ringraziamento
a Gesù , per aver egli voluto porsi ad impresa di tanta
utilità per noi, eterna non meno, che temporale.
PUNTO TERZO

Se un Re terreno , ornato da Dio d'ogni pregio più ri


guardevole , invitasse i suoi vassalli ad ajutarlo nel sotto
porsi un qualche suo grande nemico, con dar loro parola,
che sarebbono a parte de frutti della vittoria; non meri
terebbe laccia di vile chi ricusasse l'invito per non iscomo
darsi ? Certo che si.
Applicate , pensandovi con l'intelletto , l'esempio del
>

predetto Re terreno al Re celeste ,> che è Cristo. Vedete


se voi , che siete per ogni titolo sua suddita ( o anima
mia ) , dobbiate soltrarvi da prestargli l'opera vostra nel
disegno, di cui v'ho poc'anzi parlato. So, che concluderete
a suo favore. Perocchè oltre il merito di Re cotanto ec
celso , èè troppo per voi rilevante interesse , che si scon
figga il peccato , e si umilii il demonio col mondo e con
la carne, che danni grandissimi apportano al vostro be
ne, non meno in questa, che nell'altra vita; del che vor
rei bene vi chiariste col pensarvi .
Quando con il discorso vi sarete di ciò persuasa , uscite
conla volontà in due affetti molto ferventi. Col primo pen
titevi di non avere finora cooperaio afine sì degno: peroc
chè con la vostra vita cattiva s'è da voi fomentato il pec
cato ; favorito il demonio ; tenuto col mondo , e ben trattata
la carne. E cosi avete contravvenuto alle santissime leggi ,
120
ed esempj di Cristo. Col secondo proponete per l'avvenire
fargli compagnia fedele , vivendo come deve chi , essendo
>

aggregato alla Santa Chiesa , è tenuto a vivere come co


manda il santo Vangelo. Perciò fategliil seguente colloquio.
O Re supremo , Signore dell'universo , e capo . della
Santa Chiesa , a cui mi avete col santo Battesimo singo
larmente chiamato : io, quantunque sia indegnissima crea
tura , ad ogai modo confidando nella vostra grazia , total
mente soggetto me, ed ogni mia cosa, alla vostra volontà.
Protesto avanti tutta la Corte del Paradiso di volere se
guirvi quanto più potrò da vicino, con osservare i vostri
comandamenti , e se vorrete , anche i vostri consigli , ed
imitare gli esempi delle virtù che spiccarono nella vo
stra vita. Amen.

P UNTI

da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.


I. Qual concetto abbia della Dottrina di Cristo .
II. Come ami gli esempi della virtù ch'egli praticò.
III. Specialmente circa il disprezzo delle ricchezze ,
piaceri , onori.
IV. Se avendo sentito chiamarsi a vita perfetta, o nel
secolo , ovvero in Religione , abbia ributtato l'invito.
MASSIME CRISTIANE

I. Torna a conto, anche al ben temporale, vivere come


insegna Cristo.
II. La sua Legge è più dolce che quella del mondo.
III. Professare divozione alla santa umanità di Gesù.
IV . É gloria il vivere da buon Cristiano.
121
ESERCIZIO

SOPRA LA MEDITAZIONE CHE S. IGNAZIO INTITOLÒ


DELLI DUE STENDARDI :
L'UNO DEL DEMONIO E L'ALTRO DI CRISTO

Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e finire la meditazione .

Il frutto che procurerete di cavare con le considerazioni


dell'intelletto, e con gli affetti della volontà, sarà di volere
essere del partito di Cristo, seguendolo co' santi costumi, e
procurando, che altri il sieguano ; e non già di quel del
demonio .
Perchè il Signore vi ajuti a cavarlo , gli direte questa
breve orazione: Jube , Domine, me venire ad te.
PUNTO PRIMO

1. Immaginatevi il demonio presso la città di Babilo


nia , assiso in una sedia di fuoco e di fumo, e cirgondato
da innumerabili demonj, e da uomini cattivi, che loro >

comanda, che vadano per l'universo istigando gli uomini


con le tentazioni, e con le persuasioni all'amor de' pia
ceri, degli onori , e delle ricchezze. Perché se tanto ot
terranno , facilmente s'indurranno a cadere nel baratro
della superbia ( cioè del disprezzo di Dio , e d'ogni sua
legge ), e così si popolerà l'inferno, che è il suo Regno,
7

opposto a quel di Cristo, che è il Paradiso .


2. Sopra ciò che vi si è ridotto alla memoria, occupa
tevi con l'intelletto ( fermandovi ove troverete le lineette),
considerando , che le suggestioni interne , le quali v’in
vitano all'amore disordinato ( cioè vietato da Dio ) di
robba , d'onori , e di piaceri, sono del demonio. - E le
>

parole che vi dicono gli amici tristi, eimali loro esem


pj -e i loro scelerati consigli vengono da' suoi ministri .
pi,
Come pure ciò che leggete su libri osceni , -- udite ne’
teatri impuri, - mirate nelle pitture immodeste. -Perciò
quando vi trovate in tali casi , dovete entrare in voi , e
122
dire : Questi sono inviti del demonio , che mi vorrebbe
assoldato sotto il suo stendardo, - cioè che patissi e

combattessi per lui - per accrescergli il suo Regno. -


3. Esaminatevi, se mai abbiate dato l'assenso a tali tenta
zioni. - Se no , proponete di mantenervi così; --ma quando
trovaste d'averglielo dato, allora uscite con la
4. Volontà in atti di pentimento , di dolore , e ritrat
tate il mal fatto con una nuova protesta, dicendo : Abre
nuntio Satanæ ,, - et omnibus vanitatibus ejus, - et omni
bus operibus ejus.— No, che non voglio combattere, cioè
patire, e pubblicamente patire sotto lo stendardo ed al
>

soldo del demonio .

PUNTO SECONDO

1. Dall'altro canto immaginate Gesù presso la città di


Gerosolima in un campo ameno;‫ ܪ‬umile bensì nel porta
mento, ma però amabile nel volto . Attorniato dalle An
geliche squadre, e da' Santi Apostoli , e da uomini apo
stolici , ordina loro , che vadano per il mondo , e con
sentimenti nell'interno, e con esempj e parole nell'ester
no , inducano gli uomini a tal disprezzo delle riechezze ,
>
onori, e piaceri, che per cagione loro mai non offendano
Dio. Il che quando si ottenga , si disporranno alla per
felta umiltà , la quale consiste nella totale soggezione del
2

proprio al volere di Dio . Con che si popolerà il suo Re


gno , che è il Paradiso .
2. Occupatevi poi con l'intelletto sopra ciò che vi si è
ridotto alla memoria . Fermatevi ove troverete le lineette ;
e intendete , che quando talora vi sentite qualche buon
pensiero - e affetto al disprezzo delle suddette cose , ciò
viene o da Dio , o dal suo Angelo buono. - E quando
sentite da uomini da bene , ovvero dal rimirare divoti
ritratti , - incitarvi a ciò , è invito che vi fanno i mini
stri del buon Capitano Gesù, --acciocchè combattiate con
lui sotto il suo stendardo , assomigliandovi a lui con
l'operare appunto com'egli , 2 che sprezzò ricchezze ,
onori , e piaceri .
3. Esaminatevi come vi siate portato in tali occasioni.
Se abbiate ributtato le interne ispirazioni , — se deriso le
>
123
esterne esortazioni,-eburlato i santi esempj.- Se no , con
tinuate così; ma se aveste in ciò mancato , allora con la
4. Volontà uscite in affetti di pentimento e dolore. Poi
proponete di udire gl'inviti chevi fa il Diviu Capitano,
ora per mezzo de' suoi Ministri, che sono gli Angioli , e
gli uomini da bene.
PUNTO TERZO

1. Quest'allegoria de' due Capitani , Gesù , e Satanas.


so , vuol dire , che tutto il mondo è diviso in due eser
citi , cioè d'uomini , altri de' quali a tutto sforzo, palese
mente, e dichiaratamente professano di far ciò che vuole
il demonio , e patire, e morire per lui, come usano i
soldati de' nostri Capitani . Altri fanno l'istesso verso di
Cristo .
2. Occupatevi poi con l'intelletto in vedere , che (vera
mente) stentandosi tanto dall'una, quanto dall'altra parte,
è pur meglio stentare sotto lo stendardo di Cristo , che
, '

sotto quel del demonio.


3. Perinatevi un pochetto col pensiero , per vedere se
ciò sia vero. E poi quando avrete trovato che è verissimo,
uscite con la
4. Volontà in oblazione a Gesù di tutto voi per segui
tarlo ; primieramente risolato di non mai offenderlo per
cagione di ricchezze , d'onori , e di piaceri ; poi ancora
pronto a lasciare tali cose (anche quando poteste goderle
senza offesa di Dio) , e ciò per imitare la povertà di Gesù,
la sua umiltà , e la sua passione.
5. Voi ditegli divolamente la seguente orazione com
posta da s. Ignazio. Suscipe, Domine, universam libertatem
meam : accipe memoriam , intellectum , et voluntatem . Quid
quid habeo, vel possideo, lu mihi largitus es : id tibi pror
sus restiluo, ac iuæ prorsus voluntati trado gubernandum.
Amorem tui solum cum gratia tua mihi dones, et dives sum
satis.
124
PUNTI
da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.

I. S'esamini, se vive con la coscienza larga.


II. Se ceda a' rispetti umani .
III . Se seguiti i cattivi esempi , e consigli.
IV. Se si arrossisca di parere uomo da bene...
MASSIME CRISTIANE

I. Faticare per amor di Dio , ma non del demonio.


IE. Non farvi schiavi del Che diranno ?
- III. Dar buono esempio e consiglio .
IV. Seguitare il buono esempio e consiglio altrui.
Orazioni giaculatorie. 1. Abrenuncio Satanæ, et omnibus pompis ejus.
2. Abrenuncio omnibusvanitatibus mundi, 3. Sequar te, Domine, quo
cumque volueris. 4. Semitas tuasedoce me. 5. Viam mandatorum tuorum
curram . 6. Perfice gressus meos in semitis tuis , ut non moveantur ve
stigia mea . 7. Qui te, Domine, derelinquunt, confundentur. 8. Ut co
gnoscam te, ut videam in omnibus salutare tuum. 9.Jugum tuum suave
est , et onus
mandatis tuum leve, 10. Posuerunt peccatores laqueum mihi : de
tuis numquam errem . 11. Dirumpe vincula mea , tibi sacrifi
cabo hostiam laudis. 12. Exemplum dedisti mihi, ut sicut tu fecisti, et
7
egofaciam .
125
ESERCIZIO
SOPRA LA MEDITAZIONE DELLE DUE ETERNITA'
DELL'INFEANO E DEL PARADISU:
L’UNA GASTIGO DI CHI SIEGUE LUCIFERO , L'ALTRA PREMIO
DI CHI SIEGUE GESU'
Vedi a pag . 73. come si debba cominciare e finire la meditazione .

Questo Esercizio suol farsi dopo quello de' due Stendardi .


Il frutto che v'ingegnerete di cavare con le considerazioni
dell'intelletto, e con gli affetti della volontà , sarà risolvere
di far tulto per non perdere l'eternità del Paradiso , e non
incappare in quella dell'inferno.
Perchè il Signore vi ajuti a cavarlo , gli direte questa
breve orazione : Quid faciendo vilam æternam possidebo?
PUNTO PRIMO
1. Ibit homo in domum æternitatis. Questo è articolo
di fede. L'uomo destinato a vivere brevemente sopra la
terra , partendo di quella col morire , deve portarsi alla
casa dell'eternità.
2. Casa è detta quella dell'eternità a differenza di que
sto mondo, in cui or dimoriamo. Questo è luogo di passag
gio, è albergo. L'abitazione ferma e permanente è nell'al
tro, è nell'eternità, o nell'inferno, o nel Paradiso. Cioè, o
nella sfera d'ogni contento con Dio , o nel centro d'ogni
scontento lungi da Dio. Onde è, che tanto l'inferno, quanto
il Paradiso, è casa dell'eternità. E perciò dovendo ciascun
figliuolo d'Adamo , secondo i suoi portamenti, dopo morte
avere la sua stanza o nell'uno o nell'altro , ottimamente è
detto , che l'uomo anderà alla casa dell'eternita : Ibit homo
>

in domum æternitatis.
Dovete apprender bene questo vocabolo d'Eternità, per
ponderar da vero, che gran cosa sia il dover voi abitare
nella casa dell'eternità ; cioè stare eternamente o nel Pa
radiso , o nell'inferno. Eternamente ho detto , cioè sem
pre, senza che mai ve ne abbiate a partire. Laonde è vero,
che se dopo morte piombaste nell'inferno, ivi giacereste
sempre , senza sperare di mai partirvene. E se dopo la
medesima morte vi troverele in Paradiso , ivi sempre sog
giornerete , senza temere di mai lasciarlo. A questi ter
mini vi porta l'essere immortale che Dio vi ha dato ‫ܪ‬
cioè a vivere o seco sempre beata e mai infelice ; o co'
demonj sempre dannata e mai felice.
126
4. Che voglia dire sempre , e mai, meglio l'intenderete
>

voi pensandovi, che io spiegandovelo .


5. Che diresle , se tanto l'eternità del Paradiso, quanto
dell'inferno dipendono da pochissimo? E pure è cosi.
quelladall'attenerv
Cioè i nel vostro vivere 0o alle scarse promesse
del demonio , o a' leggeri comandamenti di Dio . Conside
rate la prima verità nel seguente Punto.
PUNTO SECONDO
1. Il demonio promette a' suoi seguaci poco bene in
questa vita , al quale i miseri credendo, e secondo le sue
istigazioni operando ,> si rendono degni dell'eternità di
pene nell'inferno.
2. Promette, ho detto ,9 anima mia , a' suoi seguaci poco
bene; perchè rare volte attende ancor questo poco . Il pro
mettere finisce in parole riguardanti il tempo futuro, il quale
nella vita dell'uomo è incertissimo. L'attendere appartiene
al presente. Ma in questo, oh come d'ordinario sono delusi
i seguaci del demonio ! Nihil invenerunt in manibus suis.
Perocchè l'esperienza dimostra, che nel meglio,e per il più ,
e

il perfido munca . Non solamente perchè non si cura di es


ser fedele , ma di più perchè non può. Sono forse in sua
mano quelle ricchezze, que' piaceri, e quella vita, delle quali
fa si larghe promesse ? No: sono in quelle di Dio : ee perciò
promette di quel d'altri, e non del suo. Promise a' genitori
Adamo ed Eva, che non morrebbono, mangiando il ponto
vietato, e nondimeno per questostesso morirono. Promise,
>

che sarebbono Dei, eritis sicut Dii ; e fu una solenne men


zogna. Talchè apparisce, che le sue promesse sono frodi
degne di chi è padre della bugia. Ma intanto su queste pro
messe quanti inganna! quanti lo servono! quantiprecipitano
nell'inferno! Oh chepoco sono le promesse diaboliche! Oh che
molto sono le pene infernali! Andate avanti, e discorrete cosi.
3. Quando bene alle promesse del nemico corrispon
dessero i fatti, che otterreste in fine ? Niente più che beni
transitori ; la durata de' quali , sebben fosse di mill’anni,
se dopo ne deve seguire il fuoco infernale ed eterno , eh
dite , e direte bene con s. Luigi Gonzaga , quid hæc ad
>

poenam æternam ? Che proporzione corre fra le delizie e


fra le grandezze dell'universo godute mill’anni , con l'e
>

ternità di milioni di secoli.senza fine , e tutti in pene ?


Quid hæc ad pænam æternam ? Tanto tenue è la propor
127
zione , quanto quella che passa fra una goceia d'acqua, e
fra milioni d'oceani: ovvero fra un granellino d'arena, e
mille milioni d'altissimi monti': ovvero fra la limatura
vile d'un ferro , con tutto l'oro delle miniere. E con tal
cognizione delle fallaci speranze che vi dà il demonio ,
le accetterete ? e le crederete gran cose ‫ܪ‬ e tali , che per
esse sia bene accettar di penare per tutta l'eternità nel
l'inferno ? Ahi , che non sol non è bene , ma è solenne
pazzia il ne pure badarvi.
PUNTO TERZO

1. Poco richiede da noi il Signore, imponendoci l'osser


vanza de' suoi comandamenti in questa vita, con sicurezza
d'avere a conseguir nell'altra l'eternità del Paradiso .
2. Perchè vi accigliate, mentre vi dico, che poco ricerca
da noi il Signore , imponendoci l'osservanza de' suoi co
mandamenti in questa vita, con sicurezza d'avere a con
seguir nell'altra l'eternità del Paradiso ? Oh se vi contor ,
cele sopra di ciò , voi mi scandalizzate; e mostrate di non
saper qual bene vi si dica nel dirvisi eternità del Paradiso .
Ella è un godinento di Dio, e d'ogni bene, che senza me
scolamento di verunmale sempre durerà, e mai mancherà .
Dilemi perciò : Quid hæc ad vitam æternam ? Che gran
cosa è l'osservanza della Legge Divina per conseguir tanta
mercede? Eh, che è poco; è pochissimo; è nulla. Pro nihilo
habuerunt terram desiderabilem può dirsi di tutti i Beati.
Non v'aggravate dunque di quel poco che Dio da voi ri
chiede per darvi la beata eternitd. Aggiungete piuttosto la
seguente ponderazione.
3. Quando vi obbligaste a tutte le austerità de' Romiti ;
a tutte le soggezioni de' Religiosi ; a tutte le macerazioni
de' Penitenti ; a tutti i tormenti de' Martiri , ancor sarebbe
poco . Perchè : Quid hæc (che hanno aa fare afllizioni limi
tate al breve giro della nostra vita temporale ) ad vitam
æternam ? Tutto è poco :: tutto è nulla . Perchè, non sunt
condignæ passiones hujus temporis ad futuram gloriam ,
quæ revelabitur in nobis. Come dunque vi par grave il
giogo soave de' comandamenti Divini? la dolce annega
zione delle vostre voglie sfrenate ? la vittoria delle vostre
passioni ? la mortificazione del vostro corpo ? Deh ricor
datevi , che la mercede promessavi è l'Eternità beata. Per
>

conseguir quella, voi o delirate , o non credete , se dite ,


128
che molto sia quanto dura non più della vita presente ,
ancorchè fosse ogni asprezza insieme unita. Ricorrete al
Signore col seguente colloquio , acciocchè v'illumini, e

ditegli con tutto il cuore :


4. Mio buon Dio , nelle cui mani è posta l'eternila tanto
dell'inferno per chi muore in vostra disgrazia, quanto del
Paradiso per chi spira in grazia vostra; ajutatemi, acciocchè
penetri, che il demonio mi tradisce, quando per tirarmi ad
offendervi mi promette benitemporali. Perchè tutto il tempo
rale (quando bene mifossedato) èpoco in confronto all'eter
nità di pene, di cui mi rendedegno una vostra grave offesa.
5. Ajutatemi altresi, affine che intenda, che voi mi fa
vorite assai, mentre per darmi:l'eternità del Paradiso vi
contentate dell'osservanza de' vostri comandamenti, Per
chè ancor questo è pochissimo confrontato a tale eternità .
Rinunzio al perfido ogni suo piacere, ogni sua esaltazione,
ogni sua ricchezza. Troppo vagliono , se mi condannate
all'eternità dell'inferno. Accetto non solamente i vostri
precelti, ma bramo d'aggiungere opere di virtù ancor e
roica ; persuaso , che tutto è poco, se mi guadagna, e se
m'esalta nell'eternità del Paradiso .
PUNTI
da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.:
1. Che differenza faccia ( quanto alla pietà ) tra' giorni
festivi,9 e i non festivi. I primi dovrebbono essere tutti
di Dio. Vegga se glie li dia , o no.
>

II. In che iinpieghi la più parte del tempo. In bene


o in "male ?
:: - III. Che mezzi adopri per vincere le tentazioni .
:: IV. Quali sieno i suoi amici .
MASSIME CRISTIANE
I. Di' non voler dannarsi per alcuno .
II. Di comprare a qualunque prezzo . l'eterna salute.
! . III . Governarsi per ragione, e non per passione.
IV. Tenere per vanità ciò che non è eterno .
Orazioni giaculatorie. 1. Expecto vitam æternam . 2. Timeo mortem
æternam. 3. Quid faciendo vitam æternam possidebo ? 4. Contriti sunt
montes sæculi a diebus æternitatis tuæ. 5. In æternum , et ultra , tu es
Deus. . 6. In æternum misericordia tua. 7. In æternum vindicta tua.
8. Requies mea in sæculum sæculi. g. Dies æternos in mente habeam.
10. Numquam in ætérnum irasceris ? 11. Fac me amare, fac me timere
æternitatem . 12. Hic ure , hic seca , ut in æternum parcas.
1

129
ESERCIZIO
DELL'ELEZIONI
Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e finire la meditazione.
Questa differenza è tra l'uomo , e le bestie , che que
ste si reggono per passione ed appetito naturale , ma l'uo
mo, a titolo di ragionevole, si deve reggere solamente per
la ragione,> in tutte le azioni , e cose , che cadono sotto la
sua libertà. E perchè nel cristiano, in cui si suppone la
>

fede, la ragione detta, che , posti gli occhi e l'intenzione


nel fine per cui è stato creato , solo quello abbracci
che più l’ha da ajutare a conseguirlo ; e conseguenternen
te , che non abbracci nulla di quello che è malo , perchè
questo più , tosto impedisce; e di quello che è buono
abbracci sempre il meglio , che è quello che più ajuta ;
quindi è , che in ogni buon cristiano deve esser ferma
risoluzione di fuggir sempre quello che sia malo, e del
buono , di abbracciar sempre quello che sia migliore. E
questa ferma risoluzione è il frutto che deve essersi da
tutti li passati esercizi cavato .
Donde siegue, che quello che chiaramente è malo , e
del buono quello che chiaramente è migliore, non è ma
teria di elezione , né di deliberazione. Perchè già si sup
pone, che, secondo la buona ragione, quello senza dubbio
debba fuggirsi, e questo senza dubbio debba abbracciarsi.
Ma perchè tra le cose da sè buone, che possono occor
rere , per poter liberamente prendere , o lasciare , o per
ragione della loro sostanza, ed accidente, o per ragione
delle circostanze del tempo , del luogo, della persona, può
l'uomo dubitare , quale delli due estremi proposti, cioè
il prenderli, o0 lasciarli, sia a lui meglio , in ordine a con
9

seguire il suo fine del maggior servizio di Dio, perfezio


ne, e salvezza dell'anima sua ; in questo caso entra la de
liberazione, ed elezione. E per quelli è l'esercizio dell'e
lezioni , che il S. P. Ignazio ha lasciato ne' suoi Esercizj.
La prima e la più principal cosa che cada sotto l'e
lezione , è lo stato rdella ata, in chi
vitaneperpetuo rme l'haa
onon
i n e e elezio adequ , e c onf all
ancor preso :
volontàa di Dio , dipendel molte volte ilconcerto,
ezza e lachbontà
è
è
di eltlutot laatovita l, e, aqluee cdhi'o più , la salv . Per in
qu st ne qu Id vuole che io lo serva , mi
130
tiene più che in ogui altro preparati gli ajuti della sua
grazia efficace , con la quale l'ho da servire. E , se bene
tutti gli stati della Chiesa Cattolica approvati sono in se
buoni ; come sono quel del matrimonio , quel della con
tinenza , quel di ecclesiastico, e quel di religioso ; tut
tavia non tutti sono buoni per tutti. In quella guisa che
li cibi , benchè siano tutti buoni in sè , non tutti amano
tutti gli stomachi ; e quei che sono sani per alcuni , so
no nocivi per altri : e quei che per alcuni sono meno
buoni , per altri sono migliori . Dal che si vede quanta sia
>

l'importanza di una molto attenta , matura , e deliberata


elezione dello stato. Per mancamento della quale molti ,
senza dubbio , dopo una vita inquieta , travagliosa , sten
tata , penosa , hanno perduto l'ultimo fine, per il quale
>

sono stati creati.


La seconda cosa che cade sotto l'elezione e la rifor
mazione dello stato , in cui già la persona si trova in quan
to alle cose particolari , che gli appartengono. Come a
dire , se ha da tenere tanii e tali servitori, più o meno:
>

se ha da fare tante e tali spese : se ha da dare tante e


tali limosine più o meno : e così dell'altre cose.
La terza cosa che cade sotto l'elezione è qualunque
altra cosa che occorra in sè buona , o indifferente : circa
della quale è dubbioso, se sarà bene a me il prenderla ,
o il lasciarla. Come è qualche offizio, benefizio, impiego,
occupazione, azione d'importanza, modo ordinario di vi
ta , distribuzione del tempo, ed altre cose simili .
La disposizione che deve aver colui che ha da far buo
na elezione, è primierainente , che , messa la mira nel
fine , per il quale è stato creato , stia totalmente indiffe
rente, per prendere , o lasciar la cosa di che si tratta, ses
condo che vede , che più conduce al detto fine , senz'al
cun altro riguardo : nella quale indifferenza si deve esser
messo per mezzo dell'esercizio precedente. Secondaria
inente , che si ponga a far l'elezione, non quando ha l'ani
mo inquieto, o turbato ,ed oscurato da alcuna passione, o
>

tentazione; ma quando l'ha quieto, tranquillo, e sereno.


FORMOLA DI QUESTO ESERCIZIO
L'orazione preparatoria sarà la solita. La composizione
del luogo sarà mettersi avanti a gli occhi dell'anima la
cosa, sopra la quale si ha da far l'elezione : é comparar
131
li due estremi di prenderla, e lasciarla ; o di tenerla , e
non tenerla , col fine, per il quale sono stato creato ; che
è servire , ed onorare , e glorificare Dio in questa vita ,
>

dandogli gusto in tutto, e dopo goderlo nell'altra. La di


manda sarà chiedere a Sua Divina Maestà , che mi dia
>

lume , e grazia ,pereleggere degli estremi proposti quello


che mi ha meglio da ajutare all'esecuzione, e consegui
mento di questo fine.
Primo punto sarà discorrere , considerando in parti
>

colare le convenienze e comodità : o per il contrario


gl’impedimenti , e pericoli, che , in ordine al detto fine,
>

per il quale sono stato creato precisamente , e senz'alcu


n'altro rispetto, mi si suggeriranno: ora di prendere , e>

tenere la cosa proposta : ora di lasciarla , o non tenerla.


Ed avendo così discorso e ponderato ben tutto per am
be le parti ; vedere a quale di quelle la ragione pura e
libera da ogni passione ed affetto sensuale s’inchina ; e
quella eleggere.
Secondo punto sarà considerare , che un altro uomo ,
il quale io non avessi mai più veduto , nè conosciuto ,
avendo nelle mani la medesima materia che ho io , per
eleggere, mi chiedesse consiglio; e quello che, ben con
siderato il tutto , consiglierei a lai , giudicando, che sa
rebbe in lui per maggior gloria di Dio, e perfezione mag
giore per l'anima sua : quello stesso elegger per me.
Terzo punto sarà considerarmi nell'articolo di morte ,
ed è ponderare attentamente quale delli due estremi ora
proposti vorrei aver allora eletto ; e ciò è quello che a
me ora conviene di eleggere.
Quarto punto sarà considerare me stesso , nel giorno ,
ed ora del giudizio , avanti al tribunal di Dio, per dargli
conto di tutte le mie azioni ed elezioni fátle in questa
vita : e quella che giudicherò che allora vorrei aver fatta
nella materia presente , quella medesima debbo io fare al
presente.
Quinto punto sarà , fatta già la mia elezione >, con li
punti precedenti, rivolgendomi a nostro Signore , offerir
gliela , pregando Sua Divina Maestà , che l'accetti , e la
confermi. E se , con questo offerimento fatto daddovero ,
e con sincerità, si trova l'anima quieta, e consolata ; sarà
segno , che l'elcziove è fatta bene, pura , e senza mesco
132
lamento di affetto storto. Conchiuderò col Pater noster.
Quivi l'esercitante deve avvertire: Primo, di stare molto
sopra di sè, di non obbligarsi con voto a cosa veruna, por
tato dal fervore dello spirito , senza consultarsene prima
col suo padre spirituale , e averne da lui l'approvazione.
Secondo deve avvertire , che, quando avendo discorso ,
con li punti sopradetti, intorno agli estremi , che sono
materia della sua elezione, troverà, che ugualmente con
ducono alla maggior gloria di Dio, ed al bene dell'anima
sua ; allora è l'occasione di metter in pratica il grado ul
timo di perfezione, del quale si parlò nel punto quarto
dell'Esercizio passato : eleggendo quell'estremo che sarà
più penoso e contrario alla sensualità , per poter meglio
imitar Cristo Signor nostro.
Terzo deve avvertire, che , per significare il proposito
dell'elezione fatta , e vincere le nuove difficoltà che suol
recar sempre l'esecuzione della cosa eletta , ajuta grar
mente la considerazione delle vittorie di Cristo nostro Si
gnore , nella sua sagratissima Passione. E per questo il no
stro S. P. Ignazio , finita la seconda settimana degli Eser
cizi , con questo dell'elezioni che abbiamo detto , impiega
tutta la terza settimana nelle meditazioni della Passione.
Quarto deve avvertire, che , fatta una volta l'elezione ,
conforme alle regole dette , non ha in niun conto a far
in quella mutazione, specialmente in tempo di desolazio
ne: cioè quando si sente interiormente turbato, o inquie
tato da qualche tentazione, o passione , che cagiona oscu
rità interiore : o con alcun affetto, o inclinazione alle cose
terrene : perchè questo non è tempo opportuno da alte
rare cosa veruna nel bene eletto ; ma più tosto di starse
ne fermo e costante ne' propositi fatti. Ma se, passata la
burrasca, e ritornata la serenità dell'animo, e la tranquil
lità interiore , occorreranno tali nuove incostanze , che
paja necessario di ritornare a deliberare sopra la cosa
eletta ; allora si potrà far di bel nuovo l'elezione, con
me alle medesime regole assegnate.
Ultimamente deve avvertire, che quando la cosa elet
ta è di tal qualità , che richiede tempo successivo per la
sua esecuzione, in tal caso si potrà applicar a quella l'e
same particolare, acciocchè meglio e più brevemente si
eseguisca e conseguisca quello che si pretepde.
133
AV VISI
PER FAR BUONA ELEZIONE

Tra le altre cose che si fanno nel tempo degli Esercizj


spirituali, una si è risolvere l'elezione di qualche cosa, che
seco tragga alcuna conseguenza di rilievo. Qual sarebbe ,
ne' giovani l'eleggere stato di vita : e in altri, o cambiarlo ,
quandofosse da cambiarsi, o migliorarlo, se s'avesse a mi
gliorare. E l'istesso vuol dirsi d'alcun'altra cosa : come se
dovesse alcuno intraprendere il tal negozio: accettare la tal
dignità : impiegarsi in tal affare, e simili. Per lo che si ri
corre a Dio per mezzo degli Esercizj spirituali; acciocchè,
purgata in questo tempo l'anima dalle passioni,,e molto più
da' peccati ( de' quali si suppone già doluta e confessata )
possa più facilmente ricevere il lume da Dio benedetto per
non errare .
Sant'Ignazio nel Libro de' suoi Esercizj spirituali pre
scrive alcune bellissime regole. E primieramente egli inse
gna, che prima di mettere in campo la materia dell'elezio
ne, si pensino per un giorno intero li tre seguenti punti ne'
quali si contengono
TRE MODI D'UMILTA

Umiltà qui" si prende per quellasoggezione, con la quale


la creatura sottomette se stessa a Dio , e la volontà sua alla
Divina.
Il primo modo d'umiltà necessario alla salute è questo,
che io mi sottometta totalmente all'osservanza della Lega
ge di Dio. Di maniera che , se bene mi fosse offerto il do
minio di tutto il mondo , o fossi posto in estremo peri
colo della vita , io non trasgredisca mai deliberatamente
alcun comandamento divino, od umano , che mi obblighi
a peccato mortale .
Il secondo è di maggior perfezione : cioè, che conside
rando attentamente le ricchezze e la povertà, l'onore
e l'ignominia , la brevità ee la lunghezza della vita , ugual
mente m'inchini, dove uguale è l'occasione del divino
servizio, e della mia salute. E che per niuna condizione
propostami, o di umana felicità, per grande che ella sia,
o della propria morte, io non mi lasci mai indurre aa de
134
liberare di commetter peccato, ancorchè solamente veniale.
Il terzo modo d'umiltà perfettissima è , che avendo già
conseguito i due primi modi , ancorchè, senza aggiunger
visi altro , fosse uguale la lode e gloria d'Iddio ; nondi
meno , per maggiore imitazione di Cristo , io elegga più
tosto con lui povero, disprezzato, e scherpito,, abbraceia
re la povertà, il dispregio, e l'esser tenuto pazzo, che le
ricchezze, gli onori, e l'essere stimato savio é prudente.
Aggiunge poi il Santo che si formino tre colloquj.
Il primo alla B. Vergine, domandando per suo mezzo
al Figliuolo grazia di poter fare tale elezione , da cui ne
siegua o maggiore, o uguale servizio , e gloria di Dio. E
si finirà con l'Ave.
Il secondo s'indirizza a Cristo in quant'uomo , accioc-.
chè ne impetri il medesimo dal Padre. E si aggiunge nel
fine la seguente orazione:
Anima Christi, sanctifica me : Corpus Christi, salva me :
Sanguis Christi, inebria me : Aqua lateris Christi, lava me;
Passio Christi, conforla me : O bone Jesu, exaudi me : In
tra tua vulnera absconde me: Ne permittas, me separari a
te: Ab hoste maligno defende me : İn hora mortis meæ voca
me: Et jubeme venire ad te : Ut cum sanctis tuis laudem te .
In sæcula sæculorum . Amen .
Il terzo al Padre, acciocchè ci faccia grazia di quel che
domandiamo, concludendo con il Pater noster.
Fatta che sia la suddetta considerazione de' tre gradi
d'umiltà , il Santo prosiegue cosi, e prescrive un
PRELUDIO PER FARE L'ELEZIONE

Per fare buona elezione in qualsivoglia cosa, dobbiamo


dal canto nostro , con occhio puro e semplice, riguarda
re , per qual fine siano stati creati, cioè a gloria di Dio,
e salute nostra. Per lo che si hanno ad eleggere solamen .
te quelle cose , le quali ci ajutano a conseguire il detto
fine, dovendosi sempre subordinare il mezzo al fine, non
il fine al mezzo. Onde errano quei che prima si risolvono
di prender moglie, o di acquistarsi an officio, o beneficio
ecclesiastico, e in questa maniera poi finalmente servire
a Dio , usando disordinatamente il fine ed il mezzo : ne
canytninano a Dio per la via diriita,,ma per la torta, sfor,
135
zandosi di tirare lui a' perversi loro desiderj. Però biso
goa fare totalmente il contrario ; proponendoci prima il
servigio divino come nostro fine, e poi eleggendo il ma
trimonio , o il sacerdozio , e tutte le altre cose ordinate
al detto foe, in quanto è spediente. Per questo, niuna
cosa ci deve muovere a pigliare, o a lasciare qualsivoglia
mezzo , se non il riguardo avuto principalmente, tanto
alla divina gloria , quanto alla nostra salute.
INTRODUZIONE PER AVERE NOTIZIA DELLE COSE
CHE S'HANNO AD ELEGGERE
Primo. Tutte le cose che vengono in elezione devono
necessariamente esser buone in se stesse, o certo non ma
le , e conformi a' decreti della Santa Madre Chiesa. -
Secondo. Due sorti di cose sono a proposito per l'ele-.
zione. Perciocchè l'elezione d'alcune è immutabile, come
dell'ordine sacerdotale, e del matrimonio : di altre è mu
tabile, come delle rendite ecclesiastiche o secolari , le
quali con cagione lecitamente si possono pigliare o lasciare.
Terzo. Circa quelle cose , delle quali s'è già fatta ele
zione immutabile , non vi è più che eleggere. Ma bisogna
avvertire , che se alcuno inavvedutamente , e non senza
disordinate affezioni, avrà eletto alcuna cosa che non sia
lecito il ritrattarla , resta , che subito che comincierà a
pentirsi del fatto , con la bontà della vita , e con la dili
genza nell'operar bene, ricompensi il danno dell'elezio
ne. Ma tornare a dietro non conviene in modo veruno ,
ancorchè somigliante elezione non paja esser vocazione
divina , come non retta e inconsiderata. Nel che errano
non pochi , tenendo la mala ed obliqua elezione per vo
cazione divina : essendo questa sempre para e chiara , e
:

non mescolata con affetto veruno carnale e disordinato .


Quarto. Se alcuno con conveniente modo ed ordine ,
senza affetto.carnale o mondano, ha eletto alcuna cosa che
si possa mutare , non deve mutare tale elezione : ma più
tosto sforzarsi di fare in essa tuttavia maggior profitto.
Si ha da notare , che se l'elezione di queste cose mu
tabili non sarà passata così bene, o sinceramente , è spe-.
dierte correggerla : acciocchè si possa produrre frutto più
copioso , e a Dio più grato , e più accetto.
136
DI TRE TEMPI PIU' OPPORTUNI PER FÅR BENE L'ELEZIONE
Il primo tempo sarà , quando la divina grazia talmente
muove la volontà nostra , che vien tolto all'anima nostra
ogni dubbio, anzi il potere anche dubitare , ch'ella non
sia per seguitare tale movimento. Come leggiamo essere
accaduto a s. Paolo , ed a s. Matteo , e ad alcuni altri ,
chiamandoli Cristo.
Il secondo è, ogni volta che assai chiaro ee manifesto si
fa il beneplacito divino, insegnandoci ciò qualche pruova
preceduta di consolazioni, desolazioni , o spiriti diversi.
Il terzo è , quando alcuno con tranquillità di animo ,
considerato il fine, per cui si è stato creato ( che è la glo
ria di Dio, e la nostra salute), elegge una maniera , o stato
di vita dentro a' limiti della Chiesa cattolica, per lo qua
le , come per mezzo, verso il suo fine, più comodamente
e più sicuramente cammina,
E questa tranquillità allor si conosce esser nell'anima,
quando ess'anima, senza essere travagliata da varj spiriti,
liberamente adopera le sue forze naturali. Sì che, se l'e
7

lezione non succede con l'ajuto del primo , o del secon


do tempo , resta , che si faccia ricorso al terzo , distinto
ne' duemodi seguenti .
PRIMO MODO PER FARE SANA E BUONA ELEZIONE ,
CHE CONTIENE SEI PUNTI

Il primo punto sarà , proporsi innanzi la cosa della ,


quale si ha a deliberare , come di un officio oo beneficio,
se si deve accettare , o più tosto rifiutare : e così dell'al
tre cose , che toccano ad elezione mutabile .
Il secondo si è , postomi innanzi agli occhi il fine della
mia creazione , che altro non è che la gloria di Dio , e la
>

mia salute , non piegar più da una parte , che dall'altra ,


per pigliare o ricusare la cosa , della quale si delibera :
anzi più tosto stare del tutto indifferente, e come in bi
lancia : con animo fra tanto apparecchiato di piegar su
bito tutto in quella parte che conoscerò dover essere più
conveniente alla gloria divina, ed alla mia salute.
Il terzo . Supplicare la divina clemenza , che si degni
>

d'illuminare l'intelletto, e muovere la volontà dovunque


137
io sia più obbligato ad inchinarmi ; discorrendo nulladi.
meno con l'intelletto piamente e fedelmente. Mediante
il quale discorso , conosciuta ed approvata la volontà di
Dio, sia condotto a far l'elezione.
Il quarto. Esaminare , quante comodità finalmente, o
quanli ajuti mi verranno mai per conseguire il mio fine,
col pigliare il tale officio , o beneficio proposto. E quante
scomodità e pericoli dall'istesso mi soprastanno. Oltre di
ciò , quante comodità ed ajuti, o pericoli e danni, posso
io all'incontro aspettare col rifiutarlo.
Il quinto. Dopo aver fatto queste cose ,, discorrer per
l'una e per l'altra parte. E secondo il dettame della retta
ragione, messo da parte ogni affetto disordinato , ed ap
>

petito della carne , conchiadere la elezione.


ll sesto. Fatta che sia l'elezione , ricorrere subito con
diligenza all'orazione , ed offerire essa elezione a Dio, ac
ciò ( se così piaccia a S. D. M. ) la voglia finalmente ria
cevere e confermare .
SECONDO MODO PER FARE BUONA ELEZIONE
DIVISO IN QUATTRO REGOLE ED IN UNA ANNOTAZIONE
La prima regola è , che , bisognando che l'elezione si
faccia per affetto infasoci dal Cielo, cagionato dall'amor
di Dio, conviene, che colui che elegge senta prima in se
stesso, che tutta l'affezione ( o molta o poca ch'ella sia )
la quale egli tiene verso la cosa eletta , nasca solamente
dall'amore e rispetto a Dio.
La seconda è, considerare, se alcun uomo mio amico,
a cui io desideri ogni perfezione, mi si facesse incontro
dubbioso sopra somigliante elezione, che cosa farei io per
consigliargli, ch'ei dovesse sopratutto risolvere. E consi
derato che avrò questo >, stimerò di dover fare ciò che
consiglierei all'altro.
La terza. Andare oltre ciò pensando fra me stesso : se
sopragiungesse la morte , qualmodo vorrei più tosto avere
tenuto della presente deliberazione. Conforme dunque a
questo, facilmente intenderò doversi ora eleggere.
La quarta. Considerar similmente >, che partito vorrei
avere io preso in questo caso,, quando sarò presentato in
nanzi al tribunale di Dio per essere giudicato. E cono
138
sciutolo , l'abbraceierò ora , aeciocchè in quel tempo mi
trovi più sicuro .
Devesi ultimamente notare, che, avendo diligentemen
te osservate queste quattro regole, per salute e per quie
te dell'anima inia , devo , conforme all'ultimo punto del
modo precedente , concludere l'elezione , ed offerirla a
Dio , acciocchè l'approvi.
Tulto il sopradetto è dettato di s. Ignazio nell'aureo li
bretlo de gli Esercizj spirituali : e contiene una pratica e
prudente dottrina, per eleggere secondo le regole eterne
quel che sia per essere gloria diDio, e di consolazione al
l'elettore nel punto della sua morte. E però si consiglia e
si esorta il lettore a considerarlo con serietà . Persuaden
dosi, che da una buona elezione può dipendere la nostra
eterna salute .
E perchè all'elezione appartiene purein qualche modo
l'emendazione e riforma circa lo stato della vita ; perciò
qui s'aggiunge quanto prescrive il Santo in questo parti
colare .

DELLA EMENDAZIONE OVVERO RIFORMA CIRCA LO STATO


DELLA VITA DA FARSI DA CIASCHEDUNO

Devesi primieramente avvertire, che se alcuno è le


gato con matrimonio , o con officio di dignità ecclesiasti
ca ( sia grande , o piccola la quantità de' beni temporali ,
non importa), onde non possa , o non molto gli piaccia
fermarsi intorno alle elezioni di cose mutabili , fa di me
stiere , in cambio di queste , dargli qualche metodo, o
forma, mediante la quale ei possa emendarsi, e riforma
re la vita e lo stato suo proprio.
.

Deve dunque ciascuno, al quale sia toccata tal condi


zione, per istabilir bene , e seguire il fine della creazione,
e del viver suo , per mezzo de' sopradetti esercizi e modi
di eleggere , considerare , e diligentemente ruminando ,
raccogliere, quanto gran casa e famiglia sia ragionevole
ch'egli abbia : con quali modi convenga ch'egli la tratti
e la governi: con quali parole ed esempi l'istruisca. In
oltre quanto sia lecito spendere delle facoltà ch'egli pos
siede in uso proprio, o di casa . Che cosa parimenti con
venga dispensare per limosina a' poveri , o spendere in
1
139
opere pie: non pretendendo, nè cercando altro in ciò, che
l'onor di Dio, ela propria salute. Perciocchè, ciaschedu
no deve persuadersi questo , che tanto anderà innanzi
nello studio delle cose spirituali, quanto si staccherà dal
l'amore di se stesso, e dall'affezione del proprio interesse !
: , Or quanto il Santo ha qui insegnato , può dilatarsi , ed
applicarsi da ciascheduno allo stato della sua vita : avver
tendo con diligenza , se le occupazioni sue consueté sieno
tali , onde resti oppresso lo spirito suo , e poco , e niente ,
gli lascino attenderead esso: o pure anche gli sieno occa
sione di danneggiarlo , od anche di perderlo. Perciò tro
vando in ciò abituale mancamento , deve onninamente ri
formarsi, antiponendo ad ogni temporale negozio, ed an
che all'altrui profilio, l'anima sua. Quid enim prodest ho
mini , si aniversum mundum lucretur , animæ vero suæ
detrimentum patiatur ? Che importa a me ajutar tutto il
mondo, e poi dannar me ? 2

Onde deve la persona vedere , se gl'impieghi sieno o


troppi di numero ; o di lor genere soverchiamente distrat
tivi; o seminario d'imperfezioni; od anche prossima occa
sione d'offender Dio . E in ogni modo riformarsi. Ridu
cendosi ad un modo di vivere, il quale lasci campo di far
le cose spirituali : dal quale non nascano imbrogli nella
coscienza : nel quale non si trovi in morale necessità di of
fender Dio. E in una parola , rimettersi su una carriera ,
e tenor di vita , la quale sia conforme allo stato in cui Dio
l'ha chiamato. Il quale al sicuro di sua natura non è di
perdizione ( perchè a quello non ci chiamerebbe Dio ), ma
riesce ben alle volte tale per colpa di chi col suo male o
perare l'altera .
In questo tempo ottime orazioni sono l'Inno Veni Crea
tor Spiritus: l'ufficio dello Spirito Santo con le sue ora
zioni; le quali s'indirizzano ad implorare il suo lume per
scegliere il meglio . Così l'invocazione della Beata Vergine,
de ' santi Avvocati , dell' Angiolo Custode. Come pure il
nettar la coscienza con una diligente confessione, accioc
chè sia più disposto l'intelletto purificato a conoscere, e la
volontà mondata a volere quanto Dio mostrerà.
Anche saranno utili le seguenti sentenze prese dalla
Sacra Scrittura : 1. Num Dei possum resistere voluntati?
140
2. Maledictus dolosus , qui habet in grege suo masculuni ;
et votum faciens immolat Deo debile . 3. Memento Creato
ris tui in diebus juventutis tuce , antequam veniat tempus
afflictionis , et appropinquent anni , de quibus dices , non
mihi placent. 4. Ne manseris in operibus peccatorum . 5. Ab
jiciamus opera tenebrarum . 6. Omne opus corruptibile in
fine deficiet, et qui illud operatur, ibit cum illo . 5.7 Sculte ,
hac nocte repelent animam tuam a te; et quæ parasti cujus
erunt ? 8. Melior est dies una in atriis tuis super millia :
elegi abjectus esse in domo Domini magis quam habitare in
tabernaculis peccatorum . 9. Thesaurizate vobis thesauros
in cælo , ubi nec ærugo , nec tinea demolitur. 10. Exhorta
mur , ne in vacuum gratiam Dei recipiatis : ait enim : Tem
pore accepto , exaudivi te , et in die salutis adjuvi te. Ecce
nunc tempus acceptabile , ecce dies salutis . 11. Derelinquat
impius viam suam , et vir iniquus cogitationes suas, et re
vertatur ad Dominum , et miserebitur ejus. 12. Emendemus
in melius, quæ ignorantes peccavimus: ne subito præoccu
pali die mortis, quæramus spatium pænitentiæ , et invenire
non possimus. 13. Fur non venit, nisi ut furetur, et maclet,
2

et perdat (questi èil demonio, che non vuole altro fuor


chè il nostro male ); ego ( Gesù ) veni, ut vitam habeant;
et abundantius habeant.

: Dini

' ' ; 15131,

no

.
franco
141
ESERCIZIO
SOPRA LA NATIVITA' DI GESU', L'ADORAZIONE DE’ RE ,
E LA PERSECUZIONE DI ERODE
Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e finire la meditazione.
Il frutto che procurerete di cavare sarà risolvere di u
miliarvi per amor del Signore.
PUNTO PRIMO
Peperitfilium suum, et pannis eun involvit, et reclinavit
eum inpræsepio, quia non erat ei locus in diversorio . Luc. 1 .
Partori Maria sempre Vergine il Figliuolo Gesù vero Dio
e vero uomo. L'involse in pannicelli, e lo pose a giacere
in un presepio; perocchè in veruno alloggiamento della
città di Betlemme si trovò luogo per lui .
Vegliamo noi, anima mnia , oppur sogniamo? Dunque il
Re del cielo e della terra s'è umanato ? Verbum caro fa
ctum est. E nove mesi prima era giaciuto nelle viscere
anguste d'una Verginella ? Si : e finalmente schiuso dal
ventre materno venne alla luce bambino con le lacrime su
gli occhi, debole , fiacco >, ignudo ? Si, anima mia , ancor
questo èè verissimo. Anzi v'aggiungo , che essendo nel ri
manente come gli altri fanciulli, sopra essi si vantaggiò in
uno spontaneo volere nascer così . Perciò nacque nel rigor
della vernata , in somma povertà , in una capanna ; e a
guisa d'abbandonato giumento in una stalla, in cui per sua
culla sorii una mangiatoja. Foggia di nascere forse mai
più per l'addietro veduta in altri, quantunque di lignaggio
abbiettissim.i E quel che più è da ponderarsi , tutto che
fosse il padrone non solamente di Betlemme, ma dell'uni
verso, ad ogni modo nacque in una stalla . Sapele perchè?
Perchè in tutta Betlemme niun si trovò che lo ricevesse :
In propria venit , et sui eum non receperunt: e ne' pub
blici alloggiamenti per lui non fu luogo: non erat ei locus
in diversorio : tutto che ve'l godessero anche mollo agiato
molti per altro sceleratissimi e vilissimi.
Se volete, anima mia , la ragione di tale stravaganza ,
>

sappiate, che dal sapientissimo Fanciullino ciò si volle ,


perchè egli venne al mondo per salvare il mondo, e per la
strada de patimenti, ee della morte . Perciò nacque per mo
rire a suo tempo. E ne' primi momenti del nascer suo tanto
patì , per mostrarci, che era venuto per patire assai più.
Orsc questo è vero , anima mia , due conseguenze avete a
142
cavare. L'una si è , che molto furono amati gli uomini da
questo Dio pur uomo, mentre s'elesse di prendersi per loro
bene vita si dolorosa . La seconda, che molto preziosa è la
lor anima, mentre per salvarla volle tollerar tanti patimenti.
Figuratevi dunque d'essere nella spelonca di Betlem -
me , ed a' piedi del Santo Bambino dite così :
O grande Iddio per me tanto impiccolito! e che vi pia
cque mai in tanti peccatori ( ed in me specialmente il mas
simo de' peccatori), onde aveste per nostro amore ad ab
bassarvi quanto vi scorgo abbassato? Era pur vero , che,
scorgendoci peccatori, ci scorgeste vostri nemici; e nondi
meno per noi anche nemici operate ciò, di cui si sarebbono
gli Angioli stessi ammirati, quando l'aveste intrapreso per
noi vostri cordialissimi amici! O carità inesplicabile! E che
vi debbo ,> o Santo Bambino , e che vi debbo ? Tutto me
stesso, e tutto il mio amore. Vi ringrazio dunque, mio Dio,
mio Signore, mio Gesù, vi ringrazio; dunque in segno della
mia gratitudine anderò sempre mai gridando , che il Fi
gliuolo di Dio propter nos homines et propter nostram
salutem descendit de coelis, et incarnatus est de Spiritu
Sancto , et Homo factus est.
PUNTO SECONDO
Ecce Magi ab Oriente venerunt Hierosolymam dicentes::
Ubiieest, qui natus est Rex Judæorum ? Vidimus enim stellam
ejus in Oriente, etvenimus adorare eum. Et intrantes domum
invenerunt puerum cum Maria Matre ejus: et apertis thesau
ris suis obtulerunt ei munera aurum, thus, et myrrham .
Voi avete , anima mia, nelle allegate parole il mistero
di Cristo adorato da’ Santi Re d'Oriente , e dagli stessi
tributato con doni molto preziosi , cioè con l'oro , con
>

fessandolo per universale Monarca ; con l'incenso , pro


testandolo per vero Dio ; e con la mirra, riconoscendolo
per uomo mortale , ma degno de' sommi onori ancor dopo
la morte. Che avete voi da cavare da ciò, anima mia? Una
grande e vera conclusione, ed è : che quanto Cristo s'u
>

miliò per servigio dell'Eterno suo Padre , e per salute


delle anime; tanto lo stesso suo Padre lo volle esaltare :
Humiliavit semetipsum Dominus Jesus, factus obediens us
que ad mortem , mortem autem crucis. Ecco Cristo umi
liato nella sua natività , nella quale comparve in atto di
>

obbediente e preparato a morire morte di croce . Eccolo


143
esaltato: perocchè nell'ottavo giorno, quando fu circonciso,
gli fece imporre il nome di Gesù, nome tanto sublime, che
al solo udirlo ogni creatura se gli sarebbe ginocchioni pro
strata ad adorarlo : Propter quod et Deus exaltavit illum , et
dedit illi nomen, quod est super omne nomen : ut in nomine
Jesu omne genu flectatur coelestium , terrestrium , et inferno
rum . Il che si avverò e si avvererà nel decorso degli anni,
e de' secoli futuri ; e fu praticato dagli stessi Monarchi
d'Oriente, che tanto contribuirono alla gloria del Salvatore.
Che voglio dire, anima mia? Animatevi a servir Dio, ed
a cooperare alla salute dell'anime ; assicurandovi , che Dio
non iscarseggierà di premio con voi . Poi risolvetevi di
prendervi a petto la gloria di Gesù , concorrendovi con
oga'industria; principalmente con offerirgli' nel viver vo
stro quotidiano quel che v'è più caro , e perciò così pre
zioso , come se fosse un tesoro. In quanto per amor'suo
facciate di tutto abbondantemente e liberalmente, ripu
tando vostra ventura , che si degni accettare i vostri te
sori. Perciò adorandolo ancor voi gli direte :
Amabilissimo mio Gesù , eccomi a ' vostri piedi in alto
di confessarvi con vivissima fede per sommo Monarca, per
vero Dio, e per uomo mortale. Ma con tal confessione che
pretendo , o Bambino dolcissimo ? Pretendo di soggettare
quanto ho di più prezioso a voi ; sia de' beni dell'anima ,
memoria, intelletto, e volontà; sia di quelli del corpo,, vi
sta, odorato, udito, gusto , e tatto; sia di quelli di fortuna ,
facoltà, nobiltà, comodità, titoli, onori: tullo sia vostro . In
quanto io sono disposto ad impiegarlo in vostro servigio.
Protestando, che sarà beneficio singolare, se vi degnerete,
che di voi mi ricordi, a voi pensi, e voi ami: pervoimor
tifichi i miei sentimenti, ed in vostro servigio usi o le ric
chezze, o la fama, o l'autorità, o il credito: in una parola
quant'ho di cospicuo negli occhi degli uomini. Tutto è vo
stro , tutto è dovuto a voi, che essendo Re del cielo e della
terra , e vero Dio, vi siete fatto uomo per me.
PUNTO TERZO
Erode avendo saputo l'adorazione prestata da' Magi a
Cristo bambino, e lemendo ch'egli cresciuto non lo pri
vasse del Regno, il quale tirannicamente possedeva, tentò
d'acciderlo. Per la qual cagione Gesù fuggì nell'Egitto.
Chi avrebbe creduto una tal crudeltà , anima mia , che
144
colui, il quale eravenuto a salvar tutti, e specialmente il
>

popolo Giudaico,fosse dal Re Giudeo cercato a morte ? E


che un Re, veduto l'esempio di tre altri Monarchi fattisi
tributarj di Gesù, in vece d'imitarli nel pagare un somi
gliante tributo , lo cercasse a morte ? E nondimeno fu cosi.
Gesù appena nato si vuole ucciso. Ma Gesù, per differire
la morte sino a quel tempo , nel quale l'avrebbe tolleratá
più atroce sul Calvario , fugge nell'Egitto.
O che gruppi della divina carità vittoriosa della barbarie
umana, e tulto per più beneficare gli uomini stessi ! Non
vuole Gesù morir adesso , per morire dopo le fatiche di
treutatre anni più dolorosamente e più ignominiosamente.
Che dite , anima mia ? Operale voi così nel divino ser
vigio ? Ahi, che fate l'opposto: fuggite al soffio di qualche
vostro persecutore, e fuggite per isfuggir ogni scomodo an
cor leggiere, non per incontrarne uno maggiore.Arrossitevi
di voi medesima: e poi a' piedi di G. fate questo colloquio:
Gesù dolcissimo, nato per dar vita agli uomini , e pur
dagliuominiperseguitatoa morte; detesto il motivo,perocchè
per tema di perdere un Regno temporale Erode ebbe cuore
d'insidiare alla vita del Monarca eterno: mentre all'opposto
doveva riputar suo vantaggio perdere la Monarchia per con
servare voi mai sempre vivo. Barbaro Re! ma più barbaro
won io , o buon Gesù; perchè con lafede che professo della
vostra infinita bontà verso di me , dell'esser voi mio Dio
e Salvatore, ad ogni modo, per interesse assai più vile di
quel d'Erode, vi lascio; anzi gravemente peccando opero
come chi pretendesse di levarvi la vita . Deh , Gesù mio caro !
giacchè sino al giorno d'oggi mi avete tollerato, vi supplico
a darmi tal grazia, che maipiù per niuna creatura (quan
lunque fosseil mondo tutto ) vi offenda. Pera tutto , e più di
tutti pera ancor io, perano le mie soddisfazioni, ed 'i miei
appetiti,purchè viva Gesù sempre onorato, sempre glorificato.
>

PUNTI
da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
I. S'esamini, se sia attaccato alle ricchezze , onori , e
libertà. II. In guisa che s'aflligga se non le ha. III. E
schernisca i poveri. IV. E offenda Dio per averle.
MASSIME CRISTIANE . I. Contentarsi di quel che Dio dài
II. Confidare, ch'egli non ci mancherà. III. Umiliarsi, ma
per onore di Dio. IV. Godere della compagnia de' poveri.
145
ESERCIZIO
SOPRA LA VITA PRIVATA DI GESU'
Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e finire la meditazione.
Chiedete a Dio grazia di cavar per frutto l'imitazione
di Gesù nelle virtù proprie del vostro stalo , e ditegli
questa breve orazione: Domine , sim imilator tuus.
Prima che Cristo venisse al mondo, gli uomini non ave
vano veduto un esemplare di vita perfetta ed inappunta
bile. Perciò non era meraviglia, se cadessero in errori molto
abbominevoli. Dio benedetto si compiacque alla fine di man
darci l'Unigenito suo ( il quale era infallibile sapienza e
verita ), acciocchè potessimo in lui ee da lui apprendere la
maniera di ben vivere; e ciò con due vantaggi. L'uno d'esser
sicuri di non errare . L'altro di non trovar veruno, da cui si
potesse pretendere d'essere antiposto a Cristo come migliore
estimatore delle cose. Onde ne seguiva, che niuna autorità
doveva prevalere alla sua . Perlanto è molto spediente con
siderar qual vita egli menasse, sinchè visse in terra : e ser
vira a disingannarci , e confortarci assai al ben operare.
PUNTO PRIMO
La vita di Gesù Cristo in terra fu un continuo esercizio
d'ubbidienza a Dio suo Padre : Factus obediens usque ad
niortem . Phil. 2. E volle , che l'universo sapesse il piacere
che sperimentava in farla ; e per questo la chiamò suo
cibo : Meus cibus est, ut faciam voluntatem ejus, qui misit
me. E di più conoscesse la prontezza con cui l'eseguiva.
Onde nel partirsi dal cenacolo per incamminarsi a prin
cipiare nell'orto di Getsemani la sua passione, così disse
a' suoi Discepoli : Ut cognoscat mundus , quia sicut man
datum dedit mihi Pater, sic facio, surgite, camus hinc.
Voi vedele, anima mia, quel che Cristo v'insegna , cioè
l'ubbidienza e la soggezione a Dio nell'adempimento della
sua santa volontà. Convien ben dunque dire, che così debba
farsi da voi , la quale per altro paragonata al Redentor
vostro siete sì,vile, che non eccedete la linea d'umilissima
serva;mentre egli in quanto Dio era consustanziale al Pa
dre . E nondimeno come se aveste espresso deltame in con
trario, voi troverete, che ordinariamente siete vissuta disub
bidiente alla volontà divina. Perchè se questa vi si è ma
nifestata é nel decalogo, e ne' comandamenti della Chiesa , e
nelle ordinazioni de' vostri maggiori, e nelleispirazioni
mandatevi al cuore , voglio , che voi stessa diciate a voi
146
stessa , oh quante volte l'avele trasgredita ! EE quel che è
peggio, quante volte per umani rispetti vi siete arrossita di
eseguirla ! quante ancora millantata d'averla trasgredita !
quante beffata di chi l'eseguiva ! Che vi resta a fare, se non
.
gettarvi a piedi del vostro Dio , e dirgli :
O mio Gesù (quasi dissi per me inutilmente vissuto in
terra), ecco una vostra creatura tanto superba, che (come
più di voi ne sapesse , e potesse perciò farsi regola a se
medesima di vivere contro alla vostra vita) ha voluto vi.
vere contro alla volontà di Dio. Non le è giovato l'esem.
pio vostro a far sì, che si sottomettesse al divin benepla
cito . Ho voluto seguire i miei sregolati affetti, ed ubbidir
loro . Mi dolgo di tal frenesia. Vi supplico a condonarmela;
mentre io pentito del mio passato errore, propongo di vo
ler per l'avvenire metter per massima indubitata il far la
volontà divina nell'osservanza de' suoi comandamenti, della
sua Chiesa, degli ordini de' miei maggiori, e delle sue ispi
razioni, ecc. In capite libri scriptum est, ut faciam volunta
tem tuam , Deus meus: ut ambulem viam mandatorum luorum .
PUNTO SECONDO
Praticò di più Gesù Cristo le più notabili virtù, e con
atti tutti più che eroici. Tanto che può veramente la vita
sua chiamarsi un gran volume di quanto mai degli occhi
di Dio e degli uomini abbellisce l'anima. Fortezza , pa
zienza , carità , mansuetudine , modestia, religione, bene
ficenza, castità, astinenza , generosità, prudenza, giustizia,
temperanza, fedeltà, ecc . Perciocchè e Dio si dichiarò di
compiacersi in lui : Hic est Filius meus dilectus , in quo
mihi bene complacui: e gli uomini lo commendarono con
quello tra gli altri inaudito elogio : Bene omnia fecit. Se vi
compiacerete di leggere il suo sacro Evangelio , vedrete
che quanto qui commemoro è pura verità .
Che vi pare, anima mia , di tal esemplare ? Voi che vi
professate d'esser cristiana, oh quanlo poco ve gli assomi
gliate ! La sua vita , come v'ho detto , fu una pratica non
interrotta di virtù in grado più che eroico. E la vostra può
dirsi con verità esercizio di virtù, o pur di vizj, di manca
menti, d'imperfezioni? Nè solamente questo : ma chi sa se
di vantaggio vi siate curata , abbiate stimata la virtù stessa ,
e non piuttosto schernita questa, vi siate compiaciuta de
vizj a lei opposti? Oh misera di voi! E comepiacerete a Dio,
se non riconosce in voi alcun di que' tratti che vi rendano
147
somigliante al suo Figliuolo ? Conviene che pur intendiate
una tal verità , ed è , che non sarete mai nei numero delle
>

pecorelle elette quando non si scorga in voi somiglianza di


vita con G. C. Quos præscivit conformes fieri imaginis Fi
lii sui . Rom. 9. Perciò dolente d'avere si poco espresso in
voi stessa le virtù del Redentore, ditegli cosi a' suoi piedi :
Crocifisso mio bene ! Che v'ha giovato il farvi esemplare
di vita perfetta, e ricca del cumulo d'ogni eroica virtù , se
così pochi lo ricavano in sè ? Io per la mia parte sono sfor
zato a confessarvi di non essermi di proposto applicato a
ricopiarlo in me. La virtù è un abito contratto per lungo
esercizio de' suoi atti. Oh mio Dio ! e quando mai ho speso
io molti anni , molte settimane, anzi molti giorni in azioni
virtuose, dalle quali si generasse in me l'abito loro ? Misero
che sono stato! upa virtù veramente tale non posso contare .
Non fortezza , non continenza , non mansuetudine , non
temperanza, ecc. Mentre dall'altro canto provo in me molti
abiti di vizj generatisi per essermi esercitalo assai nelle
loro operazioni . Tal è l'ira, tale l'incostanza, tale l'amor
proprio, tale la pigrizia nelle cose di Dio, ecc. Ah mio Si
gnore ! ajutatemi a riformarmi , e fatemi ben intendere , >

quanto bella cosa sia un'anima fregiata delle virtù da voi


usate, e quanto deforme la stessa co' vizj da voi odiati.
Farele un po' d'esame con quiete per vedere se abbiate in
voi virtù alcuna, ovvero all'opposto alcun vizio, secondo la
spiegazione data di sopra.. Se trovate di mancar nel primo
capo, e di abbondar nel secondo, risolvetene l'emendazione.
PUNTO TERZO
Singolarmente Gesù Cristo tutto fu occupato nel vivere
contra gli abusi del mondo , cioè degli uomini tristi, de'
quali era a suo tempo ed anche adesso piena la terra, onde
disse : Regnum meum non est de hoc mundo. Mi crederele
tal verità, se rifletterete, che egli predicò ed abbracciò la
povertà, la carità , l'ubbidienza , la sommissione, la pa
zienza, la mortificazione, la penitenza, e gli obbrobrj. Tutte
cose, le quali dal mondo (cioè dalla m' oltitudine de' cat
tivi) erano disapprovate ,condannale, derise, schernite.
Or che dite , anima mia , al proporvisi tal verità cosi
>

certa ? Non potere di meno non fare voi stessa il dilemma


di s. Bernardo : Aut Christus , aut mundus fallitur. O
Cristo, eternaverità e sapienza, s'inganna; o ilmondo, cioè
la raunanza de' malvagi. Troppo sono contrarj i lor del
148
tami. Ma che pare veramente a voi ? Avete cuor di dire ,
clue Cristo erri , ed il mondo accerti? Ahi che sbaglio sa
rebbe il vostro! Ahi che torto giudizio! Non vedete voi, che
pervertendosi dalla vita cattiva l'intelletto, ed offuscandosi
il suo lume, non può non ingannarsi quel che chiamiamo
mondo , cioè la raunanza de' malvagi ? Nè vale che sieno
molti ; perocchè la moltitudine non deroga alla malvagità .
Qual numero maggiore de' demonj? Eppur qual gente più
ribalda ? Che voglio inferire, anima mia ? Eccolo. Non fate
questo affronto a Gesù , di stimar tanto con l'intelletto, e
d'uniformarvi con le operazioni a' dettani del mondo, che li
anteponiate a quei di Cristo. E se esaminando voi stessa, tro
verele d'avere in ciò peccato, dite dolente a Gesù crocifisso:
O Sapienza ! O Bontà increata ! che sciocchezza , che
empietà è stata la mia , l'accomodarmi alle massime del
mondo piuttosto che alle vostre! Questo è stato non so
lamente seguire un cieco nell'importante cammino della
mia vita , ma reputar che questo cieco vegga meglio di
voi, Fonte di luce : cioè ch'egli sia più savio di voi . O Si
gnore , come mi confondo nell'avere così stimato il mon
do ! Tanto che , comandandomi voi con l'esempio e con
le parole la virtù , biasimandomi il vizio , ad ogni modo
2

abbia approvato , e mi sia conformato piuttosto agl'inse


gnamenti di questo mondo , che m'ha suggerito il con
trario . E come mai è stato possibile un tal errore ! Cre
dere piuttosto al mondo , che a voi ? Antiporre a voi il
giudizio del mondo ? Stimarlo di maggior sapere ed au
torilà che voi ? Più amante del mio bene che voi ? Men
tre jo pur so , che il mondo ( inteso come l'intendo ) è
collegato a mia eterna perdizione con il demonio. Al mio
Signore ! perdono del torto sin ora fattovi. Ajuto, perchè
m'emendi ; e disprezzata l'autorità ed i sentimenti del
mondo , viva secondo le inassime vostre. .
1 .

PUNTI
da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
I. Se si applichi da vero all'acquisto delle virtù . II. Sin
golarmente di quelle che Gesù ha più spesso manifestate
pella sua vita . III. E alle proprie del suo stato. IV. Ger
chi tra sé quale virtù egli abbia.
MASSIME CRISTIANE. I. Professare le virtù cristiane. 11. E
d'imitare Gesù. III. E di non seguire gli abusi. IV. E di
regolarsi con le massime di Cristo . ‫ܐ‬.‫ ܀ ܝ‬4:;45,1 ‫ܐ‬
149
ESERCIZIO
SOPRA LA VITA CAE CRISTO TENNE NØGLI ANNI
DELLA SUA PREDICAZIONE

Vedi a pag . 73. come si debba cominciare e finire la meditazione.


Cristo Signor nostro negli anni della sua predicazione
altese a mostrare la strada della virtù , edel Paradiso, agli
uoinini, in esecuzione della volontà dell'eterno suo Padre,
il quale l'aveva mandato a tal effetto in terra. Ciò fece e
per se stesso, e per mezzo de' santi Apostoli. In questa me
dituzione si considererà ee l'operato da lui, ed il prescritto a’
suoi discepoli. Afine di apprendere l'arte vera d'ajutareil
prossimo; che sarà il frutto da cavare da questo Esercizio.
PUNTO PRIMO

Cercò unicamente la gloria di Dio e la salute de pec


catori Gesù Cristo negli anni che predicò. Perciò andava
gridando : non quæro gloriam meam , sed ejus, qui misit 3

me; e soggiunse: Venit Filius hominis qucerere, el salvum


facere quod perierat.
Internatevi di grazia , anima mia , su questa verità, per
ammirare la bontà di Gesù, per imitarla , e per confou
dervi . Cercò non d'esser egli glorificato, cioè applaudito,
benedetto , esaltato , amato , onorato , stimato , riverito ,
accarezzato , che tanto si contiene sotto la voce di gloria.
Eppure aveva fondamento ee dalla natura ee dalla grazia di
ottenerlo : Tanto era egli esimio in ogni dote di sapienza,
di prudeuza , di attrattive , di beneficenza, di amabilità.
Le quali avvalorate dalla divina sua persona , quanti ap
plausi potevano eccitargli ? E nondimeno non cercò d'es
sere così glorificato. Tutta la gloria volle toccasse al Pa
dre. Per se elesse le contumelie e le umiliazioni . O che
bontà ! che lealtà di Gesù ! che fedeltà al suo Padre ! che
amore poi e carità verso degli uomini ! Non venne a cer
care i suoi amici , i suoi parenti, i suoi patriotti : no ;
veone a cercare peccatori , cioè quelli che da un canto
erano suoi nemici , in quanto essendo egli Dio, era stato
da essi co' loro peccati offeso; e dall'altro avevano estre
mo bisogno di lui ; e per il massimo interesse , cioè del
l'eterna salute , della quale però vivevano dimenticati .
Pescle clientimene le circostanze che vi si sono accen
nate. E poi con colloqerio affettuoso dite al vostro Gesù :
Fu ben altro il vostro operare che il mio, è buon Gesù,
150
fu ben altro. Io vilissima creatura , e carica d'innumera
bili scelleratezze, se alle volte m'impiego in opera di ser
vigio divino, ahimè! che la gloria da me si cerca per me,
e non per il mio Dio. Le lodi bramo per me; gli applausi
per me ; l'amore per me ; e quante volte ancora per mezzi
impropri ! Che quanto al procurare il bene spirituale del
mio prossimo , anche in ciò sono pure da voi dissomi
gliante, mio Gesù ! Voi cercavate i peccatori in guisa che
pareva vostro interesse ; io no , anzi voglio esser cercato;
voglio ch'essi conoscano che mi sono obbligati. Eppure
qual cosa farei giammai ( quando facessi il possibile ), la
quale tutta non fosse da attribuirsi al mio Signore , di.
cui sono ministro inutile ? Mio Gesù , perdonatemi gli
errori passati. Comunicatemi del vostro Spirito , accioc
chè pretenda la gloria divina :: Soli Deo honor et gloria ;
mihi autem confusio : e la salute eterna del mio prossimo,
ancorchè ingrato verso di me.
Fermatevi poi ( se siete persona destinata a trattar col
prossimo in suo prò spirituale), e riflettete come vi siate por
iato in questiduesostanzialissimipunti. Se cercate voi, ahimè!
siete infedele a Dio, e tradite l'anima del vostro prossimo.
PUNTO SECONDO

I mezzi usati per tal impresa furono fatiche, stenti, viag


gi , mutazione di luogo, e sopra tutto una eroica pazienza,
facendo bene a tutti, e quanto allo spirito, ed anche quanto
corpo ; senza stancarsi di ricevere in iscambio affronti,
jogiurie, persecuzioni , dicerie , odj, e simili ; e leggete iſ
santo Evangelio, e vedrete , che ciò è verissimo.
E perchè mai, anima mia , valersi il Figliuol di Dio di
e
mezzi cosi laboriosi e dolorosi? Al cerlo che avrebbe potuto
usare della sua potenza nella conversione dell'anime senza
punto stancarsi. Se dunque faticò tanto indefessamente, fu
perchè si vedesse con qual finezza eseguiva la volontà di
Dio, e procurava la salute dell'anime. Volendo di vantaggio,
che gli eletti da lui ad essere suoi iinitatori intendessero
quanto nobile sia l'impresa a cui li chiama; cioè degna
delle fatiche, stenti , e sudori d’un Figliuol di Dio .
Fate seria considerazione su queste due cose: adempire
la volontà di Dio , con dargli gloria ; e procurare la salute
dell'animne : e senza dubio intenderete , ch'entrambe sono
degne d'ogninostro travaglio. Poi fate il colloquio a Gesù
nellaforma seguente :
151
Ob quanto poco ho io capito tai sentimenti, o mio Si
gnore ! Vi so dire, che concepisco la nobiltà dell'impresa,
mentre mi sottraggo così di leggieri ad ogni piccola mo
lestia . Patirò , mio Signore, per qualche vanità , ma per
la vostra gloria ( abi misero di me !) non giudico , nella
pratica , ben impiegati i miei stenti . Patirò per temporale
guadagno allegramente; per guadagnarsi un'anima non pa
tirò. O me cieco ! O me ignorante del gran merito , il quale
hanno e la gloria di Dio , ee la salute dell'anime , che io
assai per amendue patisca. Procurerò d'emendarmi, o Si
gnore, col vostro santo ajuto, il quale umilmente imploro.
Rifletterete poi più particolarmente a quali fatiche voi
vi sottraete; e quali scomodità schivate; alle quali se vole
ste sottoporvi, é Dio resterebbe glorificato, e le anime sa
rebbono ajutate .
PUNTO TERZO

A’ suoi Discepoli , che lo volevano seguitare, intimò la


pratica di queste medesime virtù , le quali egli esercitò.
Con avvertirli però, che sotto pretesto d'ajutare altri non
perdessero la propria anima . Onde tra l'altre sentenze
disse loro quella : Quid. prodest homini, si universum mun
dum lucretur, animæ vero suæ detrimentum patiatur ? Av
visandoli , che poco sarebbe lor giovato anche l'aver san
tificato l'universo, quando essi si fosser perduti.
Scolpitevi di grazia , anima mia , tal verità nel cuore.
.

Ajutate gli altri ; ma non perdete voi. E che sarebbe mai,


quando di voi s'avverassero letteralmente quelle parole:
Posuerunt me custodem in vineis ; vineam non custodivi ?
Che aveste coltivato le vigne dell'altrui spirito , e quella
del vostro fosse uno spinajo, un deserto? Perciò riflettete
come ve la passiate. Voi, che promovete la devozione negli
altri, quanto siete divoto? Voi, che esortate all'orazione,
alla lezione spirituale, agli esami di coscienza , quanto li
praticate ? Voi, che inculcate la perfezione, come siete in
essa insigne ? Ricordatevi , che l'ordinata carità deve co
minciare da voi . Non bonum mercatum mihi est , etiamsi
Mersum mundum lucrer , me ipsum perdere, et detrimen
mei facere : scrisse s. Bernardo serm . 12. in Cant.
Riflettete seriamente come vi portiate. Quanto viviate
sollecito della vostra perfezione interna; della vostra mor
tificazione; della vostra unione con Dio . E quando trova
ste, che sapete ben dire ad altri, ma poco fate voi, get
2
152
tatevi a' piedidel Crocifisso, e ditegli:
Gesù mio bene ! Quanto sono io lontano dall'imitarvi
nell'ajutare il mio prossimo a salvarsi ! Voi al sicuro non
avevate bisogno d'interna coltura , perchè eravate essen
zialmente Santo. Pure per esempio nostro appariste di
attendere aa ciò ; e per questo vi sequestraste quaranta
giorni nel deserto ; entraste così sovente nel tempio ; vi
ritiraste di quando in quando ad orare ; nè voleste prin
cipiar la vostra passione , se non dall'orazione nell'orto.
Ma io non procedo cosi. Pare che prenda l'opera d'aju
tare il mio prossimo come negozio civile ; e senza badare
all'anima mia mi diffondo con esso , piuttosto che per
esso : mio Signore , perdono di queste maniere improprie.
Ajuta temi, acciocchè non sia come quegl'imperfetti di
scepoli , i quali nel Getsemani furono sgridati , perchè
non poterono vegliar con voi un'ora nell'orazione : Una
hora non potuistis vigilare mecum ? Eppure avevano udilo
da voi , che oportet semper orare. Imprimetemi amor della
mia perfezione ; stima delle mie cose spirituali ; accioc
chè santo io prima , santifichi poi gli altri, secondo l'idea
da voi insegnata a' vostri Discepoli .
PUN TI

da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.


I. Che cosa pretenda nel suo operare abituale . II. Come
s'ingegni di guadagnare qualche anima aa Dio . III . Se stii
suo vantaggio il faticare per sì degno five. IV. Rinegando
se stesso in molte cose , e scomodandosi.
MASSIME CRISTIANE. I. Volere ( se si può ) ajutare altri a
salvarsi . II. Ma non per questo perdere sè. III. Impie
gando in ciò pensieri , parole, ed opere . IV. Anche con
travagli , scomodi , persecuzioni .
2

Orazioni giaculatorie. 1. Alios salvos faciens, me ipsum salvum non


faciam ? 2. Qui sibi nequain , cui bonus? 3. Io laboribus, in jejuniis,
>

in vigiliis, in castitate , in scientia , in longanimitate, in suavitate , in


Spiritu sancto , in charitate , in verbo veritatis exhibeainus nos Dei mi
nistros, per arma justitiæ a dextris et sinistris. 4. Martha, Martha , sol
licita es, et turbaris erga plurima; porro unum est necessarium . 5. Ne
cum aliis prædicaverim, ipse reprobus eficiar. 6. Veh qui similes sunt
sepulchris dealbatis, quæ foris apparent hominibus speciosa .. . Non in 1

persuasibilibus bumanæ sapientiæ verbis , sed in Ostensione virtutis.


8. Elegisti nos , ut eamus,et fructum afferamus. 9. Sine te nihil pos
7
sumus facere. 1o. Nemo militans Deo implicat se negotiis sæcularißus.
11. Messis quidem multa , operarii autem pauci. 12. Omnes quæ sud
sunt quærunt , pauci quæ Jesu Christi.
153
ESERCIZIO
SOPRA LA CONVERSIONE DELLA MADDALENA
Vedt a pag . 73. come si debba cominciare e finire la meditazione .

I frutti da cavarsi con le considerazioni dell'intellet


to, e con gli affetti della volontà, sono tre : Primieramen
te non differire il tornare a Dio, ma farlo tosto che c'è
conosciuto. Secondariamente non vergognarsi di far be
ne in pubblico. Terzo impiegare in servigio di Dio ciò
che s'uso contra di lui in sua offesa . Ciascheduno di tai
frutti apparirà ne' punti seguenti.
PUNTO PRIMO

Maddalena, detia la peccatrice, tosto che conobbe, ove


stava Gesù , accorse a' sacri piedi per protestare il penti
>

mento e dolore de' suoi peccati, e ottenerne il perdono.


Questa bella verità, apima mia, sta registrata nel san
to Evangelio , ove si dice : Mulier , quæ erat in civitate
peccatrix, ut cognovit, quod Jesus accubuisset in domo Pha
risæi, attulit alabastrum unguenti, etc. Luc. 7. Leggete , >

se potete, il suo contenuto, che è tenerissimo.


Orsù questo vi prego, che riflettiate : Maddalena ut co
gnovit, tosto che conobbe ove dimorava colui che aveva
offeso, corse per dargli soddisfazione. Non indugiò : non
procrastino: non aspettò le congiunture.Conoscere e por
tarsi a' suoi piedi, essere illuminata nell'intelletto, e l'o
perare con l'affetto secondo il lume ricevuto, fu l'istesso.
Pensateci bene , e fermateri perciò un poco 'su questo
punto .
Poi rifatevi sopra di voi , e dite : O quante cognizioni
mi ha dalo Dio del mio vivere cattivo, imperfetto, con
trario al suo volere , pregiudiziale alla mia eterna salute !
Sono state molte . Alcune per via di rimorsi : altre er
mezzo d'ispirazioni : altre per bocca de' confessori . Talo
ra mentre udii la predica; o quando lessi un libro di
voto. Qualche altra per un esempio buono ; e qualchedu
na ancora per qualche mortificazione e travaglio avve
nutomi per le mie colpe. Ma che avete fatto, anima mia?
Ahi troppo è vero ! non avete eseguito tosto ciò che co
noscevate essere vostro debito , volontà divina , e vostro
bene. Avete portato in lungo. Avete detto, che conviene
spedirvi de' negozj ; aspettare l'opportunità ; farlo , ma >
154
con garbo, senza dar da dire. O misera divoi !E perchè,
se imitaste Maddalena peccando , non l'imitaste anche
risolvendo tosto che conosceste il vostro obbligo? Fatelo
adesso. Proponete con la volontà di mettere in esecuzio
ne ciò che Dio vi ha mostrato di volere da voi nel tem.
po degli Esercizj.
Con ciò avete il primo frutto che vi proposi, che è il
non differire la vostra emendazione : sia in cose grandi ,
o piccole, nell'interno, o nell'esterno; è tutto uno.
PUNTO SECONDO
La Maddalena si portò senza badare a' rispetti umani ,
edal rossore che sentiva la sua parte inferiore, alla sala
del Fariseo , piena di molti commensali; e vi si mostrò
penitente.
Vedete, anima mia, che gran passo fu questo primo
di Maddalena illuminata . Vinse i rispetti umani ; non si
arrossì di farsi vedere cangiata dal viver cattivo nel buono.
E che credete voi ch'ella pure non sentisse difficoltà ?
Che il rossore non l'assalisse. Sì, anima mia , senti quan
to voi sapete concepire in tal fatto. Se le rappresentò, che
si portava in un luogo, in cui erano per avventura tanti ,
che ben la conoscevano. Che però o l'avrebbono dissua
sa da quell'atto, o l'avrebbono biasimata , o l'avrebbono
condannata qual ipocrita, o derisa , schernita, proverbia
ta, motteggiata qual semplice. Tutti questi fantasmi è
probabilissimo che l'assediassero. Ma ella non volle re
sistere alle cognizioni avute , al rimorso della coscienza.
Perciò eccola in luogo pubblico, alla presenza di molti ,
e di conto, a mostrarsi pentita de' suoi errori , a ritrat
tare le sue pazzie , a compensare lo scandalo dato col
buon esempio; a protestare, che aveva sino a quel dì ma
le operato: in una parola a condannare se medesima in
palese.
Fermatevi alcun poco, e sminuzzate anche più le circo
stanze, le quali al certo concorrevano a ritirar la Madda
lena da tale protestazione, e la colmavano di rossore.
Poi entrando in voi , anima mia , vedete, che la Santa
peccatrice vinse tutto. E perchè mai ? Perchè conobbe ,
che l'opera era santa, di gloria divina, d'utilità dell'ani
ma sua , e profitto al prossimo. Onde concluse, che la
vergogna era irragionevole; che se non s'era arrossita di
155
peccare in pubblico , non doveva arrossirsi di mostrarsi
pentita in palese; perocchè tutto ciò era azione virtuosa ,
e veramente lodevole .
Da questo pigliate cuore, anima mia, di non vergognar
vi di niuna buona operazione. Credete, che Dio ajuterà la
vostra fiaccbezza contra l'apprensione d'essere burlata per
qualche azione esternamente buona, ee d'edificazione! On
de ponetevi in cuore le generose parole di s. Paolo: Non
erubesco Evangelium . Non mi devo arrossire di ciò che
Gesù o insegna, o approva . Ed è il secondo frutto.
Scendete a quei casi particolari, ne' quali provate rosso
re vizioso; e applicate ad essi la considerazione fatta sin qui.
PUNTO TERZO

Converti la Maddalena in servigio di Dio, ed in soddis


fazione de' suoi peccati , quelle cose, con le quali l'aveva
disgustato , ed aveva peccato.
Nè meno questa verità si può negare, anima mia . Os
servatela. Peccò la Maddalena abusando de' doni e delle
doti naturali di cui Dio l'aveva fornita, perchè se ne val
se a fomento delle proprie passioni, e all'altrui spirituale
ruina . Or eccola a' piedi di Gesù a versar da' suoi occhi
lagrime in sì gran copia, che ne li bagna,e lava : lachry
mis coepit lavare pedes ejus. Ecco l'impiego e l'uso che fa
de' suoi occhi . Có' suoi stessi capelli , già poco prima stru
mento di vanità, asciuga ella i piedi del Salvatore, nè sa
finire di riverentemente baciarli , perchè , non sa finire
di dolersi e amare: non cessavit osculari pedes ejus. I suoi
balsami preziosi ed i suoi odorosi profumi non servono
più alla sua vanità e alla sua mollezza , ma ad onorare
l'umanità santissima del Signore, giacchè di questi si ser
ve a ungergli i piedi , e il capo. Di tutta la sua persona ,
e di tutto il suo corpo ella ne usa in santificazione col
l'umiliarsi , coll'adoperare e mani e braccia , e tutta se
stessa in ministero si benedetto. Che meraviglia poi , se
le fossero rimessi tutti i peccati , come le disse Cristo:
Remittuntur ei peccata multa. Aveva fatto quel che co
nobbe essere suo dovere, senza risparmiarsi punto. Di
lexit multum : mostrò d'amare assai Gesù.
Oh, anima mia , se così fate ancor voi ! se voleste ri
>

voltare in servigio di Dio quelle doti, con le quali l'a


vete offeso, e seco il prossimo ! che gloria ne avrebbe la
156
Maestà Divina ! che gaudio gli Angioli ! che edificazio
ne gli uomini ! Io vi consiglio a farlo, specialmente pre
mendo, che usiate l'ingegno, il giudizio, l'accortezza, ed
i talenti più belli avuti da Dio : come la nascita, l'autori
tà, l'età, il grado, la scienza , a tal fine. Se lo farete, as
sicuratevi, che ne sarete anche di qua onorata . Che pro
mise Gesù a Maddalena umiliata ? Le promise gloria eter- .
na nella bocca degli uomini in terra , i quali avrebbono
commendato la sua azione : Ubicumque prædicatum fuerit
Evangelium istud in universo mundo, et quod fecit hæc
narrabitur in memoriam ejus; cioè di Maddalena. Marc.4.
Vuole dire per voi che più sarete applaudita, animamia,
anche dagli uomini , vincendo i rispetti umani nel far
bene, che cedendo loro , e mal facendo. E con ciò avete
il terzo frutto che vi accennai .
PUN TI
da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
I. Se si vergogni della pubblica edificazione, e penitenza.
II . Se indugi il convertirsi a Dio.
III. Se resista a' latrati della coscienza.
IV. Se faccia quel che conosce esser suo debito.
MASSIME CRISTIANE
I. Vergognarsi del male, ma non del bene.
II. Animare i pusilli a vincere i rispetti umani col far
del bene palesemente.
II. Non si curare di chi non approva il bene.
IV . Ancorchè per altro fosse e spirituale, e della stes
sa comunità ; sarà buono per altro, ma non in questo :
laudo vos , in hoc non laudo. Sapele da chi si biasimò
l'operazione di Maddalena. Da alcuni discepoli di Cristo,
e con apparenza di buon fine. Videntes autem discipuli,
indignati sunt dicentes: Ad quid perditio hæc? potuit un
guentum hoc venundari multo et daripauperibus. Matth .7 .
Questa fu una gran batteria alla Maddalena. ‫ ;ܪ‬vedersi bia
simata da’ discepoli. Lo permise il Signore per quei casi
ne' quali i Religiosi stessi dovevano biasimare chi per
altro avrebbe fatto del bene in pubblico nelle loro co
munità. Cuore, chiunque siate a tal cimento ! Cristo vi
loderà , e difenderà. Difese Maddalena col dire : Ut quid
molesti estis huic mulieri ? Bonum opus operata est.
157
ESERCIZIO
SOPRA IL TRADIMENTO DI GIUDA

Vedi a pag. 73 , come si debba cominciare e finire la meditazione.

Il fratto da cavare con le considerazioni dell'intelletto,


e con gli affetti della volontà , sarà amare chiunque vi
paja o traditore , o ingrato . A tal effetto dite al Signore:
Domine Jesu, diligam propter te driplices corde, et qui red
dunt mihi mala pro bonis..
PUNTO PRIMO

1. Giuda estremamente beneficato da Gesù si lasciò ac


ciecare da un vile interesse, e perciò, tradendolo, lo vendè
a' suoi neinici per trenta danari.
Che dice qui, anima mia , il vostro intelletto sopra il
fatto di cui y’ho ripfrescata la memoria ? Voi l'abbomi
nate , e lo detestate ; nè potete darvi pace sopra azione
tanto vigliacca .. Perocchè un tradimento è sempre opera
villana : ordito da un discepolo , è fatto ingrato : contra
Gesù vero Dio, è sacrilegio : eseguito col venderlo, è vi
lissimo : col bacio segno d'amore, è perfidia: perchè re
sti ucciso, è crudeltà non da uomo ordinario, ma da uo
mo inumanamente crudele : per sì poco quanto furono
trenta danari; non si può con voci nostrali esprimere la
sordidezza sua , la sua vigliaccheria. Eppur v'è di più :
perchè questo stesso bussissimo prezzo non fu nè da Giu
da richiesto , nè da Giuda esibito. Fu dato , perchè il
venditore si rimise a' compratori , dicendo : Quid vultis
a

mihi dare ? Quasi è tanto vile la mercanzia, che non pre


tendo molto: datemi quel che volete : tanto che se gli
avessero dato ancor meno, si sarebbe appagato.
Che desidero io da voi, anima inia , con avervi esposto
un atto sì in legno ? Altro non desidero, se non che con
cepiate, che la santa umanità di Gesù restò ingiuriata; e ciò
per amor vostro . Poi che voi pure vi disponiate a tollerar
simili affronti per suo amore , quando vi accaderannó.
Penso, che ancor voi abbiate, o supponiate d'avere tradi
158
tori, ed ingrati : e che vi stimino poco : e che per inte
ressucci s'accordino co' vostri nemici . Quando ciò sia , >

consolatevi , perchè in ciò vi assomigliate a Gesù tradito ,


venduto, a prezzo vile, da un suo discepolo, a cui (oltre
la dottrina) aveva confidato la sua persona in ciò che al
tenevasi al vitto suo quotidiano: perchè era come econo
mo nella sua povera casa. Pretendere di schivare i tra
dimenti , le ingratitudini , i mali termini , è chimera. Dun
que che rimane? Tollerarli con merito per amor di Gesù,
e a suo esempio.
PUNTO SECONDO

Da tal tradimento aveva a seguire in Gesù un sommo


avvilimento nella riputazione, e l'estremo danno nella per
sona, che doveva restar crocefissa .
Vi ho rappresentato, anima mia, queste conseguenze ,
acciocchè sappiate, che una tale inumanità ebbe l'effetto..
Fu avvilito Gesù : perocchè immaginatevi , se i suoi ne
mici ne dissero , vedendolo pervenuto alle lor mani per
opera d'un suo sì beneficato discepolo . Non interpreta -
rono mica essi il fatto contra il traditore; l'interpreta
rono contra il tradito, tra sè dicendo : Che vi pare ? Non
è egli veramente un gran tristo ? Neppure i suoi lo sti
mano.. Se questo suo discepolo ce lo dà nelle mani , e si
contenta di quel che gli abbiamo proferto (ed è stato po
chissimo ), è ben forza , che sia non quel grande ch'egli si
fa ed è creduto dal popolo , ma un misero . Tal che ve
dete , anima mia, come Gesù restò svigliaccato da questa
veadita la
nel rip utazione
. Ch e quanto poi al danno del
la persona , basta che riflettiate , che dal tradimento di
Giuda s'originò la cattura crudele nell'orto : le sue con
dotte ed accuse a' tribunali d'Anna , di Caifasso , d'Ero .
de, di Pilato : la negazione di Pietro , e la fuga degli altri
Discepoli (i quali per avventura si vergogna nar no d'esse
roono
re conosciuti per seguaci di chi era stato venduto sì vil
mente da un suo confidente sì stretto ), la flagellazione ,
la coronazione di spine , la condannazione alla croce , e la
morte obbrobriosa su quell'infame legno seguita con que '
dolori i quali sapete .
159
Fermatevi a considerar le cose propostevi. Poi
Per vostro profitto che avete a fare? Dovete aggravare
(vedete di che micontento) quanto vi piace il tradimen
to, l'ingratitudine che provate. E quando ciò avrete fat
to, confrontate voi creatura con Gesù Creatore: voi pec
catrice con Gesù innocente . Confrontate Giuda con chi
vi tradì. Che vi accaderà , facendo tali confronti ? vi ac
caderà il vedere, che d'assai sono inferiori i vostri tradi
tori, ed ingrati, a quelli di Gesù: voi infinitamente distan
te da Gesù : i mali che voi dite , che vi sono provenuti
dal tradimento , e dal traditore, senza dubbio sono infe
riori a que' di Gesù.
Anche qui fermatevi a ruminare ciò che vi ho rappre
sentato .
Dopo confondetevi del poco amor che portate a Gesù ,
per amor del quale non vi sapete indurre a tollerare i
vostri (come gli appellate) traditori, i vostri ingrati .
PUNTO TERZO

Seppe Gesù il tradimento che aveva a seguire ; nè l'im


pedì ; del traditore non si vendicò, anzi gli usò tratti ano
rosi.
Anche ciò è verissimo, anima mia, seppe il tradimen -
to : lo predisse nell'ultima Cena , dicendo a' suoi Disce
.
poli : Unus ex vobis me tradet: Anzi aa Giuda stesso (per
chè interrogato da questo, s'egli era mai il traditore) ri
spose Gesù : tu dicis. Nè con tutto ciò l'impedì; si per
soggiacere a quest'aggravio d'un amico falso (e con ciò
addolcirlo a' suoi seguaci , i quali erano per incorrere in
perfide persone, ed amicizie false ), si per mostrare, come
dovean portarsi con loro .
E ciò vale per voi, anima mia , che talor vi lagnale de
vostri nemici, Cristo li ebbe, li previde; nè gl’impedi.
Acciocchè da quello ch'egli non impedì , e avrebbe po
tuto impedire, restassimo noi consolati in ciò che (mo
ralmente parlando) non possiamo schivare, e sono gli a
mici finti . La vita umana ci necessita a fidarsi d'alcuno :
ma la stessa, per esser misera, non può assicurarci , che
non saremo traditi .
160
Che fece Gesù col traditore ? Ricevette il perfido ba
cio : Osculatus est eum ; e poi senza risentirsi , né rampo
gnarlo, chiamollo, Amice; nè d'altro mostrò rincrescergli,
fuor che del grave peccato , il quale commise , dicendo
gli : ad quid venisti ? cioè, in che grave eccesso sei preci
pitato, qual è di commettere un sì enorme tradimento.
Con che pretese di farlo ravvedere per bene del tradito
re, e non per sottrarsi egli al tradimento.
Cosi dovreste far voi , anima mia , amare il traditore,
che alla fine è uomo, e fatto ad immagine di Dio. Tolle
rare il tradimento senza mormorazioni. E procurare , se
polete, il bene spirituale di chi vi ha tradito.
In questo modo imitereste Gesù, e dareste guslo a Ge
sù. Pensateci un po' seriamente : e riducendovi avanti
alla mente quelli che v'immaginate vostri traditori , ed
ingrati ; fate un dono al tradito Gesù d'ogni aggravio che
per lor cagione patite. Dite a tutti da vero, che sono vo
stri cari amici ; e pregate di cuore per loro.
Nel rimanente persuadetevi alcune cose inevitabili in
questo mondo. La priina ch'egli è pieno d'amici falsi.
La seconda d'amici interessati . La terza , che chiunque
v'è amico , ma non d'ainicizia contratta per fine virtuo
so, non durerà vostro aipico . Onde dovele voi star sul
l'avviso di non fare , nè di accettare altre amicizie , se

non che le fondate (non sulla simpatia , o sull'interesse)


sulla virtù.
P U N T I
da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
I. Che sorte d'amicizie sieno le sue. Se fondate sulle
virtù, o no.
II. Se usi lealtà con gli amici.
III. Se sia grato a' suoi benefattori.
IV. Se porti mal animo agl'ingrati .
MASSIME CRISTIANE
I. Volere amicizia solamente co' buoni.
II. Professar gratitudine a Dio , ed agli uomini ; spe
>

cialmente a' genitori, a' maestri .


III. Non rendere male agl'ingrati .
IV. Se vivete in comunità , guardarvi dalle amicizie
particolari . Sono peste .
161
ESERCIZIO
SOPRA LA PASSIONE DI CRISTO IN GENERALE
Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e fiuire la meditazione,
Procurate di cavar per frutio una generosa costanza
nel tollerare per amor di Gesù ciò che vi accaderà nella
pratica delle virtù proprie del vostro stato .
PUNTO PRIMO. Cristo , figliuol di Dio, volontariamente ac
cettò la sua passione per soddisfare a' peccati degli uomini,
affinchè potesser col conseguimento dell'ultimo lor fine
( cioè Dio per sempre goduto in paradiso) salvarsi .
Se per avventura , anima mia, vi paresse incredibile, che
un tal personaggio volesse sottoporsi a pene così atroci ,
riflettete, che molto pressante n'ebbe il inotivo. Ma come
pressante non fu, se fu l'eterna salute degli uomini , e la
soddisfazione che per salvarli dovette dare alla divina giu
stizia per i loro peccati? L'una era gran bene : l'altra non
si poteva dare da pura creatura : e ciò a cagione dell'enor
mità dell'offesa di Dio noncompensabile daverun ossequio
di persona, che nonfosse divina.Se adunati si fossero tutti i
Santi con le loro preghiere: tulli i Martiri con le lor pene::
tutti iSerafini col loro amore : e la stessa Madre del Creatore
con l'inestimabile cumulo degli eccelsi suoi meriti: anzi se Dio
avesse creato mondi pari alle arene del mare, e tutti pieni
di anime più perfette e più sante della Regina de'cieli, e
tutte queste anime penando per milioni di secoli più che
tutti i Martiri insieme, avessero esibito i lor tormenti alla
Divina Giustizia, non sisarebbe soddisfatto con essi pel deme
rilo d'un solo peccato mortale; molto meno degl'infiniti com
messi da tutti gli uomini. Se questo è vero, com'è verissimo,
stringetevi teneramente il Crocifisso al seno, e ditegli.
2 Quali grazie vi devo, mio Signore, per l'infinita vostra
pietà verso di ine. Dico verso di me . Perchè sebbene siete
morto per salvar tatti , nondimeno so tre cose. La prima,
che ne' vostri patimenti avevate ne presente, e gli offeri
vate per la mia salute . La seconda , che quando bene io
>

fossi stato l'unico peccatore, ad ogni modo v'era io si ca


ro, che per salvar me solo non avreste ricusato la morte .
La terza, che anche per un mio solo peccato mortale (mol
to più per i molti da me commessi ) si ricercava on libe
rator divino. Dal che raccolgo, che io solo vi sono obbli
gato degli strazj tutti sofferti nella vostra passione : io di
tutti gli affanni del vostro travagliatissimo Cuore : io di
162
tutte le ingiurie fatte al vostro opore : io di tutti gli schiaf
fi lanciati sul vostro volto : io di tutte le spine piantate
nel vostro capo : io di tutti i passi dati colla croce pesan
te in collo : io di tutte le martellate che vi conficcarono
co'chiodi le mani , e i piedi: io di tutte le goccie di la
grime e di sangue, le quali versaste e dagli occhi, e dal
corpo . Perciò rendendovi specialissime grazie ,vi dico , e vi
dirò mai sempre: Tu es Redemptor meus: tu Salvator meus:
tu Deus meus. Se conseguirò il paradiso , lo dovrò a voi .
Il frutto di questa considerazione sia, vivere in tai ma
niera, che tanto prezzo sborsato con amor singolare per
voi non sia gittato. Lo sarebbe, quando, non cooperando
vi, vi dannaste. Perciò riflettete, qual cosa mai possa im
pedirvi un tanlo frutto, risolvendo di levarla , acciocchè per
dendovi, non dica egli per vostra cagione: In vanum la
boravi, et vane fortitudinem meam consumpsi. Isai . 49 .
PUNTO SECONDO. Poteva Gesù con qualunque leggera ope
razione (anche d'un sol respiro) soddisfar soprabbondan
temente per tutte le enormità degli uomini, e così salvarli .
Poteva, si, anima mia ; perchè procedendo da persona in
finita , contraeva un valore parimente infinito . Pure volle
soprabbondar secondo il vaticinio di David : copiosa apud
eum redemtio : Nè per altro, se non per contentar l'amor
suo verso noi, che lo spinse a patir molio per noi. Onde disse
s. Bernardo: Quod satis fuit passioni, non satis fuit amori.
O che materia di confondervi, anima mia ! Un Dio lan
to v'amò , che diede in eccessi di pene soprabbondanti,
per attestare ad ogni creatura il suo amore verso di voi !
Eppure vi conosceva per peccatrice : Cum adhuc essemus
peccatores, dilexit nos. Eppure prevedeva, che con nuovi pec
cati gli avreste, in quantoa voi, iterato la crocifissione : Rur
sum crucifigentes sibimetipsis Filium Dei. Meschina voi ! Sep
pellitevi in sommo rossore e dolore ; poi a'suoi piedi ditegli :
O mio Redentore! e quale viraffiguro pendente in un
tronco di morte, infamato, addolorato , ed alla fine a for
za di tormenti estinto ! Se era necessaria alla mia eterna
salute una pena di tante pene composta (quasi ho detto),
tanto volentieri per sì alto beneficio l'accetto, quanto vo .
lentieri voi ve l'addossate. Ma se tanto e tanto di meno
bastava, e arcibastava, abi, che mi perdo e mi anniento
nell'abisso di quella carità, la quale lanto volle di più pa
tire. Io fui si cara a voi , voi siete cos! poco prezioso a rue.
163
E quando mai, servendovi, mi scosto un dito dall'obbliga
zione rigorosa, piuttosto interessata, che amorosa ! più to
sto timida dell'inferno , il quale a chi pecca intimaste, che
grata per l'amore di cui mi onorate ? Troppo è vero, o
mio Gesù; Primieramente , che spesso ho mancato al sem
plice mio dovere, non osservando i vostri precetti : Secon
dariamente, quando li ho osservati, mi sono attenuto al
la strada per me più agiata . Terzo, di rado ho voluto pa
tir per voi. E se in qualche fervore alcun poco ho pati
to, non ho perseverato. E se ho in qualche mortifica
O
zioncella perseverato, ho stimato di fare assai per voi . O
cieco me! OO me sconoscente ! Come posso confrontar me
con voi ? Me creatura con voi Creatore ? Me peccatore
con voi innocente ? Me obbligato a voi con puri debiti,
con voi meco eccedente d’infiniti crediti ? E nondimeno
io vezzeggio me, voi avete spasimato per me. Ma se tale
fui per il passato, no'l sarò per l'avvenire. Odierò la pec
catrice mia carne , e vorrò che corrisponda alle pene, le
quali soffrì per me la vostra immacolata. Vorrò patire ,
non per timor dell'inferno, non per isperanza del cielo,
ma per essere grato alla passione, con cui m'ha il vostro
amore soprabbondantemente voluto ricomperare.
Proponetedi pigliar qualche abituale mortificazione per
gratitudine al Redentor appassionato. P.e. Portar ne'venerdi
i cilizj: digiunare:far limosina : recitar l'ufficio della Croce, ec'.
PUNTO TERZO. Tre conseguenze molto pratiche sieguono
da' precedenti punti. La prima , una somma stima del
l'eterna salute dell'anima . La seconda , una pari appren
sione della malizia del peccato . La terza, una ferma per
suasione, che non possiam essere bastevolmente gratia Gesù,
e perciò non ci crediamo mai di far troppo per suo amore.
Tali riflessioni vi prego a fare anima mia , perchè ne
avete forse bisoguo. Perocchè quanto alla prima conseguen
za, che è di stimar molto la vostra eterna salute, vi di.
co, che ve la mostra Gesù Cristo, il quale non avrebbe pa
tito tanto per salvarla, se lal salute non importusse quanto
importa l'eternità o beuta , o dannata . Ma voi vi sentite allena
ta a tanto per vostro bene? Deh , pensateci, e capite, che tuito
avete a pigliare ed a lasciare per salvarvi. Quanto alla se
conda conseguenza, Dell'apprendere la malizia del pecca
to mortale ; se vi affissate nel tollerato da Gesù per sod
disfare al Padre Eterno, vi confonderete, perchè sì poco
164
v'attristate de' molli, de' quali siete rea : si leggermente li
punile, e stimate, che per qualunque penitenciuola vi si deb
ba lu lor remissione. E finalmente , quanto alla terzacon
seguenza : ahi, che fate voi? che patite per gratitudine a
Gesù Crocefisso per voi? come v'interessate negli affari di
suo gusto e di sua gloria ? Per avventura siete di quelli che
quærunt quæ sua sunt, non quæ Jesu Christi. S : per tale
vi conoscete; deh prendete il Crocifisso in mano , e vera
mente addolorata così ragionategli:
O mio Signor Crocifisso, quanto vi corrispondo ! Vi
scorgo da capo a piedi per me lacerato, e veggo me che
nulla ho patito per voi . Molto ho sofferto per contenta
re le mie indisciplinate passioni, anzi il demonio stesso.
Per voi, se pure a qualche scomoduccio mi son soggetta -
: to, ahi, quanto l'ho maguificato! Non così hanno proce..
dulo i vostri servitori cordiali. I Penitenti sepolti nelle
caverne : i Confessori serrali ne' chiostri, dopo le solitudi
ni, i digiuni , i cilicj : i Martiri dopo le prigioni , le catene,
gli eculei , le fiere, le ruote, il fuoco, esclamavano : servi
> >

inutiles sumus, quod debuimus facere non fecimus.Ed io do


po che vi ho considerato spasimante io croce, vivo in mor
bidezze, e con morbidezze di nuovo v’offendo! Eccomi cor
dialinente pentito. E ad onore de' vostri addolorati senti
menti propongo di mortificare i miei : principalmente gli
occhi, il gusto, il tatto, come molto rei delle vostre offese.
Tali propositi osserverete, aniina mia , se vi ricorderete
spesso dello passione del Signore. Per questo vi consiglio
a leggere ogni venerdì le sue pene or su uno de' quattro
Evangelisti, or nel capo 53. d'Isaia, or nel salmo 21. Tal
iuzione fatta con attenzione , e riverenza ( anche col capo
>

scoperto, e ginocchione ), vi sarà nolto profiltevole.


Ρ Ο Ν Τ Ι

da esaminarsi da chifa gli Esercizj.


I. Se si aggravi di patire per amor di Gesù . II. Se vo
lentieri patisca nelle cose del mondo, demonio, e carne.
III. Quanto sia divoto della passione di Cristo. IV. Se
tenga animo avverso ad altri per disgusti ricevuti .
MASSIME CRISTIANE

I. Perdonare per amor di Gesù aa chi ci offese. II. Pro


fessar cosa onorala imitar il Crocifisso. III. Portar in
fronte il suo santo improperio. IV. Far quel che si può,
perché Gesù sia conosciato, servito, amato , imitalo..
165
ESERCIZIO
SOPRA I CINQUE PRINCIPALI MISTERJ DELLA PASSIONE
CHE SI MEDITANO RECITANDO IL SÅNTISSIMO ROSARIO
Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e finire la meditazione .
Frutto di questo esercizio sarà concepire una viva gra
titudine aa Gesù per noi appassionato . E per ottenerlo si dica
questa orazione a Dio : Crucifixi fige plagas cordi meo valide.
Discipliņa pacis nostræ super eum . Così Isaia al 53. Ad
ditandoci, che il rigore della divina giustizia meritato da
noi peccatori , si scaricò per nostra salute sull'umanità di
Cristo. Tali pene dovute a noi , ed accettate da Cristo
>

per noi, si propongono qui da meditare.


Punto Primo. Devesi nel primo luogo al peccatore l'af
flizione dell'animo : Dabit tibi Dominus cor pavidum , et
animam consumtam moerore. Deut. 8 .
E non è vero, anima mia, che Cristo nell'orto si lasciò
tormentare lo spirito da timori , da tedj , da malinconie ,
da tristezze ? Certo che sì. Perché ccepit tædere , pavere,
et mestus esse. Qual forza esterna poteva così addolorar
gli l'interno ? Niana. Perciò egli se l'addolorò per iscon
tare le offese fatte al divino suo Padre con pena più no
bile e più degna d'un figliuolo di Dio, di quelle che gli
erano
per dare i suoi nemici co' loro materiali stromenti .
A questo fine raccolta col pensiero dagli oggetti la loro
amarezza, se la rende più amara, applicandosi intensamente
a considerar in essa quanto poteva acerbamente affannarlo.
Si concepì dunque Gesù quale sebifo lebbroso, e rendu
to tale da tutti i peccati del mondo : Putavimus eum quasi
leprosum . Isai . 53. , da tutte le disonestà , da tutte le am
bizioni , da tutte le bestemmie 3, da tutte le crudeltà , da
tutte le idolatrie, ecc. A sì deforme spettacolo , ahi, che
orrore lo prese di se medesimo! che fulmini paveplo da
quel Dio , a cui un sol peccato è tanto abbominevole !
Vide poi ogni minutezza della sua passione: ogni sferza
ta , ogni percossa , ogni spina , ogni sputo , ogni scherno,
ogni guanciata. Vide il tradimento di Giuda, la negazio
ne di Pietro , l'accoramento della sua Madre , il trionfo
de' suoi nemici per la sua morte. Vide l'ingratitudine
con cui tanti abusandosi del suo santissimo Sangue si sa
rebbero per loro colpa perduti. Onde entrato in una tor
mentosissima agonia sadò copiosissimo sudor di sangue.
1
166
Quivi fermalevi, anima mia, e tutta dolente dite a Ge
sù : Mio Redentore, se nella lurba di tanti peccati e d'altret
tanti ingrati non aveste veduto ancora ii miei, ancora me ,
con patire e per quelli, e per me, vi compatirei, e mi ad
dolorerei, non però mi confonderei. Ma perchè vedeste le
mie colpe, e la mia sconoscenza , e per quelle, eper questa
e

altamente vi addoloraste ; ahi ! che mi confondo e mi ar


rossisco per la vostra carità così tenera del mio bene , e
per la mia ingratitudine così villana con voi. Questo si
che vi ringrazio per gli affanni tollerati per me; e vi chieggo
perdono della mala corrispondenza usata da me. Risolvo
d'emendar le mie iniquità, giacchè l'interna angoscia, la qual
per esse voi tolleraste, mi fa conoscere la loro deformità .
Punto Secondo. Chi può spiegare le pene dovute al
corpo del peccatore? Le espresse David col nome di flagel
li:multa flagella peccatoris. E questi soffrì Gesù alla colonna.
Potete, anima mia , facilmente capire , che sei mila e
più battiture scaricate da molti e crudeli manigoldi , ar >

mati or di funi , or di catene, ed or di spine , e attizzati


dagli stessi demonj , sopra un corpo che fu tra tutti il più
delicato, vivissimamente lo tormentarono. Solamente riflet
tete, che Gesù non depose l'interna afflizione presasi' nel
l'orto ; se la ritenne in tutto il corso della Passione. Dolor
meus in conspectu meo semper. Perciò non confortò la car
ne coll'allegrezza dell'anima ; coine poi fecero i Martiri :
anzi fissando il pensiero sopra l'indeguità della flagella
zione propria di schiavi , avvalorava con l'estimazione
dell'ingiuria la crudeltà delle sferzate. Onde da qualche
autore si tiene, che un solo di questi colpi tanto l'addo
lorasse, quanto se il dolore di tutti gli uomini vergheg
giati dagli stessi ministri si' fosse insieme lambiccato. Or
avendo per voi ciò tollerato, è ben giusto che sì gli diciate :
-- Obuon Gesù, per la mia salute barbaramente bat
luto ! apprendo dalla vostra flagellazione quale scempio
si debba alla peccatrice mia carne , mentre la vostra , tut
tochè innocentissima, ad ogni modo sì ciudamente è tor
mentata. Mi arrossisco, poichè non solo non affliggo la mia,
ma l'accarezzo. Forza, o Signore, forza, perchè mi risolva
di punir questa ribalda: se non per altro, almeno perchè
sconti quell'indegne diličatezze, per le quali sottoporreste la
vostra a si crudele carnificina.
167
Punto Terzo. È degno il peccatore d'essere avvilito :
qui contemnunt me, erunt ignobiles. 1. Reg. Oh che avvi
limento fu quel di Gesù coronato di spine !
Diadema di spine, abiina mia , scettro di canna, palu
damento di sordida porpora , scanno negletto per trono' ,
sputi in faccia, adorazioni contumeliose, bestemmie, guan
ciate , beffe, risate , mostrano l'estremo abbassamento di
chi s'era dichiarato , qual era, figliuolo di Dio. Acciocchè
intendiate da ciò lo strapazzo dovuto aa chi offende il Crea
tore , quantunque per altro sia fatto a sua immagine. Se
dunque foste consapevole a voi d'un sol peccato mortale,
oh quanto dovreste tacere , quando siate umiliato ! Quan
to a fare il giusto dovreste cercare i vostri vilipendi! Ma se
poi cercaste di sfuggire gli abbassamenti , d'avanzarvi negl'in
grandiinenti , oh quanto avete a coofondervi ! Pensateci .
Punto Quarto. Si merita il peccatore un odio tanto
universale , che niuno , per quanto lo vegga afflitto , si
muova a pietà di lui. Non flectetur, neque parcet , neque
miserebitur. Jer. 21. Apparve tal odio in Cristo. Perchè
quantunque straziato dalla flagellazione, deformato dalla
coronazione di spioe, ad ogni modo, esposto da Pilato al
popolo per intenerirlo , tutti gridarono: crucifigatur : an
che in confronto del seduttore Barabba. E in espressione
di quest'odio fu caricato d'una pesantissima croce ; sotto
di cui , comecchè per debolezza cadesse, nondimeno niu
no si mosse a compassione di lui. E sebbene angariavano
Simone Cireneo a portarla, non fu pietà , fu rabbia ; vo
lendo i suoi nemici assicurarsi, che non morisse sotto tal
soma , e con ciò si sottraesse dall'essere crocifisso .
Or quando, anima mia, vi sarete accertata delle verità
suddette, falegli con affetto il seguente colloquio.
E donde , mio Gesù , donde tanto odio contro di voi
meritevole d'altrettanto amore? Si grida pure dal popolo
a favor d'un assassin condannato , e si chiede in grazia :
e niuno, o buon Gesù, s'intenerisce per voi? Oh che av
versione ! oh che odio ! ma l'intendo, si l'intendo. Facen
do voi il personaggio di peccatore, mostrate a chi pecca,,
che il peccato lo rende qual bersaglio dell'odio comune.
Signum , cui contradicetur . A me poi in particolare insegnate,
che avendo sì gravemente peccato, non devo pretendere ne
amore nè com passione ne' miei mali, sebbene atroci.
168
Punto Quinto. Finalmente il peccatore è reo di morte :
Propter peccatum mors ; e di morte crudele: dolores mor
us circumdederunt me ; e dell'abbandonamento di Dio :
Spiritus Domini recessit a Saul. 1. Reg. 16. Ma che ? Cri
sto si soggetta a tali castighi : muore; muore in croce , e
:
muore gridando: Deus, Deus, ut quid dereliquisti me ? co
ine se fosse abbandonato da Dio .
Mirate (nient'altro ) oggi il Crocifisso ; e dopo che col
cuore più che con gli occhi avrete ciò fatto ,fategli a' suoi
piedi un tal colloquio.
O Amor mio, per me, e da me crocifisso: e che vi de
vo io dire nel contemplarvi in così doloroso stato ? Non
altro, o mio Dio , se non radicarmi altamente nel cuore,
>

che voi siete quegli in cui il Giudice eterno posuit ini


quitates omnium nostrum : vulneratus est propter iniquitates
nostras: attritus est propter scelera nostra. Perciò quanto
qui patite di strazj, d'infamie, di spasimo, tutto grida a me
peccatore, acciocchè impari, che non è leggere azione, e
da burla , un peccato mortale ; no. È tale, che merita mor
te; morte crudele , e morte eterna . La qual ultima con
dizione non potendo avverarsi in voi , voleste almeno ad
ombrarla , con avvisarci d'essere derelitto da Dio. Da che
imparassi, che le mie colpe son degne dell'eterno suo ab
bandonamento. Concludo ben poi con un vivissimo rin
graziamento alla vostra carità , la quale vi ha fatto bere
quel calice amaro che tutto a me si doveva : Imparo , che
se a voi innocente tanto si diede di pene, molto più se
ne darà a me peccatore sì grande. Și in ligno virido huec
fiunt, in arido quid fiet? Risolvo di non iterar più le mie
colpe per non essere ingrato alla vostra passione, e ren
dermi reo di nuovo ed eterno supplicio.
P UNTI
Da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
1. Quanto concorse co' suoi peccati alle pene di Gesù.
II. Quanto gli sia stato o grato , ovvero ingrato . III. Qual
pa
cosa sia pronto a far per Gesù. IV. Qual passione gli .
ja che goderebbe Gesù se la mortificasse .
MASSIME CRISTIANE. I. Portar la croce che Dio ci dà nel
nostro stato, ma con merito. II. Perseverare in essa , an

corchè duri lungamente. III. Persuadersi, che la croce af


fligge. IV . Nè guardar alla creatura che ce la fabbrica, ma
.

a Dio che ee la manda.


169
E SERcizio
SOPRA LA GLORIA DI GESU' RISORTO
Vedi a pag . 73. come si debba cominciare e finire la meditazione .

Tre cose aveva perduto il Redentore nella sua passio


ne e morte ; la vita naturale , per la separazione dell'ani
ma dal suo corpo : la vita civile , per l'infamia in cui era
restato nella stima degli uomini : e la vita d'amore nel
cuor degli Apostoli ; i quali , caduti nell'infedeltà, non lo
credettero per vero Dio. A queste tre vite risorse dopo
che fu uscito dal sepolcro con suo sommo vantaggio . E
sono fruttuosa materia da meditare, a fine di capire que
sta gran verità , che Dio è liberalissimo ricompensatore
de' servigj i quali se gli fanno.
Punto PRIMO. Perdette Cristo crocifisso la vita naturale
morendo: la ricuperò risorgendo, ma molto assaimigliore.
Così è , anima mia : ricordatevi degli strazj della Pas
sione: e poi confrontateli con la gloria della Risurrezione.
Lasanta carnedi Gesù già deformatissima, quanto allora
fu bella! Riportò le doti de' corpi gloriosi, e furono la sot
tigliezza , l'agilità, l'impassibilità, la chiarezza, l'immorta
lila. Con la sottigliezza poteva penetrar per tutlo , ancor
passando per le pareti grosse senza trovare ostacolo. Per
l'agilità , poteva in un istante trascorrere dall'uno all'altro
polo, e dalla terra in cielo . Per l'impassibilità, non era più
e

capace di nocumento. Per la chiarezza risplendea più lu


minosa del Sole. E per l'immortalità era già sottratta dalla
necessità di morire.
Che dite dunque ? Non vi pare , che Dio rimeritasse
molto liberalmente la carne di Cristo per tutte quelle
pene , alle quali per suo servigio e gloria si sottopose ?
Certamente che sì. E perciò ancor voi animate il vostro
corpo a non risparmiarsi, quando si tratta di servir Dio.
>

Ditegli col Profeta : est merces operi. Perciò digiuni alle


gramente , si mortifichi, vesta cilicj, sudi nel calore del
l'estate , geli nel rigore del verno. Perchè se lo farà per
servigio e gloria di Dio, ne sarà premiato, come quello di
Cristo: Si compatimur, et glorificabimur.
Della qual verità quando vi sarete ben persuaso , allora
farete a Dio il colloquio che siegue.
Finché viverò in questo r ndo, sarò senza dubbio in
necessità di affaticar col corpo , il quale m'avete dato , o >
170
mio Dio , per istrumento dell'anima. Questo sì, che m'a
vete lasciato in libertà , acciocchè con esso fatichi per
quel fine, il quale più mi aggradirà. Ma io vedendo la
retribuzione renduta nella carne di Gesù nella sua glo
riosa risurrezione, vivamente intendo , quanto mi sia spe
diente
l'i
occuparlo in vostro servigio. E qual mercede può
nfelice sperar da altri che nemmeno adombri, non che
uguagli la promessamida voi ? Faticherà bene assai più
per il mondo , per il demonio, per il peccato. Si ferirà ,
>

si lacererà , si consumerà , si infermerà , morirà. Ma poi


qual guiderdone riporterà ? hæreditabit vermes. Sarà pa
scolo di vermi dopo morte ; e nella risurrezione univer
sale fatto indiviso compagno della sua anima peccatrice ,
resterà immondo , schifo, sordido per tutta l'eternità . A
voi dunque, mio Creatore , oggi consacro il mio corpo.
Stenti , sudi, s'infermi, ed anche muoja; ma per amor vo
stro. Mi assicura l'Apostolo , che la vostra onnipotente
bontà me lo rimpasterà con quelle doti , delle quali ar
ricchiste la carne di Gesù : Reformabit corpus humilitatis
nostræ , configuratum corpori claritatis suæ.
Punto SECONDO. Perdette Cristo nella Passione la vita
civile, in quanto perdette ogni buon nome, essendo morto
di morte infame. La ricuperò ,quando il quarantesimodì
>

dopo la sua risurrezione sali trionfante e glorioso al cielo.


Tal verità è manifestissima. E vedete bene ancor voi ,
anima mia, come restò glorificato il Redentore all'empireo.
Perocchè allora prese il possesso d'un regno, che mai non
avrà fine; e collocato alla destra del Padre, fu riconosciuto,
e adorato per capo di tutti gli eletti con indicibile gloria
della sua santa umanità , laquale prima d'ogni altro fi
>

gliuolo di Adamo fu ammessa al godimento di Dio .


Imparate dunque a 'sacrificargli la vostra riputazione,
persuadendovi, che la renderà a mille doppi maggiore. E
perciò fategliene una generosa offerta col presente colloquio.
Grande è l'intoppo, o mio Dio, che dal demonio si met
te a chi per altro desidera avanzarsi nel vostro servigio ,
allorchè fa comparire, che scapiterà nella propria riputa
zione. Falsità enorme : perocchè non si può immaginare
azione più gloriosa, ed onorata, quanto il professare la vo
stra servitù . Nulladimeno fa breccia sovente il nemico ne'
cuori più timorosi. Nel mio no , non la farà. Perciocchè
171
io ben penetrando con quant’usura voi rifate ogni anche
apparente perdita in tal materia , volentierissimo vi con
sacro tutta la mia stima, la mia fama, il mio onore. M'ab
biano gli uomini in qualunque concetto lor piaccia, non
me ne curo. Non vuo' giammai lasciar l'osservanza d'ogni
vostro comandamento, e consiglio, per timore dell'infamia
mondana. Gesù , dopo lo scorno della Passione esaltato
alla gloria dell'Ascensione , mi fa conoscere, che glorifica
te chiunque, sprezzata la gloria umana, s'impiegain darla
a voi quanto può maggiore : Glorificantes te glorificas.
Punto Terzo. Finalmente perdette Cristo nella sua Pas
sione la vita d'amore nel cuore de' suoi Discepoli. Chi ne
può dubitare ? Altri si scandalizzarono di lui: altri l'ab
bandonarono : Pietro il nego : Giuda il tradì. Ma oh con
quanto vantaggio gli restituì l'Eterno Padre tal vita ! Cið
accadde nel giorno della Pentecoste, quando per i meriti
di Gesù venendo lo Spirito santo , e scendendo in figura
>

di fuoco sul capo di ciaschedun d'essi , gl'infiammò nell'a


more del loro caro Maestro .
Volete vedere, anima mia , quanto divamparono i Di
scepoli di Gesù nel suo amore ? Osservate quel che fecero
per lui. Lo predicarono per le pubbliche piazze: lo confes
sarono qual Figliuol di Dio : esibirono le lor vite alla rab
bia de manigoldi e de' tiranni più barbari. Nè contenti di
stare racchiusi dentro le mura di Gerosolima , si divisero
il mondo tutto ; nè vi fu paese così remoto e straniero , ove
con amorosissimo zelo non portassero il suo evangelio : In
omnem terram exivit sonus eorum , et in fines orbis ter
ræ verba eorum . Anzi non vi fu spiaggia , la quale non
>

rosseggiasse del loro sangue sparso da essi per amore


di quel Gesù, il quale in altro tempo così freddamente a
marono. Che più ? Non fu solamente amato Gesù da' suoi
Discepoli. Cominciò ad essere amato da ogni abitator del
mondo. Perocchè tutte le genti abbracciando la sua legge,
gli consacrarono a migliaja le vite di tanti campioni , i
quali volontariamente per amor suo non solamente s'eles
sero, ma ancora ambirono di perderle. Nè lascierà giam
mai sino alla fine del mondo d'aver tali eroi, i quali per
solo motivo d'amore a Gesù lascieranno padre , madre ,
patrimonj, reami , libertà e vita ; martiri o incruenti della
propria virtù, o cruenti dell'altrui furore.
172
Fatta che avete la suddetta ponderazione, passate a fare
a Dio un'obblazione dell'amore degli uomini, giacchè vera
mente per non perder quello , o l'offendete , o nol servite
quanto dovete, e ditegli di vero cuore.
Amabilissimo mio Dio, qual amore può darsi tanto po
tente, che sia per separarmi da quel che devo a voi ? Nis
suno avrebbe per verità aa poter tanto. E nondimeno in
me sovente ba prevalso l'amor di qualche creatura , di
cui paventando la perdita, non ho servito voi secondo la
mia obbligazione. Ma folle che fui ! E perchè non avver
tii al torto che vi faceva nello stimare più di voi , mio
Signore e Creatore, un'opera delle vostre mani ? Eccomi
risoluto di privarmi
pentito dell'errore passato. Eccomiquando
dell'amore d'ogni amico più caro, scorga pre
lo
giudiziale al vostro. Vada ogoi altro amore , purchè mi >

duri quello del mio Facitore. Saprete ben voi contracam


biarmi questa piccola perdita ( se tale è creduta dalla mia
misera umanità ) con fare, che in vece del cuore d'una
creatura per vostro amore lasciata , mille ne guadagni , i
>

quali per tutta l'eternità in voi, e per voi miameranno .


PUNTI
Da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
I. Quanto condiscenda alle sue comodità. II. Se tema di
soverchio di perdere la sanità nel servigio di Dio. III. Se
pecchi in dilicatezze circa il vitto e vestito, ecc. IV. Co
me si accomodi a' disagi che Dio gli mauda nelle infer
mità , nelle disgrazie, nelle stagioni dell'inverno col fred
do, dell'estate col caldo, de compagni, ecc.
Massime CristiANE. I. persuadersi , che torna a conto
al corpo stesso il patire per amor di Dio. II. E che si
può con la grazia soffrire più di quello che ci crediamo.
III. Far penitenza piuttosto di qua, che nel purgatorio.
IV. Ringraziar Dio del male che ci dà : Lætati sumus pro
.

diebus, quibus vidimus mala .


Orazioni giaculatorie. 1. In carne mea vidébo Deum Salvatorem
meum. 2. Tu es, Domine, resurrectio mea, et vita . 3. Non erit amplius
mors, neque luctus , neque dolor. 4. Circumdabis servos tuos lætitia.
1 5. Nimis honorificati sunt amici, Deus. 6. Servire Deo regnare est . 7 . Ti
mentes se Dominus glorificat. 8. Collocas tuos, o Domine, cum princi
pibus. 9. Nolite timere eos, qui occidunt corpus. 10. Qui reliquerit pa
trem , aut matrem , aut fratres, aut sorores , aut filios propter Deum
centuplum accipiet.11. An quæro adhuc hominibus placere ? 12. Qui
amat aliquid supra Deum, non est Deo dignus.
173
ESERCIZIO
SOPRA LA GLORIA DEL PARADISO
Vedi a pag . 73, come si debba cominciare e finire la meditazione .
Punto Primu . Nec oculus vidit, nec auris audivit, nec in
cor hominis ascendit, quæ præparavit Deus iis qui diligunt se .
Tanto sol che vi fermiate su queste parole, anima mia,
voi ci avete aperto un vastissimocampo per formar qual
che concetto della gloria la quale Dio tiene apparecchiata
in cielo per premio de' servi suoi. Dice dunque, che og:
getto a lei somigliante, occhio d'uomo non vide: oculus
non vidit. Sapete che vuol con ciò dirvi ? vuol dirvi , che
quanlunque (da che il mondo è mondo ) tanti inilioni
d'uomini (fra i quali si contano tanti monarchi avvezzi a
vedere bellissime e ricchissime cose ), abbiano con gli oc
chi loro mirate pompe, ecc. Quantunque abbiano coutem
plato la maestà del re Salomone , la ricchezza della sua
casa , lo splendor della sua corte , la preziosità del suo
>

trono : quantunque si siano affissati nella magoificenza


del re Assuero; nella sontuosità de' trionfi romaui : quan
tunque abbiano vedute le scene de' prati più ridenti, delle
colline più apriche , de' giardini più coltivati ; in somma
e
quantunque abbiano osservato la vaghezza del cielo,e quan
do nel sereno del giorno gli fiammeggia il Sole nel seno, e
quando nel tranquillo della notte è coronato dall'argen
to della Luna, e dall'oro delle stelle ; ad ogni modo tutto
ciò anche upito insieme non è neimen ombra della
gloria del paradiso: oculus non vidit. Parimente gli stessi
milioni d'uomini stati sino al giorno d'oggi hanno udito
raccontarsi gran meraviglie , tanto delle regioni remote
dell'Indie, quanto delle registrate su'volumi degli stori
ci, e d'altri dotti compilatori de' miracoli della natura : e
nondimeno tali cose, lutte con la giunta di tutte le ine
lodie e concerti , sono infinitamente inferiori alla gloria
del Paradiso . Tanto siguificano le altre parole : nec auris
audivit. La fantasia sa figurare pellegrine stravaganze ; e
t

tali sono le sognate da’romanzieri spiritosi , e da' poeti


più'ingegnosi . L'intelletto ancor esso può vincere la fan
tasia, e formarsi col suo pensiero mondi ripieni d’inven
zioni vaghissime. E finalmente la volontà con desideri
superiori ad ogni fantasma e peosamento , può stendersi
ad oggetti capricciosissimi. Facciasi dunque cosi. Tutti
gli uomini passati, presenti , futuri, con le loro fantasie,
>

1
174
I jotelletti e volontà, s'ingegnino di formare una quintes
senza d'un qualche bene. Ahi! vi dico , che in tutta la
sua perfezione nè pur adombra la gloria del paradiso.
Così ci predicono' quelle ultime parole : Nec in cor ho
minis ascendit, quæ præparavit Deus iis, qui diligunt se.
Trattenuta che visiete, anima mia, su questa vastissima
supposizione, sinchè vi paja d'averla inlesu ; dite poi cosi
al Signore.
Oh pazzo che io sono, mio Signore! E da qual merce
de mi lascio indurre ad offendere la vostra Maestà Divi
na peccando ? M'è forse dato, o promesso quel che occhio
non vide, oreccbio non udì , fantasia non sognò, intellet
to nou accozzò, volontà non desidero ? No , mio Dio, no .
Perchè non v'è creata potenza, che aa tanto arrivi . Questo
si, che sebbene ottener lo potessi, non dovrei per questo
peccare perdendo il paradiso, il qual è delle suddette
supposizioni infinitamente maggiore. Ma io misero m’ac
quieto ad una vanità, ad una minuzia, ad un nulla . Vio
labant me propter pugillum hordei, et fragmentum panis.
Ezech. 3. Chi perdesse mille scudi per un denajo ; un
reame per una villa ; cent'anni di vita per un'ora di spas
so , sarebbe un mentecatto . Ed io non sono tale , se per
upa momentanea sordidezza non mi sono curato del Pa
radiso ? Mio Dio! movetevi a pietà della mia sciocchezza .
Ajutatemi, acciocchè per nulla io non perda il tutto. Che
perda il tutto ! Abi v'è di peggio. Se perdessi il Paradiso ,
piomberei nell'inferno. Non v'è mezzo. O un estremo di
beni, o un estremo di mali m'aspetta .
Punto Secondo. Il premio superiore a quanto da orec
chio non s'udi, da occhio non si vide, ed in cuor d'uomo,
non cadde , èè questo, vedere Dio a fuccia a faccia eterna
menſe in cielo con i beati. Videbimus eum sicuti est in sæ
culu sæculorum . Hæc est gloria omnibus sanclis ejus.
Voi restate soprafatta, anima mia , a questa voce di ve-,
der Dio qual è: e ne avete ragione. Perocchè sebbene le
creature rappresentano il Creatore; ad ogni modo lo rap
presentano , non già qual è, ma qual non è. Perocchè egli
non è veruna d'esse ,ma bensì di tulte loro infinitamente
maggiore. Nel cielo si vedrà qual è. Nè questo vederlo è
come il veder che fa l'occhio gli oggetti suoi coloriti ,
no. Egli è unº conoscere in sè le sue perfezioni,e dal co
noscerle, amarle, e dall'amarle, posseder lui. E cosi riesce
175
Dio stesso conosciuto ed amato , mercede di ciaschedun .
beato : Ego ero merces tua magna nimis.
Perchè poi Iddio è il cumulo d'ogni bene senza mescola
mento di verun male ; anche voi , anima mia , in vigore
d'essere egli conosciuto ed amato , vostra mercede ,> sarete
in possesso d'ognibene, in quanto all'anima, ed in quanto
al corpo . E con ciò beata ; cioè tanto soddisfatta , che nul
la
. saprete nè voler, nè cercare.
Non vi accade già così ne' beni e ne' piaceri di questa
vita. Mai siete beata . E la ragione si è, perchè essi sono
beni particolari ee limitati . Il possedimento di Dio è bene
universale, che non è un solo , ma tutti insieme. Perciò
l'anima nelle sue potenze sarà beata : avvegnachè quanto
si ricorderà la memoria ; quanto penserà l'intelletto ;
quanto amerà la volontà , sarà giocondissimo. Il corpo
)

pure più bello del Sole , più trasparente d'un cristallo ,


agile, sottile, ed impassibile come uno spirito, sarà bea
to; perchè perfettaniente consolato in ogni suo sentimen
to : e tanto l'anima , quanto il corpo, occupati saranno in
lodar Dio in compagnia di milioni e milioni di beati ;
cioè di gente contentissima, bellissima, e con amore svi
scerato unitissima. E fra questi vi saranno Gesù e Maria
sopra tutti bellissimi. Finalmente tal zodimento sarà e
terno, e nel cielo empireo ; cioè in un luogo il più bello
di quanto abbia creato Dio. Tanto che quel che poi qui
in terra miriamo , quantunque vaghissimo, nondimeno è
>

il solo suo pavimento.


Vi prego a ponderare per un poco ciò che qui vi s'è
proposto .
Punto Terzo. Questo gran bene , che rende l'uomo e
ternamente beato in cielo, può conseguirsi da noi.
Giubilate, anima mia, a tal annunzio, giubilate. Poteva
il demonio, per farvelo odiare, ingannarvi con dire, esser
vero il meditato sinora, ma che non occorreva sperarne il
conseguimento. Ma non tenete. In carne mea vidébo Deum
Salvatorem meum : reposita est hæc spes in sinu meo.
Cosi per tutti il Santo Giobbe. Può da voi conseguirsi, se
in questo mondo amerete Dio : perchè tal premio è prepa
rato a chi l'ama: Preparavit Deus iis , qui diligunt eum .
Primieramente Dio v'ha creato a questo fine. Seconda
riamente Cristo è morto per l'istesso . Terzo y ha chiama
to alla Chiesa, cioè all'adunanza di quelli che sono il po
176
polo suo. Quarto vi porge l'ajuto della sua grazia ne' santi
Sacramenti. Quinto vi manda ispirazioni al cuore, con le
quali vi stimola al ben fare. Sesto vi fa sapere, ch'egli dal
canto suo vuole, che tutti lo conseguiscano. Vult omnes
homines salvos fieri. E a tal effetto, se alzerete la mente
al cielo , lo troverete popolato d'innumerabili beati, che
già vissero qui amando il Signore , e servendolo, quali in
uno, e quali in un altro stato di vita. Ma s'è così , apiina
mia, dubitate ancor di fare il possibile per ottenerlo? Deb
fatelo anche per vostro interesse. Non lasciate, che alcun
vi levi la gloria del paradiso di mano. Non padre , non
madre, non amici, non roba, non piaceri, molto meno il
demonio. Regnum Dei intra vos est. Dalla vostra volon
tà ajutata da Dio dipende il cielo. Ricorrete pertanto al
Signore col seguente colloquio.
Mio Signore !Il pericolo in cui sono di perdere il pa
radiso, nasce dalle creature, con le quali soggiorno. Cia
scuna ni promette la sua beatitudine, cioè quel bene che
ha , e con esso pretende di contentarmi. loʻlusingato da
queste promesse, e dal vedere, che da qualchedunoqualche
cosa si gode, mi arrendo; e per un po' di ben terreno, per
do il celestiale. Deh illuminatemi a conoscere l'inganno.
Niuno, se non voi, può darmi ogoi bene : niuno , se non
voi , può durmelo senza niun male , darmelo per sempre.
Tutto il bene di qua giù èè scarso , e pieno di miserie, e tran
sitorio. Ma perchè sono sforzato a vivere fra queste crea
ture, ed a valermi ancor di quel bene, che voi avete dato
ad esse per uso mio, deh, ajutatemi, acciocchè valendomene
solo quanto a voi piace, sic transeam per bona tempora-
lia, ut non amittain æterna. Mai perda il cieloper la terra .
PUNTI
Da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
I. Quanto sia disposto a far di tutto per andare in pa
radiso . II. Quanto apparecchiato a lasciare gli attacchi,
che sono per impedirglielo . III. Anche della cosa più cara.
IV . Anche col dover patire assai .
MASSIME CRISTIANE. I. Tener per gran nemico chi gli si
oppone ad entrare in paradiso . II, E per grande amico
chi l'ajuta. III. Non volersi far pregiudizio in ciò che
tocca alla gloria del cielo. IV: E aspirare ad andar mol
to alto nella sua gloria .
177
ESERCIZIO

PER ECCITARCI ALL'AMOR DI DIO


Vedi a pag. 73. come si debba cominciare e finire la meditazione. 1

La natura ha inserito in ciascheduno l'inclinazione d'a


mare coloro i quali o meritano d'essere amati per le loro
perfezioni, o ci donano il loro amore, o ci colmano de' loro
benefizj.A questi tre capi chi farà riflessione, ecciterà se
stesso ad amare , anzi a riamare il Signore Iddio ; cioè a

dargli nel suooperare ogni gusto possibile;perocchè a questo


in sostanza si riduce l'amarsi dalla creatura il Creatore.
PUNTO PRIMO. Dio merita d'essere sommamente amato .
Verità manifestissima, la quale pondererete così con l'in
telletto.
L'amore è dovuto a chi è buono. Vedete dunque, anima
mia , se Dio sia tale. Ahi , ch'egli è sì buono, che in con
>

fronto a lui niun altro è buono : Nemo bonus , nisi solas


Deus. Anzi è la stessa bontà , cioè il lotal cumulo d'ogni
bene, e bene infinitamente perfetto . Perciò andate per qua
lunque immaginabile classe di perfezione, e tutte le ritro
verete perfetlissimamente in Dio . Se amate chi è bello , è
Dio la stessa bellezza. Se amate chi è potente , Dio è la
stessa potenza. Se amate chi è savio , Dio è la stessa sa
pienza . Se amate chi è clemente , egli è la stessa clemenza.
Se amate chi è santo, egli è la stessa santità . Se in somma
amate chi è amabile , Dio è la stessa amabilità .
>

Ditemi adesso , apima mia , amate voi cosa veruna pel


>

mondo ? cioè le volete del bene ? bramate di compiacerla ?


Credo che sì , perchè almeno amate voi stessa , amate il
vostro corpo , amate i vostri amici. E se vi ricerco per
qual cagione li amiate , mi rispondete , perchè in essi vi
rinvenite del bene. Concludete dunque così:
Se amo questa e quell'altra creatura , perchè in essa
ritrovo qualche bontà , quanto più devo amare il Crea
tore , in cui non una sola bontà, nè poche , ma tutte le
immaginabili bontà si contengono , senza che vi si mesca
neppur un neo d'imperfezione. E quando avrete ruminato
tal verità , farete il colloquio che segue al vostro Dio.
Amabilissimo Signore , eccovi a' piedi una creatura o
forsennata o diabolica. O l'uno o l'altro titolo mi si con
viene, mentre son consapevole a me di non avervi amato ;
cioè di non aver voluto compiacervi , soddisfarvi, conten
178
tarvi, e seguir la vostra volontà nel mio operare. O fui
forsennato non conoscendovi, non riflettendo sopra il vo
stro infinito merito d'essere amato . O se lo conobbi , fui
come un diabolico spirito , il quale benchè vi conosca per
amabilissimo, ad ogni modo ostinatamente ricusa d'amarvi.
Se non sono reo d'alcun di questi titoli, come mai non vi
ho amato? Amo le creature con tutte le loro imperfezioni,
e amo me stesso; amo gli amici, che pur sono imperfettis
simi; e non amo voi, che siete in ogni genere perfettissimo?
Ah mentecatlo, ah stolto, ah sciocco che io fui a non con
>

siderare il vostro infinito merito ! Ah duro che fui e per


tinace in non amarvi dopo che, anche leggermente, vi co
nobbi. Mi pento, mi dolgo della negligenza usata nel pen.
sare a voi per conoscervi; molto più della contumelia con
cui non v'ho amato secondo che v'ho conosciuto. Propongo
di pensare spesso alle vostre perfezioni per amarvi, cioè per.
eseguire con prontezza di cuore la vostra volontà santissima.
PUNTO SECONDO. Dio ci ama. Poche parole, ma verissime,
capacissime di molte e molte considerazioni. Di grazia fa
tene qualcheduna , e dite così, anima mia , a voi stessa.
Dio mi ama eh ? Così è. E vuol dire che Dio mi vuol
bene; che è intento a contentarmi, a soddisfarmi. Appena
sarebbe credibile, se da lui stesso non si avesse inteso nelle
sacre carte. Ma pure è così , dicendo egli per Geremia: Ca
ritate perpetua dilexi te: cioè che mi ha amatoab eterno,
avanti che io fossi. Vuol dire 'con amore possibile a Dio
solo; aggiungendo in s. Giovanni: Deus dilexit mundum .
Siete dunque, anima mia, amata da Dio? Verissimo. E
pure voi gli siete stata nemica ; e pure voi non l'avete a
mato; e pure l'avete offeso; e pure prevedeva che non l'a
vreste amato; e pure non l'avete voluto amare ; anzi avete
studiato , speculato più e più maniere di contravvenire al
suo santo volere. Nonostante ciò Dio vi ama : Dio v'ha amato .
Fermatevi più che potete, anima mia , su questo gran pa
radosso, eppur certissima verità :: Dio mi ama ? Se vi'di
cessi, il maggior monarca della terra ama un suo vilissimo
schiavo , chinon si acciglierebbe per meraviglia ? E nondi
meno qual comparazione correfra Dio e talmonarca? Fra
quello schiavo e fra me ?
Quando vi parerà d'aver capito alcun poco ciò che dir
vogliano le suddette brevi parole , Dio mi ama ; allora
2

uscite con tutto il cuore inquesto colloquio.


179
Sonofuora di me stesso per lo stupore, o Creator mio,
mentre ho veduto chiarissimamente, che voi mi amate , voi
amate me, o mio Dio. So pure quel che siete voi, e quel che
sono io : per questo capo molto più mi stupisco che voi mi
amiate . Še dirò, che voi amate in me l'immagine vostra , la
quale stampaste in me quando mi creaste a vostra simili
tudine; ah mio Dio, è ben vero ciò ; ma altresi è verissimo,
che l'ho estremamente sporcata ; onde rendutasi tutta lorda,
tutta sporca , tutta laida ( e quel che è più , fatta tale dalla
mia perversa volontà ), vi ,provoca a nausearmi, non v'invita
ad amarmi. Che se non ostante ciò pur mi continuate l'a
mor vostro, nè altro bramate che il mio vero e massimo bene,
cioè che eternamente sia beato, goda voi con tutti i beati in
cielo ; ahi che altro non mi resta , se non ringraziarvi del
vostro amore, confondermi per non avervi amato , e.pro
porre di voler per l'avvenire amarvi, cioè compiacervi, cioè
seguire la vostrasanta volontà còn ogni perfezione.
PUNTO TERZO. Dio ci ha colmati , e tuttora ci colma di
benefizj. Non se ne può dubitare. Pensatevi dunque al -
cun poco , anima mia , nella maniera che siegue .
Non è l'amor di Dio sterile ed inefficace ; è fecondo , è
operativo a mio favore. Perocchè quanto so d'avere, e molto
più quanto non so , è tutto suo beneficio. È tutto futtomi
senza obbligazione, senza necessità, senza interesse; e poi
con somma tenerezza ed amore.
Ah che vi dovreste liquefare, anima mia , per amore ,
scorgendo i grandi beneficj conferitivi da Dio ! Riduceteli
a questi pochi . Dio v'ha dato l'essere nell'ordine della na
tura , e ve l'ha mantenuto e conservato ; difendendovi da
mille pericoli , ee confortandovelo con mille mezzi , tutti
>

atti a rendervi dolce la vita. E per questo creò il cielo ,


la terra , il mare , l'aria con quanto in essi contiensi. Sole,
Luna, stelle, boschi , campi , giardini, pesci,uccelli,gemme,
oro, argento. Con tanta varietà di bestie che vi servano, e
che vi pascano , di liquori che vi dissetino, vi ristorino.
Poi l'istesso Dio v'ha sollevato allo stato della grazia ,
collocandovi nel grembo della santa Chiesa ; e con que
sto ammettendovi alla partecipazione del sangue di Gesù ,
de' suoi Sacramenti , specialmente di quello del suo san
tissimo Corpo, e aggiungendovi molti ajuti e di libri spi
rituali, e di confessori, e di predicatori, e di buoni esem ;
>

pi , affinchè meglio restiate ajutato.


180
Finalmente (se la volete) egli vi tiene apparecchiata la
gloria in Paradiso.Per mettervi in possesso della quale non
v'è mezzo ch'egli not usi . Con che vedete, anima mia, a
che eccelso grado sieno saliti i beneficj di Dio verso di voi.
Prostrata dunque nel suo divino cospetto ditegli così:
Ancor quest'ultimo incentivo d'amore preso dal mio in
teresse avete voluto aggiungere , o mio Signore, perchè vi
ami. E non doveva bastare per sommo motivo d'amarvi
l'essere vostro unicamente perfetto, l'amore che a me por
tale ed avele ab elerno portato ? Si, mio Dio , doveva ba
>

stare. Nondimeno al vostro buon cuore non è bastalo . E


per callivarvi il mio affetto, ni avete circondato d'innume
rabili
la
beneficj di corpo, di anima, dinatura,di grazia; con
caparra della gloria sempiterna. Mio Dio ! non ho mente
per capir lafinezza della vostra carità verso di me . Molto
meno ho lingua per csprinerla . Pertanto m'innabisso e mi
riconcentro nel pelago della vostra bontà e della vostra
beneficenza. Confesso d'essere da leo soverchiato , e dico :
Minor sum omuibus miserationibus tuis. Perciò ovunque
mi volga , trovo mille e mille lingue che mi dicono , Ama
Dio , perchè lo merita. Ama Dio , perchè egli ti arna . Ama
Dio , perchè li colma di beneficj. Dunque eccovi la conclu
sione. V'amerò, o Signore : Diligam te Deus. E procurerò
d'osservarela vostra legge santissima, e ivostri santiconsigli.
In quest'ultimo giorno reciterete l'inno Te Deum lau
damus in ringraziamento dell'amore che Dio vi ha por
tato. Poi perchè l'amor suo yi si manifesta specialmente
nell'uso delle creature che vi servono , reciterete il can
tico de' tre giovani : Benedicite omnia opera Domini Do
mino ; con intenzione di render grazie al Signore per a
verle fatte in vostro bene .
PUNTI
da esaminarsi da chi fa gli Esercizj.
I. S'esamini come gli paja d'osservare il primo coman
damento del decalogo. II. A che si senta disposto di fare
per amor di Dio. III . A che pure patire per suo amore .
IV. Specialmenle nella passione preddnivante in sè.
MASSIME CRISTIANE. I. Far professione di volere dar gusto
a Dio. II. E di vergognarsi , che alcuni facciano per la
creatura più che noi pel Creatore . III. Non negando quel
che si può fare aa chi ce lo chiede per amor di Dio . IV. Sti
mandoci onorati nel potere o fare, o patire per suo amore .
181
PRATICA
PER L'ULTIMO GIORNO DEGLI ESERCIZJ SPIRITUALI

Justificationem , quam coepi tenere, non deseram ; come


diceva il santo Giobbe, allorchè i suoi avversarj visibili ed
invisibili s'ingegnavano di farlo prevaricare. lo suggerisco
a voi , anima mia, le stesse parole, acciocchè in quest'ulti
mo giorno ve le stampiate altamente nel cuore. Avete.co
minciato la vostra giustificazione col piangere i vostri pec
cati ; col ricorrere al tribunale della confessione; coll'ac
costarvialdivin Sagraniento dell'Altare ; eco' propositi fatti
di attendere alla vostra salute. Tutto però finqui non è più
che principio. Dovete mirare allo stabilimento del principio.
A tal fine oggi seriamente impiegatevi nelle cose seguenti .
Primieramente ricorrete al Signore , acciocchè vi con
fermi ne'buoni proponimenti fatti ne' giorni passati: Con
firma hoc Deus, quod operatus es in nobis. E che vi di
fenda da' nemici della vostra perseveranza , dicendogli:
>

Deus in adjutorium meum intende: Domine ad adjuvan


dum me festina : risoluto di voler piuttosto morire , che
peccare mortalmente : Malo mori, quam foedari.
Secondariamente. Voi pure con applicazione pensate , >

quali intoppi siate per incorrere contrarj alla perseve


ranza . Se per esempio dalla vostra istabilità ; se da' vo
stri compagni ; se dalle vostre occupazioni‫ ;ܪ‬se dalle vo
stre passioni ; se da' rispetti umani. E poi trovati che gli
avrete , applicate il rimedio, e consultatelo col Signore, e
col vostro Padre spirituale . E tutto notate in carta .
Terzo. Mettetevi in capo alcune massime evangeliche e
cristiane, persuadendovi la loro infallibile verità. Qual è :
Dominum Deum tuum adorabis, et illi soli servies. Matth . 5 .
Cioè che di niuna cosa creata dovete fare schiava la vostra
volontà, che di Dio, essendo questi l'unico vostro Padrone,
e di chi presso voi tiene le sue veci . Ovvero Unun esl ne
cessarium . Lue . 20. Una sola cosa v'è necessaria , l'eterna
vostra salute. Ovvero Deus non irridetur, quæ seminaverit
homo, hæc et metel. Gal. 6. Quel che farete di bene e di
male in questa vita,quello vi porterete con voi nell'eternità
o beata 0o infelice. Ovvero Si sapiens fueris, tibimetipsi eris;
si autem illusor, solus portabis malum. Prov. 9. Vuol dire,
se sarete buona , voi sola ne starete bene ; se cattiva , a >

voi e non ad altri toccherà il danno. Ovvero Si justum est


182
in conspectu Dei homines potius audire, quam Deum , ju
dicate. Act. 4. Vuol dire, che quando avrete degl'incontri
delle persone del mondo per lasciar la vila buona , do
vele entrare in voi, e veder se meglio sia ubbidire aa Dio,
oppure agli uomini. Ovvero Non erubesco Evangelium . Ad
!
Rom . 1. Vuol dire , che non dovete arrossirvi d'essere co
nosciuto osservante della legge di Cristo.
Tali ee simili massime afferrale da vero, vi manterranno
nella virtù. E sopratutto ricordatevi spesso , che v'è Pa
>

radiso e inferno , e che siele immortale . E che le cose di


questo mondo in verità sono vanità : Vanitas vanitatum ,
et omnia vanitas.
Quarlo. Vi consiglio a stabilire di dar fra l'anno qual .
che giorno al negozio della vostra eterna salute; ritiran
dovi dagli affari delmondo. Damus corpori annun , de
mus animæ diem . Vivamus Dco paululum , qui sæculo vi
ximus totum . Così s. Pietro Grisologo. E poi anche fra
giorno un qualche tempo. A ciò potete ajutarvi o con
quello che avrete notalo nel tempo degli Esercizj , o con
qualche libro divolo.
Quinto. Proponete di confessarvi e comunicarvi spesso.
Nè oltrepassate mai gli otto giorni. Felice voi se prati
cherete tal avviso! Procurate d'avere un confessore stabile,
apparecchiatevi con particolare divozione alla s. Mensa.
Sesto. Risolvete, se potete, d'udir ogni giorno la santa
Messa. Di recitare ogni giorno l'Ufficio della b . Vergine.
Di far l'esame la sera prima d'andare a letto. E mai an
darvi col peccato mortale non confessato. Che se per ac
cidente non poteste ; deh , anima inia , non date pace a
>

voi , finchè la mattina non corriate al sacerdote . Racco


mandate voi stessa al Signore prima di riposare, con dire :
In manus tuas, Domine , conimendo spiritum meum . Accioc
chè se per qualche accidente partiste da questo mondo, non
ne parliate senza d'esservi ricordata di voi . Parimente visi
tale ogui giorno qualche chiesa. Riverite le sacre imagini .
Alzate la mente a Dio con qualche orazione giaculatoria .
Valetevi delle praticale ne' giorni degli Esercizj.
Settimo. Disponetevi a non voler vendetla de'vostri ne
mici , ricordandovi , che Cristo vi comanda il perdonare :
9

Ego autem dico vobis, diligite inimicos vestros. E soggiun


ge : Dimittite , et dimilletur vobis. Avete bisogno che Dio
vi perdoni i vostri peccati, perdonale al prossimo i suoi :
183
Dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debito
ribus nostris. Disponetevi a sovvenire , ove potete , i po
veri , perchè in essi sovverrete a Gesù Cristo. Visitate
perciò volentieri gli spedali , le carceri , ed altri luoghi
>

pii . Anzi , secondo la vostra comodità , abbiate un qual


>

che tempo fra l'anno , in cui usiate loro qualche singolar


carità : v. g . nelle feste di Natale, di Pasqua, nella setti
mana santa ; o quando siete in qualche travaglio ; ovvero
anche in qualche straordinaria allegrezza tanto per bene
ficio temporale , quanto spirituale , fattovi da Dio.
Oltavo. Determinate di portar rispetto alle cose di Dio.
E se potete , non lasciate mai d'accompagnare il santis
simo Sacramento quando si porta agl'infermi.
Nono. Non vogliate profanar la vostra lingua con mal
dicenze , con ispergiuri, e nemmeno con parole sporche.
Ne i vostri occbi con pitture, e con libri immodesti.
Decimo. Risolvete di voler celebrare con sentimento
speciale le principali feste di Gesù , di Maria , é de' vo
stri Santi Avvocati.
Undecimo. Determinate di confessarvi subito che vi sen
tite preso da qualche infermità : e non vogliate differire a
farlo, quando, avanzando, vi riduca a non potervi confessare
con sentimento. Ne abbiate difficoltà aa chiedere il Ss. Via
tico per tempo. I Sacramenti spesso giovano anche alla
salute del corpo: pè è disonore pigliarli per tempo.
Duodecimo. Risolvete di star sulcaso per noninvischiarvi
con male compagnie, che vi conducano a luoghi pericolosi.
Non si finirebbe giammai, se dovessero particolarizzarsi
tatte le cose. Rifletteteci voi pure. E quando abbiate ve
duto ciò che può ajutarvi alla perseveranza,o disajutarvi,
ricorrete al Signore, acciocchè vi porga il favor suo per ab
bracciare quel che v'è giovevole, e per lasciare ciò che vi è
nocevole. Principalmente ditegli sovente: A peccatomortali
libera me, Domine. A mala morte libera me, Domine.
Se potete , l'ultima sera degli Esercizi consecratela con
qualche penitenza , chiedendo perdono al Signore delle
negligenze commesse in tempo si santo .
Lamattina dopo l'ultimo giorno degli Esercizi io vi
esorto a fare un'ora di meditazione secondo l'indirizzo del
Padre spirituale, a comunicarvi , a visitare qualche chiesa
di divozione alla b. Vergine .
E perchè riesca con ispeciale pietà , potreste portarvi
184
così. Prendete i propositi che avete scritti, e teneteli in
seno nel tempo della santa Messa, con intenzione di of
ferirli al Signore . Poi dopo d'esservi comunicato , ratifi
cateli аa S. D. M. , e chiedetele soccorso di vincere i vostri
avversarj spirituali . Rendetele grazie della comodità che
vi ha dato di ritirarvi ne' giorni passati. Proponete d'es
serle fedele nell'osservanza delle risoluzioni fatte.
E perchè facilmente possiate far tutto , eccovi la se
guente orazione, in cui ogni cosa contiensi .
Creator e Redentor mio , cccovi una vostra obbligatis
e

sima, tutto che ingratissima, creatura , la quale prostrata


a ' vostri piedi, vi ringrazia, perchè vi siate degnato di con
cederle tempo da pensar.da vero all'eternità; grazia negata
a tanti di me più degni. Vi chiedo altresì perdono d'ogni
mancamento commesso in questo si prezioso tempo. Pro
pongo però di voler per l'avvenire eseguire quanto mi avete
inostrato , che è di vostro gusto, e di mia utilità. Principal
mente risolvo di guardarmi dal peccato mortale , con con
ſessarmi e comunicarmi frequentemente , schifando a tutto
mio potere le occasioni di questo peccato . In oltre pro
pongo d'essere singolarmente divoto della b. Vergine; amo.
revole verso i poveri; e di voler perdonare pervostro a
more a' miei nemici. Gesù mio caro, ajutate la mia buona
volontà. Datemi grazia , che un altr'anno possa spendere
qualche giorno ritirato sopra l'anima mia. Ajutatemi, per
chè ogni giorno vi pensi. Soccorrelemi, perchè nellecon
>

versazioni non mi vergogni di parer uomo da bene . Favo


ritemi di particolare assistenza sopra la vittoria della pas
sione in me predominante; e perciò vi prego, ne tradas me
a desiderio meo, per mano di questa mia passione, pecca
tori , al demonio. Mentre io resto, e depositando l'anima mia
nelle vostre sante piaghe, propongo di salutarle ogni giorno,
ed in queste volo vivere, volo mori . Voi, mio Signore, siate
per me Jesus, cioè mio Salvatore nunc, et in hora mortis
meæ. Vi raccomando l'anima mia in vila ed in morte, in
mapus tuas , Domine Jesu , commendo spiritum meum .
Mantencte questa mia volontà a vostra gloria, custodi in
æternum hanc voluntatem cordis : et semper in venera
tionem tui mens ista permaneat. 1. Paralip. c. 29.
VIVA GESU , VIVA MARIA , VIVA L'ETERNITA BEATA. AMEN .
185
PRATICA

DELL'ESAME GHE SOPRA LE SUE AZIONI PUÒ FARE UN CRISTIANO

Non s'indirizza questa istruzione a persone di virtùe per


fetta ; e perciò qui non si discende a punti di perfezione
squisita : ma restringesi a quello che appartiene ad un cri
stiano, voglioso però di salvar l'anima sua. A questo dun
que si propone, che un'ora per ciascun giorno de' prescritti
agli Esercizj spirituali rifletta alle cose seguenti:
Primo. Se abbia vero desiderio di salvar l'apima sua .
Dico vero , e non apparente.
Secondo. Vegga se pone i mezzi necessarj. Non basta
l'esser cristiano. Vi vuole l'osservanza de' comandamenti
divini . Si vis ad vitam ingredi ,> serva mandata .
Terzo. Vegga se usa i mezzi requisiti per arrivare al
l'osservanza della Legge di Dio. E sono : 1. Ricorrere a
Dio con l'orazione; e perciò deve vedere , se mai la fa.
2. La fuga delle occasioni di peccare. Vegga se le schivi
o se le cerchi. 3. La resistenza alle tentazioni. Vegga se
appena sortane qualcheduna vi acconsenta. 4. La morti
ficazione de' suoi appetiti. Vegga se li ripoega, o se loro
acconsente : singolarmente a quello che in lui più predo
mina ; v. gr. allo sdegno , alla delicatezza , a' diletti, al
fasto, ecc. 5. L'uso de'santissimi Sacramenti. Vegga quan
to , e con che pietà li frequenti. 6. Il ricorso a' padri spi
rituali. Vegga come tratti con essi.
Quarto. Consideri quale sia la vita sua abituale d'ogni
di,, e con quai pensieri si levi dal letto ; se con animo
d'impiegar quel giorno per salute dell'anima sua , od in
sua perdizione. Come paghi subito levato a Dio il tributo
а

di qualche divozione. In che passi la giornata. Se stu


diando, se giuocando, se in diporti. Se oda la s. Messa .
Se reciti l'ufficio della b. Vergine. Vegga quai sieno i
suoi compagni. Se vada mai la sera a letto con il peccato
mortale non confessato .
Quinto. Rifletta quai sieno i peccati ne' quali più fre
quentemente cada ; ed esamini onde ciò proceda.
Sesto. Esamini che differenza faccia fra' giorni festivi,
186
e fra li non festivi. Il dover vorrebbe , che ne giorni con
secrati a Dio anche più s'onorasse con esercizi di pietà.
Settimo. Vegga come si porti nelle chiese, Come rispetti
le cose di Dio ; i Religiosi, ecc. Come oda la parola di
viva ; se per curiosità , o per approfittarsene. Come ne'
giorni più solenni s'eserciti ancora in atti di maggior di
vozione confessandosi , comunicandosi, assistendo a'di
vini uffici, digiunando le vigilie , se n'è obbligato , ecc.
Otravo. Come dia esempio buono o cattivo agli altri.
Se impedisca , col motleggiarlo, il bene ; o promuova , col
lodarlo , il male. Se dia buoni o cattivi consigli. Se usi
arti per tirar qualcheduno a peccare.
Nono. Pensi come corrisponda alle ispirazioni di Dio,
specialmente a quelle con le quali gli iocca il cuore ia
ordine a lasciare qualche vizio abituato , ad abbracciare
qualche virtù regolatrice della sua vita, ad appigliarsi a tal
mauiera di vivere , nella quale facilmente sisalverebbe.
Decimo. Come adempia le obbligazioni dello stato in
cui ora si trova. Un giovane , per esempio , è tenuto a
portarsi da giovane ben costumato ; non solamente ub
bedendo a' genitori , ma ancora a' maestri, e ad altri , a'
quali essi l'hanno dato in cura. Così se è mandato a scuo
la, deve applicatamente studiare, non gettando il tempo,
né divertendo l'animo nella lezione di libri o dannosi, o
disutili. Nè applicando l'ingegoo suo a componimenti im
modesti , e simili. E così ogni altro, secondo il suo stato ,
>

deve viver come richiede da lui che viva la divina Legge.


Undecimo. Consideri , se mai abbia applicato l'animo
ad eleggere stato di vita ; e vegga se gli paja, che quello
a cui è per appigliarsi, sia per ajutarlo a salvarsi , o no.
Il che potrà conoscere, mettendo in confronto le sue in
clinazioni con la natura dello stato a cui si vuole attenere.
Duodecimo. Esamini quali sieno i dettami, i principi,
>

e gli assiomi, co' quali si-regola nelle sue operazioni. Se


fossero puramente terreni e di fini caduchi ; ahi , che
troppo bassamente mirerebbesi , con torto evidente , e a
Dio , che ci ha creato per il Paradiso , e all'anima nostra,
>

la quale non è per queste vapilà della terra..


Deciinoterzo. Vegga se per sua disgrazia si ritrovasse
mai caduto nella miseria di vergognarsi d'esser tenuto e
187
di apparire uomo da bene e buon cristiano ; ed all'oppo
sto godesse d'esser riputato e farsi conoscere per un tri
sto , e fautore del vizio.
Decimoquarto . Se pensando agli affari mondani, e molto
seriamente , lasci passare giorno in cui non applichi
qualche poco di proposito alla salute dell'anima sua.. Anco
in ciò se s'avvedrà di mancare , ne proponga ' l'emenda
>

zione , e stabilisca d'avere il suo determinato tempo per


ripensare all'eternità a chi s'invia. Perchè Quid prodest
homini, si universum mundum lucrètur, animæ vero suce
detrimentum patiatur?
Decimoquinto. Se pecchi in spe colla presunzione, che
Dio sia per perdonargli sol che si confessi. E con lal sup
posto s'aggravi ogni giorno di peccati , o non confessan .
dosi , od anco sacrilegamente confessandosi.
A molte altre cose potrà riflettere, secondo il suo biso
gno , e gli sarà additato dal suo direttore. Poi a' capi pro
posti potrà riflettere, non un giorno solo , ma più ; ben sa
pendosi, che in un'ora non è cosi facile considerargli tutti.
Si raccomanda ben poi assai lo scrivere i propositifatti in
vigore di quest'esame ; il quale se si farà con maturità
riuscirà utilissimo.
roSvegli ancora se medesimo con alcune orazioni giacu
latorie . 1. Illumina oculos meos, ne umquam obdormiam in
morte. 2. Paratus sum , Domine, tecum et in mortem ire.
3. Da nobis auxilium , quia vana salus hominis. 4. Adju
tor meus esto , ne derelinquas me , neque despicias me.
3. Neque mors, neque vita , neque creatura aliu poterit me
separare a charitate Dei. 6. Si hominibusplacerem , Christi
servus non essem. 7. Quam dabithomo commutationem pro
anima sua? 8. Mihi adhærere Deo bonum est. 9. Vide si
via iniquitatis in me est , et deduc me in vita æterna . 10 .
Unam petii a Domino, hanc requiram , ut inhabitem in domo
Domini omnibus diebus vitæ meæ . 11. Convertere anima
mea in requiem tuam, quia Dominus benefecit tibi. 12. Quid
retribuam Domino pro omni bus quæ retribuit mihi ?
Fate molto conto di queste orazioni giaculatorie , per:
chè, essendo prese dalle sacre Scritture , ajuteranno assai
a confortare lo spirito .
In questo medesimo tempo v’ingegnerete di radicarvi
188
nell'animo alcunemassime fondamentali del viver cristiano .
Qual sarebbe: 1. Aver cura di piacere a Dio, e salvar non
solo, ma giovare assai all'anima vostra . 2. Star lontano dal
peccato mortale, e stimarlo per il massimo d'ogni male.
3. Vincere ogni rispetto umano , quando pregiudichi al
divino servigio. 4. Non indugiare a far buone confessioni
al punto della morte : nè andare la sera a letto col pec
cato mortale. 5. Prendere qualche divozione abituale, la
quale mai per niun accidente vogliate lasciare ; v. g. re ..
citare l'ufficio della B. V. Udire ogni giorno la s. Messa .
Frequentare qualche congregazione. Salutare le piaghe
di Gesù. Suffragare le anirae del purgatorio . Digiunare il
sabbato . Far l'esame della coscienza la sera prima d'an
dar aa riposare. Confessarvi e comunicarvi nelle principali
solennità . Dire ee far dire dal vostri sudditi il rosario della
B. V. ecc. 6. Voler perdonare le ingiurie per amor di
Gesù Cristo. 7. Volere che la vostra servitù viva nel ti
mor di Dio. 8. Esser tenero de' poveri , e de' luoghi pii.
9. Stabilire di non entrare in certe azioni, che tirano seco
grandi occasioni di peccare ; quai sono il giuoco , i ri
dotti di gente dissoluta, la lezione di libri osceni, l'udire
comedie ed opere impure , l'impegnarsi nella protezione
d'alcun empio: il conversare con persone scandalose. Non
aggravarsi di spese eccedenti le proprie forze , ecc. id.
Mai volere nè spergiurare, nè bestemmiare, nè nominare
il Signore in vano. 11. Non tener imbrogliati gl'interessi
temporali di casa , in pregiudicio o de' creditori , o ?
de'
poverelli. 12. Mai usare mezzi illeciti per arrivare a qual
che fine. 13.Non tener la mercede degli operarj . 14. Non
fondare i suoi disegni sopra la lunghezza della propria
vita ; perchè oggi siamo in figura, e domani in sepoltura.
15. Non farsi schiavo del che diranno ? che non lascia o
perare con franchezza nel divino servigio. Dee badarsi a
quanto Dio comanda. Finalmente voler, che Dio, che l'a
nima, che il paradiso, che l'eternità preponderino a tutto:
Deum time, et mandata ejus observa: hoc est omnis homo;
et sine hoc nihil est omnis homo. Salva animam tuam .

.
189
ESERCIZIO
SULL'ESAME GENERALE QUOTIDIANO DELLA COSCIENZA

Questo esame è molto raccomandato e usato da' Santi ,


per essere un inezzo importantissimo per purificare l'ani
ma, camminar alla perfezione, e assicurare la sua salvezza .
L'anima si purifica conoscendo le radici interiori de'
nostri vizj per reciderle , notando le occasioni esteriori
delle nostre cadute per fuggirle , e dolendoci de' nostri
peccati e difetti; d'oude nascono li propositi e le diligenze
per emendarli. Il che tullo per quest'esame si consegui
sce. Perchè le radici interiori de' vizj ci si discuoprono ,
notando li peccati e mancamenti ne' quali più d'ordi
nario e più frequentemente cadiamo : il che non può ot
tenere chi non esamina . Le occasioni esteriori si avver
tono per evitarle con la riflessione e cautela delle volte
che in quelle intoppiamo ; come fa colui che si volta a
rimirar la pietra in cui ha intoppato, per non tornar di
nuovo ad urtarvi . Della qual cautela sono privi coloro che
non si esaminano , nè attendono con riflessione alle cagioni
ed occasioni delle loro cadute . Laonde altre ee molte volte
senza riguardo tornano ad urtar in quelle , e a far delle
ricadute. Il dolore de' peccati e de' difetti, ee li propositi
e le diligenze per emendarli si eccitano per mezzo di que
sto esame , con la considerazione della loro bruttezza e
malizia , e di tutti gli altri mali che seco portano.
Alla perfezione si cainmina nettando continuamente
l'anima dall'immondezza de' vizj , estirpando le loro ra
dici , acciocchè non toroino a ripullulare ; piantando le
>

virtù contrarie , e coltivandole in modo , che ogni giorno


siano maggiori, più belle , e più libere da ogni imperfe
zione ; il che si fa con questo esame: perchè è come un
istromento , con cui in questo giardino delle sue delizie
ogni giorno si sterpano l'erbe cattive, é si piantano , e
coltivano , e vanno perfezionando le buone.
La salvezza si assicura con istar sempre in grazia di
Dio ; e se per sua disgrazia l'uomo la perde , con cercarla 1

e ricuperarla senza dilazione. Il che si fa per l'atto della


contrizione, che è una delle parti, e molto principale, di
questo esame. E quando non apportasse altro bene che
questo ; il farlo come si deve due volte il giorno , o al
meno una la sera prima d'audar a dormire, questo stesso
140
sarebbe un bene inestimabile . Perché molti per maucanza
di questa diligenza senza dubbio si sono perduti ; met
tendosi a dormire la sera col peccato addosso , e trovan
dosi la mattina nell'inferno. E qual cristiano, in cui vive
la fede, sapendo che sta in male stato, s'accerti , non dico
di mettersi a dormire, ma di star una sola ora, senza u
scir da quello almeno per mezzo della contrizione , sa
pendo, che la morte lo può cogliere all'improvviso , come
>

ha fatto a molt'altri ? Chi, sapendo che il ladro, o il suo


nemico capitale sta dentro in casa , si metterà a dormire
spensierato e senza procurar prima di cacciarlo via? Que
sto è non già dentro in casa , ma nell'anima di colui che
ha il peccato mortale , e con lui il demonio , che ha pec
calo : e con l'atto di contrizione può , se vuole, cacciarlo
fuori, ricuperando insiememente la grazia e l'amistà di
Dio perduta . Pazzia sarà il non farlo subito senza dilazione.
Per conseguir tutto il detto sono necessari gli ajuti ef
ficaci della divina grazia ; e questi medesimamente si ot
tengono in questo esame per mezzo del rendimento di
grazie, e della petizione, che sono due parti , e come due
chiavi , con cui si apre la fonte delle divine misericordie.
La formola di questo esame generale contiene cinque punti.
Primo. Postomi con molta riverenza davanti a Dio no
stro Signore , rendergli molle grazie per tutti li benefici
che miha fatto , così generali ,come particolari, e propri
miei ; e cosi medesimamente degl'infiniti mali del corpo
e dell'anima, da' quali mi ha preservaio e liberato.
Secondo , chiedere a Dio grazia per conoscere i miei
difetti e peccati di quel giorno, per dolermi con tutto il
cuore sì di quelli come degli altri di tutta la mia vita; e
per non tornar a cadere più in quelli , nè in altri .
Terzo , discorrere di ora in ora, di luogo in luogo , e
di negozio in negozio , riconoscendo quello che in quel
giorno ho fatto di male con pensieri , parole , ed opere ;
> >

e similmente quello che ho fatto di bene.


i Quarto, rendere a Dio grazie per il bene; e per il male
con umiltà e confidenza chiedergli perdono.
Quinto , dolermi di cuore del male, e proporre l'emen
dazione. E per eccitarmi nell'atto di contrizione perfetla,,
con che ha da terminare l'esame, considerare quauto buo
li be
no è Dio in sè , e quanto buono è stato meco per
nelzį che mi ha fatto ; ed io quanto malo sono slato con
191
lui per li peccati co' quali l'ho effeso; e dire col figliuol
prodigo : Padre, ho peccato contro il cielo , e davanti a
voi . Non son degno d'esser chiamato figliuol vostro. Ma
a me, Signore , dispiace d'avervi offeso , e per esser voi
>

quello che siele , e perchè vi amo sopra ogni cosa, e pro


pongo fermamente , con la vostra grazia , di non volervi
mai più 'offendere . Pater noster.
Dell'esame particolare quotidiano della coscienza .
Li buoni desiderj , e li propositi , che nell'orazione e
negli altri esercizi spirituali concepisce l'anima , se non
si mettono in esecuzione , sono come fiori che non lega
no , e rimangono senza frutto. E perchè tali propositi or
dinariamente hanno oggetti universali ; e le esecuzioni ,
ed azioni , come disse il filosofo , non possono essere se
non di cose singolari; è necessario, che vi sia uno speciale
esercizio totalmente pratico ed esecutivo , che , mirando
in singolare le cose proposte, tutto si occupi in esecuzione
di quelle . Ma perchè l'eseguire è più difficile che il pro
porre ; e nelle esecuzioni suole il demonio attraversare e
aggiungere nuove difficoltà ; conviene che la materia di
questo esercizio sia una cosa sola ; acciocchè raccolte a
quella sola l'attenzione, la sollecitudine , e l'altre forze
>

dell'anima, meglio e più brevemente possa la sua esecu


zione conseguire .
Questo esercizio speciale è l'esame particolare che ci
ha insegnato s. Ignazio ; la cui materia, o il cui officio è
di sradicare dall'anima alcun vizio o difetto particolare ,
o piantare in quella alcuna particolare virtù . E comin
ciando dai vizj; quello da ciascuno si ha da eleggere pri
mo, che in lui più predomina o vince; e superato quello ,
passar all'altro , e poi all'altro ; infin che superati già tutti,
paja che sia tempo di occupar questo esame in andar pian
tando le virtù : ancor esse , ad una, ad una, conforme l'or
dine che eccedono in dignità o in utilità.
La formola di questo esame particolare si riduce a quattro punti.
Primo. La mattina , tra le prime cose, proporre effica
cemente di non cadere sino al mezzodì in quel peccato o
difetto , su cui è l'esame , chiedendo aa Dio grazia per ciò.
Secondo , andar fra giorno con una particolar diligenza
per non cadere. E se per inavvertenza o per fiacchezza
cado , alzarmi subito , con dolore e con proposito nuovo
di non cader più. Come il cavallo generoso, che intoppa,
192
o cade, subito si alza, e corre con nuova e maggior lena .
E per memoria della caduta farò un segno , con cui io
m'intenda, senza che se n'accorgano gli altri. E tutte le
volte ch'io caderò , ho da far il medesimo. Soglionsi ap
puntare queste cadute nella corona, o in altra cosa simile
che uno porta seco a questo effetto.
Terzo , al mezzodì esaminarmi , e vedere quante volte
son caduto , e votarle in una carta , chiedere a Dio per
dono , con dolore di quelle ; e far proposito nuovo sino
alla notte : e nel rimanente di quel giorno camminar con
particolar accuratezza di non cadere. E se caderò, farò il
medesimo che la mattina.
Quarto , la sera esaminarmidi nuovo nella maniera che
ho fatto al mnezzodì , e con li medesimi atti ; ed avendo
notato nella medesima carta le cadute meridiane, le com
parerò con le mattutine. Ed il medesimo farò li giorni
seguenti , paragonando le cadute di un giorno con quelle
dell'altro; e poscia quelle di una settimana con quelle di
un'altra; e quelle d'un mese con quelle d'un altro. E se
veggo , che io vo facendo profitto, ne renderò grazie a
Dio : e se veggo che 0 , non per questo mi bo da per
dere d'animo, ina ho da proporre con maggior efficacia;
e per riportarue più sicuramente la vittoria, oltre il chie
derlo a Dio con istanza , m'imporrò qualche penitenza , e
la farò ogni volta che cado.
Chi non potrà fare quest'esame due volte il dì, lo fac
cia almeno una volta la sera , insieme con l'esame gene
rale. E la forma detta di farlo per isradicar un vizio si ba
da osservare proporzionalmente per piantare una virtù.
Della confessione generale.
Quando si fa, o prudentemente si teme, che alcupa delle
confessioni passate non sia stata ben fatta per difetto o
d'integrità , o di dolore , o di proposito dell'emendazione,
la confessione generale è necessaria di tutto quel tempo.
E sebbene non è necessaria quando tutte le confessioni
passate sono state buone , è utilissima aa chi non l'ha fatta
più , di tutta la vita ; ed aa chi l'ha fatta, dall'ultima gene
rale. Specialmente nel tempo di questi esercizj; quando,
per inaggiore conoscimento de' peccati, il dolore di quelli
è maggiore. Ma non deve l'esercitante trattar di quella ,
sinchè il Padre spirituale non l'avvisi ; acciocchè con li
suoi esami non disturbi gli altri esercizj.
193
ORAZIONI GIACULATORIE
DIVERSE

Per l'Esercizio sopra il Giudizio particolare


a pag. 97 ,
Orazioni giaculatorie. 1. Dispone sermones meos in judicio. 2. Do
mine , ne in furore tuo arguas me. 3. Ne reminiscaris delicta mca.
4. Quid sum miser tunc dicturus, quem patronum rogaturus . 5. Donum
fac remissionis ante diem rationis. 6. Ne intres in judicio cum servo
tuo. .7 . Quid faciam cum surrexeris ad judicandum ? 8. Judicem me
Domine, ne judicer a te. .. Delicta juventutis meæ ne memineris , Do
mine. 10. Terribilis es, quis resistet tibi, Domine. 11. Delicta quis in
telligit? ab occultis meis munda me. 12. Si justus vix salvabitur , im
pius et peccator ubi parebunt ?
Per Esercizio sopra le pene dell'inferno
+
a pag . 101 .
Orazioni giaculatorie. 1. Ne projicias me in locum tormentorum .
2. Domine , eduxisti ab inferno animam meam. 3. A poenis inferni li
bera me, Domine. 4. Domine, ne in furore tuo arguas me. 5. Eripe
me, Domine, a morte æterna. 6. Ne tradas me in manus impii. 7. Quis
habitabit cum igne devorante , et cum ardoribus sempiternis. 8. In in
ferno nulla est redemtio. 9. Quærent mortem, et non invenient . 10. Ver
mis eorum non moritur. 11. Dilatavit infernus animam suam , et de
scendunt fortes et gloriosi ad eum. 12. Nisi quia adjuvisti me , paulo
minus in inferno habitasset anima mea.

Per l'Esercizio sopra il Giudizio universale


a pag. 195.
Orazioni giaculatorie . 1. Veh mihi, qui dereliqui Dominum ! 2. Quem
fructum habui in quibus erubesco? 3. Hæccine reddidi Domino Deo
stultus et insipiens? 4. Ne visites me Domine defixum in fæcibus meis.
5. Dimitte me ut paululum plangam . 6. Statue me a dextris. 7. Voca
me cum benedictis. 8. Ab hædis me sequestra. 9. Ne me perdas illa die.
10. Oportet manifestari ante tribunal tuum. 11. Ante te erubesco . 12.
Ne recorderis peccata mea.

Per l'Esercizio sopra la Natività di Gesù, l'adorazione


de' Re , e la persecuzione di Erode
a pag . 141 .
Orazioni giaculatorie. 1. Etiamsi oportuerit me mori tecum , non te
negabo. 4. Cognovit bos possessorem suum , et asinus præsepe Domini
sui, Israel autem non intendit mibi. 3. Omnia arbitror ut stercora , ut
Christum lucrifaciam . 4. Dereliquerunt fontem vivum . 5. Odio habuerunt
te gratis. 6. Si te persecuti sunt, o Jesu, et me persequantur. 7. Non
te derelinquam usquequaque . 8. Ad quem ibimus , o Jesu ? verba vitæ
æternæ habes. 9. In te uno omnia hahens, non te dimittam . 10. Po
am . 11. Bonum mihi est adbærere
suerunt te, Ješu, quasi signum ad sagittnem
tibi, o Jesu. 12. Beati qui persecutio propter te patiuntur.
194
Per l'Esercizio sopra la vita privata di Gesù
a pag. 145 .
Orazioni giaculatorie. 1. Mundus non cognovit te, Domine. 2. Cæcus
est mundus, et dux cæcorum . 3. Sapientia mundi stultitia est apud te,
Domine . 4. Nemo potest duobus dominis servire. 5. Odit te , Domine ,
mundus, quia testimonium perhibes de illo , quod opera ejus sunt mala.
6. Veb cum benedixerint mihi homines ! 7. Si hominibus placerem , Chri
sti servus non essem . 8. Amicitia hujus mundi est inimica Dei. 9. Mihi
nupdus sit crucifixus, et ego mundo . 10. Mundus transit, et concupi
scentia ejus. 11. Quicumque voluerit amicus esse sæculi ejus , inimicus
Dei constituitur. 12. Relinquam mundum , et ibo ad Patrem .
7

Per l'Esercizio sopra la passione di Cristo in generale


a pag. 161 .
Orazioni giaculatorie. 1. Propter meam salutem crucifixus es , Do
mine. 2. Emptus sum pretio magno. 3. Quæ utilitas in sanguine Jesu ,
si descendero in infernum ? 4. Sub capite spinoso non decet vivere mem
brum delicatum. 5. Quid retribuam Domino pro omnibus quæ retribuit
mihi ? Calicem salutaris accipiam. 6. Vere languores nostros ipse tulit,
et iniquitates nostras ipse portavit. 7. Sicut ovis ad occisionein ductus
obmutuit. 8. Exemplum dedit nobis, ut quemadmodum ipse fecit, et nos
faciamus. 9 .Christo passo in carne, eadem cogitatione armabor . 10. At
tendite et videte si est dolor sicut dolor ejus . 11. Vulneratus est propter
iniquitates nostras , attritus est propter scelera nostra. 12. Pro trans
gressoribus rogavit.
Per l'Esercizio sopra la gloria del Paradiso
a pag. 173 .
Orazioni giaculatorie. , . Melior est dies una in atriims tuis supe
1. r millia .
2. Unam petii a Domino ; hanc requiram , ut inbabite in domo Domini
omnibus diebus vitæ meæ. 3. Concupiscit et deficit anima mea in atria
Domini. 4. Lætatus sum in his, quæ dicta sunt mihi , in domum Domini
ibimus. 5. Si oblitus fuero tui Hierusalem , oblivioni detur dextera mea .
6. Gaudium nostrum nemo tollet a nobis. 7. Qui seminant in lacrymis
in exultatione metent. 8. Quid faciendo vitam æternam possidebo ? 9.
Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est Regnum cælorum . 10. Con
tendam intrare per angustam portam , quæ ducit ad vitam . 11. Satiabor
cum apparuerit gloria tua. 12. Momentaneum et leve tribulationis no
stræ æternum gloriæ pondus operatur.
Per l'Esercizio onde eccitarci all'amor di Dio
a pag. 177
Orazioni giaculatorie. 1. Diligam te, Domine. 2. Dilectus meus mihi,
et ego illi. 3. Scis, Domine, quia amote. 4. Diligam te toto corde, tota
anima, tota mente, totis viribus. 5. Paratum cor meum , Deus , paratum
cor meum. 6. Fiat voluntas tua sicut in cælo et in terra. 7. Deus meus,
et
et omnia. 8. Tuus sum ego , tuus sum . 9. Manus tuæ fecerunt me ,
plasmaverunt me totum . 10. Oculi mei ad Dominum Deum meum. u .
Quid habeo , quod non acceperim ? 12, Omnis spiritus laudet Dominum.
195
INDICE

DELLE COSE PRECEDENTI

Notizie appartenenti agli Esercizj spirituali di s. Ignazio pag . 5

7
Direttorio degli Esercizi di s. Ignazio 17
Istruzione per chi dà gli Esercizi spirituali a comunità di persone
o secolari ,> o non avvezze rè al ritiramento , nè all'orazione 43
Addizioni per far meglio gli Esercizi lasciatici da s. Ignazio . 49
Punti da esaminarsi dalle persone religiose che fanno gli Eser
cizj spirituali di s. Ignazio 53
Catalogo d'alcune delle più consuete passioni ( cioè movimenti
disordinati dell'animo) alle quali vorrebbesi che riflettesse la
persona nel tempo degli Esercizj spirituali, per mortificarle . 57
Rimedj contra le passioni 61
Istruzione sull'orazione mentale 65
Per il giorno avanti gli Esercizj spirituali 69
Preparazione per la meditazione . .
73
Esercizio sopra il fine per cui Dio creò l'uomo . + .
74
sopra il castigo dato da Dio a tre sorti di persone ,
che, peccando, operarono contro il fine per cui Dio
le creò 77
sulla malizia del peccato 81
» sopra i peccati che ciascheduno ha commesso 85
» de' peccati veniali .
89
>
sopra la morte 93
sopra il giudizio particolare . .
97
sopra le pene dell'inferno . • 101
>)
sopra il giudizio universale · 105
Catalogo d'alcune virtù cristiane più comuni ad ogni persona,
alle quali rifletterà chi fa gli Esercizj, pigliandone uua la mat
tina , e l'altra il dopo pranzo , nell'ora della considerazione ,
>

ovvero esame de' portamenti abituali · 109


Esercizio sopra la parabola del figliuol prodigo 113
sopra la ' meditazione che s. Ignazio intitolò del Regno
di Cristo 117
>>> sopra la meditazione che, s. Ignazio intitolò delli due
stendardi: l'uno del demonio e l'altro di Cristo . 121
>>
sopra la meditazione delle due eternità dell'inferno e
del paradiso : l'una castigo di chi siegue Lucifero ,
$ l'altra premio di chi siegue Gesù 125
dell'elezioni . .
· 129
Avvisi per far buona elezione . 133
196
Esercizio sopra la natività di Gesù , l'adorazione de' Re , e la
persecuzione di Erode pag. 141
sopra la vita privata di Gesù 145
.

>
sopra la vita che Cristo tenne negli anni della sua
predicazione 149
sopra la conversione della Maddalena . 153
» to
sopra il tradimen di Giuda 157
.

sopra la passione di Cristo in generale . 161


.

>
sopra i cinque principali misteri della passione che si
meditano recitando il santissimo rosario . 165
sopra la gloria di Gesù risorto .
169
>>
sopra la gloria del paradiso 173
per eccitarci all'amor di Dio · 177
*Pratica per l'ultimo giorno degli Esercizj spirituali . 181
>
dell'esame che sopra le sue azioni può fare un cristiano 185
Esercizio sull'esame generale quotidiano della coscienza 189
.
1

SAMI PRATICI
PER CAVARE MAGGIOR FRUTTO

DA' SANTI ESERCIZI


1
!
3

ESAME PREPARATORIO

I. Considerate l'importanza somma d'applicarvi dad


dovero a questi santi Esercizj . Il Signore vi tien prepa
rato in essi un ajuto straordinario, o piuttosto una serie,
e catena d'ajuti validissimi ad operare ogni più ammi
rabile conversione: Felice voi se corrisponderete all'amo
roso disegno della Divina Bontà ! Oltre il merito presente
di tanté opere buone che qui si praticano : oltre la fon
data speranza di conseguire al fine d'essi la santa iodul
genza plenaria : qual miglioramento di costumi non pro
durrà questo sacro ritiro ? Sarà anche per voi initium vive
bonæ. Per lo contrario trascurando una sì bella occasione
ne potrebbon seguire conseguenze assai funeste. Le la
grime sparse da Cristo sopra di Gerosolima, eo quod
>

non cognoverit tempus visitationis suæ ; il taglio destinato


nell'Evangelio alla pianta sterile ,> se dopo una nuova e
diligente coltura avesse seguitato a non dar frutto ; deb
bon colmarvi di salutare timore, e rendervi molto atten
to a ciascuna funzione di questi santi giorni. Particula
bonæ diei non te prætereat, come vi ricorda lo Spirito
santo .
II. Considerate gl'impedimenti , che forse altre volte
v'hanno distolto dal far bene i santi Esercizj . Vi lasciaste
vincere dal tedio ? Dissipaste la mente in pensieri im
portuni ? Non osservaste con puntualità la distribuzione
del tempo ? Vi prendeste soverchia sollecitudine della
confession generale ? V'accomodaste per rispetto umano
a chi veniva a disturbarvi ? Eravate agitato nell'animo da
qualche peccato, o da qualche passione ? Imparate almen
ora a spese vostre , e rivolgendo in guadagno le anjiche
perdite, rimovele da voi ciò che altre volte fu di pregiu
dizio al vostro profitto : massime se vi rimordesse la co
scienza di qualche colpa, confessatevi senza indugio : im
perocchè in malevolem animam non intrabit sapientia. Ad
4
ogni inquieta passione dite quelle parole dis. Chiesa :
Exi a me, immunde spiritus, et da locum Spiritui sancto .
III. Considerate i mezzi che principalmente v'ajute
ranno a farli bene, e sono : 1. Raccoglimento esteriore ed
interiore : Fuge, tace, quiesce : hæc enim sunt radices non
peccandi , et initia salutis, fu detto dall'Angelo a s. Ar
e
senio. 2. Cuor grande, e liberale con Dio. Domine, quid
vis me facere ? Dategli carta bianca. Affer Deo cor va
cuum , ut illud possit implere Spiritus sanctus : avvisò san
Bernardo ad un suo allievo. 3. Esalta osservanza delle
cose prescritte, dovendosi prendere le medicine secondo
le circostanze volute dal medico. 4. Non perdersi d'ani
mo nelle aridità dello spirito, ma far le sue parti, e con
fidare nel Dio delle misericordie, e nella intercession di
Maria.
Mihi autem adhærere Deo bonum est. Ps. 72.

-1

‫رو‬
5

PECCATI

DELLA PASSIONE PREDOMINANTE

- I. Il frutto principale , che dalla sua venuta nel mondo


pretese di raccogliere il Verbo incarnato , fu di cancel
lare la colpa dell'uomo , e distruggerla :: onde affermò
>

Isaia profeta, iste est omnis fructus , ut auferatur peccatum :


ed il profitto più nécessario che voi pure ritrar dovete
da questi santi Esercizi si è , mondar l'anima dalle sue
>

macchie , emendarvi , cambiarvi in tutt'altro da quel di


>
prima , A tal fine vi darò negli esami pratici a conside
rare or l’uno , or l'altro di que' peccati , ne' quali chi
vive nel secolo è più sottoposto a cadere: e diamo prin
cipio da' peccati della passione predominante .
II. Siccome tra gli umori del nostro corpo uno ve
n'ba , che agli altri tutti suol prevalere , e addimandasi
umor peccante ; questi forma il diverso temperamento
de' corpi, ed è l'ordinaria cagione delle nostre infermità :
così tra gli affetti dell'anima uno ve ne suol essere , che
a tutti gli altri prevale: in chi l'amore della libertà , in
chi l'attacco al piacere, in chi il rispetto umano, in chi
la superbia , in chi l'iracondia , in chi l'avarizia , in chi
il puntiglio : un tale affetto si è quello che forma, per
così dire , l'indole , la complessione del nostro cuore, ed
è la radice ordinaria de' nostri difetti : onde poi sogliam
dire : ah questo vizio mi porge sempre materia per con .
fessarmi: se non avessi questo , non avrei cosa che mi
>

desse fastidio . Esaminatevi dunque bene a' piedi del


Crocifisso , e vedete qual sia in particolare la passione
che vi predomina.
III. Riflettete ai danni che arreca l'assecondare una tal
passione. Essa è la più precipitosa , e si pone alla testa
degli altri affetti scorretti,> ed alza bandiera . È simile al
peccato originale , uno in sè , e padre d'altri molti . Un
>

appassionato è come un affamato che mangia di tutto ,


ed i cibi più vili gli pajono più saporiti. Per l'altra ban
da questa suol essere la passione più rispettata, occultan
6
dola perfino a' confessori , ed abborrendo tutto ciò che
potrebbe inquietarla. Quindi è che di rado ce ne emen
diamo da vero, ed incorriamo nella terribile minaccia di
Cristo, in peccato vestro ( cioè peccato particolare, e spe
ciale proprio nostro ), in peccato vestro moriemini. Che
dite ? Pare a voi d'essere per tal modo indulgente col
l'affetto che vi predomina ? 1

IV. Riflettete per lo contrario alla grande utilità del


vincere una ļal passione. Siccome vinto il Gigante da
Davide , furon vinti i Filistei ; così superata questa pas
sione, restano superate facilmente anche le altre. Di più
questa stessa passione sottomessa a Dio può divenire
istramento per cose grandi . Gli Eroi più illustri di santa
Chiesa ebbero buona parte di loro le passioni una volta
più vive ed ardite , ma praticarono il bell'insegnamento
di s. Agostino : quos impetus habebas ad mundum , kos
habeas ad artificem mundi.
V. La maniera pratica di vincere questa passione con
siste in usare l'arte , e la forza. L'arte , osservando gli
andamenti del nemico, e se v'assale coll'arduo e col ter
rore , investitelo bravamente ; se vi assale col diletto ,
fuggitelo. Togliete ancora į viveri all'avversario, e do
malelo colla fame: pon date pascolo alla passione co'
pensieri, con discorsi, con guardi ecc. La forza poi deve
usarsi con la orazione, con massime eterne , con la fre
>

quenza de' santi Sacramenti, e col filiale ricorso a Maria ,


sotto il cui piè trionfale gettate la serpe di questa vostra
passione, affinchè la Vergine le schiacci il capo.. :
... :-)

:
‫ ܂‬:‫ܝ‬
tie ***
‫دور‬ is ud
4
1

- ‫زهين‬ ، ‫و فره‬ Hi
52.6 some ES A MED

DELLA LANGUIDEZZA NELLE COSE DELL'ANIMA E DI$ 95


DIO
oit
I. Esaminate ivostri pensieri, e vi diranno la stima
che di Dio e dell'anima .avete avuta . Molti son frastor
nati dal pensiero della salute per la sollecitudine dei
terreni acquisti. Villam emi , et necesse habeo exire , et
videre illam . Luc. 14. 21. Molti, perchè voglion servire
ai loro sensi in un giogo di divertimenti riconosciuto per
grayoso da quegl'istessi, che come dilettevole l'appetisco
no. Jugaboumemi quinque , et eo probare illa.Molti ,
perchè allacciati in un consorzio di piaceri dannosi, non
che superflui, s'ingombrano la mente in modo, che nepe
pur potrebbe , volendolo , portarsi a Dio. Nou possum
venire. Riflettete , se siete per tali ingombri nel numero
di coloro , che , non pensando a Dio, ed alla loro salvezt
za , hanno aperto con sì grave danno agl'inimici il passo:
Desolatione desolata est oninis terra , quia nullus est qui
recogitet corde. Jer. 12. 11 . : 21 is
II. Esaminate la sollecitudine che avete avula dell'a
' pima. Pensaste forse àa salvarvi , ma non vi pensaste a
>

dovere. Non dice Geremia nullus est qui cogilet, ma nul


lus est qui recogitet corde. Vani pensamenti, e sterili, sono
quelli , che non accendono nella volontà un desiderio
US
fervido ed efficace .,
III. Esaminate , se convinceste di manifesta fallacia i
vostri desideri colla contradizione dell'opere. Senza par
lare delle opere chiaramente peccaminose, riflettete ai
pericoli , ai quali espongono la loro anima quelli che
pur dicono di volerla salvare . Riconoscete , che la salute
eterna non è un affare o meno importante , o più facile
degli altri affari, onde possa tanto arrischiarsi . Imitate le
api , che prima d'ogn'altro lavoro formano nei loro al
>

veari la casa , ove hanno a tenere il Re. Dall'anima in


cominciate i giorni , dall'anima i negozj , al ben dell'ani
ma uniformate le amicizie e i disegni . Più delle vostre
dignilà , più delle vostre aderenze , più delle vostre so
stanze amate l'anima , e mostrate d'intendere pratica
8
mente, che verun vantaggio sensibile non deve mai com
petere la precedenza ai vantaggi dell'anima. Quam dabit
homo commutationem pro animà sual Matth . 116. v. 26 .
Come l'onor di Dio è più importante ancora della vo
stra salate; così molto più ancora che di salvarvi dovre
ste esser sollecito d'onorar Dio.
IV. Esaminate il culto che rendete a Dio colla fede.
1. Riflettete se la vostra fede è stabile , se dubitate di
tutto ciò che non potete intendere. Demus , dice s. Ago
stino, aliquid Deum posse , quod nos fateamur illud inve
stigare non posse. Tract. 12. in Jo . Non farebbe la fede
un sacrifizio di tal ossequio a Dio, e di tal merito all'uo
mo, se non passeggiasse a piè fermo anche all'oscuro. A
una tale fermezza , qual dovreste avere nelle cose di fe
de , confrontate i vostri pensieri , i vostri dubbj, i vostri
interni sentimenti, e le vostre parole. 2. Riflettete, se la
vostra fede è profonda , e se procura di prender lume
dalla considerazione delle cose divine , e dalla divina
parola udita oletta. 3. Se la vostra fede è viva , e sa
>

dire agl'incontri: nulla mai contro Dio, nulla mai sopra


Dio, anzi mai nalla , se non è voluto da Dio. Visa turba
de retro , et ab ante adorantes dicite in cordibus vestris
te oportet adorari, Domine, Baruc. 6. v. 5., volea Gere
mia , che dicessero gl'Israeliti nella loro dimora in Ba
bilonia .
Se così crederete, la vostra fede, con ricordarvi la di
vina potenza , la divina bontà , de divine promesse , ed
i'meriti inestimabili del vostro Redentore , animerà la
speranza , accenderà la carità , e la speranza ee la carità
saran l'anima delle vostre operazioni: onde sarà per voi
una piena e vantaggiosa vittoria ' la vostra fede. Hæc'est
victoria , quce vincit mundum , fides nostra. I. Jo. cap. 5.
v. 4 .
9
rin PECCATI D'OMMISSIONE
12915 :

I. Presupponete, che i peccati di ommissione non s'in


corrono per lo tralasciamento di qualunque bene si sia ,
ma per lo tralasciamento d'un bene debito, e comandato:
che però si definiscono da' Teologi : Negationes actus po
sitivi præcepti, et debiti. Ogni peccato s'oppone a qualche
precetto : il peccato di commissione è contrario a' precetti
negativi: quel d'ommissione ècontrario a'precetti affermativi.
II. Riflettete alla qualità dannosissima di questi pecca
ti. Sono come il veleno degli aspidi, che si addimanda in
sanabile , perchè occultissimo , e perchè potentissimo. È
occultissimo , ed appunto le ommissioni son dette per an
tonomasia i delitti occulti. E altrove il Salmista chiama
l'ommissione colpevole, negozio trattato fra le tenebre:
A negotio præambulante in tenebris. È negozio,, un traffi
co del demonio, perchè quando vede persone incolpabili
ne' loro costumi , fa , che s'invoglino di maneggi , ee di
cariche ; acciocchè non adempiendo poi alle obbligazioni
di tali impieghi periscano : ed egli ottien così per via di
raggiro quello che non potea sperare per via diritta. Si
chiama poi negozio notturno , perchè facendosi questi pec
cati col norr fare, son poco conosciuti, poco considerati ,
non potendosi persuadere chi non fa di fare con ciò gran
male. Quindi ne segue , che il veleno ne sia ancor po
tentissimo. I peccatori mal abituati in peccati di opere ,
spesso si emendano; ma un Superiore , un ufficiale , un >

ministro abitualmente trascurato ne' suoi doveri, d'ordi


nario non si corregge ' mai , e dal non aver usate per lo
passato tante diligenze e cautele, pensa di aver acquista
to come un diritto , e prescrizione, a non usarle in futu
ro , e reputa scrupoloso e indiscreto chi vuol obbligarvelo .
III. Considerate i castighi , con cui da Dio son punite
le ommissioni. Basta scorreregli Evangelj per vedere co
me ii maggiori processi ivi formati contro de' rei, si fon
dano quasi tutti in ommissioni . Nell'istesso giudizio uni
versale appena si parlerà d'altro che di ommissioni: Non
dedistis mihi manducare, non collegistis me, non cooperui
stis me, non visitastis me, etc. Per dinotare , che, se molti
andranno all'inferno per ciò che fecero, molti più v’an
dranno per ciò che non fecero.
10

IV. Riflettete agl innumerabili danni che le ommissioni


apportano sì all'ommittente, sì al prossimo. All'ommittente:
quanto bene egli tralascia continuamente ? Sacramenti,
orazioni, limosine, penitenze. Per salvarsi non basta aste
nersi dal mare, convien anche praticare quelle virtù che
convengono al proprio stato. Poi quanti peccati vien a com
mettere ? Si pecca più di peccati di onimissione , che di
peccati di opere, dice l’Angelico In
: pluribus peccat homo
omittendo , quam committendo. E s. Agostino a riguardo
delle ommissioni esclamò al Signore : Væ etiam laudabi
li vitæ hominum , si remota misericordia discutias eam .
1
, V. Ma i danni che recano al prossimo sono vie più stre
pitosi. È un'ommissione il non invigilare alla buona edu
cazion de' figliuoli : il dissimulare le tresche che passano ,
tra la servitù : il non pagare le mercedi, i salarj, i livelli,
i debiti : il non spedire giammai le cause che vi sono com
messe : il non motivare una ragione, quando il suo peso,
verrebbe a tenere in equilibrio le bilancie della giusti
zia : il non intervenire ad un magistrato , o congresso ,
quando la vostra presenza servirebbe di scudo all'inno
cenza oppressa ; è un'ommissione il non punire i delitti ,
non esigere l'osservanza delle leggi, non isbarbare sul
primo nascere le ree consuetudini : ma quanti disordini
da tali ommissioni provengono ? Quanti peccati ? quanta
zizzania in un campo , dapprima sì florido, per colpa di
tali sonnolenze ? Or questi mali saranno tutti attribuiti a
chi trascuro . 3

VI. Risolvete di abbracciare il rimedio che Ugon cara


dinale prescrive aa tor via le ommissioni . Due sono, dice .
egli, le radici di questa colpa: desidia, et fraus. La frode
per parte dell'intelletto, che si lusinga, ed adula, di non
esser obbigato a far di più. L'infingardaggine dalla banda,
della volontà , che fugge la fatica ed i fastidj. Convien
dunque svellere e l'una e l'altra di queste radici malva
gie : contro la fraude sarà il consigliarsi ; informarsi, in
terrogare i periti . Giacchè non iscusa mai dalla colpa 1 :
gnoranza supina, la quale consiste in non sapere i debiti
del proprio ufficio per la pigrizia di porseli ad imparare.
u

Contro l'infingardaggine sarà prendere affetto alla fatica,


ed impegnarsi a far bene il suo impiego : facendovi glo
ria, come l'Apostolo, di poter dire : Plus omnibus laboravi,
il

ESAME PRATICO

SOPRA LE OCCASIONI DEL PECCATO

I. Esaminatevi se mai per somma disgrazia vi ritrova


ste in qualche occasion prossima di colpa grave ? cioè in
tal combinazione di circostanze, luogo , tempo , persone,
ecc., a cui esponendovi spesso, e frequentemente, caschia
te in alcun peccato mortale, ancorchè fosse di solo pen
siero . Tale potrebb’essere in ordine a voi un qualche
giuoco, un qualche compagno , l'andare ad una comedia,
ad un ballo, il frequentare una qualche conversazione, il
trattare con una lal determinata persona, ecc.
II . Esaminatevi come siate persuaso dell'obbligazione
grave che avete di abbandonare una tal occasione a voi
libera e volontaria : dimodochè fate un peccato grave tut
te le volte che vi cimentate a tal occasione, anche col
solo cimentarvi all'occasione ; e nelle vostre confessioni
siete tenuto ad accusarvi di questo medesimo: nè queste
potranno esser valide, se non avrete un vero e sincero pro
posito di tralasciare somigliante occasione.
III. Esaminate con quali mezzi potrete rendervi facile
l'abbandonarla . Il primo si è fare con attenzione questi
santi Esercizj . Se concepirete una risoluta ed efficace vo
lontà di salvarvi , vi sarà facile d'imitare una Maddalena,
un Agostino, un Ignazio, che ruppero ad un tratto tutti
gl'impegni. Il secondo si è , farvi animo, e per amor di
Dio fare quell'atto generoso che pur fareste per un im
pegno umano, o per un'altra passione più veemente che
vi si risvegliasse in cuore . Se il principe vi desse il ban
do da quella casa, converrebbe pure allontanarsene;; Iddio
vi bandisce di là ; e non gli volete ubbidire ? Il terzo
mezzo, che è il più principale, si è raccomandarsi di cuore a
Dio, alla Santissima Vergine, ed a' vostri santi Avvocati,
per ottenere il necessario vigore a questo taglio indispen
sabile.
IV. Che se non fosse in vostra mano di riniovere l'oca
casion prossima per una morale impossibilità, chenol per
mettesse ; adempite voi la stretta obbligazione che avete
1
12

di armarvi contro di essa . 1. Con l'orazione. 2. Colla fre


quenza de' santi Sacramenti. 3. Col non istar mai da so
lo a solo con quella persona, ed anche alla presenza d'al
tri trattarci con molta circospezione ee cautela , e solo per
necessità. Come chi viaggia per una foresta abitata dagli
assassini , che vi va armato, non vi si addormenta , cam
mina con fretta, e si mira alle spalle.
V. Esaminatevi se vi lasciate ingannar dal demonio
con vani pretesti. Il dire che andandovi non vi pecchere
te, non vale, già peccate con solo andarvi . Abscinde, et
projice. Che dareste scandalo, neppur vale, anzi lo leve
reste. Che la convenienza , la civiltà , l'interesse vostro
non vi permettono di ritirarvi; neppure : basta riflettere
alla proposizione condannata da Innocenzo XI.: Proxima
occasio peccandi non est fugienda , quando causa aliqua
>

utilis vet honestá non fugiendi occurrit. L'esempio de'


confessori troppo indulgenti a nulla giova. Il voler dif
ferire aspettando la buona congiuntura di ritirarvi è un
mezzo termine dell'amor proprio. Se non lo fate ora, for
se non lo farete mai più .
VI. Per ultimo esaminatevi anche intorno ad altre oc
casioni di peccare, che si chiaman rimote; scorrendo col
pensiero per tutti i sentimenti , vedere, udire, ecc., come
siete diligente a fuggirle: Qui spernit modica paulatim
decidet . Da un'occhiata , da uno scherzo , dalla lettura
d'un libro ve ne può provenire un gran male ‫ ;ܪ‬epperò
abbracciate il consiglio dello Spirito santo : Fili, omni
custodia serva cor tuum .
13

PECCATI DELLA LINGUA

I. La nostra lingua è chiamata da s. Giacomo apostolo


universitas iniquitatis , perchè in quasi tutti i peccati vi
suo aver la sua parte . Per conoscere le imperfezioni del
la vostra lingua contraponetela alla lingua santissima di
Gesù, di cui sta scritto, Labia ejus lilia. Nel giglio vi è
il capdor delle foglie, e v'è l'oro delle sue fila. Esami
>

natevi ora: nelle vostre parole v'è candor d'innocenza? v'è


oro di carità verso il prossimo, ed amor verso Dio ?
II. Non vi sarebbe candor d'innocenza , se alle vostre
>

parole framischiaste allusioni , equivoci, scherzi poco con


formi all'onestà. Chi può sapere l'incendio che eccitano
nelle anime altrui queste scintille ? La malizia che pon
gono, o che risvegliano ?
III. Neppur vi sarebbenelle vostre parole oro di cari
tà verso il prossimo. 1. Se profferiste ingiurie e motti
offensivi. 2. Se col parlar seminaste discordie, riportando
senza necessità ciò che ad altro non vale che a turbar la
pace, e amareggiare chi ascolta:: molto più poi, se in ri
ferire alteraste le cose, dicendo quel che aggrava il male,
e tacendo quel che lo alleggerisce. 3. Se deste qualche
cattivo consiglio, tirandovi addosso non solo il peccato al
trui, ma l'obbligo ancora di risarcire il danno temporale
che ne segue . 4. Se mormoraste , svelando gli altrui
difetti segreti che la carità vorrebbe coperti , Charitas o
perit multitudinem peccatorum : e intanto arrecate tre gra
vissimi danni , l'uno alla persona contro di cui si mor
mora , l'altro a quei che v’ascoltano mormorare, il terzo
a voi medesimo .
IV . Neppur vi sarebbe nelle vostre parole oro di amor
verso Dio , se metteste in burla chi teme d’offenderlo , e
chi professa divozione e pietà . Se ne' travagli vi quere
laste del Signore, prorompendo in lamenti contro l'ado
rabile sua provvidenza. Se non sapeste spendere una pa
rola a luogo , e a tempo, per impedire i peccati . Se tra
lasciaste di correggere quei che dipendon da voi . Ab un
poco di zelo dell'onor di Dio ! Dite anche voi in certe
14
occasioni come quell’amoroso figliuolo, Patrem ne ferias.
V. Il rimedio per guarire la vostra lingua sarà giove
volissimo quello che usò il Redentore col muto evange
lico. Cristo si rivolse cogli occhi al cielo, Suspexit in cæ
lum . Raccomandatevi anche voi a Dio , dicendogli : Po
ne , Domine , custodiam ori meo , et ostium circumstantiæ
labiis meis. Fate quella preghiera che per trent'anni fece
un antico Padre dell'Eremo, Protege me, Domine, a lin
gua mea . Da poi Cristo sospirò, e pianse , Ingemuit. Do
letevi anche voi di vero cuore de' peccati della liugua ,
imponetevi qualche salutar penitenza, nè li scusate colla
collera , col natarale troppo allegro e vivace, coll'inav
vertenza. Per ultimo il Signore toccò con le sue bene
dette mani la lingua del muto : Tetigit linguam ejus. Co
municatevi spesso, e divotamente, a questo fine, per san
tificare la vostra lingaa.
Questi tre rimedi ben adoperati faranno che possa dir
si di voi in 'avvenire , come del mutolo soggiunge l'E
vangelista : Et loquebatur recte. Così sia.

‫ܢܝ܀‬

3
15
ESAME

DEL MALI CHE S'INCORRONO COLLA LINGUA

- I. Sogliono andar udite, dice lo Spirito santo, la custo


dia dell'anima, e della lingua : Qui custodit os suum , custo
>

dit animam suam ; qui autem inconsideratusestad loquendum ,


sentiet mala . Prov. 13. Il primo male della lingua sono le
parole oziose, vale a dire, le parole che diconsi senza mo
tivo di ragionevole utilità. Otiosum verbum , quod nullam
sui rationabilem causam habet, dice s. Bernardo. Chi pen
sässe al conto che un giorno dovrà rendere d'ogni suo
detto, non penserebbe forse sì poco a ciò che dice.
". II. Il secondo male della lingua inconsiderata sono le
parole inoneste , le quali , se altro non son che parole ,
saranno colpe veniali; ma se trascorrono a lascivi mot
teggi, si può in essi rifondere maggior colpa dalla maggior
malizia di chi- favella , e dal maggiore preveduto pericolo
di chi ascolta : Turpiloquium , turpis cantio, elc., ratione
scandali, vel periculi labendi in mortale frequenter mor
talia esse solent. Lib . 3. sect. 4. n. 13., dice il dotto Lay
9

mau. Una lingua santificata e dalle sue preghiere, e dal


le visite del sacramentato Signore, non sia , dice l'Apo
stolo s . Giacomo ( Jac. 3. 6.) una lingua infiammata a ge
henna, e non tramandi ardori accesi sol dall'inferno, per
che siano benemeriti del peccato.
- III. Il terzo male d'una lingua incauta sono le parole
pungenti. Dalla virtù von s'esclude ogni pungolo , ma si
modera : se cercheremo senza riguardo verano la com
piacenza dell'umiliazione altrui, l'escandescenza , le in
giurie", le imprecazioni , e bestemmie di cui saremo ca
> >

gione, non saran nostro diletto,che non siano nostra colpa .


IV. Il quarto male di chi rettamente non 'regola il suo
parlare sono le parole insincere, e le infedeli promesse.
L'aver promesso a persone inferiori non vi disobbliga
dall'osservar la promessa, principalmente s'ella fu raffer
mata con giuramento, o s'ella è riducibile ad una specie
d'oneroso contratto . Siamo inferiori infinitamente a Dio ,
e pur egli, dice Agostino , paga in riguardo a noi i suoi
debiti, per essersi costituito debitore col promettere. De- .
16
bitorein se facit Deus non recipiendo , sed promittendo.
V. Il quinto male d'una lingua sfrenata è la violazione
del segreto; male (ancor dove non obbliga a tacere il le
gaine del giuramento) o maggiore , o minore a misura
dell'altrui danno , o ragionevol disgusto , che prevedesi
facile a provenirne. Audisti verbum , commoriatur in te ,
fidens, quoniam non te dirumpet. Eccl. 19. 10.
VI. La facilità di propalare gli arcani è facilmente se
guita da un altro male di perniciosi rapporti. Simili rap
portatori, dove non sian mossi da zelo d'impedire i di
sordini, ma dall'adulazione, dal livore, e dall'odio scopro
no un genio contrario alla carità , che ha per singolare
suo pregio il ricoprire : Charitas operit. 1. Petr. 4. 8. , e
ineritano l'abborrimento vostro : siccome hanno l'odio di:
Dio : Susurrones Deo odibiles. Ad Rom. c. 1. y. 29. 30.
VII. Provengono dalla loquacità massime stravolte e
1
consigli perversi, che titillando l'orecchio si fanno strada
a pervertire i cuoris, A facie verbi parturit fatuus. Eccl.
19. II .
VIII. Un altro funesto male della lingua mal custodi
ta sono le detrazioni. Riflettete quanto sia facile e però
comune un tal male da s. Paolino chiamato l'ultimo lac
cio del demonio, da lui insidiosamente teso alle persone
medesime che pur fanno professione di spirito. Extre
mus diaboli laqueus. Riconoscete i danni d'un tal pecca
to, e le conseguenze che nascono da tali danni: e quando
foste tenuto a riparare idiscapiti dell'altrui fama, per
suadetevi, che se l'averla denigrata fu colpa, non può es
ser discredito ristorarla.
- IX. Se vi scorgerete reo degli accennati mancamenti,
imponetevi spontaneamente ,(benchè senza addossarvene
obbligazione) qualche mortificazione da praticare , dove
ne incorriate taluno dei più notabili. Se vuol la lingua,
dice.s. Gio. Grisostomo, rompere i freni formatigli dal .
la ragione, i denti la costringano a racchetarsi : Si non
patitur relicere, dentium morsu quiescat, el tamquam car
nifici tradatur dentibus.

1
PECCATI DI SCANDALO

I. Esaminatevi se intendete bene che cosa sia , e in che


consista il peccato di scandalo . Vien definito : Dictum ,
vel factum minus rectum , præbens alteri occasionem rui
næ spiritualis. Sicchè si può dare scandalo , anche pec
cando in segreto, ed ancorchè la persona da noi condot
ta al male sapesse già la malizia . A qualunque peccato
poi , ed a qualsisia genere di colpe uno venga sospinto o
dalle nostre parole, o da' nostri esempj , siamo rei di scan
dalo . Non v'è bisogno d'avere intenzione espressa dell'al
trui ruina spirituale: basta o dire, o far ciò che si pre
vede, .o dee prevedersi , che cagionerà tal ruina.
II. Riflettete alla gravezza enorme di tal peccato. Il
solo ritirar altri dal bene è addimandato nella Scrittura
Sacra peccatum grande nimis: ma il dare la spinta al ma
le addimandasi delictum maximum . Siccome il salvar ani
me èè opera dividissima , così è cosa diabolica , e che ha
dello stravagante nella malizia , il perderle. Le malvagi
tà di Giuda furono da s. Pietro epilogate in queste pa
role : Qui fuit dux eorum qui comprehenderunt Jesum . Lo
scandaloso è il nemico dichiarato di Cristo, inimicus ho
mo, mentre gli atterra , e distrugge, non le sue case , e
tempi morti , fabbricati di pietre , ma i suoi tempj vivi,
che sono le anime da sè redente.
III. Innumerabili poi sono i danni che cagiona lo scan
daloso. È stromento del demonio più efficace a sedurre,
che non è il deinonio medesimo. Non è reo solamente
di quel peccato che allora cagiona, ma tutti gli altri pec
cati che la persona sedotta commetterà dappoi, o farà an
che commettere da altri , in virtù , e in riguardo di quel
primo peccato, a cui lo scandaloso l'indusse, verranno in
qualche modo ad attribuirsi anche a lui . Se passando per
a

una selva appiccate il fuoco ad un albero, e questo dif


fondendo l'incendio riduce in cenere tutta la selva , non
siete voi reo di tanto incendio ? Gli altri peccatori cessa
no almeno di offender Dio su questa terra , quando ces
san di vivere ; ma lo scandaloso ancor dopo morte con a

tinua a far guerra a Dio in questo mondo co' peccati di


coloro che sopra vivono, e peccano per cagion di lui.
18
IV. Considerate i tremendi castighi che sovrastano allo
scandaloso. Come può non punirlo Iddio , se tanti chie
>

don vendeita contro di lui ? La chiedono le anime che si


perdono per sua colpa , e gridano dall'inferno : la chie
dono i genitori, i maestri , i confessori delle anime se
dotte. Stabunt jusli in magna constantia adversus eos, qui
abstulerunt labores eorum . La chiedono Maria Vergine ,
gli Angioli e i Santi tutti del cielo, a' quali son rubati i
lor divoti, i lor clienti, i lor compagni . La chiedono le pia
ghe medesime di Gesù, ed il suo sangue prezioso per colpa
de' scandalosi renduto inutile a tante anime. Væ homini
illi , per quem scandalum venil! Qui pessimant plebem
meam invenient perditionem e temporale ed eterna .
$

V. Se mai vi riconosceste reo d'aver dato scandalo, qual


rimedio ? Due cose, piungere, ed emendarvi. Chiedetene a
Dio perdono di tutto cuore: Ab alienis parce servo tuo:
fatene la maggior penitenza che potete, ed abbiate sem
pre trafitto il cuore da questa spina, siccome hanno fat
to altri scandalosi che si ravvidero . L'emendarvi poi ri
chiede in primo luogo che vi guardiate bene in futuro da
ogni scandalo : Sufficiant vobis scelera vestra domus Israel.
Dice il Signore : Non saprete come render conto a Dio
d'un'anima sola che avete, e de' peccati fatti da voi co
me voi, e vorrete di più caricarvi dell'anime , e peccáti
altrui ? Dovete in secondo luogo pensar seriamente alla
restituzione de' seguaci rubati a Dio. Animam pro ani
ma egli vuole. Imparate da s . Raimondo di Pennafort la
soddisfazione che dovete dare a Gesù. Vi riuscirà di a
cquistargli molte anime col buon esempio, con la orazio
ne , co' buoni consigli, con le limosine , e con promuo
vere iu tutti la pietà , massime in quei che dipendono
>

da voi .
19

PECCATI DEL CUORE

I. Il postro cuore peccar suole specialmente in due gui


se, con l'amore, e con l'odio . Or quant'all'amore, esami
watevi se tra le vostre amicizie ve ne sia qualcuna non
affatto innocente. Potrete conoscerlo da questi segni : Se
pebsate troppo, e in ogni tempo, a quella persona, ben
chè lontana: se vi trattenete con lei lungamente, usando
maniere e parole troppo tenere ed espressive : e dalla sua
conversazione, distaccandovi con violenza: gelosia, timo
ri , regali, ecc ., questo fumo indica chiaramente, che non
è affatto pura la fiamma.
II. Riflettete ai danni gravissimidi tali amicizie, che
pon solamente a lungo andare non vanno disgiunte da
colpe gravi, almeno interne, di desiderj malvagi , e ree
compiacenze, ma inoltre v'impegnano nel peccato per mo
do, che Iddio sa quando e come ne sortirete. Vi lavorate
úna cateoa che poi non avrete coraggio da rompere. Di
più vi sembra piccola perdita tanto tempo speso in va- ,
vo? La pace del cuore sacrificata a una turbolenta pas
sione? Il gusto e sapor che si perde a tutte le cose di Dio?
Il governo della famiglia, gl'interessi , gl'impieghi che .si
trascurano ? Le divozioni e i Sacramenti che si tralascia
no, o si frequentano male ? Tante grazie divine che si
demeritano ?
HI. Se mai vi trovaste allacciato in tali amicizie; o el
lepo sono sul cominciare, e datevi fretta a sterparle. Dum
parvus est hostis, interfice; nequitia elidatur in semine: co
me vi ammonisce s. Gerolamo . Si combattap bambine
per non temerle giganti. O elleno sono già adulte e ro
buste, e vi conviene ricorrere ben di cuore a Dio, ee al
la sua Madre Santissima per ottenere uno straordinario
ajuto. Fate ogni sforzo per dare un salto magnanimo che
dalla servitù vi porti alla vera libertà de' figliuoli di Dio.
I nodi più inviluppati si sciolgono con un taglio.
IV . L'altro affetto peccaminoso del nostro cuore si è
l'odio che talora si porta alle persone contrarie a noi, ed
agli offensori. Or siete voi persuaso dello stato infelice
20

jo cui si ritrova chi odia il suo prossimo? In tale stato


egli non ama Dio , non è capace di Sacramenti ; e come
asserisce l'Apostolo , non gli giova per la vita eterna qua
lunque altro bene che faccia : Si linguis hominum loquar ,
et angelorum etc.
V. Esaminatevise foste mai di coloro che van pallian
do i rancori con quelle scuse : Non voglio male a colui ,
ma badi a sè : odio i suoi mali costumi, non la persona :
con le buone si farebbe peggio : l'ingiuria è troppo fresca,
è troppo grande, ecc. Appunto è proprio delle avversio
ni , dice l’Apostolo , il nascondersi a guisa delle radi
ci sotterra , e fa d'uopo di guardo attento a scuoprirle.
9

Contemplantes ne quce radix amaritudinis sursum ger -


minet : ma da germogli perversiche si danno a vedere,
si può conoscere la malignità della radice che li produ
ce. Se von odiate colui, perchè rattristarvi del suo bene,
e compiacervi del male ? perchè mormorarne continua
mente ? perchè guardarlo di mal occhio, o fuggirne l'in
contro? perchè attraversarvi a' suoi vantaggi? perchè ne
gare anche talvolta a' più stretti congiunti il saluto , ed
altri segni comuni di benevolenza ?
VI. Per deporre dunque sinceramente qualunque odio,
ricordatevi per una parte del comando , dell'esempio , e
del premio promesso da Cristo a chi perdona per amor
suo. Leingiurie non corrisposte cogli odj, ma piuttosto
co' benefizj, addimandavansi da un Santo chiavi del pa
radiso. Per l'altra parte riflettete alle proteste del Reden
tore nell'Evangelio , che non sarà esso per perdonare a
voi le vostre colpe finchè voi non perdonerete al pros
simo le offese fattevi. Il castigo dato all'infelice Saprizio
per l'astio che portava a Niceforo, deve riscuotervi, e farvi
osservare l'avviso dell’Apostolo s. Paolo : Induite vos sicut
electi Dei, Sancti, et dilecti, viscera misericordiæ : suppor
tantes invicem , et donantes vobismetipsis , si quis adver
sus aliquem habet quærelam .

‫ فرد‬، - ‫ و‬. witnesse siis!


10 , s !
sy tois
;‫ ܐܙ ܢ ܪܨ܀‬. ‫ ܝ‬:: I'c' : 02 ,ܰ‫ ܝܺܝ‬€ 1: :‫ ܃ ܨܲܪ‬، r :: ‫ܐ‬ !! 1.02020
21

PECCATI DI PENSIERO

{
I. Esaminatevi se intendete bene in che consiste il
peccato di pensiero. Non consiste che venga in capo una
rappresentazione cattiva qualunque ella sia. Non perde
il giuoco chí ributta la palla all'avversario , ma chi la
trattiene in mano, o imbrogliar se la lascia tra le vesti:
e non la perde col demonio chi prontamente rigetta il
cattivo pensiero , ma chi lo trattiene in sè , e gli aderisce
con piena e deliberata volontà : il che avviene in due
modi, o per via di compiacenza morosa, o per via di de
siderio..
... Il. Fate voi quel conto che si dee di questi peccati si
per confessarvene , come per non cadervi ? Un peccato
solo di pensiero è bastato a cambiare tanti angioli del
cielo in tanti demoni dell'inferno. Di più i peccati di
pensiero spesso superano i peccati stessi di opera. 1. Nel
numero, 2. Nella malizia. 3. Nel pericolo, a cui espongono
l'anima, massime in punto di morte, in cui le tentazioni
si ridurranno quasi tutte a cattivi pensieri,
III . Date voi occasione a cattivi pensieri colla poca cu
stodia de sentimenti ? Cum fortis armatus custodit atrium
suum, in pace sunt ea quæ possidet : dice il Redentore.
Ma specialmente la libertà de' guardi suol esser madre
de' rei pensieri . Visum sequitur cogitatio, lo notò s. Ber
nardo. E s. Agostino confessava di sè, Per quales formas
ibant oculi mei, per tales ire solet cor meum . Da' danni
che la poca modestia vi recò per lo passato imparate a
guardarvene in avvenire, e risolvete anche voi col s. Giob
di non vedere per non pensare. Pepigi foedus cum oculis
meis, ut ne cogitarem quidem de virgine.
IV. Per far argine a cattivi pensieri procurate voi d'in
trodurne de' buoni nella vostra mente ? Leggendo a tal
fine libri devoti , meditando sovente le verità infallibili
della s . Fede, e contemplando con occhio assiduo e di
voto Gesù Crocifisso, conforme vi ricorda s . Pietro apo
stolo : Christo in carne passo , et vos eadem cogitatione
armamini.
22

V. Nell'esserne poi assalito come vi diportate ? Vi trat


tenete forse a mirar in faccia la tentazione ? Parlamenta
te col nemico ? Vi confondete, e v'inquietate ? Vi lascia
te tirar a qualche consentimento ? Dovete piuttosto far
atti contrari alla tentazione, rivolgendo contro il demo
nio la sua saetta : dovete sprezzarli con animo superiore,
come un cavallo generoso sprezza per via i latrati de'
cani: dovete sopra tutto raccomandarvi al Signore , ed
alla Santissima Madre, usando la celebre divozione delle
tre Ave Maria in onore della sua Verginal Purità; e
Concezione Immacolata .
VI. Risolvete di custodir in avvenire con ogni vigi
lanza il vostro cuore , ubbidendo alle voci dello Spirito
santo : Fili, omni custodia serva cor tuum‫ ܪ; ܀‬ab ipso enim
vita procedit. Scuotetevi subito di dosso quella scintilla
d'inferno. Imitate la prontezza prodigiosa che usò s. Fran
cesco Saverio : Tamquam a facie eolubri fuge peccatum .
ܰ‫ܐܳܢ‬

sie
erit

sis

$ 1

for i

3 . * 3
ES A ME 23
DELL'AFFETTO DISORDINATO ALLE TERRENE SOSTANZE
Dice s. Paolo, che si vide nel mondo il ricchissimo im
poverito per insegnarci la sobrietà, la giustizia e la pietà
nell'affetto, ee nell'uso delle cose terrene : Ut sobrie, et juste,
et pie vivamus in hoc sceculo. Ad Tit. 2. 12. Secondo aa tal
regola esaminate la sobrietà che nell'affetto ed uso delle
ricchezze avete serbata in voi stesso; la giustizia in riguardo
al prossimo : la pietà in riguardo a Dio , ed a' suoi poveri.
I. Esaminate la sobrietà nell'affetto . Come sono stac
cato da questi beni ; come conosco i discapiti che suol
arrecare allo spirito, lo stimarli, ed amarli troppo ? Radix
omnium malorum est cupiditas. 2. ad Timot. 6. 20. Un
ramo facilmente si svelle, ma non così la radice .
II. M'impegnerei io forse con animo di accumulare in
affari assorbitori del tempo dovuto all'anima? Avrei con
fidenza d'avere il convenevole al mio decoro, al mio stato
per le mie sole industrie, e non ancora per favore di Dio?
Scit Pater vester quia his omnibus indigetis. Matth . 6. 31 .
III. Moderato l'affetto delle facoltà dee regolarsene l'u
so . Benchè la prodigalità per se stessa sia meno colpevo
le, e forse anche più facilmente emendabile dell'avarizia,
può nondimeno come l'avarizia esser fertile di molte colpe.
Esaminate dunque se profondete oltre a ciò che dovreste:
se ciò che potete convenevolmente spendere lo dissipate
in cose affatto inutili , o in persone iinmeritevoli. Se ar
rischiate nel giuoco somme di gran rilievo, ciò che non
suol farsi senza grande pericolo. Se dissipate la roba in
troppo lusso , in viaggi, in festini, in addobbi, eccedenti le
vostre forze. Persuadetevi , che se tutte le persone dell'i
stesso grado non hanno l'istesse entrate, non a tutte son
lecite le istesse spese .
IV. Chi non si guarda dall'oltrepassare i confini della
sobrietà, entra facilmente ne termini dell'ingiustizia . Esa
minate dunque , secondo l'avviso dell'Apostolo , quanto
giustamente nell'uso de' besi di fortuna vi diportate col
prossimo .
V. Non è da proporsi a persone della vostra dignità
quella gran turba di vizj descritti da s . Gregorio, dei qua
li la tenace avarizia e l'avara prodigalità son feconde. De
avaritia proditio,fraus, fallacia, perjuria, inquietudo, vio.
lentia , et contra misericordiam obdurationes cordis orim
tur. D. Greg. 1, 1. moral . c . 31. Ma riflettete se pagate pron.
24
tamente il salario a' servidori , agli operaj la mercede , e
l'uno e l'altra corrispondente a'lor meriti ed alla fatica :
se vi ricordate dell'ordinazione di Dio nel Levitico : Non
morabitur opus mercenarii apud te usque mane, e nel Déu
teronomio ; Eadem die reddes ei pretium laboris sui, anle
solis occasium , quia pauper est, et ex eo sustentat animam
suam , ne clamet contra le ad Dominum , et reputetur tibi
>

in peccatum . Se nell'amministrazione dell'altrui siete non


sol fedele, ma attento : anzi non solo attento , ma non
meno sollecito che nel vostro : se nel mover liti , e nel
promuoverle guardate che l'interesse non preponderi al
la ragione : cosa ancora più facile ad avvenire dove l'in
teresse si colleghi coll'odio. Se soddisfate puntualmente
ad ogni altra obbligazione, e se siete persuaso, che mol
te spese, avvegnachè convenevoli , anzi l'istesse limosine
debbono lasciarsi quando vi stringono debiti di giustizia .
VI. Per distaccarci dalle terrene ricchezze dobbiam ri.
flettere, che possiamo morire ad ogui ora : Stulte, hac no
cte animam tuam repetent a te; quæ autem parasti cujus
erunt? Luc . 12. 20. Per non essere oltre dovere solleciti
per gli eredi , essi pure si mirino come mortali . Ecce, di
ce Agostino, discutio te cum filiis tuis , servas transiturus
transituris, transiens transeuntibus. D. Aug, in Ps. 34., e sta
biliscasi , che sarebbono acquisti da forsennato acquistar
>

l'oro , 'e perdere il paradiso : Quæ est istu animorum insa


nia, acquirere aurum , et perdere coelum ? D. Aug. Serm . 21 .
de Verbis Domini.
VII . Esaminate la pietà che in riguardo alle possedu
te sostanze ba da serbarsi con Dio , e co' suoi poveri . Le
ricchezze non sonopeccati, nè il custodirle e accrescer.
le è offender Dio. Non solo i ricchi si salvano , ma si
salvano i poveri in seno a' ricchi : Vidit Abraham a lon
ge , et Lazarum in sinu ejus. Luc. 16. 23. Ma perchè sia
così, riflettete , che la pietà v’ha da muovere a mantenere
verso di Dio la gratitudine negli acquisti , la rassegna
e
zione nelle perdite , e ad esercitare verso i poveri la ca
rità . Riconoscete Dio ne' suoi poveri , e rammentatevi le
sue divine promesse ; quanto le vostre indigenze sono
maggiori , e quanto sono più ampie le vostre brame, tanto
più dovreste slargare al sovvenimento de ' poveri la ma
no, e il cuore : Curam illorum habé , et quodcumque super
>

erogaveris, ego cun rediero reddam tibi. Luc. 1o. 31 .


ES A ME 25
DELLA PASSIONE PREDOMINANTE,
E SINGOLARMENTE DELLA SUPERBIA E DELL'IRA
I. Riflettete generalmente, che compiacendo le vostre
passioni giungerete a servirle , e servendole giungerete
dove non avreste creduto di poter giungere: Si præstes
animæ tuæ concupiscentias ejus, faciet te in gaudium ini
micis tuis. Eccl . ( 8.31.
- II . Riflettete, che una passione che prevalga non per
(生
verte soltanto la volontà, ma oscura l'intendimento : Su
percecidit ignis, et non viderunt Solem . Ecel. Ps. 57. 9.
Guadagnato che sia l'intelletto dalla malizia , 'riesce poi
>

troppo duro rimuoverne la volontà, onde il peccato della


passion che predomina, come con più ragione può dirsi
peccato nostro , così è il peccato in cui lungamente si vi
ve, e facilmente si muore, in peccato vestro moriemini.
III. Risolvete di fuggire il pericolo prima che s'inoltri
il danno . Per esclusion delle colpe oppongasi per ripa
ro la fortezza ; ma la fortezza che nelle passioni che as
saltano col piacere più che'colla resistenza combatte col
timore e colla fuga. Per esclusion degl'inganni opponete
il lume dell'eterne verità . Per esclusione dell'ostinatezza ,
la frequenza de' Sacramenti, e la guida prudente di uno
stabile confessore.
• IV . Fatte queste riflessioni sopra la passione che mag
giormente prevale sopra di voi , discenderete in partico
lare a combattere la superbia solita a prevalere sopra di
tutti : Non est creáta hominibus superbia . Eccl . 10. 22.
Non si sa come l'uomo s'insuperbisca ; ma s’insuperbisce
egli appunto perché non sa ; e per questo , dice s . Bo
naventura (D. Bonav. lib. pr. de profectu Relig. cap. 9.),
il superbo fa cose che disapproverebbe negli altri , se le
vedesse , ed incorre il discredito per quelle vie per cui
vuol l'onoranza .
V. Esaminate di quanti capi sia fertile questo mostro.
In ordine a Dio le irriverenze, il fasto , e la libertà che
2

dalla superbia introduconsi nelle sue chiese, le preghie


re che possono sembrare insulti , le ipocrisie benemeri
te per fino di sacrilegj , le presunzioni vanissime che ban
no i superbi, che Iddio di lor debba fare maggior conto;
che per non restar di loro privo debba trascurare i diritti
della sua giustizia , e gl'interessi della maggiore sua gloria.
Quando non giúnganoa tanto, perdono di leggieri il merito
26
d'ogni lor bene rivolto unicamente alle umane approva-.
zioni : Receperunt mercedem suam . Matth . 23. In ordine
al prossimo esaminate i contrasti, le invidie, l'emulazioni
che genera la superbia. Il saperbo , dice Filone, famulis
pro jumentis utitur , ingenuis pro mancipiis, cognatis pro
>

alienis, civibus pro exteris . Ha ne' suoi occhi una trave, e


giudica , e condanna un piccol fuscellino da lui scorto in
altrui . In ordine a se stesso, come non sono nel superbo
soffribili le inquietudini , così non sono numerabili le va
ne compiacenze, ed i disordinati affetti. Esaminatevi, e se
scorgeste l'orme della superbia che vi s'accosta , temetene
i danni, ee rimoveteli col conoscimento di Dio, col dispre
gio di voi, e colla cortesia sincera col vostro prossimo
proporzionata al grado di ciascheduno: Non veniat mihi
pes superbice . Ps. 35. 12.
VI. Vinta la superbia , non vi sarà difficile il frenar l'i
ra. Per conoscere la necessità di vincer questo nemico ,
riflettete, che l'ira affetta in qualche modo di seguir la
ragione, ma in verità la perverte. In voi non sarà facile
che l'ira passi agli spergiuri , e oltraggi del santo Nome
di Dio; maneppur dovete soffrirenelle persone a voi suddite
upa tal colpa : Siquemquam blasphemantem audieris, accede,
et increpa; diceva s. Gio. Grisost. al popolo Antiocheno .
VII. Non meno della lingua son pervertite dall'ira , e
la mente, e il cuore. Quando poi l'ira si fissa, traligna jo
odio : nè sol produce i rancori, le turbazioni, le smanie
che sconvolgono l'uomo internamente ; ma diviene, come
la intitolò s. Girolamo,janua vitioruin omnium : qua uper
ta ad omne facinus armatur animus.
VIII. Se questi danni dell'ira mostrano la necessità di
combatterla , una tale necessità vi dovrebbe insegnar la
maniera di superarla. L'ira ha da vincersi colla ragione,
ha da vincersi colla prudenza , ha da vincersi colia for
tezza. V'ajuterà la ragione a reprimer lo suegno che con
cepite o contro le cose irragionevoli , o contro le persone
ragionevoli per motivi da nulla. La prudenza farà che le
ingratitudini e le molestie, vi giungano meno acerbe col
giuigervi prevedute. La fortezza farà, che v'accingiate a
combatter da buon guerriero , Sicut bonus miles Christi
Ad Rom . 12. E che non vi lasciate vincere dalle offese ,
ma che vinciate le offese co' benefizj; Noli vinci a malo ,
sed vince in bono malum .
27
milia vid
1; ESAME $

5
SOPRA L'AFFETTO DISORDINATO ALLA ROBA

6 .

i I. Parlando lo Spirito santo per bocca del Savio ci fa


sapere, che l'amore smoderato al denaro spegne nel cuor
dell'uomo l'amore dell'anima propria in tal maniera, che
si giunge a venderla al demonio per nulla : Nihil iniquius
quam amare pecuniam : hic enim animam suam venalen
habet. Eccl. 10.30: **
II. È questa passione empia con Dio. Quel continuo tri
buto d'amore e servitù che dovrebbe all'Altissimo , dal
l'avaro s'offerisce all'oro, ed all'argento. A quest'idolo sa
crifica i pensieri della sua mente, le industrie della sua
accortezza, i sudori della sua fronte . Si dimentica dell'e
terna sua salute, e di Dio non si ricorda che quando te
me di qualche perdita temporale. Anzi gli sacrifica an
cora la salvezza de' propri figliuoli, e de' domestici, rego
landosi solo coll'interesse nel dare stato a' primi; e non
correggendo i secondi ne' loro perversi costumi, se non
allora che sono di pregiudieio alla robai O che stoltez
za ! Quid prodest homini, si mundum universum lucretur :
animæ vero suæ detrimentum patiatur : grida il Divin Re
dentore.
III. La cupidigia d'avere è anche ingiusta col prossimo.
Quante frodi nelle promesse, nelle merci, ne'pesi, ne' con
tratti, nelle liti, ne' pagamentiche devonsi alla servitù, ed agli
operaj? Se non altro si differisce il pagare quanto più
tardi si può contro l'espresso comandamento che fa il Si
gnore : Non morabitur opus mercenarii apud te usque ma
ne : eadem die reddes ei pretium laboris sui ante solis oc
casum, ne clamet contra te ad Dominum . Levit. 19. Ap
plicate attentamente l'orecchio per udire se v'è presso di
voi una qualche cosa che gridi contro di voi, e imitate
la delicatezza del s. vecchio Tobia, che , sentendo belare
in sua casa un capretto , disse subito a' suoi: Videte ne
forte furtivus sit, reddite eum dominis suis.
IV. L'avarizia non è men perniciosa a chi la fomenta,

3
28
portando seco e la rovina temporale della famiglia, che >

non s'impingua co' mali acquisti, ma si consuma ; e la


dannazione eterna dell'anima: sì perchè questi è un vi
zio che difficilmente si emenda : sì perchè non si vuol
fare la necessaria restituzione ; oppur facendosi non si fa
interamente quanto, e quando si deve. E pure non v'ha
rimedio, o restituire, o dannarsi . La scusa ordinaria del
non si può è bene spesso un finto non posso , e un vero
non voglio. Se non altro dovete almen tentare con le vo
stre industrie di porvi in istato di poter restituire.
V. Per liberarvi da questa sì dannosa passione racco
mandatevi di vero cuore a Dio, dicendogli col s. Davide:
Inclina cor meum , Deus, in testimonia tua, et non in avari
tiam . Da, Domine, terrena despicere >, et amare cælestia.
Considerate sovente la meschinità e fallacia de' beni ter
reni, e la grandezza immensa de' beni celesti; figurando
vi, che vi ripeta il Signore quella sua maravigliosa sen
tenza : Facite vobis sacculos qui non veterascunt, thesau
rum non deficientem in coelis, quo fur non appropriat, ne
que tinea corrumpit. Se capirete bene questa gran verità,
non solo distaccherete il vostro affetto dalle ricchezze
terrene, ma usandole in opere di pietà , ed in sovveni
mento de' poveri, vi acquisterete con esse un regno eterno.

3 hii
3 $;

8
ESAME 29
SOPRA L'AFFETTO ECCESSIVO AI BENI MONDANI
I. Esamipate bene, se nel vostro cuore s'alligna questa
fiera passione, che dall’Apostolo è chiamata Radix omnium
malorum : non solo è nudrice di tutti i vizj , ma è radice che
sta sotto terra, si ricopre con mille speciosi pretesti d'in
dustria, di prudenza , di carità alla propria famiglia , di
>

necessità per mantenere il suo grado, ecc.: Sapiens sibi vi


detur vir dives. Ma la sapienza incarnata lo chiama stolto;
Stulte, hac nocte repetent animam tuam a le : quæ autem
parasti cujus erunt?
II. In tre stati potete riguardare un tal affetto alla roba.
Nell'acquisto degli averi, nel possedimento, e nell'uso. Or
quanto all'acquisto, esaminatevi se per voglia d'accumu
lare abbracciate tanti negozj , che non vi resti tempo da
pensare a Dio, e provveder all'anima, come per lo più suol
accadere : Non potestis Deo servire, et Mammoni. Un tal
appetito vi fa trascorrere di là dal giusto, allettandovi a gua
dagni vietati ? Nel patteggiar le mercedi mettete condi
zioni troppo gravose al povero? Ne'contratti avete sempre
la mira all'equità ? Sapete almen dubitare, e consigliarvi
a tempo ? Come vi regolate nell'intraprendere , nel con
durre , e nel prolungar le liti ? Proponete aggiustamenti
forzati ? Siete voi di quelli che lusingano i propri rimorsi,
e che serrano gli occhi alla luce per non esser obbligati
a restituire? Ma che giova? Non remittitur peccatum, nisi
restituatur ablatum .
III. Intorno al possedimento della roba, esaminatevi se
le avete un grande attacco, per cui vi riempiate di mille
spinose sollecitudini, per cui concepiate odj, guerre, ini
micizie anche talora co più stretti di sangue; per cui v'im
pegniate in liti immortali con perdita del tempo, della pa
ce dell'animo, e del denaro , mentre potreste facilmente
comporvi ; e per cui all'avviso di qualche perdita prorom.
piate in furori. Ah questo non è posseder le ricchezze, ma
esserne posseduto. In oltre osservate, se anche della roba
da voi posseduta può dirsi quello che generalmente af
ferma s. Agostino: Vermis divitiarum perbia. È troppo
facile d'invanirsi nelle ricchezze; eppure non dovrebb'es
ser così . Chi mai s'insuperbisce per aver molti debiti ? Or
quanti beni riceveste da Dio, altrettanti debiti avete con
lui : Dum augentur dona, rationes etiam crescunt dono
rum , dice ș. Gregorio.
30
IV . Nell'uso della roba si può mancare o per difetto, o
per eccesso. Per difetto: ee però esaminatevi se per troppo
amore al danaro, o tralasciate di fare, oppur fate assai di
mala voglia le spese necessarie al convenevole manteni
mento della casa ? Se lasciate mancare alla consorte ed ai
figliuoli il sassidio ragionevole per i loro onesti diverti
menti ? Se fate stentare alla servitù il suo salario , agli ope
raj la mercede proporzionata alle lor futiche, a' mercadan
ti il pagamento , alle Opere pie l'esecuzione de'legati , a '
> >

colleg; l'alimento de' figliuoli che vi s'allevano? Se per non


sapervi indurre a spendere, indugiate fuor di modo a
dare stato ai figliuoli: oppur gli obbligate a prenderlo a
vostro capriccio , perchè così torna conto all'interesse ?
V. Per eccesso circa l'uso della roba pecchereste, se vo
leste sfoggiare sopra le vostre forze : se scialacquaste in
giuochi, in banchetti, in lusso, in addobbi eccessivi; e mol.
to più se prendesté a spesáre certe passioni che mai non
saziansi . Quand'anche in ciò non commetteste altra in
giustizia , il superfluo delle vostre facoltà non è forse do
voto a' poveri ? Superflua divili necessaria sunt pauperi ,
aliena retinet qui ista tenét , grida s. Agostino. $

VI. Esajninate le maniere, con cui rimediar possiate a


questi disordini. In priino laogo avete una somma neces
sità di raccomandarvi aa Dio, dicendogli col s. Davide : In
clina cor meum , Deus, in testimonia tua , et non in avari
tiam . Poi , quant'all'acquisto della roba, guardatevi dal vos
ler troppo . Conteotatevi d'una sufficiente fortuna, sicchè
vi resti tempo d'attendere al sommo acquisto de cieli . Nel
guadagnare non imitate le formiche, ma sì le api , che si la
vorano un tesoro di miele, ma senza pregiudizio de' fiori,
su cui si posano. Quanto al possedimento della roba, pro
curate di conservare la libertà del cuore, sicchè , restando
le ricchezze terrene al di fuori, conserviate al di dentro
la povertà di spirito sì rimunerata da Dio. Da beni che
avete, in vece di cavarne sentimenti di alterigia , cavatene
sentimenti d'umiltà, di gratitudine, di fedeltà verso il so
vrano Benefattore. Quanto all'uso , sapendo voi fare , vi
comprerete co' vostri danari questi due titoli più gloriosi
di quanti , possa daryene il mondo, di limosiniere di Dio,
e redentore di anime. Jupi!!!
Per dispregiare i beni miserabili della terra,mirateli
con l'occhio dell'Apostolo: Præterit figura hujus mundi.
31

ESA ME

SOPRA LA TEMPERANZA RAFFRENATRICE DE' PIACERI


O IMPROPRJ, OSMODERATI

I. Per disporre il vostr'animo alla rinunzia de' piaceri


mondani , che da voi vuole la Vergine, e che da tutti i
cristiani richiede nel battesimo la santa Chiesa , esami
nale , se le vostre ricreazioni e piaceri sono propri di
cristiano ; e se avete orrore a quel vizio, da cui si lascia
vincere, raro è che non vi ricada: Voluptas corporis ad
ducit inconstantiam mentis, Revel . S. Birg. 1. 2. c . 9.
II. Stabilite, ch'è piacere indegno d'un'anima cristiana
quello che va congiunto coll'offesa di Dio , apzi non è
>

yeramente piacere , come non sarebbe ristoro una be


vanda , benchè odorosa e gelida , in cui sapeste che v'è
>

mischiato il veleno . Con questa regola esaminate i vostri


scherzi , i vostri discorsi, e giuochi .
III. Non è piacere dicevole al cristiano quello che s'u
nisce al pericolo d'offender Dio. Tali sono : 1. La lettura
di libri o meno onesti, o meno pii , che sotto la specie
>

di purezza di stile, o di novità di dottrina, dilettano; ma


dilettando possono recare la morte. 2. La stretta familia
rità con persone, o sboccate di lingua, o libere di costu
me. 3. Il trattar confidente e continuo con persone uni
formi di genio, e differenti di sesso.
IV. Riflettete, che alcuni divertimenti, che forse come
a cristiano, e nulla più, converrebbonvi, vi saranno dis
dicevoli come a capo di famiglia, come a sigvor di re
pubblica, come a padrone, o padre: Cave, ne ob orationis
studium , cuiforte insistere contendis, disciplinam innume
rabilis populi , qui tibi commissus est, negligas, scrisse
s. Pier Damiani a Cintio prefetto di Roma. Pensate dun
que, che non potrà scusarvi l'amore a' divertimenti , se
trascurerete i doveri incaricativi, mentre nè pur vi scuse
rebbe lo studio dell'orazione.
32
V. Riformati nella loro sostanza i vostri divertimenti,
ristringeteli nella misura. Se sono rimedi preservativi
della nocevole malinconia, si prendano nella lor dose.
VI . Tolto l'abuso , o l'eccesso de' divertimeoti, santifi
cateli colle vostre intenzioni, e reudeleveli meritorj: Sive
manducatis, sive bibilis , sive aliud quid facitis, omnia in
gloriam Dei facite. I. ad Cor. 10. 31. Così sarete vera
mente concorde colla Madre Santissima , che conforman
dosi al genio del suo Figliuolo , non vuol la morte del
corpo, ma per mezzo d'una mortificazione discreta vuol
la morte del peccato , e la vita dell'anima : Nolo mortem
carnis, sed peccati. Revel. 1. 6. c. 121 .

1
}
ESAME

DELL'OŽIOSITA' E DELL'INDEBITE OCCUPAZIONI

L'oziosità fu sempre favorevole alle trame dell'ininico.


Rifletterete quanto disconvenga l'ozio ; quanto di leggieri
diventi colpevole; quanto sia punito da Dio .
I. È inconvenevole l'ozio , perchè s’oppone alle inten
zioni di Dio , conie autore della natura , e molto più co
>

me autore della grazia. Egli ha ordinato il vivere all'ope


rare ; e vuol che il tempo sia traffico d'eternità : Negotia
miini dum venio. Luc . 19. 13.
II. Esaminate gli effetti della meno colpevole oziosità .
1. La noja delle occupazioni divote . 2. L'eccesso del son
no , che, ordinato dalla natura per riposo dalla stanchez
za , dall'ozioso è renduto una stanchezza sazietà di ri
poso. 3. L'incostanza pel bene incominciato, la dimenti
canza di Dio , e la njuna curanza dei celesti suoi beni.
III. Passando poi alla turba delle colpe maggiori ge
nerate dall'ozio , riflettasi singolarmente 1. Alle mormo
razioni di chi con franchezza tanto maggiore censura le
operazioni altrui, quauto più sono esenti dalla censura le
operazioni sue proprie che non vi sono. 2. Riflettasi a ciò
che dice s. Antonio di Padova , che un'anima oziosa e
negligente diventa una sentiva , in cui tutte colano con
facilità le lordure : Torpor negligentiæ sentina vitiorum .
IV. Se la colpa non v'intimorisce, vi sgomenti la pe
na , per cui vien minacciato il fuoco all'albero infrattuo
so , nè si lascia impunito il servo nasconditor del talento.
V. Per sottrarvi alle colpe che dall'ozio provengono ,
ed alle pene che agli oziosi si apprestano ; stabilite col
divin lume ciò che volete fare di bene ogni giorno, ogni
settimana, ogni mese, ogni anno. Quodcumque facere potest
inanus tua instanter operare, quia nec opus, nec ratio, nec
sapientia , nec scientia erunt apud inferos, quo tu prope
ras. Eccl. 9. 10 .
VI. Superata l'oziosità , riformate le indebite occupa-, *

zioni. Le vostre occupazioni non siano peccaminose, non


siano soverchie : sieno volute da Dio , e da voi s'intra
prendano per questo fine ,> perchè Iddio le vuole. Esami
34
nate dunque se mai foste entrato nel numero di que'
meschini , i quali, ut inique agerent, laboraverunt. Jer.
9. 5. Se avete prese le vostre occupazioni indifferenti con
tale immoderazione da rimanerne oppresso, e da non la
sciare all'anima un respiro al suo Dio. Se vi accertate di
fare più che potete, e nello stalo della vostra vita , e nelle
vostre azioni particolari, la volontà del vostro Creatore ,
e Padre , il quale, al dir dell'Apostolo, factus est omnibus
obtemperantibus sibi causa salutis æternæ . Ad Heb. 1. 9.
Se riflettete , che l'ottima occupazione è l'adempimento
de' vostri obblighi. Se non contento di ben regger l'ester
no delle vostre operazioni, ne rettificate il fine. I frutti,
e non le belle foglie difenderanno l'albero dal minaccia
to taglio .
VII. Per vincer l'ozio , e per occupare il tempo , come
Iddio vuole da voi , riflettete: 1. Che il tempo è inesti
mabile. 2. Che è irreparabile . 3. Che non è in vostra ma
no. Dum tempus habemus, operemur bonum. Ad Gal. 6. 10 .
33
PECCATI

NELL'USO DE BENI ESTERIORI

1. Esaminatevi se la mondana prosperità in voi cagio


na superbia. In labore hominum non sunt , et cum homi
nibus non flagellabuntur: ideo tenuit eos superbia , dice il
Salmista. Deve piuttosto cagionarvi timore , e umiltà, sa
pendo, che due paradisi non si possono godere ; e che
quanto più possederete al presente , tanto maggiore sarà
>

il conto che dovrete poi renderne .


II. Siete voi di coloro che vengon ripresi dal s. Da
vide con quelle voci : Ecce homo, qui non posuit Deum
adjutorem suum , sed speravit in multitudine divitiarum sua
rum . La pielà verso Dio è l'appoggio più stabile delle fa
miglie: Pietas ad omnia. utilis est , vi ricorda l'Apostolo ;
e però anche per motivo temporale procuratela in voi ,
e ne' vostri domestici: Divites egerunt, et esurierunt; timen
tes autein Dominum non deficient omni bono.
III . Vivete voi contento del vostro stato , quand'anche
fosse mediocre ? Non ogni fortuna è da bramarsi: vi son
le fortune di mare , che son tempeste . É troppo vero
quello che scrisse s. Isidoro : Grande patrimonium , gran
:

dis tentatio est. Un piccol fiume sta facilmente dentro le


sponde ; non così un torrente assai gonfio.
IV. Avete smoderato affetto al danajo ? tenendolo con
molta tenacità, e ricusando di spendere ove bisogna a con
venevole mantenimento della famiglia ? Quest'è avarizia ;
quella stessa contro cui tanto si grida nell'Evangelio. E
non avete un giorno a lasciar tutlo ? Perché non attac
carvi piuttosto a'beni eterni ? Siccome le acque al di fuo-.
ri , e stando sotto ad una nave la reggono , e la portano
in alto ; ma stando al di dentro la deprimono , e la som
mergono ; così fapno ancora le ricchezze ad un'anima .
V. In occasione poi di qualche perdita , date voi in is
inanie , disperazioni, e lamenti sin contro Dio . Questo
non è posseder le ricchezze , ma esserne posse luto : non
è usar le ricchezze a modo delle vestimenta, che si pren
dono e si depongono senza dolore : Quid enim sunt ter
reņa omnia , nisi quædam corporis indumenta ? dice s . Gre
36
gorio ; ma piuttosto è un averle attaccate come la pelle
che ci fa gemere se ci vien tolta . Il s . Giobbe v'insegna
il modo di cambiar in guadagni le perdite con dire in
!
tali occasioni : Dominus dedit, Dominus abstulit, sit nomen
Domini benedictum .
VI. Siete voi ben informato della grave obbligazione
che ha un facoltoso di far limosine a' poveri ? Le fate voi
proporzionate alla vostra possibilità? Amate voi i poveri,
gli ajutate , li consolate, riconoscendo in essi la persona
>

di Gesù Cristo ?
VII. Misero voi , se foste di quei che , prosperati da
>

Dio, maggiormente l'offendono , dissipando il davajo in


>

lusso , crapole , dissolutezze ! Dixeruni Deo, recede a no


bis , postquam implesset domos eorum bonis. Impii tam
>

quam mare fervens, che mai non si raddolcisce con tanti


fiumi di acque dolci che gli entrano in seno; mai non
migliorano con tanti benefizj che ricevon da Dio . Voi ab
bracciate piuttosto il consiglio dello Spirito santo: Ho
nora Dominum de tua substantia. Il danaro nelle vostre.
mani diventi un prezioso stromento a promovere l'onor
di Dio , l'esercizio delle virtù cristiane ; e ad impedire i
peccati.
1

37
ESAME

SOPRA IL MODO CON CUI VI PORTATE VERSO DIO

I. Esaminatevi , che stima facciate dell'incomprensibile


Maestà del Signore , dinanzi a cui tutte le creature at
tuali e possibili sono come se non fossero. Che conto
fate della sua grazia ed amicizia , che vi rende figliuolo
adottivo di Dio , ed erede d'un regno eterno ? Qual con
cetto avete del suo immenso potere , e della sua infinita
giustizia ? Il santo timor di Dio è l'unica regola de' vostri
maneggi e disegni anche più occulti.
II. Esaminatevi se l'amate sopra ogni cosa. Mostrereste
di non amarlo , se aveste ardire d’offenderlo per non dis
gustare un amico , un parente , una dama, se vi ricor
daste poco di lui , nè ci pensaste che molto di raro : se
trascuraste di fare di quando in quando atti espressi d'a
mor di Dio. Il comandamento d'amare Iddio è il primo
di tutti i precetti ; epperò il trascurarlo è la più dannosa
di tutte le ommissioni .
III. Esaminatevi come rispettiate :1. La sua divina Im
mensità , per cui è presente in ogni luogo. 2. Il suo santo
Nome, avvertendo di non valersene a dar energia alle
vostre collere. 3. La sua santa Parola , ossia quella delle
divine Scritture : non burlando mai co'detti sacri , e molto
meno motteggiando sopra le cose della Fede ; ossia parola
trasmessa a noi per mezzo de' predicatori , confessori ,
superiori, de' quali egli disse : Qui vos audit, me audit:
ossia parola interna delle sante ispirazioni: ciascuna delle
quali è costata tutto il sangue di Gesù Cristo, ed ognuna
può essere o il principio della vostra salute se l'ammet
tete , o l'occasione della vostra danpazione se la ributtate .
4. Le chiese , che sono sua reggia , i sacerdoti e religio
si , ministri della sua Corte. 5. Le feste, giorni consecrati
>

al culto divino , e da santificarsi con qualche maggior e.


sercizio di pietà ; e pure sono talora più profanati con
allegrie mondane, banchetti, passeggi, balli, comedie ecc.:
e dove gli Ebrei trattando di far morire il Signore gri
davano , non in die festo, non in die festo; i cristiani pare
che scelgano appunto le feste per crocifiggerlo.
38
IV. Esaminatevi se l'onorate , ringraziandolo , e rico
>

noscendo da lui tutto il bene che avete, o se pur siete di


quei che ben provisti e pasciuti mai non alzano il guar
do a rimirar quella mano che li benefica. Siete voi per
suaso praticamente , che il buon successo de' vostri affari
dipende da Dio; e che però a lui convien ricorrere , in
lui confidare ? Poi a chi attribuite la gloria delle vostre
imprese , al supremo Dator d'ogni bene , oppur a voi ?
>

A onor di chi operate ? Se le vostre azioni sono rivolte


a fini umani d'interesse, d'applauso , e non a Dio , mise
ro voi ! Recepisti mercedem tuam .
V. Esaminatevi se l'ubbidite prontamente, come eccelso
>

signore e padrone, e tenendo gli occhi sempre rivolti a


intenderne perfino i cenni . Oculi semper ad Dominum .
Tutta la perfezion nostra consiste in questo : în fare tutto
ciò che Dio vuol da noi (dico tutto , e non parte sola
mente ), in farlo come Iddio lo vuole , e in farlo perchè
Iddio lo vuole .
VI. Esaminate specialmente , se nelle disgrazie , nelle
>

perdite , nelle infermità vostre, o de' parenti , o degli a


mici, vi conformate alla divina volontà, e adorate in que'
mali la Providenza divina che gli ordina al nostro bene,
oppure se v'abbattete d'animo, se vi lamentate , se date
2

in impazienze. Se siete fedele a Dio sol quando vi dà del


bene temporale, mostrate d'amarlo come amate un vostro
servidore , in quanto vi è utile , e non per l'infinito me
rito che egli ha d'esser amato.
ESAME 39
DEL TIMORE DISORDINATO DEGLI UOMINI ,
E STABILIMENTO DELL'ANIMA NEL TIMORE E AMOR SANTO DI DIO
I. Immaginatevi , che Dio vi dica in quest'ultimo
quello che da sua parte fu detto da Gedeone a' suoi sol
dati prima di venir alla scelta dei poobi cb'erano desti
nati a vincere i Madianiti: Qui formidolosus et timidus
est, revertatur . Lib . Judic. 7. 3. E per non ritornare vil
mente addietro dalle disegnate vittorie , riconoscete pri
mieramente i danni che suol recare ad un'anima il timore
disordinato degli uomini. Quando gli umani viziosi ri
guardi non fossero per recarvi altro male , che allonta
narvi da molto bene di supererogazione, ciò sarebbe un
mal piccolo. Se penetraste il sublime acquisto che fate
con un'opera virtuosa >, non temereste, nel conquistare
tanto per l'eternità , l'aggravio degli altrui detti .
>

II . Riflettete , che quando colla moltitudine degli atti


sarà rinforzato in voi l'abito di operare giusta l'altrui vi
zioso volere ; non solo trascurerete il bene di superero
gazione, ma quello ancor di precetto . A lungo andare è
impossibile voler piacere in ogni cosa agliuomini, e non
dispiacere in veruna cosa a Dio : Siadhuc hominibus pla
cerem , Christi servus non essem . Ad Galat. 1. 10 .
III. Non solamente il timore umano vi ritirerà dal be
ne , ma vi spingerà facilmente al male. Dal non disap
provare il peccato è troppo facile il passar a commetter
ſo. Le detrazioni non impedite prima, poi si fomentano.
La soddisfazione per un vano puntiglio non accettata o ne
gata promove l'odio ; e il pericolo che per rispetto umano
non s'è troncato, promoverà la continuazion dei peccati .
IV. Per non provar questi danni , considerate, che la
vittoria dei rispetti umani è gloriosa ; nè gloriosa solo in
quel giorno , in cui i giusti stabunt in magna constantia
adversus eos , qui se angustiaverunt. Sap. 5. 1., ma glo
riosa ancor di presente. Se un guerriero si gloria del suo
valore , per qual motivo un cattolico deve arrossirne ?
V. Riflettete, che l'aver vinto i rispetti umani non vi
recherà vero danno. Se alcuni diranno male di voi , Id
dio vi benedirà . Maledicent illi, et tu benedices. Ps. 108: 28 .
VI. Riflettetè, che vi può essere sommamente nocevole
l'aver ceduto. Voi vi arrossite di seguitar le massime di 1

Gesù Cristo , ed egli nell'estremo giorno s'arrossirà d'a


vervi tra i suoi seguaci , e vi scaccierà dal regno del Pa
40
dre suo , de' suoi Angeli , e de' suoi Santi: Qui me eru
buerit, et meos sermones , hunc Filius hominis erubescer,
cum venerit in majestate sua, et Patris, et sanctorum An
gelorum . Luc. 9. 26. Vincete dunque col timor santo di
Dio , e molto più col suo robusto amore , il timore in
giusto degli uomini..
VII. E qui per essere più generoso a combattere, ri
conoscete nel divino amore il frutto di quell'albero della
vita veduio da s. Giovanni, che ricompensa le riportate
vittorie , e che le conserva . Vincenti dabo edere de ligno
vitae. Apoc. 2. 7. Chi ama Dio veramente non fa conto
degli uomini , e del mondo, dove gli uomini e il mondo
vogliano trarlo non solamente a qualche grave peccato ,
ma a qualunque colpa veniale deliberata ; anzi dilatando
alla divina grazia il cuore, brama egli sempre di far tutto
quel bene che, attese le circostanze nelle quali ritrova
si, conosce che Iddio da lui vorrebbe. Quest'è l'amore che
supera ogni contrasto.
VIII. Riconoscete, che questo è ciò che ha voluto Iddio
nel crearvi , e arricchirvi di tanti beni ; nel redimervi a
sì grave costo ; e nell'aprirvi in tanti mezzi di salute , e
singolarmente nei Ss. Sacramenti , tante vene di grazia sì .
copiosa. Chi da Dio è pasciuto non dovrebbe più vivere
che per Dio : Qui manducat me, vivet propter me. Non è
talmente difficile dare aа sì degno amore la chiave del no
stro cuore, senza riguardo a' congiunti, ed amici, o a ve
runa cosa del mondo, come la nostra Serafina di Genova
richiedeva , che molti non l'abbian fatto , e voi non lo
possiate anche fare. Se foste già peccatore, recherete an
che perciò al vostro Padre celeste, e alla sua casa, un'in
dicibile allegrezza: Gaudium erit in cælo ; ee benchè foste
inoltrato negli anni , sarete un di quegli ultimi , che son
chiamati ad uguagliare i primi. Erunt novissimi primi.
IX. Concepita la grande risoluzione di darvi a Dio co
a

stantemente senza rivolgervi mai addietro , stabilite di


ravvivarla col.lume dell'eterne verità, di custodirla colla
fuga dei pericoli , di fortificarla colla frequenza del Con
>

vito Eucaristico, ch'è Panis fortium , e col divoto cotidiano


ricorso alla santissima Vergine Madre di Dio , che ha tra'
suoi pregi l'essere ad un tempo del santo timore maestra,
e del bell'amore la madre. T'imorem Domini docebo vos.
Ego sum mater pulchræ dilectionis.
41
ESAME

SOPRA LA SANTA CONFESSIONE E GOMUNIONE

I. Esaminate la stima che avete dell'immenso beneficio


fattovi dal Signore ne' santi Sacramenti della Penitenza
e dell'Eucaristia. Nel primo vi concede con tanto amore
il perdono di tutte le offese che gli faceste; perdono che
a voi costa sì poco, e a lui costò tutto il sangue. Nel se
condo vi fa un presente sì ricco , che maggiore non si
può fare alla santissima Trinità, e lo fa a voi si meschino
per nalura , e sì reo per iរ peccati.
II. Quanto alla confessione , esaminatevi se mancate
alla di lei integrità , o tacendo peccati conoscendo di ta
il che sarebbe quando per erubescenza non vi ac
cusaste di tutte le colpe gravi : oppure tacendo non co
noscendo di tacere ; come fanno coloro , i quali per ne
gligenza non riflettono a peccati di pensiero , a peccati
>

cominciati e non tirati a fine , ad ommissioni colpevoli


intorno agli obblighi del proprio stato, e che si formano
una teologia a modo loro, decidono francamente senz'in
formarsi, e son di coscienza troppo larga. Di questi corre
pericolo che sia chiunque è predominato da una qualche
passione , decidendosi per ordinario a favore di essa. Op
pur tacendo anche allora che vi accusate, come avvien a
quei , che , confessandosi, non ispiegano il numero e le
circostanze necessarie de' lor peccati.
III. Esaminatevi intorno al vero dolore, e al vero pro
posito d'emendarvi. Se lo chiedete al Signore , giacchè è
>

suo dono grandissimo. Se procurate di eccitarlo in voi


co' motivi che vi suggerisce la santa fede. Se la bontà del
dolore e del proposito dee congetturarsi dall'emendazione
e dal frutto: quale pronostico fate voi del vostro dolore
e del vostro proposito ?
IV. Esaminate >, se affin di rimediare alle confessioni
passate vi fosse necessaria una confession generale. E
quand'anche per voi non fosse necessaria, è però lodevol
costume de' timorati cristiani farla d'anno in anno.
42
V. Esaminate con qual umiltà , compunzione, e rive
renza vi confessate. Se parlate in modo d'esser inteso: se
vi scusate : se rifondete in altri la colpa : se più vi dispiace
il peccato pel rossore nel confessarlo, che per l'offesa fatta
al Signore .
VI. Adempite voi la penitenza impostavi dal sacerdote
con divozione e prontezza ? Procurate di esercitare altre
opere soddisfattorie, affin di scontare di qua le vostre col
pe ? La penitenza in questo mondo è breve , leggiera , e
meritoria : nell'altro è langa, gravissima, e senza merito .
VII . Esaminatevi se avete un confessore stabile , dotto,
e zelante. Se gli date tutta la libertà d'ammonirvi. Se
mostrate di gradire i suoi consigli . Se gli confidate since
ramente l'anima vostra. Se lo consultate ne' vostri dubbi .
VIII. Stabilite la maniera da tenere nel confessarvi in
avvenire , non contentandovi precisamente che siano va
>

lide le vostre confessioni , ma inoltre più fruttuose che


sarà possibile. E stabilite ancor la frequenza , accostan
dovi spesso a questo bagno sì sacrosanto. Ma se vi suc
cedesse mai qualche cosa più notabile , non differite , e
confessatevi subito l'istesso giorno . Andare a letto con un
peccato mortale sulla coscienza ? oh Dio che pericolo ! Le
morti improvvise sono pure a' dì nostri assai frequenti.
IX. Circa la santa comunione, esaminatevi intorno l'ap
parecchio sì rimoto, che prossimo. Con qual purità di co
scienza, purità d'affetti , purità d'intenzione andate aa ri
>

cevere il vostro Dio ? Che raccoglimento e fervore di spi


rito procurate si prima che dopo la santa comunione ?
Tutte le vostre azioni di quel giorno odorano di Gesù ?
Che frutto ne ricavate ? Se d'ogni vostra parola oziosa
dovrete render conto al tribunal di Dio , che conto ren
>

derete di tante comunioni per vostra colpa rendute in


fruttuose ? Determinate in fine la frequenza delle comu
nioni da farsi. Il demonio non mancherà di mettervi dea
gli ostacoli ; ma voi, avendo riguardo all'invito cortese
che Gesù ve ne fa, alla necessità e vantaggio vostro, non
vi lascierete smuovere per sì poco .
43
ESAME

SOPRA LA PIETA' VERSO DIO

I. L'esercizio della nostra pietà verso Dio si riduce a


tre capi da s. Bernardo , serm . 83. in Cantic . , Postulat
timeri ut Dominus, honorari ut Pater , ut Sponsus amari.
Iddio vuol esser temuto come supremo Padrone, onorato
come Padre amoroso , amato come Sposo dolcissimo del
l'anima nostra,
II. Esaminatevi dunque se il timor santo di Dio è la
regola di tutti i vostri maneggi e disegni anche più oc
culti. Cbi temerete dunque, se non temete un Dio eter
no , immenso, onnipotente, assoluto signore dell'universo,
>

che tiene in suo pugno ogni vostra fortuna sì temporale,


che eterna? Senza d'un tal timore non vi convertirete giam
mai , se peccatore : Qui sine timore est, non poterit justifi
cari, dice lo Spirito santo : non conserverete lungo tempo
i doni di Dio , se siete giusto ; assicurandovi s. Agostino,
che custos donorum Dei timor est. Anzi la stessa prospe
rità temporale delle famiglie non ha asse più stabile del
santo timor di Dio , come afferma il Salmista : Timentes
auten Dominum non minuentur omni bono. S'acquista con
chiederlo istantemente al Signore , alla Santissima Ver
>

gine , e con leggere e meditare sovente le verità eterne :


>

e si perde a poco a poco , siccome avviene negli altri ti


mori , con assuefarsi a'peccati, ed a' pericoli di peccare.
Guardatevi da sì gran perdita. Hoc unum maxime timea
mus , quod non timeamus. S. Greg. Naz.
III. Esaminatevi inforpo all'osservanza del massimo e
principale fra tutti i divini comandamenti , che è l'amare
1
Iddio sopra ogni cosa . L'amate voi con amore perfetto di
amicizia , cioè non per il bene che a voi ne torna , ma
>

per il Bene infinito ch'egli è in se stesso ? L'amate , se


non con certa tenerezza d'affetto, almeno con amor sodo,
sostanziale, apprezziativo, preferendolo a qualunque altra
cosa , e portando altamente scolpita nel cuore quella gran
44
massima: Quis ut Deus? Trascurate forse di far di quando
in quando atti espressi d'amor di Dio ?
IÙ. Riflettete , se l'amor vostro verso il Signore è oro
perfetto, che regga al paragone, ed alfuoco. Il paragone
della carità sono le opere , dice s. Gregorio: Probatio di
lectionis exhibitio est operis. Con che fedeltà e diligenza
ubbidite a' divini precetti? Si diligitis me, mandata mea
servate : se ne protesta il Signore. Ed è necessario l'os
servarli tutti senza eccezione , perchè plenitudo legis est
dilectio . Il fuoco poi che prova la carità, è la tribolazione.
Animatevi però a soffrire le avversità con le belle parole,
con cui Mosè animava il suo popolo ne' disastri : Tentat
vos Dominus, ut palam fiat, utrum diligatis eum, an non ,
in toto corde, et in tota anima vestra .

1
45
ESAME
1

SOPRA L'ORAZIONE MENTALE E VOCALE


1

I. La meditazione delle verità e massime della santa


1
Fede è una scuola , nella quale Iddio ci ammaestra , ed è
il nutrimento dell'anima. Siete voi persuaso della som
ma necessità che ne avete ? Nessun altro negozio vi riesce
bene , se non ci studiate e pensate prima : e volete che
senza studio e pensiero vi riesca il negozio difficilissimo
di salvarvi ? Se vi applicherete a questa maniera di orare ,
vi riuscirà subito facile l'abborrire il peccato, il distaccar
l'affetto dalle vanità del mondo >, il vincere voi stesso , e
acquistar le cristiane virtù . Per lo contrario, tralasciando
la meditazione , sarete come un terreno non rimirato dal
Sole , in cui appena vi nasce altro che spine.
II. Riflettete alla pratica che tener dovete nella medi
tazione. Convien stabilire un tempo fisso per essa , che ,
se vorrete , mai vi mancherà : stabilire il luogo , e la ma
teria che si dee considerare. La considerazione è anche
necessaria fra 'l giorno , non andando a caso nelle vostre
cose , negli affari, e trattenimenti , ma con maturità e
consiglio .
III. Non vi lasciate dall'amor proprio atterrire con vane
difficoltà. Vi dirà, che non sapete meditare. Ma se sapete
fissar il pensiero negli affari del mondo , perchè non an
cora negli affari dell'anima ? Se discorrete su cose che a
voi non appartengono; guerre , interessi altrui , ecc.; non
saprete discorrere su ciò che dee premervi sommamente?
Valelevi di qualche libro, che vi potrà render facile così
santo esercizio. Vi dirà l'amor proprio , che le vostre oc
cupazioni non vel consentono ; che quello sarebbe un
perder tempo in distrazioni continue ; che al vostro na
turale riuscirebbe di troppo tedio ed incomodo il fissarsi :
ma
Labos. Bernardo risponde a tali scuse : Ubi amor est , ibi
r non est , sed sapor.
46
IV. Oltre l'orazion mentale è ancor necessaria la vo
cale ; ossia raccomandarci a Dio con le preghiere. A que
sto mezzo il Signore ha legate le sue grazie in gran parte.
Oltre di che il pregare è un atto con cui s'esercitano
molte belle virtù: epperò anche non oitenendosi la grazia
particolare che si domanda, nondimeno sempre s'acquista
gran merito .
V. L'efficacia delle preghiere v'è sempre , quando l'o
razione è retta nelle dimande, quand'è regolata ne'de
sideri , quando provien da un cuore pieno di spirito d'u
wiltà , quand'è accompagnata da costanza e fiducia. Nelle
vostre preghiere si trovano queste nobili qualità? Ad av
valorare specialmente la vostra fiducia nel chiedere, gio
+

verà molto il riflettere a questi quattro motivi : all'im


mensa bontà del Signore; al vostro bisogno estremo ; alle
promesse infallibili di Dio in ordine all'esaudirci: aa' me
riti infinili del nostro Signore Gesù Cristo donati a noi,
e offerti per noi .
VI. Esaminate con qual attenzione , divozione , e sta
>

bilità vi portiate nelle vostre preghiere : e donde proce


dano i difetti che vi commeltete. Forse perchè ne avete
in troppo numero ? Per genio di novità , che ora v’invo
glia d'una divozione , e poi la lascia per appigliarsi ad
>

un'altra ? Perchè non avete il tempo prefisso da recitarle?


Perchè non procurale il raccoglimento necessario sì este
riore , che interiore ? Togliete le cagioni di tali difetti, e
pregate il Signore , che si degni concedervi quella pre
ziosa promessa fatta per Zaccaria al cap . 12. i Effundam
super domum David , et super habitatores Jerusalem , spi
ritum gratiæ et precum .
47
EGO MATER MISERICORDIÆ
ET ADITUS PECCATORUM AD DEUM
Revel. s. Birgiltæ lib . 6. c. 10 .

ESAME

SOPRA LA STRADA CHE CI CONDUCE A DIO

LONTANA DALLE ANGUSTIE DE' SCRUPOLOSI


E MOLTO PIU' DALLE NOCIVE LARGHEZZE
DEGLI SPIRITI LIBERTINI

I. Riflettete , che per andar aa Dio , a cui la Santissima


Vergine vi conduce , non dovete aprire nel vostro cuore
il passo alle scrupolose inquietudini . Queste ansietà , se
durano nell'anima lungamente , e con pertinace ostina
tezza prevalgono , arrecano molti danni. Con occuparla
in vane apprensioni , la staccano dal vero bene . Colla so
verchia paura delle passate colpe, non lasciano che rifletta
a' presenti pericoli. Scemano la frequenza de' Ss. Sacra
menti , e la fiducia in Dio : e vogliono che si dica, anche
alla terra delle divine promesse : Non inducat nos Domi
nus in terram istam . Num . 19. 3 .
II. Per riparare questi danni l'anima scrupolosa operi
francamente contro lo scrupolo ; ricorra diyotamente a
Dio ; formi alti concetti dell'ineffabile sua bontà : Sentile
de Domino in bonitate, Sap. 1 .: e sopratutto abbia un con
fessore discreto , e lo abbidisca.
III. Com'è maggiore il numero de' libertini , che degli
scrupolosi, così è maggiore il rischio. Riconoscete i passi
trabocchevoli d'una coscienza Jarga. Riflettete alle conse
guenze dannose di tali passi , e ponetevi il riparo .
IV. Il primo passo d'una coscienza larga è asserir con
franchezza, che non v'è male , benché si tratti di rischi,
da' quali si tengon lungi le anime circospette. Pari alla
franchezza dell'asserire è la libertà d'operare; e neppure
l'esperienza divien maestra di maggior cautela. Il secondo
1
48
passo della coscienza libera è , dispregiato il pericolo di
>

cadere , divenire insensibile nella caduta , e confessarsi


soltanto nelle maggiori solennità non per divozione , ma
per uso. Il terzo passo è durare nella rovina , non solo
>

senza riscotimento, ma con falsa fiducia, e con disprezzo.


Cum in profundum venerit peccatorum , contemnit. Prov.
18. 13 .
V. Esaminati i passi rovinosi d'un’anima libertina , te
metene le conseguenze. Si esaminano superficialmente ,
e per questo non si conoscono . Non si difendono dalla
perversità de' pensieri , nè dalle colpevoli ommissioni :
sono occasione di rovina ad altri , e neppur vi riflettono;
e così aggruppano nell'anima molti nodi, che quanto meno
le recano di terrore in vita , tanto più facilmente la ri
durranno alla disperazione in morte .
VI. Chi si trovasse in uno stato sì misero s'intimorisca ,
ma non si disperi. S'esamini , si rattristi , ricorra a Dio
per ajuto. Per riparare alle confessioni che forse ha fatte
male , pensi ad una confessione generale ; e ' stabilendo
una maggior cura di sé , ed una maggior frequenza dei
santi Sacramenti, s'abbandoni pienamente nella gran Ma
dre di grazia , che mai non manca d'assistere, coll'effica
cia de' suoi sovrani ajuti , qualunque colpevole che la in
vochi. Nullus ita alienatus est de Deo, qui, si me invoca
verit, non revertatur ad Deum , et habebit misericordiam .
Lib. 6. Revel. c. 10.
49

ESAME

SOPRA IL DOLORE È LA RISOLUZIONE D'UN'ANIMA


CHE PER FAVORE DELLA SANTISSIMA VERGINE SI RAVVEDE .

I. Riflettete , che il dolor concepito delle divine offese


sarebbe inutile quando non fosse derivato da sovrapatu
rale motivo .
II. Stabilite , che l'animaeccitata o dal motivo più no
bile dell'amore , o dal più facile del timore , o riceve la
>

grazia , o si dispone a riceverla per mezzo della confes


sione sacramentale . Ma in ciò notate , che non basta te
mere l'inferno, se per tale timore non arrivate aa detestare
il peccato. Notate inoltre , che il vostro dolore non vi
giova se non è universale , e se non è un dolor sommo ;
>

che vale a dire un dolore del peccato sopra ogni male ,


che possa venire col peccato in confronto.
III. Se la freddezza del vostro pentimento vi fa entrar
in dubbio ch'egli non sia stato sincero , picchiate il vo
stro cuore co' motivi atti ad accenderlo. Avvicinate que
sto gelato figliuolo alle poppe della divina Bontà ; e vi
conforti la santissima Vergine, che dice a Dio, parlando
gli del dolore ee del proponimento de' peccatori: Miserere
eis, quia propter frigiditatem non possunt capere ubera
matris. Ibi .
IV. Se fosse freddo il vostro proponimento , avreste
contro di voi un nuovo indizio per dubitare della since
rità del dolore. Mostra che il suo proponimento fu freddo
chi assai presto e facilmente ricade : chi s'incoraggisce a
peccare colla fiducia nella confessione: e molto più chi
allacciato da una occasione malvagia s'aggira in un moto
quasi continuo tra la confessione e'l peccato , senza pen
sare a rimuovere l'occasione.
V. Rifletterete, che la fuga dell’occasione, quando sia
prossima , non è un mero consiglio preservativo , perchè

C
50
l'anima non ricada ; ma ordinazione strettissima , perchè
risorga ; anzi perchè di nuovo col solo esporsi alì’occa
sione non pecchi.
VI. Se conosceste al lume di queste osservazioni una
lagrimosa freddezza nel vostro dolore passato, e ne' vostri
propositi , non vi smarrite d'animo. Questi affetti rinasce
ranno in voi col favor della Vergine : la sua misericordia
gli nodrirà : pregherà ella il suo Figliuolo che gli accen
da : ed egli, placato dalle materne suppliche, risponderà
nuovamente : Mater dilecta , propter te mittam scintillam in
domum , unde copiosus ignis accendi potest. Ibi.
õi
ES A ME

SOPRA IL DISTACCO DALL'ONORE MONDANO


SOPRA LA DIFFIDENZA DELLE PROPRIE FORZE
E SOPRA

LA MODERAZIONE DEGL'IRACONDI TRASPORTI

La Madre della misericordia non solo chiama i colpe


voli allo stato di grazia , ma sotto alcune condizioni gli
chiama ad una grande concordia della loro voloulà colla
sua e colla Divina .
I. La prima condizione è lo staccamento dall'onor mon
dano. Ponderate i motivi che avete in voi d'umiliarvi .
Riflettete ai danni che vi possono provenire dall'insuper
birvi , e persuadetevi , che la superbia non è nè poco
>

colpevole, nè poco pericolosa.


II. Esaminate singolarmente il pericolo in cui vive chi
nel bene che fa , o che risolve di fare, vanamente confida
nelle proprie forze , o se ne gonfia come d'un bene suo
proprio. Questa vana stima e confidenza di sè entra nel
l'anima occultamente , ma v'entra con sommo rischio ; e
chi fabbrica su tale appoggio , erge macchine sull'areua :
Similis erit viro stulto , qui ædificavit domum suam super
arenam . Matth . 7 . La debol casa , che sull'arena regge
vasi , fu dalle pioggie insultata nel suo tetto : Descendit
pluvia : fu dalle inondazioni de' fiumi investita nelle fon
damenta : Venerunt flumina :: fu dai venti abbattuta nel
suo fianco : Flaverunt venti , et irruerunt in domum illam .
>

I fiumi che scorrono per la terra sono figura delle nostre


malvagie inclinazioni, che guerreggiano nel cuor nostro .
E come può invanirsi e fidarsi di sè chi sa d'avere in se
un'eredità di peccato ? I venti che si muovono per l'aria
figurano le tentazioni del demonio istigatore . Come se non
bastasse l'assidua lotta che abbiamo colla carne e col san
gue, abbiamo inoltre a combattere , dice s . Paolo , coutro
le podestà delle tenebre , che sanno usare per nuocere gli
artifizi della più fina malvagità : Adversus mundi rectores
tenebrarum harum , contra spiritualia nequiliæ . Ad Ep !.6 .

1
52
Ma la maggior umiliazione deve provenire all'anima per
li divini giustissimi risentimenti, e figurano quelle piog
gie, che umiliano l'alte cime d'una fabbrica mal fondata:
In infirmitate manuum perstillabit domus. Eccle. 10.
III. Fatte queste riflessioni, stabilite, che la vostra paura
sarà la vostra fermezza ; la vostra umiltà il vostro soste
nimento : Si non in timore Domini tenueris te instanler ,
cilo subvertetur domus tua . Temete a guisa di bestie im
placabili e feroci le vostre inclinazioni , e pregate , che
Iddio non v'abbandoni ai rabbiosi loro morsi : Ne tradas
bestiis animam confitentem tibi. Nou vi maravigliate delle
altrui cadute , ma dite in cuor vostro , che peggio avreste
fatto voi , se Iddio non vi reggeva : Gratiæ tuæ deputo
>

quecumque non feci mala : così l'umile s. Agostino. Con


tro le tentazioni dell'inimico armatevi coll'umiltà e col
pronto ricorso a Dio. Ma sopratutto temete , che Iddio
non vi sottragga le sue grazie più abili a sostenervi ; e ri
conoscendo come celeste dono ogni pensiero salutevole
che in voi nasca ; da Dio principalmente, da cui ha avuta
l'origine, aspettatene il compimento; non perchè non dob
biate cooperare alla Divina Grazia, ma perchè dovete . ri
conoscere la cooperazione medesima per nuovo dono.
IV. Ma per entrare in una perfetta concordia colla Ma
dre dell'umilià , e col divino suo figlio , soggetterete al
l'umiltà del Vangelo ogni vizioso impegno e sdegnoso
trasporto. Oh che bel disimpegno da tutte le leggi del
mondo , da tutti gli abusi , e ancora dalle promesse ma
lamente fatte, è la legge di Dio ! Quest'istessa frenerà la
vostr’ira , e confortandovi aa soffrir le molestie , e le ingra
titudini , non vi lascierà vincere dalle offese , ma vi farà
>

vincere le offese coi bebefizj.


Quando vi siate renduto così concorde al materno cuor
della Vergine , ella farà , che , staccato dall'onore monda
no , desideriate di viver solamente per aumentare e di
fendere il divino onore : Ad nihil aliud desiderabit in hoc
sæculo vivere, nisi ut possit Dei honorem totis suis viribus
augmentare. Reyel . 1. 4. c. 138.
ESA ME 53
DELLE NOCIVE STRETTEZZE DEGLI SCRUPOLOSI
E DELLE PIU' NOCIVE LARGURE DEGLI SPIRITI LIBERTINI
Il demonio, dice s. Ignazio, per la parte più debole ci dà
l'assalto : Debiliorem partem aggreditur. Riconoscete dove
sta il vostro debole, ed opponetevi alle trame nimiche.
Primieramente discoprirete gl'indizi , riconoscerete i
danni, ed applicherete i rimedi agli scrupoli.
I. Lo scrupoloso non riconosce se stesso ; ma vi sono
gl'indizj onde conoscerlo . Egli è instabilenel suo parere,
e fa riflessioni lontane dal comun modo dell'operare uma
no. Piglia consiglio ansiosamente da molti, ma non sa pre
star credito, a veruno ; onde opera non di rado con mente
fosca, e con animo agitato.
II. Queste ansietà possono giovare all'anima che comin
cia ad aver orrore della colpa; ma se durano lungamente,
e con pertinace ostinatezza prevalgono, le arrecano molti
danni. Con occuparla in vane apprensioni, la staccano dal
vero bene. Colla soverchia paura delle passate colpe non
lasciano che rifletta ai presenti pericoli . Scemano la fre
quenza de' Sacramenti, e la fiducia in Dio ; e vogliono che
si dica, anche alla terra delle divine promesse : Non indu
cat nos Dominus in terram istam . Num . 14. 3 .
III. Per riparo di questi danni l'anima scrupolosa operi
francamente contro lo scrupolo; ricorra divotamente a Dio;
formi alti concetti dell'ineffabile bontà : Sentite de Do
mino in bonitate. Sap. 1. 1. E sopratutto abbia un confessore
discreto, e lo ubbidisca: Consule discretos, et acquiesce eis.
Egli è un rimedio, dice s. Antonino, insegnatoci dal Paradiso.
IV. Ma perchè le inquietudini scrupolose hanno per
mira i peccati che temonsi non confessati, lo scrupoloso
rifletta , ch'egli non è tenuto ad usare le diligenze che con
verrebbono ad una coscienza tranquilla, e che la confes
sion generale, ottimomezzo ordinario per concepire e l'or
rore più grande, e il dolore più facile delle colpe, non è
fatta per l'anime angustiate.
V. Più che non sono danneggiati dalle loro inquietezze
gli scrupolosi , danneggiano le coscienze larghe le loro ri
lassatezze .' Discoprirete i passi trabocchevoli d'una tale
larghezza ; rifletterete alle dannose conseguenze di tali
passi, e vi porrete il riparo .
VI. Il primo passo d'una coscienza larga è asserir con
54
franchezza, che von v'è male, benchè si tratti di rischi,
da' quali si tengon lungi le anime timorate. Pari alla
franchezza dell'asserire è la libertà d'operare. Il secondo
passo della coscienza larga è , dispregiato il pericolo di
cadere , divenire insensibile nella caduta ; e confessarsi
soltanto nelle maggiori solennità , non per divozion ,> ma
per uso . Il terzo passo è durare nella rovina , non solo senza
riscotimevto, ma con falsa fiducia, e con disprezzo : Cum
in profundum venerit peccatorum , contemnit. Prov. 18. 3.
VII. Esaminate i passi rovinosi d'un'anima libertina ,
temetene le conseguenze , che sono la difficoltà di cono
scersi ; la difficoltà di pentirsi ; la difficoltà di durare
quando pur si pentisse. La difficoltà di conoscersi le pro
viene primo dalla superficialità degli esami: Consideravit
se, et abiit, et oblitus est qualisfuerit. Jac. pr. 23. Secondo ,
dal non richiamare all'esame la perversità dei pensieri :
stupidità degli Ebrei corretta dal Redentore , ove disse :
Ego autem dico vobis, quia omnis qui viderit mulierem ad
concupiscendum eam, jam mixchatus est eam in corde suo.
Matth . 5. 28. Terzo , dal non esaminare le colpevoli om
missioni . La difficoltà del dolore nelle coscienze libere
suol avvenire , perchè non picchiano il cuore con i motivi
atti ad eccitarlo . Esaminate il vostro dolore se è stato so
vranaturale , o derivato dal motivo più nobile dell'amore,
o dal motivo più facile del timore. E in ciò notate , cbe
altro è temere l'inferno, altro detestare per uu tal timore
il peccato . Questo secondo unito alla confessione sacra
mentale basta , ma non il primo. Riflettete inoltre , se il
vostro dolore è stato universale e sommo . Cose tutte che
riescono difficoltose alle coscienze più libere .
La difficoltà di durare dopo il pentimento nasce in una
tal anima dalla forza delle occasioni , e degli abiti inve
terati. Le occasioni , principalmente se prossime, convien
fuggirle; gli abiti viziosi convien divellerli. Quali obbli
ghi per una coscienza larga , così per se stessa indisposta
ad adempirli! S'intimorisca la misera , ma non disperi.
VIII. Alla difficoltà di conoscersi opponga l'esame ; alla
difficoltà di pentirsi , il ricorso a Dio colla profonda pon
>

derazione dei motivi ch'inducono al pentimento ; alla fa


cilità di ricader nel peccato , ona buona guida , e la fre
quenza maggiore de' Sacramenti.
55
ESAME

SOPRA LA CARITA VERSO IL PROSSIMO

I. Esaminate la stima che avete di si necessaria virtù.


È una gran cosa , diceva s. Francesco di Sales : alcuni
premono assai sulla purità della castità , e poi trascurano
la purità della carità, regina di tutte le altre virtù. Ricor
datevi, che la carità verso del prossimo è la pupilla degli

occhi del Redentore : la livrea de' suoi veri servi: il ca


rattere de' predestinati. Ogni nostro prossimo è fratello
di Gesù Cristo, e suo luogotenente : Quod uni ex minimis
meis fecistis , mihifecistis.
II. Esaminatevi se amate il vostro prossimo con quella
universalità, modo , e misura che vuole Gesù Cristo. Uni
versalità , perchè siccome se voi escludete dalla vostra
fede un solo degli articoli , perdete la fede ; così se voi
escludete un solo de' vostri prossimi dal vostro amore ,
perdete la carità. Il modo è amarlo non per motivo na
turale, o per le sue buone maniere, o perchè sia confor
me al vostro genio , ma perchè è imagine di Dio, e per
chè Iddio vuole che si ami. La misura è amarlo come
noi stessi, e con fare a lui quel che vogliamo ragionevol
mente che sia fatto a noi .
III. Esaminatevi intorno agli atti di questa virtù. Co
me vi portate in pensieri. Pensate voi bene , interpretate
voi in bene , tenete in buon concetto il vostro prossimo ?
o pure ne giudicate o sospettate male senza fondamento ?
Come vi portate in parole? Si può dire di voi come sta
scritto del sacro Sposo , mel et lac sub lingua ejus ? Op
pure usate parole di mormorazione, di disprezzo, di burle
offensive, di contumelia , di minaccia , d'arroganza , ed
>

asprezza ? Come vi portate negli affetti del cuore ? Lo a


mate sinceramente , vi rallegrate de' suoi vantaggi , lo
>

compatite nelle sue disgrazie ? oppure gli portate invidia,


e nudrite certa avversione, per cui non potete vederlo
nè vi pare che egli faccia mai nulla ben fatto ?
IV . Esaminatevi sopra le opere. Probatio dilectionis ,
exhibitio est operis: dice san Gregorio. Vi sforzate di por
ger ajule al prossimo in tutto ciò che v'è permesso an
56
che con vostro incomodo ? o piuttosto v'attraversate a'di
segni degli altri per non vederli contenti? Negate la giu
sta soddisfazione a chi da voi fu disgustato ?
Esaminate particolarmente come vi portate , 1. Co ' do
inestici : se procurate con ogni studio di mantenere in
casa la concordia e la pace . 2. Cogl’inferiori: se usate
colla gente bassa maniere discrete e cortesi. 3. Colla ser
vitù :se la stancate troppo. Se mai non vi mostrate con
tento dell'opera sua. Se la riprendete con istrapazzo.
4. Cogl’infermi : se li visitate con amorevolezza, o in casa
vostra , o de' pubblici spedali . 5. Co ' poveri: trattandoli
>

senza durezza e disprezzo, e sovvenendoli con limosine


proporzionate al vostro stato. 6. Con chi avete contrage
nio , e cogli offensori: ricordatevi del comando, dell'esem
pio, e del premio promesso da Cristo a chi perdona le
ingiurie per amor suo.
VI. Esaminatevi se siete di coloro, i quali per lungo
tempo conservano odj e rancori, negando perfino i segni
comuni di benevolenza senza farsene scrupolo , palliando
il peccato con quelle scuse : Non gli voglio male, ma ba
di a sè : odio le catlive maniere , non la persona : con le
buone sifarebbe peggio : l'offesa è troppofresca, è troppo
grande. A questi pretesti rispondeva il cardinal Bellar
mino : Vale più un'oncia di carità , che cento pesi di ra
gione.
VII. Per ultimo circa la carità spirituale verso de' pros
simi , esaminatevi se co' discorsi liberi , co' mali consigli ,
con le massime storte, col deridere la pietà, con lusinghe,
cogli esempi cattivi, col fomentare qualche amicizia pe
ricolosa , servite di scandalo alle anime altrui. E inoltre
se avete quello zelo che si conviene per impedire il vi
zio , e promuovere la virtù in ognuno: ma specialmente
>

in quei che dipendon da voi , invigilando su' loro costu


mi, e correggendo i disordini con vigore, con soavità , e
>

eon prudenza
57
ESAME

SOPRA IL BUON USO DELLE RICREAZIONI


E SOPRA LE AMICIZIE

I. Riflettete se i vostri divertimenti hanno quelle tre


doti che prescrive l'Apostolo : cioè sobrietà in riguardo
a voi, giustizia in riguardo a' prossimi , pietà in riguardo
>

a Dio. Sobrie, juste, ac pie vivamus in hoc sæculo.


II. Contro la sobrietà sarebbe l'eccesso delle ricreazio
ni , quantunque lecite ; sicchè l'accessorio divenisse prin
cipale, e si cambiasse in nutrimento ordinario quello che
solamente è medicina e rimedio. Siccome non è sano
prender troppi cibi quantunque sani , così non è lecito
prendere troppi spassi, ancorchè leciti. Esaminatevi però
se v'è dell'intemperanza nel vostro sonno , nel vostro
giuoco, nelle vostre mense , nel vostro conversare, nelle
vostre visite , comparse, viaggi ecc. O quanti ladri della
cosa più preziosa che abbiamo , del tempo ! A Dio e al
l'anima quando si pensa ?
III. Contro la giustizia sarebbe il divertirsi con detri
mento della buona educazione della famiglia ; con trascu
rare gl'impieghi e le cause de' magistrati a voi commes
si ; con trasandare i vostri propri interessi ; con dar occa
sione a' domestici di amarezze e disturbi : con ispender
troppo a danno de' creditori, o de' poveri : con danneg
giare o gli astanti con maniere e discorsi liberi, o gli as
senti con le mormorazioni.
IV. Contro la pietà sarebbe il divertirsi con offesa del
Signore, o con pericolo dell'offesa di Dio , o con iscor
darsi affatto di Dio in tutto quel tempo, dissipando trop
ро la mente e il cuore . Avvertite , che non è mai senza
pericolo d'offesa di Dio il leggere romanzi: l'intervenire
a'teatri, e a veglie poco modeste ; il praticare giuochi
precipitosi, e d'impegno; il conversare spesso con per
2

sone di diverso sesso, e del medesimo genio. Se vi lascia


te portare dal vostro gusto , sempre v'appiglierete al peg
gio. Il compasso che tiene in mano la morte potrà mi
surare giustamente le vostre ricreazioni. Mentre che in
questa e in quella guisa vi divertite , morreste voi volen
tieri ?
58
V. Esaminatevi se tra le vostre amicizie ve ne sia ta
luna pon affatto innocente. Potrete conoscerlo da questi
segni : se pensate troppo , e in ogni tempo, a quella per
sona benchè lontana: se vi trattenete coa lei lungamen
te , usando maniere e parole troppo tenere ed espressive,
e distaccandovi con violenza dalla sua conversazione : ge
losie, timori, regali , ecc. Questo fumo indica chiaramente,
non essere del tutto pura la fiamma.
VI. Riflettete a' danni gravissimi di tali amicizie , che a
lungo andare sono poi accompagnate da colpe mortali ,
almeno ' interne di desiderj malvagi e ree compiacenze.
Di più , vi lavorate una catena, da cui quando ve ne
sbrigherete, Iddio lo sa. Poi vi sembra piccola perdita
tanto tempo speso in vano ? Il gusto nelle cose di Dio ,
che si perde ? I sacramenti che si tralasciano ? Tante gra
zie divine che si demeritano ?
VII. Se mai vi trovaste allacciato in tali amicizie , per
liberarvene raccomandatevi di cuore a Dio , e alla San
tissima Vergine. Procurate di mutar gusto , e assaporare
un poco le cose di Dio , visitando spesso il Divin Sacra
mento , leggendo libri divoti , considerando qualche mas
sima eterna. Fate un atto generoso e risoluto, troncando
in un sol colpo ogni ritegno, e passando in un salto dalla
servitù alla vera libertà de' figliuoli di Dio. Questo sia
uno de' frutti principali de' santi Esercizj .
59
ESAME

SOPRA LA SANTA PERSEVERANZA

I. Esaminate bene questi tre motivi, che v’animeranno


a mantenere costantemente il frutto de' santi Esercizj .
Osservando i buoni proponimenti da voi fatti, ve ne tro
verete più contento in vita . Lo sapete pure per isperienza,
che nel secondare le proprie passioni, non altro s’incon
tra che amarezze ed affanni: e che la vera pace non si
trova che in Dio. Ve ne troverete vieppiù contento in mor,
te. Qua dovete poi ridurvi. In quel punto che vi gioverà
l'esser vissuto a capriccio ? Per lo contrario le tante opere
buone , e molti meriti accumulati colla perseveranza, che
da san Bernardo è chiamata nutrix ad meritum , vi cam
bieranno l'agonia in allegrezza. Ve ne troverete conten
tissimo nell'eternità . Momentaneum quod cruciat, æternum
quod delectat. Voi che per assicurarvi il paradiso v'eleg
gereste dieci anni di purgatorio , non v'eleggerete dieci
anni , v. g. , di vita divota e cristiana ? si , mio Dio. In
clinavi cor meum ad faciendas justificationes tuas in æter
num propter retributionem .
II. Esaminate le tre cagioni della vostra passata inco
stanza. La prima : non vi ritiraste da tutte le occasioni
di peccare , fidandovi di poter anche in quelle mantenere
i vostri propositi . Se non vi risolvete ben bene intorno
a questo particolare , non avete fatto nulla. Salvabuntur
qui fugerint, dice il Signore. La seconda, non aveste co
raggio di dichiararvi. Non vi siete mutato , perchè affet
taste di non comparir mutato. Impegnatevi anche cogli
uomini , perchè l'impegnarvi solo con Dio non è bastato.
La terza, non procuraste di conservare il fervor concepu
to , ripnovando spesso le medesime risoluzioni , e non
perdendovi d'animo, ancorchè qualche volta mancaste ;
ma risorger subito , e tornare dall'istesso confessore. In
paticntia vestra possidebitis animas vestras.
III . Esaminate i mezzi più acconci , con cui facilmente
vi manterrete in futuro. Tre ve ne propongo. Il primo ,
muovervi sempre da spirito d'amore, conforme alla massi
ma di s . Francesco di Sales. Tutto per puro amor , nulla
60
pur forza . L'amor verso Dio raddolcirà ogni fatica ; e av .
verrà anche a voi come a Giacobbe, al quale, perché a
mava , molti atini di stento parevano pochi giorni. Vide
bantur illi pauci dies præ amoris magnitudine. Scrivete
a
dunque a proporzione su’vostri propositi quello che s. Ro
salia incise sopra la porta della sua spelonca : Ego Rosa
lia propter amorem Domini mei Jesu Christi in hoc antro
habitare decrevi, Il secondo , considerare spesso le mas
sime eterne, spendendo qualche spazio di tempo ogni
giorno nella meditazione di queste gran verità. Per que
sto la divozione d'alcuni dopo i santi Esercizi è come
una piantà , che per i primi giorni di Maggio fa bella
comparsa nella città, ma in breve si secca : non ha radi
ce , e la radice sempre verde della divozione è la Fede ,
chiamata però nella Sapienza : Radix immortalitatis. Le
massime eterne vi mossero a concepire i vostri propositi,
ed esse medesime vi moveranno ad osservarli . Il terzo
raccomandarvi assiduamente a Dio. La perseveranza nel
bene è una grazia , che ( secondo la dottrina di s. Agosti
no ) Iddio non la dà se non a quei che la dimandano di
tutto cuore. O qual nuovo spirito sentirete nascervi in 1

cuore , se vi raccomanderete daddovero a Dio ! Nella casa


del Signore vi sono di molti impieghi : mansiones multæ
sunt. Ognun si prenda quello che più gli aggrada. Voi
scieglietevi l'uffizio del povero : Ego vero egenus et pau
per sum , e l'uffizio del povero è cercar la limosina dalla
mattina alla sera. Ricorrete ancora alla protezione della
santissima Vergine: ringraziatela delle sue misericordie
in questi giorni: pregatela a benedire quella buona dispo
sizione di volontà , in cui al presente vi ritrovate : e ter
minate con recitare il Sub tuum præsidium .

1
61

INDICE

DEGLI ESA MI

Esame preparatorio .
pag. 3
Peccati della passione predominante 5
Esame della languidezza nelle cose dell'anima e di Dio 7
Peccati d'omissione 9
Esame pratico sopra le occasioni del peccato II

Peccati della lingua . 15


Esame dei mali che s'incorrono colla lingua . 15
Peccati di scandalo 17
Peccati del cuore .
19
Peccati di pensiero 21

Esame dell'affetto disordinato alle terrene sostanze 23


Della passione predominante , e singolarmente della
superbia e dell'ira 25
Sopra l'affetto disordinato alla roba 27
»
Sopra l'affetto eccessivo ai beni mondani 29
»
Sopra la temperanza rappresentante de' piaceri o im
proprj, o smoderati . 31
Dell'oziosità e dell'indebite occupazioni . 33
Peccati nell'uso de' beni esteriori . . 35
Esame sopra il modo con cui vi portate verso Dio 37
Del timore disordinato degli uomini , ' e stabilimento
dell'anima nel timore e amor santo di Dio 39
.

»
Sopra la santa confessione e comunione . 41
n
Sopra la pietà verso Dio . 43
Sopra l'orazione mentale e vocale .
45
.

>
Sopra la strada che ci conduce a Dio lontana dalle
angustie de' scrupolosi, e molto più dalle nocive
larghezze degli spiriti libertini 47
62
Esame sopra il dolore e la risoluzione d'un'anima che per
favore della santissima Vergine si ravvede . pag. 49
Sopra il distacco dall'onore mondano, sopra la dif
fidenza delle proprie forze , e sopra la modera
zione degl'iracondi trasporti . 51
>>
Delle nocive strettezze degli scrupolosi , e delle più
nocive largure degli spiriti libertini 53
Sopra la carità verso il prossimo 55
Sopra il buon uso delle ricreazioni , e sopra le ami
cizie . .
57
»
Sopra la santa perseveranza 59
63

in

VISTO . TOSI REVISORE ARCIVESCOVILE

SI STAMPI. BESSONE PER LA GRAN CANCELLERÍA

STAT:
CHEMY

410979
S

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