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D. GIUSEPPE CAFASSO
.........
MEDITAZIONI
PER
ESERCIZI SPIRITUALI
AL CLERO
WANGIENSE
306
IUM
S
ILEG
BIBLIOFLOUK *
Los Fontaines
* O - CHANTILLY
TORINO 1892
TIPOGRAFIA FRATELLI CANONICA
PROPRIETÀ RISERVATA
Ai venerandi Colleghi nel Sacerdozio.
Rapito
da morte prematura in età di soli 49 anni , la sua
carriera sacerdotale fu breve di durata, ma tanto
più lunga e feconda di opere ; con un'attività pro
digiosa, e più coi luminosi esempi delle sue virtù,
egli lasciò in pochi anni così vasta e profonda
traccia del suo ministero sacerdotale, che ancora
oggi ne sono compresi di ammirazione quanti lo
conobbero, ed il suo nome risuona benedetto non
solo in Torino ma per tutto il Piemonte. Quale
sia stata l'opera di lui nell'insegnamento della
Teologia Morale ai giovani Sacerdoti, nelle fre
6
:
PREDICA D’INTRODUZIONE 25
enti, vivere in mezzo allo strepito delle armi, faceva parimente
pro gli esercizi in altra occasione ed era cosi esatto in tutto, e
enza
principalmente nel silenzio, che qualcuno credette bene far
ami gliene elogio. — Che elogio ? rispose il giovane capitano,
io penso che debba farsi cosi e sia niente più del dovere,
lillo
perchè ogni cosa , o non farla, oppur farla come si deve.
con Non abbiamo rossore, o miei fratelli, di prendere questa
non lezione dalla bocca d'un militare ; chè il buono si prende
ouve
da chicchessia. Siamo venuti a fare gli esercizi mentre
che potevamo starcene a casa e lasciarli ; dunque facciamoli
sto bene, altrimenti andremo via di qua credendo d' averli
lire fatti e non sarà vero ; li avremo guastati ed avremo
rito fatto una cosa che non avrà alcun nome. È meglio prescin
Esse dere affatto dagli esercizi, che farli a metà, poichè non fa
clo. cendoli, conosciamo d'esserne privi, epperò possiamo almeno
ti . dubitare del nostro bisogno e disporci a farli bene una
an volta; al contrario, credendo d’averli fatti, quando non è
vero , ce ne stiamo tranquilli nel nostro inganno.
Esa Finalmente non dimentichiamo la nostra cara madre Maria ;
Eni ognuno di noi la preghi e le dica con confidenza di figlio :
Ete O cara Madre dei sacerdoti, che già vi trovaste unita cogli
la Apostoli là nel cenacolo e con loro pregaste, aspettando il
le compimento delle divine promesse, deh ! venite pure a se
E dere in mezzo a noi, fate in questi giorni una cosa sola
con noi. - E possiamo essere sicuri che Maria non rifiu
a terà il nostro invito. Essa fu madre del primo Sacerdote,
i visse e mori tra sacerdoti, a lei fummo affidati, a lei preme
2. troppo il bene e l'onor nostro, come lo stesso onor del suo
li Figlio ; sicchè non solo verrà, ma verrà per aiutarci, per
animarci, verrà per dirci : – Coraggio, o figlio, non temere,
sono qui per te. — Quindi immaginiamoci di averla seduta
in mezzo a noi, di vederla, di fissarla, di parlare con Lei.
Questo pensiero, o miei fratelli, di aver compagna e pre
sente la nostra Madre Maria , ci sia d'impegno a regolarci
CAFASSO - Eserc . Spirit . Medit .
26 PREDICA D'INTRODUZIONE
I
FINE DELL'UOMO E DEL SACERDOTE 35
2
G
Loooooooooo Dodadadadado
MEDITAZIONE SECONDA
piente, sappi che non sarai mai tale, finchè prima non sii
sapiente per te stesso : et si sapiens sis, deest tibi ad sa
pientiam si tibi non fueris. Fermiamoci alquanto su
questi due riflessi del santo per vedere, per esaminare come
li pratichiamo noi .
A te , o ecclesiastico, consideratio inchoet... sapiens non
es, si tibi sapiens non fueris. Si può dire che il primo,
il principale nostro pensiero sia rivolto a noi, al nostro
bene, al nostro vantaggio e perfezionamento spirituale ? Qual
è il primo pensiero del mattino, il principale nella giornata ?
Quale e quanto il tempo impiegato per una rivista su noi
stessi, sui conti della nostra coscienza ? Eh ! mio Dio, quante
inezie, quante vanità occupano le teste anche degli eccle
siastici! E non già di rado, ad intervalli, cosi per passa
tempo, ma diciamo pure continuamente ! Non parlo solo del
molto tempo che si passa in ozio e che resta divorato in
teramente da tante bagatelle ; ma talora anche facendo,
anche trattando opere di ministero. In tanti sacerdoti si
possono quasi considerare due personaggi in un tempo solo :
l'uno che si aggira come una macchina e che si occupa
materialmente in ciò che è più di professione che di mi
nistero ; l'altro che si porta, si ferma in tutt'altro. La fretta,
la maniera sgarbata di operare, la noia , la divagazione che
vi mostra in tutte le parti lo fanno conoscere abbastanza.
Se cercate poi quale e quanto tempo impieghino, non dico
solo certuni, ma molti ecclesiastici, per rivedere lo stato
loro interno, saremmo ancora molto imbrogliati a rispon
dere. Se si cercasse il tempo che spendono ogni di a sen
tire ed a raccontare novelle, a fare visite, partite, a trattare
di vendite, di compre, di maneggi o simili faccende, tutti
lo sanno, dal primo all'ultimo del paese ; tutti potrebbero
descrivere l'orario di tali sacerdoti e saprebbero dire : -
Ora dorme, ora giuoca, adesso è alla campagna, a quest'ora
si trova in quella bottega, in quest'altra, in quella casa ,
54 MEDITAZIONE SECONDA
fine per cui era venuto. Chi sa che anche certi ecclesia
stici , non abbiano a toccar forse l'ultimo giorno e partire
per l'altra vita prima che abbiano pensato seriamente al
fine per cui erano al mondo, per cui erano stati chiamati
al sacerdozio ! Felice chi la riuscirà in quell'ultima giornata,
ben disgraziato chi la sbaglierà: perdidimus omnia ! I
punto, fratelli miei, sarebbe troppo doloroso, lo sbaglio
troppo grande per non pensare davvero a prevenirlo; perciò
io termino colle parole e coll'avviso del grande Apostolo :
Fratres, rogamus vos et obsecramus in Domino Jesu , ut
vestrum negotium agatis ( 1 ). Riguardo agli altri affari di
mondo, alle faccende di terra, vadan bene, vadano male,
poco importa ; ma non la sbagli, non si perda un sacerdote.
Si viva poco, si viva molto, poco monta ; ima si tocchi la
meta, e si arrivi al fine, l’ecclesiastico si salvi . Ah ! un ec
clesiastico salvo ! .... Che dolce parola, che pensiero conso
lante : un ministro del Signore, un apostolo di più in Pa
radiso ! E chi mai sarà questo sacerdote, che potrà coronare
le sue fatiche con un si bel termine di vita ? Oh ! ci con
soli il Cielo ! Sarò io, sarete voi , se veramente in questi
giorni metteremo senno e seriamente proporremo di salvarci.
Mentre un di si continuerà a piangere in questa valle di
lacrime, a soffrire chi sa quanti guai e miserie ; mentre
un di altri sacerdoti oppressi, calunniati, perseguitati nel
mondo, passeranno giorni di tristezza e di dolore, io invece
non più, io sarò già salvo, sarò felice, sarò beato in Pa
radiso. Oh che sorte felice sarà la nostra se in questi eser
cizi noi prenderemo una siffatta risoluzione ! Verrà tempo,
verrà giorno in cui benediremo quel momento nel quale ab
biamo determinato di pensare seriamente al nostro grande
affare, e questo tempo sarà il punto della morte, questo
giorno sarà quello del nostro ingresso in quella bella patria
del Paradiso . Così sia .
WIMULUT LUULUULUVI
(1 ) Tessal . IV. 11 .
MEDITAZIONE TERZA.
( 1 ) Act. I. 7.
IL PECCATO D'UN SACERDOTE 71
76 MEDITAZIONE TERZA
1
they
IL PECCATO D'UN SACERDOTE 77
Il Sacerdote in peccato .
PREGHIERA. -
Grande Iddio , vi credo qui presente ed
adoro la Vostra Divina Maestà. Ho peccato, o Signore, e lo
ripeterò sempre confuso finchè avrò vita. In questa sera
mi umilio sotto quella mano che mi percuote ed accetto
tutti quei castighi a cui la vostra giustizia sarà per con
dannarmi. Ho peccato, ed è giusto che senta la pena del
mio peccato. Fatemi la grazia, o Signore, che impari a temere
la vostra collera, ma che ne tema ancor più la cagione,
qual è la colpa. Cara mia Madre Maria, voi che ai piedi
della croce vedeste i castighi del peccato, pregate per me,
pregate per un povero vostro figlio. Angelo mio custode ecc.
IL SACERDOTE IN PECCATO 81
id,
avesse cangiato di sentimento nel giudicare del peccato,
cosa impossibile anche solo ad immaginarsi ; e quando
Iddio a qualche peccatore in particolare non facesse cosi
tosto sentire il peso della sua mano , ben lontano
dal presagirne in bene , non sarebbe che indizio più
funesto ancora d'una collera a dismisura più grande,
a proporzione che venne sulla terra differita. No, è
impossibile possa andar bene dove v'entra la colpa ;
purtroppo non avrà a temersi che male dove giungerà
questo mostro. Fra tutti però chi ha più a temere sulla
)-her APA
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86 MEDITAZIONE QUARTA
1
1
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IL SACERDOTE IN PECCATO 93
1
IL SACERDOTE IN PECCATO 95
1
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1
1
MEDITAZIONE QUINTA
Questa, signori
miei, credo sarà la spina più crudele per un sacerdote.
Adesso si perde tanto tempo in partite e passatempi, e di
ciamo ancora, in sonni lunghi o protratti al di là del ne
cessario, e frattanto vengono lasciati i catechismi perchè
non si trova chi li voglia fare, e frattanto i moribondi se
ne vanno all'altro mondo senza chi li assista ; e frattanto
quanti infermi che gemono in un letto senza una visita che
li consoli ! Non è vero ? Basta avere un po' d'esperienza e
girar un po' nelle case per saperlo e sentirne i lamenti.
Fosse almeno questa la sola spina di un povero sacerdote
moribondo, ma e la tanta tiepidezza e negligenza nel mi
nistero ? e quei fini tutti umani nel suo operare ? pareva
zelo della gloria di Dio, ma lo sa egli che non era cosi..
Che dire poi se allora s'aggiungesse a stringere e straziare
il cuore del povero sacerdote, la memoria di certi peccati
cosi disonoranti ed umilianti pel nostro grado ed al nostro
carattere, tanto più poi se questi peccati potessero contare
dei complici, e cosi avessero dato scandalo anche ad un'a
nima sola ? Ah ! un sacerdote che doveva salvar le anime,
averle spinte a dannarsi ! quella mano che è stata conse
crata per condur le anime al cielo, essere stata strumento
d'inferno per condurle al precipizio ! qual peccato ! qual
colpa ! che memoria funesta e crudele sarà mai questa allora !
L'infelice pare che senta già pronunziare la sua inevitabile
condanna da quel cuore divino a cui ha rubato i più cari
suoi oggetti quali sono le anime. Ma, dirà taluno, si sarà
confessato di queste cose chissà quante volte in vita ;
114 MEDITAZIONE QUINTA
di quel Dio che l'ha mandato e l'ha posto a far le sue veci
in terra, gli intima la partenza da questa terra : - profi
ciscere, anima christiana de hoc mundo ; parti, o anima
cristiana, parti sacerdote, fratel mio, da questo mondo. È
finita per te, è suonata l'ultima ora, via di qua, parti e
vattene al tuo Dio : proficiscere. Parti adunque e parti per
non tornare mai più. Oh ! che parole, che fulmine per
un cuore che aveva messo, per cosi dire, le radici in questo
mondo, sentirsi intimare la partenza e non poterla ritardare
neppur d'un momento. Parti, parti, seguiterà a dire il
buon ministro, parti a nome del Padre che ti creò, parti
a nome del Figlio che ti redense, parti a nome dello Spirito
Santo che ti santificò. Nè contento ancora, e quasi vo
lesse farlo partire ad ogni costo, --- parti, seguiterà a dire, a
nome degli Angeli, Arcangeli, Troni, Serafini... parti a nome
di tutti i Santi, Confessori, Martiri ... parti senza ritardo ......
Però, signori miei mentre intimiamo a quest'anima di
partire, ricordiamoci che un dì questa stessa partenza sarà
intimata a noi ; un di a me ed a voi si dirà : parti , o
sacerdote, da questo mondo, chè questa terra non ha più
che fare con te . Intanto il buon ministro mentre da un
canto gl'intima la sua partenza, dall'altro gli presenta il
gran conforto dei moribondi questo crocifisso Gesù ; ma nel
rimirar questo gran modello ed esemplare dei sacerdoti,
pare che quella bocca e quel cuore gli rinfaccino d'averlo
imitato si poco. Gli dirà il Confessore di stampare l'ultimo
bacio su quelle piaghe, su quel sangue istesso che ha pro
fanato con tanti sacrilegi, che ha maneggiato con tanta ne
gligenza nei Sacramenti, che ha lasciato andar a male e
senza frutto con tanta perdita di tempo : gli metterà sulla
lingua quasi per sigillargli le labbra i bei nomi di Gesù e
di Maria ; nomi si dolci, si venerandi, ma che purtroppo
cosi di rado si sentivano da quella bocca. Finalmente ve
dendo il buon ministro che a momenti quell'anima è per
116 MEDITAZIONE QUINTA
.
MORTE DEL SACERDOTE GIUSTO 133
che l'ultimo suo respiro sia una nuova palma che riporti
ed una nuova gemma alla corona che l'aspetta.
Del resto, se da un canto Iddio permette al nostro mo
ribondo questi assalti, dall'altro allarga la mano con una
piena di grazie che lo rendono vincitore ; e se l'inferno
freme e raddoppia i suoi sforzi a danno di questo cuore,
il Paradiso s'impegnerà a difenderlo. Il buon Angelo Cu
stode, che da tanti anni sta ai suoi fianchi, i Santi di cui
era divoto, saranno i primi ad accorrere in suo aiuto. Le
anime poi da lui salvate, quelle anime che in questo sa
cerdote riconosceranno il secondo loro salvatore quante voci
non manderanno al cospetto di Dio, quante preghiere per
ottenergli una compiuta vittoria ed un felice termine dei
suoi giorni ! Che dirò poi di Maria, quella cara madre spe
cialmente di noi sacerdoti? Qual premura non sarà la sua
in quel punto a pro di questo suo tenero figlio ? In novis
simis invenies requiem in ea , ci dice lo Spirito Santo nel
l'Ecclesiastico (1 ). Un buon sacerdote ben divoto di Maria
teneva sempre tra le mani l'immagine di Maria ; la mirava,
la baciava, rideva quasi direi e conversava insieme. Invitato
più volte nelle ore estreme a deporla sul letto non si poté
indurre, perché, diceva: con questa Madre ho procurato di
vivere e con questa Madre voglio morire; e mori realmente
con lei . Si sostiene da molti che Maria sia per assistere
visibilmente all'agonia dei suoi divoti : e se cosi fosse, come
io lo credo, che conforto non sarebbe per un povero mo
ribondo ! Oh ! fosse un po' vero, o cara Madre, che nelle
mie agonie, in quei momenti per me cosi terribili, vi ve
dessi con questi miei occhi a comparire! oh che speranza
mi darebbe un'occhiata di quei vostri occhi , una parola
anche sola che sentissi da quelle vostre labbra ! ..... Sia però
come si vuole, é fuor d'ogni dubbio che grande, grandis
sima è l'assistenza di Maria in punto di morte, e lo ve
( 1 ) VI . 29.
134 MEDITAZIONE SESTA
(1 ) Psalm . LXX . 9.
!
అలంపురం
coegepepepepapers
MEDITAZIONE SETTIMA .
Il Sacerdote all'Inferno.
MEDITAZIONE OTTAVA
L'eternità dell'Inferno.
1
altre cose sono transitorie, e non può mai essere un gran che
ciò che è di breve durata : Nihil magnum re, quod parum
tempore; anzi sono cosi piccole che S. Agostino le chiama
un niente: quod aeternum non est, nihil est. Sono un niente
e ricchezze e onori e piaceri e quanto mai altro ha il mondo :
nihil, nihil est; solamente quello che è eterno si può dire
che è tutto : quod aeternum est, totum est. E non sarebbe
una follia imperdonabile esporre a pericolo per cose sì pic
cole e vane un'eternità ? Noi tutti sappiamo la generosa
risposta data da Tommaso Moro alla propria moglie che lo
invitava ad arrendersi ai desiderii del re : - Vis ut vi
ginti annos cum aeternitate commutem ? Gli costava
pure la rovina della sua famiglia, la perdita della vita , un
supplizio infame, ma niente valse ad abbattere quell'anima
forte ; sacrificò l'amor dei figli, della moglie, della sua ca
rica, del suo sangue, e l'eternità fu quella che riportò la
corona. Felice lui, felici tutti quelli che sapranno imitare
il suo esempio ! Ma a chi toccherà pel primo l' imitarlo,
se non a noi sacerdoti, a noi che dobbiamo disingannare gli
altri ed impegnarli in si importante affare ? Adunque co
minciamo noi a farci nostra una simile risposta, per saperla
dare a noi stessi ed a tutto ciò che ci vorrà strappar di
mano questa beata eternità : — Vis ut viginti annos cum
aeternitate commutem ? Possibile che io sia cosi stolto da
cambiare con un pugno di terra, con un po' di fumo, con un
piacere d'un momento un'eternità ! Possibile che vi sia
cosi poco senno fra gli uomini e, quello che è più, in un
sacerdote !
Un uomo infangato da lunga pezza in vizi, fu costretto
un di a tenere il letto per qualche incommodo di salute,
e non potè trovarsi coi soliti compagni di partita, di giuoco
e di risate. Quel giorno, che gli pareva interminabile, gli
suscitò questo pensiero in mente : si dice che all'altro
mondo vi sia un inferno, un'eternità ; può essere che non
CAFASSO Eserc . Spirit. Medite 12
170 MEDITAZIONE OTTAVA
555555555555555
MEDITAZIONE NONA
La misericordia di Dio.
MEDITAZIONE DECIMA
Nascita di Gesù .
1
NASCITA DI GESU ' 199
1
ci mostra la vita domestica e privata che deve tenere un
sacerdote, e nei tre anni del suo apostolato ci presenterà
i caratteri , le qualità che devono accompagnare l'evangelica
nostra missione. Andiamo pertanto stamane a vedere, ad
imparare da questo divino modello, come si formi il vero
sacerdote nella propria casa e qual regola gli convenga se
guire. Amore al ritiro ed al silenzio, amore al lavoro, amore
alle pratiche di pietà, ecco le virtù esercitate dal divino
Maestro nella sua vita privata, ecco le virtù che dobbiamo
pure praticar noi come personaggi privati. La materia, fra
telli miei , è troppo importante; prendiamo adunque a con
siderarla con attenzione, con impegno e con desiderio grande
di approfittarne.
I. Il primo mezzo col quale il primo Sacerdote, il
N. S. Gesù Cristo si formò e si preparò pel suo grande
apostolato, fu il ritiro ed il silenzio. Ritornata dall'Egitto la
S. Famiglia, venne a fermarsi in Nazaret, e fu in questa
(1) Exod . XXV . 40.
4
VITA PRIVATA DI GESU ' 207
picopla città, in una povera casa, sotto gli occhi di due sem
plici persone, nell'oscurità di un umile mestiere, che si
allevò il più gran personaggio del mondo, il divin Reden
tore. Mentre i figli dei grandi si crescevano in mezzo al
tumulto ed alle pompe del secolo, mentre si addestravano
a grandi imprese, e si avviavano alle carriere più nobili e
più lucrose, al contrario, il più grande di tutti abitava un
povero tugurio sconosciuto ed ignoto, occupato in ciò che
il mondo ritiene come più basso e più vile. Chi sa quanti
in allora, come in tutti i tempi, gareggiavano per l'onore
o pel guadagno nelle armi, nelle scienze, nei traffici, negli
affari, mentre invece colui che con una parola avrebbe
fatto tacere tutti i sapienti del mondo, colui che poteva da
se solo più che tutti gli eserciti , se ne stava silenzioso in
un angolo della terra. Anche in allora nelle grandi città si
tenevano adunanze, si facevano feste, si davano pubblici
spettacoli e divertimenti; ma questo divin personaggio sempre
lontano dai tumulti , dai luoghi di dissipazione, di allegria,
vivea come se egli non fosse per il mondo, nè il mondo
per lui . Venit Nazaret, et erat subditus illis ( 1 ) ; in com
pagnia e sotto la dipendenza di Maria e di Giuseppe, pas
sava i suoi giorni senza cercar di comparire, di farsi co
noscere, neppure nel luogo dove abitava. Aveva tanti mezzi
per farsi ammirare : con un suo discorso, con un'azione un
po' straordinaria, senza dire un miracolo, avrebbe potuto
far parlare di sè, eppure no ; si tenne, per cosi dire, se
polto talmente nel ritiro e nel silenzio, che tra lui e l'ul
timo dei figli di quel luogo, non si faceva differenza . Se si
vedeva, se si aveva a parlargli, a trattare con lui, non era
che il figlio di un povero fabbro e d'una madre, che pure
per nulla spiccava tra le altre donne. Fratelli miei, che gran
maestro è mai questo ! egli è un Dio, quel Dio stesso
che un di avrà prostrate a' suoi piedi per giudicarle tutte
(1 ) Luc. II . 51
208 MEDITAZIONE DECIMAPRIMA
rito infine che per norma, per guida, per premio non guarda
ad altro che Dio. Vestiamoci e viviamo di questo spirito,
e vedremo come il mondo ci sparirà dagli occhi , ci fa
ranno compassione le sue feste, i suoi passatempi, e trove 1
remo dolce e consolante il ritiro. Di più deponiamo dal
nostro capo quella voglia, direi naturale e spontanea, di 1
denza, come quel cuore vivesse più del Cielo che della
terra, e come, lavorando tra gli uomini, sapesse mante
nersi staccato da tutto ed in continua unione col suo Padre
celeste. Ecco il vero tipo dell'uomo apostolico, il quale pe
regrinando, faticando sulla terra, sa vivere nello stesso
tempo e conversare in Cielo. Gesù, essendo Dio, non aveva
certamente bisogno nè per sé, nè per gli altri di adoperare
questo mezzo della preghiera e di usarlo in un modo cosi
visibile e patente ; e perchè dunque il fece ? Ce lo dice
S. Ambrogio : Species tibi datur..... forma praescribitur
quam debeas æmulari, quid te facere oportet, quando
per te Christus in oratione pernoctat. Quid te facere con
venit cum vis aliquod pietatis officium adoriri, quando
Christus missurus Apostolos prius oravit ? Uomo di pre
ghiera adunque deve essere il sacerdote, quando voglia
rassomigliare a questo divin Redentore ; uomo di preghiera
se desidera fare del bene nel campo evangelico. Fallitur
profecto, ci avvisa S. Lorenzo Giustiniani, quisquis opus
hoc grande absque orationis præsidio, prout decet, con
summare se posse putat. Non è fatto assolutamente pel
sacerdozio, soggiungeva il Ven. Padre Avila, chi non ha lo
spirito di orazione ; e S. Vincenzo de' Paoli chiamava la
preghiera il gran libro del sacerdote .
Ma come fare per avere questo spirito di preghiera e
divenire veramente uomini apostolici ? Non occorre cercare
altri maestri ; tanti buoni operai che si resero eminenti
in questa scienza, e ci possono servire di grande eccita
mento, furono tutti allievi della stessa scuola, tutti copia
rono da questo divin Maestro. Ad esempio di lui abbia
dunque l'uomo apostolico i suoi tempi fissi per la pre
ghiera: un po' di meditazione e di lettura spirituale, qualche
visita, qualche po' d'adorazione al SS. Sacramento , la re
cita del S. Rosario, la rivista della giornata, e andate di
cendo. — Ma io non ho tempo, dirà taluno, la salute, la
228 MEDITAZIONE DECIMASECONDA
.
VITA PUBBLICA DI GESU ' 237
MEDITAZIONE DECIMATERZA
Passione di Gesù .
Morte di Gesù.
si può dire, alla metà della sua carriera, perchè tale era
la volontà del suo padre. Mori d'una morte la più infame,
sopra un patibolo, in compagnia di ladri, anzi in mezzo ad
essi, come loro capo e ladro più scellerato ; mori al cospetto
di un popolo intero, nelle vicinanze di una gran capitale,
in occasione d'un concorso straordinario di gente. Poteva
bene il Redentore scegliere altro genere di morte , altra
occasione, altro luogo ; ma no, egli volle compiere la volontà
del suo eterno Padre e non la sua. Mori d'una morte la
più dolorosa, d'una morte violenta, in mezzo a mille strazi,
abbandonato da tutti, privo d'ogni conforto, sotto gli occhi
de' suoi conoscenti, addolorato dai gemiti e dagli spasimi
d'una madre la più affezionata. Si può dare, fratelli miei,
un sacrificio più duro, più amaro, più doloroso di questo ?
Eppure lo fece, lo fece prontamente, lo fece di buona volontà;
non si lamentò nè dei discepoli che l'avevano abbandonato,
nè dei Giudei che l'avevano fatto condannare, non de' car
nefici che gli usarono tante crudeltà e barbarie, non del
l'eterno suo Padre che lo aveva riservato ad una morte
si crudele ed immatura ; che anzi come nelle agonie del
l'orto aveva protestato di voler fare non la sua volontà ,
ma quella del Padre, non mea sed tua voluntas pat (1 ) ,
cosi nel suo spirare volle nuovamente dar prova della sua
ubbidienza, e rassegnazione : Pater, in manus tuas com
mendo spiritum meum (2).
Ecco il punto a cui deve giungere il sacerdote, che è
stato alla scuola di questo divino Maestro. Egli deve essere
disposto a far qualunque sacrificio per Dio, sacrificare e
roba e parenti e amici e libertà e comodi. Non basta :
quando Iddio il voglia, deve essere rassegnato anche à
morire in quel tempo, in quel modo, in quel luogo, in
tutte quelle circostanze che esso vorrà ; sicchè alla divina
chiamata ognuno di noi possa rispondere di gran cuore :
(1 ) Luc. XXII . 42. ( 2) Luc. XXIII . 46 .
272 MEDITAZIONE DECIMAQUARTA
Pater, in manus tuas commendo spiritum meum . Dunque
prima di partire facciamo ancor questo passo : prendiamo
tra le mani questo crocefisso, e - Signore, diciamogli, ci
resta ancor un punto da intenderci tra noi due ed è questo
misero avanzo di vita che ancor mi rimane. Voi ne siete
il solo padrone, pensatevi Voi, io lo depongo nelle vostre
mani e non vi penso più ; non penserò più nè a vivere,
né a morire, ma solo a lavorare come esige il mio dovere,
a contentarvi in tutto, a far mai sempre la vostra volontà.
Del resto io sono pronto ad ogni morte, in ogni tempo, in
ogni modo ; voglio essere una copia di Voi in vita, e molto
più in morte ; lo dico adesso, l'andrò ripetendo sovente
ne' miei giorni avvenire, e quando m’accorgerò che forse
sarà vicino il termine della mia carriera, allora più che
mai mi stringerò a questa croce, eh ! Signore, dirò, Voi lo
sapete , voglio morire con Voi, voglio morire come Voi,
voglio morire assieme a Voi . — Si, o cari, non partiamo
senza aver fissa ben bene in cuore questa generosa riso
luzione, poichè noi, senza subirle realmente, avremo il me
rito di quante morti siamo disposti ad incontrare per Dio,
e che merito ! E poi quando spunterà finalmente quella
giornata estrema, non ci rimarrà più alcun sacrificio a
fare, il tutto sarà appianato, e morremo colla pace e colla
calma.
- Ma pure, si va dicendo, io ho paura di morire, questo
pensiero mi spaventa... pazienza quando vi dovrò andare,
ma fissarmi e risolvermi ora di morire, non posso. Eh
cari ! aver paura di morire dopo d'aver fatto gli esercizi,
non lo comprendo molto questo timore ; dopo che un sa
cerdote ha aggiustato le sue partite, ha pianto le sue colpe,
ha provato le misericordie del Signore, dopo che ha gu
stato in questi giorni quanto sia dolce il parlare, il con
versare con lui, che timori, o fratelli, a partire ed andar
al Signore ? Un servo corre quando è chiamato dal suo
MORTE DI GESU' 273
Il Paradiso .
C
MEDITAZIONE DECIMASESTA
L'amor di Dio .
PREGHIERA . -
Amabilissimo mio Signore, io credo fer
mamente alla vostra divina presenza, e prostrato ai vostri
piedi, vi prego di aumentare la mia fede, sicchè possa in
1
questa sera maggiormente conoscervi, per maggiormente
amarvi. Ah ! mio Dio, io non vi domando beni di questo
mondo, ma solo la grazia di amarvi e di amarvi grande
mente. Si , datemi, o Signore, il vostro amore, ed io sarò
il sacerdote più fortunato di questo mondo. Vergine Maria,
Voi che siete la Madre del bell'Amore, ottenetemi un cuore
che sia tutto fuoco, tutto carità. Angeli e santi tutti, ecc.
non temete, o cari, che sia per attediarvi questo sfogo del
vostro cuore : le conversazioni del mondo, anche le più
piacevoli e geniali, recano noia col tempo, ma non dà noia
nė fastidio il conversare col Signore, come ce ne assicura
lo Spirito Santo : Non habet amaritudinem conversatio
illius, nec taedium convictus illius, sed laetitiam ( 1 ). Pro
vate, gustate, vedrete .....
Vi è ancora un altro gran bene, quando il sacerdote
faccia sua ed addotti questa pratica, ed è il buon esempio
e l'edificazione del popolo. È vero che noi andiamo a ce
lebrare, interveniamo a tante altre funzioni; ma dicono che
queste cose sono del nostro mestiere, al loro modo di par
lare, e non ne fanno gran caso . Di più, siccome d'ordinario
a tali atti corrisponde qualche retribuzione, cosi molti si 1
1 2
2
.
Di prossima pubblicazione :
ISTRUZIONI
PER
ESERCIZI SPIRITUALI
AL CLERO
Rivolgersi :
oppure