Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
S2&23
DI
MEDITAZIONI
PREDICHE ED ISTRUZIONI
AD USO DELLE SACRE MISSIONI
E DE SANTI SPIRITUALI ESERCIZJ
DEL SACERDOTE
A. F. BIAMONTI
DOTTORE IS SACAI TEOLOGIA ,
CENSORE EMERITO DELL'ACCADEMIA TIOLOGICA
NELL ' ARCHIGIYYASIO DELLA SAPIENZA DI RONA ,
NISSIONARIO , EC .
QCINTA EDIZIONE
TOMO PRIMO
MILANO
PRESSO GIUSEPPE OLIVA EDITORE
1862
AI LETTORI
Gli Editori .
A Sua Eccellenza Reverendissima
MONSIGNOR
LUIGI LAMBRUSCHINI .
ARCIVESCOVO DI GENOVA
NUNZIO APOSTOLICO
Eccellenza Reverendissinia
SANTI ESERCIZII
Terzo punto .
amplius.
E quest' altra, o Signore, che voi mandate all'in
ferno perchè taceva i peccati in confessione, e profa
nava cosi i vostri santissimi Sacramenti , coi sacri
>
offe
MEDITAZIONE III .
l'organo, ec.
(L' Autore.)
MEDITAZIONE IV.
Secondo punto.
܀ܪ
MEDITAZIONE V.
Terzo punto.
1
149
Ma qual meraviglia che muojano male i peccatori,
quando Dio, che è un'infallibile verità, minaccia loro
la mala morle in tanti luoghi della sacra Scrittura ?
Lasciamo gli altri per brevità di tempo e riferiamone
un solo. Ecco come parla ne' Proverbj: Vocavi et re
ruistis: extendi manum meam, et non fuit qui aspi
ceret.... ego quoque in interitu vestro ridebo, et sub
sannabo vos ( Cap. 1 , 24). Io vi ho chiamati, dice Dio,
nel corso di vostra vita più e più volte a penitenza,
e voi avete falto sempre il sordo alle mie voci : ho
stese le mie mani per darvi un caro abbraccio, e voi
nemmeno mi degnaste di un guardo ; anzi disprez
zasle i miei inviti e vi rideste delle mie minaccie;
ebbene ancor io, dice Dio adattandosi alla nostra ma
niera di esprimersi, nella vostra morte farò il sordo,
non curerò le vostre preghiere, mi riderò di voi.
Sì, il peccatore adesso si ride di Dio ; mette in can.
zone i suoi ministri che lo invitano a penitenza : prende
· per fole e spauracchi da fanciulli i castighi e le pene
dell' altra vila ; se non è cosi temerario da farlo pa
lesemente, lo fa col fallo, perchè tira sempre innanzi
a peccare . Ma alla morte lo aspetto , alla morte . Al
Jora fra i dolori e le angustie del mondo che lascia,
della roba che perde, de' piaceri che finiscono , del
corpo che si discioglie, dei rimorsi della rea coscienza
che lo lacerano, se pure non si abbandonerà ad una
totale disperazione, come è probabile, e l'ho dimo .
strato di sopra , si volgerà a Dio , e cercherà di far
pace con lui ; chiamatemi, dirà, il confessore : ma qual
confessore se non mai ne volle avere uno stabile e
fisso ? Se in quelle rare volte che si confessava lo
cambiava sempre per non essere scoperto un misero
recidivo e abituato ? Se cercava i confessori più be
nigni e indulgenti per non essere costretto a dare un
taglio sul vivo e lasciar quell'usure, restituir que'du
150
nari, troncare quelle amate calene di amicizie, di pra
tiche e di altre prossime occasioni? Ecco il confes
sore ; ma che può fargli il confessore se Dio si ride
di lui ? comincerà la sua confessione : Confiteor Deo
omnipotenti: e Dio , che sa che si è sempre burlato
della sua onnipotenza , della sua giustizia , della sua
misericordia, Dio ride... Mea culpa, mea mascima culpa .
E Dio , che sente che della sua colpa non confessa
che la minima parte per colpevole trascuralezza, per
aver differito a quell'ora e a quello stato la confes
sione, Dio ride . Vi pentile, dirà il confessore, de'vo
stri peccati ? Vi dispiace di avere offeso il vostro Dio?...
Promeltele di non offenderlo più ?... Padre, sì .... E Dio
che vede il suo pentimento falso , il suo proponimento
inefficace, perchè spremuti dal timor della morte e
dall'orror della sola pena, Dio ride. Il confessore alza
la mano, e dice : Ego te absolvo. E Dio risponde dal
cielo : Ego te condemno.
Finila la confessione , gli si porterà il vialico : il
sacerdote tenendo in mano ,la sacrosanla particola :
Prendi, dirà, o fratello, il viatico del corpo del nostro
Signor Gesù Cristo che ti conduca alla vita eterna....
Alla vita eterna ? Un sacramento da lui tanto abbor.
rito, che se vi si accoslava alla . Pasqua era per sal
var l'apparenza , che profanò con tanti sacrilegj, in
nanzi a cui commise tante irriverenze ? Apre il mi
sero la bocca, lo prende, si ruangia la sua dannazione,
e questo pane di vita diventa per lui cibo di morte ;
in vece di viatico per la vita eterna, gli serve di pas
saporto per l'inferno.
Intanto il male cresce , l'affanno l'opprime , il re
spiro manca, la lingua s'ingrossa, gli occhi s'invetri
scono, la fronte suda freddo : eccolo in agonia : presto,
si venga alla raccomandazione dell'anima. Il sacer
dole che gli sta accanto , colle formidabili parole della
151
Chiesa, gli intima la partenza da questo mondo : Pro
ficiscere , animą christiana , de hoc mundo. Parti , o
anima cristiana , da questo mondo , in nome di Dio
padre onnipotente che ti creò, in nome di Gesù Cri.
sto figlio di Dio vivo che per te pati, in nome dello
Spirito Santo che in te si diffuse.... Ho da partir dal
mondo, adesso, così presto, alla metà de' miei anni ?
In dimidium dierum meorum vadam ad portas inferi
( Is. 38) ? Sì, parti da questo mondo. Ma io ho molti
negozi per le mani, ho molti crediti da esigere, molti
figli e figlie da collocare : la mia famiglia ha ancor
bisogno di me. Parli da questo mondo. Ma non
1
Sopra la morte del Giusto.
Secondo punto.
Secondo punto .
*!
offe
MEDITAZIONE VIII.
Sopra il Paradiso .
Non v'è cosa che abbia tanta forza sul cuor del.
l'uomo per animarlo a grandi imprese , quanto la
speranza d'un premio grande. Il popolo ebreo , per
la speranza di entrare al possesso della felice terra
promessa, uscì coraggioso dall'Egitto, entrò intrepido
nell'aperto sen del Mar Rosso ; pellegrino quarant'anni
nei più orridi deserti , durò lunghe fatiche , sparse
molti sudori, sostenne grandi battaglie e versò molto
sangue. I gladiatori, come notò l'Apostolo (Cor. 25),
per incoronarsi la fronte dell'onorata corona di al
loro, di pino, o di altre benchè corruttibili e fragilis
sime frondi, combaltevano nello stadio, si astenevano
dai delicati cibi e bevande e da' piaceri che avrebbero
potuto indebolire le loro forze; non temevan pericoli,
non curavan ferite, sprezzavano la stessa morte. An
che à di nostri quanti soldati si azzuffano nelle bal
taglie , quanti marinaj s'ingolfano nelle tempeste ,
quanti operaj si logorano nelle officine, quanti nego
zianti si lambiccano il cervello ne' calcoli , e quanli
letterati intisichiscon su i libri per la speranza di
conseguirne ricchezze, onori e gloria ? Che se , miei
signori, la speranza, benchè fallace, di un bene me
schino, di un bene incerlo e fugace, quali sono tutti
i beni di questo mondo, può tanto sul cuor dell'uomo,
quanto più non dee potere la speranza certa e sicura
d'un bene sommo, di un bene eterno , qual o il pa
radiso ?
199
Con questa bella speranza in fatti si animavano i
santi a correre coraggiosi l'arduo sentiero della virtù
che vi conduce. Io, diceva Davidde rivolto al Signore,
ho inclinato il mio cuore a fedelmente osservare i
vostri santi precetti per la retribuzione che sono si
curo me ne darete a suo tempo. Ed io, ripiglia l'A
postolo, per guadagnar Gesù Cristo , per conseguire
il pallio dell'eterna vita a cui Dio mi chiama o de
stina per i di lui meriti , ho perduto tulto ; stimo ogni
cosa del mondo vilissimo sterco ; mi dimentico di tutto
il passato ; non penso che alle cose che ancor mi re
stano a fare e a patire ; e a queste vo incontro e di
stendo me stesso per arrivarle (Ad Phil. 3, 13). Colla
stessa speranza si animava il gran s. Francesco d'As
sisi , il quale si udiva sovente fra i rigori della sua
altissima povertà e penitenza, gridar pieno di gioia :
Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è
diletto. E il patriarca sant'Ignazio, guardando il cielo,
non poteva quasi mai distaccarne gli occhi, si disfa
ceva in lagrime di tenerezza e si udiva bene spesso
esclamare : Ahi , quanto mi comparisce sordida la
lerra, se miro il cielo !
Saliamo dunque ancor noi , miei cari uditori , col
>
BỊAMOSTI . T. I , 16
MEDITAZIONE IX.
Sopra l'inferno.
per questo bene era stato creato, e non pei beni vani
e transitorj di questa misera terra ; che il possedi
menlo di quello e non di questi lo avrebbe reso eter
namente felice e contento ; ora, al vedersene privo,
e privo senza speranza di poterlo mai più acquistare,
perchè l'ha perduto per sempre, chi può immaginare
la grandezza della pena che soffrirà ? S. Bernardo ar
riva a dire che tal pena sarà grande quanto è grande
lo stesso Dio : e siccome Dio è una grandezza infi
nita, infinita perciò sarà questa pena : Hæc enim tanta
poena, quantus ille ( 1, 2, q . 87 >, art. 4). Il che ha in
segnato di poi l'angelico dottore con queste parole :
Pæna damni est infinita , est enim omissio infiniti,
scilicet Dei.
Pigliamo noi un barlume di essa, dal fatto di Assa.
lonna registrato nel libro secondo dei Re. Questo
giovane principe molto favorito e amato da Davide
suo padre, se n'era fuggito dalla corle del regno, per
l'orribile fratricidio commesso contro Ammone che
fece barbaramente trucidare in mezzo a un convito ,
celebrato da lui in apparenza di amica e fraterna
concordia , ma in realtà coll'animo traditore e per
verso di prendere una già da lungo tempo meditata
vendelta. Dopo un si enorme delitto Davide si sdegno
altamente contro Assalonne ; nė certamente lo avrebbe
245
lasciato impunilo se non si fosse salvato a tempo colla
fuga. Passati alcuni anni di contumacia , s'interpose
Gioabbo in favor di Assalonne, e per mezzo della sag
gia Tecuite placò Davide, il quale gli disse : Va pure
e riconduci Assalonge ; se ne vada però in sua casa ,
e guardisi bene dal metter piede nella reggia e com
parirmi dinanzi : Revertatur in domum suam et fa
ciem meam non videat (2. Reg. 14). Parve questa ad
Assalonne una pena assai leggiera e dicea fra sè : Se
non vedrò mio padre poco m'imporla; purchè finisca
l'esilio e ritorni nella capitale del regno e in seno della
mia famiglia son contento . Ma che! Passa un anno,
ne passan due, e il dover sempre guardar da lontano
il palazzo reale ove era nato, non poter mai vedere
la faccia di suo padre, gli diventa una pena così in
soffribile che, fallosi venire innanzi Gioabbo, Amico,
gli disse, non ne posso più : vedere che da mio padre
vanno continuamente i cittadini, i forestieri, i poveri ed
ogni sorte di gente ; ed io,suo figlio, suo sangue, esserne
escluso, è un tormento che mi passa l'anima, nè posso
più sopportarlo : va dunque da mio padre, e digli che
se si ricorda ancora del mio delitto mi faccia pure
giustiziare , che sarà per me minor castigo la morlo
>
Primo punto.
che tal nuova non sarà mai recala non mai potranno
sperar questo dì che metta termine alle lor pene, per
chè l'eternità non ha dì , è ; sopra lutti i tempi, non
conosce alcun termine.
Pigliamo un'idea più sensibile di ciò da un falto
succeduto a Roma nell'oratorio detto volgarinente del
Padre Caravita, ch'io intesi: da un dotto e zelante re
ligioso della Compagnia di Gesù, direttore un tempo
dello stesso oratorio. Si esorcizzava in esso alla pre
senza di varie persone un uomo ossesso dal demo
nio. Il padre esorcista, inspirato fosse da Dio che vo
leva servirsi di questo mezzo per convertire alcuno
dei circostanti, fece al demonio quest'interrogazione:
Dimmi , spirito maligno , quanti anni sono che stai
all'inferno ? Ed egli .: Jeri, rispose. Jeri ? Ah bugiardo !
non sono ormai sei mil' anni ? Ripigliò il demonio :
Che cosa sono sei mil'anni rispetto all'eternità? Di'su
dunque , quanto vi starai ? allora con un luono di
voce orrenda che fece tremar l'oratorio, e si udì quasi
un miglio lontano , gridò : Sempre ; e in dirlo diede
colla mano un colpo sopra una panca che gli stava
innanzi, e ve ne restò impresso lo stampo.
Ecco, miei cari uditori, ciò che aggrava al sommo,
e dà un peso impercettibile alle pene dell'inferno :
è questo sempre. Sempre sepolto in un mare di or
rendissimo fuoco, sempre sotto la sferza di brullis
simi e crudelissimi demonj , sempre arrabbiare di fa
me e di sete, sempre fra i più atroci tormenti, sem.
pre... Semprel... Oh Dio ... Chi può capire la pena
immensa che include in sè questo sempre ?
Fingiamo il caso che Dio desse la scelta a un dan
nato, o di soffrire tutte le pene che soffre per mille
260
milioni di secoli e poi uscir dall'inferno, ovvero non
avervi altra pena che solamente starsi chiuso , ma
questa per sempre. Che sceglierebbe e che dovrebbe
scegliere il dannato ? Quella e non questa. Imperoc
chèmille milioni di secoli di pene infernali, per quanto
siano lunghe ed atroci, finirebbero ; la prigionia però
non finirà mai ; la minima pena eterna è infinita
mente maggiore di qualunque altra che deve un
giorno finire. Ah ! che sarà dunque soffrir tutte le
pene, e soffrirle per sempre ? In eterno? Finchè sarà
Dio ? ...
Al tuono di sì tremenda verità chi può resistere,
chi non trema, chi non piange, chi non si converte
tutto a Dio ? Ah ! che per resistervi, diceva bene
sant'Agostino, bisogna aver perduta la fede, ed essere
stupido ed insensato del tulto : Qui te , æternitatem ,
cogitat nec pænitet, aut fidem aut cor non habet. E
in verità : come è possibile aver fede , aver giudizio
e non far tutto il possibile per assicurarsi una felice
e beala eternità? Come può un cristiano saggio e
prudente, per un breve patire di questa misera vita ,
meritarsi un eterno godere nell'altra ? interniamoci
bene, miei cari , in questo gran punto , perchè im
>
Terzo punto.
f
MEDITAZIONE XI.
Misericordia .
Secondo punto .
Terzo punto.
offe
5
MEDITAZIONE XII.
In me me omnis spes .
Eccl. 24.
BIAMONTI. T. I. 20
306
ed espressivi di pietà e di salute. Ecco l'arca di Noè
che nell'universale naufragio del mondo salva da morie
non solo la specie dell'uomo innocente, del mansuelo
agnello e della pura colomba, ma del fiero leone ezian
dio, dell' inumana tigre e delle altre bestie immonde
e selvaggie. Bella figura della pietà di Maria, nel cui
seno trovano scampo e rifugio non le sole anime giu
ste, innocenti, ma i peccatori ancoral...
Mirale quell'iride meravigliosa che Dio, dopo 'il di
luvio, pose fra le nubi per segno che mai più avrebbe
mandato al mondo un sì tremendo castigo, protestando
che questa sarebbe stala quasi la caparra della nuova
alleanza che contraeva coll'uomo ; che se mai altra
volta sdegnato contro di lui pensasse di farne scem
pio, al solo mirare quell'arco sarebbesi placalo il suo
sdegno. Parla Dio ( Gen. 9 ) , e riparla con Noè di
quest'arco, e ne ritorna a parlare, talchè pare che ne
sia, dirò così, innamorato. Che aveva mai di buono
>
Due Stendardi.
Ai leilo : i Pag.
Dedica 7
MEDITAZIONE PRIMA .
Sul fine dell' uomo . > 37
MEDITAZIONE II.
Sopra l'importanza di salvarsi 3) 61
MEDITAZIONE III.
Sopra il peccalo mortale considerato nella sua pro
pria malizia > $6
MEDITAZIONE IV .
Sopra la gravezza del peccato consideralo nei suoi
castighi ] 108
MEDITAZIONE V.
Sopra la morte del peccatore
MEDITAZIONE VI .
Sopra la morle del giusto 154
MEDITAZIONE VII.
MEDITAZIONE IX .
Sopra l'inferno 926
MEDITAZIONE X.
再
Sopra l'eternita delle pene d.:-ll' infer :10
MEDITAZIONE XI .
Alisericordia 日 273
MEDITAZIONE XII .
Sulla potenza e pietà di Maria Santissima .
MEDITAZIONE XIII.
of32