Sei sulla pagina 1di 27

CAPITOLO VI

LA FAMIGLIA
(LIBRO I C.C.)

SEZIONE I: I MODELLI FAMILIARI


L'articolo 29 della costituzione sancisce che la famiglia è una società naturale , un istituto che
addirittura prescinde dal diritto e trova il suo fondamento nella natura stessa dell'uomo appunto
l'istituzione familiare nella prospettiva della carta costituzionale si fonda sul matrimonio che non è
solo una manifestazione di volontà tua parte dei coniugi ma è l'atto genetico di vincolo che la legge
allo scopo di garantire. Al pari all'articolo 29 della costituzione, nella filosofia del diritto, la
famiglia è definita società naturale poiché immanente all’esserci e al sussistere del genere umano, in
quanto radicata nella dimensione affettiva e riflessiva propria della natura dell'uomo.
L'ordinamento considera la famiglia un vincolo virgola non solo riconosciuto ma tutelato e
salvaguardato persino nei confronti dei suoi stessi componenti. Tale tutela la si esprime
nell’affermazione dell'indisponibilità dei diritti e dei doveri che derivano dal matrimonio ai sensi
dell'articolo 160 del codice civile e, nel controllo sullo scioglimento del vincolo. Quanto allo
scioglimento del vincolo il nostro legislatore ha messo il divorzio solo nel 1970 ma le severe
condizioni allora previste per ottenere la pronuncia del divorzio si sono molto attenuate tanto che
oggi si può persino affermare che il matrimonio sia un vincolo rispetto al quale ciascuno dei coniugi
ha sostanzialmente un diritto unilaterale di recesso.
Le norme del diritto di famiglia sono destinate ad essere invocate solo dopo la crisi del rapporto che
S disciplinano punto e se infatti hanno una funzione pedagogica: sono destinate ad orientare i
comportamenti familiari e vengono lentamente recepite dalla società. A loro volta vengono
modificate sulla base dell’evoluzione dei comportamenti sociali, si pensi alla fondamentale regola
dell’uguaglianza fra i coniugi essa è stata per la prima volta affermata all'articolo 29 comma 2 della
costituzione in un tempo in cui nella grande maggioranza delle famiglie italiane, l'uguaglianza fra i
coniugi non era affatto praticata e codice civile affermava ancora che il marito era il capo della
famiglia. ( tuttavia con la riforma del diritto di famiglia, il 9 maggio 1975, non vi è stata
l’immediata applicazione del principio di uguaglianza tra i coniugi).

I DIVERSI MODELLI FAMILIARI


La famiglia era fino al secolo scorso esclusivamente fondata sul matrimonio l'unico modello
familiare che lo stato si incaricava di garantire e tutelare: i figli nati nell'ambito del matrimonio
erano gli unici figli legittimi , quelli nati da relazione extraconiugali definiti naturali o illegittimi
avevano non acquisivano lo status di figlio. Per quanto riguarda i figli, la legge del 10 dicembre
2012 n 291 ha affermato lo status unico di figlio, indipendentemente dal fatto che i genitori siano
sposati o meno punto la legge 20 maggio 2016 n 76 ha disciplinato inoltre sia le unioni civili
omosessuali sia tutte le forme di convivenza omosessuale e etero sessuale fra persone non coniugate
e non unite civilmente. Oggi quindi non esiste più un’unica famiglia fondata sul matrimonio ma
esistono una molteplicità di modelli familiari ciascuno caratterizzato da una disciplina propria .
Viceversa la disciplina giuridica della filiazione è diventata unica, poichè unico è lo stato dei figli
indipendentemente dal fatto che essi siano nati nell'ambito del matrimonio o di una differente
relazione familiare.

SEZIONE II
IL MATRIMONIO: LA CELEBRAZIONE E GLI EFFETTI

IL MATRIMONIO CIVILE E IL MATRIMONIO CONCORDATARIO


Il matrimonio civile è stato per la prima volta disciplinato in Italia nel codice civile del 1865. Dopo
tale data i cattolici che volevano celebrare un matrimonio valido sia per la chiesa sia per lo stato
dovevano celebrare due volte le nozze secondo i due riti. La situazione è cambiata con il concordato
del 1929 fra lo stato italiano e la Santa Sede; Lo stato ha accettato di riconoscere al sacramento del
matrimonio disciplinato dal diritto canonico effetti civili a condizione che esso sia trascritto nei
registri dello Stato civile. Il matrimonio concordatario, matrimonio celebrato in chiesa con effetti
sia civili sia religiosi e regolato dal concordato tra stato chiesa del 1929 nonché i patti lateranensi e
dalla sua successiva revisione siglata il 18 Febbraio 1984 con la quale viene abolita la religione di
Stato. la peculiarità del matrimonio concordatario rispetto a quello civile si coglie nella disciplina
della sua invalidità. Proprio perché il matrimonio concordatario non è un matrimonio civile
celebrato da un ministro di culto che eccezionalmente svolge le funzioni di ufficiale di Stato civile
ma è un matrimonio canonico a cui viene attribuita efficacia anche nell'ordinamento dello Stato , il
concordato prevede che il diritto civile recepisca le ipotesi di nullità previste dal diritto canonico nel
senso che l'ordinamento statale recepisce le sentenze di nullità del matrimonio canonico pronunciate
dalle autorità giurisdizionali ecclesiastiche. Le sentenze preso Asti che per essere efficaci nell
ordinamento dello Stato devono tuttavia essere deliberate cioè riconosciute da un giudice dello
Stato: la Corte d'appello competente per territorio.
Il concordato del 1929 prevedeva che la giurisdizione sulla nullità dei matrimoni concordatari
spettasse esclusivamente tribunali ecclesiastici ; Nell’accordo di revisione del concordato del 1984
tale riserva di giurisdizione non è più stata riproposta punto la giurisprudenza oggi afferma che, in
relazione alla validità di un matrimonio concordatario esiste uno giurisdizione concorrente dei
giudici civili e di quelli ecclesiastici.
Le sentenze di nullità matrimoniale pronunciate dai tribunali ecclesiastici vengono deliberate
nell'ordinamento dello Stato solo dopo un controllo sulla sussistenza di una serie di condizioni
elencate nell’accordo di revisione del dell' 84 fra queste deve essere ricordato il limite dell'ordine
pubblico: una sentenza non può essere riconosciuta come efficace nell’ordinamento italiano se è
contraria ai principi fondamentali del nostro ordinamento.
Essendo il matrimonio canonico un sacramento esso è nullo se anche uno dei solo dei soli coniugi
sia costa adesso non condividendo alcuni dei suoi effetti, ad esempio il matrimonio è nullo se uno
dei due coniugi escludeva di voler generare figli, in questo caso la riserva mentale unilaterale da
parte di un coniuge su questo punto fondamentale, per il diritto canonico compromette la validità
del vincolo canonico al contrario, l’ordinamento civile tiene conto della volontà delle parti. In
questo caso il limite dell'ordine pubblico impedisce la deliberazione di una sentenza ecclesiastica di
nullità del matrimonio per riserva mentale unilaterale di uno dei due coniugi che non sia stata
comunicata all'altro coniuge, prima della celebrazione del matrimonio.

I MATRIMONI CELEBRATI DA UN MINISTRO DI CULTO ACATTOLICO


L'articolo 83 del codice civile e menziona il matrimonio celebrato innanzi a ministri di culto a
cattolico in particolare la legge 24 giugno 1929 n 1159 prevede che i ministri di culto di religioni
diverse da quella cattolica possono essere autorizzati a celebrare il matrimonio, in questo caso però
non si tratta di un atto di celebrazione del matrimonio valido per il matrimonio concordatario ma si
tratta invece di un matrimonio civile celebrato in una forma speciale, cioè davanti a un ministro di
culto autorizzato a svolgere le funzioni dell'ufficiale di Stato civile celebrante. (Simile al
matrimonio concordatario è invece la disciplina del matrimonio religioso che sarà celebrato secondo
le forme delle confessioni religiose; in questo caso come per il matrimonio concordatario, la legge
dello stato riconosce gli effetti civili ai matrimoni celebrati secondo le norme dei diversi
ordinamenti religiosi).

LA PROMESSA DI MATRIMONIO
Il matrimonio nel costume sociale è preceduto da un impegno solenne dei futuri sposi a celebrarlo:
la promessa di matrimonio. Nel disciplinare gli effetti di tale reciproco impegno l'ordinamento deve
trovare un punto di equilibrio fra due opposti interessi e principi ; Da un lato vi è il principio
fondamentale di libertà nel contrarre matrimonio in quanto nessun matrimonio deve essere celebrato
per il fatto che uno dei due coniugi è stato costretto, dall’altro vi è la tutela dell' affidamento che la
promessa di matrimonio genera. Il punto di mediazione fra le opposte esigenze e individuato agli
articoli 79 e successivi: la promessa di matrimonio non obbliga a contrarlo né ad eseguire ciò che si
fosse convenuto per il caso di inadempimento. Tuttavia se la promessa è fatta da entrambi gli sposi,
è fatta per iscritto oppure risultante dalla richiesta delle pubblicazioni, è fatta da persone
maggiorenni o da minorenni che abbiano avuto l' autorizzazione a contrarre matrimonio o il
promittente che senza giusto motivo rifiuta di celebrare il matrimonio così come colui che con il
proprio comportamento ha dato giusto motivo al rifiuto dell'altra parte, è obbligato al risarcimento
dei danni ai sensi dell'articolo 81 del codice civile.
Sono risarcibili solo una parte dei danni conseguenti al fatto di aver creato un vano affidamento. Il
risarcimento è limitato alle spese fatte e alle obbligazioni assunte in vista del matrimonio e sulla
base della promessa; l’azione di risarcimento dei danni è soggetta a un termine di decadenza di un
anno, dal giorno del rifiuto a celebrare il matrimonio.
NB. In questi casi la responsabilità non deriva tanto dalla promessa e dal fatto di averla disattesa,
ma dal fatto che una delle parti inganna l’altra promettendo un futuro matrimonio per ottenere un
qualche vantaggio, ben sapendo che il matrimonio non sarà celebrato. viene quindi risarcito il fatto
di aver creato dolosamente un affidamento in prossimo matrimonio, sapendo che questo non si
sarebbe certamente celebrato. Dinanzi a tali vicende, la giurisprudenza ammette un risarcimento
pieno secondo le regole generali della responsabilità da fatto illecito, dei danni patiti dalla vittima
dell’inganno.
La rottura della promessa di matrimonio ha un effetto sulle donazioni effettuate fra i promessi sposi
a causa della stessa promessa. Le donazioni fatte a causa della promessa di matrimonio sono i doni
effettuati in concomitanza della promessa per suggellarne la solennità. La restituzione dei doni fatti
per suggellare la promessa di matrimonio dev’essere effettuata da entrambi i nubendi; anche in
relazione alla restituzione dei doni opera un termine di decadenza di un anno dal rifiuto di celebrare
il matrimonio o dal giorno della morte di uno dei due nubendi. (diversa è la disciplina della
donazione in relazione al futuro matrimonio, che prevede il requisito formale dell’atto pubblico).

LE CONDIZIONI PER CONTRARRE MATRIMONIO


Affinchè due persone siano ammesse a contrarre matrimonio è necessario che siano soddisfatte una
serie di condizioni; a tal proposito distinguiamo fra requisiti di capacità che riguardano il singolo
nubendo e assenza di impedimenti alla celebrazione del matrimonio fra due persone.
Per quanto riguarda la capacità, l’art 84 cc afferma che ciascun nubendo deve essere maggiorenne o
minorenne, purchè egli abbia compiuto 16 anni ed è autorizzato dal giudice a contrarre matrimonio:
in questo caso il giudice deve accertare che il minore abbia un sufficiente grado di maturità
psicofisica e deve valutare le ragioni addotte a sostegno della richiesta di matrimonio.
Ciascuno dei nubendi deve essere anche capace di intendere e di volere, dunque a non poter
contrarre matrimonio è l’interdetto, non può contrarre matrimonio nessun soggetto a cui manchi,
seppur in via transitoria la capacità d’intendere e di volere e a non poter contrarre matrimonio è
anche colui che è già vincolato a un precedente matrimonio o a una precedente unione civile
(bisogna essere liberi di stato). Con la norma(89 cc) che impone la libertà di stato deve essere
raccordato il divieto temporaneo di nuove nozze: la donna non può contrarre matrimonio prima che
siano trascorsi 300 giorni dall’annullamento, dallo scioglimento o dalla cessazione degli effetti
civili del precedente matrimonio.
Si presume che sia figlio del matrimonio della madre, il figlio nato quando sono trascorsi 180 giorni
dalla celebrazione del matrimonio e non sono ancora trascorsi 300 giorni dalla data di
annullamento, dello scioglimento e della cessazione degli effetti civili. In questo caso il legislatore
vuole evitare che ci sia un dubbio circa la paternità o che la presunzione di paternità possa operare
sia a favore del primo marito sia a favore del secondo.
La violazione del divieto temporaneo di nuove nozze non incide sulla validità del matrimonio, ma
comporta una sanzione amministrativa per gli sposi e per l’ufficiale di stato civile celebrante.
Vi sono però delle eccezioni:
-la donna può contrarre matrimonio prima che siano decorsi 300 giorni dal divorzio, quando questo
è stato pronunciato sulla base della separazione fra i coniugi. Durante il periodo di separazione, la
presunzione di paternità non opera.
-la donna può contrarre matrimonio prima che siano trascorsi 300 giorni dal divorzio, quando
questo è stato pronunciato per matrimonio non consumato
-il tribunale può autorizzare il matrimonio della donna prima dei 300 giorni quando è
inequivocabilmente escluso lo stato di gravidanza o se è stato accertato che il marito non ha
convissuto con la moglie nei 300 giorni precedenti all’annullamento, allo scioglimento e alla
cessazione degli effetti civili.
Per quanto riguarda gli impedimenti del matrimonio si devono ricordare innanzitutto i divieti
derivanti da parentela, affinità e adozione; non possono infatti contrarre matrimonio:
a. Gli ascendenti e i discendenti in linea retta
b. I fratelli e le sorelle
c. Lo zio e la nipote, la zia e il nipote (in questo caso però il matrimonio può essere autorizzato
dal giudice)
d. Gli affini in linea retta ( il suocero e la nuora e il genero e la suocera): in questo caso il
divieto sussiste anche nel caso in cui l’affinità deriva da matrimonio dichiarato nullo o
sciolto o per il quale è stata pronunciata la sentenza di cessazione degli effetti civili ( nel
primo caso però il matrimonio può essere autorizzato dal giudice).
e. Gli affini in linea collaterale di 2° grado, cioè i cognati ( anche in questo caso il matrimonio
può essere autorizzato dal giudice)
f. L’adottante, l’adottato e i suoi discendenti
g. I figli adottivi della stessa persona
h. L’adottato e i figli dell’adottante
i. L’adottato e il coniuge dell’adottante e l’adottante e il coniuge dell’adottato

Inoltre non possono contrarre matrimonio le persone delle quali una è stata condannata per omicidio
consumato o tentato del coniuge.
I due nubendi inoltre per contrarre matrimonio devono avere sesso diverso: a tal proposito vi è stato
un lungo dibattito che ha portato poi all’approvazione della legge per le unioni civili tra persone
dello stesso sesso (L.20 maggio 2016 n 76). Tuttavia ad oggi la Corte Costituzionale, con la
sentenza n170/2014 ha determinato che l’unione civile fra persone dello stesso sesso deve essere
regolamentata da una disciplina differente da quella del matrimonio, in quanto esso è, nella nostra
tradizione giuridica un istituto al quale possono accedere solo persone di sesso diverso.

LA CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO: GLI INCOMBENTI PRELIMINARI E


SUCCESSIVI
Il matrimonio è un atto giuridico complesso, nel senso che adesso concorrono più atti che hanno
natura giuridica diversa. Il momento centrale di tale fattispecie è costituito dalla dichiarazione
bilaterale di volontà degli sposi di prendere rispettivamente in marito e moglie. Questo di questa
dichiarazione di volontà non integra un contratto sia perché non ha per oggetto un rapporto
giuridico patrimoniale sia perché non è da sola sufficiente a produrre alcun effetto punto gli effetti
del matrimonio derivano dal compimento di tutte le ulteriori formalità indicate agli articoli 106 e
107 del codice civile:
-è necessaria una celebrazione pubblica nella casa comunale Salve le eccezioni indicate all'articolo
110 codice civile davanti all' ufficiale di Stato civile. Secondo l'articolo 110 se uno dei due sposi in
caso di qualsiasi impedimento sono impossibilitati a recarsi al comune e l'ufficiale insieme al
segretario che si trasferisce nel luogo dove si trova impossibilitato e alla presenza di quattro
testimoni procede alla celebrazione del matrimonio.
-È necessaria la presenza di due testimoni
-e necessario che l'ufficiale di Stato civile dia lettura degli articoli 143 144 e 147 del codice civile
cioè le norme che indicano i diritti e i doveri che derivano dal matrimonio
-e necessario che l'ufficiale di Stato civile dichiari che i nubendi sono Uniti in matrimonio.
Quindi il vincolo matrimoniale deriva dalla combinazione della reciproca manifestazione di volontà
degli sposi e di un atto amministrativo consistente nella dichiarazione da parte dell'ufficiale di Stato
civile. La dichiarazione di volontà degli sposi non può essere sottoposta né a termine né a
condizioni; Se le parti aggiungono un termine o una condizione l'ufficiale di Stato civile non può
procedere alla celebrazione. Comunque se il matrimonio fosse ugualmente celebrato il termine era
condizione si considerano come non apposti. prima del matrimonio deve essere eseguita la
pubblicazione di questo a cura degli ufficiale dello Stato civile ; Questa è prevista nelle stesse forme
anche in relazione al matrimonio concordatario. La pubblicazione richiesta da ambedue gli sposi all'
ufficiale di Stato civile del luogo di residenza di uno di essi effettuata nei comuni di residenza di
entrambi gli sposi . Essa consiste nell’affissione di un atto indicante le generalità degli sposi alla
porta della casa comunale per almeno 8 giorni ; E il matrimonio non può essere celebrato prima che
sia trascorso il quarto giorno dopo il compimento della pubblicazione se il matrimonio non è
celebrato nei 180 giorni successivi la pubblicazione si considera come non avvenuta. L'ufficiale di
Stato civile può rifiutare la pubblicazione se ritiene che il matrimonio non possa essere celebrato;
Contro il rifiuto i nubendi possono proporre ricorso al tribunale.
Lo scopo della pubblicazione è duplice: essa rendendo nudo il proposito dei nubendi di contrarre il
matrimonio permette a coloro che siano a conoscenza di una ragione ostativa di presentare una
opposizione al matrimonio , inoltre la necessità di effettuare la pubblicazione impone agli sposi un
minimo tempo di riflessione fra la decisione di contrarre il matrimonio e la sua attuazione. Si tratta
di una semplice forma di pubblicità notizia: l' omissione delle pubblicazioni non dà luogo a nullità
del matrimonio.
Gli incombenti successivi alla celebrazione sono la compilazione degli atti di matrimonio e la sua
iscrizione nei registri dello Stato civile; L'atto di matrimonio deve essere compilato
immediatamente dopo la celebrazione. Successivamente l'ufficiale dello Stato civile procede la sua
iscrizione nell archivio degli atti di matrimonio gli appunti anche questa è una forma di semplice
pubblicità notizia ; Il matrimonio è valido anche se per qualsiasi causa l'atto di matrimonio non sia
stato trascritto nei registri dello Stato civile appunto il matrimonio concordatario invece produce
effetti civili solo a condizione che esso sia stato trascritto nei registri dello Stato civile punto o
matrimonio canonico non trascritto immediatamente dopo la sua celebrazione può acquistare
successivamente efficacia civile tramite la trascrizione tardiva; Questa può essere effettuata su
richiesta di entrambi i coniugi o di uno solo di essi con la conoscenza e senza l'opposizione
dell'altro.

L’INVALIDITA’ DEL MATRIMONIO


Il codice civile disciplina una serie di ipotesi di invalidità dell atto di matrimonio; Queste vengono
genericamente indicate come nullità del matrimonio. In primo luogo è opportuno notare che le
ipotesi di invalidità hanno perso importanza nell applicazione pratica dopo l'introduzione del
divorzio nel nostro ordinamento : poiché oggi ciascuno dei due coniugi può ottenere con relativa
facilità lo scioglimento del vincolo sostanzialmente sulla base della semplice propria volontà
unilaterale e assai raro che uno dei coniugi si avventuri in un giudizio per ottenere che sia dichiarata
la nullità del matrimonio.
in riferimento al matrimonio il legislatore utilizza i termini di nullità e annullamento come due
sinonimi mentre nel contratto la nullità e l'annullamento indicano due distinte situazioni, infatti
nella disciplina contrattuale la nullità deriva dalla carenza di un elemento essenziale o dalla
contrarietà a norme imperative ed è assolute e insanabile mentre l' annullabilità deriva da un vizio
del consenso o della volontà.
 Il matrimonio è invalido se anche uno solo dei coniugi è minorenne e non è stato autorizzato
a contrarre matrimonio: in questo caso esso può essere impugnato dei coniugi dai genitori e
dal pubblico ministero punto il coniuge non può impugnare il matrimonio decorso un anno
dalla maggiore età; l' impugnazione è proposta dai genitori o dal pubblico ministero non può
essere proseguita se, nel corso del giudizio il minorenne abbia compiuto la maggiore età o
sia stato concepito ho procreato un figlio e sia stata accertata la volontà del minore di
mantenere in vita il vincolo coniugale.
 Il matrimonio è invalido se celebrato in assenza del requisito della libertà di Stato da parte di
uno dei due coniugi o in violazione di un impedimento derivante da parentela affinità o
adozione così come dell' impedimento derivante dall’omicidio consumato o tentato : in
questo caso in questi casi il matrimonio può essere impugnato dagli ascendenti prossimi, dal
pubblico ministero e da tutti coloro che abbiano un interesse legittimo ed attuale. Nei casi in
cui è ammesso all' autorizzazione al matrimonio l' impugnazione non può essere proposta
dopo un anno dalla celebrazione punto il coniuge può in qualunque tempo impugnare il
matrimonio così come l'unione civile dell'altro coniuge.
 Il matrimonio è invalido se uno dei due coniugi era incapace al tempo della celebrazione : il
codice distingue a seconda che l'incapacità risulti da un provvedimento di interdizione ossia
una semplice incapacità naturale punto nel primo caso di impugnazione può essere proposta
dal tuo tour e dal pubblico ministero e da tutti coloro che abbiano un interesse legittimo ;
Questa norma si applica sia se al tempo della celebrazione vi era già una sentenza di
interdizione passate in giudicato, sia se la sentenza è stata pronunciata successivamente ma
l'infermità esisteva già al tempo del matrimonio.
Se invece il coniuge per quanto non interdetto era incapace di intendere e di volere al
momento in cui il matrimonio è stato celebrato egli stesso può impugnare il matrimonio ma
l'azione non può più essere proposta se vi è stata coabitazione per un anno dal giorno in cui
ha recuperato la capacità.
 Il matrimonio può essere impugnato se è stato celebrato per effetto di violenza o di errore gli
appunti l'errore è rilevante solo se ha ad oggetto l'identità personale dell'altro coniuge
oppure se si tratta di un errore essenziale sulle qualità personali dell'altro coniuge. L' errore
essenziale se si accerta che il matrimonio non sarebbe stato celebrato se uno dei due coniugi
non fosse in corso nella falsa rappresentazione della qualità personale dell'altro punto sono
rilevanti a tal proposito solo:
1. .L'ignoranza di una malattia dell'altro coniuge che impedisca il normale svolgimento
della vita coniugale il caso più frequente è quello dell' impotenza
2. l'ignoranza del fatto che l'altro coniuge abbia subito una sentenza di condanna per
gravi delitti o sia stato dichiarato delinquente abituale o professionale o abbia subito
una condanna per delitti concernenti la prostituzione
3. l'ignoranza sullo stato di gravidanza della moglie causato da persona diversa dal
coniuge.
In tutti i casi di violenza o errore, l'azione può essere proposta solo dal coniuge vittima della
violenza o caduto in errore e non può essere proposta se vi è stata coabitazione per un anno dopo la
cessazione della violenza o la scoperta dell'errore.
 Il matrimonio può essere impugnato quando i coniugi pur dichiarando di volersi unire
matrimonio erano concordi nel non voler adempiere agli obblighi ed esercitare i diritti
derivanti dal matrimonio: in tal caso il matrimonio è simulato (si tratta di una ipotesi oggi
attuale in quanto il matrimonio viene utilizzato alle volte come strumento per ottenere la
cittadinanza ). L'azione può essere promossa solo da ciascuno dei coniugi e non può essere
promossa dopo un anno dalla celebrazione così come non può essere promossa qualora vi
sia stata una pur breve convivenza fra i coniugi.
In ogni caso l'azione di impugnazione del matrimonio e personale nel senso che gli orridi non
sono legittimati a proporla in luogo del coniuge defunto: gli aridi possono però per seguire
l'azione già esercitata dal defunto.
L'invalidità del matrimonio da qualsiasi causa essa derivi e sottoposta a una disciplina
particolare ai sensi dell'articolo 128 del codice civile che disciplina il matrimonio putativo, cioè
quel matrimonio invalido ma che è stato comunque contratto in buona fede dai coniugi ; In
questo caso i coniugi pensano di aver contratto matrimonio regolarmente ma esso è dichiarato
nullo o annullato da una sentenza costitutiva. Nel caso in cui entrambi i coniugi erano in buona
fede il matrimonio dichiarato invalido continua a produrre un effetto anche dopo la sentenza:
uno dei coniugi può infatti essere tenuto a corrispondere all'altro che non abbia adeguati redditi
propri e che non abbia contratto un nuovo matrimonio per un periodo non superiore a tre anni
un assegno periodico in proporzione alle proprie sostanze. Oltre a disciplinare l’ipotesi del
matrimonio putativo, l’art 128 cc disciplina altre ipotesi di nullità del contratto:
 Il matrimonio è nullo dove un solo coniuge era in buona fede mentre l'altro sapeva della
causa di nullità del matrimonio; se uno dei coniugi era in buona fede, gli effetti del
matrimonio valido si producono fino alla data della sentenza solo limitatamente a lui e ai
figli. Il coniuge in malafede è tenuto a corrispondere all'altro in buona fede una indennità
cioè una sorta di risarcimento del danno anche in assenza di prova del danno sofferto : tale
indennità deve corrisponde Real mantenimento per tre anni . Inoltre il coniuge in malafede
mantiene nei confronti del coniuge in buona fede l'obbligo alimentare in assenza di altri
obbligati.
 E il matrimonio è nullo se entrambi i coniugi erano in malafede, cioè entrambi i coniugi e
sapevano della causa di nullità: in questo caso il matrimonio non è putativo perché c'era la
consapevolezza della sua validità. Se entrambi i coniugi erano in malafede gli effetti del
matrimonio valido si producono solo rispetto ai figli salvo che la nullità sia dovuta a incesto.
 Il matrimonio è dichiarato nullo se il consenso dei coniugi è stato estorto con violenza o
determinato da timore di eccezionale gravità derivante da cause esterne agli sposi: in questo
caso l' indennità di vessel re corrisposta dal terzo a cui sia stato imputato la nullità del
matrimonio cioè a colui che abbia esercitato la violenza o indotto il timore di eccezionale
gravità.
Nel caso in cui il terzo abbia concorso con il coniuge in mala fede nel determinare
l'invalidità del matrimonio, il coniuge in mala fede e il terzo sono condebitori solidali nei
confronti del coniuge in buona fede sul quale è stato esercitato timore di eccezionale gravità
o violenza.

I DIRITTI E I DOVERI CHE DERIVANO DAL MATRIMONIO


Gli articoli 143 e successivi sono dedicati ai diritti e ai doveri che derivano dal matrimonio; a te
proposito la legge di riforma del diritto di famiglia ha avuto effetto fondamentale circa il principio
costituzionale dell’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi. Il codice civile nel testo del 1942
affermava la supremazia del marito indicato come il capo della famiglia mentre l'attuale articolo
143 primo comma del codice civile afferma invece che con il matrimonio il marito e la moglie
acquistano i medesimi diritti e assumono i medesimi doveri. Secondo il principio di uguaglianza i
coniugi sono chiamati a concordare l'indirizzo della vita familiare e a fissare la residenza della
famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti della famiglia.
L'unica eccezione alla regola dell’uguaglianza tra i coniugi e la regola per cui la moglie aggiunge al
proprio cognome quello del marito: il cognome del marito viene automaticamente assunto anche dai
figli nati dal matrimonio . Questa norma non è espressamente sancita nel codice civile né in alcuna
altra legge ma è una consuetudine punto la Corte costituzionale con la sentenza numero 286 del
2016 ha dichiarato l' incostituzionalità del sistema vigente nella parte in cui non prevede che i
coniugi possano scegliere di comune accordo di trasmettere ai figli anche il cognome materno.
Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, alla assistenza morale e materiale, alla
collaborazione e alla coabitazione . Questi doveri sono aspetti e manifestazione del principio di
solidarietà fra i coniugi che ispira l'istituto del matrimonio . Oltre agli effetti di natura personale il
matrimonio ha anche una serie di effetti sul piano dei rapporti patrimoniali tra i coniugi tra i quali
l'obbligo di entrambi i coniugi di contribuire alle esigenze della famiglia ciascuno in proporzione
alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e casalingo. I diritti e i doveri
che derivano dal matrimonio sono inderogabili. I doveri di natura personale che derivano dal
matrimonio non si prestano ad essere tutelati durante la serena convivenza matrimoniale: è difficile
infatti immaginare che un coniuge durante il matrimonio più possa chiamare in giudizio l'altro
coniuge per ottenere che gli egli sia costretto ad essere fedele oppure sia costretto a fornire la
dovuta collaborazione alla necessità della famiglia punto la violazione non tollerata dall'altro
coniuge dei doveri matrimoniali porta alla crisi della famiglia. Inoltre la giurisprudenza ha messo
che anche all'interno della famiglia si applica la clausola generale che obbliga colui che commette
un fatto da cui deriva un danno ingiusto a risarcire il danno stesso: si è quindi affermato che la
violazione dei doveri che derivano dal matrimonio può costituire un fatto illecito che obbliga chi lo
ha commesso a risarcire il danno che l'altro coniuge ha patito in conseguenza della violazione.

SEZIONE III
IL REGIME PATRIMONIALE DEL MATRIMONIO: IL REGIME PATRIMONIALE
PRIMARIO E IL REGIME PATRIMONIALE SECONDARIO
Per indicare i rapporti fra i coniugi il codice civile utilizza l’espressione “regime patrimoniale della
famiglia”; il regime patrimoniale della famiglia è l’insieme delle regole che disciplinano i rapporti
patrimoniali tra i coniugi.
I rapporti patrimoniali fra i coniugi riguardano sia le modalità di contribuzione ai bisogni della
famiglia sia la distribuzione della ricchezza familiare fra i coniugi. La regola che riguarda le
modalità di contribuzione è indicata come regime patrimoniale primario mentre la distribuzione
della ricchezza tra i coniugi è indicata come regime patrimoniale secondario.

IL REGIME PATRIMONIALE PRIMARIO: IL PRINCIPIO DELLA CONTRIBUZIONE


PROPORZIONALE
La regola della contribuzione proporzionale è affermata all’art 142 cc secondo cui entrambi i
coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro
professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia; la stessa regola è ribadita in
relazione alla contribuzione dei coniugi sul piano del mantenimento dei figli. Questa regola è un
corollario del principio di solidarietà che fonda l’istituto del matrimonio: proprio la solidarietà
matrimoniale obbliga il coniuge che ha maggiori mezzi ad una contribuzione maggiore a favore
della famiglia. I mezzi sono costituiti dalle sostanze e dalle capacità di ciascuno: le sostanze
comprendono il patrimonio mentre le capacità comprendono l’attitudine a svolgere un lavoro
remunerato, sia l’attitudine a svolgere il lavoro casalingo. La regola della contribuzione
proporzionale è inderogabile.
Il regime patrimoniale primario si applica a tutte le famiglie, anche alle unioni civili tra persone
dello stesso sesso e si applica anche nelle famiglie che si fondano sulla convivenza non
matrimoniale.

I REGIMI PATRIMONIALI SECONDARI E LE CONVENZIONI MATRIMONIALI


Le modalità di contribuzione dei coniugi ai bisogni della famiglia è unica e immodificabile alle
regole di ridistribuzione della ricchezza all’interno della famiglia, individuando una serie di regimi
patrimoniali possibili fra i quali i coniugi possono scegliere.
Il regime legale, cioè il regime che si applica ai coniugi che non hanno scelto un altro regime è
quello della COMUNIONE LEGALE, frutto della riforma sul diritto di famiglia del ’75. Oltre alla
comunione legale i coniugi possono scegliere la comunione convenzionale, la separazione dei beni
o il fondo patrimoniale.
Il fondo patrimoniale è un regime che può essere costituito sia da coniugi che adottano la
comunione legale sia da coniugi che scelgono la separazione dei beni sia da coniugi che scelgono la
comunione convenzionale.
Le convenzioni matrimoniali possono essere stipulate in ogni tempo e quindi anche prima della
celebrazione del matrimonio. Devono essere stipulate per atto pubblico a pena di nullità tuttavia la
convenzione con cui viene scelta la separazione dei beni può essere effettuata mediante
dichiarazione resa nell'atto di celebrazione del matrimonio; in questo caso la dichiarazione e
ricevuta dall ufficiale di Stato civile celebrante mentre se si tratta di un matrimonio concordatario la
dichiarazione e ricevuta dal ministro di culto celebrante.
Le convenzioni matrimoniali son opponibili a terzi solo se sono annotate a margine dell atto di
matrimonio.

LA COMUNIONE DEI BENI: L’OGGETTO


Nel regime di comunione ciascun coniuge partecipa agli acquisti e agli incrementi patrimoniali
dell'altro successive al matrimonio perché si reputa che entrambi abbiano contribuito seppur
eventualmente in modo indiretto alla costituzione del patrimonio familiare. Ciascuno dei coniugi
partecipa quindi in misura paritaria alla ricchezza familiare indipendentemente dal fatto che uno di
essi abbia eventualmente dedicato le proprie energie in misura prevalentemente superiore a favore
dei bisogni della famiglia rinunciando alla propria attività professionale. Secondo quanto prevede
l'articolo 177 codice civile costituiscono oggetto della comunione legale:
-gli acquisti compiuti dai due coniugi insieme o separatamente durante il matrimonio ad esclusione
di quelli relativi ai beni personali
-i frutti dei beni propri di ciascuno dei coniugi percepiti e non consumati allo scioglimento della
comunione
-i proventi dell'attività separata di ciascuno dei coniugi se allo scioglimento della comunione non
siano stati consumati
-le aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio: qualora si tratti di aziende
appartenenti ad uno dei coniugi anteriormente al matrimonio la comunione concerne solo gli utili e
gli incrementi .
l'articolo 178 del codice civile prevede inoltre che costituiscono oggetto della comunione i beni
destinati all’esercizio dell’impresa gestita da uno solo dei coniugi è costituita dopo il matrimonio a
condizione che tali beni sussistono al momento dello scioglimento della comunione. Vi sono due
tipologie e di comunioni : la comunione immediata e la comunione differita o comunione de
residuo.
La comunione immediata realizza una contitolarità fra i coniugi durante il matrimonio: essa ha per
oggetto gli acquisti effettuati durante il matrimonio le aziende gestite da entrambi i coniugi.
La comunione differita si costituisce sui beni dei coniugi allo scioglimento del vincolo
matrimoniale: la comunione di ferita ha per oggetto i frutti dei beni personali EI proventi
dell'attività separata di ciascun coniuge cioè i redditi prodotti da coniuge nell'esercizio della sua
attività lavorativa. Questa forma di Comunione e detta differita proprio perché non si costituisce
durante il matrimonio e riguarda solo ciò che resta dei Bini e dell'utilità patrimoniali che ne
costituiscono l'oggetto al momento dello scioglimento del vincolo matrimoniale; Ciò significa che
un coniuge durante il matrimonio resta titolare esclusivo dei beni e dell'utilità patrimoniali destinate
a cadere in comunione di ferita e rimane libero di amministrarli . L'altro coniuge ha solo
l'aspettativa di diventare contitolare al momento dello scioglimento del regime patrimoniale quindi
ciascun coniuge rimane libero di gestire e utilizzare i propri redditi a propria discrezione.
Rientrano nella comunione de residuo azione dei beni personali, i dividendi delle azioni personali di
un coniuge , i frutti naturali percepiti dalla coltivazione di un terreno personale, lo stipendio di
ciascun coniuge, il trattamento di fine rapporto , gli incassi dell attività libero professionali, gli utili
dell'esercizio di un'impresa , i diritti d'autore o i proventi percepiti delle opere dell'ingegno.
Non costituiscono oggetto della comunione e sono beni personali del coniuge i beni di cui prima del
matrimonio il coniuge era proprietario o rispetto ai quali era titolare di un diritto reale di godimento;
sono inoltre considerati beni personali quelli acquisiti successivamente al matrimonio per effetto di
donazione o successione e i beni di uso strettamente personale di ciascun coniuge con i loro
accessori. Sono beni personali quelli ottenuti a titolo di risarcimento del danno e la pensione
attinente alla perdita parziale o totale della capacità lavorativa.

LA DISCIPLINA DELLA COMUNIONE


I coniugi non possono chiedere fino a che il regime patrimoniale dura la divisione dei pini inoltre
non possono neppure alienare la quota di ciascuno dei beni comuni punto la con titolarità dei beni e
quindi necessaria e inalienabile. In relazione all'amministrazione dei beni comuni vi è il diritto di
ciascun coniuge a non vendere e il patrimonio comune e di garantire a ciascun coniuge una libertà
di gestione in assenza della quale qualsiasi contrasto fra i coniugi comporterebbe l'impossibilità di
gestire il patrimonio comune anche nelle scelte quotidiane. Per realizzare tale bilanciamento il
legislatore distingue fra atti di ordinaria e atti di straordinaria amministrazione tre punti l'articolo
180 del codice civile prevede che l'amministrazione ordinaria dei beni della comunione e la
rappresentanza in giudizio per gli atti ad essa relativi spettano disgiuntamente ad entrambi i coniugi
mentre gli atti di straordinaria amministrazione che abbiano ad oggetto i beni comuni devono essere
compiuti congiuntamente dai coniugi. Gli atti di straordinaria amministrazione possono essere
compiuti da uno solo dei coniugi purché egli abbia ottenuto il previo consenso dell’altro; fra gli atti
di straordinaria amministrazione vi è la stipula dei contratti con il quale si concedono o si
acquistano diritti personali di godimento: se uno dei coniugi rifiuta il consenso alla stipulazione di
un atto di straordinaria amministrazione o degli altri atti per i quali sia richiesto il consenso l'altro
coniuge può chiedere l'autorizzazione giudiziale al compimento dell atto se questo è necessario
l'interesse della famiglia punto un coniuge può farsi autorizzare a compiere un atto di straordinaria
amministrazione se l'altro coniuge non può prestare il proprio consenso perché lontano ho impedito
in questo caso il giudice può anche escludere un coniuge dal compimento di atti di straordinaria
amministrazione se è minorenne nei casi in cui il minorenne sia stato eccezionalmente autorizzato a
contrarre matrimonio e se impossibilitato ad amministrare o se ha male amministrato. assai rilevante
è la disciplina dell' impugnazione degli atti compiuti da un coniuge senza il necessario consenso
dell'altro: se applicassimo le regole generali essendo necessario per l'atto il consenso di due soggetti
dovremmo concludere che esso compiuto senza la manifestazione di volontà di entrambi è nullo .
Tuttavia se l'atto riguarda un bene mobile e perfettamente valido: il coniuge te lo ha compiuto senza
il necessario consenso è solamente tenuto a ricostituire la comunione nello stato in cui si trovava
prima del compimento dell'atto non consentito e qualora ciò non fosse possibile esso deve versare
una somma di denaro equivalente all'atto non consentito punto sono il caso in cui l'atto non
consentito riguarda beni immobili o beni mobili registrati l'atto è annullabile su richiesta del
coniuge il cui consenso era necessario ma l'azione di annullamento deve essere promossa entro un
anno.
I beni della comunione rispondono per i debiti che in qualche modo possono essere ricondotti all'
interesse della famiglia; ai sensi dell'articolo 186 del codice civile sono debiti che possono essere
ricondotti all' interesse della famiglia
-i pesi ed oneri gravanti sui beni della comunione al momento dell'acquisto
-i debiti derivanti dall’amministrazione fra cui le spese effettuate per l'ordinaria e straordinaria
amministrazione del vino della comunione
-le spese per il mantenimento della famiglia e per l'istruzione e l'educazione dei figli e ogni
obbligazione contratta dai coniugi anche separatamente nell’ interesse della famiglia
-ogni obbligazione contratta congiuntamente dai coniugi.
quando i beni della comunione non sono sufficienti a soddisfare i debiti su di essa gravanti i
creditori possono soddisfarsi in via sussidiaria sui beni personali di ciascun coniuge nella misura
della metà del credito punto se un coniuge ha contratto un debito per un atto di straordinaria
amministrazione senza il necessario consenso dell'altro, i beni della comunione rispondono solo se i
creditori non possono soddisfarsi sui beni personali del coniuge che ha assunto il debito e
limitatamente alla sua quota. Una regola analoga si applica anche ai debiti assunti da ciascun
coniuge per ragioni e strane al mantenimento della famiglia e al patrimonio comune tre punti in
questo caso i creditori particolari di ciascun coniuge possono soddisfarsi sui beni della comunione
solo per la quota del coniuge obbligato è solo in via sussidiaria cioè dopo aver cercato di soddisfarsi
sui beni personali dell' obbligato.

LO SCIOGLIMENTO DELLA COMUNIONE


L' articolo 191 del codice civile prevede che la comunione si può sciogliere in caso di
-c'ho un consiglio dichiarazione di assenza o morte presunta o morte di uno dei due coniugi
-annullamento del matrimonio .
-separazione personale dei coniugi
-scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio
-mutamento convenzionale del regime patrimoniale
-fallimento di uno dei coniugi
in caso di scioglimento della comunione non si determina l'attribuzione ai coniugi della proprietà
esclusiva sui beni comuni bensì la mira cessazione del regime di comunione legale nel senso che gli
acquisti successivamente compiuti da uno dei coniugi non andranno a costituire un patrimonio
comune punto per contro proprio al momento dello scioglimento deve essere definito il contenuto
della cosiddetta comunione de residuo.
Per quanto riguarda l'annullamento del matrimonio la comunione legale si scioglie ex nunc e quindi
non con effetto retroattivo ma con il passaggio in giudicato della sentenza determinata da qualsiasi
causa; determina lo scioglimento della comunione anche la deliberazione della sentenza
ecclesiastica di nullità del matrimonio concordatario
Per quanto riguarda la separazione personale fra i coniugi l'articolo 191 prevede che la comunione
si scioglie al momento in cui all'inizio del relativo giudizio il presidente del tribunale autorizza i
coniugi a vivere separati dopo il fallito tentativo di conciliazione ; I coniugi non devono quindi
attendere il passaggio in giudicato della sentenza di separazione per ottenere la cessazione del
regime punto in caso di separazione consensuale lo scioglimento si verifica nel giorno in cui i
coniugi confermano la loro volontà di separarsi consensualmente a determinate condizioni
comparendo innanzi al presidente del tribunale e sottoscrivendo il relativo verbale a condizione che
l'accordo poi sia effettivamente omologato dal tribunale.
La separazione giudiziale dei Bini può essere chiesta da ciascun coniuge al verificarsi di una delle
seguenti condizioni:
-interdizione e inabilitazione di uno dei coniugi
-cattiva amministrazione della comunione
-disordine negli affari di uno dei due coniugi
-cattiva condotta tenuta da un coniuge nell amministrazione dei beni che mette in pericolo gli
interessi dell'altro o della comunione o della famiglia
-mancata contribuzione da parte di un coniuge ai bisogni della famiglia in proporzione alle proprie
sostanze o capacità di lavoro
la sentenza che pronuncia la separazione dei Bini produce i suoi effetti prima che venga fatta la
domanda di separazione dei beni re punti in questo caso è la stessa sentenza che instaura il regime
di separazione dei beni. Al momento dello scioglimento della comunione si effettuano i rimborsi e
le restituzioni virgola in particolare ciascun coniuge deve rimborsare alla comunione le somme
prelevate dal patrimonio comune per scopi diversi dal soddisfacimento dei bisogni della famiglia
mentre al contrario ciascun coniuge può chiedere la restituzione.com prelievo dal patrimonio
comune delle somme prelevate dal proprio patrimonio personale e impiegate i spese e investimenti
del patrimonio comune o per il soddisfacimento dei bisogni della famiglia. A seguito dello
scioglimento per qualsiasi causa della comunione ciascuno dei coniugi può chiedere la divisione dei
beni comuni: questa si effettua ripartendo sempre in parti uguali l' attivo e il passivo della
comunione punto il giudice può attribuire a uno dei coniugi un diritto di usufrutto su una parte dei
bene spettanti all'altro coniuge se ciò risponde alla necessità della rule mentre i beni mobili
personali di ciascun coniuge non sono oggetto di divisione e quindi vengono prelevati dal
proprietario prima della divisione.

LA COMUNIONE CONVENZIONALE
la comunione convenzionale è una comunione retta da regole parzialmente diverse da quella che
disciplinano la comunione regale. Le parti non possono far entrare in comunione i beni di uso
strettamente personali di ciascun coniuge e i loro accessori, i beni che servono all'esercizio della
professione del coniuge e i beni ottenuti a titolo di risarcimento del danno non che la pensione
attinente alla perdita parziale o totale della capacità lavorativa.

LA SEPARAZIONE DEI BENI


Le parti possono stipulare una convenzione matrimoniale con la quale scelgono la separazione dei
beni: tale convenzione può essere effettuata mediante una dichiarazione resa nell'atto di
celebrazione del matrimonio. La separazione dei beni non realizza alcuna ridistribuzione del
patrimonio fra i coniugi infatti ciascuno conserva la proprietà il godimento e l'amministrazione dei
beni acquisiti sia prima sia dopo il matrimonio.

IL FONDO PATRIMONIALE
Gli articoli 167 e successivi del codice civile disciplinano il fondo patrimoniale: esso consiste nella
destinazione di alcuni beni determinati da parte dei coniugi oppure di uno solo di essi o da una parte
di 1/3 esclusivamente al soddisfacimento dei bisogni della famiglia punto da un punto di vista
funzionale il fondo patrimoniale consiste nella destinazione di un patrimonio esso quindi crea un
vincolo di destinazione. Per quanto riguarda la forma il fondo patrimoniale può essere costituito per
atto pubblico oppure se è costituito da un terzo per testamento; l'atto costitutivo del fondo
patrimoniale se e Inter vivos è da considerarsi una convenzione matrimoniale.
Per quanto l'oggetto possono essere destinati al fondo patrimoniale beni immobili o mobili registrati
nonché titoli di credito dei punti in questo caso l'esigenza di rendere pubblica la destinazione del
bene al fondo patrimoniale comporta che i titoli devono essere Risi nominativi con annotazione del
vincolo sul titolo o facendolo comunque risultare in altro modo idoneo punto se si tratta invece di
beni immobili la costituzione del fondo patrimoniale deve essere trascritta nei registri immobiliari
mentre per i beni mobili registrati la costituzione del fondo patrimoniale deve essere resa pubblica
mediante annotazione nel registro.
ecco istituzione del fondo non può essere opposta a terzi se non risulta annotata a margine dell atto
di matrimonio. La proprietà dei beni del fondo patrimoniale spetta ad entrambi i coniugi tuttavia
l'atto costitutivo può disporre diversamente . Indipendentemente da chi sia il proprietario del bene il
fondo deve essere destinato ai bisogni della famiglia così come i frutti di esso devono essere
impiegati esclusivamente a soddisfare tali bisogni. L'amministrazione dei beni del fondo è
disciplinata dalle stesse regole che si applicano all'amministrazione dei beni della comunione
legale; salvo che l'atto costitutivo disponga diversamente non può non si possono alienare ipotecare
dare impegno o comunque sottoporre a vincolo i beni del fondo se non con il consenso di entrambi i
coniugi . Poiché il fondo patrimoniale rappresenta un patrimonio separato i cui beni sono destinati
ai bisogni della famiglia i creditori non possono soddisfarsi sui beni stessi per debiti che il creditore
conosceva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni stessi della famiglia . L'articolo 171 del
codice civile prevede che il vincolo di destinazione conseguente alla costituzione del fondo
patrimoniale cessi a seguito dell' annullamento o dello scioglimento o della cessazione degli effetti
civili del matrimonio; tuttavia se vi sono figli minori il fondo dura fino al compimento della
maggiore età dell'ultimo figlio.
L’IMPRESA FAMILIARE
L'articolo 230 bis del codice civile prevede un istituto che non è qualificabile all'interno dei regimi
patrimoniali secondari della famiglia ; Si tratta infatti di una regola di ridistribuzione della ricchezza
e dei redditi ai familiari che si applica necessariamente a tutte le famiglie a condizione che vi sia
un'impresa esercitata dai componenti della famiglia stessa . L'impresa familiare e quella impresa in
cui collaborano in maniera continuativa il coniuge, la persona unita civilmente , i parenti entro il
terzo grado e gli affini grado dell'imprenditore . ciascuno di questi se presta in modo continuativo la
sua attività di lavoro nell’impresa ma anche nella famiglia al diritto al mantenimento secondo la
condizione patrimoniale della famiglia e ha diritto a partecipare agli utili dell’impresa e agli
incrementi dell'azienda anche in ordine all'avviamento. Questo diritto di partecipazione è
proporzionale alla quantità e alla qualità del lavoro prestato tenendo conto che ovviamente il lavoro
della donna è considerato equivalente al lavoro dell'uomo : in caso di divisione ereditaria o di
trasferimento dell'azienda i familiari partecipi hanno diritto di prelazione sull’ azienda cioè sono
preferiti in presenza di soggetti terzi nella costituzione di un atto giuridico.
L'articolo 230 bis prevede inoltre una sorta di gestione collegiale dell’impresa familiare imponendo
che le decisioni relative all'impiego degli utili e degli incrementi nonché le scelte di straordinaria
amministrazione siano adottate la maggioranza dei familiari partecipanti all'impresa punto il diritto
di partecipazione un'impresa familiare non è trasferibile se non a favore di un altro familiare: esso
può essere liquidato con un equivalente in denaro al momento della cessazione del rapporto di
lavoro o al momento del trasferimento dell'azienda.

SEZIONE IV
LE FAMIGLIE NON PATRIMONIALI: LE UNIONI CIVILI
Con la legge del 20 maggio 2016 n 76 anche il nostro ordinamento ha disciplinato le unioni fra
persone dello stesso sesso tuttavia la Corte costituzionale nel 2014 ha sollecitato il legislatore ad
introdurre una forma di tutela delle unioni omosessuali diversa dal matrimonio in quanto la Corte
costituzionale ritiene che il matrimonio sia nel nostro ordinamento si costituisca tra due persone di
sesso diverso. Il legislatore ha scelto di tradurre in una specifica norma l'indicazione della Corte
costituzionale secondo cui l'unione omosessuale è riconosciuta come formazione sociale e non
come famiglia ; A tal proposito potremmo dire quindi che l'unione civile è una specifica formazione
sociale ai sensi degli articoli 2 e 2 della costituzione. Sono applicabili all' Unione civile tutte le
disposizioni contenute in qualsiasi atto normativo che facciano riferimento al matrimonio e le
disposizioni contenenti le parole coniuge o termini equivalenti punto per l'estensione all'unione
civile delle norme relative al matrimonio non si applica tuttavia le norme contenute nella legge n
184 del 1983 cioè la legge sull’adozione.
L'unione civile si costituisce con una forma meno solenne rispetto al matrimonio EA un regime di
impedimenti e invalidità sovrapponibile a quest'ultimo con te, anche gli effetti sono in gran parte
sovrapponibili a quelli del matrimonio tuttavia per quanto riguarda il cognome le parti possono
stabilire di assumere un cognome comune oppure adottarli entrambi. E diritti e doveri che derivano
dall’unione civile sono pressoché uguali a quelli che derivano dal matrimonio così come è identica
la regola che per scrive l'uguaglianza delle parti tuttavia non viene riprodotto all'interno dell' Unione
civili l'obbligo di fedeltà che invece caratterizza il matrimonio. Anche il regime patrimoniale
primario è uguale a quello che si caratterizza per il matrimonio infatti entrambe le parti sono
tenute ciascuna in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e
casalingo a contribuire ai bisogni comuni punto per quanto riguarda il regime patrimoniale
secondario il regime legale e quello della comunione dei bambini salva la possibilità di optare per
gli stessi regimi alternativi previsti per il matrimonio mentre per quanto riguarda la successione le
parti dell'unione civile hanno gli stessi diritti sia per quanto attiene alla successione legittima sia per
quanto attiene alla quota di riserva dei coniugi (la quota di riserva e la quota di eredità che la legge
riserva al coniuge del de cuius hai figli o in loro assenza agli ascendenti ).
LE CONVIVENZE DI FATTO
La seconda parte della legge del 20 maggio 2016 n 76 disciplina la convivenza : sono conviventi di
fatto due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca
assistenza morale e materiale, non vincolate, da rapporti di parentela affinità o adozione, da
matrimonio o da una Unione civile, nonché le persone già coniugate ma legalmente separate . per
l'accertamento della stabile convivenza si fa riferimento alla dichiarazione anagrafica prevista dal
regolamento che prevede che i conviventi possano registrarsi all'anagrafe come tali essendo quindi
menzionati in un unico stato di famiglia anagrafico. La dichiarazione anagrafica di residenza è solo
uno dei mezzi di prova possibili della convivenza di fatto e fa sorgere una presunzione che la coppia
sia effettivamente convivente.
la legge precisa che un convivente può designare l'altro come proprio rappresentante per le
decisioni relative alle malattie o alla donazione degli organi dei punti in caso di morte del
proprietario della casa di comune residenza il convivente di fatto superstite ha diritto di continuare
ad abitare nella stessa per due anni o per un periodo pari alla convivenza se superiore a due anni e
comunque non oltre i 5 punto per quanto riguardo agli effetti patrimoniali i conviventi devono
partecipare alle spese della vita comune in proporzione alle sostanze di ciascuno e alla capacità di
lavoro professionale o casalingo.
La semplice convivenza di fatto non instaura alcun regime patrimoniale secondario tuttavia nelle
ipotesi in cui il convivente presti stabilmente la propria opera all'interno dell' impresa dell'altro
convivente si applica una disciplina molto simile a quella delle imprese familiare a cui collabora il
coniuge e quindi il convivente partecipa agli utili ai beni acquistati con essi e agli incrementi
dell'azienda.
La semplice convivenza non produce inoltre alcun effetto in relazione ai diritti successori dei
conviventi che quindi non sono reciprocamente né eredi ex lege, nè eredi necessari.
in caso di cessazione della convivenza la parte eventualmente più debole non acquista alcun diritto
al mantenimento a carico della parte forte : è tuttavia prevista che il giudice stabilisca diritto del
convivente di ricevere dall’altro gli alimenti qualora versi in stato di bisogno e non sia in grado di
provvedere al proprio sostentamento: in tali casi gli alimenti sono assegnati per un periodo
proporzionale alla durata della convivenza.

IL CONTRATTO DI CONVIVENZA
La legge del 20 maggio 2016 n 76 prevede che conviventi possano disciplinare i loro rapporti con
un atto di autonomia privata e quindi stipulando un contratto. Quanto alla forma il contratto di
convivenza deve essere stipulato a pena di nullità per atto pubblico o per scrittura privata
autenticata da un notaio o da un avvocato punto con il contratto di convivenza le parti possono
disciplinare le modalità di contribuzione alle necessità della vita in comune in relazione alle
sostanze di ciascuno e alle capacità di lavoro professionale o casalingo . Possono anche prevedere
che alla convivenza si applichi il regime della comunione dei bambini identico a quello previsto per
il matrimonio punto il contratto di convivenza si risolve per accordo delle parti ma anche per il
semplice recesso unilaterale; Si scioglie anche automaticamente in seguito al matrimonio o
all'unione civile tra i medesimi conviventi o tra un convivente ed altra persona nonché per morte di
uno dei contraenti.
SEZIONE V
LA FILIAZIONE
LO STATO DI FIGLIO
L'art 30 costo stabilisce che è dovere dei genitori mantenere istruire ed educare la prole anche se è
nata fuori dal matrimonio; fino alla riforma del 2012 e nel nostro ordinamento si distingueva tra
filiazione legittima e filiazione naturale a seconda che genitori fossero meno coniugati tra loro.
la distinzione tra filiazione matrimoniale e non matrimoniale è stata superata dalla riforma con la
legge del 10 Dicembre 2010 n 219 e d'attualità con il successivo decreto legislativo del 28 dicembre
2013 n 154 che disciplina il nuovo articolo 315 del codice civile secondo cui tutti i figli hanno lo
stesso stato giuridico; Ciò significa che il regime che disciplina il rapporto di filiazione è uguale
nell’ipotesi in cui genitori siano coniugati oppure non lo siano . Differente rimane solo il modo in
cui lo stato di figlio si acquista.
L’ACQUISTO DELLO STATO DI FIGLIO
Qualora i genitori siano coniugati lo stato di figlio si acquista automaticamente in forza dell’operare
combinato di alcune norme presunzioni: nel nostro ordinamento la madre è colei che partorisce .
Questa regola oggi può essere messa in discussione a causa delle nuove tecniche di fecondazione
assistita disciplinata espressamente dall articolo 269 comma tre del codice civile. Concorre a
formare lo status di figlio di genitori coniugati la presunzione di paternità che ammette la prova
contraria: il marito della madre e padre del figlio nato o concepito durante il matrimonio che
afferma così la presunzione di paternità. Questa affermazione deve essere raccordata con una
ulteriore presunzione che ammette una prova contraria ossia la presunzione di concepimento ; In
questo caso poiché generalmente la gestazione dura 9 mesi e è assai improbabile che essa duri più
di 10 mesi, il legislatore afferma che si presume concepito in costanza di matrimonio il figlio nato
dopo il matrimonio e quando non sono ancora trascorsi 300 giorni dalla data dell' annullamento
dello scioglimento o della cessazione degli effetti civili di dello stesso punto la presunzione non
opera decorsi 300 giorni dalla pronuncia della separazione. Il l'articolo 234 del codice civile
prevede che se il figlio è nato dopo i 300 giorni dall' annullamento dallo scioglimento o dalla
cessazione degli effetti civili del matrimonio e genitori oh il loro e ridi sono comunque ammessi
approvare il suo concepimento durante il matrimonio; Analogamente se il figlio è nato dopo 300
giorni dalla separazione e ammessa la prova che esso è stato concepito durante la convivenza.
Occorre tuttavia precisare che la madre può al momento della nascita del figlio impedire che la
presunzione di paternità operi ; In primo luogo la madre può dichiarare che il figlio non è un figlio
matrimoniale e quindi non è figlio del marito. Inoltre la presunzione non opera nel caso in cui la
madre nella dichiarazione di nascita si si abbassa della facoltà di non essere nominata nell'atto di
nascita punto la facoltà della madre di non essere nominata è invece esclusa nel caso di gravidanza
verificatasi a seguito dell'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Se la
madre non è coniugata o nel caso in cui non operi la presunzione di paternità lo stato di figlio si
acquista a seguito di riconoscimento o dichiarazione giudiziale ; e riconoscimento e una
dichiarazione di scienza relativa al fatto che una determinata persona sia figlia del dichiarante punto
si tratta di un atto personalissimo nel senso che non può essere effettuato da un rappresentante e
ogni condizione o clausola diretta a limitare gli effetti del riconoscimento è nulla e si considera
come non apposta .Il riconoscimento è un atto spontaneo ed esso costituisce un dovere del genitore
corrispondente alla realizzazione del diritto del figlio a conseguire lo stato di filiazione nei confronti
dei genitori biologici.
Il riconoscimento è fatto nell atto di nascita oppure con un autonoma dichiarazione innanzi ad un
ufficiale di Stato civile o in un atto pubblico o in un testamento; Tale dichiarazione può essere
effettuata sia dopo la formazione dell atto di nascita sia prima della nascita ma ovviamente dopo il
concepimento punto può essere effettuata anche in relazione a un figlio premorto in favore dei suoi
discendenti che possono trarne giovamento sul piano successorio dopo la sua morte.
Il riconoscimento è un atto irrevocabile ; Se è contenuto in un testamento ha effetto dal giorno della
morte del testatore. In tal caso la dichiarazione di riconoscimento conserva la sua efficacia anche
nel caso in cui il testamento sia revocato.
Tanto la madre quanto il padre sono chiamati ad effettuare il riconoscimento che può avvenire sia
congiuntamente sia disgiuntamente gli appunti il riconoscimento del figlio che ha compiuto i 14
anni non produce effetto senza il suo assenso. Prima del compimento dei 14 anni il riconoscimento
non può essere attuato senza il consenso del genitore che ha effettuato per prima il riconoscimento :
nel caso in cui il genitore che ha effettuato per prime riconoscimento neghi consenso l'altro può
ricorrere al giudice per ottenere una sentenza che si sostituisce al consenso mancante qualora il
rifiuto sia contrario all' interesse del minore.
Il riconoscimento non può essere effettuato da una persona infra sedicenne salva autorizzazione del
giudice dopo aver valutato le circostanze e dopo aver avuto riguardo all' interesse del figlio . Inoltre
è necessaria l'autorizzazione per il riconoscimento del figlio qualora fra i genitori vi siano stretti
legami di parentela o di affinità.
La persona riconosciuta assume lo stato di figlio e conseguentemente il genitore assume nei
confronti del figlio tutti i doveri e tutti i diritti siete arrivano dal rapporto di filiazione punto il figlio
riconosciuto assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto re punti se il
riconoscimento è stato effettuato contemporaneamente dai genitori il figlio assume il cognome del
padre. A tal proposito in virtù della sentenza della Corte costituzionale n 286 del 2016 è ora
possibile che i genitori manifestino di comune accordo all' ufficiale di Stato civile la volontà che è
figlio assuma anche il cognome materno. Se la filiazione nei confronti del padre è stata accertata o
riconosciuta successivamente al riconoscimento da parte della madre e figlio può assumere il
cognome del padre aggiungendolo a quello della madre mentre nel caso in cui il figlio sia
minorenne il giudice decide circa l'assunzione del cognome del genitore breve ascolto del figlio
minore che abbia compiuto gli anni 12 e anche di età inferiore dove questo sia capace di
discernimento.

LA PROVA DELLA FILIAZIONE


La filiazione si prova con l'atto di nascita iscritto nei registri dello Stato civile. L'atto di nascita e
redatto dall' ufficiale dello Stato civile sulla base delle dichiarazioni dei genitori o di una persona
che abbia assistito al parto. Solo in mancanza dell’atto di nascita ad esempio perché non sia stato
per qualsiasi ragione redatto o perché non sia stato iscritto nei registri perché sono andati distrutti lo
stato di figlio si prova mediante il possesso continuo dello stesso punto il possesso di Stato risulta
da una serie di fatti che nel loro complesso valgono a dimostrare le relazioni di filiazione ed i
parenti la fra una persona e la famiglia a cui essa pretende di appartenere.
Devono in particolare risultare alcune circostanze: in primo luogo la persona che si pretende essere
genitore deve avere sempre trattato il preteso figlio come tale avendo provveduto al mantenimento
era l'educazione ; In secondo luogo è necessario che il preciso figlio sia sempre stato considerato
come tale nei rapporti sociali e gli sia stata riconosciuta la qualità di figlio nei rapporti familiari.

L’AZIONE DI DISCONOSCIMENTO DELLA PATERNITA’


L'azione di disconoscimento della paternità dagli articoli 243 bis e successivi del codice civile e
dell’ azione diretta a superare le presunzioni di concepimento e di paternità fornendo la prova che il
figlio nato dopo il matrimonio e quando non sono ancora trascorsi 300 giorni dalla data dell'
annullamento dello scioglimento o della cessazione degli effetti civili del matrimonio non è in realtà
figlio del marito della madre. Chi esercita l'azione deve quindi provare che non sussiste il rapporto
di filiazione fra il figlio il presunto padre; Sono legittimati all' azione di disconoscimento della
paternità tre e il figlio che abbia raggiunto la maggiore età. La prova che il figlio non è figlio del
marito della madre può essere data in ogni caso e con ogni mezzo ma la sola dichiarazione della
madre non vale ad escludere la paternità . L'azione può essere proposta dal figlio dopo il
compimento della maggiore età e questa è imprescrittibile un tè, se l'azione è proposta dal padre o
dalla madre la legge prevede a pena di decadenza un termine per l'esercizio dell'azione differente a
seconda della persona che la esercita: nel caso in cui fosse la madre ad avanzare l'azione di
disconoscimento della paternità deve essere proposta entro sei mesi dalla nascita del figlio mentre
se l'azione era avanzata dal padre essa deve essere presentata entro un anno dal giorno della nascita
del figlio quando il non presunto padre si trovava al tempo di questa nel luogo in cui è nato il figlio.
Se invece non si trovava in tale luogo il termine decorre dal giorno del suoritorno.se il padre prova
di aver ignorato la propria impotenza di generare oh l'adulterio della moglie al tempo del
concepimento il termine decorre dal giorno in cui ne ha avuta conoscenza. L'azione di
disconoscimento non può essere esercitata da parte dei genitori oltre i 5 anni della nascita del figlio
in quanto si presuppone che dopo 5 anni da tale nascita si è creato un legame familiare che prevale
sul’ assenza di una discendenza biologica. L'interesse del figlio non perdere il proprio stato nei
confronti di colui che ha sempre conosciuto come padre in questo caso prevale sull’interesse a fare
emergere la verità in quanto il tempo ha ormai creato un rapporto di filiazione inscindibile se non
dal figlio stesso.
Se il titolare dell'azione di disconoscimento della paternità muore senza averla promossa ma prima
che ne sia decorso il termine sono ammessi ad esercitarle in sua vice ai sensi dell'articolo 246 del
codice civile i discendenti e gli ascendenti mentre nel caso di morte del figlio il coniuge o i
discendenti.

LE AZIONI DI RECLAMO E CONTESTAZIONE DELLO STATO DI FIGLIO


Con l'azione di reclamo l' interessato può richiedere lo status di figlio nato nel matrimonio allorché
lo status non gli venne attribuito alla nascita per diverse ragioni mentre l'azione di contestazione e
quell azione volta ad affermare che una persona a cui è stato attribuito lo stato di figlio di genitori
coniugati e modo erroneo non ha in realtà tale stato. ai sensi dell'articolo 249 del codice civile è
legittimato a proporre l'azione di reclamo di per sé imprescrittibile il figlio mentre l'articolo 239 del
codice civile afferma che l'azione di reclamo dello Stato di figlio può essere esercitata se vi è stata
-supposizione di parto o sostituzione del neonato; Nel primo caso nell atto di nascita viene attribuita
la maternità a una donna diversa da colei che ha partorito mentre nel secondo caso viene indicato
come figlio di una madre che ha partorito un bambino diverso da quello che effettivamente suo
figlio
-redazione dell’atto di nascita di un bambino come figlio di ignoti quando la madre chiede
successivamente di essere nominata come madre
-redazione di un atto di nascita sulla base di una presunzione di paternità mentre opera una
presunzione di paternità contrastante
-un preesistente stato di figlio che è stato rimosso
l' azione di contestazione dello Stato di figlio è opposta a quella di reclamo; Essa viene esercitata se
ha un figlio viene attribuito lo stato di figlio di genitori coniugati mentre non sussistono i
presupposti perché operino le presunzioni di concepimento e di maternità . Legittimati all' azione di
contestazione sono coloro che dall’ atto di nascita risultino genitori e chiunque vi abbia interesse
anche in questo caso l'azione è imprescrittibile.

L’AZIONE DI IMPUGNAZIONE DEL RICONOSCIMENTO


L'azione di impugnazione del riconoscimento per difetto di legittimità e l'azione che esercita colui
che afferma che non corrisponda al vero l'atto di riconoscimento di un figlio nato da genitori non
coniugati . L'azione tende a dimostrare che il riconosciuto non è figlio di colui o colei che ha
effettuato il riconoscimento. Il riconoscimento può essere impugnato per difetto di veridicità
dall'autore del riconoscimento da colui che è stato riconosciuto e da chiunque vi abbia interesse ;
Colui che è stato riconosciuto non può durante la minore età impugnate il riconoscimento. La prova
della non veridicità del riconoscimento può essere data con ogni mezzo e in particolare mediante
l'accertamento genetico o ematologico nonché il test del DNA . L'azione di impugnazione è
imprescrittibile riguardo al figlio.
L'azione promossa dall'autore del riconoscimento deve essere proposta entro un anno dall'
annotazione del riconoscimento sull atto di nascita; Se l'autore del riconoscimento prova di aver
ignorato la propria impotenza il termine decorre dal momento in cui chi esercita l'azione ha avuto
conoscenza dell' impotenza punto in ogni caso non è ammesso impugnazione oltre il termine di 5
anni dalla nascita del figlio a causa del legame familiare che si viene a creare durante tale tempo.
Il riconoscimento può essere impugnato qualora questo non corrisponda a verità in caso di dolo ed
errore e può essere anche impugnato per l'incapacità che deriva da interdizione giudiziale ;
Legittimato a proporre l'azione in questo caso è il rappresentante dell’ interdetto e dopo la revoca
dell' interdizione l'autore del riconoscimento può impugnare quest’ ultimo entro un anno dalla
revoca dell' interdizione.

L’AZIONE PER DICHIARAZIONE GIUDIZIALE DI PATERNITA’ O MATERNITA’


L'azione di dichiarazione giudiziale di paternità l'azione esercitata per far accertare l'esistenza di un
rapporto di filiazione fuori dal matrimonio e quindi è l'azione esercitata nei confronti di chi non ha
riconosciuto un figlio oppure essendo né genitore. Nell ipotesi più frequente l'azione esercitata nei
confronti di colui che si pretende essere il padre tuttavia può essere esercitata anche nei confronti
della madre che abbia chiesto di non essere nominata al momento della nascita del figlio nell’atto di
nascita.
Nei casi di figlio che si pretende nato da persone fra le quali esiste un vincolo di parentela in linea
retta o in linea collaterale di secondo grado o un vincolo di affinità in linea retta, l'azione per la
dichiarazione giudiziale di paternità o di maternità dyve essere preventivamente autorizzata dal
giudice.in ogni caso in cui l'azione per la dichiarazione giudiziale di paternità naturali non può
essere proposta il figlio può agire per ottenere il mantenimento l'istruzione e l'educazione punto la
prova della filiazione può essere data con ogni mezzo, l'unica limitazione è data dal fatto che la sola
dichiarazione della madre e la sola esistenza di rapporti tra la madre e il preteso padre all'epoca del
concepimento non costituiscono prova di paternità. la dichiarazione della madre nel concorso di
altri elementi presuntivi può però essere valutata dal giudice ; La prova della maternità e data
dimostrando l'identità di colui che si pretende essere figlio con colui che fu partorito dalla donna la
quale si assume essere la madre punto la prova della paternità avviene invece tramite l'esame del
DNA anche se il presunto padre potrebbe rifiutarsi di sottoporsi al test. Legittimato all' azione per la
dichiarazione giudiziale di paternità e il figlio ed essa e imprescrittibile ; L'azione può essere anche
esercitata dagli eredi del figlio ma in questo caso entro un anno dalla morte di quest'ultimo.
l'azione può essere promossa nell'interesse del figlio minorenne dall'altro genitore; Se il figlio ha
compiuto i 14 anni è necessario il suo consenso per iniziare o proseguire l'azione.
La sentenza che dichiara la paternità o la maternità produce gli stessi effetti dell’ atto di
riconoscimento in questo caso il giudice può anche dare provvedimenti che ritiene utili per
l'affidamento il mantenimento l'istruzione e l'educazione del figlio e per la tutela dei suoi interessi
patrimoniali.

LA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA


Se la propria azione avviene naturalmente in via certezza su alcune questioni fondamentali come ad
esempio la madre è certamente colei che partorisce mentre il padre è colui che ha partecipato con la
madre all'atto del concepimento; I genitori in questo caso sono individuati e coincidono con i
portatori del materiale genetico del figlio.
Ad oggi i progressi della scienza medica hanno sviluppato tecniche di procreazione medicalmente
assistita con l'obiettivo di porre rimedio ad alcune patologie: da un lato l' infertilità e la serialità e
dall'altro le malattie genetiche che genitori potrebbero trasmettere al figlio. Con la legge del 19
Febbraio del 2004 n 40 e legislature limitava il ricorso alle tecniche di fecondazione assistita solo al
fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità parti lita tuttavia la
Corte costituzionale con la sentenza n 96 del 2015 ha dichiarato l' illegittimità costituzionale di
questa norma nella parte in cui non consente il ricorso alle tecniche di fecondazione assistita per le
coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili. En ricorso alla procreazione assistita può
essere effettuato solo dalle coppie maggiorenni di sesso diverso, coniugati o conviventi in età
potenzialmente fertile ed entrambi viventi punto è vietata e severamente sanzionata la pratica della
maternità surrogata: si tratta della pratica nella quale un ovulo fecondato viene impiantato nell'utero
di una donna la quale destinata a non apparire come madre del bambino che avrà invece lo stato di
figlio della madre a cui è stato prelevato un ovulo e dell'uomo a cui appartiene il gremite maschile
utilizzato per la fecondazione.
Entrambi i genitori devono manifestare la volontà di accedere alla procreazione assistita dopo aver
ricevuto tutte le informazioni necessarie a comprendere il trattamento e le sue conseguenze punto
tra la manifestazione della volontà e l'applicazione della tecnica deve correre un termine non
inferiore a 7 giorni e la volontà può essere revocata da ciascuno dei componenti della coppia fino al
momento della fecondazione dell' ovulo. i nati a seguito dell'applicazione delle tecniche di
procreazione medicalmente assistita hanno lo stato di figli della coppia che ha espresso la volontà di
ricorrere alle tecniche medesime ; In questo caso lo stato di figlio si acquista non in seguito a un
atto di riconoscimento ma automaticamente per effetto della nascita.
L'articolo 9 della legge del 2004 impedisce qualsiasi ripensamento della coppia dopo la nascita
virgola in particolare in caso di procreazione assistita eterologa il padre non può esercitare
nell’ azione di disconoscimento di paternità, né l’azione di impugnazione del riconoscimento per
difetto di veridicità se i genitori sono coniugati e inoltre la madre non può dichiarare la volontà di
non essere nominata nell’ atto di nascita. Inoltre sempre in caso di applicazione di tecniche di tipo
eterologo il donatore di gameti non acquisisce alcuna relazione giuridica parentale e con il nato e
non può far valere nei suoi confronti alcun diritto né essere titolare di obblighi.

L’ADOZIONE
Lo stato di figlio si può acquistare anche per effetto di un provvedimento del giudice: la sentenza di
adozione. si devono distinguere due tipi di adozione: l'adozione di persone minori di età e
l'adozione di maggiorenni punto la prima non è disciplinata nel codice civile ma nella legge del 4
maggio 1983 n 184 mentre la seconda è disciplinata agli articoli 291 e successivi del codice civile .
La finalità dell’adozione di minorenni è quella di garantire ad ogni minore una famiglia fermo
restando che deve essere riconosciuto e tutelato il diritto del bambino di crescere all'interno della
propria famiglia biologica . Allorché tuttavia la famiglia biologica non sia in grado di prendersi cura
educare e mantenere il figlio il legame del bambino con i genitori e con la famiglia biologica viene
interrotto e viene costituito un rapporto di filiazione in capo ai genitori adottivi.
L'adozione di maggiorenni ha invece una finalità diversa cioè quella di tutelare l'interesse di una
persona ad avere una discendenza.

I PRESUPPOSTI DELL’ADOZIONE DEI MINORI


L'adozione di un minore è consentita solo se gli sia stato dichiarato in stato di adottabilità e tale
dichiarazione è ammessa solo nei confronti dei minori che si trovano in stato di abbandono punto lo
stato di abbandono sussiste quando il minore sia privo di assistenza morale e materiale da parte dei
genitori o dei parenti tenuti a provvedervi punto lo stato in cui si trova il minore non deve essere
transitorio inoltre non è necessario che il minore sia materialmente abbandonato a se stesso essendo
considerato in stato di abbandono anche un minore che venga accudito dai genitori in modo non del
tutto adeguato a garantire la sua crescita e la sua educazione purché tale situazione sia definitiva e
non possa essere rimediata grazie all'assistenza dello Stato e degli enti territoriali punto si considera
in stato di abbandono anche il minore che sia normalmente accudito ma viene cresciuto da persone
strane che non hanno con lui alcun legame di parentela; L'adozione dei minori si connota quindi
come un rimedio residuale ed estremo.
Se invece il minore si trova solo temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo egli può
essere affidato ad una famiglia preferibilmente con figli minori oppure a una persona singola
affinché al minore siano assicurati il mantenimento l'educazione e l'istruzione nonché le relazioni
affettive di cui ha bisogno. L'affidamento familiare non può durare più di due anni eventualmente
prorogabili per ulteriori due anni . L'affidamento cessa qualora la situazione di difficoltà della
famiglia sia superata o quando la sua prosecuzione risulti pregiudizievole.
La competenza a dichiarare lo stato di adottabilità di un minore spetta al tribunale per i minorenni il
quale agisce sulla base del ricorso del procuratore della Repubblica ; La procedura per la
dichiarazione dello Stato di abbandono è disciplinata dalla legge in modo da garantire il diritto di
difesa dei genitori punto la legge impone che il minore sia assistito da un avvocato nel corso del
procedimento e se ultra dodicenne sia ascoltato prima dell' emanazione dei singoli provvedimenti
punto la legge stabilisce inoltre quali siano i requisiti d'idoneità degli adottanti: essi devono essere
Uniti matrimonio da almeno tre anni e non devono trovarsi in uno stato di separazione personale
neppure di fatto. Inoltre non possono accedere all'adozione né i conviventi nelle persone unite
civilmente né infine le persone singole. Ulteriore requisito richiesto agli adottanti e quello dell età
nel senso che la differenza di età tra adottanti e adottato dyve essere ricompresa tra un massimo di
45 anni e un minimo di 18.
Coloro che vogliono adottare un minore devono presentare una domanda al tribunale per i
minorenni; il tribunale dispone accurate indagini tramite i servizi socio assistenziali degli enti
territoriali finalizzati all' accertamento delle attitudini personali degli aspiranti genitori adottivi,
delle capacità di educare istruire e mantenere il minore ha avuto riguardo alle sue specifiche
esigenze. Sulla base delle indagini effettuate il tribunale per i minorenni sceglie fra le coppie che
hanno presentato la domanda quella che appare maggiormente in grado di corrispondere alle
esigenze del minore e sentiti il pubblico ministero gli ascendenti dei richiedenti il minore che abbia
compiuto i 12 anni nonché acquisito il consenso del minore che abbia compiuto i 14 anni dichiara
l'affidamento preadottivo. L'affidamento preadottivo e una sorta di periodo di prova finalizzato a
verificare che non si verificano difficoltà non superabili nel rapporto fra genitori e il minore; se tali
difficoltà si presentano l'affidamento preadottivo viene revocato. Se il rapporto fra il minore e i
genitori si costruisce regolarmente il tribunale per i minorenni e pronuncia la sentenza di adozione
decorso almeno un anno di affidamento preadottivo.
E inoltre previsto che un minore sia adottato dai coniugi a cui era stato precedentemente affidato se
durante il tempo dell’affidamento sia accertato che l'impossibilità della famiglia d'origine di
occuparsi di lui non è temporanea ma è definitiva ; In questo caso il minore viene dichiarato
adottabile.

GLI EFFETTI DELL’ADOZIONE DEI MINORI


Per effetto della sentenza definitiva di adozione vengono meno i rapporti con la famiglia di origine
e il figlio acquista lo stato di figlio degli adottanti di cui assume il cognome re punti l'adozione non
è revocabile. Il figlio adottivo ha il diritto di conoscere le proprie origine ; Il minore adottato è
informato di tale sua condizione e i genitori adottivi vi provvedono nei modi e termini che si
ritengono più opportuni.
Le informazioni concernenti l' identità dei genitori biologici possono essere fornite ai genitori
adottivi su autorizzazione del tribunale per i minorenni; il tribunale accerta che l'informazione sia
preceduta e accompagnata da adeguata preparazione e assistenza del minore punto le informazioni
possono essere fornite anche al responsabile di una struttura ospedaliera qualora vi sia grave
pericolo per la salute del minore .L'adottato raggiunta l'età di 25 anni può accedere a informazioni
che riguardano la sua origine e l'identità dei propri genitori biologici; può farlo anche raggiunta la
maggiore età se sussistono gravi e comprovati motivi attinente la sua salute psico fisica.

L’ADOZIONE DI MINORI IN CASI PARTICOLARI


In alcuni casi particolari può essere pronunciato all'adozione in relazione a un minore che non sia in
stato di abbandono; in questo caso può essere adottato:
 Il minore orfano di padre e di madre da persone unite al minore da vincolo di parentela fino
al sesto grado
 il figlio di un coniuge adottato dall’ altro coniuge
 il minore orfano di padre e di madre che si trova in una situazione di handicap
 il minore che si trova in una situazione per cui vi sia la constatata impossibilità di
affidamento preadottivo
L'adozione in casi particolari e produce effetti diversi dall' adozione dei minori in stato di
abbandono definita adozione piena : in primo luogo l'adozione in casi particolari non determina la
rescissione dei legami tra il minore e la famiglia di origine infatti la legge non prevede che l'adottato
acquisti lo stato di figlio dell' adottante ma si limita ad elencare alcuni effetti come l'esercizio della
responsabilità genitoriale, l'obbligo per l' adottante di provvedere al mantenimento all'educazione e
all'istruzione dell' adottato; L'adozione in casi particolari può essere revocata per gravi motivi.

L’ADOZIONE INTERNAZIONALE
Oggetto di specifica disciplina e l'adozione internazionale in cui gli adottanti abbiano nazionalità
diversa dall' adottato gli appunti ciò si verifica tanto nel caso in cui gli adottanti italiani residenti in
Italia o all'estero intendano adottare un minore straniero residente all'estero quanto nel caso in cui
adottanti residenti all'estero intendano adottare un minore italiano i denti in Italia. Tale specie di
adozione è disciplinata dalla convenzione dell' Aja del 29 maggio 1993 per la tutela dei bambini e la
cooperazione nell’ adozione internazionale. Sul piano procedimentale l'adozione internazionale
presuppone che il minore sia dichiarato in stato di adottabilità nel paese di origine che le competenti
autorità abbiano accertato che il minore non possa essere protetto e curato nell ambito del proprio
paese d'origine e che l'adozione internazionale realizzi il miglior interesse del bambino punto le
autorità dello Stato d'origine devono inoltre accertare la piena libertà la consapevolezza degli effetti
e la gratuità del consenso da parte del bambino, dei familiari del bambino, delle istituzioni e delle
autorità tenuti a prestare il consenso ai fini dell'adozione.
I residenti in Italia che intendono adottare un minore straniero residente all'estero devono essere in
possesso dei requisiti richiesti per l'adozione di un minore residente in Italia; E si devono presentare
una dichiarazione di disponibilità all'adozione al tribunale per i minorenni del luogo di residenza
chiedendo che il tribunale dichiari la loro idoneità all'adozione. Il tribunale pronuncia il decreto di
idoneità all'adozione dopo aver disposto indagini tramite i servizi socio assistenziali territoriali.

L’ADOZIONE DI MAGGIORENNI
Dall' adozione dei minori deve essere tenuto distinto l'istituto dell'adozione dei maggiorenni
disciplinato agli articoli 291 su e successivi del codice civile. L' adozione del maggiorenne intende
soddisfare l'esigenza dell' adottante quei discendenti di avere un figlio a cui trasmettere il cognome
e il proprio patrimonio mortis causa. L' adozione del maggiorenne è consentita a chi abbia compiuto
35 anni e abbia un'età superiore di almeno 18 anni rispetto a quella di colui che si intende adottare.
l'adozione richiede il consenso dell' adottante e dell' adottato e l' assenso dei genitori dell' adottando
ed e coniuge dell' adottante e dell' adottando se non legalmente separato. E tribunale pronuncia con
sentenza l'adozione dopo avere accertato che essa convenga all' adottando. Per effetto dell’adozione
il figlio assume di norma il cognome dell' adottante anteponendo al proprio. L’adottato conserva
tutti i diritti e i doveri verso la sua famiglia d’origine; non si costituiscono legami parentali né tra
l’adottato e la famiglia dell’adottante, né tra l’adottante e la famiglia dell’adottato.

LA RESPONSABILITA’ GENITORIALE E LA TUTELA DEI MINORI


I DIRITTI E I DOVERI DEI FIGLI
Tutti i figli hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri nei confronti dei genitori; In particolare essi
hanno diritto ad essere mantenuti educati istruiti e assistiti moralmente dai genitori nel rispetto delle
loro capacità delle loro inclinazioni naturali e delle loro aspirazioni.
I genitori devono concorrere ad adempiere al loro obbligo di mantenimento nei confronti dei figli
ciascuno in proporzione alle rispettive sostanze e secondo le capacità di lavoro professionale o
casalingo. Quando i genitori non hanno mezzi sufficienti gli altri ascendenti in ordine di prossimità
sono tenuti a fornire ai genitori stessi i mezzi necessari affinché possano adempiere i loro doveri nei
confronti dei figli.
Il figlio ha diritto di crescere nella sua famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti; In
particolare gli ascendenti hanno diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni e
hanno il diritto di rivolgersi al giudice nel caso in cui tali rapporti siano impediti dai genitori punto
il figlio che abbia compiuto i 12 anni ha diritto ad essere ascoltato in tutte le questioni e procedure
che lo riguardano.
Per quanto riguarda i doveri il figlio deve rispettare i genitori e deve contribuire in relazione alle
proprie capacità alle proprie sostanze e al proprio reddito al mantenimento della famiglia finché
convive con essa; Il figlio minorenne non può abbandonare la casa dei genitori e qualora se ne
allontani senza permesso i genitori possono richiamarlo ricorrendo se necessario al giudice tutelare.

L’ESERCIZIO DELLA RESPONSABILITA’ GENITORIALE


E responsabilità genitoriale comprende il diritto e il dovere dei genitori di assumere tutte le
decisioni necessarie per il mantenimento l'educazione l'istruzione e in generale la crescita del figlio;
Dalle responsabilità esercitata di comune accordo fra i genitori e in particolare i genitori di comune
accordo stabiliscono la residenza abituale del minore. In caso di contrasto su questioni di particolare
importanza ciascuno dei genitori può ricorrere al giudice indicando i provvedimenti che ritiene più
idonei ; Il giudice suggerisce le determinazioni che ritiene più utili nell'interesse del figlio e
dell’unità familiare.se il contrasto permane il giudice attribuisce il potere di decisione a quello dei
genitori che nel singolo caso ritiene più idoneo a curare l'interesse del figlio.
I genitori che esercitano la responsabilità genitoriale hanno in comune l' usufrutto dei beni del figlio
minorenne con l'eccezione di alcuni Bini elencati nell’articolo 324 del codice civile come i proventi
del proprio lavoro del figlio , i beni provenienti al figlio in eredità e i beni donati al figlio.
Il giudice può pronunciare la decadenza della responsabilità genitoriale quando il genitore viola o
trascura i doveri ad essa inerenti o abusa dei relativi poteri siete al figlio; In tal caso per gravi motivi
il giudice può anche ordinare l' allontanamento del figlio dalla residenza familiare così come può
ordinare l' allontanamento del genitore.
Chi è il provvedimento di decadenza dalla responsabilità genitoriale sia il provvedimento limitativo
della stessa possono essere revocati dal giudice quando vengono meno i presupposti che ne hanno
dato origine.

L’AMMINISTRAZIONE DEI BENI DEL FIGLIO E IL POTERE DI RAPPRESENTANZA


Ai sensi dell'articolo 320 codice civile i genitori che esercitano la responsabilità genitoriale
amministrano i beni dei figli minori; Essi hanno anche il potere di rappresentanza regale punto gli
atti di ordinaria amministrazione possono essere compiuti disgiuntamente da ciascun genitore
mentre gli atti di straordinaria amministrazione devono essere compiuti congiuntamente dai genitori
esercenti la responsabilità genitoriale e in caso di disaccordo ciascuno dei genitori può rivolgersi al
giudice. Gli atti di straordinaria amministrazione non possono essere compiuti dai genitori se non
per necessità o utilità evidente del figlio ottenuta l'autorizzazione del giudice tutelare. In caso di
conflitto di interessi patrimoniali tra i figli soggetti alla stessa responsabilità genitoriale per esempio
tra fratelli oppure tra il figlio e il genitore, il giudice tutelare nomina per i figli un curatore speciale.
Tuttavia sei il conflitto sorge tra il figlio e uno solo dei genitori che esercita la responsabilità
genitoriale la rappresentanza del figlio spetta esclusivamente all'altro genitore.
Quando il patrimonio del minore e male amministrato il tribunale può stabilire le condizioni a cui i
genitori devono attenersi nell’ amministrazione e può anche rimuovere entrambi i genitori o solo
uno di essi dall’ amministrazione ; Se entrambi i genitori sono rimossi dell'amministrazione questa
è affidata a un curatore punto i genitori che hanno male amministrato i beni del figlio possono
anche essere privati dell' usufrutto legale.
LA TUTELA DEI MINORI
Se entrambi i genitori sono morti o per qualsiasi altra causa non possono esercitare la responsabilità
genitoriale, si apre la tutele, cioè un istituto che ha lo scopo di proteggere il minore e il suo
patrimonio.
Il giudice tutelare sovrintende la tutela e nomina il tutore e il protutore ; Viene nominato tutore la
persona designata dal genitore che ha esercitato per ultimo la responsabilità genitoriale punto la
designazione può essere fatta anche per testamento mentre se manca la designazione o per gravi
motivi si oppongono alla nomina della persona designata la scelta del tutore avviene tra gli
ascendenti o tra gli altri parenti prossimi o affini a minore beh punti in ogni caso la scelta deve
cadere su una persona idonea, di ineccepibile condotta alla quale si ha dato affidamento di educare e
istruire il minore.
Il produttore rappresenta il minore nei casi in cui l'interesse di questo è in contrasto con interesse
del tutore ; Il produttore è tenuto a promuovere la nomina di un nuovo tutore nel caso in cui il tutore
precedenti sia venuto a mancare punto nel frattempo egli esercita in via provvisoria le funzioni del
tutore compiendo gli atti di conservazione del patrimonio del minore e gli atti urgenti di
amministrazione. L'attività di amministrazione di rappresentanza svolta dal tutor e nell'interesse del
minore e sottoposta a un controllo più serrato rispetto a quello applicabile ai genitori che esercitano
la responsabilità genitoriale.
Gli atti di straordinaria amministrazione richiedono invece l'autorizzazione del tribunale.

SEZIONE VI
LA CRISI DELLA FAMIGLIA
LA SEPARAZIONE PERSONALE FRA I CONIUGI
Articolo 150 del codice civile prevede che il vincolo matrimoniale possa essere attenuato nei suoi
effetti con la pronuncia della separazione che in primo luogo fa venir meno l'obbligo di
coabitazione ; Unico presupposto per la pronuncia della separazione e il verificarsi di fatti che
anche indipendentemente dalla volontà dei coniugi rendono intollerabile la prosecuzione della
convivenza o recano grave pregiudizio all'educazione della prole.
La separazione può essere giudiziale o consensuale ; E sapone l'esigenza di definire un nuovo
assetto nella vita della famiglia in quanto dev'essere regolamentato l'esercizio della responsabilità
genitoriale sui figli, deve essere disciplinato il godimento della casa familiare, devono essere
disposti i rapporti economici sia in relazione al mantenimento dei figli sia dei coniugi fra loro.
nella separazione giudiziale l'accertamento della sussistenza le pre supposti e la disciplina del nuovo
assetto della vita familiare sono effettuati dal giudice ecco la sentenza di separazione ; Nella
separazione consensuale sui coniugi stessi a dichiarare l'impossibilità della prosecuzione della
convivenza fermo restando che formalmente il presidente del tribunale compie comunque tentativo
di riconciliazione , stabilendo così l'assetto della loro vita separata. Le condizioni della separazione
consensuale sono sottoposte al vaglio del giudice il quale verificato che l'accordo dei coniugi
risponda all' interesse dei figli lo omologa.
La separazione giudiziale può essere addebitata a uno dei coniugi se l' intollerabilità della
convivenza e l'effetto della violazione da parte di un coniuge dei doveri che derivano dal
matrimonio; Il coniuge a cui sia stata addebitata la separazione per del diritto a ricevere un assegno
di mantenimento. La separazione non fa venir meno lo stato di coniuge infatti la moglie può
continuare a utilizzare il cognome del marito aggiunto al proprio, il giudice tuttavia può vietare alla
moglie l'uso del cognome del marito quando tale uso sia lui gravemente pregiudizievole.
I coniugi possono di comune accordo far cessare gli effetti della separazione riconciliandosi ; Non è
necessario che la riconciliazione sia pronunciata da un giudice infatti è sufficiente una espressa
dichiarazione di riconciliazione o un comportamento non equivoco incompatibile con lo stato di
separazione.
IL DIVORZIO
Il divorzio è stato introdotto nel nostro ordinamento solo nel 1970 ed è disciplinato dalla legge del 1
dicembre 1970 n 898. La legge distingue due istituti: lo scioglimento del matrimonio civile era
cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario.
sì allo scioglimento sia la cessazione degli effetti civili presuppongono l'accertamento che la
comunione spirituale e materiale tra i coniugi non possa essere mantenuta o ricostituita ; Ciò
significa che il legislatore del 1970 ha escluso che il divorzio possa essere fondato sul consenso di
entrambi i coniugi. Nel nostro ordinamento è stato invece introdotto un divorzio concesso dal
giudice sulla base dell’ accertamento oggettivo dell' impossibilita della prosecuzione della vita
matrimoniale.
Il divorzio viene concesso dal giudice qualora
-un coniuge sia stato condannato per reati di particolare gravità
-un coniuge sia stato assolto per vizio totale di mente da uno dei delitti per i quali la condanna
comporterebbe causa di divorzio
-il coniuge sia stato condannato per fatti commessi in danno dell'altro coniuge o di un figlio.
-l'annullamento del matrimonio o il divorzio ottenute all'estero dall'altro coniuge
-l'accertamento che il matrimonio non è stato consumato
l'unica ipotesi effettivamente applicata nella prassi quotidiana dei nostri tribunali è quella dove il
divorzio può essere fondato sul fatto che sia stata pronunciata con sentenza passata in giudicato la
separazione giudiziale o sia stato omologata la separazione consensuale punto la separazione deve
essersi protratta ininterrottamente da almeno 12 mesi dalla comparizione dei coniugi innanzi al
presidente del tribunale all'inizio del giudizio di separazione giudiziale oppure da almeno sei mesi
nel caso di separazione consensuale.
Il divorzio a differenza della separazione scioglie definitivamente il vincolo matrimoniale e ne fa
venir meno gli effetti : viene meno inoltre lo stato di coniuge e conseguentemente cioè sanno i
diritti successori pronto la moglie perde il diritto di utilizzare il cognome del marito amino che il
tribunale non la autorizza a conservarlo.

LA CRISI DELLA FAMIGLIA NEGLI ALTRI MODELLI FAMILIARI


Per quanto riguarda l'unione civile non vi è l'istituto della separazione personale fra le parti unite
civilmente in quanto il legislatore ha disciplinato lo scioglimento dell'unione civile in caso di morte
di una delle due parti. l'unione civile può sciogliersi anche per effetto della volontà manifestata
anche da una sola delle parti innanzi all' ufficiale di Stato civile; Tre mesi dopo la manifestazione
della volontà di scioglimento presentata all' ufficiale di Stato civile ciascuna delle parti può
proporre la domanda di scioglimento al giudice punto in questo caso il periodo di tre mesi fra la
manifestazione di volontà era domanda dice gli mento tende a sostituire il periodo di separazione
previsto per lo scioglimento del matrimonio. Per quanto riguarda l'unione civile lo scioglimento non
è pronunciato dal giudice ma è l'effetto di una semplice negoziazione a effettuata dai coniugi con
l'assistenza dei rispettivi avvocati definita negoziazione assistita: l'accordo delle parti e efficace a
condizione che sia semplicemente trasmesso al pubblico ministero il quale si limita pronunciare un
nulla osta punto le parti possono inoltre presentare l'accordo di scioglimento al sindaco quale
ufficiale di Stato civile.
la semplice convivenza di fatto si scioglie senza alcuna formalità nel momento i cui i conviventi
cioè sarò di convivere; L'intervento del giudice è necessario solo nel caso in cui i conviventi
abbiano figli oppure nel caso in cui un convivente chieda che gli sia riconosciuto il diritto a ricevere
gli alimenti. Se invece i conviventi hanno stipulato un contratto di convivenza questo si scioglie per
morte di un convivente, per accordo delle parti, per recesso unilaterale oppure perché i conviventi
hanno contratto matrimonio o unione civile fra loro o con un'altra persona. La risoluzione per
raccordo o per volontà unilaterale deve essere manifestata per atto pubblico o per scrittura privata
con sottoscrizione autenticata da un notaio o da un avvocato.
L’ESERCIZIO DELLA RESPONSABILITA’ GENITORIALE DOPO LA CRISI DELLA
FAMIGLIA
La crisi della famiglia impone di definire le modalità di esercizio della responsabilità genitoriale in
relazione ai figli dei genitori la cui convivenza e cessata ; La disciplina di questo aspetto è
contenuta agli articoli 337 bis e successivi del codice civile.
Il figlio minore ha diritto dopo la crisi della famiglia a mantenere un rapporto equilibrato e
continuativo con ciascuno dei genitori e quindi a ricevere da entrambi cura educazione istruzione e
assistenza morale e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun
ramo genitoriale punto il giudice adotta l'affidamento condiviso e ciò significa che entrambi i
genitori continueranno anche dopo la loro separazione ad esercitare paritariamente la responsabilità
genitoriale, Tuttavia nella gran parte dei casi il giudice individua comunque un genitore con il quale
il figlio vibra prevalentemente e definisce le modalità EI tempi di frequentazione del figlio con
l'altro genitore. solo in casi eccezionali e giudice può disporre l'affidamento del figlio ad un solo
genitore qualora ritenga che l'affidamento all'altro sia contrario all' interesse del minore ; In questo
caso il genitore a cui sono stati affidati i figli in via esclusiva a salvo che il giudice disponga
diversamente l'esercizio esclusivo della responsabilità genitoriale su esso.

IL MANTENIMENTO DEI FIGLI E L’ASSEGNAZIONE DELLA CASA FAMILIARE


La fine della convivenza familiare impone di determinare le modalità di mantenimento dei figli :
anche dopo la separazione a ciascun genitore dovrà provvedere al mantenimento dei figli in misura
proporzionale alle proprie sostanze e infatti il giudice stabilisce dove necessario la corresponsione
di un assegno periodico generalmente mensile al fine di realizzare il principio di proporzionalità.
L'assegno periodico è determinato tenendo conto delle esigenze del figlio, del tenore di vita goduto
in costanza di convivenza, dei tempi di permanenza presso ciascun genitore, delle risorse
economiche, di entrambe della valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da
ciascun genitore.
Sempre allo scopo di tutelare il prioritario interesse dei figli l'articolo 337 sexies del codice civile
prevede che il giudice possa segnare la casa familiare al genitore con cui i figli prevalentemente
convivono : tra le provvedimento di assegnazione attribuisce al genitore assegnatario della casa un
diritto personale di godimento e ciò significa che il provvedimento non incide sulla proprietà dell'
immobile ma attribuisce semplicemente al genitore convivente con i figli e il diritto di vivere nella
casa familiare.

L’ASSEGNO DI MANTENIMENTO A FAVORE DEL CONIUGE SEPARATO E L’ASSEGNO


DIVORZILE
La crisi della famiglia comporta una serie di effetti in relazione ai rapporti patrimoniali fra le parti;
In primo luogo in relazione al matrimonio e nel contesto della separazione il giudice può stabilire a
vantaggio di un coniuge e il diritto di ricevere dall'altro coniuge quanto necessario al suo
mantenimento, qualora egli non abbia adeguati redditi propri. L'entità di tale somministrazione che
avviene nella forma di un assegno periodico generalmente mensile è determinata in relazione alle
circostanze e ai redditi dell’ obbligato.
l'assegno di mantenimento al momento della separazione è necessario al coniuge più debole
economicamente per mantenere nei limiti del possibile il medesimo tenore di vita goduto in
costanza di matrimonio; L'assegno di mantenimento e quindi lo strumento attraverso cui si attua
dopo la separazione l'obbligo di solidarietà reciproca fra i coniugi.
L'articolo 156 del codice civile prevede espressamente che l'assegno di mantenimento non spetta al
coniuge a cui viene addebitata la separazione : il coniuge nei cui confronti viene pronunciato una
sentenza di addebito ha solamente il diritto a ricevere gli alimenti qualora versi in stato di bisogno.
Il giudice qualora i coniugi abbiano la possibilità di provvedere in modo autonomo al proprio
mantenimento può revocare l'assegno di mantenimento punto in caso di tradimento da parte di uno
dei due coniugi l'assegno di mantenimento si dà solo se il reddito del coniuge tradito non è adeguato
a mantenere lo stesso tenore di vita tenuto nel matrimonio (il mantenimento viene dato a colui che è
economicamente debole anche se è responsabile della separazione ma questa non gli viene
addebitata).
Il divorzio incide in modo ancora più radicale sui rapporti patrimoniali tra i coniugi infatti con il
divorzio viene meno il vincolo matrimoniale e quindi il vincolo solidaristico che lo caratterizza sì
affievolisce. Anche nel contesto del divorzio il giudice può disporre tenuto conto delle condizioni
dei coniugi, dei loro redditi e delle ragioni della decisione che hanno portato al divorzio, l'obbligo
per un coniuge di somministrare periodicamente a favore dell'altro un assegno quando quest'ultimo
non ha mezzi adeguati o comunque non può procurarseli per ragioni oggettive: tale assegno viene
definito assegno divorzile. l'assegno divorzile si recepisce dopo il divorzio mentre l'assegno di
mantenimento e recepito in seguito alla separazione e prima del divorzio.
In una sentenza pronunciato dalla Corte di Cassazione nel 2018 a sezione unite questa ha affermato
che il parametro dell’adeguatezza per la somministrazione dell'assegno divorzile non dipende ne da
ciò che necessario per mantenere il tenore di vita familiare né da ciò che sufficiente per condurre un'
esistenza dignitosa ma l'adeguatezza deve essere invece valutata alla luce delle caratteristiche di
ogni singolo rapporto matrimoniale e in particolare alla luce dei sacrifici che il coniuge debole ha
effettuato a favore della famiglia e delle esigenze familiari in particolar modo a favore della crescita
dei figli; da questo punto di vista l'assegno divorzile ha una funzione compensativa dei sacrifici
effettuati dal coniuge più debole durante il matrimonio.

I RAPPORTI PATRIMONIALI FRA LE PARTI DOPO LA CRISI DELLA FAMIGLIA NON


MATRIMONIALE
Conseguentemente al momento dello scioglimento dell'unione civile il giudice può disporre
l'obbligo per una delle parti di somministra re periodicamente a favore dell'altro un assegno quando
quest’ultima non ha mezzi adeguati e non può procurarseli per ragioni oggettive : i presupposti ai
criteri di determinazione sono identici a quelli previsti per l'assegno divorzile dopo lo scioglimento
del matrimonio.
Dopo la crisi della famiglia fondata sulla semplice convivenza invece la legge non prevede che il
convivente più debole abbia diritto a ricevere un assegno per il proprio mantenimento infatti nel
caso di cessazione della convivenza di fatto il giudice può stabilire il diritto di un convivente di
ricevere dall’ altro solo gli alimenti qualora versi in stato di bisogno e non sia in grado di
provvedere autonomamente al proprio mantenimento punto in tale caso gli alimenti sono assegnati
per un periodo proporzionale alla durata della convivenza.

SEZIONE VII
L’OBBLIGAZIONE ALIMENTARE
IL FONDAMENTO E IL CONTENUTO DELL’OBBLIGO
Il legame familiare genera un vincolo solidaristico che si sostanzia nel dovere di componenti della
medesima famiglia di prestarsi reciproca assistenza infatti ciascuno è tenuto a versare agli altri
componenti della famiglia che versino in stato di bisogno ciò che è necessario per far fronte alle
esigenze essenziali della vita. Prevedendo l' obbligazione alimentare lo stato moderno individuo
nella famiglia una prima difesa contro il disagio economico ; Ha diritto a ricevere gli alimenti solo
chi versa in stato di bisogno e non può provvedere al proprio mantenimento. E quindi titolare del
diritto solo chi non ha mezzi adeguati a condurre una vita dignitosa e non può procurarseli per
ragioni connessi all' età o per una malattia che gli impedisce di lavorare o non riesce a trovare un
occupazione nonostante si sia applicato con diligenza a cercarla.
La misura dell obbligazione alimentare e proporzionata al bisogno dell' alimentando e alle
condizioni economiche del debitore e non deve superare quanto necessario per soddisfare i bisogni
della vita dell' alimentando. Colui che deve versare gli alimenti può scegliere se adempiere all'
obbligazione mediante il pagamento di un assegno periodico oppure accogliendo nella propria casa
l' alimentando e provvedendo al suo mantenimento quotidiano.
L'assegno periodico alimentare non va confuso con l'assegno di mantenimento a favore del coniuge
separato e con l'assegno divorzile.

LA DISCIPLINA
La legge individua una serie di soggetti obbligati a versare gli alimenti e stabilisce fra essi un ordine
tenendo conto dell intensità del legame familiare ; Il creditore degli alimenti deve seguire questo
ordine nel senso che può rivolgersi ad uno obbligato solo se gli obbligati del grado precedenti non
sono in condizione in tutto o in parte di provvedere ai suoi bisogni.se più persone sono obbligate
nello stesso grado tutte devono concorrere all adempimento dell obbligazione in proporzione alle
proprie condizioni economiche. In ordine coloro che sono obbligate a versare gli alimenti sono:
 il coniuge
 i figli anche adottivi e in loro mancanza i discendenti prossimi
 i genitori e in loro mancanza gli ascendenti prossimi e gli adottanti
 i generi e le nuore
 il suocero e la suocera
 i fratelli e le sorelle : l'obbligo alimentare fra fratelli e sorelle è limitato allo stretto
necessario.
anche colui che ha ricevuto una donazione dalla persona che si trova in stato di bisogno e obbligato
agli alimenti a favore del donante ed è obbligato con precedenza rispetto ad ogni altro obbligato.
L'obbligo degli alimenti è stato in stesso anche all'unione civile tra le persone dello stesso sesso ;
Inoltre in caso di cessazione della convivenza, il convivente ha diritto di ricevere dall altro
convivente gli alimenti qualora versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio
sostentamento.
L' obbligazione alimentare non ha una durata prestabilita essendo subordinata al perdurare dello
Stato di bisogno ; Anche la sua misura può variare al variare dello Stato di bisogno e delle
condizioni economiche dell' obbligato.
L'obbligo alimentare e cessa con la morte dell' obbligato e quindi non si trasmette ai suoi eredi.

Potrebbero piacerti anche