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DIRITTO DI FAMIGLIA.

Lo studio della famiglia non può essere limitato all’articolo 29 della costituzione poiché la lettura della norma deve
evolversi con l’evoluzione della società.
Domanda= Qual è la fonte costituzionale che tutela la famiglia? L’art 29 della Costituzione.
La norma madre in materia di diritto di famiglia è:
(Art. 29 della Costituzione): “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio” o meglio nota come “famiglia legittima”.
Domanda= A che tipo di famiglia si rivolge il legislatore? Alla famiglia nucleare.
Facciamo una differenza su “famiglia patriarcale” e “famiglia nucleare”:
-La famiglia patriarcale è quella costituita dagli ascendenti, quindi dalla famiglia di origine,
-La famiglia nucleare ruota intorno a un nucleo più ristretto, formato dal coniuge e dai discendenti.

Domanda= Qual è la norma che ha anticipato gli interventi legislativi relativi all’equiparazione tra i figli? L’art 30
comma 1 e 3 della Costituzione.
All’art. 29 della Costituzione viene abbinata una norma speculare, l’art. 30 della Costituzione perché non si dedica ai
rapporti tra i coniugi ma a quelli che sono i rapporti dei genitori con i figli: si dice che l’art. 30 della Costituzione pone il
suo focus sul “bonum prolis”, cioè sull’interesse della prole.
(Art. 30 comma 1 della Costituzione) stabilisce che “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli
anche se nati fuori dal matrimonio”.
Qual è il fondamento dell’equiparazione tra i nati? La legge 219 del 2012 con riferimento all’art 30 comma 1 della
Costituzione (per i genitori l’adempimento del dovere di mantenimento, educazione e di istruzione per i nati, non varia
in base alla fonte del legame: cioè, gli obblighi nei confronti dei figli sono gli stessi sia se il legame si fonda sul coniugio
che su una convivenza, su un’unione civile oppure su una convivenza registrata).
(Art. 30 comma 3 della Costituzione): “La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela sociale compatibile
con i diritti dei membri della famiglia legittima”: La tutela giuridica e sociale dei figli nati nel matrimonio è perfettamente
speculare a quella dei figli nati al di fuori; tuttavia, poiché la Costituzione nasce in un clima antiriforma, è previsto dal
legislatore il requisito della compatibilità: cioè la garanzia di tutela giuridica e sociale a favore dei figli nati al di fuori del
matrimonio non può essere mai in contrasto con la tutela dei membri della famiglia legittima.

Esistono quattro importanti leggi sullo studio del diritto di famiglia:


1° Legge 151 del ‘75:è la legge di riforma del diritto di famiglia. Ha introdotto il principio di uguaglianza tra i coniugi, i
quali hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri ed è ulteriormente intervenuta per cercare di livellare le differenze tra i
nati nel matrimonio e i nati al di fuori di esso prevedendo l’eguaglianza delle quote di riserva (cioè in ambito successorio
è fissata una parità di trattamento tra i nati). Tale legge è anche importante perché è intervenuta a favore dei “figli
incestuosi”, ammettendo che essi possano essere riconosciuti da genitori in buona fede al tempo della loro unione e
previa autorizzazione del giudice.
2° Legge 898 del ‘70: legge sul divorzio (sulla cessazione degli effetti civili del matrimonio).
3° Legge 219 del 2012: legge che ha equiparato lo stato del nato nel matrimonio con quello del figlio nato al di fuori.
4° Legge 76 del 2016: legge sulle unioni civili.

Domanda= Quali sono le caratteristiche dei diritti familiari? Cioè quali sono le peculiarità di tutte quelle situazioni
giuridiche soggettive afferenti al diritto di famiglia?
1° La prima caratteristica è sicuramente l’indisponibilità: ciò significa che tutti i diritti familiari sono tutti indisponibili,
cioè non possono costituire oggetto di transazione (transazione= ai sensi dell’art. 1965, è quel contratto con cui le parti
si fanno reciproche concessioni per prevenire una lite o per porre fine a una lite sorta);
2° La seconda caratteristica dei diritti familiari è che sono “res extra commercium”, cioè incommerciabili, cioè sono
strettamente personali (es. lo status di figlia non è cedibile);
3° Sono irrinunciabili;
4° Sono imprescrittibili (cioè non si possono estinguere e ovviamente non sono soggetti a prescrizione);
5° E infine sono intrasmissibili.

Domanda= Quali sono le peculiarità dei negozi familiari?


1° I negozi familiari sono “negozi formali” (formali= ai fini della validità sono sottoposti ad una forma “ad substantiam”,
ad esempio il riconoscimento del figlio nato ad di fuori del matrimonio è un negozio formale poiché lo si può fare con
atto pubblico, nel testamento oppure con una dichiarazione resa all’ufficiale di stato civile quindi c’è una solennità.
Oppure le convenzioni matrimoniali, meglio note come regimi patrimoniali della famiglia: se decidessi di modificare il
regime patrimoniale legale di comunione dei beni e volessi fare una separazione, avrei bisogno del notaio ai sensi
dell’art. 48 della legge notarile, di due testimoni e quindi della forma dell’atto pubblico sotto pena di nullità).
Tutte le convenzioni matrimoniali e tutti i negozi di famiglia sono “negozi formali o solenni”;
2° Sono “tipici” (perché il legislatore li prevede e sono tassativi);
3° Sono “puri” (dal latino “actus legitimi”, cioè i negozi non ammettono termine);
4° Sono” personalissimi” (cioè non ammettono l’ausilio di un sostituto nel compimento dell’attività giuridica).

Domanda= Che cos’è il matrimonio e che caratteristiche ha?


1° Il matrimonio è un negozio giuridico (cioè una manifestazione di volontà delle parti alla quale esse fanno discendere
effetti voluti dalle parti stesse) bilaterale ( perché ai sensi dell’art. 107 cc: le parti devono rendere innanzi all’ufficiale di
stato civile una reciproca dichiarazione di volersi prendere in marito e in moglie);
2° Il matrimonio NON ha natura contrattuale perché è un negozio giuridico bilaterale che NON regolamenta i profili
patrimoniali
3° Il matrimonio costituisce un negozio dissolubile, perché può essere sciolto per effetto della separazione o per effetto
del divorzio;
4° Il matrimonio è un negozio giuridico monogamico, cioè costituito dall’esclusività;
5° É un negozio giuridico di durata indeterminata poiché non è ammessa l’apposizione di un termine alla dichiarazione
degli sposi;
6° É un atto avente più forme, in quanto è previsto il matrimonio canonico, il matrimonio concordatario e il matrimonio
celebrato innanzi a un ministro di culto acattolico.
7° Ed infine il matrimonio costituisce una fattispecie complessa, si compone di due elementi: la dichiarazione reciproca
degli sposi e un atto amministrativo, cioè la dichiarazione dell’ufficiale di stato civile avente una funzione dichiarativa
finalizzata alla certificazione della volontà delle parti unitesi in matrimonio.

Domanda= Qual è lo scopo del matrimonio?


Lo scopo del matrimonio è la costituzione di una comunione spirituale e materiale; questo si desume a contrario dalla
lettura dell’articolo sullo scioglimento del matrimonio tutte le volte in cui venga meno la comunione.
Domanda= Su quale principio si fonda l’istituto della promessa di matrimonio?
Sul principio della libertà delle parti fino al momento della celebrazione del matrimonio (principio di assoluta
autonomia/libertà). La promessa non obbliga a contrarre il matrimonio né ad eseguire quanto convenuto per caso di
suo inadempimento. La caratteristica che scaturisce dalla promessa di matrimonio è l’incoercibilità, cioè il non obbligo di
celebrare il matrimonio. Tuttavia, gli art. 80 e 81 cc offrono delle eccezioni al principio di liberalità delle parti. La prima
eccezione è fondata sulla serietà della promessa: quanto più la promessa che i nubendi si scambiano è seria, tanto più
poi essi non possono retrocedere.
Domanda= Quando la promessa di matrimonio è seria?
- Quando si fonda su un atto pubblico o su una scrittura privata autenticata;
- Quando la promessa è fatta da un maggiorenne o da un minore ammesso a contrarre matrimonio ai sensi dell’art. 84
del cc (norma dedicata al minore emancipato a fronte di una fattispecie complessa rigidamente predeterminata dal
legislatore. Il minore è emancipato quando ricorrono tali elementi: matrimonio, sussistenza di giustificati motivi,
autorizzazione da parte del tribunale);
- Se risulta dalle pubblicazioni.
Domanda= Quando si può chiedere il risarcimento del danno?
Il promittente che cambia idea, cioè se ricusa (rifiuta di contrarre le nozze) senza giustificato motivo, ai sensi dell’art. 81
cc è tenuto a risarcire i danni delle spese fatte e nelle obbligazioni contratte a causa della promessa (cerimonia,
preparativi).
Domanda= Entro quale termine può essere richiesto il risarcimento del danno?
Il termine di decadenza è di un anno dal giorno del rifiuto.
Domanda= Che s’intende per termine di decadenza?
S’intende la possibilità di esercitare il diritto se l’azione non viene compiuta entro quel lasso di tempo.

Dalla rottura del fidanzamento può essere domandata la restituzione dei doni fatti a causa della promessa di
matrimonio (art. 80 cc). La restituzione può essere domandata anche se il promittente è incolpevole perché si fonda su
una presupposizione (la presupposizione può definirsi come quell’avvenimento futuro e incerto, taciuto dalle parti ma
dato per presupposto, da cui dipende l’efficacia del contratto); il termine per domandare il risarcimento è di un anno dal
giorno del rifiuto o dalla morte di uno dei due promittenti.

Domanda= Quali sono le condizioni per addivenire alla celebrazione del matrimonio? Art 84, 85, 86 e 89 del cc.
1° Articolo 86: Libertà di stato (“impedimentum ligaminis”, impedimento fondato su un pregresso legame): non può
contrarre matrimonio colui che è vincolato da nozze precedenti oppure da una precedente unione civile tra persone
dello stesso sesso (nullità insanabile), salvo che esse siano state annullate, dichiarate nulle oppure che il matrimonio si
sia sciolto per divorzio o per morte dell’altro coniuge.
2° Articolo 84: Età minima: i minori di età non possono contrarre matrimonio. Il tribunale, su istanza dell’interessato,
accertata la sua maturità psicofisica e la fondatezza delle ragioni addotte (requisiti sostanziali), sentito il pubblico
ministero, i genitori o il tutore, si può ammettere per gravi motivi al matrimonio chi abbia compiuto 16 anni.
3° Articolo 85: Capacità di intendere e di volere: non può contrarre matrimonio chi è interdetto per infermità di mente.
(Domanda= Quando si configura l’interdizione (giudiziale)? Quando c’è uno stato di infermità di mente, il minore viene
interdetto).
4° Articolo 89: Assenza di rischio di commixtio sanguinis, (divieto temporaneo di nuove nozze): la donna non può
contrarre nuovo matrimonio prima che siano trascorsi 300 giorni dallo scioglimento, dalla cessazione degli effetti civili o
dall’annullamento del precedente matrimonio (detto anche “tempus lugendi” o lutto vedovile) poiché c’è il rischio che
un’unione prima dei 300 giorni crei incertezza sulla paternità del nato.
Se tale divieto non viene osservato, la conseguenza sarà una sanzione amministrativa che andrà a colpire il coniuge e
l’ufficiale di stato civile.
Esistono delle eccezioni: quando è inequivocabilmente escluso lo stato di gravidanza della donna nell’ipotesi di
impotenza del consorte oppure se risulta da una sentenza definitiva che marito e moglie non hanno convissuto nei 300
giorni.

Domanda= Quali sono gli impedimenti al matrimonio? Art. 87 e 88 cc


Non possono contrarre tra di loro matrimonio:
-Gli ascendenti, i discendenti in linea retta;
-I fratelli e le sorelle;
-Lo zio e la nipote;
-Gli affini in linea diretta;
-Gli affini in linea collaterale di secondo grado (i cognati);
-L’adottante, l’adottato e i suoi discendenti;
-I figli adottivi della stessa persona.
Ai sensi dell’art 88 cc (“impedimentum criminis”; Delitto), non possono contrarre matrimonio le persone delle quali
l’una sia stata condannata per omicidio o tentato omicidio nei confronti del coniuge dell’altra (non posso sposare tizio
se ho ucciso Caia che era la moglie di Tizio).

LA PUBBLICAZIONE MATRIMONIALE:
La pubblicazione matrimoniale è una formalità che precede la celebrazione del matrimonio e consiste nell’affissione di
un atto contenente le generalità degli sposi alla porta della casa comunale per almeno 8 giorni.
Domanda= Quando può avvenire la celebrazione del matrimonio?
La celebrazione del matrimonio può avvenire non prima che siano trascorsi 4 giorni dal compimento della pubblicazione.
Domanda= Che tipo di pubblicità costituisce la pubblicazione?
La pubblicazione è una pubblicità notizia perché consente di mettere a conoscenza tutti così da prevenire nozze
precipitose e rendere nota la volontà dei nubendi di contrarre matrimonio in modo tale da consentire agli interessati di
fare opposizione.
Domanda= Chi può fare opposizione alla celebrazione del matrimonio?
Coloro che possono fare opposizione sono: i genitori, gli ascendenti, i collaterali entro il terzo grado, gli altri parenti e il
pubblico ministero.
Domanda= Quando si può fare opposizione?
Si può fare opposizione qualora manchi una delle condizioni richieste.
Domanda= Può essere omessa la pubblicazione?
Sì, per gravi motivi previa autorizzazione giudiziale, in caso di imminente pericolo di vita (caso tipico del “matrimonium
in extremis”) oppure qualora l’ufficiale di stato civile ritenga che non vi siano le dovute condizioni.
CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO:
La celebrazione del matrimonio civile deve avvenire pubblicamente nella casa comunale, davanti all’ufficiale di stato
civile al quale è stata fatta la richiesta di pubblicazioni, alla presenza di due testimoni.
L’ufficiale di stato civile dà lettura agli sposi di tre norme: articoli 143, 144 e 147 cc:
1° Art. 143 (diritti e doveri reciproci dei coniugi) comma 1: “Con il matrimonio, il marito e la moglie acquistano gli stessi
diritti e assumono i medesimi doveri”. Tale comma stigmatizza il principio della parità tra i coniugi introdotto grazie alla
legge di riforma del diritto di famiglia del ‘75.
Art. 143 comma 2: “dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla
collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione”.
Art. 143 comma 3: “entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di
lavoro professionale e casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia”.
2° Art. 144 (indirizzo della vita familiare e della residenza della famiglia ): “I coniugi concordano tra loro l’indirizzo della
vita familiare e fissano la residenza della famiglia secondo le esigenze di entrambi e le preminenti esigenze della famiglia
stessa. A ciascuno spetta il diritto di attuare l’indirizzo concordato”.
Tale norma è importante perché attraverso l’articolo 144, i coniugi fissano l’indirizzo della vita familiare.
3° Art. 147 (doveri verso i figli): “La norma stabilisce che il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di
mantenere, istruire e educare la prole tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei
figli”.

L’ufficiale riceve da ciascuna delle parti, personalmente, la dichiarazione che esse intendono prendersi reciprocamente
in marito e moglie (bilateralità del matrimonio). Successivamente, l’ufficiale di stato civile dichiara che le parti sono
unite in matrimonio. Dopo la celebrazione dev’essere compilato l’atto di matrimonio, il quale viene iscritto all’interno
del registro di stato civile.

Nella celebrazione del matrimonio, ricordiamo una particolarità:


Domanda= Istituto della procura relativamente al matrimonio?
Art. 111 cc (celebrazione per procura): Sebbene il matrimonio configuri un negozio giuridico personalissimo quindi NON
ammette l’intervento di un rappresentante, in alcuni casi può essere celebrato per procura attraverso un “nuncius” cioè
un “messaggero”. I casi sono: per i militari in tempo di guerra o qualora uno degli sposi risieda all’estero e ricorrano dei
gravi motivi. In questi casi il matrimonio per procura, può essere rilasciata per atto pubblico, non può essere generica,
ma deve indicare i dati nominativi dell’altro sposo e ha un’efficacia limitata nel tempo di 180 giorni.
Domanda= Quando si ha il matrimonio inesistente?
Il matrimonio inesistente, si configura quando mancano gli elementi tipici della fattispecie (le caratteristiche).

INVALIDITÀ DEL MATRIMONIO:


Le invalidità in ambito matrimoniale si distinguono in:
-Invalidità assolute, quando possono essere fatte valere da chiunque ne abbia interesse.
-Invalidità relative, quando possono essere fatte valere solo dai coniugi.
-Invalidità insanabili, quando non ammettono sanatoria e imprescrittibili.
-Invalidità sanabili.
1° Causa= Precedente matrimonio o unione civile (nullità insanabile):
Il vincolo di precedente matrimonio o di una precedente unione civile costituisce una “nullità insanabile”, cioè non
ammette sanatoria.
2° Causa= Assenza del coniuge (nullità assoluta e imprescrittibile):
Se il coniuge è assente, le nuove nozze contratte dal coniuge, non possono essere impugnate fin quando dura l’assenza.
Questo perché “l’assenza” può sfociare nella “dichiarazione di morte presunta”.
Qualora venga dichiarata la morte presunta di uno dei coniugi, l’altro può liberamente contrarre nuovo matrimonio,
però qualora la persona della quale sia stata dichiarata la morte presunta ritorni oppure ne sia accertata la
sopravvivenza, le seconde nozze saranno colpite da una “invalidità assoluta e imprescrittibile”.
3° Causa= Interdizione giudiziale di uno dei coniugi (nullità sanabile):
Un’altra causa di invalidità del matrimonio è l’interdizione giudiziale di uno dei coniugi, tuttavia è “sanabile” se
l’interdizione è revocata.
Ragioni di invalidità del matrimonio:

1) Vincolo di precedente matrimonio/unione civile (nullità insanabile)


2) Seconde nozze in caso di ritorno del dichiarato morto presunto o del quale sia accertata la sopravvivenza (nullità assoluta
e imprescrittibile)
3) Impedimentum criminis (nullità insanabile)
4) Interdizione giudiziale (nullità sanabile)
5) Incapacità di intendere e di volere (incapacità naturale)
6) Difetto di età
7) Vincolo di parentela, affinità, adozione, affiliazione (nullità insanabile)
8) Vizi del consenso
9) Matrimonio putativo
4° Causa= Impedimentum criminis:
Non possono contrarre matrimonio due persone delle quali l’una sia stata condannata per omicidio o tentato omicidio
nei confronti del coniuge dell’altra, anche in questo caso si ha la “nullità insanabile”.
5° Causa= Incapacità naturale di uno dei due coniugi:
Un’altra ipotesi di annullamento è l’incapacità naturale di uno dei due coniugi (art. 120 cc) ovvero lo stato di transitoria
incapacità di rendersi conto dell’atto che si compie e delle conseguenze che ne scaturiscono.
6° Causa= Difetto di età: (art. 84) può contrarre matrimonio solo colui che abbia raggiungo la maggiore età o il minore
emancipato.
7° Causa= Vincolo di paternità, affinità, adozione.
8° Causa= Vizi del consenso:
Essi sono:
- La violenza; si configura quando il consenso di uno dei coniugi, sia stato estorto con minacce. Devono ricorrere le
condizioni previste dal legislatore agli articoli 1434 e 1438 cc. La violenza è una minaccia di un male ingiusto e notevole.
Ma non può essere proposta l’invalidità del matrimonio, qualora vi sia stata coabitazione per un anno dopo che è
cessata la violenza.
- Il timore di eccezionale gravità; derivante da cause esterne allo sposo e che non debbano coincidere con le minacce ma
con degli eventi che possono turbare la volontà delle parti. Il caso tipico è quello di chi decide di procedere alle nozze,
temendo che il proprio compagno, in caso di rifiuto alle nozze possa attentare alla propria vita.
In questo caso “l’invalidità è sanabile” qualora vi sia stata coabitazione per un anno, dopo che sono cessate le cause che
hanno determinato il timore.
- L’errore (è un vizio della volontà ai sensi degli articoli 1427 e seguenti del cc, è una falsa rappresentazione della realtà);
esso deve ricadere, ai fini dell’invalidità del matrimonio, sull’identità della persona dell’altro coniuge (dovevo sposare
Tizia e invece per errore ho sposato Caia) o sulle qualità personali dell’altro coniuge che siano state ignorate in
precedenza (ipotesi di malattia fisica o psichica, anomalia, deviazione sessuale, stato di gravidanza causato da terzi,
sentenza di condanna, dichiarazione di delinquenza abituale o professionale).
Anche in questo caso “l’invalidità è sanabile” se vi è stata coabitazione per un anno dopo che l’errore è stato scoperto.
(Non è previsto il “dolo” poiché rientra nell’ipotesi dell’errore).
- Possiamo anche far rientrare la simulazione; la quale si configura qualora i coniugi abbiano contratto le nozze con
l’accordo di non adempiere gli obblighi e di non esercitare i diritti derivanti dal matrimonio (tipico caso è quello della
straniera che si unisca in matrimonio con una persona di età molto più avanzata o malata per acquisire la cittadinanza
italiana).
L’azione non può essere proposta (la nullità è sanabile) dopo che è trascorso un anno dalla celebrazione del matrimonio
o dopo che i coniugi abbiano convissuto come tali.

MATRIMONIO PUTATIVO:
Il matrimonio putativo rientra tra i motivi dell’invalidità del matrimonio ma non si applicano le regole dettate in materia
di nullità dei contratti perché se così fosse, i coniugi si dovrebbero considerare come mai uniti in matrimonio e i figli nati
sarebbero considerati come nati al di fuori del matrimonio (art. 128, 129 e 129 bis cc).
Il negozio nullo non produce effetti e la sentenza di nullità produce effetti “ex tunc”.
Se applicassimo il principio sulla nullità anche al matrimonio nullo, i coniugi, in caso di matrimonio invalido, si
dovrebbero considerare come mai uniti in matrimonio e i figli nati sarebbero considerati come nati al di fuori del
matrimonio.
Tuttavia, in alcuni casi, il legislatore sceglie di riconoscere efficacia al matrimonio invalido:
1° Ipotesi: in questo caso il matrimonio è da ritenere valido, se i coniugi sono in buona fede al momento della
celebrazione del matrimonio, cioè se ignorano i vizi che conducono alla nullità del matrimonio. In questo caso il
matrimonio si considera produttivo di effetti tra i coniugi fino alla pronuncia della sentenza di nullità che quindi produrrà
effetti ex nunc (da ora in poi, cioè da quando è pronunciata) e non ex tunc (da allora) (art 128 cc).
2° Ipotesi: Se entrambi i coniugi sono in buona fede, il giudice può disporre che l’uno versi all’altro un assegno periodico
per un periodo non superiore a tre anni, qualora costui non abbia adeguati redditi propri o non sia passato a nuove
nozze. Rispetto ai figli, il matrimonio dichiarato nullo produce gli effetti di un matrimonio valido.
3° Ipotesi: Qualora uno solo dei coniugi sia in buona fede, gli effetti del matrimonio putativo si verificano solo in favore
suo e dei figli.
4° Ipotesi: Se entrambi i coniugi sono in mala fede, il legislatore tutela solo i figli, a meno che la nullità dipenda da
incesto. In questo caso sarà ammesso il riconoscimento dei figli incestuosi soltanto previa autorizzazione del giudice e a
condizione che ciò risponda agli interessi del figlio (art. 251 cc).
5° Ipotesi: Se ad uno soltanto dei coniugi è imputabile la nullità del matrimonio, quindi se è in malafede un solo coniuge,
questo sarà tenuto a versare all’altro in buona fede, una congrua indennità pari al mantenimento per tre anni e si
abbina agli alimenti.
6° Ipotesi: Se invece, l’invalidità è imputabile al terzo, sarà egli a dover versare l’indennità.
Se è imputabile sia al terzo che all’altro coniuge in mala fede, si configurerà una responsabilità solidale.

MATRIMONIO CONCORDATARIO:
Il matrimonio concordatario è un matrimonio canonico (quindi religioso) che in base agli accordi tra lo Stato e la Chiesa
cattolica, produce effetti sia religiosi che civili. È retto dal diritto canonico, per quanto riguarda la disciplina dell’atto, ma
produce effetti anche all’interno dell’ordinamento dello stato. Le sentenze di nullità del matrimonio canonico
pronunciate dall’autorità giurisdizionale ecclesiastica, producono effetti all’interno dell’ordinamento dello stato previa
delibazione da parte della corte d’appello.
Domanda= Come si riconosce efficacia civile al matrimonio canonico?
Al fine di riconoscere efficacia civile al matrimonio canonico, la celebrazione deve essere preceduta dalle pubblicazioni
alla porta della casa parrocchiale dopo che il parroco abbia accertato che non esistano impedimenti.
Occorre inoltre l’affissione delle pubblicazioni anche alla porta della casa comunale secondo le leggi dell’ordinamento
dello stato civile.
La celebrazione è effettuata da parte del ministro del culto con illustrazione degli effetti civili del matrimonio dando
lettura degli art. 143 144 e 147 cc. Occorrono poi, due originali dell’atto di matrimonio, redatti a cura del celebrante e
che contengono la dichiarazione degli sposi di prendersi in marito e moglie e anche la scelta del regime patrimoniale.
Uno dei due originali dev’essere trasmesso dal celebrante all’ufficiale di stato civile, affinché venga trascritto all’interno
dei registri dello stato civile.
Domanda= Che funzione svolge la trascrizione di uno dei due originali dell’atto di matrimonio all’interno del registro
dello stato civile?
La trascrizione di uno dei due originali dell’atto di matrimonio all’interno del registro dello stato civile, svolge una
funzione costitutiva, cioè uno dei due originali dell’atto di matrimonio, dev’essere trasmesso dal ministro di culto
cattolico all’ufficiale di stato civile, entro 5 giorni dalla celebrazione, il quale si occuperà della trascrizione che produrrà
effetti dal giorno della celebrazione in quanto è munita di efficacia retroattiva (efficacia ex tunc).
In mancanza di trascrizione, il matrimonio canonico resta un atto puramente religioso e non si producono effetti
all’interno dell’ordinamento dello stato. Qualora la trascrizione del matrimonio canonico venga omessa, entrambe i
coniugi o uno soltanto di essi possono comunque richiedere la trascrizione tardiva che avrà comunque efficacia
retroattiva (ex tunc).

MATRIMONIO ACATTOLICO:
Il matrimonio degli acattolici è celebrato dinnanzi al ministro di un culto ammesso nello stato che quindi è
espressamente autorizzato. Tale matrimonio deve comunque essere iscritto all’interno dei registri dello stato civile ma
NON è prevista la trascrizione tardiva. Per gli effetti segue la disciplina dettata dall’ordinamento dello stato.
(Sia il matrimonio canonico che il matrimonio degli acattolici, per quanto riguarda l’atto seguono la loro disciplina, ma
per quanto riguarda gli effetti seguono la legge civile).
OBBLIGHI CHE DISCENDONO DAL MATRIMONIO:
Il matrimonio si fonda sul principio cardine della solidarietà familiare.
Gli obblighi che discendono dal matrimonio sono:
- L’obbligo reciproco alla fedeltà; cioè astensione dalle relazioni sentimentali con persone diverse dal proprio partner.
- L’obbligo di assistenza morale e materiale; cioè l’aiuto che ciascuno dei coniugi deve prestare per il soddisfacimento
dei bisogni affettivi ed economici dell’altro. Tale obbligo configura un obbligo che rimane sospeso nei confronti del
coniuge che si allontani dalla residenza familiare senza giusta causa e che rifiuti di ritornarvi ai sensi dell’art. 146 cc.
- L’obbligo di coabitazione; presuppone che i coniugi abbiano fissato di comune accordo la residenza familiare (art. 144).
- L’obbligo di collaborazione, cioè contribuire alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e
casalingo, al soddisfacimento dei bisogni della famiglia.
(Tali obblighi sono inderogabili (art.143 cc) e se vengono violati, si sfocia nella separazione).

GLI OBBLIGHI VERSO I FIGLI:


Gli obblighi verso i figli sono indicato all’art. 147 cc e sono:
- L’obbligo di mantenimento;
- L’obbligo di istruzione;
- L’obbligo di educazione.
Agli articoli 143 e 147 cc, abbiniamo gli “ordini di protezione contro gli abusi familiari” (art. 342 bis e 342 ter cc).
Questo perché: quando la condotta del coniuge costituisce causa di grave pregiudizio alla libertà dell’altro coniuge, il
giudice può ordinare l’allontanamento dalla casa familiare del coniuge che attua la condotta vessatoria oppure il divieto
di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dal coniuge che richiede l’intervento del giudice.

UNIONE CIVILE:
Per quanto riguarda l’unione civile, si tratta di un istituto introdotto dalla legge n°76 del 2016 e costituisce appunto, un
istituto di Diritto Pubblico che serve a offrire un riconoscimento giuridico della coppia formata da persone dello stesso
sesso le quali tra di loro scelgono un cognome comune. Stiamo parlando quindi di due persone maggiorenni, dello
stesso sesso che costituiscono quindi una “unione civile”.
Domanda= Che cosa occorre?
Occorre una dichiarazione resa di fronte all’ufficiale di stato civile alla presenza di due testimoni.
Domanda= Come si certifica l’unione civile?
L’unione civile si certifica mediante un documento contenente i dati anagrafici delle parti, il regime patrimoniale e la
loro residenza, sia per quanto riguarda le parti sia per i testimoni.
(APPROFONDIMENTO: Differenza tra “Matrimonio Atto” e “Matrimonio Rapporto”:
-Il “matrimonio atto” = segue la liturgia del singolo matrimonio posto in essere: quindi se è un matrimonio concordatario
o acattolico, segue tutto quello che abbiamo detto precedentemente;
-Il “matrimonio rapporto” = segue la disciplina legata al matrimonio civile quindi segue: vizi della volontà, gli obblighi del
matrimonio e gli obblighi dei figli).
Domanda= Quali sono le differenze tra l’unione civile ed il matrimonio per quanto riguarda le formalità?
Nell’unione civile NON sono previste le pubblicazioni ma occorre la registrazione dell’atto di costituzione dell’unione
civile all’interno dell’archivio di stato civile.
Per quanto riguarda i diritti, essi sono gli stessi che abbiamo individuato per il matrimonio, anche gli obblighi sono gli
stessi, vi è dunque l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione ma, NON è previsto “l’obbligo
di fedeltà”. Entrambe le parti sono tenute, ciascuna in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro
professionale e casalingo, a contribuire ai bisogni comuni. Le parti concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare e
fissano la residenza comune (art. 143 e 144).
Domanda= Qual è il regime patrimoniale dell’unione civile?
Il regime patrimoniale dell’unione civile, cioè la disciplina che gli uniti civilmente seguono per regolamentare i profili
economici della loro unione, sono le stesse norme disciplinate per il matrimonio.
Domanda= In quali circostanze si può sciogliere l’unione civile?
1° La morte di uno dei due uniti civilmente;
2° La dichiarazione di morte presunta di uno dei due uniti civilmente;
3° Qualora una delle due parti sia condannata in un procedimento penale;
4° Qualora le parti manifestino la volontà di sciogliersi.
In caso di scioglimento dell’unione civile, a favore di uno dei due uniti civilmente, può essere previsto la corresponsione
di un assegno il quale è parametrato alla durata dell’unione, al contributo dato dall’unito all’interno della famiglia
oppure ancora a quella che è l’età dell’avente diritto.

Tutte le disposizioni dettate per il matrimonio trovano applicazione anche nell’unione civile tant’è che, tutte le
disposizioni del Codice Civile nelle quali è inserita la parola “coniuge”, viene sostituita dalle parole “unione civili”. Ciò
significa che vi è una vera e propria estensione della disciplina in tema di matrimonio.
Domanda= quali sono gli impedimenti all’unione civile?
Gli impedimenti dell’unione civile riguardano: l’esistenza di vincoli familiari o parentali (articolo 87), l’ipotesi
d’interdizione di una delle due parti (articolo 85), oppure ancora la condanna per omicidio consumato o tentato nei
confronti dell’unito civilmente dell’altra parte (articolo 88).

(APPROFONDIMENTO= ADOZIONI NELLE UNIONE CIVILI:


L’adozione nelle unioni civili, è un tema molto complicato. Le unioni civili tecnicamente NON possono adottare perché la
legge non lo prevede ma la giurisprudenza, ammette una forma di adozione in casi particolari individuati dall’articolo 44,
lettera D, della legge n°184 del 1983).

ANALISI DELL’ISTITUTO DELLE CONVIVENZE:


L’istituto delle convivenze, è previsto dalla legge °76 del 2016.
La convivenza può essere tra persone maggiorenni unite stabilmente, sussiste da legami affettivi di coppia e di reciproca
assistenza morale e materiale che tra di loro non siano vincolate da rapporti di: parentela, affinità, adozione,
matrimonio o unione civile.
Domanda= Da cosa può essere attestata un’unione civile?
La convivenza può essere istaurata tra persone dello stesso sesso o eterosessuali è può essere attestata da una
autocertificazione, presentata al comune di residenza, in cui i conviventi dichiarino di convivere allo stesso indirizzo
anagrafico.
Il comune rilascia il certificato di residenza e lo stato di famiglia, ovviamente dopo aver effettuato gli opportuni controlli.
Domanda= Quali sono i diritti dei conviventi?
I diritti dei conviventi sono:
-in caso di malattia, il convivente registrato, può rappresentare l’altro nell’assumere decisioni relative alla salute;
-il convivente, ai senti della legge n°76 del 2016, ha il diritto di visita e diritto di assistenza;
-il diritto di succedere nel contratto di locazione quindi, qualora muoia uno dei due conviventi titolare, potrà subentrare
l’altro (si tratta però di una facoltà);
-il diritto ad essere nominati tutori, curatori oppure amministratori di sostegno;
-il diritto di domandare il risarcimento del danno, qualora l’altro convivente muoia o subisca delle lesioni personali, per
un fatto illecito commesso da un terzo.
Domanda= Qual è la differenza tra lo status di coniuge/unito civilmente e convivente, si sensi della legge 76 del 2016?
-La particolarità sulle convivenze è che i conviventi non maturano diritti successori, cioè:
il convivente, ai sensi della legge n° 76 del 2016, NON è né erede legittimo ai sensi dell’articolo 565 del cc, né un
legittimario ai sensi dell’articolo 536, quindi il convivente non succede all’eredità (non ha diritti successori) a differenza
del coniuge e dell’unito civilmente che invece sono degli eredi a tutti gli effetti.
Tuttavia, in caso di morte del proprietario della casa comune adibita a residenza familiare, il convivente superstite ha il
diritto di continuare a permanere nell’abitazione per un lasso di tempo compreso tra i 2 e i 5 anni e se vi sono figli
minori, per un periodo di tempo non inferiore ai 3 anni.
-Un’altra particolarità è che, in caso di cessazione della convivenza, un convivente può ricevere dall’altro gli alimenti a
condizione che sia in stato di bisogno e che non risulti in grado di provvedere da solo al suo mantenimento.
-Un’altra particolarità è che, nella convivenza, a differenza del matrimonio, il regime patrimoniale che si presume per
legge è la separazione dei beni, salvo che abbiamo scelto un altro regime patrimoniale.
Domanda= Da dove si può desumere la convivenza? Quale forma è richiesta?
La convivenza si può desumere, come abbiamo già detto, mediante un’autocertificazione resa al comune di residenza.
Tale contratto di convivenza, costituisce un negozio formale/solenne quindi, sotto pena di nullità, è richiesta la forma
dell’atto pubblico quindi con l’intervento del notaio e la presenza di due testimoni o comunque la scrittura privata
autenticata con l’assistenza di un avvocato, i quali poi dovranno iscrivere questo contratto di convivenza al comune.
Ecco perché il contratto di convivenza è un negozio formale/solenne.
Domanda= A che cosa serve il contratto di convivenza?
Le parti che hanno costituito la convivenza, mediante tale contratto, possono disciplinare tutti i rapporti patrimoniali ed
economici che riguardino la convivenza, in caso di crisi della coppia.
Tuttavia, mediante il contratto di convivenza, non si possono disciplinare i rapporti successori. Questo perché altrimenti,
si finirebbe per violare l’articolo 458 “Divieto di Patti Successori” secondo il quale, tutti i profili successori, si possono
disciplinare solo per testamento e mai per contratto di convivenza.
Domanda= Quali sono le ipotesi di scioglimento del contratto di convivenza?
Le ipotesi di scioglimento del contratto di convivenza sono:
1° Quando c’è un accordo tra le parti per sciogliere il contratto;
2° In caso di recesso da parte di una sola volontà;
3° Perché i conviventi si sono uniti in matrimonio o in unione civile (o anche solo uno di essi);
4° Per la morte di uno dei conviventi.
(In caso di scioglimento del contratto di convivenza, si determina anche lo scioglimento della relativa comunione legale).
Domanda= Quando il contratto di convivenza è nullo?
Il contratto di convivenza è nullo quando:
-quando è stipulato da un minore di età o da un interdetto;
-quando esiste già un matrimonio o una unione civile o un altro contratto di convivenza;
-qualora manchino i presupposti di legge (ad esempio quando manca la forma dell’atto pubblico).

FAMIGLIA DI FATTO:
La legge n°76 del 2016 ha un deficit in quanto ha regolamentato solo le convivenze “autocertificate” ma non si è
dedicata alle convivenze di fatto cioè alla “famiglia di fatto”.
Domanda= Che cos’è la famiglia di fatto?
La famiglia di fatto è un unione tra persone che, pur non essendo legate da vincolo matrimoniale, convivono come se lo
fossero, dinnanzi alla presenza eventuale di figli.
Questo tipo di convivenza è meglio nota come “convivenza more uxorio” e trova un riferimento normativo, nell’ articolo
2 della costituzione che tutela le formazioni sociali all’interno dei quali si svolge la personalità dell’individuo.
Domanda= Quali sono i diritti del convivente nell’ambito di una famiglia di fatto?
I diritti del convivente sono:
-la tutela possessoria della casa all’interno della quale si svolge la convivenza;
-il diritto al risarcimento del danno nei confronti di chi abbia causato una lesione alla salute o la morte del convivente
(ciò detto è opera della giurisprudenza, non è inserito in alcun articolo, infatti con sentenza n°9178 del 2018, stabilisce
quanto detto);
-il diritto di subentrare nel contratto di locazione intestato all’altro convivente (desunto dall’articolo 6 della legge n°392
del 1978);
-il diritto di accedere alla procreazione medicalmente assistita (desunto dall’articolo 5 della legge n°40 del 2004);
-il diritto di essere tutelati dalla violenza all’interno delle relazioni familiari (articoli 342 bis. - 342 ter. i quali prevedono
che in caso di comportamento violento di uno dei due coniugi o conviventi, l’altro può chiedere l’adozione di opportuni
provvedimenti al giudice il quale ordina al coniuge o convivente l’allontanamento dalla casa familiare o il divieto di
avvicinamento nei luoghi frequentati dal coniuge o convivente vittima della violenza).
(Non trovano applicazione le norme dettate per il matrimonio)

TUTELA DEI FIGLI NELLA FAMIGLIA DI FATTO:


La legge n°219 del 2012, ha eliminato la distinzione tra figli nati nel matrimonio e figli nati al di fuori ed ha introdotto
l’articolo 315 del cc il quale stabilisce che:
tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico cioè non esistono più differenze. Il coniugio (il matrimonio) quindi, non
costituisce più un fattore di distinzione rispetto alla tutela dei figli la quale è la stessa, sia che il figlio sia nato al di fuori
del matrimonio, sia che sia nato all’interno.

SEPARAZIONE:
La separazione è un istituto che non determina lo scioglimento del matrimonio, ma vengono meno i diritti e i doveri
matrimoniali che sono incompatibili con l’assenza della convivenza.
L’istituto di riferimento è quello della “separazione legale” a cui il legislatore si riferisce con l’articolo 150 del cc.
Domanda= Quali sono i tipi di separazione?
La “separazione personale” si distingue in:
1° separazione legale= disciplinata dall’articolo 150 del cc. A sua volta si distingue in:
- “separazione consensuale”, disciplinata dall’articolo 158;
- “separazione giudiziale”, disciplinata dall’articolo 151.
2° separazione temporanea dei coniugi la quale è disposta dal tribunale nel corso del giudizio di invalidità del
matrimonio, della separazione o del divorzio.
3° separazione di fatto

1° (SEPARAZIONE LEGALE) SEPARAZIONE CONSENSUALE:


La norma di riferimento della separazione consensuale è l’articolo 158 del cc. I coniugi possono addivenire alla
separazione consensuale attraverso un semplice scambio di volontà quindi mediante il consenso.
Il consenso però, non è sufficiente per la produzione degli effetti, occorre infatti, anche il “decreto di omologazione” il
quale è emesso dal tribunale su richiesta di uno o di entrambi i coniugi.
Previo ascolto dei coniugi da parte del presidente del tribunale il quale dovrà tentare la conciliazione.
Domanda= Quando il tribunale può rifiutare l’omologazione dell’accordo delle parti in caso di separazione?
L’“omologazione”, è uno strumento con il quale il tribunale effettua un controllo di validità e legalità dell’accordo tant’è
che il tribunale, può rifiutare l’omologazione qualora ritenga che l’accordo delle parti possa essere pregiudizievole
all’interesse dei figli.
Per quanto concerne “l’accordo di separazione”, individuiamo alcune caratteristiche:
1° L’accordo di separazione consensuale, regola il mantenimento dei coniugi, il mantenimento dei figli, dispone il
trasferimento di beni e l’attribuzione di diritti patrimoniale;
2° L’accordo di separazione consensuale, non esaurisce l’autonomia privata perché nel corso del tempo, le condizioni
della separazione, possono essere modificate. In questo caso non è necessaria una ulteriore omologazione da parte del
tribunale, salvo che queste modifiche riguardino i figli (Domanda= perché l’accordo di separazione non esaurisce
l’autonomia privata delle parti?).

1° (SEPARAZIONE LEGALE) SEPARAZIONE GIUDIZIALE:


La separazione giudiziale è prevista all’articolo 151 del cc. Si basa su un fondamento legalmente stabilito, tassativo, cioè
è stabilito e prescritto dalla legge. Si addiviene alla separazione giudiziale qualora si verifichino dei fatti tali da rendere
intollerabile la prosecuzione della convivenza o comunque da recare un grave pregiudizio all’educazione della prole.
Secondo la giurisprudenza si arriva alla separazione giudiziale, anche per volontà di uno dei coniugi di non proseguire la
convivenza.
In caso di separazione, vengono meno i doveri matrimoniali e si determina lo scioglimento del regime di comunione
legale dei beni.
Un’altra differenza tra “separazione consensuale” e “separazione giudiziale” è che la consensuale, si istaura mediante
ricorso del coniuge interessato.

EFFETTI CHE SCATURISCONO DALLA SEPARAZIONE:


Gli effetti che scaturiscono dalla separazione sono:
-l’interruzione della convivenza coniugale, senza comportare lo scioglimento del matrimonio;
-la sospensione degli obblighi che vi sono nella convivenza;
-la modifica del dovere reciproco dei coniugi. Viene individuato uno dei due coniugi al quale la separazione dovrà essere
addebitata, ovvero colui che ha violato i doveri che discendono dal matrimonio. L’altro coniuge avrà il diritto di ricevere
dall’altro, quanto necessario al suo mantenimento (Articolo 156 del cc);

MANTENIMENTO IN CASO DI SEPARAZIONE:


Coniuge al quale la separazione non è addebitata=
Se la separazione è addebitata solo ad un coniuge, l’atro al quale non è addebitata e che non ha violato i doveri
matrimoniali, matura il diritto di ricevere un mantenimento, il quale è determinato in base alle circostanze e ai redditi
dell’obbligato.
Il coniuge non deve avere redditi propri e gli deve essere assicurato il tenore di vita al quale aveva diritto durante la
convivenza.
Coniuge al quale la separazione è addebitata=
È possibile che si tema che il coniuge obbligato, non adempia all’assegno di mantenimento. Qualora ci fosse questo
dubbio, il giudice può ordinare al coniuge obbligato, la prestazione di una idonea garanzia personale o reale: su un
determinato bene dell’obbligato può essere iscritta una “ipoteca giudiziale” così che, qualora l’obbligato non adempia,
l’immobile potrà essere venduto e di conseguenza potrà essere soddisfatto il diritto dell’altro coniuge.
Nel caso in cui il coniuge obbligato non adempia all’assegno di mantenimento, il legislatore all’articolo 156 del cc,
stabilisce che: l’altro coniuge (l’avente diritto) può far sottoporre a sequestro i beni dell’obbligato e può ottenere
l’attribuzione diretta di parte delle somme che il codice obbligato ha diritto a ricevere periodicamente da terzi (es. dai
datori di lavoro) (esempio= Tizio deve mantenere Saia. Se Tizio non adempie alla prestazione e riceve una retribuzione
mensile, Caia per ricevere il suo mantenimento, può farsi attribuire direttamente parte delle somme che Tizio riceve dal
terzo, come il datore di lavoro).
Il coniuge al quale è addebitata la separazione, può avere diritto agli alimenti qualora sia in stato di bisogno.
[Assegno di mantenimento (in generale) = L’assegno di mantenimento può variare nel tempo, cioè può essere prevista
una modifica perché dipende dalle condizioni economiche del coniuge obbligato e dalla situazione dell’avente diritto
(l’altro coniuge)].

POSIZIONE SUCCESSORIA IN CASO DI SEPARAZIONE:


Coniuge al quale la separazione non è addebitata=
Per quanto concerne la posizione successoria, il coniuge separato senza addebito, è a tutti gli effetti un erede legittimo
ai sensi dell’articolo 548 del cc ed è un erede necessario ai sensi dell’articolo 585 del cc.
Cioè ha gli stessi diritti del coniuge non separato.
Coniuge al quale la separazione è addebitata=
Diversamente, il coniuge separato con addebito, non è un erede. Tuttavia, pur non essendo un erede, può avere diritto
di percepire un assegno vitalizio di valore non superiore a quello degli alimenti di cui godeva al momento dell’apertura
della successione (Articolo 548).
Il coniuge separato con addebito è un legatario, cioè un successore a titolo particolare. Sia che si tratti di una
“successione legittima” sia di una “successione necessaria”, ha comunque diretto di ricevere questo assegno vitalizio,
l’articolo 548 comma 2 è l’articolo di riferimento.
L’obbligo di versare l’assegno vitalizio, grava sull’eredità del coniuge deceduto e non può eccedere il valore degli
alimenti di cui godeva.

2° SEPARAZIONE TEMPORANEA:
La separazione temporanea configura un istituto che può essere disposto dal tribunale, in fase di accertamento
dell’eventuale causa di invalidità del matrimonio o comunque in caso di separazione o di divorzio.
In caso di separazione temporanea, non si ha lo scioglimento del regime di comunione legale dei beni e non vengono
meno i doveri matrimoniali.
Nella “separazione consensuale” o “giudiziale”, vengono meno i doveri matrimoniali mentre nella “separazione
temporanea” ciò non avviene.
(In caso di allontanamento senza giusta causa dalla residenza familiare, vi è la violazione “dell’obbligo di coabitazione”
ed è sanzionata con la sospensione del diritto all’assistenza morale e materiale. Questo vale in generale non solo nel
caso di separazione temporanea).

3° SEPARAZIONE DI FATTO:
Quando parliamo di “separazione di fatto” ci riferimento ad una stabile interruzione della convivenza per volontà delle
parti, al di fuori delle ipotesi previste dalla legge.
Se durante la separazione di fatto, vengono violati i doveri matrimoniali, uno dei due coniugi può chiedere all’altro, la
separazione giudiziale con addebito.
La “separazione di fatto” così come la “separazione di diritto”, costituisce una causa di impedimento all’adozione.

AFFIDAMENTO DEI FIGLI IN CASO DI SEPARAZIONE:


Per quanto riguarda la sorte dei figli in caso di separazione, la legge da considerare è la legge 54 del 2006 (Legge
sull’affidamento condiviso). Tale legge è importante perché descrive il principio della “bigenitorialità” ciò vuol dire che:
per regola generale, i figli sono affidati ad entrambi i genitori ed hanno diritto di mantenere rapporti equilibrati e
significativi con entrambi i genitori e i parenti di ciascun ramo genitoriale.
La norma di riferimento sull’affido condiviso è l’articolo 337 ter del cc.
L’eccezione è l’affidamento esclusivo ed infatti il legislatore all’articolo 337 quater del cc, prevede l’affidamento
esclusivo quando:
-ci sia contrasto tra i genitori;
-allontanamento di un genitore senza giusta causa;
-ci sia un comportamento violento e pregiudizievole per un figlio. In questo caso parliamo della cosiddetta:
“sindrome da alienazione genitoriale”, la quale si configura quando un genitore ostacoli l’esercizio dei diritti dell’altro
genitore, in modo tale che nel figlio scaturisca una sorta di rifiuto nei confronti del genitore, cioè una sorta di
allontanamento non voluto ma indotto dal comportamento del genitore con il quale trascorre la maggior parte del
tempo. Tale sindrome quindi, è uno degli esempi tipici da citare in questo caso.

In caso di mantenimento congiunto, graverà proporzionalmente su entrambi i genitori, quindi in base ai redditi delle
parti.
Tutti i provvedimenti adottati dal tribunale che riguardano la prole, sono adottati considerando sempre quello che è
l’interesse morale e materiale della prole.
Un altro aspetto importante è riscontrabile nell’articolo 337 septies del cc, che prevede di versare a favore del coniuge
maggiorenne che non sia economicamente autosufficiente, un assegno.
Un altro aspetto è quello per il quale i coniugi, si possano sempre riconciliare, l’istituto di riferimento è l’articolo 146 del
cc. La riconciliazione è attuata mediante una dichiarazione espressa o tacita, qualora sia ricostituita la comunione
materiale e spirituale tra i coniugi.
Un altro aspetto interessante è l’articolo 157 del cc, perché la riconciliazione si può avere anche dopo la separazione.

DIVORZIO:
La disciplina sul divorzio è contenuta in una legge speciale: la legge 898 del 1970.
Il divorzio si distingue in:
- “scioglimento del matrimonio”, in caso di matrimonio civile;
- “cassazione degli effetti civili del matrimonio concordatario”, in caso di matrimonio canonico che produce gli effetti
civili.
Parliamo di “dissolubilità del matrimonio” in quanto il matrimonio è suscettibile di essere sciolto o di essere eliminato,
infatti si dice che il matrimonio produce effetti “ex nunc” cioè dal momento della sentenza che pronuncia il divorzio.
Le cause di divorzio sono indicate all’interno dell’articolo 3 della legge 898 del 1970. Esse sono:
-la condanna per un delitto che determini l’ergastolo o la detenzione per un tempo che non sia inferiore ai 15 anni, essi
sono reati sessuali, contro la moralità o contro il buon costume;
-la condanna per omicidio volontario o tentato omicidio del coniuge o del figlio;
-la separazione legale dei coniugi sulla quale è intervenuta una legge speciale, la legge 55 del 2015 (Divorzio breve), la
quale fa una distinzione:
1° se si tratta di separazione giudiziale, la sentenza di separazione deve essere passata in giudicato (cioè quando è
trascorso il tempo utile per poter essere impugnata) e successivamente devono essere trascorsi 12 mesi
ininterrottamente affinché si possa addivenire al divorzio;
2° se si tratta di separazione consensuale, è sufficiente che la sentenza di separazione sia omologata e successivamente
devono essere trascorsi 6 mesi ininterrottamente affinché si possa addivenire al divorzio.
Questo perché, in questo lasso di tempo, si spera ci possa essere un tentativo di riconciliazione.
-la non consumazione del matrimonio.
La sentenza di divorzio produce effetti tra le parti fino al passaggio in giudicato, invece per l’opponibilità ai terzi, la
sentenza di divorzio deve essere annotata e per essere annotata, deve essere trasmessa all’ufficiale di stato civile del
luogo dove fu trascritto il matrimonio.

EFFETTI DEL DIVORZIO:


Con il divorzio il matrimonio si scioglie, ciò significa che i coniugi riacquistano la cosiddetta “libertà di stato”.
Questo vuol dire che hanno la possibilità di sposarsi ovvero di contrarre una nuova unione.
La sentenza di divorzio produce effetto “irretroattivo”, cioè produce effetto “ex nunc”, vale a dire dal momento in cui è
pronunciata.
Sia nella separazione sia nel divorzio, i doveri dei genitori nei confronti dei figli non cessano.
PROFILI PATRIMONIALI:
Nel caso di divorzio dobbiamo considerare due norme: l’articolo 5 e l’articolo 9 della legge 898 del 1970.
Sono articoli importanti perché:
nell’ambito del divorzio, il coniuge economicamente svantaggiato, matura il cosiddetto “diritto all’assegno di divorzio”.
L’assegno di divorzio, ha una funzione “assistenziale”, cioè è voluto da un coniuge e dovuto dall’altro, soltanto
nell’ipotesi in cui il coniuge non abbia adeguati redditi propri e non sia in grado di procurarseli.

Sull’assegno di divorzio sono intervenute le Sezioni Unite, ciò significa che tutte le sezioni della cassazione si sono unite
per disciplinare il profilo sull’assegno di divorzio:
se in passato l’assegno di divorzio era parametrato al tenore di vita cioè che il coniuge beneficiario dovesse beneficiare
dello stesso tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, adesso con l’intervento delle Sezioni Unite, attraverso la
sentenza n°18278 del 2018, il parametro non è più soltanto il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio ma anche:
-l’età dell’avente diritto;
-la durata del matrimonio;
-le potenzialità reddituali future;
-e soprattutto il contributo versato dal coniuge in costanza di matrimonio.
Domanda= perché l’assegno divorzile ha natura composita?
Da questi parametri la giurisprudenza ha ritenuto che l’assegno di divorzio, abbia una natura “composita”, questo
perché ha natura “mista”, cioè:
-in parte “assistenziale”= in quanto l’assegno di divorzio è assicurato al coniuge economicamente più debole;
-e in parte “compensativa” e “perequativa”= perché l’assegno di divorzio cerca di offrire un riconoscimento al coniuge
più debole il quale comunque ha versato un contributo all’interno della famiglia (caso tipico= casalinga).
Il beneficiario ha anche il diritto di continuare ad abitare la casa familiare.
Domanda= Quando viene meno l’assegno divorzile?
Il diritto all’assegno divorzile viene meno qualora il coniuge passi a nuove nozze o in caso di morte.
Domanda= Perché il coniuge ha diritto all’assegno divorzile?
Il coniuge divorziato ha diritto a ricevere l’assegno vitalizio perché secondo il legislatore, il principio di solidarietà che
governa il matrimonio quando è ancora in vita, è lo stesso principio che deve sussistere anche dopo lo scioglimento
dell’unione.

Un altro aspetto importante è il profilo successorio perché il coniuge divorziato, così come il coniuge separato con
addebito:
-non è un erede;
-non è un successore legittimo, ai sensi dell’articolo 565;
-e non è un erede necessario, ai sensi dell’articolo 536.
Tuttavia, ai sensi dell’articolo 9 comma 2 della legge 898 del 1970, anche lui è un legatario ed ha diritto ad una rendita
vitalizia cioè ha diritto di ricevere l’assegno vitalizio a condizione che, al momento della morte dell’ex coniuge, godesse
del diritto all’assegno divorzile.

NEGOZIAZIONE ASSISTITA:
La “negoziazione assistita” è uno strumento prodotto di recente, dal decreto legge n°132 del 2014, il quale serve: per
separarsi, per divorziare o per modificare le condizioni di separazione o di divorzio.
1° Nella negoziazione assistita i coniugi possono prendere parte solo se assistiti da avvocati diversi;
2° Gli avvocati servono per far conciliare le parti e per fargli comprendere la possibilità di istaurare una mediazione
familiare.
In caso di negoziazione assistita, le parti raggiungono un accordo grazie all’intervento degli avvocati, il quale entro 10
giorni, deve essere trasmesso al comune.
Domanda= Quale effetto produce l’accordo di negoziazione assistita?
Nel momento in cui viene trasmesso, l’accordo di negoziazione assistita, produce gli effetti di provvedimenti
giurisdizionale di separazione. Se vi sono figli minori, occorre un controllo di legalità da parte del pubblico ministero, se
non vi sono figli invece, l’accordo è semplicemente trasmesso al procuratore della repubblica.
Paragonabili alla negoziazione assistita sono anche gli accordi conclusi dinnanzi all’ufficiale di stato civile che però non
sono ammessi in presenza di figli minori e qualora si tratti di effettuare trasferimento immobiliari.
NEGOZIAZIONE ASSISTITA:
La “negoziazione assistita” è un istituto che trae origine dal decreto legge n°132 del 2014.
Domanda= perché è stata introdotta dal legislatore?
È uno strumento utile per separarsi, per divorziare oppure per modificare quelle che sono le condizioni di separazione o
di divorzio.
Parliamo di una convenzione conclusa tra i coniugi, ciascuno dei quali deve essere assistito da un avvocato diverso.
Il legislatore ha introdotto tale istituto per evitare gli ostacoli che si possono trovare nelle procedure di separazione o
divorzio e di velocizzare il procedimento.
Domanda= qual è il ruolo degli avvocati?
Il ruolo degli avvocati è innanzitutto tentare la conciliazione delle parti e quello di informare le parti della possibilità di
ricorrere alla mediazione familiare.
Domanda= perché è importante tale istituto?
Le ipotesi che si possono manifestare sono due:
1° Se non vi sono figli minori o se non vi sono figli portatori di handicap oppure se non vi sono figli che non siano
autosufficienti: è sufficiente che l’accordo delle parti, sia trasmesso al Procuratore della Repubblica presso il tribunale
competente.
2° Se ci sono figli minore o maggiorenni non autosufficienti o portatori di handicap: il Pubblico Ministero dovrà verificare
se effettivamente l’accordo delle parti, risponda a quelli che sono gli interessi dei figli.
Domanda= Quali sono gli adempimenti?
Una volta raggiunto l’accordo, entro 10 giorni, deve essere trasmesso al comune e produrrà l’effetto di un
provvedimento giurisdizionale di separazione personale: per questo motivo la “negoziazione assistita”, è uno strumento
utile ed importante per evitare le rituali procedure di separazione.
Un’altra opzione sarebbe quella degli accordi conclusi dinnanzi al Sindaco, sempre prevista dal decreto legge n°132 del
2014, ma che non sono previsti qualora si tratti di effettuare dei trasferimenti immobiliari oppure in presenza di figli
minori o di maggiorenni non autosufficienti o portatori di handicap.

CONVENZIONI MATRIMONIALI e COMUNIONE LEGALE:


Entriamo nel Diritto Patrimoniale della Famiglia.
Domanda= che natura giuridica hanno le convenzioni matrimoniali?
La “convenzione matrimoniale” è un negozio giuridico, con cui i coniugi tra di loro, oppure con un terzo, regolamentano
i loro rapporti patrimoniali.
(Come abbiamo già detto, tutti i negozi del Diritto di Famiglia sono negozi di tipo FORMALE perché, sotto pena di nullità,
richiedono la forma solenne cioè la forma scritta ab substantiam).
Le convenzioni matrimoniali sono dei negozi FORMALI proprio perché richiedono la forma solenne, articolo 162.
Domanda= i coniugi possono regolamentare qualunque aspetto/profilo, non hanno limiti?
L’unico limite inderogabile, lo troviamo nell’articolo 160 del cc: i coniugi, mediante una convenzione matrimoniale non
potranno MAI derogare ai diritti e ai doveri nascenti dal matrimonio (quindi= diritti e doveri inderogabili).
Domanda= quale regime si può disciplinare con una convenzione matrimoniale?
(APPROFONDIMENTO= La comunione legale dei beni NON si può disciplinare con le convenzioni matrimoniali perché è
un “regime patrimoniale automatico” che si presume per legge iuris tantum la quale è una presunzione “relativa” cioè
che ammette una prova contraria.
La comunione legale dei beni si presume “Iuris tantum” vuol dire che: se a margine dell’atto di matrimonio non è
annotata alcuna convenzione matrimoniale, vorrà dire che il regime patrimoniale in vigore tra i coniugi è quello della
comunione. Quindi per avere la comunione, non è necessario incontrarsi dal notaio e stipulare una convenzione
matrimoniale perché la comunione legale opera automaticamente.)
I regimi che si possono disciplinare con la convenzione matrimoniale sono:
1° Un “regime alternativo” a quello legale; ovvero, poiché il regime legale in vigore tra i coniugi è quello della
comunione, attraverso la convenzione matrimoniale, i coniugi possono adottare un regime alternativo a quello della
comunione, ad esempio possono stipulare quello della separazione dei beni.
(APPROFONDIMENTO= questo ragionamento va esattamente invertito per le “convivenze registrate” perché nelle
convivenze registrare, il regime che si presume per legge è quello della separazione dei beni quindi, se a margine della
convivenza si trova una convenzione matrimoniale, vuol dire che in quel caso il regime alternativo a quello legale è il
regime della comunione legale dei beni).
2° Con la convenzione matrimoniale non è detto sempre che si istauri un regime patrimoniale alternativo, è possibile
quindi che i coniugi mantengano la comunione legale dei beni ma che vogliano semplicemente “modificarla” in alcuni
aspetti; ciò avviene ad esempio con la “comunione convenzionale”.
3° È possibile che con le convenzioni matrimoniali vogliamo prevedere un “regime particolare” per determinati beni;
ciò accade per esempio con il fondo patrimoniale.
Domanda= a che tipo di pubblicità è soggetta la comunione legale tra i coniugi?
La pubblicità è una PUBBLICITA’ NEGATIVA in quanto non c’è pubblicità. Ciò vuol dire che: se a margine dell’atto di
matrimonio non è annotata alcuna convenzione matrimoniale, il regime in vigore tra i coniugi è proprio quella della
comunione legale. Quindi la comunione legale dei beni NON È soggetta ad alcuna pubblicità.
Domanda= a quali principi si ispira la comunione legale?
La comunione legale s’ispira ai principi della parità legale e della solidarietà familiare di cui agli articoli 2 e 29 della
Costituzione, questo perché si presume che il sentimento d’amore si rifletta anche in ambito patrimoniale quindi la
comunione dei beni risponde a quelli che sono i principi di parità tra i coniugi e di solidarietà familiare. Ciascun coniuge
può quindi beneficiare degli incrementi patrimoniali che si verificano nella sfera dell’altro coniuge.
Domanda= che cosa s’intende per comunione immediata?
Quando parliamo di “comunione legale”, dobbiamo distinguere:
1° la comunione immediata; riguarda tutti gli acquisti che sono compiuti dai coniugi insieme o separatamente durante il
matrimonio, i quali entrano a far parte della comunione legale (Articolo 177).
2° la comunione de residuo; (Articolo 177 lettera D e Articolo 178) è l’insieme di quei beni che fanno parte della
comunione dei coniugi soltanto se sussistono al momento dello scioglimento della stessa. Cioè nel momento in cui la
comunione si scioglie, se vi sono ancora dei beni al momento dello scioglimento, quei beni sono oggetto di comunione
de residuo, cioè si considerano oggetto di comunione.
(APPROFONDIMENTO= Differenza tra “comunione legale” e “comunione ordinaria”:
-Nella “comunione orinaria”= i comunisti sono titolari di quote e possono liberamente disporre della loro quota.
-Nella “comunione legale”= non si può disporre della propria quota di beni e la comunione non può essere sciolta
unilateralmente.)

COMUNIONE LEGALE DEI BENI: AMMINISTRAZIONE DEI BENI.


Domanda= come sono amministrati i beni dei coniugi?
(Articolo 180) Sempre in applicazione del principio della parità coniugale:
-se l’atto è un atto di ordinaria amministrazione, può essere posto in essere dai coniugi anche disgiuntamente (dunque il
coniuge lo può compiere anche da solo);
-se invece l’atto è un atto di straordinaria amministrazione, è necessario che i coniugi agiscano congiuntamente.
Domanda= che succede se un coniuge pone in essere un atto senza il consenso dell’altro?
Se il coniuge pone in essere un atto senza in consenso dell’altro (Articolo 184), l’atto in questione sarà un atto
ANNULLABILE se riguarda beni immobili o beni mobili registrati (esempio= se Tizio acquista un immobile senza il
consenso di Caia, Caia può chiedere l’annullamento dell’atto. Lo stesso discorso vale se Tizio acquista ad esempio una
braca).
Diverso è il caso in cui si tratti di un bene mobile non registrato, in questo caso è sufficiente che si ripristini lo stato
esistente prima del compimento dell’atto (Articolo 184).
Domanda= cosa succede se un coniuge è escluso dall’amministrazione?
Un coniuge può essere escluso dall’amministrazione in caso di minore età, in caso di impossibilità di amministrare, in
caso di cattiva amministrazione e in caso di interdizione (Articolo 183).

RESPONSABILITÀ:
-I creditori della comunione= i beni della comunione rispondono di tutti i debiti contratti dai coniugi durante il
matrimonio (esempio=obbligazioni per il mantenimento dei figli, per l’interesse della famiglia).
Nel caso in cui i beni della comunione non siano sufficienti a coprire i debiti contratti, i creditori della comunione
potranno aggredire i beni personali dei coniugi ma soltanto per la metà del loro credito (esempio= se un creditore ha
diritto a ricevere 100.000 può aggredire i beni personali dei coniugi soltanto per la quota di metà del credito quindi per
50.000). (Articolo 189 e 190).
-I creditori personali dei coniugi= (Tizio ha contratto un debito prima di sposarsi, con il creditore Caio)
i creditori personali potranno aggredire i beni della comunione SOLO in via sussidiaria e questo lo prevede l’articolo
190. Ciò significa che se i creditori personali non trovano nulla da aggredire, andranno ad aggredire ad esempio,
l’immobile che i coniugi hanno contratto durante il matrimonio. Quindi ancora, se non c’è nulla da aggredire nei beni
personali, c’è il rischio che vengano aggrediti i beni della comunione.
Domanda= differenza tra “responsabilità solidale” e “responsabilità sussidiaria”?
-Responsabilità solidale= ad esempio: Tizio e Caio sono debitori solidali cioè il creditore Mevio può chiedere l’intero o a
Tizio o a Caio. Se paga tutto Tizio, Tizio può agire in regresso verso Caio per ricevere quanto gli spetta (ovvero la metà) e
viceversa.
-Responsabilità sussidiaria= ad esempio: Tizio e Caio sono debitori sussidiari di Mevio. Mevio si rivolge prima al suo
debitore principale e se quest’ultimo non paga, si rivolge al debitore sussidiario cioè quello che gli fa da aiuto
(APPROFONDIMENTO= la delegazione, l’espromissione e l’accollo sono esempi di responsabilità sussidiaria).

BENI PERSONALI:
Domanda= che cosa s’intende per beni personali?
I beni personali sono elencati nell’articolo 179. Essi sono:
1° I beni di cui ciascuno dei coniugi, era proprietario o titolare di un diritto reale di godimento, prima del matrimonio;
2° I beni acquisiti successivamente al matrimonio (ad esempio per effetto di una successione, donazione) qualora
nell’atto di liberalità o nel testamento, non sia specificato che tali beni siano attribuiti alla comunione;
3° I beni di uso strettamente personale;
4° I beni destinati o necessari all’esercizio di una professione;
5° I beni ottenuti a titolo di risarcimento del danno;
6° I beni ricevuti ai fini pensionistici;
7° I beni acquistati con il prezzo del trasferimento di beni personali oppure con lo scambio, a condizioni che ciò sia
dichiarato nell’atto di acquisto.

CAUSE DI SCIOGLIMENTO DELLA COMUNIONE:


(Articolo 191) Le cause di scioglimento della comunione sono:
1° Dichiarazione di assenza o di morte presunta di uno dei coniugi;
2° La morte di uno dei coniugi;
3° L’annullamento;
4° Lo scioglimento del matrimonio civile;
5° La cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario;
6° La separazione personale;
(I primi 6 sono i più importanti)
7° Il fallimento di uno dei coniugi;
8° Il mutamento del regime patrimoniale;
9° La separazione in giudiziale.

COMUNIONE CONVENZIONALE:
La comunione convenzionale è prevista agli articolo 210 e seguenti del cc.
Essa costituisce un istituto previsto dal legislatore, allo scopo di rendere più flessibile la comunione legale.
Mediante la comunione convenzionale, il legislatore riconosce ai coniugi la possibilità di modificare parzialmente il
regime legale, attraverso la stipulazione di una convenzione matrimoniale
(esempio=Tizio e Caia sono uniti in matrimonio e poiché non hanno annotato nulla a margine dell’atto di matrimonio,
fra loro opera la comunione dei beni. Ad un certo punto decidono di modificare parzialmente le condizioni e quindi
stipulano una convenzione matrimoniale. Tale convenzione non è stipulata per dar vita ad un regime alternativo ma
perché vogliono modificare in parte la disciplina dettata per la comunione dei beni servendosi appunto dello strumento
della “comunione convenzionale”).
Tuttavia, il legislatore, agli articoli 210 e seguenti del cc, fissa dei limiti:
1° I coniugi non possono derogare a quelle che sono le norme della comunione riguardanti l’amministrazione dei beni e
l’uguaglianza delle quote (secondo il principio della parità coniugale);
2° Alcuni beni personali non possono essere compresi nella comunione convenzionale come ad esempio:
i beni di uso strettamente personale (Articolo 179 lettera C) e i beni destinati all’esercizio della professione (Articolo
179 lettera D).

[Tutte le convenzioni matrimoniali devono essere annotate a margine dell’atto di matrimonio e devono essere
trascritte nei registri immobiliari (Articolo 162): “Le convenzioni matrimoniali devono essere stipulate per atto
pubblico sotto pena di nullità (NEGOZIO SOLENNE) (FORMA AB SUBSTANTIAM). Le convenzioni matrimoniali non
possono essere opposte ai terzi quando a margine dell’atto di matrimonio non risultano annotate tali convenzioni
matrimoniali”].

CONVENZIONE MATRIMONIALE SULLA SEPARAZIONE DEI BENI:


Per quanto concerne la separazione dei beni, gli articoli di riferimento sono l’articolo 215 e seguenti.
Con la separazione dei beni, ciascuno dei coniugi conserva la titolarità esclusiva, l’amministrazione e il godimento dei
beni, esclusivi.

FONDO PATRIMONIALE:
Il fondo patrimoniale è previsto dal legislatore agli articoli 167 e seguenti del cc.
Il fondo patrimoniale quindi, è una convenzione matrimoniale con la quale i coniugi scelgono di vincolare determinati
beni immobili, mobili registrati o titoli di credito, al soddisfacimento dei bisogni della famiglia.
-Il fondo patrimoniale costituisce un PATRIMONIO DESTINATO (vincolo di destinazione): ciò significa che nel momento in
cui i coniugi costituiscono un fondo patrimoniale, scelgono di vincolare determinati bene, al soddisfacimento dei bisogni
della famiglia.
Domanda= quali soggetti possono costituire il fondo patrimoniale?
Il fondo patrimoniale può essere costituito:
1° dai coniugi; mediante atto pubblico con la presenza di due testimoni;
2° da un terzo; mediante testamento o per atto tra vivi e in quest’ultimo caso, occorrerà accettazione da parte dei
coniugi, mediante atto pubblico posteriore.
-Il fondo patrimoniale costituisce anche un PATRIMONIO SEPARATO, questo vuol dire che i beni oggetto di fondo
patrimoniale, possono essere aggrediti solo ed esclusivamente, da parte dei creditori del fondo patrimoniale.

LIMITE DEL FONDO PATRIMONIALE:


In generale, i beni oggetto del fondo patrimoniale: non si possono alienare, ipotecare o dare in pegno. Questo è stabilito
dall’articolo 169 del cc, salvo che vi sia il consenso di entrambi i coniugi e che sussista l’autorizzazione del giudice, in casi
di necessità e di utilità evidente.

ESTINZIONE DEL FONDO PATRIMONIALE:


Il fondo patrimoniale viene meno in caso di: annullamento, scioglimento del matrimonio, cessazione degli effetti civili e
in presenza di figli minori, fino al compimento della maggiore età, da parte dell’ultimo figlio nato.

IMPRESA FAMILIARE:
(Articolo 230 bis.) L’impresa familiare è diretta a tutelare la posizione di quanti siano legati all’imprenditore da un
vincolo coniugale o familiare, i quali prestano, in modo continuativo, la loro attività di lavoro, nella famiglia o
nell’impresa.
Domanda= quali diritti sono riconosciuti ai familiari che collaborano con l’imprenditore?
1° Il diritto al mantenimento;
2° Il diritto di partecipare agli utili e agli incrementi dell’azienda;
3° Il diritto di prelazione in caso di divisione ereditaria o di trasferimento aziendale.
(APPROFONDIMENTO: PRELAZIONE LEGALE= significa che per legge, in caso di trasferimento dell’azienda, i collaboratori
all’impresa familiare, hanno il diritto di essere preferiti rispetto ai terzi).

RAPPORTO DI FILIAZIONE:
Il rapporto di filiazione è quel rapporto che si istaura tra due soggetti in considerazione della circostanza per cui uno è
stato procreato, quindi discende, dall’altro.
Il rapporto di filiazione ha un vincolo che lega i genitori rispetto ai figli ovvero la cosiddetta responsabilità genitoriale
cioè i genitori hanno la rappresentanza e l’amministrazione dei beni dei figli.
Domanda= Se un genitore viene meno ai suoi doveri, trascura i propri compiti, abusa dei suoi poteri o cagiona un
grave pregiudizio al figlio, quale conseguenza ne discende?
Nel caso in cui i genitori vengano meno a quelli che sono gli obblighi rispetto ai figli (obblighi di mantenimento, di
educazione, di istruzione articolo 147 del cc), il legislatore prescrive come sanzione, la decadenza dalla responsabilità
genitoriale.
Il figlio è tuttavia tenuto a collaborare all’interesse della famiglia nei limiti delle sue capacità e possibilità.
L’Articolo 336 bis stabilisce che il minore deve essere ascoltato quando ha raggiunto l’età di 12 anni o anche un’età
inferiore qualora sia capace di discernimento a condizione che l’ascolto non sia contrastante a quelli che sono gli
interessi del minore stesso.

LEGGE 219 DEL 2012:


La legge 219 del 2012 ha unificato i figli nati nel matrimonio, ai figli nati al di fuori di esso.
Tale legge si trova nelle “disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali”, unifica lo “status filiationis” ed ha
introdotto l’articolo 315 del cc, il quale stabilisce che tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico.
La legge 219 del 2012, è quindi importante innanzitutto perché unifica lo stato di filiazione e quindi abolisce i termini
“legittimo” e “naturale”:
-il figlio nato nel matrimonio, NON É più “legittimo” ma è semplicemente un “figlio matrimoniale”;
-il figlio nato al di fuori del matrimonio, NON É più “naturale” (o addirittura illegittimo) ma è semplicemente un “figlio
non matrimoniale”.
La legge 219 del 2012 è anche importante perché abolisce due vecchi istituti:
1° l’istituto della legittimazione, la quale era prevista agli articoli 280 e seguenti del cc, consentiva al “figlio naturale”, di
acquisire lo status di “figlio legittimo” in seguito al matrimonio dei genitori oppure mediante provvedimento del giudice.

2° la commutazione, la quale era prevista agli articoli 537 comma 3 e 542 comma 3, prevedeva che i figli legittimi,
potessero escludere i figli naturali dalla comunione ereditaria commutando cioè convertendo la loro quota in denaro o
in beni immobili ereditari. In questo modo i figli naturali venivano esclusi dalla comunione ereditaria.

FILIAZIONE MATRIMONIALE e FILIAZIONE NON MATRIMONIALE:


Se pur vero che la legge 219 del 2012 ha unificato gli stati di filiazione, quindi lo stato di figlio è unico e solo, è anche
vero che sono ben diverse le modalità in base alle quali tale stato può sorgere.
Facciamo una distinzione tra “filiazione matrimoniale” e “filiazione non matrimoniale”:
FILIAZIONE MATRIMONIALE:
- con “filiazione matrimoniale”, facciamo riferimento allo status del figlio che è concepito in costanza di matrimonio da
due genitori tra di loro coniugati.
Domanda= come si prova la filiazione nel matrimonio?
Lo stato di figlio può essere provato in 2 modi:
1° mediante l’atto di nascita iscritto nei registri dello stato civile;
2° nel caso in cui manchi l’atto di nascita, la prova può essere data mediante il possesso di stato di figlio il quale è
l’insieme di fatti qualificati, dai quali è possibile desumere l’esistenza del rapporto di filiazione
(esempio= il fatto di essere stato sempre trattato come figlio, l’essere stato considerato come tale non solo nella
famiglia ma anche nel contesto sociale e familiare).
Domanda= quali sono le presunzioni di legge vigenti in tema di filiazione?
Le presunzioni di legge vigenti in tema di filiazione sono 2:
1° la presunzione di paternità del marito della madre, del figlio nato o concepito durante il matrimonio (Articolo 231)
(si presume padre il marito della madre a condizione che si tratti di un figlio nato o concepito durante il matrimonio).
Domanda= questa presunzione è assoluta o relativa?
La presunzione di paternità del marito della madre del figlio nato o concepito durante il matrimonio, è una presunzione
relativa cioè essa può essere vinta fornendo la prova contraria mediante lo strumento dell’azione di disconoscimento
della paternità la quale è finalizzata a dimostrare l’inesistenza del rapporto di filiazione.
Tale azione è prevista all’articolo 243 bis del cc e può essere esercitata dal padre, dalla madre e dal figlio, provando
appunto che non sussiste alcun rapporto di filiazione, tra il figlio e il presunto padre.
La sola dichiarazione della madre non è mai idonea ad escludere la paternità.
2° la presunzione di concepimento durante il matrimonio, cioè si presume concepito durante il matrimonio il soggetto
nato quando non sono trascorsi più di 300 giorni dall’annullamento, dallo scioglimento del matrimonio civile o dalla
cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario.
La presunzione di concepimento durante il matrimonio è una presunzione assoluta cioè non ammette prova contraria.
Domanda= con quali azioni può essere contestato lo stato di figlio?
Gli strumenti per contestare lo stato di figlio sono 2:
1° L’azione di contestazione dello stato di figlio, è un’azione che può essere esercitata da chiunque ne abbia interesse
(legittimazione assoluta).
Essa è imprescrittibile, cioè può essere esperita senza un termine. Mediante tale azione si vuole provare=
-la mancanza di un vincolo matrimoniale tra i genitori;
-che a causa di supposizione di parto o di scambio di neonato, la madre del figlio non è quella indicata nell’atto di
nascita.
2° L’azione di reclamo dello stato di figlio, è un’azione imprescrittibile soltanto per il figlio. Essa può essere esercitata
dal figlio oppure dai suoi discendenti, qualora manchino l’atto di nascita e il possesso di stato.
In questo caso la prova di filiazione può essere data con ogni mezzo.
FILIAZIONE NON MATRIMONIALE:
- con “filiazione non matrimoniale”, facciamo riferimento ai figli nati al di fuori del matrimonio.
Per avere lo status di figlio nato al di fuori del matrimonio, il figlio deve essere riconosciuto dai genitori.
Il riconoscimento del figlio nato al di fuori del matrimonio, è un negozio formale/solenne il quale deve rispettare le
forme descritte dalla legge all’articolo 254 del cc, cioè deve essere effettuato o nell’atto di nascita, o con un atto
successivo davanti all’ufficiale di stato civile oppure mediante atto pubblico o testamento.
Domanda= quali sono le caratteristiche del riconoscimento?
Il riconoscimento:
-è un atto personalissimo cioè può essere effettuato solo dal genitore;
-è un atto puro cioè non ammette ne termine ne condizione (il genitore non può riconoscere il figlio per due anni e
basta);
-è un atto irrevocabile cioè non si può revocare il riconoscimento;
-è un atto impugnabile cioè il riconoscimento è impugnabile per difetto di veridicità, per violenza morale o per
incapacità derivante da interdizione giudiziale.
Domanda= quali sono i soggetti che possono effettuare il riconoscimento?
Il riconoscimento del figlio nato al di fuori del matrimonio, può essere effettuato anche da un soggetto che abbia un’età
inferiore ai 16 anni, a condizione che vi sia l’autorizzazione del giudice, che siano state valutate le circostanze e che si
abbia avuto riguardo all’interesse del figlio.
Se invece il figlio da riconoscere ha compiuto 14 anni, è necessario la sua approvazione.
Domanda= che succede se il riconoscimento non avviene?
Se il genitore non riconosce il figlio nato al di fuori del matrimonio, esso può esperire l’azione prevista all’articolo 270
del cc, ovvero l’azione di accertamento giudiziale della paternità o della maternità. Tale azione è ammessa in tutti i casi
in cui il riconoscimento è previsto. Può essere esperita dal figlio o se questi muore prima di esercitare l’azione, dai
discendenti, entro i 2 anni dalla sua morte, contro il genitore o gli eredi o in mancanza, contro un curatore che sia
nominato dal giudice davanti al quale il giudizio deve essere promosso.
Domanda= quando non può avvenire il riconoscimento?
L’articolo 253 del cc stabilisce che il riconoscimento non potrà mai avvenire se è in contrasto con lo stato di figlio.
Ciò vuol dire che non si può riconoscere un figlio che è già “figlio matrimoniale” a meno che non vengano esperite delle
azioni che vadano a provare l’inesistenza del vincolo di filiazione matrimoniale come ad esempio: l’azione di
disconoscimento della paternità, l’azione di contestazione dello stato di figlio o l’azione di reclamo dello stato di figlio.

RICONOSCIMENTO DEL FIGLIO INCESTUOSO:


L’articolo 251 del cc stabilisce che, per quanto riguarda il riconoscimento del figlio incestuoso, cioè del figlio che nasce
tra soggetti che hanno legami di parentela o di affinità, mentre in passato il riconoscimento del figlio incestuoso non era
ammesso, oggi si può riconoscere il figlio nato da incesto a condizione che vi sia l’autorizzazione del giudice, avuto
riguardo all’interesse del figlio, in modo tale da evitare pregiudizio.
Nel caso in cui il figlio incestuoso non fosse riconosciuto, ai sensi dell’articolo 279 del cc, può comunque esperire azione
per ottenere il mantenimento, l’istruzione e l’educazione.

ADOZIONI:
L’adozione costituisce un istituto attraverso il quale l’adottato, acquista lo stato di figlio dell’adottante.
L’adozione di maggiorenni:
(Articolo 291 e seguenti del cc) L’adozione di maggiorenni è un istituto finalizzato a dare un discendente a chi non ne ha,
consentendogli di tramandare il cognome e il patrimonio familiare, ecco perché all’adozione di maggiorenni, possono
procedere solo soggetti che non abbiano discendenti.
Per adottare un maggiore di età occorre:
-il consenso dell’adottante e dell’adottando;
-il consenso dei genitori dell’adottando;
-il consenso del coniuge dell’adottante e dell’adottando.
L’adottante deve aver compiuto 35 anni e la sua età deve superare quella dell’adottando, di almeno 18 anni.
Il tribunale deve verificare se sussistono tutte le condizioni previste dalla legge e se l’adozione convenga o meno
all’adottando. In seguito a tali accertamenti, il tribunale potrà emettere il decreto di adozione a partire dal quale si
godranno gli effetti dell’adozione.
Domanda= quali sono gli effetti dell’adozione di maggiorenni?
(Articolo 300 del cc) L’adozione di un maggiorenne:
-non rompe il legame tra l’adottato e la famiglia di origine infatti egli conserva tutti i diritti e tutti i doveri nei confronti
della famiglia di origine;
-non crea alcun rapporto tra i parenti dell’adottato e l’adottante, né tra l’adottato e la famiglia dell’adottante, proprio
perché l’obiettivo di questa adozione, è quello di trasferire il patrimonio familiare e il cognome, il quale è anteposto al
cognome originario dell’adottato.
In ambito successorio, secondo l’articolo 304 del cc, l’adottante non matura alcun diritto successorio nei confronti
dell’adottato ma invece l’adottato, acquista diritti successori nei confronti dell’adottante i quali sono gli stessi previsti
nel Libro II del cc, ovvero i diritti di successione riconosciuti ai figli nati nel matrimonio o al di fuori di esso.
Domanda= in quali casi può essere revocata l’adozione?
Secondo l’articolo 305 del cc, l’adozione può essere revocata qualora l’adottato abbia attentato alla vita dell’adottante,
del coniuge, dei discendenti, degli ascendenti oppure si sia reso colpevole di un delitto punibile con una pena restrittiva
della libertà personale non inferiore a 3 anni.

L’adozione di minorenni:
L’adozione di minorenni è disciplinata dagli articoli 6 e 7, Legge 184 del 1983, riformata dalla Legge 149 del 2001.
Con l’adozione di minorenni, l’obiettivo è quello di assicurare al minore una famiglia, quando il minore si trovi in uno
stato di abbandono morale o materiale, cioè qualora il minore non abbia soggetti che si preoccupino della sua esistenza
e della sua cura.
L’adozione deve essere richiesta da una coppia di coniugi che deve fornire garanzie adeguate di stabilità.
La coppia deve essere unita in matrimonio da almeno 3 anni e non devono essere separati nemmeno di fatto in quanto,
la separazione di fatto, è equiparata alla separazione di diritto ed è un impedimento all’adozione.
Deve essere accertato che i coniugi siano idonei a educare, ad istruire e a mantenere il minore che intendono adottare,
il tribunale deve quindi accertare l’idoneità affettiva.
Nell’adozione di minorenni, l’età degli adottanti, deve superare di almeno 18 anni l’età dell’adottato e non più di 45
anni, l’età del minore.
Per quanto concerne il consenso, se l’adottando ha compiuto 14 anni, occorre il suo consenso.
Nel caso in cui il minore abbia compiuto almeno 12 anni e mostri una capacità di discernimento, dovrà essere ascoltato.
Domanda= com’è strutturato il procedimento di adozione?
Il procedimento di adozione è strutturato in 3 fasi:
1° Si conclude con la dichiarazione di adottabilità, che il tribunale pronuncia quando si accorge che la coppia ha
un’idoneità affettiva;
2° Si conclude con l’affidamento pre-adottivo, in quanto il minore viene affidato in via di pre-adozione per un anno;
3° Si conclude con la dichiarazione di adozione.
Domanda= quali sono gli effetti della sentenza di adozione?
Con l’adozione, il minore perde ogni legame giuridico con la famiglia di origine, fatta esclusione per i divieti
matrimoniali. Il minore acquista lo stato di figlio della coppia di cui assume e trasmette il cognome (Articolo 7 della
Legge 184 del 1983).
Per quanto riguarda la possibilità dell’adottato di accedere all’identità dei propri genitori biologici, il legislatore prevede
che nel momento in cui l’adottato abbia compiuto 25 anni o anche un’età inferiore e sia autorizzato dal tribunale, in
presenza di gravi e comprovati motivi attinenti alla sua salute psicofisica, potrà fare accesso alle informazioni sui propri
genitori biologici, salva approvazione dal tribunale dei minorenni.

L’adozione in casi particolari:


L’adozione in casi particolari è prevista agli Articoli 44 e seguenti della Legge 184 del 1983.
Essa riguarda minori orfani di padre e madre, minori portatori di handicap, minori per i quali non è possibile procedere
all’affidamento pre-adottivo oppure riguarda l’adozione del figlio dell’altro coniuge.
L’adozione in casi particolari è consentita anche ad una persona che non sia coniugata ma che abbia figli.
L’adozione in casi particolari segue la disciplina dettata dall’adozione di maggiorenni.

AFFIDO DEI MINORI:


Con l’affido dei minori, prevista alla Legge 173 del 2015, si vuole assicurare al minore, che sia temporaneamente privo di
un ambiente familiare idoneo, le cure e l’affetto di cui ha bisogno.
Si fa ricorso all’istituto dell’affidamento quando la famiglia di origine è in grave difficoltà e non può momentaneamente,
prendersi cura del figlio.
Il minore può essere affidato ad una famiglia preferibilmente con figli minorenni o ad una persona singola. Qualora ciò
non sia possibile, può essere sistemato in una comunità di tipo familiare o in mancanza, presso un istituto di assistenza.
L’affidatario deve accogliere il minore, provvedere al suo mantenimento, alla sua eduzione, alla sua istruzione,
rispettando tutte le disposizioni dettate dal provvedimento che ha disposto l’affidamento.
L’affidamento non può eccedere i due anni ma può essere prorogato dal tribunale qualora la sospensione
dell’affidamento, possa recare pregiudizio al minore.
L’affidamento cessa non appena viene meno la situazione di temporanea difficoltà della famiglia di origine oppure
quando la sua prosecuzione possa recare pregiudizio al minore.

FECONDAZIONE ASSISTITA:
La fecondazione assistita è disciplinata dalla Legge n° 40 del 2004.
Ai sensi dell’Articolo 4, il ricorso alle tecniche di procreazione assistita è consentito solo quando siano accertati casi di
sterilità o di infertilità i quali devono essere documentanti da atto medico.
Come spiegato nell’Articolo 5, possono accedere alle tecniche di procreazione assistita:
coppie maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi.
Secondo l’Articolo 6:
-il medico ha il compito di informare in maniera dettagliata i soggetti, sui possibili effetti collaterali sanitari e psicologici
conseguenti all’applicazione delle tecniche stesse, sulle probabilità di successo e sui rischi in cui possono andare in
contro;
-alla coppia devono essere spiegati con chiarezza i costi dell’intera procedura;
-la volontà della coppia può essere revocata fino al momento della fecondazione;
-il medico può decidere di non procedere alla procreazione assistita per motivi medico-sanitari, fornendo alla coppia
una motivazione scritta.
Considerando l’Articolo 8 della Legge 40 del 2004, il nato da procreazione assistita assume lo stato di figlio della coppia.
Il nato sarà quindi un figlio matrimoniale o un figlio non matrimoniale.
La fecondazione assistita può essere omologa, quando vengono fecondati gameti maschili e gameti femminili dei
componenti della coppia; oppure la fecondazione può essere eterologa quando si ricorre a gameti maschili di un
soggetto donatore di gamete.
Ai sensi dell’Articolo 9, nel momento in cui si ricorre alla fecondazione eterologa, la quale è ammessa dalla corte
costituzionale con la sentenza 162 del 2014, il coniuge o il convivente che presterà il consenso alla fecondazione
eterologa della compagna, non potrà poi disconoscere il nato, né può impugnare il riconoscimento per difetto di
veridicità, né la madre può dichiarare di non voler essere nominata.
Per quanto riguarda il rapporto con il donatore di gameti, egli non acquisisce alcuna relazione giuridico-parentale con il
nato, non può far valere alcun diritto e non può essere titolare di alcun obbligo.
Ai sensi dell’Articolo 12:
-chiunque utilizza gameti di soggetti estranei alla coppia, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300.000
a 600.000 euro;
-chiunque applichi la fecondazione assistita a coppie i cui componenti non siano entrambi viventi o uno dei due sia
minorenne o che siano soggetti dello stesso sesso o non coniugate o non conviventi, è punito con la sanzione
amministrativa pecuniaria da 200.000 a 400.000 euro;
-chiunque applichi la fecondazione assistita senza aver raccolto tutti i consensi, è punito con la sanzione amministrativa
pecuniaria da 5.000 a 300.000 euro;
-chiunque pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni, è punito con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e con
una multa da 600.000 a 1.000.000 di euro.

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