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IL CONTRATTO
CAP. 1: INTRODUZIONE
I concetti di fatto giuridico e di atto giuridico sono utilizzati dallart. 1173 c.c. (fonti delle
obbligazioni: le obbligazioni derivano da contratto, da fatto illecito, o da ogni altro atto o fatto idoneo a
produrle in conformit dellordinamento giuridico), per indicare quali sono le fonti delle obbligazioni
e specificando che il contratto appartiene al genere dellatto giuridico ed il fatto illecito a quello del
fatto giuridico. Ma andiamo nel dettaglio.
Si suole definire fatto giuridico ogni accadimento, naturale od umano, al verificarsi del quale
lordinamento giuridico ricollega un qualsiasi effetto giuridico, costitutivo o modificativo od
estintivo di rapporti giuridici. Fatto giuridico pu essere:
- un accadimento naturale, del tutto indipendente dallopera delluomo (es. lalluvione, art. 941
c.c.);
- un fatto umano, quando la costituzione, la modificazione o lestinzione di un rapporto giuridico
si produce come effetto di un consapevole e volontario comportamento delluomo (es. il fatto
illecito, di cui allart. 2043).
E possibile distinguere poi fra:
- fatti leciti, se conformi al diritto, e
- fatti illeciti, se contrari al diritto;
- comportamenti o fatti umani discrezionali, se il soggetto libero di compierli, e
- comportamenti o fatti umani dovuti, se il soggetto obbligato a compierli, come nel caso
delladempimento dellobbligazione.
Tutti i fatti umani discrezionali producono effetti nei confronti del soggetto che li ha posti in essere
sul solo presupposto che questi goda della capacit naturale dintendere e di volere. Ci si desume
dallart. 2047 c.c. (danno cagionato dallincapace: in caso di danno cagionato da persona incapace di
intendere o di volere, il risarcimento dovuto da chi tenuto alla sorveglianza dellincapace, salvo che provi
di non aver potuto impedire il fatto), che esonera da responsabilit per fatto illecito lincapace
dintendere e di volere. Quanto ai fatti dovuti, per essi non richiesta neppure la capacit naturale,
a norma dellart. 1191.
Gli atti giuridici compongono una sottocategoria dei fatti umani e li si pu definire come fatti
umani destinati a produrre effetti giuridici. Per essi, affinch possano produrre effetti giuridici,
non basta la sola capacit naturale dintendere e di volere, come per i fatti umani discrezionali, ma
occorre anche la legale capacit dagire. Gli atti giuridici si distinguono in:
- atti o dichiarazioni di volont, qui bisogna fare una precisazione,
ci sono alcuni fatti umani che, consapevolmente compiuti dalluomo, producono i loro
effetti giuridici anche senza la volont delluomo stesso. E il caso del fatto illecito, che
produce leffetto giuridico di obbligare al risarcimento del danno cagionato, chi lo ha
commesso per il solo motivo di essere un fatto doloso o colposo, anche se lautore non lha
voluto.
Ci sono altri fatti che producono effetti giuridici solo perch effettivamente voluti, che
necessitano sia della volontariet del comportamento umano che della volontariet degli
effetti. Non basta, come per i primi, che il soggetto abbia voluto il fatto, ma qui occorre
anche che il soggetto abbia altres voluto leffetto. il caso del contratto, che atto giuridico
risultante dallaccordo di due (contratto bilaterale) o pi parti (contratto plurilaterale),
diretto a costituire, regolare od estinguere un rapporto giuridico patrimoniale (art. 1321
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c.c.). La differenza specifica , perci, questa: mentre il fatto umano in genere produce gli
effetti che il diritto gli ricollega, purch fatto consapevole e volontario, latto o
dichiarazione di volont, al contrario, non produce effetti se risulta che il soggetto non li
aveva voluti;
- atti o dichiarazioni di scienza, con i quali il soggetto dichiara di avere conoscenza di un fatto
giuridico (es. la dichiarazione con cui il creditore dichiara di avere ricevuto il pagamento del
proprio credito, c.d. quietanza di pagamento). Leffetto delle dichiarazioni di scienza non , come
per le dichiarazioni di volont, di costituire o modificare o estinguere rapporti giuridici, ma di
provare lesistenza di fatti giuridici, di per s costitutivi o modificativi od estintivi di rapporti;
- partecipazioni e comunicazioni, riguardano
da un lato le dichiarazioni permissive, quelle proibitive (opposizioni), quelle determinative
(le istruzioni del mandante al mandatario) e,
dallaltro le notificazioni (es. la notificazione della cessione del credito al debitore ceduto),
le denunce, le diffide, ecc.
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modalit di consegna della cosa venduta, trover una sola applicazione allatto della consegna
della cosa);
b) determinazioni astratte, suscettibili di applicazioni ripetute, come nei contratti di durata che
prevedono, per i contraenti, pi atti desecuzione (es. la clausola del contratto di somministrazione
che regola le modalit desecuzione delle prestazioni periodiche o continuative di cose, trover
applicazione ogni qualvolta il somministrante eseguir le prestazioni dovute);
c) determinazioni astratte, suscettibili di applicazioni solo eventuali, come nei c.d. contratti
normativi o contratto preparatorio, e nei contratti-tipo. La caratteristica principale del contratto
normativo sta nel fatto che le parti determinano, in tutto: contratto tipo o in parte: contratto
normativo in senso stretto, il contenuto di futuri ed eventuali contratti, che per restano libere di
concludere o non concludere. Solo se e solo quando il contratto particolare sar da esse concluso, il
contratto normativo produrr su di loro effetti vincolanti e li produrr, secondo lopinione pi
diffusa, direttamente (c.d. efficacia reale del contratto normativo), senza bisogno di una loro
apposita dichiarazione di volont in tal senso (c.d. efficacia obbligatoria del contratto normativo).
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interessi). Perci la vendita resta un contratto bilaterale anche se ad essa partecipano pi di due
persone.
Parti di un contratto possono essere, oltre che privati, anche enti pubblici, che con lo strumento del
contratto perseguono le loro finalit istituzionali e realizzano interessi generali, in sostituzione dei
precedenti e privilegiati atti amministrativi.
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1) non tutte le norme che lart. 1323 c.c. definisce come generali sono realmente tali, risultando
quindi in un numero pi limitato di quanto lo stesso articolo faccia supporre;
2) non tutte le norme che riguardano i singoli tipi sono realmente relative solo a quel tipo
contrattuale cui sono riferite, risultando quindi in un numero pi esteso di quanto lo stesso articolo
faccia supporre.
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Ci si domanda quale sorte subisca il contratto qualora il predisponente non abbia reso conoscibili
le condizioni generali allaccettante:
a) se viene travolto lintero contratto, o
b) se viene travolta solo la parte di esso che retta da condizioni generali.
A favore della prima soluzione a), si potrebbe argomentare che, poich la conoscibilit sostituisce
la conoscenza effettiva, e poich questa presupposto necessario del consenso, la non conoscibilit
provoca le medesime conseguenze della mancata conoscenza, e quindi della mancata volizione del
contratto, cio impedisce la formazione stessa del contratto. Una simile equiparazione della
conoscibilit alla conoscenza non per sostenibile senza incorrere in artificiose finzioni, perch la
conoscibilit non pu essere in assoluto equiparata ad una conoscenza presunta, di conseguenza la
non conoscibilit non produce necessariamente gli stessi effetti di una mancata conoscenza e di un
mancato consenso.
Lo stesso art. 1341 c.c. suggerisce allora laltra soluzione b), la quale fa riferimento, nel I comma
(..le condizioni generali di contratto predisposte da uno dei contraenti sono efficaci nei confronti dellaltro, se
al momento della conclusione del contratto questi le ha conosciute o avrebbe dovuto conoscerle usando
lordinaria diligenza..) allefficacia delle condizioni generali di contratto, e nel II comma (..In ogni caso
non hanno effetto, se non sono specificamente approvate per iscritto, le condizioni che stabiliscono, a favore
di colui che le ha predisposte, limitazioni di responsabilit, facolt di recedere dal contratto o di sospenderne
lesecuzione, ovvero sanciscono a carico dellaltro contraente decadenze, limitazioni alla facolt di opporre
eccezioni, restrizioni alla libert contrattuale nei rapporti coi terzi, tacita proroga o rinnovazione del
contratto, clausole compromissorie o deroghe alla competenza dellautorit giudiziaria..) allefficacia delle
clausole contenenti condizioni generali c.d. vessatorie.
Secondo lopinione tradizionale, conforme al generale principio dellart. 1419 c.c., lintero contratto
dovr intendersi travolto se luna o laltra parte potranno provare che la presenza o lassenza delle
clausole recanti le condizioni generali era circostanza determinante del loro consenso.
Il produttore di beni o di servizi su larga scala posto dallart. 1341 nella condizione di dettare
legge alla massa di consumatori. La sua volont unilateralmente vincolante, visto che egli non
deve, secondo i principi generali sullaccordo delle parti, ricercare il loro consenso ma ha solo
lonere di far conoscere loro la propria volont.
Sembrerebbe quindi che il contratto in serie, cos come analizzato, cesserebbe di essere espressione
dellautonomia contrattuale di entrambe le parti per diventare qualcosa di molto simile alla legge,
ovvero vincolante per i suoi destinatari non appena costoro siano posti in condizione di
conoscerne il contenuto. C, per, una sostanziale differenza rispetto alla legge, visto che un atto
di volontaria adesione al contratto in serie pur sempre necessario, giacch il consenso del singolo,
superfluo per la determinazione del contenuto del contratto, indispensabile per la conclusione
del contratto; anche se spesso un atto di adesione solo formalmente volontario ma
sostanzialmente non libero: di fronte al contratto predisposto dalla grande impresa lutente non ha
infatti alcuna facolt di scelta perch dovendo aderire al contratto, per necessit salvo rinunciare ai
beni o ai servizi che la grande impresa gli offre. Dunque il consumatore o lutente , rispetto al
contraente che predispone le condizioni generali del contratto, un contraente debole che la legge si
preoccupa di proteggere; e proprio il II comma dellart. 1341 c.c. prevede alcune eccezioni alla
regola posta dal I comma, ovvero le c.d. clausole vessatorie o onerosedebbono essere
specificamente approvate per iscritto (quindi, conosciute e volute, non solo conoscibili). Dobbiamo
per precisare che sono soggette allapprovazione espressa non le clausole vessatorie in quanto
tali, ma solo quelle predisposte per i contratti in serie e destinate a regolare una serie indefinita di
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rapporti. Lelenco legislativo delle clausole vessatorie comunemente inteso come tassativo,
suscettibile dinterpretazione estensiva, ma non dapplicazione analogica e le modalit
dellapprovazione espressa, non previste dallart. 1341, II comma, sono state di conseguenza
determinate dalla giurisprudenza, la quale ha stabilito che non basta ununica sottoscrizione
onnicomprensiva e priva di riferimenti specifici alle singole clausole vessatorie ma bisogna
richiamare le singole clausole onerose espressamente approvate, con lindicazione del numero e
del suo contenuto o anche del solo numero, affinch il contraente debole possa rendersi conto del
regolamento contrattuale predisposto dalla controparte.
In mancanza di sottoscrizione, non ammessa la prova della conoscenza della clausola; mentre in
presenza della sottoscrizione, non ammessa la prova dellignoranza della clausola. La mancata
sottoscrizione rende inefficace la clausola non sottoscritta e si tratta dinefficacia assoluta, che pu
essere fatta valere anche dalla parte che ha predisposto il contratto e pu essere rilevata dufficio.
Infine per il contratto in serie vengono spesso predisposti moduli o formulari, che al momento
della conclusione del contratto vengono riempiti con il nome dellaltro contraente e gli estremi del
contratto mancanti nel modulo. Ulteriori e pi rigorose norme a tutela del contraente debole,
relative alle clausole vessatorie a danno della persona fisica consumatore finale sono state
introdotte dal Codice del consumo.
Obbligo a contrarre
Altro limite allautonomia contrattuale di una delle parti pu derivare da norme di legge che, in
date situazioni, gli impongono di concludere un contratto, privandolo della libert di scelta se
contrattare o non contrattare. A volte il limite allautonomia contrattuale posto a carico del
contraente forte ed a protezione del contraente debole: lipotesi, prevista dallart. 2597 c.c.
(obbligo di contrattare nel caso di monopolio: chi esercita unimpresa in condizione di monopolio
legale ha lobbligo di contrattare con chiunque richieda le prestazioni che formano oggetto dellimpresa,
osservando la parit di trattamento), dellobbligo di contrattare del monopolista. Chi esercita
unimpresa in condizioni di monopolio legale ha lobbligo di contattare con chiunque richieda le
prestazioni che formano oggetto dellimpresa, osservando la parit di trattamento. Qui il limite
allautonomia contrattuale non riguarda il contenuto del contratto, ma investe la scelta se
concluderlo o no, scelta che libera per lutente ma non per limprenditore che, di fronte allaltrui
proposta, tenuto ad esprimere la propria accettazione non potendosi rifiutare, come pu invece
fare il comune privato in forza della propria autonomia contrattuale, senza dover motivare il
rifiuto. Egli tenuto a giustificare le ragioni del diniego di prestazione e, in ogni caso, a rispettare
la parit di trattamento, dovendo soddisfare le varie richieste non secondo il proprio arbitrio, ma
secondo lordine delle richieste o secondo altri obiettivi criteri, come quelli della maggiore urgenza
o della maggiore necessit. Sono principi che proteggono gli utenti di fronte allimprenditore
monopolista: valgono, per, solo nel caso di monopolio legale, ossia autorizzato dalla legge; non,
invece, nel caso di monopolio di fatto, anche se pure in questo caso lutente potrebbe rivendicare
uguale protezione.
Il contratto imposto
In altri casi ancora lautonomia contrattuale pu essere limitata per entrambi i contraenti, come
quando il limite posto a tutela di superiori interessi, ad es. la determinazione, da parte dei
pubblici poteri, dei prezzi di vendita di beni di largo consumo o delle tariffe di determinati servizi
pubblici. Lorgano pubblico che, in forza di specifiche norme speciali, provvede alla periodica
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variazione dei prezzi e delle tariffe il Comitato interministeriale prezzi (Cip). Gli interessi protetti
sono, in questi casi, quelli connessi alla gestione delleconomia pubblica, come il controllo del costo
della vita, la lotta allinflazione, lo sviluppo delle attivit produttive, ecc.
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Le clausole duso
Diversi dagli sui normativi, prima visti tra le fonti integrative del contratto, sono gli usi contrattuali
o clausole duso, che si considerano inserite nel contratto se risulta che sono state volute dalle parti
(art. 1340 c.c.).
Gli usi normativi sono norme non scritte di diritto oggettivo vincolanti per i contraenti, e
vincolanti anche per i contraenti ignari di essi al momento della conclusione del contratto.
Gli usi contrattuali sono invece clausole non scritte del contratto, vincolanti per i contraenti alla
stessa maniera delle clausole scritte; sono insomma pratiche contrattuali abituali applicate in un
dato luogo o in un dato settore economico (nel caso della vendita se si comperano cose da un
abituale venditore si presume che le parti abbiano voluto riferirsi al prezzo normalmente
praticato dal venditore).
Ci che per importante sottolineare la loro efficacia vincolante che propria delle clausole
contrattuali, e che pertanto, a differenza degli usi normativi, prevale sulle norme dispositive di
legge. Tuttaltra cosa sono le clausole di stile, ossia le clausole meccanicamente ripetute in moduli
contrattuali a stampa, oppure le clausole che, altrettanto meccanicamente, il notaio ripete nel
redigere contratti per atto pubblico.
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parti abbiano raggiunto nel corso della trattativa, non ha alcun effetto vincolante, anche se le parti
hanno annotato i punti di convergenza in un apposito documento: c.d. minuta di contratto; il
mancato accordo sui punti ancora da concordare far venire meno anche quelli gi concordati,
salva leventuale responsabilit precontrattuale, per violazione del principio di buona fede nelle
trattative, art. 1337 c.c. (trattative e responsabilit precontrattuale: le parti, nello svolgimento delle
trattative e nella formazione del contratto, devono comportarsi secondo buona fede), della parte che abbia
senza giustificazione interrotto la trattativa contrattuale.
Laccettazione vale come tale, solo se in tutto e per tutto conforme alla proposta, se non
conforme ha il valore di nuova proposta, art. 1326 c.c. (conclusione del contratto: il contratto
concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta ha conoscenza dellaccettazione dellaltra parte.
Laccettazione deve giungere al proponente nel termine da lui stabilito o in quello ordinariamente necessario
secondo la natura dellaffare o secondo gli usi. Il proponente pu ritenere efficace laccettazione tardiva,
purch ne dia immediatamente avviso allaltra parte. Qualora il proponente richieda per laccettazione una
forma determinata, laccettazione non ha effetto se data in forma diversa. Unaccettazione non conforme
alla proposta equivale a nuova proposta) e richiede laccettazione delloriginario proponente. Queste
regole inducono la giurisprudenza a ritenere che il contratto non perfezionato se laccettazione
escluda un elemento contenuto nella proposta o contenga un elemento in essa non presente, sia
che si tratti di elemento accessorio e non essenziale. Di qui la pi generale deduzione che non
sufficiente, per la conclusione del contratto, il solo accordo raggiunto sui punti essenziali ma
necessario laccordo raggiunto su ogni elemento del contratto, sia esso essenziale oppure
secondario.
Il giudizio sullessenzialit o non essenzialit delle singole clausole normalmente sottratto al
giudice, anche se la giurisprudenza glielo concede in sede di ricostruzione della comune
intenzione delle parti, ed in tal caso la volont delle parti, seppur ricostruita dal giudice, il
criterio con cui decidere se il contratto si perfezionato, avendo le stesse parti valutato come non
essenziali gli elementi ancora da negoziare, tali perci da non impedire la conclusione del
contratto.
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medesimo effetto prodotto dal rifiuto espresso della proposta da parte del destinatario, che
dispensa il proponente dallattesa del termine di cui allart. 1326, II comma (c.d. caducazione
automatica della proposta per decorso del tempo). Si ammette che la proposta possa essere
revocata tacitamente, con lassunzione di un comportamento concludente, con lintrapresa
trattativa con altre parti. Un moderno sistema di vendita, quello della vendita a domicilio o porta
a porta, ha sollevato il problema di una pi adeguata tutela di chi si indotto a sottoscrivere un
contratto per sollecitazione di un abile venditore che non gli lasci tempo per una ponderata
decisione. Per le vendite a domicilio di valori mobiliari la l. 216/1974 aveva posto la regola
secondo la quale lefficacia del contratto resta sospesa per 5 giorni, entro i quali il compratore pu
comunicare il suo recesso dal contratto; tale termine stato esteso a 7 giorni dal Testo Unico
sullintermediazione finanziaria del 1998. Questo ius poenitendi del compratore stato poi esteso ad
ogni vendita porta a porta dal d.lgs. n. 50/1992 relativo ai contratti negoziati fuori dei locali
commerciali. In questa materia ci si esprime impropriamente in termini di recesso: si deve dire
piuttosto che la conclusione del contratto temporaneamente sospesa e che la dichiarazione
contrattuale del compratore pu, entro 5 o 7 giorni dalla sua formulazione, essere revocata. Altra
norma di tutela del consumatore introdotta, per i contratti a distanza, ossia stipulati con un
sistema di vendita o di prenotazione di servizi organizzato dal fornitore con tecniche di
comunicazione a distanza, dal d.lgs. n. 185/1999: il consumatore pu recedere entro 10 giorni dal
ricevimento dei beni nel caso di vendita, o dal contratto nel caso della prestazione di servizi. Infine,
lart. 64 del Codice del consumo ha unificato la disciplina dei contratti negoziati fuori dei locali
commerciali e dei contratti a distanza prevedendo per il recesso da entrambi il termine di dieci
giorni. Dalla revoca della proposta va distinto il ritiro della stessa: a differenza della revoca, che
successiva alla ricezione della proposta e vale ad avvertire il destinatario di non tenere alcun conto
della proposta in itinere. La distinzione fra le due figure assume rilievo sotto questo aspetto: il
ritiro, a differenza della revoca, fa decadere anche una proposta dichiarata come irrevocabile a
norma dellart. 1329. La proposta pu essere dal proponente dichiarata come proposta ferma o
irrevocabile per un dato tempo: il destinatario pu, entro questo tempo, accettarla o non accettarla;
il proponente, invece, non pu revocare la proposta, che rimane per lui vincolante, cos come
formulata, fino a quando non sia scaduto il tempo fissato (art. 1329). Dalla proposta irrevocabile
lopzione differisce per la sua natura di contratto, e si suole perci parlare di patto di opzione:
ricorre quando una parte del contratto si vincola verso laltra e laltra si limita a prendere atto,
riservandosi la scelta, appunto lopzione, se accettare o no. Il patto dopzione, per essere tale, deve
contenere lintero regolamento contrattuale, in modo che il titolare dellopzione possa determinare
la conclusione del contratto con la sola sua dichiarazione di accettazione, senza necessit
dulteriori dichiarazioni del proponente. Il patto produce, a carico di chi si obbliga, gli stessi effetti
di una proposta irrevocabile (art. 1331), ma con la differenza che valido anche se non fissato un
termine per laccettazione, che potr essere stabilito dal giudice. Se il titolare dellopzione, anzich
accettare semplicemente, formula una controproposta, il meccanismo del patto dopzione non
opera: il contratto di perfezioner se e quando loriginario proponente accetter la controproposta.
Talvolta chi acquista per contratto la facolt dopzione paga allaltro contraente un corrispettivo,
che il controvalore dellutilit che laltrui impegno irrevocabile: si dice, in tal caso, che si
comperata unopzione su un bene. Lopzione, essendo un contratto, pu essere ceduta: chi la
consegue ha, diversamente dal destinatario di una proposta ferma, la possibilit di negoziarla. Il
patto dopzione differisce del c.d. contratto preliminare unilaterale, con il quale solo una delle parti
simpegna a concludere il contratto definitivo: il contratto risultante dal patto dopzione gi un
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La causa
2)La concorde volont delle parti requisito necessario, ma non sufficiente. Occorre altres una
causa, che lart. 1325 c.c. eleva ad ulteriore requisito essenziale dei contratti e, per il richiamo di cui
allart. 1324 c.c., degli atti unilaterali. La causa la funzione economico-sociale dellatto di volont,
la giustificazione della tutela dellautonomia privata. Il bene non passa e lobbligazione non
sorge, se manca una giustificazione economico-sociale dellatto di autonomia contrattuale. Cos la
causa della vendita (art. 1470 c.c.) lo scambio di cosa con prezzo. Il trasferimento della propriet
del bene o lobbligazione di pagare il prezzo sono luno la giustificazione dellaltra: il primo
giustifica lesborso di danaro del compratore, la seconda giustifica il fatto che il venditore si
spoglia della propriet di un bene. Ai contratti a titolo oneroso, la cui causa si basa su uno scambio
di prestazioni, si contrappongono i contratti a titolo gratuito, nei quali la prestazione di una delle
parti non trova giustificazione in una controprestazione dellaltra parte. Ma anche i contratti a
titolo gratuito hanno una propria causa: cos la causa della donazione, art. 769 c.c. (definizione: la
donazione il contratto col quale, per spirito di liberalit, una parte arricchisce laltra, disponendo a favore di
questa di un suo diritto o assumendo verso la stessa unobbligazione) lo spirito di liberalit. I contratti
tipici, proprio perch previsti e regolati dalla legge o da altre fonti di diritto oggettivo, hanno tutti
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una causa (c.d. causa tipica) e per essi non si pone il problema di accertare la ricorrenza o no di una
funzione economico-sociale. Bisogna, per, distinguere fra:
- causa in astratto, e
- causa in concreto.
Altro il modello astratto, altra la concreta realizzabilit del modello: sotto il primo aspetto, se si
tratta di contratto tipico, non pu porsi un problema di mancanza di causa, lo si pu porre, invece,
sotto il secondo aspetto. Un caso emblematico quello di chi acquista per contratto di vendita una
cosa gi sua (perch non sapeva, al momento del contratto, di averla ereditata): qui la causa del
tipo contrattuale prescelto, che lo scambio di cosa con prezzo, non pu in concreto attuarsi,
giacch il compratore non riceve nulla in cambio del prezzo ed il contratto, bench tipico, sar
nullo per mancanza di causa. In altri casi la stessa legge a comminare la nullit del contratto
tipico per mancanza di causa (es. nullit per inesistenza dellobbligazione originaria, art. 1234). Il
problema della causa si pone anche sotto il primo aspetto, quello della causa in astratto, per i
contratti atipici o innominati, che non appartengono ai tipi aventi una disciplina particolare. Per
essi il giudice dovr accertare se siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo
lordinamento giuridico. Il giudizio di meritevolezza di cui allart. 1322, attiene alla causa in
astratto, per i contratti atipici, una valutazione sostitutiva di quella effettuata, per i contratti
tipici, dal diritto oggettivo.
cos riconosciuto un controllo giudiziario sulluso che i privati fanno della propria autonomia
contrattuale. Ed un controllo che il giudice non esercita solo in senso negativo, per accertare se si
tratta dinteressi illeciti, contrari allordinamento giuridico ( il caso della causa illecita, previsto
dallart. 1343), ma esercita anche in senso positivo, per accertare se gli interessi perseguiti dalle
parti siano meritevoli di tutela (e potr non ritenerli tali anche se si tratta dinteressi leciti) e,
perci, se il contratto abbia una causa o se questa, invece, manchi. Il giudice, inoltre, deve qui
giudicare secondo lordinamento giuridico: secondo il diritto, cio, e non secondo equit; si
pronuncer sulla meritevolezza degli interessi perseguiti avendo presenti le norme che regolano
casi simili o materie analoghe o, in mancanza, i principi generali dellordinamento giuridico (art.
12 delle preleggi). Questo potere di controllo dellautonomia contrattuale non attribuito al
giudice a protezione dinteressi pubblici. Spetta allautorit governativa, non allautorit
giudiziaria, provvedere al riguardo. riconosciuto, invece, a protezione degli stessi contraenti. Per
tutelarli contro il rischio di atti capricciosi od imponderati e, soprattutto, a protezione del
contraente pi debole, perch le dichiarazioni prive di causa generano il sospetto che anche il
consenso al vincolo giuridico sia difettoso. Nella maggior parte i contratti atipici sono
normativamente tali, perch non regolati dalla legge o da altre fonti di diritto oggettivo, come i
regolamenti o la consuetudine, ma sono socialmente tipici, ossia corrispondono a modelli
contrattuali uniformi largamente praticati nel mondo degli affari. Spesso si tratta di modelli a
grande diffusione internazionale, come accade per leasing, franchising ecc. In questi casi il giudizio
di meritevolezza degli interessi perseguito influenzato dalluniformit internazionale del
modello contrattuale. Per quanto il nostro giudice debba, a rigore, esprimere quel giudizio sulla
base del nostro ordinamento giuridico, ben difficilmente egli riterr invalido un modello
contrattuale ovunque riconosciuto come valido. Egli sar consapevole dellisolamento economico
nel quale altrimenti collocherebbe il proprio paese nel contesto dei mercati internazionali. Con la
recezione giurisprudenziale dei contratti atipici internazionalmente uniformi prende vita una
forma giurisprudenziale, di uniformit internazionale del diritto privato, ulteriore rispetto a quella
che si attua con le convenzioni internazionali di diritto uniforme. Altro la causa del contratto,
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altri ne sono i motivi. La prima la sua funzione oggettiva ed unica per entrambi i contraenti,
sempre la stessa per i contraenti di quel determinato tipo. I secondi, invece, sono le ragioni
soggettive che inducono le parti al contratto: sono diversi per un contraente e per laltro e possono
essere i pi diversi sia per luno sia per laltro. I motivi del contratto sono, di regola, irrilevanti per
il diritto, acquistano rilevanza solo in due casi: nel caso di motivo illecito e nel caso di errore di
diritto sui motivi.
Bisogna distinguere fra atto gratuito, atto di liberalit, donazione. Non ogni atto gratuito atto di
liberalit, non ogni atto di liberalit donazione: tale solo la liberalit che consiste in un dare o
nellassunzione di unobbligazione di dare (art. 769). Obbligazioni di fare possono essere assunte a
titolo gratuito senza che ci implichi donazione, come nel caso del deposito gratuito. In un sistema
come il nostro, retto dal principio di causalit (art. 1325), anche la donazione ha una sua causa, che
appunto la liberalit, non pu invece dirsi che la liberalit sostituisca la causa e che basti la
forma solenne, richiesta dallart. 782 c.c. (forma della donazione: la donazione deve essere fatta per
atto pubblico, sotto pena di nullit. Se ha per oggetto cose mobili, essa non valida che per quelle specificate
con indicazione del loro valore nellatto medesimo della donazione, ovvero in una nota a parte sottoscritta dal
donante, dal donatario e dal notaio. Laccettazione pu essere fatta nellatto stesso o con atto pubblico
posteriore. In questo caso la donazione non perfetta se non dal momento in cui latto di accettazione
notificato al donante.
Prima che la donazione sia perfetta, tanto il donante quanto il donatario possono revocare la loro
dichiarazione. Se la donazione fatta a una persona giuridica, il donante non pu revocare la sua
dichiarazione dopo che gli stata notificata la domanda diretta a ottenere dallautorit governativa
lautorizzazione ad accettare. Trascorso un anno dalla notificazione senza che lautorizzazione sia stata
concessa, la dichiarazione pu essere revocata), per rendere valida lattribuzione gratuita di un bene.
Le esigenze di controllo giudiziario della funzione del contratto non vengono meno, di fronte
allatto gratuito, neppure quando esso assume la forma solenne. Si , in dottrina ritenuto che,
nonostante limpiego del nomen iuris della donazione e nonostante la forma solenne, il contratto
possa essere ugualmente dichiarato nullo per mancanza di causa quante volte risulti mancare in
concreto una causa donandi. Il problema allora quello della determinazione del concetto di
liberalit. Questo esprime anzitutto lassenza di costrizione, giuridica o anche solo morale, in chi
senza corrispettivo dispone a favore di altri di un proprio diritto o si obbliga nei suoi confronti ad
una prestazione di dare. La liberalit non solo spirito umanitario o caritativo, essa non esclusa
dal fatto che il donante, come nel caso della donazione rimuneratoria (art. 770 c.c.), sia animato da
riconoscenza (dona, ad es., al comune per esprimere riconoscenza alla citt che gli ha dato i natali)
o alla considerazione dei meriti del donatario (il comune dono al concittadino illustre, per
esprimergli la propria considerazione) o voglia manifestare speciale rimunerazione (ti rimunero
con una donazione perch mi hai salvato la vita). La donazione rimuneratoria atto di liberalit,
giacch ognuno si sente libero di manifestare o no riconoscenza, di premiare o no i meriti altrui. Lo
spirito di liberalit , invece, escluso in chi d senza corrispettivo per osservanza di un dovere
giuridico oppure di un dovere morale o sociale, in adempimento cio di unobbligazione naturale
(art. 2034). Significativa, sotto questo aspetto, la giurisprudenza che esclude la qualificazione
dellatto gratuito come donazione e lo sottrae allapplicazione delle norme a questa relative, come
quella che impone la forma dellatto pubblico, quante volte il disponente risulti mosso, anzich da
spirito di liberalit, dallesigenza di adempiere un dovere, come nel caso del genitore che dichiara
di donare ai figli volendo con ci provvedere al loro mantenimento. Ugualmente non sono
liberalit le elargizioni che si fanno in conformit agli usi, come i regali fra familiari in occasione
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delle festivit, anche se si tratta di elargizioni fatte in occasione di servizi resi (art. 770), come ad es.
la mancia al cameriere. La donazione non esaurisce la categoria delle liberalit fra vivi. Una causa
di liberalit pu essere presente in atti unilaterali, come la remissione del debito, o in contratti,
come la stipulazione a favore di terzo. Le liberalit risultanti da atti diversi dalla donazione
vengono solitamente designate con il nome di liberalit atipiche, ma il concetto di atipicit assunto
nel senso di liberalit diversa dal tipo della donazione, non nel senso in cui si parla di contratti
atipici o innominati. Queste liberalit diverse dalla donazione sono dallart. 809 equiparate alla
donazione a due specifici effetti: per assoggettarle allazione di riduzione e alla disciplina della
revocazione. Le si ritiene soggette anche alle norme sulla collazione. Il concetto di liberalit si
rapporta, in secondo luogo, alla specifica natura dellinteresse che muove il disponente. Un criterio
di distinzione pi volte impiegato dalla giurisprudenza per distinguere fra atto gratuito e atto di
liberalit quello che d rilievo alla natura dellinteresse, patrimoniale o non patrimoniale, che il
disponente mira a soddisfare. Cos la remissione del debito fatta dal socio alla societ atto
gratuito, ma non atto di liberalit, perch il socio ha un interesse patrimoniale a ridurre i debiti
della propria societ ed a scongiurarne il fallimento.
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realizzare; la volont che sorregge il collegamento pu essere anche presunta e risultare dalla
finalit complessiva che le parti hanno perseguito.
Il collegamento pu operare fra contratti conclusi dalle medesime parti o anche il caso della
fideiussione lo rende evidente fra parti diverse. Un collegamento atipico fra contratti conclusi
dalle medesime parti viene ravvisato nel collocamento dei c.d. prodotti misti assicurativo-
finanziari, frutto dellabbinamento di un contratto dassicurazione sulla vita con un contratto
dinvestimento in valori mobiliari. Nelloperazione intervengono tre soggetto: una compagnia
dassicurazione, un gestore di fondi comuni dinvestimento, una societ di distribuzione di
prodotti finanziari, la quale assomma in s la qualit di agente dassicurazione e di mandatario del
gestore. La giustificazione volontaristica offerta dalla giurisprudenza in tema di collegamento
contrattuale non sempre si rivela adeguata. Non risolve il problema sollevato da una clausola che
il contraente forte pu imporre al contraente debole: quella che, nonostante loggettiva
interdipendenza delle prestazioni inerenti a contratti separati, fosse esplicita nel dichiarare ciascun
contratto insensibile alle vicende relative a ciascuno degli altri. Si dovr, piuttosto, fare capo al
concetto di causa, e considerare il nesso causale intercorrente fra pi contratti, ciascuno dei quali
appare inidoneo a realizzare da solo la funzione che soltanto nel loro insieme essi concorrono a
realizzare. In conclusione, lautonomia contrattuale pu svolgere in questa materia due ruoli ben
differenziati: le parti possono, in forza dellautonomia contrattuale, rendere fra loro collegati
contratti altrimenti indipendenti, a norma dellart. 1322; le parti possono, sempre in forza della loro
autonomia contrattuale, scomporre in pi contratti unoperazione economica altrimenti
realizzabile mediante un unico contratto, dotato di una causa unitaria, tipica od atipica. In tal caso,
lunit della causa agisce come limite dellautonomia contrattuale: esige il collegamento fra i
diversi contratti; rende nulla leventuale clausola che avesse escluso la comunicazione delle
vicende ad essi relative, non essendo volta a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo
lordinamento giuridico. Dal requisito della causa discendente linammissibilit di contratti (e di
atti unilaterali) astratti, ossia diretti a produrre effetti per sola volont delle parti,
indipendentemente dallesistenza di una causa, sia essa una causa tipica, corrispondente ad un
tipo contrattuale previsto dalla legge, oppure una causa atipica, non prevista dalla legge, ma
giudicabile come idonea a soddisfare interessi meritevoli di tutela secondo lordinamento
giuridico. Coerente con questo generale principio lart. 1988: la semplice promessa di pagamento
o il semplice riconoscimento del debito sono dichiarazioni (unilaterali) astratte, dalle quali non
emerge la causa in forza della quale si promette il pagamento o ci si riconosce debitori. Perci la
dichiarazione ha solo efficacia processuale, dispensa colui a favore del quale fatta allonere di
provare il rapporto fondamentale. Si suole parlare, a questo riguardo, di astrazione solo processuale
dalla causa. Le cose non cambiano se la promessa di pagamento sia titolata, ossia se menzioni il
rapporto fondamentale: anche in questo caso il promittente potr sottrarsi al pagamento dando la
prova che il rapporto fondamentale era invalido o che si estinto. Lastrazione processuale
legislativamente ammessa per la promessa di pagamento e per la ricognizione di debito. La si
ritiene, invece, non ammissibile per il riconoscimento del diritto reale: fuori dei casi espressamente
previsti dalla legge (come quello di cui allart. 969, relativo al riconoscimento, da parte
dellenfiteuta, della propriet spettante al concedente), la dichiarazione con la quale si riconosce
che altri proprietario, o comproprietario, di un bene c.d. pronuntiatio contra se non ha valore
giuridico. Il principio di causalit dalla giurisprudenza portato alle estreme conseguenze per gli
atti traslativi della propriet o di altri diritti reali. Il contratto deve enunciare la causa in forza della
quale la propriet o altro diritto reale trasferito: latto traslativo che manchi della expressio causae,
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per ci stesso nullo; la giurisprudenza esclude ogni possibilit di dare altrimenti dimostrazione
della causa. Anche la causa donandi deve essere enunciata perch la donazione sia valida. Natura
diversa dalla promessa di pagamento e dal riconoscimento del debito, che sono atti unilaterali, ha
il c.d. contratto o negozio di accertamento: con questo atipico contratto le parti non dispongono,
luna a favore dellaltra, di propri diritti, e neppure si limitano a riconoscere preesistenti diritti,
aventi la propria fonte in un fatto o un atto antecedente; esse mirano, invece, ad eliminare
lincertezza relativa a situazioni giuridiche fra esse intercorrenti, e si vincolano reciprocamente ad
attribuire al fatto o allatto preesistente gli effetti che risultano dallaccertamento contrattuale, con
preclusione di ogni ulteriore contestazione al riguardo. Lesigenza di eliminare lincertezza
sicuramente interesse meritevole di tutela, essendo la certezza dei rapporti giuridici un valore
protetto dallordinamento giuridico. Tuttavia, il contratto di accertamento in tanto pu assolvere la
funzione riconosciutagli in quanto la situazione giuridica che con esso viene accertata
effettivamente preesistesse, e fosse una situazione obiettivamente incerta. Perci, nullo il
contratto con il quale si dichiari, per errore o volutamente, di accertare una situazione inesistente,
oppure si dichiari di accertare una situazione in realt gi certa. Promessa di pagamento,
ricognizione di debito e contratto di accertamento vengono comunemente qualificati come atti (o
negozi) giuridici dichiarativi, in antitesi con atti (o negozi) giuridici dispositivi: questi ultimi
costituiscono, regolano od estinguono rapporti giuridici patrimoniali; i primi si limitano a
dichiarare o ad accettare un preesistente rapporto giuridico patrimoniale, gi prodotto da altra
fonte, oppure a dichiarare linesistenza, come nel caso dellaccordo di simulazione, di un rapporto
apparentemente costituito. Ma anche gli atti dichiarativi sono atti di volont, non dichiarazioni di
scienza, sono fonti di obbligazioni, non mezzi di prova. altro dallastrazione processuale la c.d.
astrazione materiale della causa, in virt della quale la dichiarazione di volont produce effetti
giuridici indipendentemente dallesistenza di una causa. Un fenomeno dastrazione materiale, e
non solo processuale, si ha nei titoli di credito e, in particolare, nei titoli di credito astratti, come la
cambiale e lassegno. La distinzione fra causalit e astrattezza non va confusa con quella che si
pone fra contratto accessorio e contratto autonomo. Sinsegna che la procura un negozio astratto
nel caso che irrilevante di fronte ai terzi sottostante negozio di gestione; ma il concetto di
astrattezza qui usato impropriamente, volendosi piuttosto alludere al fatto che la procura (che
pure ha una propria causa) non atto unilaterale accessorio al sottostante contratto di mandato.
Loggetto
3)Bisogna preliminarmente distinguere fra loggetto e il contenuto del contratto, anche se la
dottrina stata pi volte tentata di sovrapporre le due nozioni. Il contenuto del contratto il
regolamento contrattuale, linsieme delle clausole volute dalle parti o inserite nel contratto in forza
della legge, degli usi o dellequit. In questo senso di contenuto del contratto parla lart. 1322,
con norma da coordinare con lart. 1374, che indica le fonti dintegrazione del (contenuto del)
contratto. Loggetto del contratto la cosa pi in generale, il diritto (reale o di credito) che il
contratto trasferisce da una parte allaltra oppure la prestazione che una parte si obbliga ad
eseguire a favore dellaltra. Il contratto pu avere pi oggetti: cos, nella vendita, sono oggetto del
contratto sia la cosa venduta sia il prezzo. Alluna come allaltro si applicano le norme degli artt.
1346-49, relative alloggetto del contratto. Altro la prestazione caratteristica del contratto che
nella vendita solo la cosa venduta. Ma loggetto unico nei contratti che trasferiscono cose o
diritti a titolo gratuito o in quelli con obbligazioni di una sola parte. Sotto questo aspetto si pu
cogliere la differenza fra oggetto e causa del contratto, che sono tra loro in rapporto da mezzo a
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fine. Loggetto consiste, da questo punto di vista, nelle cose o nelle prestazioni mediante le quali si
attua la funzione economico-sociale del contratto. Parliamo di causa quando consideriamo le cose
e le prestazioni dedotte in contratto nel loro rapporto di corrispettivit; parliamo di oggetto
quando le prendiamo in considerazione a s, luna separatamente dallaltra. Lidentificazione
delloggetto pu talvolta essere il risultato di unoperazione interpretativa del contratto, diretta a
distinguere fra oggetto e contenuto. Cos, la clausola del contratto dassicurazione, che esclude la
responsabilit dellassicuratore per determinati rischi relativi alla cosa assicurata, non attiene al
contenuto del contratto e non clausola di limitazione della responsabilit; vale, invece, ad
identificare il rischio assicurato e, dunque, loggetto del contratto. La giurisprudenza distingue fra
oggetto immediato e oggetto mediato del contratto: cos richiede la forma scritta per contratti che
abbiano un mediato oggetto immobiliare ed il concetto di oggetto mediato pu assumere rilievo
anche ad altri effetti, come in materia di vendita di pacchetti azionari, che hanno per oggetto
immediato i titoli azionari e come oggetto mediato il patrimonio sociale.
Loggetto del contratto deve essere possibile, lecito, determinato o determinabile (art. 1346). Il
primo di questi requisiti fa riferimento, anzitutto, alla possibilit materiale delloggetto: questo
impossibile quando si tratta di una cosa che non esiste oppure di una prestazione materialmente
ineseguibile. Ma una cosa, attualmente inesistente, pu formare oggetto del contratto se
suscettibile di venire ad esistenza: il caso delle cose future, che possono essere dedotte in
contratto quando la legge non lo vieti (art. 1348). , inoltre, il caso delloggetto impossibile dedotto
in contratto sottoposto a condizione sospensiva o a termine: se loggetto, inizialmente impossibile,
diventa possibile prima dellavveramento della condizione o della scadenza del termine, il
contratto valido (art. 1347). Limpossibilit che qui viene in considerazione , ovviamente,
limpossibilit oggettiva, delloggetto in s, non quella derivante da condizioni soggettive del
contraente. Il requisito della possibilit delloggetto si riferisce, inoltre, alla sua possibilit
giuridica: loggetto impossibile, sotto questo aspetto, quando consiste in una cosa che non , per
legge, un bene in senso giuridico, una cosa, cio, che non pu formare oggetto di diritti (art. 810),
come le res communes omnium e, in genere, come le cose non valutabili economicamente o come le
parti del corpo umano. Sul proprio corpo luomo ha un diritto della personalit, non un diritto
patrimoniale, ma un diritto del quale lart. 5 permette di disporre solo se latto di disposizione non
comporta una diminuzione permanente dellintegrit fisica. Fra i diritti della personalit c per
un diritto, il diritto allimmagine protetto dellart. 10, che si ritenuto possa formare oggetto di
veri e propri atti contrattuali di disposizione: la mercificazione dellimmagine, portato dellodierna
societ dei mass media, avrebbe comportato la conseguenza che limmagine possa essere
considerata come oggetto di contratto, con conseguente irrevocabilit del consenso prestato. tesi
da respingere. Il consenso prestato per laltrui utilizzazione commerciale della propria immagine
un atto unilaterale, sempre revocabile, salvo laltrui diritto al risarcimento del danno nel caso di
revoca del consenso affatto ingiustificata o capricciosa e, perci, di abuso del diritto della
personalit.
Oggetto giuridicamente impossibile , ancora, il bene che la legge dichiara inalienabile o fuori
commercio: cos non pu formare oggetto di vendita o di altri contratti traslativi della propriet un
bene demaniale, anche se pu per formare oggetto, a norma dellart. 823 di contratti che
permettono a privati lutilizzazione del bene. Loggetto deve, inoltre, essere lecito: va chiarita la
differenza fra impossibilit giuridica e illiceit delloggetto. Che una differenza ci sia lo dimostrano
le norme che, come lart. 2126, danno rilievo allilliceit delloggetto (e della causa), non anche
allimpossibilit delloggetto. Si deve, perci, richiamare la tradizionale nozione secondo la quale
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cambiale incompleta (mancante cio di requisiti essenziali), della quale lemittente non aveva
voluto il riempimento, dovr parlarsi di nullit del contratto.
La forma
4) Principio generale del moderno sistema dei contratti quello della libert delle forme. I contratti
possono risultare da dichiarazioni espresse o essere, invece, contratti taciti e i contratti espressi
possono, a loro volta, essere contratti orali (o verbali), oppure contratti scritti. sufficiente, perch
il contratto sia valido e produttivo di effetti, che la volont delle parti si sia manifestata, qualunque
sia il modo o la forma della sua manifestazione. La generale regola dellammissibilit di contratti
taciti trova talvolta eccezioni: cos, per lart. 1937, la volont di prestare fideiussione deve essere
espressa. Pi vasta deroga al principio della libert delle forme prevista per una serie di contratti,
fra i quali campeggiano i contratti immobiliari (art. 1350). La forma scritta necessaria anche per
altri determinati contratti o per determinati atti unilaterali o per determinate clausole (le clausole
vessatorie) non aventi ad oggetto beni immobili, ma si deve, in ogni caso, trattare di contratti o di
atti o di clausole specialmente indicati dalla legge. Tra questi rientrano contratti ed atti che, come il
contratto preliminare, assumono carattere strumentale rispetto ad altri contratti od atti: cos il
contratto preliminare deve assumere la stessa forma richiesta per il contratto definitivo (art. 1351);
la procura deve essere rilasciata nella stessa forma del contratto da concludere (art. 1392); la ratifica
del contratto concluso dal falsus procurator deve osservare le forme prescritte per la conclusione di
esso (art. 1399). Ci si domanda se la forma scritta sia richiesta anche per altri contratti o atti che si
presentino come aventi un mediato oggetto immobiliare. Il problema si pone: a) per il mandato a
vendere o ad acquistare immobili, b) per la cessione del contratto avente ad oggetto immobili, c)
per la risoluzione consensuale di un contratto preliminare di vendita immobiliare. Per la soluzione
negativa del problema sembra militare lart. 1350 n. 13, che esige la forma scritta a pena di nullit
per i contratti e gli atti specialmente indicati dalla legge; ci che depone nel senso della
tassativit. Ma un argomento di segno opposto fornito dallart. 1325 che colloca la forma fra i
requisiti del contratto quando risulta che dalla legge prescritta sotto pena di nullit; un simile
linguaggio induce a ritenere che la necessit della forma scritta possa essere il risultato di
unindagine interpretativa. Il conflitto pu essere superato con uninterpretazione estensiva
dellart. 1350, la quale porti a leggervi che la forma scritta richiesta per i contratti che abbiano per
oggetto immediato o mediato beni immobili. Di fatto, i problemi sopra indicati sub a e sub b
vengono risolti in questo senso da una costante giurisprudenza, mentre sul problema di cui sub c
salternano le soluzioni nelluno e nellaltro senso, senza possibilit di ravvisare un indirizzo
prevalente. Ma si trascura che lo stesso art. 1350 annovera un caso del genere: le transazioni sono
sottoposte alla forma scritta non quando implichino trasferimento di diritti reali immobiliari o
rinuncia agli stessi, ma quando hanno per oggetto controversie relative ai rapporti giuridici
menzionati nei numeri precedenti. Sicch la forma scritta necessaria anche quando la
transazione non muti le situazioni reali immobiliari delle parti. , perci, corretto concludere che
presentano un mediato oggetto immobiliare no solo i contratti che svolgono una funzione
strumentale rispetto ad una futura vicenda traslativa immobiliare, ma anche quei contratti che
assolvono lopposta funzione di escludere una futura vicenda traslativa immobiliare. La forma
scritta pu consistere in un atto pubblico o in una scrittura privata. Il primo il documento redatto
da notaio (o da altro pubblico ufficiale autorizzato) il quale attesta, con le formalit richieste dalla
legge notarile, le volont dichiarate alla sua presenza dalle parti (art. 2699). La seconda , invece, il
documento redatto e sottoscritto dalle stesse parti, senza la partecipazione di un pubblico ufficiale
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alla sua redazione. La scrittura privata pu essere autenticata da un notaio (o da altro pubblico
ufficiale autorizzato): qui il notaio si limita ad attestare che le parti hanno sottoscritto il documento
alla sua presenza e, perci, che le firme sono autentiche (art. 2703).
Il requisito della forma scritta , di regola, soddisfatto dalla sola scrittura privata, anche se non
autenticata. Latto pubblico o lautenticazione della scrittura privata sono solo speciali mezzi di
prova: il prima fa prova, fino a querela di falso, di quanto il notaio attesta essere stato detto e fatto
dalle parti alla sua presenza (art. 2700); la seconda fa prova dellautenticit delle firme apposte
dalle parti in calce al contratto, e serve per impedire che una delle parti possa disconoscere la
propria firma, protestandola come falsa. Atto pubblico o scrittura privata autenticata servono,
inoltre, per formare il titolo per la trascrizione del contratto nei registri immobiliari (art. 2657). Solo
in alcuni eccezionali casi latto pubblico richiesti a pena di nullit del contratto e si parla, allora,
di forma solenne. Sono soprattutto, il caso della donazione (art. 782) e quello del contratto di
societ per azioni (art. 2332 n. 1) e di societ a responsabilit limitata (art. 2463). Il principio
generale della libert delle forme asseconda esigenze di massima circolazione e di massima
produzione della ricchezza. Per la circolazione dei beni mobili queste esigenze sono protette in
massimo grado, mentre per i beni immobili le esigenze di circolazione sono contemperate con
unaltra esigenza, che richiede la forma scritta: quella di accertare leffettiva volont del
proprietario di spogliarsi della propriet del bene. Ma per i contratti immobiliari latto scritto
necessario e sufficiente: la forma solenne ha carattere eccezionale, e il principio generale che vale
per i contratti scritti quello della semplicit delle forme. La forma solenne richiesta solo per quei
contratti per i quali particolarissime esigenze consigliano che la volont delle parti sia raccolta da
un notaio. Oltre che per i contratti immobiliari, la forma scritta richiesta, a pena nullit, per una
serie di figure contrattuali che attengono a rapporti fra un contraente forte ed un contraente
debole. la c.d. forma di protezione: il vincolo di forma posto a protezione del contraente debole,
come nel caso del contratto recante clausole vessatorie (artt. 1341 e 35 del Codice del consumo, che
al requisito della forma scritta aggiunge quello della chiarezza e comprensibilit).
La forma scritta di cui si detto la forma che la legge richiede per la validit del contratto: in
mancanza della forma prescritta il contratto nullo (art. 1418). Altro la forma scritta che talvolta
la legge richiede per la prova del contratto (c.d. prova documentale): cos per il contratto di
assicurazione (art. 1888). In alcuni casi la legge richiede che il contratto risulti da atto scritto, ma
non precisa se questo richiesto per la validit o solo per la prova del contratto (es. per il contratto
di lavoro in prova, art. 2096). Convincente largomento che si trae dallart. 1352: se le forme
convenzionali si presumono, fino a prova contraria, richieste per la validit del contratto, non c
ragione di adottare una diversa soluzione per le forme legali. Il generale principio della libert di
forme non vale per le ipotesi nelle quali la forma risulta prescritta a pena di nullit.
Ladempimento del requisito della forma scritta esige modalit diverse a seconda che si tratti di
forma richiesta per la validit oppure per la prova del contratto. Riguardo alla prima vale anzitutto
la precisazione secondo la quale la forma scritta non postula lunicit del documento contrattuale:
proposta e accettazione possono risultare da uno scambio di lettere, e persino dalla matrice di un
libretto di assegni in collegamento con lassegno staccato da essa; daltronde, la stessa forma
solenne pu scomporsi in una pluralit di atti pubblici, che separatamente raccolgono la proposta e
laccettazione. , tuttavia, indispensabile: che per iscritto risulti la volont contrattuale delle parti:
non sufficiente una scrittura che, come quietanza, abbia natura di dichiarazione di scienza; che
per iscritto risulti la volont di entrambi o, nei contratti plurilaterali, di tutte le parti, anche se
lesigenza di una volont espressa per iscritto non implica la necessaria adozione di formule
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corrispondenti al nomen iuris del tipo contrattuale; che per iscritto risulti lintero contenuto
contrattuale, non soltanto quella parte di essi che reca la clausola traslativa o costitutiva del diritto
reale immobiliare e senza possibilit di distinguere fra clausole essenziali e clausole non essenziali.
Un caso controvertibile quello del contratto preliminare di vendita immobiliare sottoscritto dal
solo promittente, in forza del quale il promissario abbia agito in giudizio per ottenere una sentenza
produttiva, ai sensi dellart. 2932, degli effetti del contratto definitivo non concluso. Il fatto che in
questo caso la volont di concludere il contratto si desume da un fatto concludente, quale la
richiesta di adempimento. La volont daccettazione non risulta dallatto, sicch il caso non
diverso da quelli della conferma scritta di un precedente contratto verbale o della quietanza di
pagamento. Altro discorso vale per la forma scritta ad probationem: qui lo scritto forma della prova
con la conseguenza che il requisito formale soddisfatto anche se forma scritta rivesta la
confessione scritta dei contraenti o la quietanza recante menzione della causale del versamento.
Ci che, in questultimo caso, risulta per iscritto una dichiarazione di scienza: essa prova scritta
di un atto esecutivo del contratto, quale il pagamento, come tale accettato dallaltra parte. Perci la
prova scritta del contratto compatibile con la conclusione orale dello stesso e persino con la sua
conclusione tacita, risultante dal comportamento concludente delle parti. A norma dellart. 2725,
quando un contratto deve, secondo la legge o per volont delle parti, essere provato per iscritto, la
prova per testimoni ammessa solo quando il contraente ha, senza sua colpa, perduto il
documento che gli forniva la prova. Il II comma aggiunge che la medesima regola si applica
quando la forma scritta richiesta sotto pena di nullit. Lidentica regola ha un significato diverso
nelluno o nellaltro caso: quando la forma scritta richiesta ad substantium, il contraente deve dare,
per testimoni, la prova dellesistenza del documento contrattuale, deve quindi provare la perdita
di tale documento, dovuta a causa a lui non imputabile. Altrettanto non pu dirsi quando la prova
richiesta ad probationem: ci che qui si pu provare di avere perduto il documento dal quale
risultava la prova, come la confessione scritta dellesistenza del contratto. Per il contratto di
assicurazione lart. 1888, dopo avere richiesto la prova scritta del contratto, aggiunge che
lassicuratore deve rilasciare al contraente la polizza o altro documento da lui sottoscritto. La
polizza non la forma scritta del contratto di assicurazione: sia perch il suo rilascio presuppone la
gi avvenuta conclusione del contratto, sia perch sottoscritta dal solo assicuratore. La sua
funzione di fornire allassicurato la prova scritta del contratto e del contenuto contrattuale. Ma
spesso accade che le compagnie dassicurazione rilascino polizze a stampa e che anche la firma del
legale rappresentante della compagnia sia riprodotta a stampa. In tal caso la polizza non ha il
valore di prova scritta, ma ci non significa che essa sia priva di ogni valore, se il contraente pu
comunque dare prova scritta del contratto. In tal caso la polizza a stampa rilasciatagli
dallassicuratore varr quale prova del contenuto del contratto; ha il valore che gli usi contrattuali
assumono a norma dellart. 1340. Sar lassicuratore a dover provare che lo stampato opera di un
falsario oppure che, per quel singolo contratto, si era derogato alle clausole risultanti dallo
stampato.
Con la forma del contratto non va confusa quellulteriore formalit che la sua trascrizione negli
appositi pubblici registri. Questa prevista sia per i contratti immobiliari sia per i contratti che
hanno per oggetto beni mobili registrati (navi, aeromobili, autoveicoli), ed il mezzo necessario
per dare pubblicit al contratto (artt. 2643, 2683), ossia per portarlo a conoscenza dei terzi. Il
contratto , anche senza la trascrizione, pienamente valido ed pienamente efficace tra le parti.
Solo a seguito della trascrizione, tuttavia, il contratto legalmente noto ai terzi o, come si dice, ad
essi opponibile. La trascrizione del contratto nei pubblici registri assolve, nella circolazione dei
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beni immobili o dei mobili registrati, una funzione analoga a quella che il possesso assolve nella
circolazione dei beni mobili. Se pi persone acquistano, con successivi contratti, la stessa cosa
mobile da un medesimo dante causa, ne diventa proprietaria quella tra esse che per prima ne ha
conseguito il possesso (art. 1155). Se la stessa situazione si ripete per un bene immobile o per un
mobile registrato, prevale quella di esse che ha per prima trascritto il contratto: questa, anche se
stata lultima a comperare, pu opporre lacquisto alle altre, il che per non toglie che chi trascrive
per primo nella consapevolezza del precedente acquisto altrui e, dunque, in mala fede sia esposto
allazione di danni del primo acquirente. Egli ha acquistato secondo la legge di circolazione degli
immobili, ed ha perci acquistato bene, ma ha, al tempo stesso, integrato la fattispecie del fatto
illecito ex art. 2043. Neppure si deve confondere la forma scritta richiesta per la validit o per la
prova del contratto con quella richiesta come titolo per la trascrizione. Per trascrivere un contratto
nei registri immobiliari occorre che lo stesso risulti da atto pubblico o da scrittura privata
autenticata. Se il contratto era stato redatto per scrittura privata non autenticata occorrer che la
sottoscrizione delle parti venga giudizialmente accertata (art. 2657). Le parti possono convenire la
forma scritta per la conclusione di futuri contratti, forma che, salvo prova contraria, lart. 1352
presume richiesta per la loro validit. Ma la convenzione sulla prova scritta dei futuri contratti non
atto che richieda la forma scritta e, se redatta per iscritto, pu essere modificata o risolta in modo
non formale, anche per fatti concludenti. Il caso non diverso da quello di qualsiasi contratto cui le
parti, senza esservi tenute, abbiano dato forma scritta: esse lo possono modificare o risolvere
oralmente o tacitamente.
CAP. 5: IL TERMINE E LA CONDIZIONE
Il termine
La tradizione ci ha consegnato la distinzione fra elementi essenziali, elementi naturali, elementi
accidentali del contratto (e del negozio giuridico). I primi sono i generali requisiti del contratto di
cui allart. 1325, oppure sono gli elementi didentificazione dei singoli tipi contrattuali, in difetto
dei quali il contratto o non qualificabile come contratto oppure non qualificabile come contratto
appartenente ad un dato tipo oppure, se non qualificabile come appartenente ad altro tipo,
nominato o innominato, nullo. Elementi naturali sono, invece, quegli elementi, caratterizzanti i
singoli tipi contrattuali, che la legge prevede con norme dispositive o suppletive, suscettibili perci
di essere eliminati per volont delle parti. Per elementi accidentali sintendono, tradizionalmente,
quegli elementi meramente eventuali del contratto, come il termine e la condizione, che nel
contratto vengono inclusi per volont delle parti e che sono destinati ad agire non sula validit, ma
sullefficacia del contratto. Ma il termine finale pu essere imposto dalla legge (per la locazione, ad
esempio, imposto dallart. 1573 il termine finale massimo di 30 anni) ed anche la condizione pu
configurarsi come condizione legale, cui la stessa legge subordina lefficacia del contratto. Sicch
entrambi possono venire in considerazione anche come elementi essenziali del contratto. La
tradizione della teoria del negozio giuridico ha incluso fra gli elementi accidentali anche lonere o
modus, sebbene si tratti di figura ammissibile solo negli atti di liberalit, inter vivos o mortis causa.
Lefficacia iniziale del contratto pu essere subordinata dalle parti, con apposita clausola, al
raggiungimento di un termine (termine iniziale). Qui il contratto gi perfezionato ma la sua
efficacia ritardata ad un tempo successivo. Il termine finale , invece, quello che limita nel tempo
lefficacia del contratto. Il termine, iniziale o finale, pu essere anche una data assai lontana nel
tempo, ma non a tal punto lontana da indurre ad escludere uneffettiva volont contrattuale delle
parti. La distinzione fra termine iniziale e termine finale si coordina con la distinzione fra contratto
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come atto e contratto come rapporto. Il contratto , come atto, fonte di obbligazione e,
reciprocamente, di diritti delle parti: linsieme dei diritti e delle obbligazioni reciproche che
nascono dal contratto , appunto, il rapporto contrattuale. Il termine iniziale incide sul primo,
sospendendone lefficacia; il termine finale opera sul secondo, ponendogli fine. Bisogna ancora
distinguere fra termine del contratto e termine per ladempimento delle singole obbligazioni che
dal contratto derivano, regolato dalle specifiche norme degli artt. 1183 ss.
La condizione
un avvenimento futuro ed incerto al verificarsi del quale subordinata liniziale efficacia del
contratto, o di una sua clausola (condizione sospensiva), oppure la cessazione degli effetti del
contratto o di una sua clausola (condizione risolutiva). Svolge, dunque, una funzione analoga al
termine; da questo, tuttavia, si differenzia per il fatto che non si riferisce ad un avvenimento futuro
ma certo, bens ad avvenimento, oltre che futuro, anche incerto, ossia che pu verificarsi o non
verificarsi (art. 1353). La condizione sospensiva pu essere accompagnata dalla previsione di un
termine entro il quale levento dedotto in condizione debba avverarsi; altrimenti, la parte che abbia
alienato sotto condizione sospensiva dovr, per riacquistare la piena disponibilit del bene,
promuovere laccertamento giudiziale del mancato avveramento della condizione, adducendo che
trascorso un lasso di tempo congruo entro il quale lavveramento previsto dalle parti si sarebbe
dovuto verificare. Lavvenimento futuro deve consistere in un evento che, al momento della
conclusione del contratto, non ancora accaduti, ma pu anche consistere nellaccertamento futuro
di un fatto che pu essere gi accaduto, del quale per non si ha ancora notizia o non si ha la
certezza quando si conclude il contratto, come nel caso in cui sia dedotta in condizione la sorte di
una cosa data per dispersa. Lincertezza, a sua volta, pu essere di vario grado: pu essere incerto
sia il se sia il quando dellavvenimento futuro: ma pu essere incerto il se e certo il
quando (certus an incertus quando), come nel caso in cui sia dedotta in condizione la permanenza
in vita di una persona ad una determinata data. Si pu ancora distinguere fra condizione positiva e
condizione negativa: la prima consiste nellavveramento di un dato evento, la seconda nel mancato
avveramento di un dato evento entro un tempo prestabilito. Lautonomia contrattuale consente di
sottoporre a condizione, sospensiva o risolutiva, qualsiasi contratto o atto unilaterale, salvo che
linopponibilit non sia espressamente sancita ed in tal caso si suole parlare di atto o negozio
puro come accade per laccettazione delleredit (art. 475). Consente, inoltre, di sottoporre a
condizione sospensiva alcune clausole e non altre e, in particolare, lobbligazione di una parte e
non anche lobbligazione dellaltra; consente, ancora di pattuire la condizione in favore di una sola
delle parti (c.d. condizione unilaterale), la quale pu avvalersene o rinunciarvi a propria
discrezione, sia prima che dopo il suo avveramento, espressamente o per fatti concludenti.
Pu accadere che sotto le apparenti sembianze di una condizione sospensiva si celi un termine per
ladempimento: cos nel caso del contratto avente ad oggetto la progettazione di opere, per la
quale sia previsto il pagamento del compenso al momento dellapprovazione del progetto da parte
dellautorit. Lavvenimento futuro ed incerto pu essere indipendente dalla volont delle parti
(c.d. condizione casuale), ma pu anche dipendere dalla volont di una di esse. valida la
condizione sospensiva potestativa, ossia quella che dipende dal futuro comportamento volontario
di una delle parti (es. ti vendo la mia casa sotto la condizione sospensiva che decider di
trasferirmi in altra citt). valida, altres, la c.d. condizione mista, dipendente tanto dalla volont
del contraente quanto di un terzo: tale il sub ingresso da parte del compratore nel mutuo
ipotecario gravante sulla cosa venduta. nullo, invece, il contratto con condizione sospensiva
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meramente potestativa, ossia consistente nel semplice arbitrio di una delle parti (art. 1355): ti vendo
la mia casa a condizione che decider di venderla. La ragione della nullit del contratto qui
equivalente: dichiarare voglio se vorr equivale a dichiarare per ora non voglio; manca,
dunque, la volont attuale di disporre di un diritto o di assumere unobbligazione. Laltra parte, se
mai un simile contratto fosse valido, resterebbe in balia dellarbitrio del suo contraente. Quando,
invece, si tratta di condizione (non meramente) potestativa, c la volont attuale, anche se
condizionata, di disporre del diritto o di assumere lobbligazione. nulla, per lart. 1355, la
condizione sospensiva meramente potestativa, non anche quella risolutiva, che la giurisprudenza
ha avuto occasione di giudicare valida: ma, a ben guardare, daltro non si tratta se non della
previsione contrattuale di una pi ampia facolt di recesso, possibile anche quando la controparte
abbia dato inizio allesecuzione del contratto in deroga allart. 1373, che nulla fa supporre sia
norme inderogabile. La condizione contraria a norme imperative, allordine pubblico o al buon
costume, sia essa sospensiva oppure risolutiva, rende nullo il contratto (art. 1354).
Cos la donazione sottoposta alla condizione sospensiva (potestativa) che il donatario abbracci una
data confessione religiosa illecita. impossibile la condizione che consiste in un evento che sia
naturalmente o giuridicamente irrealizzabile: o irrealizzabile in assoluto ( se i marziani
sbarcheranno sulla Terra) o non realizzabile in concreto (quando sia dedotto in condizione un
evento che non potr pi verificarsi, come il ritorno di una nave che si sa perita in un naufragio). In
questo caso, a differenza che nel caso della condizione illecita, bisogna distinguere: la condizione
impossibile sospensiva rende il contratto nulla, la condizione impossibile risolutiva si considera
come non apposta (art. 1354). Nella prima ipotesi se in presenza di un contratto destinato a non
avere mai efficacia , perci, nullo; nella seconda ipotesi, allopposto, il contratto destinato a non
perdere mai efficacia e, perci, si considera come non sottoposto a condizione. Ma, se la condizione
risolutiva impossibile una condizione negativa, la norma pu operare: la condizione risolutiva
negativa equivale ad una condizione sospensiva positiva, e la sua impossibilit rende nullo il
contratto, giacch le parti sapevano, ab inizio, che la condizione non si sarebbe avverata. Finch
perdura lincertezza sul verificarsi o no della condizione, si dice che questa perde; le parti si
trovano, in pendenza della condizione, in una situazione daspettativa, che giuridicamente protetta:
chi ha acquistato un diritto sotto condizione sospensiva o chi ha assunto unobbligazione sotto
condizione risolutiva pu, in pendenza della condizione, compiere atti conservativi (art. 1356). La
stessa aspettativa pu formare oggetto di disposizione: chi ha acquistato un diritto con contratto
sottoposto a condizione sospensiva pu, in pendenza della condizione, alienarlo ad un terzo e gli
effetti di questo atto di disposizione sono subordinati, anchessi, alla medesima condizione (art.
1357). Ma occorre, perch il terzo acquisti un diritto condizionato, che la condizione gli sia
opponibile: che il contratto condizionale, in altre parole, fosse menzionato nel contratto con il terzo
o, in mancanza, che fosse stato trascritto nei registri immobiliari prima del nuovo contratto.
Altrimenti il terzo acquista un diritto incondizionato, e lalienante dovr risarcire dei danni al suo
contraente per linadempimento contrattuale. In pendenza della condizione ciascuna parte deve
comportarsi secondo buona fede, ossia con lealt e correttezza per conservare integre le ragioni
dellaltra parte (art. 1358). Il che non significa che la parte che ha alienato un diritto o assunto
unobbligazione sotto condizione sospensiva debba adoperarsi affinch la condizione si avveri. Il
contenuto che il dovere di buona fede assume in questo contesto reso palese dallespressione
legislativa sopra riportata: le parti del contratto condizionato sono reciprocamente tenute a
conservare integre le rispettive ragioni. Il che comporta conseguenze diverse a seconda che si tratti
di condizione casuale oppure di condizione mista, ad un tempo casuale e potestativa. Nel contratto
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sottoposto a condizione casuale il dovere di buona fede ha contenuto puramente negativo: le parti
debbono astenersi da porre in essere atti che possano pregiudicate lavveramento dellevento
dedotto come condizione. Nel caso, invece, del contratto sottoposto a condizione mista, il dovere
di buona fede assume anche, per il segmento non casuale della condizione, un contenuto positivo.
Cos, nella vendita di area edificabile sottoposta alla condizione sospensiva del rilascio del
permesso di edificazione, lalienante ha il dovere di provvedere a quanto necessario per conseguire
il provvedimento dellautorit. La violazione di questo dovere ha una precisa conseguenza: se la
condizione non si avvera per causa imputabile, anche a titolo di semplice colpa, alla parte che
aveva interesse a che non si verificasse, opera la c.d. finzione di avveramento; la condizione, cio, si
considera avverata (art. 1359). In altre parole la condizione si ha per non apposta, e laltra parte
pu senzaltro pretendere lesecuzione del contratto. La finzione di avveramento applicabile solo
alle condizioni casuali e, per la parte non rimessa alla volont del contraente, alle condizioni miste:
logicamente incompatibile con le condizioni potestative e, per la parte rimessa alla volont del
contraente, con le condizioni miste. Se si tratta di condizione unilaterale, la finzione di
avveramento invocabile solo dalla parte nel cui interesse la condizione risulta apposta. La
finzione opera quando la condizione non pu pi avverarsi: perci, se per il suo avveramento il
contratto non abbia previsto un termine, lart. 1359 risulter applicabile solo quando si sia
raggiunta lassoluta certezza che levento dedotto in condizione non potr avere luogo.
Gli effetti dellavveramento della condizione retroagiscono alla data del contratto (art. 1360): il
diritto acquistato sotto condizione si considera acquistato fin dal momento della conclusione del
contratto. Ma ci solo in linea di principio: lo stesso I comma dellart. 1360 fa salva leventualit
che per volont delle parti o per la natura del rapporto gli effetti dellavveramento della
condizione debbano essere riportato ad un momento diverso dalla conclusione del contratto.
Inoltre, nei contratti di durata, la condizione risolutiva non ha effetto retroattivo, salva diversa
volont delle parti (art. 1360, II comma). Non tutto: lavveramento della condizione non
pregiudica gli atti damministrazione compiuti prima del suo avveramento; i frutti sono dovuti dal
momento in cui la condizione si avverata (art. 1361). Pu accadere che la parte, la quale ha
acquistato o ha promesso di acquistare un bene sotto condizione sospensiva, si sia in pendenza
della condizione resa inadempiente alle proprie obbligazioni, come allobbligazione di provvedere
da subito al pagamento dei ratei di un mutuo ipotecario gravante sullimmobile. Di qui un
problema: potr la risoluzione del contratto per inadempimenti essere pronunciata su domanda
dellaltra parte, con condanna dellinadempiente al risarcimento dei danni, anche qualora la
condizione non si avveri? Si pu. Per un verso, essere indotti a rispondere negativamente al
quesito: il mancato avveramento della condizione priva defficacia il contratto e si tratta
dinefficacia che opera ex tunc, facendo cadere ab origine le obbligazioni che ne sono derivate e
rendendo giuridicamente irrilevante il loro inadempimento, salve le conseguenze derivanti dalla
violazione del dovere di buona fede. Altra soluzione: anche la risoluzione per inadempimento
opera ex tunc e, se linadempimento di una parte si manifesta in pendenza della condizione
sospensiva, la risoluzione del contratto, che consegue allinadempimento, travolge anche la
condizione, rendendo irrilevante tanto il suo avveramento quanto il suo mancato avveramento. A
maggior ragione questa conclusione vale in presenza di una clausola risolutiva per il caso
dinadempimento: qui si pu dire che il contratto gi risolto, per la dichiarazione della parte
adempiente di volersi avvalere della clausola risolutiva, quando scade il termine per
lavveramento della condizione sospensiva. Ancora a favore della prima soluzione si pu addurre
che il contratto condizionale stipulato dalle parti nella piena consapevolezza davere posto in
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essere un contratto suscettibile di non produrre alcun effetto. Esse non possono fare legittimo
affidamento sulladempimento delle reciproche obbligazioni, anche se si tratta di obbligazioni
previste per il periodo di pendenza della condizione. Bisogna, per, introdurre una distinzione:
legittimo separare le obbligazioni, la cui sorte subordinata allevento condizionante, dalle
obbligazioni la cui ragion dessere ne prescinde, avendo la diversa funzione di salvaguardare, in
pendenza della condizione, le ragioni dei contraenti, indipendentemente dalla sorte finale che
subir il contratto. Il problema non sta nel decidere sulla prevalenza delle due cause di successiva
inefficacia del contratto: se prevalga il mancato avveramento della condizione sospensiva oppure
la risoluzione del contratto; decisiva , invece, la funzione delle obbligazioni nascenti dal contratto
condizionale: sono irrimediabilmente travolte dal mancato avveramento della condizione, e non
pi suscettibili di provocare la risoluzione del contratto per inadempimento, le obbligazioni
costituenti loggetto caratterizzante il contratto condizionale; producono, invece, i propri effetti,
inclusa la responsabilit per i danni cagionati con linadempimento, le obbligazioni che,
quantunque previste nel contratto condizionale, assolvono una funzione conservativa delle ragioni
dei contraenti, analoga alla funzione di comportarsi secondo buona fede.
Il codice civile regola solo la condizione volontaria o condicio facti, ossia quella apposta al contratto
per volont delle parti (art. 1353). Si parla, invece, di condizione legale o condicio iuris quando la
stessa legge a subordinare lefficacia del contratto al verificarsi di un evento futuro ed incerto. Cos
si considera condizione legale, rispetto ai contratti conclusi dalle pubbliche amministrazioni,
lapprovazione del contratto da parte delle autorit di controllo. La condicio iuris pu operare anche
rispetto a contratti fra privati: si considera condizione legale lautorizzazione governativa
allimportazione di determinate merci, richiesta da specifiche leggi. Si suole ripetere che la
condizione legale non ha, a differenza di quella volontaria (art. 1360), effetto retroattivo, il che non
sempre vero: non lo , in particolare, nel caso delle autorizzazioni amministrative cui
subordinata lefficacia di contratti fra privati. Prevale, inoltre, lopinione di chi ritiene non
applicabile alla condicio iuris la finzione di avveramento, mentre soluzione opposta accolta dal
codice civile tedesco. Anni addietro si era ritenuto che la finzione di avveramento della condicio
iuris potesse essere efficacemente utilizzata per combattere linerzia degli organi pubblici di
controllo, ma si poi dovuto considerare che lapplicazione dellart. 1359 in questa materia finiva
con il subordinare allinteresse privato linteresse pubblico a salvaguardia del quale sono
legislativamente predisposti i controlli dellautorit. Analogo discorso vale per i contratti fra
privati, sottoposti a pubblica autorizzazione. Per questi va per considerato che, il pi delle volte,
la condicio iuris partecipa dei caratteri della condizione mista: il mancato verificarsi di essa pu
essere dipeso, anzich dallinerzia dellautorit, dalla colposa condotta del contraente, che si
astenuto dal chiedere lautorizzazione amministrativa o che lha formulata in modo irrituale. Il che
solleva il problema se di mancato avveramento della condizione si tratti o non piuttosto
dinadempimento di unobbligazione contrattuale. La soluzione non muta, ovviamente, se la
condicio iuris sia espressamente richiamata nel contratto; ci che non vale a trasformarla in condicio
facti. Diverso il caso della condizione legale erroneamente supposta: le parti subordinano
lefficacia del contratto allapprovazione di una superiore autorit, ma questapprovazione si rivela
non necessaria; la parte interessata potr esigere lesecuzione del contratto anche in difetto
dellautorizzazione. Ancora diverso il caso in cui latto autorizzato dellautorit superiore sia
stato menzionato nel contratto pur nella consapevolezza della sua superfluit: esso diventa, in tal
caso, condicio facti, e la mancata autorizzazione rende inefficace il contratto.
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Un medesimo evento pu, in contratto, essere dedotto come condizione, potestativa o mista e pu,
altres, essere dedotto come oggetto di unobbligazione di una parte nei confronti dellaltra.
Lesperienza ha messo in evidenza un triplice ordine dipotesi:
a) Pu accadere che ladempimento di una delle obbligazioni caratterizzanti un dato tipo
contrattuale, come il pagamento del prezzo nella vendita, sia dalle parti qualificato come
condizione sospensiva defficacia del contratto con la conseguenza che, in deroga al principio
consensualistico, la propriet non passa fino a quando non sia stato pagato il prezzo; n ci sono,
fino a quel momento, consegna della cosa e passaggio dei rischi, come nella vendita con patto di
riservato dominio. Di fronte a questo ordine dipotesi si pu essere indotti a giudicare nullo il
contratto, siccome sottoposto a condizione meramente potestativa, o si pu essere tentati di
assoggettarlo, in quanto contratto con clausola di dubbia validit, ad uninterpretazione
conservativa (art. 1367). A ben guardare, tuttavia, si tratta di condizione potestativa, e non
meramente potestativa, essendo in gioco, come ha rilevato la Cassazione, una valutazione di
convenienza del compratore, al quale contrattualmente rimessa la scelta se pagare il prezzo,
dando efficacia al contratto, oppure non pagarlo, rendendo il contratto inefficace. Daltra parte,
anche linteresse del venditore ad un simile contratto si rivela meritevole di tutela. Le parti,
dunque, fanno legittimo uso dellautonomia contrattuale.
b) Pu accadere che un evento di norma assunto quale condizione venga dedotto in contratto
quale oggetto di unobbligazione. Cos il conseguimento di una licenza amministrativa per il
cambio di destinazione di un immobile. In linea di principio, la parte di un contratto sottoposto a
condizione non ha alcun obbligo di produrre lavveramento o di cooperare allavverarsi della
condizione; su di essa incombe solo lobbligo di cui allart. 1358, che obbligo puramente negativo:
deve cio astenersi da ogni atto che pregiudichi le aspettative dellaltro contraente o impedisca
lavveramento della condizione. Quando, invece, la parte sia contrattualmente obbligata a
cooperare alla produzione dellevento, non pu parlarsi di condizione. La disciplina da applicare
in caso di mancato avveramento dar, di conseguenza, quella dellinadempimento delle
obbligazioni, secondo i principi di cui agli artt. 1218 ss e 1453.
c) Pu, infine, accadere che un dato evento possa essere indifferentemente assunto tanto come
oggetto di unobbligazione quanto come condizione, ed problema dinterpretazione del contratto
lo stabilire se si versa nella prima o nella seconda ipotesi. il caso dei minimi di fatturato annuo
previsti dai contratti di distribuzione o dalle licenze di produzione o dalle licenze di marchio.
Nel sistema del codice civile il contratto fonte di obbligazioni (art. 1173) ed anche modo
dacquisto della propriet (art. 922) e degli altri diritti, reali o di credito (art. 1376). Si parla di effetti
obbligatori del contratto quando si fa riferimento alle obbligazioni che dal contratto derivano; si
parla di effetti reali del contratto quando si fa riferimento agli effetti traslativi prodotti
direttamente dal contratto, al momento stesso della formazione dellaccordo delle parti. Alcuni
contratti sono solo fonte di obbligazioni delle parti, di una di esse o di entrambe; li si classifica
come contratti con effetti obbligatori. Altri contratti, invece, producono leffetto di trasferire la
propriet o altri diritti, oltre ad essere, al tempo stesso, fonti di obbligazioni: a questi contratti si d
il nome di contratti con effetti reali. Il nostro sistema legislativo retto, in materia di contratti
traslativi, dal c.d. principio consensualistico, espresso dallart. 1376, che per i contratti che hanno per
oggetto il trasferimento di un diritto reale ovvero il trasferimento di un altro diritto, dispone che
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la propriet o il diritto si trasmettono e si acquistano per effetto del consenso delle parti
legittimamente manifestato. In virt del principio consensualistico il nostro sistema differisce sia
da antichi sistemi, come quello del diritto romano, per il quale la propriet passava, di regola, solo
al momento della consegna della cosa, sia da sistemi contemporanei, come quello dei paesi
dellarea germanica, il quale rimasto fedele allantica regola del diritto romano. Il principio
consensualistico quello che esprime il maggior favore per la circolazione della ricchezza e per
lutilizzazione delle risorse. In esso i principi del giusnaturalismo si combinano con quelli del
liberalismo economico. Si acquista la propriet e, con essa, la facolt di disporre delle cose ancor
prima di avere ricevuto la consegna e, perci, prima ancora di avere pagato il prezzo. Ovunque il
creditore pu legittimamente rifiutarsi di consegnare la cosa al compratore che non ne paghi
contestualmente il prezzo (art. 1498, II comma); ma nei sistemi che subordinano il trasferimento
della propriet alla consegna ci finisce con il collegare fra loro il pagamento del prezzo, leffetto
traslativo e la facolt di disposizione. Questi sistemi proteggono in massimo grado il proprietario.
Il principio consensualistico opera, per contro, come principio attivatore della circolazione: basti
considerare che il compratore pu non avere il danaro per pagare il prezzo, e proporsi di
procurarselo con la rivendita della cosa (ad un prezzo superiore a quello dellacquisto, che gli
assicura un guadagno) o con i guadagni derivanti dalla sua utilizzazione, se si tratta di cosa
produttiva. Per altro aspetto il principio consensualistico giova allalienante. Il passaggio dei rischi
relativi alla cosa venduta ovunque retto dal principio res perit domino, sicch il principio
consensualistico espone lacquirente al rischio di dover pagare il prezzo di un bene che non potr
essergli consegnato perch perito prima della consegna (per causa non imputabile allalienante). La
nostra legge protegge lalienante non pagato in altro modo: nellalienazione di beni immobili con
pagamento del prezzo posticipato il venditore pu iscrivere ipoteca legale sul bene venduto a
garanzia delle obbligazioni che derivano dal contratto (art. 2817); altrettanto pu fare il venditore
di beni mobili iscritti in pubblici registri (art. 2810). Per gli altri beni mobili manca unanaloga
garanzia per il venditore: le parti possono per adottare le forme di vendita con riserva della
propriet, per le quali il compratore acquista la propriet della cosa solo con il pagamento
dellultima rata del prezzo (art. 1523).
per vero che il principio consensualistico si affermato nel nostro sistema pi come tendenza
che come dogma, perch esso: non si applica a tutti i diritti, sottraendosi ad esso i diritti reali di
garanzia, che si costituiscono, come nel caso del pegno, in forza della conseguenza della cosa (art.
2786) o, come nel caso dellipoteca, in virt delleffetto costitutivo delliscrizione, che degrada latto
del datore dipoteca a semplice titolo per liscrizione (art. 2808); non si applica a tutte le cose,
essendo rimasto ad esso estraneo il trasferimento dei titoli di credito, regolato dagli artt. 1992 ss.;
non si applica a tutti gli effetti del trasferimento, giacch lacquirente di cosa mobile che non ne
consegua il possesso rischia di perderne la propriet per effetto dellacquisto a titolo originario del
successivo acquirente che in buona fede ne abbia conseguito il possesso (art. 1155).
Si deve ancora considerare che, perch operi il principio consensualistico, occorre che il contratto
abbia per oggetto il trasferimento di una cosa determinata (art. 1376). Se si tratta, invece, di cose
determinate solo nel genere, la propriet non pu, ovviamente, passare al momento del contratto:
passer solo al momento dellindividuazione, fatta daccordo fra le parti o nei modi da queste
stabiliti (art. 1378). Lindividuazione avviene allatto della consegna dellalienante allacquirente. ,
tuttavia, possibile che lindividuazione avvenga in un momento anteriore alla consegna, purch
lindividuazione sia concordata dalle parti o avvenga secondo un criterio da esse concordato. Se
oggetto del contratto una massa di cose (es. tutta la merce contenuta in un dato magazzino del
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contratto. Nellesperienza , per, presente anche il c.d. preliminare ad effetti anticipati: le parti si
obbligano reciprocamente allanticipata consegna della cosa ed allanticipato pagamento, in tutto o
in parte, del relativo prezzo; sicch gli effetti del contratto voluto dai contraenti sono prodotti, in
parte, dal contratto preliminare e, per il resto, dal contratto definitivo. Il codice civile si occupa del
contratto preliminare sotto un triplice aspetto: ne prescrive la forma, che deve essere, a pena
nullit, quella stessa che la legge richiede per contratto definitivo (art. 1351). Prevede, inoltre,
leventualit che una delle parti non adempia il preliminare nel termine in esso fissato o in quello
derivante dalla natura o dalloggetto del contratto: laltra parte pu rivolgersi al giudice ed
ottenere, se il preliminare non lo esclude, lesecuzione forzata dellobbligazione di contrarre. Il
giudice emetter una sentenza che produce gli effetti del contratto non concluso (art. 2932). Il
contratto preliminare fonte di vincolo solo personale, non opponibile al terzo avente causa del
promittente alienante, neppure se questi, allatto dellacquisto, fosse stato consapevole del
precedente contratto preliminare: nel qual caso, tuttavia, la giurisprudenza accorda al promissario
acquirente lazione di danni anche nei confronti del terzo, a titolo di responsabilit
extracontrattuale ex art. 2043, per concorso colposo nellaltrui inadempimento contrattuale.
Per i contratti preliminari di contratti traslativi (o costitutivi o modificativi) della propriet o di
altri diritti reali sui beni immobili, lart. 2645 bis ha tuttavia, introdotto unopportuna tutela del
promissario acquirente, prevedendo la trascrizione del preliminare nei registri immobiliari. Per
effetto della trascrizione del preliminare, la successiva trascrizione del contratto definitivo prevale
sulle trascrizioni ed iscrizioni eseguite contro il promittente alienante dopo la trascrizione del
preliminare. Il contratto definitivo produce effetti ex nunc; produce, del pari, effetto ex nunc la
sentenza ex art. 2932. Si ricorre, nella pratica, al contratto preliminare in vari casi: quando le parti
intendono subito assicurarsi luna limpegno dellaltra, ma si riservano alcuni accertamenti tecnici,
come le opportune indagini nei registri immobiliari oppure la verifica delle qualit della cosa o, nel
caso di trasferimento di pacchetti azionari. Vi si ricorre anche quando le parti non abbiano ancora
raggiunto laccordo su alcune clausole accessorie del contratto, che si riservano di negoziare prima
della conclusione del definitivo, ma dubbio che il mancato accordo su queste potr ugualmente
consentire il ricorso allart. 2932 se una delle parti si rifiuter di concludere il definitivo, dovendosi
piuttosto ritenere, per la riserva di ulteriore negoziazione, che il preliminare non si sia
perfezionato. Coloro che, per professione, si dedicano alle compravendite mobiliari od immobiliari
fanno ampio uso dei preliminari. Con il vero e proprio contratto preliminare non va confuso il
contratto, nella pratica spesso indicato con lo stesso nome, che in realt gi definitivo, ma ancora
mancante dei requisiti necessari per valere come titolo per la trascrizione. Qui le parti non si
obbligano a vendere e a comprare, ma vendono e comprano; solo simpegnano reciprocamente a
ritrovarsi in un secondo momento per riprodurre il contratto gi definitivo in un documento avente
la forma dellatto pubblico o della scrittura privata autenticata. In questo caso, se una delle parti
non adempie, laltra non deve chiedere al giudice una sentenza e pu direttamente agire, se il
compratore, per la consegna della cosa o, se il venditore, per il pagamento del prezzo.
Limportanza della distinzione fra vero e proprio preliminare e definitivo da riprodurre
documentalmente emerge, fra laltro, nellipotesi di perimento della cosa: nel secondo caso,
essendo la propriet gi passata al compratore, il perimento della cosa, per causa non imputabile
allalienante, non libera lacquirente dallobbligazione di pagare il prezzo. Quando il preliminare
inadempiuto obbliga al trasferimento della propriet di una cosa determinata o alla costruzione o
al trasferimento di altro diritto, la domanda desecuzione in forma specifica non pu essere accolta
se la parte che lha proposta non esegue la sua prestazione o non ne fa offerta nei modi di legge, a
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meno che la prestazione non sia ancora esigibile. Lapplicazione della norma ha dato luogo alla
prassi giudiziaria in forza della quale la sentenza traslativa ex art. 2932, viene emessa sotto la
condizione sospensiva dellesecuzione della contro presentazione entro il termine fissato dal
giudice. Se il contratto preliminare reca la clausola compromissoria, anche per arbitrato irrituale,
avente ad oggetto le controversie relative allesecuzione del contratto, gli arbitri possono emettere
una pronuncia produttiva degli effetti in cui allart. 2932.
Altro dal contratto preliminare la c.d. minuta di contratto: le parti concordano su alcuni estremi
del futuro contratto, ma non ancora su tutti, rimettendo ad unulteriore trattativa laccordo sui
punti non ancora concordati. In questo caso, se non si raggiunge il successivo accordo sui punti
mancanti, non si potr fare ricorso allart. 2932, dovendosi ritenere che il contratto preliminare non
si era perfezionato oppure dovendosi constatare di essere in presenza di un contratto con oggetto
non determinato n determinabile, come tale nullo. La c.d. lettera dintenti non suscettibile di
qualificazione univoca: sotto questo nome indicato nellaltro che una minuta di contratto, ma
quando il documento contiene tutti gli elementi del contratto e non fa riserva di trattativa ulteriore,
si dovr dire di essere in presenza di un contratto preliminare. Minuta di contratto e lettera
dintenti sono espressioni usate per indicare laccordo raggiunto da negoziatori autorizzati dalle
parti a trattare, ma non investiti del potere di rappresentarle: il documento da essi sottoscritto non
vincola le parti fino a quando queste non lo abbiano a loro volta firmato. Resta una minuta di
contratto anche il documento, gi completo di ogni elemento e gi sottoscritto da persone abilitate
a rappresentare le parti, nel quale sia fatta riserva di ulteriori approvazioni. Qui si tratta di
contratto gi perfezionato, ma sottoposto a condizione sospensiva: se cos fosse, saremmo in
presenza di una condizione meramente potestativa che renderebbe nullo il contratto. Si tratta, per
esplicita volont delle parti, di contratto ancora in formazione, che si perfeziona solo quando le
parti si danno reciprocamente notizia delle successive approvazioni. In mancanza dapprovazione
di una delle parti potr esserci solo, ricorrendone i presupposti, responsabilit precontrattuale per
recesso ingiustificato dalle trattative (art. 1337), sempre che una tale responsabilit non sia stata
espressamente esclusa. Diverso dalla minuta il programma di contratto, detto anche pactum de
tractando, in antitesi al pactum de contrahendo: con questo le parti simpegnano ad instaurare fra loro
trattative per la formazione di un possibile contratto, del quale non hanno ancora concordato alcun
punto essenziale, fissando tempi e modalit delle trattative che si sono obbligate a condurre.
Secondo una prassi nata nei contratti internazionali questo programma reca alcune clausole
caratteristiche: la clausola di riservatezza, con la quale le parti simpegnano a mantenere segreta la
trattativa e segrete le informazioni che si scambiano, oltre che a non fare copie dei documenti
ricevuti ed a restituirli in caso di rottura della trattativa, la clausola desclusiva, con la quale le
parti simpegnano a mantenere inalterato, durante la trattativa, lo stato di fatto e di diritto della
cosa che ne dorma oggetto. Frequente anche la clausola che prevede un termine entro il quale le
parti si sono reciprocamente obbligate a trattare e impone loro, fino alla scadenza di questo
termine, di non trattare sul medesimo oggetto con altri contraenti. Minuta di contratto e pactum de
tractando possono combinarsi fra loro: le parti concordano alcune clausole del contratto e
simpegnano ad unulteriore trattativa per definire, entro un termine prefissato, le clausole non
ancora concordate. Il pactum de tractando presenta punti di contatto con il contratto preliminare: ,
al pari di questo, la fonte di unobbligazione ed il rifiuto ingiustificato di proseguire nella trattativa
un inadempimento contrattuale. Ma le conseguenze dellinadempimento non possono essere le
stesse. Certo non si potr chiedere al giudice di sostituirsi alla parte inadempiente e di emettere
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una sentenza che tenga luogo del contratto non concluso, si potr, invece, ottenere il risarcimento
del danno.
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credito ceduto: passano al cessionario i privilegi, le garanzie personali e reali che assistono il
credito oggetto della cessione (art. 1263). La cessione del credito pu, per lart. 1260, essere a titolo
oneroso o a titolo gratuito; essa non un contratto a s stante, ma loggetto di un contratto
traslativo di diritti. Il punto, per la verit, non sempre chiaro alla giurisprudenza, come in
passato non era stato chiaro alla dottrina. Talvolta la cassazione muove dallesatta premessa che
la cessazione dei crediti non un tipo contrattuale a s stante, per poi alludere ad un
sottostante contratto, a titolo oneroso o gratuito, che vi sta a base; e concludere che essa non ha
una causa tipica, ma costituisce un negozio a causa variabile o generica. Ma la cessione del credito
di cui parla lart. 1260 equivale al trasferimento della propriet o al trasferimento di un diritto
reale di cui fa parola lart. 1376: luna e laltra sono loggetto del contratto e la norma allude
anche alla cessione dei crediti quando fa, subito dopo, onnicomprensivo riferimento al
trasferimento di un altro diritto. Non c un contratto sottostante alla cessione, come non c un
contratto sottostante al trasferimento della propriet; la cessione non un contratto a causa
variabile, allo stesso modo con cui non si pu parlare del trasferimento della propriet come di un
contratto a causa variabile. In quanto trasferimento di un diritto, la cessione del credito retta
dal principio consensualistico. Oggetto di cessione pu essere un credito futuro. Lart. 1260 non
richiede che il credito ceduto abbia i requisiti della liquidit ed esigibilit; pertanto, pu formare
oggetto di cessione anche un credito non determinato nellammontare o un credito non esigibile.
Non tutti i crediti sono cedibili, sono esclusi quelli di carattere strettamente personale, per i quali
non pu dirsi indifferente che il debitore adempia a favore di un soggetto o di un altro. In alcuni
casi la cessione vietata in assoluto (anche in presenza del consenso del debitore ceduto);
magistrati, avvocati, notai non possono, neppure per interposta persona, rendersi cessionari dei
diritti sui quali sorta contestazione davanti allautorit giudiziaria di cui fanno parte o nella cui
giurisdizione esercitano le loro funzioni (art. 1261). Sono incedibili anche i crediti alimentari (art.
447) e, in genere, quelli inerenti ai rapporti di famiglia. Per patto fra creditore e debitore pu essere
esclusa la cedibilit del credito, ma il patto non opponibile al cessionario, se non si prova che egli
lo conosceva al momento della cessione (art. 1260).
La cessione del credito attua il trasferimento del diritto dal cedente al cessionario al momento
stesso della cessione, in virt del principio consensualistico, ma efficace, nei confronti del
debitore ceduto, solo dal momento in cui stata notificata a questo o stata da questo accettata.
Fino a quel momento il debitore si libera adempiendo nei confronti del cedente, salvo che il
cessionario non provi che era comunque a conoscenza della cessione, dopo quel momento, se paga
nelle mani del cedente, paga male e pu essere costretto dal cessionario a pagare una seconda volta
(art. 1264). La notificazione ha anche un altro effetto: se il medesimo credito , con successivi
contratti, ceduto a pi persone, prevale non la cessione di data anteriore, ma quella che sia stata
notificata per prima al debitore ceduto (art. 1265). Per la notificazione della cessione al debitore
ceduto non sembrano richiese particolari forme. Il cessionario del credito, allorch agisce verso il
debitore ceduto, dovr dare prova dellavvenuta cessione, in forza di un atto idoneo a produrre
leffetto traslativa del credito. Ma latto traslativo pu essere successivamente dichiarato nullo o
pu essere annullato, con la conseguenza che il debitore ceduto risulter ex post avere pagato nelle
mani di un creditore solo apparente. La cessione fa acquistare il credito a titolo derivativo; retto,
quindi, dal principio per il quale lavente causa non pu acquistare diritti maggiori di quelli
spettanti al dante causa. Perci, il cessionario esposto alle stesse eccezioni che il debitore ceduto
avrebbe potuto opporre al cedente. Questo inconveniente stato eliminato quando il credito
acquistato a tiolo originario, ma ci possibile solo per i crediti che siano rappresentati da titoli di
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credito, che sono beni mobili, come tali sottoposti alle norme sullacquisto a titolo originario (art.
1994). Il credito pu essere un credito inesistente: es. un credito nascente da un contratto che,
successivamente alla cessione, venga dichiarato nullo oppure un credito che si estinto per effetto
della compensazione opposta dal debitore ceduto. Pu, inoltre, accadere che, pur trattandosi di
credito esistente, il debitore ceduto non adempia per la semplice ragione che non pu o non vuole
adempiere. La prima ipotesi regolata in modo corrispondente allevizione nel trasferimento di
cose (art. 1483): il cedente, se la cessione a titolo oneroso, deve garantire lesistenza del credito al
tempo della cessione (c.d. garanzia del nomen verum), allo stesso modo con cui il venditore di cose
deve garantire il compratore dallevizione; se, invece, la cessione a titolo gratuito, la garanzia
dovuta, come nella donazione di cose dovuta la garanzia per evizione, se espressamente pattuita
(art. 1266). La responsabilit che ne deriva in capo al cedente ha natura oggettiva: prescinde dalla
sua colpa o, meglio, non consente la prova liberatoria di cui allart. 1218, trattandosi di
obbligazioni di garanzia. Diverso discorso vale per lipotesi di mancato adempimento: il cedente,
per regola generale, non garantisce la solvenza del debitore ceduti, linadempimento di questo ,
dunque, un rischio del quale il cedente si libera addossandolo al cessionario, che avr inutilmente
pagato il corrispettivo della cessione. Ma con apposta clausola (c.d. clausola salvo buon fine) si
pu pattuire che il cedente garantisca la solvenza del debitore ceduto, con la conseguenza che il
cessionario, se il debitore non paga, potr rivolgersi al cedente ed esigere da lui il rimborso di
quanto ha ricevuto, con gli interesse e le spese (art. 1267). Nel primo caso si parla,
tradizionalmente, di cessione pro soluto, nel secondo di cessione pro solvendo. Pi in particolare, la
cessione del credito pu assolvere una delle seguenti funzioni: pu avere una funzione traslativa:
quanto accade nella vendita in senso stretto del credito; pu avere una funzione solutoria: quanto
accade nella datio pro solvendo, ossia nella cessione di un credito in luogo delladempimento (art.
1198). Pu avere, altres, una funzione di garanzia: il debitore cede al creditore un proprio credito
per garantire ladempimento della propria obbligazione. Si tratta di una garanzia atipica, destinata
a svolgere una funzione analoga al pegno di crediti o di titoli. La cessione viene ricondotta alla
funzione di garanzia dallaccessorio pactum fiduciae, che qui fiducia cum creditore, in base al quale
il creditore deve ritrasferire il credito al debitore, ove questi rimborsi in anticipo il debito garantito,
o deve considerare estinto per compensazione il proprio credito, quando alla scadenza procede
allincasso del credito ricevuto in cessione. In ci la cessione mostra di assolvere anche una
funzione satisfativa, analoga alla datio pro solvendo, ma questa presente anche nel pegno dei
crediti, secondo lart. 2803 ed perci compatibile con la funzione di garanzia, tipica od atipica che
sia. Elemento caratteristico della cessione di credito in luogo delladempimento che il credito
originario sopravvive alla cessazione, non essendoci qui novazione, ma non esigibile fino alla
scadenza del credito ceduto: vale lart. 1267, richiamato dallart. 1198. Caratteristico di questa
figura anche il fatto che leventuale surplus realizzato dal creditore deve essere restituito al
debitore, mentre nello sconto e in genere nella vendita di crediti esso profitta al cessionario,
scontatore o compratore del credito; e le clausole che prevedessero la restituzione del surplus
conducono con certezza ad escludere che il contratto di finanziamento includa uno sconto o una
vendita del credito. Per decidere se si tratta di datio pro solvendo o di cessione a scopo di garanzia
soccorre un preciso criterio: dottrina e giurisprudenza sono dellavviso che la datio pro solvendo
presupponga, necessariamente, lanteriorit del debito rispetto alla datio, e la giurisprudenza in
tema di revocatoria fallimentare insiste nel precisare che, quando c contestualit fra costituzione
del debito e cessione del credito, la cessione del credito ha funzione di garanzia. Pu avere, infine,
funzione di cartolarizzazione dei crediti ceduti: la societ cessionaria dei crediti ceduti si procura
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il corrispettivo dovuto al cedente attraverso lemissione di titoli nei quali viene incorporato il
diritto di ottenere in via esclusiva quanto pagato dai debitori ceduti alla societ stessa, che
risponder nei confronti del sottoscrittore solamente con il portafoglio dei crediti acquistati per
quella determinata operazione di cartolarizzazione.
Il contratto pu essere, esso stesso, loggetto di un contratto traslativo, ossia materia di vicenda
circolatoria. la cessione del contratto: con questa una parte, il cedente, sostituisca a s un terzo, il
cessionario, nei rapporti derivanti da un contratto a prestazioni corrispettive, con la conseguenza
che il terzo cessionario assumer rispetto allaltro contraente, il contraente ceduto, la medesima
posizione gi occupata dal cedente. Per perfezionare la cessione per necessario il consenso del
contraente ceduto (art. 1406) e ci si spiega se si considera che per il contraente ceduto il
cessionario del contratto non solo, come nella cessione dei crediti, un nuovo creditore, ma
anche, in rapporto ai crediti del contraente ceduto, un nuovo debitore, le cui qualit personali o le
cui condizioni patrimoniali non sono, di regola, indifferenti per il creditore. Solo in quei contratti
dove quelle qualit e condizioni sono irrilevanti, superfluo il consenso del contraente ceduto. La
cessione del contratto , per lart. 1406, possibile solo se le prestazioni contrattuali debbano ancora
essere eseguite. Ma bisogna al riguardo distinguere fra contratti ad esecuzione istantanea o
differita e contratti ad esecuzione continuata o periodica. Nei primi, se uno dei due contraenti ha
gi eseguito la sua prestazione, non potr pi avere luogo una cessione del contratto: solo, semmai,
la cessione del suo credito alla controprestazione: cos, in una vendita di merci gi consegnate, il
venditore non ceder il contratto, ma il suo credito per il prezzo. Occorre che entrambe le
prestazioni siano ancora ineseguite. Contratti ad esecuzione continuata o periodica: qui la cessione
possibile anche se iniziata, da entrambe le parti, lesecuzione del contratto, ed possibile fino a
quando il contratto non sia sciolto e, perci, sia ancora suscettibile desecuzione. Cos , ad
esempio, la cessione del contratto di locazione (art. 1594): il cessionario prende il posto del
conduttore originario e, dal momento della cessazione, ne assume verso il locatore le medesime
obbligazioni e ne acquista i medesimi diritti. Il cedente , in linea di principio, liberato dalle
obbligazioni verso il contraente ceduto: resta obbligato solo se il contraente ceduto abbia
dichiarato, nellaccettare la cessione, di non liberare il cedente. In tal caso, se il cessionario non
adempie, il contraente ceduto potr rivolgersi al cedente (art. 1408). Il contraente ceduto pu
opporre al cessionario solo le eccezioni basate sul contratto, non anche quelle basate su altri
rapporti con il cedente (art. 1409). La regola coerente con quanto previsto in tema di cessione del
credito, giacch qui il contraente ceduto ha accettato la cessione. Le garanzie dovute dal cedente al
cessionario sono analoghe a quelle operanti riguardo alla cessione dei crediti: il cedente garantisce
la validit del contratto ceduto (art. 1410), ma non garantisce, salvo patto contrario, ladempimento
del contratto da parte del contraente ceduto.
La natura contrattuale del vincolo associativo era stata, in passato, disconosciuta; il concetto di
associazione era apparso incompatibile con il concetto di contratto. Nellatto costitutivo delle
associazioni si era visto, anzich un contratto, un atto che si volle definire come atto complesso e
come atto collettivo, idoneo a dare vita ad una persona giuridica o, comunque, ad una
istituzione. Ed alla natura del gruppo associato quale persona giuridica o quale istituzione
vennero ricondotte tutte le situazioni giuridiche dellassociazione: sullidea del rapporto
contrattuale, instaurato dai membri con latto costitutivo, prevalse quella del rapporto organico,
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intercorrente fra i membri e la collettivit; la concezione del membro quale parte di un contratto fu
soppiantata da quella di un rapporto di appartenenza alla persona giuridica o allistituzione.
Lopposta concezione contrattualistica si era, tuttavia, affermata alla vigilia del codice civile
vigente. Lo stesso codice civile mostra, allart. 1420, di prendere posizioni al riguardo, allorch
definisce come contratto (plurilaterale) quello caratterizzato, oltre che dalla partecipazione di pi
parti, dal fatto che le prestazioni di ciascuna sono dirette al conseguimento di uno scopo
comune. Concordanza dinteressi ed identit di scopo non sono pi riguardate come caratteri
incompatibili con il concetto di contratto. La presenza di uno scopo comune alle parti non , daltro
canto, considerata un ostacolo allapplicabilit dei principi sui contratti. In termini contrattuali
vengono nuovamente valutate figure che si erano volute riportare alla teoria dellistituzione, come
lesclusione dei membri, gi concepita come manifestazione del potere disciplinare dellistituzione,
ora ricondotta allo schema della risoluzione del contratto ed assoggettata alle medesime norme.
Lessenza del fenomeno associativo si tende ora a ricercare allinterno del concetto di contratto: il
fenomeno associativo viene identificato in una particolare categoria contrattuale, detta dei contratti
con comunione di scopo; rivela i propri caratteri nel confronto con lantitetica categoria c.d. dei
contratti di scambio. In questi le parti perseguono scopi contrapposti e la prestazione di ciascuna
va direttamente a vantaggio dellaltra parte; nei contratti associativi la prestazione di ciascuna ,
invece, preordinata al conseguimento duno scopo comune a tutte le parti. Da ci deriva che, a
differenza di quanto avviene nei contratti di scambio, linteresse di ciascuna parte non senzaltro
realizzato dallesecuzione delle prestazioni cui sono obbligate le altre parti: esso si realizza solo
attraverso lo svolgimento di quella ulteriore attivit cui le prestazioni delle parti sono preordinate.
La nozione di contratto con comunione di scopo ha il merito di avere reso possibile la collocazione
dei fenomeni associativi nellambito del diritto dei contratti. A questimportanza storica del
concetto non ha, tuttavia, fatto riscontro una sua corrispondente rilevanza normativa:
lindividuazione di una categoria contrattuale contrapposta a quella dei contratti di scambio ha,
sul terreno tecnico-interpretativo, rivelato il medesimo valore delle altre classificazioni dei
contratti. Non si riusciti ad enucleare una disciplina unitaria dei contratti con comunione di
scopo, diversa dalla disciplina dei contratti di scambio ed applicabile ai primi in quanto
caratterizzati dalla comunione di scopo.
Si proceduto, per costruire questa categoria contrattuale, in via di generalizzazione dei caratteri
propri della societ, cui stato riconosciuto il ruolo di paradigma della categoria; ma nessuna delle
norme, legislativamente dettate per le societ, si rivelata applicabile allintera categoria dei
contratti con comunione di scopo. Lassenza di norme cominci a tutti i contratti nei quali si sono
ravvisati i caratteri della comunione di scopo impedisce di parlare di questi contratti come di una
categoria unitaria. Le discipline delle diverse figure che si sogliono comprendere nella categoria
dei contratti non comunione di scopo, lungi dallessere riconducibili a principi comuni, appaiono
sensibilmente diverse. Risulta diversa, in particolare, la condizione giuridica nella quale, nel corso
dellattivit desecuzione del contratto, si trovano i beni conferiti dalle parti (ed i loro successivi
incrementi). Questi possono dare luogo alla costituzione di un fondo comune o essere, invece,
loggetto di attribuzione di una parte a favore dellaltra; ed il fondo comune pu, a sua volta,
sottostare al regime della mera comunione o assumere, invece, i caratteri di un patrimonio
autonomo, sottratto allazione esecutiva dei creditori personali delle parti e vincolato al
perseguimento dello scopo comune. Lattivit desecuzione del contratto pu, daltro canto, essere
esercitata in comune dai contraenti o essere, al contrario, la prerogativa duno solo di essi, e
lesercizio in comune pu, a sua volta, manifestarsi nei soli rapporti interni o, oltre che in questi,
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anche nei rapporti esterni. Si parla, nel primo caso, di associazioni meramente interne: il vincolo
associativo non ha rilevanza per i terzi, i quali acquistano diritti ed assumono obbligazioni nei
confronti di quella sola delle parti che abbia con essi contrattato. Si parla, nel secondo caso, di
associazioni con efficacia esterna!: le parti si presentano, di fronte ai terzi, come un gruppo
unitario, nel nome del quale vengono posti in essere gli atti inerenti allattivit desecuzione del
contratto. Le pi elementari modalit di utilizzazione delle prestazioni si riscontrano in una figura
bilaterale, lassociazione in partecipazione (artt. 2549-2554), che al limite, e secondo alcuni supera
il limite, dellopposta categoria dei contratti di scambio: in essa non c, neppure nei rapporti
interni, lesercizio di unattivit in comune dei contraenti, essendo la gestione dellimpresa o
dellaffare riservata allassociante; n c costituzione dun fondo comune, entrando lapporto
dellassociato nel patrimonio dellassociazione. E la tradizionale collocazione di questa figura tra i
contratti associativi si giustifica solo per la comunione daspettative esistente, in ordine ai risultati
dellimpresa o dellaffare, tra associato e associante e per il carattere strumentale che, rispetto al
conseguimento di tali risultati, assume lapporto dellassociato. Prive di rilevanza per i terzi e con
fondo comune sottoposto al regime della mera comunione sono anche alcune figure plurilaterali: i
consorzi tra proprietari di cui agli artt. 918-920, i consorzi industriali senza attivit esterna di cui
agli artt. 2602-2611. Il regime della comunione , quanto ai primi, esplicitamente richiamato
dallart. 920; lassenza di un fondo dotato del carattere di un patrimonio autonomo , quanto ai
secondi, desumibile a contrariis dallart. 2614, che tale carattere attribuisce al fondo comune dei
consorzi con attivit esterna. Nellambito delle associazioni meramente interne si collocano le
associazioni professionali, si colloca anche una diffusa figura atipica, il contratto di joint venture o
associazione temporanea dimprese, che d luogo ad una forma dintegrazione orizzontale fra
imprese. Pi imprese simpegnano a cooperare fra loro per concludere ed eseguire, ciascuna per la
sua parte, un appalto o una fornitura nei confronti di un terzo determinato. Esse conservano la loro
autonomia e non danno vita allesercizio in comune di unattivit economica. Unipotesi
particolare la joint venture trova nel nostro ordinamento una specifica disciplina legislativa. La
legge n. 584/1977, sostituita dal d.l. 406/1991, ha introdotto la figura del raggruppamento
dimprese per lesecuzione delle opere pubbliche. Lo strumento utilizzato consiste nel
conferimento, da parte delle imprese associate, di un mandato con rappresentanza ad
unimpresa capogruppo, la quale incaricata di formulare lofferta. Tale mandato comporta la
responsabilit solidale verso lamministrazione di tutte le imprese del raggruppamento, se
lappalto ha per oggetto opere le cui parti non sono scorporabili; altrimenti risponde in solido solo
limpresa capogruppo. Nelle associazioni in senso stretto, nelle societ, siano esse di persone o di
capitali, lucrative o cooperative, nei consorzi industriali con attivit esterna, le prestazioni delle
parti compongono, anche se si tratta dassociazione non riconosciuta (art. 37) o di societ di
persone (artt. 2267, 2268, 2304), un fondo comune dotato dei caratteri di un patrimonio autonomo.
Lattivit desecuzione del contratto dalle parti esercitata in comune sia, mediante ununitaria
organizzazione, nei rapporti interni sia, attraverso lunitaria rappresentanza del gruppo, nei
rapporti esterni; e a differenza di quanto accade nei rapporti contrattuali, il vincolo associativo ha
comunque - anche quando le parti si propongano, con le interne pattuizioni, di tenerlo occulto ai
terzi - rilevanza esterna. La pi antica dottrina era solita distinguere, allinterno del fenomeno
associativo, tra un elemento contrattuale ed un suo elemento c.d. organizzativo, che assumeva
come irriducibile allo schema del contratto. Questirriducibilit dellintero fenomeno in termini
contrattuali veniva comunemente espressa con la proposizione secondo la quale la societ o
lassociazione o il consorzio s un contratto ma , al tempo stesso, anche una persona giuridica o,
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La nullit
Il contratto (o latto unilaterale) invalido quando in contrasto con una norma imperativa.
Linvalidit pu essere di due specie: il contratto che contrasta con norme imperative pu essere
nullo o, semplicemente, annullabile e la legge pu prefigurare, per la violenza di norme
imperative, conseguenze diverse dallinvalidit. La nullit , fra due specie dinvalidit, quella di
portata generale: non occorre che la nullit sia prevista dalla legge come conseguenza della
violazione di una data norma imperativa, basta che una norma imperativa sia stata violata.
Lannullabilit ha, invece, carattere speciale: ricorre quando sia stata espressamente prevista dalla
legge come conseguenza della violazione di una norma imperativa. Questa regola fondamentale
posta dallart. 1418. Le ipotesi per le quali la legge dispone diversamente possono essere: ipotesi
per le quali prevista quella forma dinvalidit diversa dalla nullit che lannullabilit del
contratto. Sono, per i contratti in generale, lincapacit di contrarre delle parti (artt. 1425 ss.) e i vizi
del consenso (artt. 1427 ss.), il conflitto dinteressi fra rappresentato e rappresentante (artt. 1394 ss);
ipotesi nelle quali la legge assicura leffettivit della norma imperativa con la previsione di rimedi
diversi dallinvalidit del contratto, come la sua inefficacia, o come lassoggettamento delle parti
ad una specifica sanzione amministrativa.
Sono considerate quali norme imperative, le norme non derogabili per volont delle parti: le
sidentifica, generalmente, per il fatto che non contengono linciso salvo patto contrario, salva
diversa volont delle parti. Ad esse si contrappongono le norme dispositive, che invece
ammettono una diversa volont delle parti, e le norme suppletive, che prevedono la disciplina di
un dato rapporto per lipotesi in cui non vi abbiano provveduto gli interessati, generalmente
introdotte dallinciso se le parti non dispongono diversamente o simili. Ma ci vale solo come
criterio di massima: una norma pu essere ritenuta dispositiva, e non imperativa, anche in
mancanza di un inciso che renda palese la sua natura, se dallinsieme del sistema di norme entro
cui opera appare evidente che si tratta di norma derogabile. Talvolta la legge, per rendere certo che
una data norma ha natura di norma imperativa, prefigura le conseguenze della sua violazione e
formula incisi come a pena nullit, o avvertimenti come altrimenti il contratto nullo (es. art.
1351). Fra le norme imperative, la cui violazione rende nullo il contratto, bisogna annoverare, oltre
che le norme nazionali, quelle comunitarie. E si deve anche considerare che il giudice nazionale
pu dichiarare la nullit di un contratto per violazione di norme imperative straniere, quando
secondo le preleggi egli debba applicare il diritto straniero. Non comporta invece nullit del
contratto la violazione di norme imperative regionali, essendo lordinamento civile (oltre che
penale) materia di competenza esclusiva dello Stati, a norma dellart. 117 Cost. Si deve precisare,
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per, che il concetto di norma imperativa, rilevante ai fini dellart. 1418, pi rigoroso di quello
ora indicato. Il grado dimperativit della norma violata pi elevato di quello che sesprime nella
constatazione della non derogabilit per volont delle parti. Questo pi alto grado dimperativit
postulato dalla riserva finale dellart. 1418: se la violazione di norma imperativa non comporta
nullit quando la legge dispone diversamente, e se questa diversa disposizione legislativa non
deve necessariamente consistere nellesclusione espressa dalla nullit, potendo essere desumibile
dalla ragione del divieto, occorre identificare criteri atti a distinguere norma imperativa da norma
imperativa. Questi criteri si sono ormai consolidati in giurisprudenza: deve trattarsi di un
comando o di un divieto qualificabile come assoluto, siccome posto a tutela di un interesse
generale. In particolare: comando o divieto assoluto quello che non solo non ammette una
diversa volont delle parti, ma neppure uneccezione od esonero previsti dalla stessa legge;
comando o divieto posto a tutela dellinteresse generale quello formulato dalla legge o da fonti a
questa equiparate, non da fonti normative di grado inferiore. Sono da considerare imperative, in
linea di principio, le norme penali; ma ci vale solo in linea di principio: non vale quando la
sanzione penale risulti posta a presidio, anzich dellinteresse generale, delle esigenze di governo
di pubblici poteri. Significativo al riguardo lart. 2098: il contratto di lavoro concluso in
violazione delle norme sul collocamento pu essere annullato, salva lapplicazione delle sanzioni
penali. La giurisprudenza ritiene annullabile, anche se lede un bene sanzionato penalmente, il
contratto estorto con truffa. La fattispecie penale della truffa corrisponde a quella civile del dolo,
che per lart. 1439 causa di annullamento del contratto. Un discorso particolare va fatto per il
mutuo usurario. Prima della legge sullusura n. 108/1996, poteva dirsi, sulla base dellart. 1448, che
un tale contratto, sebbene contrario a norma penalmente sanzionata, era non gi nullo, bens
rescindibile a norma dellart. 1448. Ma il mutuatario poteva rinunciare alla rescissione e avvalersi
dellart. 1815, che comminava la nullit parziale della clausola relativa agli interessi per la misura
ultralegale. Il nuovo testo dellart. 1815, commina la nullit totale della clausola sugli interessi,
sicch il mutuo usurario convertito in mutuo gratuito. Il III comma dellart. 1418 fa riferimento
alla nullit testuale, cio a quella espressamente comminata dalla legge: ne abbonda, soprattutto, la
legislazione speciale, come in materia urbanistica. Alla regola generale della nullit del contratto
per contrariet a norme imperative fa seguito, nel II comma dellart. 1418, una serie di regole
analitiche: produce nullit, anzitutto, la mancanza di uno dei requisiti del contratto, indicati
nellart. 1325: mancanza dellaccordo delle parti o della causa o delloggetto o della forma, nonch
lilliceit delloggetto, della causa, dei motivi. Il II comma dellart. 1418, a differenza del I, non
contempla la possibilit di eccezioni, sicch la mancanza dei requisiti del contratto e le illiceit
indicate operano quali immancabili cause di nullit del contratto, rispetto alle quali non
concepibile una diversa disposizione di legge. Laccordo il risultato della concorde dichiarazione
di volont delle parti: si compone di duo (o pi) dichiarazioni di volont, mediante le quali ciascun
contraente partecipa allaccordo. In ciascuna dichiarazione di volont si pu distinguere fra la
volont, che il soggetto forma entro la propria mente, e la dichiarazione, costituita dallo scritto o
dalle parole o da altri segni mediante i quali la volont si manifesta allesterno. La volont del
soggetto, finch non dichiarata allesterno (c.d. riserva mentale), irrilevante. Lesterna
dichiarazione, a sua volta, produce effetti giuridici non per il fatto in s che determinate parole
vengano scritte o pronunciate o che determinati segni vengano espressi: gli effetti giuridici si
producono solo in quanto allesterna dichiarazione corrisponde una volont del dichiarante.
Il contratto nullo per mancanza del requisito dellaccordo delle parti quando, nonostante la
dichiarazione contrattuale resa allesterno, manca lintera volont delle parti di produrre effetti
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giuridici: linterna volont delluna o dellaltra parte oppure di entrambe. I casi ai quali si suole
fare riferimento sono, per la verit, alquanto marginali. Un caso quello della dichiarazione non
seria: un contratto viene dichiarato per finzione scenica oppure per esemplificazione didattica e
simili. Si esce dai casi di scuola quando si precisa che la volont contrattualmente significativa la
volont-decisione, non la volont-disposizione o la volont-desiderio: perci la dichiarazione che
denota disponibilit o desiderio di vendere o di comperare non vale n come proposta n come
accettazione contrattuale. Un altro caso quello della violenza fisica, da non confondere con la
violenza morale, che lipotesi che comporta non la nullit, ma lannullabilit del contratto. La
violenza fisica il fatto dellaltro contraente o di un terzo che provoca una dichiarazione non
voluta. Qui alla dichiarazione di uno dei contraenti non corrisponde alcuna volont del
dichiarante, ed il contratto da considerare sicuramente nullo per mancanza di consenso.
Altrettanto va detto per il caso del contratto concluso in stato di assoluta incapacit dintendere e
di volere procurato dallaltro contraente. Anche qui, c unesterna dichiarazione del soggetto, ma
la dichiarazione non voluta dal dichiarante. Non per causa di nullit del contratto la c.d.
persuasione occulta che la pubblicit commerciale esercita, con la sistematica ripetizione di ben
studiati messaggi, sulla mente dei consumatori, ingegnando in loro il bisogno irresistibile di
acquistare beni che, altrimenti, non avrebbero desiderato. Qui la volont del consumatore, sebbene
violentemente coartata, non pu dirsi esclusa: egli pu non acquistare, anche se molto probabile
che acquister. La pubblicit commerciale pone per altri aspetti problemi di protezione della
libert e della dignit delluomo, ai sensi dellart. 41 della Costituzione, per il quale liniziativa
economica non pu svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza, alla libert, alla dignit
umana. Ancora alla mancanza di volont si riportano alcuni casi nei quali lanomalia sembra, a
prima vista, investire piuttosto la dichiarazione. Uno il caso della dichiarazione formata dal
dichiarante, ma comunicata al destinatario da terzi, senza il concorso della volont del dichiarante;
laltro quello della dichiarazione trasmessa s dal dichiarante al destinatario, ma per uno scopo
diverso dallaccettazione contrattuale. Lanomalia non sta, quanto al primo caso, nella non
riferibilit della dichiarazione al volente, ma nel fatto che questi non aveva affatto maturato una
volont contrattuale, giacch aveva trattenuto presso di s il testo contrattuale, e non aveva
dunque ancora deciso se spedirlo o distruggerlo. Ci che manca , dunque, la volont; come manca
la volont nel secondo caso, giacch la dichiarazione portata a conoscenza del destinatario per
scopi non contrattuali ha in s la riserva di non avere ancora maturato una decisione definitiva.
Diversi da quelli ora considerati sono i casi di divergenza fra interna volont e dichiarazione
esteriore: il dichiarante, in questi casi, vuole la dichiarazione, ma questa , per errore (c.d. errore
ostativo), formulata in modo non corrispondente alla sua interna volont, oppure inesattamente
trasmessa dalla persona o dallufficio che ne era stato incaricato. Anche in questi casi, a rigore,
manca il requisito dellaccordo delle parti: ci che una parte vuole non corrisponde a ci che
dichiara di volere e, pertanto, a ci che laltra parte accetta. Tuttavia, la legge non ravvisa in questi
casi una causa di nullit, bens una causa di annullabilit del contratto. Altro caso di divergenza fra
volont e dichiarazione quello che si determina nel caso di abusivo riempimento di foglio firmato
in bianco. Qui vengono in considerazione due distinte ipotesi: quella dellabusivo riempimento da
parte del terzo incaricato del riempimento; quella della dichiarazione cambiaria emessa
erroneamente senza indicazione dellimporto (c.d. titolo incompleto) e arbitrariamente completata
da uno dei portatori intermedi del titolo; ipotesi per la quale la giurisprudenza si pronunciata nel
senso della nullit (perch la dichiarazione non voluta), mentre la dottrina appare divisa.
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Oltre che invalido (nullo o annullabile), il contratto o latto unilaterale pu essere inesistente.
Linesistenza al di l della stessa nullit: inesistente il contratto o latto neppure identificabile
come tale, privo del minimo essenziale che permetta di parlare di un cero accadimento come di un
contratto o di un atto unilaterale. Limportanza della distinzione fra nullit ed inesistenza sta in
ci: il contratto o latto inesistente non produce neppure quei limitati effetti che il contratto o latto
nullo produce. Ad esempio, di nullit del contratto per mancanza dellaccordo delle parti si pu
discutere se entrambe le parti hanno partecipato, con la propria dichiarazione, alla formazione del
contratto. Una proposta di vendita non seguita da alcuna accettazione non un contratto nullo per
mancanza di accordo delle parti: , semplicemente, uniniziativa di contratto assunta da un
soggetto e non approda ad alcun risultato; si deve dire che il contratto non esiste. Linesistenza
una categoria di antica origine: i canonisti medioevali, cui si deve la prima elaborazione del
contratto inesistente, consideravano tale il matrimonio fra persone dello stesso sesso, e lo
consideravano inesistente perch contrario al concetto naturale di matrimonio. Oggi si fa largo
uso del concetto dinesistenza, pi che per i contratti, per quegli atti unilaterali che sono le
deliberazioni assembleari; la giurisprudenza considera inesistente la deliberazione ogni qualvolta
ritiene assente quel minimo di elementi che permetta di parlare di essa come di una deliberazione:
mancata convocazione dei soci in assemblea, mancato raggiungimento della maggioranza
prescritta o raggiungimento di essa con il voto di soggetti non legittimati. C una ragione specifica
che spiega il largo ricorso al concetto dinesistenza: se si facesse valere la contrariet di queste
deliberazioni alle norme di legge sul funzionamento dellassemblea, esse sarebbero semplicemente
annullabili, per la speciale regola di cui allart. 2377, con la conseguenza che, decorso il breve
termine per lannullamento, diventerebbero inattaccabili.
Il contratto nullo per illiceit della causa, per illiceit delloggetto, per illiceit dei motivi. Le tre
ipotesi compongono la figura designata come contratto illecito. Il concetto dilliceit esprime una
contraddizione del contratto allordinamento giuridico pi forte di quella espressa dalla sua
contrariet a norme imperative: la formula denota riprovazione per il risultato che, con il contratto,
le parti si propongono di realizzare, sotto il triplice aspetto delloggetto che esse hanno dedotto in
contratto, della causa del contratto, dei motivi del contratto. Questa pi forte contraddizione si
manifesta anche nella gi rilevata circostanza che il contratto illecito sempre e comunque nullo ed
improduttivo di effetti, mentre la comune contrariet a norme imperative tollera, per riserva finale
di cui al I comma dellart. 1418, una conseguenza diversa dalla nullit. Loggetto, la causa o i
motivi sono illeciti secondo una formula che lart. 1343 utilizza per la causa illecita quando
sono contrari a norme imperative, allordine pubblico o al buon costume. Nel suo insieme la
formula legislativa esprime unesigenza di difesa dei valori fondamentali della societ: di difesa sia
dei valori di natura collettiva, che attengono cio alla pacifica e civile convivenza fra gli uomini e al
loro progresso economico e sociale, sia di irrinunciabili valori di natura individuale, relativi alla
libert, alla dignit, alla sicurezza dei singoli. Dalle comuni norme imperative, la cui violazione di
regola rende nullo il contratto a norma dellart. 1418, le norme imperative, la cui trasgressione
rende il contratto illecito ai sensi dellart. 1343, differiscono sotto almeno due aspetti: sono sempre
norme proibitive, che impongono insormontabili divieti, mentre le comuni norme imperative
possono consistere tanto in norme proibitive quanto in norme ordinative; sono norme che si
collocano al vertice della gerarchia di valori protetti dallordinamento giuridico: non sono solo,
come le norme imperative ex art. 1418, norme poste a tutela dinteressi generali; sono, quali le
definisce la Cassazione, i principi giuridici ed etici fondamentali dellordinamento. La difesa di
questi valori fondamentali realizzata con lespressa formulazione legislativa di norme che
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Lannullabilit
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Il contratto annullabile solo nei casi in cui la legge espressamente ricollega alla violazione di
norme imperative, la speciale conseguenza dellannullabilit. Il che accade in molteplici ipotesi: in
tema di delibere assembleari, delle associazioni, della comunione, delle societ; in tema di
contratto concluso dal rappresentante in conflitto dinteressi con il rappresentato. Ma lacune
ipotesi classiche sono dal codice civile collocate sotto unapposita rubrica dedicata alla
annullabilit del contratto (artt. 1425 ss.) Un primo ordine di casi quello dellincapacit a
contrattare di una delle parti, che pu essere incapacit legale o solo naturale; il secondo ordine di
casi quello dei vizi del consenso. Sono, legalmente, incapaci di contrattare coloro che non hanno
ancora acquistato la legale capacit di agire e coloro che, avendola acquistata, lhanno
successivamente perduta: sono i minori di 18 anni (art. 2) e gli infermi di mente che, con sentenza
dellautorit giudiziaria, siano stati interdetti (art. 14), nonch i condannati allergastolo, in stato
dinterdizione legale. Sono, ancora, parzialmente privi della capacit di contrattare i minori che,
per effetto del matrimonio, abbiano conseguito lemancipazione (art. 390) e i parziali infermi di
mente che, con sentenza, siano stati inabilitati (art. 415): questi possono validamente compiere atti
di ordinaria amministrazione; non possono compiere atti di amministrazione straordinaria del loro
patrimonio. Il contratto concluso dallincapace legale di agire annullabile (art. 1425), e
lannullamento pu essere domandato al giudice: a) da chi eserciti la potest sul minore (genitori o
tutore) o sul minore emancipato (curatore) o sullinterdetto (tutore) o sullinabilitato (curatore); b)
dallo stesso minore od emancipato o interdetto o inabilitato, una volta raggiunta la maggiore et o
una volta revocato dallautorit giudiziaria lo stato dinterdizione o dinabilitazione; c) dagli eredi
o aventi causa del minore; d) da qualunque interessato, nel caso dellinterdizione legale (art. 1441).
Il contratto del minore non pu per essere annullato se il minore ha, con raggiri, occultato la sua
et (art. 1426): se il raggiro stato posto in essere da un terzo, ed il minore, di ci consapevole, si
limitato a trarne profitto senza concorrere attivamente nella macchinazione, il contratto
annullabile a norma dellart. 1425. Di fronte a questi casi si potrebbe dire che nel contratto
dellincapace manca del tutto la volont di una parte e che manca, perci, il requisito dellaccordo
delle parti, richiesto dagli artt. 1325 e 1418, a pena di nullit del contratto. Ma qui le esigenze di
protezione dellautonomia contrattuale, che imporrebbero la nullit del contratto non voluto sono
coordinate con altre esigenze, che sono attinenti alla sicurezza della circolazione dei beni e che
consigliano di contenere il pi possibile i casi di nullit del contratto. Lequilibrio fra queste
opposte esigenze realizzato considerando il contratto dellincapace solo annullabile su istanza dei
soggetti espressamente legittimati allazione e lannullamento del contratto pu essere domandato
solo entro 5 anni dalla sua data o, se chiesto dallincapace, dalla cessazione dello stato dincapacit.
In nessun caso lannullamento del contratto pu essere chiesto, a causa dellincapacit di una
parte, dallaltro contraente capace: lannullabilit del contratto prevista a protezione
dellincapace. Diversa dallincapacit legale lincapacit naturale di chi , giuridicamente, dotato
di capacit legale (art. 1425). La capacit dintendere e la capacit di volere sono previste
disgiuntamente: pu accadere che il soggetto sia in grado dintendere, ma incapace di determinarsi
coerentemente allazione. Di fronte a questi casi si potrebbe ancora dire che nel contratto
dellincapace naturale non c maggiore volont di quanta ce ne sia nel contratto dellincapace
legale, e si potrebbe argomentare che, provata lincapacit dintendere o di volere, si possa
senzaltro ottenere lannullamento del contratto. Ma non cos: la legge esige, oltre alla prova
dellincapacit, ulteriori requisiti. Occorre distinguere fra atti in genere e contratti in particolare: gli
atti in genere, inclusi fra questi gli atti unilaterali, sono annullabili, su istanza dellincapace o dei
suoi eredi o aventi causa, solo se si prova che dallatto deriva un grave pregiudizio allincapace
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(art. 428); i contratti sono annullabili, su istanza dellincapace o dei suoi eredi o aventi causa, solo
se si prova, oltre al pregiudizio per lincapace, anche la mala fede dellaltro contraente, il quale
conosceva lo stato dincapacit naturale e il pregiudizio per lincapace o avrebbe potuto accertarli
con lordinaria diligenza (art. 428). Lopinione che sembra prevalere nella giurisprudenza si basa
su unarbitraria lettura dellart. 428, nel quale si legge atti unilaterali in luogo di atti. Il punto
che lart. 428 detta, al I comma, una disciplina di specie, relativa ai soli contratti, sicch il requisito
del pregiudizio vale anche per i contratti in forza dapplicazione letterale dellart. 428, e non solo di
sua interpretazione logica. Altro problema se gli atti siano solo dichiarazioni di volont o siano
anche le dichiarazioni di scienza. Il requisito del grave pregiudizio, pensabile solo per gli atti di
disposizione, induce a condividere la prima soluzione. La legge considera lincapacit naturale non
come fattore che altera la volont, ma come fattore dalterazione della causa dellatto o del
contratto, che annullabile solo se concluso, per effetto dellincapacit della parte, a condizioni
gravemente pregiudizievoli per essa. Il grave pregiudizio per lincapace sufficiente per
lannullamento degli atti unilaterali, ma non basta per i contratti: oltre al grave pregiudizio,
occorre provare anche la mala fede dellaltro contraente. protetto, sotto questo aspetto,
laffidamento di chi, ignorandone lincapacit, ha contrattato con lincapace: lautonomia
contrattuale dellincapace sacrificata di fronte ad un interesse giudicato prevalente, che
linteresse generale ad una vasta e sicura circolazione dei beni. Uneccezione a questa regola vale
per la donazione: lincapacit naturale del donante comporta senzaltro lannullabilit del
contratto, anche se ignota al donatario (art. 775). Unaltra radicale eccezione, non prevista dalla
legge, sembra giusto introdurre: se lo stato dincapacit naturale stato provocato dallaltro
contraente o, questo consapevole, da un terzo, si deve ritenere che il contratto non sia
semplicemente annullabile, bens nullo per violenza fisica; e nullo anche se manchi lestremo del
grave pregiudizio per lincapace. Lo stato di buona o di mala fede del destinatario dellatto
unilaterale, irrilevante ai fini dellannullabilit dellatto, pu per essere rilevante ad altri effetti,
tali da rendere di fatto inutile lazione di annullamento. Cos lordine del correntista alla propria
banca, viziato da incapacit naturale del primo, sar annullabile sulla prova del grave pregiudizio
per lincapace, senza necessit di provare la mala fede della banca.
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errore, non avrebbe concluso il contratto; ed tale se ricorre una delle quattro serie dipotesi che la
legge prevede (art. 1429). Lerrore essenziale quando cade:
1) Sulla natura o sulloggetto del contratto: il primo lerrore sul tipo di contratto che si conclude,
il secondo il caso dellaliud pro alio, qui lerrore riguarda la cosa o la prestazione dedotta in
contratto;
2a) Sullidentit delloggetto: ancora un caso di aliud pro alio, non facilmente distinguibile
dallerrore sulloggetto. La serie dipotesi di cui al n. 1 e lipotesi di cui al n. 2 a) presentano questa
particolarit: lerrore sempre essenziale, per il solo fatto di cadere sulla natura o sulloggetto del
contratto o sullidentit delloggetto, senza necessit di ulteriore dimostrazione;
2b) Su qualit delloggetto che debbono ritenersi determinanti del consenso. , invece, irrilevante
lerrore sul valore in s considerato: credevo che quel mobile autentico valesse quanto lho pagato,
invece, ho appreso che vale molto meno. Qui lerrore non cade sulla qualit della cosa, ma sulla
convenienza economica del contratto, non suscettibile di riesame giudiziario. Diverso per il caso
in cui ad indurre il contraente in errore sul valore sia stato, con artifici o raggiri, laltro contraente
o, questi consapevolmente, un terzo: il contratto sar, in tal caso, annullabile per dolo, a norma
dellart. 1439. Diverso dallerrore sul valore lerrore sul prezzo, che non errore motivo, bens
errore ostativo. Incorre in errore ostativo lagente di viaggio che sottoscrive con la formula a
saldo, anzich con la formula per acconto, la ricevuta consegnata al cliente. In questi casi non si
errato sul valore delloggetto del contratto, si incorsi in errore nella dichiarazione contrattuale
espressiva del valore. Non perci corretto parlare di errore irrilevante, perch relativo alla
convenienza del contratto: si dovr, invece, indagare sullessenzialit e sulla riconoscibilit
dellerrore. Il semplice errore di calcolo (art. 1430) non rende annullabile il contratto, ma d solo
luogo a rettifica, a meno che non si traduca in errore sulla quantit. Ricorre la prima ipotesi,
secondo la Cassazione, quando, posti per fermi i dati da computare ed il criterio matematico da
seguire, sincorra in una svista materiale nelle relative operazioni aritmetiche, rilevabili prima facie
in base ai dati ed al criterio predetto, ed emendabile con la semplice ripetizione del calcolo, e non
configurabile quando si contestino gli stessi dati numerici posti in base del calcolo. Allerrore di
calcolo equiparato lerrore materiale, come quello relativo allindicazione dei dati catastali;
3) Sullidentit o sulle qualit personali dellaltro contraente. un errore che pu assumere rilievo
solo nei contratti intuitu personae, ossia quando lidentit o le condizioni personali dellaltro
contraente siano determinanti del consenso, tali per cui non si sarebbe concluso il contratto con
quella persona se non si fosse caduti in errore sulla sua identit o sulle sue condizioni personali.
Per unintera serie di tipi contrattuali, detti contratti personali, lidentit o le qualit personali del
contraente sono sempre determinanti del consenso: basta, per questi contratti, la sola prova
dellerrore sullidentit dellaltro contraente o, esatta lidentit, sulle sue qualit personali; non
occorre provare, ulteriormente, che lerrore stato determinante del consenso, essendo lidentit
del contraente circostanza inerente allessenza del contratto; cos, ad esempio, la locazione o il
mutuo o lappalto.
Nelle ipotesi fin qui considerate si tratta di errore di fatto, determinato cio da una falsa
conoscenza dei fatti o delle cose o delle persone. Ma possibile anche un errore di diritto,
provocato dallignoranza o dalla falsa conoscenza di norme di legge o di regolamento. lerrore
che cade:
4) Sui motivi del contratto, se si tratta di errore di diritto. I motivi del contratto sono di regola
irrilevanti: assumono, eccezionalmente, rilievo quando sono motivi illeciti comini ad entrambi i
contraenti.
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Lerrore di diritto pu consistere nellignoranza o nella falsa conoscenza di una norma imperativa
quanto di una norma dispositiva o suppletiva. Pu, altres, cadere su una norma imperativa che, a
norma dellart. 1419, sia destinata a sostituire una clausola nulla. La sostituzione automatica
impedisce, in tal caso, la dichiarazione di nullit del contratto, ma non ne impedisce
lannullamento per errore di diritto se il contraente prova che il motivo esclusivo e determinante
del contratto era inficiato da ignoranza della norma imperativa in questione. Allerrore di diritto
viene equiparata la sopraggiunta dichiarazione dillegittimit costituzionale della norma nel vigore
della quale si era contrattato: soluzione che si giustifica per la considerazione che le pronunce
dillegittimit costituzionale hanno effetto retroattivo ed eliminano ab origine la norma dichiarata
illegittima. Lerrore sui motivi , invece, irrilevante quando si tratta di errore di fatto: chi,
nellimminenza delle nozze, compera una casa non potr ottenere lannullamento del contratto
adducendo che latteso matrimonio non ha avuto luogo. Uneccezione a questo principio vale per
la donazione (art. 787): questa pu essere impugnata per errore sul motivo, anche se si tratta di
errore di fatto, purch il motivo risulti dallatto e sia stato il solo motivo che ha determinato la
liberalit.
Oltre che essenziale lerrore deve essere riconoscibile dallaltro contraente (art. 1428): essere tale,
cio, che una persona di normale diligenza, tenuto conto delle circostanze, avrebbe potuto rilevarlo
(art. 1431). un principio di centrale importanza: protegge laffidamento della controparte sulla
validit del contratto e, pi in generale, la sicurezza nella circolazione dei beni. Se lerrore di una
parte, quantunque essenziale, non tale per cui laltra potesse rilevarlo, la prima resta vincolata
dal contratto. Vanno considerati, a questi effetti, il contenuto e le circostanze del contratto, nonch
le qualit dei contraenti (art. 1431). Ci che lerrante deve provare lastratta riconoscibilit
dellerrore da parte dellaltro contraente, non il fatto che questi lo avesse effettivamente
riconosciuto. Tuttavia, la prova della conoscenza effettiva assorbe quella dellastratta
riconoscibilit: in tal caso, anche lerrore che luso della normale diligenza non avrebbe consentito
di riconoscere rende annullabile il contratto. La chiave di lettura dellart. 1431 non pu essere
ricercata nellart. 1337, che impone alle parti di comportarsi secondo buona fede nella formazione
del contratto. Lart. 1431 ha riguardo allo stato soggettivo dellaltro contraente, non al
comportamento contrattuale dellerrante; corretta chiave di lettura , piuttosto, quella fornita
dallart. 1147: come questo equipara la buona fede putativa alla mala fede, cos lart. 1431 equipara
la riconoscibilit alla conoscenza dellaltrui errore. Altro caso, ricompreso nel precedente,
dirrilevanza della non riconoscibilit dellerrore quello dellerrore bilaterale (o plurilaterale).
Quando lerrore comune a tutti i contraenti, esso per ci stesso conosciuto da ciascuno di essi,
rendendo irrilevante la sua eventuale non riconoscibilit. Cos, se tutti i coeredi ignorano
lesistenza del testamento dellereditando, ciascuno di essi potr impugnare per errore la divisione
amichevole fra essi intercorsa, senza bisogno di provare che linesistenza del testamento era
circostanza riconoscibile dagli altri con luso della normale diligenza. richiesto, per
lannullamento del contratto, il duplice estremo dellessenzialit dellerrore e della sua (conoscenza
o) riconoscibilit da parte dellaltro contraente, non anche, invece, lestremo dellincolpevolezza o
scusabilit dellerrore da parte dellerrante. Non , perci, dostacolo allannullamento del
contratto la circostanza che il contraente in errore avrebbe potuto, con luso della normale
diligenza, rendersi conto dellerrore ed evitare di concludere il contratto o di concluderlo a quelle
date condizioni.
Lerrore ostativo lerrore che cade, anzich sulla formazione della volont, sulla sua esterna
dichiarazione, oppure lerrore commesso dalla persona o dallufficio incaricato di trasmettere la
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dichiarazione. Nel primo caso lerrore commesso dal dichiarante, nel secondo caso lerrore
commesso da un terzo: , ad esempio, lerrore dellufficio telegrafico che riporta in modo inesatto il
prezzo o la quantit della merce venduta. Il codice civile equiparare lerrore ostativo allerrore
motivo (art. 1433), con la conseguenza che esso pu portare allannullamento del contratto solo se
riconoscibile dallaltro contraente. , questo, lestremo limite cui pu spingersi la protezione
dellaffidamento sullaltrui dichiarazione e della sicurezza nella circolazione dei beni. In questo
caso, che certamente il caso-limite, il soggetto si trova ad essere vincolato da un contratto che non
ha voluto e che ha dichiarato di non volere. qui protetto, e nel modo pi energico, laffidamento
del destinatario della dichiarazione erroneamente trasmessa. La nostra legge , in materia, pi
rigorosa di ogni altra: in altri paesi la prova dellerrore ostativo d sempre luogo allannullamento
del contratto, e il destinatario della dichiarazione, se lerrore non era da lui riconoscibile, ha solo
diritto al risarcimento dei danni che provi di avere subito per la mancata conclusione del contratto.
Ed questo uno dei punti cruciali della teoria del contratto, tale da mettere in discussione il
concetto espresso dallart. 1321, che definisce il contratto come laccordo di due o pi parti per
costituire, regolare od estinguere fra loro un rapporto giuridico patrimoniale. Qui leffetto
costitutivo, regolatore od estintivo si produce anche se non voluto da una delle parti e, perci,
anche se mancato ci che lart. 1321 definisce come laccordo fra i contraenti. Va per messo in
evidenza che la norma sullerrore ostativo non per tale da neutralizzare del tutto il ruolo della
volont. La parte non voleva emettere una dichiarazione di quel contenuto, ma voleva pur sempre
emettere o trasmettere una dichiarazione significativa nelle relazioni contrattuali: lart. 1433 rende
irrilevante il fatto che la dichiarazione non corrispondesse al suo interno volere; presuppone,
tuttavia, che il soggetto avesse voluto immettersi nel traffico giuridico, accettando di porsi in
contatto con altri per comunicare qualcosa di contrattualmente significativo. Il ruolo della volont
risulta fortemente ridotto, ma non del tutto annullato: il soggetto potr sottrarsi allapplicazione
dellart. 1433 tutte le volte in cui potr provare che la dichiarazione pervenuta alla controparte non
era stata da lui voluta o che non era stata da lui voluta la trasmissione della dichiarazione. Lart.
1433 addossa al dichiarante il rischio della divergenza fra linterna volont e lesterna
dichiarazione; gli addossa altres il rischio dellerrore del nuncius, da lui incaricato di trasmettere la
propria dichiarazione. Questa la giustificazione delle norme, ma al tempo stesso il limite della
sua applicazione: quando il soggetto provi di non avere voluto la dichiarazione, il contratto dovr
essere considerato nullo, allo stesso modo in cui nullo, per mancanza di una dichiarazione
voluta, il contratto che derivi da violenza fisica. In questa prospettiva si presta ad essere
considerata la discussa figura del dissenso occulto o malinteso, la quale ricorre quando le parti,
nonostante lapparente concordanza delle rispettive dichiarazioni, sono in realt animate da
volont non convergenti, avendo ciascuna inteso in modo diverso la propria dichiarazione.
Lipotesi sembra diversa da quanto accade in caso derrore; la mancanza di consenso non dipende
dalla divergenza tra la volont e la dichiarazione di una parte, le dichiarazioni delle parti sono
coerenti, ognuna, alla loro intenzione, ma le intenzioni sono difformi tra loro. Nel dissenso occulto
si pu incorrere in diversi casi: cos nel caso in cui il destinatario della proposta, fraintesa la
dichiarazione del proponente accetta mediante ripetizione della proposta, alla quale per
attribuisce un significato diverso da quello attribuitogli dal proponente. Per la dottrina
tradizionale nelle ipotesi di dissenso occulto si ha errore sulla dichiarazione altrui. La dottrina pi
recente tende, invece, a collocare il dissenso occulto o malinteso nella teoria dellerrore, ritenendo
che anche le ipotesi tradizionalmente ricondotte alla figura del dissenso occulto si risolvano in un
consenso dato per errore. Non vale, per questa dottrina, distinguere tra errore sulla dichiarazione
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propria ed errore sulla dichiarazione altrui: quando il destinatario, avendo frainteso la proposta,
laccetta attribuendole un falso significato, il suo errore sulla dichiarazione altrui si trasforma in
errore sulla dichiarazione propria. Ci si trova perci di fronte ad un vero e proprio errore, causa di
semplice annullabilit del contratto. Largomento della dottrina pi antica si basava anche sullart.
1362, per il quale il contratto va interpretato indagando quale sia stata la comune intenzione delle
parti. Se lindagine interpretativa mette capo alla constatazione che non cera unintenzione delle
parti che potesse dirsi comune si riteneva inevitabile concludere che non si formato laccordo
delle parti. Lequivocit insuperabile avrebbe cos dovuto portare alla nullit del contratto per
mancanza dellaccordo delle parti. Lopinione della dottrina tradizionale , ci nondimeno, da
respingere: il dissenso occulto non d luogo a nullit, bens ad annullabilit del contratto per
errore ostativo. Anche nei casi certi di errore ostativo linterpretazione del contratto, condotta
secondo il criterio di cui allart. 1362, mette capo alla conclusione che non cera una comune
intenzione delle parti; e tuttavia il contratto solo annullabile, ed annullabile solo se riconoscibile
dallaltro contraente.
Si parla di dolo, come vizio del consenso, in un senso corrispondente al concetto comune di
inganno. Dallerrore motivo il dolo differisce per la specifica causa che ha provocato lerrore: qui
un contraente indotto in errore dai raggiri usati dallaltro contraente oppure da un terzo. Se i
raggiri sono stati determinanti del consenso, tali cio che, senza di essi, la parte non avrebbe
contrattato (c.d. dolo determinante), il contratto annullabile (art. 1439); se, invece, questa avrebbe
ugualmente contrattato, ma a condizioni diverse (c.d. dolo incidente), il contratto valido, e laltro
contraente, in mala fede, deve risarcirle il danno subito (art. 1440). Il concetto di mala fede qui
impiegato come sinonimo di dolo. Il raggiro del terzo deve essere noto (non semplicemente
riconoscibile) al contraente che ne ha tratto vantaggio (art. 1439). Basta che questultimo ne fosse a
conoscenza, non occorre che avesse cospirato con il terzo nel tramare linganno: in questo diverso
caso si sarebbe in presenza di un raggiro del contraente, anche se posto in essere con laltrui
complicit. Non terzo, ovviamente, il mandatario con rappresentanza del contraente: terzo,
invece, colui che, senza rappresentanza del contraente, abbia per conto di questo condotto la
trattativa precontrattuale o abbia messo fra loro in contratto i contraenti, come il mediatore o
lagente di commercio. Il dolo laltrui induzione in errore, perci, lannullamento del contratto
per dolo richiede che il raggiro dellaltro contraente o del terzo abbia provocato un errore
rientrante nelle previsioni dellart. 1429: a chi agisce per ottenere lannullamento del contratto
viziato da dolo baster provare lerrore cui stato indotto, se lerrore verte sulla natura del
contratto o sulloggetto del contratto o sullidentit delloggetto; ma egli dovr, ulteriormente,
provare che lerrore stato determinante del suo consenso, se lerrore indotto verte su qualit
delloggetto o sullidentit o qualit dellaltro contraente. Tuttavia, la fattispecie del dolo
comunemente considerata pi vasta di quella dellerrore: include anche linduzione in errore sul
valore delloggetto del contratto, mentre un simile errore, se non indotto da dolo, irrilevante. I
raggiri con i quali singanna laltro contraente e se ne carpisce il consenso consistono,
generalmente, in comportamenti commissivi. Ma pu accadere che un contraente sia indotto in
errore da un contegno puramente omissivo dellaltro contraente (c.d. dolo omissivo): il caso
delluomo daffari che vende a caro prezzo le azioni della propria societ tacendo al compratore il
fatto che, per un improvviso tracollo aziendale, le azioni sono destinate a diventare carta straccia.
Tenere segreta una notizia pu essere raggiro altrettanto grave quanto il fornire una notizia falsa.
Per il contratto dassicurazione c, al riguardo, una norma espressa (art. 1892): la semplice
reticenza dellassicurato causa di annullamento del contratto. Non si pu per ragionare secondo
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lantico brocardo ubi lex voluit dixit: la norma esplicita, in materia di assicurazione, perch le
imprese assicuratrici hanno da tempo ottenuto una sicura enunciazione legislativa, ma ci non
esclude che questa non possa essere considerata quale espressione, in uno specifico tipo
contrattuale, di un pi generale principio, destinato ad operare anche fuori dellambito
dellassicurazione. Per ogni altro contratto si deve tener conto di un generale principio: quello
secondo il quale le parti, nello svolgimento delle trattative, debbono comportarsi secondo buona
fede (art. 1337); e ci comporta un reciproco dovere dinformazione sulle circostanze che ciascuna
parte pu ritenere determinanti del consenso dellaltra. Il dolo omissivo dovr considerarsi causa
dannullamento del contratto ogni qualvolta, date le circostanze, si deve ritenere che il contraente
avesse lobbligo dinformare laltra parte. La giurisprudenza ammette la rilevanza della reticenza,
ma la circonda, al pari della menzogna, di molte cautele, mossa dalla preoccupazione di evitare
che una qualsiasi mancata informazione possa essere sfruttata dalla controparte, pentita del
concluso contratto; ne derivano massime molto elastiche. Ecco come la Cassazione si pronuncia:
la reticenza o il silenzio, al pari del mendacio, non bastano da sole a costituire il dolo se non in
rapporto alle circostanze che, se note, avrebbero fatto desistere laltra parte dal concludere il
contratto, e in rapporto alle qualit e condizioni soggettive dellaltro contraente e al complesso del
contegno che determina lerrore di questo. I problemi pi ardui, in tema di reticenza, stanno: nel
trovare il punto dequilibrio fra dovere dinformazione e diritto al riserbo; nel tracciare il confine
fra il dovere dinformazione gravante su una parte e lonere di auto informazione incombente
sullaltra.
Nella fattispecie che ha dato luogo alla massima riportata si ritrovano entrambi i problemi. Dalla
motivazione risulta che la controversia riguardava il contratto di lavoro concluso da una societ
con un dirigente: era stato chiesto lannullamento del contratto di lavoro per dolo del dipendente,
avendo questi presentato un proprio curriculum nel quale erano indicate le precedenti
occupazioni, ma non era menzionato il fatto che lultimo rapporto di lavoro era cessati per
licenziamento, motivato dallinfamante ragione che il dirigente si era fatto corrompere da un
fornitore dellimpresa e che era stato per questo denunciato allautorit giudiziaria. Con il
principio di diritto riportato, il Supremo Collegio ha cassato la sentenza di merito che aveva
annullato il contratto per dolo. Appaiono pertinenti queste considerazioni: a) nellordinaria prassi
il curriculum che il lavoratore presenta le precedenti occupazioni, ma non precisa le ragioni per le
quali esse sono cessate, sicch pu dirsi essere onere dellaltro contraente, che ritenga rilevanti tali
circostanze, effettuare accertamenti al riguardo; b) se, nel caso di specie, il dipendente avesse
taciuto, nel proprio curriculum, lultima sua occupazione, per impedire al datore di lavoro di
scoprire linfamante ragione del licenziamento, questomissione avrebbe sicuramente integrato gli
estremi del dolo; c) linfamante circostanza formava oggetto di un procedimento penale ancora in
corso al momento della nuova assunzione, e non si pu esigere da un soggetto la comunicazione di
circostanze per lui screditanti, tali da indurre la controparte a non contrattare, se sulla loro
sussistenza effettiva non c ancora giudicato. Il diritto al riserbo si lega alla presunzione
dinnocenza dellimputato: lonest di chi viene assunto come direttore generale sicuramente
qualit personale del contraente, determinante del consenso dellaltra parte, ma nella fattispecie il
soggetto non aveva occultato la propria disonest, bens una sua vicenda ancora tutta privata,
ossia il fatto che la sua onest era stata messa in discussione davanti allautorit giudiziaria. Il c.d.
dolus bonus consiste nelle esagerate vanterie delle qualit del proprio bene o nella propria abilit
professionale che, a volte, accompagnano lofferta di un bene o di una prestazione. frequente nel
contratto isolato tra il negoziante e il cliente e, soprattutto, caratterizza la pubblicit dei prodotti
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industriali destinati alla contrattazione in serie. Una persona di media avvedutezza sa che simili
qualit vantate dal venditore non corrispondono al vero e sono frutto di esagerazione, e, poich il
diritto tiene conto solo del comportamento delluomo di media avvedutezza, nessuno potr in
questi casi chiedere lannullamento del contratto, neppure chi avesse, per avventura, confidato
nella vendita della vanteria. Ma il confine tra dolus bonus e dolus malus tende, nel nostro tempo, ad
apparire sempre pi incerto. Da un lato, i progressi continui della tecnica fanno apparire credibili,
anche agli occhi delluomo di media avvedutezza, ritrovati in passato inimmaginabili, dallaltro
lato, lasprezza della competizione commerciale ha enormemente affinato le arti persuasive degli
addetti alla vendita.
La violenza della quale si parla come di un vizio del consenso (art. 1427), la c.d. violenza morale:
consiste nellestorcere il consenso di un soggetto con la minaccia che, se il consenso non verr
prestato, verr inferto un male alla sua persona o ai suoi beni oppure alla persona o ai beni dei suoi
familiari. diversa dalla violenza fisica: questa esclude del tutto la volont del dichiarante (che,
perci, dichiara una volont non sua) e comporta la nullit del contratto; la violenza morale ,
invece, il mezzo con il quale si costringe una persona a dichiarare una propria volont, ponendola
di fronte allalternativa se rifiutare il consenso e soggiacere al male minacciato oppure sottrarsi al
male minacciato prestando il proprio consenso. Il male minacciato pu essere un male alla
persona, pu essere un male che minaccia i beni e pu riguardare la persona o i beni sia del
contraente sia del coniuge o degli ascendenti o dei discendenti. Se riguarda, invece, parenti in via
collaterale o affini o, ancora, persone non legate al contraente da rapporti di parentela o di affinit,
lannullamento del contratto rimesso alla prudente valutazione del giudice, che terr conto delle
circostanze del caso concreto, come il rapporto affettivo esistente con il contraente (art. 1436). Deve
trattarsi di un male ingiusto (art. 1435). tale il male contrario al diritto, ma un male minacciato
pu non essere contrario al diritto: il cliente che dice alla banca se non mi concedete il nuovo
mutuo che vi chiedo, trasferir il mio conto presso unaltra banca minaccia certo un male, ma la
minaccia di un male lecito, di una contromisura che ognuno pu adottare nellesercizio della
propria libert contrattuale. Analoga ipotesi quella della minaccia di far valere un diritto: questa
causa di annullamenti del contratto solo se diretta a realizzare vantaggi ingiusti (art. 1438), ossia
un vantaggio non dovuto o superiore a quello dovuto, o un risultato non inerente al diritto che si
minaccia di esercitare. il caso del datore di lavoro che al dipendente, che ha brevettato una
propria invenzione, dica se non mi cedi il tuo brevetto, ti licenzio per riduzione di personale: qui
non c alcun rapporto strumentale fra il minacciato licenziamento e la cessione del brevetto e la
minaccia di esercitare il diritto di licenziamento, anche se di questo esistono i presupposti di legge,
tende a realizzare un vantaggio ingiusto. Il male minacciato deve, inoltre, essere notevole (art.
1435): di gravit superiore, cio, al danno che il contratto estorto con la minaccia provoca al
contraente. Per esprimere questa valutazione si deve tenere conto dellimpressionabilit delluomo
medio: la minaccia deve essere di tale natura da far impressione su una persona sensata, avuto
riguardo allet, al sesso e alla condizione della persona (art. 1435). La violenza, come i raggiri del
dolo, pu provenire da un terzo (art. 1434), ma qui, a differenza che per il dolo, non occorre che la
violenza del terzo sia nota al contraente che ne ha tratto vantaggio. Di fronte alla violenza si
attenua la protezione dellaffidamento dellaltro contraente, che subir lannullamento del
contratto anche se ignaro della violenza del terzo. Non causa dannullamento del contratto il
semplice timore riverenziale (art. 1437), tradizionalmente definito metus ab intrinseco: il non osare di
dire no per la condizione di psicologica soggezione nella quale ci si pu trovare rispetto ad una
persona a causa della potenza o dellinfluenza o dellautorevolezza o della ricchezza di questa, o
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per la particolare relazione che intercorre con essa. Dal mero timore reverenziale va distinta
lipotesi in cui il personaggio importante, pur senza pronunciare minacce, lascia intendere senza
possibilit di dubbio che dallaccettazione della sua proposta dipende la carriera dellaltra parte o
la conclusione dellaffare cui aspira. Diversa dal semplice timore reverenziale anche lipotesi
dellavvertimento mafioso. il caso di chi, dopo aver respinto una proposta contrattuale, riceve
la visita di un noto personaggio della mafia, che si limita a raccomandargli, magari con parole
garbate, di accettare la proposta. Qui, anche se non sono state pronunciate minacce, il contraente sa
che la sua vita in pericolo, perch dato di comune esperienza, specie in certe regioni del sud,
che gli avvertimenti della mafia sono implicitamente gravidi di minaccia. La pi antica
giurisprudenza, ragionando in termini di metus ab intrinseco, aveva negato la rilevanza
dellavvertimento mafioso; quella successiva ha finito con il riconoscerla.
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norma dettata a tutela dellincapace, legale o naturale: si basa sulla presunzione che lincapace, in
quanto tale, non sia in grado di trarre vantaggio dalla prestazione ricevuta. Il contraente capace
deve vincere questa presunzione e provare che la sua prestazione andata a vantaggio
dellincapace. Il contratto affetto da una causa di annullabilit pu essere convalidato, con leffetto
di sanare il contratto e di precludere lazione di annullamento. Lo si pu convalidare in due modi:
a) con unespressa dichiarazione di convalida, proveniente dalla parte cui spetta lazione di
annullamento (art. 1444). Se lazione di annullamento spetta a pi soggetti, la dichiarazione di
convalida che non provenga da tutti sar inidonea a convalidare il contratto;
b) in modo tacito (art. 1444): la parte cui spetta lazione d volontariamente esecuzione al contratto,
pur conoscendo la causa di annullabilit.
La convalida atto unilaterale, dotato di una propria causa: esso non partecipa dei requisiti di
forma del contratto da convalidare e produce i suoi effetti dalla data del contratto convalidato.
Non pu, allopposto, essere convalidato il contratto nullo (art. 1423): leventuale dichiarazione di
convalida o la volontaria esecuzione del contratto non preclude lazione di nullit, salva la diversa
regola vigente per la donazione (art. 799). Fuori da questa ipotesi, lunico rimedio il rinnovo
dellatto, che contratto nuovo, produttivo di effetti solo dalla sua data. La rettifica del contratto
prevista dallart. 1432 per il caso di errore: la parte in errore non pu domandare lannullamento
del contratto se laltra offre di eseguirlo in modo conforme al contenuto e alle modalit del
contratto che quella intendeva concludere. Lofferta di rettifica d luogo ad una modificazione del
contenuto del contratto, tale da riportarlo al contenuto contrattuale supposto dallerrante. Poich
questi non pu rifiutare lofferta, si in presenza di un atto unilaterale (recettizio), di per s
produttivo delleffetto modificativo. La norma formulata solo per il caso dellerrore; tuttavia, non
se ne pu escludere lapplicazione agli altri vizi del consenso. Lofferta di rettifica ammissibile,
tuttavia, solo se essa non possa arrecare pregiudizio allerrante; essa preclusa dal fatto che
lerrante abbia, nel frattempo, perso interesse al contratto, oggettivamente diventato per lui non
pi conveniente. Il contratto nullo , invece, suscettibile di conversione. Ci accade quando un
contratto, nullo come contratto di un dato tipo, presenta tuttavia i requisiti di un altro tipo
contrattuale: se si pu ritenere, avuto riguardo allo scopo perseguito dalle parti, che esse avrebbero
voluto anche il diverso tipo contrattuale di cui sono presenti i requisiti di forma e di sostanza, il
contratto nullo produce gli effetti di questo diverso tipo contrattuale (art. 1424). La conversione del
contratto nullo applicazione di un pi generale principio, che quello della conservazione del
contratto: la legge tende, fin che possibile, ad attribuire effetti ad una dichiarazione di volont;
esprime il proprio favore per la conclusione degli affari. La conversione implica un mutamento
della causa del contratto: lart. 1424 lo rende possibile entro un ambito circoscritto dallo scopo
perseguito dalle parti. Lart. 1424 sesprime con un linguaggio ambiguo, mosso dalla
preoccupazione di contemperare laccolto principio di conservazione con il rispetto della volont
delle parti: esso subordina la conversione alla presenza della c.d. volont ipotetica dei contraenti,
che avrebbero voluto il diverso contratto se avessero conosciuto la nullit di quello concluso. La
conversione non pu essere pronunciata dufficio dal giudice: il giudice la dispone su domanda di
una delle parti, diretta a contrastare lazione di nullit dellaltra. Il giudice non esegue due
operazioni, dichiarando prima la nullit di un contratto e poi creando ex novo un diverso contratto;
esegue una sola operazione: respinge lazione di nullit del contratto. La conversione non
sostituisce un contratto nullo, effettivamente voluto dalle parti, con un contratto valido, voluto
dalle parti solo ipoteticamente; essa modifica la causa del contratto originariamente voluto dalle
parti. Fra le molteplici ipotesi di mutamento della causa del contratto alcune volontarie, altre
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forzose quella prevista dallart. 1424 si caratterizza come un mutamento forzoso, legittimo solo
nei limiti in cui la diversa causa, che prende il posto della causa originaria, realizza il medesimo
scopo perseguito dalle parti. La giurisprudenza ha posto altri limiti alla conversione: non opera se
le parti conoscevano la causa di nullit del contratto, se la nullit deriva da illiceit, se si pretende
di convertire una donazione nulla per mancanza di forma solenne in una promessa di pagamento,
quale atto unilaterale.
Il principio di conservazione ispira molteplici norme in materia di contratti; qui vanno segnalate
quelle relative alla nullit parziale. Le cause di nullit che investono solo singole clausole del
contratto comportano nullit di quelle clausole, ma non la nullit dellintero contratto: se risulta
che non erano clausole essenziali, tali per cui le parti non avrebbero concluso il contratto senza
quelle clausole (art. 1419); se, in ogni caso, le clausole nulle sono sostituite di diritto da norme
imperative di legge (art. 1419). Il secondo principio trova molteplici applicazioni: la nullit delle
clausole di esonero da responsabilit per dolo o per colpa grave (art. 1229) non consente mai di
accertare se, in loro difetto, le parti avrebbero ugualmente concluso il contratto; comporta,
semplicemente, la responsabilit delle parti per dolo o colpa grave. Altro caso risulta dalla
legislazione urbanistica: il diritto del proprietario di unit abitativa alluso dellarea predisposta
per il parcheggio degli autoveicoli passa, in caso di locazione dellalloggio, al conduttore di questo
nonostante la clausola contrattuale che ne esclude il passaggio, affetta da nullit parziale. Il
principio di conservazione del contratto si combina con un altro principio che quello
dellintegrazione del contratto (art. 1374); il contenuto di questo determinato, oltre che dalla
volont delle parti, anche da disposizioni di legge. La giurisprudenza ha precisato che lindagine
sullessenzialit della clausola va condotta con criterio oggettivo, con riferimento alla perdurante
utilit del contratto rispetto agli interessi con esso perseguiti; ha, infine, ricercato il giusto punto
di equilibrio fra esigenze di conservazione del contratto e protezione dellautonomia contrattuale,
precisando che la nullit parziale pu essere dichiarata soltanto allorch occorra amputare una
parte del contratto senza la quale i contraenti avrebbero ugualmente raggiunto laccordo e non
pure nel caso in cui occorrerebbe procedere, da parte del giudice, ad adeguamento e rettifiche delle
complessive prestazioni al fine del loro equilibrio. Altra applicazione del principio di
conservazione nei contratti plurilaterali con comunione di scopo: la nullit (art. 1420) o
lannullabilit (art. 1446) della partecipazione al contratto di una delle parti non comporta nullit
dellintero contratto se la sua partecipazione al contratto non debba, secondo le circostanze,
considerarsi essenziale, e se il contratto, pertanto, pu ugualmente avere attuazione con le parti
restanti.
Invalidit ed inefficacia
Dallinvalidit del contratto si deve distinguere linefficacia del contratto, che a differenza della
prima non trova nel codice civile una considerazione unitaria e generale. Il contratto invalido
anche inefficace, improduttivo delleffetto, proprio del contratto (art. 1321), di costituire, regolare
od estinguere fra le parti un rapporto giuridico patrimoniale. La sentenza che dichiara la nullit o
che pronuncia lannullamento del contratto lo rende improduttivo di effetto, tanto fra le parti
quanto rispetto ai terzi, ed elimina, di regola, anche gli effetti che si siano nel frattempo prodotti
(effetto retroattivo della sentenza), salvi nel caso di annullamento i diritti acquistati a titolo oneroso
dai terzi di buona fede (art. 1445). Linefficacia presenta tuttavia unestensione maggiore
dellinvalidit. Consegue, di regola, allinvalidit del contratto, ma pu investire anche contratti in
s validi, ponendosi in tal caso quale categoria concettuale autonoma rispetto a quella
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dellinvalidit. La sua nota saliente sta nella maggiore elasticit di questa figura, nella sua idoneit
a meglio realizzare il trattamento corrispondente agli interessi in gioco, in contrasto con la
rigidit della disciplina dellinvalidit. Le cause che provocano inefficacia possono essere
variamente classificate:
1) A volte sono cause dello stesso ordine di quelle che producono nullit del contratto: cos la
contrariet del contratto a norme imperative determina, di regola, la sua nullit; ma la stessa
norma che, allart. 1418, I comma, enuncia questa regola formula la riserva salvo che la legge
disponga diversamente. Pu in tal modo accadere che il contratto contrario a norme imperative
sia annullabile anzich nullo, ma pu, altres, accadere che la contrariet a norme imperative trovi
nella legge una sanzione diversa dallinvalidit, quale linefficacia del contratto. La giurisprudenza
ha avuto modo di avvedersene con riguardo alla vendita immobiliare conclusa in violazione di
una prelazione legale. La vendita, sebbene in contrasto con la norma imperativa che impone
allalienante di un fondo rustico od urbano di farne offerta allaffittuario o al locatario, contratto
valido, ma inefficace nei confronti dellavente diritto alla prelazione, cui legislativamente
concesso il rimedio, diverso dallazione di nullit, del riscatto dellimmobile nei confronti del terzo
acquirente. Del pari, le clausole vessatorie sono inefficaci a norma dellart. 1341 se non approvate
per iscritto, ma, non senza contraddizione, sono considerate nulle dallart. 36 del Codice del
consumo, in quanto clausole che contravvengono alla norma imperativa di cui allart. 33 dello
stesso codice;
2) Altre volte le cause che producono inefficacia sono dello stesso ordine di quelle che producono
annullabilit del contratto: cos gli atti compiuti dal fallito dopo la dichiarazione di fallimento sono
inefficaci nei confronti dei creditori, e ci quantunque la condizione del fallito, privato
dellamministrazione e della disponibilit del suo patrimonio, si presti ad essere descritta in
termini dincapacit legale;
3) Produce inefficacia, e non nullit, la simulazione del contratto: inefficacia fra le parti (art. 1414),
inefficacia rispetto a determinate serie di terzi (art. 1415-1416). Qui il contratto voluto, sicch non
pu parlarsi di nullit ai sensi dellart. 1418; non ne sono per voluti gli effetti, ci che
legislativamente valutato come compatibile con la validit e come produttivo di una sola relativa
inefficacia del contratto;
4) E inefficace il contratto in frode ai creditori nei confronti del creditore che abbia esercitato
lazione revocatoria;
5) Altre volte linefficacia del contratto consegue al mancato assolvimento di un onere da parte dei
contraenti: cos i contratti soggetti a trascrizione (artt. 2643, 2645), se non trascritti, non hanno
effetto riguardo ai terzi che abbiano acquistato diritti in base ad un atto trascritto o iscritto
anteriormente alla trascrizione dei medesimi (art. 2644);
6) Linefficacia pu, ancora, conseguire al difetto di legittimazione del soggetto che ha posto in
essere latto, ossia dellidoneit del soggetto a disporre del rapporto che forma oggetto dellatto.
il caso del contratto concluso dal falsus procurator, ed impropriamente lart. 1398 sesprime al
riguardo in termini dinvalidit del contratto;
7) Va, infine, menzionata linefficacia dipendente da condizione volontaria o legale: il contratto
pu essere, in tali casi, temporaneamente inefficace (in attesa del verificarsi della condizione
sospensiva) o solo temporaneamente efficace (in attesa del verificarsi della condizione risolutiva).
Caratteristiche costanti dellinefficacia non dipendente da invalidit sono:
a) La sua relativit, in contrasto con linefficacia assoluta del contratto nullo. Sotto questo aspetto si
manifesta la maggiore elasticit del concetto dinefficacia rispetto a quello di nullit, la sua idoneit
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a meglio rispondere alle esigenze di regolazione degli interessi in gioco. Cos la simulazione rende
inefficace il contratto solo nei confronti dei terzi indicati negli artt. 1415 e 1416;
b) La sua convalidabilit, in contrasto con linconvalidabilit del contratto nullo (art. 1423): cos,
ammette ratifica il contratto del falsus procurator (art. 1399). Sotto questi aspetti linefficacia
sembra assimilabile allannullabilit; da questa, tuttavia, differisce per limprescrittibilit
dellazione relativa, in quanto azione di accertamento, in contrasto con la soggezione alla
prescrizione quinquennale dellazione di annullamento (art. 1442);
c) La sua non convertibilit, per contro, in contrasti con la convertibilit del contratto nullo a
norma dellart. 1424;
d) La non operativit, nel caso dinefficacia parziale, delleccezione di essenzialit della clausola
inefficace, in contrasto con il principio espresso per la nullit parziale dellart. 1419.
La simulazione
C simulazione quando i contraenti creano, con la propria dichiarazione, solo le parvenze esteriori
di un contratto, del quale non vogliono gli effetti (art. 1414), oppure creano le parvenze esteriori di
un contratto diverso da quello da essi voluto. La simulazione pu, in particolare, assumere tre
forme:
a) simulazione assoluta (art. 1414, I comma): ricorre quando le parti concludono un contratto e, con
separato e segreto accordo (detto controdichiarazione), dichiarano di non volerne alcun effetto. Il
loro intento di creare, di fronte ai terzi, lapparenza del trasferimento di un diritto dalluna
allaltra o lapparenza dellassunzione di unobbligazione delluna rispetto allaltra. un intento
che pu derivare dalle pi diverse ragioni: alla simulazione assoluta ricorre, principalmente, chi
vuole occultare i propri beni agli occhi dei creditori per sottrarli alle loro pretese o chi vuole
nasconderli al fisco per sottrarli alla tassazione. Alla simulazione si fa ricorso anche per eludere un
divieto di legge o unobbligazione contrattuale di non fare: cos chi non pu, per legge, esercitare il
commercio o chi si obbligato, per contratto, a non fare concorrenza elude il divieto di legge o il
patto di non concorrenza simulando un affitto dellazienda, che a questo modo appare esercitata
dal fittizio affittuario;
b) simulazione relativa (art. 1414, II comma): si ha quando le parti creano lapparenza di un
contratto diverso da quello che esse effettivamente vogliono. Se ne possono distinguere due specie:
b1) la simulazione relativa totale: qui si hanno due contratti, il contratto simulato, che quello
destinato solo ad apparire allesterno, ed il contratto dissimulato, che quello realmente voluto
dalle parti. Il primo pu essere diverso dal secondo per il tipo contrattuale: si simula, ad esempio,
una vendita, mentre in realt si fa una donazione;
b2) la simulazione relativa parziale: qui la simulazione investe solo una clausola contrattuale,
sicch il contratto dissimulato (parzialmente) diverso per il suo contenuto: cos in una vendita
pu essere simulato il prezzo, che nel contratto simulato indicato in una somma inferiore a quella
reale;
c) interposizione fittizia di persona: una particolare specie di simulazione relativa, che investe
lidentit di una delle parti: nel contratto simulato appare come contraente un soggetto (detto
interposto) che persona diversa dal reale contraente (interponente). Cos, chi si accinge ad
acquistare un bene, ma non vuole che il bene che sta per acquistare appaia suo agli occhi dei terzi
(dei suoi creditori, del fisco, ecc.), fa figurare come compratore un compiacente parente od amico.
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E cos si d vita ad una vendita simulata, nella quale appare compratore linterposto, e ad una
sottostante vendita dissimulata, nella quale il compratore linterponente, ossia il compratore
effettivo. Nel linguaggio della pratica si parla, in questi casi, dintestazione fittizia di un bene,
alludendo al fatto che il bene acquistato appare, a seguito della trascrizione del contratto simulato
nei registri immobiliari, come appartenente ad un fittizio proprietario. Linterposizione fittizia
solo una delle molteplici tecniche mediante le quali risulta attuabile linterposizione di persona,
ossia la frapposizione di uno scherma fra linteressati ed i terzi. Si deve distinguere,
fondamentalmente, fra interposizione fittizia ed interposizione reale di persona, e questultima, a
sua volta, pu presentarsi nella forma del contratto fiduciario oppure in quella della
rappresentanza indiretta (o mandato senza rappresentanza). La volont di concludere un contratto
simulato o, nel caso dellinterposizione fittizia, di farlo concludere da altri risulta da un apposito
accordo di simulazione, detto anche controdichiarazione: nel caso della simulazione assoluta le parti
dichiarano di non volere affatto gli effetti del contratto fra esse concluso; in quello della
simulazione relativa dichiarano di volere, in luogo del contratto simulato, un diverso contratto.
Laccordo di simulazione (quanto meno) un accordo a due nella simulazione assoluta e in quella
relativa deve essere (quanto meno) un accordo a tre nellinterposizione fittizia di persona, giacch
qui partecipano alla controdichiarazione sia le parti del contratto simulato sia il terzo interponente.
Non basta un accordo a due fra interposto e interponente: occorre la partecipazione del terzo o,
quanto meno, la sua adesione successiva allaccordo. Il diretto contraente dellinterposto, se non
fosse partecipe della controdichiarazione, potrebbe esigere dallinterposto, anzich
dallinterponente, lesecuzione del contratto.
La natura dellaccordo di simulazione controversa: per alcuni si tratta di un patto, non di un
contratto, mentre per altri non si tratta neppure di un atto di volont, ma di una dichiarazione di
scienza, contenente riconoscimento dellinesistenza di un contratto apparentemente stipulato, nel
caso della simulazione assoluta; dellesistenza di un contratto diverso, realmente voluto dalle parti,
nel caso della simulazione relativa; e da ci la Cassazione desume linammissibilit della
risoluzione dellaccordo di simulazione per mutuo dissenso. Ma si tratta di posizione incoerente,
giacch la Cassazione conferisce natura di contratto al contratto daccertamento, che ha natura solo
dichiarativa, e considera dichiarazione di volont, fonte di obbligazione, la ricognizione di debito.
Si deve dire piuttosto che il mutuo dissenso concepibile per i contratti dispositivi, non anche per
quelli dichiarativi.
Ragionando con logica astratta si dovrebbe pervenire alla conclusione che il contratto simulato sia
nullo: non c valido contratto senza volont delle parti, e il contratto simulato , per lappunto, un
contratto non voluto. Ubbidendo a questa logica astratta la giurisprudenza in passato prevalente
ha parlato di nullit del contratto simulato, ed alla medesima conclusione sono pervenute anche
accorte dottrine. Questo modo di argomentare ha radici culturali alquanto evidenti, le quali
risiedono nella premessa che il contratto un negozio giuridico e questo , per definizione, la
dichiarazione di volont diretta a produrre effetti giuridici, sicch la dove manca, come manca
nella simulazione, la volont degli effetti, non si pu dire di essere in presenza di un negozio
giuridico n, di conseguenza, di un contratto. per un fatto che, nel sistema del vigente codice
civile, il requisito dellaccordo delle parti, prescinde dalla volont degli effetti, come reso palese
dalla norma che, allart. 1433, subordina lannullamento del contratto per errore ostativo alla
riconoscibilit da parte dellaltro contraente, rendendo cos inattaccabile e vincolante per lerrante,
se lerrore non riconoscibile da parte dellaltro contraente, un contratto non voluto. del pari un
fatto che il codice civile qualifica non come nullo, bens come inefficace, il contratto simulato (art.