Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Il patrimonio del debitore funge da garanzia generica della sua obbligazione: il creditore, pertanto,
ha interesse a che questo non subisca diminuzioni.
A tale scopo la legge appresta, in favore del creditore, mezzi diretti a conservare la garanzia patrimo-
niale.
Nozione: è l’azione che permette al creditore di sostituirsi al debitore nell’esercizio dei diritti e
delle azioni a lui spettanti verso i terzi.
Funzione: l’azione ha funzione cautelare, in quanto tende a preservare la futura realizzazione del
diritto di credito.
Presupposti: i presupposti dell’azione sono due: l’inerzia (non importa se colposa o dolosa) del
debitore, che trascura di esercitare i suoi diritti nei confronti dei terzi, e che tale inerzia cagioni un
pregiudizio al patrimonio del debitore.
Effetti: l’esercizio dell’azione pur se effettuato dal creditore va a vantaggio del debitore, in quanto
è il suo patrimonio che si arricchisce.
Il creditore dovrà poi procedere alla normale esecuzione patrimoniale.
Limiti: il creditore può sostituirsi solo nell’esercizio delle azioni e dei diritti a contenuto direttamen-
te patrimoniale, sono escluse quindi le azioni e diritti il cui esercizio produce effetti patrimoniali indiretti
sul patrimonio del debitore e le azioni personali (ad esempio riconoscimento di figlio naturale).
Nozione: l’azione revocatoria è l’azione che consente al creditore di far dichiarare inefficaci nei
suoi confronti gli atti di disposizione del debitore che rechino pregiudizio alle sue ragioni.
Presupposto: il debitore deve aver compiuto consapevolmente atti di disposizione al fine di sot-
trarre beni all’esecuzione patrimoniale.
Prescrizione: il termine di prescrizione dell’azione revocatoria è di cinque anni dalla data dell’atto.
Nozione: misura cautelare preventiva che il creditore può chiedere quando ha fondato motivo di
temere la perdita delle garanzie per il proprio credito; tramite il sequestro si impedisce che il debitore
disponga del bene.
Esercizio: si attua nelle stesse forme del pignoramento; è diverso però il titolo (il sequestrante non
acquista ragioni preferenziali sul bene) e lo scopo (misura cautelare generica).
4 Diritto di ritenzione
Nozione: è il diritto del creditore di rifiutare la consegna di una cosa da lui detenuta e di proprietà
del debitore, fino a quando non sia stata adempiuta l’obbligazione.
Natura: forma di autotutela e di legittima difesa, consentita solo nei casi espressamente previsti
dalla legge (748, 1502, 1006).
5 Esecuzione forzata
Il creditore, dopo aver fatto accertare dal giudice l’inadempimento, può far espropriare i beni del
debitore.
Organo dell’esecuzione è lo Stato che interviene sia nella fase della cognizione, cioè nel momento
del riconoscimento del diritto; sia nella fase dell’esecuzione cioè nel momento di realizzazione dell’in-
teresse creditorio.
1 Nozioni generali
Nozione: il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un
rapporto giuridico patrimoniale (1321) avente, cioè, come oggetto cose o prestazioni suscettibili di
valutazione economica. È un negozio bi o plurilaterale.
䉴 Legge
• integrativa, quando la legge nulla dice
al riguardo
Fonti 䉴 Volontà delle parti • derogatrice, quando le norme di leg-
ge sono derogabili
Presupposto del contratto: capacità di contrattare, intesa quale aspetto più specifico della gene-
rale capacità di agire. Deve sussistere al momento della dichiarazione.
Contratti reali: re perficitur obligatio, si perfezionano con la consegna della cosa. La fattispecie si
perfeziona, perciò, con concorso di due elementi: consenso e consegna. Sono un numerus clausus
(es. comodato, mutuo, deposito e pegno).
I contratti di durata: sono quelli la cui esecuzione si protrae nel tempo per soddisfare un bisogno
del creditore che si estende anch’esso nel tempo. Si distinguono in:
— contratti ad esecuzione continuata: in cui la prestazione è unica ed ininterrotta nel tempo (es. locazione);
— contratti ad esecuzione periodica: in cui si hanno più prestazioni, che sono ricorrenti a date presta-
bilite (es. rendita) oppure saltuarie, su richiesta di una delle parti (es. conto corrente).
Contratti con effetti reali: sono quei contratti che producono come effetto il trasferimento della
proprietà di un bene determinato, la costituzione o il trasferimento di un diritto reale su un bene deter-
minato ovvero il trasferimento di altro diritto (1376).
Contratti con obbligazioni a carico di una sola parte: sono quei contratti da cui si genera un
obbligo a carico di una sola parte che si trova nella posizione esclusiva di debitore (es. mutuo senza
interessi, deposito, comodato).
Contratti bilaterali imperfetti: sono quei contratti nei quali anche se ciascuna parte può preten-
dere una prestazione, le prestazioni reciproche non sono legate dal nesso di corrispettività (es. man-
dato in base al quale il mandatario si obbliga ad agire per il mandante e quest’ultimo assume l’obbligo
di rimborsare le spese).
Contratti aleatori: i contratti aleatori sono contratti a prestazioni corrispettive, in cui alla prestazio-
ne certa di una parte corrisponde una prestazione incerta dell’altra ovvero è incerta l’entità di entram-
be le prestazioni. Non sono soggetti a rescissione per lesione (1448) né a risoluzione per eccessiva
onerosità (es. contratto di assicurazione).
Clausole vessatorie: sono abusive, in quanto vessatorie, tutte le clausole che, malgrado la buona
fede, determinano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi deri-
vanti dal contratto, tenendo conto della natura del bene e del servizio oggetto del medesimo e delle
circostanze di fatto esistenti al momento della sua conclusione (33 e 34, d.lgs. 206/2005).
Disciplina 䉴 Le clausole giudicate abusive sono nulle, il contratto rimane valido per
il resto (36, co. 1, d.lgs. 206/2005)
L’art. 37, d.lgs. 206/2005 stabilisce che, oltre alle normali azioni giudiziarie, le associazioni rappre-
sentative dei consumatori e dei professionisti, le Camere di commercio, industria, artigianato ed agri-
coltura, possono convenire in giudizio il professionista o le associazioni di professionisti che utilizzano
o che raccomandano l’uso di clausole reputate abusive e chiedere al giudice che ne inibisca l’uso
qualora ne sia accertata l’abusività.
Osservazioni
Le disposizioni del codice civile in materia di clausole vessatorie si applicano ai contratti del consu-
matore soltanto se non sono derogate dal Codice del consumo o da altre disposizioni più favorevoli
per il consumatore; pertanto, l’interprete sarà tenuto a ricercare le norme più favorevoli applicabili
(in via diretta o analogica) e qualora tale indagine dia un esito negativo potrà applicare le norme del
codice civile.
䉴 Class action: l’art. 2, co. 445-449, della Legge finanziaria 2008 ha intro-
dotto nell’ordinamento italiano l’azione collettiva risarcitoria a tutela dei
consumatori (cd. class action, in vigore dal 1° gennaio 2010): trattasi di
un innesto fatto al codice del consumo con l’inserimento dell’art. 140bis.
La class action è un istituto mutuato da altri sistemi giuridici, essa infatti
è propria degli Stati Uniti. Si tratta di un’azione legale condotta da uno o
più soggetti che chiedono la soluzione di una questione comune di fatto
o di diritto, la quale deve avvenire con effetti ultra partes per tutti i compo-
nenti presenti e futuri della classe rappresentata.
Si segnala anche la recente introduzione della c.d. azione di classe
amministrativa nei confronti delle amministrazioni pubbliche e dei con-
cessionari di servizi pubblici che si discostano dagli standard qualitati-
vi ed economici nell’erogazione dei servizi (D.Lgs. 198/09).
In sintesi
La categoria del negozio giuridico non è accolta nell’attuale ordinamento giuridico italiano il quale,
confermando la tradizione del codice napoleonico e del codice civile del 1865, si limita a definire la
categoria generale del contratto.
Questa scelta si pone al termine di una lunga evoluzione concettuale e sancisce l’orientamento più
pratico che dottrinale adottato dal legislatore del 1942. La mancata adozione di una disciplina
generale del negozio giuridico viene spiegata in ragione sia dell’eccessiva ampiezza della catego-
ria dell’atto negoziale, sia della centralità del contratto come principale forma di manifestazione
dell’autonomia privata (BIANCA).
Dalla definizione che abbiamo dato del contratto (v. par. 1) si deduce che: a) il contratto è un negozio
necessariamente bi o plurilaterale col quale si compongono interessi inizialmente opposti o quanto-
meno non coincidenti; b) il contratto ha la funzione di costituire, regolare o estinguere un rapporto
giuridico; c) il contratto ha sempre natura patrimoniale .
Le parti, prima di giungere alla conclusione dell’accordo, pongono in essere una attività prepara-
toria e strumentale al raggiungimento dell’incontro delle volontà. Questa attività può acquistare rile-
vanza giuridica anche in caso di mancata conclusione dell’accordo.
Nozione: è la responsabilità che sorge in capo a chi, durante la fase delle trattative, viola l’obbligo
giuridico di comportarsi secondo buona fede; ad esempio abbandonandole immotivatamente.
Risarcimento: è limitato all’interesse negativo, cioè all’interesse che un soggetto aveva a non
iniziare le trattative, quindi comprende:
— danno emergente: spese e perdite connesse alle trattative.
— lucro cessante: vantaggio che sarebbe potuto derivare da diverse trattative.
2.1. • Proposta
Nozione: la proposta è la dichiarazione che contiene tutti gli elementi del contratto, emessa mani-
festando l’intenzione di obbligarsi.
2.1.2. • Disciplina
— La proposta è revocabile fino a che non sia accettata (1328).
— La stessa proposta può essere rivolta a più persone (c.d. offerta al pubblico).
— Perde efficacia quando l’accettazione non interviene entro il termine stabilito dal proponente.
— Perde inoltre efficacia in caso di morte o sopravvenuta incapacità a contrarre del proponente,
anteriore alla conoscenza dell’intervenuta accettazione ( intrasmissibilità della proposta).
La proposta non perde efficacia se è fatta da un imprenditore nell’esercizio della sua impresa,
salvo che si tratti di un piccolo imprenditore.
Proposta ferma: è la proposta che il proponente si impegna a non revocare per un certo tempo
entro il quale il destinatario può accettare.
Proposta nei contratti con obbligazioni a carico del solo proponente: la proposta è irrevoca-
bile appena giunge a conoscenza del destinatario (1333), in quanto si presume l’accettazione della
controparte.
Opzione: proposta irrevocabile che sorge da un contratto stipulato tra due soggetti; di solito è
fissato un termine di efficacia della opzione, se manca è stabilito dal giudice.
Natura: proposta revocabile; la revoca deve avvenire con le stesse forme della proposta (1336).
䉴 Invito a trattare: quando l’offerta al pubblico non contiene tutti gli estremi
del contratto da concludere (es. prezzo); è un invito ad iniziare delle trattative
Figure affini
䉴 Promessa al pubblico: è un negozio giuridico; fonte di una obbligazio-
ne appena è resa pubblica indipendentemene dall’accettazione (1989)
Differenze
2.2. • Accettazione
Nozione: dichiarazione recettizia diretta al proponente che contiene l’accoglimento della proposta
(1326).
Accettazione tacita: si ha
quando risulta da un com- 䉴 Per richiesta del proponente
portamento manifesto e
inequivocabile; cioè viene 䉴 Per la natura dell’affare
eseguito immediatamente 䉴 Secondo gli usi
il contratto (1327):
Osservazioni
Le norme del codice civile sulla conclusione del contratto si applicano anche alla conclusione dei
contratti telematici stipulati mediante l’utilizzo del computer. La legge (art. 13, D.Lgs. 70/03) non
detta norme specifiche sul perfezionamento di tali contratti: viene soltanto imposto, al prestatore
del bene o del servizio al quale venga inoltrato un ordine per via telematica, l’obbligo di trasmettere,
senza ritardo e per via telematica, la ricevuta dell’ordine contenente un riepilogo delle condizioni
applicabili al contratto, le informazioni sulle caratteristiche essenziali del bene o del servizio, l’indi-
cazione del prezzo, dei mezzi di pagamento, del recesso, dei costi di consegna e dei tributi applica-
bili. L’ordine e la ricevuta si considerano pervenuti quando le parti alle quali sono indirizzati hanno
la possibilità di accedervi (secondo il principio già enunciato nell’art. 1335 c.c.).
Nozione: è un contratto il cui contenuto è predisposto unilateralmente dal proponente con clausole
prestabilite cui l’altro contraente può solo aderire senza alcuna possibilità di modificarne il contenuto.
Rientrano in questa figura le condizioni generali di contratto (1341) e i contratti stipulati mediante
moduli o formulari (1342).
4 Contratto preliminare
Nozione: iI contratto preliminare è quel contratto con il quale le parti si obbligano a stipulare un
futuro contratto definitivo di cui devono, però, aver già determinato il contenuto essenziale.
䉴 È cedibile
Caratteri
䉴 È un contratto ad esecuzione differita
Forma: deve essere la stessa prescritta dalla legge per il contratto definitivo (1351).
Possono essere trascritti solo i preliminari che risultano da atto pubblico o da scrittura privata con
sottoscrizione autenticata o accertata giudizialmente.
I contratti possono essere trascritti anche se sottoposti a condizione o sono relativi ad edifici da
costruire o in corso di costruzione.
Differenze
Il contratto preliminare va tenuto distinto dalle cd. minute (o puntuazioni) che riproducono gli accor-
di già raggiunti fino ad un determinato momento delle trattative ancora in corso. Le intese docu-
mentate nelle minute, a differenza del contratto preliminare, non sono vincolanti per le parti, ma
assumono solo il valore di pro-memoria per l’ulteriore svolgimento delle trattative.
Nozione: è il contratto con il quale si realizza la sostituzione di un soggetto nella posizione contrat-
tuale di uno dei contraenti originari, realizzandosi così una vera successione a titolo particolare per
atto tra vivi nel contratto.
Possono cedersi solo i contratti con prestazioni corrispettive, se queste non sono state ancora
eseguite (1406).
Natura: la dottrina dominante e la giurisprudenza lo configurano come negozio trilaterale; occorre
quindi il consenso di tutte e tre le parti coinvolte nella operazione. Il consenso del contraente ceduto
può anche essere prestato preventivamente.
In sintesi
L’art. 1325 inserisce tra i requisiti del contratto l’accordo delle parti. Per accordo si intende il c.d. in
idem placitum cioè l’ incontro delle manifestazioni di volontà dei contraenti (c.d. consensualismo:
occorre il consenso di tutte le parti).
Per verificare se l’accordo delle parti si è realizzato, occorre considerare il significato oggettivo
delle dichiarazioni: la volontà rilevante è quella in cui si fondono la proposta e l’accettazione (TRA-
BUCCHI).
La «capacità di contrarre» è, in sostanza, un aspetto della capacità di agire: la idoneità a compiere
atti produttivi di effetti giuridici, che deve esistere al momento della dichiarazione .
La capacità contrattuale è la regola, ma, in alcuni casi, la legge richiede una capacità più intensa,
ossia la capacità di disporre, come per la donazione (art. 774) e la transazione (art. 1966).
Si ricordi che la capacità di disporre implica l’attitudine a porre in essere, da sé, atti di alienazione,
ossia di diminuzione del proprio patrimonio, contro corrispettivo o a titolo gratuito. L’inabilitato, ad
esempio, non ha autonoma capacità di disporre, in considerazione del suo stato di infermità mentale.
note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
1 Interpretazione
Il contratto scaturisce dalle manifestazioni di volontà delle parti, che si fondono in un accordo.
Queste sono trascritte in un documento (contratto scritto) o espresse oralmente (contratto orale): è,
quindi, possibile che queste manifestazioni possano risultare non rispondenti esattamente alla volontà
delle parti, o non esattamente intellegibili, o incomplete; quindi è necessario interpretare il contratto,
cioè ricercare il vero significato della volontà espressa dalle parti.
In sintesi
note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
Si determina un conflitto tra aventi diritto sullo stesso oggetto quando una persona cede un suo diritto,
in tempi diversi a diversi soggetti (ad esempio Tizio vende un bene prima a Caio e poi a Sempronio).
Per risolvere il conflitto si ricorre al principio «prior in tempore potior in iure» , in base al quale viene
preferito chi per primo ha ricevuto il diritto.
Conseguenze: il contraente che viene sacrificato ha diritto al risarcimento dei danni da parte di
chi ha operato il trasferimento ad altri.
3 Clausola penale
Nozione: è un patto accessorio con il quale le parti determinano preventivamente una somma da
pagare o la prestazione da eseguire in caso di ritardo o inadempimento. Può riguardare qualsiasi
obbligazione.
䉴 Il risarcimento è limitato alla somma indicata a meno che non sia stata
convenuta la risarcibilità del danno ulteriore (1382, co. 1)
Effetti
䉴 Il creditore è liberato dall’onere di provare il danno subito (1382, co. 2)
4 Caparra
Il contratto è res inter alios acta, quindi produce effetti diretti solo nei confronti delle parti e mai
nei confronti dei terzi (cioè nei confronti di chi non è parte); c.d. principio di relatività del contratto.
Terzo è chi non è parte del contratto né è ad essa parificato (erede e avente causa).
Disciplina: il terzo non è parte del contratto quindi non assume nessun obbligo. Il promittente resta
obbligato alla sua promessa e deve indennizzare l’altro contraente se il terzo non si obbliga o non compie
il fatto.
Nozione: è il contratto in cui una parte, al momento della conclusione, si riserva la facoltà di
nominare un soggetto diverso, nei cui confronti il contratto produrrà effetti.
note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
Nozione: l’azione di rescissione è l’azione con cui una parte può sciogliersi dal vincolo contrattua-
le qualora la causa del contratto presenti delle anomalie parziali determinatesi contemporaneamente
alla conclusione del contratto.
1.1. • Tipi
䉴 Stato di pericolo in cui versava uno dei contraenti al momento di stipula-
re il contratto; il pericolo deve essere attuale, concernente un danno
Rescissione grave alla persona
del contratto in stato
di pericolo (1447). 䉴 lniquità delle condizioni a cui il contraente ha dovuto soggiacere per
Presupposti salvarsi dal pericolo
Il fondamento della rescissione viene ravvisato nella «violazione di un sostanziale criterio di reale
giustizia o di equità, più che della libertà del volere alla cui tutela effettivamente, ma indirettamente,
esso mira» (TRABUCCHI): ad es., nello stato di pericolo, la situazione di menomazione in cui si
trova un contraente si rivela una condizione iniqua sotto il profilo dell’assenza di libertà di trattativa.
In particolare, si osserva (GAZZONI) come il legislatore abbia preteso «che l’eventuale squilibrata
contrattazione (di per sé non rilevante) non sia però dovuta a fattori ed a condizioni che, anche
quando non direttamente imputabili ad un contraente, permettano a costui di porsi in condizioni di
supremazia nelle trattative».
2 Risoluzione (1453-1469)
Nozione: l’azione di risoluzione è lo strumento con cui una parte può sciogliersi dal vincolo contrat-
tuale qualora la causa di questo presenti delle anomalie sopravvenute dopo la conclusione del contratto.
Prestazione parzialmente impossibile (1464): quando la prestazione di una parte è divenuta im-
possibile solo parzialmente, l’altra parte ha diritto ad una riduzione corrispondente della prestazione.
Se la parte non ha un interesse apprezzabile all’adempimento parziale, può chiedere la risoluzio-
ne del contratto.
In alcuni casi eccezionali la legge permette ad un soggetto di difendere i propri diritti senza ricor-
rere al giudice.
In sintesi
Si ha estinzione del contratto in tutti i casi in cui questo perde definitivamente la propria efficacia,
cancellandosi così dal mondo del diritto. Ciò accade, ad es., in caso di annullamento che si verifica
quando esiste una causa di invalidità del contratto; in caso di risoluzione e rescissione.
Nel nostro diritto privato vige, infatti, il principio che, nei contratti a prestazioni corrispettive, il corri-
spettivo economicamente giustificato sia esclusivamente quello determinato dalle parti. Perciò è
escluso ogni intervento giudiziario volto a modificare il sinallagma del contratto secondo un criterio
di giustizia commutativa.
Però può ben accadere che l’equilibrio contrattuale venga ad alterarsi per effetto di elementi coevi
o successivi alla conclusione del contratto, che ne viziano la stessa causa.
In questi casi la legge permette ad una delle parti di sciogliersi dal contratto tramite la rescissione
o la risoluzione.
note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
1 Promesse unilaterali
Caratteri 䉴 Irrevocabilità
Nozione: è una promessa unilaterale, rivolta a un destinatario indeterminato (in incertam perso-
nam), di una prestazione a favore di chi si trovi in una determinata situazione o compia una certa
azione (es. una mancia a chi ritrovi un oggetto smarrito) (1989).
In sintesi
Ai sensi dell’art. 1173, le obbligazioni derivano non solo dal contratto e dal fatto illecito ma anche da
ogni altro fatto o atto idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento giuridico.
Sono esempi di atti le promesse unilaterali e i titoli di credito.
Sono esempi di fatti (leciti) produttivi di obbligazioni la gestione di affari, il pagamento dell’indebito,
l’arricchimento senza causa.
1 Generalità
1.1. • Responsabilità
䉴 Origina dalla commissione di un fatto punito dalla legge, per finalità di
Penale ordine superiore, con una sanzione penale
1.2. • Differenze
䉴 Capacità richiesta dalla legge: capacità di agire
2 Responsabilità extracontrattuale
Nesso di causalità: tra il fatto e il danno deve intercorrere un rapporto di causa ad effetto.
Non basta che l’evento dannoso scaturisca da una causa, occorre che ne sia una conseguenza
immediata e diretta, secondo il principio della cd. «causalità adeguata».
Dolo: consiste nella volontaria trasgressione del dovere giuridico; l’atto illecito è doloso quando
chi l’ha commesso ha agito con coscienza e volontà di cagionare l’evento dannoso.
3 La responsabilità oggettiva
Nozione: è la responsabilità che si afferma a prescindere dalla volontarietà, dal dolo e dalla colpa
dell’agente, ma solo in base al semplice nesso di causalità tra la condotta e l’evento dannoso.
Fondamento: il principio per cui chi esercita una certa attività se ne assume anche il rischio (eius
comoda et eius incomoda).
Casi di responsabilità oggettiva:
— responsabilità per danni cagionati da cose in custodia;
— responsabilità per danni cagionati dalla rovina di edifici;
— responsabilità per danni cagionati da animali;
— responsabilità per danni cagionati da attività pericolosa;
— responsabilità per danni cagionati dalla circolazione di veicoli.
Osservazioni
L’espansione dell’area della responsabilità oggettiva si collega allo sviluppo della civiltà industriale,
nella quale si utilizzano “mezzi di produzione o di vita che sono di per sé fonti di pericolo, per le
persone e le cose (gli impianti industriali, le autovetture ecc.), e di un pericolo che è socialmente
accettato come una componente ineliminabile della nostra civiltà (Galgano)”.
䉴 Responsabilità dei genitori e dei tutori per i danni cagionati dal fatto
illecito dei figli minorenni che convivono con essi
Il danno non patrimoniale è risarcibile solo nei casi stabiliti dalla legge (es. danno derivante da
reato di omicidio), come stabilisce espressamente l’art. 2059.
Va sottolineato che per decidere se un danno ha o meno carattere patrimoniale occorre far riferi-
mento non già alla natura dell’interesse leso dal fatto illecito, bensì alla conseguenza che tale lesione
produce, perché può aversi un danno patrimoniale anche come conseguenza della lesione di un inte-
resse non patrimoniale (es. l’offesa alla reputazione di un avvocato che causa la perdita della cliente-
la). In dottrina (DE CUPIS, TORRENTE-SCHLESINGER) si parla al riguardo di danni patrimoniali
indiretti.
In sintesi
Con le sentenze n. 8827 e n. 8828 del 2003 la Cassazione ha operato un nuovo inquadramento
sistematico delle varie figure di danno non patrimoniale.
Si è sostenuto che il fatto stesso che l’interesse leso sia direttamente o indirettamente previsto e
tutelato dalla Costituzione, fonte sovraordinata rispetto alla legge (e quindi anche rispetto all’art.
2059), rende di fatto necessitata la sua tutela e, quindi, in caso di lesione, il risarcimento integrale
del pregiudizio patito, comprensivo sia dei danni patrimoniali che di quelli non patrimoniali.
Naturale corollario della nuova interpretazione dell’art. 2059, successivamente avallata e condivisa
anche dalla Corte costituzionale con la sentenza 233/2003, è che tutti i danni di natura non
patrimoniale, quindi non immediatamente incidenti sul patrimonio del leso e non suscettibili per-
tanto di quantificazione in base a parametri oggettivi e predeterminati, devono essere risarciti ai
䉴 Atti materiali
Affare: nella nozione di
affare vanno ricompresi: 䉴 Atti dispositivi: è controverso in dottrina, ma si propende per lo più ad
ammettere anche gli atti di straordinaria amministrazione, purché ne-
cessari al compimento ed alla buona riuscita della gestione
Utilità iniziale della gestione: l’utilità è valutata obiettivamente riferendosi, al momento in cui
l’affare è intrapreso, alla diligenza del buon padre di famiglia.
Liceità dell’affare.
1.2. • Effetti
䉴 Ha l’obbligo di condurre a termine l’affare fino a quando l’interessato (o
l’erede) non sia in grado di provvedervi direttamente
Gestore (2030)
䉴 È soggetto a tutti gli obblighi del mandatario (diligenza del buon padre
di famiglia, obbligo di rendiconto etc)
䉴 Deve adempiere alle obbligazioni che a suo nome sono state assunte
dal gestore
Dominus 䉴 Deve «tenere indenne» il gestore dalle obbligazioni che questi ha as-
sunto in nome proprio e rimborsagli le spese sostenute e gli interessi.
La ratifica da lui compiuta produce gli effetti che sarebbero derivati da
un mandato
Nozione: è l’azione diretta alla restituzione di quanto adempiuto da un soggetto quando l’adempi-
mento non era dovuto.
䉴 Dazione di cosa
L’adempimento può
consistere in: 䉴 Costituzione di un diritto
䉴 Un facere
2.1. • Indebito
䉴 Un debito che non esiste
Oggettivo (ex re) quando
il solvens adempie: 䉴 Un debito esistente ad una persona che non ha diritto al pagamento
(ex persona creditoris)
Soggettivo (ex parte debitoris) quando il solvens paga un debito altrui credendosi debitore, in
base ad un errore scusabile (il credito esiste, ma chi paga non è debitore). L’errore serve a differenzia-
re la fattispecie in esame dall’adempimento del terzo (1180) in cui è richiesta nel solvens la consape-
volezza dell’alienità del debito.
L’obbligo viene meno se l’accipiens si è privato in buona fede del titolo o delle garanzie del credito (2036).
Nozione: si ha ingiustificato arricchimento quando un soggetto, senza giusta causa, ha tratto van-
taggio da un danno subito da un’altra persona (2041) (nemo locupletare potest cum aliena iactura).
• arricchimento di un soggetto
Azione • diminuzione patrimoniale dell’altro
䉴 Elementi • nesso causale tra depauperamento
ed arricchimento
• assenza della causa giustificativa
dello spostamento di ricchezza
In sintesi
I fatti giuridici idonei a far sorgere le obbligazioni costituiscono le fonti delle obbligazioni.
Si parla di obbligazione legale quando manca una volontà intesa a creare l’obbligazione stessa; trattasi di
ipotesi in cui l’ordinamento giuridico, per esigenze di ordine sociale, fa ricadere sul soggetto un’obbligazione:
— o in quanto questi si trova in una determinata situazione giuridica;
— o perché si verificano presupposti ai quali l’ordinamento stesso ricollega la nascita di un’obbli-
gazione, indipendentemente dalla volontà dell’obbligato.
1 Generalità
Il codice civile non dà una definizione della famiglia. La Costituzione (art. 29) si limita ad affermare
che «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».
Si può quindi affermare che la famiglia è una formazione sociale fondata sul matrimonio, con i
caratteri della esclusività, della stabilità e della responsabilità.
Il diritto, di fronte a questa realtà, si pone come garante sia dei suoi diritti, in quanto società
naturale fondata sul matrimonio (29 Cost.), sia dei diritti inviolabili dell’individuo inserito in tale forma-
zione sociale (2 Cost.).
Personalissimi: solo il titolare può esercitarli, non essendo ammessa rappresentanza. Unica ec-
cezione, più apparente che reale, è quella del matrimonio per procura.
Oggetto di particolare tutela penale: il codice penale prevede numerosi delitti contro la famiglia
ed il matrimonio (556-574 c.p.).
3 Concetto di famiglia
Famiglia in senso stretto: nucleo familiare composto dai coniugi e dai figli.
䉴 Gli affini tra di loro non sono legati da alcun rapporto ( adfines inter se
non sunt adfines)
Osservazioni
In particolare, per la giurisprudenza di merito, la famiglia di fatto è definita come «convivenza tra
due persone non legate fra di loro da vincoli matrimoniali, ed eventualmente dai figli da essa pro-
creati qualificata eventualmente dai connotati sostanziali tipici (ma non indefettibili) del rapporto
matrimoniale (salva in ogni caso, la libera recedibilità ad nutum): coabitazione abituale, assistenza,
reciproca collaborazione, contributo ai bisogni comuni».
La giurisprudenza di legittimità ha più volte precisato che perché possa parlarsi di famiglia di fatto,
distinta da un semplice rapporto occasionale, deve tenersi conto soprattutto del carattere di stabi-
lità che conferisce certezza al rapporto di fatto e lo rende rilevante sotto il profilo giuridico.
In tale accezione la famiglia di fatto viene parzialmente tutelata da varie pronunce e anche l’ordina-
mento attribuisce rilevanza alle posizioni giuridiche dei conviventi sotto diversi aspetti (v., ad es.,
artt. 155quater, 330, 342bis, 342ter c.c.). L’evoluzione sociale e tende al progressivo riconoscimen-
to della famiglia di fatto quale situazione giuridicamente rilevante; di contrario avviso è l’orienta-
mento della Corte costituzionale che ha più volte sottolineato la netta diversità della convivenza di
fatto rispetto al rapporto coniugale.
Presupposti: quando la condotta del coniuge o di altro convivente è causa di grave pregiudizio
all’integrità fisica e morale ovvero alla libertà dell’altro coniuge o convivente, il giudice, su istanza di
parte, può adottare con decreto uno o più dei provvedimenti denominati ordini di protezione (342bis).
Ordine di protezione: provvedimento, avente natura provvisoria, che impone a colui che ha tenuto una
condotta pregiudizievole l’allontanamento dalla famiglia, nonché il pagamento di un assegno periodico a
favore dei familiari che, proprio per effetto di tale allontanamento, rimangono privi di mezzi adeguati (342ter).
In sintesi
Il diritto di famiglia, pertanto, comprende l’insieme delle norme che hanno per oggetto gli status ed
i rapporti giuridici inerenti le persone che la costituiscono. Esso si distacca dalle altre branche
privatistiche in quanto tutelando un interesse collettivo è regolato da numerose norme inderogabili,
che limitano il principio dell’autonomia dei soggetti.
I rapporti di diritto familiare per lo più constano di diritti-doveri reciproci e di uguale contenuto.
Con la legge 19 maggio 1975, n. 151 il legislatore, tenendo conto del principio dell’eguaglianza giuri-
dica dei coniugi, ha modificato la disciplina relativa ai rapporti familiari adeguando la disciplina codi-
cistica ai principi costituzionali, in particolare in tema di parità dei coniugi e di tutela dei figli naturali.
1 Il matrimonio
Il codice vigente non detta una definizione di «matrimonio», pertanto la dottrina lo ha variamente
definito ponendo l’accento sia sulla natura pubblicistica che su quella privatistica, delineandolo come
l’atto che ha per effetto la costituzione dello stato coniugale e per causa la comunione di vita spirituale
e materiale tra i coniugi.
Di matrimonio si parla in due accezioni diverse:
— il matrimonio come atto;
— il matrimonio come rapporto giuridico.
Il matrimonio come atto è una fattispecie complessa che consta di due elementi: lo scambio dei
consensi di due persone di sesso diverso che dichiarano di volersi unire in matrimonio cui si aggiunge
un atto amministrativo, cioè la dichiarazione di un ufficiale dello stato civile.
Al matrimonio come atto non possono porsi né condizioni né termini, è pertanto un actus legitimus.
Dal matrimonio come atto sorge il matrimonio come rapporto, cioè il rapporto coniugale disciplina-
to dal legislatore e che dura fino alla morte di uno dei coniugi o fino allo scioglimento per divorzio o per
dichiarazione di nullità.
Per la celebrazione del matrimonio occorre il concorso di determinati requisiti e l’assenza di deter-
minate circostanze ostative al matrimonio, dette impedimenti.
Gli impedimenti possono essere di due specie:
— impedimenti dirimenti: in presenza dei quali il matrimonio è invalido;
— impedimenti impedienti: in presenza dei quali il matrimonio, se celebrato, resta valido ma viene
irrogata una sanzione agli sposi.
Da alcuni impedimenti si può essere dispensati dal Tribunale, con possibilità di ricorso alla Corte di
Appello.
Le condizioni per la celebrazione del matrimonio possono così schematizzarsi.
䉴 Libertà di stato (86). Chi è già sposato non può contrarre nuove nozze
Osservazioni
Il codice civile contiene diverse norme che si riferiscono al marito e alla moglie; si afferma, perciò,
che la diversità di sesso è requisito essenziale del matrimonio. Sulla questione dei matrimoni gay
si è espressa di recente la Corte costituzionale (sent. 138/2010): pur riconoscendo che i concetti di
famiglia e di matrimonio non si possono ritenere «cristallizzati» con riferimento all’epoca in cui la
Costituzione e il Codice entrarono in vigore, la Corte ha ritenuto, tuttavia, di non poter procedere ad
un’interpretazione delle norme vigenti tale da ammettere il riconoscimento delle unioni omoses-
suali. Peraltro, ha precisato la Corte, che se non è consentito ai Giudici un intervento di tipo mani-
polativo, realizzabile attraverso un’operazione lessicale di mera sostituzione delle parole «marito»
e «moglie» con la parola «coniugi», il Legislatore potrebbe riesaminare la questione, nell’esercizio
del suo compito istituzionale.
Scopo: far in modo che chiunque vi abbia interesse possa far opposizione, ove sussistano impedi-
menti (102 e ss.). La disciplina delle pubblicazioni è stata modificata dagli artt. 50 e ss. del d.P.R. 3-11-
2000, n. 396 (Regolamento per la revisione e la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile) che
ha abrogato talune disposizioni contenute nel codice civile.
C) Prova: può essere data esclusivamente con l’atto di celebrazione estratto dai registri dello stato
civile. Il possesso di stato, inteso come complesso di circostanze da cui la prassi sociale desume
l’esistenza di un corrispondente titolo, non è sufficiente. Tuttavia, quando è conforme all’atto di cele-
brazione, ne sana ogni difetto di forma.
Il codice vigente, in tema di matrimonio, parla esclusivamente di nullità, non operando alcuna
distinzione tra inesistenza, nullità o annullabilità.
Di conseguenza la distinzione tra casi di inesistenza, annullabilità e nullità appare problematica. Sul piano
pratico la distinzione non sembra avere effetti rilevanti, vista la peculiare disciplina del matrimonio putativo.
䉴 Manca la celebrazione
䉴 Impedimentum criminis
Casi di annullabilità assoluta: l’azione si prescrive in dieci anni, è esercitabile da chiunque abbia
interesse. È prevista la possibilità di una sanatoria.
Nella prima delle due ipotesi l’azione non può essere esperita trascorso un anno dalla celebrazio-
ne; nella seconda il matrimonio non può essere impugnato se vi è stata coabitazione per un anno dalla
revoca dell’interdizione.
Casi di annullabilità relativa: l’azione si prescrive in dieci anni; legittimate ad esperirla sono solo
persone determinate.
L’azione non è proponibile trascorso un anno dal raggiungimento della maggiore età o dalla coabi-
tazione successiva al recupero delle piene facoltà mentali da parte dell’incapace.
䉴 Simulazione (123)
L’azione non può essere proposta se vi è stata coabitazione per un anno dopo che siano cessate la
violenza o le cause che hanno determinato il timore o sia stato scoperto l’errore, oppure in caso di
simulazione se sia decorso un anno dalla celebrazione o i contraenti abbiano convissuto come coniugi.
6.1. • Generalità
L’articolo 29, co. 2, della Costituzione riconosce il matrimonio, rapporto giuridico, come il vincolo
«ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia
dell’unità familiare».
Il codice civile, al capo IV, in attuazione del dettato costituzionale stabilisce i diritti ed i doveri
nascenti dal matrimonio, sancendo che marito e moglie acquistano gli stessi diritti ed assumono i
medesimi doveri (143, co. 1) con carattere di reciprocità (143, co. 2).
Assistenza morale e materiale (143, co. 2). Obbligo reciproco di aiutarsi fisicamente, moralmen-
te ed economicamente.
Dovere di collaborazione (143, co. 2). È il dovere di contribuire all’interesse della famiglia e di
garantirne l’ordinata esistenza.
Coabitazione (143, co. 2 - 144 - 145 - 146, co. 1 e 2). Nel luogo fissato di comune accordo.
Doveri verso i figli: da realizzarsi mediante l’esercizio di comune accordo della potestà dei geni-
tori (316): ambedue i coniugi hanno il dovere di mantenere, istruire, educare i figli in proporzione alle
rispettive sostanze e secondo le loro capacità di lavoro professionale o casalingo. La giurisprudenza
ha sancito che l’obbligo di mantenimento dei figli non cessa automaticamente con il raggiungimento
della maggiore età, ma perdura, immutato, finché il figlio non raggiunga l’ indipendenza economica, a
meno che il mancato svolgimento di un’attività economica dipenda da un atteggiamento di inerzia o di
rifiuto ingiustificato.
Osservazioni
Attualmente, dopo la dichiarazione d’incostituzionalità delle norme che sancivano l’illiceità penale
dell’adulterio e del concubinato, l’inosservanza dell’obbligo di fedeltà non ha più alcuna rilevanza
penale.
Tuttavia, la violazione dell’obbligo di fedeltà coniugale assume rilevanza come elemento per la
imputazione della responsabilità della separazione ad uno dei coniugi. In ogni caso, ai fini dell’ad-
debitabilità della separazione, il giudice deve accertare che la crisi coniugale sia ricollegabile al
comportamento oggettivamente trasgressivo del coniuge infedele e che sussista, pertanto, un nes-
so di causalità tra la condotta addebitata ed il determinarsi della intollerabilità della convivenza.
Inoltre, può talora costituire fonte di danno patrimoniale per effetto del discredito eventualmente
derivato all’altro coniuge.
Nel rispetto del dovere di fedeltà, il coniuge ha il diritto di scegliere liberamente le proprie frequen-
tazioni.
Nozione: è il matrimonio ritenuto valido dai coniugi che in buona fede ignorano la presenza di una
causa di nullità o annullabilità.
8 Il matrimonio religioso
La trascrizione ha natura costitutiva del vincolo civile, la cui efficacia retroagisce al momento
della celebrazione del matrimonio canonico.
Il matrimonio può essere celebrato dinanzi ad un ministro di culto non cattolico, purché ammesso
dallo Stato.
Esso è disciplinato dalle norme del codice civile concernenti il matrimonio celebrato davanti all’uf-
ficiale di stato civile, salvo quanto è stabilito dalla legge speciale concernente tale matrimonio. Differi-
sce dal matrimonio civile solo per la particolare forma di celebrazione. Per la produzione degli effetti
civili è necessaria la trascrizione nel registro dello stato civile.
Secondo il codice del 1942 il matrimonio era indissolubile, unica causa di scioglimento era la
morte di uno dei coniugi. La legge 1 dicembre 1970, n. 898 ha introdotto l’istituto del divorzio.
9.1. • Il divorzio
䉴 Accertamento di una delle cause (3, l. 898/1970) per cui non può
essere mantenuta la comunione materiale e spirituale tra i coniugi
Presupposti
䉴 Tentativo di conciliazione operato dal giudice
Il divorzio è pronunciato con sentenza, il giudice deve però prima procedere ad un tentativo di
riconciliazione.
Differenze
La separazione personale dei coniugi si diversifica dal divorzio in quanto la sua conseguenza non
è lo scioglimento del matrimonio, ma la modificazione di alcuni suoi effetti.
Osservazioni
Poiché con la sentenza di separazione il vincolo coniugale non si scioglie (questo effetto deriva dalla
sentenza di divorzio), sul piano materiale non vengono meno i diritti di carattere economico spettanti ai
coniugi: in particolare, sotto il profilo dell’assistenza, il coniuge separato conserva il diritto all’assistenza
materiale (mantenimento). Sul piano personale, stante la permanenza del vincolo coniugale, permane
l’obbligo del rispetto reciproco e della correttezza nello svolgimento dei residui rapporti.
Il matrimonio, dunque, secondo l’ordinamento giuridico vigente, è l’atto che ha per effetto la costi-
tuzione dello stato coniugale e per causa la comunione di vita spirituale e materiale tra i coniugi.
In base al Concordato del 1929 tra lo Stato e la Chiesa, confermato con l’accordo di revisione del
18-2-1984 (Nuovo Concordato), i cittadini possono scegliere tra:
— matrimonio civile, celebrato davanti all’ufficiale di stato civile;
— matrimonio canonico, celebrato davanti al Ministro del culto cattolico;
— matrimonio concordatario, celebrato davanti al Ministro del culto cattolico ma regolarmente
trascritto nei registri di stato civile.
note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
1 Principi generali
I rapporti patrimoniali tra i coniugi, in relazione ai beni destinati alla famiglia, vengono disciplinati
secondo i seguenti principi generali:
a) inderogabilità dei diritti e doveri dei coniugi (160) in particolare per quanto riguarda i doveri patri-
moniali;
b) necessità dell’atto pubblico per tutte le convenzioni matrimoniali a pena di nullità (162);
c) divieto di riferimento generico a leggi o a usi (161);
d) il minore capace di contrarre matrimonio è anche capace di stipulare le convenzioni matrimoniali (165);
e) divieto di costituzione di dote (166 bis ).
In mancanza di diverse pattuizioni, il regime patrimoniale dei coniugi è costituito dalla comunione
dei beni (159).
䉴 Divorzio
Divisione (194): la divisione della comunione legale si effettua ripartendo in parti uguali l’attivo ed
il passivo.
I coniugi possono, mediante apposita convenzione, modificare il regime di comunione legale dei
beni. Possono comprendere nella comunione anche beni che di regola ne sono esclusi, ma non quelli
strettamente personali e quelli previsti dalle lettere c) d) ed e) dell’art. 179.
La convenzione deve essere stipulata per atto pubblico sotto pena di nullità (162), non sono dero-
gabili dalle parti le norme sull’amministrazione congiunta dei beni e sull’eguaglianza delle quote.
Differenze
La comunione legale dei coniugi si distingue nettamente dalla comunione ordinaria, infatti:
— la comunione ordinaria (artt. 1100 ss.) è regolata secondo lo schema tecnico giuridico della
comunione di tipo romano, per cui ciascun comunista può disporre della sua quota senza con
ciò pregiudicare l’intero: in essa riceve tutela l’interesse individuale di ciascun partecipe al
godimento ed alla amministrazione dei beni comuni;
— la comunione legale dei coniugi è invece strutturata secondo lo schema della comunione di tipo
germanico ( Gemeinschaft zur gesammten Hand: «comunanza in mano collettiva» o «a mani
riunite»): l’interesse individuale di ciascun partecipe viene subordinato all’interesse collettivo
del gruppo sociale «famiglia», per cui è da escludere che il singolo coniuge possa cedere a
terzi la propria quota.
I coniugi possono convenire che ciascuno di essi conservi la titolarità esclusiva dei beni acquistati
durante il matrimonio (215).
In tal caso ciascuno dei coniugi ha il godimento e l’amministrazione dei beni di cui è l’esclusivo
titolare (217). Tale convenzione può essere anche dichiarata all’atto di celebrazione del matrimonio.
Nozione: è il complesso di beni immobili, mobili registrati o titoli di credito, destinato alla soddisfa-
zione dei bisogni della famiglia.
Costituzione: ciascuno o ambedue i coniugi possono, per atto pubblico, o un terzo, anche per
testamento, costituire un fondo patrimoniale (167).
La costituzione effettuata da un terzo si perfeziona con l’accettazione dei coniugi.
Titolarità ed amministrazione dei beni (168): la proprietà dei beni costituenti il fondo spetta ad
entrambi i coniugi salvo diversa disposizione dell’atto costitutivo.
L’amministrazione dei beni è regolata dalle norme relative alla comunione legale. Se non espres-
samente previsto nell’atto di costituzione, i beni del fondo non si possono alienare o ipotecare se non
con il consenso di entrambi i coniugi e, se vi sono figli minori, con l’autorizzazione del giudice (169).
Caratteristica: l’esecuzione sui beni del fondo non può aver luogo per debiti che il creditore cono-
sceva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia (170).
Cessazione del fondo: la destinazione del fondo termina per annullamento, scioglimento o ces-
sazione degli effetti civili del matrimonio (171), ma, se vi sono figli minori, il fondo dura fino al compi-
mento della maggiore età dell’ultimo figlio.
Osservazioni
Le Sezioni Unite della Cassazione, risolvendo una questione ampiamente dibattuta, hanno affer-
mato che l’opponibilità ai terzi dell’atto di costituzione del fondo patrimoniale avente ad oggetto
beni immobili è subordinata all’annotazione a margine dell’atto di matrimonio (art. 162, co. 4) a
prescindere dalla trascrizione del medesimo atto imposta dall’art. 2647 c.c. la quale non sopperi-
sce al difetto di annotazione nei registri dello stato civile (sent. 21658/2009).
Nozione: l’impresa coniugale è quella costituita dopo il matrimonio e gestita da entrambi i coniugi,
ovvero costituita prima del matrimonio ma, da tale data, gestita da entrambi.
Nozione: impresa nella quale collaborano in modo continuativo il coniuge dell’imprenditore, i pa-
renti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado (230 bis). È stata introdotta dalla legge 151
del 1975.
La disciplina sull’impresa familiare trova applicazione solo quando non sia configurabile, tra i fami-
liari che cooperano all’impresa, un diverso rapporto giuridico, di società o di lavoro subordinato o
autonomo: essa ha pertanto carattere suppletivo.
Caratteri: è un’impresa caratterizzata esclusivamente dall’ apporto lavorativo dei membri della
famiglia all’attività imprenditoriale, pertanto può avere anche dipendenti lavoratori subordinati. Può
essere un’impresa commerciale.
䉴 Cessazione dell’impresa
䉴 Alienazione dell’azienda
Cessazione dell’impresa
䉴 Fallimento del titolare
䉴 Morte del titolare (se gli eredi procedono alla divisione gli altri familiari
hanno diritto di prelazione) (230bis, co. 5)
In sintesi
Il regime patrimoniale è la disciplina delle spettanze e dei poteri dei coniugi in ordine all’acquisto ed
alla gestione dei beni (Bianca).
Il regime legale dei rapporti patrimoniali tra i coniugi, in mancanza di diversa convenzione stipulata
a norma dell’art. 162, è costituito dalla comunione dei beni.
La materia ha subito una profonda modificazione con la riforma del diritto di famiglia, che ha equi-
parato la posizione dei coniugi anche nel campo dei rapporti patrimoniali, assumendo come regi-
me ordinario quello della comunione, che importa la contitolarità e la cogestione dei beni acquistati
separatamente in costanza di matrimonio.
note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
Osservazioni
I figli — naturali, legittimi e adottivi — sono sostanzialmente equiparati, eccetto alcuni aspetti che
discriminano i figli naturali rispetto ai figli legittimi. In particolare, i figli naturali sono assoggettati al
diritto di commutazione da parte dei fratelli legittimi (v. infra par. 3.2).
2 La filiazione legittima
Nozione: la filiazione è legittima quando il figlio è stato concepito da genitori uniti in matrimonio ed
in costanza di matrimonio .
L’accertamento della maternità non presenta particolari difficoltà «mater semper certa est».
L’accertamento della paternità e del concepimento in costanza di matrimonio è più difficile; la
legge per superare tale difficoltà pone due presunzioni relative tra loro interdipendenti, nel senso che,
venuta meno l’una, l’altra da sola non basta per far riconoscere al nato lo status di figlio legittimo.
䉴 Si presume che il padre del figlio nato durante il matrimonio sia il marito
Presunzione della madre
di paternità
䉴 La presunzione è relativa (iuris tantum)
䉴 Diritto di successione
Durata e titolarità: il figlio è soggetto fino alla maggiore età o fino alla emancipazione per matri-
monio alla potestà dei genitori (316, co. 1), che la esercitano di comune accordo (316, co. 2).
Nozione: è l’azione con cui si fa cadere lo status di figlio legittimo, vincendo le due presunzioni di
paternità.
Legittimati a proporla 䉴 Il figlio entro un anno dal compimento della maggiore età
䉴 Occultamento della gravidanza o della nascita del figlio nel detto periodo
Azione di reclamo 䉴 È l’azione con la quale il figlio, che si ritenga legittimo, reclama tale
della legittimità status. Anche questa azione è imprescrittibile riguardo al figlio, ma può
essere promossa dai suoi discendenti nei casi previsti dall’art. 249
Osservazioni
In caso di adulterio della moglie fra il 300° e il 180° giorno prima della nascita, il marito è ammesso
a provare che il figlio presenta caratteristiche genetiche o del gruppo sanguigno incompatibili con
quella del presunto padre e qualsiasi altro fatto tendente ad escludere la paternità. Al riguardo va
sottolineato che la Corte Costituzionale, con sent. 347/1998, ha specificato che l’art. 235, n. 2 non
consente l’azione di disconoscimento della paternità al marito che, affetto da «impotentia generan-
di», abbia dato il proprio consenso all’inseminazione artificiale eterologa (ottenuta, cioè, mediante
l’utilizzo di gameti maschili di un donatore anonimo) della moglie.
Questo orientamento giurisprudenziale è stato accolto anche dal legislatore che con la L. 19-2-
2004, n. 40 ( Norme in materia di procreazione medicalmente assistita) da un lato, vieta il ricorso a
tecniche di fecondazione eterologa e dall’altro dispone che in caso di violazione del citato divieto
non si può esercitare l’azione di disconoscimento della paternità.
Da ultimo, la Corte cost., con sent. 266/2006, è intervenuta sul tema dibattuto, sostenendo che l’art.
235, comma 1, n. 3, è illegittimo nella parte in cui, ai fini dell’azione di disconoscimento della
paternità, subordina l’esame delle prove tecniche, da cui risulta «che il figlio presenta caratteristi-
che genetiche o del gruppo sanguigno incompatibili con quelle del presunto padre», alla previa
dimostrazione dell’adulterio della moglie. Ciò in quanto «[…] il subordinare l’accesso alle prove
tecniche, che, da sole, consentono di affermare se il figlio è nato o meno da colui che è considerato
il padre legittimo, alla previa prova dell’adulterio è, da una parte, irragionevole, attesa la irrilevanza
di quest’ultima prova al fine dell’accoglimento, nel merito, della domanda proposta, e, dall’altra, si
risolve in un sostanziale impedimento del diritto di azione […]».
3.2. • Riconoscimento
Nozione: dichiarazione fatta da uno o da entrambi i genitori che una data persona è il proprio figlio
naturale.
䉴 Nell’atto di nascita
䉴 In un atto pubblico
䉴 In un testamento
Osservazioni
Il codice civile ammette riconoscimento dei figli adulterini, ossia dei figli naturali di persone già
sposate al momento del concepimento. Invece, i figli incestuosi (nati da genitori uniti da un vinco-
lo di parentela) non possono essere riconosciuti dai genitori, salvo che questi, al tempo del conce-
pimento, ignorassero il vincolo esistente tra loro o che sia stato dichiarato nullo il matrimonio da cui
deriva l’affinità (art. 251 c.c.).
Ammissibilità: può essere esercitata nei casi in cui è ammesso il riconoscimento (269, co. 1).
L’art. 274, che subordinava l’azione alla presenza di specifiche circostanze tali da farla apparire
giustificata — e, quindi, al preventivo giudizio di ammissibilità da parte del Tribunale — è stato dichia-
rato incostituzionale (Corte cost. sent. 50/2006).
Prova: può essere data con ogni mezzo (269 co. 2, 3 e 4).
Legittimazione attiva: il figlio; se muore prima di iniziare l’azione, i discendenti legittimi, legittimati
o naturali riconosciuti entro due anni dalla morte. Per il figlio l’azione è imprescrittibile (270).
Se il figlio è minore l’azione è proposta dal genitore che esercita la potestà o dal tutore (273).
Legittimazione passiva: l’azione può essere esperita contro il presunto genitore o, in mancanza
di lui, nei confronti dei suoi eredi (276).
Effetti: la sentenza che dichiara la filiazione naturale produce gli effetti del riconoscimento (277).
In sintesi
Il rapporto di filiazione si basa su un «diritto dei figli» (TRABUCCHI) che è improntato a criteri di
responsabilità, da un lato, e di autonomia, dall’altro, a carico di chi li ha generati.
L’ordinamento si occupa non solo dei figli concepiti durante il matrimonio ma anche di tutti quei casi
in cui i figli nascono al di fuori di un rapporto legittimo; nonché, attualmente, anche dei figli nati in
seguito all’applicazione della cd. procreazione assistita (L. 40/2004).
Da ultimo, si segnala che la legge regola come rapporto di filiazione anche quello che si instaura in
seguito all’adozione, quantunque in quest’ipotesi manchi del tutto il fatto naturale della generazio-
ne (v. cap. 39).
Il nostro ordinamento enuclea all’art. 147 i principali doveri verso i figli: mantenimento, educazione,
istruzione. L’art. 148 stabilisce il principio del concorso di oneri tra i genitori.
note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
䉴 Intervenuta adozione
Cessazione dello stato
䉴 Ope legis: per raggiungimento della maggiore età dell’adottando
di adottabilità
䉴 Revoca della dichiarazione di adottabilità al venir meno dei presupposti
Particolare rilevanza assume la disciplina contenuta nell’art. 28 l. 184/1983; tale norma, difatti,
prescrive che qualsiasi attestazione di stato civile riferita all’adottato debba contenere solo il nuovo
cognome, senza alcun riferimento alla paternità e maternità del minore.
Viene inoltre imposto il divieto, a carico dell’ufficiale di stato civile e dell’ufficiale di anagrafe, di
fornire notizie o informazioni dalle quali comunque risulti il rapporto di adozione, salvo che intervenga
una autorizzazione espressa dell’autorità giudiziaria.
Una delle novità introdotte dalla riforma consiste nella possibilità di ottenere informazioni relative
ai genitori naturali riconosciuta sia ai genitori adottivi (per gravi e comprovati motivi) sia all’adottato.
Questi potrà accedere alle stesse raggiunta l’età di 25 anni ovvero, se sussistono gravi motivi, raggiun-
ta la maggiore età.
Su domanda dell’adottato 䉴 Nei casi su esposti, quando sia l’adottante a compierli nei confronti
o istanza del P. M. dell’adottato (52 l. 184/1983)
䉴 La revocabilità dell’adozione
Casi 䉴 Dal coniuge, quando il minore sia figlio, anche adottivo, dell’altro coniuge
Nel primo e nell’ultimo caso è necessaria una differenza di età di almeno diciotto anni tra adottante
e adottando.
2 L’adozione internazionale
La Legge 31-12-1998, n. 476 (Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la tutela dei minori e
la cooperazione in materia di adozione internazionale fatta a L’Aja il 29-5-1993) ha modificato profon-
damente le norme della l. n. 184 del 1983 in materia di adozione di minori stranieri, istituendo una
Commissione per le adozioni internazionali, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ed attribu-
endo importanti competenze ad enti non aventi scopo di lucro iscritti in un apposito albo. L’attività di
questi ultimi è autorizzata dalla Commissione per le adozioni internazionali. La composizione e i com-
piti della Commissione sono disciplinati dal D.P.R. 108/2007.
Le persone residenti in Italia che intendono adottare un minore straniero residente all’estero devo-
no presentare dichiarazione di disponibilità al Tribunale per i minorenni del distretto in cui hanno la
residenza e chiedere che lo stesso dichiari la loro idoneità all’adozione. Il Tribunale, se non ritiene di
dover pronunciare immediatamente decreto di inidoneità per manifesta carenza dei requisiti di cui
all’art. 6 della Legge n. 184 del 1983, trasmette copia della dichiarazione di disponibilità ai servizi
socio-assistenziali degli enti locali; questi ultimi eseguono una serie di accertamenti sulla cui base il
Tribunale pronuncia un decreto che attesta l’idoneità o la inidoneità alla adozione.
L’adozione può essere disposta dalla competente autorità del paese estero. In questo caso la
Commissione per le adozioni internazionali, valutate le conclusioni dell’ente incaricato, dichiara che
l’adozione risponde al superiore interesse del minore e ne autorizza l’ingresso e la residenza perma-
nente in Italia. Il minore adottato acquista la cittadinanza italiana per effetto della trascrizione del
provvedimento di adozione nei registri dello stato civile.
Se l’adozione deve perfezionarsi in Italia, il Tribunale per i minorenni riconosce il provvedimento
dell’autorità straniera come affidamento preadottivo; decorso il periodo di affidamento, il Tribunale, sussi-
stendone i presupposti, pronuncia l’adozione e ne dispone la trascrizione nei registri dello stato civile.
Funzione: creare una forma di parentela civile, ad imitazione della filiazione legittima, ed assicu-
rare una discendenza a chi è privo di figli legittimi o legittimati.
䉴 L’adottante non deve aver figli legittimi o legittimati (ma la Corte Cost.
ha dichiarato incostituzionale l’art. 291 nella parte in cui non consente
l’adozione a persone che abbiano discendenti legittimi o legittimati
Condizioni (291) maggiorenni e consenzienti).
Tra adottante ed adottato debbono intercorrere almeno 18 anni di diffe-
renza
Effetti 䉴 L’adozione non comporta alcun rapporto civile tra famiglia dell’adottato
e adottante, né tra adottato e parenti dell’adottante, salvo eccezioni di
legge (300)
Osservazioni
La legge 184/1983, sul presupposto che il minore ha diritto ad essere educato nell’ambito della
propria famiglia, ha previsto e disciplinato, ove, per circostanze di carattere temporaneo, ciò non sia
possibile, l’affidamento familiare del minore ed il ricovero in istituti di assistenza pubblici o privati.
4.1. • Affidamento
Quando il minore è temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, può essere affidato
ad un’altra famiglia, possibilmente con figli minori, o ad una persona singola o ad una comunità di
tipo familiare, al fine di assicurargli il mantenimento, l’educazione e l’istruzione . Ove ciò non sia
possibile è consentito il ricovero del minore in istituti di assistenza pubblici o privati (2 l. 184/1983; v.
par. 5.2).
䉴 Consenso della famiglia affidataria e dei genitori del minore (in man-
canza del tutore)
䉴 Esercizio della potestà dei genitori nella parte compatibile con le qualità
di affidatario (5, co. 1, l. 184/1983)
In sintesi
L’istituto dell’adozione ha avuto una evoluzione storica molto significativa. Il nostro ordinamento,
infatti, a partire dal secolo scorso, è passato via via dal sistema della beneficenza a quello dell’as-
sistenza e poi a quello del servizio sociale.
In particolare il legislatore del 1942 prevedeva l’adozione come mezzo per procurare una discen-
denza a coloro che non avevano figli.
Successivamente il progressivo aumento dell’attenzione per i problemi del minore e soprattutto lo spo-
stamento dell’interesse, prima focalizzato sulla tutela patrimoniale, ad una tutela soprattutto del minore
come «persona», hanno determinato il succedersi di una serie di provvedimenti legislativi in materia.
In un primo momento, con la l. n. 431 del 1967 è stata da un lato modificata l’adozione prevista
originariamente dal codice, e dall’altro è stata affiancata ad essa un’adozione speciale, diretta non
a procurare una discendenza, ma a garantire una sistemazione familiare ai minori abbandonati.
Poi si sono succedute: la l. n. 151 del 1975 (riforma del diritto di famiglia), la ratifica da parte
dell’Italia della Convenzione europea sull’adozione, nel 1974, ed altri interventi legislativi di minor
rilievo, che hanno determinato difficili problemi di coordinamento, derivanti soprattutto dall’esisten-
za in un unico contesto di una pluralità di figure di matrice eterogenea (adozione ordinaria, adozio-
ne speciale, affidamento ed affiliazione).
Su questo complesso quadro normativo la l. 184 del 1983 ha operato significative riforme, in parti-
colare:
— ha soppresso la distinzione tra adozione ordinaria e adozione speciale;
— ha eliminato dal codice la normativa in materia di adozione dei minori, che resta disciplinata
dalla legge speciale.
Il codice disciplina, ora, solo l’adozione dei maggiori di età;
note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
1 Considerazioni generali
L’appartenenza alla famiglia in senso ampio fa nascere per i suoi componenti diritti ed obblighi, oltre
che in tema di successioni legittime e necessarie, anche in ordine all’obbligazione degli alimenti (433).
Fondamento dell’obbligazione legale agli alimenti è il principio della reciproca assistenza e
della solidarietà familiare connaturato al concetto stesso di famiglia.
L’obbligo alla corresponsione degli alimenti nasce, pertanto, in presenza di particolari presupposti
e condizioni, per volontà del legislatore; è, però, possibile che, al di fuori di tali ipotesi, nell’esercizio
della autonomia privata, si possa dar vita, con un contratto o anche in un testamento, ad una obbliga-
zione volontaria agli alimenti (1322,1323, 660).
Differenze
Il diritto agli alimenti va tenuto distinto dal diritto al mantenimento: gli alimenti sono dovuti nei limiti
del necessario, mentre chi è obbligato al mantenimento deve provvedere a tutte le occorrenze di vita
in proporzione delle sue sostanze e delle sue possibilità, anche se non sussiste uno stato di bisogno.
In particolare, va notato che i genitori, da un lato, sono tenuti a prestare gli alimenti ai figli di
qualsiasi età, mentre, dall’altro, hanno un obbligo di mantenimento fino a quando i figli non sono
posti in grado di provvedere a se stessi (TRABUCCHI).
䉴 Morte dell’alimentando
䉴 Morte dell’obbligato (448)
Cessazione 䉴 Mutamento delle condizioni economiche di chi somministra o riceve
gli alimenti, tale da determinare la cessazione dell’obbligo (440)
䉴 Cessazione di alcuni presupposti tra affini (434)