Sei sulla pagina 1di 65

Capitolo 26 MEZZI DI CONSERVAZIONE

DELLA GARANZIA PATRIMONIALE

Il patrimonio del debitore funge da garanzia generica della sua obbligazione: il creditore, pertanto,
ha interesse a che questo non subisca diminuzioni.
A tale scopo la legge appresta, in favore del creditore, mezzi diretti a conservare la garanzia patrimo-
niale.

1 Azione surrogatoria (2900)

Nozione: è l’azione che permette al creditore di sostituirsi al debitore nell’esercizio dei diritti e
delle azioni a lui spettanti verso i terzi.

Funzione: l’azione ha funzione cautelare, in quanto tende a preservare la futura realizzazione del
diritto di credito.

Presupposti: i presupposti dell’azione sono due: l’inerzia (non importa se colposa o dolosa) del
debitore, che trascura di esercitare i suoi diritti nei confronti dei terzi, e che tale inerzia cagioni un
pregiudizio al patrimonio del debitore.
Effetti: l’esercizio dell’azione pur se effettuato dal creditore va a vantaggio del debitore, in quanto
è il suo patrimonio che si arricchisce.
Il creditore dovrà poi procedere alla normale esecuzione patrimoniale.

Limiti: il creditore può sostituirsi solo nell’esercizio delle azioni e dei diritti a contenuto direttamen-
te patrimoniale, sono escluse quindi le azioni e diritti il cui esercizio produce effetti patrimoniali indiretti
sul patrimonio del debitore e le azioni personali (ad esempio riconoscimento di figlio naturale).

2 Azione revocatoria (2901-2904)

Nozione: l’azione revocatoria è l’azione che consente al creditore di far dichiarare inefficaci nei
suoi confronti gli atti di disposizione del debitore che rechino pregiudizio alle sue ragioni.

Presupposto: il debitore deve aver compiuto consapevolmente atti di disposizione al fine di sot-
trarre beni all’esecuzione patrimoniale.

䉴 Atto di disposizione: idoneo a determinare una diminuzione patrimo-


niale del debitore

䉴 Eventus damni: diminuzione del patrimonio tale da renderlo insufficien-


te a soddisfare i creditori o da rendere difficoltosa l’esecuzione coattiva
Elementi
• atto a titolo gratuito. È sufficiente la con-
䉴 Consilium fraudis: consa- sapevolezza del debitore disponente
pevolezza di arrecare pre- • atto a titolo oneroso. Occorre la parte-
giudizio al creditore cipatio fraudis del terzo, cioè la con-
sapevolezza anche del terzo

146 Parte Quarta • Diritti relativi


䉴 L’utile esperimento della revocatoria non produce il ritorno del bene nel
patrimonio del debitore: gli atti revocati conservano la loro validità tra le
parti e l’efficacia erga omnes
Effetti 䉴 Inefficacia relativa dell’atto: di essa si può giovare soltanto il credito-
re che ha promosso l’azione. Questi, ottenuta la dichiarazione di ineffi-
cacia, può promuovere nei confronti dei terzi acquirenti le azioni ese-
cutive o conservative sui beni che formano oggetto dell’atto impugnato

Prescrizione: il termine di prescrizione dell’azione revocatoria è di cinque anni dalla data dell’atto.

3 Sequestro conservativo (2905-2906)

Nozione: misura cautelare preventiva che il creditore può chiedere quando ha fondato motivo di
temere la perdita delle garanzie per il proprio credito; tramite il sequestro si impedisce che il debitore
disponga del bene.

Esercizio: si attua nelle stesse forme del pignoramento; è diverso però il titolo (il sequestrante non
acquista ragioni preferenziali sul bene) e lo scopo (misura cautelare generica).

4 Diritto di ritenzione

Nozione: è il diritto del creditore di rifiutare la consegna di una cosa da lui detenuta e di proprietà
del debitore, fino a quando non sia stata adempiuta l’obbligazione.

Natura: forma di autotutela e di legittima difesa, consentita solo nei casi espressamente previsti
dalla legge (748, 1502, 1006).

5 Esecuzione forzata

Il creditore, dopo aver fatto accertare dal giudice l’inadempimento, può far espropriare i beni del
debitore.

䉴 In forma generica: è diretta a procurare al creditore l’equipollente in


denaro del valore della prestazione
Tipi
䉴 In forma specifica: ad es. in caso di inadempimento dell’obbligo di
consegnare una cosa determinata

L’espropriazione si realizza attraverso tre fasi:


— pignoramento;
— vendita forzata (o assegnazione forzata);
— attribuzione del ricavato ai creditori.

Organo dell’esecuzione è lo Stato che interviene sia nella fase della cognizione, cioè nel momento
del riconoscimento del diritto; sia nella fase dell’esecuzione cioè nel momento di realizzazione dell’in-
teresse creditorio.

Capitolo 26 • Mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale 147


Capitolo 27 IL CONTRATTO

1 Nozioni generali

Nozione: il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un
rapporto giuridico patrimoniale (1321) avente, cioè, come oggetto cose o prestazioni suscettibili di
valutazione economica. È un negozio bi o plurilaterale.

䉴 Legge
• integrativa, quando la legge nulla dice
al riguardo
Fonti 䉴 Volontà delle parti • derogatrice, quando le norme di leg-
ge sono derogabili

䉴 In senso negativo: nessuno può essere costretto, contro il proprio


volere, a concludere un accordo
Autonomia contrattua-
le (1322): la legge rico- • libertà di scelta, a seconda degli sco-
nosce piena signoria alla pi che ci si prefigge, tra le varie forme
volontà delle parti. Di au- di contratti tipici
tonomia contrattuale si 䉴 In senso positivo
• libertà di determinare il contenuto del
può parlare:
contratto (1322, co. 1)
• libertà di concludere contratti atipici

Presupposto del contratto: capacità di contrattare, intesa quale aspetto più specifico della gene-
rale capacità di agire. Deve sussistere al momento della dichiarazione.

1.1. • Elementi (1325)


Accordo: combinazione delle manifestazioni di volontà delle parti.

Causa: la funzione economico-sociale che il contratto realizza.

• cosa fisica : deve esistere o poter esi-


stere
Oggetto: è rappresenta- 䉴 Possibile • comportamento umano: deve essere
to dalla cosa o dal diritto compatibile con le capacità fisiche ed
che il contratto trasferisce, intellettuali del soggetto
oppure dalla prestazione
che una parte si obbliga 䉴 Lecito: non contrario a norme di legge, all’ordine pubblico, al buon costume
ad eseguire a favore del-
䉴 Determinato: quando è indicato dalle parti nella qualità e nella quanti-
l’altra. Deve essere:
tà in modo esauriente

䉴 Determinabile: quando i criteri di individuazione della sua qualità e quan-


tità sono enunciati nel contratto stesso o altrimenti ricavabili

Forma: quando è richiesta ad substantiam .

148 Parte Quarta • Diritti relativi


2 Classificazione dei contratti

2.1. • Rispetto al momento in cui si perfeziona il vincolo


Contratti consensuali: sono quei contratti che si perfezionano con il semplice scambio del con-
senso delle parti (1376) (es.: vendita).

Contratti reali: re perficitur obligatio, si perfezionano con la consegna della cosa. La fattispecie si
perfeziona, perciò, con concorso di due elementi: consenso e consegna. Sono un numerus clausus
(es. comodato, mutuo, deposito e pegno).

2.2. • Rispetto all’efficacia nel tempo


I contratti ad esecuzione istantanea: sono quelli che esauriscono i loro effetti in un solo momen-
to. Possono essere:
— ad esecuzione immediata: quando l’esecuzione è contestuale alla conclusione (es. contratti reali);
— ad esecuzione differita: quando l’esecuzione è successiva al momento della conclusione (es. ven-
dita a termine).

I contratti di durata: sono quelli la cui esecuzione si protrae nel tempo per soddisfare un bisogno
del creditore che si estende anch’esso nel tempo. Si distinguono in:
— contratti ad esecuzione continuata: in cui la prestazione è unica ed ininterrotta nel tempo (es. locazione);
— contratti ad esecuzione periodica: in cui si hanno più prestazioni, che sono ricorrenti a date presta-
bilite (es. rendita) oppure saltuarie, su richiesta di una delle parti (es. conto corrente).

L’efficacia del contratto 䉴 Cose generiche: la specificazione


può essere differita o 䉴 Cose future: la loro venuta ad esistenza
eventuale fino a che non
si verifica per: 䉴 Cose altrui: l’acquisto della proprietà da parte dell’alienante

2.3. • Rispetto agli effetti


Contratti ad effetti obbligatori: sono quelli che danno luogo alla nascita di un rapporto obbligatorio;
pertanto non fanno sorgere diritti reali, ma solo diritti personali di obbligazione (es. locazione, deposito).

Contratti con effetti reali: sono quei contratti che producono come effetto il trasferimento della
proprietà di un bene determinato, la costituzione o il trasferimento di un diritto reale su un bene deter-
minato ovvero il trasferimento di altro diritto (1376).

2.4. • Riguardo al nesso tra le attribuzioni patrimoniali


䉴 Generano due contrapposte attribuzioni patrimoniali: ogni parte è tenuta
Contratti a prestazioni ad una prestazione
corrispettive
䉴 Tra le due prestazioni si stabilisce un nesso di corrispettività (sinallag-
ma). Le due prestazioni sono perciò interdipendenti

Contratti con obbligazioni a carico di una sola parte: sono quei contratti da cui si genera un
obbligo a carico di una sola parte che si trova nella posizione esclusiva di debitore (es. mutuo senza
interessi, deposito, comodato).

Contratti bilaterali imperfetti: sono quei contratti nei quali anche se ciascuna parte può preten-
dere una prestazione, le prestazioni reciproche non sono legate dal nesso di corrispettività (es. man-
dato in base al quale il mandatario si obbliga ad agire per il mandante e quest’ultimo assume l’obbligo
di rimborsare le spese).

Capitolo 27 • Il contratto 149


2.5. • Riguardo al rapporto tra le prestazioni
Contratti commutativi: sono quei contratti a prestazioni corrispettive che attuano uno scambio di
prestazioni economicamente equivalenti.
L’entità del vantaggio o del sacrificio scaturente dal contratto è nota alle parti fin dalla conclusione
del contratto.
L’eventuale alterazione del valore di una delle prestazioni influisce sul valore dell’altra o sulla sorte
stessa del contratto.

Contratti aleatori: i contratti aleatori sono contratti a prestazioni corrispettive, in cui alla prestazio-
ne certa di una parte corrisponde una prestazione incerta dell’altra ovvero è incerta l’entità di entram-
be le prestazioni. Non sono soggetti a rescissione per lesione (1448) né a risoluzione per eccessiva
onerosità (es. contratto di assicurazione).

2.6. • I contratti dei consumatori (artt. 33-38, D.Lgs. 206/2005)


Nozione: sono quei contratti conclusi tra il consumatore ed il professionista le cui clausole sono
predisposte unilateralmente dal professionista. Il professionista è la persona fisica o giuridica, pubbli-
ca o privata, che nell’esercizio della sua attività imprenditoriale si serve di contratti da lui unilateral-
mente predisposti.

Clausole vessatorie: sono abusive, in quanto vessatorie, tutte le clausole che, malgrado la buona
fede, determinano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi deri-
vanti dal contratto, tenendo conto della natura del bene e del servizio oggetto del medesimo e delle
circostanze di fatto esistenti al momento della sua conclusione (33 e 34, d.lgs. 206/2005).

䉴 Quando le clausole sono proposte al consumatore per iscritto devono


essere redatte in modo chiaro e comprensibile
Forma
䉴 In caso di dubbio prevale l’interpretazione più favorevole al consuma-
tore

䉴 Le singole clausole sono controllate successivamente alla conclusione


del contratto

Disciplina 䉴 Le clausole giudicate abusive sono nulle, il contratto rimane valido per
il resto (36, co. 1, d.lgs. 206/2005)

䉴 La nullità opera solo a vantaggio del consumatore e può essere rilevata


d’ufficio dal giudice (cd. nullità di protezione) (36, co. 3, d.lgs. 206/2005)

L’art. 37, d.lgs. 206/2005 stabilisce che, oltre alle normali azioni giudiziarie, le associazioni rappre-
sentative dei consumatori e dei professionisti, le Camere di commercio, industria, artigianato ed agri-
coltura, possono convenire in giudizio il professionista o le associazioni di professionisti che utilizzano
o che raccomandano l’uso di clausole reputate abusive e chiedere al giudice che ne inibisca l’uso
qualora ne sia accertata l’abusività.

Osservazioni

Le disposizioni del codice civile in materia di clausole vessatorie si applicano ai contratti del consu-
matore soltanto se non sono derogate dal Codice del consumo o da altre disposizioni più favorevoli
per il consumatore; pertanto, l’interprete sarà tenuto a ricercare le norme più favorevoli applicabili
(in via diretta o analogica) e qualora tale indagine dia un esito negativo potrà applicare le norme del
codice civile.

150 Parte Quarta • Diritti relativi


2.7. • Tutela del consumatore nella vendita dei beni di consumo
Nozione: contratti di vendita concernenti i beni di consumo; alla vendita sono equiparati i contratti di
somministrazione, di appalto, di opera, di permuta e tutti gli altri contratti finalizzati alla fornitura di beni
da fabbricare o produrre, quando abbiano per oggetto beni di consumo (art. 128, d.lgs. 205/2006).

䉴 Consumatore: qualsiasi persona fisica che agisce per scopi estranei


all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta
Nozioni fondamentali
䉴 Beni di consumo: qualsiasi bene mobile, ad esclusione di acqua e
gas, dell’energia elettrica e dei beni oggetto di vendita forzata

䉴 Obblighi del venditore: il venditore ha l’obbligo di consegnare al con-


sumatore beni, non solo funzionanti, ma conformi al contratto secondo
i criteri dettati dall’art. 129, d.lgs. 205/2006

䉴 Diritti del consumatore: in caso di difetto di conformità, il consumatore ha


diritto al ripristino, senza spese, della conformità del bene, mediante riparazio-
ne o sostituzione; può chiedere, inoltre, a sua scelta, la riduzione del prezzo o
la risoluzione del contratto nei casi previsti dall’art. 130, d.lgs. 205/2006

䉴 Diritto di regresso: il venditore, quando il difetto di conformità del bene


venduto sia da attribuire ad altro soggetto facente parte della catena
contrattuale (produttiva o distributiva), può chiedere entro un anno, la
Disciplina reintegrazione di quanto prestato al consumatore alla persona cui è
ascrivibile il difetto (131, d.lgs. 205/2006)

䉴 Class action: l’art. 2, co. 445-449, della Legge finanziaria 2008 ha intro-
dotto nell’ordinamento italiano l’azione collettiva risarcitoria a tutela dei
consumatori (cd. class action, in vigore dal 1° gennaio 2010): trattasi di
un innesto fatto al codice del consumo con l’inserimento dell’art. 140bis.
La class action è un istituto mutuato da altri sistemi giuridici, essa infatti
è propria degli Stati Uniti. Si tratta di un’azione legale condotta da uno o
più soggetti che chiedono la soluzione di una questione comune di fatto
o di diritto, la quale deve avvenire con effetti ultra partes per tutti i compo-
nenti presenti e futuri della classe rappresentata.
Si segnala anche la recente introduzione della c.d. azione di classe
amministrativa nei confronti delle amministrazioni pubbliche e dei con-
cessionari di servizi pubblici che si discostano dagli standard qualitati-
vi ed economici nell’erogazione dei servizi (D.Lgs. 198/09).

In sintesi

La categoria del negozio giuridico non è accolta nell’attuale ordinamento giuridico italiano il quale,
confermando la tradizione del codice napoleonico e del codice civile del 1865, si limita a definire la
categoria generale del contratto.
Questa scelta si pone al termine di una lunga evoluzione concettuale e sancisce l’orientamento più
pratico che dottrinale adottato dal legislatore del 1942. La mancata adozione di una disciplina
generale del negozio giuridico viene spiegata in ragione sia dell’eccessiva ampiezza della catego-
ria dell’atto negoziale, sia della centralità del contratto come principale forma di manifestazione
dell’autonomia privata (BIANCA).
Dalla definizione che abbiamo dato del contratto (v. par. 1) si deduce che: a) il contratto è un negozio
necessariamente bi o plurilaterale col quale si compongono interessi inizialmente opposti o quanto-
meno non coincidenti; b) il contratto ha la funzione di costituire, regolare o estinguere un rapporto
giuridico; c) il contratto ha sempre natura patrimoniale .

Capitolo 27 • Il contratto 151


Capitolo 28 FORMAZIONE DEL CONTRATTO

Le parti, prima di giungere alla conclusione dell’accordo, pongono in essere una attività prepara-
toria e strumentale al raggiungimento dell’incontro delle volontà. Questa attività può acquistare rile-
vanza giuridica anche in caso di mancata conclusione dell’accordo.

1 Responsabilità precontrattuale o «culpa in contrahendo»

Nozione: è la responsabilità che sorge in capo a chi, durante la fase delle trattative, viola l’obbligo
giuridico di comportarsi secondo buona fede; ad esempio abbandonandole immotivatamente.

Natura: la dottrina prevalente ritiene che la responsabilità precontrattuale ha natura extracontrat-


tuale o «aquiliana»: infatti l’obbligo di comportarsi secondo buona fede è una specificazione dell’obbli-
go generico del «neminem laedere» di cui all’art. 2043.

Risarcimento: è limitato all’interesse negativo, cioè all’interesse che un soggetto aveva a non
iniziare le trattative, quindi comprende:
— danno emergente: spese e perdite connesse alle trattative.
— lucro cessante: vantaggio che sarebbe potuto derivare da diverse trattative.

2 Le fasi delle trattative: proposta - accettazione

2.1. • Proposta
Nozione: la proposta è la dichiarazione che contiene tutti gli elementi del contratto, emessa mani-
festando l’intenzione di obbligarsi.

2.1.1. • Elementi della proposta


— Intenzione di volersi impegnare.
— La proposta deve contenere gli estremi essenziali del contratto che si vuole concludere.
— Deve avere la stessa forma che la legge richiede per il contratto da stipulare.

2.1.2. • Disciplina
— La proposta è revocabile fino a che non sia accettata (1328).
— La stessa proposta può essere rivolta a più persone (c.d. offerta al pubblico).
— Perde efficacia quando l’accettazione non interviene entro il termine stabilito dal proponente.
— Perde inoltre efficacia in caso di morte o sopravvenuta incapacità a contrarre del proponente,
anteriore alla conoscenza dell’intervenuta accettazione ( intrasmissibilità della proposta).

La proposta non perde efficacia se è fatta da un imprenditore nell’esercizio della sua impresa,
salvo che si tratti di un piccolo imprenditore.

152 Parte Quarta • Diritti relativi


2.1.3. • Proposta irrevocabile
È la proposta che il proponente si impegna a non revocare per un certo termine.

Proposta ferma: è la proposta che il proponente si impegna a non revocare per un certo tempo
entro il quale il destinatario può accettare.

Proposta nei contratti con obbligazioni a carico del solo proponente: la proposta è irrevoca-
bile appena giunge a conoscenza del destinatario (1333), in quanto si presume l’accettazione della
controparte.

Opzione: proposta irrevocabile che sorge da un contratto stipulato tra due soggetti; di solito è
fissato un termine di efficacia della opzione, se manca è stabilito dal giudice.

2.1.4. • Offerta al pubblico


Nozione: è una proposta in incertam personam, cioè indirizzata a destinatari indeterminati in una
forma che la rende facilmente conoscibile: pubblicità su giornali, manifesti murali, esposizione in vetrina.

Natura: proposta revocabile; la revoca deve avvenire con le stesse forme della proposta (1336).

䉴 Invito a trattare: quando l’offerta al pubblico non contiene tutti gli estremi
del contratto da concludere (es. prezzo); è un invito ad iniziare delle trattative
Figure affini
䉴 Promessa al pubblico: è un negozio giuridico; fonte di una obbligazio-
ne appena è resa pubblica indipendentemene dall’accettazione (1989)

Differenze

La differenza tra l’offerta e la promessa al pubblico può essere così sintetizzata:


— l’offerta è un atto prenegoziale e costituisce il nucleo di un eventuale e futuro contratto che si
perfezionerà soltanto con l’accettazione;
— la promessa è, invece, secondo l’opinione dominante, un vero e proprio negozio giuridico, fonte di
obbligazione, e vincola il promittente indipendentemente dall’accettazione, appena resa pubblica.

2.2. • Accettazione
Nozione: dichiarazione recettizia diretta al proponente che contiene l’accoglimento della proposta
(1326).

䉴 Tempestività (1326, co. 2)

䉴 Conformità alla proposta, altrimenti vale come nuova proposta (1326,


co. 5)
Requisiti
䉴 Forma: quella richiesta dal contratto che si vuole concludere (1326, co. 4)

䉴 Revocabilità: purché la revoca giunga a conoscenza del proponente


prima della accettazione (1328, co. 2)

Accettazione tacita: si ha
quando risulta da un com- 䉴 Per richiesta del proponente
portamento manifesto e
inequivocabile; cioè viene 䉴 Per la natura dell’affare
eseguito immediatamente 䉴 Secondo gli usi
il contratto (1327):

Capitolo 28 • Formazione del contratto 153


Momento perfezionativo dell’accordo: il contratto è concluso quando il proponente viene effet-
tivamente a conoscenza dell’accettazione (1326). Trattasi del principio c.d. «della cognizione» per cui
un atto diretto ad una persona determinata ha effetto nel momento in cui quest’ultima ne ha conoscen-
za; detto principio, tuttavia, è mitigato dal legislatore con la presunzione che l’accettazione si ritiene
conosciuta quando è giunta all’indirizzo del destinatario («teoria della ricezione»).
Si tratta di una presunzione iuris tantum che ammette, pertanto, la prova del contrario (1335).

Osservazioni

Le norme del codice civile sulla conclusione del contratto si applicano anche alla conclusione dei
contratti telematici stipulati mediante l’utilizzo del computer. La legge (art. 13, D.Lgs. 70/03) non
detta norme specifiche sul perfezionamento di tali contratti: viene soltanto imposto, al prestatore
del bene o del servizio al quale venga inoltrato un ordine per via telematica, l’obbligo di trasmettere,
senza ritardo e per via telematica, la ricevuta dell’ordine contenente un riepilogo delle condizioni
applicabili al contratto, le informazioni sulle caratteristiche essenziali del bene o del servizio, l’indi-
cazione del prezzo, dei mezzi di pagamento, del recesso, dei costi di consegna e dei tributi applica-
bili. L’ordine e la ricevuta si considerano pervenuti quando le parti alle quali sono indirizzati hanno
la possibilità di accedervi (secondo il principio già enunciato nell’art. 1335 c.c.).

3 Contratto per adesione

Nozione: è un contratto il cui contenuto è predisposto unilateralmente dal proponente con clausole
prestabilite cui l’altro contraente può solo aderire senza alcuna possibilità di modificarne il contenuto.
Rientrano in questa figura le condizioni generali di contratto (1341) e i contratti stipulati mediante
moduli o formulari (1342).

䉴 Eliminare la fase delle trattative

Funzione 䉴 Possibilità di contrarre con un gran numero di soggetti senza procede-


re a singole defatiganti trattative (es.: contratti di imprese di trasporti, di
assicurazione)

䉴 Le condizioni generali di contratto, sono valide nei confronti dell’ade-


rente se questi le conosceva o avrebbe dovuto conoscerle usando l’ordi-
Garanzie naria diligenza (1341, co. 1)
per il contraente
che aderisce 䉴 Le clausole vessatorie (es.: limitazioni di responsabilità, facoltà di re-
cedere dal contratto) sono valide solo se approvate separatamente per
iscritto (1342, co. 2)

4 Contratto preliminare

Nozione: iI contratto preliminare è quel contratto con il quale le parti si obbligano a stipulare un
futuro contratto definitivo di cui devono, però, aver già determinato il contenuto essenziale.

䉴 È un contratto ad effetti obbligatori

䉴 È cedibile
Caratteri
䉴 È un contratto ad esecuzione differita

䉴 È un contratto collegato al definitivo

154 Parte Quarta • Diritti relativi


Limiti: si discute sulla ammissibilità del preliminare di un contratto reale e di un contratto di donazione.

Oggetto: l’oggetto consiste in un facere: prestare un futuro consenso.

Forma: deve essere la stessa prescritta dalla legge per il contratto definitivo (1351).

䉴 L’altra parte può chiedere la risoluzione per inadempimento, con con-


Inadempimento danna al risarcimento del danno
dell’obbligo
䉴 L’altra parte può chiedere l’esecuzione specifica dell’obbligo di contrar-
di contrarre
re: cioè una sentenza (costitutiva) che produca gli effetti del contratto
che si voleva concludere (2932)

䉴 Che trasferiscono la proprietà di beni immobili (2643 n. 1)

䉴 Che costituiscono, modificano o trasferiscono il diritto di usufrutto su


Sono soggetti beni immobili, il diritto di superficie, il diritto del concedente e dell’enfi-
a trascrizione i teuta (2643 n. 2)
preliminari
di contratti (2645bis) 䉴 Che costituiscono la comunione dei diritti sopra indicati (2643 n. 3)

䉴 Che costituiscono o modificano servitù prediali, il diritto di uso su beni


immobili, il diritto di abitazione (2643 n. 4)

Possono essere trascritti solo i preliminari che risultano da atto pubblico o da scrittura privata con
sottoscrizione autenticata o accertata giudizialmente.
I contratti possono essere trascritti anche se sottoposti a condizione o sono relativi ad edifici da
costruire o in corso di costruzione.

Differenze

Il contratto preliminare va tenuto distinto dalle cd. minute (o puntuazioni) che riproducono gli accor-
di già raggiunti fino ad un determinato momento delle trattative ancora in corso. Le intese docu-
mentate nelle minute, a differenza del contratto preliminare, non sono vincolanti per le parti, ma
assumono solo il valore di pro-memoria per l’ulteriore svolgimento delle trattative.

5 Cessione del contratto

Nozione: è il contratto con il quale si realizza la sostituzione di un soggetto nella posizione contrat-
tuale di uno dei contraenti originari, realizzandosi così una vera successione a titolo particolare per
atto tra vivi nel contratto.
Possono cedersi solo i contratti con prestazioni corrispettive, se queste non sono state ancora
eseguite (1406).
Natura: la dottrina dominante e la giurisprudenza lo configurano come negozio trilaterale; occorre
quindi il consenso di tutte e tre le parti coinvolte nella operazione. Il consenso del contraente ceduto
può anche essere prestato preventivamente.

䉴 Il cedente è liberato dalle sue obbligazioni nei confronti del contraente


ceduto, e non è responsabile neanche dell’inadempimento del cessio-
Effetti nario. Per evitare quest’effetto il ceduto deve dichiarare espressamen-
te di non voler liberare il cedente, in questo caso qualora il cessionario
sia inadempiente il ceduto risponde in proprio (1408)

Capitolo 28 • Formazione del contratto 155


䉴 Il cedente non è responsabile verso il cessionario qualora il ceduto non
adempia ai suoi obblighi derivanti dal contratto ceduto, il cedente può
però garantire al cessionario l’adempimento da parte del ceduto, in tal
Effetti caso risponde in solido con questo come un fideiussore (1410)

䉴 Il cessionario si sostituisce nella posizione del cedente e pertanto il


contraente ceduto può opporre al cessionario le eccezioni derivanti dal
contratto (1409)

In sintesi

L’art. 1325 inserisce tra i requisiti del contratto l’accordo delle parti. Per accordo si intende il c.d. in
idem placitum cioè l’ incontro delle manifestazioni di volontà dei contraenti (c.d. consensualismo:
occorre il consenso di tutte le parti).
Per verificare se l’accordo delle parti si è realizzato, occorre considerare il significato oggettivo
delle dichiarazioni: la volontà rilevante è quella in cui si fondono la proposta e l’accettazione (TRA-
BUCCHI).
La «capacità di contrarre» è, in sostanza, un aspetto della capacità di agire: la idoneità a compiere
atti produttivi di effetti giuridici, che deve esistere al momento della dichiarazione .
La capacità contrattuale è la regola, ma, in alcuni casi, la legge richiede una capacità più intensa,
ossia la capacità di disporre, come per la donazione (art. 774) e la transazione (art. 1966).
Si ricordi che la capacità di disporre implica l’attitudine a porre in essere, da sé, atti di alienazione,
ossia di diminuzione del proprio patrimonio, contro corrispettivo o a titolo gratuito. L’inabilitato, ad
esempio, non ha autonoma capacità di disporre, in considerazione del suo stato di infermità mentale.

 note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................

156 Parte Quarta • Diritti relativi


Capitolo 29 INTERPRETAZIONE ED INTEGRAZIONE
DEL CONTRATTO

1 Interpretazione

Il contratto scaturisce dalle manifestazioni di volontà delle parti, che si fondono in un accordo.
Queste sono trascritte in un documento (contratto scritto) o espresse oralmente (contratto orale): è,
quindi, possibile che queste manifestazioni possano risultare non rispondenti esattamente alla volontà
delle parti, o non esattamente intellegibili, o incomplete; quindi è necessario interpretare il contratto,
cioè ricercare il vero significato della volontà espressa dalle parti.

1.1. • Interpretazione soggettiva


Nozione: è l’interpretazione diretta a ricercare la reale comune intenzione delle parti.

䉴 Logico (1363): si interpretano le clausole del contratto le une per mezzo


delle altre, attribuendo al contratto il senso che scaturisce dal comples-
Criteri so dell’atto
interpretativi 䉴 Temporale: va, cioè, valutato il comportamento complessivo delle parti
sia anteriore che posteriore alla conclusione dell’accordo (1362, co. 2)
(trattative, modalità di esecuzione)

1.2. • Interpretazione oggettiva


Nozione: è l’interpretazione diretta a ricercare il significato oggettivo del contratto. È sussidiaria a
quella soggettiva, nel senso che si ricorre a questa quando l’interpretazione soggettiva non ha rag-
giunto risultati utili.

䉴 Principio di conservazione del contratto: il contratto e le singole


clausole vanno interpretati nel senso in cui possono produrre effetti
anziché in quello secondo cui non ne produrrebbero alcuno (1367)

䉴 Pratiche generali interpretative: le clausole ambigue si interpretano


secondo ciò che generalmente si pratica nel luogo di conclusione del
contratto (1368)
Criteri 䉴 Buona fede in senso oggettivo: nell’interpretare si deve presupporre
che il comportamento delle parti sia stato improntato a correttezza e
lealtà reciproca (1366)
䉴 Espressioni con più sensi: vanno intese nel senso più rispondente
alla natura ed all’oggetto del contratto (1369)

䉴 Interpretazione contro l’autore della clausola: nei contratti per ade-


sione e nei contratti per moduli e formulari le clausole, nel dubbio, van-
no interpretate a favore del contraente più debole (1370)

Contratto oscuro: quando il contratto, nonostante l’interpretazione soggettiva ed oggettiva, resti


ancora «oscuro», va interpretato secondo le norme previste dall’art. 1371.

Capitolo 29 • Interpretazione ed integrazione del contratto 157


䉴 Contratti a titolo gratuito: nel senso meno gravoso per l’obbligato
Disciplina
䉴 Contratti a titolo oneroso: in modo da contemperare equamente gli
interessi delle parti

2 Integrazione del contratto

Di integrazione del contratto si parla comunemente in due sensi:


— integrazione del contratto: la fattispecie negoziale viene completata attraverso l’inserzione lega-
le di clausole che le parti non hanno previsto e che si ritengono consuetudinariamente apposte.
Sono clausole tipiche di determinati contratti, determinati mercati o operatori economici;
— integrazione degli effetti del contratto: qualora la disciplina del rapporto che sorge dal contratto
presenti delle lacune, queste vengono colmate ricorrendo:
a) alla legge;
b) agli usi;
c) all’equità.

In sintesi

L’interpretazione del contratto consiste nell’attività «ermeneutica» rivolta ad indagare e ricostruire il


significato da attribuire alle dichiarazioni delle parti, ossia al contenuto sostanziale del contratto.
Essa è regolata da norme giuridiche la cui violazione può essere dedotta come motivo di ricorso in
Cassazione.
Le norme sull’interpretazione dei contratti si applicano anche ai negozi unilaterali (nei limiti della
loro compatibilità con la struttura unilaterale), in quanto anche per essi è necessario accertare il
contenuto sostanziale dell’atto.
L’interpretazione del contratto avviene con criteri e scopi diversi rispetto all’interpretazione della
legge: quest’ultima è, infatti, diretta a chiarire una volontà impersonale, il significato di un testo
collegato alle altre norme dell’ordinamento: per cui sono ammesse forme di interpretazione evolu-
tiva, quali l’interpretazione estensiva ed analogica.
Al contrario, oggetto dell’interpretazione contrattuale è la ricerca di una volontà effettiva (ma sempre
comune alle parti) riconducibile a soggetti determinati ed espressa in un determinato testo: pertanto,
le sue eventuali lacune possono essere integrate esclusivamente dalla legge (TRABUCCHI).

 note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................

158 Parte Quarta • Diritti relativi


Capitolo 30 EFFETTI DEL CONTRATTO

1 Effetti tra le parti

1.1. • Creazione del vincolo


Il contratto ha tra le parti la stessa forza vincolante della legge (1372). Questa efficacia si estende:
— al successore a titolo universale di ciascun contraente;
— al successore a titolo particolare.

1.2. • Cessazione del vincolo


Mutuo dissenso: accordo con cui le parti di un contratto si sciolgono da questo.

䉴 Nozione: il recesso è un diritto potestativo con cui una parte si libera


dal vincolo contrattuale mediante una dichiarazione unilaterale comu-
nicata all’altra parte

䉴 Recesso convenzionale: quando è previsto espressa-


mente dal contratto. Può essere esercitato fino a che il
contratto non ha avuto un principio di esecuzione (1373);
di solito è previsto un prezzo per il recesso (vedi capar-
Recesso
ra penitenziale)
䉴 Tipi — in alcuni casi è attribui-
to in ogni momento
䉴 Recesso legale: quando è (es. contratto di appal-
previsto dalla legge. Di nor- to, 1671)
ma è previsto per i contratti
di durata (es. mandato, mu- — in altri solo per giu-
tuo, contratto di lavoro) sta causa (es. pre-
stazione di opera in-
tellettuale, 2237)

2 Conflitti tra aventi diritto sullo stesso oggetto

Si determina un conflitto tra aventi diritto sullo stesso oggetto quando una persona cede un suo diritto,
in tempi diversi a diversi soggetti (ad esempio Tizio vende un bene prima a Caio e poi a Sempronio).
Per risolvere il conflitto si ricorre al principio «prior in tempore potior in iure» , in base al quale viene
preferito chi per primo ha ricevuto il diritto.

䉴 Beni mobili: è preferito chi per primo ha conseguito il possesso in


buona fede (1155)
䉴 Diritti immobiliari o su beni mobili registrati: è preferito chi per pri-
Eccezioni mo ha trascritto il titolo
䉴 Diritti di credito: è preferito il creditore che per primo ha notificato la
cessione al debitore, ovvero quello la cui cessione è stata per prima
accettata del debitore

Capitolo 30 • Effetti del contratto 159


䉴 Diritti personali di godimento (es. locazione): è preferito chi per primo
Eccezioni ha conseguito il godimento, anche se successivamente l’ha perduto ed
attualmente un altro l’ha conseguito (1380)

Conseguenze: il contraente che viene sacrificato ha diritto al risarcimento dei danni da parte di
chi ha operato il trasferimento ad altri.

3 Clausola penale

Nozione: è un patto accessorio con il quale le parti determinano preventivamente una somma da
pagare o la prestazione da eseguire in caso di ritardo o inadempimento. Può riguardare qualsiasi
obbligazione.

䉴 Liquidare anticipatamente il danno


Fondamento
䉴 Rafforzare il vincolo contrattuale

䉴 Il risarcimento è limitato alla somma indicata a meno che non sia stata
convenuta la risarcibilità del danno ulteriore (1382, co. 1)
Effetti
䉴 Il creditore è liberato dall’onere di provare il danno subito (1382, co. 2)

4 Caparra

4.1. • Caparra confirmatoria (1385)


Nozione: è una somma di danaro o una quantità di cose fungibili che una parte dà all’altra al
momento della conclusione del contratto a conferma della serietà del vincolo assunto e a titolo di
acconto sul prezzo dovuto. È ammessa per i soli contratti a prestazioni corrispettive.

䉴 Contratto adempiuto: la caparra deve essere restituita o imputata alla


prestazione dovuta

• se è inadempiente la parte che ha


dato la caparra: l’altra parte può re-
cedere dal contratto trattenendola
Effetti 䉴 Contratto inadempiuto
• se è inadempiente chi ha ricevuto la
caparra: l’altra parte può recedere e
pretendere il doppio della caparra

䉴 La parte adempiente, se preferisce, può chiedere l’esecuzione del con-


tratto o la sua risoluzione ed il risarcimento del danno secondo le nor-
me generali

4.2. • Caparra penitenziale (1386)


Nozione: è la somma di danaro convenzionalmente stabilita che una parte deve all’altra come
corrispettivo del diritto di recesso.

160 Parte Quarta • Diritti relativi


Effetti: i contraenti sono li- 䉴 Se recede chi ha prestato la caparra perde la caparra data
beri di scegliere tra l’adem-
䉴 Se recede chi l’ha ricevuta deve restituire il doppio di quella che ha
pimento e il recesso
ricevuto

5 Effetti nei confronti dei terzi

Il contratto è res inter alios acta, quindi produce effetti diretti solo nei confronti delle parti e mai
nei confronti dei terzi (cioè nei confronti di chi non è parte); c.d. principio di relatività del contratto.
Terzo è chi non è parte del contratto né è ad essa parificato (erede e avente causa).

5.1. • La promessa del fatto del terzo


Nozione: è il contratto con cui una parte (promittente) promette l’obbligazione o il fatto di un terzo.

Disciplina: il terzo non è parte del contratto quindi non assume nessun obbligo. Il promittente resta
obbligato alla sua promessa e deve indennizzare l’altro contraente se il terzo non si obbliga o non compie
il fatto.

5.2. • Contratto a favore del terzo (1411-1413)


Nozione: si ha contratto a favore di terzo quando una parte (stipulante ) designa un terzo quale
avente diritto alle prestazioni dovute dalla controparte (promittente). Eccezione al principio di relatività
del contratto.

䉴 Stipulante: colui che prende l’iniziativa; deve avere un interesse, an-


che morale, ad attribuire un vantaggio al terzo (1411)
Parti
䉴 Promittente: colui che assume l’impegno di effettuare la prestazione a
favore del terzo

䉴 Il terzo acquista il diritto verso il promittente fin dal momento della


stipulazione del contratto (1411, co. 2)

䉴 Il terzo deve dichiarare di voler approfittare della stipulazione a suo


favore

䉴 Se il terzo rifiuta, gli effetti del contratto si produrranno in capo agli


stipulanti originari
Disciplina
䉴 Lo stipulante può revocare o modificare la stipulazione fin quando il
terzo non ha accettato (1411)

䉴 L’accettazione del terzo non è condizione per l’efficacia del contratto


nei suoi confronti

䉴 Il promittente può opporre solo le eccezioni fondate sul contratto, ma


non quelle scaturenti da eventuali altri rapporti con lo stipulante (1413)

6 Contratto per persona da nominare (1401-1405)

Nozione: è il contratto in cui una parte, al momento della conclusione, si riserva la facoltà di
nominare un soggetto diverso, nei cui confronti il contratto produrrà effetti.

Capitolo 30 • Effetti del contratto 161


Natura: la dottrina ritiene si tratti di una ipotesi di rappresentanza eventuale in incertam personam .
Eventuale perché se manca la nomina il contratto produrrà i suoi effetti nei confronti dei soggetti
originari.
In incertam personam perché la persona per cui si agisce rimane «nascosta» al momento della
conclusione del contratto.

• la dichiarazione di nomina avviene nel


termine fissato dalle parti
䉴 Il contratto produce effetti • la dichiarazione è accettata dalla per-
Disciplina nei confronti del terzo se: sona nominata o era stata preventiva-
mente ratificata

䉴 Il contratto produce effetti in capo allo stipulante originario in mancan-


za dei suddetti requisiti

 note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................

162 Parte Quarta • Diritti relativi


Capitolo 31 LA RESCISSIONE E LA RISOLUZIONE
DEL CONTRATTO

1 Rescissione (1447 -1452)

Nozione: l’azione di rescissione è l’azione con cui una parte può sciogliersi dal vincolo contrattua-
le qualora la causa del contratto presenti delle anomalie parziali determinatesi contemporaneamente
alla conclusione del contratto.

Il codice ha disciplinato due figure di rescissione (1447-1448):


— rescissione del contratto concluso in stato di pericolo;
— rescissione per lesione.
Gli effetti contrattuali perdurano fino alla pronuncia del giudice che accerti la rescindibilità.

1.1. • Tipi
䉴 Stato di pericolo in cui versava uno dei contraenti al momento di stipula-
re il contratto; il pericolo deve essere attuale, concernente un danno
Rescissione grave alla persona
del contratto in stato
di pericolo (1447). 䉴 lniquità delle condizioni a cui il contraente ha dovuto soggiacere per
Presupposti salvarsi dal pericolo

䉴 Conoscenza dello stato di pericolo da parte di colui che ne ha tratto


vantaggio

䉴 Lesione ultra dimidium. La sproporzione tra le due prestazioni deve


essere tale per cui il valore di una prestazione era, al momento della
conclusione del contratto, superiore al doppio del valore della contro-
Rescissione
prestazione
del contratto per lesione
(1448). Presupposti 䉴 Stato di bisogno della persona danneggiata (inteso come difficoltà
economica tale da incidere sulla determinazione a contrarre)

䉴 Approfittamento dello stato di bisogno: conoscenza dello stato e


volontà di trarne un vantaggio

䉴 Legittimata all’esercizio dell’azione è la parte danneggiata

䉴 L’azione si prescrive nel breve termine di un anno


Disciplina
䉴 Non è ammessa la convalida
䉴 Ne consegue la liberazione dall’obbligo di adempiere e la restituzio-
ne delle prestazioni eseguite

1.2. • Non esperibilità dell’azione


— Il contraente contro il quale I’azione è diretta può evitarla offrendo la riduzione ad equità delle presta-
zioni (1450).
— L’originario squilibrio non sussiste più al momento della domanda.
— Nei contratti aleatori (rinvio cap. 27, par. 2.5.).

Capitolo 31 • La rescissione e la risoluzione del contratto 163


Osservazioni

Il fondamento della rescissione viene ravvisato nella «violazione di un sostanziale criterio di reale
giustizia o di equità, più che della libertà del volere alla cui tutela effettivamente, ma indirettamente,
esso mira» (TRABUCCHI): ad es., nello stato di pericolo, la situazione di menomazione in cui si
trova un contraente si rivela una condizione iniqua sotto il profilo dell’assenza di libertà di trattativa.
In particolare, si osserva (GAZZONI) come il legislatore abbia preteso «che l’eventuale squilibrata
contrattazione (di per sé non rilevante) non sia però dovuta a fattori ed a condizioni che, anche
quando non direttamente imputabili ad un contraente, permettano a costui di porsi in condizioni di
supremazia nelle trattative».

2 Risoluzione (1453-1469)

Nozione: l’azione di risoluzione è lo strumento con cui una parte può sciogliersi dal vincolo contrat-
tuale qualora la causa di questo presenti delle anomalie sopravvenute dopo la conclusione del contratto.

䉴 Risoluzione per eccessiva onerosità

Tipi 䉴 Risoluzione per impossibilità sopravvenuta

䉴 Risoluzione per inadempimento

2.1. • Risoluzione per inadempimento (1453-1462)


Disciplina: se in un contratto a prestazioni corrispettive una parte non adempie la prestazione cui
era tenuta, la parte adempiente può chiedere giudizialmente o la risoluzione o l’adempimento, oltre, in
entrambi i casi, il risarcimento del danno.
Una volta chiesta la risoluzione, non può più essere chiesto l’adempimento: si è in presenza di una
alternatività impropria.

䉴 Mancata esecuzione di un obbligo contrattuale e imputabilità di


tale evento al contraente

䉴 Che l’inadempimento non sia di scarsa importanza: la gravità dell’ina-


Presupposti dempimento va commisurata non al danno, ma alla violazione in relazione
alla finalità del rapporto ed all’attitudine a turbare l’equilibrio contrattuale
Questo presupposto può mancare quando è stata prevista una clauso-
la risolutiva espressa o è violato un termine essenziale

• nel contratto è inserita la clausola ri-


solutiva espressa

䉴 Risoluzione di diritto: sen-


• in assenza di tale clausola la parte inol-
tra all’inadempiente una diffida ad
za ricorso al giudice, in pre-
adempiere in un congruo termine (non
senza dell’inadempimento,
Tipi di risoluzione inferiore a 15 giorni). Decorso il termi-
quando:
ne il contratto si intende risolto
• è scaduto il termine essenziale: la sca-
denza del termine essenziale compor-
ta la perdita di utilità della prestazione
䉴 Risoluzione giudiziale: per effetto, negli altri casi, di una sentenza co-
stitutiva

164 Parte Quarta • Diritti relativi


䉴 Retroattiva: il contratto è come se non fosse mai stato concluso. Le
prestazioni effettuate devono essere restituite, salvo nei contratti ad
esecuzione continuata o periodica
Efficacia
䉴 Obbligatoria, non reale: cioè riguarda le parti ma non i terzi che abbia-
no acquistato diritti, salvi gli effetti della trascrizione della domanda di
risoluzione (1458)

2.2. • Risoluzione per l’impossibilità sopravvenuta della prestazione (1463-


1466)
Disciplina: l’impossibilità sopravvenuta della prestazione estingue l’obbligazione con conseguen-
te liberazione della parte che vi era tenuta.
La parte liberata non può chiedere la controprestazione.
La risoluzione opera di diritto (1463). Nei contratti ad effetti reali, però, vige il principio res perit
domino, cioè all’acquirente è addossato il rischio del perimento della cosa. Infatti, essendo egli già
divenuto proprietario, è tenuto a corrispondere la controprestazione dovuta anche se la consegna non
sia avvenuta.

Prestazione parzialmente impossibile (1464): quando la prestazione di una parte è divenuta im-
possibile solo parzialmente, l’altra parte ha diritto ad una riduzione corrispondente della prestazione.
Se la parte non ha un interesse apprezzabile all’adempimento parziale, può chiedere la risoluzio-
ne del contratto.

2.3. • Risoluzione per eccessiva onerosità (1467-1469)


Disciplina: l’eccessiva onerosità sopravvenuta, tale da determinare uno squilibrio tra le prestazio-
ni, può determinare risoluzione del contratto. La risoluzione non opera di diritto: occorre una pronuncia
(costitutiva) del giudice.

䉴 Deve trattarsi di contratti di durata o di contratti istantanei ad esecuzio-


ne differita
䉴 Non può trattarsi di contratti aleatori (1469)
䉴 L’eccessiva onerosità deve essersi verificata successivamente alla con-
clusione del contratto
Limiti
䉴 L’onerosità deve scaturire da eventi straordinari ed imprevedibili (es.:
guerra)
䉴 La sopravvenuta onerosità non deve rientrare nell’alea normale del con-
tratto
䉴 Può essere evitata offrendo una equa modifica delle condizioni del con-
tratto (revisione del contratto)

3 Forme di autodifesa privata

In alcuni casi eccezionali la legge permette ad un soggetto di difendere i propri diritti senza ricor-
rere al giudice.

3.1. • Eccezione di inadempimento (1460)


Nozione: è il rifiuto di adempiere che un contraente può esercitare se l’altro non adempia o non
offra di eseguire contemporaneamente la propria prestazione.
Natura: forma di autotutela privata.

Capitolo 31 • La rescissione e la risoluzione del contratto 165


䉴 Sono stabiliti tempi diversi per I’adempimento

Eccezioni 䉴 Termini diversi scaturiscono dalla durata del contratto

䉴 Quando il rifiuto, avuto riguardo delle circostanze, è contrario alla buo-


na fede

3.2. • Sospensione della prestazione per mutate condizioni patrimoniali dei


contraenti (1461)
Disciplina: ciascun contraente può sospendere l’esecuzione della propria prestazione se le con-
dizioni patrimoniali della controparte siano divenute tali da porre in evidente pericolo il conseguimento
della controprestazione, salvo che sia prestata idonea garanzia.

Fondamento: forma di autotutela privata.

3.3. • Clausola «solve et repete» (1462)


Nozione: è una clausola con cui le parti, in deroga ai principi fin qui esaminati, rafforzano il vincolo
contrattuale stabilendo che una di esse non può opporre eccezioni per evitare o ritardare la prestazio-
ne dovuta. Tale clausola non ha effetto per I’eccezione di annullabilità, nullità e rescissione del contrat-
to. Il giudice, se accerta l’esistenza di gravi motivi, può sospendere la condanna all’adempimento della
prestazione.

Natura: è una clausola vessatoria.

Forma: la clausola va approvata per iscritto.

In sintesi

Si ha estinzione del contratto in tutti i casi in cui questo perde definitivamente la propria efficacia,
cancellandosi così dal mondo del diritto. Ciò accade, ad es., in caso di annullamento che si verifica
quando esiste una causa di invalidità del contratto; in caso di risoluzione e rescissione.
Nel nostro diritto privato vige, infatti, il principio che, nei contratti a prestazioni corrispettive, il corri-
spettivo economicamente giustificato sia esclusivamente quello determinato dalle parti. Perciò è
escluso ogni intervento giudiziario volto a modificare il sinallagma del contratto secondo un criterio
di giustizia commutativa.
Però può ben accadere che l’equilibrio contrattuale venga ad alterarsi per effetto di elementi coevi
o successivi alla conclusione del contratto, che ne viziano la stessa causa.
In questi casi la legge permette ad una delle parti di sciogliersi dal contratto tramite la rescissione
o la risoluzione.

 note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................

166 Parte Quarta • Diritti relativi


Capitolo 32 OBBLIGAZIONI NASCENTI
DA ATTO UNILATERALE

1 Promesse unilaterali

Nozione: la promessa unilaterale è un negozio giuridico unilaterale obbligatorio con il quale un


soggetto dichiara di obbligarsi ad una determinata prestazione. Poiché il negozio è già perfetto, non
occorre l’accettazione del destinatario.
La legge riconosce effetti obbligatori solo alle figure espressamente previste, che costituiscono,
pertanto, un numerus clausus (1987).

䉴 Unilateralità: la promessa comporta il dovere di adempiere a prescin-


dere dall’accettazione del destinatario

Caratteri 䉴 Irrevocabilità

䉴 Inapplicabilità del binomio onerosità-gratuita: la prestazione non ac-


quista mai il carattere di corrispettivo

䉴 Promessa di pagamento (1988)

Principali figure 䉴 Ricognizione di debito (1988)


enumerate dal codice 䉴 Promessa al pubblico (1989)
䉴 Titoli di credito (1992 e ss.)

2 Promessa di pagamento e ricognizione di debito (1988)

䉴 La promessa di pagamento: è un atto unilaterale recettizio con il qua-


le un soggetto promette di effettuare un pagamento ad altro soggetto
(es. ti prometto cento)
Nozione
䉴 Ricognizione di debito: è un atto unilaterale recettizio con il quale un
soggetto riconosce l’esistenza di un debito verso un altro soggetto (es.
riconosco di doverti cento)

䉴 È molto contestata la natura negoziale di queste figure. Infatti esse


non creano alcuna obbligazione in quanto l’obbligazione promessa o
riconosciuta è preesistente.
䉴 Il debitore non è per il solo fatto della dichiarazione obbligato a pagare;
Natura ed effetti ma sarà condannato ad adempiere se non riesce a dimostrare l’inesi-
stenza del debito.
䉴 La dichiarazione produce solo una inversione dell’onere della prova:
non è la persona a cui favore la dichiarazione è stata emessa a dover
dimostrare l’esistenza del suo diritto, ma è chi ha effettuato la dichiara-
zione unilaterale a dover dimostrare l’inesistenza del credito .

Capitolo 32 • Obbligazioni nascenti da atto unilaterale 167


Differenze

Differenza tra ricognizione del debito e confessione


La giurisprudenza solitamente distingue la ricognizione di debito dalla confessione in base alla
differente natura giuridica. Infatti, mentre considera la ricognizione una dichiarazione di volontà,
diversamente individua nella confessione una dichiarazione di scienza. In particolare:
— la confessione è un’ammissione di fatti, il riconoscimento è un’ammissione di rapporti giuridici;
— il riconoscimento comporta l’inversione dell’onere della prova, la confessione comporta la pro-
va dei fatti, salvo la revoca per errore di fatto o per violenza (art. 2732).
Parte della dottrina (BRANCA; contra CARNELUTTI, ANDRIOLI) ritiene che quando la promessa
di pagamento e la ricognizione di debito siano titolate, contengono cioè riferimento al rapporto
fondamentale, esse integrino una vera e propria confessione in quanto l’indicazione del rapporto
fondamentale costituirebbe confessione dello stesso.

Differenza tra ricognizione del debito e negozio di accertamento


Secondo consolidato orientamento giurisprudenziale:
— il riconoscimento del debito costituisce dichiarazione di natura negoziale (Cass. n. 6625/1988),
con efficacia di dispensare il creditore dal fornire la prova del c.d. rapporto fondamentale (Cass. n.
5106/1987) che si presume così come riconosciuto finché non se ne dia (con qualsiasi mezzo) la
prova dell’inesistenza, dell’invalidità o dell’estinzione;
— l’accertamento costituisce, invece, negozio a struttura bilaterale o anche unilaterale recettizia
(Cass. n. 5857/1981), avente funzione di superamento della situazione di incertezza in cui si
trova un determinato rapporto giuridico, precludendo ogni indagine in ordine alla effettiva esi-
stenza, alla coesistenza e alla natura del rapporto che le parti hanno fatto oggetto di accerta-
mento (Cass. n. 6332/1979).

3 Promessa al pubblico (1989-1991)

Nozione: è una promessa unilaterale, rivolta a un destinatario indeterminato (in incertam perso-
nam), di una prestazione a favore di chi si trovi in una determinata situazione o compia una certa
azione (es. una mancia a chi ritrovi un oggetto smarrito) (1989).

䉴 Vincolatività: non appena la promessa è portata a conoscenza del


pubblico

䉴 Revocabilità: solo per giusta causa; la revoca va resa pubblica nella


stessa forma della promessa (1990)
Caratteri e disciplina 䉴 Termine: può essere apposto un termine alla promessa; altrimenti il
vincolo cessa se entro un anno non è comunicato l’avveramento della
situazione o il compimento dell’azione (1989)

䉴 Differenze con l’offerta al pubblico: l’offerta al pubblico è una propo-


sta di contratto che richiede l’accettazione ed è revocabile.
La promessa al pubblico è vincolante, indipendentemente dall’accetta-
zione, appena resa pubblica

In sintesi

Ai sensi dell’art. 1173, le obbligazioni derivano non solo dal contratto e dal fatto illecito ma anche da
ogni altro fatto o atto idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento giuridico.
Sono esempi di atti le promesse unilaterali e i titoli di credito.
Sono esempi di fatti (leciti) produttivi di obbligazioni la gestione di affari, il pagamento dell’indebito,
l’arricchimento senza causa.

168 Parte Quarta • Diritti relativi


Capitolo 33 OBBLIGAZIONI NASCENTI DA FATTO ILLECITO

1 Generalità

1.1. • Responsabilità
䉴 Origina dalla commissione di un fatto punito dalla legge, per finalità di
Penale ordine superiore, con una sanzione penale

䉴 Contrattuale: origina dalla violazione di un obbligo scaturente da un


rapporto obbligatorio, cioè un obbligo che un soggetto ha nei confronti
Civile di un soggetto determinato

䉴 Extracontrattuale o aquiliana: origina dalla violazione del generico


dovere di non ledere l’altrui sfera giuridica (2043)

1.2. • Differenze
䉴 Capacità richiesta dalla legge: capacità di agire

䉴 Onere della prova: il danneggiato deve provare solo l’inadempimento


Responsabilità (1218)
contrattuale
䉴 Risarcimento: solo i danni prevedibili, se l’inadempimento o il ritardo
non dipende da dolo

䉴 Prescrizione: ordinaria (dieci anni)

䉴 Capacità richiesta dalla legge: capacità naturale (di intendere e vole-


re) (2046)

䉴 Onere della prova: il danneggiato deve provare fatto, danno ed impu-


Responsabilità tabilità
extracontrattuale
䉴 Risarcimento: anche i danni non prevedibili (l’art. 2056 difatti fa riferi-
mento agli artt. 1223, 1226, 1227, e non invece all’art. 1225, che si
richiama alla prevedibilità del danno in caso di colpa)

䉴 Prescrizione: breve (2947) (cinque anni)

2 Responsabilità extracontrattuale

2.1. • Elementi oggettivi


Il fatto è un comportamento umano (anche se la norma parla di fatto).

䉴 Positivo (commissivo): consiste in un «facere»


Tipi 䉴 Omissivo: un «non facere»; l’illecito sussiste solo se vi era obbligo
giuridico di agire in capo a chi ha cagionato il danno

Capitolo 33 • Obbligazioni nascenti da fatto illecito 169


Danno ingiusto: lesione di un interesse giuridicamente protetto.

䉴 Legittima difesa: si ha quando si compie un fatto essendovi costretto


dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui, contro il pericolo
Esclusione attuale di una offesa ingiusta
dell’antigiuridicità È necessaria la proporzione tra difesa ed offesa (2044)
del danno 䉴 Stato di necessità: sussiste quando si cagiona un danno costretti dal-
la necessità di salvare se o altri dal pericolo di un danno grave alla
persona. Il pericolo non deve essere stato causato volontariamente né
deve essere altrimenti evitabile (2045)

Nesso di causalità: tra il fatto e il danno deve intercorrere un rapporto di causa ad effetto.
Non basta che l’evento dannoso scaturisca da una causa, occorre che ne sia una conseguenza
immediata e diretta, secondo il principio della cd. «causalità adeguata».

2.2. • Elementi soggettivi


Imputabilità: il fatto che cagiona il danno deve essere attribuibile al soggetto, occorre che l’atto sia
volontario. Quindi l’autore del danno deve essere capace di intendere e di volere al momento in cui
commette il fatto dannoso (2046 - 2047).

2.2.1. • Colpa o dolo


Colpa: la colpa consiste nella violazione di un dovere di diligenza, di perizia o cautela. Pertanto
l’atto illecito è colposo quando l’evento dannoso non è voluto ma è causato da negligenza, imperizia o
imprudenza.

Dolo: consiste nella volontaria trasgressione del dovere giuridico; l’atto illecito è doloso quando
chi l’ha commesso ha agito con coscienza e volontà di cagionare l’evento dannoso.

3 La responsabilità oggettiva

Nozione: è la responsabilità che si afferma a prescindere dalla volontarietà, dal dolo e dalla colpa
dell’agente, ma solo in base al semplice nesso di causalità tra la condotta e l’evento dannoso.

Fondamento: il principio per cui chi esercita una certa attività se ne assume anche il rischio (eius
comoda et eius incomoda).
Casi di responsabilità oggettiva:
— responsabilità per danni cagionati da cose in custodia;
— responsabilità per danni cagionati dalla rovina di edifici;
— responsabilità per danni cagionati da animali;
— responsabilità per danni cagionati da attività pericolosa;
— responsabilità per danni cagionati dalla circolazione di veicoli.

Osservazioni

L’espansione dell’area della responsabilità oggettiva si collega allo sviluppo della civiltà industriale,
nella quale si utilizzano “mezzi di produzione o di vita che sono di per sé fonti di pericolo, per le
persone e le cose (gli impianti industriali, le autovetture ecc.), e di un pericolo che è socialmente
accettato come una componente ineliminabile della nostra civiltà (Galgano)”.

170 Parte Quarta • Diritti relativi


3.1. • Responsabilità indiretta o per fatto altrui
Nozione: è la responsabilità di un soggetto diverso dall’autore del fatto dannoso, prevista accanto,
eventualmente, alla responsabilità di quest’ultimo.

Fondamento: rafforzare la tutela per il danneggiato.

䉴 Responsabilità dei padroni e committenti (2049)

䉴 Responsabilità del proprietario per danni cagionati dal veicolo (2054,


Ipotesi co. 3)

䉴 Responsabilità dei genitori e dei tutori per i danni cagionati dal fatto
illecito dei figli minorenni che convivono con essi

4 Risarcimento del danno

Nozione: la riparazione delle conseguenze dell’atto illecito nella responsabilità extracontrattuale


che comprende anche il danno non prevedibile (2056).

䉴 Risarcimento per equivalente: somma di danaro

䉴 Risarcimento in forma specifica: cioè la restitutio in integrum, il ripri-


Tipi stino della situazione giuridica preesistente al fatto dannoso. Ove ciò
non è possibile o è eccessivamente oneroso, si ricorre al risarcimento
per equivalente (2058)

È risarcibile solo il danno patrimoniale.

Il danno patrimoniale si distingue in:


— danno emergente: consistente in una diminuzione del patrimonio;
— lucro cessante: che si identifica nel mancato guadagno.

Il danno non patrimoniale è risarcibile solo nei casi stabiliti dalla legge (es. danno derivante da
reato di omicidio), come stabilisce espressamente l’art. 2059.
Va sottolineato che per decidere se un danno ha o meno carattere patrimoniale occorre far riferi-
mento non già alla natura dell’interesse leso dal fatto illecito, bensì alla conseguenza che tale lesione
produce, perché può aversi un danno patrimoniale anche come conseguenza della lesione di un inte-
resse non patrimoniale (es. l’offesa alla reputazione di un avvocato che causa la perdita della cliente-
la). In dottrina (DE CUPIS, TORRENTE-SCHLESINGER) si parla al riguardo di danni patrimoniali
indiretti.

In sintesi

Con le sentenze n. 8827 e n. 8828 del 2003 la Cassazione ha operato un nuovo inquadramento
sistematico delle varie figure di danno non patrimoniale.
Si è sostenuto che il fatto stesso che l’interesse leso sia direttamente o indirettamente previsto e
tutelato dalla Costituzione, fonte sovraordinata rispetto alla legge (e quindi anche rispetto all’art.
2059), rende di fatto necessitata la sua tutela e, quindi, in caso di lesione, il risarcimento integrale
del pregiudizio patito, comprensivo sia dei danni patrimoniali che di quelli non patrimoniali.
Naturale corollario della nuova interpretazione dell’art. 2059, successivamente avallata e condivisa
anche dalla Corte costituzionale con la sentenza 233/2003, è che tutti i danni di natura non
patrimoniale, quindi non immediatamente incidenti sul patrimonio del leso e non suscettibili per-
tanto di quantificazione in base a parametri oggettivi e predeterminati, devono essere risarciti ai

Capitolo 33 • Obbligazioni nascenti da fatto illecito 171


sensi dell’art. 2059, restando invece risarcibili ai sensi dell’art. 2043 solo i danni patrimoniali veri
e propri.
Pertanto, oltre alla tradizionale figura del danno morale soggettivo (consistente nella sofferenza
transeunte patita dalla vittima in conseguenza del reato o, in caso di suo decesso, dal dolore
parimenti transeunte dei prossimi congiunti per la perdita del congiunto: Cass. 2915/1971, Cass.
1016/1973, Cass. 6854/1988, Cass. 11396/1997), deve (Cass. 19058/2003) ricondursi alla previ-
sione risarcitoria di cui all’art. 2059 anche il danno biologico (inteso come lesione dell’integrità
psicofisica della persona accertabile medicalmente ed indipendente dalla capacità di produrre red-
dito del danneggiato: cfr. in proposito le definizioni di cui agli artt. 138-139 D.Lgs. 209/2005).
Del pari, il risarcimento del danno non patrimoniale potrà essere riconosciuto in tutti i casi in cui
venga allegato e provato un pregiudizio conseguente alla lesione di un qualsiasi altro interesse di
rango costituzionale inerente alla persona (c.d. danno esistenziale, inteso come peggioramento
delle attività realizzatrici della persona).
Concludendo sul punto, può dirsi che ad un sistema risarcitorio tripolare, incentrato sulle figure
del danno biologico (risarcibile ex artt. 2043 c.c. e 32 Cost.), del danno morale soggettivo (risarci-
bile ex art. 2059 c.c. ed art. 185 c.p.) e del danno patrimoniale (risarcibile ex art. 2043 c.c.), si è oggi
sostituito un inquadramento di tipo bipolare, che individua unicamente le due categorie del dan-
no patrimoniale (risarcibile ex art. 2043 c.c. nelle due componenti del danno emergente e del
lucro cessante) e del danno non patrimoniale (risarcibile ex art. 2059 c.c. reinterpretato e, quindi,
senza limitazioni), comprendendo in questo ogni danno di natura non patrimoniale derivante da
lesione di valori inerenti alla persona e quindi sia il danno morale soggettivo, sia il danno biologico ,
sia infine il danno conseguente alla lesione di altri interessi di rango costituzionale inerenti alla
persona (c.d. danno esistenziale).
Queste classificazioni sono state sostanzialmente confermate dalla successiva pronuncia della
Cassazione a Sezioni Unite n. 26972/2008 (accompagnata da altre tre sentenze-gemelle, di identico
contenuto), che hanno riesaminato la figura del «danno non patrimoniale» di cui all’art. 2059 c.c. Il
contenuto di queste sentenze è così sintetizzabile:
— il danno non patrimoniale è risarcibile nei soli casi previsti dalla legge, i quali si dividono in due
gruppi: le ipotesi in cui la risarcibilità è prevista in modo espresso (ad es., nel caso in cui il fatto
illecito integri gli estremi di un reato) e quella in cui la risarcibilità del danno in esame, pur non
essendo espressamente prevista da una norma di legge ad hoc, deve ammettersi sulla base di
un’interpretazione costituzionalmente orientata dell’art. 2059 c.c., per avere il fatto illecito vio-
lato in modo grave un diritto della persona direttamente tutelato dalla Costituzione;
— il danno non patrimoniale costituisce una categoria ampia ed omnicomprensiva, all’interno
della quale è possibile ritagliare ulteriori sottocategorie soltanto a fini descrittivi;
— non sono risarcibili i danni non patrimoniali «bagatellari», ossia futili od irrisori, ovvero causati
da condotte prive del requisito della gravità.
Occorre, pertanto, effettuare una valutazione complessiva e congiunta del danno esistenziale
e del danno morale nella più ampia categoria del danno biologico.
Questa ricostruzione sarebbe messa nuovamente in discussione da un ulteriore intervento delle
Sezioni Unite (sent. n. 3677/2009), secondo cui «il danno esistenziale rientra nel danno morale ».
Si tratta di un’affermazione che, nel riconoscere al danno morale la consistenza di categoria auto-
noma, contrasta con l’opinione delle Sezioni Unite sopra ricordata, secondo la quale il danno non
patrimoniale è unitario, senza distinzioni tra i vari tipi di danno (morale, esistenziale, biologico).
Invero la sentenza n. 26972/08 sopra citata solo apparentemente giustificherebbe una lettura abo-
lizionista del danno morale, in quanto detta pronuncia si sarebbe limitata a precisare che il risarci-
mento del danno morale può costituire una duplicazione del già riconosciuto danno biologico, quando
è diretto a coprire il medesimo tipo di pregiudizio, ma l’esigenza di evitare duplicazioni risarcitorie
non può comportare la cancellazione del danno morale (Di Pirro).

172 Parte Quarta • Diritti relativi


Capitolo 34 OBBLIGAZIONI NASCENTI DALLA LEGGE

1 Gestione di affari (2028-2032)

Nozione: si ha gestione di affari quando un soggetto (gestore) assume spontaneamente , cioè


senza esservi obbligato e senza averne ricevuto incarico dall’interessato (dominus) e scientemente la
gestione di uno o più affari di un altro soggetto che non sia in grado di provvedervi.

Natura: sostituzione nella altrui attività giuridica o materiale.

1.1. • Caratteri e requisiti


䉴 Negozi giuridici

䉴 Atti materiali
Affare: nella nozione di
affare vanno ricompresi: 䉴 Atti dispositivi: è controverso in dottrina, ma si propende per lo più ad
ammettere anche gli atti di straordinaria amministrazione, purché ne-
cessari al compimento ed alla buona riuscita della gestione

Impedimento dell’interessato (absentia domini).

Utilità iniziale della gestione: l’utilità è valutata obiettivamente riferendosi, al momento in cui
l’affare è intrapreso, alla diligenza del buon padre di famiglia.

Mancanza di divieto alla gestione da parte del dominus (prohibitio domini).

Consapevolezza dell’alienità dell’affare (animus aliena negotia gerendi).

Liceità dell’affare.

Capacità di agire del gestore (2029)

1.2. • Effetti
䉴 Ha l’obbligo di condurre a termine l’affare fino a quando l’interessato (o
l’erede) non sia in grado di provvedervi direttamente
Gestore (2030)
䉴 È soggetto a tutti gli obblighi del mandatario (diligenza del buon padre
di famiglia, obbligo di rendiconto etc)

䉴 Deve adempiere alle obbligazioni che a suo nome sono state assunte
dal gestore
Dominus 䉴 Deve «tenere indenne» il gestore dalle obbligazioni che questi ha as-
sunto in nome proprio e rimborsagli le spese sostenute e gli interessi.
La ratifica da lui compiuta produce gli effetti che sarebbero derivati da
un mandato

Capitolo 34 • Obbligazioni nascenti dalla legge 173


Osservazioni

Contrariamente a quanto ritenuto dalla giurisprudenza, la dottrina prevalente (BIANCA, GAZZONI)


ritiene che il gestore possa compiere anche atti di straordinaria amministrazione, purché siano utili
e rivestano un carattere di urgenza.
Tale soluzione si considera imposta dal fondamento dell’istituto; ed infatti, con la previsione della
gestione di affari il legislatore contempera due opposte esigenze:
— la necessità di salvaguardare da ingerenze altrui la sfera patrimoniale dei singoli;
— la necessità di tener conto di quelle situazioni in cui l’ingerenza dei terzi risponda ad uno spirito
di umana solidarietà e ad un criterio di utilità sociale.
Nel dibattito sulla natura giuridica dell’istituto la teoria più diffusa configura la gestione di affari
come un fatto giuridico, dal quale la legge fa discendere determinati effetti, il più importante dei
quali è l’obbligo di continuare la gestione.

2 Ripetizione di indebito (2033-2040)

Nozione: è l’azione diretta alla restituzione di quanto adempiuto da un soggetto quando l’adempi-
mento non era dovuto.

䉴 Versamento di una somma di danaro: pagamento

䉴 Dazione di cosa
L’adempimento può
consistere in: 䉴 Costituzione di un diritto

䉴 Un facere

2.1. • Indebito
䉴 Un debito che non esiste
Oggettivo (ex re) quando
il solvens adempie: 䉴 Un debito esistente ad una persona che non ha diritto al pagamento
(ex persona creditoris)

Soggettivo (ex parte debitoris) quando il solvens paga un debito altrui credendosi debitore, in
base ad un errore scusabile (il credito esiste, ma chi paga non è debitore). L’errore serve a differenzia-
re la fattispecie in esame dall’adempimento del terzo (1180) in cui è richiesta nel solvens la consape-
volezza dell’alienità del debito.

2.2. • Azione di ripetizione


È l’azione cui è legittimato il solvens, tesa ad ottenere la restituzione.

䉴 Indebito oggettivo: prova di aver pagato un debito senza esservi tenuto


Requisiti 䉴 Indebito soggettivo: prova che il versamento è avvenuto in base ad
errore scusabile; cioè non dipendente da mancanza di diligenza

2.3. • Contenuto dell’obbligo di restituzione


Se l’accipiens è in buona fede è tenuto a restituire: indebito, frutti ed interessi moratori dal giorno
della domanda giudiziale.

174 Parte Quarta • Diritti relativi


Se l’accipiens è in mala fede: indebito, frutti ed interessi moratori dal giorno del pagamento ricevuto.
Se l’accipiens è incapace è tenuto a restituire solo nei limiti in cui ciò che ha ricevuto sia stato
rivolto a suo vantaggio o arricchimento (2039).

L’obbligo viene meno se l’accipiens si è privato in buona fede del titolo o delle garanzie del credito (2036).

3 Ingiustificato arricchimento (2041-2042)

Nozione: si ha ingiustificato arricchimento quando un soggetto, senza giusta causa, ha tratto van-
taggio da un danno subito da un’altra persona (2041) (nemo locupletare potest cum aliena iactura).

Effetto: obbligo di restituire o indennizzare il depauperato da parte di colui che ha conseguito il


profitto o il vantaggio patrimoniale.

䉴 Natura: ha carattere sussidiario (2042); è proponibile solo quando il


danneggiato non ha altra azione per rimuovere il pregiudizio

• arricchimento di un soggetto
Azione • diminuzione patrimoniale dell’altro
䉴 Elementi • nesso causale tra depauperamento
ed arricchimento
• assenza della causa giustificativa
dello spostamento di ricchezza

䉴 Restituzione della somma o della cosa in natura (se ciò è possibile)


(2041, co. 2)

䉴 Se la restituzione è impossibile: il depauperato ha diritto ad un inden-


Misura dell’indenizzo nizzo pari alla somma minore tra l’impoverimento e l’arricchimento
(2041, co. 1)

䉴 Se l’arricchito è in mala fede, cade il limite anzidetto ed egli va incontro


ad una piena responsabilità da atto illecito per i danni, oltre il limite del
proprio arricchimento

Discussa è in dottrina e in giurisprudenza la ammissibilità dell’azione di arricchimento nei casi di


cd. arricchimento indiretto, di cui costituisce ipotesi significativa quella del soggetto che abbia eseguito
delle riparazioni sulla cosa ordinate dal terzo, non proprietario, il quale si riveli in seguito insolvente.
Parte della dottrina è orientata in senso affermativo (così ad es. TRABUCCHI, TRIMARCHI, SCHLE-
SINGER) mentre la giurisprudenza è di contrario avviso (Cass. sent. 3137/1982; sent. 7627/2002). Tuttavia,
la giurisprudenza più recente, ha precisato che avendo l’azione di ingiustificato arricchimento uno scopo di
equità, il suo esercizio deve ammettersi anche nel caso di arricchimento indiretto sia pure solo nell’ipotesi
in cui lo stesso sia stato realizzato dalla P.A., in conseguenza della prestazione resa dall’impoverito ad un
ente pubblico, ovvero sia stato conseguito dal terzo a titolo gratuito (Cass. sez. un. 24772/08).

In sintesi

I fatti giuridici idonei a far sorgere le obbligazioni costituiscono le fonti delle obbligazioni.
Si parla di obbligazione legale quando manca una volontà intesa a creare l’obbligazione stessa; trattasi di
ipotesi in cui l’ordinamento giuridico, per esigenze di ordine sociale, fa ricadere sul soggetto un’obbligazione:
— o in quanto questi si trova in una determinata situazione giuridica;
— o perché si verificano presupposti ai quali l’ordinamento stesso ricollega la nascita di un’obbli-
gazione, indipendentemente dalla volontà dell’obbligato.

Capitolo 34 • Obbligazioni nascenti dalla legge 175


 note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................

176 Parte Quarta • Diritti relativi


PARTE QUINTA
LA FAMIGLIA

Capitolo Trentacinquesimo: Rapporti di famiglia ................................ Pag.179


Generalità • 2 Caratteristiche dei diritti nascenti dai rapporti di famiglia
• 3 Concetto di famiglia • 4 Misure contro la violenza nelle relazioni
familiari

Capitolo Trentaseiesimo: Il matrimonio ................................................ » 181


1 Il matrimonio • 2 Promessa reciproca di matrimonio (sponsali) (79 -
81) • 3 Condizioni per la celebrazione del matrimonio • 4 Celebrazione
del matrimonio • 5 Invalidità del matrimonio • 6 Il matrimonio come
rapporto giuridico • 7 Matrimonio putativo (128 - 129bis) • 8 Il matrimo-
nio religioso • 9 Scioglimento del matrimonio • 10 La separazione per-
sonale dei coniugi

Capitolo Trentasettesimo: Regime patrimoniale della famiglia .......... » 189


1 Principi generali • 2 Comunione legale dei beni • 3 Comunione con-
venzionale (210) • 4 Regime di separazione dei beni • 5 Fondo patri-
moniale • 6 Azienda coniugale (177) • 7 Impresa familiare (230bis)

Capitolo Trentottesimo: La filiazione .................................................... » 194


1 Filiazione: nozione e specie • 2 La filiazione legittima • 3 Filiazione
naturale • 4 La legittimazione del figlio naturale

Capitolo Trentanovesimo: L’adozione ................................................... » 200


1 L’adozione dei minori • 2 L’adozione internazionale • 3 Adozione di
persone maggiori di età • 4 L’affidamento temporaneo dei minori

Capitolo Quarantesimo: Gli alimenti .................................................... » 208


1 Considerazioni generali • 2 Obbligazione legale degli alimenti • 3 Ob-
bligazione volontaria degli alimenti
Capitolo 35 RAPPORTI DI FAMIGLIA

1 Generalità

Il codice civile non dà una definizione della famiglia. La Costituzione (art. 29) si limita ad affermare
che «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».
Si può quindi affermare che la famiglia è una formazione sociale fondata sul matrimonio, con i
caratteri della esclusività, della stabilità e della responsabilità.
Il diritto, di fronte a questa realtà, si pone come garante sia dei suoi diritti, in quanto società
naturale fondata sul matrimonio (29 Cost.), sia dei diritti inviolabili dell’individuo inserito in tale forma-
zione sociale (2 Cost.).

2 Caratteristiche dei diritti nascenti dai rapporti di famiglia

Assoluti: possono essere fatti valere erga omnes.

Indisponibili: non possono essere oggetto di negoziazione.

Imprescrittibili: non si prescrivono se non esercitati.

Personalissimi: solo il titolare può esercitarli, non essendo ammessa rappresentanza. Unica ec-
cezione, più apparente che reale, è quella del matrimonio per procura.

Di ordine pubblico: retti da norme imperative, inderogabili da parte dei privati.

Oggetto di particolare tutela penale: il codice penale prevede numerosi delitti contro la famiglia
ed il matrimonio (556-574 c.p.).

3 Concetto di famiglia

Famiglia in senso stretto: nucleo familiare composto dai coniugi e dai figli.

䉴 Nozione: società naturale fondata sul matrimonio (29 Cost.)


䉴 Costituzione: matrimonio
Legittima • mantenere, istruire ed educare la pro-
䉴 Compiti le (30 Cost.)
• assistenza morale e materiale dei co-
niugi (143, co. 2)

䉴 Nozione: stabile convivenza more uxorio, priva del vincolo giuridica-


mente rilevante costituito attraverso il matrimonio
䉴 Rapporti tra conviventi di fatto: limitata rilevanza giuridica (ad es. è
Famiglia di fatto stata riconosciuta la natura di « obbligazioni naturali» alle attribuzioni
patrimoniali tra i coniugi di fatto)
䉴 Rapporti tra genitori e figli naturali: equiparazione pressocché tota-
le alla famiglia legittima

Capitolo 35 • Rapporti di famiglia 179


Famiglia in senso lato: insieme di persone legate tra loro da rapporti di coniugio, parentela,
affinità.

Parentela (74) 䉴 Legame di sangue tra di-


scendenti dallo stesso ca- • linea retta (es. padre-figlio) (75)
postipite. Riconosciuta fino • linea collaterale (fratelli) (75)
al 6° grado (77)

Affinità (78) 䉴 È il legame tra il coniuge ed i parenti dell’altro coniuge

䉴 Gli affini tra di loro non sono legati da alcun rapporto ( adfines inter se
non sunt adfines)

Coniugio 䉴 È il legame tra i coniugi

Osservazioni

In particolare, per la giurisprudenza di merito, la famiglia di fatto è definita come «convivenza tra
due persone non legate fra di loro da vincoli matrimoniali, ed eventualmente dai figli da essa pro-
creati qualificata eventualmente dai connotati sostanziali tipici (ma non indefettibili) del rapporto
matrimoniale (salva in ogni caso, la libera recedibilità ad nutum): coabitazione abituale, assistenza,
reciproca collaborazione, contributo ai bisogni comuni».
La giurisprudenza di legittimità ha più volte precisato che perché possa parlarsi di famiglia di fatto,
distinta da un semplice rapporto occasionale, deve tenersi conto soprattutto del carattere di stabi-
lità che conferisce certezza al rapporto di fatto e lo rende rilevante sotto il profilo giuridico.
In tale accezione la famiglia di fatto viene parzialmente tutelata da varie pronunce e anche l’ordina-
mento attribuisce rilevanza alle posizioni giuridiche dei conviventi sotto diversi aspetti (v., ad es.,
artt. 155quater, 330, 342bis, 342ter c.c.). L’evoluzione sociale e tende al progressivo riconoscimen-
to della famiglia di fatto quale situazione giuridicamente rilevante; di contrario avviso è l’orienta-
mento della Corte costituzionale che ha più volte sottolineato la netta diversità della convivenza di
fatto rispetto al rapporto coniugale.

4 Misure contro la violenza nelle relazioni familiari

Presupposti: quando la condotta del coniuge o di altro convivente è causa di grave pregiudizio
all’integrità fisica e morale ovvero alla libertà dell’altro coniuge o convivente, il giudice, su istanza di
parte, può adottare con decreto uno o più dei provvedimenti denominati ordini di protezione (342bis).

Ordine di protezione: provvedimento, avente natura provvisoria, che impone a colui che ha tenuto una
condotta pregiudizievole l’allontanamento dalla famiglia, nonché il pagamento di un assegno periodico a
favore dei familiari che, proprio per effetto di tale allontanamento, rimangono privi di mezzi adeguati (342ter).

In sintesi

Il diritto di famiglia, pertanto, comprende l’insieme delle norme che hanno per oggetto gli status ed
i rapporti giuridici inerenti le persone che la costituiscono. Esso si distacca dalle altre branche
privatistiche in quanto tutelando un interesse collettivo è regolato da numerose norme inderogabili,
che limitano il principio dell’autonomia dei soggetti.
I rapporti di diritto familiare per lo più constano di diritti-doveri reciproci e di uguale contenuto.
Con la legge 19 maggio 1975, n. 151 il legislatore, tenendo conto del principio dell’eguaglianza giuri-
dica dei coniugi, ha modificato la disciplina relativa ai rapporti familiari adeguando la disciplina codi-
cistica ai principi costituzionali, in particolare in tema di parità dei coniugi e di tutela dei figli naturali.

180 Parte Quinta • La famiglia


Capitolo 36 IL MATRIMONIO

1 Il matrimonio

Il codice vigente non detta una definizione di «matrimonio», pertanto la dottrina lo ha variamente
definito ponendo l’accento sia sulla natura pubblicistica che su quella privatistica, delineandolo come
l’atto che ha per effetto la costituzione dello stato coniugale e per causa la comunione di vita spirituale
e materiale tra i coniugi.
Di matrimonio si parla in due accezioni diverse:
— il matrimonio come atto;
— il matrimonio come rapporto giuridico.
Il matrimonio come atto è una fattispecie complessa che consta di due elementi: lo scambio dei
consensi di due persone di sesso diverso che dichiarano di volersi unire in matrimonio cui si aggiunge
un atto amministrativo, cioè la dichiarazione di un ufficiale dello stato civile.
Al matrimonio come atto non possono porsi né condizioni né termini, è pertanto un actus legitimus.
Dal matrimonio come atto sorge il matrimonio come rapporto, cioè il rapporto coniugale disciplina-
to dal legislatore e che dura fino alla morte di uno dei coniugi o fino allo scioglimento per divorzio o per
dichiarazione di nullità.

2 Promessa reciproca di matrimonio (sponsali) (79-81)

Nozione: promessa reciproca di contrarre matrimonio.

Natura: atto giuridico in senso stretto.

䉴 La promessa non obbliga a • restituire i doni fatti a causa della pro-


contrarre matrimonio, ma la messa
legge stabilisce che se uno
dei promittenti rifiuta senza • risarcire i danni, limitatamente alle spe-
Disciplina giusto motivo di dare esecu- se ed obblighi assunti a causa della
zione alla promessa deve: promessa (81)

䉴 I danni vanno risarciti entro il limite in cui le spese e le obbligazioni


corrispondono alla condizione delle parti (81)

3 Condizioni per la celebrazione del matrimonio

Per la celebrazione del matrimonio occorre il concorso di determinati requisiti e l’assenza di deter-
minate circostanze ostative al matrimonio, dette impedimenti.
Gli impedimenti possono essere di due specie:
— impedimenti dirimenti: in presenza dei quali il matrimonio è invalido;
— impedimenti impedienti: in presenza dei quali il matrimonio, se celebrato, resta valido ma viene
irrogata una sanzione agli sposi.
Da alcuni impedimenti si può essere dispensati dal Tribunale, con possibilità di ricorso alla Corte di
Appello.
Le condizioni per la celebrazione del matrimonio possono così schematizzarsi.

Capitolo 36 • Il matrimonio 181


䉴 Maggiore età (84). Per gravi motivi può abbassarsi a 16 anni

Requisiti 䉴 Sanità mentale (85)

䉴 Libertà di stato (86). Chi è già sposato non può contrarre nuove nozze

䉴 Assenza di vincoli di parentela, affinità, adozione, affiliazione (87)


Impedimenti dirimenti 䉴 Impedimentum criminis (88). Non può contrarre matrimonio con il
(condizioni di validità) coniuge della persona offesa dal delitto chi è stato condannato per
omicidio volontario tentato o consumato

䉴 Divieto temporaneo di nuove nozze (89). La donna che vuol contrarre


nuovo matrimonio non può farlo prima del decorso di almeno 300 giorni
Impedimenti dallo scioglimento, annullamento o cessazione degli effetti civili del pre-
impedienti cedente matrimonio; si tenta di impedire la commixtio sanguinis. È am-
messa la dispensa

䉴 Omissione di pubblicazione salvo i casi di esonero concessi dal Tri-


bunale per motivi gravissimi

Osservazioni

Il codice civile contiene diverse norme che si riferiscono al marito e alla moglie; si afferma, perciò,
che la diversità di sesso è requisito essenziale del matrimonio. Sulla questione dei matrimoni gay
si è espressa di recente la Corte costituzionale (sent. 138/2010): pur riconoscendo che i concetti di
famiglia e di matrimonio non si possono ritenere «cristallizzati» con riferimento all’epoca in cui la
Costituzione e il Codice entrarono in vigore, la Corte ha ritenuto, tuttavia, di non poter procedere ad
un’interpretazione delle norme vigenti tale da ammettere il riconoscimento delle unioni omoses-
suali. Peraltro, ha precisato la Corte, che se non è consentito ai Giudici un intervento di tipo mani-
polativo, realizzabile attraverso un’operazione lessicale di mera sostituzione delle parole «marito»
e «moglie» con la parola «coniugi», il Legislatore potrebbe riesaminare la questione, nell’esercizio
del suo compito istituzionale.

4 Celebrazione del matrimonio

A) Pubblicazione: la celebrazione è preceduta da una forma di pubblicità notizia effettuata affig-


gendo nella casa comunale, per otto giorni consecutivi, un atto in cui sono indicate le complete gene-
ralità degli sposi ed il luogo ove intendono contrarre matrimonio.

Scopo: far in modo che chiunque vi abbia interesse possa far opposizione, ove sussistano impedi-
menti (102 e ss.). La disciplina delle pubblicazioni è stata modificata dagli artt. 50 e ss. del d.P.R. 3-11-
2000, n. 396 (Regolamento per la revisione e la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile) che
ha abrogato talune disposizioni contenute nel codice civile.

B) Celebrazione: (106 e ss.).


La celebrazione del matrimonio avviene pubblicamente davanti all’ufficiale di stato civile, alla pre-
senza di due testimoni (107).
Il matrimonio come innanzi detto è un actus legitimus (108).
È ammessa celebrazione per procura, ma il procuratore è un semplice «nuncius» (111).

C) Prova: può essere data esclusivamente con l’atto di celebrazione estratto dai registri dello stato
civile. Il possesso di stato, inteso come complesso di circostanze da cui la prassi sociale desume
l’esistenza di un corrispondente titolo, non è sufficiente. Tuttavia, quando è conforme all’atto di cele-
brazione, ne sana ogni difetto di forma.

182 Parte Quinta • La famiglia


5 Invalidità del matrimonio

Il codice vigente, in tema di matrimonio, parla esclusivamente di nullità, non operando alcuna
distinzione tra inesistenza, nullità o annullabilità.
Di conseguenza la distinzione tra casi di inesistenza, annullabilità e nullità appare problematica. Sul piano
pratico la distinzione non sembra avere effetti rilevanti, vista la peculiare disciplina del matrimonio putativo.

䉴 Manca la celebrazione

Casi di inesistenza 䉴 Manca il consenso degli sposi

䉴 Il matrimonio è celebrato tra persone dello stesso sesso

Casi di nullità: l’azione è imprescrittibile; la legittimazione è accordata a chiunque vi abbia interesse.

䉴 Vincolo di precedente matrimonio


Casi 䉴 Rapporto di parentela, affinità e adozione non dispensabile

䉴 Impedimentum criminis

Casi di annullabilità assoluta: l’azione si prescrive in dieci anni, è esercitabile da chiunque abbia
interesse. È prevista la possibilità di una sanatoria.

䉴 Vincolo di parentela, affinità e adozione dispensabile


Casi
䉴 Interdizione giudiziale

Nella prima delle due ipotesi l’azione non può essere esperita trascorso un anno dalla celebrazio-
ne; nella seconda il matrimonio non può essere impugnato se vi è stata coabitazione per un anno dalla
revoca dell’interdizione.

Casi di annullabilità relativa: l’azione si prescrive in dieci anni; legittimate ad esperirla sono solo
persone determinate.

䉴 Violazione dei limiti di età minima previsti dalla legge (117)


Casi
䉴 Incapacità naturale di intendere e di volere (120)

L’azione non è proponibile trascorso un anno dal raggiungimento della maggiore età o dalla coabi-
tazione successiva al recupero delle piene facoltà mentali da parte dell’incapace.

䉴 Violenza (122) • estorto con violenza


Il matrimonio può essere • determinato da timore di eccezionale
impugnato se il consenso gravità
è stato:
Vizi del consenso 䉴 Errore (122) • errore sull’identità della persona
Il matrimonio può essere
impugnato quando il con- • errore essenziale sulle qualità perso-
senso è stato dato per: nali dell’altro coniuge

䉴 Simulazione (123)

L’azione non può essere proposta se vi è stata coabitazione per un anno dopo che siano cessate la
violenza o le cause che hanno determinato il timore o sia stato scoperto l’errore, oppure in caso di
simulazione se sia decorso un anno dalla celebrazione o i contraenti abbiano convissuto come coniugi.

Capitolo 36 • Il matrimonio 183


6 Il matrimonio come rapporto giuridico

6.1. • Generalità
L’articolo 29, co. 2, della Costituzione riconosce il matrimonio, rapporto giuridico, come il vincolo
«ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia
dell’unità familiare».
Il codice civile, al capo IV, in attuazione del dettato costituzionale stabilisce i diritti ed i doveri
nascenti dal matrimonio, sancendo che marito e moglie acquistano gli stessi diritti ed assumono i
medesimi doveri (143, co. 1) con carattere di reciprocità (143, co. 2).

6.2. • Contenuto del rapporto


Obbligo reciproco di fedeltà (143, co. 2). Non solo come impegno , ricadente su ciascun coniuge,
di non tradire il rapporto di dedizione fisica, ma anche come impegno di non tradire la fiducia
reciproca (Cass. 9287/1997).

Assistenza morale e materiale (143, co. 2). Obbligo reciproco di aiutarsi fisicamente, moralmen-
te ed economicamente.

Dovere di collaborazione (143, co. 2). È il dovere di contribuire all’interesse della famiglia e di
garantirne l’ordinata esistenza.

Coabitazione (143, co. 2 - 144 - 145 - 146, co. 1 e 2). Nel luogo fissato di comune accordo.

Cognome (143bis). La moglie aggiunge al proprio il cognome del marito.

Doveri verso i figli: da realizzarsi mediante l’esercizio di comune accordo della potestà dei geni-
tori (316): ambedue i coniugi hanno il dovere di mantenere, istruire, educare i figli in proporzione alle
rispettive sostanze e secondo le loro capacità di lavoro professionale o casalingo. La giurisprudenza
ha sancito che l’obbligo di mantenimento dei figli non cessa automaticamente con il raggiungimento
della maggiore età, ma perdura, immutato, finché il figlio non raggiunga l’ indipendenza economica, a
meno che il mancato svolgimento di un’attività economica dipenda da un atteggiamento di inerzia o di
rifiuto ingiustificato.

Osservazioni

Attualmente, dopo la dichiarazione d’incostituzionalità delle norme che sancivano l’illiceità penale
dell’adulterio e del concubinato, l’inosservanza dell’obbligo di fedeltà non ha più alcuna rilevanza
penale.
Tuttavia, la violazione dell’obbligo di fedeltà coniugale assume rilevanza come elemento per la
imputazione della responsabilità della separazione ad uno dei coniugi. In ogni caso, ai fini dell’ad-
debitabilità della separazione, il giudice deve accertare che la crisi coniugale sia ricollegabile al
comportamento oggettivamente trasgressivo del coniuge infedele e che sussista, pertanto, un nes-
so di causalità tra la condotta addebitata ed il determinarsi della intollerabilità della convivenza.
Inoltre, può talora costituire fonte di danno patrimoniale per effetto del discredito eventualmente
derivato all’altro coniuge.
Nel rispetto del dovere di fedeltà, il coniuge ha il diritto di scegliere liberamente le proprie frequen-
tazioni.

184 Parte Quinta • La famiglia


7 Matrimonio putativo (128-129bis)

Nozione: è il matrimonio ritenuto valido dai coniugi che in buona fede ignorano la presenza di una
causa di nullità o annullabilità.

䉴 Annullamento del matrimonio con efficacia ex nunc (non ex tunc)

䉴 Se le condizioni si sono verificate solo rispetto ad un coniuge, gli effetti


valgono solo in favore di lui e dei figli
Disciplina
䉴 La buona fede si presume: deve sussistere al momento della celebra-
zione del matrimonio

䉴 I figli nati durante il matrimonio sono considerati legittimi

8 Il matrimonio religioso

L’ordinamento giuridico italiano riconosce efficacia al matrimonio contratto davanti a ministri di


culto.

A) Matrimonio celebrato davanti a ministro di culto cattolico


In ottemperanza del dettato costituzionale (7) e per effetto del Concordato da esso scaturente, lo
Stato Italiano riconosce al sacramento del matrimonio, disciplinato dal diritto canonico, gli effetti civili.
Questo tipo di matrimonio resta completamente disciplinato dalle norme di diritto canonico, ma ad
esso l’ordinamento riconosce gli stessi effetti del matrimonio civile, a condizione che venga trascritto
nei registri dello stato civile.

La trascrizione ha natura costitutiva del vincolo civile, la cui efficacia retroagisce al momento
della celebrazione del matrimonio canonico.

B) Matrimonio celebrato davanti a ministro di culto non cattolico

Il matrimonio può essere celebrato dinanzi ad un ministro di culto non cattolico, purché ammesso
dallo Stato.
Esso è disciplinato dalle norme del codice civile concernenti il matrimonio celebrato davanti all’uf-
ficiale di stato civile, salvo quanto è stabilito dalla legge speciale concernente tale matrimonio. Differi-
sce dal matrimonio civile solo per la particolare forma di celebrazione. Per la produzione degli effetti
civili è necessaria la trascrizione nel registro dello stato civile.

9 Scioglimento del matrimonio

Secondo il codice del 1942 il matrimonio era indissolubile, unica causa di scioglimento era la
morte di uno dei coniugi. La legge 1 dicembre 1970, n. 898 ha introdotto l’istituto del divorzio.

9.1. • Il divorzio
䉴 Accertamento di una delle cause (3, l. 898/1970) per cui non può
essere mantenuta la comunione materiale e spirituale tra i coniugi
Presupposti
䉴 Tentativo di conciliazione operato dal giudice

Capitolo 36 • Il matrimonio 185


䉴 Condanna dell’altro coniuge, dopo la celebrazione del matrimonio,
per fatti commessi anche in precedenza, all’ergastolo o pena detentiva
superiore a 15 anni per uno o più delitti non colposi, esclusi i reati
politici, nonché condanna dell’altro coniuge a qualsiasi pena per talu-
no dei delitti indicati dall’art. 3 della l. 898/1970

䉴 Separazione personale, protrattasi per almeno 3 anni. La separazio-


ne può essere sia giudiziale che consensuale, quest’ultima deve esse-
Cause (art. 3)
re omologata. La separazione di fatto è irrilevante a meno che sia ini-
ziata nel biennio prima della entrata in vigore della legge

䉴 Matrimonio non consumato

䉴 Se l’altro coniuge, cittadino straniero abbia ottenuto, all’estero l’an-


nullamento o lo scioglimento del matrimonio o abbia contratto al-
l’estero nuovo matrimonio

䉴 Sentenza di rettificazione di attribuzione di sesso

• obbligo, per uno dei coniugi, di corri-


spondere un assegno periodico all’al-
tro quando quest’ultimo non ha i mez-
䉴 Patrimoniali zi adeguati o comunque non può pro-
Effetti. Il divorzio curarseli
produce i suoi effetti • divisione dei beni in comunione
ex nunc • perdita dei diritti successori

• mutamento dello stato civile

䉴 Personali • la moglie perde il cognome che ave-


va aggiunto al proprio in seguito al
matrimonio

Il divorzio è pronunciato con sentenza, il giudice deve però prima procedere ad un tentativo di
riconciliazione.

Differenze

Si ricordi la differenza tra lo scioglimento e l’annullamento (rectius, la dichiarazione di invalidi-


tà) del matrimonio:
— l’annullamento determina la fine del vincolo per una causa che si riferisce al momento della
celebrazione del matrimonio, mentre con lo scioglimento il vincolo viene meno per una causa
successiva;
— l’annullamento, poiché determina il venir meno del matrimonio come atto, fa cessare il vincolo
con effetti retroattivi (salvi gli effetti del matrimonio putativo); lo scioglimento, invece, poiché
determina solo la fine del rapporto matrimoniale, fa cessare soltanto gli effetti del matrimonio;
— l’annullamento del matrimonio preclude la domanda di divorzio, mentre non avviene l’inverso.

10 La separazione personale dei coniugi

La separazione personale dei coniugi si diversifica dal divorzio in quanto la sua conseguenza non
è lo scioglimento del matrimonio, ma la modificazione di alcuni suoi effetti.

186 Parte Quinta • La famiglia


10.1. • Separazione
La separazione nell’attuale disciplina prescinde dalla addebitabilità ad uno dei coniugi delle cause
della stessa.

䉴 Separazione giudiziale: pronunciata dal Tribunale su istanza di uno


dei coniugi o da entrambi a seguito di fatti, anche indipendenti dalla
loro volontà, che rendano intollerabile la prosecuzione della conviven-
za o rechino pregiudizio alla educazione della prole (151)
Tipi
䉴 Separazione consensuale: avviene d’accordo tra le parti. Acquista
efficacia con l’omologazione del Tribunale (158)
䉴 Separazione di fatto: si ha quando, senza sentenza e senza omolo-
gazione, i coniugi, di fatto, cessano la vita in comune

䉴 Cessa l’obbligo di coabitazione, di assistenza, di fedeltà e colla-


borazione (TRABUCCHI)

䉴 Obbligo di mantenimento verso il coniuge cui non è addebitabile la


separazione

䉴 Obbligo di prestare gli alimenti di cui all’art. 433 e seguenti

䉴 Affidamento della prole e suo mantenimento: la l. 54/2006 (155-


155sexies) ha introdotto il principio della bigenitorialità nell’affidamento
Effetti (156) del minore a seguito di separazione personale dei genitori. Il cd. affido
condiviso, eccezionale nel previgente sistema normativo, costituisce ora
la regola, dettata per tutelare il preminente interesse del minore alla con-
tinuità dei rapporti con i genitori, anche in corso di separazione. La pote-
stà sui figli è, pertanto, esercitata da entrambi i genitori ai quali competo-
no (di comune accordo) le decisioni di maggiore interesse relative ad
istruzione, educazione e salute della prole nonché l’obbligo di manteni-
mento dei figli, in misura proporzionale al rispettivo reddito
䉴 Se la separazione è consensuale sono gli stessi coniugi che si accor-
dano sulle condizioni della separazione. L’accordo deve essere omolo-
gato dal Tribunale

Osservazioni

Poiché con la sentenza di separazione il vincolo coniugale non si scioglie (questo effetto deriva dalla
sentenza di divorzio), sul piano materiale non vengono meno i diritti di carattere economico spettanti ai
coniugi: in particolare, sotto il profilo dell’assistenza, il coniuge separato conserva il diritto all’assistenza
materiale (mantenimento). Sul piano personale, stante la permanenza del vincolo coniugale, permane
l’obbligo del rispetto reciproco e della correttezza nello svolgimento dei residui rapporti.

䉴 Fa cessare gli effetti della separazione

Riconciliazione (157) 䉴 Non si richiede pronuncia giudiziale

䉴 Gli effetti si producono di per sé

䉴 Espressa: dichiarazione in tal senso.


Tipi 䉴 Tacita: comportamento non equivoco incompatibile con la separazio-
ne. Ripresa della vita in comune.

Capitolo 36 • Il matrimonio 187


In sintesi

Il matrimonio, dunque, secondo l’ordinamento giuridico vigente, è l’atto che ha per effetto la costi-
tuzione dello stato coniugale e per causa la comunione di vita spirituale e materiale tra i coniugi.
In base al Concordato del 1929 tra lo Stato e la Chiesa, confermato con l’accordo di revisione del
18-2-1984 (Nuovo Concordato), i cittadini possono scegliere tra:
— matrimonio civile, celebrato davanti all’ufficiale di stato civile;
— matrimonio canonico, celebrato davanti al Ministro del culto cattolico;
— matrimonio concordatario, celebrato davanti al Ministro del culto cattolico ma regolarmente
trascritto nei registri di stato civile.

 note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................

188 Parte Quinta • La famiglia


Capitolo 37 REGIME PATRIMONIALE DELLA FAMIGLIA

1 Principi generali

I rapporti patrimoniali tra i coniugi, in relazione ai beni destinati alla famiglia, vengono disciplinati
secondo i seguenti principi generali:
a) inderogabilità dei diritti e doveri dei coniugi (160) in particolare per quanto riguarda i doveri patri-
moniali;
b) necessità dell’atto pubblico per tutte le convenzioni matrimoniali a pena di nullità (162);
c) divieto di riferimento generico a leggi o a usi (161);
d) il minore capace di contrarre matrimonio è anche capace di stipulare le convenzioni matrimoniali (165);
e) divieto di costituzione di dote (166 bis ).

2 Comunione legale dei beni

In mancanza di diverse pattuizioni, il regime patrimoniale dei coniugi è costituito dalla comunione
dei beni (159).

䉴 Acquisti compiuti durante il matrimonio dai due coniugi congiunta-


mente o separatamente, ad esclusione di quelli che riguardano beni
personali ex art. 179
䉴 I redditi personali dei coniugi, intesi sia come proventi della loro attività
separata che come frutti dei loro beni propri, si considerano oggetto
Oggetto (177)
della comunione ai fini della sua divisione, solo se non sono stati con-
sumati al momento del suo scioglimento

䉴 Aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio

䉴 Utili ed incrementi di aziende appartenenti ad uno dei coniugi ante-


riormente al matrimonio, ma gestite da entrambi

䉴 Spetta disgiuntamente ad entrambi i coniugi per gli atti di ordinaria


amministrazione (180, co. 1)

䉴 Spetta congiuntamente per gli atti eccedenti l’ordinaria ammini-


strazione e per la stipula di contratti con i quali si concedono o si ac-
Amministrazione (180) quistano diritti personali di godimento (180, co. 2). Gli atti compiuti da
un coniuge senza il necessario consenso dell’altro e da questo non
convalidati sono annullabili, se riguardano beni immobili o beni mobili
registrati. Per gli atti compiuti, senza consenso, su beni mobili, il coniu-
ge che li ha compiuti deve ricostituire la comunione nello stato in cui
era in precedenza, se ciò non è possibile deve pagare alla comunio-
ne l’equivalente del bene oggetto dell’atto (184)

Capitolo 37 • Regime patrimoniale della famiglia 189


䉴 Morte di uno dei coniugi

䉴 Divorzio

䉴 Dichiarazione di assenza o morte presunta

䉴 Annullamento del matrimonio


Scioglimento (191)
䉴 Separazione personale

䉴 Separazione giudiziale dei beni (193) a seguito di interdizione, inabi-


litazione, cattiva amministrazione

䉴 Mutamento convenzionale del regime patrimoniale

䉴 Fallimento di uno dei coniugi

Divisione (194): la divisione della comunione legale si effettua ripartendo in parti uguali l’attivo ed
il passivo.

3 Comunione convenzionale (210)

I coniugi possono, mediante apposita convenzione, modificare il regime di comunione legale dei
beni. Possono comprendere nella comunione anche beni che di regola ne sono esclusi, ma non quelli
strettamente personali e quelli previsti dalle lettere c) d) ed e) dell’art. 179.
La convenzione deve essere stipulata per atto pubblico sotto pena di nullità (162), non sono dero-
gabili dalle parti le norme sull’amministrazione congiunta dei beni e sull’eguaglianza delle quote.

Differenze

La comunione legale dei coniugi si distingue nettamente dalla comunione ordinaria, infatti:
— la comunione ordinaria (artt. 1100 ss.) è regolata secondo lo schema tecnico giuridico della
comunione di tipo romano, per cui ciascun comunista può disporre della sua quota senza con
ciò pregiudicare l’intero: in essa riceve tutela l’interesse individuale di ciascun partecipe al
godimento ed alla amministrazione dei beni comuni;
— la comunione legale dei coniugi è invece strutturata secondo lo schema della comunione di tipo
germanico ( Gemeinschaft zur gesammten Hand: «comunanza in mano collettiva» o «a mani
riunite»): l’interesse individuale di ciascun partecipe viene subordinato all’interesse collettivo
del gruppo sociale «famiglia», per cui è da escludere che il singolo coniuge possa cedere a
terzi la propria quota.

4 Regime di separazione dei beni

I coniugi possono convenire che ciascuno di essi conservi la titolarità esclusiva dei beni acquistati
durante il matrimonio (215).
In tal caso ciascuno dei coniugi ha il godimento e l’amministrazione dei beni di cui è l’esclusivo
titolare (217). Tale convenzione può essere anche dichiarata all’atto di celebrazione del matrimonio.

190 Parte Quinta • La famiglia


5 Fondo patrimoniale

Nozione: è il complesso di beni immobili, mobili registrati o titoli di credito, destinato alla soddisfa-
zione dei bisogni della famiglia.

Costituzione: ciascuno o ambedue i coniugi possono, per atto pubblico, o un terzo, anche per
testamento, costituire un fondo patrimoniale (167).
La costituzione effettuata da un terzo si perfeziona con l’accettazione dei coniugi.

Titolarità ed amministrazione dei beni (168): la proprietà dei beni costituenti il fondo spetta ad
entrambi i coniugi salvo diversa disposizione dell’atto costitutivo.
L’amministrazione dei beni è regolata dalle norme relative alla comunione legale. Se non espres-
samente previsto nell’atto di costituzione, i beni del fondo non si possono alienare o ipotecare se non
con il consenso di entrambi i coniugi e, se vi sono figli minori, con l’autorizzazione del giudice (169).

Caratteristica: l’esecuzione sui beni del fondo non può aver luogo per debiti che il creditore cono-
sceva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia (170).

Cessazione del fondo: la destinazione del fondo termina per annullamento, scioglimento o ces-
sazione degli effetti civili del matrimonio (171), ma, se vi sono figli minori, il fondo dura fino al compi-
mento della maggiore età dell’ultimo figlio.

Osservazioni

Le Sezioni Unite della Cassazione, risolvendo una questione ampiamente dibattuta, hanno affer-
mato che l’opponibilità ai terzi dell’atto di costituzione del fondo patrimoniale avente ad oggetto
beni immobili è subordinata all’annotazione a margine dell’atto di matrimonio (art. 162, co. 4) a
prescindere dalla trascrizione del medesimo atto imposta dall’art. 2647 c.c. la quale non sopperi-
sce al difetto di annotazione nei registri dello stato civile (sent. 21658/2009).

6 Azienda coniugale (177)

Nozione: l’impresa coniugale è quella costituita dopo il matrimonio e gestita da entrambi i coniugi,
ovvero costituita prima del matrimonio ma, da tale data, gestita da entrambi.

7 Impresa familiare (230bis)

Nozione: impresa nella quale collaborano in modo continuativo il coniuge dell’imprenditore, i pa-
renti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado (230 bis). È stata introdotta dalla legge 151
del 1975.
La disciplina sull’impresa familiare trova applicazione solo quando non sia configurabile, tra i fami-
liari che cooperano all’impresa, un diverso rapporto giuridico, di società o di lavoro subordinato o
autonomo: essa ha pertanto carattere suppletivo.

Caratteri: è un’impresa caratterizzata esclusivamente dall’ apporto lavorativo dei membri della
famiglia all’attività imprenditoriale, pertanto può avere anche dipendenti lavoratori subordinati. Può
essere un’impresa commerciale.

Natura: particolarmente dibattuta è la natura giuridica dell’impresa familiare, configurata da


alcuni come un’impresa individuale, da altri come un’impresa collettiva. Esaminiamo le due teorie:
a) teoria dell’impresa individuale (COSTI, GALGANO, BIANCA, COTTINO, RESCIGNO): secondo
questa teoria, l’impresa familiare conserva il carattere di impresa individuale, perché solo il titolare

Capitolo 37 • Regime patrimoniale della famiglia 191


dell’azienda può essere ritenuto imprenditore, laddove la partecipazione dei familiari assume rilie-
vo soltanto nei rapporti interni. Di conseguenza, solo il titolare dell’impresa risponde, nei confronti
dei creditori, con tutti i suoi beni e fallisce in caso di insolvenza;
b) teoria dell’impresa collettiva (GRAZIANI, SCHLESINGER, FINOCCHIARO): alcuni ritengono che
titolare dell’impresa in questione sia la famiglia, altri che la titolarità spetti in comunione a tutti i
singoli componenti del gruppo: in ogni caso, tutti i familiari sono imprenditori e sono illimitatamente
e solidalmente responsabili per le obbligazioni dell’impresa familiare.
Diritti dei familiari: i familiari che partecipano all’impresa hanno diritto:
— al mantenimento, secondo la condizione patrimoniale della famiglia;
— agli utili dell’impresa, la partecipazione agli utili è proporzionata alla quantità e qualità del lavoro
prestato, il lavoro dell’uomo e della donna sono equiparati;
— ai beni acquistati con gli utili dell’impresa;
— agli incrementi dell’azienda, anche in ordine all’avviamento.

䉴 Se necessari, tenuta di libri contabili

Disciplina 䉴 Formazione periodica di bilanci e conti economici

䉴 Il titolare ha la gestione ordinaria

䉴 lmpiego degli utili ed incrementi


La maggioranza 䉴 Gestione straordinaria
dei familiari decide
in ordine a: 䉴 Indirizzi produttivi

䉴 Cessazione dell’impresa

䉴 Recesso ad nutum: previo preavviso

䉴 Recesso per giusta causa


Cessazione del 䉴 Esclusione del familiare che si riveli negativo per l’impresa: la decisio-
singolo partecipante ne spetta al titolare

䉴 Perdita dello status di familiare (es. divorzio): non è automatica l’esclu-


sione, la valutazione compete al titolare dell’impresa

䉴 Decisione del titolare

䉴 Alienazione dell’azienda
Cessazione dell’impresa
䉴 Fallimento del titolare

䉴 Morte del titolare (se gli eredi procedono alla divisione gli altri familiari
hanno diritto di prelazione) (230bis, co. 5)

In sintesi

Il regime patrimoniale è la disciplina delle spettanze e dei poteri dei coniugi in ordine all’acquisto ed
alla gestione dei beni (Bianca).
Il regime legale dei rapporti patrimoniali tra i coniugi, in mancanza di diversa convenzione stipulata
a norma dell’art. 162, è costituito dalla comunione dei beni.
La materia ha subito una profonda modificazione con la riforma del diritto di famiglia, che ha equi-
parato la posizione dei coniugi anche nel campo dei rapporti patrimoniali, assumendo come regi-
me ordinario quello della comunione, che importa la contitolarità e la cogestione dei beni acquistati
separatamente in costanza di matrimonio.

192 Parte Quinta • La famiglia


Anche in riferimento ai rapporti patrimoniali della famiglia si pone oggi il problema della rilevanza
della famiglia di fatto e della tutela dei suoi componenti. In giurisprudenza, si riconosce al conviven-
te more uxorio la legittimazione a proporre l’azione di ingiustificato arricchimento per il contributo
dato alla formazione del patrimonio familiare. Parte della dottrina, poi, si è anche pronunciata a
favore dell’applicabilità della disciplina dell’impresa familiare.

 note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................

Capitolo 37 • Regime patrimoniale della famiglia 193


Capitolo 38 LA FILIAZIONE

1 Filiazione: nozione e specie

Nozione: la filiazione è il rapporto intercorrente tra il genitore e le persone da lui generate. La


procreazione può avvenire in circostanze diverse, pertanto diversi sono i tipi di filiazione ipotizzabili.

䉴 Filiazione legittima: procreazione avvenuta in costanza di matrimonio


tra marito e moglie
Tipi 䉴 Filiazione naturale: procreazione fuori dal matrimonio

䉴 Filiazione adottiva: non dovuta a procreazione, ma ad un atto giuridi-


co che stabilisce un rapporto elettivo di filiazione

Osservazioni

I figli — naturali, legittimi e adottivi — sono sostanzialmente equiparati, eccetto alcuni aspetti che
discriminano i figli naturali rispetto ai figli legittimi. In particolare, i figli naturali sono assoggettati al
diritto di commutazione da parte dei fratelli legittimi (v. infra par. 3.2).

2 La filiazione legittima

Nozione: la filiazione è legittima quando il figlio è stato concepito da genitori uniti in matrimonio ed
in costanza di matrimonio .

2.1. • Presupposti e accertamento della filiazione


䉴 Matrimonio (valido o putativo) tra i genitori

䉴 Figlio partorito da donna sposata


Presupposti
䉴 Concepimento ad opera del marito

䉴 Concepimento in costanza di matrimonio

L’accertamento della maternità non presenta particolari difficoltà «mater semper certa est».
L’accertamento della paternità e del concepimento in costanza di matrimonio è più difficile; la
legge per superare tale difficoltà pone due presunzioni relative tra loro interdipendenti, nel senso che,
venuta meno l’una, l’altra da sola non basta per far riconoscere al nato lo status di figlio legittimo.

䉴 Si presume che il padre del figlio nato durante il matrimonio sia il marito
Presunzione della madre
di paternità
䉴 La presunzione è relativa (iuris tantum)

Presunzione 䉴 Si presume concepito durante il matrimonio il figlio nato non prima di


di concepimento 180 gg. dalla celebrazione e non dopo 300 giorni dallo scioglimento o
annullamento

䉴 Presunzione assoluta (iuris et de iure)

194 Parte Quinta • La famiglia


2.1.1. • Prova della filiazione
A) Con l’atto di nascita iscritto nei registri dello stato civile (236, co. 1). In mancanza:

B) Possesso continuativo dello stato di figlio legittimo (236, co. 2).

䉴 Nomen: l’aver sempre portato il cognome del padre


Il possesso di stato
䉴 Tractatus: essere sempre stato trattato e ritenuto da costui come figlio
scaturisce dalla
dimostrazione del: 䉴 Fama: essere sempre stato considerato nei rapporti sociali e nell’am-
bito della famiglia come figlio

2.1.2. • Diritti e doveri scaturenti dallo status di figlio


䉴 Diritto di essere educato, istruito, mantenuto

䉴 Diritto di successione

䉴 Diritto agli alimenti


Tipi
䉴 Dovere di obbedienza ai genitori

䉴 Assoggettamento alla potestà parentale

䉴 Instaurazione di rapporti di parentela con i parenti dei propri genitori

2.2. • Potestà dei genitori


Nozione: è il complesso dei poteri-doveri spettanti sui figli minori. Ha sostituito, con la riforma
attuata dalla legge 151 del 1975, la patria potestà.

Durata e titolarità: il figlio è soggetto fino alla maggiore età o fino alla emancipazione per matri-
monio alla potestà dei genitori (316, co. 1), che la esercitano di comune accordo (316, co. 2).

䉴 Natura personale: dovere di «custodire, allevare, educare ed avviare


ad una professione il minore»

• rappresentanza legale del minore (320)


Contenuto • amministrazione e usufrutto legale dei
䉴 Natura patrimoniale beni del minore (324): i frutti, però, sono
devoluti al mantenimento dalla famiglia
• tale usufrutto è inalienabile (326) e non
si estende ai beni di cui all’art. 324, co. 3

2.3. • Azioni di stato legittimo


Con il termine azioni di stato legittimo sono indicate tutte quelle azioni dirette ad ottenere il ricono-
scimento o il disconoscimento dello «status» di figlio legittimo.

Azione di disconoscimento della paternità legittima

Nozione: è l’azione con cui si fa cadere lo status di figlio legittimo, vincendo le due presunzioni di
paternità.

Capitolo 38 • La filiazione 195


䉴 Il padre, entro un anno dalla nascita o dal giorno in cui ha avuto notizia
della nascita o dal giorno del suo ritorno se si trovava lontano dal luogo
in cui è nato il figlio, se prova di aver ignorato la nascita

Legittimati a proporla 䉴 Il figlio entro un anno dal compimento della maggiore età

䉴 La madre entro 6 mesi dalla nascita del figlio

䉴 Un curatore speciale nominato dal giudice su istanza del figlio minore


che ha compiuto i sedici anni

䉴 Se i coniugi non hanno coabitato nel periodo fra il trecentesimo ed il


centottantesimo giorno prima della nascita
Casi in cui è ammessa 䉴 Impotenza del marito durante il predetto periodo

䉴 Occultamento della gravidanza o della nascita del figlio nel detto periodo

䉴 Adulterio della moglie nel detto periodo

䉴 Esperibile da chiunque vi abbia interesse, mira a negare l’appartenen-


Azione di contestazione za del nato alla famiglia
della legittimità 䉴 Il giudizio che si svolge contro il figlio prevede la obbligatoria chiamata
dei genitori. L’azione è imprescrittibile (248)

Azione di reclamo 䉴 È l’azione con la quale il figlio, che si ritenga legittimo, reclama tale
della legittimità status. Anche questa azione è imprescrittibile riguardo al figlio, ma può
essere promossa dai suoi discendenti nei casi previsti dall’art. 249

Osservazioni

In caso di adulterio della moglie fra il 300° e il 180° giorno prima della nascita, il marito è ammesso
a provare che il figlio presenta caratteristiche genetiche o del gruppo sanguigno incompatibili con
quella del presunto padre e qualsiasi altro fatto tendente ad escludere la paternità. Al riguardo va
sottolineato che la Corte Costituzionale, con sent. 347/1998, ha specificato che l’art. 235, n. 2 non
consente l’azione di disconoscimento della paternità al marito che, affetto da «impotentia generan-
di», abbia dato il proprio consenso all’inseminazione artificiale eterologa (ottenuta, cioè, mediante
l’utilizzo di gameti maschili di un donatore anonimo) della moglie.
Questo orientamento giurisprudenziale è stato accolto anche dal legislatore che con la L. 19-2-
2004, n. 40 ( Norme in materia di procreazione medicalmente assistita) da un lato, vieta il ricorso a
tecniche di fecondazione eterologa e dall’altro dispone che in caso di violazione del citato divieto
non si può esercitare l’azione di disconoscimento della paternità.
Da ultimo, la Corte cost., con sent. 266/2006, è intervenuta sul tema dibattuto, sostenendo che l’art.
235, comma 1, n. 3, è illegittimo nella parte in cui, ai fini dell’azione di disconoscimento della
paternità, subordina l’esame delle prove tecniche, da cui risulta «che il figlio presenta caratteristi-
che genetiche o del gruppo sanguigno incompatibili con quelle del presunto padre», alla previa
dimostrazione dell’adulterio della moglie. Ciò in quanto «[…] il subordinare l’accesso alle prove
tecniche, che, da sole, consentono di affermare se il figlio è nato o meno da colui che è considerato
il padre legittimo, alla previa prova dell’adulterio è, da una parte, irragionevole, attesa la irrilevanza
di quest’ultima prova al fine dell’accoglimento, nel merito, della domanda proposta, e, dall’altra, si
risolve in un sostanziale impedimento del diritto di azione […]».

196 Parte Quinta • La famiglia


3 Filiazione naturale

3.1. • Lo status di figlio naturale


È naturale il figlio nato al di fuori del matrimonio e riconosciuto dai genitori o da uno di essi. Occorre
distinguere tra:
— figlio naturale riconoscibile, che è quello nato da persone non unite in matrimonio o già unite in
matrimonio con altra persona all’epoca del concepimento;
— figlio naturale non riconoscibile, che è quello nato da persone legate tra loro da un vincolo di
parentela, anche solo naturale (in linea retta all’infinito, in linea collaterale nel 2° grado), o affinità
(in linea retta), salvo che i genitori, all’epoca del concepimento, ignorassero la parentela esistente
tra loro o che sia stato dichiarato nullo il matrimonio dal quale deriva l’affinità (251).
Quando uno solo dei genitori sia stato in buona fede, il riconoscimento del figlio può essere fatto
solo da lui.

Il rapporto di filiazione naturale può risultare da accertamento volontario o giudiziale, ossia da


riconoscimento o da dichiarazione giudiziale.

3.2. • Riconoscimento
Nozione: dichiarazione fatta da uno o da entrambi i genitori che una data persona è il proprio figlio
naturale.

䉴 Nell’atto di nascita

䉴 Con apposita dichiarazione, posteriore alla nascita o al concepimen-


to, che quella data persona è proprio figlio naturale, resa ad un ufficiale
Forma (254) di stato civile

䉴 In un atto pubblico

䉴 In un testamento

䉴 Può essere effettuato dal padre o dalla madre o da entrambi congiunta=


mente, anche se uniti, all’epoca del concepimento, in matrimonio con
altra persona

Modalità e 䉴 Età minima del riconoscente: 16 anni


legittimazione (250)
䉴 Assenso del figlio che abbia compiuto il 16° anno

䉴 Per i figli di età inferiore ai 16 anni è richiesto il consenso dell’altro


genitore che non può rifiutarlo se il riconoscimento risponde all’inte-
resse del figlio

䉴 Negozio giuridico unilaterale

䉴 Formale: può essere effettuato solo nelle forme suesposte (254)

䉴 Irrevocabile: anche se contenuto in un testamento poi revocato (256)


Natura
䉴 Actus legitimus: è nulla ogni clausola diretta a limitarne gli effetti (257)

䉴 Impugnabile solo per difetto di veridicità, violenza, interdizione giudi-


ziale (263, 265, 266)
䉴 Personalissimo

Capitolo 38 • La filiazione 197


䉴 Acquisto dello status di figlio naturale nei confronti del genitore che
ha operato il riconoscimento

䉴 Il figlio non entra a far parte della eventuale famiglia legittima di


uno dei genitori, ma vi può essere inserito dal giudice, a certe condi-
zioni

䉴 Il genitore che ha operato il riconoscimento, o entrambi, hanno sul


Effetti «ex tunc» figlio gli stessi diritti e doveri che hanno rispetto ai figli legittimi
(dalla nascita) (258) (261)

䉴 Il figlio naturale è equiparato ai figli legittimi per i diritti di succes-


sione «mortis causa» (536, 537, 565, 578), salvo il «diritto di com-
mutazione» spettante, ex art. 537, co. 3, ai figli legittimi

䉴 Acquisto del cognome del genitore che ha operato il riconoscimento,


o del padre se entrambi i genitori hanno operato il riconoscimento (262)

Osservazioni

Il codice civile ammette riconoscimento dei figli adulterini, ossia dei figli naturali di persone già
sposate al momento del concepimento. Invece, i figli incestuosi (nati da genitori uniti da un vinco-
lo di parentela) non possono essere riconosciuti dai genitori, salvo che questi, al tempo del conce-
pimento, ignorassero il vincolo esistente tra loro o che sia stato dichiarato nullo il matrimonio da cui
deriva l’affinità (art. 251 c.c.).

3.3. • Azione di dichiarazione giudiziale di maternità o paternità naturale


(269 e ss.)

Nozione: è l’azione con cui si accerta la maternità o paternità naturale.

Ammissibilità: può essere esercitata nei casi in cui è ammesso il riconoscimento (269, co. 1).
L’art. 274, che subordinava l’azione alla presenza di specifiche circostanze tali da farla apparire
giustificata — e, quindi, al preventivo giudizio di ammissibilità da parte del Tribunale — è stato dichia-
rato incostituzionale (Corte cost. sent. 50/2006).

Prova: può essere data con ogni mezzo (269 co. 2, 3 e 4).

Legittimazione attiva: il figlio; se muore prima di iniziare l’azione, i discendenti legittimi, legittimati
o naturali riconosciuti entro due anni dalla morte. Per il figlio l’azione è imprescrittibile (270).
Se il figlio è minore l’azione è proposta dal genitore che esercita la potestà o dal tutore (273).

Legittimazione passiva: l’azione può essere esperita contro il presunto genitore o, in mancanza
di lui, nei confronti dei suoi eredi (276).

Effetti: la sentenza che dichiara la filiazione naturale produce gli effetti del riconoscimento (277).

4 La legittimazione del figlio naturale

La legittimazione è l’atto con il quale il figlio naturale (riconosciuto o riconoscibile) acquista lo


«status» di figlio legittimo. Essa può aver luogo:

Per susseguente matrimonio (280, co. 2)


Si perfeziona con il matrimonio, dopo la nascita del figlio, dei genitori naturali (283). Gli effetti
decorrono dal giorno del matrimonio se con tale atto è avvenuto il riconoscimento, dal giorno del
riconoscimento se questo è avvenuto dopo il matrimonio.

198 Parte Quinta • La famiglia


Per provvedimento del giudice (280, 284)
Quando corrisponde agli interessi del figlio ed esiste impossibilità o ostacolo gravissimo a celebra-
re il matrimonio (284). La competenza è del Presidente del Tribunale. La legittimazione a proporre
l’azione è dei genitori stessi o di uno di essi.

In sintesi

Il rapporto di filiazione si basa su un «diritto dei figli» (TRABUCCHI) che è improntato a criteri di
responsabilità, da un lato, e di autonomia, dall’altro, a carico di chi li ha generati.
L’ordinamento si occupa non solo dei figli concepiti durante il matrimonio ma anche di tutti quei casi
in cui i figli nascono al di fuori di un rapporto legittimo; nonché, attualmente, anche dei figli nati in
seguito all’applicazione della cd. procreazione assistita (L. 40/2004).
Da ultimo, si segnala che la legge regola come rapporto di filiazione anche quello che si instaura in
seguito all’adozione, quantunque in quest’ipotesi manchi del tutto il fatto naturale della generazio-
ne (v. cap. 39).
Il nostro ordinamento enuclea all’art. 147 i principali doveri verso i figli: mantenimento, educazione,
istruzione. L’art. 148 stabilisce il principio del concorso di oneri tra i genitori.

 note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................

Capitolo 38 • La filiazione 199


Capitolo 39 L’ADOZIONE

1 L’adozione dei minori

1.1. • Nozione e condizione


Nozione: è un istituto di diritto familiare che mira a fornire un ambiente familiare ai minori che si
trovino in stato di abbandono. Trattasi, dunque, del rapporto di filiazione giuridica costituito tra soggetti
non legati da filiazione di sangue.

䉴 Gli adottanti debbono essere uniti in matrimonio da almeno 3 anni e


non essere separati, nemmeno di fatto

䉴 I coniugi adottanti debbono avere almeno 18 anni in più dell’età del-


l’adottato, ma non superare di oltre 45 anni la stessa.
Tali limiti di età possono essere derogati nell’interesse del minore o dei
minori nell’ipotesi di adozione di più fratelli (art. 6, co. 5 e 6, l. 184/1983
come modificato dalla l. 149/2001)

Condizioni 䉴 Il minore deve essere dichiarato in «stato di adottabilità» dal Tribunale


dei minorenni del luogo in cui minore si trova
䉴 I coniugi devono essere idonei ad educare, istruire e mantenere il minore

• se ha più di 14 anni: deve prestare


personalmente il proprio consenso
all’adozione
䉴 Il minore da adottare: • se ha più di 12: deve essere sentito
• se ha meno di 12 anni: deve essere
sentito in considerazione della sua ca-
pacità di discernimento

1.2. • Dichiarazione di adottabilità


La dichiarazione di adottabilità viene pronunciata con sentenza dal Tribunale dei minorenni, del luogo
di residenza del minore, al termine di un lungo procedimento, volto ad accertare lo «stato di adottabilità».
Lo stato di adottabilità presuppone una situazione di abbandono del minore il quale deve essere
privo, in via non transitoria e non dovuta a forza maggiore, dell’assistenza morale e materiale dei genitori.

䉴 Segnalazione da parte di chiunque, alla pubblica autorità, della situa-


zione di abbandono del minore
䉴 Rapporto di ogni pubblica autorità che riceve la segnalazione al Tribunale
䉴 Accertamenti disposti dal Tribunale
Procedimento 䉴 Eventuali provvedimenti provvisori di affidamento preadottivo
• di non luogo a procedere, per man-
䉴 Dichiarazione del Tribunale
canza di presupposti, o
per i minorenni:
• dichiarazione di adottabilità
䉴 È ammessa impugnativa

200 Parte Quinta • La famiglia


䉴 Sospensione dell’esercizio della potestà dei genitori (se in vita)
finché dura lo stato di adottabilità
Effetti 䉴 Nomina del tutore

䉴 La sospensione è preordinata all’assunzione futura della nuova pote-


stà da parte degli adottanti

䉴 Intervenuta adozione
Cessazione dello stato
䉴 Ope legis: per raggiungimento della maggiore età dell’adottando
di adottabilità
䉴 Revoca della dichiarazione di adottabilità al venir meno dei presupposti

1.3. • Affidamento preadottivo e adozione


Nozione: è l’affidamento, per un anno, disposto al fine di verificare se esiste compatibilità tra
adottante ed adottando e l’idoneità della nuova situazione familiare data al minore.

䉴 Trascorso un anno, il Tribunale per i minorenni provvede con sentenza


sulla domanda di adozione decidendo di «dare corso all’adozione» o
di «non far luogo» ad essa

Disciplina 䉴 L’affidamento è prorogabile per un anno

䉴 Avverso la sentenza il P.M. e le altre parti possono proporre impugna-


zione avanti la Corte d’Appello; avverso la sentenza della Corte d’Ap-
pello è ammesso ricorso per Cassazione

Particolare rilevanza assume la disciplina contenuta nell’art. 28 l. 184/1983; tale norma, difatti,
prescrive che qualsiasi attestazione di stato civile riferita all’adottato debba contenere solo il nuovo
cognome, senza alcun riferimento alla paternità e maternità del minore.
Viene inoltre imposto il divieto, a carico dell’ufficiale di stato civile e dell’ufficiale di anagrafe, di
fornire notizie o informazioni dalle quali comunque risulti il rapporto di adozione, salvo che intervenga
una autorizzazione espressa dell’autorità giudiziaria.
Una delle novità introdotte dalla riforma consiste nella possibilità di ottenere informazioni relative
ai genitori naturali riconosciuta sia ai genitori adottivi (per gravi e comprovati motivi) sia all’adottato.
Questi potrà accedere alle stesse raggiunta l’età di 25 anni ovvero, se sussistono gravi motivi, raggiun-
ta la maggiore età.

1.4. • Effetti dell’adozione (27 L. 184/1983)


Il minore adottato acquista lo stato di figlio legittimo degli adottanti, dei quali assume e trasmette il
cognome.
Se l’adozione è disposta nei confronti della moglie separata, ai sensi dell’art. 25, co. 5, l’adottato
assume il cognome della famiglia.
Con l’adozione cessano i rapporti dell’adottato verso la famiglia di origine, salvi i divieti matrimoniali.

1.5. • Revoca (51 e ss. L. 184/1983)


La revoca può essere pronunciata dal Tribunale dei minorenni su domanda dell’adottante o del-
l’adottato o su istanza del P.M.

Capitolo 39 • L’adozione 201


䉴 L’adottato, maggiore dei 14 anni, abbia attentato alla vita dell’adottante
Su domanda o del coniuge o dei suoi discendenti o ascendenti
dell’adottante quando:
䉴 L’adottato si sia reso colpevole, verso di loro, di un delitto punibile con
pena restrittiva della libertà personale non inferiore nel minimo ad anni 3

Su domanda dell’adottato 䉴 Nei casi su esposti, quando sia l’adottante a compierli nei confronti
o istanza del P. M. dell’adottato (52 l. 184/1983)

1.6. • Casi particolari di adozione (44 - 57 l. 184/1983)


Nozione: è un’ipotesi residuale rispetto all’adozione legittimante. Riguarda sempre i minori di età
ed ha lo scopo di assicurare al minore l’inserimento in un ambiente familiare che gli possa garantire
l’assistenza morale e materiale che la famiglia di origine non è in grado di fornire.

䉴 La diversità di requisiti degli adottanti

䉴 La semplificazione della procedura


Caratteristiche
䉴 La necessità del consenso dell’adottante e dell’adottando che abbia
compiuto i quattordici anni

䉴 La revocabilità dell’adozione

䉴 Da persone unite al minore (orfano di ambo i genitori) da un vincolo di


parentela fino al sesto grado o da rapporto stabile e duraturo preesi-
stente alla perdita dei genitori

Casi 䉴 Dal coniuge, quando il minore sia figlio, anche adottivo, dell’altro coniuge

䉴 Quando il minore (orfano di ambo i genitori) sia affetto da handicap

䉴 Quando vi sia la constatata impossibilità di affidamento preadottivo

Nel primo e nell’ultimo caso è necessaria una differenza di età di almeno diciotto anni tra adottante
e adottando.

2 L’adozione internazionale

La Legge 31-12-1998, n. 476 (Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la tutela dei minori e
la cooperazione in materia di adozione internazionale fatta a L’Aja il 29-5-1993) ha modificato profon-
damente le norme della l. n. 184 del 1983 in materia di adozione di minori stranieri, istituendo una
Commissione per le adozioni internazionali, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ed attribu-
endo importanti competenze ad enti non aventi scopo di lucro iscritti in un apposito albo. L’attività di
questi ultimi è autorizzata dalla Commissione per le adozioni internazionali. La composizione e i com-
piti della Commissione sono disciplinati dal D.P.R. 108/2007.

Le persone residenti in Italia che intendono adottare un minore straniero residente all’estero devo-
no presentare dichiarazione di disponibilità al Tribunale per i minorenni del distretto in cui hanno la
residenza e chiedere che lo stesso dichiari la loro idoneità all’adozione. Il Tribunale, se non ritiene di
dover pronunciare immediatamente decreto di inidoneità per manifesta carenza dei requisiti di cui
all’art. 6 della Legge n. 184 del 1983, trasmette copia della dichiarazione di disponibilità ai servizi
socio-assistenziali degli enti locali; questi ultimi eseguono una serie di accertamenti sulla cui base il
Tribunale pronuncia un decreto che attesta l’idoneità o la inidoneità alla adozione.

202 Parte Quinta • La famiglia


A questo punto gli aspiranti all’adozione che hanno ottenuto il decreto di idoneità devono conferire
incarico a curare la procedura di adozione ad un ente autorizzato il quale svolgerà le pratiche di
adozione presso le competenti autorità del paese estero.

L’adozione può essere disposta dalla competente autorità del paese estero. In questo caso la
Commissione per le adozioni internazionali, valutate le conclusioni dell’ente incaricato, dichiara che
l’adozione risponde al superiore interesse del minore e ne autorizza l’ingresso e la residenza perma-
nente in Italia. Il minore adottato acquista la cittadinanza italiana per effetto della trascrizione del
provvedimento di adozione nei registri dello stato civile.
Se l’adozione deve perfezionarsi in Italia, il Tribunale per i minorenni riconosce il provvedimento
dell’autorità straniera come affidamento preadottivo; decorso il periodo di affidamento, il Tribunale, sussi-
stendone i presupposti, pronuncia l’adozione e ne dispone la trascrizione nei registri dello stato civile.

3 Adozione di persone maggiori di età

Funzione: creare una forma di parentela civile, ad imitazione della filiazione legittima, ed assicu-
rare una discendenza a chi è privo di figli legittimi o legittimati.

Natura dell’atto di adozione: l’adozione è una fattispecie complessa, scaturente da manifesta-


zioni di volontà da parte dell’adottante e dell’adottando, sulle quali si innesta la sentenza del Tribunale.
Le volontà possono ritenersi un presupposto della adozione o un suo atto preparatorio, il loro
incontro dà vita ad un negozio giuridico di diritto familiare. Dalla sentenza del Tribunale, che perfeziona
la fattispecie, derivano le conseguenze volute dalle parti.

䉴 L’adottante non deve aver figli legittimi o legittimati (ma la Corte Cost.
ha dichiarato incostituzionale l’art. 291 nella parte in cui non consente
l’adozione a persone che abbiano discendenti legittimi o legittimati
Condizioni (291) maggiorenni e consenzienti).
Tra adottante ed adottato debbono intercorrere almeno 18 anni di diffe-
renza

䉴 L’adottante deve aver compiuto 35 anni (in casi particolari 30)

䉴 Consenso dell’adottante e dell’adottando

Presupposti (296-297) 䉴 Assenso dei genitori dell’adottando

䉴 Assenso del coniuge dell’adottante e dell’adottando, se coniugati e non


legalmente separati (297)

䉴 L’adottato assume il cognome dell’adottante e lo antepone al pro-


prio (299)

䉴 L’adottato conserva tutti i doveri ed i diritti verso la sua famiglia di


origine (salvo eccezioni, 300)

Effetti 䉴 L’adozione non comporta alcun rapporto civile tra famiglia dell’adottato
e adottante, né tra adottato e parenti dell’adottante, salvo eccezioni di
legge (300)

䉴 L’adozione non attribuisce all’adottante alcun diritto di successio-


ne (304, co. 1). L’adottato, invece, acquista nei confronti dell’adottante i
normali diritti successori spettanti ai figli legittimi

Capitolo 39 • L’adozione 203


䉴 L’adozione può essere • per indegnità dell’adottante (307)
Revoca
revocata: • per indegnità dell’adottato (306)

Osservazioni

L’adozione da parte del single è ammessa:


— nei casi particolari di cui all’art. 44 L. 184/1983, ovvero: a) nel caso in cui si sia uniti al minore
«da vincolo di parentela fino al sesto grado o da preesistente rapporto stabile e duraturo,
quando il minore sia orfano di padre e di madre» (art. 44, co. 1, lett. a); b) nel caso in cui il
minore sia affetto da handicap e sia orfano di padre e di madre (art. 44, co. 1, lett. c); c) nel caso
in cui «vi sia la constatata impossibilità di affidamento preadottivo» (art. 44, co. 1, lett. d). Si
tratta di situazioni in cui vi è un forte legame con l’adottante o una reale difficoltà o impossibilità
a trovare una coppia disponibile ad adottare;
— se nel corso dell’affidamento preadottivo interviene la separazione tra i coniugi affidatari, nel
qual caso l’adozione può essere disposta nei confronti di uno solo, nell’esclusivo interesse del
minore, qualora il coniuge ne faccia richiesta (art. 25 L. 184/1983).
Al di fuori di tali ipotesi opera il principio fondamentale, scaturente dall’art. 6 della citata legge,
secondo cui l’adozione è permessa solo alla coppia di coniugi (uniti in matrimonio da almeno tre
anni), e non ai singoli componenti di questa. Questo indirizzo, però, contrasta con l’art. 6, Conven-
zione di Strasburgo del 1967, resa esecutiva in Italia con L. 357/74, che prevede la possibilità, per
la persona singola, di adottare un minore; tale Convenzione, a seguito dell’emanazione dell’ordine
di esecuzione, sarebbe idonea a creare direttamente diritti e obblighi tra i soggetti dell’ordinamen-
to, senza che occorra un’ulteriore norma di attuazione. Da qui la conclusione che, nonostante
l’intervenuta L. 184/1983, l’adozione del singolo sarebbe consentita senza limite alcuno, essendo
stata introdotta nel nostro ordinamento dalla citata legge di esecuzione della Convenzione di Stra-
sburgo (Di Pirro). Per la Cassazione deve, invece, escludersi che, allo stato della legislazione vi-
gente, soggetti singoli possono adottare, fermo restando che il legislatore possa provvedere ad un
ampliamento dell’ambito di ammissibilità dell’adozione (sent. 3572/2011).

4 L’affidamento temporaneo dei minori

La legge 184/1983, sul presupposto che il minore ha diritto ad essere educato nell’ambito della
propria famiglia, ha previsto e disciplinato, ove, per circostanze di carattere temporaneo, ciò non sia
possibile, l’affidamento familiare del minore ed il ricovero in istituti di assistenza pubblici o privati.

4.1. • Affidamento
Quando il minore è temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, può essere affidato
ad un’altra famiglia, possibilmente con figli minori, o ad una persona singola o ad una comunità di
tipo familiare, al fine di assicurargli il mantenimento, l’educazione e l’istruzione . Ove ciò non sia
possibile è consentito il ricovero del minore in istituti di assistenza pubblici o privati (2 l. 184/1983; v.
par. 5.2).

Natura: l’affidamento è un istituto di natura assistenziale, con il quale si tende a restituire un


ambiente familiare «conveniente » ad un minore che ne sia privo.

Fondamento: dettato costituzionale in ordine all’assistenza pubblica e privata (38 Cost.).

204 Parte Quinta • La famiglia


• abbandono morale o materiale del
minore
• allevamento in locali insalubri o peri-
䉴 Inidoneità dell’ambiente colosi
familiare, causata da:
Presupposti • allevamento da parte di persone inca-
paci di provvedere per negligenza,
immoralità o ignoranza

䉴 Carattere temporaneo della privazione dell’idoneo ambiente familiare

䉴 Consenso della famiglia affidataria e dei genitori del minore (in man-
canza del tutore)

䉴 Famiglia, possibilmente con figli minori, o


Affidatari 䉴 una persona singola, o

䉴 una comunità di tipo familiare

䉴 Accogliere presso di sé il minore

䉴 Provvedere alla educazione ed istruzione del minore


Obblighi dell’affidatario 䉴 Tener conto delle indicazioni dei genitori (salvo decadenza della pote-
(5, l. 184/1983) stà o condotta pregiudizievole, 330 e 333) o del tutore

䉴 Agevolare i rapporti tra il minore ed i suoi genitori

䉴 Favorire il reinserimento nella famiglia di origine

䉴 Esercizio della potestà dei genitori nella parte compatibile con le qualità
di affidatario (5, co. 1, l. 184/1983)

䉴 Erogazione in suo favore, previa disposizione del giudice, degli asse-


Poteri e diritti gni familiari e delle prestazioni previdenziali relative al minore (80 l.
dell’affidatario 184/1983)

䉴 Ottenere dai competenti organi i mezzi di sostegno: affinché l’affida-


mento possa fondarsi sulla disponibilità ed idoneità alla accoglienza,
indipendentemente dalle condizioni economiche (80, co. 4, l. 184/1983)

• dal giudice tutelare: se vi è il consenso


dei genitori o del tutore, sentito il mino-
re, che abbia più di 12 anni ed anche il
䉴 L’affidamento è disposto
minore di età inferiore, in considerazio-
dal servizio locale ed il
ne della sua capacità di discernimento
provvedimento è reso ese-
cutivo: • dal Tribunale dei minorenni, ove tale
assenso manchi (330 e ss.)

Disciplina • motivazione obbligatoria


• tempi e modi di esercizio dei poteri
• presumibile durata dell’affidamento
䉴 Contenuto • indicazione del servizio locale preposto
del provvedimento alla vigilanza sull’affidatario e sul quale
incombe l’obbligo di relazionare al Giudi-
ce Tutelare o al Tribunale per i minorenni

Capitolo 39 • L’adozione 205


• nozione : l’affidamento non si estingue
automaticamente, ma con un provve-
dimento dell’autorità che l’ha disposto
䉴 Cessazione
• casi: venir meno della situazione di
Disciplina
difficoltà temporanea della famiglia di
origine; o ancora, se l’affidamento di-
venga pregiudizievole per il minore

4.2. • Ricovero in comunità di tipo familiare e istituti pubblici o privati


È uno strumento sussidiario rispetto all’affidamento, infatti esso avviene, «ove non sia possibile
l’affidamento ad una famiglia, o ad una persona singola», in una comunità di tipo familiare o in man-
canza un istituto di assistenza pubblico o privato, preferibilmente nel luogo più vicino a quello in cui
stabilmente risiede il nucleo familiare di provenienza (2, co. 2, l. 184/1983).
La nuova legge ha disposto la cessazione del ricovero in istituto (entro il 31-12-2006) mediante
affidamento ad una famiglia e, ove ciò non sia possibile, mediante inserimento in una comunità di tipo
familiare.

䉴 In quanto compatibili, quelli previsti per l’affidatario famiglia o persona


(di cui si è trattato innanzi)

䉴 I legali rappresentanti della comunità di tipo familiare e degli istituti


Obblighi e poteri pubblici o privati esercitano i poteri tutelari sul minore affidato fin quan-
do non venga nominato un tutore ed in tutti i casi in cui è impedito
l’esercizio della potestà dei genitori o della tutela (3 l. 184/1983)

䉴 Nel caso che i genitori riprendano l’esercizio della potestà, le comunità


di tipo familiare e gli istituti devono chiedere al giudice tutelare di fissa-
re, eventualmente, limiti o condizioni

In sintesi

L’istituto dell’adozione ha avuto una evoluzione storica molto significativa. Il nostro ordinamento,
infatti, a partire dal secolo scorso, è passato via via dal sistema della beneficenza a quello dell’as-
sistenza e poi a quello del servizio sociale.
In particolare il legislatore del 1942 prevedeva l’adozione come mezzo per procurare una discen-
denza a coloro che non avevano figli.
Successivamente il progressivo aumento dell’attenzione per i problemi del minore e soprattutto lo spo-
stamento dell’interesse, prima focalizzato sulla tutela patrimoniale, ad una tutela soprattutto del minore
come «persona», hanno determinato il succedersi di una serie di provvedimenti legislativi in materia.
In un primo momento, con la l. n. 431 del 1967 è stata da un lato modificata l’adozione prevista
originariamente dal codice, e dall’altro è stata affiancata ad essa un’adozione speciale, diretta non
a procurare una discendenza, ma a garantire una sistemazione familiare ai minori abbandonati.
Poi si sono succedute: la l. n. 151 del 1975 (riforma del diritto di famiglia), la ratifica da parte
dell’Italia della Convenzione europea sull’adozione, nel 1974, ed altri interventi legislativi di minor
rilievo, che hanno determinato difficili problemi di coordinamento, derivanti soprattutto dall’esisten-
za in un unico contesto di una pluralità di figure di matrice eterogenea (adozione ordinaria, adozio-
ne speciale, affidamento ed affiliazione).
Su questo complesso quadro normativo la l. 184 del 1983 ha operato significative riforme, in parti-
colare:
— ha soppresso la distinzione tra adozione ordinaria e adozione speciale;
— ha eliminato dal codice la normativa in materia di adozione dei minori, che resta disciplinata
dalla legge speciale.
Il codice disciplina, ora, solo l’adozione dei maggiori di età;

206 Parte Quinta • La famiglia


— ha regolato l’istituto della c.d. adozione internazionale ;
— ha soppresso l’istituto dell’affiliazione.
Da ultimo è intervenuta la l. 28-3-2001, n. 149 che ha modificato non solo la l. 4-5-1983, n. 184, ma
anche alcuni articoli del codice civile. Tale legge sancisce espressamente, con ciò sostituendo lo
stesso Titolo della l. 184/1983, il diritto del minore ad una famiglia.

 note
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................
.............................................................................................................................

Capitolo 39 • L’adozione 207


Capitolo 40 GLI ALIMENTI

1 Considerazioni generali

L’appartenenza alla famiglia in senso ampio fa nascere per i suoi componenti diritti ed obblighi, oltre
che in tema di successioni legittime e necessarie, anche in ordine all’obbligazione degli alimenti (433).
Fondamento dell’obbligazione legale agli alimenti è il principio della reciproca assistenza e
della solidarietà familiare connaturato al concetto stesso di famiglia.
L’obbligo alla corresponsione degli alimenti nasce, pertanto, in presenza di particolari presupposti
e condizioni, per volontà del legislatore; è, però, possibile che, al di fuori di tali ipotesi, nell’esercizio
della autonomia privata, si possa dar vita, con un contratto o anche in un testamento, ad una obbliga-
zione volontaria agli alimenti (1322,1323, 660).

Differenze

Il diritto agli alimenti va tenuto distinto dal diritto al mantenimento: gli alimenti sono dovuti nei limiti
del necessario, mentre chi è obbligato al mantenimento deve provvedere a tutte le occorrenze di vita
in proporzione delle sue sostanze e delle sue possibilità, anche se non sussiste uno stato di bisogno.
In particolare, va notato che i genitori, da un lato, sono tenuti a prestare gli alimenti ai figli di
qualsiasi età, mentre, dall’altro, hanno un obbligo di mantenimento fino a quando i figli non sono
posti in grado di provvedere a se stessi (TRABUCCHI).

2 Obbligazione legale degli alimenti

䉴 Rapporto di parentela, affinità, adozione, donazione (433, 436, 437)

䉴 Stato di bisogno dell’avente diritto ossia mancanza o insufficienza delle


risorse necessarie per soddisfare le esigenze fondamentali di vita (438,
Presupposti co. 1). L’impossibilità di provvedere al proprio mantenimento va
valutata con riferimento alle capacità fisiche e intellettuali del soggetto

䉴 Capacità economica dell’obbligato: occorre, cioè che l’alimentante


abbia la possibilità di prestare gli alimenti

䉴 Persone legate da vincolo di coniugio, parentela, affinità all’ali-


mentando nell’ordine stabilito dal legislatore (433)
Persone obbligate 䉴 Adottante: verso il figlio adottivo (436)

䉴 Donatario: tenuto con precedenza su ogni altro obbligato (437), a meno


che si tratti di donazione obnuziale o rimuneratoria

䉴 Durata indefinita: l’obbligo dura finché vi è lo stato di bisogno o finché è


in vita l’alimentando
Caratteristiche 䉴 Variabile: muta col variare dei criteri cui è commisurato
dell’obbligo alimentare
䉴 Personalissimo per l’alimentando e per ciò stesso intrasmissibile, inalie-
nabile (447), irrinunciabile. Non compensabile (447, co. 2, 1241) con even-
tuali crediti verso l’alimentando, neppure se si tratta di prestazioni arretrate

208 Parte Quinta • La famiglia


䉴 Obbligazione di valore: soggetta a variazioni in seguito a revisioni (440)
Caratteristiche
dell’obbligo alimentare 䉴 Decorrenza:gli alimenti sono dovuti dal giorno della domanda giudi-
ziale o dal giorno della costituzione in mora dell’obbligato (445)

• assegno corrisposto in periodi antici-


pati
• accoglimento e mantenimento del-
l’avente diritto nella propria abitazione
䉴 Modalità (443) • la modalità di somministrazione degli
alimenti, rimessa alla scelta dell’ob-
bligato, costituisce, secondo parte
della dottrina, esempio di obbligazio-
ne alternativa
• in proporzione al bisogno ed alla po-
sizione sociale dell’alimentando e alle
condizioni economiche di chi deve
Modalità e misura
somministrare (438, co. 1 e 2). L’ob-
della somministrazione
bligazione tiene conto dei bisogni or-
dinari (cibi-vestario) e di altre esigen-
ze fondamentali (istruzione, educazio-
ne), ma non si estende mai al «man-
䉴 Misura tenimento »
• la misura può variare al variare delle
condizioni economiche dei soggetti
(440)
• tra fratelli e sorelle è dovuta nella mi-
sura dello stretto necessario (439)
• il donatario non è tenuto oltre il valo-
re della donazione tuttora esistente
nel suo patrimonio (438, co. 3)

䉴 Morte dell’alimentando
䉴 Morte dell’obbligato (448)
Cessazione 䉴 Mutamento delle condizioni economiche di chi somministra o riceve
gli alimenti, tale da determinare la cessazione dell’obbligo (440)
䉴 Cessazione di alcuni presupposti tra affini (434)

3 Obbligazione volontaria degli alimenti

䉴 Contratto (1321, 1322, 1323)


Natura (negozio giuridico)
䉴 Testamento: legato alimentare (660)

䉴 La misura non è determinata, in quanto le parti indicano generalmen-


te il contenuto della obbligazione con il termine «alimenti»
Contenuto 䉴 Salvo diversa pattuizione, ci si riferisce ai criteri dell’art. 438 (propor-
zionalità ai bisogni dell’alimentando ed alle condizioni economiche del
somministrante)

Capitolo 40 • Gli alimenti 209

Potrebbero piacerti anche