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1/03/2022

Cos’è il diritto?
DIRITTO: insieme di regole con la finalità di dirimere le controversie tra uomini; no violenza.
SISTEMA GIURIDICO: insieme di regole e norme; il Codice Civile è una delle tante leggi; varia nel
tempo e nello spazio  situazioni in cui le vecchie normative si adeguano alle nuove situazioni,
oppure sistema dinamico dove vengono introdotte nuove norme e abrogate quelle vecchie.
La legge non è mai retroattiva, ma se nasce una nuova norma incompatibile con una vecchia,
questa viene abrogata.
NORMA GIURIDICA: generale (rivolta alla collettività, ≠ norma speciale  categorie di persone)
astratta (insieme ipotetico di fatti, descrive situazione eventuale)
obbligatoria (chi non le osserva, viene sanzionato)  con il risarcimento del
danno non ci si può arricchire, semplicemente si ripristina il patrimonio del
soggetto danneggiato; ≠ common law, danni punitivi per punire il soggetto
che si è comportato in modo negligente;

Chi crea il diritto?


L’autorità. In Italia, il Parlamento perché in Camera e in Senato siedono i rappresentanti del
popolo eletti da quest’ultimo; fondamentale il consenso sociale  più è alto, più la classe politica
è forte e in grado di resistere.

Diritto pubblico ≠ Diritto privato


PUBBLICO: disciplina i rapporti tra lo Stato e i singoli individui, si riferisce all’organizzazione e al
funzionamento degli organi dello Stato.
PRIVATO: disciplina i rapporti tra i singoli individui, che siano persone fisiche o giuridiche.

NOZIONI:
FATTO GIURIDICO  evento idoneo a produrre conseguenze giuridiche, prese in esame dal diritto.
FATTISPECIE GIURIDICA  contenuto della previsione normativa.
EFFETTO GIURIDICO  conseguenza che la norma collega al fatto.

Fonti del diritto:


 di produzione: atti e fatti capaci di creare norme giuridiche in ottemperanza all’ordinamento
giuridico, secondo le procedure costituzionalmente previste (iter = procedura);
 di cognizione: documenti, pubblicazioni ufficiali (Gazzetta Ufficiale); indica il singolo atto
normativo/legge.
Ordine gerarchico:
1. Costituzione
2. Leggi di revisione costituzionale e leggi costituzionali (materie con riserva di legge)
3. Fonti comunitarie (derivano dalla rinuncia di una parte di sovranità)
4. Leggi ordinarie, decreti-legge e decreti-legislativi
5. Leggi regionali e Statuti
6. Regolamenti (del Governo, ministeriali e interministeriali)
7. Usi o consuetudini (regole non scritte!)
Usi normativi  comportamenti reiterati nel tempo che vengono posti in essere nella
convinzione sociale; si pensa esista una norma che obblighi a comportarsi così.
Usi negoziali  pratiche commerciali in vigore in certi settori (porti); no contra legem.
Criteri di coordinamento:
GERARCHIA  La norma di grado inferiore non può mai abrogare quella di rango superiore
CRONOLOGIA  le leggi successive, laddove siano incompatibili con quelle precedenti, fa si che
per il futuro si abbandoni la norma precedente.
COMPETENZA

Fonti anomale: (non si possono considerare vere e proprie fonti)


Equità  alternativa o integrativa del diritto. X es: risarcimento del danno, il debitore che non
adempie alla prestazione o è in ritardo nell’eseguire la prestazione, è tenuto a risarcire il danno a
meno che non dimostri che sia dovuto a cause a lui non imputabili; nasce un’obbligazione
risarcitoria. Il legislatore individua dei criteri generali per stabilire cos’è il danno contrattuale; fra
questi, criterio dell’equità art.1226 CC, applicato quando alla prova dell’esistenza del danno, il
soggetto danneggiato fatica a quantificare il danno; il giudice può intervenire.
Autonomia privata  1322 CC, principio fondamentale; i soggetti che si relazionano per stipulare
un contratto sono liberi di decidere se vincolarsi, il contenuto, i tempi, le modalità.
Giurisprudenza  nel civil law, verificare come le corti applicano le norme è fondamentale per
tutti gli interpreti del diritto.
Dottrina  gli studiosi, i professori universitari che si occupano di elaborare teorie e
argomentazioni su come interpretare certe norme, scrivendo saggi e articoli.

Efficacia delle norme nel tempo:


Momento dal quale hanno efficacia:
1. ENTRA IN VIGORE:
a) quando la legge stessa lo stabilisce, altrimenti 15gg dalla vacatio legis;
2. PERDE VIGORE per:
a) annullamento (Corte Costituzionale) – retroattività  necessario che un magistrato
sospenda il giudizio sul caso concreto, rinvii alla Corte Cost. la norma che ritiene
illegittima costituzionalmente e poi ne verrà verificata la legittimità;
b) abrogazione (tacita o espressa) per il futuro  espressa: viene indicato nella nuova
legge; tacita: la nuova legge è in contrasto con quella precedente.

Efficacia della legge art.11 delle Preleggi:


Principio di irretroattività: la legge non dispone che per l’avvenire, essa non ha effetto retroattivo.
Casi eccezionali, deroghe sulla retroattività (mai in diritto penale!).
Esame della Corte Costituzionale sulla legittimità costituzionale

Interpretazione della legge art.12 delle disposizioni preliminari


Consente di attribuire al testo della norma, quello fra i possibili significati sia valido ed efficace in
un determinato momento storico; utilizzata spesso per l’equivocità e la vaghezza delle norme.
 letterale (significato delle parole), sistematica (contesto generale dell’ordinamento), giudiziale
(dalla magistratura), dottrinale (dagli studiosi), autentica (dal legislatore, unica con effetto
retroattivo! perché manca uniformità di giudizio da parte delle Corti).

Analogia art.14 disp. legge in generale e art.12, comma 2 Prel.


Presuppone la previa identificazione della ratio (scopo) della norma; divieto nel diritto penale.
Se non esiste una norma per alcuni casi, si guardano a vecchi casi simili (analogia legis), e se non ci
sono casi simili si applicano principi generali per quella fattispecie giuridica (analogia iuris).
2/03/2022
RAPPORTO GIURIDICO = relazione fra 2 soggetti regolata dal diritto.
2 soggetti che si relazionano, una parte attiva e una parte passiva.
Essere parte di un contratto non implica necessariamente essere un singolo, anche più soggetti
possono avere gli stessi interessi. Parte = centro di imputazione di interessi. Essere parte significa
avere la titolarità della corrispondente situazione giuridica soggettiva (attiva o passiva).
Coloro che non sono parte del rapporto, sono i terzi = soggetti estranei al rapporto giuridico.
TITOLO = fonte del diritto, della situazione giuridica soggettiva di cui si tratta.
 originario: acquistiamo quella situazione, ne diventiamo titolari senza che prima di noi
qualcun’altro avesse in capo a sé quella situazione (x es. usucapione – non mi viene trasmessa la
titolarità del bene attraverso un contratto di compravendita);
 derivativo: (x es. contratto di compravendita)

Situazioni giuridiche soggettive attive


POTERE  situazione che viene attribuita solo al titolare (della situazione) che potrà agire per
soddisfare un proprio interesse; il suo comportamento è assolutamente libero; la sua azione
comporterà la modifica della situazione preesistente di un altro soggetto; non è correlato alcun
obbligo dall’altra parte;
FACOLTÀ  (sottocategoria del potere, compresa nei diritti soggettivi) soggetto di diritto che può
tenere un determinato comportamento consentito dalla norma;
POTESTÀ  attribuisce al titolare il potere di incidere sugli interessi di altri soggetti (genitori); è
soggetto a controlli esterni; il titolare non ha la possibilità di scegliere se esercitare o meno i poteri
attribuiti;
DIRITTI SOGGETTIVI
 assoluti  valevoli erga omnes (valido per tutti):
o diritti reali (proprietà, godimento, garanzia)
o diritti della personalità (nome, privacy, immagine)
o diritti su beni
o diritti su beni immateriali
 relativi  la relazione fra titolare e bene è indiretta perché richiede la cooperazione del
soggetto passivo:
o diritti di credito
o diritti personali di godimento (locatario)
o diritti di famiglia (separazione)
DIRITTO POTESTATIVO  potere di incidere su posizioni soggettive altrui dove l’altro è in una
situazione di soggezione, deve sottostare (posizione di recesso convenzionale 1373); è un vero e
proprio diritto soggettivo fronteggiato da una soggezione che subisce passivamente una
modificazione della sua sfera giuridica, ma non è né diritto assoluto né relativo;
ASPETTATIVA  si distingue dal diritto soggettivo e dalle sue facoltà (ma per parte della dottrina è
una sua manifestazione); si verifica quando il diritto soggettivo nasce in modo progressivo (x es.
contratto sub condicione); situazione preliminare, posizione d’attesa con rilevanza giuridica
perché si acquista un diritto subordinato ad un evento futuro; il soggetto può richiedere una tutela
dall’ordinamento (x es. tutela conservativa); Aspettativa di fatto = la legge non riconosce la tutela;
INTERESSE LEGITTIMO  maggior rilevanza nel diritto pubblico; potere attribuito ad un soggetto
affinché tuteli un proprio interesse individuale in via indiretta (non è diritto soggettivo) e mediata
(x es. partecipante ad un concorso); L.I. di diritto pubblico, competenza del giudice amministrativo
(Consiglio di Stato e TAR); L.I. di diritto privato, competenza del giudice ordinario (Corte d’Appello
di 2° e di Cassazione); individua un rapporto fra il privato e il pubblico; rappresenta il potere di
promuovere un controllo giurisdizionale sull’operato della P.A.; non è concesso a tutti i cittadini,
ma richiede un interesse specifico; la P.A. deve svolgere la propria attività in conformità alla legge,
e nel caso la violasse, il titolare del L.I. può ottenere l’annullamento dell’atto illegittimo o
l’esecuzione di un atto legittimo rifiutato;
Riforma 500/99
Prima di essa, non c’era la possibilità di richiedere immediatamente alla P.A. il risarcimento del
danno cagionato da uno dei comportamenti di inerzia o di illegittimità di questa. Bisognava, una
volta che il g.a. si fosse pronunciato a favore del cittadino, iniziare un procedimento davanti al g.o.
chiedendo il risarcimento. Nel ‘99 per la prima volta si riconosce la responsabilità della P.A. per la
lesione di un interesse legittimo. Fino ad allora, si riteneva che l’art 2043c.c. facesse riferimento
soltanto alla lesione di un diritto soggettivo, ma nell’articolo non c’è scritto. Il 1° elemento
dell’argomentazione è relativo al fatto che l’articolo intenda una situazione meritevole di tutela da
parte dell’ordinamento, e prescinde dalla qualificazione formale della situazione. Il 2° elemento
importante dell’argomentazione, riguarda il carattere atipico del fatto illecito: la formula
“qualunque fatto doloso o colposo” iniziale della norma richiama il carattere generico del fatto.
Proprio perché la norma è generica, la Cassazione afferma che è impossibile determinare in via
preventiva quali siano le situazioni tutelabili; bisogna che il magistrato analizzi caso per caso quale
sia l’interesse meritevole di tutela che è stato leso. Ne consegue che anche la lesione di un
interesse legittimo, a pari di quella di un diritto soggettivo o di altro interesse giuridicamente
rilevante, può essere fonte di responsabilità aquiliana e quindi, dar luogo al risarcimento.
INTERESSI COLLETTIVI E DIFFUSI  sono entrambe situazioni giuridiche attive soggettive:
 collettivi: caratterizzati da un interesse afferente a determinate categorie sociali e
professionali (consumatori);
 diffusi: interesse riferibile a tutta la collettività (ambiente);

Situazioni giuridiche soggettive passive


DOVERE = situazione giuridica cui corrispondono i diritti soggettivi; ha contenuto generico; si
esprime un divieto (condotta omissiva) o comando (condotta commissiva);
OBBLIGO = necessità di mantenere un comportamento dal contenuto specifico rivolto alla
realizzazione di un interesse particolare in capo a un determinato soggetto;
SOGGEZIONE = corrisponde al diritto potestativo; non si riferisce ad un comportamento e non
richiede attività di cooperazione o adempimento; è una situazione statica (x es. servitù prediale
coattiva – qualcuno dovrà per legge dare la possibilità al contadino di arrivare alla sua proprietà,
circondata da terreni in possesso di altri);
ONERE = comportamento imposto dalla legge al fine di conservare/ottenere un vantaggio giuridico
(x es. clausola risolutiva espressa – nel caso in cui si verifichi, in una certa situazione,
l’inadempimento di una determinata prestazione, il contratto può ritenersi sciolto 1456c.c.);
soggetto libero di eseguirlo; onere della prova (più avanti);
STATUS = qualità del soggetto che indica la titolarità di poteri e doveri distinti (x es. status di
cittadino);
3/03/2022
Prescrizione e decadenza
PRESCRIZIONE 2934 c.c. – 2963 c.c.
Istituto con il quale si può estinguere un diritto; “ogni diritto si estingue per prescrizione quando il
titolare non lo esercita per il tempo determinato dalla legge”, legato all’inerzia del titolare del
diritto; la ratio si rifà all’idea che nell’ambito del diritto (anche per la decadenza) debba esserci
certezza; ogni azione sarebbe inibita dalla paura che senza certezza e obiettivi chiari possa
comportare perdite patrimoniali.
Ci sono diritti (2° comma) che non sono soggetti alla prescrizione  “diritti indisponibili e
individuati come tali dalla legge”; sono diritti imprescrittibili; diritti indisponibili: diritti della
persona, diritto alla vita, diritto al nome; diritti individuati dalla legge: azione di nullità del
contratto  in qualsiasi momento si può proporre l’azione di nullità, ma come si relaziona con la
certezza del diritto? Fatti salvi gli effetti dell’usucapione 1422 c.c..
Norme che non possono essere derogate (anche per decadenza), è possibile rinunciare, ma mai in
via preventiva! (x es. una volta prescritto un debito, posso decidere di pagarlo ugualmente, anche
se non sono tenuto); x es. obbligazioni naturali caratterizzate da irripetibilità: se un soggetto
adempie spontaneamente ad una o.n., non potrà chiedere indietro ciò che ha eseguito (pago il
debito prescritto, non posso riavere i soldi); e da incoercibilità: non si può agire in giudizio per
ottenere coattivamente il pagamento del debito prescritto (il diritto si è estinto).
Eccezione di parte della prescrizione: non può mai essere sollevata d’ufficio.
Decorrenza = se un diritto è sottoposto a condizione, la decorrenza della prescrizione si verifica nel
momento in cui si verifica la condizione.
Sospensione del tempo per la prescrizione = in presenza di determinate relazioni parentali o per
momenti di incapacità del soggetto; il tempo pregresso è sempre considerato nel conteggio
insieme al tempo successivo.
Interruzione della prescrizione = esercizio del diritto effettuato in modo formale; si azzera il tempo
pregresso e inizia un nuovo conteggio; viene notificato un atto oppure la messa in mora,
intimando per iscritto al debito di eseguire il pagamento.
Tempo di prescrizione ordinario 10 anni, ma esistono anche prescrizioni brevi (x es. pretesa di
risarcimento del danno che dimezza i tempi, per veicoli 2 anni).
Discusso il vantaggio di qualificare un certo tipo di responsabilità come contrattuale o extra-
contrattuale  la differenza sta nei termini di prescrizione diversi; la ratio risiede nel fatto che la
fonte della responsabilità exta-contrattuale erano fattispecie in cui era più difficile avere prove
documentali (incidente – testimoni oculari che potrebbero dimenticare dettagli importanti); nei
contratti “scripta manent”.
Prescrizione presuntiva dei diritti di credito.

DECADENZA 2964 c.c. – 29


“Quando un diritto deve esercitarsi entro un dato termine sotto pena di decadenza non si
applicano le norme relative all’interruzione e neppure quelle sulla sospensione, salvo diversa
disposizione”; obiettivo  certezza espressa dalla legge o da un contratto.
≠ dalla prescrizione  la decadenza fa riferimento a periodi molto più brevi (relazioni con enti
pubblici), ma non così breve dal rendere impossibile l’esercizio del diritto.
È inesorabile, non c’è interruzione o sospensione; solo l’esercizio del diritto impedisce l’estinzione
per decadenza.
Decadenza legale o giudiziale sono rilevabili d’ufficio (lo stesso giudice può impugnarle); mentre
se è decadenza convenzionale no (contratto).

TUTELA GIURISDIZIONALE = possibilità per i titolari di situazioni soggettive attive, la cui lesione
comporta un eventuale danno, di promuovere un’azione davanti al giudice competente per
ottenere la tutela del suo diritto  funzione di prevenzione dei conflitti del diritto; è un’alternativa
alla tutela stragiudiziale; regolata da diritto processuale civile.
Forme di tutela:
 restitutoria: principalmente per diritti assoluti;
 satisfattoria: far conseguire al titolare l’utilità che avrebbe dovuto ricevere;
 risarcitoria: riparare o ripristinare il patrimonio leso.
Casi più peculiari  realizzazione in via primaria del proprio diritto; carattere satisfattorio (x es.
esecuzione specifica obbligo di concludere un contratto 2932 c.c.); prevenzione (azione inibitoria
art.7/844 c.c.); forme di tutela stragiudiziali (clausola risolutiva espressa 1456 c.c.); espropriazione
forzata per responsabilità patrimoniale del debitore.

Nel processo:
AZIONE = proposizione della domanda; attore colui che propone.
ECCEZIONE = arma della difesa generalmente proposta dal convenuto (citato in giudizio).
AZIONE GIUDIZIALE = rimedio contro la violazione di un diritto soggettivo o di un interesse
legittimo; il potere giurisdizione spetta alla magistratura (g.o., g.a, penale, contabile); giurisdizione
di merito e di legittimità.
PROVA = l’onere della prova è su chi agisce; si deve dare fondatezza della propria tesi; è sufficiente
dimostrare che esiste la fonte della propria pretesa (sede contrattuale più semplice); nella
situazione di cui all’art. 2043 c.c., siamo di fronte a due parti senza un legame, per ottenere il
risarcimento, il danneggiato deve dimostrare il comportamento dannoso, il danno subito e il nesso
di causalità (sede extra-contrattuale più gravosa); presunzioni legali  derivano dal legislatore che
dà per avverato un fatto: assoluta, non ammette prova contraria, relativa ammette prova
contraria.
 Documentali o precostituiti: atto pubblico o scrittura privata; sono prove legali perché il
giudice deve dare per accertati i fatti scritti nel documento;
 Testimoniali o semplici: non son mai prove legali perché il giudice deve decidere se
ammettere o no alcuni testi; inoltre, deve valutare l’incidenza della prova se ammessa
(confronto fra testimoni); è affidata alla discrezionalità e all’esperienza del giudice.
 Confessione: dichiarazione unilaterale contenente fatti a sé sfavorevoli (giudiziale o
stragiudiziale); può incidere su fatti che riguardano diritti disponibili; è una prova semplice
con efficacia legale (che il giudice deve considerare);
 Giuramento: dichiarazione di veridicità di un fatto proveniente da una delle parti e resa in
giudizio con formula solenne  decisorio: richiesto da una delle parti; suppletorio: richiesto
dal giudice.
 Presunzioni legali = la legge da un fatto noto ne deduce un altro ignoto (presunzione di
paternità); Presunzioni semplici = regole di ragionamento del giudice che da un fatto noto
ne desume uno ignoto purché gli elementi siano gravi, precisi e concordanti.

SENTENZE: 1. di mero accertamento  si chiede al giudice di accertare la situazione;


2. di condanna
3. costitutive  2932 c.c.
4. giudizio di merito
5. in giudicato  non può più essere rivalutata/riesaminata

8/03/2022
Pubblicità e trascrizione
PUBBLICITÀ LEGALE  iscrizione di un fatto giuridico nei pubblici registri, presenti presso le
autorità garanti (anagrafe).
 Pubblicità notizia (più semplice)  rendere conoscibile un atto; il mancato adempimento può
essere una sanzione pecuniaria fissa o variabile;
 Pubblicità dichiarativa  rendere opponibile un atto ai terzi; la contrattazione tra le parti è
comunque valida; rendere opponibile -> i terzi non potranno essere considerati in buonafede
dove dichiarino di non essere venuti a conoscenza di quell’atto, perché tramite la pubblicità gli
si è data la possibilità di saperlo (simulazione nel contratto – in un potenziale conflitto, la
buonafede del creditore può farsi valere solo se la domanda di simulazione sia stata trascritta);
 Pubblicità costitutiva  necessaria per il perfezionamento dell’atto; ha effetti costitutivi;
(art.1350 c.c. – compravendita degli immobili); ipoteca (garanzia reale in caso di beni immobili
o mobili registrati)  se io vendo una casa e concedo all’acquirente di pagare in modo
dilazionato, il fatto che gli intesti la proprietà del bene necessita di una garanzia per il prezzo
che manca; l’ipoteca, per valere, deve essere iscritta nei pubblici registri.

TRASCRIZIONE 2643 c.c. – 2696 c.c.  unico mezzo di pubblicità che il nostro Codice civile
riconosce e per la quale prevede una disciplina specifica; compito principale: assicurare certezza
per la circolazione di BENI IMMOBILI e BENI MOBILI REGISTRATI; riportare un estratto dell’atto a
cui si fa riferimento nei registri immobiliari per renderlo conoscibile.
Può essere opponibile a chiunque -erga omnes-, non si può ricorrere alla buonafede.
Nessuna efficacia costitutiva si dice pubblicità dichiarativa (≠ dalle altre due).
L’opponibilità è efficacia relativa // L’inopponibilità è inefficacia relativa.
In un contratto di bene immobile, l’onere spetta al pubblico ufficiale che redige l’atto; per far
valere un diritto che va accertato, invece, l’onere è dell’avvocato.
Quali atti vanno trascritti?
Art. 2643 c.c.  possono essere trascritti contratti, atti unilaterali, provvedimenti giudiziali con cui
si trasferisce la proprietà o altri diritti reali minori; contratti di locazione ultranovennali (diventano
di ordinaria amministrazione), contratti di trasferimento di diritti edificatori, ogni altro atto che
produca gli stessi effetti (divisioni, accettazioni di eredità), domande giudiziali (risoluzione del
contratto).
Principio di continuità delle trascrizioni, sequenza delle trascrizioni senza interruzioni (2650 c.c.);
l’onere è di chi è interessato a far conoscere a tutti; ≠ da iscrizione dell’ipoteca.

Pubblicità per beni mobili non registrati:


Principio del possesso vale titolo: se posseggo quel bene, si presume che io ne sia proprietario
(1153 c.c.); acquisto a non domino (acquisto della proprietà) vale se: c’è un atto di alienazione
valido; acquisto possesso del bene mobile in buonafede.

Pubblicità per i diritti di credito:


CESSIONE DI CREDITO  contratto bilaterale fra cedente e cessionario con il quale un soggetto
(creditore cedente) trasferisce la titolarità del credito, nei confronti di un debitore ceduto, ad un
altro (cessionario); la legge non richiede l’approvazione del debitore ceduto, ma dovrà pur sapere
a chi deve pagare.
La titolarità del credito passa dal cedente al cessionario, ma il ceduto ancora non lo sa; il contratto
è valido quando è concluso fra le parti con i requisiti essenziali, ed è efficace nei confronti del
debitore ceduto -> 2 modalità: o viene notificata la cessione al debitore, prevedendo una
comunicazione ufficiale, o tramite l’accettazione del debitore (l’unico pagamento valido è quello
fatto al cessionario); se non ci sono, la cessione non è opponibile al debitore!
1265 c.c.  Se il cedente cede lo stesso credito a più soggetti: il cessionario che ha notificato per
primo ha il diritto a farsi pagare il credito, oppure tramite accettazione con atto avente data certa.

Pubblicità per persone giuridiche:


Annotazione nei registri delle persone giuridiche; 2 funzioni: pubblicità notizia e pubblicità
dichiarativa; si ritiene che a volte le persone giuridiche abbiano diritti personalissimi (nome).
Registro delle imprese (società), Registri dello stato civile (matrimonio).
SOGGETTO GIURIDICO
Possono essere sottoposti a obblighi o garanzie giuridiche la persona fisica e la persona giuridica.

1. PERSONA FISICA:
Soggetto giuridico con capacità giuridica e capacità d’agire (Libro 1).
Capacità giuridica (Art 1 c.c.)
La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita. Il dritto che la legge riconosce a favore
del concepito è subordinato all’evento della nascita; capacità di essere titolari di diritti e doveri.
Nascita: intesa come distacco dall’alveo materno, primo respiro in autonomia.
Concepito: sempre subordinato alla condizione di nascita; riconoscimento di una capacità giuridica
all’evento futuro e incerto della nascita (tutela progressiva).
La giurisprudenza ha considerato che non esiste un diritto a non nascere se non sano.
Danno da nascita indesiderata: madre e padre hanno diritto ad essere risarciti se provano che la
corretta diagnosi di malformazione del feto avrebbe determinato l’aborto dello stesso.
Gli altri familiari hanno diritto ad essere risarciti per le minori attenzioni date dai genitori (in caso
di bambino disabile).
Il nato disabile non può agire per risarcimento per danni da nascita indesiderata.
Riconosciuto il diritto al risarcimento sofferto a seguito dell’uccisione del genitore ad opera di un
terzo durante la gestazione: lesione del diritto al mantenimento e alla relazione con il genitore.
Concepturus = capacità di succedere/ricevere donazioni: si concretizza con la nascita; non è ancora
stato concepito, potrebbe esserlo in futuro.
La perdita della capacità giuridica si ha con la morte  “morte legale” coincide con la cessazione
irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo; casi rari – coma.
Dichiarazione di nascita  uno dei genitori o chi ha assistito al parto deve entro 10gg dichiarare la
nascita entro 3gg alla direzione sanitaria dell’ospedale del parto. Un ufficiale provvede
all’iscrizione nel registro di stato civile.

Capacità d’agire  capacità compiere atti che abbiamo rilevanza giuridica; si acquista al
compimento dei 18 anni (prima era diverso); talvolta la legge può essere anticipata (matrimonio,
riconoscimento figlio)
La legge può prevedere limiti alla capacità d’agire  incapacità legale ad agire:
ASSOLUTA  minorenne
interdizione giudiziale
RELATIVA  minore emancipato
inabilitazione
Interdizione giudiziale – Inabilitazione
Valutazione in base alla gravità della patologia della persona (più grave, interdizione; meno grave,
inabilitazione) – amministrazione di sostegno -> istituto recente per preservare comunque una
certa autonomia al soggetto malato. È necessario un esame del soggetto; necessità di avere tutta
la documentazione medica (relazione del medico che segue il paziente).
Soggetto interdetto  tutore
Soggetto inabilitato  curatore
Il curatore interviene negli atti di straordinaria amministrazione, mentre il tutore provvede a
qualsiasi tipo di attività.
Le sentenze sono revocabili laddove la patologia subisse una regressione e ci fosse un
miglioramento.
Interdizione legale
Pena accessoria alla condanna, di tipo legale, all’ergastolo o alla reclusione non inferiore a 5 anni.
Fa si che il soggetto non possa porre in essere atti di natura patrimoniale (attenenti al proprio
patrimonio), ma continua ad essere nella piena titolarità dei propri rapporti familiari o personali.

Rappresentanza legale
Strumento che la legge giuridica riconosce volto a permettere che soggetti incapaci possano
realizzare, attraverso l’azione di sostituti, atti aventi rilevanza giuridica; si trova generalmente nei
genitori sui figli, tutore e curatore.

Incapacità naturale o di fatto


Il soggetto è temporaneamente in uno stato di incapacità di intendere (comprendere il significato
delle proprie azioni) e di volere (attitudine all’autodeterminazione) al momento del compimento
dell’atto; non è dovuta ad una patologia (alcool – se diventa dipendente può essere inabilitato);
Produce effetti diversi a seconda dell’atto giuridico che il soggetto pone in essere (428 c.c.):
1. Se atti unilaterali, possono essere annullati su istanza della persona medesima o dei suoi
eredi o aventi causa, se ne risulta un grave pregiudizio giuridico-patrimoniale all’autore;
2. Se contratto, annullabile se oltre al pregiudizio che sia derivato o possa derivare, la persona
incapace di intendere o di volere, o per la qualità del contratto o altrimenti, risulti anche la
malafede dell’altro contraente (perché se no prevale il principio dell’affidamento).
L’azione si prescrive entro 5 anni dal giorno in cui l’atto o il contratto è stato compiuto, salvo
diverse disposizioni.

Amministrazione di sostegno (legge 6/2004 – 404/413 c.c.)


Finalità di tutelare le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle
funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporanei o permanenti con la
minore limitazione possibile della capacità d’agire. Alla nomina dell’amministratore corrisponde
una minore limitazione di capacità d’agire rispetto all’interdizione o all’inabilitazione.
Art. 404 c.c.  la persona che, per effetto di un’infermità, ovvero di una menomazione fisica o
psichica, si trova nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi,
può essere assistita da un amministratore di sostegno nominato dal giudice tutelare del luogo in
cui la persona ha residenza o domicilio.
Caratteristiche:
 il legislatore fa riferimento a casi di infermità e menomazione fisica e psichica;
 può essere parziale o temporanea, non per forza abituale;
È caratterizzata da flessibilità (temporanea); protezione variabile (si limita il minimo
indispensabile); l’amministratore è un fiduciario che si affianca all’interessato nel compimento di
alcuni atti indicati dal giudice tutelare; annullabili atti in violazione di disposizioni di legge o del
giudice o estranei all’oggetto dell’incarico;
Situazioni rilevanti:
- indebolimento delle facoltà intellettive che non si traduca in una vera e propria malattia, ma
non episodico;
- infermità mentale temporanea;
- infermità mentale abituale lieve;
- infermità mentale abituale anche grave, salvo che l’entità e la composizione del patrimonio
imponga l’interdizione.
Cass. 2 agosto 2012/13917
L’amministrazione di sostegno non presuppone per forza l’accertamento di infermità mentale, ma
contempla anche l’ipotesi di una menomazione fisica o psichica della persona sottoposta ad
esame, la quale determini, pur se temporaneamente o parzialmente, un’incapacità nella cura dei
propri interessi
Sintesi per procedura di sostegno:
1. proposta allo stesso soggetto, da un familiare, da un responsabile sanitario o sociale;
2. il giudice tutelare provvede all’istruttoria;
3. la scelta del giudice si basa sulla volontà e sui bisogni della persona sottoposta a
procedimento;
4. può essere diversa da quella designata dall’interessato solo per gravi motivi;
5. l’a.s. non ha solo compiti di controllo, di vigilanza e di direzione, ma deve avere anche
riguardo ai bisogni e alle aspirazioni del soggetto;
6. può avere poteri di rappresentanza (si sostituisce) o di assistenza (lo aiuta) sulle attività
indicate di sua competenza;
7. Il beneficiario mantiene la capacità d’agire per tutti gli atti che non richiedano la
rappresentanza esclusiva o l’assistenza necessaria dell’a.s.;
8. Continua a soddisfare i suoi bisogni quotidiani;
9. Annullamento atti dell’a.s. o viceversa, contra legem.

Tutti questi (interdizione, inabilitazione, a.s.) sono istituti di protezione.


Possono esserci dei conflitti fra aree di applicazione; quando si mostrano queste sovrapposizioni,
la soluzione costante è quello che interdizione e inabilitazione restino di applicazione residuale,
solo se non è possibile provvedere in modo esaustivo tramite l’a.s.; idea di una tendenziale
abrogazione di interdizione e inabilitazione per rendere l’a.s. l’unico istituto.

Scomparsa della persona fisica  la persona non è più comparsa nel luogo del suo ultimo
domicilio o residenza, senza alcuna notizia per un periodo rilevante rispetto alle abitudini; periodo
rilevante rispetto alle abitudini del soggetto; i legittimati attivi (quelli che possono affermarne la
scomparsa) sono gli interessati, i presunti successori o il pubblico ministero; la competenza è del
Tribunale del luogo di domicilio o residenza; nominato un curatore speciale che potrebbe essere
convenuto in giudizio al posto dello scomparso, inventario del patrimonio.
Assenza  dopo minimo di 2 anni dall’ultima notizia della persona; i legittimati attivi sono i
presunti successori legittimi, chiunque ritenga di avere dei diritti sui beni del soggetto scomparso
(può essere aperto il testamento); comporta l’immissione nel possesso temporaneo dei beni
dell’assente previo inventario; effetti giuridici -> amministrazione dei beni, rappresentanza in
giudizio, godimento delle rendite, limiti alla disponibilità dei beni (solo se necessità o utilità
evidente); Ritorno dell’assente  cessano gli effetti della dichiarazione di assenza, restituzione dei
beni del patrimonio (restano in godimento sino alla costituzione in mora).
Morte presunta  dopo 10 anni dall’ultima notizia; i legittimati attivi sono il pubblico ministero,
eredi testamentari o legittimi, legatari o donatari o tutti quelli cui spetterebbero diritti alla morte;
chi era immesso nel possesso ne acquista la disponibilità, quindi l’esercizio definitivo delle
obbligazioni; cessano cauzioni e cautele eventualmente imposte; possibili nuove nozze;
Ritorno del morto presunto  recupero dei beni residui; diritto a crediti e beni frutto dei beni del
suo patrimonio investiti; legittima pretesa di adempimento, salvi effetti di prescrizione e
usucapione; matrimonio nullo, ma salvi gli effetti civili del matrimonio putativo.
Luoghi della persona:
DIMORA  residenza temporanea.
RESIDENZA  luogo in cui la persona sta abitualmente, abita.
DOMICILIO  concentrazione degli affari e degli interessi (oggettivo) e scelta di quel luogo
(soggettiva). Può essere generale o speciale.

10/03/2022
2. PERSONA GIURIDICA (libro I – no profit e libro V – profit)
Non vi è definizione nel Codice civile; si tratta di un’organizzazione collettiva formata da più
persone fisiche che agiscono collettivamente  espressione sintetica che designa diverse possibili
realtà (associazioni, enti pubblici), tutte composte da persone fisiche.

Enti pubblici ed Enti privati


Non è facile distinguerli.
ENTI PUBBLICI  rivolti al perseguimento di un interesse della collettività; c’è una recente
propensione a diminuire le diversità e i regimi speciali tra i due enti;
Fa riferimento a un soggetto giuridico disciplinato dal diritto pubblico, con finalità di interesse
pubblico, sottoposto a uno speciale regime giuridico quasi sempre inserito nell’organizzazione
della PA. Nel periodo più recente si è diffusa la privatizzazione degli enti pubblici (università), ma
godono comunque di un regime speciale.
ENTI PRIVATI  qualsiasi ente non di natura pubblica;

ENTI  hanno tutti soggettività giuridica, sono tutti soggetti riconosciuti dal diritto, ma solo
alcuni hanno personalità giuridica, ovvero quelli che la acquisiscono attraverso il riconoscimento
della pubblica autorità (associazioni riconosciute ≠ da quelle non riconosciute, e le fondazioni che
non possono non essere riconosciute – riconoscimento del ??? attività territorialmente incasellata
nei confini della regione, riconoscimento del prefetto per attività nazionale).
“Ente” vocabolo dalla portata molto ampia  soggetti che hanno personalità giuridica
(riconosciuti); o soggetti con soggettività giuridica, ma non riconosciuti (art.2 Cost. “formazioni
sociali”).
NB: la soggettività giuridica si traduce nell’autonomia degli associati che si manifesta mediante il
contratto associativo  centro di imputazione di interessi ≠ dalle singole persone giuridiche che
compongono l’ente)
Caratteristiche generali:
 capacità giuridica generale  la possiedono tutti gli enti privati (associazioni) e pubblici,
economici (società) e non economici (ONLUS);
 centri autonomi di imputazione;
 titolari di diritti e obblighi  L127/97 ha abrogato l’art.17 c.c. impedire che ci fossero
immobilizzazioni immateriali in capo a soggetti con una gestione non troppo efficiente;
 possono essere titolari anche di diritti personalissimi (nome, privacy);

ENTI NO PROFIT  non generano profitto, oppure se lo fanno (non deve essere l’attività
prevalente!), non possono redistribuirlo fra gli associati; se l’attività fosse prevalente, il soggetto
diventa un imprenditore che può fallire; scopo ideale, mutualistico (tutela ambiente); assenza
assoluta di lucro soggettivo: recesso o esclusione senza restituzione di quota; destinazione
patrimonio residuo a enti con finalità analoghe (situazioni di emergenza).
Associazione
Formazione sociale che si propone, con una stabile organizzazione, di perseguire scopi ultra-
individuali (temporaneità più nei comitati di soccorso).
È un contratto plurilaterale con comunione di scopo (di solito gli interessi sono contrapposti) di
organizzazione; scopo di natura ideale; organizzazione a struttura aperta (tutti possono entrare),
nessuna discriminazione; diritti e obblighi degli associati contenuti nello statuto.
Elementi materiali:
 persone fisiche
 patrimonio sufficiente per il raggiungimento dello scopo
 scopo precisato nell’atto costitutivo
 denominazione (nome)
 sede legale ed effettiva (distinte o coincidenti)
Elemento formale: il riconoscimento.
Le associazioni disciplinate nel codice possono essere riconosciute o non riconosciute  per
esserlo, devono essere costituite per atto pubblico (dal notaio) – forma richiesta anche per il
RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore).
Con il riconoscimento, si acquista personalità giuridica e acquisiscono autonomia patrimoniale
perfetta (il patrimonio dell’associazione è l’unico sul quale i creditori potranno rivalersi in caso di
inadempimento di un obbligo assunto da parte della stessa – potrebbe diventare incapiente).
È possibile la revoca del riconoscimento per un’amministrazione poco accorta del patrimonio.
- DPR 361/00 regolamento per semplificare il riconoscimento delle persone giuridiche. -
Richiesta di iscrizione presso registro delle persone giuridiche  prefettura; se l’azione è entro la
regione, registro regionale; viene rilasciata se rispetta le condizioni di legge e di regolamento, se lo
scopo è lecito e possibile, se il patrimonio è adeguato allo scopo (prima ogni regione aveva dei
livelli di patrimonio adeguato allo scopo).
Il patrimonio dell’associazione è detto patrimonio comune.
Scritture contabili in modo preciso, controlli della pubblica autorità previa e successiva iscrizione.
Di solito il 90% dei casi, in Italia sono associazioni non riconosciute (sindacati, partiti).
Se non c’è riconoscimento  associazione non riconosciuta
C’è un fondo comune (= patrimonio, ma non viene controllato dalla PA);
Autonomia patrimoniale imperfetta -> i creditori possono rivalersi anche sul patrimonio degli
amministratori (coloro i quali hanno agito in nome e per conto dell’associazione), non su tutti gli
associati! - responsabilità per debito altrui, rispondo col mio patrimonio in nome dell’associazione;
obbligazione solidale -> esclusione del beneficio excussionis fondo comune – il creditore può
chiedere indistintamente o all’associazione o a chi ha agito per suo conto, di pagare il debito senza
essere obbligato ad escutere prima l’associazione; non ci sono controlli né registrazione per
obbligazioni.
Requisiti essenziali: denominazione, scopo, patrimonio, sede, norme sull’ordinamento e
sull’amministrazione, diritti e obblighi, condizioni di ammissione (importanti perché il contratto a
struttura aperta).
Organi:
 assemblea  decisioni principali;
 amministratori  funzione esecutiva degli indirizzi dell’assemblea;
L’assemblea nomina gli amministratori, non possono essere terzi a farlo.
Una testa un voto, scelti a maggioranza.

15/03/2022
L. 117/2017  codice del terzo settore – CTS
Prima disciplina per enti del terzo settore (APS – espletare attività a favore dei propri aderenti;
ODV verso soggetti esterni all’organizzazione).
Laddove manchino espressamente norme, si farà riferimento alla normativa codicistica.
RUNTS  registro unico nazionale degli enti terzo settore; detrazioni e facilitazioni fiscali.
Esclusi associazioni politiche, sindacati, associazioni di professionisti.
Art.24 CTS = ciascun associato può rappresentare sino a max. 3 associati con meno di 500
associati; max. 5 con oltre 500 associati.
1 testa, 1 voto.
L. 157/1999 = i creditori di partiti politici non viene attribuita l’autonomia patrimoniale imperfetta
(chi ha agito per nome del partito, può essere chiamato a rispondere col patrimonio personale);

Associazioni ≠ fondazioni
ASSOCIAZIONI N.R. FONDAZIONI
Atto costitutivo  Atto unilaterale del
Atto costitutivo  contratto a struttura
fondatore;
aperta;
Il fondatore di solito non partecipa;
Tutte le parti partecipano al perseguimento
dello scopo;
Amministratori (consiglio di amministrazione):
Associati: hanno autonomia contrattuale e
organo servente;
organo dominante;

FONDAZIONE = Stabile organizzazione predisposta alla destinazione di un patrimonio privato ad un


determinato scopo di pubblica utilità.
Atto unilaterale inter vivos o mortis causa.
Atto di fondazione: atto di disposizione (vincolo il patrimonio) + atto di organizzazione (come
individuare gli amministratori).
Esistono solo fondazioni riconosciute (atto pubblico davanti a notaio).
Autorità competente: Regione, ufficio per l’approvazione degli statuti – oltre i confini, Prefettura.
Esistono fondazioni che traggono risorse da partecipazioni societarie e altre derivate dalla
trasformazione di enti di interesse nazionale operanti nel settore musicale.

Comitati 39 – 42 c.c.
Ente collettivo che promuove raccolta di fondi -di soccorso o beneficienza-
Autonomi centri di imputazione di situazioni giuridiche con patrimonio, costituito da promozione
di raccolta fondi.
I promotori lanciano l’idea, chi promuove diventa organizzatore, oblatori versano la somma.
Responsabilità personale e solidale per conservazione e destinazione delle risorse raccolte per lo
scopo annunciato  in capo agli organizzatori nei confronti degli oblatori;
Raccolta fondi verso il pubblico con vincolo di destinazione.
2 tipi di comitati:
 occasionali (temporanea situazione);
 protratti nel tempo (povertà in un territorio);
Se ottiene il riconoscimento, si trasforma in fondazione (parte della dottrina le definisce fondazioni
non riconosciute, ma non è precisato).

DIRITTI DELLA PERSONALITÀ (5-10 c.c. – Costituzione – c.p. – Conv. dei diritti dell’uomo)
(non esiste un vero e proprio elenco – categoria aperta, varia nel tempo);
I diritti fondamentali sono:
 necessari  fanno parte dell’essenza dell’uomo, lo Stato serve per riconoscerli
 non patrimoniali  non hanno valutazione economica
 assoluti  erga omnes
 indisponibili  non possono essere oggetto di consumo/scambio
 imprescrittibili  non cadono in prescrizione

Diritto alla vita


Nasce con l’essere umano ed è sua parte integrante.
Caso Welby e Caso Englaro (2007) importanti per il riconoscimento del valore costituzionale del
principio del consenso informato del paziente al trattamento sanitario proposto al medico; una
ragazza era in stato di morte cerebrale e il padre voleva staccare il macchinario che la nutriva e
manteneva in vita; istruttoria fondamentale che riportava testi in cui la ragazza affermava che, in
certe condizioni, non avrebbe voluto vivere  recepito con L. 219/2017: ogni persona capace di
agire ha diritto di interrompere o rifiutare qualsiasi trattamento sanitario; diritto
all’autodeterminazione (nessun trattamento può essere iniziato o proseguito senza il consenso
libero e informato della persona, tranne nei casi previsti dalla legge); si occupa anche di
trattamento di minori e incapaci (se rifiutano cure ritenute appropriate dal medico, si va dal
giudice tutelare; il medico deve evitare forme di accanimento terapeutico).
≠ da Eutanasia, dove chiedi a qualcuno di farti morire.
La Disposizioni Anticipate di Trattamento sono atti unilaterali inter vivos a contenuto non
patrimoniale. Si può nominare un fiduciario (persona legittimata a controllare che mi trattino
come volevo). Nessun medico può essere ritenuto responsabile nell’ esecuzione delle DAT;
possono essere disattese quando il medico e il fiduciario concordino nel fatto che queste siano
“palesemente incongrue o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente, ovvero
sussistano terapie non prevedibili all’atto della sottoscrizione, capaci di offrire concrete possibilità
di miglioramento delle condizioni di vita” (progresso medico).
ART.3 DAT minori e incapaci  diritto alla valorizzazione delle proprie capacità di comprensione e
decisione (il consenso deve sempre essere manifestato); le informazioni devono essere consone
alle sue capacita. Il consenso informato espresso dal rappresentante legale o tutore deve essere
effettuato tenendo in considerazione la volontà dell’interessato. L’inabilitato si esprime
direttamente, mentre se c’è l’amministratore di sostegno, si esprimono entrambi.
ART.4 DAT  ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di
un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi e dopo aver acquisito adeguate informazioni,
può attraverso la DAT esprimere le proprie volontà in tema di trattamenti sanitari, nonché il
consenso informato.
In sintesi: diritto alla piena informazione sulle proprie condizioni di salute, diritto di rifiutare
accertamenti diagnostici o trattamenti sanitari, diritto di revoca del consenso prestato, il medico è
tenuto a rispettare la volontà del paziente ed è esente da responsabilità, il paziente non può
esigere cure contrarie alle norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche
clinico-assistenziali (Caso Stamina).

16/03/2022
L. 40/2004 PMA – Procreazione Medicalmente Assistita
Rimedio ad una situazione di sterilità o infertilità certificata; la Corte costituzionale ha ammesso la
possibilità per coppie fertili portatrici di malattie trasmissibili.
Coppie maggiorenni, sposate o conviventi (no sola donna, no omosex).
Inizialmente era vietata la fecondazione eterologa, ma si è introdotta con sentenza 162/2014
(ovuli o gameti possono provenire da altri soggetti); era illegittimo questo divieto perché,
impedendo alla coppia sterile o infertile di utilizzare la PMA eterologa, si ledevano gli art. 2-3-31
della Cost., atteso che la scelta di diventare genitori e formare una famiglia costituisce espressione
della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi e, dunque, non sono ammesse
limitazioni ad essa, se non giustificate dall’esigenza di non poter tutelare diritti ulteriori di pari
rango costituzionale. Inoltre, incide anche sul diritto alla salute della coppia, interpretandolo in
termini più ampi (psichica – salute della coppia).

ART.5 c.c. Atti di disposizione del proprio corpo  vietata la diminuzione permanente di integrità
fisica – non si possono cedere parti del corpo che ledano permanentemente (si può donare sangue
e midollo); l’atto deve essere assolutamente gratuito; la legittimità dell’atto entro i limiti di
carattere speciale e generale (ordine pubblico – buon costume); consenso informato e libero.
La L. 91/1999 sui trapianti d’organo/donazioni organi da defunto, gratuito e non in contrasto con
volontà espressa in vita.
ART. 6-9 c.c. Diritto al nome  ha una funzione identificativa (anche dal punto di vista pubblico),
ma è anche un attributo proprio del soggetto, espressione delle qualità personali; è un diritto
fondamentale (art. 22 Cost.). 2 manifestazioni dell’abuso/aggressione ad esso:
 contestazione: uso che il titolare vuole fare ma un soggetto
esterno contesta (marito separato con cognome);
 usurpazione: appropriazione indebita del nome di altri;
Come si tutela: per cessazione delle aggressioni al diritto di nome si può ricorrere all’azione
inibitoria (generale per i diritti personalissimi), e alla pubblicazione della sentenza con eventuale
risarcimento del danno.
La legittimazione attiva è riconosciuta anche per chi abbia interessi fondati su ragioni familiari
degne di essere protette (art.8); diritto al figlio di conservare il cognome divenuto suo segno
identitario, anche dopo disconoscimento di paternità.
Incluse il diritto allo pseudonimo (nome d’arte per persone famose).

Art. 10 Diritto all’immagine  si riferisce allo sfruttamento abusivo dell’immagine di un soggetto.


È vietata l’esposizione/pubblicazione dell’immagine di un soggetto senza il suo consenso, a
meno che giustificata dal ruolo pubblico, dalla notorietà, scopi di giustizia o polizia, scientifici,
didattici, culturali. Consentita soltanto per esigenze di pubblica informazione.
Persona famosa: c’è un conflitto fra diritto alla privacy e diritto di cronaca (veridicità della notizia;
apprezzabile interesse pubblico/utilità sociale; esposizione obiettiva e senza intento denigratorio;
esposizione rispettosa della dignità umana); è abuso se arreca pregiudizio al decoro e alla
reputazione della persona, che vale sia per la propria immagine che per i figli e dei genitori.
Possono ricorrere all’azione inibitoria e all’eventuale risarcimento del danno.
INTEGRITÀ MORALE  è stato derubricato come comportamento (versare nella cassa delle
ammende una somma); a tutela dell’onore (qualità morali), reputazione e riservatezza.
Il decoro è il valore sociale, ma attraverso altre doti.
Exceptio veritatis = non si esclude la responsabilità di un soggetto che, anche avendo espresso la
verità, abbia offeso l’integrità morale di un altro; si ha il diritto al risarcimento del danno se le
modalità nel riferire l’accaduto sono offensive dell’integrità morale.
Se diffamazione a mezzo stampa, il risarcimento è inclusivo di una somma proporzionata alla
gravità dell’offesa e diffusione della notizia.

Diritto all’identità personale  frutto del diritto vivente (non è espressamente previsto); tutela
per l’immagine sociale del soggetto – come si proietta il soggetto agli amici, al lavoro ecc.
La falsa attribuzione non deve necessariamente integrare un’offesa alla persona, ma è sufficiente,
ai fini del risarcimento, che la persona sia collocata in una falsa luce agli occhi del pubblico.

GDPR: entrato in vigore nel 2018, ha ridimensionato il codice della privacy del 2003; per
coordinare le due normative, emanato il d.lgs 101/2018.
Tutela del dato personale  qualsiasi informazione riguardante persone fisiche che ne consente
identificazione o identificabilità (caso BMW – lasciato il duplicato di una chiave ad un truffatore
che ha rubato l’auto; il proprietario ha fatto causa per diffusione di dati personali, presenti nella
chiave elettronica).
Trattamento  qualsiasi operazione compiuta con o senza l’ausilio di processi automatizzati e
applicate a dati personali (raccolta, conservazione, distruzione…); le informazioni sul trattamento
dei dati devono essere trasparenti, intellegibili e facilmente accessibili.
È lecito solo se vi è espresso, manifesto, libero, inequivocabile e specifico consenso
dell’interessato per una o più finalità (anche se oggi messo in forte dubbio), oppure necessario per
esecuzione di un contratto, per adempimento legale del titolare del trattamento, per salvaguardia
di un interesse vitale, per esecuzione di un compito di interesse pubblico, per il perseguimento di
un legittimo interesse del titolare del trattamento o di terzi.
DATI SENSIBILI = trattamento consentito soltanto nei casi espressamente previsti dalla legge
(esami medici).
Modalità di trattamento:
 Liceità, correttezza e trasparenza.
 Finalità esplicite e determinate.
 Sicuri e protetti.
 Esattezza e aggiornamento.
 Minimalizzazione dei dati = diamo il consenso ma focalizzando bene le finalità per cui lo
diamo, quindi solo per i dati necessari alle finalità indicate.
 Temporaneità = trattamento limitato al tempo necessario per raggiungere la finalità.
 Possibilità di revoca.
Diritti del titolare:
 diritto di accesso
 diritto di rettifica
 diritto all’oblio  (non esiste espressamente) obbligo del titolare del trattamento a cancellare,
senza ingiustificati ritardi, dati che non servono più alle finalità per cui erano stati rilasciati;
avviene nel caso di revoca del consenso, di trattamento illecito e se l’obbligo è previsto dall’UE;
SS.UU 19681/2019 – il giudice deve valutare l’interesse pubblico concreto e attuale alla
menzione degli elementi identificativi delle persone che furono protagonisti.
In caso di trattamento illecito, è possibile rivolgersi all’Autorità garante per la protezione dei dati o
al giudice ordinario; risarcimento per danni non patrimoniali subiti; sanzioni amministrative
pecuniarie.
Rimedi civilistici:
1. generali
richiesta di risarcimento danni (patrimoniali e non);
invalidità degli atti di disposizione;
2. specifici
inibitoria
pubblicazione della sentenza
rettifica

Nuovi diritti personalissimi  diritto all’autodeterminazione; diritto al mantenimento dei


familiari; diritto alla bi-genitorialità (affidamento condiviso); diritto alla vita familiare; diritto del
minore all’ascolto, a crescere in famiglia, a conoscere le proprie origini (prevale anonimato per
parto anonimo), di fratellanza e sorellanza; diritto alla sessualità; diritto all’identità di genere.

Consiglio di Stato 5130/2021 sul Green Pass  i soggetti contrari alla somministrazione del
vaccino, nel pieno esercizio dei loro diritti di autodeterminazione, non subiscono lesioni del diritto
alla riservatezza sanitaria dal momento che l’attuale sistema di verifica del possesso della
certificazione verde non sembra rendere conoscibili ai terzi il concreto presupposto dell’ottenuta
certificazione (vaccinazione o tampone non si sa).
17/03/2022
OBBLIGAZIONI (LIBRO IV)
Non esiste una norma/articolo che diano una definizione vera e propria.
È un rapporto giuridico regolato dal diritto in cui i protagonisti sono il debitore e il creditore.
Oggetto variabile  prestazione di fare, di non fare, di dare.
DIRITTO DEL CREDITORE = diritto di credito/pretesa creditoria;
OBBLIGO DEL DEBITORE = debito;
REALIZZAZIONE DELLA PRESTAZIONE = adempimento;
Spesso l’obbligazione è inserita in un contesto più complesso, dove esistono più prestazioni,
oppure in cui non esistono un unico debitore e creditore; raramente è in una situazione isolata.
Deve esistere una valida causa giustificativa.

Caratteri:
Oggetto  determinato o determinabile (criteri specificati per individuarlo);
Obbligazioni propter rem (obbligazioni reali): il soggetto passivo (debitore) è individuato in base
alla titolarità di un diritto reale su un certo bene (spese condominiali seguono chi abita);
Soggetto  determinato o determinabile;
Patrimonialità della prestazione;

Fonti dell’obbligazione (LIBRO IV – 1173 c.c.):


 contratto (fonte tipica);
 fatto illecito (fonte tipica);
 ogni altro atto o fatto idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento giuridico (sistema
aperto di fonti atipiche, che non sono espressamente previste dal legislatore);
 articolo di legge: obbligazioni ex lege (alimenti);
 obbligazioni di fonte successoria (debiti ereditari);
Il sistema aperto delle fonti delle obbligazioni è consolidato nell’art. 1175 c.c.
La clausola generale di correttezza e buona fede è fonte di un’obbligazione integrativa a carico
della parte (prestazione essenziale + correttezza). Assume una duplice funzione:
a) criterio legale per la valutazione dei comportamenti delle parti;
b) elemento integrativo del contenuto obbligatorio;
Art. 1174 c.c. = “La prestazione che forma oggetto dell’obbligazione deve essere suscettibile di
valutazione economica e deve corrispondere ad un interesse, anche non patrimoniale, del
creditore  patrimonialità (facilmente traducibile in valore monetario):
caratteristica essenziale della prestazione, ma non dell’interesse del creditore!
scopo ritenuto utile secondo apprezzamento predominante nella coscienza sociale
La giurisprudenza afferma che la patrimonialità della prestazione non si ha soltanto se la
prestazione presenta un intrinseco patrimoniale, ma anche quando lo riceva di riflesso dalla natura
della controprestazione sicché ove sia pattuito un corrispettivo monetario per una certa
prestazione assuma carattere patrimoniale in quanto oggetto di valutazione economica delle parti.
Tipi di prestazione:
 Di dare  consegnare un bene o una somma di denaro (pecuniaria); possono essere
obbligazioni di genere (qualità non inferiore alla media – fiori) o di specie (specificamente
individuato – rose);
 Di fare  obbligazioni di mezzi (libere professioni – diligenza) e di risultato;
 Di non fare  obbligazioni negative;
 Di contrattare  di fonte contrattuale o di fonte legale; è prevista una tutela particolare
(esecuzione specifica del contratto);
 Prestazioni di garanzia  assunzione di un rischio, anche a favore di un altro soggetto;
(fideiussione)
Obbligazioni naturali 2034 c.c.
La prestazione è dovuta in adempimento di doveri morali o sociali.
Irripetibilità di ciò che è stato spontaneamente pagato da soggetto capace;
Incoercibilità: no ragioni per costringere il debitore ad eseguire la prestazione.

Obbligazioni con pluralità di soggetti


Obbligazioni soggettivamente complesse (+ soggetti): solidali e parziarie.
Obbligazioni oggettivamente complesse (+ oggetti): cumulative, alternative e facoltative.

SOLIDALI (1292 – 1313 c.c.)


Il creditore può chiedere al condebitore di eseguire l’intera prestazione.
Caratteristiche tipiche:
 Pluralità di soggetti (solidarietà attiva o passiva);
 Identità della prestazione;
 Identità del rapporto giuridico sottostante (unicità della fonte); può accadere per titolo
diverso;
 Rapporti esterni: se l’o. è solidale, il creditore può chiedere ad uno dei coobbligati
l’adempimento totale; il debitore non si può sottrarre;
 Rapporti interni: fra i coobbligati; ha diritto di regresso nei confronti degli altri per la singola
quota parte (paritaria o proporzionata) di ciascuno di loro;
Pagamento con surrogazione (1201 – 1205 c.c.): per volontà del creditore, per volontà del
debitore e la surrogazione legale (1203 c.c.); la S.L. ha luogo a vantaggio di colui che, essendo
tenuto con altri o per altri al pagamento di un debito, aveva interesse di soddisfarlo, non gli è
stato chiesto dal creditore – vengo sostituito, nel momento in cui pago il debito, alla figura del
creditore; diritto di regresso ≠ perché con S.L. posso chiedere tutto a uno dei condebitori;
Obbligazione indivisibile (1316 c.c.): la prestazione ha per oggetto una cosa o un fatto che non è
suscettibile di divisione per sua natura (animale) o per come è stato considerato dai contraenti.
Ha la stessa disciplina delle obbligazioni solidali.
22/03/2022
CUMULATIVE
Il debitore è tenuto ad eseguire due o più prestazioni.
La liberazione del debitore avviene con l’esecuzione di tutte le prestazioni del rapporto
obbligatorio.

ALTERNATIVE (1285 – 1291 c.c.)


Deduzione in obbligazione di due o più prestazioni.
Qui la liberazione del debitore avviene con l’esecuzione di una sola prestazione  la scelta spetta
al debitore – principio del favor debitoris (il debitore è la parte debole): fase di scelta
concentrazione per scegliere e l’obbligazione diventa semplice (una prestazione come oggetto).
È un’obbligazione a contenuto determinabile (più prestazioni fra cui scegliere); nascere da norme
specifiche o dalla volontà delle parti.
Se l’impossibilità colpisce una delle prestazioni:
 sin dall’origine o sopravvenuta per causa non imputabile a nessuno dei due (caso fortuito o
forza maggiore)  diventa un’obbligazione semplice;
 colposa sopravvenuta  individuazione del soggetto che ha facoltà di scegliere:
scelta del debitore, causa imputabile allo stesso; l’obbligazione
diventa semplice;
scelta del creditore, causa imputabile allo stesso; il debitore si libera,
o esegue l’altra prestazione pretendendo di essere risarcito;
scelta del debitore, causa imputabile al creditore; il debitore si libera,
o esegue l’altra prestazione pretendendo di essere risarcito;
scelta del creditore, causa imputabile al debitore; scelta della
prestazione rimasta o risarcimento del danno.
Se l’impossibilità sopravvenuta colpisce entrambe le prestazioni:
- senza colpa  liberazione del debitore;
- scelta del debitore, si potrà liberare pagando l’equivalente dell’ultima delle due prestazioni
divenute impossibili;
- scelta del creditore, può scegliere il pagamento equivalente di una prestazione a sua scelta.

FACOLTATIVE (o con facoltà alternativa)


È dedotta una sola prestazione.
Il debitore ha la facoltà di liberarsi eseguendo una prestazione diversa (art. 1280 c.c. – debito di
specie monetaria avente valore intrinseco).
Non si può mai pretendere l’esecuzione della prestazione facoltativa.
ADEMPIMENTO = comportamento che estingue l’obbligazione; esatta realizzazione della
prestazione con pieno soddisfacimento sia del creditore che del debitore.
Esattezza valutata in base a diversi criteri disciplinati dal legislatore:
 modalità di esecuzione
 tempo
 luogo
 soggetti coinvolti
 identità/oggetto della prestazione
Un adempimento valido, quindi liberatorio dipende dall’esattezza (qualitativa e quantitativa) e dai
requisiti soggettivi.
MODALITÀ  principio della diligenza (1176 c.c.): 1° comma – diligenza uomo medio;
2° comma – diligenza professionale;
≠ da correttezza (1175 c.c.)  la diligenza è uno strumento di controllo
dell’attività del debitore – il contenuto del contratto è già definito e si deve
valutare il comportamento, l’impegno del debitore e l’adempimento; la
correttezza è fonte di integrazione del contratto (in base ad essa possono ritrovare
in capo al debitore obblighi ulteriori rispetto al contenuto iniziale); se si
interpretano come criteri di valutazione del comportamento delle parti, la
diligenza valuta il comportamento del debitore, la correttezza di entrambi i
soggetti.
adempimento parziale (1181 c.c.): la prestazione è dovuta per intero; il debitore
offre di pagarlo in parti divise; il creditore può rifiutarlo, ma la sua accettazione
non comporta rinunciare a quanto manca; parcellizzazione giudiziale -> i creditori
valutando che un tribunale avesse un orientamento a lui non favorevole,
pretendevano single parti di una fornitura più ampia per avere, come giudice
competente, uno diverso.

TEMPO (1183 – 1187 c.c.)  principio del “quod sine die debetur statim debetur” (ciò che senza
termine è dovuto, è dovuto subito); se non è determinato il tempo in cui la prestazione deve
essere eseguita, il creditore può esigerla immediatamente – il tempo non è elemento essenziale,
quindi può non essere accordato.
Forme di mediazione: qualora, in virtù degli usi o per la natura della prestazione ovvero per il
modo o il luogo dell’esecuzione, sia necessario un termine, questo, in mancanza di accordo, è
stabilito dal giudice  a favore del debitore, può eseguirla prima della scadenza; a favore del
creditore, può richiederlo prima della scadenza; a favore di entrambi è un tempo fisso; pendenza
del termine (periodo tra data di accordo e data di termine).
Il pagamento anticipato può verificarsi se il termine non è un beneficio; è possibile richiedere solo
la parte di arricchimento al creditore, poiché il resto è dovuto.
Decadenza dal beneficio del termine  si può perdere in tre ipotesi: il debitore divenga
insolvente; non dia le garanzie che aveva promesso o venga meno alle garanzie date.
D.lgs 231/2002 sul pagamento delle transazioni commerciali  sono nulle le clausole relative al
pagamento, al saggio degli interessi moratori o al risarcimento per i costi di recupero che
prevedono termini gravemente iniqui in danno del creditore.
LUOGO (1182 c.c.)  luogo nel quale la prestazione deve essere eseguita; può essere accordato,
ma se non è previsto, dipende dalla natura, dagli usi o dalle norme che lo determinano.
Se non è possibile individuarlo, il legislatore indica:
 l’obbligo di consegna di un bene certo e determinato nel luogo in cui si trovava la cosa quando
è nata l’obbligazione;
 in caso di obbligazione pecuniaria, deve essere adempiuta al domicilio del creditore al tempo
della scadenza; è possibile che, se questo sia diverso da quello che il creditore aveva
inizialmente, e rende gravoso l’adempimento, il debitore può eseguire il pagamento al proprio
domicilio;
 per criterio residuale (tutto il resto), il domicilio che il debitore ha al tempo della scadenza.

SOGGETTI  le 2 parti sono debitore e creditore.


Adempimento del terzo (1180 c.c.): la prestazione può essere eseguita da un terzo se il creditore
non ha interesse che sia il debitore personalmente ad eseguirla; il creditore può rifiutare in caso di
prestazione intuitu personae (eseguita da un certo soggetto – pittore), se ha un interesse, se il
debitore manifesta la sua opposizione (non è essenziale il consenso del debitore); l’oggetto deve
essere fungibile (denaro); comporta la liberazione del debitore e l’estinzione dell’obbligazione,
salvo diritto di surroga del terzo nel diritto del creditore contestuale al pagamento manifestata in
modo espresso.
Destinatario del pagamento (1188 c.c.)  indica i soggetti cui può essere fatto il pagamento oltre
al creditore: rappresentante del creditore (tutore, a.s.);
persona indicata dal creditore;
autorizzato dalla legge o dal giudice;
Il debitore che esegue nelle mani di chi non è legittimato a ricevere non si libera, salvo che il
creditore ratifica o se il creditore ne approfitta.
Pagamento al creditore apparente (1189 c.c.)  il pagamento è liberatorio quando, un soggetto
non legittimato, appare esserlo in base a circostanze univoche e buona fede del debitore.
Chi ha ricevuto indebitamente dovrà, in base alle regole di ripetizione di indebito, restituire.
Capacità del debitore: non rileva in quanto l’adempimento, se esatto, è atto dovuto.
Capacità del creditore: il pagamento deve essersi consolidato nel patrimonio del creditore.
Esatto adempimento con esatta prestazione (1197 c.c.) datio in solutum:
prestazione in luogo dell’adempimento  prestazione diversa rispetto a quella prevista;
necessita il consenso del creditore.
Estinzione: quando si esegue la nuova prestazione.
≠ Novazione oggettiva (modo di estinzione dell’obbligazione diverso dall’adempimento).
Esecuzione: è sufficiente l’incontro delle volontà delle due parti per far si che sia concluso –
dipende se l’oggetto è determinato (1376 c.c.) o indeterminato (1378 c.c.).
O. facoltativa diventa semplice, la p.l.a. nasce semplice.
Cessio pro solvendo (1198 c.c.)  si concretizza nella cessione di credito; piuttosto che
corrispondere una somma di denaro, il debitore paga cedendo un credito che vanta.
Esempio: il pagamento con assegno o bonifico si può rifiutare soltanto in presenza di un
giustificato motivo, altrimenti contrario a correttezza e buona fede.
Diritto alla quietanza  è una dichiarazione unilaterale recettizia del creditore che riceve il
pagamento (per produrre gli effetti deve giungere al destinatario); serve a provare l’avvenuto
pagamento, infatti è un diritto del debitore al momento del pagamento.
Ha valore di una confessione stragiudiziale solo del pagamento, non dell’estinzione dell’o.
 Diritto di imputazione del pagamento di un certo debito spetta al debitore sino al
momento del pagamento; se non ne usufruisco, questo diritto passa al creditore.
EX ART.1193 C.C. = debito scaduto, meno garantito, più oneroso, più antico,
proporzionalmente.
Prima le somme dovute per interessi e poi per capitale; il rilascio della quietanza per il
capitale fa presumere l’avvenuto pagamento degli interessi.
La quietanza costituisce la prova della ricezione di un pagamento rilasciata dal creditore al
debitore; non è possibile considerarla come il riconoscimento di un debito che fa presumere il
rapporto fondamentale e dispensa colui a favore del quale è fatta dall’onere di provare il rapporto
stesso (se il c. la ottenesse dal d., avrebbe un vantaggio a processo di non dimostrare la verità di
un rapporto, ma di basare la sua azione sulla quietanza – non comprova il rapporto sottostante).
Prova dell’adempimento  opinione prevalente – onere probatorio differenziato a seconda della
domanda che il creditore poneva: quando il creditore agiva per condanna del debitore
all’adempimento coattivo era ritenuta sufficiente la prova della bontà del titolo; quando il
creditore agiva per lo scioglimento del rapporto obbligatorio, serviva anche la prova
dell’inadempimento; opinione minoritaria: indipendentemente dalla domanda, per il creditore era
sufficiente dimostrare la bontà del titolo (a carico del debitore l’onere di aver adempiuto).
Cass. SS.UU. 13533/2001 = soluzione prevalente quella dell’orientamento minoritario, per il quale
propendeva già la dottrina; in primis perché era ingiusta la diversità di trattamento per il creditore,
e poi perché si afferma il principio di vicinanza della prova, secondo il quale dare una prova
positiva (debitore) è più semplice di dare una prova negativa (creditore).
Surrogazione (sostituzione)  si modifica un soggetto del rapporto obbligatorio (pagamento);
3 ipotesi:
 per volontà del creditore – contestualmente al pagamento e in modo espresso, il creditore che
riceve il pagamento da un terzo, può surrogarlo nei propri diritti;
 per volontà del debitore – un debitore che prende a mutuo una somma di denaro, o altra cosa
fungibile, può sostituire il mutuante nei diritti del creditore, anche senza il consenso di questo;
ha effetto 1) se il mutuo e la quietanza risultano da atto avente data certa, 2) se nell’atto del
mutuo sia indicata la destinazione della somma, 3) se nella quietanza si indichi la provenienza
della somma utilizzata dal debitore;
 surrogazione legale – ha luogo di diritto (è automatica, non serve volontà) e avviene:
1) a vantaggio di un creditore chirografario che paghi un creditore
privilegiato (privilegi, pegno, ipoteca);
2) a vantaggio dell’acquirente di un immobile che paga, fino alla
concorrenza del prezzo, creditori ipotecari;
3) a vantaggio di chi essendo tenuto, con altri o per altri, al pagamento
aveva interesse a soddisfarlo (o. solidali);
4) a vantaggio dell’erede con beneficio d’inventario che paga con denaro
proprio debiti ereditari;
5) negli altri casi previsti dalla legge.
Mora del creditore (1206 – 1217 c.c.)  è un ritardo qualificato del creditore;
Si manifesta in due comportamenti: rifiuto della prestazione o mancata collaborazione col
debitore per eseguire la prestazione (ritiro della consegna) senza motivo legittimo.
Conseguenze giuridiche:
 risarcimento danni;
 rimborso spese;
 no interessi e frutti;
 inversione del rischio in caso di contratto a prestazioni corrispettive – (1218 c.c.) il debitore che
dimostri che il suo inadempimento/ritardo non è tenuto a cause a lui imputabili, il rischio è a
carico del creditore. Cosa cambia se il c. di una compravendita è in mora? (1463 c.c.)
Consegna di un cavallo che muore prima della scadenza, il creditore non paga; il cavallo muore
dopo il termine della consegna, il creditore paga lo stesso.
Offerta formale 1209 c.c.  reale = quando ha per oggetto denaro, titoli di credito o cose mobili
da consegnare al domicilio del creditore;
per intimazione = quando ha per oggetto un immobile o cose mobili
da consegnare in luogo diverso;
Requisiti per validità offerta (1208 c.c.):
 fatta al creditore capace di ricevere o chi ha facoltà di ricevere per lui;
 fatta da persona che può validamente adempiere;
 che comprenda la totalità della somma, degli interessi e delle spese liquide (e non);
 che il termine sia scaduto;
 verifica dell’eventuale condizione;
 offerta fatta alla persona del creditore o al suo domicilio;
 fatta da un ufficiale giudiziario;
Facoltà di deposito coattivo  se il creditore continua a rifiutare o a non collaborare, il debitore
può liberarsi eseguendo il deposito della prestazione; può essere accettato dal creditore o
dichiarato valido con sentenza del giudice (vietato il ritiro del debitore); se si tratta di cose
deperibili o costose nella custodia, si può chiedere un’autorizzazione alla vendita del bene.
Art 1216 c.c. = se l’oggetto è un bene immobile, l’offerta consiste nell’intimazione al creditore di
prenderne possesso con atto notificato; il debitore potrà ottenere la nomina di un sequestratario e
liberarsi quando gli consegna il bene.
29/03/2022
INADEMPIMENTO
Art. 1218 c.c.  responsabilità del debitore/responsabilità contrattuale;
TOTALE = non è stato eseguito nulla o PARZIALE = viene eseguita una parte.
DEFINITIVO o TEMPORANEO (ritardo).
A fronte dell’inadempimento nasce l’obbligazione risarcitoria; si può evitare? Si, se si prova che
l’inadempimento è dovuto a causa non imputabile al debitore – evento imprevedibile e non
evitabile; caso fortuito (fatalità); forza maggiore (tsunami); non c’è unanimità.
L’impossibilità deve essere oggettiva e assoluta.
La prova liberatoria: prestazione impossibile e che l’impossibilità sia non imputabile al debitore.
Per la maggioranza della dottrina, non basta dimostrare di essere stati diligenti nel
comportamento, ma si intende, per causa non imputabile, un evento estraneo al debitore.
Obbligazioni di mezzo o di risultato (Mengoni): la giurisprudenza più recente osserva che
qualunque obbligazione è finalizzata all’utilitas per il creditore, e può consistere nell’attività del
debitore svolta con diligenza o in un risultato concreto.
Le regole tecniche (diligenza) sono diventate un parametro inscindibile della valutazione del
comportamento del debitore nell’esecuzione della prestazione.
Effetti dell’inadempimento: nasce un’o. risarcitoria e responsabilità patrimoniale (il debitore
risponde con tutti i suoi beni presenti e futuri).
Art. 1228 c.c (responsabilità per fatto degli ausiliari)  salvo diversa pattuizione, il debitore che si
avvale di terzi (dipendenti, non serve contratto) risponde anche di dolo o colpa grave di questi;
responsabilità oggettiva in capo al dominus (senza culpa in eligendo o in vigilando); è una norma
derogabile con una clausola di malleva.
Art. 1229 c.c (clausole di esonero o di limitazione di responsabilità)  nullità di qualsiasi patto che
esclude o limita in modo preventivo la responsabilità del debitore a) per dolo o colpa grave b) in
ogni caso, anche incolpa lieve, se il fatto del debitore o suoi ausiliari rappresenta una violazione di
obblighi imposti da norme di ordine pubblico.

Obbligazione risarcitoria (art. 1223 c.c.)


Inadempimento assoluto: risarcimento in sostituzione della prestazione.
Inadempimento relativo: in aggiunta alla prestazione.
Danno emergente (perdita secca) o lucro cessante (mancato guadagno).
Conseguenza immediata e diretta: non esiste una norma che definisca il nesso di causalità, ma si
individua sulla base di un giudizio di tipo probabilistico secondo l’esperienza comune (causalità
adeguata – rileva la catena causale sino al verificarsi di un evento improbabile e inverosimile).
Criteri generali di valutazione del danno:
 art.1225 c.c. = prevedibilità del danno; se l’inadempimento o il ritardo non dipendono da dolo,
allora il risarcimento è limitato al danno che si poteva prevedere nel tempo in cui è sorta l’o.;
 art.1226 c.c. = valutazione equitativa del danno; quando il danneggiato dimostra l’esistenza
del danno, ma non il quantum (valutazione economica); il giudice interviene con v.e.d.;
 art.1227 c.c. = concorso colposo del creditore; a) se la colpa del creditore ha concorso a
cagionare il danno, il risarcimento è diminuito per gravità della colpa ed entità delle
conseguenze; b) il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto
evitare usando l’ordinaria diligenza (non basta che il creditore fosse stato inerte, ma se per
diminuire il danno serviva mettersi in azione, doveva farlo).
Art. 1226/1227 c.c. valgono anche in caso di responsabilità extracontrattuale (rinvio 2056 c.c.).
Danni non patrimoniali  risarcimento possibile quando l’inadempimento provoca non solo la
violazione dell’obbligo assunto, ma anche quella di un diritto inviolabile del creditore (fisico).

Mora del debitore (art. 1219 c.c.) ritardo ingiustificato e qualificato nell’esecuzione della
prestazione; è necessaria un’intimazione per iscritto al debitore di eseguire la prestazione.
La mora è automatica (ex re): a) quando il debito deriva da un fatto illecito (responsabilità
extracontrattuale); b) quando il debitore abbia dichiarato per iscritto che non intende adempiere;
c) scadenza del termine in obbligazioni pecuniarie (portables). Parte della dottrina aggiunge 2 casi:
d) in caso di credito a favore di un sub fornitore e) in caso di credito da transazione commerciale.
All’intimazione per iscritto, è possibile che il debitore risponda con un’offerta non formale della
prestazione (1220 c.c.)  esclude il debitore dagli effetti della mora, ma non lo libera!
Effetti della mora (1221 c.c.)  perpetuatio obligationis: passaggio del rischio relativo alla
prestazione (non ti puoi liberare, diventa perpetua);
interruzione della prestazione: si interrompono i termini di
prescrizione;
1224 c.c.: obbligo di pagamento di interessi moratori in caso di o.
pecuniarie; forma di risarcimento automatico, predeterminato e
forfettario; al creditore che dimostri di aver subito un danno
maggiore spetta l’ulteriore risarcimento.

Sent. 21224/2019 = nel caso di ritardato adempimento di un’obbligazione di valuta (nella specie
pagamento dell’indennizzo dovuto per l’imposizione di una servitù coattiva di elettrodotto), il
maggior danno, di cui all’art.1224, comma 2 c.c., può ritenersi esistente in via presuntiva in tutti i
casi in cui, durante la mora, il saggio medio di rendimento netto dei titoli di Stato con scadenza
non superiore a 12 mesi sia stato superiore al saggio degli interessi legali.

Sent. 20547/2019 = il credito dell’avvocato per il pagamento dei compensi professionali


costituisce un credito di valuta (che non si trasforma in credito di valore per effetto
dell’inadempimento del cliente) soggetto al principio nominalistico, la cui rivalutazione monetaria
non può essere automaticamente riconosciuta, dovendo essere adeguatamente dimostrato il
pregiudizio patrimoniale risentito a causa del ritardato pagamento del credito.
Dalla mora conseguente all’inadempimento del cliente discende la corresponsione degli interessi
nella misura legale, salvo che l’avvocato creditore dimostri il maggior danno, ai sensi dell’art.1224
comma 2 c.c., il quale può ritenersi esistente in via presuntiva, sempre che il creditore alleghi che,
durante la mora, il saggio medio di rendimento netto dai titoli di Stato con scadenza non superiore
a 12 mesi sia stato superiore al saggio degli interessi legali.
30/03/2022
OBBLIGAZIONI PECUNIARIE (1277-1284 c.c.)
Sono le più importanti per diffusione; hanno regole proprie (luogo, mora).
Hanno per oggetto una somma di denaro, che può essere considerato come mezzo legale di
pagamento, unità di conto e mezzo di scambio.
Quando fu concepito il C.c. si pensava alla moneta come contante o titoli di credito, mentre
oggigiorno sono diffuse carte di credito anche per le misure antiriciclaggio promosse dagli Stati.
Oggi l’adempimento con moneta scritturale (bonifico) è considerato un mezzo di pagamento al
pari del contante, a meno che il creditore dimostri l’interesse ad ottenere la somma liquida.
Legge di bilancio 2018  divieto di retribuire con denaro contante.
Cons. di Stato sent. 5554/2015  identifica l’assegno circolare come mezzo ordinario di
pagamento.
Principio nominalistico  “i debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello
Stato al momento del pagamento e per il suo valore nominale”: punto di riferimento è il valore
nominale della moneta, non il potere d’acquisto; con l’inflazione per il creditore c’era una perdita
del potere d’acquisto; vale solo per i debiti di valuta (somma nata liquida ed esigibile); non vale per
i debiti di valore, ovvero quelli che hanno per oggetto una prestazione diversa da quella
monetaria, tradotta in un secondo momento in una o. pecuniaria (risarcimento).
Come si liquida un debito di valore?
Aestimatio: si quantifica il valore della prestazione in termini monetari al momento in cui è nata.
Taxatio (rivalutazione monetaria): dal momento in cui è sorta al momento della liquidazione.
Si liquida il danno da ritardo: dal momento della nascita a quello della liquidazione e avviene
attraversi il riconoscimento degli interessi compensativi.
Dal momento della liquidazione il debito di valore diventa debito di valuta (si applica P.N.).
Interessi pecuniari  prestazione accessoria alla principale; si quantifica in base al saggio (tasso).
SAGGIO LEGALE: prima era fisso (5%), poi divenne variabile e ogni anno viene valutato dal Ministro
del Tesoro che, sulla Gazzetta, pubblica entro il 15/12 quello per l’anno successivo. Si calcola sulla
base del rendimento medio annuo del Titoli di Stato non superiore ai 12 mesi, tenuto conto del
tasso d’inflazione registrato nell’anno (1,25% nel 2022);
SAGGIO CONVENZIONALE: fissato per volontà delle parti; saggio > interessi legali -> forma scritta.
È stato aggiunto che, se le parti non ne hanno determinato la misura, il saggio da utilizzare è quello
per le transazioni commerciali. Non può superare il tasso soglia (vietato interesse usurario) – se
l’usura si manifesta in un momento successivo (sopravvenuta), è irrilevante.
Tipologie di interessi:
 interessi corrispettivi = produzione dal momento in cui la somma è liquida ed esigibile (il
debitore trattiene il vantaggio di avere la liquidità altrui).
 interessi compensativi = accessori ad un’obbligazione di valore (oggi spesso equiparati ai
corrispettivi); quando la cosa venduta e consegnata produce effetti o altri proventi, decorrono
gli interessi sul prezzo anche se non è ancora esigibile (vengo pagato a rate).
 interessi moratori = dovuti dal giorno della mora; rappresentano la forfetizzazione del
risarcimento del danno da ritardo nell’inadempimento delle o. pecuniarie; dovuti
indipendentemente dalla prova di aver subito un danno perché il debitore ha un vantaggio di
liquidità e perché è troppo difficile dimostrare il danno da ritardo.
1224 c.c. comma 2  se il creditore dimostra di aver subito un danno maggiore, rispetto a quello
riconosciutogli, gli spetta l’ulteriore risarcimento. Ma l’inflazione rappresenta un maggior danno?
Forte evoluzione giurisprudenziale:
o anni ’50 – ’70 = veniva richiesta una prova rigorosa a carico del creditore su quale impiego
della somma dovuta avrebbe fatto.
o anni ’70 = filone permissivo per cui la svalutazione è un fatto notorio.
o anni ’80 – 2000 = personalizzazione: la svalutazione non è un fatto noto, ma va provato, anche
solo con presunzioni (non è più rigida); in base allo status del creditore, gli viene riconosciuto il
maggior danno: imprenditore  non basta provare di esserlo, ma anche il danno emergente e
il lucro cessante;
risparmiatore  prova del mancato rendimento dei Titoli di Stato/azioni;
occasionale  remunerazione media dei depositi;
modesto consumatore  deprezzamento monetario avvenuto durante la
mora con riferimento indici ISTAT.
o anni 2000 = vengono messe in dubbio le categorie (non sono chiare); il maggior danno da
svalutazione monetaria è generalmente riconoscibile in via presuntiva e per qualunque
creditore che ne domandi il risarcimento, senza necessità di inquadrarlo in un’apposita
categoria, nell’eventuale differenza, calcolata a decorrere dalla data di insorgenza della mora,
tra il tasso del rendimento medio annuo netto dei Titoli di Stato (< 12mesi) e il saggio di
interessi legali. Prova contraria del debitore  dimostrare che il creditore l’avrebbe impiegata
con modalità meno remunerative se gli fosse stata versata tempestivamente la
somma dovuta;
Prova contraria del creditore  mediante idonea e completa documentazione,
sia che faccia riferimento al tasso d’interesse corrisposto per il ricorso al credito
bancario, sia che invochi come parametro l’utilità marginale netta dei propri
investimenti.

ANATOCISMO (art.1283 c.c.) = divieto di produrre interessi sugli interessi, tranne in caso di
domanda giudiziale o convenzione successiva alla scadenza, per interessi dovuti da almeno 6 mesi.
Salvi usi contrari  possibilità che le banche agissero in modo legittimo applicando un anatocismo
trimestrale – nel 1999 cambia l’opinione della Cassazione: gli usi dovevano essere normativi, ma
quelli che usavano le banche erano usi negoziali; in più, non potevano essere considerati usi
contra legem, non è contemplabile. Con un provvedimento del Governo, si decise che la
capitalizzazione trimestrale è consentita solo con vincolo di reciprocità (anatocismo bancario).
31/03/2022
Modi di estinzione diversi da adempimento:
Metodi satisfattori: compensazione e confusione.
Metodi non satisfattori: novazione, remissione e impossibilità sopravvenuta.

NOVAZIONE OGGETTIVA (art. 1230-1234 c.c.)


(ne avevamo parlato con la datio in solutum);
Estinguere l’o. originaria attraverso la costituzione di una nuova obbligazione diversa o
nell’oggetto (novazione reale) o nel titolo (novazione causale)  aliquid novi -necessario ma non
sufficiente- e animus novandi (i due soggetti manifestano la volontà di estinguere l’o. precedente).
NOVAZIONE SOGGETTIVA
Un debitore è sostituito a quello originario.

REMISSIONE DEL DEBITO (art. 1236-1240 c.c.)


Dichiarazione del creditore di rimettere il debito.
È un atto unilaterale recettizio o un negozio/contratto?
L’orientamento prevalente riscontra la rinuncia volontaria del creditore ad ottenere il pagamento.
Solo alcuni ritengono che sia negoziale sia per la prima frase della definizione, sia perché il
debitore può rifiutare la remissione.
Se entro un congruo termine il debitore rifiuta, la remissione perde efficacia.
Non è un negozio formale, è sufficiente il comportamento concludente.
La remissione concessa al debitore principale libera i fideiussori, ma non viceversa.
≠ da Pactum de non petendo  accordo per il quale il creditore chiede la non esecuzione della
prestazione al debitore, ma non estingue l’o. (lo lascia in stand-by).

COMPENSAZIONE (art. 1241-1252 c.c.)


Devono esserci due parti, una reciproca coesistenza di crediti (contemporaneamente c. e d.), e i
rapporti giuridici sottostanti devono essere autonomi.
Pur non ricevendo la prestazione, il creditore non è tenuto ad eseguire la sua prestazione.
Funzione: semplificare il pagamento, anche non seguendo i canali originari.
TOTALE: stesso importo annullato.
PARZIALE: importi diversi.
 legale = le prestazioni devono essere omogenee (due auto), liquide ed esigibili; opera
automaticamente previa eccezione di parte – almeno una parte ha l’onere di comunicare che
vuole avvalersi di questa modalità (non si può sottrarre); non è rilevabile d’ufficio (dal giudice).
 giudiziale = le prestazioni devono essere omogenee, esigibili e di pronta e facile liquidità;
l’intervento del giudice è previsto con una sentenza ad efficacia costitutiva.
 volontaria = può prescindere da ogni caratteristica (o/l/e); se le parti decidono questa
modalità, si applica.

CONFUSIONE (art. 1253-1255 c.c.)


Quando le qualità di creditore e debitore ricadono sullo stesso soggetto; non è opponibile ai terzi.
Art. 1255 c.c.  riunione di debitore e fideiussore: il creditore può avere interesse se il d./f.
mantenga la distinzione dei due patrimoni (con beneficio d’inventario) – confusione impropria;
non estingue l’o. di garanzia, purché il creditore vi abbia interesse.
IMPOSSIBILITÀ SOPRAVVENUTA (art. 1256-1259 c.c.)
Se la prestazione diventa impossibile, si estingue il rapporto obbligatorio solo se il danno non è
imputabile al debitore.
Deve essere sopravvenuta, oggettiva (per chiunque), assoluta (buona fede e correttezza),
definitiva – se temporanea potrebbe estinguere l’o. solo se il termine era essenziale o se,
trascorso un certo periodo, la prestazione diviene inutile – .
IMPOSSIBILITÀ PARZIALE: il debitore si libera eseguendo la prestazione per la parte che è rimasta
possibile, sempre che la prestazione sia divisibile.
COVID19 art.91 d.l. 18/2020  il legislatore ha prospettato un onere probatorio più leggero per
dimostrare che l’inadempimento è la conseguenza delle misure disposte in via eccezionale.

Cessione di credito (art. 1260-1267 c.c.)


Contratto bilaterale (c. cedente e cessionario), anche se i soggetti coinvolti sono 3; il debitore
ceduto è coinvolto, ma non ha voce in capitolo.
Affinché sia valida, necessita lo scambio di manifestazione di volontà fra le due parti.
Si trasferisce la titolarità del credito dal cedente al cessionario.
Il debitore ceduto deve sapere a chi pagare, e se non gli viene comunicato, pagherà al cedente;
perché abbia efficacia nei suoi confronti, quindi gli sia opponibile, gli deve essere resa nota la
cessione attraverso la notificazione (formale) oppure si ottenga dal d.c. una dichiarazione di
accettazione – in questo caso si libera solo se paga al cessionario.
Art. 1264 comma 2: il debitore che paga al c. cedente, prima della notificazione, non è liberato se
il cessionario prova che il debitore medesimo era a conoscenza dell’avvenuta cessione.
Come può essere considerato liberatorio se il creditore non è lui? Invoco la disciplina del
pagamento al creditore apparente (art. 1189 c.c.).
Cessioni a titolo gratuito o a titolo oneroso: il debito che si estingue con la cessione è spesso di
importo inferiore rispetto al valore del credito ceduto (per invogliare ad accettare la cessione); il
ceduto nello scambio corrisponde 100 (quello che ricevo), ma al cessionario do 120.
Spesso causa solvendi per prestazioni a titolo oneroso, che vede la cessione di credito come mezzo
di pagamento alternativo.
Non è un negozio formale.
PRO SOLUTO: il cedente non fornisce alcuna garanzia.
PRO SOLVENDO: il cedente garantisce l’insolvenza del debitore ceduto; il cessionario può chiedere
al cedente di rispondere nei limiti di quanto ha ricevuto (se ho promesso 120, do solo i 100).
La solvibilità è dovuta solo se pattuita, mentre il cedente deve sempre provare l’esistenza del
credito come garanzia.
Lo stesso credito può essere oggetto di più cessioni  in un potenziale conflitto tra più cessionari,
può rendersi opponibile chi ha la notifica (in forma libera) o dimostri la data certa.
Art.1198 c.c.  se le parti non dispongono diversamente, l’o. del cedente verso il cessionario si
estingue con la riscossione del credito.
5/04/2022
Sostituzione dell’originario debitore con uno nuovo:
 delegazione
 espromissione
 accollo

DELEGAZIONE (art. 1268 – 1271 c.c.)


Si tratta di un’operazione trilaterale in quanto è necessario l’intervento e la collaborazione di tre
soggetti: il debitore delegante, il terzo delegato (nuovo debitore) e il creditore delegatario.
Si distingue in due tipi:
DI PAGAMENTO  l’iniziativa è assunta dal debitore delegante che invita il terzo delegato ad
effettuare il pagamento al creditore delegatario; l’accordo è fra il delegante e il delegato, il
creditore è estraneo; realizza l’estinzione dell’obbligazione del delegante. Accordo fra debitore
delegante e terzo delegato  in questo modo si realizza l’estinzione dell’obbligazione che aveva il
debitore originario, delegante, verso il creditore delegatario. Si estingue attraverso la sostituzione
del soggetto debitore delegante con il terzo delegato.
DI DEBITO (promittendi)  il delegante non invita il terzo delegato a pagare, ma ad assumere
l’obbligazione e quindi a rendersi a sua volta debitore del creditore delegatario; non vi è
l’immediata estinzione dell’obbligazione, ma una sostituzione del debitore originario; può essere
privativa – il delegante si libera, o cumulativa – si aggiunge il patrimonio del delegato.
Il rapporto obbligatorio tra delegante e delegato  rapporto di provvista
Il rapporto tra delegante e il delegatario  rapporto di valuta
In giurisprudenza si ritiene che la delegazione sia da considerarsi un contratto unico trilaterale;
In dottrina è più facile trovare una ricostruzione della struttura della delegazione come una
pluralità di atti – contratto di mandato senza rappresentanza fra il delegante e il delegato; un
contratto tra il delegato e il delegatario con il quale il primo si fa debitore del secondo,
delegatorio, o eseguirà il pagamento.
Può essere:
TITOLATA (causale)  nell’invito al terzo delegato, il debitore delegante fa riferimento al rapporto
di provvista o a quello di valuta;
ASTRATTA  non vi è alcun riferimento ai rapporti.
La differenza incide sull’opponibilità delle eccezioni sollevabili dal delegato: se causale, il delegato
può rifiutare il pagamento sollevando le eccezioni relative ai rapporti di provvista o di valuta, se
astratta non può.
Revoca: il delegante può revocare la delegazione sino al momento in cui il terzo delegato non
abbia assunto l’obbligazione nei confronti del delegatario (1270 c.c.).
ESPROMISSIONE (art. 1272 c.c.)
Contratto con il quale un terzo espromittente conviene con il creditore espromissario di assumere
un debito di un debitore espromesso.
L’iniziativa in questo caso è del TERZO; il debitore espromesso rimane estraneo alla convenzione di
espromissione (non deve nemmeno mostrare consenso).
È un rapporto bilaterale (terzo espromittente e creditore espromissario)
La causa del contratto è l’assunzione di un debito altrui.
In giurisprudenza: dal momento che la causa dell’espromissione è l’assunzione di un debito altrui,
che comporta un mero arricchimento del beneficiario, non è consentito all’espromittente agire in
regresso contro l’espromesso. È possibile invece per l’espromissario surrogare l’espromittente
pagante nei suoi diritti.
Può essere privativa – l’espromittente resta unico debitore e libera l’espromesso, o cumulativa –
obbligati in solido espromittente ed espromesso.
Quanto all’astrazione  regole particolari, si può astrarre l’espromissione solo dal rapporto di
provvista (fra espromittente ed espromesso) e non da quello di valuta (restano sempre possibili le
eccezioni in relazione al rapporto giuridico originario).

ACCOLLO (art. 1273 c.c.)


Contratto che intercorre tra terzo e debitore; il terzo accollante si assume il debito del debitore
accollato verso il creditore accollatario.
L’adesione del creditore comporta la liberazione del debitore originario SOLO se ciò costituisce
CONDIZIONE ESPRESSA della stipulazione o se il creditore dichiara espressamente di liberarlo.
Se non vi è liberazione del debitore, questi rimane obbligato in solido con il terzo.
In ogni caso il terzo è obbligato verso il creditore che ha aderito alla stipulazione nei limiti in cui ha
assunto il debito, e può opporre al creditore le eccezioni fondate sul contratto in base al quale
l’assunzione è avvenuta.
Creditore estraneo al rapporto, si dice anche contratto a favore del terzo.
Accollo può essere privativo o cumulativo; titolato o astratto.
Sent. 299/2021  Nell’accollo civilistico il debitore e il terzo accollante convengono che
quest’ultimo assuma su di sé il debito dell’altro ed il creditore può aderire a tale accordo
concedendo la liberazione del debitore originario. Al contrario, nell’accollo del debito di imposta
non è prevista l’adesione del creditore titolare del credito d’imposta; è ammesso l’accollo
d’imposta altrui senza liberazione del debitore originario. Il debitore originario conserva qualità di
soggetto passivo.
MEZZI DI CONSERVAZIONE DELLA GARANZIA PATRIMONIALE:
 azione surrogatoria
 azione revocatoria
 sequestro conservativo
Art. 2740 Responsabilità patrimoniale  “Il debitore risponde dell’adempimento delle
obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. Le limitazioni della responsabilità non sono
ammesse se non nei casi previsti dalla legge.”
Principio importante, garanzia generica del credito perché riguarda tutto il patrimonio del
debitore.
All’interno di queste limitazioni, ammesse per casi previsti dalla legge, vi sono i beni essenziali per
la vita e per il lavoro.
Esistono poi dei beni che possono essere vincolati dai famigliari per i bisogni della famiglia, talvolta
questo è stato considerato anche come escamotage per salvare alcuni beni che potessero essere
aggredibili.
Alcune attività ad esempio i notai che sono pubblici ufficiali, devono avere un conto dedicato per
tutto quello che riguarda la loro attività e quello che incassano dai clienti.

Azione surrogatoria (art. 2900 c.c.)


Presupposti:
1) la legittimazione attiva spetta al creditore la titolarità del credito, anche se non liquido ed
esigibile; è la prima prova necessaria per poter agire con azione surrogatoria – importante che
il credito esista.
2) inerzia del debitore
3) pregiudizio (trascuratezza nociva) alle proprie ragioni creditorie.

Limiti:
Si può realizzare solo per DIRITTI e AZIONI che abbiano contenuto PATRIMONIALE, NON di natura
strettamente personale (natura patrimoniale).
La giurisprudenza ha ritenuto ammissibile l’azione surrogatoria nel proporre la domanda di
riduzione delle disposizioni testamentarie, lesive della quota di legittima del creditore agente
(Cassazione 16623/19).
I creditori che agiscono come “sostituti processuali” devono citare in giudizio il debitore inerte,
(nozione più processuale).
Il risultato a cui si mira è la reintegra del patrimonio del debitore.
Tutti possono goderne secondo le regole generali dell’esecuzione.
Azione revocatoria (art. 2901 – 2904 c.c.)
Azione concessa per impugnare atti di disposizione che rechino pregiudizio alle ragioni del
creditore (no a revoca di adempimento di debito scaduto; si per la “datio in solutum”).
Il credito deve esistere.
Presuppone un’azione del debitore, che dispone di propri beni, per diminuirli e toglierli dal suo
patrimonio, per evitare che i creditori possano aggredirli e soddisfarsi (in relazione al 2740)
Scopo: impugnare questi atti di disposizione del proprio patrimonio che però tendono a
depauperare il patrimonio del debitore.
No azione revocatoria per gli adempimenti di debiti scaduti; se io eseguo adempimento dovuto di
un debito già scaduto, quello non ha certamente la funzione di creare un pregiudizio a coloro i
quali restano creditori di quel debitore, si può invece sottoporre a revocatoria la cosiddetta datio
in solutum (prestazione in luogo dell’adempimento 1197-1198).
Anche qui fondamentale la legittimazione attiva di un creditore, il credito deve esistere.
Presupposti per azione revocatoria:
 oggettivo (eventus damni): depauperamento dannoso del patrimonio;
 soggettivo: conoscenza del debitore del pregiudizio arrecato  scientia damni – se il credito
già esiste); consilium fraudis – se l’atto è anteriore al sorgere del credito.
Effetti: rende inefficace l’atto dispositivo con cui il debitore ha disposto di una parte del
patrimonio; inefficacia relativa solo sul terzo sub-acquirente a titolo gratuito.
Gli aventi causa a titolo oneroso prevalgono se in buona fede e nel rispetto della regola della
trascrizione dell’atto (prima della domanda di revocazione).
Produce effetti solo nei confronti di chi agisce in revocatoria (≠ da surrogatoria).
Termine di prescrizione: 5 anni dalla data dell’atto.
Art. 2929 c.c.  revocatoria abbreviata, o per saltum, per colpire l’utilizzo fraudolento di fondi
patrimoniali o di trust; il creditore che sia pregiudicato da un atto del debitore di costituzione di un
vincolo (indisponibilità o alienazione di beni immobili o mobili iscritti in pubblici registri) a titolo
gratuito dopo il sorgere del credito, può procedere, munito di titolo esecutivo, ad esecuzione
forzata, ancorché non abbia ancora ottenuto una sentenza dichiarativa di inefficacia, se trascrive il
pignoramento nel termine di 1 anno dalla data in cui l’atto è stato trascritto.
Misura a tutela degli istituti bancari (il termine è breve perché le banche possono monitorare il
patrimonio dei debitori); se il bene è stato trasferito ad un terzo il creditore promuove l’azione
esecutiva verso il terzo ed è preferito nella distribuzione del ricavato rispetto ai creditori personali
del terzo.

Sequestro conservativo (2905 – 2906 c.c.)


Misura preventiva e cautelare che il creditore può richiedere sui beni del debitore.
Il legittimato attivo è il creditore e può chiedere che sia cristallizzato il patrimonio del debitore.
Presupposti:
 fumus boni iuris  dimostrare in breve che il creditore ha le ragioni del credito;
 periculum in mora  il creditore ha il dubbio che non potrà più essere soddisfatto;
Non hanno effetto le alienazioni o altri atti che hanno per oggetto la cosa sequestrata in base alle
regole stabilite dal pignoramento.

RESPONSABILITÀ PATRIMONIALE (2740 c.c.)  il debitore risponde dell’adempimento delle


obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. Le limitazioni delle responsabilità non sono
ammesse, se non nei casi stabiliti dalla legge.
6/04/2022
PAR CONDICIO CREDITORUM (2741 c.c.)  i beni sono a disposizione indistintamente di tutti i suoi
creditori, e quindi tutti hanno lo stesso diritto di essere soddisfatti su questi, salve le cause
legittime di prelazione tipizzate (previste dalla legge) – operano in caso di concorso dei creditori e
insufficienza del patrimonio.
Cause legittime di prelazione: pegno, ipoteca e privilegi.
Diritto di prelazione si aggiunge al diritto di garanzia generica (in capo a tutti i creditori).
I creditori che non hanno nessuna di queste garanzie sono detti chirografari.
Diritti reali di garanzia  al creditore è dato il potere di espropriare un determinato bene,
chiederne la vendita ad asta pubblica e soddisfarsi con diritto di prelazione sul ricavato della
vendita forzata, anche se il bene è diventato di proprietà altrui (diritto di seguito).
Anche in caso di privilegio speciale è riconosciuto il diritto di seguito  art. 2747 comma 2

PRIVILEGI (art. )
È il diritto di prelazione previsto dalla legge in stretta relazione alla causa del credito; si devono
verificare i casi ricordati dal c.c. trovando un collegamento fra il creditore e il titolo del suo credito.
Le norme che indicano i casi sono norme eccezionali, che non possono essere suscettibili di
applicazione analogica, non sono replicabili.
La legge stabilisce anche l’ordine di preferenza fra i creditori privilegiati: il più importante è quello
relativo alle spese di giustizia (Stato), credito per retribuzioni dei lavoratori dipendenti.
Privilegi su beni mobili  GENERALI: gravano sul patrimonio mobiliare del debitore – tutti i beni
mobili del debitore (spese funebri, alimenti);
SPECIALI: su alcuni beni mobili per la particolare connessione tra il bene
e il credito (credito del trasportatore sulle cose trasportate).
Il privilegio speciale non può esercitarsi in pregiudizio del creditore
pignoratizio; prevale il pegno sul privilegio.
Privilegi su beni immobili  prevale sul creditore ipotecario; sono molto rari, non sono previste
forme di pubblicità, si hanno per tributi indiretti.
Privilegi convenzionali  la convenzione (accordo) è condizione per il sorgere del privilegio che
concede la prelazione; se previste forme di pubblicità, è possibile che l’ordine sia determinato
dalla priorità temporale e non dalla causa.

PEGNO (art. 2784 – 2807 c.c.)


È un diritto reale di garanzia, legato ad un bene mobile; è un dritto accessorio, quindi deve esistere
il rapporto giuridico sottostante.
Al creditore pignoratizio vengono riconosciuti due diritti:
 diritto di seguito: soddisfarsi sul bene prima degli altri che se il bene è di proprietà altrui.
 diritto di prelazione: preferito ad altri a parità di condizioni.
Oggetto: beni mobili o universalità di mobili (azienda).
È un contratto reale, si costituisce con lo spossessamento del bene; affinché possa concedere una
garanzia, devo consegnarlo (il creditore non può usarlo, a meno che sia necessario per
conservarne il valore) – serve a costituire la garanzia. Il legislatore specifica che, quando il credito
eccede la somma di 2,58€, la prelazione non ha luogo se il pegno non risulta da scrittura con data
certa la quale contenga sufficienti indicazioni del credito e della cosa.
Gode di due diritti: a) diritto di ritenzione con restituzione solo dopo pagamento di credito con
accessori b) prelazione nel soddisfacimento.
Divieto di patto commissorio (art. 2744 c.c.)  è nullo il patto con il quale si conviene che, in
mancanza del pagamento nel termine prefissato, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno
passi al creditore. Il patto è nullo anche se posteriore alla costituzione dell’ipoteca o del pegno.
Questo perché spesso il bene ha un valore più elevato rispetto al credito dovuto. Si vende l’oggetto
e ci si avvale sul ricavato nella misura spettante.
In dottrina si ritiene una norma anacronistica, invece in giurisprudenza si estende la disciplina
anche in applicazione della norma sul contratto in frode alla legge.
Pegno irregolare  di beni fungibili (crediti) di cui il creditore può fruire;
Pegno di crediti  il creditore pignoratizio incassa il credito alla scadenza, trattiene il dovuto e
restituisce l’eventuale residuo;
Pegno rotativo  si realizza a mezzo di una convenzione, contestuale al sorgere della prelazione;
prevede la possibilità di sostituire l’oggetto senza effetti novativi. Per la sua legittimità a) la
sostituzione deve essere accompagnata dall’apprensione dei beni da parte del creditore b) i beni
dati in sostituzione non devono avere valore superiore a quelli precedenti.

IPOTECA (art. 2808 – 2899 c.c.)


È un diritto reale di garanzia. Costituzione mediante l’iscrizione nei pubblici registri ( ≠ da pegno);
legato a beni immobili o mobili registrati, diritto di usufrutto, di superficie e rendite dello stato.
La pubblicità ha effetto costitutivo per la prelazione. È un diritto accessorio.
Ipoteca legale  dettata dalla legge; si ha a favore dell’alienante per la corresponsione del prezzo;
valida per coeredi, soci e altri condividenti per i conguagli dovuti; lo Stato lo l’ha su beni
dell’imputato o responsabile civile.
Ipoteca giudiziale  consegue ad una sentenza o provvedimento giudiziale di condanna al
pagamento di una somma dovuta o all’adempimento; diventa titolo per iscrivere sui beni del
debitore un’ipoteca che graverà fino a quando non avrà ottemperato all’obbligo.
Ipoteca volontaria  nasce per contratto o per dichiarazione unilaterale di un soggetto; deve
avere forma scritta, pena nullità, con indicazione del bene e del credito.
L’ipoteca è opponibile a chiunque e conserva efficacia per 20 anni; può essere rinnovata, ma
prima della scadenza. Se l’ipoteca è iscritta prima dell’acquisto l’acquirente può a) rilasciare il bene
b) effettuare la purgazione offrendo un prezzo del bene o del valore dichiarato, a volte inferiore –
a volte si stipulano accordi con il creditore ipotecario (per le banche ha più senso ottenere il
credito, anche inferiore, piuttosto che avere una casa).
L’ipoteca prende grado dal momento dell’iscrizione – numero d’ordine (su un bene possono
essere iscritte più ipoteche); patto di postergazione  il grado può essere scambiato, purché non
rechi danno ai creditori dei gradi successivi; è valido, ma sino all’ammontare del credito del
cedente.
Surrogazione ipotecaria di pagamento (art. 1203 c.c.)  il creditore paga per intero il credito di
un ipotecario iscritto anteriormente e gli succede nel grado.
Surrogazione del creditore perdente  si sostituisce a chi, con ipoteca anteriore alla sua su più
beni, sia già stato soddisfatto.
Si può estinguere con:
3. cancellazione dal pubblico registro
4. estinzione dell’obbligazione garantita
5. perimento del bene ipotecato
6. rinuncia espressa del creditore
7. provvedimento di trasferimento del diritto espropriato e ordine di cancellazione
I titoli per la cancellazione sono di due tipi:
sentenza passata in giudicato
atto di consenso del creditore

CONTRATTO IN GENERALE (art. 1321 – 1469 c.c.)


Insieme di articoli che valgono per tutti i contratti indistintamente.
Per decenni ha prevalso in dottrina l’idea che la parte generale prevalesse sulla parte speciale;
oggi, invece, prima si fa riferimento alla normativa speciale e poi alla generale.
Art.1321 c.c.  “il contratto è un accordo fra due o più parti per costituire, regolare o estinguere
un rapporto giuridico patrimoniale”; è una elle espressioni del negozio giuridico inteso quale
manifestazione di volontà del privato diretta alla produzione di effetti giuridici.
Per essere un contratto è necessario a) che ci siano almeno 2 centri di interesse e b)
patrimonialità del contenuto.
Atti unilaterali inter vivos a contenuto patrimoniale art. 1324 c.c.  dove possibile, si
applicheranno le norme del contratto anche a questi atti unilaterali.
Nel linguaggio comune, spesso fa riferimento a diverse fattispecie:
 atto negoziale di autonomia privata
 testo del documento
 regolamento contrattuale/clausole
 rapporto giuridico
 “patto” – talvolta equivalente (di famiglia), talvolta accessorio a contratto (di riscatto)

7/04/2022
Principali classificazioni del contratto:
 A titolo gratuito (senza corrispettivo) o a titolo oneroso (con corrispettivo)
 Bilaterali o plurilaterali
 Con scambio (a prestazioni corrispettive) o con comunione di scopo (associazione)
 Commutativi (scambio alternativo) e aleatori (assicurazione)
 Consensuali (manifestazione del consenso) e reali (consegna della cosa) – perfezionamento
 Ad effetti reali (ha effetto con i consensi) e ad effetti obbligatori (ha effetto con l’esecuzione)
 Ad esecuzione istantanea e di durata
 Ad esecuzione immediata o differita
 Ad effetti immediati e ad effetti differiti (x es. patto di riservato dominio)

Requisiti essenziali (art. 1325 c.c.):


Accordo, causa (funzione economico-sociale), oggetto, forma (quando richiesta dalla legge a pena
di nullità – ab substantia).
1. ACCORDO  incontro delle dichiarazioni di volontà dei soggetti; possono essere espresse o
dedotte da comportamenti concludenti (dichiarazioni tacite) – il silenzio può essere considerato
tale ma solo se le circostanze lo permettono (legale, convenzionale circostanziato).

Art. 1326 c.c. conclusione del contratto  quando il contratto è concluso ha effetto di legge fra le
parti; se le due parti sono presenti non è difficile individuare il momento perfezionativo, ma è più
complesso se sono lontane – si individuano il proponente e l’accettante (oblato).
Il contratto è concluso quando il proponente riceve notizia dell’accettazione della controparte:
deve essere a) uguale alla proposta (altrimenti si invertono le parti), b) entro un termine stabilito,
c) nella forma richiesta dal proponente.
TEORIA DELLA COGNIZIONE: il contratto si considera concluso quando il proponente abbia effettiva
conoscenza dell’accettazione dell’oblato (si deduce dai contenuti degli art. 1326 e 1335
presunzione di conoscenza, conoscibilità – sta nella diligenza).
In altri ordinamenti: teoria della spedizione – non serve la conoscenza (common law), teoria della
ricezione – sufficiente arrivo al proponente (Germania).

Revoca (art. 1328 c.c.):


Proposta  può essere revocata finché il contratto non sia concluso; principio della spedizione,
spedita prima della conoscenza dell’accettazione;
Accettazione  può essere revocata purché la revoca giunga a conoscenza prima al proponente;
principio della cognizione.
Proposta irrevocabile: è possibile che il proponente si obblighi a mantenere ferma la proposta per
un certo periodo di tempo; tecnicamente non è assunzione di un obbligo, ma una rinuncia alla
possibilità di revocare; è necessario stabilire un termine altrimenti viene considerata p. semplice.

Conclusione a mezzo esecuzione (art. 1327 c.c.)


Per richiesta del proponente che chiede al destinatario di eseguire immediatamente la
prestazione (x es. per ridurre i tempi), oppure per la natura dell’affare – la prestazione deve avere
contenuto positivo nella sfera giuridica ed esclusa utilità trattative.
Usi  la prestazione si esegue senza preventiva risposta; si considera concluso nel tempo e nel
luogo in cui ha inizio l’esecuzione. Il mancato avvenimento dell’onere di avviso potrebbe
danneggiare il proponente.
Art. 1333 c.c. contratto con obbligazioni del solo proponente  di solito si tratta di contratti a
titolo gratuito. La proposta, una volta conosciuta dal destinatario, diventa irrevocabile, e se questo
non rifiuta, il contratto si considera concluso (x es. deposito a titolo gratuito) – visto che è
sufficiente il silenzio, si considera una deroga al principio generale; a meno che l’oblato non
dimostri che il suo silenzio non era interpretabile come assenso il contratto potrà dirsi non
raggiunto. L’oggetto del rifiuto non è un diritto già acquisito, ma la proposta della controparte.
Contratti di fatto  si manifestano nell’ambito delle contrattazioni di massa; la conclusione è un
comportamento di fatto, non c’è un vero e proprio consenso.
Offerta al pubblico (art. 1336 c.c.)  quando contiene gli estremi essenziali del contratto alla cui
conclusione è diretta, vale come proposta, salvo che risulti diversamente dalle circostanze o dagli
usi; proposta verso un’indistinta generalità di soggetti (vetrina); la revoca deve avere medesima
forma, o almeno equipollente, ed è opponibile a tutti; ≠ da promessa al pubblico (art. 1989 c.c.)
 è un negozio unilaterale fonte di obbligazioni; vincola non appena resa pubblica (ricompensa
per trovare animale). L’offerta invece è una proposta contrattuale e vincola solo dopo
l’accettazione. Elementi in comune: entrambi rivolti al pubblico e revocabili.
Contratto con effetti reali art. 1376 c.c.  la norma esprime il principio consensualistico; per la
conclusione è importante stabilire il momento del trasferimento della titolarità del bene per il
rischio del perimento della cosa (res perit dominio). Le cause si nullità e annullabilità che
travolgono il contratto (titolo) travolgono anche il trasferimento (modo).
PRINCIPIO CONSENSUALISTICO  limiti in funzione degli interessi dei terzi (opponibilità): se
l’oggetto sono beni mobili vale possesso vale titolo, se sono beni immobili trascrizione nei pubblici
registri. Fra le parti prevale il consenso. L’eccezione è rappresentata dai pochi contratti reali che si
perfezionano attraverso la consegna – traditio rei (comodato, deposito, pegno, mutuo).
La dottrina si è chiesta perché serve anche la consegna oltre al consenso? Perché integra la
debolezza della causa rappresentata dalla gratuità presunta dei contratti.

12/04/2022
ACCORDI PREPARATORI E INTESE
Prima di concludere un contratto, si apre una fase di trattative che possono avere diverse fasi;
puntazioni o minute dove le parti traducono in un documento i punti essenziali dell’accordo 
responsabilità precontrattuale;
Lettera d’intenti  manifestazione di volontà i cui effetti non sono definitivamente vincolanti;
spesso riguardano anche il tema del proseguimento delle trattative. Può comunque contenere
vincoli contrattuali.
Opzione  non esiste singolarmente, ma viene inserita in un contesto contrattuale più ampio; è
simile alla proposta irrevocabile, ma mentre quest’ultima è una dichiarazione unilaterale, l’opzione
è il risultato di un accordo. Spesso è a titolo oneroso, tenendo ferma una proposta a fronte
dell’accettazione dell’altra parte entro un termine (se non è fissato interviene il giudice).
Prelazione  diritto riconosciuto in capo ai creditori privilegiati; diritto di essere preferiti ad altri a
parità di condizioni. Volontaria – nasce da una convenzione tra le parti, o Legale – riconosciuta
dalla legge (agraria sui coltivatori diretti). Il soggetto che intende alienare il bene ha l’obbligo di
comunicare al c. privilegiato le condizioni alle quali ritiene di vendere (denuntiatio) entro un
termine (se non rispettato, il soggetto sarà libero di alienare a chiunque). Non è una proposta! La
tutela cambia a seconda che sia legale – tutela reale con il diritto di riscatto per il prelazionario, è
opponibile ai terzi e si può chiedere il risarcimento; o volontaria – è obbligatoria, il prelazionario
non può riscattare il bene, ma può chiedere risarcimento.

Responsabilità precontrattuale (art. 1337-1338 c.c.)


Fase di trattative e di formazione del contratto che precede la conclusione vera a propria; le parti
devono comportarsi secondo buona fede; essendo una clausola generale, spesso le si
attribuiscono diverse interpretazioni a seconda del caso, ma si deve rifare ai principi e valori che,
secondo l’esperienza sociale, vengono ritenuti corretti e di buona fede – obbligo di chiarezza, di
informazione, avviso, collaborazione.
Ipotesi di ingiustificato recesso dalle trattative:
a) intraprendere trattative già sapendo che non si concluderà alcun contratto;
b) non aver informato di trattative più redditizie in essere;
c) non aver esplicitato la facoltà di sospendere in qualsiasi fase le trattative;
d) formulare richieste più vantaggiose e poi abbandonare la trattativa pur avendo ottenuto
assenso;
e) rifiutare di mettere nero su bianco trattativa già conclusa.
Art. 1338 c.c. conoscenza delle cause di invalidità = violazione dell’obbligo di informazione,
sanzionata in forza dell’affidamento della controparte senza colpa, quindi usando la diligenza;
spesso fa riferimento ai casi di asimmetrie informative (c’è una parte che è più informata) che si
verificano nei contratti tra consumatore e professionista.
Natura della r.p.  in dottrina…
orientamento maggioritario: extracontrattuale, basando la tesi sul
presupposto che il contratto ancora non esistesse in questa fase;
orientamento minoritario: contrattuale, basando la tesi sul riferimento alla
responsabilità da inadempimento nei confronti di un obbligo; l’art. 1337
impone l’obbligo di buona fede, e se vengo meno, la responsabilità può dirsi
contrattuale;
orientamento da fatto idoneo: art. 1173 responsabilità da contatto sociale
qualificato, con cui si identifica la relazione instaurata nella fase delle
trattative.
La natura è importante perché la disciplina della prescrizione, l’onere della prova, le modalità di
messa in mora sono diverse in base ad essa.
Quantificazione del danno  accertata la r. precontrattuale, è indubitabile che il contratto non sia
stato concluso, e ciò rende indovuta la prestazione, quindi il danno non può riflettersi in essa; si
parla di interesse negativo riflesso nel danno da affidamento. Non è prevista la possibilità di
interessi positivi sul lucro cessante.
Si può parlare di r.p. anche nell’ipotesi in cui il contratto sia stato validamente concluso, ma le
condizioni risultino pregiudizievoli per la vittima della scorrettezza della controparte (condizioni
svantaggiose); il risarcimento viene ragguagliato al minor vantaggio o minor aggravio economico
cagionato della malafede della controparte durante le trattative.
X es: responsabilità dell’intermediario finanziario da prospetto se non informa il cliente
adeguatamente prima della conclusione del contratto-quadro.

Autonomia contrattuale (art. 1322 c.c.)


Le parti sono libere di concludere (o non) qualsiasi contratto con libertà di contenuti, tipologia,
tempi, modi, adeguatezza economica. Limiti: a) obbligo di contrarre, in caso di monopolio legale, a
tutela del contraente debole b) assicurazione obbligatoria rc auto a tutela dei terzi c) contratti in
serie, caratterizzati dall’adesione il cui testo è predisposto unilateralmente (TIM).
CONTRATTO IMPOSTO (art. 2597 c.c.)  previsto dalla legge per monopoli legali; per monopoli di
fatto (normativa comunitaria sul divieto di abuso di posizione dominante); imposta parità di
trattamento, e chiunque vorrà concludere il contratto non potrà pretenderne di migliori;
risarcimento del danno e potenziale revoca della concessione all’imprenditore inadempiente; la
legge prevede che le clausole, i prezzi siano inserite di diritto (funzione integrativa).
CONTRATTO PRELIMINARE (art. 1351 c.c.)  limite convenzionale all’autonomia contrattuale;
contratto con il quale le parti si obbligano a concludere un definitivo (succede spesso quando
l’oggetto è un bene immobile); deve contenere gli elementi essenziali del definitivo.
Può essere trascritto e ha effetto prenotativo, valida per 3 anni in attesa della conclusione del
contratto definitivo; deve avere la stessa forma del definitivo art. 1351 c.c.; è possibile recedere se
si presenta un vizio o se si è concordata la possibilità di farlo.
2. CAUSA  l’accordo necessita di uno scopo; deve essere voluto e condiviso dalle parti e
manifestare un interesse meritevole di tutela. La causa er considerata come la funzione
economico-sociale dell’atto di volontà delle parti, in base alla teoria oggettiva secondo la quale la
causa è sempre presente nei contratti tipici; di recente, la causa è stata identificata con la funzione
economico-individuale, non si parla più di causa astratta, ma di causa concreta, legata alle singole
parti che attribuiscono alla contrattazione degli effetti sulla sfera individuale.
≠ dal TIPO (modello di contratto); la causa è un limite perché si impone che le parti perseguano un
interesse meritevole di tutela (il tipo può essere derogato).
Coincide con la ragione oggettiva dell’atto di volontà, i motivi la ragione soggettiva; la causa è una
costante e ogni modello contrattuale la ripropone (per la vendita è lo scambio).
MOTIVI = rappresentazioni soggettive irrilevanti a livello giuridico, tranne se sono illeciti e comuni
a entrambe le parti – nullità del contratto.
Art. 1343 c.c. causa illecita  quando è contraria a norme imperative, ordine pubblico e buon
costume (clausole generali); rende nullo il contratto;
Norme imperative: norme inderogabili.
Ordine pubblico: racchiude principi e valori fondamentali dell’organizzazione politica, economica e
sociale dell’ordinamento giuridico, della collettività; parte della dottrina lo definisce come insieme
di norme imperative non verbalizzate dalla legge, ma deducibili dal sistema normativo.
Buon costume: norme imperative non verbalizzate dalla legge, ma ricavabili dall’insieme dei
principi etici – morale sociale in un momento storico.
In dottrina si distinguono i contratti illeciti (violazione norme imperative e ordine pubblico) dai
contratti immorali (buon costume) – applicabile l’irripetibilità (art. 2035 c.c.).
CONTRATTO MISTO  insieme di diversi tipi contrattuali; la causa si riflette in una fusione di due o
più modelli contrattuali diversi, tipici o onerosi (x es. portierato in un palazzo). Teorie per trovare
la disciplina applicabile: teoria dell’assorbimento = applica la disciplina del contratto prevalente.
teoria della combinazione = applica la disciplina del tipo corrispondente.
CONTRATTO COLLEGATO  diversi contratti autonomi, ma funzionalmente collegati per il
raggiungimento di un’unica operazione economica; ai tanti contratti, ciascuno con la propria
causa, corrisponde un disegno causale unico.
È tipico se previsto dalla legge (procura o negozio); è atipico se volontario.
Le vicende contrattuali di un contratto si riverberano sugli altri.
Art. 1334 c.c. contratto in frode alla legge  la peculiarità consiste nel fatto che gli stipulanti
raggiungono, attraverso gli accordi contrattuali, il medesimo risultato vietato dalla legge, con la
conseguenza che, nonostante il mezzo impiegato sia lecito, è illecito il risultato che attraverso
l’abuso del mezzo e la distorsione della sua funzione ordinaria si vuole in concreto realizzare. È
nullo.
Contratto fiduciario
È un contratto atipico; una parte (fiduciante) trasferisce la titolarità di un bene ad un soggetto
(fiduciario); è previsto un pactum fiduciae separato con il quale il fiduciante istruisce sulla gestione
dei beni oggetto del contratto (quando si vogliono tutelare persone con problemi e disabilità).
Si persegue una finalità diversa dalla causa del contratto prescelto: il diritto trasferito viene
utilizzato nell’interesse del fiduciante.
Viene individuato caso per caso l’esistenza di un interesse meritevole di tutela.
La giurisprudenza ha individuato fattispecie di contratto in fronde alla legge (x es. vendita con
patto di riscatto rispetto al divieto di patto commissorio).
Presupposizione
Non è regolato direttamente dal CC, ma si ritrova nella giurisprudenza e nella dottrina.
Circostanza esterna al contratto che costituisce un presupposto determinante di esso; deve
emergere nell’ambito del contenuto/testo contrattuale.
Secondo alcuni ha portata residuale.
Rimedi: a) risoluzione (1467): l’evento sopravvenuto non rende più giustificato lo scambio
b) risoluzione per impossibilità sopravvenuta (1463).

Astrazione della causa  contratti particolari per i quali appare irrilevante la presenza di una
causa (x es. cambiale); astrazione processuale quando si fa riferimento alla promessa di
pagamento e riconoscimento di debito (atti o fatti idonei a generare obbligazioni).

3. OGGETTO  (art.1322 c.c.) il contenuto può essere libero, a meno che non sia illecito.
Insieme delle clausole contrattuali – alcuni lo riferiscono al diritto trasferito o alla prestazione.
L’oggetto deve essere:
 possibile = possibilità materiale e giuridica;
 lecito = causa lecita;
 determinato o determinabile = identificato esattamente; se si tratta di prestazioni di genere, è
necessario identificare; in caso di beni futuri, l’oggetto sarà facilmente determinabile – si rinvia
ad elementi certi e determinati esterni al contatto (prezzo listino); non è determinabile se
l’accordo è fatto tra le parti è rinviato in futuro (nullo).
Arbitraggio (art. 1349 c.c.)  il terzo (arbitratore) stabilisce l’oggetto a) con equo
apprezzamento B) mero arbitrio; l’inadempimento del terzo rende nullo il contratto.

4. FORMA  se il legislatore non ne richiede una in particolare, le parti possono decidere


liberamente quella da utilizzare (art. 1325 c.c. – quando è richiesta da legge pena nullità).
Le vicende contrattuali relative a beni immobili richiedono la forma scritta.
Protezione per i contraenti più deboli – nel codice del consumo è presente la nullità di protezione,
attivabile solo su richiesta del consumatore (il giudice può rilevare elementi di nullità solo se il
consumatore acconsente).
Funzioni: Ad substantiam, ad probationem, a protezione, per controllo pubblico, ai fini di
pubblicità.
Art. 2725 c.c. atti per i quali è richiesta la prova per iscritto o la forma scritta  quando, secondo
la legge o la volontà delle parti, un contratto deve essere provato per iscritto, la prova per
testimoni è ammessa soltanto quando il contraente ha senza sua colpa perduto il documento che
gli forniva la prova; vale la stessa regola quando la forma scritta è ad substantiam.
DOCUMENTO INFORMATICO = si tratta della rappresentazione informatica di atti, fatti o dati
giuridicamente rilevanti (email); soddisfa la forma scritta, fa piena prova fino a querela di falso se
però vi è l’apposizione della firma digitale; fax/mail e doc scannerizzato non soddisfano la forma
scritta ad substantiam, quindi pena nullità.
Art. 1352 c.c. forme convenzionali  se le parti hanno convenuto per iscritto di adottare una
determinata forma per la futura conclusione del contratto, si presume che la forma sia stata voluta
per la validità di questo; presunzione di funzione costitutiva, relativa e non assoluta: ottempera
un interesse individuale e non general, perciò può essere oggetto di rinuncia fra le parti, ovvero
l’inosservanza determina inefficacia.
Forma atti risolutori  se le parti volessero revocare l’accordo per il quale espressamente
avevano chiesto la forma scritta, dovranno usare per la revoca la stessa forma del contratto.

14/04/2022
EFFETTI O ELEMENTI ACCIDENTALI DEL CONTRATTO
Elementi accidentali: Condizione, Termine e Modo.
CONDIZIONE DEL CONTRATTO.
Può essere volontaria o legale.
Art. 1353 c.c.  “Le parti possono subordinare l’efficacia o la risoluzione del contratto o di un
singolo patto a un avvenimento futuro e incerto.”
E seguenti.
Riferimento alla condizione volontaria.
 Volontaria: Evento futuro e incerto, si può manifestare sotto due forme come Condizione
sospensiva, contratto rimane sospeso sino al momento in cui non si verifica l’evento futuro
e incerto o come Condizione risolutiva, significa che all’avveramento della condizione gli
effetti del contratto che già si erano prodotti, vengono meno. Contratto condizionato con
condizione sospensiva non produce effetti, solo se si avvera la condizione li produce.
 Legale: la legge prevede che al verificarsi di un certo evento si producano certi effetti. Gli
effetti del contratto del falsus procurator/ratifica.
È la legge che ti dice che la ratifica successiva consente di attribuire effetto ed efficacia ad
un negozio che non ne avrebbe.

Condizione volontaria può essere:


 Casuale l’evento futuro e incerto dipende solo ed esclusivamente dal caso, non dipende
dalla volontà delle parti.
 Potestativa, quando dipende dalla volontà di una delle parti.
 Mista, quando vi sono entrambe, un po' volontà di una parte e un po' dal caso.
Legislatore parla anche di condizione meramente potestativa, è la condizione definita dal
legislatore dall’articolo 1355 c.c., come nulla.
Quando l’avveramento di una condizione dipende dalla mera volontà di una parte ed è
sospensiva, quella condizione determina la nullità del contratto  Il contratto sottoposto,
vincolato, è nullo.
Inesistenza del contratto a origine.
La condizione meramente potestativa è risolutiva? La legge non si pronuncia, per la dottrina è
valida attributiva di un diritto di recesso; per la giurisprudenza è valida perché la legge pone il
divieto solo per la sospensiva.
Orientamento maggioritario, è valida perché la legge pone il divieto solo per la sospensiva.
Valida attributiva di un diritto di recesso.
La condizione può essere potestativa vera e propria quando si riferisce ad un comportamento
volontario e non meramente arbitrario, come distinguerli? A) Se il comportamento costa sacrificio,
anche se è eseguito volontariamente, B) Se dipende da una serie di motivi e interessi, anche se
rimessi alla sola volontà di uno solo.
Generalmente la condizione è posta a una sola parte, di solito c’è un beneficiario dell’evento
futuro e incerto e una parte che ne risulta obbligata.
CONDIZIONE ILLECITA’ O IMPOSSIBILE
 Se ILLECITA, è nullo l’intero contratto.
 Se IMPOSSIBILE, rileva la distinzione.
1) Se SOSPENSIVA, determina la nullità del contratto.
2) Se RISOLUTIVA, non considerato contratto condizionato, ma contratto semplice.

EFFETTO del contratto condizionato


La regola principale è quella dell’effetto retroattivo dell’avvenimento della condizione al momento
della conclusione del contratto, art. 1360 c.c. Salvo che per volontà delle parti o la natura del
contratto gli effetti debbano essere riportati ad un momento diverso da quello in cui è stato
concluso il contratto.
Fino a quando la condizione non si è avverata, il legislatore identifica la situazione con
l’espressione all’art 1356 c.c., si dice PENDENZA della condizione. (1356-1358)
Una parte ha un’aspettativa all’acquisto del diritto e può compiere atti conservativi; in questo
periodo è dovuto un comportamento secondo buona fede “per conservare integre le ragioni
dell’altra parte”.
In caso di inosservanza (non avveramento della condizione per colpa imputabile a chi non aveva
interesse all’avveramento) si ha finzione di avveramento: ha natura sanzionatoria quindi il fatto
impedito deve essere imputabile al contraente.
Atti conservativi: attività anche giudiziarie che consentono al legittimato attivo di porre in essere
una proprietà che conservi i beni che un soggetto potrebbe soddisfarvisi.
Quando si è titolari di aspettative si può agire con questi mezzi conservativi in modo da tutelare la
propria aspettativa di diritto.
Nel periodo dell’aspettativa e quindi della pendenza del contratto, le parti devono comportarsi
secondo buona fede.
Funzione sanzionatoria, la finzione di avveramento, consideriamo come se fosse avvenuto,
considerare situazione come se quell’evento futuro si sia effettivamente verificato.

Termine di adempimento e di scadenza  Indica il momento entro il quale deve essere eseguita
una prestazione ed è disciplinato dagli artt. 1183 ss.
Talvolta termine di efficacia e termine di scadenza coincidono (nei contratti di durata ad
esecuzione continuata locazione).
Termine di efficacia  Evento futuro e certo che incide sull’effetto del contratto, significa che
indichiamo il momento a partire dal quale, o fino al quale, si producono effetti del contratto o fino
al quale il contratto, l’atto giuridico produrrà i suoi effetti.
Termine di scadenza  il momento entro il quale deve essere svolta la prestazione art. 1183 c.c.

ONERE O MODO
Istituito privo di una disciplina organica.
Si trova in materia di donazione (art. 793-94 c.c.) e testamento (art. 647-48 c.c.): può essere posto
solo a atti a titolo gratuito o alle liberalità.
È un peso/onere a carico di beneficiario di contratto a titolo gratuito.
Il modo limita in senso economico la portata del negozio.
CLAUSOLA PENALE
Art. 1382-1384 c.c.
Funzione: Forfettizzazione preventiva del danno, (limita il danno), si riflette nell’inadempimento
nel ritardo di una certa prestazione dedotta nel contratto (come nel danno delle obbligazioni
pecuniarie 1224), oltre che limita il danno.
Se una certa prestazione ben descritta e identificata non si verificherà oppure si verificherà in
ritardo, dovrà essere corrisposta la clausola penale. Che solitamente si riflette in una somma di
denaro quantificata in base ad esempio ai giorni di ritardo.
Clausola penale per ritardo è cumulabile alla prestazione.
Se invece la clausola penale è fissata per l’inadempimento vi è allora il divieto di cumulo, NON è
cumulabile.
Clausola penale non necessita la prova del danno.
Possibile risarcimento del danno ulteriore solo se espressamente pattuito: in tal caso prova
dell’effettivo danno.
Riduzione ad equità possibile anche d’ufficio, due casi, 1) manifestamente eccessiva, 2)
obbligazione parzialmente eseguita.

CAPARRA CONFIRMATORIA
Art. 1385 c.c.
Non è una clausola, bensì un contratto reale che si sostanzia nella consegna di una parte all’altra
di una somma di denaro: deve essere chiara la volontà di pattuire la caparra, altrimenti è
considerato acconto.
Clausola accessoria di natura reale (serve consegna), funge da deterrente all’inadempimento
(diversa da caparra penitenziale che è prezzo del recesso unilaterale).
Possibile per la parte non inadempiente di rinunciare alla caparra e chiedere adempimento
coattivo o risoluzione oltre al risarcimento del danno.

CAPARRA PENITENZIALE
Art. 1386 c.c.
In presenza di clausola contrattuale di recesso convenzionale funge da corrispettivo del recesso.
Mi pento e so che posso recedere dal contratto pagando una somma di denaro.
Corresponsione di una somma al momento della conclusione che si perde se chi recede è colui che
ha versato, oppure se recede chi ha ricevuto dovrà restituire il doppio.

EFFETTI DEL CONTRATTO


Art. 1372 c.c.
Il contratto ha forza di legge fra le parti.
La disciplina contiene due regole:
a) Modifiche solo concordate, possiamo modificare il contenuto ma le parti devono essere
d’accordo e devono negoziare.
b) Scioglimento concordato, se siamo d’accordo.
La legge consente anche l’ipotesi di un recesso unilaterale, questo recesso può essere legale o
convenzionale, se si pattuisce il recesso è legittimo, ma bisogna pattuirlo prima.
RECESSO
Art. 1373 c.c.
1) Legale  Stesso effetto del recesso convenzionale. Nei contratti di durata a tempo
indeterminato le parti possono recedere in ogni momento, (eccezione lavoro subordinato
per datore di lavoro). Spesso necessità di congruo preavviso, art. 1569 c.c..
Ammesso per giusta causa in alcuni contratti tipici (appalto, mandato) e solo per una parte.
A volte riconosciuta ad entrambe ma con potere di esercizio diverso (ad nutum per una
parte e per giusta causa o giustificato motivo per l’altra, es. lavoro subordinato).
Giustificato motivo può essere a) oggettivo, b) soggettivo (riguarda il lavoro).
2) Convenzionale  Atto unilaterale recettizio, tendenzialmente non formale, a meno che
non serva alla medesima forma prevista per il contratto dal quale si intende recedere. Ha
efficacia ex nunc, spesso con necessario preavviso.
Recesso può essere ad nutum, per semplice volontà di una parte, oppure per giusta causa.
È possibile recedere dal contratto solo fino a quando il contratto non abbia avuto principio
di esecuzione. Recesso escluso per prestazioni già eseguite in contratto a prestazione
continuata.
Caparra penitenziale art. 1386 c.c.: prezzo del recesso.

EFFICACIA DEL CONTRATTO.


Il contratto concluso ha effetto di legge fra le parti.
Pertanto non ha effetto rispetto ai terzi, principio di relatività del contratto.

EFFETTI nei confronti dei TERZI.


Art. 1372 c.c. comma 2
I diversi casi previsti dalla legge fanno riferimento solo agli effetti favorevoli, anche se esiste
sempre la facoltà di rifiuto per terzo.
Principio di relatività degli effetti: solo fra le parti; non ci può essere valida imposizione di effetti
nella sfera giuridica altrui (anche se favorevoli).
Promessa del terzo, art. 1381 c.c.
Promessa dell’obbligazione o del fatto del terzo, colui che ha promesso l’obbligazione o il fatto di
un terzo è tenuto ad indennizzare l’altro contraente se il terzo rifiuta di obbligarsi o non compie il
fatto promesso.
Patto di non alienare, art. 1379 c.c.
Divieto di alienazione, stabilito per contratto ha effetto solo fra le parti e non è valido se non è
contenuto entro convenienti limiti di tempo e se non risponde ad un apprezzabile interesse di una
delle parti.

Effetti indiretti e conflitto fra più acquirenti:


1) Per beni immobili o mobili registrati  Trascrizione art. 2644 c.c.;
2) Per beni mobili  Possesso vale titolo art. 1155 c.c.;
3) Per cessione di credito  Notificazione o accettazione avente data certa art. 1265 c.c.;
4) Per diritto personale di godimento  Il primo che ha conseguito l’uso del bene o, in
assenza, il primo che ha acquisito il titolo con atto di data certa art. 1380 c.c..
20/04/2022
Contratto a favore di terzi (art. 1411-1416 c.c.)
È valida la stipulazione a favore di un terzo qualora lo stipulante vi abbia interesse (assicurazione
sulla vita).
Parti: stipulante (chi contratta a favore del terzo) e promittente (chi assume l’obbligo).
Salvo patto contrario, il terzo acquista il diritto contro il promittente per effetto della stipulazione
(è titolare senza accettazione, ma può rifiutare).
La stipulazione può essere revocata o modificata dallo stipulante, finché il terzo non abbia
dichiarato, anche in confronto al promittente, di volerne profittare (accettazione ai fini
dell’irrevocabilità – manifestazione di volontà del terzo) In caso di morte interverrebbero gli
ereditari, in caso di incapacità di intendere e di volere un a.s. o un curatore.
Art. 1411 c.c. comma 3  in caso di revoca della stipulazione o di rifiuto di profittare la
prestazione rimane a beneficio dello stipulante, salvo risulti dalla volontà

Cessione del contratto (art. 1406 c.c.) ≠ da cessione di credito


Contratto trilaterale – tre soggetti devono esprimere il consenso: cedente, cessionario e ceduto.
Oggetto: l’intera posizione contrattuale (deve essere un contratto a prestazioni corrispettive); il
consenso del contraente ceduto è rilevante.
Le prestazioni non devono essere state eseguite (altrimenti potrebbe trattarsi di cessione di
credito).
Il consenso alla cessione può anche essere preventivo con notifica per perfezionamento.
Rapporti fra cedente e ceduto  il cedente è liberato dalle obbligazioni verso il ceduto a meno che
questo dichiari la volontà di non liberarlo; se la cessione non è liberatoria, entro 15gg il ceduto
deve comunicare l’inadempimento al cedente a pena di risarcimento del danno.
Rapporti fra ceduto e cessionario  rimangono obbligate e vincolate nei confronti dell’altro; il
ceduto può opporre ogni eccezione derivante dal contratto al cessionario.
Rapporti fra cedente e cessionario  il cedente è tenuto a garantire la validità del contratto, ma
non che il ceduto eseguirà la prestazione (a meno che non ci sia la garanzia espressa) e in questo
caso risponderà come fideiussore per le obbligazioni del ceduto.

Cessioni legali
Determinate dalla legge e non dalla volontà delle parti.
Trasferimento di posizioni contrattuali a seguito di una disposizione di legge (x es. contratto di
locazione: alla morte del conduttore è prevista la cessione ai coniugi o conviventi).
RAPPRESENTANZA
art. 1387-1400 c.c.
Un soggetto (rappresentante) pone in essere per un altro (rappresentato) un atto o un’attività
giuridica, che quest’ultimo non può o non vuole porre in essere personalmente.
Art. 1388 c.c.  il contratto concluso dal rappresentante in nome e per conto del rappresentato,
nei limiti delle facoltà conferitegli, produce direttamente effetto nella sfera giuridica del
rappresentato.
Rappresentanza diretta: il rappresentante agisce in nome (contemplatio domini) e nell’interesse
del rappresentato (per conto altrui art. 1703 c.c.) nei limiti dei poteri conferitigli.
Il potere di rappresentanza è conferito o dalla legge (legale) o dal rappresentato (volontaria):
1. VOLONTARIA  si attribuisce con la procura, un atto unilaterale recettizio verso il rappresentante;
può essere espressa o tacita, ma non ha effetto se non è conferita con le forme prescritte per il
contratto che il rappresentante deve concludere; può essere generale (poteri e durata più ampi) o
speciale (singolo atto/attività).
È possibile modificare o estinguere una procura, ma deve essere portata a conoscenza dei terzi
con mezzi idonei  se previsto uno speciale regime di pubblicità ovvero un’analisi del contesto
oggettivo e soggettivo in cui la rappresentanza era esercitata;
se mancano, applicazione del principio di tutela dell’affidamento dei terzi;
ammessa la prova che il terzo fosse a conoscenza della revoca;
 Revoca della procura: recettizia o no?
Non vi è univocità di vedute, ma l’orientamento maggioritario ritiene che non sia rilevante
il fatto che il rappresentato abbia comunicato ai terzi di aver revocato la procedura.
Cause di estinzione:
1. compimento dell’affare;
2. scadenza del termine o avveramento condizione risolutiva;
3. estinzione rapporti contrattuali;
4. morte rappresentato o rappresentante;
5. revoca da parte del rappresentante;
6. rinunzia del rappresentato.

Art. 1398 c.c. rappresentanza senza potere  colui che ha contratto come rappresentante senza
averne i poteri o eccedendo i limiti delle facoltà conferitegli, è responsabile del danno che il terzo
contraente ha sofferto per aver confidato senza sua colpa nella validità del contratto.
2 casi falsus procurator: colui che non ha alcun potere di rappresentanza – il contratto non ha
Effetto;
colui che eccede rispetto ai poteri conferiti – danni al terzo contraente
trattandosi di responsabilità precontrattuale, quindi il terzo ha diritto al
risarcimento dell’interesse negativo.
Il contratto stipulato dal falsus procurator non è né nullo né annullabile, ma semplicemente
inefficace fino all’eventuale ratifica da parte del dominus.
Nel caso in cui il f.p. abbia usato il nome del legale rappresentate di un’azienda, la ratifica deve
provenire dall’organo rappresentativo della società.
Art. 1399 c.c.  nell’ipotesi prevista dall’art. 1398, il contratto può essere ratificato
dall’interessato, con l’osservanza delle forme prescritte per la conclusione di esso.
Quando il rappresentato considera vantaggiosa la contrattazione del f.p.  ratifica con atto
unilaterale, espresso o tacito, con effetto retroattivo e rilevabile d’ufficio quando la validità
costituisca un elemento della domanda esercitata dall’attore.
RAPPRESENTANTE APPARENTE: un soggetto agisce come rappresentante di un altro senza aver
alcun potere, ma il presunto rappresentato, con il proprio contegno, ingenera affidamento nei
terzi; il contratto stipulato dal rappresentante apparente è vincolante per il rappresentato.
La situazione di apparenza va provata sulla base della buona fede senza colpa.
Art.1394 c.c. conflitto di interessi  il contratto concluso dal rappresentante in conflitto di
interessi con il rappresentato, può essere annullato su domanda del rappresentato se il conflitto
era conosciuto o riconoscibile dal terzo.
Il rappresentante antepone l’interesse a quello del rappresentato  annullabile su istanza del
rappresentato se il conflitto era conosciuto o conoscibile dal terzo; deve sussistere al momento
della conclusione del contratto; non è necessario che vi sia profitto o vantaggio per il
rappresentante
Art. 1395 c.c. contratto con sé stesso  è annullabile il contratto che il rappresentante conclude
con sé stesso, a meno che il rappresentato lo abbia autorizzato ovvero il contenuto si determinato
in modo da scaturire il conflitto di interessi; impugnabile solo dal rappresentato.
È considerata come un’ipotesi tipica del conflitto d’interessi; 2 casi:
 conclusione del contratto in duplice veste di rappresentante e rappresentato;
 un soggetto agisce da un lato come rappresentante di Tizio e come rappresentato di Caio;
L’annullamento è possibile tranne se vi sia autorizzazione ad hoc del rappresentato o se il
contenuto del contratto è predeterminato.
2. LEGALE  il potere di rappresentanza è dato ai genitori tutore curatore diretta attribuzione al
rappresentato degli effetti del contratto.

ORGANICA  quando un soggetto, per la funzione di un organo esterno di ente, è investito del
potere di dichiarare la volontà negoziale dell’ente medesimo.

INDIRETTA o INTERPOSIZIONE REALE  soggetto che compie atti giuridici in nome proprio e per
conto altrui (ritrasferisce al rappresentato gli effetti); l’interposto reale è partecipe degli effetti
guiriidici del contratto che stipula; non è da confondere con il nuncius (portavoce) le volontà del
raptoto sono chiare a tutti gli elementi del contr sono stati predeterminati dal rappresentato e il
soggetto si limita a formulare la volontà altrui.
Art. 1401-1405 c.c. contratto per persona da nominare  al momento della conclusione del
contratto, una parte può riservarsi la facoltà di nominare successivamente la persona che deve
acquisire i diritti e gli obblighi del contratto; 3gg di tempo.
Rappresentanza innominata: chi non intende figurare al momento della conclusione con
dichiarazione entro 3 gg e nomina accompagnata da accettazione del procurato; effetto dal
momento in cui è stato stipulato (effetto retroattivo). Effetti tra i contraenti originari;
Non è richiesto assenso dell’altro contraente perché deve aver preventivamente accettato la
clausola di riserva di nomina a “per sé o per persona da nominare”.
21/04/2022
SIMULAZIONE
art. 1414-1417 c.c.
Non c’è una vera a propria definizione, ma il C.c. si riferisce agli effetti  il contratto simulato non
produce effetti tra le parti.
Ha luogo quando le parti manifestano una dichiarazione che non riflette la loro volontà.
Le parti del contratto sono due: simulato alienante e simulato acquirente.
ASSOLUTA  dichiarano qualcosa che non vogliono
RELATIVA  vogliono succeda qualcosa di diverso; talvolta può riguardare anche i soggetti
(interposizione fittizia), quindi per la validità necessitano il consenso dell’interposto (colui che
appare), dell’interponente (non appare) e del terzo.
Il contratto simulato, quello che appare e che contiene le dichiarazioni che le parti vogliono far
apparire
Il contratto dissimulato, che esiste solo in caso di simulazione relativa, le parti vogliono che si
concluda
La controdichiarazione, esiste in caso di simulazione assoluta ed è opportuna perché è la prova
che rivela che quel contratto non produce effetti perché le parti non vogliono.
A volte hanno finalità fraudolente  a danni del fisco o di creditori, ma non necessariamente; ci
sono norme che regolano effetti fra le parti e norme che tutelano i terzi.
Effetti tra le parti:
Il c. simulato non produce effetti, ma il c. dissimulato produce effetti se il simulato ha i requisiti di
forma e sostanza richiesti dalla legge.
L’azione di accertamento di simulazione è imprescrittibile; l’azione per far valere i diritti che
derivano dal c. dissimulato ha una prescrizione decennale (termine ordinario).
Effetti rispetto ai terzi (art. 1415, 1c.): la simulazione non può essere opposta, né dai contraenti né
dagli aventi causa o dai creditori del s. alienante, ai terzi che in buona fede hanno acquistato diritti
dal titolare apparente. L’acquisto di terzi del bene di proprietà del titolare apparente è valido,
sono garantiti, purché siano in buona fede e abbiano acquistato prima di un’eventuale trascrizione
della domanda di simulazione. La trascrizione rende opponibile il simulato a chiunque.
 titolarità apparente del simulato acquirente; in caso di abuso vendendo il bene, potrebbe
sorgere un conflitto tra il simulato alienante (reale proprietario) e il terzo; prevale il terzo in buona
fede -intesa come non conoscenza della simulazione;
Art. 1415 c.c., 2c: i terzi danneggiati, che abbiano avuto relazioni con l’alienante o con
l’acquirente, possono essere tutelati potendo agire in giudizio per ottenere l’accertamento
dell’inefficacia del c. simulato e far emergere il dissimulato.
Art. 1416 c.c., 1c rapporti con i creditori: la simulazione non può essere opposta dai contraenti ai
creditori del titolare apparente che in buona fede hanno compiuto atti di esecuzione
(pignoramento) sui beni che furono oggetto del contratto simulato; il s. alienante perde il bene; la
situazione di apparenza prevale sulla realtà per il principio di affidamento che assicura la
circolazione di ricchezza.
Art. 1416 c.c., 2c: i creditori del s. alienante possono far valere la simulazione che pregiudica i loro
diritti e, nel conflitto con i creditori chirografari del s. acquirente, sono preferiti a questi, solo se il
loro credito è anteriore all’atto simulato; i creditori del s. alienante sono in potenziale conflitto
con quelli del s. acquirente, quindi hanno interesse a far emergere la simulazione (al contrario dei
creditori del titolare apparente); in caso di conflitto sono preferiti quelli del s. alienante.
Art. 1417 c.c. prova della simulazione: il legislatore da la possibilità di provarla con qualsiasi mezzo
se a proporre la domanda sono i creditori/terzi o se sia diretta a far valere l’illiceità del c.
dissimulato (sia per testi che per presunzioni); se invece la prova è richiesta da una delle parti, la
prova per testimoni è esclusa e si chiede la prova scritta (controdichiarazione). È vietata la prova
per testi se richiesta dalle parti (possibile in 3 casi: principio di prova per iscritto, impossibilità
morale o materiale a procurare la prova scritta, perdita incolpevole del documento).

Vizi del consenso (art. 1472-1440 c.c.)


Alterazioni del processo di formazione della volontà negoziale. (accordo (1325) è requisito
essenziale del contratto  se nel processo di formazione della volontà vi è un’alterazione della
volontà di una delle parti:
 ERRORE (art. 1427-1433 c.c.)  mancata conoscenza o errata percezione di situazioni di fatto o
di diritto che si generano spontaneamente; non deve esserci qualcuno che trae in errore, può
nascere. Rende annullabile un contratto l’errore essenziale – riguarda la natura, l’oggetto,
l’identità o la qualità dell’oggetto o dell’altro contraente (contratti intuitus personae); e
riconoscibile – in base al contenuto/circostanze/qualità dei contraenti una persona di normale
diligenza avrebbe potuto accorgersi; si protegge chi cade in errore ed è onere dimostrare la
riconoscibilità dell’errore dell’altra parte.
Errore di diritto è essenziale quando è stato la ragione unica o principale del contratto, quindi
determinante della volontà (acquisto per edificare villette ma il pgt non lo consente).
Non è rilevante l’errore sulla disciplina giuridica e quello sul valore o sui motivi.
2 tipi: errore vizio: falsa rappresentazione della realtà che induce ad una dichiarazione;
errore ostativo: cade sulla dichiarazione esterna nel momento dell’emissione, non sulla
volontà; prima era causa di nullità per mancanza di accordo.

 VIOLENZA (art. 1434-1438 c.c.): violenza morale, non fisica (nullità); minaccia di un male ingiusto
e notevole al patrimonio, all’onore, alla famiglia; deve essere tale da impressionare una persona
accorta – si valuta la minaccia rispetto alla condizione e al contesto sociale della persona.
Non necessita la conoscenza da parte di chi ne ha tratto vantaggio.
≠ timore reverenziale che giuridicamente non rileva, in quanto non vi è un comportamento
intimidatorio, ma solo debolezza psicologica.
Annullabilità del contratto.

 DOLO contrattuale: artifici o raggiri posti in essere da un soggetto, ai danni della controparte, per
carpirne il consenso; può essere omissivo quindi rappresentato da un tacere intenzionale di
determinate clausole; comportamento idoneo a trarre in inganno una persona accorta.
3 tipi: dolo determinante: se lo avesse saputo, la controparte non avrebbe concluso il contratto–
annullamento.
dolo incidente: anche se avrei preferito diverse condizioni, avrei concluso comunque il
contratto – risarcimento del danno.
dolo del terzo: purché fossero noti a quello dei due contraenti che ne ha tratto vantaggio –
annullabile.
INVALIDITÀ DEL CONTRATTO
2 forme: nullità o annullabilità.
NULLITÀ: contrario a norme imperative, salvo casi in cui la legge prevede diversamente. Il
contratto nullo non produce nessun effetto, ha invalidità originaria (ab origine).
ANNULLABILITÀ: ha carattere speciale perché esiste solo in certi casi; il contratto annullabile
produce effetti, ma sono instabili/precari perché possono essere rimossi quando una delle parti
dimostri l’esistenza di una causa di nullità (x es. falsus procurator).
Annullabilità consegue a inosservanza di regole poste a tutela di un soggetto, mentre la nullità
consegue a violazione…
INVALIDITÀ  difetti originari degli atti di autonomia che li rendono inidonei a produrre effetti
giuridici; ≠ da irregolarità, manifesta un negozio giuridico colpito da leggere anomalie (omessa
pubblicità legale per s.n.c.); ≠ inesistenza del negozio giuridico  più dogmatica, contemplata
dalla dottrina, sono poche ipotesi in cui al negozio manca la sostanza per ritenerlo tale (finzione
scenica) difetta di una volontà seria e riconoscibile delle parti e non produce effetti;
INEFFICACIA  più ampia dell’invalidità; il negozio è valido ma non è idoneo a produrre effetti
tipici (c. simulato); assoluta – non produce effetti, o relativa – in termini di inopponibilità ai terzi.
Può essere originaria o successiva (contratto condizionato).

27/04/2022
NULLITÀ = totale e originaria invalidità – esiste sin dall’origine del contratto;
Non è inesistente, solo non produce effetti giuridici sin dall’inizio, relativi al tipo cui appartiene,
ma può produrre effetti di ordine non negoziale.
Art. 1418:
Comma 1 cause di nullità  è nullo quando è contrario a norme imperative (quando contiene un
comando o divieto assoluto posto a tutela di un interesse collettivo e non derogabile dalle parti),
salvo che la legge disponga diversamente;
Comma 2 nullità strutturali  fanno riferimento alla struttura del contratto: mancanza requisiti ex
1325, illiceità di causa ex 1343, oggetto privo di requisiti ex 1346, motivi comuni illeciti ex 1345.
Comma 3 nullità testuali  è nullo negli altri casi previsti dalla legge; non esiste un elenco chiuso
di cause (x es art.458 c.c. – divieto dei patti successori, e altre leggi speciali).
Azione di nullità :
La legittimazione attiva a chiunque abbia interesse a sollevarla, è rilevabile d’ufficio.
È imprescrittibile, salvi effetti dell’usucapione e della prescrizione dell’azione di ripetizione;
l’usucapione è il possesso qualificato ininterrotto non violento esercitato da un soggetto su un |
bene immobile| come se ne fosse il proprietario (per almeno 20 anni); in quel caso, non si può
esercitare l’azione di nullità perché l’acquirente ne è diventato il proprietario.
È insanabile, non si può convalidare (≠ da annullabile).
La sentenza è di mero accertamento con effetto dichiarativo e retroattivo.
CONVERSIONE art. 1424 c.c. = può produrre gli effetti di un contratto diverso purché ne abbia i
requisiti di forma e di sostanza, con riguardo allo scopo perseguito dalle parti; si deve riconoscere
che le parti lo avrebbero voluto se avessero conosciuto la nullità.
Si verifica una modificazione della causa del contratto originale.
Limiti da giurisprudenza: se la nullità era nota o deriva da illiceità, la conversione non si può fare.
Deve essere proposta da uno dei contraenti; la ratio si ritrova nel principio di conservazione.
Art. 1419 c.c. nullità parziale  la nullità colpisce una o più clausole contenute nel contratto; può
anche determinare la nullità dell’intero contratto se risulta che le parti, senza quelle clausole, non
lo avrebbero concluso.
Si deve verificare l’essenzialità della causa attraverso la volontà delle parti – applicazione più
ampia del principio di conservazione del contratto.
Comma 2  se la legge prevede una sostituzione delle clausole nulle con norme imperative non vi
è nullità del contratto (prezzi di listino, pubblicazioni sulla Gazzetta).
Codice del consumo nullità di protezione  opera a vantaggio del consumatore; può essere
rilevata d’ufficio; è la conseguenza della disparità fra produttore e consumatore.
La legittimazione attiva è del consumatore. La funzione è quella di correggere parzialmente il
contratto, limitatamente alle parti che pregiudicano il contraente che in via esclusiva può farle
valere.

ANNULLABILITÀ  il contratto ha avuto effetti, ma sono insorti dubbi in seguito (minacce).


Cause: l’incapacità di contrattare legale o d’intendere e di volere naturale; vizi del consenso.
Azione di annullabilità :
La legittimazione attiva è: a. relativa del soggetto nel cui interesse è per legge prevista, distinta da
a. assoluta proponibile da chiunque ne abbia interesse.
Non è rilevabile d’ufficio.
Si prescrive in 5 anni, ma l’eccezione si può proporre senza limiti (x es dolo contrattuale).
La sentenza è costitutiva con effetto retroattivo ove siano state eseguite prestazioni
Effetti verso terzi  in caso di incapacità del soggetto:
 nel momento in cui ha compiuto un atto unilaterale, annullamento dell’atto su istanza
dell’interessato se ne risulta grave pregiudizio;
 nel momento in cui ha concluso un contratto oltre al pregiudizio all’incapace, anche la
malafede dell’altro contraente.
Se non dipende da incapacità legale, vale la tutela dell’affidamento (salvi i diritti acquistati a titolo
oneroso dai terzi in buona fede) salvi effetti trascrizione domanda di annullamento – non è più in
buona fede; i diritti dei sub-acquirenti non sono tutelati se sono in malafede, se l’annullabilità è
nota dai registri stato civile, se acquisto a titolo gratuito.
Trascrizione della domanda di annullamento: va trascritta la domanda di atti soggetti a
trascrizione; se l’atto è annullabile per causa diversa dall’incapacità legale, la sentenza che
l’accoglie non pregiudica i diritti acquistati dai terzi in buona fede in base a un atto trascritto o
iscritto anteriormente al contratto.
È convalidabile  ha effetto sanante; il c. manifesta vizi che lo rendono annullabile, ma le parti
decidono di ritenerlo comunque valido, quindi le parti devono essere a conoscenza dei vizi di
annullabilità. Può essere espressa (indica il contratto, il motivo di a. e l’intenzione di convalidare) o
tacita (volontaria esecuzione con consapevolezza del motivo di a.).
È un negozio unilaterale, non recettizio, a contenuto tipizzato; la forma è libera, ma per alcuni si
dovrebbe usare la forma per relationem uguale a quella del contratto da convalidare; possibile
anche con comportamento concludente.
RISOLUZIONE (scioglimento) DEL CONTRATTO
1. per inadempimento
2. per impossibilità sopravvenuta
3. per onerosità sopravvenuta

1. Risoluzione per INADEMPIMENTO


Contratto a prestazioni corrispettive; imputabile e di non scarsa importanza (1455): giudizio di
merito operato dal giudice, contemperando criterio oggettivo e soggettivo.
La parte non inadempiente può ottenere:
 la manutenzione del contratto
 la risoluzione giudiziale
 la risoluzione stragiudiziale
 eccezione d’inadempimento
AZIONE DI MANUTENZIONE = la parte non inadempiente ha ancora interesse ad ottenere al
prestazione, quindi chiederà che il giudice obblighi coattivamente la controparte ad adempiere
(sia a. assoluto che a. relativo); sentenza di condanna all’adempimento esatto, oltre al
risarcimento del danno; se i tempi dovessero prolungarsi, è possibile modificare la domanda.
RISULUZIONE GIUDIZIALE del termine = la parte non inadempiente non ha più interesse ad
ottenere la prestazione; sentenza costitutiva di eliminazione del contratto oltre al risarcimento del
danno; richiedo al giudice di sciogliere il contratto; non si può modificare la domanda; in ogni caso
non deve trattarsi di inadempimento di scarsa importanza.
RISOLUZIONE STRAGIUDIZIALE = 3 casi:
 diffida ad adempiere (art. 1454 c.c.): la parte non inadempiente può intimare per iscritto che
l’adempimento avvenga entro 15gg dalla diffida; è rinnovabile e rinunciabile dalla parte non
inadempiente.
 clausola risolutiva espressa (art. 1456 c.c.): prevede che le parti al momento della conclusione
del contratto, pattuiscano che il c. si risolverà nel caso in cui una precisa prestazione non venga
realizzata; ha valore solo se l’oggetto è ben determinato; la parte favorevole deve dichiarare
all’altra che intende avvalersene.
 termine essenziale (art. 1457 c.c.): valido se le parti gli attribuiscono un valore di tipo
essenziale (“entro e non oltre”).
Il contratto si risolve di diritto, automaticamente e da tale momento è precluso l’adempimento
tardivo; un’eventuale sentenza è di mero accertamento; il risarcimento del danno è dovuto.
Nei confronti delle parti, la risoluzione ha effetto retroattivo con effetto liberatorio e restitutorio; il
risarcimento riguarda l’interesse positivo (danno emergente e lucro cessante 1223 c.c.);
Nei confronti dei terzi non pregiudica i diritti dei terzi (non rilava se in buona o mala fede), salvi
principi in tema di trascrizione che rende opponibile a chiunque l’atto. Il terzo è pregiudicato solo
se acquista dopo la risoluzione, poiché allora ha acquistato a non domino
ECCEZIONE D’INADEMPIMENTO (art. 1460-1461 c.c.) = da alcuni definita mezzo di autotutela
privata; sospensione dell’esecuzione e non inadempimento fino a quando non venga meno
l’inadempimento dell’altra parte; non determina la risoluzione, legittima a bloccare l’azione di
risoluzione e risarcimento del danno, oltre all’operatività della clausola risolutiva espressa.
La giurisprudenza la ritiene contraria a buona fede quando a) sproporzione fra le prestazioni
b) mancata esecuzione della prima per ragioni scusabili c) condiscendenza dell’inadempimento.
Inversione dell’onere della prova.
Art. 1461 c.c. mutamento nelle condizioni patrimoniali dei contraenti  ciascun contraente può
sospendere l’esecuzione della prestazione da lui dovuta, se le condizioni patrimoniali dell’altro
sono divenute tali da porre in evidente pericolo il conseguimento della controprestazione, salvo
che sia prestata idonea garanzia.
Clausola solve et repete  impedisce al debitore di opporre eccezioni al fine di evitare o
sospendere la prestazione dovuta; non ha effetto rispetto alle eccezioni di nullità, annullabilità e
rescindibilità (x es bene viziato, il d. non può sollevare obiezioni fino a che non paga).

2. Risoluzione per IMPOSSIBILITÀ SOPRAVVENUTA (art. 1463-1466 c.c.)


Una parte viene liberata per causa non imputabile ad egli.
Determina lo scioglimento del contratto e non si potrà chiedere la controprestazione, ma
nemmeno dovrà essere risarcito il danno.
Non si verifica se il creditore è in mora, non avviene la liberazione!
La sentenza è di mero accertamento perché l’impossibilità opera di diritto.
IMPOSSIBILITÀ PARZIALE  si ottiene o la riduzione della controprestazione o la facoltà di recesso.
IMPOSSIBILITÀ TEMPORANEA  sospensione delle prestazioni, salvo facoltà di recesso se viene
meno interesse ad ottenerla per il tempo trascorso (pandemia).
Contratti traslativi  quando una prestazione caratterizzante diviene impossibile, quindi si ha il
perimento del bene oggetto della prestazione, a carico di chi è il rischio? Se l’oggetto è una cosa
determinata, il rischio di perimento è a carico del compratore.
Se l’oggetto è una cosa generica, il momento determinante è l’individuazione del perimento:
se perisce prima è a carico del venditore, se perisce dopo a carico del compratore.

3. Risoluzione per ECCESSIVA ONEROSITÀ SOPRAVVENUTA (art. 1467 c.c.)


- ECCESSIVITÀ = squilibrio economico grave, fuori dall’alea normale del negozio (non è
applicabile ai contratti aleatori).
- Avvenimenti straordinari e imprevedibili.
La sentenza è costitutiva; accertare e verificare che questi avvenimenti abbiano determinato uno
squilibrio grave.
La parte colpita può chiedere la risoluzione; la controparte per evitarlo può offrire una modifica a
condizioni eque del contratto.

RESCISSIONE (scioglimento) art. 1447-1448 c.c.


È una deroga al principio di incensurabilità dell’autonomia contrattuale; è un rimedio allo
squilibrio contrattuale – alcuni la vedono come un’eccezione.
2 cause: stato di pericolo;
stato di bisogno a condizioni inique – esclusi contratti aleatori.
STATO DI PERICOLO (art. 1447 c.c.)  obbligazioni a condizioni inique, necessità di salvare sé o
altri, danno grave alla persona noto alla controparte; è irrilevante che il pericolo sia stato
volontariamente causato; l’iniquità è stabilita dal giudice; è possibile che venga riconosciuto un
equo compenso alla controparte per l’opera prestata in caso di rescissione.
STATO DI BISOGNO (art. 1448 c.c.) rescissione per lesione  se vi è sproporzione fra le prestazioni
dipesa dallo stato di bisogno della parte, approfittata dall’altro, il danneggiato può recedere.
Lesione ultra dimidium deve riflettersi nel maggior valore. Anche momentanea difficoltà
economica; non serve un comportamento attivo, ma è sufficiente la consapevolezza.
3 condizioni: eccedenza di oltre la metà della prestazione; esistenza di uno stato di bisogno e
difficoltà economica;
Azione di rescissione :
Il termine di prescrizione è di 1 anno e decorre dalla conclusione del contratto; estingue l’azione e
anche l’eccezione (≠ da annullamento).
È possibile ricondurre il contratto ad equità (= eccessiva onerosità sopravvenuta).
La sentenza è costitutiva.
Non pregiudica i diritti dei terzi (principio di affidamento), salvo effetto della trascrizione della
domanda di rescissione.
L’approfittamento spesso coincide con l’usura.
In giurisprudenza, il caso del mutuo giudicato è considerato a interessi usurari:
1) quando superano limite del tasso medio praticato dalle banche per quell’operazione
aumentato della metà;
2) se inferiori caso per caso: obiettiva sproporzione e difficoltà economia: è prevista
l’applicazione della nullità e non della rescissione.
Si tende a marginalizzare la rescissione.

Interpretazione del contratto (art. 1362-1371 c.c.)


Norme rivolte agli interpreti, tendenzialmente detti criteri ermeneutici perché determinano il
significato di parole/espressioni contenute nel contratto che potrebbero averne di più.
Funzione nomofilattica della Cassazione: compito attribuito alle Corti supreme di interpretare in
modo uniforme il diritto.
Art. 1362 c.c. intenzione dei contraenti  nell’interpretare un contratto non è necessario che il
testo letterale si identifichi con l’intenzione delle parti; bisogna invece indagare l’intenzione delle
parti al momento della formazione del contratto.
Non c’è sanzione per l’inosservanza dei criteri, se non l’ipotesi che la sentenza sarà riformabile.
Tipologie di criteri:
 soggettivi  ricercano in concreto la volontà delle parti; comune intenzione delle parti oltre il
senso letterale, valutare il comportamento complessivo è criterio concorrente e non
sussidiario; espressioni generali nel contesto e indicazioni esemplificative.
 oggettivi  suppletivi, quando i primi non sono d’aiuto; parte della dottrina le ritiene norme
integrative; si esclude l’interpretazione secondo buona fede; la base è il criterio di affidamento.
Altri criteri oggettivi: regole aperte che forniscono criteri per scegliere fra diversi significati
(pratiche generali interpretative - espressioni con più sensi); regole finalizzate che ipotizzano
alternativa e talvolta impongono scelta (conservazione del contratto - interpretazione contro
l’autore della clausola).
Art. 1371 c.c. regole finali  se il contratto rimane oscuro, deve essere inteso nel senso meno
gravoso per l’obbligato se è a titolo gratuito, mentre a equo contemperamento degli interessi se è
a titolo oneroso.
In sede di applicazione del secondo gruppo di norme si può presentare l’alternativa tra la ricerca
dell’intento effettivo e l’attribuzione di un senso: deve prevalere l’attribuzione di un senso alla
comune intenzione delle parti, che non necessariamente è quella effettiva.
Auspicabile che la comune intenzione sia anche quella effettiva.
FONTI DELLE OBBLIGAZIONI
Art. 1173  “Le obbligazioni derivano da contratto, da fatto illecito, o da ogni altro atto o fatto
idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento giuridico.”
Contratto, fatto illecito, ogni altro atto o fatto idonei a produrle in conformità dell’ordinamento
giuridico.

Promesse unilaterali
1987-1991
Sono atti unilaterali, provenienti da un soggetto che la legge dichiara e indica come atti idonei a
far sorgere degli effetti obbligatori su chi li realizza.
Promesse unilaterali seguono principio di stretta tipicità, solo gli atti che la legge esplicita come
idonei a produrre effetti obbligatori, NON abbiamo promesse unilaterali atipiche.
Art. 1988 promessa di pagamento e ricognizione di debito  “La promessa di pagamento o la
ricognizione di un debito dispensa colui a favore del quale è fatta dall’onere di provare il rapporto
fondamentale. L’esistenza di questo si presume fino a prova contraria.”
Regolamenta promesse di pagamento e ricognizioni di debito, dichiarazione unilaterale astratta o
titolata.
Ci da il senso di quale effetto producono sia la promessa di pagamento che la ricognizione di
debito.
Rilevanza SOLO dal punto di vista processuale, non sostanziale, vi è l’inversione dell’onere della
prova: nel momento in cui soggetto riconosce di avere debito nei confronti dell’altra viene
riconosciuto vantaggio.
Inversione dell’onere della prova.
Sarà il soggetto che unilateralmente ha riconosciuto a dimostrare che tale riconoscimento, tale
promessa è stata con modalità viziate e quindi non deve produrre effetti.
Art. 1989 promessa al pubblico  fa si che sorga nel momento in cui soggetto promette a massa
indistinta di persone, sorge un vero e proprio vincolo obbligatorio dal momento in cui la promessa
è resa nota verso vs. creditore indeterminato. È vincolante e può essere revocata solo per giusta
causa ed in forma eguale o equivalente, “è vincolato dalla promessa non appena questa è resa
pubblica.”
Parlando di pubblico il creditore può essere indeterminato, non si conosce l’identità perché massa
indistinta di persone.
La promessa vale per un certo periodo di tempo, un massimo di un anno.

Gestione d’affari (art. 2028-2032)


Gestione d’affari altrui, è un fatto idoneo a produrre obbligazioni.
Art. 2028 obbligo di continuare la gestione  “Chi, senza esservi obbligato, assume scientemente
la gestione di un affare altrui, è tenuto a continuarla e a condurla a termine finché l’interessato
non sia in grado di provvedervi da sé stesso. L’obbligo di continuare la gestione sussiste anche se
l’interessato muore prima che l’affare sia terminato, finché l’erede possa provvedere
direttamente.”
Consapevolmente, senza obbligo, si assume la gestione di affari altrui.
Spontaneità, consapevolezza, e il fatto di doverla portare a termine.
Deve continuare sino al momento in cui il soggetto non sia in grado di provvedervi da solo.
Utilità d’inizio, adempimento delle obbligazioni assunte e rimborso spese al gestore; utiliter
coeptum, utilità della gestione di affari altrui.
La ratifica del gerito dà diritto al compenso del gestore.
Tribunale di Parma, sez. II 06/02/2019, n.209
In tema di godimento della cosa comune, ogni condividente può validamente porre in essere atti
di ordinaria amministrazione della cosa comune secondo lo schema della gestione di affari altrui
sul presupposto del consenso degli altri comproprietari, anche implicito; negli atti di ordinaria
amministrazione rientra validamente anche la stipulazione di contratti di locazione non ultra
novennali, siglabili per la volontà della maggioranza, vincolante anche per l’eventuale minoranza
desistente.

Pagamento dell’indebito (art. 2033-2040)


Art. 2033 indebito oggettivo  “Chi ha eseguito un pagamento non dovuto (art.1189) ha diritto di
ripetere ciò che ha pagato. Ha inoltre diritto ai frutti e agli interessi dal giorno del pagamento, se
chi lo ha ricevuto era in malafede, oppure, se questi era in buona fede, dal giorno della domanda.”
Riferimento ad una prestazione, o ad un pagamento che è eseguito da un soggetto ma che non era
dovuto, non c’era quella pretesa creditoria, il soggetto che ha eseguito questa prestazione, in
realtà non dovuta, può chiedere indietro, cioè può ripetere quanto ha pagato con frutti o interessi
civili di una somma di denaro. I termini sono differenti a seconda di chi lo riceve fosse in buona o
cattiva fede.
Se vi è malafede la ripetizione dovrà essere effettuata, e quindi restituire interessi, frutti..., dal
giorno del pagamento; se invece era in buona fede avviene in un momento successivo, cioè dal
giorno della domanda.
È esclusa la ripetizione solo in due casi:
a) caso delle obbligazioni naturali (soggetto spontaneamente esegue prestazione, irripetibilità e
incoercità della stessa);
b) le prestazioni contrarie al buon costume

Art. 2036 indebito soggettivo  “Chi ha pagato un debito altrui, credendosi debitore in base ad
un errore scusabile, può ripetere ciò che ha pagato, sempre che il creditore non si sia privato in
buona fede del titolo o delle garanzie del credito. Chi ha ricevuto l’indebito è anche tenuto a
restituire i frutti e gli interessi dal giorno del pagamento, se era in malafede, o dal giorno della
domanda se era in buona fede. Quando la ripetizione non è ammessa colui che ha pagato subentra
nei diritti del creditore.”
Il debito esiste, ma non è di colui che lo ha pagato, non in capo a quel soggetto, soggetto che ha
pagato per un errore scusabile un debito altrui.
Il soggetto che lo riceve può essere in buona fede, e quindi deve restituire i frutti e gli interessi dal
giorno della domanda; se il soggetto era in mala fede, deve restituire i frutti e gli interessi dal
giorno del pagamento.
Se esiste errore scusabile può ripetere dall’errore che ha ricevuto, altrimenti bisogna rivolgersi al
vero debitore, prevale in caso tutela affidamento del creditore.
Quando la ripetizione non è ammessa allora colui che ha eseguito la prestazione subentrerà nei
diritti del creditore.
Adempimento senza giusta causa (art. 2041-2042)
Art. 2041 azione generale di arricchimento  “Chi, senza giusta causa si è arricchito a danno di
un’altra persona è tenuto, nei limiti dell’arricchimento, a indennizzare quest’ultima della
correlativa diminuzione patrimoniale. Qualora l’arricchimento abbia per oggetto una cosa
determinata, colui che l’ha ricevuta è tenuto a restituirla in natura, se sussiste al tempo della
domanda.”
Da uno stesso identico fatto devono derivare sia l’arricchimento di un soggetto e l’impoverimento
dell’altro, unico fatto produttivo sia dell’arricchimento che dell’impoverimento.
Si può fare riferimento sia ad un vero e proprio incremento patrimoniale, ma anche un risparmio
di spesa. Senza titolo, senza causa, senza una giustificazione, senza un rapporto giuridico
sottostante che provochi il tutto.
Si fa riferimento all’indennizzo, mai formula piena come risarcimento del danno, formula che
individua una somma minore rispetto al risarcimento del danno (danno emergente, lucro
cessante.) Indennizzo trova limite nell’arricchimento o impoverimento ottenuto cioè consiste nella
minor somma fra il pregiudizio e l’arricchimento.
Azione sussidiaria: si può agire con l’azione allorquando non esistano altre azioni giuridiche utili
per ottenere la tutela del proprio diritto, cioè quando il danneggiato non ha altre azioni utili per
tutelare il proprio diritto.

CONTRATTI DEL CONSUMATORE


Prevedono una normativa che sta all’interno del codice del consumo.
Codice del Consumo d.lgs. 205/2006.
Si tratta di un testo unico, codice di carattere settoriale che risponde ad esigenze di
semplificazione.
Solo in caso di lacune normative, si applicheranno le norme della disciplina del contratto in
generale del codice civile (art. 38 codice del consumo, norma di rinvio).
Obiettivo che si pone la disciplina è quello di riequilibrare una debolezza che sta nella diversità di
informazione, una debolezza connaturata ai ruoli svolti nel rapporto giuridico.
Legge che ha origine dal diritto comunitario, europeo.
Introdotti articoli che contemplano disciplina dei contratti del consumatore, poi abrogati
nell’ambito del codice e inseriti nella disciplina quale codice del consumo che rappresenta la
normativa unitaria che riguardano figura consumatore.
Chi è il consumatore?
Persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o
professionale eventualmente svolta (art. 3 comma 1, lettera a codice del consumo).
La nozione di consumo è una nozione contingente e occasionale, chiunque può ritrovarvisi.
Chi è il professionista?
Definito come il “soggetto che agisce nell’esercizio della propria attività imprenditoriale,
commerciale, artigianale o professionale, ovvero un suo intermediario” art.3, lettera c codice del
consumo.
La disciplina dei rapporti fra professionisti e consumatori si applica in caso di attività economica
non occasionale, per applicare quella disciplina.
Necessita pertanto di requisiti organizzativi anche minimi; indipendente da:
1) qualifica di imprenditore;
2) dimensioni attività;
3) prevalenza del lavoro personale;
4) carattere lucrativo o non lucrativo;
LAVORO AUTONOMO E LAVORO DIPENDENTE
Rientra nella nozione generale di “professionista” l’attività di lavoro autonomo NON organizzato in
forma di impresa. Mentre non rientra nell’attività professionale quella del professionista
lavoratore dipendente.
Si autonomo, no dipendente.
Caratteristiche della figura del consumatore sono la natura di persona fisica (sono esclusi gli enti
collettivi) e lo scopo per il quale il soggetto agisce, che deve essere estraneo all’attività
eventualmente svolta.

TEORIA DELLO SCOPO DELL’ATTO


Lo scopo dell’atto estraneo all’attività eventualmente svolta rappresenta il criterio distintivo della
figura del consumatore e quindi, di conseguenza, dell’applicabilità della disciplina del
consumatore.
 La giurisprudenza italiana: ricalca l’orientamento della Corte di Giustizia della CE, colui che si
considera professionista, è colui che conclude un contratto nel quadro della sua attività e non
necessariamente nel diretto esercizio della sua attività/professione.
Un conto è utilizzare il bene nell’esercizio diretto della propria utilità professionale, un conto è
utilizzarlo per fare altro.
Modifica legislativa non recepita dalla giurisprudenza:
- Oggi è consumatore colui che agisce nell’esercizio della sua attività, ma è sufficiente
concludere un contratto “al fine dello svolgimento o per le esigenze di dell’attività” (testualmente
Corte di Cassazione, 13 Luglio 2014 n. 17466, ritiene non applicabile la disciplina dei
“consumatori” all’avvocato che si abbona a riviste giuridiche).
Nozione di consumatore secondo la giurisprudenza:
- Rimanda al soddisfacimento di esigenze della vita quotidiana estranee all’esercizio
dell’attività eventualmente esercitata. Nozione contingente.
Per ricondurre all’attività professionale la contrattazione:
1) Criterio teleologico, con finalità  vedere la funzione attribuita al bene e lo scopo avuto di
mira dall’agente.
2) La funzionalizzazione del contratto all’attività professionale NON può essere ipotetica o
marginale, ma DEVE EMERGERE dalle oggettive circostanze del contratto, essere concreta e attuale
(non rilevando ipotetiche intenzioni o aspettative vaghe non definite quanto a tempi e possibili
realizzazioni – Cass. 8904/2015).

TEORIA DELLO SCOPO e L’USO PROMISCUO


Questo criterio tende ad escludere l’applicabilità della disciplina del d. dei consumatori
ogniqualvolta vi sia qualche collegamento con l’attività latu sensu professionale svolta
dall’oggetto.
Si creano numerosi problemi in caso di atti aventi scopo multiplo o promiscuo (in cui si
sovrappongono scopi professionali e non professionali).
CRITICITÀ  eccessiva rigidità; mancata rilevanza dell’effettiva realtà.
Insoddisfacente teoria dello scopo per i casi di beni con uso multiplo o promiscuo per loro natura.
Per superare contraddizioni la dottrina ha proposto:
- Si dovrebbe valutare lo scopo dell’agire del consumatore, come riferito non tanto alla
destinazione del bene o del servizio oggetto del contratto, ma allo stesso contratto attraverso il
quale l’operazione economica viene effettuata.
Funzione del contratto, non del bene.
Inizialmente non si parlava di pratiche commerciali ma di pubblicità ingannevole, d.lgs. 74/92.
Poi con la nuova direttiva n. 2005/29/CE è stato introdotto il d.lgs. 146 del 2007, disciplina di
carattere generalissimo relativa alle pratiche commerciali.
Art. 18 lett. D definizione legislativa di pratica commerciale: “Qualsiasi azione, omissione,
condotta o dichiarazione, comunicazione commerciale ivi compresa la pubblicità e la
commercializzazione del prodotto, posta in essere da un professionista, in relazione alla
promozione, vendita, o fornitura di un prodotto di consumatori”.
Quali sono le pratiche scorrette e quindi vietate?
Quelle contrarie alla diligenza professionale, pratiche che falsano o sono idonee a falsare il
comportamento economico del consumatore, mi inducono ad acquistare un bene che io non avrei
acquistato.
Per diligenza professionale si deve intendere il “normale grado della specifica competenza ed
attenzione che ragionevolmente i consumatori attendono da un professionista nei loro confronti
rispetto ai principi generali di correttezza e buona fede nel settore d’attività del professionista.”
(art. 18 lett. H)
In ogni caso non serve intenzionalità o negligenza del professionista (dolo o colpa).
Falsare, alterare, distorcere il comportamento:
- Quelle che falsano o sono idonee a falsare in misura apprezzabile il comportamento
economico del consumatore,
- Il riferimento è al “consumatore” medio raggiunto o a cui la pratica è diretta,
- Per “comportamento economico” deve intendersi un comportamento che abbia rilevanza
lesiva di un interesse economico, quindi sul mercato,
- Ex art. 18 lett. e, Falsare significa “alterare sensibilmente la capacità del consumatore di
prendere una decisione consapevole, inducendo pertanto ad assumere una decisione di natura
commerciale che altrimenti non avrebbe intrapreso”.

CONTRATTO A DISTANZA (art. 45 comma 1 lett. G)


Qualsiasi contratto concluso tra il professionista e il consumatore, nel quadro di un regime
organizzato di vendita o di prestazione di servizi a distanza. Senza la presenza fisica e simultanea
del professionista e del consumatore. Mediante l’uso esclusivo di uno o più mezzi di
comunicazione a distanza, fino alla conclusione del contratto, compresa la conclusione del
contratto stesso.
Pericoli derivanti da tale comportamento:
1) La sorpresa, cioè è un’iniziativa di altri/ in momenti deputati ad altro,
2) Al di fuori dell’ambito commerciale, e quindi non a contatto con i prodotti, e pertanto non può
valutarli, né di per sé, né in rapporto alle proprie esigenze.

TUTELA DEL CONSUMATORE


Si ottiene attraverso:
1) obblighi di informazione
2) diritto di recesso di pentimento
3) vincolo di forma scritta
4/05/2022
Clausole vessatorie (art.33)
Sono quelle che, malgrado la buona fede, determinano a carico del consumatore un significativo
squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto.
Tipologie: presunte vessatorie, fino a prova contraria a carico del professionista; vessatorie in
modo assoluto, non serve dimostrare il contrario.
L’elenco serve al giudice per orientarsi nella valutazione, non è esemplificativo.
Valutazione nel complesso dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto e attraverso le singole
clausole; il momento a cui deve fare riferimento è quello della conclusione.
Art. 36 nullità di protezione  è un’eccezione dell’invalidità contrattuale perché può sollevarla
solo il consumatore; è un rimedio tipico del diritto dei consumatori; la rilevabilità d’ufficio è
imputabile solo se è a favore del consumatore.
La nullità non sarà rilevata quando il giudice constati che non è nell’interesse del consumatore; si
ha una specie di convalida del contratto nullo.
Tutela amministrativa  AGCM (autorità generale della concorrenza e del mercato) – controllo
preventivo sulle clausole contenute nel contratto, soprattutto sulle condizioni generali; sia
rilevabile d’ufficio, sia dai professionisti interessati.
Previste sanzioni pecuniarie se on sono rispettate le norme del cod.cons.
Le associazioni dei consumatori possono proporre un’azione inibitoria che mira al non inserimento
delle clausole vessatorie.
La T.A. non esclude la tutela giurisdizionale, risultata meno efficace per i tempi più lunghi.

Vendita dei beni di consumo (art. 128-135 cod.cons.)


3 criteri per individuare l’ambito di applicazione:
 tipo di contratto: non si fa riferimento solo alla vendita (permuta, appalto, somministrazione,
opera); tutti gli altri contratti finalizzati alla fornitura di beni di consumo da produrre; tipici o
atipici;
 tipo di beni oggetto del contratto: qualsiasi bene mobile prodotto in serie o singolarmente;
sono compresi anche i beni usati;
 soggetti coinvolti.
Superamento dei rimedi tradizionali del c.c. in materia di vendita – secondo quest’ultimo, solo due
garanzie: per vizi e per evizione (pretesa di terzi).
Introduce l’obbligo del venditore di consegnare il bene conforme al contratto; responsabilità più
ampia del venditore che deve rispondere di qualsiasi danno del bene al momento della consegna,
sia che dipenda da dolo o colpa. Dovuta se il difetto si presenta entro 2 anni dalla consegna,
purché sia denunciato entro 2 mesi dalla scoperta, con presunzione di esistenza al momento della
consegna se si manifesta entro i 6 mesi.
Nuovo concetto di “difetto di conformità” = inesattezze quantitative e qualitative che colpiscono il
bene e le prestazioni accessorie (imballaggio); esclusi vizi giuridici relativi ai diritti dei terzi fatti
valere sulla cosa – si applica il c.c.
Un bene conforme deve essere idoneo (coesistenza di queste caratteristiche):
 all’uso cui è destinato, alla descrizione e alle caratteristiche del modello proposto;
 alle prestazioni abituali che il consumatore ragionevolmente si aspetti;
 al rispetto delle dichiarazioni pubbliche, pubblicità, etichettatura;
 all’uso particolare, se il consumatore lo abbia dichiarato al venditore.
Gerarchia dei rimedi  riparazione o sostituzione del bene (a scelta del consumatore); solo in
seguito può chiedere, a sua scelta, una congrua riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto,
a condizione che la riparazione/sostituzione siano: impossibili – eccessivamente onerose – non in
tempi ragionevoli – se il bene mantenga notevoli inconvenienti residui;

Diritto di regresso
Diritto del venditore per quanto è stato obbligato a corrispondere al consumatore/fornitore; può
pretendere ciò che è stato costretto a dare come garanzia.
Si prescrive in 1 anno.
È un diritto disponibile, quindi oggetto di rinuncia.
Non è ammessa l’azione diretta del consumatore/fornitore; è possibile agire in rivalsa verso gli
intermediari e il produttore per un difetto a loro impugnabile.
Limitato nel quantum a quanto prestato dal venditore; è escluso eventuale maggior danno subito
dal venditore.
È una responsabilità contrattuale; onere probatorio secondo regime ordinario; per il creditore è
sufficiente allegare il difetto e la garanzia che ha dovuto prestare e il debitore dovrà provare
l’estraneità del proprio comportamento.
RESPONSABILITÀ CIVILE
(r. extracontrattuale)

Complesso di fatti illeciti in presenza dei quali nasce l’obbligazione di risarcire il danno, a carico di
chi ha provocato un danno ingiusto al terzo.
Fatto illecito  fonte di obbligazione risarcitoria.
Non qualsiasi danno! Solo il danno ingiusto è risarcibile.
Inizialmente gli venne attribuita una funzione sanzionatoria contro un comportamento anomalo
dell’agente danneggiante che nell’agire violava il principio del neminem laedere.
Questa funzione è andata scemando per acquisire funzioni ripristinatorie del patrimonio
danneggiato, anche se di recente si è assistito a una tendenza al recupero della prima.
Meccanismo per misurare il danno nell’ottica per cui il danneggiato non può arricchirsi, quindi la
valutazione deve effettuarsi anche guardando il lato positivo che ne è derivato (x es. muore marito
e la moglie prende la pensione; se non fosse morto, non si sarebbe corrisposta la pensione).
Dipende se il risarcimento deriva dalla stessa fonte oppure no (x es. marito investito; risarcimento
dal guidatore e pensione dallo Stato).
Le SS.UU della Cass. criterio di funzionalità del beneficio collaterale  attesta l’esistenza del
principio della “compensatio lucricum danno”, tracciandone i confini: se la funzione è risarcitoria,
le poste non sono cumulabili, ma se ha funzione diversa allora le due poste sono cumulabili.
Rimane il criterio dell’antigiuridicità, non necessariamente della condotta, ma almeno del risultato.
La colpa rimane il criterio essenziale.
Non avvantaggia il danneggiante perché esiste l’azione di regresso/surroga.

Art. 2043 risarcimento per fatto illecito  la responsabilità nasce da un evento dannoso; è una
condotta atipica (non esiste descrizione – qualunque fatto può generare un danno ingiusto).
Elementi necessari:
 non qualsiasi danno, ma il danno ingiusto che colpisce situazioni ritenute meritevoli di tutela
dall’ordinamento (diritti soggettivi/reali/assoluti);
 nesso di causalità;
 evento imputabile al terzo.
Imputabilità:
È rilevante l’elemento soggettivo: comportamento realizzato con dolo o con colpa (criteri di
imputazione).
È necessario essere capaci di intendere e di volere: concreta idoneità ad avvalersi delle facoltà
mentali per valutare l’atto e avere autodeterminazione nella decisione; se manca di proposito, il
soggetto resta ugualmente imputabile.
L’obbligazione risarcitoria può cadere anche sull’incapace (minore), che al contrario non può
essere responsabile contrattualmente. Perché? Distinta funzione soggettiva: nella r. civile
l’obiettivo è tutelare il danneggiato; nella r. contrattuale si tutela il contraente.
Se manca la capacità di intendere e di volere o il soggetto è un minore, si deve indagare sulla
responsabilità del soggetto che doveva sorvegliare l’incapace/minore.
5/05/2022
Criteri di imputazione: COLPA e DOLO
COLPA  evento lesivo non voluto anche se previsto, caratterizzato da un atteggiamento di
negligenza imprudenza, imperizia (attività professionali) o inosservanza di leggi/regolamenti.
Più diffuso perché dimostrare la volontà di arrecare un danno a un terzo è difficile.
Spesso quando si parla di pregiudizio colposo si dice negligenza.
Rileva in termini di valutazione del comportamento tenuto dal soggetto in riferimento ad un
modello – modello di comparazione è la diligenza media (art. 1176 c.c. residuale o prevalente).
È sempre possibile promuovere una domanda di risarcimento danno, sia come responsabilità
contrattuale che extracontrattuale; a volte nella pratica si fa perché ci sono oneri probatori diversi
a seconda del tipo di responsabilità (+ contrattuale).
In genere è commissiva (comportamento attivo); quando è omissiva deve esserci una norma che
imponeva al soggetto di attivarsi (omissione di soccorso).
La valutazione deve avvenire in base a parametri oggettivi; esclude graduazioni della colpa anche
se esistono ipotesi di “colpa grave” (x es. art. 2236 c.c.).
La prova è a carico del danneggiato.

DOLO  intenzionalità, coscienza di porre in essere un evento lesivo; rileva il dato psicologico.
Non basta la semplice previsione dell’evento, ma serve la consapevole assunzione dello stesso
quale esito dell’azione; necessita animus nocendi, spesso difficile da dimostrare.
Più rara la responsabilità civile con dolo.

Cause di giustificazione: impediscono la venuta ad esistenza della fattispecie illecita.


I fatti illeciti non sono necessariamente delle condotte antigiuridiche (antigiuridicità – danno
ingiusto), pertanto le cause di giustificazione non mirano a rimuovere l’antigiuridicità della
condotta, ma attribuiscono rilevanza giuridica a certe circostanze che, pur in presenza di un danno
ingiusto, impediscono il perfezionamento della fattispecie dell’art. 2043 c.c.
La risposta dell’ordinamento è diversa a seconda delle situazioni:
a) esercizio di un diritto e adempimento di un dovere (art. 51 c.p.)
b) legittima difesa (art. 2044 c.c.)
c) consenso dell’avente diritto
d) stato di necessità (art. 2045 c.c.)

A. L’esercizio di un diritto o l’adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da un


ordine legittimo della P.A., esclude la punibilità.
Se un fatto costituente reato è commesso per ordine dell’autorità, del reato risponde sempre il
pubblico ufficiale che ha dato l’ordine. Risponde del reato altresì chi ha eseguito l’ordine, salvo che
per errore di fatto abbia ritenuto di obbedire a un ordine legittimo.
Non è punibile chi esegue l’ordine illegittimo quando la legge non gli consente alcun sindacato
sulla legittimità dell’ordine.
Non basta invocare l’esercizio di un proprio diritto, ma rileva il modo in cui si è esercitato il diritto:
soltanto quando la produzione del danno è inevitabile ai fini dell’esercizio del diritto esso vale
come causa di giustificazione, come causa ostativa al sorgere dell’obbligazione risarcitoria (x es.
diritto di cronaca – immissioni – accesso al fondo).
B. Ante riforma: “Non è responsabile chi cagiona il danno per legittima difesa di sé o di altri”.
Post riforma (2019): si è costretti a cagionare un danno ingiusto all’aggressore per respingere la
sua offesa attuale ingiusta; se vi è proporzione fra reazione e offesa, nessuna tutela all’aggressore
danneggiato; con la riforma, introdotta la legittima difesa domiciliare.
Per alcuni, quando si è aggrediti nel proprio domicilio la legittima difesa è sempre proporzionata
all’offesa. Si può respingere l’intrusione violenta o minacciosa, senza essere punibili per aver agito
in situazione di minorata difesa o in stato di grave turbamento di pericolo in atto.
Chi è assolto penalmente non ha obbligo di risarcimento del danno; i parenti del ladro non
possono chiedere risarcimenti.

D. Fatto dannoso da chi vi è stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di
un danno grave alla persona, e il pericolo non è stato da lui volontariamente causato né era
altrimenti evitabile, al danneggiato è dovuta un’indennità valutata secondo l’equo
apprezzamento del giudice.
Se il pericolo dipende dal fatto colposo o doloso del terzo: indennità dovuta dal danneggiante e
risarcimento (differenziale) a carico del terzo; il danneggiante può proporre un’azione di rivalsa sul
terzo (x es. infortunio sul lavoro – assicurazione per funzionalità della copertura del rischio
professionale) (danno differenziale = differenza tra indennità e il risarcimento del danno liquidato;
l’indennità è più bassa di solito; stesso danno valutato in modo diverso; danni complementari =
non compresi dall’assicurazione).

Nesso di causalità
Legame fra l’evento dannoso e le circostanze che rilevano quali possibili criteri di imputazione; il
danno deve risultare cagionato dal fatto illecito – colposo o doloso – o da circostanze rilevanti per
legge – responsabilità oggettiva.
Individuare il legame che si manifesta in 2 momenti diversi:
1. accertamento del danno-evento: rileva ai fini dell’attribuzione di responsabilità di un
soggetto e permette di individuare la completa sequenza degli eventi;
2. accertamento del danno-conseguenza: si quantifica il danno, si determina il contenuto
dell’obbligazione risarcitoria (quantum).
Problema sotto 2 profili perché 2 sono i significati di danno (art. 2043 c.c. danno ingiusto – lesione
ingiusta cagionata ad altri; danno risarcibile – perdita che va rimossa). Come risolverlo?
| È necessaria la verifica del legame fra fatto ed evento dannoso ed eventi pregressi, rilevanti
attraverso l’applicazione combinata della teoria della “condicio sine qua non” e della causalità
adeguata (causalità materiale: evento/danno).
| Successiva individuazione delle conseguenze dannose (causalità giuridica: danno/conseguenze);
solo questo aspetto ha delle norme di riferimento, mentre la prima parte no.
Solo il problema della quantificazione è risolto dal ex art. 2056 c.c. che è norma di rinvio ai criteri
relativi alla determinazione del danno contrattuale (art. 1223, 1226, 1227 c.c.).
L’accertamento del nesso, legame materiale fra due eventi, è frutto della dottrina e della
giurisprudenza: criterio della causalità adeguata  la condotta-evento deve essere una
condizione sufficiente/adeguata al prodursi di una conseguenza; se non la genera
immediatamente, deve provocare una condizione a cui è collegato il danno.
Valutato secondo un rapporto di sequenza costante sulla base dell’esperienza comune, intesa
come ciò che normalmente accade – se interviene un evento straordinario, il nesso di causalità si
interrompe e gli eventuali ulteriori danni non sono più ascrivibili al primo responsabile.
Comparazione con un modello di esperienza: nell’ambito della r.c. si segue la regola del “più
probabile che non”, cioè la preponderanza dell’evidenza (≠ r.p. “oltre ogni ragionevole dubbio”).
In caso di concause, quando ci sono più cause che avrebbero potuto essere l’origine di quel danno,
il principio dell’equivalenza va temperato dal criterio di causalità adeguata.
Ciò che rileva è che l’evento sia prevedibile in base alle regole statistiche e sceintifiche; dalla
prevedibilità discende un giudizio di non improbabilità dell’evento; se è prevedibile non può
essere improbabile.
Ciò che muta sostanzialmente tra il processo penale e civile è la regola probatoria.
Art. 2055 c.c. possibile responsabilità solidale  se il fatto dannoso è imputabile a più di un
soggetto, tutti sono obbligate in solido al risarcimento del danno. Colui che ha risarcito il danno ha
regresso contro ciascuno degli altri, nella misura determinata dalla gravità della rispettiva colpa e
dall’entità delle conseguenze derivate; nel dubbio, le singole colpe si presumono uguali; non
rilevano i diversi criteri di imputazione.
Ai fini dell’applicazione del 2055, è sufficiente la consumazione di un unico fatto dannoso alla cui
produzione abbiano concorso con efficacia causale più condotte; l’unicità non va intesa come
identità delle azioni o delle norme violate.

RESPONSABILITÀ OGGETTIVA
Art. 2047-2054 c.c.
Casi in cui la legge rende irrilevante la colpa.
Il costo del danno è a carico di un soggetto che non necessariamente è autore della condotta
colpevole, ma è:
 esposto al rischio;
 il più idoneo, secondo l’ordinamento, a sopportare il costo del danno;
 colui che aveva la possibilità di valutazione attraverso l’analisi costi/benefici.
Regimi speciali di responsabilità:
 Responsabilità genitori – tutori – precettori (2048); no responsabilità oggettiva
 Responsabilità padroni e committenti (2049)
 Responsabilità per l’esercizio di attività pericolose (2050)
 Danni cagionati da cose in custodia o animali (2051-2051)
 Rovina di edifici (2053)
 Circolazione di veicoli (2054)
 Responsabilità da prodotto difettoso (L.224/88)
Art. 2049 c.c. evoluzione  è l’esempio più forte di r. oggettiva; necessaria l’esistenza di un
rapporto subordinato – criterio di imputazione fondato sul rischio d’impresa.
Nel tempo la norma si è espansa: è sufficiente la presenza di un’organizzazione e si imputa al
soggetto organizzatore purché l’autore dell’atto illecito fosse a) legato da un rapporto di
preposizione b) il danno si verifichi durante l’esercizio delle incombenze; no prova liberatoria.
Cass. 10/08/2016 n.16887

Art. 2050 c.c.  l’attività che rivela notevole potenzialità di danno muta con l’avanzare della
tecnica e scienza; si tratta di r. oggettiva perché il criterio di imputazione è diverso dalla colpa.
Prova liberatoria consiste nel dimostrare di aver organizzato l’attività al meglio secondo le
conoscenze del tempo.
Art. 2051-2052 c.c.  la prova liberatoria è il caso fortuito, un evento esterno che interrompe il
nesso causale. La cosa/animale deve aver avuto ruolo attivo e non semplice occasione, ma non
deve essere pericolosa/o.
La responsabilità cade su chi ha la custodia della cosa (effettiva disponibilità giuridica e di fatto).
È responsabile il proprietario o chi si serve dell’animale; se sottoposto al controllo può anche
essere sfuggito alla custodia: si è responsabili anche se l’animale è smarrito o scappato (non se
selvatico).

Art. 2053 c.c.  r. oggettiva; il proprietario (anche se godimento/custodia è di un altro)


dell’edificio risponde dei danni che esso produce, anche se vi è una rovina totale o parziale; prova
liberatoria: mancanza di vizio di manutenzione o costruzione, evento imprevedibile e inevitabile.

Art. 2054 c.c.  veicoli senza rotaie – circolazione di autoveicoli, motocicli, biciclette; comprende
soste, fermate e parcheggi; Responsabile il conducente, salvo che provi di aver fatto tutto il
possibile per evitare il danno; non basta la diligenza e l’osservanza del codice stradale.
Nello scontro tra veicoli si ha la presunzione di uguale concorso di colpa; prova liberatoria aver
fatto il possibile per evitare il danno.
R. oggettiva del proprietario o usufruttuario o acquirente con riservato dominio in solido con
conducente: prova liberatoria è la circolazione/loro volontà.
Se vizio di manutenzione o costruzione, anche se sconosciuto, il proprietario risponderà e anche il
conducente fino a prova contraria.

L. 224/88 e d.leg 206/2005 nel cod.cons.  vale per ogni consumatore, in capo al produttore solo
per beni mobili e per problemi legati alla sicurezza del bene; l’onere a carico del consumatore è
dimostrazione che il danno è derivato dall’utilizzo del bene. Prova liberatoria escludere nesso di
causalità o rischi da sviluppo (le conoscenze tecniche /scientifiche del momento della messa in
circolazione).

Responsabilità per fatto illecito altrui  prova liberatoria: non aver potuto impedire il fatto.
Ex art. 2047 incapace di intendere e di volere; il responsabile è il sorvegliante e gli si richiede un
dovere di vigilanza adeguato all’età, all’irrequietezza, alla situazione/contesto.
Ex art. 2048 minore, incapace legale, ma capace di intendere e di dovere e quindi imputabile;
responsabile risponde in solido del danno provocato al terzo; culpa in vigilando (insegnanti) o
culpa in educando (genitori); presunzione di colpa a carico dei genitori e dei maestri; prove
liberatorie difficili “non aver potuto impedire il danno”. No responsabilità oggettiva.
Cass. SS.UU. 27/06/2002 n.9346
La presunzione di responsabilità posta dall’art. 2048 c.c. 2c, a carico dei precettori trova
applicazione limitatamente al danno cagionato ad un terzo dal fatto illecito dell’allievo; essa
pertanto non è invocabile al fine di ottenere il risarcimento del danno che l’allievo abbia con la sua
condotta cagionato a sé stesso  se un bambino sale sul banco e cade, si può applicare una forma
di r. contrattuale perché iscrivendo il bambino a scuola, si obbligano gli insegnanti a vigilare.
Il rapporto fra precettore e allievo si instaura per contatto sociale quindi un rapporto giuridico
dove l’insegnante assume anche l’obbligo di protezione e vigilanza sul minore; il legittimato
passivo è sempre e solo il Ministero della Pubblica Istruzione; applicabile regime probatorio del
1218.

2047-2048: responsabilità per fatto illecito altrui con prova liberatoria (non aver potuto impedire il
danno); colpa presunta in vigilando e in educando.
2049-2054: responsabilità oggettiva; criterio d’imputazione prescinde dalla colpa; non basta
mostrare la diligenza media, serve dimostrare di non aver potuto evitare il danno o il caso fortuito.

Danno ingiusto (art. 2043 c.c.)


L’elemento per identificarlo è legato alla lesione di diritti soggettivi/assoluti (reali, alla persona);
veniva esclusa la risarcibilità della lesione dei diritti relativi (di credito).
Nel tempo, lentamente, il concetto di d.i. si evolve, considerando che nella realtà spesso accade
che la stessa condotta può provocare diversi danni.
L’unico danno rilevante -quindi risarcibile- è quello ingiusto  si inizia a pensare che il danno
ingiusto sia quello che leda una situazione giuridicamente rilevante.
È riconosciuto risarcibile il danno per inadempimento cagionato dal comportamento colposo del
terzo che impedisce al debitore di adempiere una prestazione infungibile (diritti di credito).
[caso Superga 1949 poi caso Meroni 1967].
In un tempo successivo diventa rilevante, oltre al risarcimento dei diritti di credito, anche il
risarcimento degli interessi legittimi, in virtù del fatto che esiste in capo al soggetto un diritto al
risarcimento del danno ingiusto indipendentemente dalla natura della posizione giuridica violata.
Deve essere giuridicamente rilevante e meritevole di tutela.
Il giudice amministrativo può condannare la P.A. a risarcire il danno, assumendo come prova
quelle valide nel processo civile – prima, una volta accertata l’illegittimità dell’atto della P.A., si
iniziava un’azione davanti al giudice ordinario.
Nel 2008 viene riconosciuto risarcibile anche a prescindere dall’illegittimità dell’atto
amministrativo; la P.A. viene equiparata ad un privato.
Si ampliano ulteriormente le lesioni risarcibili:
 lesioni a situazioni di fatto, spoglio o turbativa di situazioni del possesso o della detenzione
qualificata, anche se non sei proprietario;
 lesione di aspettative legittime – perdita della prestazione erogata dal danneggiato, e semplici
– perdita di chance di conseguire un risultato utile.
 Lesione di vincoli di solidarietà economico affettiva, danno ai soggetti legati da vincoli di
parentela.
Tribunale di Salerno 13/12/2019 n.2905:
Il creditore che voglia ottenere, oltre il rimborso delle spese, anche quello per lesione di perdita di
chance – concreta ed effettiva occasione favorevole di conseguire un determinato bene – ha
l’onere di provare, anche solo in modo presuntivo o per probabilità, la realizzazione in concreto di
alcuni dei presupposti per il raggiungimento del risultato sperato e impedito dalla condotta illecita.
L’onere probatorio  il lavoratore, che voglia ottenere il rimborso per perdita di chance, ha
l’onere di provare gli elementi atti a dimostrare la possibilità che avrebbe avuto di conseguire il
risultato.
In conclusione:
Ampliamento ipotesi risarcitorie; atipicità del danno extracontrattuale.
Danno risarcibile
 Danno patrimoniale
 Danno non-patrimoniale
Si identifica con le conseguenze pregiudizievoli che dall’ingiusta lesione discendono e determinano
in concreto l’obbligazione risarcitoria.

DANNO PATRIMONIALE  è più semplice individuarlo perché il 2056 rinvia ai criteri che fungono
da linee guida per l’interprete per quantificare il danno (art. 1223 danno emergente e lucro
cessante, 1226 valutazione equitativa del giudice, 1227 concorso del fatto colposo del
danneggiato). Si riflette in un’immeditata valutazione economica. È danno atipico.

DANNO NON-PATRIMONIALE (art. 2059 c.c.)  risarcito solo nei casi determinati dalla legge
(quelli in cui il comportamento sia rilevabile penalmente); danno tipico.
Si ricava in negativo, quindi è non-patrimoniale ciò che non è definibile danno patrimoniale.
Non è direttamente economicamente valutabile, quindi si fa riferimento a lesioni di valori inerenti
alla persona.
Nel tempo l’art. 2059 è stato sottoposto più volte all’esame della Corte Costituzionale, dandone
diverse letture  Inizialmente era ritenuto non-patrimoniale solo il danno morale. Nel 2003 in
seguito a diverse contestazioni, si arriva alle sentenze gemelle: si ridefiniscono presupposti e
contenuti; si va oltre la lettura testuale e si ritengono rilevanti, oltre ai danni morali, anche i casi in
cui il fatto illecito abbia leso un valore o di rilievo costituzionale non suscettibile di valutazione
economica.
Il danno non-patrimoniale era distinto in 3 categorie: danno morale subiettivo, danno biologico,
danno esistenziale (valore a-reddituale)  nel 2008 il danno n.p. è riconosciuto categoria
generale non suddivisibile in sottocategorie variamente etichettate; vengono comunque
riconosciuti i vari danni, ma non come categorie definite perché in quel modo il danno non-p.
diventava atipico.
La nuova lettura consente la riparazione dei danni non-patrimoniali nei casi determinati dalla
legge, nel presupposto della sussistenza di tutti gli elementi costitutivi della struttura dell’illecito
civile, ricavabili nell’art. 2043 c.c. (condotta, nesso-causalità, danno ingiusto…).
Danno biologico  lesione medicalmente accertabile del diritto alla salute (art. 32 Cost.).
Riconosciuto per la prima volta nell’86.
Principale problema: liquidazione, che non può violare il principio di uniformità pecuniaria del
risarcimento del danno alla persona (2012).
In assenza di criteri stabiliti dalla legge, è necessario procedere alla valutazione equitativa; il
giudice doveva valutare adeguatamente le circostanze e applicare l’uniformità di giudizio  i
tribunali che non avevano proprie tabelle, richiamavano quelle milanesi, quindi si imposero su
tutto il territorio; è possibile dissociarsi – Roma.
In concreto il danno viene liquidato in riferimento all’invalidità temporanea che consiste nei giorni
necessari per la guarigione e per il ritorno alla normale attività e all’invalidità permanente che
viene liquidata uguale per ogni cittadino rispetto al grado di invalidità.
Diventa risarcibile anche il danno n.p. dei congiunti  danno biologico iure proprio; iure
hereditatis; se morte rapida e istantanea non viene riconosciuto (ultimi tempi danno catastrofale).

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