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Programma:
Nozioni generali ed introduttive allo studio del diritto privato (fonti del
diritto, interpretazione della legge, norma giuridica, situazioni
giuridiche soggettive); disciplina delle persone e della famiglia (libro I
del codice civile). Disciplina delle successioni e delle donazioni (libro
II del codice civile). Disciplina dei beni: categorie dei beni. Proprietà.
Diritti reali di godimento. Possesso (libro III del codice civile).
Disciplina delle obbligazioni in generale. Disciplina dei contratti in
generale con cenni alla teoria del negozio giuridico. I singoli contratti
disciplinati nel libro IV del codice civile ad esclusione dei contratti
bancari. Disciplina delle promesse unilaterali, dei titoli di credito
(cenni generali), della gestione di affari altrui, del pagamento
dell'indebito, dell'arricchimento senza causa. Cenni alla disciplina
degli assegni. Disciplina del fatto illecito (libro IV del codice civile).
Disciplina della trascrizione. Disciplina delle prove civili. Disciplina
della prescrizione e della decadenza. Disciplina della responsabilità
patrimoniale, delle cause di prelazione e della garanzia patrimoniale.
Disciplina della tutela giurisdizionale dei diritti (libro VI del codice
civile).
+ H. KELSEN, Lineamenti per una dottrina pura del diritto, Einaudi, 2000 (con
esclusione dei capitoli VI, VII, VIII e dell’appendice)
'E escluso dal programma lo studio dei titoli di credito (ad eccezione
dei cenni generali sopra indicati), dell'impresa, del lavoro
dipendente, dell'azienda, del diritto d'autore e della concorrenza, dei
consorzi e delle società, dei contratti di borsa e dell'intermediazione
finanziaria, delle procedure concorsuali.
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Nozioni preliminari
L’ordinamento giuridico (cap I)
Ogni comunità umana necessita di una serie di norme che disciplinino i rapporti tra
gli individui. Un aggregazione umana da luogo ad una societas (gruppo
organizzato) al verificarsi di 3 condizioni :
Nella “Teoria pura del diritto” Kelsen racchiude in una piramide la gerarchia delle
fonti del diritto, ciò che proviene da queste fonti è una norma giuridica.
Le norme prodotte da una fonte che sta sotto devono essere compatibili con la
fonte superiore. (es: La legge ordinaria esiste perché lo prevede la costituzione.
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GRUNDNORM
se A allora B
A - fattispecie: descrizione del fatto, parte ipotetica della norma, come il legislatore
immagina un certo fatto, astrazione di un fatto futuro, ipotetico.
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Es: art. cc. 2043: risarcimento per fatto illecito - Qualunque fatto doloso o colposo,
che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a
risarcire il danno.
Più è scarna la descrizione dei fatti, maggiori sono i casi a cui la norma si applica.
Può essere inoltre astratta, che indica cioè l’astratta previsione normativa relativa a
quell’accadimento, individuando gli effetti giuridici da esso prodotti; o concreta,
che individua il singolo fatto che si è verificato.
Es: art. cc 926: Migrazione colombi, conigli e pesci - I conigli o pesci che passano
ad un'altra conigliera o peschiera si acquistano dal proprietario di queste, purché
non vi siano stati attirati con arte o con frode - Fatto inumano, naturale.
ES: art. cc. 932: Tesoro è qualunque cosa mobile di pregio, nascosta o sotterrata, di
cui nessuno può provare d'essere proprietario.
Il tesoro appartiene al proprietario del fondo in cui si trova [art. 826, 922 c.c.]. Se il
tesoro è trovato nel fondo altrui, purché sia stato scoperto per solo effetto del caso,
spetta per metà al proprietario del fondo [artt. 959, 988 c.c.; art. 647, n. 2 c.p.] e per
metà al ritrovatore. La stessa disposizione si applica se il tesoro è scoperto in una
cosa mobile altrui.
Per il ritrovamento degli oggetti d'interesse storico, archeologico, paletnologico,
paleontologico e artistico si osservano le disposizioni delle leggi speciali. - fatto
dovuto al caso.
Nel caso in cui l’uomo manifesta la volontà sia di compiere il fatto che
controllarne l’effetto (es: contratto, matrimonio, testamento) si parla di negozi
giudici .
art. cc. 428: Atti compiuti da persona incapace di intendere o di volere - Gli atti
compiuti da persona che, sebbene non interdetta, si provi essere stata per qualsiasi
causa, anche transitoria, incapace d'intendere o di volere al momento in cui gli atti
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sono stati compiuti, possono essere annullati su istanza della persona medesima o
dei suoi eredi o aventi causa, se ne risulta un grave pregiudizio all’autore.
L'annullamento dei contratti non può essere pronunziato se non quando, per il
pregiudizio che sia derivato o possa derivare alla persona incapace d'intendere o di
volere o per la qualità del contratto o altrimenti, risulta la malafede dell'altro
contraente. […]
Se nel contratto tra le due parti l’una è in stato di malevolità nei confronti dell’altro
il contratto è invalido.
• In caso di diritto soggettivo assoluto il titolare può far valerlo nei confronti di
ogni consociato, non ha come riferimento un singolo titolare della situazione
sfavorevole. es: diritto di proprietà.
L’obbligo può essere positivo o negativo (divieto).
es: art. cc. 6 e 7 Diritto al nome e Tutela al diritto di nome si parla in questo caso di
diritto assoluto.
Art. cc 944: Avulsione - Se un fiume o torrente stacca per forza istantanea una parte
considerevole e riconoscibile di un fondo contiguo al suo corso e la trasporta verso
un fondo inferiore o verso l'opposta riva, il proprietario del fondo al quale si e' unita
la parte staccata ne acquista la proprietà. Deve pero' pagare all'altro proprietario
un'indennità nei limiti del maggior valore recato al fondo dall’avulsione.
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(se A allora B)
es: art. cc 2697: Onere della prova - Chi vuol far valere un diritto in giudizio deve
provare i fatti che ne costituiscono il fondamento.Chi eccepisce l'inefficacia di tali
fatti ovvero eccepisce che il diritto si e' modificato o estinto deve provare i fatti su
cui l'eccezione si fonda.
Colui che deve dare prova dei fatti non è responsabile nel caso in cui in riesca a
rappresentarli.
es: art. cc 1111: scioglimento della comunione - Ciascuno dei partecipanti può
sempre domandare lo scioglimento della comunione; l'autorità giudiziaria può
stabilire una congrua dilazione, in ogni caso non superiore a cinque anni, se
l'immediato scioglimento può pregiudicare gli interessi degli altri. […]
Il titolare del diritto di comunione può chiedere lo scioglimento ma questo non
comporta un obbligo nei confronti degli altri titolari.
es: art. cc. 874: comunione forzosa del muro sul confine - Il proprietario di un fondo
contiguo al muro altrui può chiederne la comunione per tutta l'altezza o per parte di
essa, purché lo faccia per tutta l'estensione della sua proprietà. Per ottenere la
comunione deve pagare la meta' del valore del muro, o della parte di muro resa
comune, e la meta' del valore del suolo su cui il muro e' costruito. Deve inoltre
eseguire le opere che occorrono per non danneggiare il vicino.
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• Equità: “giustizia al caso singolo”, criterio decisionale il cui ricorso è possibile
solo in casi eccezionali.
La legge stabilisce che il giudice nel decidere le controversie debba seguire le
norme del diritto, e possa discostarsene solo quando la legge gli attribuisca il
potere di decidere secondo equità.
Ciò avviene ad esempio nelle cause di minor valore. Ammessa la possibilità di
ricorso all’equità il giudice non deve far valere le sue concezioni personali ma
deve ispirarsi a quelle dell’ordinamento vigente e a come si sarebbe
comportato il legislatore se avesse potuto prevedere il caso.
• Difesa dell’ordinamento
• misure repressive
Tra i due diritti a volte il confine è incerto, ad esempio lo Stato può avocare a sé la
realizzazione di alcune funzioni prima di lasciarle ai privati, esistono inoltre stessi
fatti regolati sia dal diritto pubblico che privato.
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• Fonti delle norme giuridiche
- Fonti legali di produzione Atti ( fonti espresse nell’attività di un organo/ente col
potere di produrre norme) e fatti idonei a produrre diritto.
I principi supremi della Cost. non sono suscettibili a revisione e limitano il potere
dello stesso legislatore costituzionale.
La legge ordinaria non può modificare la Cost. o altra legge di rango costituzionale
(es: Diritto internazionale consuetudinario art 10 Cost)
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Alle leggi sono subordinati regolamenti, norme corporative(non più in uso dopo la
dissoluzione del sistema corporativo fascista), e usi.
• Fonti comunitarie
L’art 11 Cost. prevede che alla stregua della valenza dei sopracitati contratti sono
ammissibili limitazioni alla sovranità nazionale per consentire la partecipazione
dell’Italia ad organizzazioni nazionali.
La CGUE ha ribadito che gli organi nazionali devono fare il necessario affinché
venga applicato il diritto di fonti comunitarie e che venga applicata l’interpretazione
fornita dalla CGUE.
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• Consuetudine (nel codice civile chiamata Uso)
Uso normativo: norma giuridica che costituisce fonte di diritti tra privati. Determina
una presunzione semplice ( argomento provato in una data circostanza attraverso il
cui si prova un’altra circostanza sfornita di prova diretta).
• Il codice civile regola soggetti, beni e diritti sulle cose, attività e i principi
fondamentali sulla responsabilità civile.
L’entrata in vigore delle leggi richiede oltre che l’approvazione da parte delle due
camere, la promulgazione dal Presidente della Repubblica, la pubblicazione nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica, Vacatio legis il decorso di 15 giorni circa dalla
pubblicazione all’entrata in vigore.
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Con la pubblicazione la legge si ritiene conosciuta e diventa e diventa obbligatoria
per tutti. Ignorantia iuris non exscusat.
• Abrogazione
Una legge viene abrogata quando un nuovo atto dispone che ne cessi l’efficacia.
Una legge può essere abrogata da un legge posteriore di pari valore giuridico.
L’abrogazione di una norma che aveva a sua volta abrogato una norma precedente
non fa rivivere quest’ultima salvo che sia espressamente disposto, si parla allora di
norma ripristinatoria.
La Corte Cost. può giustificare l’efficacia retroattiva nel caso in cui ciò serva a
tutelare diritti di rilievo costituzionale o a tutela della Convenzione Europea dei
diritti dell’uomo.
• Successioni di leggi
Norme transitorie Mediante le quali il legislatore regola il passaggio tra legge
vecchia e nuova. La nuova legge non può colpire i diritti quesiti (già entrati nel
patrimonio di un soggetto).
Teoria del fatto compiuto La legge non si applica a fattispecie realizzatesi prima
della sua entrata in vigore.(salvo diverse disposizioni)
Nel caso di rapporti pendenti (rapporti che sono ancora ineseguiti da entrambe le
parti al momento della dichiarazione di fallimento; si tratta pertanto di rapporti sorti,
ma non ancora esauriti) bisogna risalire alla volontà del legislatore.
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Ultrattività Disposizione che stabilisce che atti compiuti in vigore di una nuova
normativa sia regolati da una legge anteriore.
Dottrinale (prof, studiosi, studenti…) con essa si studia la legge, non è vincolante,
altri si possono discostare da tale interpretazione.
Occorre sempre risalire alla volontà del legislatore e comprendere la ratio legis.
Si può ricorrere alla gerarchia delle fonti , criteri logici e di specialità per risolvere la
situazione di conflitto nella formulazione di più leggi.
Tra i vari significati possibili bisogna scegliere quello conforme alla costituzione.
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•Interpretazione teologica: valuta non solo il significati proprio delle parole ma la
ratio legis (aiuta a scegliere tra i vari significati attribuibili quello più adatto al caso
in analisi), la finalità obiettiva.
criterio logico:
- argomentum a contrario: esclude dalla norma quello che pare non espressamente
compreso
criterio storico: analisi delle motivazioni con cui un istituto è stato introdotto in un
sistema giuridico precedente.
criterio equitativo evitare intepr. che contrastino con il senso di giustizia della
collettività.
Si fonda su un’identità di ratio. Riconosce di una finalità della norma positiva che ne
giustifica l’operare anche un caso simile ma non contemplato dalla legge.
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Si tratta di norme che stabiliscono quale tra varie leggi nazionali vada applicata in
ogni singola ipotesi, ma:
È l’insieme delle norme che il giudice italiano deve applicare, nel caso in cui debba
regolare una controversia relativa ad una fattispecie che presenti elementi di
estraneità al nostro ordinamento giuridico, per individuare l’ordinamento giuridico in
base al quale deve essere decisa la controversia. Opera secondo la tecnica di
rinvio.
Sono state nel tempo elaborate convenzioni di d.i.p uniforme, regole comuni per
gli aderenti.
Le fonti del d.i.p italiano sono: le fonti europee, i regolamenti che disciplinano
fenomeni di rilevanza transnazionale nel rapporto tra gli stati membri.
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4. filiazione Regolata dalla legge dello stato di cui uno dei genitori è cittadino al
momento della nascita.
5. unione civile tra persone dello stesso sesso Regolata dalla legge nazionale di
ciascuna parte al momento dell’unione civile.
8. diritti reali e di possesso Reg. dalla legge del luogo in cui i beni si trovano. Per
i beni immateriali si applica la legge dello stato di utilizzazione.
• Ulteriore rinvio
Si tiene conto del rinvio operato dal d.i.p. straniero alla legge di un altro stato se:
si tratta del rinvio alla legge italiana; il diritto di tale stato accetta il rinvio.
Non si applica la legge straniera se i suoi effetti sono contrari all’ordine pubblico.
Spetta al giudice decider est la legge straniera è applicabile, in caso negativo si
decide in base alla legge italiana.
Agli extracomunitari è applicabile sia il diritto d’asilo (art 10, comma 3, Cost.: uno
straniero al quale nel suo Paese sia impedito di esercitare "le libertà democratiche
garantite dalla Costituzione Italiana", ha diritto d'asilo nel territorio italiano,
“secondo le condizioni stabilite dalla legge”.) che l’inammissibilità di estradizione
per i “reati politici” (art 10, comma 4, Cost.)
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richiesto. L’articolo 13 del codice penale subordina la possibilità di procedere a
estradizione all’esistenza delle seguenti condizioni:
• l’estradizione deve riguardare un fatto previsto come reato sia dalla legge italiana
che dalla legge del Paese che la richiede o al quale viene richiesta;
• l’estradizione non è ammessa nei casi in cui sia espressamente vietata da
convenzioni internazionali;
• l’estradizione del cittadino è ammessa solo se espressamente consentita da
convenzioni internazionali.
(art 10, comma 4; art 26 Cost.:L’estradizione del cittadino può essere consentita
soltanto ove sia espressamente prevista dalle convenzioni internazionali. Non può in
alcun caso essere ammessa per reati politici)
La Costituzione non ammette l’estradizione, sia per i cittadini che per gli stranieri,
relativamente ai reati politici, intendendosi per reato politico quello che offende un
interesse politico dello Stato, o un diritto politico del cittadino, oppure sia stato
determinato, in tutto o in parte, da motivi politici.
L’estradizione contribuisce ad evitare che gli autori di reati possano assicurarsi
l’impunità riparando in altri Paesi (esistono a riguardo numerosi trattati di
estradizione, ai quali aderisce la maggior parte degli Stati) e viene accordata dal
Ministro della Giustizia su deliberazione della Corte d’Appello territorialmente
competente. ]
Allo straniero presente alla frontiera o nel territorio dello stato sono riconosciuti i
diritti fondamentali della persona umana.
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- soggetto attivo: al quale l’ordinamento giuridico attribuisce un potere o diritto
soggettivo
- soggetto passivo: a carico del quale sussiste un dovere (es: pagare)
L’esercizio di tale diritto va distinto dalla sua realizzazione, che consiste nella
soddisfazione materiale dell’interesse protetto, sebbene i due fenomeni spesso
coincidano.
Chi esercita un diritto soggettivo, seppur questo causi frustrazione o lenisca gli
interessi di altri, non è tenuto a compensare costoro per i pregiudizi che il
corretto esercizio di tale diritto possa aver causato. Vi sono anche disposizioni
legislative che vietano l’abuso del diritto soggettivo.
Si ha abuso quando il titolare di tale diritto si avvale delle facoltà e i poteri concessi
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per realizzare finali ulteriori rispetto l’ambito di interesse che la legge ha inteso
tutelare.
es: art 833 c.c.(Atti d’emulazione). Il proprietario non può fare atti i quali non abbiano
altro scopo che quello di nuocere o recare molestia ad altri. Il proprietario non può
piantare alberi se ciò non gli arreca alcuna utilità, ma è fatto al solo scopo di togliere
al vicino una veduta panoramica.
L’exceptio doli generalis è un istituto che risale al diritto romano, indica il rimedio
generale diretto a precludere l’esercizio fraudolento o sleale dei diritti attribuiti
dall’ordinamento. In alcuni casi seppure la pretesa del titolare del diritto corrisponda
al contenuto del diritto, tale pretesa può essere rifiutata dal giudice nel caso
quest’ultimo ritenga che ciò avvenga in mala fede da parte del titolare.
Tipici diritti assoluti sono i diritti reali, cioè i diritti su una cosa; attribuiscono cioè
al titolare una signoria piena (proprietà) o limitata (diritti reali su cosa altrui), su un
bene.
I soggetti passivi (esclusi dalla facoltà di godimento del bene) del diritto reale non
sono “tutti” ma solo coloro che abbiano concretamente la possibilità di interferire
con la posizione del titolare del diritto.
Appartengono alla categoria dei diritti assoluti anche i diritti della personalità
(diritto all’integrità fisica, al nome, all’immagine ecc.) che sono tutelati in capo al
singolo nei confronti di chiunque.
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Dall’altra parte sia dei diritti personali che reali vi è un dovere.
Nel caso del diritto reale a capo di qualsiasi consociato vi è il dover negativo di
astenersi dall’interferire col godimento del bene da parte del proprietario.
Nel caso del diritto di credito si pone il dovere, o meglio l’obbligo di una o più
persone determinate a svolgere una prestazione o tenere un certo comportamento
nei confronti del creditore.
es: locazione - La locazione è il contratto col quale una parte si obbliga a far godere
all'altra una cosa mobile o immobile per un dato tempo, verso un determinato
corrispettivo
Si discute che abbiano duplice natura, un opinione sostiene che abbiano natura
relativa averso chi ha concesso il godimento, e assoluta verso tutti gli altri che sono
tenuti ad astenersi da quel godimento.
- Diritti potestativi È il potere attribuito ad un soggetto di modificare, con un
proprio atto, la sfera giuridica di un altro soggetto, che versa in situazione di
soggezione. Ai poteri di tale persona non corrisponde dunque alcun dovere ma uno
stato di soggezione.
es: art 1111 c.c.: Ciascuno dei partecipanti può sempre domandare lo scioglimento
della comunione; l'autorità giudiziaria può stabilire una congrua dilazione, in ogni
caso non superiore a cinque anni, se l'immediato scioglimento può pregiudicare gli
interessi degli altri. […]
I comproprietari (soggetto passivo) del bene indiviso in comunione, non possono
fare nulla di fronte a questa iniziativa. I soggetti passivi si trovano in condizione di
soggezione; basta la volontà del titolare perché si abbia la realizzazione
dell’interesse tutelato.
Si parla di interesse legittimo nell’ambito dei rapporti tra privato e pubblici poteri.
Tale situazione comporta il potere di sollecitare un controllo giudiziario in ordine al
comportamento tenuto, correttamente o meno, dalla pubblica amministrazione.
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Il privato può contestare la validità di un determinato provvedimento della Pubbl.
Amm. rivolgendosi ai Tribunali Amm.vi Regionali T.A.R. e deducendo il relativo
vizio che può essere di incompetenza, violazione di legge o eccesso di potere.
A seguito del provvedimento della Corte di Cassazione del 22 Luglio 1999 il privato
che abbia subito un perdita a causa di un atto amministrativo ha diritto al
risarcimento del danno patito.
Es: il compratore che intende avvalersi della garanzia per vizi della cosa vendutagli
ha l’onere di denunciare i vizi della cosa entro otto giorni dall’acquisto, altrimenti
perde il diritto di far valere la garanzia.
Non è un vero onere l’onere della prova che è in realtà più un rischio per lui che ne
è gravato, in quanto il giudice rimasto incerto nel giudizio deve accogliere come
vera la versione offerta dalla parte che non aveva l’onore di provare quel fatto.
Art. 2697. (Onere della prova).Chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i
fatti che ne costituiscono il fondamento.Chi eccepisce l'inefficacia di tali fatti ovvero
eccepisce che il diritto si e' modificato o estinto deve provare i fatti su cui
l'eccezione si fonda.
Il termine onere viene anche utilizzato come sinonimo di “modo” nei c.d. elementi
accidentali del negozio.
es 1: il pescatore che fa propri i pesci caduti nella propria rete, poiché i pesci non
erano di nessuno.
Oppure se l’oggetto ha formato oggetto di altro rapporto, ma il soggetto non entra in
tale rapporto perche la cosa non gli viene trasmessa dal precedente titolare.
È quindi a titolo originario l’acquisto delle cose abbandonate, oppure l’acquisto per
usucapione di un bene altrui.
es 2: acquisto un immobile da chi ne è proprietario.
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Il titolo d’acquisto è l’atto o il fatto giuridico che giustifica l’acquisto.
Nell’acquisto a titolo derivato si verifica il passaggio di un diritto dal patrimonio
giuridico di una persona a quello di un’altra, ciò si definisce successione. (la quale
non si verifica nell’acquisto a titolo originario)
Colui che per effetto della successione perde il diritto si chiama autore o dante
causa; chi lo acquista successore o avente causa.
Nella successione può non solo verificarsi il mutamento del soggetto attivo ma
anche di quello passivo (es: l’erede succede nell’obbligo di pagare i debiti del
defunto.)
Il nuovo soggetto che consegue lo stesso diritto del titolare precedente non può
vantare un diritto di portata più ampia del precedente titolare. L’acquisto del
diritto del nuovo titolare dipende dall’esistenza effettiva del diritto del precedente
titolare.
es: ho ereditato un bene da una persona e risulta che il mio dante causa non è
proprietario del bene, anche il mio diritto cade.
La vicenda finale del rapporto è l’estinzione, cioè quando il titolare perde il diritto
senza che questo sia trasmesso ad altri.
• Soggetto e Persona
Le s.g.s fanno capo a soggetti. L’idoneità ad essere soggetti è definita capacità
giuridica. Nel nostro ordinamento compete alle persone fisiche, gli enti e ad altre
strutture organizzate.
Tra gli enti si distinguono quelli che sono persone giuridiche (associaz. riconosciute,
società di capitali…) ed enti non dotati di personalità (associaz. non riconosciute,
società di persone…). Sono entrambi soggetti di diritto. I primi hanno autonomia
patrimoniale perfetta.
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Il concetto di persona e soggetto non coincidono. Le persone, fisiche e giuridiche,
sono soggetti.
LA PERSONA FISICA
L’uomo acquista capacità giuridica alla nascita e conseguentemente diventa
soggetto di diritto. (art 1, comma 1,c.c.)
L’art 22 della Cost. enuncia che nessuno può essere privato, per motivi politici,
della capacità giuridica. Compete indifferentemente a tutti gli uomini. Non è
sempre stato così nel corso della storia; solo dopo la caduta dell’ancien régime si
afferma il principio di eguaglianza secondo cui tutti gli uomini nascono e
rimangono liberi e uguali nei diritti. (art 3 Cost.)
Il legislatore è intervenuto per eliminare quelle limitazioni formali alla capacità dei
cittadini su base della razza, del sesso e delle condizioni personali.
L’eliminazione delle limitazioni formali non è però condizione sufficiente alla
completa attuazione del principio di eguaglianza.
La Costituzione prevede infatti che “è compito della Repubblica rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e
sociale del Paese”. (art 3, comma 2, Cost.)
Nascita.
La persona fisica acquista capacità giuridica al momento della nascita
(acquisizione della piena indipendenza del corpo che si realizza con l’inizio della
respirazione polmonare) e la perde al momento della morte. Non occorre vitalità,
l’idoneità fisica alla sopravvivenza; il neonato morto dopo la nascita ha acquisito
comunque capacità giuridica; si tiene in considerazione se i polmoni abbiano
respirato o meno.
Entro dieci giorni l’evento della nascita deve essere (dai genitori o un procuratore
speciale, ossia medico o ostetricia o altra persona che ha assistito al parto)
dichiarato all’ufficiale dello stato civile per la formazione dell’atto di nascita. Se
la nascita avviene in un ospedale o in una casa di cura la dichiarazione può essere
resa entro tre giorni presso la relativa direzione sanitaria che provvederà alla sua
trasmissione all’ufficiale dello stato civile.
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Con la morte alcuni rapporti facenti capo al defunto si estinguono. (es: matrimonio,
unione civile, contratto di convivenza…) Gli altri rapporti possono essere sciolti per
iniziativa degli eredi del defunto e/o iniziativa dell’altra parte.
I diritti patrimoniali si trasmettono secondo le regole dettate per la successione a
causa morte. La tutela degli interessi non patrimoniali è invece affidata al coniuge
superstite e/o i prossimi congiunti.
• Incapacità speciali
Per l’accesso ad alcuni rapporti non basta la nascita ma devono verificarsi altri
presupposti, in mancanza dei quali non si può esser parte di un dato rapporto.
Il concepito
Lo Stato tutela la vita umana dal suo inizio dunque dal concepimento.
I diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento
della nascita.
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• La capacità di agire
Vi sono strumenti posti a salvaguardia del rischio che soggetti seppur maggiorenni
che non siano in condizioni di discernimento pongano in essere negoziati che
incidano negativamente sui loro interessi, come gli istituti previsti dal codice
civile: della minore età, dell’interdizione giudiziale, dell’inabilitazione,
dell’emancipazione, dell’amministrazione di sostegno, dell’incapacità di intendere o
di volere.
• La minore età
Prima della maggiore età il soggetto è ritenuto legalmente incapace,
successivamente acquista invece la capacità di compiere tutti gli atti per i quali non
sia richiesta un’età diversa.
Il minore non può stipulare direttamente atti negoziali destinati ad incidere sulla
propria sfera giuridica, ma neppure decidere il loro compimento. Gli atti
eventualmente posti in essere dal minore solo annullabili.
L’atto posto in essere dal minorenne può essere impugnato entro cinque anni dal
raggiungimento, da parte del minore stesso, della maggiore età. L’impugnativa può
essere proposta solo dal rappresentante legale del minore.
Se l’atto è annullato per la sua incapacità legale il minore ha diritto alla restituzione
di quanto prestato in esecuzione di esso, mentre è tenuto a restituire la prestazione
ricevuta solo nei limiti in cui la stessa è stata rivolta a suo vantaggio.
Art 1425, comma 1, c.c.: (senza operare distinzioni di sorta) il contratto è annullabile
se una delle parti era legalmente incapace di contrattare.
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Al minore sono accessibili gli atti necessari alla soddisfazione delle esigenze della
propria vita quotidiana (comprare cibo, libri, biglietti, vestiti…).
- disgiuntamente per quanto riguarda gli atti di ordinaria amministrazione (che non
comportano rischi per l’integrità del patrimonio)
Inoltre alfine di verificare che gli atti rischiosi per il patrimonio del minore siano
effettivamente funzionali ai suoi interessi la legge richiede che i genitori si
muniscano della preventivo autorizzazione del giudice tutelare.
•L’interdizione giudiziale
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L’interdizione può essere pronunciata solo a carico del maggiore di età essendo il
minore già legalmente incapace.
La condizione dell’interdetto è simile a quella del minore, può compiere atti solo
necessari a soddisfare esigenze della propria vita quotidiana. Il patrimonio è
gestito, nel suo interesse, dal tutore che necessita comunque l’approvazione del
giudice tutelare o del tribunale. Su sentenza del giudice questo può comunque
pretendere che alcuni atti di ordinari ammin. possano essere svolti autonomamente
dall’interdetto.
• Interdizione legale
L’interdizione legale non influisce però su gli atti di carattere personale (matrimonio,
testamento, riconoscimento di figlio naturale..).
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• L’inabilitazione
È pronunciata con sentenza dal tribunale quando ricorra alternativamente uno dei
seguenti presupposti
• L’emancipazione
Il minore ultrasedicenne che autorizzato dal tribunale contrae matrimonio
acquista automaticamente l’emancipazione.
La condizione giuridica dell’emancipato è analoga a quella dell’inabitato; questo
può compiere atti di ordinari amministrazione mentre per quelli di straordinaria
necessita dell’autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Gli atti di straordinaria amm.
compiuti senza l’autorizzazione del curatore sono annullabili.
Lo scioglimento del matrimonio non far venir meni l’emancipazione, che cessa però
con il raggiungimento della maggior età.
• L’amministrazione di sostegno
È aperta nei confronti del maggiore di età, essendo il minore già tutelato. Il decreto
di apertura può essere emesso anche nell’ultimo anno di minore età.
Il procedimento può essere promosso dallo stesso beneficiario, dal coniuge, dal
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convivente stabile, da parenti entro il quarto grado, affini entro sul secondo grado,
dal curatore/tutore, dal pubblico ministero o responsabili dei servizi sanitari e sociali
direttamente impegnati nella cura della persona.
Gli effetti decorrono dal deposito del decreto di apertura che è immediatamente
annotato dal cancelliere nel registro delle amministrazioni di sostegno, e entro dieci
giorni deve essere comunicato all’ufficiale di stato civile per essere annotato in
margine all’atto di nascita.
I. Gli atti che l’amm. di sostegno ha il potere di compiere in nome e per conto
del beneficiario, che correlativamente perde la capacità di porli in essere
personalmente.
II. Gli atti cui l’amministratore di sostegno deve dare il proprio assenso,
prestando così assistenza al beneficiario, che correlativamente perde la capacità
di porli in essere da solo. Consegue l’annullabilità di quelli che avesse a
compiere autonomamente.
• L’incapacità naturale
Può capitare che un soggetto legalmente capace si trovi, nel momento in cui pone
in essere un atto, in una situazione di incapacità di volere e/o di intendere per
qualsivoglia causa permanente (es: soggetto con sindrome di Down o demenza nn
assoggettato da misure di protezione) o transitoria (sotto abuso di alcool o in stato
di shock).
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II. Atti unilaterali (che fanno sorgere obblighi in capo a solo una/alcune delle parti)
sono annullabili se si dimostra che il soggetto era incapace di intendere e/o di
volere e che da tali atti è derivato un grave pregiudizio per l’incapace stesso.
• La legittimazione
Il luogo in cui la persona fisica vive e svolge la propria attività ha per l’ordinamento
giuridico rilievo in ambito processuale e sostanziale. La legge (art 43 c.c.) distingue
tra:
- domicilio Luogo in cui la persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari
ed interessi. Si distingue in:
legale, se fissato direttamente dalla legge (es: il minore ha domicilio nel luogo di
residenza della famiglia o del tutore),
volontario, se concretamente eletto dall’interessato a centro della propria vita di
relazione.
In alcuni casi domicilio e residenza coincidono. Il domicilio generale, inteso
appunto come sede principale degli affari […] è unico. La legge consente però di
eleggere un domicilio speciale mediante dichiarazione per iscritto.
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- residenza Luogo in cui la persona ha volontaria ed abituale dimora. Dipende
dall’elemento oggettivo della permanenza in un determinato luogo e
dall’elemento soggettivo dell’intenzione di abitarvi stabilmente.
• La cittadinanza
a. Iure sanguini: sono cittadini italiani figli di cittadino italiano; stesso vale per i figli
adottivi, anche se stranieri se almeno uno degli adottatari sia cittadino italiano.
b. Iure soli: sono cittadini italiani i nati nel territorio della Repubblica qualora
entrambi i genitori siano ignoti o apolidi, ovvero se il figlio non acquisisce la loro
cittadinanza in base allo legge dello Stato di appartenenza di questi.
Oltre alla cittadinanza nazionale, chiunque sia cittadino di uno Stato membro ha
anche cittadinanza europea.
I. Ia linea retta unisce persone di cui una discende dall’altra, es: padre e figlio,
nonno e nipote.
II. la linea collaterale unisce le persone che pur avendo stipite comune non
discendono l’uno dall’altro, es: fratello e sorella, zio e nipote.
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L’affinità è il vincolo che unisce un coniuge e i parenti dell’altro coniuge. es:
marito e cognata. Il grado di affinità si stabilisce tenendo conto del grado di
parentela con cui l’affine è legato al coniuge.
La morte di uno dei due coniugi non stingue l’affinità, che cessa invece se il
matrimonio è dichiarato nullo. Tra coniugi non c’è né parentela né affinità ma un
rapporto detto coniugio.
a. Allontanamento della persona dal luogo del suo ultimo domicilio o ultima
residenza
b. Mancanza di sue notizie oltre il lasso di tempo che può essere giustificato dagli
ordinari spostamenti di una persona.
a. Allontanamento della persona dal luogo del suo ultimo domicilio o ultima
residenza
a. Allontanamento della persona dal luogo del suo ultimo domicilio o ultima
residenza
b. Mancanza di sue notizie da oltre dieci anni. Nei confronti di chi è scomparso per
infortunio sono sufficienti due anni (es: scomparsi in eventi bellici)
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Gli effetti sono quelli che la legge normalmente ricollega alla morte, i quali cessano
in caso di ritorno o nel caso in cui si provi l’esistenza della persona dichiarata morta
presunta. Quest’ultima recupera i propri beni, restano fermi gli atti di gestione e
disposizione fin qui compiuti. Il nuovo matrimonio/unione civile è nullo salvo per il
matrimonio putativo (è un matrimonio che produce gli effetti del matrimonio valido
fino alla pronunzia della sentenza di nullità).
Gli atti dello stato civile sono pubblici, dunque chiunque può consultarli e chiederne
estratti o certificati.
- necessarietà, competono a tutte le persone fisiche dalla loro nascita alla loro
morte;
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- assolutezza, implicano in capo a tutti i consociati un generale dovere di
astensione dal ledere l’interesse presidiato da detti diritti e sono tutelabili erga
omnes
Il diritto a nascere trova tutela nei confronti dei soggetti diversi dalla madre, è
sanzionato colui che provochi un’interruzione di gravidanza senza il consenso
della donna manifestato secondo le modalità previste dalla legge.
Suicidio Sebbene non vi è sanzione per chi consegue il suicidio o il tentato suicidio,
è invece reato l’istigazione o aiuto al suicidio.
Costituisce reato anche chi provochi la morte di altri, seppur col consenso di
questo, omicidio al consenziente.
È inoltre illecita la condotta di chi per motivi di pietà o con il suo consenso, al fine di
evitargli le sofferenze del processo patologico terminale pratica la c.d. eutanasia
attiva.
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In caso contrario, in uno stato di urgenza, deve necessariamente ricevere le cure.
Passata l’emergenza la decisone del consenso/rifiuto spetta al suo rappresentante
legale. Nel caso in cui il rappr. rifiuti le cure che il medico ritenga invece appropriate
e necessarie la decisone è rimandata al giudice tutelare.
Non sussiste invece il diritto di non nascere se non sano. Dunque chi sia nato con
una grave patologia non vanta di alcun diritto risarcitorio.
In ogni caso chi ha dato il suo consenso ha diritto di revoca in qualsiasi momento.
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b. Che non cagionino una diminuzione permanente all’integrità fisica del soggetto.
Si fa eccezione per: il caso di espianto dal vivente del rene, parti di fegato, polmone
e pancreas al fine di favorire la pratica dei trapianti di organi, eliminando ostacoli
all’esercizio del dovere di solidarietà; interventi di modificazione di caratteri sessuali.
Le parti legittimamente staccate dal corpo sono beni autonomi di spettanza del
soggetto al cui corpo appartenevano.
Per il momento successivo alla morte, la persona può disporre in ordine alla
collocazione della propria salma, per testamenti o per iscrizione ad associazioni
che abbaino tra i propri fini statutari la creazione dei cadaveri dei propri associati, e
dichiarare la propria volontà in merito alla donazione di organi e tessuti. La mancata
dichiarazione corrisponde all’assenso.
• Diritto al nome
Il nome, costituito da prenome e cognome svolge la funzione di identificazione
sociale della persona e si colloca tra i valori fondamentali della persona anche in
merito alla protezione della sua identità.
Il figlio nato nel matrimonio assume il cognome del padre e il prenome attribuitogli
all’atto della dichiarazione di nascita all’ufficiale di stato civile. Se il dichiarante non
da prenome, vi supplisce l’ufficiale di stato civile. Viene attribuito il cognome del
padre sempre che, di comune accordo non si stabilisca di trasmettere al figlio
anche quello materno.
Il figlio nato al di fuori del matrimonio assume il cognome del genitore che per primo
lo ha riconosciuto. Se riconosciuto da entrambi nello stesso momento riceve quello
del padre o, in comune accordo anche quel della madre.
A seguito del matrimonio, la moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito
e lo conserva anche durante la separazione personale. Con lo scioglimento del
matrimonio per morte del marito, la moglie conserva il cognome fino a nuove nozze.
Le parti di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, mediante dichiarazione
all’ufficiale dello stato civile, per la durata della loro unione, posso scegliere un
cognome comune.
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b. l’usurpazione che ha quando un terzo a cui è stato attribuito un nome diverso,
utilizza il nome di altri per indicare la propria persona; inoltre l’uso del cognome
altrui è vietato solo quando possa creare pregiudizio al suo legittimo titolare
L’illiceità dell’offesa non viene meno se il fatto attribuito alla persona o il giudizio
espresso corrisponde a verità o sono di pubblico dominio.
c. continenza espositiva;
Notizie lesive all’integrità altrui possono essere pubblicate anche senza rispondere a
tali presupposti se vi è l’assenso dell’avente diritto. L’illegittima lesione dell’altrui
integrità morale ha invece l’obbligo di essere risarcita.
• Diritto all’immagine
Il consenso dell’effigiato vale solo a favore di colui cui è stato prestato e per il
tempo stabilito.
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Il consenso alla pubblicazione dell’immagine costituisce un negozio unilaterale,
che non ha ad oggetto il diritto d’immagine ma il suo esercizio. È revocabile in
qualsiasi momento.
Il titolare può consentire l’uso della propria immagine non solo a titolo gratuito, ma
anche a titolo oneroso.
Per dato personale si intende qualsiasi informazione che riguardi una persona
fisica identificata o identificabile, direttamente o indirettamente.
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affermativo, di aver accesso e copia di detti dati, con indicazione delle finalità
del trattamento, dei destinatari cui i dati personali sono stati o saranno
comunicati, la fonte da cui gli sono stati raccolti ecc.
Chi si ritenga vittima di un illecito trattamento dei dati può rivolgersi o al Garante o
all’Autorità giudiziaria ordinaria.
GLI ENTI
• Gli enti : soggettività giuridica e personalità giuridica
Oltre le persone fisiche anche gli enti sono “soggetti” di diritto. Un bene, una
responsabilità per atto illecito, un contratto possono dunque far capo
direttamente all’ente in quanto tale.
Si dicono dotati di personalità giuridica solo quegli enti che godono di autonomia
patrimoniale perfetta, hanno dunque il loro patrimonio e rispondono delle loro
obbligazioni solo con detto patrimonio.
Gli enti non possono agire che attraverso persone fisiche che fanno parte della
loro struttura organizzativa, tali persone si dicono organi dell’ente. È da escludere
che gli enti siano incapaci di agire.
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• Classificazione degli enti
Enti pubblici ( o persone giuridiche pubbliche): Stato, enti territoriali, Università
statali, INPS, INAIL, ACI, ISTAT e altri enti con varie strutture e finalità.
Nel codice civile gli enti con finalità economiche, che svolgono dunque attività
d’impresa sono regolati dal libro quinto; gli enti senza finalità economiche nel libro
primo.
Tra gli enti privati senza finalità economiche la legge distingue: associazioni,
fondazioni, comitati e altre istituzioni di carattere privato.
• Il fenomeno associativo
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La società si differenzia invece poiché, pur essendo un’organizzazione collettiva
con comune scopo, è caratterizzata o da uno scopo lucrativo, cioè di dividere tra
i partecipanti gli utili conseguiti attraverso l’esercizio in comune di un’attività
economica, o da uno scopo naturalistico, di attribuire cioè ai partecipanti vantaggi
di natura economica.
L’impresa sociale è quella che esercita in via stabile e principale una o più attività
di interesse generale per il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di
utilità sociale.
La società benefit sono società che oltre allo scopo lucrativo, perseguono anche
finalità di beneficio comune, si trovano dunque in un’area intermedia tra profit e
non profit.
• L’associazione riconosciuta
L’associazione riconosciuta prende vita in forza di un atto di autonomia, un
contratto tra fondatori, ossia un atto costitutivo, che deve rivestire la forma
dell’atto pubblico.
L’atto costitutivo e statuto devono essere presentati alla prefettura della provincia
in cui è stabilita la sede, insieme alla richiesta di riconoscimento dell’associazione
come persona giuridica.
Al fine di tale riconoscimento, la prefettura deve verificare: che lo scopo sia
possibile e lecito; che il patrimonio sia adeguato alla realizzazione dello scopo.
Nell’ipotesi di esito positivo il prefetto provvede all’iscrizione dell’associazione nel
registro delle persone giuridiche.
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L’accordo associativo è aperto all’adesione di terzi data la struttura aperta
dell’organizzazione. Una volta entrato nell’associazione, l’associato ha il diritto di
rimanervi e non può essere escluso se non per gravi motivi. Egli ha pero il diritto di
recedere in qualsiasi momento. Nel caso i cui abbia assunto l’obbligo di rimanere
nell’associazione per un tempo determinato la recessione può avvenire per giusta
causa.
L’associaz. non riconosciuta ha un suo fondo comune , distinto dal patrimonio degli
associati, che non possono dunque chiederne la divisione ne pretendere una quota
in caso di recesso.
• La fondazione
È un organizzazione stabile che si avvale di un patrimonio per il perseguimento di
un scopo non economico e di pubblica utilità. Trae vita anch’essa da un atto di
autonomia che però in questo caso è un atto unilaterale, l’atto di fondazione.
a. inter vivos quando riveste forma dell’atto pubblico; è revocabile dal fondatore
fino a quando non sia avvenuto il riconoscimento.
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Per il raggiungimento dello scopo la fondazione svolge un’attività, che
tradizionalmente si limitava alla gestione del patrimonio al fine di devolverne le
rendite alle finalità statutariamente previste. Oggi possono anche svolere attività
d’impresa.
• Il comitato
2. gli stessi promotori, indicati nel programma, gestiscono i fondi raccolti per la
realizzazione dello scopo annunciato nel programma.
Il codice civile prevede che il comitato possa vivere come ente non riconosciuto
dotato di semplice soggettività, oppure una volta raccolti i fondi sufficienti allo
scopo programmato richiedere e ottenere il riconoscimento e la personalità
giuridica.
• Terzo settore
Nasce a partire dagli anni ’70. Ente del terso settore, ETS è definito come l’ente di
carattere privato che, senza scopo di lucro, persegue finalità civiche,
solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento in via esclusiva o principale
di una o più attività di interesse generale.
Agli ETS è di regola consentito svolgere attività di impresa sia invia esclusiva o
principale, sia in via secondaria e strumentale rispetto a quella di interesse generale.
Devono redigere il bilancio d’esercizio depositandolo presso il registro unico
nazionale del terzo settore.
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È precluso il lucro soggettivo, e di conseguenza gli ETS devono assumere una
delle forme giuridiche contemplate nel libro I del codice civile (associaz., fondazione
o altri enti di carattere privato diversi dalle società).
Esistono una serie di figure tipiche di ETS, in riferimento a ciascuna delle quali
esiste una disciplina particolare:
d. imprese sociali (schemi organizzativi del libro I o V del cc) esercitano attività di
impresa in via stabile e principale in determinati settori
I diritti della personalità sono in genere riconosciuti anche agli enti, che siano
dotati di personalità giuridica o meno ( fatta eccezione per i diritti indissolubilmente
legati alla corporeità della persona fisica).
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L’OGGETTO DEL RAPPORTO GIURIDICO (Cap VIII)
• Il bene
Bene e cosa sono due concetti distinti. Cosa è una parte di materia, non ogni
cosa è un bene. Un bene è solo la cosa che possa essere fonte di utilità e
oggetto di appropriazione.
Non sono beni: le cose delle quali non si è in grado, allo stato, di trarre vantaggio a
qualcuno (es: stelle, giacimenti su altri pianeti); le cose di cui tutti possono fruire,
senza impedire una pari fruizione da parte degli altri consociati (es: luce del sole,
vento, acqua degli oceani)
art 810 c.c. : sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti.
Le cose che possono essere oggetti di diritti reali, che si distinguono per la loro
suscettibilità di valutazione economica e la loro corporeità, sono i c.d. beni
materiali o corporali. In tale categoria il legislatore riconosce anche le energie
naturali purché abbiano valore economico (es: energia elettrica).
Gli stessi diritti vengono considerati per i beni immateriali quando questi possono
formare oggetto di negoziazione, es: il credito, la quota di una S.r.l., gli strumenti
finanziari destinati alla negoziazione sui mercati finanziari per i quali la legge impone
la dematerializzazione.
Il discorso vale anche per i dati personali, il contenuti delle banche dati e le c.d.
opere dell’ingegno, ossia opere letterarie, scientifiche, didattiche, musicali..
Beni immateriali sono considerati la ditta, l’insegna, il marchio, le invenzioni e gli altri
possibili oggetti di proprietà industriale.
Anche un idea può, a certe condizioni, diventare un bene come nel caso del
know-how, ossia il patrimonio di informazioni, nozioni utili per attuare un processo
produttivo, per acquisire un vantaggio competitivo sul piano organizzativo o
commerciale, ecc.
Alcune vicende relative ad alcune categorie di beni, i beni registrati, sono iscritte
nei registri pubblici.
Una particolare categoria di beni è individuata dai prodotti finanziari, i quali fanno
riferimento a tutte le forme di investimento di natura finanziaria esclusi depositi
bancari e postali non rappresentati da strumenti finanziari (come azioni,
obbligazioni, titoli di debito emessi da società di capitali…)
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I beni possono altresì dividersi in:
b. infungibili sono invece individuati dalla loro specifica identità; tali sono di regola
i beni immobili.
La fungibile o infungibilità dipende dalla natura dei beni ma può derivare anche dalla
volontà delle parti, le quali possono attribuire carattere infungibili ad un bene che
dovrebbe essere fungibile.
a. consumabili i quali non possono arrecare utilità all’uomo senza perdere la loro
individualità (es: cibo)
I beni consumabili sono anche detti beni a fecondità semplice, i beni incolmabili
sono anche detti beni ad utilità permanente o a fecondità ripetuta.
a. divisibili ossia quelli suscettibili di essere ridotti in parti omogenee senza che se
ne alteri la destinazione economica (es: appezzamento di terreno, quota
sociale, forma di formaggio ecc.)
Altra distinzione:
a. beni presenti ossia già esistenti in natura, gli unici a poter formare oggetto di
proprietà o di diritti reali
b. beni futuri ossia non ancora presenti in natura (es: casa progettata
dall’architetto ma non ancora costruita) , i quali possono formare oggetto solo di
rapporti obbligatori.
Nel caso di acquisto di un bene futuro, se questo non viene ad esistenza, esso
non produce effetto e nessun corrispettivo è dovuto all’altra parte.
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Situazione si verifica se due parti che si affidano alla sorte (contratto aleatorio)
comprano ciò che si ricovera dal getto di una rete, quindi lo stesso prezzo sarà
dovuto sia nel caso in cui la rete esca piena di pesci o vuota.
• I frutti
a. i frutti naturali che sono prodotti direttamente da altro bene (prodotti agricoli,
parti di animali, prodotti di miniere) vi concorra o meno la mano d’opera
dell’uomo. Perche si possa parlare di frutti occorre che la produzione abbia
carattere periodico e non incida né sulla sostanza né sulla destinazione
economica della cosa madre.
Finche non avviene la separazione del bene che li produce i frutti naturali si dicono
pendenti e non hanno ancora esistenza autonoma. Sono considerati beni futuri e
possono essere unicamente oggetto di rapporti obbligatori. Acquisiscono la loro
individualità con la separazione e diventano oggetto di autonomo diritto di
proprietà che spetta al proprietario della cosa-madre salvo che non abbia già
disposto a favore di altri.
b. i frutti civili sono quelli che si ritraggono dalla cosa come corrispettivo del
godimento che altri ne abbia. es: se do il mio appartamento in locazione ad altri e
questi mi paga un corrispettivo ricavo un quid che non è naturalmente prodotto da
essa, ma sostituisce l’utilità che avrei ricavato dalla cosa.à
I frutti civili si acquistano giorno per giorno, in ragione della durata del diritto.
• Combinazione di beni
I beni possono esser impiegati dall’uomo separatamente o insieme o collegati ad
altri. Da qui nasce una serie di distinzioni, come quella tra:
a. bene semplice i cui eletti sono talmente compenetrati tra loro che non possono
essere staccati senza distruggerne o alterarne la fisionomia del tutto. (es:
animale, una pianta, un fiore)
Nell’ipotesi di vendita di un bene composto, nel caso i cui i singolo elementi che lo
compongono appartengano a un proprietario diverso bisogna distinguere: se il tutto
è una cosa mobile il proprietario può rivendicarlo; se invece è un immobile i singoli
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elementi diventano di proprietà del titolare dell’immobile salvo indennizzo o
risarcimento.
• Le pertinenze
Se una cosa è posta ad ornamento o servizio di un’altra senza rappresentarne
elemento indispensabile per la sua esistenza, ma ne accresce l’utilità o il pregio, si
parla di pertinenza.
Tuttavia il vincolo tra le due cose non pregiudica i diritti che i terzi abbiano sulla
cosa destinata alla funzione pertinenziale, questi possono rivendicare la propria
cosa.
• Le universalità patrimoniali
L’art 816 c.c.c definisce universalità la pluralità di cose mobili che appartengono
alla stessa persona, e hanno una destinazione unitaria (libri di una biblioteca, quadri
di una pinacoteca).
É distinta dalla “cosa composta” perche non vi è coesione fisica tra le varie cose, e
dal “complesso pertinenziale” in quanto le cose non si trovano in rapporto di
subordinazione l’una con l’altra.
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La dottrina distingue tra universalità di fatto, che è costituita da più beni mobili
unitariamente considerati, e universalità di diritto, è costituita da più beni, o
rapporti giuridici, in cui la riduzione ad unità è operata dalla legge che, sotto alcuni
profili considera unitariamente l’insieme di tali beni e rapporti.
• Il patrimonio
In senso giuridico il patrimonio è il complesso dei rapporti attivi e passivi,
suscettibili di valutazione economica, facenti capo ad un soggetto.
Il singolo può staccare beni o rapporti giuridici (che continuano ad appartenere allo
stesso soggetto) dal proprio patrimonio per riservarli a creditori, solo nei casi
previsti dalla legge. Detti cespiti o categorie di cespiti separati dal patrimonio
prendono appunto il nome di patrimonio separato.(es: beni costituiti in fondo
patrimoniale).
• Beni pubblici, beni comuni, beni collettivi, beni degli enti ecclesiastici
Di beni publici si pala in due sensi:
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a. beni, immobili e mobili, del patrimonio indisponibile (es: foreste, miniere, cave,
cose mobili di interesse storico, archeologico…) che on possono essere sottratti
dalle rispettive destinazioni se non con le modalità previste dal diritto pubblico
se non con le modalità previste dal diritto pubblico; non possono essere oggetto
di usucapione.
Un principio di tutela vale anche per i beni comuni, ossia quelli che per loro natura
o finalizzazione risultano funzionali al perseguimento e alla realizzazione di interessi
della collettività e per i quali, proprio per questo, viene assicurato un uso diretto da
parte della collettività stessa. es:strade vicinale di proprietà privata ma soggette al
pubblico transito.
Ai beni degli enti ecclesiastici trovano applicazione le norme del codice civile, se
non diversamente disposto dalle leggi speciali. Il regime giuridico delle chiese
destinate all’esercizio pubblico del culto cattolico può appartenere anche a privati. Il
titolare del diritto di proprietà può godere del proprio diritto nel limite in cui ciò non
ostacoli le esigenze del culto.
La giuridicità del fatto dipende dunque dalla circostanza che da un dato evento
derivi, secondo una norma giuridica, un certo effetto giuridico.
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• Classificazione degli atti giuridici
Si distinguono in due grandi categorie: gli atti leciti, cioè conformi alle prescrizioni
dell’ordinamento, e gli atti illeciti, compiuti in violazione di doveri giuridici e che
producono la lesione del diritto soggettivo altrui.
Le dichiarazioni di scienza non sono quelle con cui si esprime la propria volontà,
ma si comunica di essere a conoscenza di un atto o di una situazione del passato,
della quale il dichiarante afferma di essere a diretta conoscenza (es: confessione).
Tutti gli atti umani consapevoli e volontari, che non siano negozi giuridici, si dicono
atti giuridici in senso stretto. I loro effetti giuridici sono disposti dall’ordinamento,
senza riguardo all’intenzione di colui che li pone in essere.
Per la validità di questi atti, salva diversa disposizione legislativa, non è richiesta la
capacità d’agire, ma è sufficiente la capacità di intendere e volere al momento
dell’atto.
Una particolare categoria è costituita dagli atti dovuti o satisfattivi, che consistono
nell’adempimento di un obbligo.
• Il negozio giuridico
Con ciò si indica tradizionalmente una dichiarazione di volontà con la quale
vengono enunciati gli effetti perseguiti, intento empirico, ed alla quale
l’ordinamento giuridico ricollega effetti giuridici conformo al risultato voluto dal o dai
dichiaranti.
In tal modo ai privato è attribuito, entro i limiti previsti dalla legge, il potere di creare
una regola giuridica dei loro rapporti e di produrre modificazioni della situazione
giuridica preesistente.
Nel codice civile non è dedicata un’apposita disciplina al negozio giuridico sebbene
vi siano regolate varie figure negoziale come il contratto, il testamento, il
matrimonio, ecc.
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Si ha atto collegiale, quando vi sono dichiarazioni di volontà dirette a formare la
volontà di un organo pluripersonale di una persona giuridica o di una collettività
organizzata di individui. Nell’atto collegiale si applica il principio della
maggioranza.
mentre si dice a titolo gratuito il negozio per effetto del quale un soggetto
acquisisce un vantaggio senza alcun correlativo sacrificio.
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della donazione e connota e si connota per l’intento di arricchire il beneficiario di
un’attribuzione patrimoniale.
• La rinunzia
Negozio abdicativo è la rinunzia, che è la dichiarazione unilaterale del titolare di
un diritto soggettivo, diretta a dismettere il diritto stesso senza trasmetterlo ad altri.
Non è escluso comunque che poi altri possa avvantaggiarsi della rinunzia.
La rinunzia va distinta dal rifiuto, che si caratterizza per il fatto che o il diritto non è
ancora presente nella sfera del dichiarante, e dunque il soggetto in realtà impedisce
che vi faccia ingresso (rifiuto impeditivo), oppure il diritto dimesso, non è ancora
pienamente stabile, ossia è suscettibile di essere rimosso con effetto retroattivo
(rifiuto eliminativo).
Nella dottrina meno recente era solito aggiungere anche la categoria degli elementi
naturali. Si tratta in realtà di effetti naturali del negozio che la legge considera
connaturati al negozio posto in essere dalle parti stesse; si producono senza
bisogno di previsione delle parti.
Le parti possono tuttavia escludere gli effetti naturali del contratto.
• La dichiarazione
La volontà del soggetto diretta a produrre effetti giuridici deve essere dichiarata,
esternata. A seconda delle modalità con cui questa avviene può definirsi espressa
(se fatta a parole o co qualsiasi mezzo idoneo a far intendere agli altri il nostro
pensiero) o tacita ( comportamento che risulti incompatibile con la volontà
contraria), detta anche dichiarazione indiretta o comportamento concludente.
Esempio - art 1712, comma 2, c.c: Il ritardo del mandante a rispondere dopo aver
ricevuto tale comunicazione, per un tempo superiore a quello richiesto dalla natura
dell'affare o dagli usi, importa approvazione, anche se il mandatario si è discostato
dalle istruzioni o ha ecceduto i limiti del mandato.
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• La forma
in taluni casi è necessario che un determinato atto sia compiuto secondo
determinate forme solenni.
Nel caso del contratto non esiste un regime formale generale e uniforme, i vincoli di
forma risultano imposte in base all’oggetto del contratto, o il tipo di contratto, o ai
connotati di una certa categoria di contratti.
• Il bollo e la registrazione
Il bollo e la registrazione non son requisiti di forma. Per molti negozi lo Stato, per
ragioni fiscali, impone la bollatura degli atti (il valore del bollo acquistato viene
versato all’Erario); l’inosservanza delle prescrizioni in materie di bollo non provoca la
nullità del negozio ma una sanzione pecuniaria.
Anche la registrazione, che consiste nel deposito del documento presso l’ufficio del
registro, avviene per ragioni fiscali, poiché le part devono pagare un’imposta
proporzionale al valore economico dell’affare risultante dal negozio registrato.
Rende inoltra certa la data della scrittura privata nei confronti di terzi.
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L’INFLUENZA DEL TEMPO SULLE VICENDE GIURIDICHE (cap X)
• La prescrizione estintiva
Essa produce l’estinzione di un diritto soggettivo per effetto dell’inerzia del
titolare del diritto che non lo esercita o non ne usa per un arco di tempo determinato
dalla legge.
Può essere tanto espressa quanto tacita. Non può essere rilevata d’ufficio ma
deve essere eccepita dalla parte che vi ha interesse.
Nel caso in cui un debitore paghi un debito caduto in prescrizione, non può farsi
restituire quanto versato, si verifica un ipotesi di obbligazione naturale.
Tutti i diritti sono soggetti a prescrizione fatta eccezione per i diritti imprescrittibili
(es: diritti indisponibili, diritti della personalità, la responsabilità genitoriale…).
Non sono prescrittibili nemmeno le singole facoltà che formano il contenuto del
diritto soggettivo.
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• Inizio della prescrizione
La prescrizione inizia a decorrere dal giorno in cui il diritto avrebbe potuto essere
esercitato.
Il termine prescrizionale non decorre nel caso in cui vi sia l’impossibilità di esercitare
un diritto per cause giuridiche, e non impedimento soggettivi o ostacoli di mero
fatto.
• Sospensione ed interruzione
La prescrizione non opera quando sopraggiunga una causa che giustifichi l’inerzia
del titolare del diritto.
La sospensione è determinata
a. o da particolari rapporti intercorrenti tra le parti, tra le parti di un’unione civile, tra
chi esercita la responsabilità genitoriale e chi vi è sottoposto, tra un tutore ed
interdetto e minore, tra la società e i suoi amministratori
b. o dalla condizione del titolare, nei confronti dei militari in servizio attivo in tempo
di guerra ecc.
Il decorso alla prescrizione in relazione ai crediti distributivi dei prestatori del lavoro
è sospeso per tutta la durata del rapporto, in quanto l’inerzia del lavoratore
potrebbe essere determinata dal timore del licenziamento.
L’interruzione avviene:
Il fondamento dei due istituti è diverso: nella sospensione l’inerzia del titolare del
diritto continua a durare ma è giustificata; nell’interruzione è l’inerzia stessa che
viene meno, o perché il diritto è stato esercitato o perché è stato riconosciuto
dall’altra parte.
Gli effetti della sospensione durano per tutto il periodo in cui si estende la causa
giustificativa dell’inerzia, ma non toglie valore al tempo trascorso in precedenza, che
viene sommato.
Invece interruzione, facendo venir meno l’inerzia, toglie ogni valore al tempo
anteriormente trascorso.
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• Durata della prescrizione
Tra i casi più significativi per cui è previsto un periodo minore vi è il diritto al
risarcimento del danno conseguente ad un illecito extracontrattuale, che si prescrive
in cinque anni, o a due nel caso di danni derivati dalla circolazione di veicoli.
Nel caso in cui il fatto dannoso costituisca un reato, per il quale il termine di
prescrizione è più lungo, anche questo si applica all’azione civile del risarcimento
del danno.
• Le prescrizioni presuntive
Le prescrizioni presuntive, sono diverse dalla prescrizione estintiva, si basano sulla
presunzione che un determinato credito sia stato pagato, o che si sia comunque
estinto per effetto di qualche altra causa.
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• La decadenza
Alla base della decadenza della prescrizione vi è esclusivamente la fissazione di un
termine perentorio entro il quale il titolare del diritto deve compiere una determinata
attività.
La decadenza produce l’estinzione del diritto in virtù del decorso del tempo.
Implica dunque l’onere di esercitare il diritto entro il tempo prescritto dalla legge.
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a. mero accertamento dell’esistenza del modo di essere di un rapporto giuridico
controverso
Per evitare che nel corso del processo di cognizione la controparte possa porre in
essere condotte volte a frustrare gli effetti di un eventuale sentenza sfavorevole,
l’altra parte può avvalersi del processo cautelare, al fine di conservare lo stato di
fatto esistente, per rendere possibile l’esecuzione dell’emananda sentenza.
• La cosa giudicata
• Il processo esecutivo
Se non viene adempiuto il comando contenuto nella sentenza, colui a cui favore è
emanato il comando può avviare il processo esecutivo. Però solo in alcuni casi, in
maniera coattiva, con l’esecuzione forzata in forma specifica, si riesce ad
assicurare il risultato comandato nella sentenza.
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c. obbligo di concludere un contratto nel quale l’avente diritto potrà ottenere dal
giudice una sentenza costitutiva che produca gli effetti del contratto non
concluso.
Nel caso terzi abbiano acquistato in buona fede, ignari del pignoramento, beni
mobili non iscritti nei pubblici registri, basta l’acquisto del possesso a
salvaguardare i loro diritti.
Il giudice debe infatti giudicare sulla base di quanto allegato e provato dalle parti.
Deve innanzitutto valutare se i mezzi di prova forniti dalle parte siano:
A tal fine il giudice riterrà “provata” una circostanza che abbia acquisito la certezza
che si sia effettivamente verificata e le prove lo abbiano convinto che una delle due
versioni dei fatti sia convincente e concili con il materiale probatorio.
Il giudice deve comunque motivare la sua decisione spiegando le ragioni del suo
convincimento, senza trarre conclusioni da fonti che non sino state acquisite in
giudizio con tutte le garanzie processuali.
I fatti relativamente ai quali non sorgono divergenze, sono posti dal giudice a
fondamento della decisione senza necessità di prove.
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• Onere della prova
Nel caso in cui i risultati delle prove raccolte non siano persuasivi o siano
contraddittori, il giudice dovrà far valere la regola dell’onere della prova,
accogliendo la versione proposta dalla parte su cui non grava l’onere della prova.
Tale regola ha carattere residuale, il giudice non può applicarla prima di conoscere
tutte le prove, e se la dimostrazione del fatto risulti già fornita in causa, ma solo se
in merito al fatto contestato non rimangano prove sufficienti ai fini della decisione.
In generale l’onere di provare un fatto ricade su colui che invoca tale fatto a
sostegno della sua tesi.
Rispetto a taluni fatti rimane difficile stabilire su quale delle due parti ricada l’onere
probatorio. La Suprema Corte fa in tal caso richiamo al principio di vicinanza della
prova che induce a far gravare l’onere sulla parte che è più agevolmente in grado di
svolgerlo.
• I mezzi di prova
Per mezzo di prova si intende un qualsiasi elemento idoneo a stabilire quale tra le
contrapposte versioni sostenute dalle parti sia la più convincente. Il giudice può
avvalersi sia di prove tipiche, che di prove atipiche, cioè non espressamente
previste dal codice purché idonee a fornire elementi validi in giudizio.
Per il principio del libero apprezzamento della prova, il giudice è libero nella
valutazione delle prove, deve però poi motivare quella che è la sua decisione a
riguardo.
Tale principio è però derogato dal legislatore in merito alle prove legali (atto
pubblico, confessione) poiché la loro rilevanza è già predeterminata dalla legge, ed
è preclusa ulteriore valutazione discrezionale del giudice.
a. prove precostituite o documentate, che esistono già prima del giudizio (atto
pubblico, scrittura privata…)
• La prova documentale
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L’atto pubblico fa piena prova: della provenienza del documento dal pubblico
ufficiale che lo ha formato; delle dichiarazioni delle parti e degli altri fatti che il
pubblico ufficiale attesta essere avvenuti in sua presenza.
Costituendo piena prova, deve essere assunto per vero dal giudice. Se una parte
intende contrastare tale forza probatoria deve ricorrere al procedimento di querela
del falso.
Im caso l’atto pubblico fosse nullo per qualche difetto normale potrebbe comunque
avere l’efficacia della scrittura privata, se sottoscritto da una o più parti,
conversione formale.
Può far prova soltanto contro chi lo ha sottoscritto, e non in suo favore, ciò però a
condizione che il firmatario riconosca come sua la sottoscrizione.
Nei confronti di terzi può avere rilevanza la data della scrittura privata. Le parti
potrebbero mettersi d’accordo a danno del terzo apponendo una data fittizia,
anteriore all’atto. Per evitare tali frasi la legge stabilisce che la data della scrittura
per i terzi è data certa: se si stratta di scrittura privata autentificata, la data
dell’autenticazione; se si tratta di scrittura privata non autenticata, la data della sua
registrazione, oppure la data in cui si verifica un evento che stabilisca in modo
incontestabile che il documento sia stato formato anteriormente.
Anche le carte e i registri domestici, al pari delle scritture private fanno prova
contro chi li ha scritti, anche senza sottoscrizione.
Allo stesso modo libri e altre scritture contabili delle imprese soggette a
registrazione fanno prova contro l’imprenditore.
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Le copie fotostatiche e fotografiche di scritture hanno la stessa efficacia
dell’originale, se la loro conformità con l’originale è attestata da p.u. o non è
espressamente disconosciuta. L’eventuale contestazione di conformità deve
avvenire in modo chiaro e circostanziato agli aspetti che rendono la difformità
dall’originale.
Il fax fa piena prova della sua conformità con l’originale, se colui contro il quale è
prodotto non la contesta.
• La prova testimoniale
La testimonianza è la narrazione fatta al giudice da una persona estranea alla
causa, a seguito della seguente dichiarazione “Consapevole della responsabilità
morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la
verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Può avere ad oggetto solo fatti obiettivi, non apprezzamenti o valutazioni personali.
È comunque considerata con una certa diffidenza dal legislatore, sia per il rischio di
testi interessati o compiacenti, sia per il rischio di deformazioni inconsapevoli nello
sforzo di ricordare.
3. se tende a provare un contratto che deve essere stipulato o anche solo provato
per iscritto.
Il giudice deve ammettere la prova testimoniale se ricorre una delle tre ipotesi:
3. la parte abbia perduto senza sua colpa il documento che forniva prova
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• Forma ad substantiam e forma ad probationem
Quando la forma scritta, atto pubblico/scrittura privata, è richiesta ad substantiam,
costituisce un elemento essenziale del contratto, senza il quale l’atto è nullo.
La prova del contratto con la forma richiesta può essere data con la produzione in
giudizio del documento in cui l’atto è consacrato. Il legislatore impone alla parte
l’onere di custodire il documento, in mancanza del quale il giudice conclude che
esso non è mai stato formato.
Se invece nel caso dell’atto in forma ad probationem non sia stato compiuto nella
forma indicata nella legge, questo non è nullo, semplicemente ne consegue il
divieto della prova testimoniale e presuntiva, almeno che la parte non provi di
aver perduto senza sua colpa il documento che forniva la prova.
• Le presunzioni
Per presunzione, o prova indiretta, si intende ogni argomentazione attraverso cui,
essendo già provata una determinata circostanza, di giunge a provare altresì
un’altra circostanza, sfornita di prova diretta.
Non si può far ricorso alle presunzioni semplici nei casi in cui la legge esclude la
prova per i testimoni.
• La confessione
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La confessione stragiudiziale è resa fuori dal giudizio; se è fatta alla parte o al suo
rappresentante ha valore pari a quella giudiziale, se è fatta ad un terzo deve essere
valutata dal giudice e deve essere dimostrata.
Entrambi i tipi di confessione possono essere revocati, nel senso che l’efficacia
probatoria può essere vinta, nel caso in cui si dimostri che è stata determinata da
un errore di fatto o violenza.
a. se l’altra parte non contesta la verità dei fatti aggiuntivi, la confessione fa piena
prova nella sua integrità
• Il giuramento
Può essere deferito solo ad iniziativa di una delle due parti in lite, specificando
l’iniziativa al giudice il quale dovrà invitare la controparte a confermare sotto
giuramento, che il fatto contestato si sia verificato secondo quanto sostenuto nel
processo.
Secondo l’articolo 2738 del codice civile, una volta che il giuramento è stato
prestato, la controparte non è ammessa a provare il contrario e il giudice deve
pronunciare sentenza conforme al giurato. Anche quando il giuramento fosse
dichiarato falso, la parte non potrebbe neanche chiedere che la sentenza sia
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revocata, al massimo, può chiedere che il danno gli venga risarcito, nel caso di una
condanna, in sede penale, per falso giuramento.
• I diritti reali
Mentre neve l’onere reale consiste nel fatto che il creditore, per il pagamento di
denaro o un determinato bene immobile, possa soddisfarsi sul bene stesso,
chiunque diventi il proprietario o acquisti diritto reali di godimento o garanzia su
esso.
LA PROPRIETÀ
L’art 832 c.c. enuncia il principio secondo cui al proprietario spetta il diritto di
sorgere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo. La proprietà attribuisce al
titolare: il potere di godimento del bene, traendo utilità dal bene e decidendo se e
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come utilizzarlo, direttamente o indirettamente; il potere di disposizione del bene,
ossia il potere di cedere ad altri, tutto o in parte, diritti sulla cosa.
Il proprietario può godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, ma solo
entro i limiti e con osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico.
Il codice civile provvede detta una disciplina differenziata in merito alle vare
categorie di beni e proprietà.
La proprietà non è inviolabile come nello Statuto Albertino, e non fa parte dei
principi fondamentali, è però costituzionalmente garantita.
Esistono delle eccezioni per cui la legge può trasferire determinate categorie di beni
ai fini di utilità generale. La Costituzione demanda al legislatore il compito di
determinare i modi di acquisto, godimento ed i limiti, in modo da garantire la
funzione sociale e renderla accessibile a tutti.
• Espropriazione e indennizzo
Art 42, comma 3, Cost : “la proprietà privata può essere, nei casi previsti dalla legge,
e salvo indennizzo, espropriata per motivi di interesse generale”.
La Costituzione prevede che la posizione del privato possa essere sacrificata solo in
presenza: (ciò è trattato anche nell’art.17 Carta dei diritti fondamentali dell’UE)
a. di un interesse generale
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Secondo quanto stabilito dalla Corte, l’indennizzo non consiste necessariamente
nell’integrale risarcimento se non per alcuni casi. Il D.P.R. n.327/2001 contempla
una serie di meccanismi di quantificazione dell’indennità.
Oltre alle disposizioni del codice civile e della Cost. a tutela del patrimonio culturale,
il D.Lgs. 22 gennaio 2004, n.42 delinea un particolare regime proprietario per i beni
culturali (cose immobili, mobili, che prestano interesse artistico, storico,
archeologico […] o che comunque costituiscono testimonianze aventi valore di
civiltà). Per garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione
impone al privato proprietario una serie di vincoli:
• La proprietà edilizia
L’attività di trasformazione urbanistica e edilizia del territorio può essere svolta solo
nel rispetto delle previsioni degli strumenti urbanistici. Per gli interventi di maggior
imbatto è necessario il rilascio dl permesso di costruire da parte dell’autorità
comunale, che comporta la corresponsione di un contributo.
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Per le opere di minore impatto è sufficiente una comunicazione, CILA
comunicazione di inizio lavori osservata o SCIA segnalazione certificata di inizio
attività, all’Amministrazione comunale.
• La proprietà fondiaria
• I rapporti di vicinato
Al fine di contemperare gli interessi contrapposti dei proprietari di fonti contigui, per
la disciplina dei rapporti di vicinato il codice civile detta una serie di regole in
merito a: atti emulativi, immissioni, distanze, muri, luci e vedute, acque.
Al proprietario sono preclusi gli atti emulativi, ossia quelli che non hanno altro
scopo che arrecare molestia o nuocere ad altri.
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es: è vietato piantare alberi se il solo scopo è di togliere la veduta panoramica alla
villa confinante. Non rientra però nel divieto un comportamento omissivo del
proprietario. Non è illegittimo che questo abbia lasciato crescere arbusti che
precludano la visuale al vicino.
• Le immissioni
È possibile che tali attività importino a produzione di fumi, calori, rumori esalazioni
nelle proprietà circostanti, c.d. immissioni immateriali.
Se queste rientrano al di sotto della soglia della normale tollerabilità, chi le subisce
deve sopportarle.
Se superano la soglia di tollerabilità ma sono giustificate da esigenze di
produzione, chi le subisce non ha il diritto di farle cessare ma può ottenere un
indennizzo. Questo solo se l’emissione non sia eliminabile o riducibile mediante
accorgimenti tecnici non onerosi e, la cessazione dell’attività comporterebbe alla
società un danno maggiore rispetto al sacrificio infinito ai proprietari dei fondi vicini.
Se superano la soglia senza giustificazione per esigenze di produzione, chi
subisce le subisce ha il diritto a chiedere che ne cessi la prosecuzione ,per il futuro,
e a richiedere l’integrale risarcimento del danno, per il passato.
L’azione di accertamento dell’illegittimità delle emissioni e la loro condanna è
rivolta al proprietario del fondo da cui provengono.
Nel medesimo fine rientrano le situazioni in cui l’emissione arrechi pregiudizio alla
salute degli operanti sul fondo che la subisce o all’ambiente.
• Le distanze legali
Art 873 c.c dispone che le costruzioni su fondi finitimi, se non unite o aderenti,
devono essere tenute a distanza non minore di tre metri tra loro.
Nessuna parte della costruzione, con esclusione dei soli sporti (es: canali di gronda)
possono trovarsi a distanza inferiore rispetto a quella prescritta. Se risulta a distanza
inferiore il vicino può agire alla rimozione dell’opera abusivamente realizzata e
richiedere il risarcimento del danno sofferto.
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Il codice civile riporta una serie di disposizioni aventi ad oggetto i muri (artt.
874-878 c.c.).
Il proprietario confinante ha il diritto di acquisire, mediante sentenza costitutiva ove
l’altro proprietario non lo consenta, la comproprietà del muro che si trovi sul confine.
Chi acquista la comproprietà del muro deve pagare un importo pari alla metà del
valore del muro e del suolo su cui insiste, e nel caso non si trovi sul confine, un
importo pari al valore dell’area da occupare con la nuova costruzione.
Chi costruisce per primo finisce per condizionare le scelte di chi costruirà
successivamente, principio di prevenzione. Per costruisce per primo vi sono tre
alternative:
a. costruire rispettando una distanza dal confine pari almeno quella imposta
dalla legge. Il vicino che costruisce successivamente deve costruire ad una
distanza tale da mantenere il distacco legalmente prescritto.
c. costruire ad una distanza dal confine inferiore a quella imposta dalla legge.
Il vicino può chiedere la comunione forzosa del muro, avanzando la propria
costruzione fino ad esso, occupando lo spazio intermedio, dopo aver stabilito
col proprietario se intende estendere i muro a confine o procedere alla sua
demolizione.
Per motivi di sicurezza sono stabilite anche delle distanze di sicurezza dal confine
per pozzi, cisterne e tubi, e allo stesso modo per fossi, canali e piantagioni evitando
inoltre che il fondo vicino possa avere pregiudizi per il propagarsi di radici, rami,
umidità ed ombra. Vi è una distanza minima anche per gli apiari.
• Le luci e le vedute
b. luci sono quelle aperture che pur consentendo il passaggio di luce ed aria non
consentono la vista o quantomeno l’affaccio sul fondo del vicino. La luce, luce
regolare, deve rispettare determinate caratteristiche. Nel caso in cui non le
rispettasse, il proprietario ha il diritto che essa sia resa regolare.
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• Modi di acquisto della proprietà
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c. L’accessione di mobile a mobile da luogo alle figure di
1. unione che consiste bella giunzione di beni mobili appartenenti a proprietari
diversi formando un tutto inseparabile di proprietà comune senza dar luogo ad
una “cosa nuova”.
2. specificazione consiste nella creazione di una cosa del tutto nuova con beni
mobili appartenenti ad altri; si ha la trasformazione della materia mediante
l’opera umana. (es: produco sapone con materi prime altrui)
• Perdita di proprietà
La proprietà si perde in forza d’un atto di disposizione (vendita, donazione ecc.)
posto dal titolare che ne determina il trasferimento in favore di terzi, che la
acquisiscono a titolo derivativo.
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chiunque violi il suo diritto, ottenendo dal giudice un provvedimento che
ristabilisce d’autorità il diritto violato.
I diritti reali su cosa altrui costituiscono una limitazione del diritto di proprietà, e si
distinguono in diritti reali di godimento e di garanzia.
La superficie
Per accessione, tutto ciò che è ancorato sopra sotto il suolo appartiene al
proprietario del medesimo suolo. Questa regola è derogata quando il diritto di
superficie spetti ad un soggetto diverso:
La superficie può essere perpetua o a termine, nel secondo caso allo scadere della
proprietà passa gratuitamente al proprietario del suolo, salvo patto contrario.
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I modi di acquisto della superficie sono il contratto, il testamento e l’usucapione.
L’enfiteusi
L’enfiteusi attribuisce al soggetto su cui ricade, lo stesso potere di godimento del
proprietario, salvo l’obbligo di migliorare il fondo e pagare al proprietario un
canone periodico (in denaro o in prodotti naturali). L’enfiteuta può modificare la
destinazione del fondo, al contrario dell’usufruttuario, purché non lo deteriori. (es:
cambio tipo di coltivazione).
Il potere di godimento dell’enfiteuta è detto dominio utile, al nudo proprietario
spetta invece il dominio diretto, che si riduce al canone. L’enfiteusi può essere
perpetua o a tempo, ma in tal caso non può durare meno di vent’anni. L’enfiteuta
disporre del proprio atto inter vivos che per mortis causa, e costituire su esso un
numero limitato di diritti reali.
Si può acquisire per contratto, con forma scritta, testamento ed usucapione.
All’enfiteuta spetta inoltre: il potere di affrancazione, può acquistare dunque piena
proprietà del fondo pagando una somma a favore del concedente; il potere di
devoluzione per cui in caso di inadempimento dell’enfiteuta a uno dei suoi obblighi
deve liberare il fondo dal suo diritto.
L’usufrutto
L’usufrutto consiste nel diritto di godere della cosa altrui, con l’obbligo di
rispettarne la destinazione economica. Ha necessariamente durata temporanea,
perché non rimarrebbe utilità pratica per la nuda proprietà.
Se costituito a favore di una persona fisica, il titolo, dove non sia prevista una durata
inferiore, dura tutta la vita dell’usufruttuario, e la morte ne provoca l’estinzione. Se
costituito a favore du una persona giuridica non può durare più di trent’anni.
74
donati a proprio vantaggio, e dopo di lui a vantaggio di un'altra persona(o anche di
più persone, ma non successivamente.
a. per legge, riguarda l’usufrutto legale dei genitori sui beni del figlio minore.
d. usucapione e, sui beni mobili non registrati l’acquisto del possesso in buona
fede.
Fino a tempi recenti era previsto l’usufrutto uxorio secondo cui il coniuge
superstite in sede di successione mortis causa acquisiva il diritto si usufrutto su una
quota dei beni relitti, mentre ora è previsto che la quota sia non su una parte ma sui
beni stessi.
All’usufruttuario competono:
a. poter di godimento sul bene, che implica di trarre utilità dal bene
mantenendone la destinazione economica, il possesso e l’acquisto dei frutti
naturali e civili della cosa. Nel caso il possesso sia esercitato da altri può,
mediante l’actio confessioria, accertare il suo diritto e condannare il terzo che
lo detenga.
b. il potere di disposizione , solo per atto inter vivos, del diritto di usufrutto,
cedendolo gratuitamente o a titolo oneroso, senza arrecare danno a nudo
proprietario.
c. il potere di disposizione , solo per atto inter vivos, del godimento del bene.
Le locazioni concesse dall’usufruttuario dovrebbero terminare con l’estinguersi
dell’usufrutto. Tuttavia il legislatore ha consentito che possano proseguire per
una durata limitata, non oltre i cinque anni, e facendolo risultare mediante atto
pubblico.
a. usare la diligenza del buon padre di famiglia nel godimento della cosa
75
b. non modificarne la destinazione
Queste sono ritenute dalla Suprema corte come vere e proprie obbligazioni
dell’usufruttuario nei confronti del nudo proprietario.
Ha il diritto richiedere la separazione delle addizioni qualora in tal modo non arrechi
nocumento; nel caso il proprietario intenda ritenerle gli deve la differenza tra quanto
speso e il migliorato.
L’uso e l’abitazione sono tipi limitati di usufrutto. L’uso consiste nel diritto di servirsi
di un bene, e se fruttifero di raccogliere i frutti limitatamente ai propri bisogni e della
propria famiglia. L’abitazione consiste nel diritto di abitare una casa limitatamente
ai propri bisogni e della propria famiglia. Non vi possono essere altre destinazioni e
non si possono cedere. Tali diritti possono nascere anche ex lege, ad esempio nel
caso della morte di un coniuge, a favore dell’altro.
La servitù
La servitù prediale consiste nel peso imposto sopra un fondo, il fondo servente,
per utilità di un altro fondo, il fondo dominante, appartenente a diverso proprietario.
L’utilità può consistere anche nella maggior comodità o amenità. Il contenuto delle
servitù tipiche è descritto nel codice civile, si costituiscono però anche servitù
atipiche sempre finalizzate all’utilità del fondo dominante. Sono concesse le servitù
industriali, strumentali agli utilizzi produttivi del fondo dominante. Sono servitù non
prediali quelle aziendali, che consistono in strumenti utili all’azienda
indipendentemente dal fondo in cui si trovino.
1. La servitù può imporre al fondo servente un dovere negativo di non facere (es:
alla servitus altius non tollendi, o pati, di sopportare (es: il proprietario del fondo
servente deve sopportare che quello del fondo dominante passi sul suo fondo.)
Nel caso caso in cui il proprietario del fondo servente tenuto ad una
prestazione positiva si hanno due rapporti distinti: il rapporto reale di servitù e
un rapporto obbligatorio propter rem.
76
2. La servitù presuppone che i fondi appartengano a proprietari diversi.
3. I fondi devono trovarsi nella situazione topografica tre che uno possa arrecare
utilità all’altro.
Quando un fondo è in una situazione che arreca pregiudizio alla sua utilità, la legge
interviene imponendo al proprietario del fondo servente a servitù coattiva. es: un
fondo non ha accesso alla via pubblica. Ciò può avvenire mediante un contratto che
accerta tale situazione e con successiva sentenza del giudice. Il venir meno di tali
presupposti presume l’estinzione del diritto di servitù coattiva. Le figure più
importanti di servitù coattiva sono:
L’esercizio della servitù è regolato dal titolo e dalla legge. Tale diritto comprende
tutte le facoltà accessorie ma indispensabili per esercitarlo. In caso di dubbi circa le
modalità di esercizio si segue il principio della soddisfazione del fondo dominante
col mine aggravio per il fono servente.
Le servitù si estinguono: per rinuncia fatta per iscritto; per scadenza del termine;
per confusione; per prescrizione estintiva ventennale. Il momento da cui inizia a
decorrere il tempo per a scadenza dipende dalla natura della servitù.
In caso di servitù negativa (in cui il proprietario dominante vieta qualcosa al
proprietario servente), la prescrizione non decorre se il proprietario servente non
abbia infranto un divieto.
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LA COMUNIONE E IL CONDOMINIO (cap XV)
La comunione
Un diritto soggettivo può appartenere a più persone, che sono in tal caso contitolari
dello stesso unico diritto. La contitolarità di un diritto reale prende i nome di
comunione pro indiviso nel caso di diritto dominicale; consufrutto se si tratta di
contitolarità di diritto di usufrutto ecc. A ciascun contitolare spetta una quota ideale
sull’intero bene, tale quota è disponibile e segna la misura di facoltà, diritti ed
obblighi dei rispettivi titolari. Esiste anche il caso della comunione senza quote, in
cui il bene appartiene unitariamente al gruppo.
Si distingue tra: comunione ordinaria, regolata dagli artt. 1100 e 1116; e comunioni
speciali figurate autonomamente e regolate dalla legge.
In merito al potere di godimento, ogni contitolare può servirsi della cosa comune
non alterandone la destinazione non impedendone il godimento agli altri contitolari.
Le parti possono comunque concordare una “divisione” e concordarne l’uso
indiretto (es: locazione a terzi). Ciascun contitolare ha i diritto di percepire i frutti
della cosa in proporzione alla quota, dovendo partecipare ala porzione di spese che
gli competono.
Con il consenso di più della metà dei contitolari si può stabilire un regolamento.
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possano convenzionalmente vincolarsi a rimanere in comunione per più di dieci
anni.
Il condominio
La figura del condominio si ha quando nel medesimo edificio coesistono più unità
immobiliari di proprietà esclusiva dei singoli condomini. Le parti comuni si presume
appartengano comunione a tutti i proprietari delle singole unità immobiliari del
condominio.
Il singolo condomino può fare uso delle parti comuni senza compiere attività che
incidano negativamente dura loro destinazione d’uso; può apportare modifiche
alle parti comuni funzionali al miglior godimento della propria unità immobiliare;
deve contribuire alle spese in misura proporzionale alla propria quota.
NON può rinunciare al diritto sulle parti comuni per sottrarsi alle relative spese, non
può disporre delle parti comuni nella loro totalità, se no congiuntamente alla
porzione immobiliare di proprietà esclusiva; non può eseguire opere che arrechino
danno alla perte. comune. Le parti comuni sono tradizionalmente indivisibili, se non
con accordo che richiede il consenso di tutti.
Gli organi del condominio sono l’assemblea e quando i condomini sono più di otto,
obbligatoriamente anche l’amministratore. Se opportuno l‘assemblea può
nominare un revisore che verifichi la contabilità del condicio e un consiglio di
condominio formato da almeno 3 condomini negli edifici da 12 unità imm.
Tra le competenze dell’assemblea ci sono: l’adozione del regolamento
condominiale, la nomina dell’amministratore, l’approvazione del preventivo delle
spese occorrenti durante l’anno e la ripartizione tra i condòmini, ecc.
79
per l’approvazione del rendiconto condominiale, ecc. L’incarico di amministratore
del condominio può essere conferito, oltre che a una persona fisica, ad una società
lucrativa.
Nel caso i condòmini siano più di dieci, con la maggioranza per le deliberazioni nella
prima convocazione, approva un regolamento, il quale richiede la forma scritta ad
substantiam, contenente le norme sull’uso delle cose comuni, la ripartizione delle
spese, l’amministrazione e la stella del decoro dell’edificio.
Le clausole, seppur approvate all’unanimità, che regolano l’uso dei beni comuni
possono essere modificate con l’approvazione della maggioranza.
Si parla di supercondominio nel caso in cui distinti condomini siano legati tra loro
dall’esistenza di cose, impianti, o servizi in comune, in rapporto di accessoriato
rispetto a ciascuno di tali condomini. Per regolare le parti ed i servizi necessari si
seguono le norme dettate per il condominio; per le altre strutture di autonoma utilità
(impianti sportivi, spazi di intrattenimento…) si applicano le orme relative alla
comunione.
La multiproprietà
La multiproprietà indica un’operazione economica nella quale più soggetti sono
pieni proprietari di uno stesso immobile, goduto da ciascuno, a turno, per una
frazione limitata dell'anno.
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IL POSSESSO (cap XVI)
Si distingue tra:
Ciò che distingue il possesso dalla detenzione è lo stato psicologico che il soggetto
manifesta all’esterno, che dipende principalmente dal titolo i forza del quale
avviene l’acquisizione o le modalità in cui avviene. (il soggetto che prende in prestito
un libro dalla biblioteca manifesta esternamente di rispettare i diritti della biblioteca
nella successiva restituzione e non danneggiamento del libro, questo non conferma
la sua futura volontà di farlo effettivamente)
Nel caso l’esercizio del potere si identifichi con la fattispecie del possesso, sta a chi
nega tale situazione l’onere di provare che si tratti di un’ipotesi di semplice
detenzione.
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biblioteca di doverlo restituire); in forza di causa proveniente da un terzo , ossia
l’attuale possessore, anche non legittimato a disporre del bene, attribuisce al
detentore la sua posizione possessoria. (es: caso in cui un ladro dopo avermi
concesso la detenzione di n bene me lo vende).
Possono esistere situazioni di fatto che corrispondono anche ad altri diritti reali, e
sul medesimo bene come posso gravare più diritti reali, posso coesistere più
possessi di diverso tipo.
La perdita del possesso si verificaa per il venir meno di uno degli elementi del
possesso, (la volontà di possedere il bene animus o la disponibilità materiale del
bene corpus). La perdita del corpus si intende quando causa la sua definitiva
irreperibilità od irrecuperabilità (es: non l’ho perso se ho scordato l’ombrello a casa
di amici).
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Il possesso di animali selvatici si perde quando riacquistano la libertà naturale;
quello di animali addomesticati quando perdono la consuetudo revertendi, ossia
l’abitudine a tornare nel luogo n cui erano solitamente accuditi.
Alla morte del possessore, il possesso è ereditato, ipso iure dunque anche in
mancanza della disponibilità materiale del bene, dal suo successore a titolo
universale, con gli stessi caratteri che aveva rispetto al defunto.
L’art 1155 c.c. regola il caso in cui taluno alieni il medesimo bene a più persone o
costituisca lo steso diritto a favore di più persone. In tal caso, tra esse il primo
acquista ne acquista il possesso in buona fede è preferito tra le altre.
L’usucapione
Il possesso protratto per un certo di tempo fa acquisire al possessore, mediante
l’usucapione, la titolarità del diritto reale. L’usucapione costituisce dunque un
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modo di acquisto a titolo originario della proprietà e dei diritti reali minori.
L’usucapione agevole inoltre la prova del diritto di proprietà, senza di esso chi si
afferma proprietario dovrebbe dare la prova di aver acquistato precedentemente da
un soggetto che era effettivamente il proprietario.
a. il possesso a prescindere che sia o meno in buona fede. Non è invece rilevante
la detenzione.
c. la non interruzione del possesso, che si ha quando nel lasso di tempo richiesto
dalla legge non si verifichino né cause di interruzione naturale (es: abbandono,
smarrimento …) che civile (caso in cui viene posta una domanda giudiziale
contro il possessore al fine di privarlo del possesso, es: azione di rivendicazione;
o nel caso in cui il possessore abbia effettuato il riconoscimento del diritto del
titolare)
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di reintegrare nel possesso del bene chi si a rimasto vittima di uno spoglio violento
o clandestino.
Con spoglio si intende qualsiasi azione che generi la duratura privazione del
possesso del bene o che comprometta l’esercizio del possesso. Si dice violento
clandestino quando è posto n essere contro la volontà espressa o presunta del
possessore o detentore.
L’azione di reintegrazione agisce solo nel caso di animus spoliandi, quando lo
spoglio venga compiuto dall’autore con la consapevolezza di ledere il possessore/
detentore.
La legittimazione attiva ad esercitare tale azione spetta a qualsiasi possessore, sia
in buona o cattiva fede, detentore compreso ad eccezione del detentore non
qualificato (per servizio/ospitalità). La legittimazione passiva riguarda, oltre che
l’autore materiale, anche gli altri che rispondo al fatto di quest’ultimo , l’autore
morale.
Nel caso in cui lo spoglio no sia violento né clandestino, si può reagire solo con
l’azione di manutenzione. Si qualifica come spoglio non clandestino né violento il
rifiuto da parte opposto dal detentore a possessore, i restituire il fondo, oltre al
disconoscimento del possesso. Tale azione è volta far cessar le “molestie” di cui
sia stato vittima il possessore ristabilendo la situazione eventualmente alterata.
Con molestia o turbativa si intende un attività che arrechi un disturbo al
possessore, tanto che consista in attentati materiali, molestia di fatto (es: taglio di
alberi), o si estrinsechi in atti giuridici, molestia di diritto, in contrasto con la
situazione possessoria.
Esistono inoltre l’azione di nuova opera e l’azione di danno temuto, (dal codice
definite come “denuncia di nuova opera” e “denuncia di danno temuto” ), esercitate
a tutela del possesso, della proprietà o altro diritto reale di godimento. Hanno
finalità cautelare, mirano a prevenire un dano o pregiudizio che può derivare da
una nuova opera o dalla cosa altrui, in attesa che si accerti il diritto alla proibizione.
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Al debitore fa capo un obbligazione, mentre al creditore il correlativo diritto di
credito. Il diritto del creditore si dice relativo perché vale solo nei confronti del
debitore, contrapponendosi così al diritto reale che si caratterizza per l’assolutezza.
Il potere del creditore sul bene è mediato (poiché il godimento dipende alla
condotta imposta al debitore) e relativo.
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È inoltre possibile che l’obbligazione faccia capo ad una pluralità di soggetti, nel
caso dell’obbligazione plurisoggettiva, che ricorre in caso di:
a. obbligazione solidale
Passiva (più debitori, un unico creditore) quando ciascuno dei più debitori è
obbligato ad effettuare, a favore del creditore, l’intera prestazione.L’esecuzione
dell’intera prestazione di un debitore libera di conseguenza tutti gli altri debitori.
Attiva (più creditori, un unico debitore) ciascun creditore ha diritto nei confronti del
debitore, all’intera prestazione. L’esecuzione dell’intera prestazione fatta dal
debitore a favore di uno dei creditori estingue l’obbligazione.
b. Obbligazione parziaria
Passiva ciascun dei più debitori è tenuti ad eseguire una parte solo dell’intera
prestazione. La restante deve essere seguita da ciascuno per la sua parte.
Attiva ciascuno dei più creditori ha diritto ad una parte soltanto dell’intera
prestazione.
Di solito in caso di pluralità di debitori di una medesima prestazione gli stessi sono
tenuti al solido (cioè tutti devono l’intera prestazione) c.d. Principio di Solidarietà
passiva a meno che il titolo non disponga diversamente.
Per quanto riguarda l’obbligazione solidale passiva il creditore può rivolgersi per
ottenere l’intera prestazione, ad uno qualsiasi coobbligati, ed esso è obbligato al
pagamento. Il coobbligato che ha pagato al creditore l’intera somma di denaro può
fare la c.d. azione di regresso nei confronti degli altri coobbligati (cioè potrà
richiedere agli altri coobbligati la parte di rispettiva competenza).
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Le prestazioni possono consistere:
II. In un facere, cioè nel compimento di un’attività materiale o giuridica. Nel caso
dell’obbligazione di mezzi il debitore non è tenuto a garantire che il creditore
consegue il risultato sperato, come invece accade per le obbligazioni di risultato;
III. In un non facere, obbligazioni negative, dunque nell’osservanza di una condotta
consistente in un non dare o non facere.
Obbligazioni pecuniarie
Le obbligazioni pecuniarie, quelle in cui il debitore è tenuto a dare una somma di
denaro al creditore, sono le più diffuse.
I debiti pecuniari vanno estinti mediante moneta avente corso legale nello Stato al
momento del pagamento. Se il debito è espresso in moneta estera , il debitore può
pagare in moneta nazionale, almeno che non sia stato pattuito diversamente.
Possono esser estinte, oltre che con la moneta (nel caso l’importo sia inferiore a
€ 3.000, con altri mezzi di pagamento.
Se il debitore paga in moneta una cifra minore di € 3.000 il creditore non può
rifiutare il pagamento; il creditore può rifiutare il pagamento avvenuto con altri mezzi
che assicurino comunque la disponibilità della somma dovuta solo per un
giustificato motivo che deve allegare.
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La moneta non soddisfa direttamente i bisogni dell’uomo ma è utilizzata per la sua
funzione di pagamento, ciò che importa non è il suo valore nominale, ma il valore
reale, ossia il potere d’acquisto.
Per le obbligazioni di valuta, che hanno fin dall’origine ad oggetto una somma di
denaro, si applica il principio nominalistico; non vale invece per le obbligazioni di
valore, che inizialmente hanno ad oggetto una prestazione diversa dalla somma di
denaro.
Per la liquidazione delle obbligazioni di valore le prestazioni oggetto
dell’obbligazione vengono quantificate in moneta e adeguate agli indici ISTAT di
variazione del costo della vita.
• Gli interessi
L’obbligazione pecuniaria agli interessi è un particolare obbligazione di carattere
accessorio rispetto all’obbligazione pecuniaria principale.
A seconda della fonte gli interessi si distinguono in: legali se dovuti in forza di una
previsione di legge; convenzionali se dovuti inforza di un accordo tra debitore e
creditore.
Ai soggetto originari del rapporto obbligatorio, nel corso del tempo, se ne possono
sostituire o aggiungere altri. Ciò accade nel caso della successione a titolo
universale o per effetto di una successione a titolo particolare.
La modificazione del soggetto attivo del rapporto obbligatorio può realizzarsi per
atto inter vivos, a titolo particolare, mediante le figure:
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c. del pagamento con surrogazione
Qualunque credito, anche i crediti futuri, può formare oggetto di cessione a meno
che: il credito abbia carattere strettamente personale; il trasferimento sia vietato
dalla legge o la cessione si stata convenzionalmente esclusa dal parti.
Il contratto può vedere a favore del cedente un corrispettivo in denaro o con altra
prestazione, vendita del credito, o avvenire senza corrispettivo, donazione del
credito, o essere effettuata in funzione di garanzia, ecc. Viene appunto definito a
causa variabile per le molteplici funzioni che può svolgere.
Mentre nel caso della cessione di contratto con esso si trasferiscono tutti i diritti ed
obblighi, nel caso della cessione di credito l’effetto si limita al diritto di credito.
Quando la cessione è stata fatta per estinguere un debito dal cedente verso il
cessionario può avvenire:
- pro solvendo in tal modo la liberazione del cedente si verifica solo quando il
cessionario abbia ottenuto il pagamento dal debitore ceduto;
- pro soluto il cessionario libera il cedente dall’obbligo che aveva nei suoi
confronti, accollandosi per intero il rischio della solvenza del debitore ceduto.
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l contratto di factoring - Il factoring è un particolare contratto di cessione di
crediti, in forza del quale un factor, un imprenditore specializzato, si impegna a
fornire all’impresa una gamma di servizi relativi alla gestione dei crediti, a fronte del
pagamento di una commissione variabile. Effettua a favore dell’impresa cliente
anche un’anticipazione finanziaria e talvolta si fa carico del rischio di insolvenza
di uno o più debitori dell’impresa nel caso della cessione effettuata pro soluto. Nel
caso invece della cessione pro solvendo l’azienda è tenuta a restituire al factor le
anticipazioni relativi ai crediti che non sono stati più incassati.
L’impresa cede al factor in massa i crediti che vanta o venterà nei confronti di uno o
più o tutti i clienti. Il factor ne diviene formalmente titolare e può da un lato gestire i
crediti, dall’altro erogare l’anticipazione finanziaria necessaria, che verrà poi
recuperata con l’incasso dei crediti ceduti.
Sono state introdotte delle deroghe al regime codicistico della cessione del credito
che avrebbero altrimenti creato un’ostacolo all’operazione di factoring.
Un soggetto, originator, cede a titolo oneroso, uno o più crediti pecuniari, esistenti
e futuri, ad una società di capitali avente come unico scopo una o più operazioni di
cartolarizzazione, società veicolo.
La società veicolo emette titoli per procurarsi il necessario all’acquisto dei crediti,
destinati ad essere collocati presso investitori professionali e non. Provvede poi
(direttamente o mediante una società distinta, servicer) alla riscossione dei crediti
ceduti e alle attività ad esse finalizzate.
b. delegazione attiva
Il codice si occupa solo della delegazione passiva. La delegazione attiva consiste
in un accordo trilaterale tra creditore, debitore ed un terzo. Il creditore, delegante,
delega il debitore, delegato, ad impegnarsi ad effettuare la prestazione al terzo,
delegatario. In tal modo il delegato diviene debitore sia del delegante che del
delegatario, salvo diverso accordo.
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B. Modificazioni nel lato passivo del rapporto obbligatorio
La modificazione del soggetto passivo del rapporto obbligatorio può realizzarsi a
titolo particolare mediante le figure:
b. dell’espromissione
c. dell’accollo
La sostituzione del debitore non è possibile senza l’espressa volontà del creditore,
in assenza del quale il debitore non viene liberato, ma si aggiunge nuovo soggetto
passivo a quello precedente.
a. La delegazione passiva
Si distingue in delegazione a promettere e delegazione di pagamento.
È ad esempio lo schema dell’assegno bancario con cui un cliente ordina alla banca
di eseguire n pagamento in favore del portatore dell’assegno.
b. L’espromissione
L’espromissione consiste in un contratto fra il creditore ed un terzo in forza del
quale quest’ultimo si impegna nei confronti del primo, a pagare un preesistente
debito dell’obbligato originario.
È un contratto unilaterale, poiché ne derivano obbligazioni solo per il terzo. Cioè che
la differenza dalla delega è la spontaneità dell’iniziativa del terzo, e le ragioni
restano indifferenti.
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Anche in questo caso si parla di espromissione cumulativa, il terzo è obbligato in
solido con il debitore originario, ma mediante l’espromissione liberatoria il
creditore potrebbe liberare il debitore originario e in tal modo rimarrebbe obbligato
solo il terzo.
Il terzo promettente entra nella stessa posizione del debitore originario, può
dunque opporre le eccezioni che quest’ultimo avrebbe potuto opporre, eccetto
quelle personali.
c. L’accollo
L’accollo è una accordo bilaterale tra debitore e terzo, in forza del quale
quest’ultimo, l’accollante, assume a proprio carico l’onere di procurare al creditore,
l’accollatario il pagamento di un debito anche futuro del primo, accollato.
- Interno se con l’accordo tra debitore e terzo si decide che il creditore possa
chiedere l’adempimento dell’obbligazione solo al debitore (accollato).Quindi il
creditore non acquista accanto al debitore originario un nuovo debitore.
- Esterno se con l’accordo tra debitore e terzo si decide che il creditore possa
chiedere l’adempimento dell’obbligazione direttamente al terzo (accollante).
Esso può essere a sua volta:
Cumulativo se il debitore originario resta obbligato con l’accollante;
Liberatorio se il debitore originario sia liberato dall’obbligazione,
rimanendo obbligato solo l’accollante.
Per l’accollo esterno liberatorio c’è bisogno di una dichiarazione espressa del
terzo (accollante) e del creditore (accollatario).
Per morte del debitore quando si tratta di prestazione infungibile (es. l’obbligo di
dipingere un quadro);
L’adempimento
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Siccome il debitore è tenuto ad adempiere esattamente la prestazione dovuta, il
creditore può, se vuole, rifiutare un pagamento parziale.
Per quel che riguarda il luogo dell’adempimento, esso di regola è determinato nel
titolo costitutivo del rapporto (contratto, testamento ecc) o dalla natura della
prestazione.
Nell’ipotesi in cui nel contratto non sia stabilito il termine relativo al pagamento di
transazioni commerciali, l’adempimento deve avvenire di regola entro trenta giorni
a decorrere da eventi previsti dalla legge.
Se, invece, per la natura della prestazione (ad es. oggetto dell’obbligazione è la
costruzione di un immobile) sia necessario un termine, la sua fissazione in
mancanza di accordo tra le parti, è rimessa al giudice.
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Il termine è solitamente fissato a favore del debitore, prima della scadenza il
creditore non può esigere la prestazione, ma il debito può adempiere prima del
termine fissato. La situazione si capovolge nel caso il termine sia fissato a favore
del creditore. Può inoltre essere a favore di entrambi, in tal caso né il creditore il
debitore possono pretendere di eseguire/ottenere la prestazione prima della
scadenza.
Il debitore decade (ossia il creditore può agire in giudizio come se il termine fosse
già scaduto) dal termine fissato a proprio favore quando abbia diminuito le garanzie
che aveva dato o non abbia offerto le garanzie che aveva promesso, o sia divenuto
insolvente.
Imputazione a pagamento
Se un soggetto che ha più debiti della medesima specie (per es. di denaro) verso la
stessa persona, fa un pagamento che non comprenda la totalità dei debiti, può
importare sapere quale di quei debiti intende estinguere (ad es. per il calcolo degli
interessi). La legge riconosce al debitore la facoltà di dichiarare, quando paga, quale
debito intende estinguere; tale facoltà va esercitata e si consuma all’atto del
pagamento, dopodiché la dichiarazione risulta inefficace.
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Il pagamento con surrogazione
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• La compensazione
(es. Tizio deve 100 € a Caio, e a sua volta Caio deve 50 € a Tizio, allora il rapporto di
estingue per compensazione con il solo trasferimento di Tizio di 50 €)
Per alcuni crediti stabiliti dalla legge non è possibile fare compensazione.
• La confusione
•La novazione
Si distingue tra:
• La remissione
Essa produce effetto estintivo nel momento in cui la dichiarazione del creditore è
comunicata al debitore. (ma vale solo per quel debitore e solo per quel debito)
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• L’impossibilità sopravvenuta
Se è esigibile allora l’obbligazione non si estingue e quindi il debitore che non tenga
la condotta atta a superare quella situazione sopravvenuta incorrerà
nell’inadempimento.
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L’inadempimento può essere ancora:
- Assoluto o definitivo quando non può essere effettuato in futuro (ad es. il
fotografo che non si presenta a farmi le foto al mio matrimonio);
La responsabilità contrattuale
(es: a chi effettua una prestazione a titolo gratuito è richiesta un impegno diverso o
comunque meno gravoso rispetto a colui che la effettua a pagamento.
N.B. Se si tratta di incidere su valori tipo la sicurezza o l’incolumità fisica delle
persone, non si fa differenza di responsabilità e di impegno)
Responsabilità anche senza colpa Può accadere che il debitore risponde anche
se nessuna negligenza può essergli imputata (cioè anche se egli ha operato con la
diligenza del buon padre di famiglia) in quanto egli risponde anche dei rischi,
prevedibili, connessi alla sua attività.
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Si parla in questo caso di responsabilità anche senza colpa (o oggettiva).
Dal punto di vista processuale spetta al creditore che difronte all’inadempimento del
debitore agisca in giudizio, fornire la prova del suo diritto.
Il danno risarcibile
Il risarcimento del danno deve comprendere: la perdita subita dal creditore c.d.
danno emergente; il mancato guadagno c.d. lucro cessante.
Non solo il danno patrimoniale, ma anche il danno non patrimoniale può essere
risarcibile ma solo nel caso in cui l’inadempienza del debitore abbia determinato
una lesione dei diritti inviolabili dell’uomo.
Per sfuggire a questo onere, il creditore può pattuire con il debitore, ex ante (cioè
alla stipulazione del contratto) una clausola penale: dove si stabilisce
forfettariamente una somma che il debitore dovrà al creditore in caso di
inadempienza, esonerando però il creditore dall’onere della prova.
100
La mora si ha automaticamente al solo verificarsi del ritardo imputabile al debitore
(quindi senza intimazione) quando:
La mora debendi può venire in considerazione solo nelle obbligazioni positive (di
dare, di fare). Effetti della mora debendi sono:
(Se il debitore non è in mora, il rischio è a carico del creditore, nel senso che se la
prestazione diventa impossibile per causa non imputabile al debitore, l’obbligazione
si estingue.)
- il risarcimento dei danni che il comportamento del creditore gli abbia procurato;
Se il debitore non adempie alla prestazione dovuta, il creditore, dopo aver fatto
accertare al giudice l’inadempimento, può chiedere un processo esecutivo sui beni
del debitore, può chiedere cioè la c.d. esecuzione o espropriazione forzata.
Cioè il creditore ha il diritto di far vendere i beni del debitore per soddisfarsi sul
ricavato.
101
successivamente al sorgere dell’obbligazione possono essere espropriati dal
creditore. (art. 2740 c.c.)
Se vi sono più creditori che hanno ugual diritto di soddisfarsi con il ricavato
dell’espropriazione per par condicio si distribuirà in proporzione al credito di ogni
creditore. Ad alcuni creditore la legge riconosce dei diritti di prelazione cioè la
legge da più prevalenza ad un creditore rispetto ad un altro nella divisione del
ricavato dell’espropriazione.
IL PRIVILEGIO
I privilegi non sono pattuiti dalle parti come nel caso del pegno o dell’ipoteca, ma
sono predisposti dalla legge stessa infatti sono:
- Privilegi generali che riguardano tutti i beni mobili del debitore e non sono
opponibile ai terzi (se cioè il debitore aliena i beni mobili il creditore non potrà
agire per riaverli);
- Privilegi speciali che si ha su determinati beni sia mobili, sia immobili costituisce
un diritto reale di garanzia, cioè è opponibile ai terzi (se cioè il debitore aliena i
beni mobili il creditore potrà riaverli indietro)
Il pegno e l’ipoteca si distinguono dal privilegio generale per il fatto di essere diritti
reali cioè di avere il c.d. diritto di sequela cioè il diritto di sottoporre il bene a
esecuzione forzata, anche se divenuto di proprietà di terzi, inoltre il pegno e
l’ipoteca gravano sempre su beni determinati e non generali (come il privilegio
generale).
Il pegno e l’ipoteca si distingue dal privilegio speciale, non dal fatto di essere diritto
reale di garanzia in quanto lo è anche il privilegio speciale, ma dal fatto che i
privilegi sono stabiliti espressamente dalla legge, invece il pegno e l’ipoteca
sono stabiliti dalle parti attraverso un atto costitutivo.
102
Il pegno e l’ipoteca attribuiscono al creditore:
Differenza tra pegno e ipoteca - La differenza sta nella diversità dell’oggetto e nel
possesso in quanto:
- il pegno ha per oggetto beni mobili non registrati mentre l’ipoteca ha per
oggetto beni immobili, beni mobili registrati e alcuni diritti immobiliari.
La legge vieta il patto commissorio cioè il patto secondo il quale viene stabilito
che in mancanza del pagamento del credito, la proprietà della cosa, data in pegno o
in ipoteca, passerà automaticamente al creditore.
La ratio potrebbe essere la tutela della libertà contrattuale del debitore, o secondo
altri è presidio della par condicio creditorum, oppure in rispetto del principio che il
creditore non può conseguire dal debitore più di quanto gli spetti.
IL PEGNO
Il pegno è un diritto reale su beni mobili (non registrati) del debitore o di un terzo.Il
creditore costituisce il pegno a garanzia del proprio credito. Oltre ai beni mobili,
compresi i titoli di credito anche dematerializzati, ti possono essere concessi in
pegno: crediti e universalità di mobili.
La legge permette il pegno rotativo, che consiste nella clausola di rotatività, con la
quale le parti convengono sulla possibilità di sostituire il bene originariamente
costituito in garanzia, senza che questa sostituzione comporti novazione del
rapporto di garanzia, e sempre che il bene offerto in sostituzione abbia identico
valore.
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È invece vietato il suppegno ossia il pegno che abbia per oggetto il bene ricevuto in
pegno, dal momento che il creditore non piò usare e disporre della cosa senza il
consenso del costituente.
Per gli effetti inter partes il negozio costitutivo potrebbe essere anche solo verbale.
In ogni caso si perfeziona con la consegna della cosa al creditore o al terzo; quelli
del pegno è un contratto o negozio reale.
Se il debitore non paga il creditore può chiedere la vendita del bene oggetto del
pegno o può chiedere che quel bene gli venga assegnato. Ovviamente se il bene
oggetto del pegno ha un valore superiore a quanto il debitore dovrebbe dare, il
creditore dovrà dare al debitore la somma eccedente il suo credito.
L’IPOTECA
L’ipoteca (come il pegno) è un diritto reale di garanzia che attribuisce al creditore il
diritto di prelazione e il diritto di sequela. Ha in comune con il pegno il carattere
dell’accessorietà, esiste in funzione del credito da garantire, la specialità, grava
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solo su beni determinati, non sono dunque ammesse ipoteche o pegni generali,
l’indivisibilità, grava per intero su tutti i beni vincolati .
Pertanto l’ipoteca si costituisce solo dopo che l’iscrizione sia stata effettivamente
eseguita, c.d. funzione costitutiva dell’iscrizione.
Oggetto dell’ipoteca possono essere: I beni immobili, i mobili registrati (navi, aerei
auto), le rendite dello Stato.
L’ipoteca su cosa futura può essere iscritta validamente solo quando il bene è
venuto ad esistenza. Prima di ciò ha solo efficacia obbligatore, il concedente ha
l’obbligo che la cosa venga ad esistenza.
Sia l’ipoteca dell’alienante che quella del condividente sono iscritte d’ufficio, dal
responsabile dell’Agenzia delle entrate, nel momento in cui avviene la trascrizione
dell’alienazione o della divisione. L’ipoteca legale prevale sulle trascrizioni o
iscrizioni già eseguite contro l’acquirente il condividente, in deroga al principio prior
in tempore potior in iure al fine di garantire l’aliante e il condividente.
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Ipoteca volontaria - può essere iscritta in forza di un contratto o anche di una
dichiarazione unilaterale scritta di volontà del debitore.
Non è vietato lo scambio di grado tra creditori ipotecari, purché esso non leda i
creditori aventi gradi successivi.
L’iscrizione dell’ipoteca conserva il suo effetto per venti anni dalla data in cui è stata
effettuata. La rinnovazione serve appunto ad evitare che si verifichi l’estinzione
dell’iscrizione e deve eseguirsi prima che i venti anni dall’iscrizione siano decorsi.
Trascorsi i venti anni il creditore può effettuare una nuova trascrizione ma questa
prenderà grado dalla nuova iscrizione. perciò se nel frattempo qualcun altro ha
iscritto ipoteca, sarà preferito a colui che non l’ha rinnovata per tempo.
Se il bene viene acquistato da un terzo che ha trascritto il suo titolo, non si può
efferate una nuova iscrizione ne a carico del terzo acquirente ne del suo dante
causa. Il mancato rinnovo dell’ipoteca a termine non impedisce al creatore di far
espropriare il bene ma lo priva della legittima causa di prelazione. Se invece il bene
è stato alienato a terzi, il creditore perde anche indiretto di farlo espropriare.
Alla cancellazione si procede quando la stessa è consentita dal creditore, nel caso
in cui l’atto di assenso di cancellazione deve provenire da persona incapace e
rivestire le stesse forme richieste per il negozio di concessione d’ipoteca;
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ordinata dal giudice e in tal caso la cancellazione può essere effettuata sono se la
sentenza è passata in giudicato.
Il terzo acquirente del bene ipotecato - Chi acquista il bene dopo l’iscrizione
dell’ipoteca non rispedì con tutti suoi beni verso i crederi che abbiano iscritto
l’ipoteca sull’immobile, questi possono espropriare solo il bene ipotecato. Il terzo
acquirente, a differenza del terzo datore non ha dato vita all’ipoteca. Questo,
tutelato dalla legge, può evitare l’espropriazione:
pagando i crediti a garanzia dei quali è iscritta l’ipoteca; rilasciando i beni ipotecati
in modo che l’espropriazione non gravi contro lui ma un amministratore nominato
dal tribunale; liberare l’immobile dalle ipoteche mediante il procedimento di
purgazione delle ipoteche.
In ogni caso il terzo acquirente che sia stato espropriato ha diritto ad essere
rimborsato dal debitore, diritto di regresso.
Il terzo datore d’ipoteca - Il terzo datore d’ipoteca non può avvalersi delle facoltà
sopra citate destate al terzo acquirente. Non si può nemmeno opporre
all’espropriazione dei beni.
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I MEZZI DI CONSERVAZIONE DELLA GARANZIA PATRIMONIALE (cap XXIV)
Il patrimonio del debitore costituisce, per il creditore, una sorta di garanzia generica
per il soddisfacimento delle obbligazione.
Per impedire che il patrimonio del debitore possa subire delle diminuzioni che
incidano sulla garanzia, la legge riconosce al creditore dei mezzi di conservazioni
della garanzia patrimoniale: L’azione surrogatoria, l’azione revocatoria, il
sequestro conservativo.
L’azione surrogatoria
Ma nel caso in cui il debitore trascura gli atti che possono incidere positivamente sul
patrimonio dello stesso (ad es. non riscuotendo un credito) facendo diminuire così
la garanzia generica del creditore (il patrimonio su cui si può rifare il creditore), la
legge consente al creditore di surrogarsi (sostituirsi) al debitore inattivo per
esercitare in nome e per conto suo, a vantaggio del debitore, i diritti e le azioni che
gli spettano.
In surrogatoria il creditore può esercitare i diritti e i poteri del debitore dia in via
giudiziale (es: mediante un’azione di rivendicazione contro chi è nel possesso di un
bene del debitore) sia in via stragiudiziale. Nel primo caso deve partecipare al
relativo procedimento anche il debitore, litisconsorzio necessario.
L’azione revocatoria
Oltre che con l’inerzia, il debitore può peggiorare la condizione dei suoi creditori
ponendo in essere atti (che vanno a discapito del patrimonio del debitore) che
rendano più difficile il soddisfacimento dei loro diritti.
Se il debitore compie atti che diminuiscano il suo patrimonio fino a renderlo
insufficiente a garantire tutti i creditori, a ciascun creditore è concesso il rimedio
dell’azione revocatoria.
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Per l’attuazione dell’azione revocatoria si richiedono dei presupposti:
- Un atto di disposizione ossia un atto del debitore che modifica la sua situazione
patrimoniale (es. vendita di un immobile);
Se chi ha acquistato dal debitore ha a sua volta disposto a favore di terzi, creditore
e terzo subacquirente sono alla pari, la legge ritiene opportuno proteggere
l’affidamento che i terzi, ignari della frode, hanno fatto sull’efficacia sul precedente
contratto.
Il sequestro conservativo
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Il giudice può autorizzare il sequestro conservativo al concorrere di due presupposti:
L’esecuzione del sequestro ha effetto solo nei confronti del creditore sequestrante.
I CONRATTI IN GENERALE
IL CONTRATTO (cap XXV)
Il contratto è un istituto centrale dell’intero sistema del diritto privato e la figura più
importate di negozio giuridico.
art. 1321 c.c.: Il contratto è l'accordo di due o più parti per costituire, regolare o
estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale.
Non si deve confondere il contratto intenso in senso proprio, cioè l’accodo tra le
parti, e documento contrattuale, ossia la carta su cui è scritto il contratto
costituisce prova della dichiarazione delle parti, e con il rapporto contrattuale, che
riguarda gli effetti giuridici pronto dal contratto.
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L’art 1322 offre una descrizione di autonomia contrattuale il primo comma
stabilisce che le parti possono liberamente determinare le clausole, il contesto del
contratto. L’assetto concreto d’accordo deriva dal risultato delle trattative, dalla loro
abilità o potere contrattuale, dal loro interesse nella realizzazione dell’affare.
Un’ulteriore libertà riguarda il fatto che le parti non sono obbligate adottare uno dei
modelli previsti dal codice, ma possono elaborare schemi contrattuali non previsti
dalla legge, contratti atipici o innominati.
Elementi essenziali del contratto
L’art 1325 c.c. descrive gli elementi essenziali del contratto, definendoli requisiti che
sono: l’accordo delle parti, la clausola, l’oggetto, la forma quando è richiesta per
la validità del contratto.
111
quelli ad efficacia obbligatoria ciò non avviene automaticamente, sono le parti a
doverlo attuare.
Nel procedimento di formazione del contratto i due atti fondamentali sono la proposta, con
il quale si inizia il procedimento, e l’accettazione con cui si conclude.
Essendo elementi che precedono il perfezionamento del negozio si dicono prenegoziali.
Per ovviare alla situazione in cui il ricevente a cui non conviene più il contratto potrebbe
sostenere di non esserne a conoscenza, la legge ha introdotto un’ulteriore regola da
coordinare al principio della cognizione: l’art. 1335 c.c stabilisce una presunzione valida per
tutti i negozi recettizi, secondo la quale qualsiasi dichiarazione diretta ad una persona
determinata si reputa conosciuta appena giunta all’indirizzo del destinatario.
Grava sul destinatario l’eventuale onere di provare di essersi trovato, senza la sua colpa dei
suoi dipendenti, nell’impossibilità di averne notizia.
Nel caso invece del contratto con obbligazioni a carico del solo proponente la legge non
ritiene necessari l’esplicita dichiarazione di accettazione. Una proposta di questo tipo è
irrevocabile non appena ne giunge a conoscenza il destinatario, cosa che è invece
possibile per gli altri tipi di contratto. Al perfezionamento di tale contratto è sufficiente che il
destinatario non respinga la proposta.
112
• La revoca della proposta e l’accettazione
Proposta e accettazione posso essere ritirate mediante un atto uguale e contrario detto
revoca.
Art 1328 c.c. La proposta può essere revocata finché il contratto non sia concluso.
Tuttavia, se l'accettante ne ha intrapreso in buona fede l'esecuzione prima di avere notizia
della revoca, il proponente è tenuto a indennizzarlo delle spese e delle perdite subite per
l'iniziata esecuzione del contratto.
L'accettazione può essere revocata, purché la revoca giunga a conoscenza del proponente
prima dell’accettazione.
La revoca della proposta ha dunque carattere non recettizio, impedisce la conclusione del
contratto purché sia stata emessa prima che il proponente sa venuto a conoscenza
dell’accettazione della controparte.
La revoca dell’accettazione invece deve per avere efficacia deve giungere a conoscenza
del proponente prima dell’accettazione.
La proposta perde automaticamente efficacia se, prima che il contratto sia perfezionato
il proponente muore o diventa incapace. Ciò non vale nell’unico caso in cui si tatti di
dichiarazione fatta da piccolo imprenditore nell’esercizio della propria impresa.
La parte che violi questo dovere incorre nella responsabilità precontrattuale. Le condotte
che possono dar vita a tale ipotesi sono varie:
b. mancata informazione sulle cause di invalidità del contratto. Tra le cause di validità
rientrano l’annullabilità, l’invalidità e l’inefficacia.
113
c. influenza illecita sulla determinazione negoziale della controparte. Se un soggetto
ne induce un altro a stipulare un contratto traendolo in inganno o minacciandolo o
approfittando di un errore dell’altra parte, il contratto è annullabile per vizio della
volontà, ed il colpevole è tenuto al risarcimento anche se non venga chiesto
l’annullamento del contratto.
Invece nel caso della trattativa andata a buon fine il soggetto non ha diritto al risarcimento
dell’utile, poiché ne avrebbe avuto diritto solo se fosse stato stipulato.
Nel caso in cui la mala fede delle trattative abbia portato alla stipulazione di un contratto
non conveniente per la parte lesa, il danno si determina considerando le diverse condizioni
che si sarebbero create, in assenza di inganno, per il contraente.
Il cliente in tal caso non può negoziare, o aderisce o rifiuta. Tuttavia sia nel testo originale
del codice civile che il legislatore dl 1942 hanno previsto un apposita disciplina volta a
tutela dell’aderente, che si trova nella posizione di contraente debole rispetto al proprio
interlocutore.
A) IL PROBLEMA IN GENERALE
Il contratto è espressione di un volere individuale. Se il contraente si trovi nella
situazione di incapacità di agire o il processo decisionale che abbia portato alla
conclusione del contratto abbia subito interferenze, la volontà del soggetto risulti
dunque viziata, in tal caso il contratto è annullabile.
I vizi della volontà a cui la legge attribuisce rilevanza sono l’errore, il dolo, e la violenza.
114
Premettendo che il negozio è una manifestazione di volontà individuale, si potrebbe
concludere che una dichiarazione a cui non corrisponda un’interna volontà è priva della sua
stessa essenza, e dovrebbe essere dunque nulla.
La dichiarazione potrebbe essere però intenzionalmente divergente dalla volontà reale del
soggetto, come nel caso della simulazione.
B) ERRORE
L’errore consiste in una falsa conoscenza della realtà. Ad esso è equiparata l’ignoranza. Si
distinguono l’errore-vizio, incidente sul processo interno di formazione della volontà, ed
errore ostativo, che consiste nella divergenza o contrasto tra la volontà e la dichiarazione
emessa.
L’errore ostativo è dunque l’errore che cade sulla dichiarazione o sulla trasmissione della
dichiarazione. (es: volevo scrivere cento e ho scritto mille per distrazione).
Entrambi gli errori determinano l’annullabilità del contratto. Il contratto viziato da errore di
una delle due parti è annullabile a condizione che l’errore sia: essenziale, riconoscibile
dall’altro contraente.
Tale regola si applica anche agli atti unilaterali tra vivi a contenuto patrimoniale recettizi,
mentre non si applica al testamento o al matrimonio.
Il contratto può dunque essere impugnato solo quando l’errore abbia un apprezzabile rilievo
rispetto all’obiettivo oggetto degli interessi del contratto. L’errore è essenziale quando
cade:
3. su una qualità della cosa che costituisce oggetto del negozio, nel caso in cui la qualità
sia rilevante al consenso;
4. sulla persona, ossia sull’entità o le qualità dell’altro contraente; deve trattarsi però di un
negozio in cui l’identità della persona e le sue qualità abbiano rilevanza tale da
determinare il consenso;
5. sulla quantità della prestazione, sempre che questa sia determinante del consenso e
non si riduca ad un errore di calcolo, che in tal caso non darebbe luogo all’annullabilità
del contratto ma alla rettifica;
6. l’errore di diritto, cioè un errore derivante dalla non conoscenza di una norma, infatti il
contratto è annullabile se l’errore di diritto è stato la ragione unica o principale del
contratto.
115
Nel caso di errore bilaterale o comune, quando dunque i contraenti sono entrambi incorsi
nel medesimo errore, la giurisprudenza ritenga non vada applicato il principio
dell’affidamento ma sia sufficiente l’essenzialità dell’errore per l’annullabilità del negozio.
C) DOLO
Il dolo inteso come inganno, o vizio del consenso, può essere:
Dolo incidente si limita ad incidere sulle condizioni del contratto cioè non è stato
determinate per la stipulazione del contratto in quanto la vittima lo avrebbe comunque
concluso, ma avrebbe preteso condizioni più favorevoli o meno onerose.
Il dolo determinate è annullabile, il dolo incidente invece comporta il risarcimento del danno
da chi lo ha compiuto.
Entrambe le parti hanno obblighi di informazione circa tutti i fatti inerenti al negozio. Si
integra nella figura del dolo anche il problema della reticenza, ossia il gatto di tacere
circostanze che potrebbero indurre la controparte rinunciare alla stipulazione dell’atto.
Sono annullabili tutti quei negozi in cui una delle parti non agisce in buona fede non
informando l’altra parte dei possibili rischi. (es. colui che stipula un’assicurazione sulla vita
tace di essere affetto da una grave malattia)
Il dolo inganno non va confuso con il dolo intenzione, che si incontra nel campo di diritto
penale e privato come elemento psicologico del fatto illecito o dell’inadempimento di
un’obbligazione.Ha carattere soggettivo o psicologico e consiste nell’intenzione di
realizzare un determinato risultato (omicidio, inadempimento…); si concreta nella
corrispondenza tra il programma stabilito da una persona e il fatto illecito che ne consegue.
Il dolo inganno denota invece la condotta di chi inganna e raggira, consiste dunque in un
fatto.
D) VIOLENZA
La violenza psichica consiste ella minaccia di un male ingiusta rivolta ad una persona
allo specifico scopo di forzarla alla stipulazione di un contratto o un altro tipo di negozio
giuridico.
La violenza fisica costituisce invece un evento insolito e si manifesta quando manca del
tuttora volontà di emettere la dichiarazione e l’atto fisico in cui consiste la manifestazione di
volontà è il risultato di un comportamento materiale di un terzo.
Nell’ipotesi di violenza fisica la volontà della parte è del tutto mancante, pertanto il negozio
è ritenuto nullo. Nel caso di valenza psichica la volontà non manca ma è viziata, e
comporta l’annullabilità del negozio compiuto dal soggetto minacciato.
La valenza psichica si considera come vizio della volontà quando miri a nessun altro
risultato che ottenere dal minacciato un atto a carattere negoziale. (es: farsi consegnare il
portafoglio dal minacciato).
Il minacciato di violenza psichica si trova a dover scegliere se subire il male mangiato o
porre in essere l’atto richiesto.
La violenza si distingue dal timore reverenziale che consiste nell’intenso rispetto che si
nutre vero persone autorevoli. Non vi sono azioni intimidatrici da parte di nessuno. Se la
dichiarazione è emessa per timore di riusare sgraditi verso la persona autorevole, il
contratto non è annullabile.
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Dalla violenza si distingue lo stato di pericolo in cui il soggetto è spinto alla dichiarazione
negoziale dall’altrui minaccia. Nello stato di necessità o pericolo vi è una situazione psichica
di paura ma non è determinata dalla minaccia di un’altra persona volta a far concludere un
negozio, ma da uno stato di fatto oggettivo. In tal caso il negozio non è annullabile ma
rescindibile. La lege non lo prende in considerazione come vizio della volontà ma come un
disequilibrio contrattuale.
es: un incendio mette in pericolo la vita di una persona cara e io accedo alla richiesta esosa
fatta da chi ha la possibilità di intervenire per salvarla.
• Requisiti della violenza Si fa riferimento a quando la minaccia sia diretta allo scopo di
indurre la vittima a perfezionare il contratto che le si chiede di concludere. La legge
richiede che is tratti di una minaccia tale da fare impressione su una persona media,
tenendo conto delle particolari circostanze (sesso, età, condizioni personali…).
Il male minacciato deve esser ingiusto, e può riguardare anche persone a cui il destinatario
della minaccia sia affezionato, in tal caso la valutazione dell’efficacia della minaccia è
rimessa al giudice.
Per quanto riguarda il contratto la forma è tra i requisiti del contratto solo nell’ipotesi in cui
essa è richiesta dalla legge a pena la nullità.
Un’ipotesi in cui la legge impone un requisito dii forma minimo è quella in cui richieda che la
volontà debba essere espressa. Altre volte è ad esempio imposta la forma scritta.
Sono state sviluppate inoltre le forme di protezione ossia poste a tutela di una delle parti
e aventi lo scopo di richiamare l’attenzione del contraente sul contratto che va stipulando.
Per gli atti costitutivi delle persone giuridiche la scrittura privata non è sufficiente, ma è
addirittura richiesto l’atto pubblico.
Quando per il contratto “principale” è richiesta la forma scritta, cioè si estende anche per il
relativo preliminare.
Quando la legge richiede forma scritta, questa è soddisfatta sia che le parti sottoscrivano
uno stesso documento, o che si scambino due distinte dichiarazioni, ciò che conta è il
significato delle loro dichiarazioni.
Anche il telegramma può soddisfare il requisito della forma scritta quando ciò sia previsto
dalla legge. Non tutti i moderni mezzi di trasmissione sono idonei a perfezionare contratti
per cui è richiesta la forma scritta, essendo a tal fine necessaria la sottoscrizione
autografa del dichiarante.
È stata ad esempio introdotta una regola relativa agli smart contract, programmi le cui
tecnologie producono effetti contrattuali al verificarsi di condizioni rilevate dal programma.
117
Le forme convenzionali
L’art 1352 c.c. ammette che le parti possano con apposito accordo scritto, pattuire di
adottare una determinata forma per la conclusione di un contratto.
“Se le parti hanno convenuto per iscritto di adottare una determinata forma per la futura
conclusione di un contratto, si presume che la forma sia stata voluta per la validità di
questo.” Il principio di libertà della forma contrattuale può essere derogato, oltre che dalla
legge, anche dalla volontà delle parti.
Viene chiamato rappresentante indiretto quella persona che agisce nell’interesse altrui ma
non dichiara di agire in nome altrui. Colui che emette la dichiarazione acquista diritti e
diventa correlativamente soggetto degli obblighi nascenti dal negozio, ed occorrerà un
altro negozio per trasmettere gli effetti all’atto nel patrimonio dell’interessato. Sono in tal
caso necessari quindi due negozi affinché si producano effetti nella sfera giuridica del
dominus dell’affare.
Una figura simile è quella dell’autorizzato che è colui che mediante l’autorizzazione di una
persona autorizzante, ha il potere di compiere atti giuridici diretti ad influire nella sfera
giuridica dell’autorizzante, ma in nome dell’autorizzato.
Dal rappresentante si distingue la figura del nuncius, che è colui che trasmette
materialmente la dichiarazione altrui, è in sostanza un “portavoce” che riferisce la volontà
negoziale altrui, non la propria.
Nel matrimonio non ricorre la figura del rappresentante ma quella del nuncius.
Per alcuni negozi non è ammessa la rappresentanza, ad esempio per i negozi riservati
esclusivamente alla persona interessata.
• Fonti della rappresentanza Come già detto il potere rappresentativo può derivare dalla
legge o essere conferito dall’interessato.
Invece l’ufficio privato consiste nel potere di svolgere un’attività nell’interesse altrui e con
effetti nella sfera giuridica del d’oggetto sostituito, in adempimento a una funziona prevista
dalla legge. (es: custode in caso di sequestro convenzionale).
118
• La procura
Il negozio con cui una persona conferisce ad un’altra (rappresentanza volontaria) il potere di
rappresentarla di chiama procura, detta impropriamente anche delega. Il rappresentante
volontario si dice procuratore.
Incaricando una persona di compiere un atto in mia vece questa può farlo gratuitamente,
ad esempio per amicizia, o dietro compenso, ciò attiene al lato interno. La procura riguarda
invece il lato esterno, ha natura giuridica e consiste in un negozio unilaterale recettizio, per
la cui efficacia non occorre l’accettazione del procuratore, è sufficiente che ne sia venuto a
conoscenza.
La procura non va confusa con il mandato, che è un contratto che regola i rapporti tra
mandante e mandatario e disciplina i loro obblighi reciproci.
Come ogni dichiarazione di volontà, la procura può essere espressa o tacita. Di regola per
la procura non è richiesta ad substantiam alcuna forma particolare, salvo in cui tale forma
sia richiesta per il negozio da concludere.
Requisiti- considerando che gli effetti si ripercuotono direttamente sul patrimonio del
rappresentato, è necessaria la capacità legale del rappresentato. Il suo rappresentante
può anche essere un incapace legale purché abbia capacità di intendere e di volere.
La procura può riguardare un solo affare o più affare determinati, procura speciale, o tutti gli
affari del rappresentato, procura generale.
La revoca e le modificazioni devono essere portate conoscenza dei terzi con mezzi idonei,
altrimenti, se non si è provveduto, il negozio concluso dal rappresentante è valido,
nonostante la revoca o la modificazione.
Per evitare la validità di questo negozio il rappresentato ha l’onere di provare che il terzo al
momento della conclusione del contratto era a conoscenza della modificazione o della
revoca.
Se gli interessi del portatore sono in contrasto con quelli del rappresentante si è nella
condizione di conflitto di interessi. Se il rappresentante agisce in conflitto d’interessi con il
rappresentato, il negozio è, su domanda di quest’ultimo, annullabile.
Rientra nel conflitto di interessi il contratto con se stesso, che ricorre quando un unico
soggetto ricopre le due parti: un procuratore che rappresenti sia il compratore che il
venditore. È di regola annullabile; è valido quando sia stato autorizzato dal rappresentato.
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Rappresentanza senza potere Il negozio compiuto da chi ha agito come rappresentante
senza averne il potere (difetto di potere) o eccedendo i limiti delle facoltà conferitegli
(eccesso di potere) non produce alcun effetto nella sfera giuridica dell’interessato. Il negozio
è inefficace.
Tale negozio è annullabile ma non nullo, in tal modo l’interessato può ratificare con effetti
retroattivi il negozio stipulato per lui.
La ratifica consiste nella dichiarazione di volontà volta ad approvare ciò che è stato fatto
nel nome dell’interessato senza che egli avesse attribuito il potere rappresentarlo. La
ratifica può essere espressa o tacita, ed ha effetto retroattivo, in tal modo il negozio si
considera come se fosse stato posto originariamente in essere da persona fornita di
procura.
La retroattività non può pregiudicare i diritti acquistati da terzi. La legge prevede che il terzo
contraente possa evitare l’interessato a chiare definitivamente se intende ratificare o meno il
negozio stipulato dal falso procuratore.
Se l’interessato non ratifica il negozio stipulato in suo nome dal falso procuratore, è chiaro
che questo negozio resta inefficace, cioè non produce i suoi effetti né nei confronti del
rappresentato, che non aveva concesso il potere di stipulare l’atto a nome suo, né nei
confronti del falso procuratore, dal momento che il terzo non intendeva stipulare un
contratto con quest’ultimo.
Il 3° non ha diritto al risarcimento: se il terzo sapeva che il falso procuratore non aveva il
potere di rappresentanza.
Nel caso in cui taluno assuma spontaneamente la gestione di affari altrui, ha l’obbligo di
continuare la gestione, finché l’interessato non sia in grado di riprendere il governo dei
propri interessi.
Non si deve guardare all’esito finale, ma vedere se l’affare stesso si prendeva necessario o
utile.
Nel momento della conclusione di un contratto, una parte può riservarsi la facoltà di
nominare la persona nella cui sfera giuridica il negozio deve produrre gli effetti.
Con la dichiarazione di nomina effettuata entro tre giorni si verificano gli stessi effetti che si
sarebbero verificati se fosse stata conferita la procura prima del negozio.
Le parti possono convenire un termine maggiore dei tre giorni nel caso si tratti di un temine
certo e determinato.
Si ricorre a tale figura quando il contraente non vuole apparire al momento della
conclusione del contratto per suoi motivi personali.
120
Sia la dichiarazione di nomina, sia la dichiarazione di accettazione, sia quella di ratifica
del rappresentato, sono contratti unilaterali, e devono avere la stessa forma che le parti
hanno usato per il contratto.
Si dice preliminare quel contratto con cui le parti si obbligano a stipulare un contratto
definitivo, del quale deve essere già terminato il contenuto essenziale nel preliminare,
altrimenti il contratto sarebbe invalido per indeterminatezza.
Se la persona che si è obbligata a vendermi la cosa per effetto del contratto preliminare
non adempie alla stipulazione del contratto definitivo l’altra parte può:
- Può chiedere attraverso una sentenza del giudice l’esecuzione in forma specifica degli
obblighi derivanti dal contratto preliminare.
Cioè può chiedere l’esecuzione del contratto definitivo anche se l’altra parte non vuole
stipulare il contratto definitivo.
Questo tipo di strumento può essere attivato quando: sia materialmente possibile; o non
sia escluso dal contratto preliminare cioè può essere attivato sempre che le parti non
abbiano specificato nel contratto preliminare di non poter ricorrere a tale strumento.
La forma del contratto preliminare deve essere uguale a quella prevista per il contratto
definitivo.
La trascrizione produce i suoi effetti solo se i contratti preliminari risultano da atto pubblico
o da scrittura privata con sottoscrizione autenticata o accertata giudizialmente.
L’effetto della trascrizione del preliminare lo rende opponibile a terzi che avessero
acquistato diritti reali sulla cosa promessa in vendita.
Es. Tizio stipula un contratto preliminare con Caio, sottoponendolo a trascrizione, dove
Tizio si obbliga di vendere un bene immobile a Caio.
Se poi Tizio dopo la trascrizione lo vende a Sempronio con un contratto definitivo,
Caio avendo trascritto il preliminare potrà opporre ai terzi quel bene cioè potrà riavere
indietro il bene oggetto della trascrizione in quanto la trascrizione preliminare prevale su
qualsiasi trascrizione definitiva successiva alla trascrizione preliminare.
Una tale prevalenza però non può durare all’infinito. Essa opera entro un anno dalla data
convenuta tra le parti per la stipulazione del contratto definitivo, o comunque entro tre anni
dalla trascrizione del preliminare, dopo di che questa trascrizione perde qualsiasi
efficacia e si considera come mai avvenuta.
121
La prelazione
Ciascuno è di regola libero di contrattare con chi vuole. A volte però o la legge o per
volontà delle parti si può attribuire ad un soggetto un diritto di prelazione, cioè un
diritto di essere preferito ad ogni altro, nel caso in cui il soggetto passivo della prelazione
dovesse decidere di stipulare un contratto di vendita.
Se il sogg. pass. di una prelazione vuole vendere ad un terzo il bene oggetto della
prelazione, il sogg. pass, è obbligato, prima di stipulare il contratto con il terzo, ad offrire al
titolare della prelazione il contratto alle stesse condizioni pattuite con il terzo.
- La liceità: cioè l’oggetto non deve essere contrario alle norme imperative,
all’ordine pubblico e al buon costume.
Un contratto è nullo se l’oggetto del contratto non possiede questi requisiti. La legge
ammette che il contratto possa avere per oggetto cose future se ciò non sia vietato dalla
legge, ad es. è vietata la donazione di cose future.
Le parti possono anche stabilire che l’oggetto sia determinato dal giudice o da un terzo
chiamato arbitratore.
Ad es. le parti possono stabilire che il prezzo della cosa, oggetto del contratto, sia fissato
da uno stimatore esperto. Il terzo deve procedere con equo apprezzamento, altrimenti le
parti possono rivolgersi al giudice se la determinazione del terzo è palesemente non equa o
erronea.
Se invece si da carta bianca al terzo, le parti non potranno rivolgersi al giudice in caso di
non equa determinazione dell’oggetto, a meno che non si riesca a provare la sua mala
fede.
122
Al termine causa solo però ricollegati più significati.
Riferito al negozio il concetto di causa è importante soltanto per quelli nei quali
l’autonomia dei privati può influire sugli effetti del negozio. (la causa non ha quindi
importanza ad es. per il matrimonio, l’adozione ecc dove il privato può scegliere se
compiere o meno l’atto, ma non può interferire con i suoi effetti).
Quando invece gli effetti (e quindi il contenuto) del negozio dipendono dalla libera scelta del
privato (nel caso del contratto) è necessario che gli effetti siano giustificati
dall’ordinamento giuridico.
Sia per i contratti tipici, cioè quelli disciplinati dal cod. civ. (compravendita, locazione ecc),
che per quelli atipici o innominati, la causa deve essere lecita cioè non contraria alle
norme imperative, al buon costume e all’ordine pubblico.
Una categoria particolare dei contratti atipici è rappresentata dai contratti misti, cioè quei
contratti la cui causa è costituita dalla fusione delle cause di due o più contratti tipici.
(es: causa della locazione è la concessione di godimento di una cosa contro corrispettivo)
La disciplina che si applica ai contratti misti è quella del contratto che effettivamente
prevale sull’altro (teoria dell’assorbimento).
Situazione differente si verifica nel caso dei contratti collegati, ossia quando le parti
stipulano negozi tra loro distinti, che conservano ciascuno causa autonoma, ma che sono
preordinati dalle parti per la realizzazione di un disegno unitario, condiviso dai contraenti.
Essendo il subcontratto dipendente dal contratto principale, se questo viene meno (ad es.
per una causa estintiva) ciò influisce anche sul subcontratto.
• Contratti astratti
Ogni negozio deve avere la sua causa cioè la giustificazione dell’accordo (c.d. negozi
causali). Ci sono però dei negozi i cui effetti si producono prescindendo dalla causa.
Tali negozi sono chiamati astratti in contrapposizione di quelli causali.
L’astrazione sostanziale è quella per cui il negozio nel suo funzionamento resta svincolato
dalla causa.
L’astrazione processuale presuppone che il negozio sia causale. Chi agisce per ottenere
la prestazione derivante dal negozio non ha l’onere riprovare l’esistenza o la liceità della
causa, ma chi è chiamato in giudizio deve provarne l’eventuale mancanza o l’illiceità se
vuole sottrarsi alla condanna. L’astrazione processuale si risolve dunque in una versione
legale dell’onere della prova.
123
• Mancanza della causa
La causa può mancare sin dall’origine (c.d. mancanza genetica della causa) e in questo
caso il negozio è nullo; oppure può esistere originariamente, ma per vicende successive
non essere più realizzabile. (c.d. mancanza sopravvenuta)
Sia nel caso di inadempimento che di impossibilità sopravvenuta il contratto non è nullo ma
la parte può agire per la risoluzione e così sciogliersi dal vincolo.
- L’immoralità bilaterale: non si ha diritto alla restituzione di quanto dato. (es. si pensi a
colui che versa ad un pubblico funzionario una somma di denaro per corromperlo).
• Il motivo
Il motivo che spinge una persona a porre in essere un negozio giuridico è la finalità da lui
perseguita, ed è giuridicamente irrilevante, perciò l’errore sul motivo non può di regola,
rendere annullabile il contratto.
(ad es. acquisto un terreno a condizione di potervi costruire, il contratto diventerà efficace
solo se il comune mi darà l’autorizzazione a costruire)
All’illiceità della causa l’art 1344 c.c. equipara la frode di legge, che ha luogo quando il
contratto, pur rispettando la lettera della legge, costituisce un mezzo per eludere
l’applicazione di una norma imperativa, e ottenere un risultato praticamente equivalente
a quello vietato.
Si distingue dal ritratto contrario ala legge poiché questo mira direttamente ad un
risultato vietato, mentre quello in frode mira, mediante qualche accorgimento, ad ottenere
un risultato equivalente a quello vietato dalla norma imperativa.
Dalla frode alla legge si distingue la frode ai creatori, volta a danneggiare costoro e colpita
da azione revocatoria, e il negozio simulato, che consiste nel compiere una dichiarazione
negoziale senza volerne gli effetti.
124
L’INTERPRETAZIONE DEL CONTRATTO (cap XXXIII)
Inoltre, regola finale, il negozio se a titolo gratuito deve essere inteso nel senso meno
gravoso per l’obbligato, se a titolo oneroso deve essere inteso nella equa distribuzione degli
interessi.
Dal momento in cui il contratto si perfeziona le parti sono obbligate ad osservarlo cioè il
contratto ha forza di legge tra le parti.
Le parti sono libere, con un atto contrario di comune accordo, di sciogliere o modificare il
contratto, c.d. mutuo dissenso.
Il recesso unilaterale cioè il diritto di liberarsi unilateralmente degli obblighi assunti con il
contratto è ammissibile solo quando specificamente stabilito :
Gli effetti del contratto corrispondono al contenuto degli accordi tra le parti. (autonomia
negoziale).
- integrazione dei suoi effetti, incontrato produce non colo gli effetti perseguiti dalle parti,
ma anche quelli disposti dalla legge.
La legge può inoltre imporre ai pravi clausole o prezzi, che si sostituiscono di diritto dai
contraenti.
125
Contratti ad effetti reali ed effetti obbligatori
I contratti possono essere ad effetti reali, quando terminano la trasmissione o la
costituzione di un diritto reale o di un altro diritto, oppure a effetti obbligatori quando
danno luogo alla nascita di un rapporto obbligatorio.
Art 1376 c.c.: Nei contratti che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà di una
cosa determinata, la costituzione o il trasferimento di un diritto reale ovvero il trasferimento
di un altro diritto, la proprietà o il diritto si trasmettono e si acquistano per effetto del
consenso delle parti legittimamente manifestato.
Per fare in modo che la cosa determinata si trasferisca nel patrimonio dell’acquirente basta
che le parti sottoscrivano il contratto, o nel caso di beni mobili che abbiano raggiunto
l’accordo.
Si parla dunque di consenso traslativo in quanto attribuisce al consenso delle parti la forza
di determinare il trasferimento o la costituzione di un diritto reale.
Se invece si tratta di cose determinate solo nel genere, cose generiche o fungibili, la
proprietà si trasmette con l’individuazione delle cose materiali destinate a costituire oggetto
del trasferimento. Solo in quel momento si può identificare la res, prima suste solo
l’obbligazione dell’alienante di compiere quanto necessario per far acquistare la proprietà
all’acquirente. Per questo il trasferimento di cose generiche è un contratto ad effetti
obbligatori, e non reali.
Se il conflitto riguarda diritti reali e personali su beni immobili e mobili registrati si applicano
le regole della trascrizione.
Nel caso di conflitto tra i titolari di più diritti di godimento, tra i vari aventi diritto è preferito
chi per primo ha conseguito il godimento della cosa.
Le parti possono inserire nel contratto una clausola, detta penale, con cui si stabiliscono
ex ante quanto il debitore dovrà pagare in caso di inadempimento, perciò si dice che tale
clausola contiene una liquidazione convenzionale anticipata del danno, poiché in tal
caso l’inadempiente è tenuto a pagare senza che il creditore dia prova del danno.
Può essere prevista sia per il caso di:
- semplice ritardo: in questo caso il creditore può pretendere sia la penale (che lo ristora
del danno conseguente al ritardo della prestazione), che la prestazione prevista.
La legge precisa che ,qualora le parti abbiano pattuito una penale, il creditore non può
chiedere di più di quanto stabilito dalla clausola penale stessa, a meno che nel contratto
non venga dichiarato espressamente nella clausola, che il creditore abbia il diritto di
pretendere oltre alla penale, anche il risarcimento dell’eventuale maggior danno.
126
Con la clausola penale non va confusa la caparra.
La caparra consiste nella consegna, da una parte all’altra, di una somma di denaro o di una
quantità di cose fungibili. Si tratta di un contratto reale perché si perfeziona con la
consegna della res. Si distinguono caparra confirmatoria e caparra penitenziale.
La caparra confirmatoria, una volta eseguito il contratto, deve essere restituita o imputata
a titolo di accanto al prezzo.
Ove però, la parte che ha dato la caparra si rendesse inadempiente agli obblighi assunti,
l’altra parte può scegliere se recedere dal contratto, trattenendo la caparra a titolo di
risarcimento danno. Se a rendersi inadempiente sia invece colui che riceve la caparra, è
ovviamente la controparte a poter scegliere se recedere dal contratto, e in tal caso potrà
pretendere il doppio dell’importo versato come caparra.
Effetti del contratto rispetto terzi Gli effetti del contratto sono limitati alle parti: esso non
può di regola danneggiare né giovare al terzo estraneo.
Se prometto che un terzo assumerà un obbligo nei tuo confronti, il terzo non è vincolato per
effetto del mio impegno, sono io l’unico obbligato a persuadere il terzo a fare ciò che ho
promesso. Se il terzo non aderisce dovrò indennizzare colui a cui ho fatto la promessa.
Art 1411 c.c: È valida la stipulazione a favore di un terzo, qualora lo stipulante vi abbia
interesse.
Salvo patto contrario, il terzo acquista il diritto contro il promittente per effetto della
stipulazione. Questa però può essere revocata o modificata dallo stipulante, finché il terzo
non abbia dichiarato, anche in confronto del promittente di volerne profittare.
In caso di revoca della stipulazione o di rifiuto del terzo di profittarne, la prestazione rimane a
beneficio dello stipulante, salvo che diversamente risulti dalla volontà delle parti o dalla
natura del contratto.
• La cessione del contratto
Si ha cessione di un contratto quando una parte, cedente, di un contratto stipula con un
terzo, cessionario, un apposito contratto (di cessione), con il quale cedente e cessionario
si accordano per trasferire a quest’ultimo il contratto originario.
Nei contratti sinallagmatici si ha cessione quando le prestazioni non siano state ancora
eseguite.
Al fine della cessione è necessario il consenso del ceduto. (La cessione è in praticala
sostituzione di un soggetto originario con uno nuovo.)
127
Se la cessione è accettata dal ceduto, allora il cedente è liberato dalle sue obbligazioni
verso il ceduto, e non è neanche responsabile verso quest’ultimo dell’eventuale
inadempimento contrattuale da parte del cessionario,
a meno che non dichiari espressamente con il suo consenso che non intende liberare il
cedente: in tal caso quest’ultimo risponde in proprio qualora il cessionario si renda
inadempiente.
Così anche nei confronti del cessionario il cedente non è responsabile qualora il ceduto
non adempia.
Però il cedente può garantire al cessionario l’adempimento del contratto fungendo egli
stesso da fideiussore del ceduto (cioè in caso di inadempimento del ceduto, il cedente
risponderà in solido della prestazione dovuta dal ceduto verso il cessionario).
A) NOZIONI GENERALI
All’interno del contratto si distinguono gli elementi essenziali a quelli accidentali, che non
sono indispensabili ai fini della validità del negozio giuridico, non attengono alla sua
essenza.
I più importanti tra gli elementi accidentali sono la condizione, il termine e il modo.
B) LA CONDIZIONE
Non tutti i negozi tollerano l’apposizione della condizione, tali negozi si definiscono actus
legitimus. Nel caso sia stata comunque apposta la condizione, talora la condizione si ha
per non apposta, talora si verifica la nullità dell’atto.
La condicio facti cioè una condizione che dipende dalla volontà delle parti, che quindi
sono libere di apporre o meno la condizione.
La condicio iuris invece costituisce la condizione prevista e stabilita dalla legge sul quale la
volontà delle parti non può influire.
La condizione si distingue inoltre in casuale se il suo avveramento dipende dal caso o dalla
volontà di terzi (es: se scoppierà la guerra); o potestativa se dipende dalla volontà di una
delle due parti; mista se dipende imparate dal caso o volontà di terzi in pare dalla volontà
di una delle due parti.
Nel caso di illiceità della condizione il codice non adotta una disciplina uniforme per tutti i
negozi.
Si ha per non apposta nel testamento, nei contratti invece rende nullo il negozio se è
sospensiva, mentre si ha come non apposta se è risolutiva.
128
• Pendenza della sospensione
In un negozio condizionato si debbono distinguere 2 momenti:
Durante la pendenza della condizione sospensiva, il diritto che deriva dal negozio non è
ancora nato, ma vi è la possibilità che esso nasca.
Invece durante la pendenza della condizione risolutiva v’è la possibilità che il diritto stesso
sia perduto dal titolare.
Chi ha un diritto sottoposto a condizione sospensiva o risolutiva può anche disporne (cioè
chi ha acquistato una cosa sotto condizione sospensiva può venderla ad altri).
Il periodo di pendenza della condizione può essere temporalmente limitato dalle parti,
cioè se entro un certo termine non si verifica la condizione, la condizione stessa si
considererà definitivamente mancata.
Questa retroattività viene chiamata retroattività reale che significa che gli effetti del
negozio si considerano verificati o meno dal momento della conclusione anche di fronte ai
terzi.
C) IL TERMINE
Il termine consiste in un avvenimento futuro e certo, dal quale, termine iniziale, o fino al
quale, termine finale, debbono prodursi gli effetti del negozio.
- la scadenza: al sopraggiungere del termine finale, cessano gli effetti del contratto.
129
D) IL MODO
Il modo (misura, limitazione) od onere (= peso) è una clausola accessoria che si appone ad
una liberalità allo scopo di limitarla, imponendo un determinato dovere di condotta, o di
astensione a carico del beneficiario della liberalità.
Il modo impossibile o illecito si ha per non apposto a meno che esso non risulti essere
l’unico motivo determinante.
Sorge un problema nel momento in cui una dichiarazione esteriorizza non corrisponda
all’effettiva volontà di produrre gli effetti giuridici di tale dichiarazione.
La riserva mentale consiste nel dichiarare intenzionalmente cosa diversa da ciò che si
vuole effettivamente, senza che, di solito l’altra parte possa scoprire la divergenza. Siccome
rochi riceve una dichiarazione non è tenuto a indagare sule reali intenzioni, il dichiarante
rimane vincolato alla sua dichiarazione.
• La simulazione
Ciò che caratterizza la simulazione è dunque l’accordo simulatorio, dunque l’intesa tra le
parti che il contatto stipulato sia puramente fittizio e finalizzato a produrre gli effetti a cui
sembra indirizzato, solo per far sorgere la situazione giuridica che dovrebbe sorgere per
effetto del contratto. Siamo dunque in presenza di finzione concordata tra le parti.
Dietro la simulazione vi sono spesso cause illecite o lesive nei confronti di terzi, ma talvolta
si verifica anche senza uno scopo fraudolento, ma solo a scopo di riservatezza. Lo scopo
per cui le parti ricorrono alla simulazione si chiama causa simulandi.
Simulazione assoluta: si ha quando le parti concordano che la situazione giuridica
preesistente rimane immutata cioè si decide che gli effetti del contratto ufficiale (simulato)
non si producono.
Quindi accanto al contratto simulato (accordo ufficiale) che non produce alcun effetto, vi è
un contratto segreto chiamato dissimulato che modifica la situazione giuridica
preesistente.
130
- simulazione relativa soggettiva, o interposizione fittizia, nella quale viene simulata
l’identità della parte contrattuale. Il contratto simulato viene concluso con un
prestanome, mentre il contratto dissimulato, che è che in realtà si vuole, intercorre tra
soggetti diversi.
Gli effetti della simulazione sono diversi a secondo che si consideri la situazione tra le
parti o rispetto ai terzi.
Nel caso di simulazione assoluta il negozio simulato non produce effetto tra le parti, stesso
discorso vale nel caso di simulazione relativa, in cui però può avere effetto il contratto
dissimulato, che deve però rispondere ai requisiti di forma e sostanza).
Diverso è il discorso per i terzi che abbiano acquistato diritti dal titolare apparente.
I diritti acquisiti dal terzo in buona fede (cioè ammesso che egli non sapesse del contratto
simulato e ammesso che, usando la normale diligenza, non avrebbe comunque potuto
accorgersene) sono validi.
Spetta a chi vuole opporre la simulazione, l'onere di provare che il terzo acquirente sia
stato in mala fede.
(N.B. basta che la buona fede vi sia stata al momento dell’acquisto; la conoscenza della
simulazione in un momento successivo alla stipulazione del contratto non nuoce)
Giova inoltre evidenziare gli importanti effetti della pubblicità, nei casi in cui la domanda
giudiziale di simulazione, relativa a beni immobili, è soggetta a trascrizione.
In tali casi infatti, dal giorno in cui la domanda giudiziale viene trascritta nei pubblici registri
immobiliari, i terzi sono messi a conoscenza della pendenza gravante sul bene; ragion per
la quale, se essi non avranno provveduto a trascrivere l'atto d'acquisto prima della
trascrizione della suddetta domanda, la sentenza che dichiarerà la simulazione sarà
opponibile nei loro confronti.
131
Nel caso in cui ad agire per l’accertamento della simulazione sia una delle parti egli dovrà:
Nel caso in cui ad agire siano i terzi, essi godono di un ampia libertà di prova, e possono
avvalersi anche dei testimoni e delle presunzioni.
Il negozio simulato va tenuto distinto da: negozio in frode alla legge o ai creditori; negozio
indiretto; negozio fiduciario.
Differenza tra simulazione e frode alla legge o ai creditori è che mentre nel negozio simulato
gli effetti negoziali non sono voluti, cioè si dichiara ufficialmente cosa diversa da quella
realmente voluta, nel contratto in frode gli effetti negoziali sono voluti.
La differenza tra negozio indiretto e simulato è evidente: nel negozio indiretto tutti gli atti
posti in essere sono voluti dalle parti e producono i relativi effetti, mentre nel negozio
simulato le parti si accordano per escludere gli effetti dell’atto.
Pertanto il fiduciario è titolare del bene, ma non opererà nel proprio interesse ma
nell’interesse del fiduciante.
Il trust è un istituto sorto nel diritto anglosassone ma che dal 1992 è stato riconosciuto
anche in Italia, in forza del quale il soggetto che costituisce il trust pone dei beni sotto il
controllo di un trustee (amministratore fiduciario) che amministra e gestisce questi
beni, secondo le disposizioni impartite dal costituente, nell’interesse di un terzo, il
beneficiario del trust.
I beni sottoposti alla gestione del trustee non fanno parte del patrimonio del trustee, ma
costituiscono un patrimonio separato, in modo che i creditori del trustee non possano
sequestrare i beni del trust.
L’invalidità del contratto può assumere due configurazioni distinte tra loro: nullità e
annullabilità.
132
Il codice civile non contempla l’inesistenza, sebbene si parli talvolta in giurisprudenza di
negozi inesistenti. Ciò implica una deficienza talmente grave da impedire perfino
l’identificazione dell’atto compiuto come negozio di un certo tipo.
L’inefficacia può essere originaria o successiva, la prima rispetto alle parti è sempre
transitoria, altrimenti non si distinguerebbe dalla nullità. L’inefficacia successiva può
dipendere dall’impugnativa di una delle parti o di terzi.
LA NULLITÀ
L’atto nullo è invalido e inefficace , cioè non è idoneo a produrre effetti. L’atto si dice nullo
quando, a prescindere dal vizio, non è idoneo a produrre effetti.
a. nullità testuale: cioè quando la legge descrive testualmente che una determinata
fattispecie è nulla. (es. l’art. 68 dice: è nullo il nuovo matrimonio, se il vecchio coniuge
dichiarato erroneamente morto presunto, ritorni);
b. nullità strutturale: cioè nel caso in cui manchino o siano viziati i requisiti essenziali
(accordo, causa, oggetto e forma); es: illiceità della causa, mancanza dei requisiti
dell’oggetto (oggetto possibile, lecito e determinabile)
c. nullità virtuale: cioè quando è contrario alle norme imperative (sono norme che non
possono essere derogate dalle parti).
Una categoria che va diffondendosi nella legislazione speciale è quella delle nullità di
protezione, in cui un contratto è qualificato nullo ai fini di tutela di una delle due parti.
Il vizio che determina la nullità può investire l’intero negozio, nullità totale, o investire una o
più clausole dell’atto, nullità parziale. Il contratto però è nullo totalmente se risulta che i
contraenti non lo avrebbero stipulato in assenza della clausola colpita dalla nullità parziale.
Inoltre il contratto non è nullo ma continua a essere valido se le clausole nulle sono
sostituite automaticamente da clausole poste dalla legge.
• L’azione di nullità
Il negozio nullo non produce alcun effetto giuridico, ma questo non significa che non possa
essere materialmente eseguito.
Quando si vuole accertare se un contratto è nullo o meno si deve procedere con l’azione
di nullità. Caratteristiche dell’azione di nullità:
- L’azione di nullità non è soggetta a prescrizione pertanto può essere sempre richiesta
- Il negozio nullo è insanabile cioè non può essere convalidato cioè le parti non
possono confermare gli effetti rinunciando a far valere il vizio di nullità, a meno che la
legge non disponga diversamente;
133
(il negozio era già nullo prima dell’accertamento giudiziale e tale rimane dopo la sentenza
che lo dichiara nullo);
- La nullità di un atto può anche essere rilevata d’ufficio dal giudice, cioè se un negozio
viene invocato da una parte in giudizio, se ne può dichiarare la nullità anche in assenza di
domanda di una delle parti, e quindi il giudice provvede d’ufficio.
Per attuare la conversione il giudice deve ritenere che le parti se fossero state a
conoscenza del vizio di nullità avrebbero sottoscritto quel contratto anche senza quel vizio
che lo rende nullo.
a. che sia stato stipulato un contratto nullo, non idoneo a produrre effetti tipici;
c. che al momento della stipulazione le parti non fossero consapevoli della nullità, e che
le parti se fossero state a conoscenza del vizio di nullità avrebbero sottoscritto quel
contratto anche senza quel vizio che lo rende nullo;
Diversa dalla conversione è la rinnovazione, con cui le parti pongono in essere un nuovo
negozio, privo del vizio che dava luogo alla nullità di quello precedente. La conversione non
esige invece di una nuova manifestazione di volontà.
(es. l’art. 2126 c.c: La nullità o l'annullamento del contratto di lavoro non produce effetto per
il periodo in cui il rapporto ha avuto esecuzione, salvo che la nullità derivi dall'illiceità
dell'oggetto o della causa.
Se il lavoro è stato prestato con violazione di norme poste a tutela del prestatore di lavoro,
questi ha in ogni caso diritto alla retribuzione.)
Inoltre questa regola può non è valida nei confronti di terzi. Cioè la nullità di un contratto
non è opponibile a terzi. (ad es. se nel contratto simulato il titolare apparente vende il
bene ad un terzo, questo atto è nullo. Però se il terzo ha acquistato in buona fede la nullità
non è opponibile al terzo che rimarrà proprietario del bene).
Se il negozio nullo sia stato eseguito si può pretendere la restituzione delle prestazioni
compiute attraverso l’azione di ripetizione.
134
ANNULLABILITÀ
L’annullabilità costituisce un’anomalia di minore gravità rispetto alla nullità. Deriva in
genere dall’inosservanza delle regole che mirano a proteggere particolarmente uno dei due
soggetti.
Le cause generali di annullabilità del contrato previste dal cod. civ. sono:
b. la legittimazione attiva a chiedere l’annullamento spetta solo alla parte nel cui
interesse l’invalidità è prevista dalla legge;
• Effetti dell’annullamento
Se l’azione di annullamento viene accolta dal giudice, l’annullamento ha effetto
retroattivo, cioè è come se il negozio non avesse prodotto alcun effetto giuridico.
Se invece il negozio è annullabile per causa di vizi della volontà, il terzo acquirente se in
buona fede e il negozio è a titolo oneroso, allora l’annullamento non può essere fatto valere
nei confronti dei terzi in quanto ignoravano l’esistenza del vizio.
• La convalida
Il negozio annullabile può essere sanato con la convalida. La convalida è un negozio con il
quale la parte legittimata a proporre l’azione di annullamento si preclude la possibilità di far
valere il vizio cioè conferma gli effetti rinunciando a far valere il vizio di annullabilità.
135
LA RESCISSIONE E LA RISOLUZIONE DEL CONTRATTO (cap XXXVIII)
Il legislatore non si occupa di regola dell’equilibrio di scambio, che è invece rimesso alle
parti. Tuttavia la legge interviene con alcuni strumenti al fine dittela, come con l’azione di
rescissione. Tale azione interviene a tutela di una parte la cui decisione di stipulare un
contratto sia stata condizionata da particolari situazioni fino ad indurla ad accettare un
contratto economicamente pregiudizievole.
La rescissione del contatto può chiedessi in due ipotesi: perché e stato colluso in uno stato
di pericolo; per lesione.
a. lo stato di pericolo che il contraente intende ovviare con la conclusione del contrato.
Deve essere una situazione di pericolo attuale di un danno grave alla persona, non è
sufficiente che il danno riguardi esclusivamente una cosa. Lo stato di pericolo deve
costituire il presupposto dello stato di necessità.
c. iniquità delle condizioni a cui il contraente ha dovuto soggiacere (es: richiesta di una
somma del denaro per effettuare il salvataggio).
b. (secondo elemento oggettivo) lo stato di bisogno della parte danneggiata, che non
significa una soluzione di assoluta indigenza ma anche una difficoltà economica
momentanea, consiste in una difficoltà di ordine economico.
c. (un elemento soggettivo) occorre che la parte avvantaggiata abbia approfittato dello
stato di bisogno in cui versava l’altra parte.
L’azione di rescissione non è soggetta a convalida; il contraente contro cui è proposta può
pero evitare l’azione di rescissione offrendo un aumento della prestazione o modificando
il contratto per ricondurlo ad equità.
La nuova disciplina dell’usura ritiene illeciti contratti e pattuizioni volti a far conseguire ad
una delle parti vantaggi usurari, si parla di usura reale anche per un contratto a prestazioni
squilibrate.
136
idea e valutare la risoluzione del contratto, non si può invece dopo la risoluzione,
chieder l’adempimento.
b. agire per la risoluzione del contratto, facendo valere il suo diritto potestativo.
In tal caso il creditore non dovrà più adempiere la sua controprestazione o può
chiederne la restituzione nel caso avesse già eseguita, può inoltre rivolgersi ad altri per
ottenere la prestazione che era dovuta dalla controparte inadempiente e ricevere da
quest’ultima il risarcimento che sostituisce la sua mancata prestazione.
Dalla data della domanda di risoluzione, la parte inadempiente non può più rimediare
con una tardiva esecuzione della prestazione.
Il contraente ha il potere di rifiutare la prestazione tardiva anche prima di aver
intrapreso la domanda di risoluzione.
Per paterne la risoluzione occorre proporre una domanda giudiziale e spetterà al giudice in
caso di contestazione accertare se vi sia stato veramente l’inadempimento. Il giudice deve
inoltre valutare la gravità dell’inadempimento. Nel caso di inadempimento da entrambi
le parti la risoluzione, che non può essere pronunciata in favore di entrambe la parti, sarà
addebitata alla parte il cui comportamento risulti aver avuto un ruolo prevalente nell’alterare
i programma contrattuale.
La risoluzione ha effetto retroattivo, vengono rimossi anche gli effetti traslativi obbligatori
già prodottisi dato che le prestazioni già eseguite devono esser restituite. La retroattività
non opera in caso di contratti ad esecuzione continuata o periodica.
Nel caso in cui una parte prima della risoluzione della compravendita abbia venduto il bene
a terzi, la risoluzione non è opponibile ai terzi in quanto l’efficacia retroattiva vale solo tra
le parti.
• La risoluzione di diritto - La risoluzione del contratto può avvenire non solo per effetto
della sentenza pronunciata dal giudice, ma anche di diritto, in tre casi regolati dal codice.
1. Se c’è la clausola risolutiva espressa, cioè una clausola con la quale le parti
prevedono espressamente che il contratto sarà automaticamente risolto qualora una
determinata obbligazione non venga adempiuta.
Per avere l’effettiva risoluzione del contratto la parte non inadempiente deve
comunicare all’altra parte che intende avvalersene.
2. In caso di diffida ad adempiere, cioè una dichiarazione scritta con la quale la parte non
inadempiente intima l’altra parte di provvedere all’adempimento entro un termine
congruo (che non può essere inferiore a quindici giorni), con espressa avvertenza che
ove il termine fissato dovesse decorrere e non vi è stato adempimento, il contratto, a
partire da quel momento, si intenderà risolto di diritto.
3. Se è decorso il c.d. termine essenziale stabilito nel contratto cioè quel termine entro il
quale la prestazione deve essere adempiuta, altrimenti se la prestazione la si ha dopo il
termine essenziale, essa diventa inutile per il creditore.
In caso di inadempimento entro il termine essenziale, il contratto si considera
automaticamente risolto, e la parte non inadempiente non è tenuta fare alcuna
dichiarazione.
Nel caso in cui quest’ultima è disposta a mantenere in vita il contratto e ad accettare un
adempimento tardivo, può evitare la risoluzione dando notizia della sua decisione entro
3 gg dal dalla scadenza del termine essenziale.
137
A tal fine occorre che il rifiuto sia conforme a buona fede.
La tutela delle parti del contratto sinallagmatico considera non solo l’adempimento ma
anche l’ipotesi del pericolo di inadempimento. Se però viene prestata idonea garanzia di
adempimento, cessa tale pericolo e non ha senso sospendere la prestazione anche parziale
della controparte.
Art 1461 c.c.: Ciascun contraente può sospendere l'esecuzione della prestazione da lui
dovuta, se le condizioni patrimoniali dell'altro sono divenute tali da porre in evidente pericolo
il conseguimento della controprestazione, salvo che sia prestata idonea garanzia.
Questa previsione va a tutela della parte che deve provvedere per prima alla prestazione, è
tuttavia difficile da attuare, poiché non è sempre agevole dare prova del peggioramento
delle condizioni economiche.
Cioè una delle parti può assicurarsi, mediante questa clausola, l’adempimento della
prestazione dell’altra parte evitando che questa possa invocare eccezioni al fine di
ritardare o evitare la prestazione dovuta.
In altri termini, la parte a carico della quale sarà posta questa clausola sarà anzitutto
obbligata al pagamento di quanto dovuto (solve) e solo in un secondo momento potrà
opporsi, chiedendo la restituzione (ripetizione) di quanto già dato (repete).
Questa clausola non ha effetto per l'eccezione di annullabilità, nullità e rescissione del
contratto, quanto queste mettono in dubbio la validità e l’efficacia dell’intero negozio e
quindi anche della clausola medesima.
Per capire se la prestazione di una parte deve essere comunque eseguita bisogna capire di
chi era la proprietà del bene nel momento in cui è avvenuta la sopravvenuta impossibilità.
Nei contratti corrispettivi fa venire meno il diritto alla controprestazione, da luogo alla
risoluzione di diritto.
Per quanto riguarda i contratti traslativi si ricorda che se oggetto del contratto è una cosa
determinata, la proprietà si trasferisce per effetto del semplice consenso; mentre il
trasferimento della proprietà di cose fungibili ha luogo con l’individuazione.
138
Il venditore non è responsabile invece nel caso in cui lui ha consegnato la merce al vettore,
ma durante il trasporto la merce è andata distrutta per un caso non prevedibile (incidente
del furgone).
Pertanto il venditore non solo non è responsabile della merce non arrivata a destinazione
ma ha anche il diritto di pretendere il pagamento del prezzo dal compratore, in quanto il
compratore era già proprietario nel momento in cui la merce è andata distrutta.
Poi eventualmente potrà agire contro il vettore per il risarcimento del danno arrecato al
compratore.
Tale criterio di ripartizione del rischio vale anche per il contratto sottoposto a termine.
Nei contratti plurilaterali l’impossibilità della prestazione dovuta da uno dei contraenti
comporta lo scioglimento del contratto solo relativamente a quest’ultimo.
La si ha se:
La risoluzione per eccessiva onerosità non si applica, come per la rescissione per lesione,
ai contratti aleatori.
Come per la rescissione del contratto, il contraente contro cui è proposta l’azione di
risoluzione per eccessiva onerosità può evitarla eliminando lo squilibrio, e quindi
riconducendolo ad equità.
Nei contratti in cui una sola delle parti ha assunto obbligazioni, l’eccessiva onerosità non da
luogo alla risolubilità, ma alla rivedibilità.
• la presupposizione
La presupposizione non è prevista dalla legge, ma è uno strumento laborato dalla dottrina
come rimedio agli sviluppi anomali che possano influire sull’assetto dei rapporti tra le parti
del contratto.
139
I SINGOLI CONTRATTI
DAI CONTRATTI DEL CONSUMATORE AL DIRITTO DEL CONSUMATORE (cap XXXIX)
Il materiale inerente al diritto dei consumatori è stato nel corso degli anni più volte oggetto
di modifiche, ed è oggi organizzato nel plesso normativo del codice di consumo.
Nelle disposizioni di esordio (art. 2) il codice enuncia i diritti fondamentali riconosciuti ai
consumatori, ossia il diritto:
c-bis. al fatto che le pratiche commerciali siano esercitate secondo i principi di buona fede,
correttezza e lealtà;
d. all’educazione al consumo;
In questo tipo di rapporti, una delle parti deve essere il consumatore o utente, ossia la
persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale,
artigianale o professionale eventualmente svolta, l’altra il professionista, è la persona fisica
o giuridica che agisce nell’esercizio della propria attività imprenditoriale, commerciale,
artigianale o professionale, ovvero un suo intermediario.
Il consumatore è necessariamente una persona fisica. Lo stesso soggetto può mutare veste
(da consumatore a professionista viceversa) a seconda dell’operazione posta in essere.
La definizione di professionista, contenta anche nelle fonti comunitarie non riguarda quella
di professionista intellettuale ( medico, avvocato, architetto…). il codice di consumo intende
il professionista sia come imprenditore (grande, piccolo, artigiano) che il professionista
intellettuale in senso stretto.
La disciplina in oggetto prevedi che le parti del contratto siano eterogenee, non si applica
nei contratti in cui nessuno dei due sia il professionista o lo siano entrambi.
Nel codice dl consumo è stata introdotta la figura della microimpresa a cui sono state
rese applicabili alcune delle previsioni dettate a tutela del consumatore. Le microimprese
sono entità, società o associazioni che esercitano un attività economica, anche a tutolo
individuare o familiare occupando meno di dieci persone, e realizzando un fatturato annuo
o un totale di lancio annuo non superiori a due milioni di euro.
140
Esistono obblighi di informazione relativi a prodotti e servizi. Sono dovute informazioni ai
consumatori relativamente alla sicurezza, composizione e qualità, provenienza del prodotto
e devono essere fornite in modo chiaro e comprensibili. Vige il divieto di
commercializzazione per prodotti privi delle indicazioni indispensabili.
Il codice regola inoltre il modo in cui il professionista si avvicina al pubblico dei consumatori
disciplinano con norme la pubblicità altre comunicazioni commerciali, reprimendo la
pubblicità ingannevole. Questa serie di norme è inclusa all’interno della disciplina delle
pratiche commerciali, definite nell’art. 18 cod. cons.: qualsiasi azione, omissione, condotta
o dichiarazione, comunicazione commerciale ivi compresa la pubblicità e la
commercializzazione del prodotto, posta in essere da un professionista, in relazione alla
promozione, vendita o fornitura di un prodotto ai consumatori.
La legge vieta le pratiche commerciali scorrette, ossia quelle contrarie alla diligenza
professionale e idonee a falsare il comportamento economico del consumatore medio. Sul
piano fenomenico le pratiche ingannevoli posso consistere in azioni o omissioni.
L’art 27 del cod. cons. attribuisce all’ Autorità garante della concorrenza e del mercato
c.d. Autorità Antitrust il potere di inibire la prosecuzione di pratiche scorrete, eliminarne gli
effetti e provvedere con sanzioni pecuniarie.
Tuttavia si distinguono clausole che sono temp ritenute vessatorie, e quelle che la legge
presume abbiano carattere vessatorio. Le seconde sono ingaggiar numero e sono elencate
al comma 3 dell’art. 33 del cod. cons. Spetta al professionista la chance provare l’effettivo
negoziato sulla clausola, smentendone il carattere vessatorio. Potrebbe vincere la
presunzione di vessatorietà anche nel caso in cui, valutando la clausola nel caso specifico,
questa non determini un significativo squilibrio di diritti e obblighi.
L’art 35. cod. cons. detta inoltre una regola ermeneutica: in caso di dubbio prevale
l’interpretazione a favore del consumatore.
141
Esistono una serie di contratti elencati nell’art. 47 cod. cons. ai quali la disciplina
protettiva non si applica in ragione della tipologia o dell’oggetto del contratto (es:
contratti per servizi sciali, assistenza sanitaria, giochi d’azzardo), o delle circostanze o alla
modalità di stipulazione.
c) il prezzo totale dei beni o servizi comprensivo delle imposte o, se la natura dei beni o
dei servizi comporta l'impossibilità di calcolare ragionevolmente il prezzo in anticipo, le
modalità di calcolo del prezzo e, se applicabili, tutte le spese aggiuntive di spedizione,
consegna ecc
I negozi a distanza sono quelli conclusi senza la presenza fisica e simultanea del
professionista e del consumatore, mediante l’uso di mezzi di comunicazione a distanza.
A seconda dei casi il recesso è esercitabile entro 14 giorni dalla conclusione del contratto o
dal conseguimento del possesso fisico del bene acquistato. Il recesso è tempestivamente
esercitato, se entro il termine legale, la comunicazione viene inviata in forma cartacea o
elettronica, o con altra modalità prevista. Se è validamente espiato le parti sono scelte dalle
relative obbligazioni.
Il consumatore restituisce i beni entro la data prevista, sostenendo il solo costo della
restituzione, almeno che non se ne faccia carico il professionista.
Il cod. cons. prevede una serie di contatti a distanza per cui non è esercitabile il diritto di
recesso.
142
• Singoli contratti del consumatore: multiproprietà e prestazione di servizi turistici
Per credito al consumo si intende qualsiasi forma di credito concesso sotto forma di
finanziamento o di dilazione di pagamento a favore di un consumatore, con una serie di
esclusioni, tra cui le operazioni di valore inferiore a €200 o superiore a € 75.000 e quelle
volte a finanziare l’acquisto di beni immobili.
Anche in tal caso sussistono una serie di obblighi di informazione, i quali devono
permettere al consumatore di poter effettuare un confronto tra le offerte del mercato,
maturando una decisione consapevole.
Prima della conclusione del contratto l’imprenditore deve valutare il merito creditizio del
consumatore, ossia la sua capacità di adempiere le obbligazioni che va assumendo.
• Tutele speciali Per agevolare il consumatore nei rapporti con il professionista la legge
prevede che il giudice competente sia quello del logo di residenza del consumatore al
momento proposizione della domanda.
Tuttavia si riconosce che gli strumenti giurisdizionali civili offro, nel caso della tutela del
mercato del pubblico dei consumatori, una forma di tutela limitata, inefficace.
Per potenziare quindi la tutela prevista dal cod. con. può essere chiesto al giudice di inibire
al professionista o associazione di professionisti l’impiego di alcune clausole.
L’inibizione di tali clausole ne comporta il conseguente divieto di utilizzo in altri contratti,
poiché vengono riconosciute come vessatorie.
L’inibitoria previene la prosecuzione di una condotta illecita, ma non interviene laddove essa
abbia già operato ed arrecato un danno. A tal fine interviene l’articolo 140-bis cod. cons. a
regolare l’azione collettiva risarcitoria, ispirata al modello anglosassone della class action.
I contratti tipici sono quelli che per la loro maggiore importanza o frequenza sono stati
specificamente regolati dal legislatore. È raramente concessa alle arti anche la facoltà di
stipulare contratti atipici.
143
LA COMPRAVENDITA (cap XLI)
Il fatto che il corrispettivo sia in denaro distingue la vendita dalla permuta. Il prezzo deve
essere determinato o determinabile, il contratto è altrimenti nullo.
a. dal produttore, che colloca la propria produzione sul mercato direttamente presso i
consumatori e rivenditori
La vendita è un contratto consensuale, non viene perfezionato dalla consegna della cosa,
ma quella rientra nell’obbligazione del venditore. Può avere ad oggetto anche realtà
complesse come un’eredità o una quota di eredità.
È già nota la distinzione tra contratti ad effetti reali e contratti ad effetti obbligatori. Le figure
più importanti di vendita obbligatoria sono:
a. la vendita di cose generiche, merce identificata per genere e quantità, ma non ancora
specificata (benzina, stoffa, grano), è necessario quindi indicare gli specifici pezzi o
masse di unità che si intendono consegnare e trasferire;
b. la vendita alterativa in cui il trasferimento si verifica solo dopo aver scelto tra due o più
cose dedotte in obbligazione;
c. la vendita di cosa futura, è necessario per che la cosa sia venuta ad esistenza, ad
eccezione delle specifiche norme riguardo la vendita avente ad oggetto immobili da
costruire;
144
• Obbligazioni del venditore
Le obbligazioni principali del venditore sono per l’art 1476 c.c:
il trasferimento della proprietà, che nel caso di contratto ad effetti reali avviene
immediatamente;
la consegna della cosa al compratore. La consegna della cosa costituisce l’atto che pone il
compratore di disporre materialmente della cosa ormai diventata sua. Deve avvenire nel
tempo e nel luogo fissati nel contratto. In mancanza di un termine deve avvenir in
concomitanza col trasferimento del diritto.
La legge attribuisce al compratore una particolare tutela per il caso in cui venga privato del
godimento del bene acquistato o ne subisca una limitazione, per effetto di diritti che terzi
facciano valere sulla res.
A) Evizione totale. Il termine evizione allude alla situazione che il compratore sia rimasto
soccombente nel giudizio posto contro di lui dal terzo che abbia rivendicato la proprietà
del bene.
Il compratore chiamato in giudizio ha in tal caso l’onere di chiamare in giudizio anche
il venditore, poiché questo potrebbe essere utile aporie che l’azione del terzo è
infondata.
Il compratore che abbia ragione di temere che la cosa possa essere rivendicata da terzi, pò
sospendere il pagamento, a meno che non gli fosse già noto al momento della vendita.
Se ignorava l’altruità della cosa il compratore ha diritto al risarcimento del danno e la
restituzione del prezzo.
L’evizione costituisce un effetto natural del negozio, opera senza necessità di una
specifica pattuizione. e posta nell’interesse del compratore questo può apporre
modificazioni convenzionali della garanzia rinunciandovi o pattuendo che ne derivino
effetti più gravi. Il compratore evitto che abbia rinunciato alla garanzia ha diritto alla
restituzione del prezzo e al rimborso ma non al risarcimento del danno. In caso di un
esclusione più radicale della garanzia, no ha nemmeno diritto alla restituzione e rimborso.
B) Evizione parziale. In caso l’evizione sia solo parziale, il compratore ha diritto alla
risoluzione del contratto o può ottenere una riduzione del prezzo, ottenendo comunque il
risarcimento del danno nel caso ignorare l’altruità parziale della cosa.
C) Cosa gratta da oneri o diritti di godimento di terzi. Il compratore può in tal caso
domandare la risoluzione del contratto, nell’ipotesi che non avrebbe acquistato la cosa se
ne fosse stato a conoscenza, oppure una riduzione del presso oltre che il risarcimento dei
danni.
• La garanzia per vizi
Il venditore è tenuto all garanzia quando i vizi siano tali o da rendere il bene inidoneo
all’uso cui è destinato, o da diminuirne in modo apprezzabile il valore.
Non è invece dovuta se al momento del contratto di vendita di cosa specifica, il compratore
era già a conoscenza dei vizi della cosa.
Il termine di decadenza per il compratore che intende far valere la garanzia per vizi
apparenti è di entro otto giorni dalla consegna nel caso di vizi apparenti, oppure dal
momento dalla scoperta nel caso di vizi occulti.
145
La denuncia non è necessaria se il venditore ha riconosciuto l’esistenza del vizio o l’ha
occultato.
Nei requisiti indicati il compratore ha diritto a sua scelta di chiedere la risoluzione del
contratto (che implica la restituzione della cosa)con restituzione del prezzo pagato (salvo
che per contratti che escludano la possibilità di risoluzione), o la riduzione del prezzo, con
annesso risarcimento del danno nel caso in cui il compratore fosse a conoscenza del vizio.
L’azione del compratore è soggetta a prescrizione il cui termine di un anno decorre dal
momento della consegna.
Nel caso in cui invece la cosa venduta non abbia le qualità promesse il compratore ha
diritto alla risoluzione del contratto.
La garanzia può essere accresciuta mediante specifici patti inserii nel contratto. Un tipo
particolare di garanzia relativa alla vendita mobiliare è la garanzia di buon funzionamento.
In tal caso il compratore deve denunciare il malfunzionamento entro trenta giorni dalla
scoperta, come termine di decadenza.
Un ulteriore tipo di tutela che si distingue da quale sopracitate è l’aliud pro alio, che
riguarda la consegna di untene radicalmente diverso da quello previsto nel contratto.
Nel caso non sia stato stabilito vi sono delle apposite regole per la determinazione legale
del prezzo.
Se ad oggetto della vendita vi sono cose che il venditore vende abitualmente si presume
che le parti si riferiscano al prezzo normalmente praticato dal venditore. Se si tratta di cose
aventi un prezzo di borsa, o indicato su specifici listini, si presume che le parti si riferivano a
tali parametri.
Gli effetti della vendita vengono eliminati se il venditore dichiara di voler riscattare la cosa
vendita e restituisce il prezzo e le spese sostenute per la vendita. La condizione ha dunque
effetto retroattivo e il riscatto ha effetto sui subacquirenti, che sono tenuti a lasciare la
cosa.
L’esercizio di tre riscatto è sottoposto al termine di decadenza di due anni per i beni
mobili, cinque per i beni immobili. Il termine è inderogabile e improponibile.
Invece con la clausola in diem addictio, la vendita resta caducata (perde di efficacia) se
entro un certo periodo il venditore trova a vedere la cosa a condizioni migliori ad un altro
acquirente.
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• Vendita di cose mobili
La vendita di cose mobili è il caso più frequente i compravendita.
Se il compratore non paga, il venditore può far rivendere la cosa per conto e a spese del
compratore per mezzo dell’ufficiale giudiziario e ha diritto al risarcimento del danno.
Se una delle due parti offre la prestazione, e l’altra non accetta, il contratto prosegue di
diritto. La parte non inadempiente può avvalersi entro 8 giorni della risoluzione, se lo
dichiara, sennò si procede con le regole generali sulla risoluzione del contratto.
b. vendita a prova; è una vendita a condizione sospensiva che la cosa abbia le qualità
pattuite o sia idonea all’uso a cui è destinata;
c. vendita su campione: è una vendita perfetta ma può essere risolta se la fece è difforme
dal campione;
La garanzia sull’acquisto non opera quando il compratore era a conoscenza del difetto o
poteva concerto impiegando l’ordinari diligenza.
I rimedi quali la risoluzione del contratto o la riduzione del prezzo, nel caso di beni di
consumo, possono essere attivati solo in via subordinata alla riparazione.
Il termine di decadenza per la denuncia dei vizi, nel caso dei beni di consumo è di due
mesi. La denuncia non è necessaria se il venditore riconosce di aver occultato un difetto di
147
conformità. Il termine di prescrizione è in tal caso di ventisei mesi, e l’eccezione è
imprescrittibile se il vizio sia stato tempestivamente denunciato.
Le parti possono aggiungere alla tutela minima è inderogabile assicurata dalla legge, un
aggiuntiva garanzia convenzionale.
Il professionista è obbligato a consegnare la merce entro e non oltre trenta giorni dalla
conclusione del contratto. Im caso di inadempimento il consumatore può invitarlo ad
effettuare la consegna in un termine superiore, dopodiché è legittimato a risolvere il
contratto e chiedere il risarcimento.
Gli effetti della vendita si verificano immediatamente alla conclusione del contratto.
Chi compra a rate non può alienare il bene fin quando non ne abbia acquistato la proprietà,
ma se il terzo la acquista in buona fede l’alienazione avviene.
Per l’opponibilità della riserva di proprietà ai creatori del compratore, che intendessero
espropriare la cosa acquistata a rate, il patto relativo deve risultare da atto scritto avente
data certa anteriore al pignoramento.
La vendita con riserva di proprietà è una vendita a credito, garantita dalla proprietà del
bene, se questo non viene pagato, il venditore può recuperare il bene del quale ha
conservato la proprietà.
• Vendita immobiliare
È già noto che la vendita di immobili deve farsi per iscritto ed è soggetta a trascrizione.
A seconda della determinazione del prezzo si distingue la vendita a misura, in cui il prezzo
è stabilito in proporzione delle unità di misura, e la vendita a corpo, in cui l’immobile è
venduto per un pezzo globale.
È stata introdotta nel 1985 una legge di nullità per violazione di norme urbanistiche, volta
a consentire una sanatoria degli abusi edilizi commise in passato, ed impedirne in futuro.
La legge ha previsto che gli atti inter vivos aventi ad oggetto diritti reali riguardanti edifici la
cui costruzione sia iniziata dopo l’entrata in vigore della legge sono nulli. È stato chiarito
che il contratto è pero valido ove nell’atto di compravendita sia presente la dichiarazione
dell’alienante degli estremi del titolo urbanistico riferibile all’immobile.
• La permuta
La permuta si distingue dalla vendita perché ha ad oggetto il reciproco trasferimento della
proprietà di cose o titolarità di diritti, salvo l’intervento di eventuali conguagli in denaro.
Tranne regole particolari in tema di evizione e di spese, per la permuta sono richiamate le
norme stabilite per la vendita.
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• Il riporto
Con il riporto una persona, detto riportato, trasferisce all’altro contraente, il riportatore, la
propria di una data quantità di titoli di credito di massa contro il contestuale pagamento di
un prezzo;
Il contratto di riporto viene utilizzato sia nella pratica bancaria sia nella pratica di borsa.Nel
primo caso, si parla di riporto di banca, o finanziario.Il contratto ha funzioni
prevalentemente creditizie, nel senso che la banca lo stipula per concedere un
finanziamento alla sua clientela.L’operazione prende il nome di riporto attivo e vede la
banca in veste di riportatrice, oppure per crearsi una forma supplementare di provvista,
riporto passivo, con la banca in veste di riportata.
• Il contratto estimatorio
Con questo tipo di contrattura parte, il tradens, consegna una o più cose mobili all’altra,
accipiens, che si obbliga a pagarne il prezzo, con la facoltà però di liberarsi di tale
obbligazione restituendo nel termine stabilito le res ricevute.
Il trasferimento della proprietà avviene al momento del pagamento del prezzo. Prima di tale
momento, i creditori dell’accipiens non possono eventualmente sottoporla a pignoramento
o sequestro.
• La somministrazione
La somministrazione o fornitura soddisfa bisogni di carattere continuativo di beni
(es: fornitura del pane ad altri rivenditori o ristoranti). È il contratto con cui una parte si
obbliga, verso il corrispettivo di un pezzo, ad eseguire a favore dell’altra prestazioni
periodiche o continuative di cose.
Il contratto ha una causa unica, perciò l’inadempimento di una delle prestazioni può avere
influenza su tutto il contratto. Una parte può chiedere la risoluzione del contratto solo se
l’adempimento di una prestazione sia tale da menomare la fiducia nei successivi
adempimenti.
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Vi sono varie clausole accessorie come il patto di preferenza, con il quale l’avente diritto
alla prestazione si obbliga a dare preferenza al somministrante con cui stipula il contratto,
nella stipulazione di un successivo contratto conto stesso oggetto, a parità di condizioni.
Atra clausola è il patto di esclusiva, che può essere patito a favore del somministrante o
del somministrato.
• Locazione ed affitto
Art. 1571 c.c.:La locazione è il contratto col quale una parte si obbliga a far godere all'altra
una cosa mobile o immobile per un dato tempo verso un determinato corrispettivo.
Si distinguono:
a. può essere a tempo determinato o senza locazione di tempo (nel secondo caso è la
legge a stabilire dei limiti in relazione all’oggetto di locazione);
d. l’alienazione del bene locato non determina lo scioglimento del contratto, purché la
locazione abbia data anteriore al trasferimento;
Ciascuna delle parti, con congruo preavviso, può dare disdetta prima della cadenza del
termine, altrimenti il contratto i rinova tacitamente.
Nell’affitto, la cosa locata è una res produttiva (mobile o immobile). L’affittuario deve
curarne la gestione, rispettandone la distinzione economica, e gli spettano i frutti e le altre
utilità della cosa. Il locatore può chiedere la risoluzione del contratto se l’affittuario non
rispetta le regole o muta la destinazione economica. L’affittuario può prendere iniziative atte
a produrre più reddito, purché non comportino obblighi per il locatore.
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• La locazione di immobili urbani
La locazione di immobili urbani è stato oggetto di continui interventi di leggi speciali, nella
preoccupazione di proteggere i consumatori. La nuova disciplina distingue tra contratti
“liberi” e contratti “tipo”.
Per i contratti liberi la determinazione del canone e della relativa dinamica nel tempo
(aumenti periodici) è lasciata ala libera negoziazione delle parti. È prevista una durata
minima quadriennale dl contratto, con previsione vincolante di un rinnovo alla prima
scadenza.
Vigono alcuni divieti come quello per il conduttore di non poter sublocare il bene, e diritti
come quello di recedere per gravi motivi con almeno sei mesi di preavviso.
Per le locazioni di immobili adibiti ad uso diverso da quello di abitazione i principi più
importanti sono:
b. ove il locatore lo conceda, il conduttore può recedere prima della scadenza del
contratto per gravi motivi;
c. il contratto si rinnova tacitamente alla sua scadenza per un ulteriore identico periodo,
almeno che i conduttore non dia tempestivamente disdetta prima della scadenza;
d. il conduttore può sia sublocare che cedere il contratto di locazione a terzi senza il
consenso del locatore, purché con esso venga ceduta insieme o locata l’azienda;
È previsto per i soli contratti di locazione ad uso non abitativo, per i quali sia patito un
canone anno superiore a € 250.000,00, che i termini e le condizioni possano essere stabiliti
in deroga rispetto alle disposizioni predisposte.
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• Il leasing e il rent to buy
Alla scadenza del contratto l’utilizzatore può decidere di acquistare il bene, pagando un
prezzo residuo finale, può altrimenti procedere alla restituzione, o prorogare il contratto e
continuare a pagare il canone. Si distinguono varie tipologie di leasing.
La situazione è opposta nel caso di leasing traslativo, e si scorge in esso più che la causa di
locazione, quella di vendita.
La Suprema Corte ha distinto due casi in cui interviene la tutela verso l’utilizzatore.
Nel caso di vizi che rendano l’oggetto del leasing inidoneo all’uso, nel caso questi siano
emersi prima della consegna, il concedente, in forza del principio di buon fede, deve
sospendere il pagamento del prezzo ed agire per la risoluzione del contratto o la riduzione
del canone.
Nel caso siano emersi successivamente alla consegna, perché nascosti o taciuti dal
fornitore, l’utilizzatore ha azione diretta verso il fornitore per l’eliminazione dei vizi o la
sostituzione della cosa, mentre il concedente ha gli stessi doveri del precedente caso.
L’utilizzatore può inoltre agire con il fornitore per il risarcimento dei danni compresa la
restituzione dei canoni già pagati.
Il rent to buy è un’operazione che consente alle parti di regolare un rapporto di locazione,
attribuendo al conduttore il diritto di acquistare il bene entro un termine imputato, contro il
pagamento di una certa parte di canone precedentemente indicata nel contratto. Tali
contratti, diversi dal leasing, prevedono l’immediata concessione del godimento di un
immobile. Al conduttore che non intende esercitare il diritto di acquistare la proprietà viene
restituita dal cedente una parte dell’incassato.
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Il contratto può esser trascritto, in questo modo il conduttore è tutelato dal rischio che
durante l’esecuzione dl contratto, il concedente possa alienare il bene a terzi.
Si risolve in caso di mancato pagamento di un minimo di canoni stabiliti dalle parti, che
non può esser inferiore ad un ventesimo del numero complessivo.
È inoltre previsto che in caso di fallimento del concedente, il contratto a favore del
conduttore prosegue.
• L’appalto
L’appalto è il contratto con il qual un committente affida ad un appaltatore il compimento di
un opera/svolgimento di un servizio verso un corrispettivo in danaro. Gli appalti si
distinguono in pubblici e privati.
Nel caso di appalto pubblico la scelta dell’appaltatore deve avvenire attraverso apposite
procedure di selezione del contraente, valutando mediante una gara tra potenziali
appaltatori, l’ottenimento delle migliori condizioni contrattuali.
Negli appalti privati la stipulazione del contratto può essere oggetto di fiera negoziazione
tra le parti, non sussiste alcuna disciplina vincolante all’assegnazione dell’appalto.
Il compenso può essere stabilito a forfait per l’opera nel suo complesso, o a misura.
L’azione contro l’appaltatore si prescrive in due ani dalla consegna dell’opera. L’eccezione è
imprescrittibile.
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Quando l’opera riguarda edifici o immobili destinati a lunga durata, qualora l’opera per vizi
del suolo o difetti di costruzione vada in rovina, la responsabilità dell’appaltatore dura dieci
anni dal compimento dell’opera, purché sia stata fatta denunzia entro un anno dalla
scoperta.
È spesso adoperata a clausola if and when che prevede che il subcommittente paghi il
corrispettivo del subappalto solo dopo aver ricevuto il pagamento del contratto principale.
L’opera deve essere seguita a regola d’arte, altrimenti il committente dopo aver concesso
al prestatore d’opera un termine per adeguarsi, può recedere dal contratto.
Le regole circa difformità e vizi seguono quelle dell’appalto con la distinzione che il termine
per denunciare i vizi occulti è di otto giorni.
Se il corrispettivo non sia stato determinato dalle parti o stabilito da tariffe, spetta al
giudice la quantificazione in base al risultato ottenuto e al lavoro impiegato per ottenerlo.
Il committente può recedere dal contratto anche qualora sia già iniziata l’esecuzione,
risarcendo il prestatore delle relative spese.
All’interno delle professioni intellettuali si distingue tra quelle il cui esercizio è subordinato
in apposti albi o elenchi (avvocato, medico, ingegnere, dottore commercialista…
(professioni protette)) ed è assoggettato al potere disciplinare degli ordini o collegi
professionali, e quelle che possono invece esser liberamente svolte da chiunque
(professioni non protette).
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c. dell’alleggerimento della responsabilità professionale qualora a prestazione implichi la
soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà
I professionisti hanno inoltre l’obbligo di comunicare in forma scritta a colui che conferisce
l’incarico professorale la prevedibile misura del costo della prestazione, distinguendo fra
oneri, spese, anche forfetarie, e compenso professionale.
• La subfornitura
La subfornitura, introdotta in deroga con numerosi principi relativi alle obbligazioni e ai
contratti, è n rapporto principale, un singolo contratto tra due imprese. Può consistere in un
facere o in un dare, inserendosi dunque nel tipo dell’appalto o della vendita.
c. È vietato ogni eventuale abuso dello stato di dipendenza economica in cui possa
trovarsi l’impresa subfornitrice. Un patto con cui si realizzi tale abuso è nullo.
Gli abusi di posizione dominante sono già repressi dalla Legge Antitrust, rimettendone
l’accertamento all’Autorità garante della concorrenza.
• Il contratto di trasporto
Con il contratto di trasporto, che rientra nella categoria della locatio operis, una parte si
obbliga vero corrispettivo a trasferire persone o cose da un luogo all’altro.
Il trasporto terrestre è regolato dal codice civile, quello per acqua e aria oltre che dal c.c.
dal codice della navigazione.
Per evitare abusi ed assicurare il servizio alla generalità del pubblico a carico delle imprese
concessionarie di servizi di trasporto sussistono due obblighi:
Nel trasporto di cose, queste sono affidate al vettore, che ne ha l’obbligo di custodia
durante il trasporto. Nel trasporto di persone non sussiste questo “affidamento”.
Le cose che il viaggiatore porta con sé, restando nella sua sfera di controllo, non formano
oggetto di affidamento al vettore, che non ne ha obbligo di custodia ( responsabilità ex
recepto). Con il contratto di trasporto il vettore assume solo l’obbligo di trasportare la
persona, con responsabilità relativa al ritardo e l’inadempimento secondo le regole generali,
ma anche relativa all’incolumità del viaggiatore durante il viaggio.
In caso di sinistri che colpiscono la persona, e per la perdita o l’avaria del bagaglio, è
presunta la colpa del vettore e spetta eventualmente a quest’ultimo l’onere della prova
liberatoria.
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Ha inoltre l’onere di dimostrare di aver attuto le cautele idonee ad evitare il danno. Il
viaggiatore è tenuto solo a dimostrare l’esistenza del contratto.
Nel caso in cui il vettore aereo affidi ad un altro soggetto le operazioni di carico, scarico e
deposito dei beni oggetto del trasporto, ( handling aeroportuale), l’operatore handling
assume la qualifica di ausiliario del vettore; in caso di perdita o avaria in fase di trasporto,
il proprietario può agire nei confronti del vettore, responsabile del fatto colposi del proprio
ausiliario.
In deroga alle clausole che esonerano la responsabilità del vettore per colpa lieve o causa
degli ausiliari, sono nulle le clausole che limitano le responsabilità del vettore per sinistri
che colpiscano viaggiatore.
Tutti i principi enunciati si applicano anche al trasporto gratuito. Sebbene nel trasporto
amichevole non vi sia natura negoziale, il vettore incontra in ogni caso la responsabilità, che
incombe in genere ad ogni soggetto, di non arrecare danno agli altri.
Le cose sono spesso consegnate dopo il trasporto ad un soggetto diverso dal mittente, il
destinatario. l contatto concluso tra mittente e vettore assume la forma del contratto
stipulato a favore del terzo.
nel momento in cui il destinatario richiede al vettore la consegna della merce, il vettore
perde la facoltà di sospendere il trasporto o orinare la consegna ad una persona diversa.
La prova del contratto è fornita da un documento detto lettera di vettura, che il mittente
compila e d’insegna al vettore, il quale ne rilascia un delicato.
• Il mandato
Il mandato è un contratto con cui una parte, mandatario, assume l’obbligo di compiere uno
o più atti giuridici per conto, dunque nell’interesse, dell’altra pare, il mandante.
Rientra nella categoria della locatio operis e si distingue per l’oggetto dell’obbligazione che
consiste nel compimento di atti giuridici. Il mandato può esser con o senza rappresentanza.
Nel caso l’oggetto del mandato sia il compimento di un acquisto per conto del
mandante:
Nel caso di beni immobili o mobili iscritti nei pubici registri, il mandatario che li acquista a
proprio nome per conto del mandatario ne diventa proprietario e ha poi l’obbligo di
trasferirne la proprietà al mandante. In caso di inadempimento il mandante può chiedere al
giudice il trasferimento mediante sentenza costitutiva. Il mandato senza rappresentanza
con oggetti trasferimento di beni immobili deve essere stipulato.
Nel caso di beni mobili (non registrati) il mandante rivendica i beni acquistati dal
mandatario a nome proprio, ma nell’interesse del mandante. Essendo un’azione a tutela
della proprietà, la rivendicazione è opponibile anche nei confronti di terzi fatti salvi gli effetti
dell’acquisto in buona fede.
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I creditori del mandatario non possono pignorare/sequestrare i beni che, in esecuzione
del mandato, il mandatario ha acquistati in nome proprio, purché, trattandosi di beni mobili
o di crediti, il mandato risulti da scrittura avente data certa anteriore al pignoramento.
Il mandante è legittimato all’esercizio dei crediti acquistati dal negozio posto in esser dal
mandatario. Si applica in tal caso l’azione surrogatoria con l’eccezione che il mandante può
in ogni caso esercitare i diritti di credito derivanti dall’esecuzione del mandato.
A tutela del terzo che ha contratto conio mandatario, il mandatario non può sottrarsi alle
obbligazioni assunte in nome proprio verso il terzo, se questi nonni acconsenta.
Il mandato detto collettivo è conferito ad una stessa persona da più mandanti, con un
unico atto comune; può essere revocato solo da tutti i mandatari. Si dice invece
congiuntivo il mandato conferito a più mandatari che attendano congiuntamente ad un
medesimo affare.
• La commissione
È un mandato senza rappresentanza, che ha per oggetto l’acquisto o la vendita di beni per
conto, ossia nell’interesse di una parte, committente, e in nome dell’altra,
commissionario. A questo contratto si applicano le regole del mandato senza
rappresentanza.
• Il contratto di spedizione
Rientra anche questo del mandato senza rappresentanza, si distingue però per l’oggetto:
una parte, spedizioniere, assume l’obbligo di concludere in nome proprio e per conto del
mandante, un contratto di trasporto e di compiere operazioni accessorie.
Rivolgendomi ad un’impresa che compie per me le operazioni relative ed accessorie al
trasporto concluso un contratto di spedizione (invece che di trasporto).
Lo spedizioniere ha l’obbligo di attenersi alle istruzioni del mittente riguardo alla scelta della
via, il mezzo e le modalità di trasporto.
• Il contratto di agenzia
Con tale contratto un imprenditore, detto preponente, affida ad un agente l’incarico, con
carattere di stabilità, di promuovere nell’ambito di una zona territoriale assegnatagli per il
procacciamento di contratti con terzi. L’agente non provvede alla diretta stipulazione dei
contratti ma si limita a trasmetterli all’imprenditore.
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La retribuzione dell’agente consiste in provvigioni sugli affari conclusi. l’agente è chiamato
a restituire la provvigione già riscossa quando è sicuro che il relativo contratto non avrà
esecuzione per cause non imputabili al preponente. È nullo qualsiasi patto più sfavorevole
all’agente.
È in tal caso vietata la pattuizione dello “star a credere”. L’agente sostiene in proprio tutte le
spese per la propria organizzazione e sopporta il rischio economico dell’attività che svolge,
è in pratica considerato a sua volta un imprenditore.
Vale per l’agenzia il diritto di esclusiva reciproco. L’azienda non può assumere incarichi
per più imprese in concorrenza tra loro. e l’impresa non può nominare altri agenti nella zona
assegnata ad un agente. Tale violazione da luogo alla responsabilità contrattuale.
Vi è inoltre la possibilità di stipulare un patto di non concorrenza, che limita nel corso dei
due anni successivi alla fine del rapporto, la concorrenza da parte dell’agente nei confronti
nel proponente.
Era prima indispensabile che l’agente fosse iscritto all’albo, era altrimenti nullo l’eventuale
contratto stipulato. La Corte di cassazione ha però annunciato l’attuale possibilità, in caso
di necessità di derogare questa regola.
L’affiliato non può trasferire la sede se ciò non sia previsto nel contrattato e,
successivamente alla cessazione è tenuto ad osservare la massima riservatezza sul
contenuto dell’attività getto dell’affiliazione.
• La mediazone
La mediazione è l’intervento di una persona estranea ale parti, il mediatore, che senza
nessun legame ad esse da rapporti di collaborazione o di dipendenza, le mette in relazione
tra loro per provocare o agevolare la conclusione di un affare.
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La misura del compenso può essere desunta da tariffe professionali, usi, o determinata
secondo equità dal giudice.
Ha diritto al risarcimento delle eventuali spese sostenute, se l’affare non venga concluso,
quando abbia agito su specifico incarico di una parte e nei confronti di questa.
• Le vendite piramidali
La struttura piramidale riguarda il rapporto tra un imprenditore e un soggetto incaricato
della vendita, che può essere un subordinato, un agente o una persona che svolge tale
attività senza vincoli o subordinazione, in maniera abituale o occasionalmente.
Nella vendita piramidale, infatti, la remunerazione è basata sul reperimento di nuovi soggetti
da inserire nell’organizzazione: gli acquirenti che entrano nella catena pagano non tanto la
merce quanto il diritto di accesso all’organizzazione senza che tale inserimento sia basato
sulle effettive capacità dell’interessato di vendere o promuovere la vendita.In tale ipotesi
l’investimento iniziale è obbligatorio quale prezzo per entrare nell’organizzazione.
• Il deposito regolare
Il deposito è il contratto col quale una parte (depositario) riceve dall’altra (depositante) una
cosa mobile con l’obbligo di custodirla e di restituirla in natura.
Trattandosi di un contratto reale, l’obbligo di custodie sorge solo dopo la consegna della
cosa. Il depositario si lima a custodire la cosa, non ne ha possesso e proprietà. Se
l’alienasse commetterebbe il delitto di appropriazione indebita.
Il depositario deve usare la diligenza nella custodia della cosa, ed è esentato all’obbligo
della restituzione solo se la cosa gli viene sottratta per causa non imputabile a lui.
Il depositari deve restituire la cosa quando il depositante gliela chiede; il depositario può
domandare in ogni momento di essere liberato dall’obbligo ella custodia, che potrebbe
diventare gravoso.
Il deposito può essere effettuato da chiunque abbia il possesso o la detenzione della cosa,
pur non essendo il proprietario.
Parlando del deposito in albergo, nel caso in cui le cose siano affidate alla custodia
dell’albergatore l’albergo è illimitatamente responsabile del deterioramento, distruzione o
sottrazione della cosa, salvo per ipotesi di forza maggiore; nel caso invece portate in
albergo ma non affidate alla custodia dell’albergatore, la responsabilità dell’albergatore,
non può superare dicendo volte il prezzo di locazione dell’alloggio per la giornata.
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• Il deposito irregolare
In questo caso l’oggetto di deposito è il denaro o altri beni fungibili, dei quali viene
concessa la facoltà al depositario di servirsi. Egli ne acquista la proprietà, non è infatti
tenuto a restituire le stesse cose, mala stessa quantità di cose del medesimo genere di
quelle depositate.
Questo tipo di deposito viene utilizzato per far circolare la proprietà della merce depositata.
Su richiesta del depositante vengono rilasciati titaniche rappresentano le merci. Il portatore
di detti documenti è legittimato, oltre cha chiederne la consegna, ad esercitare gli inerenti
diritti.
La merce depositata può essere tenuta distintamente dall’altra oppure confusa (deposito
alla rinfusa). Il depositante non perde la proprietà della merce, al diritto di proprietà solitaria
si sostituisce un diritto di comunione con quota pari alla quantità consegnata.
• Il comodato
Il comodato è il contratto con cui una parte, comodante, consegna all’altra, comodatario,
una cosa mobile o immobile, affinché questa se ne serva per un tempo o un uso
determinato, con l’obbligo di restituire la cosa, ma senza pagare un corrispettivo.
La restituzione prima del termine pattuito può avvenire solo in caso di un urgente ed
imprevisto bisogno.
• Il mutuo
Il mutuo è il contratto con quale la parte mutante consegna all’altra, mutuatario, una
determinata quantità di denaro o altre cose fungibili, e l’altra si obbliga a restituire
altrettante cose della stessa specie e qualità.
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Il mutuo ha per oggetto cose fungibili, delle quali la proprietà passa al mutuatario (a
differenza del comodato).
Ciò che invece distingue il mutuo dal deposito irregolare è la funzione, che nel deposito in
generale consiste nella custodia; il mutuo soddisfa invece il bisogno del mutuatario di
disporre temporaneamente di una somma.
Mentre nonostante l’analogia tra il mutuo e il quasi usufrutto, la distinzione sta nel fatto che
il mutuo è un contratto reale, e il quasi usufrutto è l’effetto di un contratto consensuale.
Il mutuo, salva diversa volontà delle parti, si presume oneroso, e si dice anche feneratizio.
Il mutuatario deve corrispondere gli interessi al mutante, e nel caso le parti non pattuiscano
il tasso di interesse, si applica il tasso legale.
Nel caso si convenissero interessi usurai, è prevista la nullità della clausola e non sono
dovuti interessi. ( Questo aspetto è stato oggetto di più modifiche nel corso del tempo.)
Ai fini di tutelare le vittime dell’usura e di attività estrusive è stata prevista una lege volta
ad ottenere una somma di contributo al ristoro del danno patrimoniale subìto.
Il termine di restituzione delle cose mutate deve essere pattuito a favore di entrambe le
parti.
La portabilità dei mutui bancari convente a coloro che abbaino contratto debiti con la
baca, di rivolgersi con più facilità ad altri finanziatori che offrano condizioni migliori. Tale
trasferimento avviene senza l’applicazioni di penali, oneri o costi aggiuntivi.
Se il mutuatario non paga anche una sola rata, il mutante può chieder l’immediata
restituzione dell’intero; se il mutuatario non paga gli interessi, il mutuante può chiedere la
risoluzione del contratto.
A) LA RENDITA
Per rendita si intende qualsiasi prestazione periodica avente ad oggetto danaro o una
certa quantità di cose fungibili. Può essere costituita a fronte del trasferimento della
proprietà di un bene o della cessone di un capitale, o s titolo di liberalità.
es: ti alieno un immobile e tu, invece di pagare immediatamente il prezzo, darai una certa
somma annua a me o i miei eredi.
I due tipi più importanti di rendita sono la rendita perpetua e la redita vitalizia.
• La rendita perpetua
Con il contratto di rendita perpetua una parte trasferisce all’altra ( e i suoi eredi) il diritto di
esigere in perpetuo una prestazione periodica quale corrispettivo dell’alienazione di un
immobile, la cessione di capitale, o come onere dell’alienazione gratuita di un immobile o la
cessione del capitale.
A seconda che l’alienazione avvenga a tutolo gratuito o oneroso si applicano le regole della
donazione e della vendita.
161
Il legislatore riconosce al debitore la facoltà di sciogliersi dal vincolo mediante una
dichiarazione unilaterale di volontà e pagando una somma risultante dalla capitalizzazione
della rendita anta sulla base dell’interesse legale (il riscatto). Il riscatto può essere forzoso,
il debitore può essere costretto al riscatto se è in mora o non ha dato le garanzie promesse.
• La rendita vitalizia
La rendita vitalizia ha maggior diffusione della rendita vitalizia. È “vitalizia” poiché sussiste
l’obbligo di corrispondere la rendita finché dura la vita di una persona designata dalle parti,
che può essere sia il beneficiario della rendita che un terzo.
La rendita vitalizia ha natura tipicamente aleatoria. Nel momento in cui è ceduto l’immobile
o la somma per costituire a favore di un terzo la rendita vitalizia, non si può stabilire a quali
delle due parti il contratto arrecherà vantaggio, poiché dipende dalla lunghezza della vita
del beneficiario. Nel caso sia longevo il debitore potrebbe trovarsi a pagare un importo
superiore a quanto ricevuto.
B) LE ASSICURAZIONI
L’assicurazione è il contratto con cui una parte, verso il pagamento di una somma detta
premio, si obbliga a rivalere l’assicurato, entro i limiti convenuti, del danno di un sinistro,
assicurazione contro i danni, o a pagare un capitale o una rendita al verificarsi di un evento
attinente alla vita umana, assicurazione sulla vita.
Essendo diretta al trasferimento del rischio da una parte all’altra, l’assicurazione appartiene
alla categoria dei contratti aleatori. Il rischio costituisce l’elemento essenza, la sua
inesistenza è causa di nullità del contatto, la sua cessazione da luogo allo scioglimento del
contratto, la sua inesatta conoscenza costituisce causa di annullamento, risoluzione o
rettifica.
162
L’assicuratore deve valutare il rischio per stabilire se conviene o meno concludere il
contratto e quale premio conviene chiedere. Se non può reperire informazioni necessarie a
stimare il rischio deve rimettersi alla lealtà dell’altro contraente.
Risposte inesatte o recenti dell’assicurato danno luogo all’annullabilità del contratto solo
nell’ipotesi di dolo o grave colpa dell’assicurato. Altrimenti l’assicuratore ha facoltà di
recedere dal contratto.
Sono esclusi i danni derivanti da fatti dolosi. L’assicurazione pone in salvo il patrimonio il
patrimonio da future eventuali responsabilità per un proprio fatto colposo.
Le spese sostenute per resistere all'azione del danneggiato contro l'assicurato sono a
carico dell'assicuratore nei limiti del quarto della somma assicurata. Tuttavia, nel caso che
sia dovuta al danneggiato una somma superiore al capitale assicurato, le spese giudiziali si
ripartiscono tra assicuratore e assicurato in proporzione del rispettivo interesse.
Il massimale è l‘importo limite stabilito in funzione del rischio e dell’ammontare del premio
pagato.
Per snellire le procedure di risarcimento, in merito a danni dovuti da sinistri stradali, che
abbiano colpito solo cose e non persone vige l’obbligo per l’assicuratore di elaborare entro
sessanta giorni la proposta di risarcimento del danno, risarcimento diretto, in forza del
quale il danneggiato rivolge la richiesta al proprio assicuratore.
163
È atto istituito un”fondo di garanzia per le vittime della strada” per cui il danneggiato può
chiedere l risarcimento anche qualora il danno sia stato provocato da un veicolo o un
natante non identificato.
Si distingue tra assicurazioni per il caso di morte e il caso di vita. Nel secondo caso
l’assicurazione si impegna a pagare una redita a partire dal raggiungimento di una certa età
dell’assicurato. Esistono tutta via tipologie miste.
Si è accentuata nel tempo la funzione finanziaria dell’assicurazione sulla vita, come mezzo
di investimento e remunerazione del capitale secondo modelli di contratto in cui le
prestazioni pecuniarie dovute all’assicuratore sono collegate a valore di quote fondi o indici
e valori di riferimento.
È frequente l’assicurazione a favore di un terzo in cui viene stabilito che alla morte
dell’assicurato l’indennità sia attribuita ad un beneficiario, attribuendogliela mediante
testamento. L’eventuale revoca avviene sempre mediane testamento.
Gli eredi del defunto non possono dunque vantare alcuna pretesa sulla somma assicurata,
possono agire solo limitatamente ai premi pagati.
• La riassicurazione
È il contratto con il quale l’assicuratore assicura presso un’altra impresa i rischi che ha
assunto. Non crea rapporti tra l’assicurato e il riassicuratore.
C) GIUOCO E SCOMMESSA
Gioco e scommessa sono i contratti aleatori per eccellenza, hanno esclusivamente scopo
di lucro per entrambe le parti.
Se gioco/commessa sono proibiti il negozio è nullo e non sorge alcun diritto in favore del
vincitore, che è per altro tenuto a restituirei che il perdente abbia eventualmente pagato.
Se il gioco è lecito il vincitore non ha azione, il perdente non può ripeter quanto abbia
spontaneamente pagato.
Tutti i debiti contratti tra giocatori, o un giocatore con il gestore della casa del gioco, per
iniziare o proseguire il gioco, sono irripetibili.
La garanzia è personale perché il credito può soddisfarsi del patrimonio di una persona
diversa dal debitore, e non dà luogo ad alcun diritto reale.
164
Il fideiussore risponde con tutti i suoi beni mentre il terzo datore di pegno o ipoteca
risponde solo con la cosa data in pegno o ipoteca.
Se nel patrimonio non si trovano beni, il creditore non può rivolgersi contro il terzo
acquirente.
Il fideiussore può imporre contro il creditore tutte le eccezioni che spettano al debitore,
tranne quelle derivanti dall’incapacità.
Vige il principio di solidarietà tra i debitori, il fideiussore è obbligato in solido con il debitore
principale, sebbene si possa convenire per l’esclusione dell’ultimo. In tal caso il fideiussore
si può ritirare dalla condanna sostenendo che il creditore deve prima sottoporre ad
esecuzione i beni del debitore principale.
Il fideiussore che ha pagato i debiti è surrogato nei diritti che aveva il debitore verso il
creditore. Il fideiussore ha inoltre la facoltà dell’azione di regresso contro il debitore, anche
se la fideiussione è stata prestata a sua insaputa, ha diritto a farsi rimborsare.
Il mandato di credito è un contratto con cui una persona A si impegna verso un’altra B a
far credito ad un terzo C. La persona B che ha chiesto all’altra di fare debitore risponde
come fideiussore di un debito futuro. Non ha nulla a che fare con il mandato.
La dichiarazione del patronnant può limitarsi alla comunicazione alla banca di avere una
partecipazione di controllo nella società finanziaria, o piò rilasciare una dichiarazione oltre
che di carattere informativo, anche impegnativo. es: afferma che eserciterà la propria
influenza diretta sulla società.
Quando il creditore non è in grado di rispondere dei propri debiti la banca si rivolge al
fideiussore omnibus. È tuttavia stabilito un importo massimo garantito a tutela di
quest’ultimo. Questo può liberarsi dall’impegno nel caso in cui la banca, senza chiedergli
una preventiva autorizzazione, conceda con larghezza credito al debitore sapendo che poi
è il fideiussore a rispondere.
165
• Garanzia a prima richiesta (o autonoma)
La parte del contratto che si trova titolare di crediti pecuniari vuole essere sicura di
incassarli e tutelarsi dal rischio che il debitore rifiuti il pagamento o diventi insolvente.
Dunque il garante (una banca o una compagni assicurativa) opera su ordine del debitore
della prestazione principale impegnandosi a versare al beneficiario l’importo stabilito, bel
caso in cui questo gliene faccia richiesta, essendo il garante tenuti a rinunciare ad opporgli
qualsiasi tipo di eccezione.
Se il garante effettua a favore del beneficiario un pagamento che non era dovuto, ha azione
di ripetizione nei confronti di questo.
Il garante che provi che il beneficiario della garanzia n stai abusando può essere sospeso
dal pagamento.
• L’anticresi
Con tale contratto il debitore i interzo si impegna a consegnare un immobile al creditore a
garanzia di credito, affinché questo ne percepisca i frutti. imputandoli al capitale e agli
interessi, se dovuti.
Si differenzia dall’ipoteca poche questa non presuppone il passaggio del possesso del
fondo al creditore.
Per tornarne a far valere le pretese originarie, la transazione non è risolta in caso di
inadempimento. È nulla relativamente ad un contrato illecito, è annullabile, per iniziativa
della parte che ignorava la causa di nullità in caso di rapporti derivanti da un contratto nullo
ma non illecito.
Se una delle parti è consapevole di avere torto nella lite, e che da parte sulla lite era
temeraria, si può chieder l’annullamento della transazione.
166
I CONTRATTI AGRARI (cap L)
Sono considerati agrari i contratti che attraverso il conferimento del godimento di un fono o
bestiame, sono diretti a dar vita all’impresa agricola e disciplinarne l’attività.
L’agricoltore non proprietario, pagando un corrispettivo in danaro (non è piu consentito in
natura mediante la consegna di frutti), può coltivare i fondi e farne propri i frutti.
Viene distinto (e favorito) l’affitto a coltivatore diretto, ossia che coltivano infondo con il
lavoro proprio e la propria famiglia. (nel caso di coltivatore diretto si fa un rinvio delle norme
che regolano l’affitto di quello diretto)
La durata minima dell’affitto è di quindici anni; l’affittuario può sempre rendere, il locatore
può chiedere la risoluzione al giudice solo per grave inadempimento del conduttore.
Nel caso di trasferimento del fondo a titolo oneroso, l’affittuario gode di diritto di
prelazione, in violazione del quale ha diritto a conseguire la proprietà del fondo. Gode di
prelazione anche nell’ipotesi di nuovo affitto del fondo.
È stata poi prevista la conversione in affitto per tutti i contratti agrari in corso.
Ove le promesse unilaterali non rientrano nei casi previsti dalla legge potranno far sorgere al
massimo un obbligazione naturale. Mentre i contratti che producono effetti (cioè vincolanti)
possono essere sia tipici che atipici le promesse unilaterali per produrre effetti giuridici
devono essere tipiche.
167
B) PROMESSA DI PAGAMENTO E RICOGNIZIONE DI DEBITO
Differente dalla promessa unilaterale è la promessa di pagamento. Mentre con la promessa
unilaterale il promittente fa sorgere un debito prima inesistente, con la promessa di
pagamento il promittente dichiara la consapevolezza di dover adempiere ad un debito
già esistente.
Alla promessa di pagamento (es. prometto di darti entro il 31 dicembre i 100 che ti devo)
viene equiparata la ricognizione o riconoscimento del debito (riconosco di doverti 100
entro il 31/12 prossimo).
La legge attribuisce a dette dichiarazioni rilevanza solo sul piano processuale. Colui che
può vantare a suo favore una promessa di pagamento o un riconoscimento di debito ha
l’onere di provare l’esistenza del debito.
Poi spetterà all’autore della promessa o della ricognizione l’onere di fornire prova contraria
qualora intende opporsi alla pretesa dell’altra parte.
C) PROMESSA AL PUBBLICO
La promessa al pubblico è una promessa rivolta al pubblico, a favore di chi si trova in una
determinata situazione o chi abbia compiuto una determinata azione (es. promessa di un
premio in denaro alla madre che per prima ha partorito nell’anno nuovo in una determinata
località, o la ricompensa a chi ritrova un cane o un oggetto smarrito).
L’offerta al pubblico è una proposta di contratto che in quanto tale per divenire vincolante
necessita dell’accettazione da parte dell’oblato. La promessa al pubblico è vincolante per
la legge cioè produce effetti non appena è resa pubblica.
Essa è revocabile solo per giusta causa, ma non può essere revocata se la situazione o
l’azione si è già verificata. La revoca deve essere resa pubblica nella stessa forma della
promessa.
D) I TITOLI DI CREDITO
I titoli di credito sono dei documenti contenenti una promessa unilaterale di pagamento o
un ordine di pagamento.
Sono titoli di credito gli assegni, le cambiali, i titoli di stato o del debito pubblico, le
obbligazioni e le azioni. È ammessa anche l’emissione di titoli atipici.
168
I titoli di credito si distinguono in:
- Titoli al portatore cioè per il trasferimento del diritto in esso contenuto è sufficiente
consegnarlo al debitore. È indifferente chi sia l’intestatario;
- Titoli all’ordine (cambiale) per il cui trasferimento sono richieste la consegna del titolo e
la girata, cioè l’ordine che l’intestatario dà al debitore di pagare ad una persona diversa
chiamata giratario. Il giratario può a sua volta trasferire il titolo ad un’altra persona.
- Titoli nominativi sono intestati ad un determinato soggetto. (ad es. titoli azionari).
L’intestazione è contenuta oltre che sul titolo anche nel registro dell’emittente.
La circolazione del titolo nominativo è più complicata in quanto per effettuare il
trasferimento ad un'altra persona bisogna consegnare il vecchio titolo all’emittente in
quanto sul titolo ci deve essere il nome del nuovo intestatario, e l’emittente emetterà il
nuovo titolo.
- Letteralità: cioè quello che in esso è scritto, che determina la qualità, la quantità e le
modalità del diritto attribuito al possessore del documento.La letteralità serve a
proteggere il terzo in buona fede che ha fatto affidamento sul documento.
- Autonomia: cioè colui a cui il titolo viene trasferito acquista un titolo nuovo, originario e
autonomo rispetto al diritto del precedente creditore. Pertanto il debitore non può
opporre al terzo in buona fede le eccezioni che avrebbe potuto opporre al primo creditore
(es. se il compratore ha rilasciato una cambiale, e questa viene girata, il compratore non
può opporre al terzo giratario la mancata consegna della merce del venditore.
Il compratore dovrà pagare, e poi al massimo si rivolgerà al venditore per essere
rimborsato)
Eccezioni opponibili dal debitore - Le eccezioni opponibili dal debitore sono di due
specie:
169
LA CAMBIALE (cap LII)
1. la tratta o cambiale in senso stretto, che contiene l’ordine che un soggetto, traente, da
ad un altro, trattario, di pagare ad un terzo, prenditore, una somma di denaro;
Come gli altri titoli di credito presenta le caratteristiche della letteralità e dell’autonomia. Si
connota inoltre per essere un negozio astratto (sono astratti quei negozi che si producono
astraendosi o prescindendosi dalla causa). Si caratterizza anche per l’efficacia esecutiva
del titolo cambiario, ossia nonché bisogno di sentenza condanna del debitore, per iniziare
l’esecuzione basta la cambiale.
Si caratterizza come gli altri titoli di credito per la letteralità e l’autonomia, non tiene conto
del rapporto fondamentale tra creditore e debitore che ha dato origine all'emissione della
cambiale. È un negozio astratto.
È un titolo formale, il documento che ha i requisiti previsti dalla legge vale come titolo di
credito. È un titolo completo, le clausole che individuano e regolano il diritto cartolare di
credito devono essere contenute nello stesso documento cambiario.
È un titolo esecutivo, se in regola con il bollo, vale come titolo esecutivo e non c'è bisogno
di munirsi di una sentenza di condanna o di un decreto ingiuntivo di pagamento se
l'emittente, nel caso del pagherò, o il trattario, nel caso della cambiale tratta, non paga a
scadenza l'effetto.
È un titolo astratto, non dice la causa per la quale è stata emessa la cambiale.
Forma - La cambiale si compila su appositi moduli predisposti dall'amministrazione
finanziaria, con l'assolvimento dell'obbligo di bollatura.
Requisiti Vale come cambiale anche qualsiasi foglio che presenta i requisiti essenziali.
I requisiti formali sono quelli essenziali e quelli naturali (quelli naturali si hanno quando la
loro lacuna viene colmata da norme suppletive).
Quelli essenziali si hanno quando la loro mancanza determina la nullità della cambiale.
Essi sono:
170
d. indicazione di luogo del pagamento
L'accettazione da parte del trattario è sufficiente per dimostrare l'accordo tra le parti.
L’azione cambiaria è di due specie: diretta, o principale contro gli obbligati principali, di
regresso, contro gli obbligati di regresso. Sono entrambe soggette a prescrizione, la prima
dopo tre ani, la seconda i un tempo più breve.
Al fine di esercitare l’azione di regresso, il creditore ha l’onere di far constatare con l’atto di
protesto, il rifiuto di accettazione o pagamento.
L’emissione deve essere autorizzata dalla banca e prevede l’esistenza presso la banca ci un
adeguata provvista. in mancanza di provvista chi abbia emesso l’assegno non valido deve
pagare la somma al beneficiario con l’aggiunta di un dieci per cento a titolo penale.
Può essere emesso con specifica indicazione di nome del beneficiario, nominativo, o al
portatore.
171
L’assegno pagabile ad una persona si trasferisce per mezzo della girata, quello al portatore
può essere trasferito mediante semplice consegna.
La anca è tenuta a rispondere del danno nel caso in cui proceda colpevolmente al
pagamento dell’assegno a soggetto non legittimato.
Mentre l’assegno bancario può esser emesso da chiunque abbia una disponibilità di fondi,
l’assegno circolare può essere emesso solo da una banca quando un cliente ne faccia
richiesta e versi un addebito dell’impatto per il quale il titolo è emesso.
• La gestione di affari
Si ha gestione di affari altrui nell’ipotesi in cui taluno, senza esservi obbligato, si intromette
negli affari di un altro, che non sia in grado di provvedervi. La legge ne fa derivare un
obbligo a carico del gestore di continuare la gestione intrapresa fino a quando il dominus
non possa intervenire direttamente (art.2028 c.c.).
• La ripetizione di indebito
Se si è fatto un pagamento senza che preesista un debito, chi l’ha fatto ha diritto alla
restituzione di ciò che ha pagato, mentre non era dovuto. Distinguiamo due diverse figure
d’indebito:
Sull’attore della ripetizione grava l’onere della prova sia del pagamento, sia della
mancanza di una causa che lo giustifichi.
172
• L’ingiustificato arricchimento
L’ordinamento giuridico non può consentire che una persona riceva un vantaggio dal danno
arrecato ad altri, senza che vi sia una causa che giustifichi lo spostamento patrimoniale da
un soggetto ad un altro. Così la legge ha stabilito, come rimedio generale, l’azione
d’ingiustificato arricchimento.
Essa ha carattere sussidiario: è proponibile quando il danneggiato non può esperire altra
azione per rimuovere il pregiudizio (art.2042 c.c.). I presupposti dell’azione sono:
Quindi chiunque abbia, con fatto doloso o colposo, cagionato ad altri un danno ingiusto, è
obbligato a risarcire il danno (art.2043).
a. Il fatto;
• Il fatto - Per fatto si intende ciò che cagiona il danno. Solitamente di tratta di un
comportamento dell’uomo e quindi di atti (di una condotta).
La condotta può essere: commissiva quando consiste in un facere (si pensi ad es. alla
condotta di un conducente che investe un pedone sulle strisce pedonali);
173
o omissiva che consiste in un non facere (si pensi ad es. alla condotta di chi vedendo
uscire fumo dall’appartamento del vicino non avverte i pompieri, contribuendo
così al diffondersi dell’incendio).
• L’illiceità del fatto - Un fatto si dice illecito se è contrario alle norme imperative, al buon
costume, o all’ordine pubblico.
In generale può considerarsi illecito civile “qualunque fatto doloso o colposo che cagiona
ad altri un danno ingiusto”.
Vengono considerati danni ingiusti, e quindi risarcibili, tutti i danni che ledono un diritto
soggettivo assoluto, più in generale tutti quei danni che si traducono in una lesione di un
interesse tutelato dall’ordinamento giuridico.
Più recentemente è stata ammessa la risarcibilità degli interessi legittimi: i danno deriva
dalla violazione della P.A. di una regola posta nell’interesse generale.
• Cause di giustificazione
Un fatto non può essere considerato ingiusto se questo fatto rientra nelle cause di
giustificazione. Le cause di giustificazione sono:
a. l’ esercizio di un diritto: (ad es. il giornalista che scrive che il sig. Tizio è stato
arrestato per pedofilia, purché scriva la verità, è giustificato dall’ordinamento giuridico
anche se reca un danno al sig. Tizio. Il giornalista esercita il proprio diritto, l’importante
è che dica la verità);
b. adempimento di un dovere: (si pensi al carabiniere che arresta una persona e che
quindi arreca un danno alla libertà personale della persona arrestata);
L’art 2045 c.c. contempla inoltre il danno arrecato in stato di necessità: Quando chi ha
compiuto il fatto dannoso vi è stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal
pericolo attuale di un danno grave alla persona e il pericolo non è stato da lui
174
volontariamente causato né era altrimenti evitabile, al danneggiato è dovuta
un'indennità, la cui misura è rimessa all'equo apprezzamento del giudice.
Se l’azione di pericolo è stata causata per dolo o per cosa da un terzo, il danneggiato può
sia proporre l’azione risarcitoria nei confronti del terzo, che l’azione identitaria nei confronti
del danneggiate.
Non risponde delle conseguenze del fatto dannoso (risarcimento del danno), chi non
aveva la capacità di intendere e di volere al momento in cui l’ha commesso, a meno che
lo stato di incapacità derivi da sua colpa (abbia assunto droghe o alcool in questo caso
dovrà cmq risarcire il danno).
Qualora l’incapace non abbia una persona tenuta alla sua sorveglianza o il sorvegliante
dimostra che egli non ha potuto impedire il fatto, il giudice potrà decidere un equa
indennità che l’incapace/danneggiante dovrà corrispondere al danneggiato.
Dolo o colpa sono i presupposti della responsabilità extracontrattuale (art. 2043 c.c
qualunque fatto doloso o colposo …)
Un fatto si dice doloso se è stato realizzato con l’intenzione cioè con la consapevolezza
che questa può determinare l’evento dannoso.
Al fine del dolo non è necessario che l’autore ponga in esser tale condotta (dolo diretto) al
fine di produrre l’evento. (es. rapinatore che minaccia con una pistola per fare consegnare
la borsa).
(es. lascio inavvertitamente la bombola del gas aperta causando l’esplosione del palazzo
(negligenza)).
L’onere di provare il dolo o la colpa del danneggiante spetta al danneggiato (colui che
vuole far valere il proprio diritto, colui che ha subito il danno e che va in giudizio), a
differenza della responsabilità contrattuale dove l’onere di provare l’avvenuto adempimento
spetta al debitore, al creditore spetta provare solo il suo credito e la data di scadenza (colui
che va in giudizio).
• La responsabilità oggettiva
L’art 2043 sembrerebbe intendere che il danno extracontrattuale sia risarcibile solo se l’atto
che lo cagiona sia doloso o colposo. In realtà lo stesso codice prevede non poche ipotesi
dove un soggetto risponde del danno anche in assenza di dolo o di colpa c.d
responsabilità oggettiva.
175
es: art. 2049 c.c. è responsabile il committente (datore di lavoro) per i danni causati dai
suoi commessi (dipendenti), quindi se un muratore fa cadere un mattone sula macchina che
sta giù, risponderà il datore di lavoro per responsabilità oggettiva.
In tal caso il danneggiato non solo non ha l’onere di provare che il committente sia in dolo
o in colpa; il preponente non potrà nemmeno sottrarsi a responsabilità dimostrando che
nessuna negligenza, imprudenza, imperizia, rispetto di leggi, regolamenti o discipline può
essergli imputato.
La ratio legis è volta a tutelare chi è esposto ai rischi inevitabilmente indotti da determinate
attività o cose, accollandoli attraverso il meccanismo della responsabilità oggettiva, al
soggetto che immette detti rischi nella società.
Responsabilità aggravata
Oltre alle ipotesi in cui la responsabilità extracontrattuale, cioè risarcitoria, sia accollata al
danneggiante per responsabilità soggettiva (per dolo o per colpa), o per responsabilità
oggettiva, ci sono delle ipotesi in cui la responsabilità extracontrattuale provenga da
responsabilità aggravata.
A. L’art 2047 c.c prende che in caso di danno cagionato dall’incapace, il risarcimento è
dovuto da chi è tenuto alla sorveglianza, salvo che provi di non aver potuto impedire il
fatto (prova liberatoria);
analogamente l’art. 2048 prevede che il padre, la madre o il tutore sono responsabili
del danno cagionato dal figlio minore, salvo che provino di non aver potuto impedire il
fatto (prova liberatoria);
così anche i maestri d’arte sono responsabili del danno causato dai propri allievi nel
tempo in cui sono sotto la loro vigilanza, salvo che provi di non aver potuto impedire il
fatto (prova liberatoria); stesso cosa vale per i “precettori e coloro che insegnano un
mestiere o un’arte”
B. Art. 2050: chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un attività pericolosa,
per sua natura o per natura dei mezzi adoperati, è tenuto al risarcimento, salvo che
provi di aver adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno (prova liberatoria);
C. Art. 2051: ciascuno è responsabile del danno cagionato dalla cosa che ha in custodia,
salvo che provi il caso fortuito (cioè l’imprevedibilità, l’eccezionalità del caso cioè era
fuori dalla sfera di controllo del custode, ad es. un evento naturale, fatto da un terzo…);
E. Art 2053: responsabilità del proprietario per danno causato da rovina dell’edificio, salvo
causa di forza maggiore (terremoto, inondazione ecc);
176
F. Art 2054: responsabilità del conducente per danno da circolazione di veicoli, salvo che
provi di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno. (si pensi al malore improvviso
che mai aveva colpito il conducente) (prova liberatoria).
In tutti questi casi la difficoltà della prova liberatoria richiesta finisce con il confondere la
responsabilità aggravata con la responsabilità di tipo oggettivo.
• Nesso di causalità
Da un punto di vista naturalistico possono ritenersi cause tutte quelle condotte senza il cui
concorso l’evento stesso non si sarebbe condotto.
Art. 2055 c.c.: Se il fatto dannoso è imputabile a più persone, tutte sono obbligate in solido
al risarcimento del danno.
Colui che ha risarcito il danno ha regresso contro ciascuno degli altri, nella misura
determinata dalla gravità della rispettiva colpa e dall'entità delle conseguenze che ne sono
derivate.
Nel dubbio, le singole colpe si presumono uguali.
L’ art 42 del codice penale esprime il principio dell'equivalenza delle cause, secondo il
quale in presenza di una pluralità di cause, tutte idonee a produrre l'evento, queste
vengono considerate di pari valenza, ricordando però che, quando una di esse sia stata
da sola idonea a far realizzare l'evento, tale principio non opera.
Può accadere che a cagionare l’evento dannoso, concorra lo stesso danneggiato (si
pensi ad es. all’automobilista che sfrecciando a velocità eccessiva, investe il ciclista che,
senza segnalarlo, cambia improvvisamente traiettoria).
La responsabilità indiretta del terzo si aggiunge, di regola, a quella diretta dell’autore del
danno, ciò al fine di tutelare il danneggiato che potrà far conto, per avere il risarcimento, sia
del patrimonio dell’autore del danno, sia del patrimonio di chi ha la responsabilità indiretta.
I casi di responsabilità indiretta sono espressamente previsti dal codice e sono per lo più
quelli già studiati negli articoli 2043- 2054:
a. Responsabilità dei genitori (o dei tutori) per i danni arrecati dai figli minorenni (o da
persone sottoposte a tutela) con essi conviventi.
La responsabilità indiretta dei genitori (o dei tutori) concorre con la responsabilità
diretta dei figli (o delle persone sottoposte a tutela) solo se questi sono capaci di
intendere e di volere. Trattandosi di responsabilità solidale (quella diretta e indiretta),
spetta al danneggiato scegliere a chi rivolgersi per ottenere il risarcimento (se al
177
minore o ai genitori o ad entrambi). Ovviamente i genitori possono liberarsi da
responsabilità indiretta se forniscono la prova liberatoria.
d. Responsabilità indiretta del proprietario di un edificio per i danni arrecati a terzi per
vizi di costruzione. Cioè per il danno causato dalla rovina di un edificio causato da
vizio di costruzione, risponde chi ne è proprietario al momento della rovina.
Egli non può fornire prova liberatoria, potrà al massimo, dopo aver risarcito il danno al
terzo, chiedere un azione di regresso contro chi ha progettato l’immobile per avere
quanto sborsato.
e. Responsabilità indiretta del proprietario del veicolo per danni derivanti da vizi di
costruzione del veicolo stesso. (Come per il proprietario di edificio: dovrà pagare e poi
potrà chiedere azione di regresso).
• Il danno
- Non patrimoniale se altera non la situazione economica del danneggiato (la psiche di
una persona, cambiamento di stile di vita ecc);
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Un fatto illecito può determinare sia un danno patrimoniale, sia un danno non patrimoniale
oppure entrambi.
E inoltre può colpire anche più soggetti (es: una persona che è stata investita e ha xso
l’uso delle gambe dovrà essere rimborsato non solo per il danno patrimoniale e non, ma
anche perché cambierà la vita della moglie, dei figli per quanto concerne lo stato
psicologico e lo stile di vita).
Quando ci sono tutti i presupposti per il sorgere della responsabilità extracontrattuale nasce
in capo al danneggiante (o in capo al terzo se si tratta di responsabilità indiretta) l’obbligo
di risarcire il danneggiato. Il risarcimento può essere fatto in due misure:
- Per equivalente: dazione di somma di danaro per compensarlo del danno subito;
- In forma specifica: eliminazione del danno verificatosi (ad es. riparazione della
vettura sinistrata).
• Il danno patrimoniale
- Il lucro cessante cioè il guadagno che quella persona avrebbe potuto avere se non si
fosse verificato il fatto illecito.
Rimane abbastanza complesso il calcolo del lucro cessante che nel caso del lavoro
dipende si accolla su base del reddito da lavoro più i redditi esenti e al lordo delle
detrazioni e ritenute di legge, per il lavoro autonomo si calcola sulla base del reddito netto
che risulta tra i più alti dichiarati.
Il danno non patrimoniale identifica i pregiudizi che derivano da lesione dei diritti della
persona e non hanno rilievo economico.
Giurisprudenza e dottrina hanno compiuto un lungo percorso evolutivo che ha condotto,
oggi, ad elaborare le seguenti categorie di danno non patrimoniale:
danno morale, quale turbamento transeunte dello stato d'animo;
danno biologico, cioè la lesione psico-fisica della persona, suscettibile di accertamento
medico-legale, che incide sul suo quotidiano e sulle sue relazioni, ma che prescinde dalla
sua capacità reddituale;
danno esistenziale, che, ledendo altri diritti costituzionalmente tutelati, compromette la
possibilità di svolgere le attività che realizzano la persona umana.
Il danno non patrimoniale deve essere risarcito oltre che nei casi espressamente previsti
dalla legge (art 2059), in caso di lesione dei diritti inviolabili dell’uomo riconosciuti dalla
Costituzione. (vi rientrano anche i diritti non espressamente riconosciuti dalla costituzione,
ma che vengono comunque garantiti)
179
• Risarcimento per equivalente e risarcimento in forma specifica
Sia il danno patrimoniale che quello non patrimoniale può essere risarcito o per
equivalente, o in forma specifica. La scelta fra le due alternative spetta al danneggiato.
La prescrizione
Esiste inoltre la responsabilità per danno causato all’ambiente che verrà risarcito nei
confronti dello Stato.Per danno ambientale si intende quello arrecato all’interesse
collettivo.
Se però il venditore informa, prima della vendita, il compratore del difetto gravante sul
prodotto, il venditore non deve risarcire nulla.
La prescrizione di danni derivanti da prodotti difettosi è di 3 anni decorsi dal giorno in cui il
danneggiato ha avuto conoscenza del difetto e del danno.
• La responsabilità medica
La giurisprudenza ha rivisitato le regole, pur in assenza di norme codicistiche specificate,
inerenti alla responsabilità medica, ossia la responsabilità di strutture sani tarde e socio-
sanitarie, medici e persone infermieristico ecc.
La giurisprudenza si è mossa per alleggerire l’onere della prova a carico del paziente;
ampliare il novero delle condotte esigibili dal personale sanitario la cui violazione implica
responsabilità; innalzare il livello di diligenza e perizia richiesto all’operatore sanitario.
180
- al dover aderire alle linee guida emanate ed aggiornate con cadenza biennale dal
ministero della salute
- le strutture, a tutela sia del danneggiato che degli operatori sanitari che vi operano, sono
tenute a munirsi di copertura assicurativa
- la vittima di un danno sofferto può agire direttamente contro la compagnia di
assicurazione della struttura sanitaria. […]
b) riguardo al danno:
- la Resp. contr. importa la risarcibilità solo del danno prevedibile nel tempo in cui è sorta
l’obbligazione
- la Resp. extrac. importa la risarcibilità sia dei danni prevedibili che imprevedibili-
c) Per la Prescrizione:
- Nella Resp. Contr. il creditore/danneggiato che agisce in giudizio deve solo fornire la
prova del suo credito, spetta poi al debitore provare (fornire l’onere della prova) o che la
prestazione sia stata adempiuta o che il ritardo/inadempimento è determinato da
impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile;
- Nella Resp. Extrac. il danneggiato che agisce in giudizio ha l’onere di provare il danno, il
fatto illecito, il nesso tra fatto illecito e danno, nonché (salvo che nelle ipotesi di Resp.
oggettiva o aggravata), il dolo o la colpa del danneggiante.
L’esercizio di una non comporta la rinuncia all’altra, cioè se è stata rigettata la proposta in
via extracontrattuale per decorso della prescrizione quinquennale, il danneggiato potrà
proporre quella in via contrattuale.
N.B. ovviamente il risarcimento ottenuto per una via fa venir meno la proposta nell’altra via.
181
I RAPPORTI DI FAMIGLIA
TRASFORMAZIONI SOCIALI E DIRITTO DI FAMIGLIA (cap LXV)
Non essendovi un modello universale di famiglia, che è soggetto a mutamenti nel corso del
tempo, il codice non definisce la famiglia.
I valori presenti negli artt 29-30 della Costituzione, enunciati dopo la Riforma del diritto di
famiglia del 1975, riconoscono i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio; nel matrimonio i coniugi hanno uguaglianza giuridica e morale; entrambi
hanno diritto e dovere di mantenere, istruire ed educare la prole; si tutelano i figli nati fuori
dal matrimonio.
Si supera in tal modo l’assetto gerarchico autoritario delicato dal codice nella vecchia
disciplina.
La famiglia legittima è quella fondata sul matrimonio; anche i figli nati da genitori uniti in
matrimonio sono detti legittimi.
La famiglia di fatto è quella costituita da persone, che pur non essendo legate dal vincolo
del matrimonio convivono, come se fossero coniugati (more uxorio), insieme agli eventuali
figli nati dalla loro unione.
La diffusione del rapporto di convivenza ha fatto sì che la relazione more uxorio fosse
oggetto di vari interventi normativi, mediante disposizioni speciali che volta per vota hanno
disciplinato gli aspetti più rilevanti del rapporto di convivenza.
A) IL MATRIMONIO CIVILE
Il matrimonio è un istituto che tradizionalmente assume rilievo sia dal punto di vista
religioso, come sacramento, che dal punto di vista dell’ordinamento giuridico dello Stato.
Per il diritto italiano il termine matrimonio indica sia l’atto cioè le nozze che il rapporto che
nasce tra gli sposi.
Essendo il matrimonio la comunione di vita “spirituale e materiale” tra i coniugi, il diritto non
fa altro che imporre dei vincoli giuridici tra gli sposi, che si traducono in un insieme di
obblighi reciproci.
Il vincolo del rapporto coniugale non è più considerato indissolubile dal 1970, anno in cui è
stata introdotta la legge sul divorzio. Esso rimane esclusivo, ossia monogamico,
indisponibile, e di durata indeterminata.
182
• La promessa di matrimonio
Il matrimonio è di solito preceduto dal “fidanzamento” che viene considerato dal diritto ai
fini della disciplina della promessa di contrarre matrimonio.
Le parti hanno libertà fino al momento delle nozze, la promessa non le obbliga a contrarre
matrimonio e non lo considera come un inadempimento.
Qualora però una delle due parti abbia affrontato spese o contratto debiti al fine di costruire
la propria famiglia, se la promessa è fatta per iscritto o risulta dalle pubblicazioni, nel caso
in cui per ingiusto motivo il promettente ricusi di contrarre nozze, è tento al risarcimento dei
danni. (limitatamente alle spese affrontate e i debiti contratti)
Nel caso il matrimonio nonni contragga si può richiedere inoltre la restituzione dei “doni fatti
a causa della promessa di matrimonio”, le quali donazioni non richiedono la forma dell’atto
publico e si perfeziono mediante la consegna.
• Capacità e impedimenti
Per contrarre matrimonio è necessario che ciascuno dei coniugi abbia la piena capacità di
sposarsi e non sussistono ostacoli relativi alla coppia.
a. La libertà di stato: non può contrarre (nuovo) matrimonio chi è ancora sposato; a meno
che il matrimonio precedente non sia stato annullato o sia nullo o comunque sciolto (per
divorzio o morte dell’altro coniuge);
d. l’assenza di rischio di commixtio sanguinis: questo requisito vale solo per la donna
che sia già stata sposata, che non può contrarre nuovo matrimonio prima che siano
passati 300 giorni dallo scioglimento del precedente. Il tribunale può accordare
dispensa da questo divieto quando sia escluso lo stato di gravidanza, il matrimonio non
sia stato dichiarato nullo per impotenza di uno dei coniugi o non abbia convissuto col
marito nei 300 giorni.
183
Non possono contrarre matrimonio tra loro le persone delle quali una è stata condannata
per omicidio e l’altra sia il coniuge della vittima. impedimentum crimis
Lo straniero che contragga matrimonio in Italia deve avere una dichiarazione delle autorità
del paese che sostengono che non vi siano impedimenti al matrimonio. Valgono in generale
gli impedimenti previsti dall’ordinamento giuridico italiano (scritti sopra).
• Pubblicazione e celebrazione
La celebrazione del matrimonio deve essere preceduta da alcune formalità preliminari,
come la pubblicazione, che deve precedere per legge la celebrazione di almeno quattro
giorni; essa può essere omessa solo per gravi motivi previa autorizzazione giudiziale.
La richiesta della formalità deve avvenire da uno dei nubendi o una persona che ne abbia
avuto speciale incarico, e deve dichiarare le generalità degli sposi e le eventuali cause
impeditive al matrimonio, in base alle quali l’ufficiale recupererà i documenti necessari a
dimostrarne la sussistenza.
In manca dei presupposti indicati, per l’art 102 c.c.: I genitori e, in mancanza loro, gli altri
ascendenti e i collaterali entro il terzo grado possono fare opposizione al matrimonio dei loro
parenti per qualunque causa che osti alla sua celebrazione.
L’ufficiale di stato civile, alla presenza di due testimoni, da lettura agli sposi degli art. 143,
144,147 del c.c. e riceve da entrambi, l’una dopo l’altra, la dichiarazione che esse si
vogliono prendere in marito e in moglie, e successivamente dichiara che sono ufficialmente
unite in matrimonio, e immediatamente dopo la celebrazione devono trascrivere il
matrimonio nel registro di stato civile.
La dichiarazione degli sposi di prendersi rispettivamente come marito e moglie non può
essere sottoposta né condizioni né a termine.
È ammessa la celebrazione per procura per i militanti in tempo di guerra e quando uno degli
sposi risiede all’estero e concordano gravi motivi.
Tra le cause di invalidità alcune possono essere fatte valere da chiunque abbia
interesse(invalidità assoluta);
alcune solo dai coniugi o dal pubblico ministero (invalidità relativa);
altre possono essere fatte valere in qualunque tempo (invalidità insanabile
imprescrittibile) altre sono suscettibili di rapida sanatoria.
184
Cause di invalidità:
a. Vincolo di precedente matrimonio di uno dei coniugi, cioè se uno dei coniugi è ancora
sposato e il vecchio matrimonio non è ancora sciolto o annullato.
Può essere impugnato da chiunque e in qualunque tempo (invalidità assoluta e
imprescrittibile);
b. Non possono contrarre matrimonio tra loro le persone delle quali una è stata
condannata per omicidio e l’altra sia il coniuge della vittima. impedimentum crimis
L’invalidità è assoluta e insanabile.
d. Incapacità naturale di uno dei coniugi Uno dei coniugi può impugnare il matrimonio
se al momento del matrimonio non era capace di intendere e di volere (invalidità
relativa).
L’azione di invalidità non può essere richiesta se vi è stato coabitazione per un anno
dopo che il coniuge ha riacquisito la pienezza delle capacità mentali.
e. Difetto di età Può essere impugnato da uno dei coniugi, dai genitori dei coniugi o dal
pubblico ministero a meno che il minorenne durante il processo abbia raggiunto la
maggiore età e decida di rimanere nel vincolo del matrimonio oppure a meno che non la
coppia non abbia avuto un figlio.
In taluni casi è possibile impugnare il matrimonio per vizi del consenso, che sono:
II. Timore di eccezionale gravita nel caso in cui uno dei due coniugi risulti costretto alla
celebrazione da elementi obiettivi e seri che ne perturbano la volontà, ma che non siano
minacce di un terzo, poiché in tal caso ricorrerebbe l’ipotesi di violenza.
III. Errore su qualità personali dell’altro coniuge, applicabile solo se dopo le nozze un
coniuge scopra una determinata circostanza (prevista dall’art 122, comma 3, c.c.)
dell’altro, da lui ignorante in precedenza.
• Il matrimonio putativo
Se i coniugi sono in buona fede (ossia ignoravano, al momento della celebrazione, il vizio
che inficiava le loro nozze), il matrimonio si considera valido fino alla pronunzia della
sentenza di annullamento, la quale, dunque, opera ex nunc (quasi fosse una causa di
scioglimento del vincolo), anziché ex tunc (perciò si parla di matrimonio putativo:
matrimonio, che i coniugi credevano valido).
Se in buona fede è uno solo dei coniugi, gli effetti del matrimonio putativo si verificano
soltanto in favore suo e dei figli.
Se entrambi i coniugi sono in mala fede, i figli si considerano egualmente legittimi, a meno
che la nullità dipenda da bigamia o incesto: in queste due ipotesi, ai figli spetta lo status di
185
figli naturali riconosciuti. Non può ricorrere la figura del matrimonio putativo nel caso in cui il
matrimonio sia addirittura inesistente.
Una figura tipica nel nostro ordinamento è il matrimonio concordatario (ossia canonico),
che mediante accordo tra Stato e Chiesa Cattolica produce effetti non solo religiosi ma
anche civili.
In quanto matrimonio canonico, è retto dalla disciplina del diritto canonico, producendo
effetti anche nell’ordinamento dello Stato. Dunque la sentenza di nullità del matrimonio
canonico pronunciata dall’autorità giurisdizionale ecclesiastica , può diventare efficace
anche di fronte all’ordinamento dello Stato mediante deliberazione della Corte d’Appello.
a) il parroco o il suo delegato spieghi gli effetti civili derivanti dal matrimonio e dia loro
lettura degli articoli riguardanti i diritti e i doveri dei coniugi (art 143, 144 e 147 previsti
dal 107).
c) Uno degli originali dell’atto del matrimonio sia trasmesso all’ufficiale dello stato civile
per effettuare la trascrizione nel registro dello stato civile.
Gli effetti civili si producono non dal giorno della trascrizione bensì dal giorno della
celebrazione: la trascrizione ha cioè efficacia retroattiva.
- Quando gli sposi non rispondono ai requisiti di capacità civili dell’età o non era in grado
di intendere e di volere (incapacità naturale);
Se la trascrizione nel registro dello stato civile del matrimonio canonico sia stata omessa,
per qualsiasi causa, può essere in qualsiasi momento chiesta la trascrizione tardiva da
entrambi i coniugi o anche da uno a patto che l’altro ne sia a conoscenza e non si opponga.
Anche la trascrizione tardiva ha effetto retroattivo, cioè gli effetti civili decorrono dal
momento della celebrazione.
186
Riguardo alle condizioni necessarie affinché la sentenza di nullità di matrimonio pronunciata
dal tribunale ecclesiastico sia dichiarata efficace nella Repubblica, è necessario che la
Corte d’Appello competente per territorio accerti:
b. che nel procedimento davanti al tribunale ecclesiastico sia stato assicurato alle parti
indiretto di agire e resistere in giudizio in modo non difforme dai principi
dell’ordinamento italiano
A differenza di quello cattolico, quello acattolico è regolato totalmente dal cod. civ. e per
avere effetti civili il ministro del culto acattolico deve essere autorizzato dall’ufficiale di stato
civile. Non è ammessa trascrizione tardiva.
a. Fedeltà, che non è più oggetti di considerazione da parte del diritto penale, sebbene sia
un obbligo giuridico
b. Assistenza morale e materiale, che in caso di violazione può essere causa di addebito
alla separazione
Tali obblighi sono di carattere personale e non suscettibili di coercizione, sebbene il giudice
li possa addebitare in caso di separazione, come comportamento contrario ai doveri che
derivano dal matrimonio.
187
Il codice si occupa di regolare solo la separazione legale,
Qualora uno dei due coniugi non abbia redditi propri adeguati, il giudice può imporre
all’altro l’obbligo di versare un’assegno periodico necessario al suo mantenimento.
Nel caso di mancata instaurazione della comunione materiale e spirituale del
matrimonio, vengono meno i presupposti per l’assegno di mantenimento.
L’assegno non può essere attribuito alla parte a cui sia attribuita la responsabilità della
separazione, i quali diritti sono gravemente limitati anche nei cifranti del patrimonio dell’altro
coniuge.
Il giudice può inoltre vietare alla moglie l’uso del cognome maritale, quando possa risultare
gravemente pregiudizievole per il marito.
Ai fini della separazione consensuale non è sufficiente il consenso dei conigli, ma per
produrre effetti giuridici vi deve essere anche l’omologazione del tribunale. Prima di
concedere l’omologazione, il presidente del tribunale deve esperire un tentativo di
riconciliazione, e non può essere concessa l’omologazione in caso sia in contrasto con
l’interesse dei figli.
Dal d.l. del 12 settembre 2014 sono state introdotte nuove modalità di separazione, come la
negoziazione assistita. Essa comete in una negoziazione tra i coniugi, ciascuno dei quali
deve essere assistito da un diverso avvocato.
Nel caso non vi siano figli minori, o maggiori portatori di handicap o economicamente
insufficienti, l’accordo deve esser trasmesso all Procuratore della Repubblica presso il
Tribunale competente, in caso contrario; in caso contrario il pubblico Ministero interverrà a
verificare la rispondenza dei patti agli interessi dei figli.
Il ruolo degli avvocati è da un lato il tentativo di riconciliazione delle parti, dall’altra sono
tenuti a trasmettere all’ufficiale dello stato civile del Comune presso cui il matrimonio è
stato iscritto o trascritto, la copia autenticata dallo stesso, dell’accordo raggiunto.
Gli effetti della separazione cessano con la riconciliazione, la quale non richiede una
forma solenne, può avvenire mediante dichiarazione, o meramente di fatto.
188
• Lo scioglimento del matrimonio, il divorzio.
Fino al 1942 secondo il codice civile vigeva il principio di indissolubilità del matrimonio, il
quale si riteneva sciolto solo dopo la morte del coniuge.
Il sistema è stato modificato nel 1970 con l’introduzione della disciplina sullo scioglimento
del matrimonio,
in realtà tale provvedimento non faceva riferimento divorzio, ma allo scioglimento del
matrimonio con cessazione degli effetti civili, mentre per la chiesa continuavano ad essere
sposati.
La condizione di morte del coniuge, non è identica in tutto a quella di non coniugato,
poiché continuano a prodursi degli effetti (es: i diritti successori spettanti al coniuge
superstite). Alla morte del coniuge è equiparata la condizione di morte presunta, il nuovo
matrimonio è tuttavia dichiarato invalido se si accerta l’esistenza o ritorna il coniuge
presunto morto.
Le altre cause di divorzio sono: una condanna penale, passata in giudicato, di particolare
gravità; una condanna penale per reati in danno al coniuge o di un figlio; l’assoluzione totale
per vizio di mente da uno dei delitti per i quali la condanna sarebbe caos sufficiente al
divorzio; l’annullamento di matrimonio o divorzio ottenuti all’estero dal coniuge straniero; la
mancata consumazione del matrimonio.
In tutti i casi di dissoluzione i si rifaceva all’art 155 c.c. tuttavia nel corso del tempo la
disciplina dei figli della coppia in crisi è stata oggetto di varie modifiche.
189
Per realizzare la finalità indicata dal primo comma, nei procedimenti di cui all'articolo 337
bis, il giudice adotta i provvedimenti relativi alla prole con esclusivo riferimento all'interesse
morale e materiale di essa.
Valuta prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori
oppure stabilisce a quale di essi i figli sono affidati, determina i tempi e le modalità della loro
presenza presso ciascun genitore, fissando altresì la misura e il modo con cui ciascuno di
essi deve contribuire al mantenimento, alla cura, all'istruzione e all'educazione dei figli.
Prende atto, se non contrari all'interesse dei figli, degli accordi intervenuti tra i genitori.
Adotta ogni altro provvedimento relativo alla prole, ivi compreso, in caso di temporanea
impossibilità di affidare il minore ad uno dei genitori, l'affidamento familiare.
All'attuazione dei provvedimenti relativi all'affidamento della prole provvede il giudice del
merito e, nel caso di affidamento familiare, anche d'ufficio.
A tal fine copia del provvedimento di affidamento è trasmessa, a cura del pubblico
ministero, al giudice tutelare.
I provvedimenti relativi ai figli sono sempre modificabili.
Nel caso la coppia abbia figli maggiorenni economicamente non autosufficienti è prevista la
possibilità di disporre il pagamento di assegni a favore di questi, versandoglieli
direttamente.
Esistono due regimi patrimoniale della famiglia, cioè due tipi di rapporti patrimoniali tra i
coniugi e sono:
- Il regime della separazione dei beni: dove ciascun coniuge rimane titolare esclusivo dei
beni acquistati durante il matrimonio, senza avere alcun diritto sui beni dell’altro coniuge;
- Il regime di comunione di beni: dove i beni acquistati dai coniugi durante il matrimonio
sono di proprietà di entrambi (principio di solidarietà e parità).
Se prima vi era solo la separazione dei beni (riforma del 1975) , ora con la nuova
riforma si applica sempre la comunione dei beni a meno che i coniugi non si accordino
per avere la separazione dei beni. In mancanza di tale quest’accordo automaticamente si
applica il regime patrimoniale legale della comunione dei beni.
Lo stesso regime vale nel caso delle caso delle unioni civili.
N.B. Nell’ipotesi in cui la coppia non abbia mezzi sufficienti al provvedere al mantenimento
dei figli, la legge impone ai loro ascendenti di fornire i mezzi necessari affinché
quest’obbligo venga adempiuto.
190
• Regime patrimoniale legale. Le convenzioni matrimoniali
Il regime patrimoniale legale della famiglia, in mancanza di un accordo tra i coniugi, è
quello della comunione dei beni.
La scelta della separazione dei beni può essere fatto solo mediante accordo stipulato: o
mediante atto pubblico; o risultante dall’atto di matrimonio (quello trasmesso all’ufficiale
di stato civile) quindi non può essere chiesta la separazione dei beni mediante atto
unilaterale.
La comunione legale
Il regime patrimoniale legale della famiglia, in mancanza di diverso accordo, è quello della
comunione legale.
La comunione legale non è una comunione universale, cioè non tutti i beni acquistatati
fanno parte della comunione. Ci sono beni che cadono automaticamente nella comunione
dei beni e altri chiamati beni personali che invece rimangono esclusivamente al singolo
coniuge.
- gli utili e gli incrementi di aziende gestite da entrambi, anche se appartenente ad uno
solo dei coniugi anteriormente al matrimonio.
Sono esclusi dalla comunione e rimangono nei beni personali di ciascun coniuge:
- i beni da lui acquisiti per effetto di una donazione a SUO favore, salvo che
siano espressamente attribuiti alla comunione;
- i beni che servono all’esercizio di una professione, tranne quelli che si usano in una
azienda facente parte della comunione;
I redditi e i risparmi di ciascun coniuge non sono né beni a comunione immediata e né beni
personali. Essi entrano a far parte della comunione (per effettuare la divisione) se e solo se
al momento dello scioglimento della comunione non sono stati del tutto consumati.
(c.d. comunione di residuo).
I crediti di ciascun coniuge non entrano a far parte della comunione legale.
Sui beni in comunione, i coniugi possono effettuare disgiuntamente gli atti di ordinaria
amministrazione e congiuntamente gli atti eccedenti l’ordinaria amministrazione.
191
Se non c’è l’accordo di uno dei coniugi, l’altro coniuge può chiedere l’autorizzazione al
giudice di effettuare comunque quell’atto eccedente l’ordinaria amministrazione quando
questo sia necessario per la famiglia.
Sono annullabili gli atti eseguiti da un coniuge senza il consenso dell’altro per gli atti
eccedenti l’ord. amm. se riguardano beni immobili o mobili registrati.
Se invece riguardano beni mobili il coniuge che li ha compiuti deve cercare di ritornare alla
situazione precedente, se questo non è possibile deve pagare alla comunione l’equivalente.
I creditori di uno dei coniugi si possono rifare solo sui beni personali del coniuge, se questi
non sono capienti a soddisfare il loro credito possono rifarsi anche sui beni in comunione
ma solo per metà del valore di tutti i beni in comunione (cioè solo della quota di quel
coniuge).
- Sentenza di divorzio;
eccezione: la separazione giudiziale dei beni può essere pronunciata dal tribunale su
richiesta anche di uno dei coniugi (a differenza della separazione dei beni che può essere
fatta solo con accordo di entrambi i coniugi) qualora ricorra:
- Disordine degli affari o condotta personale di un coniuge tale da mettere in pericolo gli
interessi dell’altro.
Verificata una causa di scioglimento della comunione cessa il regime legale della
comunione e inizia quello della separazione dei beni, quindi tutti i beni acquistati dalla
sentenza di scioglimento della comunione in poi, diventano di proprietà esclusiva di ciascun
coniuge;
avviene la divisione dei beni comuni in parti uguali tra moglie marito ed eredi.
In caso di regime di separazione di beni se sorge una controversia tra marito e moglie circa
la titolarità di un bene, se ne presume che esso sia in comunione per pari quota, a meno
che uno dei coniugi non riesca a fornire la prova che quel bene è il suo o è titolare di una
quota maggiore.
192
• Comunione convenzionale e fondo patrimoniale
I coniugi, con atto pubblico, possono scegliere invece della comunione legale, o della
separazione dei beni la c.d. comunione convenzionale o il fondo patrimoniale.
Il fondo patrimoniale serve per far fronte ai bisogni della famiglia. Esso può essere
costituito da ciascuno dei coniugi, da entrambi o da un terzo (per testamento).
Possono far parte del fondo solo beni immobili, beni mobili registrati e titoli di credito.
La proprietà dei beni è di entrambi i coniugi, e l’amministrazione del fondo è regolata dalle
stesse regole della comunione legale (disgiuntamente gli atti di ordinaria
amministrazione, congiuntamente quelli eccedenti l’ordinaria amministrazione)
La legge prevede che i beni del fondo e i relativi frutti non possono essere sottoposti ad
esecuzione forzata per per debiti che il creditore conosceva essere stati contratti per
scopi estranei ai bisogni della famiglia.
• La dote
La dote era rappresentata dai beni che la moglie o altri per essa apportava, mediante atto
solenne, al marito per sostenere i pesi del matrimonio. (prima della riforma il marito doveva
mantenere la moglie)
La riforma del 1975 ha stabilito un divieto rigoroso alla costituzione di dote essendo, con la
riforma, moglie e marito posti sullo stesso piano.
È figlio naturale quando è stato concepito da genitori che non sono sposati.
193
La legge pone due presunzioni:
1) Si presuppone legittimo il figlio nato 180 gg dopo il matrimonio ed entro 300 gg dallo
scioglimento del matrimonio (presunzione di concepimento in costanza di matrimonio);
2) Si presuppone, se il figlio è nato nel matrimonio, che il padre sia effettivamente il marito
della madre (presunzione di paternità).
Lo status di figlio legittimo si prova con l’atto di nascita, iscritto nei registri dello stato
civile. L’atto di nascita indica le generalità dei genitori.
La madre può chiedere di non essere nominata nell’atto di nascita in questo caso il figlio
diventa naturale.
• L’azione di riconoscimento della paternità del figlio nato nel matrimonio. Reclamo e
contestazione dello stato di figlio.
Abbiamo detto che secondo le due presunzioni un figlio si considera legittimo. Queste
presunzioni però non sono assolute e possono essere superate con l’azione di
disconoscimento di paternità.
- Se i coniugi non hanno coabitato nel periodo tra 180 gg ed entro i 300 gg dallo
scioglimento del matrimonio;
La prova che il figlio non sia nato dal marito può essere data con ogni mezzo.
L’azione di disconoscimento deve essere proposta, pena la decadenza, dal marito entro
un anno dal giorno della nascita, o dal giorno che è venuto a sapere del bimbo;
dalla madre entro 6 mesi dalla nascita del figlio;
dal figlio maggiorenne, ed è per lui imprescrittibile.
- Azione di contestazione della legittimità la può fare chiunque vi abbia interesse (se ad
es. chi appare nell’atto di nascita padre di un bimbo senza esserlo);
- Azione di reclamo della legittimità che può essere proposta solo dal figlio per accertare
lo status di legittimità in caso manchi un documento che lo attesti.
Il riconoscimento dei figli nati al di fuori del matrimonio, non ha effetto immediato per
riconoscimento del genitore, ma deve essere giudizialmente accertato.
Per la riforma del 1975 vigeva il divieto di riconoscere come naturale il figlio adulterino che
avesse già lo status di figlio legittimo di altri. Il divieto persiste, e il riconoscimento può oggi
avvenire solo se viene meno tale status di figlio legittimo nei confronti dell’altro genitore.
I figli incestuosi possono essere riconosciuti, anche se concepiti da genitori che siano
parenti affini tra loro.
Può essere riconosciuto anche un figlio premorto in favore dei suoi discendenti.
194
La capacità di riconoscimento di un figlio naturale si acquista dal sedicesimo anno di età.
Se il genitore non possa riconoscere il figli per difettosi età, fino al compimento dell’età
richiesta il figlio non può esser nemmeno adottato, purché nel frattempo il minore sia
assistito dai genitori o parenti entro il quarto grado.
Nel caso in cui il riconoscimento sia stato fatto da solo uno dei due genitori, il relativo atto
non può contenere informazioni sull’altro genitore senza il suo consenso.
Il riconoscimento produce effetti riguardo al genitore da cui fu fatto e i parenti e i parenti di
questo.
Il riconoscimento produce effetti solo se ciò dichiari un fatto vero. Può dunque essere
impugnato il riconoscimento che si presume non risponda a verità. Può essere impugnato
sia dall’autore che dal figlio. L’impugnazione ha effetto solo quando si dia prova con
qualsiasi mezzo che la filiazione non esiste.
Può essere inoltre impugnato se l’autore del riconoscimento è stato costretto con la
violenza o l’abbia compiuto in stato di interdizione giudiziale.
La prova di filiazione può essere data con qualunque mezzo, anche in via indiretta o
mediante filiazioni.
Non può essere necessaria la sola dichiarazione della madre a dare prova della paternità.
Ciò può avvenire sottoponendo il figlio e il presunto padre a particolari analisi del sangue e
delle caratteristiche genetiche.
Se il padre si rifiuta di presentarsi o essere sottoposto al test di paternità non può essere
obbligato, sebbene il giudice può trarre dal suo rifiuto una fonte di prova.
Come già detto ai fini di convalidare il riconoscimento è richiesto il consenso del figlio nel
caso questo abbia compiuto 14 anni. L’azione è imprescrittibile per il figlio.
In caso di mote l’azione può essere proseguita dai discendenti all’interessato entro due anni
dalla sua morte.
Art. 279 c.c: In ogni caso in cui non può proporsi l'azione per la dichiarazione giudiziale di
paternità o di maternità, il figlio [naturale] nato fuori del matrimonio può agire per ottenere
il mantenimento, l'istruzione e l'educazione. Il figlio [naturale] nato fuori dal matrimonio
se maggiorenne e in stato di bisogno può agire per ottenere gli alimenti, a condizione che il
diritto al mantenimento di cui all'articolo 315 bis, sia venuto meno.
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L'azione è ammessa previa autorizzazione del giudice ai sensi dell'articolo 251.
L'azione può essere promossa nell'interesse del figlio minore da un curatore speciale
nominato dal giudice su richiesta del pubblico ministero o del genitore che esercita la
[potestà] responsabilità genitoriale.
Se il riconoscimento del padre è posteriore a quello della madre, il figlio può decidere di
aggiungerlo, anteporlo o sostituirlo a quello della madre.
Nel caso alla nascita il figlio non venga riconosciuto da nessuno dei due genitori, nome
e cognome vengono attribuiti dall’ufficiale dello stato civile, che può essere poi sostituito
nel caso venga riconosciuto successivamente.
Se una persona si sposa dopo aver riconosciuto un figlio, questo può esser inserito nella
casa coniugale se già viveva con il genitore o se l’altro coniuge ne era a conoscenza o
concede il consenso; nel caso fosse stato effettuato il riconoscimento anche da parte
dell’altro genitore è richiesto il consenso anche di questo.
Essendovi stati molti casi in passato, la legge ha precluso al marito che acconsente alla
procreazione artificiale mediante inseminazione artificiale eterologa, la facoltà di
disconoscere conseguentemente il figlio allegando a fondamento di ciò la certificazione
dell’imoptentia genererandi (che è proprio la causa per cui si è effettuata l’inseminazione
artificiale.
La volontà di accedere a pma deve essere espressa dalla coppia su base di un consenso
informato ricevuto dal medico della struttura sanitaria in cui è previsto l’intervento.
Tra consenso e intervento devono passare 7 giorni. Il consenso può essere revocato fino
alla fecondazione dell’ovulo. Occorre evitare che ovulo fecondato sia trasferito all’utero
coattivamente, poiché lederebbe un principio costituzionale.
In caso l’uomo revochi in maniera inefficace il consenso dopo i sette giorni, la donna può
comunque procedere all’innesto.
Il figlio che nasce di conseguenza assume lo status del figlio nato da matrimonio, ossia
conosciuto. Non sono accettati ulteriori ripensamenti e la madre non può dichiarare di non
comparire sull’atto di nascita.
Il donatore del seme non può avere nessuna relazione giuridica col nato e non può far
valere nei suoi confronti alcun diritto né titolare di obblighi.
196
Vi son inoltre regole tutela dell’embrione. È vietata la sperimentazione sull’embrione
mentre è consentita la sperimentazione per le sole finalità terapeutiche.
Se i genitori non hanno mezzi sufficienti a provvedere ai figli devono subentrai gli
ascendenti a predisporre tali mezzi.
Qualora uno dei coniugi non provveda a soddisfacimento dei bisogni familiari, il tribunale
può imporre che una quota di reddito dell’inadempiente sia versata direttamente a favore
all’altro coniuge o dei figli.
Se nasce un conflitto di interessi patrimoniali tra i figli soggetti alla comune responsabilità
genitoriale, o sorge tra genitori e figli interviene il tribunale nominando a cura dei figli un
curatore speciale.
Anche nel caso genitori si rifiutino di compiere atti eccedenti quelli di ordinaria
amministrazione, ma necessari ai figli, può essere nominato un curatore a tutela dei figli.
Il giudice può pronunciare la decadenza della potestà quando il genitore abusi dei poteri
provocando danni al figlio.(in casi di maltrattamenti il giudice può anche allontanare il figlio
o il genitore dalla casa familiare)
Il genitore a cui è stata tolta la potestà può riacquisirla con la reintegrazione della potestà
emessa dal giudice.
197
Il giudice tutelare nomina come tutte la persona indicata dai genitori, o nel caso non
abbiano indicato nessuno il giudice tende a scegliere tra ascendenti, parenti prossimi o
affini.
Il tutore ha la cura del minore, lo rappresenta in tutti gli atti civili e ne amministra i beni.
Il protutore rappresenta il minore nel caso in cui l’interesse del minore sia in contrasto con
quella del tutore.
La tutela è un complesso di poteri che vengono attribuiti al tutore (come la potestà ma con
minor poteri).
Il tutore deve procedere all’inventario dei beni del minore, provvedere alla sua istruzione,
alla sua educazione e ad investire i suoi capitali.
Non può compiere atti di straordinaria amministrazione se non con l’autorizzazione del
giudice tutelare.
La disciplina del codice del 1942 prevedeva come univa forma di adozione, quella che
consenta ad una persona che avesse compiuto 50 anni e fosse priva di figli, di assumere un
figli come pesano dai età inferiore di almeno 18 anni, a cui trasmettere il proprio nome e i
corpi beni.
Tale legge è stata conservata ma è di rara applicazione, riservata alle persone di maggiore
età.
Il fine primario dell’adozione è quello di procurare una famiglia ai minori che e sin privi o
non ne abbian una idonea.
Costituisce uno strumento per superare una condizione patologica da cui sollevare il
minore assicurandogli la sostituzione della famiglia d’origine con una nuova.
L’adozione del minore è consentita “a favore dei minori dichiarati in stato di adottabilità”,
dichiarazione valida per i minori che si trovino in stato di abbandono. Tale condizione
ricorre quando il minore sia privo di assistenza morale e materiale da parte di genitore e
parenti.
- Una coppia (uomo donna) uniti dal vincolo del matrimonio da almeno 3 anni, non separati,
e idonei e capaci di mantenere, istruire ed educare il minore che intendono adottare;
- L’età degli adottanti deve essere superiore rispetto a quella dell’adottando di almeno 18
anni ma non più di 45 anni, (salvo deroga del tribunale);
Dichiarato lo stato di adottabilità e accertati tutti i requisiti per l’adozione, il minore viene
collocato in affidamento preadottivo per almeno un anno. Trascorso l’anno si chiede a
tutti gli interessati il consenso (ai due adottanti, all’adottando, e agli eventuali figli degli
adottanti).
Effetti: L’adozione ha per effetto l’acquisto, da parte del minore, dello status di figlio
legittimo degli adottanti. L’adottato prende il cognome del padre adottante.
198
L’adottato ha diritto di conoscere le proprie origini nei tempi e nei modi più opportuni per i
nuovi genitori.
L’adottato può accedere alle informazioni dell’identità dei genitori biologici, di regola,
solo al compimento del 25°anno di età. Ciò può venire per i minorenni su autorizzazione
del tribunale solo per gravi motivi.
L’autorizzazione non è richiesta quando il figlio sia maggiorenne, e i genitori biologici siano
entrambi deceduti o divenuti irreperibili.
È stato ritenuto illegittimo l’articolo che non consentiva l’accesso alle informazioni della
madre che abbia dichiarato di non voler essere nominata nell’atto di nascita. ( parto
anonimo ) Dunque su richiesta del figlio, il giudice può comunque interpellare la madre
biologica.
Vi sono dei casi particolari in cui si può dottare seppure il minore conscia abbandonato e
l’adozione piena sia irrealizzabile:
a. minore orfano di padre e madre, che sia unito dal vincolo di parentela fino al sesto
grado o da rapporto stabile e duraturo dalla morte dei genitori
b. minore figlio del coniuge adottante, la legge consente l’adozione del minore figlio di
un’altra persona e che questa sia coniugata con persona diversa dall’altro genitore;
In tali casi particolari l’adottato non assume lo status i figli dell’adottante ma gli spettano
tutti i diritti del rapporto di filiazione.
• Adozione internazionale
Se lo stato straniero di origine del minore ha già pronunciato l’adozione prima dell’ingresso
di quest’ultimo in Itala, il tribunale verifica la sussistenza dei requisiti, e in caso di esito
positivo ne ordina ala trascrizione nei registri dello stato civile.
Se l’adozione si deve perfezionare invece dopo l’ingresso in Italia, deve prima decorrere il
periodo di affidamento preadottivo di un anno.
Al minore straniero che si trovi in Italia in stato di abbandono si applica la legge italiana in
tema di adozione/affidamento.
• Affidamento di minori
199
Nel caso i genitori abbiano presto consenso all’affidamento , la procedura di affidamento
avviene mediante i servizi sociali locali.
Non esiste invece alcun limite massimo di età né per chi vuole adottare, né per essere
adottato.
Chiunque può essere adottato. L’unico divieto è l’adozione di figli naturali dell’adottante.
Una volta effettuata l’adozione dal tribunale, l’adottato assume il cognome dell’adottante
anteponendolo al proprio.
L’adottato conserva tutti i diritti e i doveri verso la sua famiglia di origine e non diventa
parente dei parenti dell’adottante.
L’adozione può essere revocata per indegnità quando l’adottato abbi d’attentato alla vita
dell’adottante o il suo coniuge o i suoi parenti.
L’obbligazione legale degli alimenti ha il presupposto dello stato di bisogno del creditore.
L’obbligazione non sorge, infatti, se la persona non si trova in tale stato.
Peraltro, il diritto agli alimenti è condizionato all’obbligo del lavoro, ed è quindi legato alla
prova, da parte di chi chiede gli alimenti, dell’impossibilità di provvedere al proprio
mantenimento.
L’avente diritto non è però tenuto ad un lavoro non confacente alla sua posizione sociale.
L’obbligazione incontra, in ogni caso, un limite: non deve superare le esigenze della vita
dell’alimentando.
Appunto perché gli alimenti devono adeguarsi al bisogno dell’alimentando e alle condizioni
economiche dell’alimentante, l’obbligazione non ha una durata prestabilita ed una misura
determinata: essa, invece, può cessare, se cessa lo stato di bisogno o mutano le condizioni
economiche, può essere ridotta o aumentata con il mutare dei due coefficienti.
Vi è una gerarchia tra gli obbligati agli alimenti; la legge stabilisce una graduatoria tenendo
conto dell’intensità del vincolo e l’alimentando deve seguire quest’ordine oppure dimostrare
che si è rivolto all’obbligato ulteriore (per es. al figlio anziché al coniuge), perché quello
precedente non si trova in condizioni economiche tali da soddisfare l’obbligo stesso.
200
Nel caso di concorso di coobbligati di pari grado, ciascuno è tenuto in proporzione delle
proprie condizioni economiche.
L’ordine è indicato nell’art.433 c.c.: bisogna in proposito ricordare che l’obbligo degli
alimenti tra i coniugi è diverso da quello del mantenimento e rilevare che tra fratelli e sorelle
gli alimenti sono dovuti nella misura dello stretto necessario.
Con la riforma l’obbligo alimentare dei figli naturali e dei genitori naturali è stato parificato a
quello dei figli legittimi e dei genitori legittimi. La mancata prestazione degli alimenti
costituisce causa di revoca della donazione che la persona, la quale si trova in stato di
bisogno, abbia precedentemente fatto alla persona obbligata agli alimenti.
L’obbligazione volontaria degli alimenti non si distingue dagli altri rapporti obbligatori se non
per il fatto che la misura della prestazione non è determinata: le parti, il testatore, non
stabiliscono la quantità o la somma dovuta, ma l’indicano, genericamente con il termine
“alimenti”.
Salva diversa volontà delle parti, anche per la misura degli alimenti negoziali si applica il
principio della proporzionalità al bisogno dell’alimentando e alle condizioni economiche
dell’alimentante.
La legge non contiene una definizione di unione civile, me ne regola l’instaurazione e gli
effetti. Si costituisce davanti all’ufficiale dello stato civile alla presenza di due testimoni e
viene registrata nell’archivio di stato civile.
d. il fatto che una delle parti sia stata condannata per omicidio tentato o consumato nei
confronti del coniuge o di chi sia unito civilmente all’altro contraente
Le parti scelgono liberamente quale tra i loro, debba divenire il cognome comune.
201
Nella morte di Una delle due parti, al superstite spettano i diritti che la legge attribuisce al
defunto, con conferimento della successione ab intestato e sulla quota di riserva.
Non è previsto l’istituto della separazione personale, ma solo dello scioglimento , che può
avvenire per la morte di un coniuge, o per una delle cause previste per divorzio con
esclusione della mancata consumazione.
Vi sono stati problemi con il riconoscimento della fattispecie della la convivenza, poiché si
tratta di una condizione di fatto.
Il convivente può inoltre con dichiarazione autografa o in presenza del testimone, designare
l’altro ad assumere decisioni in materia di salute che riguardino il convivente divenuto
incapace di intendere e di volere.
Il contratto di convivenza si risolve automaticamente conta morte di una delle due parti o
unione civile tra i conventi, o tra uno di essi e una terza persona.
Può essere risolto consensualmente o per recesso unilaterale, con le forme di pubblicità
previste per la stipulazione.
La parte che non sia in grado di provvedere al mantenimento ha diritto agli alimenti.
Con il termine successione si intende il fenomeno per cui un soggetto subentra ad un altro
nella titolarità di uno o più diritti o rapporti giuridici (anche passivi come i debiti).
Parleremo della successione per causa di morte. (mortis causa)
La sorte del patrimonio del defunto è di solito lasciata alla volontà dello stesso ereditando
attraverso testamento.
Il legislatore limita però, nel caso in cui ci siano stretti congiunti (figli, coniugi, ascendenti),
la volontà del testatore, in quanto riserva a favore di questi congiunti una quota di
patrimonio del congiunto, variabile a seconda del numero e delle qualità degli aventi diritto
(c.d. riserva dei legittimari).
Per la parte disponibile del suo patrimonio può destinarlo a chi meglio preferisce, anche a
persone non legate dal vincolo di parentela.
Ove però l’ereditando non abbia provveduto, in tutto o in parte, a destinare il proprio
patrimonio mediante testamento, è la legge stessa a dettare i criteri per la destinazione del
patrimonio del defunto, rispettando ovviamente prima di tutto le quote di riserva dei
legittimari. (successione legittima)
202
Alla successione legittima si ricorre quando manca un testamento, oppure quando è stato
fatto il testamento ma non di tutto il patrimonio del defunto ma solo di una parte.
In questo caso per la parte restante si provvede con la successione legittima. (rispettando
però sempre le quote di riserva dei legittimati)
• Eredità e legato
Il complesso dei rapporti patrimoniali trasmissibili, attivi o passivi, facenti capo al de
cuius (persona defunta), costituisce la sua eredità (o anche chiamata asse o massa
ereditaria).
- a titolo particolare ed allora si parla di legato e legatario (che sarebbe il beneficiario del
legato).
Con la successione a titolo particolare il legatario acquisisce uno o piu diritti o rapporti
giuridici determinati.
L’interprete quindi ha il difficile compito di capire e stabilire quale fosse l’intenzione del
testatore. L’interpretazione è facile quando al chiamato siano attribuiti tutti i beni del
testatore.
Nel caso di pluralità successibili ex lege, la chiamata è comunque a titolo universale per
ciascun coerede, attribuendogli la capacità di succedere in tutti i rapporti indistintamente,
sebbene pro quota. Ne consegue un regime di comunione in quote spettanti a i coeredi tutti
gli elementi che compongono l’asse ereditario, che cessa solo con la divisione.
La morte del proponente non comporta l’inefficacia della proposta volta a concludere un
contratto con proposta irrevocabile o nell’esercizio d’impresa.
203
• Apertura della successione
La morte di una persona determina l’apertura della sua successione.
Ha importanza il luogo e il momento in cui viene aperta, al fine di stabilire quale normativa
applicare in caso di successioni transfrontaliere, e per determinare la competenza di
territorio e la giurisdizione nelle cause ereditarie.
La successione si apre nel luogo dell’ultimo domicilio del defunto. Qualora il sonettò in
questione abbia residenza abituale in uni dei paesi dell’UE, l0intera successione è attribuita
dagli organi giurisdizionali di quello Stato.
Alla morte la giurisprudenza equipara la morte presunta; in caso di assenza gli eredi
possono invece domandare solo l’immissione nel possesso temporaneo dei beni.
Aperta la successione occorre vedere a chi spettino il patrimonio ereditario o i singoli beni.
Il nostro codice preferisce parlare di delazione di eredità, cioè di offerte dell’eredità ad una
persona che se vuole la può acquistare. La dottrina classica considera invece equivalenti
interine vocazioni e delazione.
Si può procedere alla successione per legge, secessione legittima, o per testamento,
successione testamentaria. È invece esclusa la successione per contratto.
- dispositivi impediti dal legislatore per evitare che un soggetto disponga con leggerezza
di sostanze che ancora non gli appartengono.
- rinunciativi impediti dal legislatore per evitare che un soggetto disponga con leggerezza
di sostanze che ancora non gli appartengono.
I patti successori sono regolati dalla legge che regolerebbe la successone se la persona
fosse deceduta al tempo della stipulazione.
• Giacenza dell’eredità
Per diventare erede, questo deve effettuare una dichiarazione di volontà chiamata
accettazione dell’eredità (sia che la successione sia per legge che per testamento).
L’erede può scegliere se accettare o meno l’eredità essendo l’eredità il complesso dei
rapporti patrimoniali passivi e attivi.
204
Può ad esempio provvedere al pagamento dei debiti ereditari e dei legati su autorizzazione
del tribunale.
Egli può inoltre esercitare azioni possessorie, se taluno compie atti di spogli o di turbativa
del possesso.
• La capacità di succedere
La capacità di succedere spetta a qualunque persona fisica che al momento della
successione sia già nata e sia ancora in vita.
Possono essere chiamati alla successione anche i figli non ancora concepiti di una
determinata persona. In tal caso la successione va a favore di tutti i figli nascituri di detta
persona.
Se invece per testamento sono chiamati alla successione nascituri non ancora concepiti il
periodo può durare più a lungo, e il legislatore prevede che nel frattempo l’eredità essa sia
affidata ai coloro a cui spetterebbe nel caso i nascituri chiamati in successione non
dovessero venire in esistenza.
Sussiste oggi inoltre la possibilità di succedere senza un’autorizzazione per tutti gli enti,
mentre non era possibile in passato.
• L’indegnita
L’indegnità
La persona dichiarata indegna con sentenza del giudice è esclusa dalla successione.
L’azione per far pronunciare l’indegnità è soggetta a prescrizione, a differenza di quella per
incapacità, e no può essere rilevata d’ufficio, ma dichiarata dall’interessato.
205
Una persona è dichiarata indegna dal giudice se:
- se ha compiuto degli atti contro la persona fisica (tentato omicidio, omicidio) o contro la
personalità (calunnie) del de cuius o del coniuge o del discendente di lui;
- chi ha indotto con dolo o con violenza il de cuius a mutare il testamento a suo favore
L’indegnità non si comunica ai figli dell’indegno, per evitare che siano colpiti da colpe altrui.
L’indegno può essere riabilitato dal de cuius o con atto pubblico o con testamento.
• La rappresentazione
La rappresentazione è quell’istituto in forza del quale i discendenti legittimi o naturali
(c.d.rappresentanti) subentrano al loro ascendente nel diritto di accettare un’eredità o un
legato qualora il chiamato (c.d. rappresentato) non può o non vuole (per rinuncia) accettare
l’eredità o il legato.
La rappresentazione può avvenire solo se il chiamato (rappresentato) che non può o non
vuole accettare l’eredità sia un figlio o un fratello o una sorella del de cuius.
• L’acrescimento
L’istituto dell’accrescimento comporta che la quota destinata al chiamato che non può o
non vuole accettare il lascito (eredità o legato di uno stesso bene) si devolve a favore degli
altri beneficiari di una chiamata congiuntiva, dunque si accresce la quota spettante a questi
ultimi.
Questo è applicabile solo se è stata effettuata una chiamata congiuntiva (es. se il de cuius
ha lasciato l’eredità a 3 chiamati congiuntamente, qualora uno di essi non accetti o non
possa accettarvi, la sua quota viene divisa tra gli altri 2 beneficiari).
206
1. se si tratti di istituzione di erede, quando gli eredi siano chiamati al testatore e il
testatore non abbia fatto determinazione di parti, o abbia determinato parti uguali.
2. se si tratta di legato, basta la comunicazione che tale oggetto sia stato legato a più
persone.
Nel caso di successione congiuntiva legittima, quando più persone sono chiamate ex lege a
concorrere alla successione, la quota di colui che rinuncia si accresce a quel di coloro che
avrebbero concorso con lui.
• Le sostituzioni
La sostituzione avviene quando il testatore abbia predisposto che nell’ipotesi in cui il
chiamato non possa o non voglia accettare l’eredità o il legato, essa passa nelle mani di
un’altra persona da lui indicata (sostituto).
Abbiamo detto che l’eredità si acquista con l’accettazione del chiamato. In ta modo l’erede
può disporre dei beni ed alienarli.
1. accettazione pura e semplice dove il patrimonio del defunto si confonde con quello
dell’erede. L’erede risponde di tutti i debiti del defunto anche se questi superano l’attivo
dell’eredità;
2. accettazione col beneficio di inventario con cui non si produce la confusione dei
patrimoni.
207
determinato comportamento che preclude la rinuncia all’eredità, rendendo colui che lo
compie erede puro e semplice.
Può verificarsi che una persona abbia interesse che il chiamato decida se accettare o meno
l’eredità in un tempo più breve della scadenza determina. Questa può dunque far ricorso
all’actio interrogatoria, con cui l’autorità giudiziale fissa un termine di ruota inferiore, dopo
il quale il chiamato perde il diritto di accettare. Costituisce così un’ipotesi di decadenza.
L’azione si può impugnare per violenza o per dolo, ma non per errore.
L'effetto del beneficio d'inventario consiste nel tenere distinto il patrimonio del defunto da
quello dell'erede.
Conseguentemente:
1) l'erede conserva verso l'eredità tutti i diritti e tutti gli obblighi che aveva verso il
defunto, tranne quelli che si sono estinti per effetto della morte;
2) l'erede non è tenuto al pagamento dei debiti ereditari e dei legati oltre il valore dei
beni a lui pervenuti;
Se il chiamato è nel possesso dei beni, deve fare l’inventario tre mesi prima di aprire la
successione o dalla notizia di devoluzione dell’eredità e nei 40 giorni successivi deve
dichiarare se intende accettare o meno. IL primo termine può essere prorogato.
Il chiamo che non ia impossesso dei beni può fare la dichiarazione di accettazione con
benefico di inventario fin quando non sia decorso il termine di prescrizione, e poi effettuare
l’inventario nei tre mesi successivi. Se fa la dichiarazione ma non l’inventario è erede puro e
semplice.
colui che accetta diventando beneficiario d’inventario diventa amministratore del patrimonio
ereditario anche nell’interesse dei creditori del defunto e dei legatari.
3. l’erede può anche rilasciare i beni ereditari a favore dei creditori e legatari, mediate un
curatore che provvede alla liquidazione di questi.
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• La separazione del patrimonio del defunto
L’accettazione con beneficio di inventario impedisce la confusione tra il patrimonio
dell’erede e il patrimonio del defunto, e giova principalmente all’erede, in quanto se
risultano nell’eredità dei debiti del defunto che sono superiori all’attivo dell’eredità, egli non
è tenuto a pagare la parte eccedente l’attivo, di tasca sua, ma anche ai creditori del defunto
(in quanto essi vengono preferiti rispetto ai creditori dell’erede).
Però se l’erede non accetta con beneficio di inventario o l’erede decade dal beneficio di
inventario, i creditori del defunto possono attuare la separazione del patrimonio del defunto
da quello dell’erede.
In questo caso la separazione opera a favore dei creditori del defunto che si assicurano
il soddisfacimento sui beni del defunto, a differenza dei creditori dell’erede.
Il diritto alla separazione deve essere esercitato entro tre mesi dall’apertura della
successione pena la decadenza.
Per i beni mobili occorre una domanda giudiziale; per gli immobili l’iscrizione del credito o
del legato sopra ciascuno dei beni ereditari per il quale il creditore o il legatario separatista
faccia valere il suo diritto.
- che il bene posseduto da altri sia di proprietà del de cuius al momento della sua morte.
L’azione è imprescrittibile.
Se l’azione viene accolta, la sconosciuta qualità di erede dell’attore non potrà più essere
rimessa in discussione, e il convenuto è condannato alla restituzione delle cose possedute.
Si distingue comunque il caso in cui il possessore sia in buona fede o in mala fede.
Se il possessore ha alienato in buona fede untene ereditario, l’erede vero può solo ottenere
il prezzo o il corrispettivo ricevuto dal possessore medesimo.
• La rinuncia all’eredità
La rinuncia all’eredità consiste in una dichiarazione unilaterale con la quale il chiamato
manifesta la sua decisione non di volere acquistare l’eredità.
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La rinuncia non può essere fatta:
- da chi si trova nel possesso di beni ereditari e siano già trascorsi tre mesi dal giorno
dell’apertura della successione;
I creditori del rinunciante possono essere pregiudicati dalla rinuncia, dunque la legge
stabilisce una tutela a loro favore. Se la rinuncia è stata fatta senza frode, i creditori
mediante azione giurisdizionale possono farsi accettare l’eredità in nome e in luogo del
rinunciante. Questo non diventa ereditario, l’azione ha il solo scopo di far soddisfare i
creditori sui beni ereditari.
Alla successione legittima si ricorre quando manca un testamento, oppure quando è stato
fatto il testamento ma non di tutto il patrimonio del defunto ma solo di una parte.
In questo caso per la parte restante si provvede con la successione legittima rispettando
però sempre le quote di riserva dei legittimari.
Al coniuge spetta la metà del patrimonio del defunto, se in concorso con un solo figlio
(legittimo o naturale), 1/3 se concorre alla successione con due figli, 2/3 se concorre con
fratelli o sorelle, o ascendenti legittimi.
- 1° ordine: fanno parte i figli legittimi o naturali riconosciuti o adottivi. I figli succedono
tutti in parti uguali ed escludono dalla successione tutti gli ascendenti e i
collaterali.Quindi dopo aver dato la quota spettante al coniuge (situazione particolare) i
figli dividendola restante parte in parti uguali;
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- 2° ordine: fanno parte i genitori, i fratelli e sorelle, nonché i discendenti di questi ultimi, gli
ascendenti.Tutti questi soggetti succedono solo se il de cuius muore senza lasciare prole. I
genitori e i fratelli dividono tutto in parte uguali. Gli ascendenti succedono soltanto in
assenza di genitori.
- 3° ordine: fanno parte i collaterali dal terzo al sesto grado, che hanno diritto alla
successione solo quando non vi siano altri successibili.
Il coniuge separato conserva i diritti ereditari tranne nell’ipotesi che a lui sia addebitata la
separazione, mentre nel caso di divorzio l’ex coniuge non ha diritto di partecipare alla
separazione.
L’eredità è devoluta allo Stato in mancanza di altri successibili, cioè sia nel caso in cui non
ci siano i successibili sia nel caso in cui tutti abbiano rinunciato alla successione.
Lo Stato non può rinunciarvi e l’acquisto si opera di diritto senza bisogno di accettazione.
Lo Stato inoltre non risponde mai dei debiti oltre il valore dell’attivo.
LA SUCESSIONE NECESSARIA
La legge stabilisce che quando ci sono determinate categorie di successibili, una parte
del patrimonio del de cuius deve essere attribuito a costoro.
I successori legittimari non devono essere confusi con i successori legittimi, ossia con
coloro che ai quali l’eredità viene devoluta per legge in mancanza del testamento.
Legittimari sono: Il coniuge e anche il partner dell’unione civile; I figli legittimi e naturali; Gli
ascendenti legittimi.
Per il coniuge la riserva è della metà del patrimonio se non vi sono figli e ascendenti, in
caso contrario varia a seconda della qualità e del numero di soggetti con i quali concorre.
Tali diritti sono riservati anche al coniuge separato a cui non sia stata addebitata la
responsabilità della crisi del rapporto.
La riserva a favore dei figli legittimi o naturali non è fissa, ma variabile a seconda del
numero di figli e secondo l’esistenza o meno del coniuge.(quota mobile)Se manca il
coniuge la riserva è della metà del patrimonio se il figlio è solo uno, se i figli sono più di uno
la riserva è di 2/3.
La riserva degli ascendenti opera solo se il defunto non lascia figli legittimi o naturali. In tal
caso è di 1/3, se invece concorre anche il coniuge, a cui spetta la metà del patrimonio, agli
ascendenti la riserva scende ad ¼.
La quota legittima
Quando all’apertura della successione vi sono dei legittimari, il patrimonio del de cuius si
distingue in 2 parti:
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- Legittima o riserva della quale il testatore non può decidere la sua sorte, in quanto la
legge la attribuisce ai legittimari. Il testatore non ha alcun potere sulla legittima.
- Legato in conto di legittima: il testatore attribuisce al legittimario uno o più beni, che
devono essere calcolati al fine della legittima, cioè il legittimario può chiedere il
supplemento se il valore dei bene è inferiore alla quota di legittima a lui spettante.
Se decide di rinunziare deve farlo per iscritto, in quanto all’apertura della successione il
legato viene attribuito automaticamente al legatario (legittimario).
La riunione fittizia
La riunione fittizia è un operazione che serve per poter stabilire se il testatore abbia leso o
meno le quote spettanti ai legittimari, calcolando il suo patrimonio all’epoca dell’apertura
della successione.
La riunione fittizia consiste nel calcolare la parte disponibile al testatore e vedere se quanto
lui ha disposto con il testamento lo ha fatto ledendo le quote dei legittimari.
Si calcola tutto l’attivo del testatore, si sottraggono tutti i debiti, e si aggiungono tutte le
donazioni o legati fatti in vita dal testatore a terzi (non legittimari).
Su tale importo si calcola la quota di cui il testatore poteva disporre cioè poteva attribuire a
terzi.
Se invece la donazione è stata fatta a favore dei legittimari allora queste si considerano
come in conto di legittima.
L’azione di riduzione
Se mediante i calcoli della riunione fittizia, risulta che le disposizioni testamentarie o le
donazioni effettuate eccedono la quota che il testatore aveva a disposizione, ciascun
legittimario può agire per la riduzione delle une o delle altre con un apposita azione
chiamata appunto azione di riduzione.
Cioè l’azione di riduzione viene promossa nel caso in cui dopo aver effettuato la riunione
fittizia risulta che il testatore ha leso i diritti spettanti ai legittimari.
212
L’azione di riduzione è soggetta a prescrizione ordinaria decennale.
Il patto di famiglia
Per conservare integralmente e far continuare l’azienda di un titolare (padre di famiglia)
anche dopo la sua morte senza che l’azienda venga sciolta per dividere le quote di riserva
tra i legittimari, la legge pone il rimedio del patto di famiglia.
Il patto di famiglia quindi può essere fatto solo a favore dei propri figli (e non coniugi o altri
parenti), e in mancanza di essi oppure perché non sono in grado di gestire l’azienda, a
favore dei nipoti, purché discendenti.
Al contratto devono partecipare, oltre agli assegnatari, anche il coniuge e tutti coloro che
sarebbero i legittimari. In caso non partecipino il contratto è invalido.
- Rinunziare a tutti i diritti relativi all’impresa, e ovviamente dividere il patrimonio del titolare
alla sua morte, con gli assegnatari dell’azienda, escludendo dal patrimonio l’azienda
stessa.
- Se non rinunziano ai diritti relativi all’impresa, gli assegnatari devono liquidare i legittimari
non assegnatari dell’azienda, con una somma corrispondente alla loro quota di riserva.
LA SUCCESSIONE TESTAMNETARIA
Il testamento è un atto con il quale una persona decide a chi attribuire i propri beni al
momento della sua morte.
Il testamento è sempre revocabile dal testatore cioè egli può in qualsiasi momento
modificare il testamento finché è in vita.
Pertanto non sono ammessi dal nostro ordinamento né patti successori né donazioni mortis
causa.
Il testamento può contenere l’istituzione di uno o più eredi o anche soltanto legati.
Per il carattere della personalità, non è ammesso il testamento congiuntivo cioè costituito
da un unico atto sottoscritto da due o più persone.
È ammesso invece il testamento simultaneo cioè composto da due atti sottoscritti ognuno
da una sola persona ma scritti su uno stesso foglio di carta.
213
Il testamento come negozio giuridico
È incapace di testare: il minorenne, gli interdetti per infermità di mente, gli incapaci naturali
cioè quelle persone che anche temporaneamente non erano capaci di intendere e di volere.
Il testamento deve essere interpretato in modo da capire quale è stata la volontà del
testatore al momento della sottoscrizione.
Mentre nei negozi unilaterali recettizi l’errore sul motivo è irrilevante, nel testamento
l’errore sul motivo è una causa di annullamento della disposizione testamentaria ma solo
se:
- Il motivo erroneo risulti dall’atto (es. “nomino erede Tizio perché mi ha salvato la vita”
condizione erronea in quanto la vita è stata salvata da Caio);
- Il motivo erroneo sia il solo che ha determinato il testatore ad assegnare a lui l’eredità (es.
“nomino mio erede Tizio perché è mio cognato e mi ha anche salvato la vita” questa non
è impugnabile né annullabile in quanto il motivo di aver salvato la vita anche se erroneo
non è stato l’unico a determinare la scelta dell’erede).
Il motivo illecito determina la nullità del testamento se e solo se esso risulti dal
testamento ed è stato il solo che ha determinato il testatore a disporre.
La legge stabilisce che l’interposizione è nulla (per aggirare l’ostacolo – lascio a Tizio che
darà tutto a Caio) se e solo se il testamento sia a favore di un parente stretto dell’incapace
di ricevere.
Il testamento a favore di una persona incerta, che non può essere determinata dalla legge,
è nullo. E si procederà con la successione legittima.
(es. è valido il testamento che dispone come erede i parenti più prossimi, è nullo il
testamento che dispone come eredi i parenti più meritevoli, poiché per la legge non è
possibile determinarli )
La condizione: sia alla successione a titolo universale (eredità) che a quella a titolo
particolare (legato) può essere imposta una condizione risolutiva o sospensiva.
214
oppure l’erede o legatario istituito sotto condizione risolutiva si considera come se non
fosse mai stato erede, ma è tenuto alla restituzione dei frutti solo dal giorno
dell’avveramento della condizione.
Il termine: si considera come non apposto ad una successione a titolo universale, può
invece apporsi ad una successione a titolo particolare;
L’onere o modus può essere apposto. Il testatore impone un obbligo all’erede di fare una
determinata prestazione.
- Ordinarie: Testamento olografo; Testamento per atto di notaio (che può essere: pubblico
o segreto)
- Speciali
Il testamento olografo
Il testamento olografo è la forma più semplice e al tempo stesso più riservata
dell’espressione della volontà del testatore.
- L’autografia che consiste nel fatto che il testamento sia stato scritto integralmente dalla
mano del testatore. (non basterebbe la sola firma del testatore di un testamento scritto a
computer).
- La data, giorno, mese e anno, se mancasse uno di questi l’atto è annullabile. (si può
scrivere Pasqua 1997, Natale 2000 in quanto è si può risalire al giorno della Pasqua di
quell’anno o comunque si sa che Natale è il 25 dicembre); Si può accertare se la data
dichiarata corrisponda al vero, e in caso contrario l’atto è annullabile.
- Redazione per iscritto della volontà a cura del notaio (cioè al notaio spetta di redigere
il testamento ma la scritturazione può essere fatta sia dal notaio stesso, sia da un
testimone, sia dal testatore che da un amanuense);
215
- Lettura dell’atto al testatore e ai testimoni;
- L’atto di ricevimento con cui il notaio documenta che il testatore, alla presenza di
due testimoni, gli ha consegnato personalmente la scheda e gli ha dichiarato che in
quell’atto ci sono le se volontà testamentarie.
La scheda viene sigillata dal notaio, poi egli fa sottoscrivere l’atto di ricevimento da i due
testimoni, dal testatore e anche egli stesso sottoscrive con la sua firma.
Il vero momento perfezionativo del negozio è l’atto di ricevimento steso dal notaio.
La scheda può essere non autografa cioè può essere scritta da terzi o da computer (se
scritta da altri o con mezzi meccanici la sottoscrizione deve essere fatta ogni mezza
pagina).
Il testamento segreto può essere fatto anche da chi non sa scrivere, ma non da chi non sa
o non può leggere.
Testamenti speciali
Si ricorre a testamenti speciali solo quando si è impossibilitati a ricorrere al testamento
ordinario ad
(es. x causa di malattia contagiosa, o perché a bordo di navi o aerei, testamenti di militari
ecc.)
Questi testamenti presentano una medesima caratteristica: dopo 3 mesi dalla cessazione
delle causa che ha impedito il testatore di valersi della procedura ordinaria, perdono la loro
efficacia.
- la redazione per iscritto, da parte del notaio, delle dichiarazioni del testatore;
- la sottoscrizione del notaio o del testatore nel caso di testamento per atto di notaio
Per ogni altro difetto di forma il testamento può essere annullato su istanza di chiunque vi
abbia interesse.
216
Si ha la revoca sia:
Il procedimento prevede:
2. verbale redatto nella forma degli atti pubblici e contente la descrizione dello stato del
testamento, la riproduzione del suo contenuto, l’eventuale menzione di apertura del
testamento se sigillato
Il testatore può nominare uno o più esecutori testamentari, i quali hanno il compito di
curare che siano eseguite le disposizioni di ultima volontà del defunto.
Alla fine deve rendere conto della loro gestione e consegnare i beni all’erede. Può anche
attribuire all’esecutore, che non sia erede o legatario, l’incarico di procedere alla divisione
dell’eredità.
La persona a cui il legato è attribuito si chiama legatario, e non risponde dei debiti del de
cuius.
Tipi di legati: legato di cosa altrui, legato di genere, legato alternativo, legato di credito,
legato di
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DIVISIONE DELL’EREDITÀ (cap LXXIX)
La comunione ereditaria
Se uno dei coeredi decida di alienare la sua quota o una parte di essa, gli altri coeredi
hanno il diritto di prelazione cioè il diritto di essere preferiti agli estranei. Se procede senza il
loro consenso, questi hanno diritto a riscattare la quota.
La divisione
Ogni coerede può sempre domandare la divisione. Con la divisione cessa lo stato di
comunione e ogni erede ottiene la titolarità esclusiva di una parte del bene sottoposto in
eredità.
- per opera del giudice se le parti non sono d’accordo (divisione giudiziale).
Divisione contrattuale
Può essere chiesta da uno dei coeredi per ottenere lo scioglimento della comunione
ereditaria, e devono essere chiamati a partecipare tutti i condividenti.
Il contratto di divisione può essere annullato per dolo o per violenza ma non per errore.
Se per errore sono stati omessi dei beni c’è un rimedio: il supplemento di divisione.
Se vi è stato un errore che riguarda la valutazione dei beni c’è un altro rimedio: la
rescissione per lesione. Quest’azione permette al coerede che è stato leso di essere posto
sullo stesso piano degli altri coeredi.
La divisione giudiziale
Può essere chiesta da uno dei coeredi per ottenere lo scioglimento della comunione
ereditaria, e devono essere chiamati a partecipare tutti i condividenti.
Si procede prima alla stima (valutazione) dei beni e poi alla formazione e assegnazioni
delle porzioni. Se le porzioni che vengono formate con i beni in natura non corrispondono al
valore delle quote ereditarie, chi ha avuto la porzione di valore eccedente è tenuto a
pagare agli altri la differenza in denaro (conguaglio).
Cioè il testatore decide a chi assegnare i propri beni. Se il testatore nel fare le porzioni leda
la quota di legittima di un legittimario, questi può agire con l’azione di riduzione.
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I debiti e i crediti ereditari
I debiti e i pesi ereditari (ad es. spese per i funerali) devono essere sopportati da ciascuno
dei coeredi in proporzione alla propria quota di eredità, salvo che il debitore non abbia
disposto altrimenti.
Questa regola vale sia per i rapporti interni tra i coeredi (per i pesi ereditari), sia per i
rapporti esterni (debiti ereditari), e se uno di questi ha pagato l’intero debito potrà
promuovere l’azione di regresso contro gli altri coeredi (ma sempre nei limiti delle quote
ereditarie).
Quindi ciascun creditore non può chiedere ad un coerede più di quanto egli deve in
proporzione alla sua quota ereditaria, a meno che non si tratti di debiti ipotecari dove il
creditore potrà chiedere al singolo coerede l’intero debito, poi ovviamente il coerede
si rifarà promuovendo l’azione di regresso per riavere quanto versato (sempre nei limiti
delle proprie quote ereditarie).
Tutti i coeredi sono tenuti tra di loro alla garanzia per l’evizione.
Quindi tutti i coeredi sono tenuti alla garanzia per l’evizione, cioè sono tenuti alla ripartizione
del danno subito (non è giusto che solo uno subisca il danno).
La collazione
Se il de cuius aveva fatto durante la sua vita delle donazioni o ai figli o al coniuge o ai propri
discendenti, la legge presume che quelle donazioni non sono state altro che un anticipo
sulla futura successione.
Perciò i beni donati devono essere conferiti nella massa attiva del patrimonio del de cuius
per poi procedere alla divisione rispetto alle quote stabilite dal testamento o dalla legge.
I soggetti obbligati a conferire i beni donati sono solo il coniuge, i figli e i discendenti del de
cuius.
- per natura: cioè si restituisce materialmente ciò che è stato ricevuto in donazione (beni
immobili);
- per imputazione: cioè prelevando tanti beni in meno, dal patrimonio ereditario tenendo
conto del valore della donazione ricevuta (per i beni mobili).
Differenza tra collazione e riunione fittizia: nella collazione la riunione delle donazioni
con il patrimonio esistente del de cuius è reale cioè si ha effettivamente; nella riunione
fittizia se non risulta lesa la legittima, l’operazione si riduce ad un calcolo che rimane sulla
carta, se invece risulta lesa le donazioni non rientrano nella massa ereditaria, ma sono
soltanto soggette a riduzione.
La donazione è un contratto. Essa richiede per la sua perfezione l’incontro della volontà di
due parti: non soltanto occorre la volontà del donante di arricchire l’altra parte senza
corrispettivo, ma è necessaria anche l’accettazione del donatario. (a meno che non si tratti
di donazione obnuziale)
219
Elementi della donazione sono:
- L’arricchimento: cioè l’arricchimento del patrimonio del donatario, che può realizzarsi o
cedendo un diritto al donatario o assumendo un obbligazione verso il donatario.
- il contratto preliminare;
(non bisogna però credere che qualsiasi negozio gratuito costituisca una donazione in
quanto la gratuità importa soltanto l’assenza di corrispettivo, ma non implica una
liberalità ossia di determinare spontaneamente l’arricchimento dell’altra parte, elemento
necessario al concetto di donazione).
Donazione indiretta
- in modo indiretto avvalendosi di negozi che hanno una causa diversa da quella liberale
(spontaneità senza corrispettivo) la c.d. donazione mista ad es. vendita a prezzo inferiore
al valore della cosa.
Requisiti e disciplina
- i minorenni;
- l’interdetto;
- l’inabilitato;
- l’incapace naturale.
ECCEZIONE: è fatta per le donazioni a causa di matrimonio (c.d. donazioni obnuziali) che
sono valide anche se compiute da minori o inabilitati purché fatte con l’assistenza delle
persone che esercitano la potestà o la tutela di quel soggetto.
220
Hanno la capacità di ricevere una donazione:
- persone fisiche;
- concepiti;
- persone giuridiche;
Sono incapaci di ricevere cioè non possono ricevere donazione il tutore e il protutore dal
soggetto incapace di cui loro hanno la tutela, a meno che il tutore o il protutore non siano
parenti entro il 4° grado o coniuge o comunque persona stabilmente convivente con
l’incapace.
Forma della donazione: la donazione richiede ad substantiam (pena la nullità) una forma
particolare sia che si tratti di beni mobili che di beni immobili:l’atto pubblico, e che al
momento della donazione ci siano 2 testimoni.
Un'altra condizione che può essere inserita ad una donazione è la condizione di reversibilità
(di ritorno). È una condizione risolutiva e consiste che i beni ritornano al donante nel caso in
cui il donatario muore prima del donante medesimo.
La donazione può essere gravata da modo o onere cioè ad un obbligo del donatario ad
effettuare una donazione entro i limiti della cosa donata. Per l’adempimento del modo
possono agire il donante e qualsiasi interessato anche durante la vita del donante stesso.
L’onere illecito o impossibile si considera come non apposto. Rende nulla la donazione se è
stata l’unico motivo che ha determinato la donazione.
L’errore sul motivo della donazione, la rende annullabile (così come rende annullabile
l’errore sul motivo del testamento) se il motivo risulti dall’atto e sia il solo ad aver
determinato il donante a compiere la donazione.
Il motivo illecito rende nulla la donazione quando risulta dall’atto e sia il solo ad aver
determinato il donante a compiere la donazione.
- sopravvenienza di figli.
Sono ingrati a succedere quei soggetti considerati indegni di succedere, o che sono
colpevoli di ingiuria grave verso il donante.
221
Le ragioni che ricorrono per la donazione non ricorrono in caso di donazioni rimuneratorie o
obnuziali.
La revoca dipende da iniziativa unilaterale del donante. Cioè solo il donante può togliere
efficacia alla donazione.
La sentenza che pronuncia la revocazione, sia per ingratitudine che per sopravvenienza di
figli, condanna il donatario a restituire i beni donati.
La revoca non pregiudica i terzi che hanno acquistato i diritti su quei beni prima della
domanda di revoca al giudice.
PUBBLICITÀ IMMOBILIARE
In linea generale la trascrizione è un mezzo di pubblicità che si riferisce ai beni immobili e
mobili registrati (nave, automobili, aeromobili) e serve a far conoscere ai terzi le vicende
giuridiche riguardante quei determinati beni.
Un diritto reale diventa opponibile a terzi solo per effetto della trascrizione.
Criteri di soluzione:
- per i beni mobili non registrati, il conflitto tra più acquirenti di uno stesso bene dal
medesimo titolare è risolto in base al principio “possesso vale titolo” e della “buona fede”.
Cioè se un proprietario di un bene con successivi contratti aliena a più persone uno stesso
bene, il conflitto è risolto a favore di chi per primo ha conseguito in buona fede il possesso
del bene (viene preferito agli altri).
- per i beni immobili e mobili registrati e in generale per tutti i beni sottoposti a
trascrizione, il conflitto tra più acquirenti di uno stesso bene dal medesimo titolare si risolve
in base alla trascrizione: colui che per primo ha fatto trascrivere in pubblici registri il
trasferimento è preferito rispetto a colui che non ha trascritto o che ha trascritto
successivamente.
N.B. ciò che è determinante ai fini della soluzione dei conflitti tra più acquirenti di uno
stesso bene, non è la data in cui l’atto viene compiuto, ma la data in cui viene
eseguita la trascrizione. (art. 2644)
N.B. Il conflitto tra più acquirenti di uno stesso bene è risolto in due modi diversi a seconda
che siano:
- diritti su beni immobili e mobili registrati: il conflitto si risolve esclusivamente sulla base
della trascrizione, prescindendo dalla buona fede (irrilevanza della buona fede);
- diritti su beni mobili non registrati: il conflitto si risolve sulla base del possesso e della
buona fede dell’acquirente (la buona fede fa parte della fattispecie).
Ovviamente chi ha subito un pregiudizio derivante dalla doppia alienazione di uno stesso
bene può rivolgersi contro il suo venditore e richiedere il risarcimento dei danni essendo
lui il responsabile del danno.
222
Inoltre il primo acquirente, che sia risultato soccombente rispetto a colui che ha
acquistato successivamente ma ha trascritto per primo l’atto, può chiedere il risarcimento
dei danni anche al secondo acquirente se e solo se dimostri che quest’ultimo abbia
acquistato in mala fede (cioè sapeva che il bene fosse stato già venduto ad altri, e quindi
abusando delle regole sulla trascrizione, ha eseguito per prima la trascrizione).
- efficacia positiva: gli atti trascritti si presumono noti a terzi e quindi e opponibili a terzi.
La trascrizione per la maggior parte dei negozi, rappresenta solo un onere per le parti,
infatti nessuno mi obbliga ad effettuare la trascrizione, ma è nel mio interesse effettuarla se
voglio rendere l’atto opponibile ai terzi.
Questo vuol dire che nei registri immobiliari non abbiamo una rilevazione di tutte le vicende
che hanno interessato un certo bene, ma troviamo tutte le vicende che hanno interessato
una certa persona.
Quindi per sapere qualcosa su un bene (ad es. di chi è la proprietà) devo partire dal
soggetto cioè devo ricostruire tutti gli atti che hanno riguardato quel bene, indagando sui
soggetti che ne hanno avuto la proprietà.
223
Principio di continuità delle trascrizioni
Nei casi in cui un atto di acquisto è soggetto a trascrizione, le successive trascrizioni non
producono effetto se non è stato trascritto l’atto anteriore di acquisto.
- contratti relativi a diritti personali su beni immobili solo se superano una certa durata;
- transazioni (contratti con i quali le parti, facendosi reciproche concessioni, pongono fine
ad una lite) ma solo se riguardano modificazioni dei diritti menzionati ai numeri
precedenti;
- sentenze che operano costituzioni, modificazioni, trasferimenti dei diritti menzionati nei
punti precedenti.
- le convenzioni matrimoniali.
Gli atti di destinazione sono quegli atti che riguardano beni immobili o mobili registrati che
una persona decide di destinare ad un beneficiario per la realizzazione di interessi meritevoli
di tutela.
Con la trascrizione gli atti di destinazione diventano opponibili ai terzi. Deve essere fatto
con atto pubblico.
Con la destinazione si realizza una separazione dei beni cioè quei beni possono essere
utilizzati solo per la realizzazione del fine di destinazione anche dai successivi acquirenti.
224
(Se una persona con un atto di destinazione trascrive che un immobile viene utilizzato come
ricovero per disabili, il successivo acquirente di quell’immobile non potrà cambiare la sua
destinazione, e i creditori del nuovo acquirente non potranno rifarsi sul bene sottoposto a
destinazione).
Il vincolo però non può durare per un periodo superiore ai 90 anni o alla durata della vita del
beneficiario.
La dottrina sostiene che tra gli atti di destinazione suscettibili di trascrizione rientrerebbero
anche i trust, il cui effetto è proprio quello di destinare un determinato bene a uno
specifico scopo, vincolando il trustee a rispettarlo e evitando che i beni del trust vadano
confusi con il patrimonio del trustee.
La trascrizione delle domande giudiziali serve per mettere a conoscenza i terzi che è stata
proposta una domanda giudiziale con la quale viene contestata la titolarità di un diritto su
un bene immobile o mobile registrato.
La trascrizione della domanda giudiziale funge da prenotazione di quel bene cioè prevale
su qualsiasi diritto acquistato da terzi, sul bene oggetto della lite, se trascritto
successivamente alla trascrizione della domanda giudiziale.
Qualora i terzi abbiano trascritto il loro titolo anteriormente alla trascrizione della
domanda giudiziale, l’eventuale accoglimento della domanda non potrà pregiudicare i terzi
stessi.
- domande di rivendicazione.
- con sentenza;
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Per la trascrizione delle domande giudiziale bisogna invece presentare copia
autenticata della domanda giudiziale, munita di relazione di notifica alla controparte.
Per la trascrizione dei diritti sui beni mobili registrati il cod. civ. fa rinvio alle leggi della
navigazione e alle leggi speciali. In mancanza si osservano le norme dei diritti sui beni
immobili.
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