Sei sulla pagina 1di 42

IL DIRITTO

La parola diritto presenta la medesima radice che si ripete nelle diverse lingue (derecho, droit, right).
In tale radice è insita l’idea di indirizzare e governare i comportamenti dell’uomo e rimanda all’idea
di giustezza e linearità (righello, regole).

LE REGOLE DI DIRITTO

Regole di diritto: un insieme di regole che hanno valore legale e che esprimono un comando.
Prescrivono comportamenti in modo generale e astratto, ciò che si può o si deve fare nelle situazioni-
tipo previste dalle regole stesse (es. art. 927 c.c.).

Sono diverse dalle sentenze, che contengono prescrizioni individuali e concrete; e, ad es., da una
ordinanza comunale che contiene prescrizioni generali ma concrete (ad es. divieto di ingresso nel
centro città nei giorni …, dovuto alla concreta situazione pandemica).

Nei sistemi giuridici l’applicazione delle regole è affidata all’autorità di un giudice.

Una regola di diritto è tale se si forma nei modi di produzione previsti dal sistema (= fonti del diritto
conosciute e legittimate) per quell’ordinamento giuridico.

Ordinamento giuridico: un insieme delle regole che vigono in un certo paese (es. ordinamento
italiano, ordinamento francese etc.).

FONTI DEL DIRITTO

Fonte del diritto: ogni atto/fatto idoneo a produrre norme giuridiche in un sistema dato (per noi è il
sistema italiano).

Nei sistemi giuridici di oggi ce ne sono che si basano su atti legislativi (es. il nostro, quello francese
e tedesco), ed altri che si basano sui precedenti giudiziari (es. sistema inglese e nordamericano).

Le fonti di tipo legislativo, si basano su regole prodotte seguendo un procedimento in cui una certa
autorità ha il potere di produrre un testo contenente regole giuridiche (es. in Italia: le due camere del
Parlamento).

Invece i sistemi che si basano sul precedente giudiziario procedono così: si basa sul modello di
“precedente giurisprudenziale”, attraverso il quale i giudizi vengono stabiliti sulla base di altre
precedenti sentenze di casi tra loro simili.

Si contrappongono sistemi di civil law (es. ordinamento italiano, spagnolo, francese) e sistemi di
common law (es. ordinamento inglese, nordamericano, australiano).

Da dove si comprende quali sono le fonti di un certo ordinamento?

Sono le norme di produzione (super norme) a stabilire quali sono le fonti del diritto in un certo
sistema (es. art. 1 disp. prel. cod. civ., art. 70 Cost.).

La sorgente dell’intero sistema è però un fatto storico - un’Assemblea costituente ha prodotto la


nostra Costituzione - altrimenti per legittimare una fonte bisognerebbe risalire all’infinito.
Le fonti del diritto italiano (l’elenco va attualizzato) art. 1, risale al 1942 adottato con regio decreto:

1. Le leggi;

2. I regolamenti;

3. Le norme corporative;

4. Gli usi.

Oggi la gerarchia delle fonti è la seguente:

1. La Costituzione repubblicana del 1948 – i trattati istitutivi dell’unione europea – carta dei
diritti fondamentali dell’unione europea;

2. Leggi in senso ampio (statali, regionali, decreti legislativi, decreti-legge);

3. Regolamenti (di governo, di regioni, di province, di comuni);

4. Norme corporative (contratti collettivi);

5. Usi normativi o consuetudini (cosa si fa di consuetudine per normare una certa situazione
in assenza di regole).

Il nostro Codice civile deve rispettare i principi costituzionali e quelli che derivano dalla nostra
appartenenza all’Unione Europea.

Cosa disciplina il diritto privato?

Il diritto pubblico regola rapporti tra soggetti in condizioni di disparità (es. da una parte il cittadino
dall’altra lo Stato, la regione, la provincia etc.). Regola quindi interessi generali, pubblici, (di solito)
indisponibili che vengono tutelati da quelle disposizioni. C’è un interesse pubblico tutelato.

Il diritto privato, diversamente da quello pubblico, regola interessi particolari tra soggetti in
condizione di parità, riferiti ai singoli individui, e li considera normalmente come interessi
disponibili (es. posso decidere se la casa di proprietà la vendo o la metto in locazione).

L’ordinamento giuridico italiano è un ordinamento di diritto codificato; i codici sono grandi testi
legislativi che avevano l’ambizione di ordinare e regolare l’intero ramo del diritto. Gli ordinamenti che
hanno un codice si sono basati sull’idea che ci potesse essere un testo legislativo che risolveva ogni
possibile questione della materia, che potesse racchiudere in uno unico volume le risposte a tutte le
necessità di normazione di quella certa materia. Il nostro attuale Codice civile risale al 1942 (ed
è stato negli anni più volte modificato, attraverso il procedimento di «novellazione»).

Il diritto privato trova però disciplina anche in leggi c.d. collegate che stanno al di fuori del testo del
codice (es. legge sul divorzio del 1970, legge sulle unioni civili e le convivenze del 2016).

È il codice (fonte principe del diritto privato) però che ancora contiene principi fondamentali, utili a
comprendere anche il contenuto delle leggi collegate.

IL CODICE CIVILE

Il codice è suddiviso in sei Libri: Delle persone e della famiglia, Delle successioni, Della proprietà,
Delle obbligazioni, (Del lavoro), Della tutela dei diritti.
Nella gerarchia delle fonti, il Codice civile si trova al livello della legge ordinaria (è al secondo
gradino della nostra gerarchia).

Le disposizioni del codice e delle leggi collegate devono rispettare i principi fondamentali della
materia contenuti nella Costituzione, pena l’incostituzionalità delle disposizioni.

LA NORMA GIURIDICA

La norma giuridica ha uno schema logico costante: se si verificano certi fatti, allora ci si dovrà o
potrà comportare in un certo modo o si produrranno determinati effetti (es. art. 2043 c.c.).

La situazione descritta dalla norma è la fattispecie astratta. Quindi, descrizione della norma =
fattispecie astratta.

La situazione pratica a cui si applica la regola di diritto è la fattispecie concreta. Quindi, il caso
concreto che si presenta nella realtà = fattispecie concreta.

Il procedimento di qualificazione viene messo in atto dagli avvocati e dai giudici. È un’operazione
interpretativa diretta a realizzare una connessione tra la norma giuridica e il fatto giuridico concreto,
(il quale viene dunque ricondotto ad una fattispecie astratta in modo da poter così individuare la
disciplina applicabile).

LA RATIO DELLE REGOLE DI DIRITTO

La ratio di una disposizione normativa è lo scopo, la ragione, per cui essa è stata adottata.
L’interpretazione che ne tiene conto è detta «interpretazione logica», va presa in considerazione
l’intenzione del legislatore (cfr. anche art. 12, comma 1, disp. prel. cod. civ.).

Es. In un certo periodo, durante la pandemia, dopo le ore 11.00 la consumazione al bar poteva
avvenire soltanto seduti ai tavoli (regola-fattispecie astratta). In un bar tutti i tavoli erano occupati,
così la barista propone al nuovo cliente di sedersi e condividere il tavolo con degli sconosciuti
(fattispecie concreta). La disposizione non specificava che questo fosse vietato, ma la ratio di essa
portava ad interpretarla in tal senso.

ANALOGIA

Lo scopo dei codici è quello di avere un testo comodo che disciplini un certo ramo del diritto (es.
diritto penale, diritto privato) con completezza. Cosa accade se un giudice deve decidere un caso
concreto che non è contemplato da nessuna norma (lacuna)?

È il caso in cui una certa fattispecie concreta non era né stata prevista né contemplata da nessuna
disposizione. Qui sopperisce l’analogia: procedimento logico-interpretativo attraverso il quale si
intende porre rimedio ad alcune lacune dell’ordinamento (prevista dall’art. 12 interpretazione della
legge, comma 2, disp. prel. cod. civ.):

- si utilizzano disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe (analogia legis) («simili»
nel senso che sarebbero fondate su una medesima ratio).

- in mancanza, si utilizzano i principi generali dell’ordinamento giuridico (analogia iuris), ossia


quelle linee di tendenza che formano l’ossatura dell’ordinamento e si ricavano dalla considerazione
dell’ordinamento nel suo complesso.
SITUAZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE

Rapporto giuridico: relazione disciplinata dalla legge in cui in cui ciascuna delle parti è investita di
una situazione giuridica soggettiva (es. debitore – creditore).

Situazione giuridica soggettiva: situazione in cui si trova un soggetto per effetto dell’applicazione
di regole di diritto. Può essere attiva (quella della parte avvantaggiata) o passiva (quella della parte
svantaggiata).

Le principali situazioni giuridiche soggettive sono:

1. OBBLIGO: situazione passiva, di svantaggio, in cui un soggetto è tenuto a fare o a non


fare qualcosa (divieto) (es. art. 927 c.c. «Chi trova una cosa mobile deve restituirla al
proprietario»).

2. FACOLTA’: situazione attiva, di vantaggio, in cui il soggetto può lecitamente compiere un


atto indicato da una norma (es. art. 832 c.c. «Il proprietario ha diritto di godere (…) delle
cose»).

3. POTERE: situazione attiva, di vantaggio, in cui il soggetto può compiere un atto


efficacemente, ossia producendo determinate conseguenze giuridiche (es. art. 832 c.c. «Il
proprietario ha diritto di (…) disporre delle cose»).

4. ONERE: situazione passiva, di svantaggio, in cui il soggetto può ottenere un certo risultato
solo se tiene un determinato comportamento (a cui non è obbligato) (es. art. 2697 c.c. in
tema di onere della prova «Chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne
costituiscono il fondamento»).

5. SOGGEZIONE: situazione passiva, di svantaggio, in cui il soggetto subisce le


conseguenze l’esercizio di un potere altrui (es. figli minorenni nei confronti dei genitori
che esercitano la responsabilità genitoriale).

6. DIRITTO SOGGETTIVO: situazione attiva, di vantaggio, situazione di un soggetto a cui la


legge attribuisce un potere per la tutela primaria e diretta del proprio interesse (potere
di impedire altrui interferenze, o di pretendere un altrui comportamento…); a volte sono
posizioni complesse che comprendono facoltà, poteri e doveri (es. diritto di proprietà).

I diritti soggettivi si distinguono principalmente in:

- diritti soggettivi assoluti (si possono far valere verso tutti, erga omnes) (es. proprietà e altri
diritti reali, diritti della persona come il diritto all’integrità fisica art. 5 c.c.).
- diritti soggettivi relativi (si possono far valere solo nei confronti di determinati soggetti) (es.
diritti di credito, diritti personali relativi).
- diritti potestativi (il titolare esercitando il suo potere determina direttamente una
modificazione nella situazione giuridica della controparte es. contraente che esercita diritto
di recesso dal contratto).

7. OBBLIGAZIONE: situazione passiva, di svantaggio, particolare forma di obbligo, quando


un soggetto (il debitore) è tenuto ad un comportamento suscettibile di valutazione
economica verso un altro soggetto (il creditore). Il debitore è tenuto all’obbligazione.
FATTI E ATTI GIURIDICI

I fatti sono giuridici se a quell’atto il diritto collega effetti giuridici.

I fatti giuridici si dividono in:


1. Fatti in senso stretto (es.: nascita, morte, crollo di un edificio);
2. Atti giuridici, sia leciti che illeciti (es. contratto, testamento, matrimonio, atto illecito
extracontrattuale). Riferiti ad un certo soggetto, per questo qui si rileva la riferibilità dell’atto
a un soggetto in quanto atto consapevole e volontario, o comunque a lui riferibile in base ad
altri criteri.

Atti giuridici illeciti: illecito contrattuale (es. inadempimento di un’obbligazione: riparare le ante;
pagare una somma, risarcire il danno al creditore), illecito extracontrattuale (es. chi guida e provoca
l’investimento di una persona, il crollo di un edificio a causa di una mancata manutenzione). Non
c’era un’obbligazione preesistente né un rapporto obbligatorio.

Atti giuridici leciti: manifestazioni di volontà (es. contratto, testamento, matrimonio, procura) o
dichiarazioni di conoscenza (es. la confessione, il giuramento).

Gli atti giuridici leciti sono la manifestazione della «autonomia privata»: possibilità di decidere
come regolare i propri interessi.

Una distinzione importante si fa in base alla struttura dell’atto: atti unilaterali (manifestazione di
volontà di una parte), atti bi e plurilaterali (manifestazioni di più parti che si incontrano).

Ad esempio, il contratto può essere un atto bi-laterale (quando abbiamo 2 manifestazioni di volontà)
o pluri-laterale (es. contratto di società). Gli altri atti sono unilaterali (es. testamento, procura).

IL NEGOZIO GIURIDICO

Negozio giuridico (preso a prestito dall’ordinamento tedesco): rappresenta un modo per riunire
sotto un unico capello atti giuridici leciti. È un modo di sistemare la materia per colmare lacune
quando ci sono nell’ordinamento.

Utilizziamo questa categoria unitaria perché è utile a riconoscere che le manifestazioni di volontà
sollevano molti problemi simili e così, quando serve, per risolverli si può impiegare l’interpretazione
sistematica e l’analogia.

- Negozio giuridico: manifestazione di volontà diretta a costituire, regolare, o estinguere


rapporti giuridici.
- Testamento: manifestazione unilaterale della volontà.
- Matrimonio: accordo tra due manifestazioni di volontà.
- Contratto: accordo di due o più parti per costituire, o regolare, o estinguere tra loro un
rapporto giuridico patrimoniale.

Accordo tra due o più parti (composte anche da più soggetti).

Chi è un attore rilevante?

I soggetti di diritto: centri di riferimento di rapporti giuridici, chi può essere titolare di diritti e obblighi
nell’ordinamento.

2 categorie diverse:
- Persone fisiche (art. 1-10 noi esseri umani) disciplinate nel libro primo del Codice civile,
dedicato alle persone e alla famiglia. Dotate di capacità giuridica e di capacità di agire.
- Persone giuridiche (art. 11 e seguenti, ss, seguenti, successivi) costituiscono dei
raggruppamenti di singoli, come le società, le associazioni, gli enti pubblici. Dotate di
personalità giuridica.

PERSONE FISICHE

La capacità giuridica non può essere tolta a nessuno per motivi politici.

Art 1. Capacità giuridica: si acquista al momento della nascita (fa riferimento alla respirazione
autonoma) e termina con la morte. Attitudine (o capacità) ad essere titolari di diritti e obblighi (sia di
situazioni giuridiche vantaggiose che svantaggiose).

Il concepito ha diritti patrimoniali condizionati alla nascita: diritti di succedere e ricevere per
donazione (v. art. 1, art. 462 e art. 784 c.c.).

Art 2. Capacità di agire: attitudine a compiere validamente atti giuridici. Si acquisisce (di regola) al
compimento dei 18 anni. È un qualcosa di attivo. Perché proprio 18? Per una questione di comodità,
per non paralizzare il traffico giuridico (ratio).

Esistono delle ipotesi in cui è prevista una diversa età per il compimento di determinati atti
(capacità speciale d’agire: es. art. 250, ult. co., c.c.).

IPOTESI DI INCAPACITÀ DI AGIRE

Suddivisi in due rami:

- Incapacità legale di agire (o incapacità dichiarata dalla legge): es. i minorenni, l’interdetto,
l’inabilitato, il beneficiario di un’amministrazione di sostegno. Queste sono ipotesi di fragilità
(es. infermità di mente, infermità fisiche, uso di sostanze alcoliche e stupefacenti), dichiarate
a monte. I soggetti possono materialmente compiere atti, ma quegli atti non sono validi.

Minore d’età: è teoricamente privo della capacità di agire (incapacità assoluta) (art. 2 c.c.)
> rappresentato dai genitori (art. 320 c.c.), che hanno la responsabilità genitoriale / o dal tutore
(se i genitori muoiono o decadono dalla responsabilità genitoriale)
> gli atti che il minore realizza da solo sono, di regola, annullabili (cfr. più avanti per il contratto gli
artt. 1425 s.)
> esistono però degli ambiti di autonomia e di capacità del minore (es. matrimonio del sedicenne,
riconoscimento di figlio, c.d. atti della vita quotidiana).

Strumenti di protezione dei maggiorenni deboli:

Si ottengono tramite un provvedimento del giudice.

1. INTERDIZIONE GIUDIZIALE
Presupposti: condizione di grave e abituale infermità di mente che rende incapaci di provvedere
ai propri interessi (art. 414 c.c.).

Effetti: perdita totale della capacità di agire (ma v. art. 427, comma 1, c.c.). L’interdetto è
rappresentato legalmente da un tutore che lo sostituisce in tutti gli atti, salvo che in quelli
personalissimi, che non possono essere compiuti (es. non può sposarsi, redigere un testamento,
riconoscere un figlio fuori dal matrimonio, questi atti non possono essere compiuti né da lui né da
qualcun’altro). Gli atti compiuti dall’interdetto, o dal tutore senza le richieste autorizzazioni, sono
annullabili (artt. 427 e 1425, comma 1, c.c.).

Pubblicità: gli atti relativi all’interdizione sono pubblicizzati nel registro delle tutele (cancelleria
Tribunale) e annotati a margine dell’atto di nascita. Ratio: proteggere il patrimonio familiare.
L’interdetto è quindi tagliato fuori dalla società. Prevede misure standard.

*diversa è l’interd. legale (pena accessoria del condannato all’ergastolo o alla reclusione per non
meno di cinque anni); non riguarda gli atti di natura personale (art. 32 c.pen.)

*Pubblicità: è lo strumento che l'ordinamento prevede per rendere certi nei confronti dei terzi gli
accadimenti giuridici.

2. INABILITAZIONE, forma meno grave

Presupposti (art. 415 c.c.):

a) infermità di mente non tanto grave da far luogo all’interdizione;


b) prodigalità (spendere con larghezza eccessiva), abuso abituale bevande alcoliche o di
stupefacenti, che espongano la persona o la sua famiglia a gravi pregiudizi economici
(possibile inabilitare queste persone);
c) sordità o cecità dalla nascita o dalla prima infanzia.

Effetti: sì ad atti personali e atti di pubblica amministrazione, negli atti di straordinaria


amministrazione (es. locazione etc.) viene assistito da un curatore, che integra la sua volontà +
autorizzazione giudiziale (v. artt. 424 e 394 c.c.; v. però art. 427 c.c.). Senza la volontà dell’interdetto
non si compie l’atto.

Pubblicità: gli atti relativi all’inabilitazione sono pubblicizzati nel registro delle tutele (cancelleria
Tribunale) e annotati a margine dell’atto di nascita. Ratio: proteggere il patrimonio familiare. Prevede
misure standard.

3. AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO

Istituto giovane, orientato sulla persona. Non prevede misure standard che vengono stabilite da un
decreto, perché non siamo tutti uguali. È un vestito su misura.

Presupposti (art. 404 c.c. introdotto dalla l. n. 6/2004): infermità/menomazione fisica o psichica che
provochi impossibilità di provvedere ai propri interessi (anche solo parziale o temporanea).

Effetti: non sono predeterminati dalla legge, variano da caso a caso. Nel decreto di nomina
dell’amministratore di sostegno devono essere indicati gli atti per cui eventualmente l’amministratore
di sostegno deve rappresentare o solo assistere il beneficiario.
Per gli atti non indicati conserva piena capacità, come pure per quelli necessari a soddisfare le
esigenze della vita quotidiana (artt. 405 e 409 c.c.)
Pubblicità: il decreto del giudice tutelare è annotato nel registro delle amministrazioni di sostegno
(cancelleria Tribunale) e annotato a margine dell’atto di nascita.

- Incapacità naturale di agire (o di fatto o di intendere o di volere): nessun provvedimento a


monte, non è dichiarata a monte, possibile annullare questo atto (strumento a suo favore),
non è un incapace dichiarato.
Per l’annullamento dell’atto:
1. deve provare di essere stato incapace di intendere o volere al momento dell’atto;
2. pregiudizio dimostra la malafede del contraente.

PERSONE GIURIDICHE

Le persone giuridiche non esistono nella loro fisicità, ma sono entità create dal diritto.

Gli individui tendono ad aggregarsi per «unire le forze» e raggiungere più agevolmente scopi comuni.
Il diritto finge che quell’insieme di singoli costituisca una persona distinta dai singoli che la
compongono. Anche gli enti possono essere titolari di diritti e obblighi e compiere atti giuridici.

Lo scopo di questa finzione è che i componenti della persona giuridica possano controllare risorse
e attività dell’ente, salvaguardando il proprio patrimonio personale: è l’«autonomia patrimoniale».

Gli enti in generale sono dotati di soggettività giuridica, ma sono persone giuridiche (hanno
personalità giuridica) solo gli enti che godono di autonomia patrimoniale perfetta (rispondono
delle loro obbligazioni solo con il loro patrimonio: cfr. società di capitali v. società di persone)

Gli enti posso godere di autonomia patrimoniale perfetta o imperfetta.

Gli enti si distinguono in:

- Enti profit (le società: libro V Codice civile) ed enti non profit (fondazioni, associazioni,
comitati: Libro I).
- Enti con personalità giuridica (es. società di capitali, associazioni riconosciute, fondazioni)
ed enti non personificati (es. società di persone, associazioni non riconosciute, comitati,
organizzazioni non profit).

La personalità giuridica si acquisisce solo attraverso un riconoscimento formale che si compie


attraverso l’iscrizione nel Registro delle imprese/nel Registro delle persone giuridiche.

Solo gli enti dotati di personalità giuridica (persone giuridiche) godono di autonomia patrimoniale
perfetta; dunque, rispondono delle loro obbligazioni SOLO con il proprio patrimonio (società di
capitali, associazioni riconosciute…).

Libro terzo dedicato alla proprietà

BENI, DIRITTI REALI E POSSESSO

Beni = «sono beni le cose* che possono formare*** oggetto di diritti**» (art. 810 c.c.)
* che esistono nel mondo della materia, non necessariamente visibili o tangibili (anche le energie
es. energia elettrica)
** cose scarse (non aria o acqua del mare)
*** ad esempio, i pesci prima della pesca, le cose abbandonate: sono beni anche prima che qualcuno
se ne appropri

Si distinguono in:

COSE GENRICHE E COSE SPECIFICHE:

- Cose generiche: quelle per cui alle parti non interessa l’identità, ma solo l’appartenenza a
un genere (tipo di cosa, qualità…) (es. tot. litri di olio extravergine di oliva, una Kia Picanto).
V. art. 1378 c.c. Mi interessa la quantità, ma non l’individualità.
- Cose specifiche: quelle che interessano alle parti nella loro identità (es. quel quadro). V. art.
1376 c.c.

COSE FUNGIBILI E INFUNGIBILI

- Cose fungibili: sostituibili (le cose generiche sono spesso fungibili, il denaro, in genere le
cose prodotte in serie) (sono oggetto di mutuo).
- Cose infungibili: non sostituibili (es. quadro).

BENI IMMOBILI E MOBILI

- Immobili: tutto ciò che è naturalmente o artificialmente incorporato al suolo (es. alberi, edifici,
corsi d’acqua, gli edifici e le altre costruzioni, anche se unite al suolo a scopo transitorio).
Anche gli edifici galleggianti quando sono saldamente assicurati alla riva.
Beni mobili registrati: (auto, moto, aerei e alcuni natanti) per la circolazione hanno una
pubblicità tramite registri, come i beni immobili (art. 815 c.c.).
- Mobili: tutti gli altri beni (anche i diritti di credito).
Ai diritti che non hanno per oggetto beni immobili si applicano le regole sui beni mobili
(es. diritti di credito; art. 813 c.c.).

LA PROPRIETÀ

Diritto soggettivo assoluto: va rispettata da tutti (erga omnes)

Contenuto del diritto di proprietà (art. 832 c.c.): «Il proprietario ha diritto di godere e disporre delle
cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l'osservanza degli obblighi stabiliti
dall'ordinamento giuridico». (La seconda parte della disposizione oscura il contenuto della prima
parte).

Godere: facoltà, trarre ogni possibile utilità dalla cosa, sia usandola direttamente sia ricavandone
frutti naturali o civili (es. ricavare un canone o darla in locazione).

Disporre: potere, disporre del diritto, quindi determinare la destinazione giuridica della cosa (es.
decidere se donarla, venderla, darla in locazione).

In modo pieno: entro i limiti stabiliti (divieto di atti emulativi, divieto di immissioni) e con l’osservanza
degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico.

- Divieto di atti emulativi (art. 833 c.c.): «il proprietario non può fare atti, i quali non abbiano
altro scopo che quello di nuocere o recare molestia ad altri» (un tale uso della cosa non
rientra nelle facoltà del proprietario, es. siepe nel cortile a distanza legale ma che abbia il
solo scopo di rendere più buia e umida la proprietà del vicino).
- Divieto di immissioni che rientra nei rapporti di vicinato.

I rapporti di vicinato limitano le facoltà di godimento della cosa e sono:


- automatici
- reciproci
- gratuiti (perché manca uno squilibrio di vantaggi)

Il divieto di immissioni (art. 844 c.c.) rientra tra i rapporti di vicinato.


- Le immissioni sono fumi, calore, esalazioni, rumori, scuotimenti e «simili propagazioni», che
vengano dal fondo del vicino.
- Devono essere sopportate dal proprietario se non superano la normale tollerabilità, avuto
anche riguardo alla condizione dei luoghi (es. zona residenziale, zona con negozi e
abitazioni...).
- Nell'applicare questa norma l'autorità giudiziaria deve contemperare le esigenze della
produzione con le ragioni della proprietà (a volte la riduzione delle immissioni comporta
costi eccessivi). Può tener conto della priorità di un determinato uso.
- Rimedi (non previsti espressamente): ordine di cessare l’abuso, ordine di adottare misure
per ridurre le immissioni, eventuale risarcimento del danno ex art. 2043 c.c.

Esclusivo: caratteristica fondamentale della proprietà, diritto soggettivo assoluto; è lo ius excludendi
omnes alios (pretesa verso tutti a non vedere ostacolato il pieno godimento del bene).

Imprescrittibilità del diritto di proprietà (art. 948, comma 3, c.c.): il diritto di proprietà non si perde
se il proprietario non lo esercita per un certo periodo di tempo (il diritto di credito invece si prescrive).

Come si acquista la proprietà? Come si diventa proprietari?

I fatti/atti giuridici che fanno acquistare la proprietà sono elencati nell’art. 922 c.c.

Si dividono in:

- Metodi di acquisto derivato: il diritto dell’attuale proprietario viene da un altro proprietario


es. l’acquisto avviene tramite contratto, tramite successione per causa di morte. Il diritto
dell’avente causa dipende da quello del dante causa, se il titolo del dante causa viene meno,
viene meno anche quello dell’avente causa.

- Metodi di acquisto a titolo originario: chi acquista indipendentemente dal diritto del
precedente proprietario es. l’occupazione (art. 923 c.c.), possesso di buona fede di cose
mobili e usucapione (art. 1153 c.c. e artt. 1158 ss.: rinvio) (solo per cose mobili
abbandonate o animali soggetti a cacciagione regolare). L’occupazione si ha con la presa
di possesso di cose mobili abbandonate (res derelictae), pesci presenti in acque pubbliche
e selvaggina cacciata regolarmente (res nullius). Non gli immobili (v. art. 827 c.c.).

DIRITTI REALI SU COSA ALTRUI (O LIMITATI)

Costituiscono un numero chiuso: sono solo quelli previsti dall’ordinamento.

Limitati dall’altrui proprietà.


Diritti reali su cosa di proprietà di altri.

Comprimono il diritto di proprietà, che però si riespande appena il diritto altrui sulla cosa cessa
(elasticità della proprietà). Il nudo proprietario ha la possibilità di riespandere la proprietà; infatti,
l’usufrutto ha un limite di tempo.

I diritti reali si distinguono in:

- Diritti reali di godimento (perché garantiscono variamente al titolare l’utilizzo della cosa):
uso, abitazione, servitù, usufrutto.

USUFRUTTO

Usufrutto: è un diritto reale (soggettivo assoluto) su cosa altrui (di proprietà di qualcun altro, sia
immobile che mobile). Viene costituito un diritto di usufrutto a favore dell’usufruttuario.

DIRITTI DELL’USUFRUTTUARIO:
- diritto di godere della cosa (= uso diretto e indiretto della cosa, percezione dei frutti naturali
e civili), con il limite di rispettarne la destinazione economica (981). Diritto limitato nel tempo;
- diritto di ottenere il possesso della cosa, per poter realizzare il godimento (982);
- diritto di disporre del proprio diritto di usufrutto (per un certo tempo/per tutta la sua durata).

OBBLIGHI DELL’USUFRUTTUARIO:
- usare la diligenza del buon padre di famiglia (= diligenza media) nel godimento (1001);
- fare l’inventario e prestare garanzia (garanzia di restituire il bene) (1002);
- pagare le spese di ordinaria manutenzione e le imposte:

OBBLIGHI E POTERI DEL «NUDO PROPRIETARIO»:


- deve provvedere alle riparazioni straordinarie (che mantengono il loro valore nel tempo)
(1005);
- ha il potere di disporre della nuda proprietà (ha un valore perché alla cessazione
dell’usufrutto si riespanderà).
La nuda proprietà ha un valore perché destinata a riespandersi. Il nudo proprietario ha
l’involucro di quel diritto, ma non ha la sostanza che spetta all’usufruttuario che ha il diritto di
godere di quel bene. Quando cessa l’usufrutto la proprietà si riespande e torna ad essere piena.

Come nasce?
In modo derivativo o originario:
- per contratto o per testamento (dipende dal proprietario, volontà privata);
- per usucapione (non dipende dal proprietario).

Quanto dura?

Sempre limitato nel tempo, non può durare oltre la vita dell’usufruttuario (anche se viene ceduto); se
è a favore di una persona giuridica non può durare più di 30 anni (979, 980).

Come cessa?

- morte dell’usufruttuario o perché è scaduto il termine previsto per l’usufrutto (979);


- prescrizione; l’usufrutto si prescrive, se non lo uso x 20 anni, il mio diritto si prescrive (1014);
- «confusione» (riunione di proprietario e usufruttuario nella stessa persona) (1014);
- perimento della cosa (1014).
Tanto più alto sarà il valore della mia proprietà quanto presumibilmente più breve è la durata del
rispettivo usufrutto, perché la proprietà è destinata a riespandersi.

SERVITU’ PREDIALI

Servitù: (art. 1027): peso imposto sopra un fondo (f. servente: limitato dalla servitù altrui) per l'utilità
di un altro fondo (f. dominante) appartenente a diverso proprietario (appartenere a due proprietari
diversi).

Diritto reale soggettivo assoluto (rispettato da tutti i consociati) su cosa altrui.

Per il proprietario del fondo servente ne può derivare un obbligo di non fare o di lasciar fare es.
lasciar passare sulla mia proprietà, ma non di fare, non gli si può imporre di fare qualcosa es. non
sopraelevare di uno o più piani una casa (art. 1030).

I fondi devono essere vicini, anche se non necessariamente confinanti.

Le servitù prediali insistono su un bene immobile.

Come nasce la servitù (art. 1031)? Le parti trovano un accordo, tramite contratto, o tramite
sentenza coattiva. Che cos’è? Un meccanismo che fornisce una tutela per il f. dominante.

1. coattivamente mediante sentenza costitutiva (che costituisce la servitù stessa) (vale solo
per le servitù coattive)

2. volontariamente (per contratto o testamento)

3. per usucapione (possesso prolungato, vale solo per le servitù apparenti, ossia che
richiedono un’opera visibile e permanente es. un ponte):

4. destinazione del padre di famiglia (vale solo per le servitù apparenti) (1062): fattispecie in
cui la servitù deriva dallo stato di cose determinatosi tra due fondi (adesso divisi tra loro)
quando appartenevano a un medesimo proprietario

Le servitù si distinguono in:


- coattive: sono indicate tassativamente agli artt. 1032 ss. c.c. (s. di acquedotto e scarico, s.
di passaggio, s. di elettrodotto). Sono situazioni che per la piena utilizzabilità di un fondo
NECESSITANO che sia imposto un peso su un altro fondo;
n.b. la situazione dà diritto di ottenere la costituzione della servitù (s. non ancora costituita),
che poi potrà essere costituta o per contratto (che preveda un’indennità per il proprietario del
f. servente), o mediante sentenza costitutiva (se il proprietario del f. servente si rifiuta di
adempiere il suo obbligo a contrarre: art. 2932) che costituisce la servitù;
- volontarie: le altre.

Le servitù si estinguono:
- per prescrizione, per non uso per 20 anni (1074);
- per «confusione» (1072).

- Diritti reali di garanzia: (perché assicurano al creditore pignoratizio o ipotecario la possibilità


di soddisfarsi sul bene a preferenza di altri creditori): pegno e ipoteca.
POSSESSO

Possesso (art. 1140): potere (di fatto) sulla cosa che si manifesta in un’attività corrispondente
all’esercizio della proprietà o di altro diritto reale (es. usufrutto). Potere di fatto, non per forza
giustificato dalla legge (es. un ladro).

N.B. concetto distinto da quello di proprietà: la condotta del possessore potrebbe essere anche
non lecita, ossia potrebbe non esservi il diritto (di proprietà o altro diritto reale) sottostante.

Effetti del possesso:

- protezione dello stato di fatto da spogli/molestie mediante le «azioni possessorie», utili sia al
possessore-titolare del diritto (che così evita le difficoltà connesse alle azioni petitorie), che
al mero possessore (evitando che il titolare si faccia ragione da sé) (rinvio)
- acquisto a titolo originario della proprietà o di altro diritto mediante usucapione o mediante
l’art. 1153 c.c.

Requisiti del possesso: il possessore deve tenere/usare la cosa con l’animus possidendi, come la
terrebbe il titolare del diritto (diversamente dal detentore, che nel comportamento riconosce un altrui
diritto sulla cosa: es. locatario).

Il possesso (non la detenzione) si presume in chi esercita il potere di fatto sulla cosa (1141).

Come si acquista il possesso:


- in modo originario - se esso non viene trasferito da un soggetto ad un altro, bensì si
costituisce autonomamente in capo al nuovo titolare (indipendentemente da chi lo possedeva
- prima, per apprensione es. il ladro, o prendere qualcosa di abbandonato)
- in modo derivativo - se vi è un rapporto di successione con il precedente titolare (mediante
consegna, anche solo simbolica es. contratto di compravendita).

Possesso di buona fede: è possessore di buona fede chi possiede ignorando incolpevolmente di
ledere un diritto altrui. Si parla di buona fede soggettiva. La buona fede si presume ed è sufficiente
che esista al momento dell’acquisto del possesso (1147).

Tra gli effetti più rilevanti del possesso vi sono l’acquisto del diritto di proprietà e di diritti reali
limitati attraverso la fattispecie dell’art. 1153 c.c. e l’usucapione.

ART. 1153 C.C.: acquisto del diritto a non domino (dal non proprietario)
Si può acquistare la proprietà di un bene mobile da chi non ne era proprietario se:
- l’acquisto del possesso è avvenuto in buona fede;
- e in base a un titolo astrattamente idoneo a trasferire la proprietà (= titolo valido).

Non si applica ai beni mobili registrati (es. auto, motorino).


È un modo di acquisto della proprietà a titolo originario.
Ratio: assicurare certezza delle situazioni giuridiche.

Es. Compro l’astuccio da Erica (acquisisco il possesso, non sapendo che che fosse di qualcun’altro
(possesso di buona fede). In questo caso il titolo non è concretamente idoneo perché Erica non è
la vera proprietaria, ma astrattamente idoneo (esistenza di un titolo astrattamente idoneo a
trasferire la proprietà). L’acquisto è immediato.
Altro modo di acquisire la proprietà mediante possesso → usucapione: modo di acquisto della
proprietà a titolo originario basato sul possesso prolungato nel tempo, non è immediato, richiede
quindi il passaggio del tempo. Allo stesso modo si possono acquistare anche gli altri diritti reali (le
servitù, però, devono essere «apparenti»).

Probabile ratio: far coincidere la situazione di diritto con una situazione di fatto che si è consolidata
nel tempo, anche per dare chiarezza ai rapporti giuridici.

Requisiti possesso c.d. ad usucapionem:


- acquistato in modo pacifico e pubblico (1163)
- continuato per il tempo prescritto dalla legge* (1158 e 1161)
- non interrotto (no privazione del possesso per più di un anno) (1167)
* 20 anni = termine ordinario per usucapione di immobili e mobili
10 anni = termine per immobili se buona fede + titolo astrattamente idoneo (il contratto era
valido) + trascrizione atto;
3 anni = termine per mobili registrati se buona fede + titolo astrattamente idoneo +
trascrizione atto;
10 anni = termine per i beni mobili non registrati se c’è buona fede (con titolo astr idoneo,
acquisto immediato):

La proprietà si può perdere per usucapione: se non la uso mai, se ci sono i requisiti richiesti io la
perdo e l’altra persona l’acquisisce (pacifica, continuata, non interrotta).

DIFESA DELLA PROPRIETÀ MEDIANTE AZIONI

Az. DI RIVENDICAZIONE (art. 948 c.c.)

- cosa si chiede all’autorità giudiziaria(petitum): il proprietario chiede la consegna/restituzione


della cosa di cui non ha mai avuto/ha perso il possesso. Il proprietario ottiene l’accertamento (vedere
se è realmente il proprietario) del diritto di pr. e la condanna alla restituzione;

- contro chi: contro chiunque abbia la cosa al momento in cui il proprietario agisce in giudizio;

- cosa deve provare il proprietario: di essere il proprietario (risalire a un acquisto a titolo originario,
ad es. un acquisto per usucapione);

- questa azione è imprescrittibile (diritto che non si estingue nonostante il trascorrere del tempo
senza che esso venga esercitato) (948, comma 3).

Spetta al proprietario riottenere la cosa di cui è proprietario, ma questo va provato (un acquisto a
titolo originario).

Az. NEGATORIA (art. 949 c.c.)

- cosa si chiede (petitum): il proprietario chiede di far dichiarare l’inesistenza di diritti (reali) affermati
da altri sulla cosa (quando ha motivo di temere un danno da ciò) + di ordinare la cessazione delle
molestie (inibitoria) + di condannare al risarcimento del danno;

- anche questa azione è imprescrittibile, essendo a difesa del diritto di proprietà.

*********
Azioni di regolamento di confini e apposizione di termini: leggere

Azioni di nunciazione: leggere (spettano anche al possessore)

Azioni a difesa dei DIRITTI REALI LIMITATI

Az. A DIFESA DELLE SERVITU’ (art. 1079 c.c.):


Si applicano per analogia (non c’è una difesa ad hoc) a difesa degli altri diritti reali.

Il titolare del diritto di servitù (o di altro diritto reale limitato) può:


- far riconoscere in giudizio l’esistenza del diritto contro chi ne contesta l’esercizio (c.d.
azione confessoria, spetta a chi pretende di avere quel diritto);
- far cessare eventuali turbative o impedimenti;
- chiedere la rimessione delle cose in pristino (come si trovavano prima della turbativa);
- chiedere il risarcimento dei danni.

Azioni a difesa del POSSESSO

Queste azioni sono attribuite al «possessore come tale», dunque indipendentemente dalla
titolarità del diritto sulla cosa, e sono:
1. AZIONE DI SPOGLIO: (protegge dalla privazione del possesso subita in modo violento es.
rapina o clandestino o di reintegrazione del possesso medesimo): contro la privazione del
possesso violenta o clandestina (artt. 1168 s. c.c.);
2. AZIONE DI MANUTENZIONE: contro molestie o contro privazione del possesso NE violenta
NE clandestina (art. 1170 c.c.).

AZIONE DI SPOGLIO (o di reintegrazione)


artt. 1168 s. c.c.
A chi spetta (chi ha la legittimazione attiva ad agire): a qualunque possessore (anche se aveva
acquistato il suo possesso in modo violento/clandestino, anche il ladro può disporre di questa
azione) e al detentore che è nella materiale disponibilità della cosa, ma riconosce l’altrui diritto di
proprietà (es. signora delle pulizie, locatario, maggiordomo, i miei genitori, l’ospite, purché non per
ragioni di servizio o di ospitalità).

«Contro cosa»: una privazione del possesso violenta o clandestina*.

Entro quando può agire (termine di decadenza): entro un anno dal giorno dello spoglio o se
avvenuto in modo clandestino dalla sua scoperta.
Agire in spoglio
* Se la privazione del possesso NON è violenta/clandestina, si può agire con l’azione di
manutenzione.

AZIONE DI MANUTENZIONE (art. 1170 c.c.)

A chi spetta (legittimazione attiva): al possessore di beni immobili (o di universalità di mobili es.
biblioteca, collezione di francobolli, gregge, mandria), se possesso ha i requisiti del possesso ad
usucapionem (pacifico, pubblico, continuo e non interrotto), se possesso durato almeno un anno.
«Contro cosa»:
- molestie (di fatto o di diritto);
- una privazione del possesso Né violenta Ne’ clandestina (es. concessione in uso gratuito
di un appartamento e il detentore non se ne vuole poi più andare).

Entro quando può agire (termine di decadenza): entro un anno dallo spoglio/o dall’inizio dell’attività
molestatrice.

LE OBBLIGAZIONI

Obbligazione: rapporto tra un debitore e un creditore, dove il debitore è obbligato verso il


creditore a dare (dare qualcosa es. pattino, scarpe da scii, slittino), fare (es. l’idraulico deve riparare
qualcosa, fare musica al matrimonio), o non fare qualcosa (es. non fare concorrenza, patto di non
divulgazione) (prestazione) che dev’essere suscettibile di valutazione economica (cfr. art. 1174
c.c.).

Fonti delle obbligazioni: fatti/atti che fanno nascere un’obbligazione.


«Le obbligazioni derivano da contratto, da fatto illecito, o da ogni altro atto o fatto idoneo a
produrle in conformità dell’ordinamento giuridico» (art. 1173 c.c.).

Oggetto dell’obbligazione: è la prestazione (di dare, di fare, di non fare), che deve essere
suscettibile di valutazione economica* e corrispondere a un interesse anche non
patrimoniale del creditore (1174).
* Può esprimersi in un equivalente in denaro (può non avere un valore di mercato, ma il valore glielo
danno le parti).

Dovere di correttezza: il debitore e il creditore devono comportarsi secondo le regole della


correttezza (art. 1175) (buona fede oggettiva).
In particolare, di regola, il debitore deve adempiere la sua obbligazione usando una diligenza media
(parametro del «buon padre di famiglia», art. 1176); il creditore deve collaborare con il debitore
affinché questo possa adempiere all’obbligazione.

ADEMPIMENTO dell’obbligazione

Esatta esecuzione della prestazione dovuta (si trae l’argomento dall’articolo ex art. 1218 c.c.).

Livello di diligenza richiesta al debitore: (di regola) diligenza media/cura ragionevole («diligenza
del buon padre di famiglia» - intesa come impegno adeguato di energie e di mezzi per il
soddisfacimento dell'interesse del creditore).

Rilevanza del raggiungimento del risultato:


- in alcuni rapporti contrattuali, per l’adempimento dell’obbligazione è sufficiente la condotta
diligente del debitore (c.d. obbligazioni di mezzi, impiegare tutti i mezzi possibili per
l’ottenimento del risultato, ma non necessariamente ottenerlo, fare il meglio che si può) (es.
attività professionali del medico, dell’avvocato);
- in altri rapporti contrattuali, per l’adempimento dell’obbligazione si rileva il raggiungimento
del risultato (c.d. obbligazioni di risultato, es. torta del compleanno fatta dal pasticcere).
Luogo dell’adempimento (1182): il primo criterio è l’accordo tra le parti, usi, natura della
prestazione + regole suppletive (suppliscono alla mancanza dell’accordo tra le parti).

Tempo dell’adempimento (1183): accordo tra le parti, altrimenti è esigibile immediatamente (il
creditore può chiederla immediatamente) (ma v. eccezioni nell’articolo).

INADEMPIMENTO dell’obbligazione

Art. 1218 c.c.: «Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al
risarcimento del danno, se non prova che l'inadempimento o il ritardo è stato determinato da
impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile».

L’inadempimento fa nascere l’azione risarcitoria, il debitore è quindi tenuto al risarcimento del


danno.

Qui il debitore può tentare la prova liberatoria:


- Regola molto rigorosa per il debitore perché il legislatore (ratio) ha voluto garantire la
solidità del credito.
- L’impossibilità che libera il debitore si diceva dovesse essere assoluta (non c’è una minima
possibilità di eseguire la prestazione) e oggettiva (non dipendere dalla particolare situazione
del debitore). Il debitore può però liberarsi dall’azione risarcitoria a suo carico, non solo
dimostrando il caso fortuito (es. fulmine che colpisce la rimessa dove ho messo il mobile
che devo consegnare e si incendia tutto)/la forza maggiore (es. devo fare un concerto a
Trieste ma poi chiudono i confini regionali e non posso più uscire)/l’atto di autorità, ma
anche la «semplice» inesigibilità della prestazione (è sopravvenuta una situazione che
rende l’adempimento impossibile con lo sforzo di diligenza a cui è tenuto il debitore).
- La causa che ha determinato la situazione è non imputabile al debitore se questo non era
tenuto ad evitarla nei confronti del creditore (es.: l’obbligazione del lavoratore si estingue con
la morte, anche se determinata da suicidio).

3 forme di inadempimento:
- mancato adempimento;
- difettoso adempimento;
- ritardato adempimento (cfr. anche la mora del debitore, che provoca ulteriori effetti).

Effetti: «Il debitore (…) è tenuto al risarcimento del danno (…)» (art. 1218 c.c.) (responsabilità
contrattuale o da inadempimento).
E (il debitore) risponde dell’adempimento con tutti i suoi beni presenti e futuri (garanzia
patrimoniale generica, art. 2740 c.c.).

MORA del debitore

«Mora» vuol dire ritardo, ma la mora del debitore non è un semplice ritardo (artt. 1219 ss. c.c.).

Presupposti della mora del debitore:


1. ritardo nell’adempimento dell’obbligazione;
2. imputabilità del ritardo al debitore;
3a. intimazione/richiesta di adempiere, fatta per iscritto, da parte del creditore al debitore
(es. con lettera raccomandata) (mora ex persona);
oppure
3b. si determina automaticamente (se sussistono 1 e 2) quando l’obbligazione deriva da
fatto illecito, oppure il debitore dichiara per iscritto di non voler adempiere
l’obbligazione, oppure quando è scaduto il termine se la prestazione deve essere
eseguita al domicilio del creditore (mora ex re).

MORA del creditore

Spesso serve la collaborazione del creditore per consentire l’adempimento del debitore (es.
accettare la cosa da consegnare, aprire i locali dove il debitore dovrà lavorare…).

Se, per differenti ragioni, il creditore non collabora, il debitore:


- per evitare la propria mora > può fare una «offerta alla buona», offerta non formale (1220);
- per liberarsi del proprio debito > può provocare la mora del creditore (1206 ss.) (tramite
un’offerta formale della prestazione da parte di pubblico ufficiale + sentenza del giudice che
dichiara valida l’offerta/accettazione dell’offerta da parte del creditore).

Effetti della mora del creditore:


1. il creditore è obbligato a risarcire i danni derivanti dalla mora e a pagare le spese;
2. è a carico del creditore il rischio dell’impossibilità sopravvenuta della
prestazione derivante da causa non imputabile al debitore (1207);

Risarcimento del danno

Danni risarcibili:
- perdite e mancati guadagni (1223); se il danno non può essere provato nel suo preciso
ammontare, il giudice lo liquida equitativamente (1226);
- danni patrimoniali (perdite e mancati guadagni), e anche non patrimoniali (se c’è stata
lesione di un diritto inviolabile del creditore, altrimenti non sono risarcibili, es. danni biologici,
psichici, Cass. sez. un. 2008);
- conseguenza immediata e diretta dell’inadempimento (1223).
Qual è il nesso di causalità rilevante? Cfr. criterio della «causalità adeguata»;
- prevedibili quando è sorta l’obbligazione (1225) (anche imprevedibili se l’inadempimento è
doloso).

Modi di estinzione dell’obbligazione

Un’ obbligazione si estingue (liberando il debitore) con:


- adempimento (modo di estinzione dell’obbligazione, satisfattorio);
- compensazione (modo di est. satisfattorio, soddisfa l’interesse del debitore);
- confusione (modo di est. satisfattorio);
- novazione (modo di est. non satisfattorio);
- remissione del debito (modo di est. non satisfattorio);
- impossibilità sopravvenuta della prestazione (modo di est. non satisfattorio).

COMPENSAZIONE

Presupposto: che il creditore sia al contempo debitore di una diversa obbligazione verso il proprio
debitore («Quando due persone sono obbligate l'una verso l'altra…»).
Effetti: i due debiti si estinguono per le quantità corrispondenti.

La compensazione può essere:


- legale (automatica, senza necessità di accordo o intervento del giudice, attraverso la
dichiarazione della parte che vuole ottenere la compensazione) e vale se i debiti sono
omogenei (di denaro/di cose fungibili dello stesso genere es. 100 quintali di caffè), liquidi
(determinati nel loro ammontare es. 2000 euro, 200 quintali) ed esigibili (non soggetti a termine
o i termini devono essere scaduti);
- giudiziale (1243, comma 2) vale per debiti non liquidi, ma di facile e pronta liquidazione. In
tal caso la compensazione non opera automaticamente dal momento della coesistenza dei
crediti, ma deve essere disposta dal giudice con sentenza costitutiva;
- volontaria (1252), né legale né giudiziale allora volontaria. Questa compensazione si fonda
su un accordo tra le parti, e può operare in assenza dei requisiti previsti dalle ipotesi precedenti
(es. io ti devo 2000 euro ma tu mi devi la dipintura della facciata, compensiamo due debiti non
in tutto, ma in parte).

IMPOSSIBILITÀ SOPRAVVENUTA

L'obbligazione si estingue (es. non devo più consegnare il vestito e non devo alcun risarcimento del
danno) quando la prestazione diventa impossibile per una causa non imputabile al debitore (se
la causa è imputabile al debitore > inadempimento ex art. 1218)

Cfr. (confronta) impossibilità temporanea (1256, comma 2) e impossibilità parziale (1258).

Obbligazioni con pluralità di soggetti

Un rapporto obbligatorio può avere più soggetti: più debitori, più creditori, o entrambi.

Nel caso di pluralità di debitori (es. più studenti in un appartamento), se l’obbligazione è divisibile,
l’obbligazione può essere parziaria (ogni debitore deve solo la sua parte: art. 1314 c.c.) o solidale
(ciascun debitore può essere costretto se gli altri non pagano all’adempimento per l’intero solo una
volta).

Se nel contratto non c’è scritto niente allora l’obbligazione è solidale → secondo la presunzione di
solidarietà.
Le obbligazioni sono solidali se non risulta diversamente dalla legge o dal titolo = presunzione di
solidarietà (1294) → ciascun debitore, se gli altri non pagano, deve pagare l’intero almeno una
volta.

GARANZIE DEL CREDITO

Meccanismi per la tutela del diritto del creditore in caso di inadempimento (nel Libro VI del
codice – Della tutela dei diritti).

Principi fondamentali:
- principio della responsabilità illimitata (art. 2740 c.c.): «Il debitore risponde
dell'adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri».
- principio della pari condizione dei creditori (par condicio creditorum - art. 2741 c.c.): «I
creditori hanno eguale diritto di essere soddisfatti sui beni del debitore, salvo le cause
legittime di prelazione*. Sono cause legittime di prelazione i privilegi, il pegno e le ipoteche».
*le cause legittime di prelazione danno a un creditore il diritto di soddisfarsi sui beni del
debitore con preferenza sugli altri creditori.

Funzione delle garanzie del credito: meccanismi che consentono la soddisfazione del creditore
quando è mancato l’adempimento spontaneo dal debitore.

Tipologie:
- garanzie personali (es. contratto di fideiussione) un’altra persona, un altro patrimonio che fa
da garanzia per il caso in cui il debitore non adempia o non possa adempiere, che affiancano
il garante, ossia un altro obbligato;
- garanzie reali (diritti reali di garanzia: pegno, ipoteca), che danno al creditore il potere di
espropriare un determinato bene e di soddisfarsi con preferenza sul ricavato della vendita di
quel bene (prelazione), anche se il bene è passato nella proprietà di altri (diritto di seguito).

Il pegno e l’ipoteca differiscono tra loro per l’oggetto (es. pegno: beni mobili o crediti - ipoteca:
bene immobili) e per la necessità o meno dello «spossessamento» del bene.

PEGNO

Nozione: diritto reale di garanzia avente ad oggetto beni mobili, universalità di mobili, crediti.

Modo di costituzione: contratto di pegno (contratto reale, che dunque richiede la consegna della
cosa/del documento che ne dà la disponibilità della cosa) (2786, necessità dello spossessamento).

Diritti del creditore pignoratizio:


- far vendere la cosa secondo la procedura dell’art. 2797 c.c. (no normale procedimento di
espropriazione);
- farsi pagare con prelazione sulla cosa ricevuta in pegno;
- chiedere al giudice l’assegnazione della cosa in pagamento fino a concorrenza del debito
(2798);
- (se la cosa è fruttifera) far suoi i frutti, imputandoli prima a interessi/spese e poi al capitale
(2791).

IPOTECA

Nozione: diritto reale di garanzia avente ad oggetto beni immobili, alcuni diritti reali su beni
immobili (es. usufrutto), beni mobili registrati.

Modo di costituzione: esistenza del titolo per la costituzione* + iscrizione nel pubblico registro
(immobiliare/PRA).

Con l’esistenza dei titoli per iscrivere non è ancora sorta l’ipoteca, mentre con l’iscrizione nel pubblico
registro sorge l’ipoteca.

*L’ ipoteca può essere:


- legale (il titolo è la legge, v. art. 2817 c.c.);
- giudiziale (il titolo è una sentenza di condanna al pagamento di una somma,
all’adempimento di altra obbligazione o al risarcimento di danni da liquidarsi successivamente,
v. art. 2818 c.c.);
- volontaria (mediante contratto o dichiarazione unilaterale fatta per atto pubblico o scrittura
privata: art. 2821 c.c.; non con testamento):

L’iscrizione dell’ipoteca ha effetto per 20 anni.

LA TUTELA DEI DIRITTI

Il diritto privato prevede forme di pubblicità: rendere noto, far conoscere dei fatti e degli atti giuridici
in modo da consentirne la conoscibilità legale (es. la morte è un fatto giuridico, mentre il contratto è
un atto giuridico). Esistono diverse forme di pubblicità che hanno funzioni diverse.

Gli strumenti di pubblicità di fatti e atti giuridici sono previsti dall’ordinamento per garantire la loro
conoscibilità legale, tutelando così la certezza delle situazioni giuridiche.

Categorie di pubblicità:
- pubblicità-notizia: serve ad assicurare la conoscibilità legale dell’atto/fatto, ma senza di
essa l’atto rimane efficace (es. pubblicazioni matrimoniali, annotazione in margine dell’atto di
nascita delle sentenze di interdizione/inabilitazione);
- pubblicità dichiarativa: senza di essa l’atto non può essere fatto valere verso determinati
terzi (inopponibilità) (es. atti di trasferimento della proprietà su beni immobili che sono
opponibili ai terzi aventi causa dallo stesso autore solo con la trascrizione, vince chi trascrive
per primo → io l’ho acquistato per primo, ma lui l’ho trascritto per primo e quindi può oppormi il
suo acquisto mentre io no, se io non trascrivo l’atto tra me e il venditore è efficace, però è
inefficace verso il terzo, io sono diventata proprietaria ma non lo posso opporre ad un altro
proprietario);
- pubblicità costitutiva: senza di essa l’atto non produce alcun effetto (es. senza
l’iscrizione nei registri immobiliari l’ipoteca non si costituisce).

TRASCRIZIONE

Nozione: strumento di pubblicità (dichiarativa) per gli atti di trasferimento della proprietà, di
costituzione/trasferimento/modifica di diritti reali su beni immobili (servitù, usufrutto)…o su
beni mobili registrati (artt. 2643 ss. e 2683 ss.).

Effetti: rendere un atto efficace verso i terzi (opponibile) che abbiano acquistato diritti sul medesimo
bene senza trascrivere l’atto, o trascrivendolo in data posteriore (2644). Chi trascrive per primo può
opporre quell’atto all’altro avente causa, quell’atto è efficace nei confronti di quel terzo.
L’atto per essere trascritto necessita di una determinata forma: es. sentenza etc.

Requisiti dell’atto ai fini della trascrizione: sentenza, atto pubblico, scrittura privata con
sottoscrizione autenticata da un notaio o accertata giudizialmente da un giudice (2657, al fine
di dare certezza alla provenienza dell’atto).

PRESCRIZIONE
Art. 2934 c.c.: «Ogni diritto* si estingue per prescrizione, quando il titolare non lo esercita per
il tempo determinato dalla legge».

*Esistono però diritti imprescrittibili (comma 2): ad es. diritti indisponibili (come i diritti indisponibili
al nome, all’onore…), diritto a far dichiarare la nullità di un contratto (1422), diritto di proprietà (948).

Ratio: certezza nei rapporti giuridici + sfavore verso l’inerzia.

Termine ordinario di prescrizione (se la legge non dispone diversamente): 10 anni (2946), dal
giorno in cui il diritto può essere fatto valere, da quando il diritto può essere esercitato (2935).

(ci sono ragioni di sospensione che bloccano l’orologio es. tra coniugi, tra genitori e figli e
interruzione che fanno ripartire l’orologio es. proporre una domanda giudiziale verso un mio
debitore che interrompe e l’orologio riparte da 0)

Si distingue dalla decadenza: termine perentorio entro il quale un diritto va esercitato, a pena di
non poterlo più esercitare (il suo fondamento NON è l’inerzia del titolare, quindi il termine non può
essere sospeso o interrotto) (es. art. 1495 c.c.).

IL CONTRATTO

Nozione (art. 1321 c.c.)


Disciplinato nel libro quarto dedicato alle obbligazioni che derivano da contratto (art.1173)→ una delle fonti di
obbligazioni, infatti tutti i contratti fanno nascere obbligazioni.

Il contratto è l’accordo di due o più parti (ogni parte può essere pluri
soggettiva es. la parte compratrice può essere composta da due coniugi
che formano un’unica parte pluri -soggettiva) (2 o più manifestazioni
della volontà che concordano, è bi o pluri laterale es. testamento non
è un accordo è un atto unilaterale che proviene dal testatore) per
costituire (es. servitù, usufrutto), regolare (es. contratto che regola
un contratto già precedentemente stipulato) o estinguere (es. contratto
che risolve un co ntratto precedente) (funzioni del contratto) tra loro
un rapporto giuridico patrimoniale.
Ha anche funzione traslativa: trasferire diritti già esistenti es. contratto
di compravendita, contratto di permuta che trasferiscono diritti di
proprietà, donazione, diritto di usufrutto.

Contratto atto: è l’accordo, incontro delle 2 manifestazioni di volontà + regole che ruotano attorno
a queste manifestazioni della volontà, es. regole di validità o non validità di quell’accordo

Contratto rapporto: insieme di diritti e di obblighi che nascono dall’accordo, es. scioglimento del
contratto

BUONA FEDE (oggettiva)

Buona fede soggettiva: in tema di possesso, ignoranza di ledere un altrui diritto.


Buona fede oggettiva: in tema di obbligazioni, il debitore e creditore devono comportarsi secondo
le regole della correttezza.

È sinonimo di «correttezza»:
- Art. 1337 c.c. (e art. 1338 c.c.): nelle trattative e responsabilità precontrattuali: precede la
stipulazione vera e propria, in cui le parti si incontrano.
Art. 1338 specificazione del 1337 pone un caso specifico: se una delle parti conosce una
causa di invalidità del contratto deve informare l’altra parte, se non lo fa deve risarcire il
danno → violazione del comportamento corretto.
Es. il compratore vuole sopraelevare la casa per costruirci una palestra, se il venditore sa
che prima sono cambiate le regole di ristrutturazione etc. e qui non si può realizzare la
palestra e non lo dice, questo causa l’annullabilità del contratto.
Altro es. le parti stipulano un contratto di compravendita in forma verbale, una delle due parti
sa che un contratto verbale è nullo e non avvisa la controparte, è quindi responsabile sul
piano risarcitorio.
- Art. 1366 c.c.: come criterio di interpretazione del contratto: interpretato secondo buona fede,
le parti non possono dare alle clausole contrattuali un significato a loro favorevole.
- Art. 1375 c.c.: nella esecuzione del contratto: eseguito secondo buona fede, integra ciò a
cui sono tenute le parti anche se non è stato da loro previsto, sono quindi tenute anche a ciò
che non è stato espressamente previsto nell’accordo contrattuale.

AUTONOMIA CONTRATTUALE
Si compone di tre «aspetti»:
- libertà di contrarre (noi siamo liberi di entrare o meno nel traffico giuridico stipulando
contratti, non siamo obbligati). Siamo liberi di decidere se contrarre o meno. Questa libertà
però incontra delle eccezioni: obblighi legali a contrarre (es. servitù coattive, servitù di
passaggio coattivo, acquedotto, elettrodotto etc. qui il fondo servente ha un obbligo legale a
contrarre, o obblighi convenzionali a contrarre es. sono le parti stesse, il contratto preliminare
fa nascere l’obbligo di stipulare il contratto definitivo che fa nascere un obbligo convenzionale
a contrarre: nato della stessa volontà delle parti).
- libertà contrattuale (art. 1322, comma 1°, c.c.) «nei limiti imposti dalla legge»: determinare
il contenuto di contratto tipico: es. se io vendo il mio cellulare scelgo io a che prezzo metterlo
in vendita, dove si consegna, quando va consegnato → il contenuto del contratto, le parti
sono libere di determinarlo nei limiti imposti dalla legge.
- libertà di concludere contratti atipici o innominati, nuovi, il legislatore non ha previsto
e quindi non ha disciplinato, purché diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela, ovvero
basta che il contratto non sia illecito (art. 1322, comma 2°, c.c.): art. 1323 anche il contratto
atipico è sottoposto alle regole generali in tema di contratto es. factoring, leasing.

Elementi costitutivi
- ACCORDO (artt. 1326 ss. c.c.): rappresentato dall’incontro di due o più manifestazioni della
volontà, ciò che conta è la volontà manifestata, manifestata in due modi diversi: volontà
manifestata espressamente, parole usate parole scritte, o orali, gesti purché diretti al
manifestare la mia volontà es. i contraenti parlano, scrivono, alzo la mano all’asta, assentire
con il capo. Il Comportamento non diretto che implica la volontà è la volontà manifestata
tacitamente es. salgo sull’autobus, poggio la merce sul nastro della cassa. Il silenzio non
vale come volontà.
Come si forma questo accordo? devono incontrarsi proposta e accettazione, la proposta
per essere tale deve contenere tutti gli elementi del contratto. Es. se vuoi acquistare la mia
vespa del 1968 che vendo per 6.000 €, allora qui proposta e accettazione combaciano. Se
io ti chiedessi invece quanto mi daresti? E tu dicessi non più di 5.000 €, allora questa è la
nuova proposta > controproposta.
- CAUSA (artt. 1343 ss. c.c.)
- OGGETTO (artt. 1346 ss. c.c.)
- FORMA (quando è prescritta dalla legge a pena di nullità) (artt. 1350 ss. c.c.)

Modi di conclusione del contratto


1) Con la conoscenza della accettazione da parte del proponente (art. 1326 c.c.): si segue il
principio di cognizione. Va letto insieme all’art. 1335 c.c., che contiene la «presunzione di
conoscenza». Si parla di contratti consensuali (es. compravendita, permuta, locazione). Modalità
privilegiata, utilizzata come modello, costituisce la regola. Di regola il contratto si conclude quando
il proponente ha conoscenza dell’avvenuta accettazione. Si tratta di contratti a distanza che non si
concludono nell’immediatezza. Nel momento in cui noi ci accordiamo l’altro diventa il proprietario
senza la consegna.
2) Con l’accordo accompagnato dalla consegna della cosa oggetto del contratto (ad es.
contratto di comodato, art. 1803 c.c.). Si parla di contratti reali (il consenso delle parti non basta per
la conclusione del contratto, ci vuole la consegna della cosa che è oggetto del contratto es. contratto
di comodato, contratto di prestito gratuito che si perfeziona quando c’è stata anche la consegna della
cosa e si contrappone a quello consensuale es. se io prometto a mio nipote di regalare la collanina
della nonna fintanto che io non le consegno la collanina la donazione non è avvenuta e io non sono
tenuta a donare). I contratti reali rappresentano un’eccezione.
3) Con l’inizio dell’esecuzione della prestazione da parte di chi riceve la proposta, nell’ipotesi di
cui all’art. 1327 c.c. (SOLO se richiesto dal proponente/natura affare/usi).
Es. Due parti, un distributore che rifornisce il proprietario, qui non c’è tempo di aspettare proposte,
per dar maggior immediatezza all’affare, ho bisogno di 40 casse l’altro carica subito le 40 casse, qui
il contratto si conclude quando è iniziata l’esecuzione della prestazione. Perché? Maggior
immediatezza. Manifestazione tacita della volontà di accettare.
4) Con il mancato rifiuto della proposta, nel caso dell’art. 1333 c.c. (se contratto con obbligazioni
del solo proponente). Se il ricevente non rifiuta, il contratto è concluso → riguarda SOLO contratti
unilaterali che comportino obbligazioni solo per la parte proponente, la parte accettante avrà solo
vantaggi da questo contratto. Qui il silenzio viene verificato come rilevante, manifestazione tacita
della volontà. Perché? Ci dà la possibilità di rifiutare, ma non ha effetti dannosi nei confronti della
parte accettante.

CONTRATTO PRELIMINARE
Contratto con il quale le parti si obbligano reciprocamente a stipulare il contratto definitivo, entro un
dato termine (definizione ricostruita che non troviamo nel codice).
È un contratto che obbliga ad un contratto. Attraverso il contratto preliminare la parti si obbligano a
concludere un altro contratto, il contratto definitivo.
Regole che disciplinano il contratto preliminare:
- art. 1351 c.c.: forma uguale a quella prescritta per il definitivo a pena di nullità: la regola per
il contratto preliminare è la forma per relationem, la forma va individuata sulla base della
forma imposta dal definitivo. Se io stipulo il preliminare verbalmente è nullo, non produce
effetti. Perché? Siccome con il contratto preliminare noi ci obblighiamo già a un contratto
definitivo, la stessa forma del contratto definitivo è già richiesta in un primo momento.
- art. 2932 c.c.: esecuzione in forma specifica dell’obbligo di concludere un contratto, se
uno non adempie l’altra parte può ottenere una sentenza che produca gli effetti del contratto
non concluso: la sentenza trasferisce la proprietà. Non ci si può tirare indietro una volta
stipulato il contratto preliminare.
- art. 2645 bis c.c.: trascrizione del preliminare (con «effetto di prenotazione»), se io
trascrivo, la mia trascrizione ha un effetto di prenotazione, per cui prevarrà sugli acquisti
successivi.

Contratti di serie e contratti dei consumatori


- Condizioni generali di contratto (art. 1341 c.c.) si è vincolati anche da un contenuto che
non si è effettivamente conosciuto, che è stato unilateralmente predisposto dall’altra parte
quando con l’ordinaria diligenza si sarebbe potuto conoscere (annuncio affisso ad un muro
etc.) e contratti conclusi mediante moduli o formulari (art. 1342 c.c.) si applicano dal
1996 solo ai contratti tra professionisti o ai contratti tra consumatori. N.B.: qui le clausole
vessatorie, quando una parte è significativamente in vantaggio, sono efficaci se
specificamente approvate per iscritto (art. 1341, comma 2).
La contrattazione di serie esclude le trattative: proposte, controproposte etc. ed è la più
comune oggi (es. prezzi su Zalando, sono uguali a tutti e le altre parti possono sono aderire,
cinema, musei etc, condizioni standard). Questo rende la contrattazione molto più rapida e
si possono organizzare meglio i costi e i ricavi di una certa attività.
- Contratti del consumatore (v. artt. 33 ss. c. cons.): si applicano ai contratti tra professionista
e consumatore. Qui le clausole vessatorie possono appartenere ad una «lista grigia»
(presunte vessatorie, ma il professionista può utilizzare una prova liberatoria dimostrando
una trattativa individuale col consumatore, rimangono così valide ed efficaci), o ad una «lista
nera» (vessatorie, dunque nulle, anche se oggetto di trattativa, mentre il resto del contratto
è valido). Chi sono le parti di questi contratti? Il professionista → operatore economico
professionale, può essere anche una persona giuridica come una società, mentre il
consumatore → è necessariamente una persona fisica.

LA CAUSA
Tradizionale definizione della causa (non codicistica): funzione economico-sociale del contratto
che si desume dai suoi effetti essenziali. Es. con la compravendita avviene il trasferimento della
proprietà verso il pagamento di un prezzo. Vale per tutti i contratti di compravendita.
Attualmente, alla causa tradizionalmente intesa, viene affiancata la nozione di «causa in concreto».
Quando la causa manca il contratto è nullo. Es. viaggio in Ucraina, la causa in concreto non è più
possibile, ovvero viaggiare in quel posto per turismo. Es. viaggio in Tagikistan, due giorni prima di
partire allerta di rivolte locali con morti etc. Il tour operator dice che si può comunque andare ma si
cambia il tragitto, viaggio possibile, ma sconsigliato (causa tradizionale di viaggio possibile) →
viaggio turistico (causa in senso concreto) non più possibile.
La causa è diversa dal motivo: motivazione soggettiva che spinge la parte a stipulare quel contratto.
Il diritto si disinteressa dei motivi tranne nel caso dell’art. 1345 che riguarda il motivo illecito es. luogo
di gioco d’azzardo, qui il contratto è nullo.

Distinzioni tra contratti in base alla causa


- contratti misti
- contratti collegati
- contratti a prestazioni corrispettive (o sinallagmatici): contratti in cui le prestazioni delle
parti sono legate da un nesso di reciprocità, ci sono obbligazioni per entrambi le parti; quindi,
caduta una prestazione cade anche l’altra, contrapposti a contratti unilaterali dove solo una
delle parti è gravata da obbligazioni, l’altra no (es. contratto di comodato, di deposito).
- contratti commutativi es. compravendita, locazione contrapposti a contratti aleatori es.
scommesse autorizzate, lotterie autorizzate, gratta e vinci una parte è certa e l’altra no.
- contratti a titolo oneroso contrapposti a contratti a titolo gratuito una parte subisce gli
svantaggi del contratto mentre l’altra trae solo vantaggi es. contratto di comodato, prestito
d’uso, se do in comodato qualcosa a qualcuno è a titolo gratuito, prestito gratuito.

L’OGGETTO
L’oggetto del contratto è dato dalle prestazioni su cui si sono accordate le parti (ossia il
trasferimento della proprietà o di altro diritto, o il comportamento dedotto in obbligazione). La
definizione non è presente nel codice. L’oggetto della prestazione è la cosa trasferita es. nella
compravendita della casa, la prestazione è la casa.
L’oggetto deve essere possibile, lecito (cfr. artt. 1343 e 1354), determinato o determinabile (art.
1346 c.c.).

LA FORMA
L’art. 1325, n. 4, c.c., si riferisce alla forma nel suo significato di particolare mezzo di manifestazione
della volontà. La regola è dunque la libertà della forma; le forme particolari richieste dalla legge –
a cui si riferisce l’articolo richiamato – sono eccezioni alla regola (es. la forma scritta è richiesta per
gli atti previsti dall’art. 1350 c.c., l’atto pubblico per la donazione).
L’art. 1325 si riferisce alla forma richiesta per la validità del contratto (ad substantiam) → una
qualche forma è sempre necessaria, mentre una specifica forma è necessaria solo quando la
prevede il legislatore a pena di nullità, che differisce dalla forma per la prova (ad probationem) e per
la trascrizione. La regola è quindi: le parti sono libere di concludere il contratto nella forma che
preferiscono, anche oralmente.
La forma scritta è richiesta per gli atti descritti all’articolo 1350 ad substantiam ai fini di validità:
- contratti che trasferiscono la proprietà di beni immobili
- trasferiscono/costituiscono diritti reali minori su beni immobili
- costituiscono diritti di godimento su beni immobili per durata superiore a 9 anni
- tutte le altre ipotesi previste dalla legge.

Gli effetti del contratto (art. 1372 c.c.):


- Ha forza di legge (vincolare) tra le parti. Le parti sono vincolate dalle loro stesse volontà di
vincolarsi. Può essere sciolto solo per mutuo consenso o per cause ammesse dalla legge
(cfr. diritto di recesso, attribuito dalla legge o dal contratto).
- Non produce effetto rispetto ai terzi (principio della relatività degli effetti del contratto) es.,
salvo nei casi previsti dalla legge (es. contratto a favore di terzi: il terzo assume diritti
derivanti dal contratto per effetto della pattuizione delle due parti, gli si fa salva la possibilità di
rifiutare quegli effetti favorevoli artt. 1411 ss.).

Diversi «tipi» di efficacia del contratto


- Contratti ad efficacia reale o ad effetti reali: la definizione si ricava dall’art. 1376 c.c. Sono
i contratti che hanno ad oggetto (3 tipi di effetti possibili e reali) il trasferimento della proprietà
di una cosa determinata, la costituzione o il trasferimento di un diritto reale (minore o su
cosa altrui) o il trasferimento di un altro diritto (es. diritto di credito). L’effetto reale si produce
attraverso il consenso delle parti legittimamente (nella forma prevista se presente) manifestate,
salvo eccezioni.
- Contratti ad efficacia (solo) obbligatoria: manca una disposizione generale come quella
dell’art. 1376 c.c., si guarda allora alle disposizioni previste per i singoli contratti nominati
e alle disposizioni sull’obbligazione. Qui nascono solo obbligazioni e non hanno nessun
effetto reale (es. locazione, comodato, trasporto).

LA RAPPRESENTANZA (artt. 1387 ss.)


Il potere di rappresentanza è il potere di agire in nome di…
La rappresentanza = sostituzione di persona → potere di spendere il nome, potere di agire in nome
di qualcun altro.

Le fonti del potere di rappresentanza sono:


- la legge (r. legale). Esistono delle fonti legali di rappresentanza (x gli incapaci legali, i genitori
x il minore d’età, il tutore x l’interdetto).
- la volontà dell’interessato tramite l’atto di procura (r. volontaria), perché ad esempio, non
riesce a recarsi in un luogo e stipulare poi un relativo contratto. L’atto attraverso il quale
attribuire questo potere è l’atto di procura, un atto unilaterale rivolto ai terzi che fa nascere il
potere di rappresentanza.

Il rappresentato rilascia una procura (che si riferisce alla r. volontaria) = atto unilaterale, rivolto ai
terzi, costitutivo del potere rappresentativo. La forma della procura si determina «per relationem»
(art. 1392 c.c.). Devo fare una procura per forma scritta per un immobile, ma per un bene mobile
allora per la forma della procura non ci sono regole in tema di forma, è a forma libera, può essere
espressa sia verbalmente sia tacitamente.

L’ eccesso dal potere rappresentativo (art. 1398 s. c.c.) > inefficacia del contratto. La
rappresentanza senza potere (primo e secondo comma) o l’eccesso dal potere, è quando manca il
potere rispetto a quel contratto (es. 1. o senza procura o 2. con procura ma la procura prevedeva
che lui acquistasse il quadro di pendini con toni sul verde e lui compra quello sui toni del rosso). I 3
soggetti in gioco sono: rappresentante, rappresentato e il venditore.
1° effetto il contratto è inefficace, la proprietà non è passata.
2° effetto il diritto del terzo al risarcimento del danno.
3° effetto il contratto può essere ratificato da parte dell’interessato ossia della persona falsamente
rappresentata. Ratifica va fatta per iscritto e segue la forma per relationem. È uscito dai limiti della
procura.

L’ abuso del potere rappresentativo (artt. 1394 s. c.c.) > annullabilità del contratto. Qui agisce
dentro la procura, non fa l’interesse del rappresentato. Il contratto è efficace ma precario, ovvero
annullabile su domanda del rappresentato e il terzo sapeva tutto perché il rappresentante gli aveva
detto tutto. Dimostrare che il terzo conosce il conflitto di interessi.

NULLITÀ del contratto


Forma di invalidità più grave (art. 1418 ss. c.c.). un contratto invalido ed inefficace non produce
effetti. Un contratto nullo può essere annullato da chiunque abbia interesse e senza limiti di tempo.

Le cause di nullità sono previste dall’art. 1418 c.c.:


- Contrarietà a norme imperative
Una norma non è derogabile dalla volontà delle parti (es. volontà costituzionale, salvo che la
legge disponga diversamente, comma 1°). Mostra il carattere virtuale della nullità, non è
necessario che il legislatore commini (stabilire) espressamente la nullità. Il primo comma
prevede che se un contratto è contrario ad una norma imperativa, cioè inderogabile dalla
volontà delle parti, esso è nullo. Ma non è necessario che sia quella norma stessa a
prevedere la nullità, una volta che interpretata quella disposizione la si consideri inderogabile,
il contratto a lei contrario è nullo in virtù del primo comma dell’art. 1418 → ecco il carattere
virtuale della nullità.
- Mancanza di un elemento essenziale del contratto ex art. 1325 c.c. (comma 2°). Elementi
essenziali del contratto: accordo, causa, oggetto (deve essere possibile, lecito e
determinabile) e forma.
- Illiceità del contratto (se causa illecita, oggetto illecito, motivo illecito comune e
determinante alle parti ex art. 1345 c.c., condizione illecita ex art. 1354 c.c.) (commi 2° e 3°).
Tre parametri dell’illiceità:
1. elemento contrario a norme imperative
2. elemento contrario a ordine pubblico (i principi fondamentali dell’ordinamento)
3. elemento contrario a buon costume (principi della morale es. contratti rischiosi per la
salute → operazioni chirurgiche, prestazioni sessuali a pagamento)
Altri casi stabiliti dalla legge (comma 3°).

ANNULLABILITÀ del contratto


Forma di invalidità meno grave (artt. 1425 ss. c.c.). il contratto è invalido ma produce effetti ed è
efficace fin tanto che non viene annullato. L’annullabilità non può essere fatta valere da chiunque ne
abbia interesse, ma solo dalla parte nel cui interesse è stata prevista quella causa di annullabilità.
es. il contratto è annullabile da un incapace d’agire, dal minore e dal tutore, protegge solo l’interesse
di una parte.
Le cause di annullabilità del contratto sono:
- incapacità (legale o naturale) di una delle parti: art. 1425 s. c.c.
- vizi del consenso di una delle parti (errore, violenza, dolo): artt. 1427 ss. c.c.

Quando i vizi del volere sono rilevanti


- ERRORE: (la falsa rappresentazione della realtà) deve essere essenziale (ossia quando
cade su….v. art. 1429 c.c.) e riconoscibile dall’altro contraente (secondo il parametro
della «persona di normale diligenza», v. art. 1431 c.c.).
- VIOLENZA: (la minaccia) deve far impressione a una persona sensata, facendole temere
un male ingiusto e notevole per sé o i suoi beni (o per la persona o i beni di
coniuge/ascendenti/discendenti). V. in particolare art. 1435 s. c.c. Può provenire da un terzo
(art. 1434 c.c.).
- DOLO: (il raggiro) deve essere stato determinante per la decisione a contrarre. Il raggiro
che provenga da un terzo è rilevante solo se noto al contraente che se ne è avvantaggiato
(art. 1439 c.c.).

AZIONI di nullità e annullamento


Le azioni di nullità e annullamento si distinguono per i seguenti profili:
- Legittimazione ad agire (= chi può esercitare l’azione)
- Efficacia della sentenza (che dichiara la nullità o provvede all’annullamento)
- Prescrizione o meno dell’azione: nel caso dell’annullabilità l’azione si prescrive in 5 anni,
passati 5 anni quel contratto è salvo. Da quando decorre la prescrizione? Nel caso dei vizi del
volere o incapacità legale decorre da quando il vizio è stato scoperto o è cessata la minaccia
o è cassato lo stato di incapacità.
- «Sanabilità» o meno della invalidità → vizio (cfr. convalida): annullamento, il passato di 5
anni sana il contratto. Possibile sanarlo attivamente? Per la nullità: non è possibile
convalidare il contratto così com’è, perché gravemente viziato. Possibilità di convertirlo,
quindi diverso contratto. Es. art. 2701 conversione dell’atto pubblico viene convertito in una
scrittura privata.
Contratto annullabile può essere sanato sia in modo espresso che in modo tacito. Due strade
possibili: il potere di convalidare spetta a chi poteva annullare il contratto. Lo può fare o
espressamente o tacitamente
- Efficacia della sentenza verso diritti acquistati da terzi: nullità in cui i terzi non sono
tutelati, la sentenza sarà opponibile a loro (essere usata contro di loro). Annullamento salvi
solo se hanno acquistato il diritto in buona fede e a titolo oneroso (quindi ha pagato).
Annullamento da incapacità legale non sono tutelati i terzi.

RISOLUZIONE del contratto: cause di scioglimento di un contratto

Le tre ipotesi legali di risoluzione del contratto sono cause di scioglimento del contratto «ammesse
dalla legge» ex art. 1372 c.c., riguardano solo i contratti a prestazioni corrispettive prevedono
prestazioni/obbligazioni per ambo le parti contrattuali es. compravendita, locazione
prestazioni legate tra loro, ne cade una il contratto non ha più senso che stia in piedi (o
sinallagmatici) e sono:

1. RIS. PER INADEMPIMENTO (artt. 1453 ss. c.c.) di una delle parti: l’altro può chiedere
l’adempimento o la risoluzione e sciogliere il vincolo contrattuale. In entrambi i casi ho diritto al
risarcimento del danno.
2. RIS. PER IMPOSSIBILITA’ SOPRAVVENUTA (artt. 1463 ss. c.c.) di una delle prestazioni:
3. RIS. PER ECCESSIVA ONEROSITA’ SOPRAVVENUTA (artt. 1467 ss. c.c.)
Queste ipotesi fanno saltare il sinallagma, dove entrambe le parti hanno delle obbligazioni,
sinallagma → nesso di reciprocità. Le ipotesi di risoluzione si riferiscono al contratto inteso come
rapporto, è successo qualcosa dopo che si è rotto il sinallagma funzionale, cioè si verifica nel corso
del rapporto contrattuale.

1.Risoluzione per inadempimento


Ci sono diverse «vie» per arrivare al risultato della risoluzione (per inadempimento):
- Diffida ad adempiere (art. 1454 c.c.): risoluzione di diritto – automatica. Intimare per iscritto
ad adempiere l’altra parte entro un termine (non inferiore a 15 giorni) avvertendo che decorso
il termine il contratto sarà risolto. Passa il termine e l’altro non adempie, il contratto è risolto
automaticamente. Strumento extragiudiziale.
- Domanda giudiziale (di risoluzione) (art. 1453 c.c.): risoluzione per effetto della sentenza
(sentenza costitutiva). Si va dal giudice per chiedergli di risolvere il contratto per
inadempimento. Cosa risolve il contratto? La sentenza costitutiva che modifica la realtà
preesistente che modifica il contratto.
- Termine essenziale (art. 1457 c.c.): risoluzione di diritto – automatica. Utilizzabile solo se
il termine era essenziale: es. abito da sposa, rinfresco della laurea. Un adempimento
tardivo poi non interessa più quindi come si risolve? Meccanismo dei 3 giorni, ho tempo 3
giorni per manifestare il mio interesse. Se non lo comunico, passati i tre giorni il contratto si
risolve automaticamente.
- Clausola risolutiva espressa (art. 1456 c.c.): risoluzione di diritto – automatica, senza dover
affrontare un giudizio. Utilizzabile solo se tale clausola era stata inclusa nel contratto.
Se compare una controversia: rivolgersi ad un giudice con una sentenza di accertamento,
che controllerà che la risoluzione sia già avvenuta.

2. Risoluzione per impossibilità sopravvenuta

PREMESSA: ricorda che l’impossibilità sopravvenuta di una prestazione - dovuta a causa non
imputabile al debitore - estingue l’obbligazione (v. artt. 1256 ss. c.c.; è un modo di estinzione
dell’obbligazione diverso dall’adempimento).

Nei contratti a prestazioni corrispettive (sinallagmatici), l’estinzione di una delle obbligazioni


comporta la risoluzione (di diritto) del contratto: v. art. 1463 c.c. (l’articolo non parla espressamente
di «risoluzione», ma è questo il significato della disposizione).

Per i contratti ad effetti reali (trasferiscono la proprietà di una cosa, usufrutto servitù, art.1366
trasferiscono la proprietà determinata) però, vige la regola dell’art. 1465: il perimento della cosa
dovuto a causa non imputabile all’alienante è sopportato dall’acquirente (basta che ci siamo
accordati, io sono già la proprietaria, sposta il rischio res perit domino), anche se la cosa non gli è
stata consegnata. Il contratto non si risolve.

3. Risoluzione per eccessiva onerosità (sopravvenuta)


È applicabile ai soli contratti a prestazioni corrispettive (sinallagmatici) a esecuzione differita
o di durata (quindi non istantanea). Art. 1467 c.c. Non è applicabile ai contratti aleatori. Art. 1469
c.c.
È rilevante solo la eccessiva onerosità sopravvenuta (rispetto alla conclusione del contratto) e
dovuta ad eventi straordinari ed imprevedibili.

Effetti della risoluzione (comuni alle tre ipotesi)


Art. 1458 c.c.:

TRA LE PARTI: ha effetto retroattivo (salvo che per i contratti di durata, non riguarda le prestazioni
già godute) il contratto una volta risolto è come se non fosse mai stato stipulato.

NEI CONFRONTI DEI TERZI: non è a loro opponibile; dunque, sono salvi i diritti da loro acquisiti.

I CONTRATTI TIPICI

Vendita (artt. 1470 ss.)


Nozione: è il contratto che ha per oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa o il
trasferimento di un altro diritto verso il corrispettivo di un prezzo.
Caratteri: tipico, consensuale, a prestazioni corrispettive (sinallagmatico), ad efficacia reale
(immediata o differita).
Obbligazioni del compratore: a) pagamento del prezzo al venditore nel termine e nel luogo pattuiti
(altrimenti alla consegna). V. art. 1498; b) pagamento delle (eventuali) spese della vendita. V. art.
1475.
Obbligazioni del venditore (artt. 1476 ss.): a) consegnare la cosa al compratore; (b) far acquistare
al compratore la proprietà della cosa, se l'acquisto non è effetto immediato del c. (ipotesi di vendita
c.d. obbligatoria); c) garantire il compratore dall'evizione; d) garantire il compratore dai vizi della
cosa.

LOCAZIONE (artt. 1571 ss.)


Nozione: contratto col quale una parte si obbliga a far godere all'altra una cosa mobile o immobile
per un dato tempo, verso un determinato corrispettivo.
Caratteri: tipico, consensuale, a prestazioni corrispettive (sinallagmatico), ad efficacia obbligatoria.
Obbligazioni del locatore: a) consegnare la cosa in buono stato; b) mantenere in stato da servire
all'uso convenuto; c) garantire il pacifico godimento rispetto alle molestie di diritto operate da terzi.
Obbligazioni del conduttore/locatario: a) prendere in consegna la cosa in consegna e servirsene
per l'uso determinato con la diligenza del buon padre di famiglia); b) pagare il corrispettivo nei termini
convenuti; c) custodire la cosa fino alla restituzione della stessa al locatore; d) restituire la cosa (al
termine della locazione) nello stato in cui l'ha ricevuta.

COMODATO (artt. 1803 ss.)


Nozione: contratto col quale una parte consegna all'altra una cosa mobile o immobile, affinché se
ne serva per un tempo o per un uso determinato, con l'obbligo di restituire la stessa cosa ricevuta.
Caratteri: tipico, reale, unilaterale imperfetto, con effetti obbligatori, a titolo gratuito.
Obbligazioni del comodatario: a) custodire la cosa con la diligenza del buon padre di famiglia; b)
servirsi della cosa solo per l'uso determinato dal contratto; c) restituire la cosa alla scadenza del
termine/terminato l'uso cui la cosa era destinata.
Obbligazioni del comodante (è c. unilaterale imperfetto): cfr. art. 1812 c.c.

Altre fonti di obbligazione


Art. 1173 c.c.
Le obbligazioni derivano da contratto (artt. 1321 ss. c.c.), da fatto illecito (artt. 2043 ss. c.c.), o da
ogni altro atto o fatto idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento giuridico (artt. 1987
ss.).
a) le promesse unilaterali (artt. 1987 ss.)
Le promesse unilaterali sono tipiche (art. 1987 c.c.) e sono le seguenti:
- Promessa di pagamento e ricognizione di debito (art. 1988 c.c.): il dichiarante promette di
pagare una somma o si riconosce debitore di una somma. Effetto: invertono l'onere della prova
sul rapporto fondamentale. Sono fonti di obbligazioni che comportano un’inversione dell’onere*
della prova. Prometto di pagarti x e riconosco di doverti x.
*Onere: indica un comportamento che un soggetto deve tenere per conseguire un risultato a
lui favorevole: tra gli esempi più importanti si ricorda l’onere della prova: chi vuol far valere un
diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento.
- Promessa al pubblico (artt. 1989 ss.): promessa di una prestazione rivolta al pubblico, a
favore di chi si trovi in una determinata situazione o compia una determinata azione. Es.
manifesti in cui si promette una ricompensa a chi trovi un uccellino smarrito, dare una
ricompensa a chi compie una determinata azione. Effetto: La promessa è vincolante quando
è resa pubblica, ma il debito "vero e proprio" sorge solo quando la situazione si avvera, solo
quando l’uccellino viene riconsegnato alla padrona. Se non è affisso un termine non si rimane
vincolati a quella promessa a vita, se passa un anno, dopo due anni e mi viene riportata posso
decidere di non riprenderla e di non dare un compenso.

ILLECITO EXTRACONTRATTUALE

Illecito civile = un atto o un fatto che lede un interesse protetto da una norma giuridica, causando
un pregiudizio al soggetto leso.
A) L’illecito "contrattuale", da inadempimento del debitore, presuppone: una preesistente
obbligazione, l’inadempimento colpevole del debitore, un danno. Rinvio agli artt. 1218 ss.
Il debitore è tenuto al risarcimento del danno se non prova lui che l’inadempimento sia dovuto a
causa a lui non imputabile. L’onere della prova grava sul danneggiante/debitore.
Il creditore/danneggiato ha 10 anni di tempo x richiedere il risarcimento, termine di prescrizione.
B) L'illecito "extracontrattuale" (o fatto illecito), prevede invece che non ci fosse un rapporto
precedente tra danneggiante e danneggiato. L’art. 2043 cod. civ. contiene "la regola", mentre gli artt.
2047-2054 prevedono ipotesi particolari che hanno disciplina in parte diversa. Qual è l’obbligazione
che nasce? Quella risarcitoria (fonte di un’azione risarcitoria). L’onere della prova grava sul
danneggiato che deve dimostrare tutti gli elementi soggettivi e quelli oggettivi. Abbiamo 5 anni e 2
in caso di circolazione di veicolo x richiedere il risarcimento.

Gli elementi dell’illecito extracontrattuale


Art. 2043 c.c.: «Qualunque fatto doloso o colposo (genericamente indicata) che cagiona ad altri un
danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno».
Elementi oggettivi riguardano il fatto o la condotta:
a) Fatto doloso o colposo, il fatto può essere commissivo (aver fatto qualcosa: spingere
qualcuno, urtare una persona) o fatto omissivo (non aver fatto qualcosa, rilevante solo se
c’era uno specifico obbligo giuridico ad attivarsi: non soccorre in autostrada, non occuparsi
del proprio infante se si è genitori).
b) Danno ingiusto: se viene violato il diritto soggettivo assoluto (di natura patrimoniale come
la proprietà o di natura personale come la propria immagine, il nome)/diritto di credito
(/interessi legittimi/interessi diffusi/aspettative legittime/possesso.
c) Nesso di causalità tra i primi due elementi (rapporto di causa ed effetto tra la condotta e il
danno ingiusto): è accolta la teoria c.d. della causalità adeguata → art. 1218 quella
condotta è normalmente in grado di cagionare quel danno?
Elementi soggettivi (= inerenti a chi ha commesso il fatto):
d) Imputabilità (art. 2046): capacità di intendere e volere nel momento del compimento
dell’atto (minore, interdetto)
e) Colpevolezza: dolo: evento previsto e voluto - colpa → negligenza/ imprudenza

RESPONSABILITÀ OGGETTIVA
L’art. 2043 contiene la regola in materia, ma colpa e dolo non costituiscono l'unico criterio di
attribuzione della responsabilità nell'ambito dell'illecito civile extracontrattuale: le ipotesi di
responsabilità oggettiva (e indiretta, o per fatto altrui) fanno eccezione alla regola; sono ipotesi
tipiche: cfr. artt. 2047 (incapacità di intendere e volere legale non naturale, soggetto non imputabile
e risponde chi è tenuto alla sua sorveglianza, se esiste: tutori, genitori possono utilizzare la prova
liberatoria → allora equa indennità a favore del danneggiato) -2054 .

Art. 2049 → Datore di lavoro per i danni arrecati dai loro dipendenti, dalla maestra risponde la
scuola, autista risponde la società di trasporti.
Ratio: se scelgo male i miei dipendenti la colpa è anche mia. Culpa in eligendo errore nella scelta
fatta ricadere sul datore di lavoro → responsabilità indiretta.

Art. 2050 → Attività produttive fonte di rischi, chi le svolge è tenuto al risarcimento senza che il
danneggiato provi il dolo o la colpa di chi lo ha danneggiato. Es. se fuoriesce un gas e ho la casa lì,
danni alla salute per questo motivo. Prova liberatoria coincide con il caso fortuito o la forza maggiore

Art. 2051 → Danno cagionato da cosa in custodia. Responsabilità da cose. Se la cosa cagiona un
danno rispondo io a meno che provo il caso fortuito (terremoto..). Es. non sistemo adeguatamente
il mio vaso sul balcone, questo cade e faccio del male a qualcuno che passa sotto, la colpa è mia.

Art. 2052 → Il proprietario di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso, è
responsabile dei danni cagionati dall'animale, sia che fosse sotto la sua custodia, sia che fosse
smarrito o fuggito, salvo che provi il caso fortuito

Art. 2053 → Rovina di edificio. Il proprietario di un edificio o di altra costruzione è responsabile dei
danni cagionati dalla loro rovina, salvo che provi che questa non è dovuta a difetto di manutenzione
o a vizio di costruzione. Il proprietario può liberarsi se prova che la rovina è dovuta da caso fortuito.

Art. 2054 → Circolazione di veicoli. Il conducente di un veicolo senza guida di rotaie è obbligato a
risarcire il danno prodotto a persone o a cose dalla circolazione del veicolo, se non prova di aver
fatto tutto il possibile per evitare il danno.
Quando ci si scontrano tra i veicoli entrambi hanno colpa, ma si può dimostrare il contrario. Es. il
proprietario del veicolo se lascia la macchina a suo figlio e questo fa un incidente, sia conducente
che proprietario sono responsabili. Il proprietario può però dimostrare che la circolazione sia
avvenuta contro la sua volontà, perché ad esempio gli hanno rubato la macchina.

TIPOLOGIE DI DANNI RISARCIBILI


Danno patrimoniale (perdita e mancato guadagno): art. 2056 (che rinvia all’art. 1223) intesi tanto
come perdite che come mancato guadagno/lucro cessante.
Danno non patrimoniale: art. 2059, risarcibile «solo nei casi determinati dalla legge»; ora, dopo
una lunga evoluzione giurisprudenziale, si ritiene che l’articolo consenta la risarcibilità di danni non
patrimoniali ogni qual volta sia leso un diritto inviolabile della persona tutelato dalla Costituzione (es.
diritti della personalità e quelli inviolabili della famiglia, nonché il diritto alla salute). Es. perdita
dell’uso delle gambe nel minore d’età/pensionato → non possono più lavorare, la sentenza del 1986
consente il risarcimento del danno biologico, danno all’integrità psico-fisica. Ne ha diritto anche una
ragazza che viene sfregiata → danno esistenziale.
Art. 2058 → due modalità di risarcire: Il danneggiato può chiedere la reintegrazione in forma
specifica, qualora sia in tutto o in parte possibile. Per il tavolo sì per il vaso no.
Tuttavia il giudice può disporre che il risarcimento avvenga solo per equivalente, se la
reintegrazione in forma specifica risulta eccessivamente onerosa per il debitore.

Le successioni a causa di morte


Le regole successorie disciplinano la sorte dei diritti e degli obblighi di una persona alla sua morte.
I rapporti patrimoniali, per lo più, si trasmettono con la morte della persona. In alcune ipotesi, però,
la morte determina l’estinzione dei diritti/obblighi della persona, perché erano legati proprio alla sua
«identità» (es.: diritti reali di usufrutto e abitazione, il mandato).
I rapporti di natura personale, invece, di regola si estinguono alla morte del titolare. La morte
scioglie il matrimonio per esempio.

PRINCIPI fondamentali della materia


Il sistema delle successioni segue due fondamentali principi:
1) La libertà testamentaria libertà di redigere testamenti, potere di decidere la sorte dei propri beni
e diritti alla morte attraverso il testamento (ossia l’attribuzione ad ogni persona del potere di
determinare la sorte dei propri beni col testamento, art. 587 c.c.; suprema espressione
dell’autonomia privata, che va oltre la vita della persona).
Es. tizio ha un conto in banca e decide la sorta del suo bene attraverso il testamento. Come si
scontra questo principio con il secondo? Il testamento di tizio riguarda la casa, la lascia al canile di
Lugano → testamento a favore di Lugano, cosa resta fuori? Conto in banca e macchina. Tizio ha un
fratello, il secondo principio fa sì che i suoi altri beni che non rientrano nel suo testamento seguano
la successione legittima.
2) La trasmissione familiare della ricchezza completa e limita il primo principio (il principio opera
in due direzioni: a) quando un testamento manca/non regola i rapporti interamente, i familiari
diventano gli eredi del defunto e sono il coniuge e parenti entro il sesto grado, secondo il sistema di
regole della successione legittima, artt. 565 ss. c.c.; b) anche contro il contenuto del testamento
(o di donazioni in vita): una quota di beni (“la legittima”) è indisponibile, deve andare agli stretti
congiunti (i legittimari). Si parla di successione necessaria o successione nella legittima.
Es. tizio macchina, banca, casa → ma ha un figlio e coniuge macchina 3 mila e banca 4 mila e lascia
la casa al canile 200 mila euro. Coniuge e figlio hanno diritto a metà del patrimonio del defunto e
anche delle donazioni in vita. È però una scelta decidere se attaccare le donazioni fatte in vita o
meno.
Stretti congiunti/legittimari: coniuge unito civilmente, figli e ascendenti (genitori) che in mancanza dei
figli posso agire contro il testamento.

Divieto dei patti successori (art. 458 c.c.)


Una delle regole più importanti in materia successoria è rappresentata dal divieto dei patti
successori (art. 458 c.c.). Sono patti successori (dunque vietati e se vengono stipulati sono
nulli):
- ogni convenzione (un contratto che abbia ad oggetto la nostra successione è un atto
bilaterale, cozzerebbe con una caratteristica del testamento (atto sempre revocabile), la sua
revocabilità, mentre i contratti mi vincolano e non posso revocarli a mio piacimento) con cui
taluno dispone della propria successione;
- ogni atto (quindi anche unilaterale) col quale uno dispone dei diritti che gli possono spettare
su una successione non ancora aperta (non ancora defunta la persona), o rinunzia ai
medesimi.
I patti successori eventualmente stipulati sono nulli.
(Attenuazioni del divieto si hanno con l’istituto del «patto di famiglia», introdotto nel 2006 agli artt.
768 bis ss. c.c.).

L’oggetto della successione


L’eredità e il legato costituiscono l’oggetto della successione → successione= eredità o legato
Si deve distinguere una successione a titolo universale (successione nell’eredità), da una successione a
titolo particolare (legato).

Erede = chi succede al defunto nella totalità dei rapporti (attivi e passivi) o in una quota matematica del
tutto (es. 1/3 a caio 1/3 a tizio 1/3 a sempronia). Per acquistare l’eredità è necessaria una accettazione
(espressa o tacita), se accetta la sua qualità di erede retroagisce fino all’apertura della successione, ovvero fino
alla sua morte. Una volta che si è eredi lo si è sempre (art. 459 c.c.).
Tra i coeredi che hanno accettato l’eredità si stabilisce una comunione ereditaria, ancora non sappiamo cosa
andrà a chi → si procede con la divisione; ciascuno dei coeredi può in qualsiasi momento chiedere la divisione
(art. 713 c.c.) (divisione convenzionale→ accordo o contratto o giudiziale senza accordo, fatta da un giudice).

Legatario = chi succede al defunto in un determinato diritto (l’attribuzione è normalmente fatta per
testamento). Il legato si acquista senza necessità di accettare (ma esiste la facoltà di rinunciare, art. 649 c.c.).
Il titolo a succedere, in base a quali regole si succede
Si succede o per legge o per testamento. Si distingue una successione legittima (regolata dalla
legge, il titolo è la legge) da quella testamentaria (regolata dal testamento, che ne è il titolo).

La SUCCESSIONE LEGITTIMA

Successione legittima (artt.565 ss. c.c.) subordinata a quella testamentaria

La successione legittima è subordinata a quella testamentaria (art. 457, comma 2°, c.c.).
Chi sono i successibili? Il parente prossimo esclude quello di grado successivo. Il coniuge, i
parenti entro il 6° grado (v. art. 572) e poi lo Stato. La riforma della filiazione ha finalmente
parificato i parenti naturali a quelli legittimi, si parla solo di figli adesso (v. art. 74 c.c. dopo la l. n.
219/2012). Per semplicità si dice che l’ordine di devoluzione (delega dei poteri) segue la regola che
“il prossimo esclude il remoto”, ma ci sono diverse eccezioni: ad esempio i figli non concorrono
con gli ascendenti (neppure di primo grado), ma solo col coniuge.
La successione dello Stato è regolata dall’art. 586 c.c. (per lo Stato non c’è necessità di accettazione,
e non risponde dei debiti oltre l’attivo ereditario).

Il TITOLO A SUCCEDERE
Successione testamentaria (artt. 587 ss. c.c.)

La successione testamentaria è regolata dal testamento. Il testamento è un atto (unilaterale)


revocabile con il quale taluno dispone, per il tempo in cui avrà cessato di vivere, di tutte le proprie
sostanze o di parte di esse (art. 587 c.c.).
Il contenuto tipico del testamento è formato dall’istituzione di erede, dal legato, (dall’onere: peso
a carico di eredi o legatari a cui si chiede di are qualcosa). Il testamento può avere anche (o solo)
un contenuto atipico - non patrimoniale - come nell’ipotesi del riconoscimento di un figlio
(riconoscere in un testamento un figlio nato fuori del matrimonio, art. 254, comma 1° c.c.). Alla
successione o alla morte il figlio sarà riconosciuto.

Importanza del carattere della revocabilità (= atto di ultima volontà). Revocabile fino all’ultimo
istante.

Forme del testamento (quelle principali):


0150344

FERNANDEZ BARBARA CELINA


VIA MERANO 5
37135 VERONA VR

Torino, 4 gennaio 2023

Giacenza media del Conto corrente n. 50344/1000/00010467 riferita all'anno 2022

Gentile Cliente,

di seguito la giacenza media del rapporto in oggetto:

Saldo finale al 31.12.2022 4.234,39

Giacenza media anno 2022 732,37

La giacenza media è stata calcolata secondo i criteri previsti nelle Istruzioni per la compilazione della

Dichiarazione sostitutiva unica (DSU) per il calcolo dell'ISEE, come da normativa vigente; tali criteri sono

diversi da quelli utilizzati ai fini della determinazione dell'imposta di bollo.

Cordiali saluti.
SROGCL 9N 20230104
50344100000010467 Y

Pagina 1 di 1
.
Pag.1 di 1

POSTE ITALIANE S.p.A. – Patrimonio BancoPosta


Codice fiscale 97103880585 – Partita Iva 01114601006

Codice Fiscale: FRNBBR01C59Z600M - Nome e Cognome: FERNANDEZ BARBARA CELINA


Oggetto: ANNO 2022 VALIDO AI SOLI FINI ISEE 2024
Stampato il 25/01/2024 20:29:56
In riferimento all'oggetto, si comunicano i seguenti dati:

POSTEPAY

Identificativo Prodotto Saldo al 31/12/2022 Giacenza Media 2022 **

************8701 1,11 0,00

** Previsto solo per le carte Postepay con IBAN di tipo Evolution.

N.B. Come stabilito dall’art. 1, commi 183/185 della legge nr. 213 del 30 dicembre 2023 "Legge di bilancio 2024", nella determinazione dell'Indicatore
della situazione economico equivalente (ISEE) sono esclusi, fino al valore complessivo di 50.000 euro, i titoli di stato nonché i prodotti finanziari di
raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato. Rientrano in tale ultima categoria i prodotti del risparmio postale, Buoni
fruttiferi postali e Libretti del risparmio postale. L’efficacia delle nuove disposizioni sarà subordinata all’aggiornamento del regolamento di cui al decreto
del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, adottato ai sensi dell'articolo 5 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito
con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.

Il saldo e la giacenza media sono riferiti al rapporto e non al singolo cliente che richiede la certificazione.
Per i prodotti con giacenza media sono mostrati anche i rapporti estinti durante l’anno 2022, per i prodotti senza giacenza media sono mostrati solo i
rapporti in essere al 31/12/2022.

La presente certificazione viene rilasciata da PostePay S.p.A. Patrimonio destinato IMEL ( C.F. e Partita IVA 06874351007) per le carte prepagate
Postepay
Pag.1 di 1

POSTE ITALIANE S.p.A. – Patrimonio BancoPosta


Codice fiscale 97103880585 – Partita Iva 01114601006

Codice Fiscale: FRNSGD69P22Z600F - Nome e Cognome: SERGIO ADRIAN FERNANDEZ


Oggetto: ANNO 2022 VALIDO AI SOLI FINI ISEE 2024
Stampato il 15/01/2024 22:10:39
In riferimento all'oggetto, si comunicano i seguenti dati:

CONTI CORRENTI

Numero
Identificativo Prodotto Saldo al 31/12/2022 * Giacenza Media 2022 *
Intestatari
000064133911 1 3.256,19 1.135,02

POSTEPAY

Identificativo Prodotto Saldo al 31/12/2022 Giacenza Media 2022 **

************6483 15,85 0,00

LIBRETTI
Saldo contabile al 31/12/2022 Giacenza Media (GM) annua al
Identificativo Prodotto Numero Intestatari
*** 31/12/2022******
000037953564 1 9.031,31 9.031,31

* Importi comprensivi di Opzione SorpRende.

** Previsto solo per le carte Postepay con IBAN di tipo Evolution.

*** Il Saldo contabile al 31/12/2022 è pari alla somma del saldo disponibile del libretto al 31/12/2022 e dell'eventuale saldo delle somme accantonate attive al 31/12/2022

****** La giacenza media (GM) annua al 31/12/2022 è pari alla somma della giacenza media annua del libretto al 31/12/2022 e dell'eventuale giacenza media annua delle
somme accantonate scadute nel corso del 2022 o attive al 31/12/202022

N.B. Come stabilito dall’art. 1, commi 183/185 della legge nr. 213 del 30 dicembre 2023 "Legge di bilancio 2024", nella determinazione dell'Indicatore
della situazione economico equivalente (ISEE) sono esclusi, fino al valore complessivo di 50.000 euro, i titoli di stato nonché i prodotti finanziari di
raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato. Rientrano in tale ultima categoria i prodotti del risparmio postale, Buoni
fruttiferi postali e Libretti del risparmio postale. L’efficacia delle nuove disposizioni sarà subordinata all’aggiornamento del regolamento di cui al decreto
del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, adottato ai sensi dell'articolo 5 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito
con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.

Il saldo e la giacenza media sono riferiti al rapporto e non al singolo cliente che richiede la certificazione.
Per i prodotti con giacenza media sono mostrati anche i rapporti estinti durante l’anno 2022, per i prodotti senza giacenza media sono mostrati solo i
rapporti in essere al 31/12/2022.

La presente certificazione viene rilasciata da PostePay S.p.A. Patrimonio destinato IMEL ( C.F. e Partita IVA 06874351007) per le carte prepagate
Postepay
Pag.1 di 1

POSTE ITALIANE S.p.A. – Patrimonio BancoPosta


Codice fiscale 97103880585 – Partita Iva 01114601006

Codice Fiscale: MRTMLR73C69Z600T - Nome e Cognome: MARIA LAURA MARTINEZ


Oggetto: ANNO 2022 VALIDO AI SOLI FINI ISEE 2024
Stampato il 25/01/2024 17:31:10
In riferimento all'oggetto, si comunicano i seguenti dati:

CONTI CORRENTI

Numero
Identificativo Prodotto Saldo al 31/12/2022 * Giacenza Media 2022 *
Intestatari
000062576442 1 2.612,66 1.394,87

POSTEPAY

Identificativo Prodotto Saldo al 31/12/2022 Giacenza Media 2022 **

************6573 50,33 0,00

* Importi comprensivi di Opzione SorpRende.

** Previsto solo per le carte Postepay con IBAN di tipo Evolution.

N.B. Come stabilito dall’art. 1, commi 183/185 della legge nr. 213 del 30 dicembre 2023 "Legge di bilancio 2024", nella determinazione dell'Indicatore
della situazione economico equivalente (ISEE) sono esclusi, fino al valore complessivo di 50.000 euro, i titoli di stato nonché i prodotti finanziari di
raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato. Rientrano in tale ultima categoria i prodotti del risparmio postale, Buoni
fruttiferi postali e Libretti del risparmio postale. L’efficacia delle nuove disposizioni sarà subordinata all’aggiornamento del regolamento di cui al decreto
del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, adottato ai sensi dell'articolo 5 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito
con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.

Il saldo e la giacenza media sono riferiti al rapporto e non al singolo cliente che richiede la certificazione.
Per i prodotti con giacenza media sono mostrati anche i rapporti estinti durante l’anno 2022, per i prodotti senza giacenza media sono mostrati solo i
rapporti in essere al 31/12/2022.

La presente certificazione viene rilasciata da PostePay S.p.A. Patrimonio destinato IMEL ( C.F. e Partita IVA 06874351007) per le carte prepagate
Postepay
0150344

MARTINEZ MARIA LAURA, FERNANDEZ SERGIO ADRIAN


VIA MERANO 5
37135 VERONA VR

Torino, 4 gennaio 2023

Giacenza media del Conto corrente n. 50344/1000/00010334 riferita all'anno 2022

Gentile Cliente,

di seguito la giacenza media del rapporto in oggetto:

Saldo finale al 31.12.2022 1.181,86

Giacenza media anno 2022 635,79

La giacenza media è stata calcolata secondo i criteri previsti nelle Istruzioni per la compilazione della

Dichiarazione sostitutiva unica (DSU) per il calcolo dell'ISEE, come da normativa vigente; tali criteri sono

diversi da quelli utilizzati ai fini della determinazione dell'imposta di bollo.

Cordiali saluti.
SROGCL 9N 20230104
50344100000010334 Y

Pagina 1 di 1
.

Potrebbero piacerti anche