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DIRITTO

PRIVATO
DIRITTO
È una scienza pratica che mira a risolvere/prevenire conflitti. Il diritto rispecchia,
riflette rapporti e situazioni reali (metafora dello specchio).
È un complesso di principi e regole che si traggono dal testo attraverso l’attività
d’interpretazione e applicazione delle norme che lo compongono operata dalla
dottrina (dagli studiosi) e dalla giurisprudenza (dai Giudici).
 L’interpretazione della dottrina non è vincolante  essa esprime un’opinione la
cui efficacia persuasiva dipende dal rigore scientifico del suo autore e dalla sua
capacità di essere condivisa dalla maggioranza
 L’interpretazione della giurisprudenza è vincolante con riferimento al solo caso
concreto deciso dalla sentenza in cui questa è contenuta.
(l’influenza maggiore è esercitata dalle sentenze della Corte di Cassazione le
quali costituiscono precedenti cui le sentenze degli altri Giudici tendono ad
uniformarsi)

Il diritto mira a fare certezza tra i rapporti giuridici, ma spesso, nella pratica, tale
certezza non sussiste perché vi è di mezzo l’interpretazione.
Diritto è tutto ciò che si trae dall’interpretazione e applicazione delle norme giuridiche.

Diritto positivo = è quello scritto


Diritto vivente = vitalità di un ordinamento giuridico mediante l’attività del giurista che
lo interpreta
Diritto soggettivo = potere di azione del singolo per soddisfare i propri interessi;
espressione di titolarità di poteri, obblighi e facoltà
Diritto oggettivo = sinonimo di ordinamento giuridico, indica l’insieme delle norme
giuridiche vigenti in un determinato momento storico

Il diritto oggettivo di distingue in:


 Diritto privato= insieme delle norme volte a disciplinare relazioni tra soggetti che
operano su un piano di eguaglianza come portatori di interessi particolari di cui
in linea di principio possono liberamente disporre.
(diritto civile, diritto commerciale, diritto del lavoro)
 Diritto pubblico= insieme delle norme che regolano l’attività dei soggetti portatori
di interessi di carattere generale e perciò in linea di principio indisponibili e
sovraordinati a quelli meramente individuali dei privati, e le relazioni tra soggetti
pubblici e privati nelle quali i primi operano nell’esercizio di poteri autoritativi.
(diritto costituzionale, diritto amministrativo, diritto processuale, diritto penale)

ORDINAMENTO GIURIDICO
È un complesso di regole che disciplinano il comportamento di una comunità.
È una pluralità di norme che formano un insieme unitario e ordinato. Modo in cui una
società si ordina e si organizza attraverso il sistema di norme che lo compongono e che
sono prodotte in conformità ad un apparato di fonti legittimato da un fatto costitutivo.
TEORIA DELLA PLURALITA’ DEGLI ORDINAMENTI GIURIDICI
Esistono tanti ordinamenti giuridici, quanti sono i gruppi sociali organizzati.
Soggetti, Regole ed Organizzazione formano un ordinamento giuridico
(“UBI SOCIETAS IBI IURIS”)
LEGGE
Legge: indica uno dei procedimenti attraverso i quali si creano norme giuridiche. La
legge si indentifica con un complesso di norme scritte (testo legislativo).

NORMA GIURIDICA (regola di diritto)


Indica la regola la cui osservanza è garantita dalla forza dello Stato qualunque sia il
procedimento attraverso il quale essa è stata posta.
Caratteri:
1. Generale  rivolta alla generalità dei consociati, ad una serie indeterminata di
destinatari
2. Astratta  descrive un’ipotetica situazione (FATTISPECIE ASTRATTA)
3. Prescrittiva  impone un comportamento
4. Coercibile  la norma è assistita da una sanzione giuridica ed è suscettibile di
una attuazione forzata.

FONTI DEL DIRITTO INTERNO


Fonti del diritto: qualsiasi atto o fatto idoneo a produrre norme giuridiche.
 Fonti di produzione: atti o fatti idonei a produrre norme giuridiche (es: legge o
decreti legge prodotti dal Governo)
 Fonti sulla produzione: disciplinano i modi di produzione delle norme in un
sistema giuridico, ossia definiscono le regole (soggetti e procedimenti) che
creano norme giuridiche. (art. 77 Cost., fonte sulla produzione dei decreti legge)
 Fonti di cognizione: documenti che forniscono la conoscibilità delle norme (es:
Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana)

FONTI ATTO FONTI FATTO


Si fa riferimento al diritto Si fa riferimento al diritto
scritto (diritto positivo) consuetudinario

SISTEMI GIURIDICI:
 Civil law (Giappone, Cina, Italia, …)  sistemi basati su un diritto scritto.
La fonte del diritto è il Legislatore.
Il Giudice è tenuto ad applicare la legge; le sentenze del Giudice non sono
vincolanti, ma sono vincolanti solo al caso concreto
 Common law (Gran Bretagna, …)  sistemi basati sulla consuetudine.
La fonte del diritto è il Giudice, che è fautore del caso concreto, quindi crea la
regola (principio dello Stare Decisis -> il
SISTEMA ITALIANO:
precedente è vincolante) - Civil Law
- Diritto positivo. Diritto scritto, posto da
fonti predeterminate e riconoscibili
- Diritto pubblico
- Diritto privato
PRINCIPIO DI GERARCHIA DELLE FONTI (Art. 1 disp. prel. al c.c.)
1. COSTITUZIONE, LEGGI DI REVISIONE COSTITUZIONALE E ALTRE LEGGI
COSTITUZIONALI
2. LEGGE: ordinaria, decreto legislativo(76 Cost.), decreto legge(77 Cost.), legge
regionale(117 Cost.)
3. REGOLAMENTI governativi (di esecuzione) e delle Autorità indipendenti
4. USI (codici di autoregolamentazione)
Scritta
1) LA COSTITUZIONE Lunga
Rigida  non modificabile con legge ordinaria, ma solo mediante:
- leggi di revisione costituzionale
- leggi costituzionali

Approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947.


Entrata in vigore l’1 gennaio del 1948.
La Costituzione è il testo normativo fondamentale del nostro ordinamento; essa fissa
nei primi 12 articoli i principi fondamentali della forma di Stato istituita e,
successivamente, si divide in due parti:
- la prima contenente la disciplina dei diritti e doveri dei cittadini nei rapporti
civili, etico-sociali, economici e politici;
- la seconda, relativa all’ordinamento della Repubblica.

Ai sensi dell’art. 138 Cost., per l’approvazione di leggi costituzionali è necessario


che esse siano adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad
intervallo non minore di 3 mesi e con la maggioranza assoluta dei componenti di
ciascuna Camera nella seconda votazione. È inoltre previsto che ove nella seconda
votazione la legge, pur approvata con la maggioranza assoluta dei componenti di
ciascuna Camera, non abbia ottenuto la maggioranza dei due terzi, essa sia
sottoposta a referendum popolare quando ne facciano domanda, entro 3 mesi dalla
pubblicazione, un quinto dei membri di ciascuna Camera o cinquecentomila elettori
o cinque Consigli regionali; in tal caso la legge costituzionale sottoposta al
referendum è promulgata da PdR se è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Le leggi di revisione e le altre leggi costituzionali incontrano alcuni limiti  art. 139

2) LA LEGGE E GLI ATTI EQUIPARATI

La legge è fatta dal Parlamento.


Gli atti equiparati sono fatti dal Governo (decreto legge e decreto legislativo)
CODICE CIVILE  è stato approvato con decreto nel 1942 ed è entrato in vigore il 21
aprile dello stesso anno.
Nell’ambito delle fonti, il codice civile si colloca al secondo posto.
STRUTTURA DEL CC: si compone di 6 libri ed è preceduto da articoli chiamati preleggi
 ( I ) Libro: delle persone e della famiglia art. 1 – 455
 ( II ) Libro: delle successioni per causa di morte  art. 456 – 809
 ( III ) Libro: della proprietà art. 810 – 1172
 ( IV) Libro: delle obbligazioni art. 1173 – 2059
 ( V ) Libro: del lavoro art. 2060 – 2642
 ( VI ) Libro: della tutela dei diritti art. 2643 – 2969
Ogni libro è suddiviso in titoli. I titoli sono suddivisi in capi. I capi sono suddivisi in
sezioni. Le sezioni sono suddivise in articoli.
Es: della proprietà (libro)

dei beni (titolo)

dei beni in generale (capo)

dei beni materiali e immateriali (sezione)

(articolo)

(comma)

CODICE CIVILE

NORME DEROGABILI NORME INDEROGABILI


Possono essere derogate dai Non possono essere derogate dai
privati privati

Sono le norme tipiche del Diritto Si dividono in:


Privato
Norme Inderogabili in senso stretto:
Si dividono in: non possono essere derogate, ma non
entrano nel merito dell’operazione
Derogabili Suppletive: privata (es: norme che fissano la
i privati non hanno disciplinato modalità di conclusione del contratto o
un certo aspetto dell’operazione la forma del testamento)
economica; la lacuna viene
colmata dalle norme previste Norme Inderogabili:
dall’ordinamento norme imperative; pongono limiti al
contenuto dell’atto privato per motivi
Deroghe Dispositive: di interesse generale:
il legislatore detta la regola e tale - il legislatore pone un limite
regola vale nei limiti in cui i esterno
privati non abbiano attivato una - il legislatore pone limiti al
diversa regola contenuto in determinate parti
vincolanti
3) REGOLAMENTO

o Atto in cui si manifesta la potestà normativa del governo o di altre autorità a ciò
legittimate dalla legge

o Atto formalmente amministrativo, ma sostanzialmente normativo, in quanto,


pur essendo emanati da autorità amministrative, contengono vere e proprie
norme giuridiche

o Limiti:
a. Non possono contenere norme contrarie alle disposizioni di legge
b. Riserva di legge assoluta: la Costituzione riserva alla legge ordinaria la
disciplina di determinate materie
c. Riserva di legge relativa: in determinate materie la legge ammette
l’esercizio del potere regolamentare solo dopo che la legge abbia fissato i
principi fondamentali.

4) USO O CONSUETUTIDE

o Norma giuridica creata dal fatto al concorrere di due elementi:


a. Elemento Oggettivo costante ripetizione di un dato comportamento in
una determinata comunità sociale
b. Elemento Soggettivo convincimento sociale della doverosità giuridica
di quel comportamento
o L’uso normativo (o consuetudine) si distingue dall’uso negoziale perché da
questo non nasce alcuna norma giuridica, ma solo clausole contrattuali
o L’uso normativo, nelle materie regolate dalle leggi e dai regolamenti, opera solo
se espressamente richiamato.
o Si è distinto tra:
i. Usi praeter legem
ii. Usi secundum legem
iii. Usi contra legem  non ammessi nel nostro ordinamento
o Al contrario della consuetudine, la desuetudine non è mai fonte del diritto.
UNIONE EUROPEA
Trattato di Roma 1957.
È un ordinamento distinto:
 proprie organizzazioni
 proprie regole di organizzazione
 propria giurisdizione
 proprie fonti
L’ordinamento giuridico dell’UE è un ordinamento sovranazionale, autonomo e
distinto.
È un’organizzazione internazionale, composta da stati sovrani.
La norma che legittima la rinuncia dell’ordinamento italiano della limitazione della
propria sovranità è prevista dall’art.11 della Costituzione.
L’UE nasce con finalità economiche (scambi commerciali), come spazio in cui possono
circolare liberamente:
 merci
 capitali
 servizi
 persone

Il legislatore vuole l’uniformità tra gli stati membri. Problemi per il legislatore:

1. diverse regole giuridiche da stato membro a stato membro, che falsano il libero
gioco della concorrenza
2. diverse lingue
3. cercare di uniformare le regole tecniche (modi di produzione di certi stati e
beni)

CONFLITTO TRA NORME DELL’ORDINAMENTO EUROPEO E NORME


DELL’ORDINAMENTO INTERNO DEI SINGOLI STATI MEMBRI
I principi che regolano i
N.B.: la sua sentenza è vincolante per tutti i giudici degli stati membri dell’UE
potenziali conflitti sono:
(regola tipica degli ordinamenti di common law: precedente vincolante
1) il primato del diritto
europeo sul diritto
interno
2) diretta applicabilità delle norme di diritto europeo

Corte europea di giustizia:


- ha il compito di curare la corretta interpretazione del Trattato e di assicurare
l’uniforme interpretazione delle norme di diritto europeo
- sanzione in caso di infrazione
- ha competenza esclusiva e vincolante a risolvere, in via pregiudiziale, le
questioni interpretative, con conseguente sospensione del giudizio dinanzi al
giudice interno e con ricadute concrete in tema di “produzione” del diritto.
FONTI DEL DIRITTO EUROPEO
Le norme primarie prevalgono sulle norme di diritto derivato. Possono essere
modificate solo attraverso il procedimento di revisione dei Trattati conformemente
all’art. 48 del Trattato UE.

Fonti Primarie o del Diritto Primario:


1. TRATTATI  che dal 1957 sono stati modificati.
Trattato di Roma del 1957, istitutivo della CEE, modificato e integrato dal
procedere di numerosi Trattati, attraverso il procedimento di revisione:
 Atto Unico Europeo del 1987
 Trattato di Maastricht del 1992
 Trattato di Amsterdam del 1997
 Trattato di Nizza del 2001
 Trattato di Lisbona del 2007  entrato in vigore nel 2009
Il trattato attualmente vigente è quello di Lisbona del 2007, il quale si compone
di due trattati:
1) Trattato sull’UE (TUE) che contiene i principi di base, fondamentali
2) Trattato sul Funzionamento dell’UE (TFUE) che è un trattato applicativo,
fissa le regole di funzionamento degli organi, ecc…
2. COSTITUZIONE EUROPEA approvata nel 2004. Realizza una vera e profonda
riforma volta ad una migliore ripartizione e definizione delle competenze, una
semplificazione degli strumenti, una maggiore democrazia, trasparenza ed
efficacia all’interno dell’UE. Avrebbe dovuto entrare in vigore nel 2009. Ci sono
stati tentativi di fare una Costituzione europea, ma ciò non è mai accaduto
poiché il testo ha ricevuto molte critiche di opposizione, soprattutto da parte del
mondo religioso (assenza di riferimenti alla religione cristiano-giudaica) e per
l’eccessiva concentrazione sull’aspetto economico.
3. CARTA DI NIZZA chiamata anche Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE. Si è
discusso di quale fosse il suo rango nel sistema delle fonti. Problema risolto
poiché il trattato di Lisbona gli assegna il rango di fonte primaria e sta in uno
degli allegati del trattato.
Fonti Secondarie o del Diritto Derivato:
1. ATTI AD EFFICACIA VINCOLANTE, procedimento di formazione complesso che
non vede la centralità del Parlamento:
 Direttive (efficacia vincolante a seguito della data di recepimento)
 Regolamenti (efficacia vincolante immediata)
 Decisioni (atti amministrativi a destinatario determinato)
2. ATTI AD EFFICACIA NON VINCOLANTE, procedimento di formazione
semplificato:
 Raccomandazioni
 Pareri
Fonti Atipiche (atipico*=non previsto da alcuna norma positiva): *tipico=quando
Atti che di fatto esistono, ma che non sono menzionati nei trattati qualcosa è tipizzata
(es: libri verdi, usati per aprire un dibattito; libri bianchi, usati per vuol dire che vi è una
regola che la prevede
proposta di intervento)
ATTI AD EFFICACIA VINCOLANTE:
 DIRETTIVE
Non sono immediatamente vincolanti ma obbligano i Singoli Stati membri ad
adottare, secondo le modalità previste dagli ordinamenti interni, le norme in
esse contenute affinché diventino diritto nazionale ha come scopo quello di
armonizzare, cioè ravvicinare le legislazioni nazionali, eliminando le differenze.
Lo fa fissando l’obiettivo da raggiungere, lasciando libertà discrezionale agli
stati membri sui mezzi tramite cui poterlo raggiungere.
Nel nostro ordinamento l’attuazione delle direttive è realizzata attraverso il
procedimento disciplinato dalla legge 9 marzo 1989, n. 86: entro il 31 gennaio di
ogni anno il Ministro per il coordinamento delle politiche comunitarie sottopone
al Consiglio dei Ministri un disegno di legge (c.d. Legge comunitaria), nel quale
sono indicate:
a) Modificazione e abrogazione di norme in contrasto con il diritto comunitario
b) Approvazione di norme necessarie a dare attuazione di direttive,
regolamenti, decisioni e raccomandazioni
c) Autorizzazione al Governo ad attuare in via regolamentare direttive alle
materie già disciplinate con legge ma non riservate alla legge.
Non è immediatamente efficace, necessita di un atto che gli dia attuazione e che
contiene un termine.
L’inosservanza del termine di attuazione comporta conseguenze rilevanti si sul
piano comunitario che interno. Nel caso in cui lo Stato è in ritardo con
l’adempimento della normativa europea, scatta la sanzione da parte dell’Europa
(scatta la procedura di infrazione).
Se la direttiva non è stata attuata, può comunque trovare attuazione altrove?
Bisogna distinguere:
- se la direttiva è una direttiva che disciplina stato-privato  bisogna vedere
com’è scritta.
Se è self-executive, cioè le norme in essa contenute sono sufficientemente
concrete, precise ed incondizionate, la regola è che, in caso di mancata
attuazione nel termine stabilito, esse sono immediatamente applicabili (c.d.
efficacia verticale): il Giudice dovrà applicare la disciplina della direttiva,
disapplicando ove occorra la norma dell’ordinamento interno con essa
compatibile;
se è programmatica, cioè contiene norme generali, non sarà suscettibile di
essere applicata dal Giudice. Il privato potrà agire nei confronti dello stato
membro inadempiente per il risarcimento dei danni subiti conseguenti al
mancato tempestivo recepimento della direttiva.
- se la direttiva è una direttiva che disciplina privato-privato  è esclusa
l’applicabilità diretta nei rapporti tra cittadini (le regole contenute non si
possono applicare), ma la direttiva vale come criterio di interpretazione per il
Giudice (c.d. interpretazione conforme al diritto comunitario)
 REGOLAMENTI
Contengono norme immediatamente vincolanti per tutti i soggetti
dell’ordinamento giuridico dell’UE. Sono fonte di norme identiche per tutti gli
stati membri le quali attribuiscono ai cittadini dell’UE i medesimi diritti ed
obblighi la cui inosservanza può essere fatta valere direttamente davanti ai
Giudici nazionali, i quali applicheranno direttamente le norme del regolamento.
Introducono norme che prevalgono su quelle dei singoli ordinamenti interni
degli stati membri con esse incompatibili: efficacia obbligatoria.
Disciplinano materie già oggetto di disciplina dettagliata nei Trattati istitutivi.
 DECISIONI
Hanno portata individuale: sono rivolte ad un destinatario determinato.
Sono direttamente vincolanti in tutti i loro elementi senza che sia necessario
ricorrere ad atti di ricezione a livello nazionale.
Applicano il diritto comunitario a singole fattispecie concrete.
Autorizzano o vietano determinati atti o attività da parte dei singoli stati
membri.
Le decisioni sono notificate ai loro destinatari e hanno efficacia in virtù di tale
notificazione.

ATTI AD EFFICACIA NON VINCOLANTE:


 RACCOMANDAZIONI
Indicano allo stato membro interessato il comportamento che è opportuno
adottare per evitare violazioni della normativa comunitaria.
Non attribuiscono diritti che possono essere fatti valere davanti a Giudici
nazionali.
 PARERI
Esprimono la valutazione su determinate proposte, fatti o situazioni.

I PROCEDIMENTI PER LA FORMAZIONE DELLE NORME GIURIDICHE COMUNITARIE:

 Procedura di consultazione
 Procedura di cooperazione
 Procedura di codecisione
I CONFLITTI TRA NORME

I criteri di risoluzione sono diversi a seconda del tipo di conflitto da risolvere.

1. Nel conflitto tra norme dell’ordinamento europeo possono darsi due ipotesi:
a) Conflitto tra norme che nella gerarchia delle fonti sono dello stesso grado. Si
applica in questo caso il principio generale in tema di gerarchia delle fonti
per cui tra fonti dello stesso grado, la norma successiva nel tempo abroga
quella precedente con cui sia incompatibile.
b) Conflitto tra norme primarie e norme derivate. Spetta alla Corte di Giustizia il
controllo di legittimità sui regolamenti e sulle direttive.

2. Nel conflitto tra norme dell’ordinamento europeo e norme dell’ordinamento


interno dei singoli Stati membri, trovano applicazione 2 principi:
a) Il principio del primato del diritto comunitario sul diritto interno
b) Il principio della diretta applicabilità del diritto comunitario.

FONTI DEL DIRITTO STRANIERO E DEL DIRITTO INTERNAZIONALE UNIFORME

CONVENZIONI INTERNAZIONALI (tentativi di creare un diritto uniforme): consentono


che determinate materie di particolare interesse per le contrattazioni internazionali
siano disciplinate in modo identico. Vi è la necessita della ratifica affinché le norme
delle convenzioni entrino a far parte dell’ordinamento interno degli stati aderenti.
(Es: Convenzione di Vienna sui contratti di vendita internazionale di merci)

DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO:


Internazionalizzazione del diritto privato.
 problema dell’individuazione della legge applicabile alla disciplina di situazioni
che presentano un qualche elemento di estraneità rispetto all’ordinamento
giuridico italiano (es: matrimonio tra un italiano è una cittadina inglese)
Questa constatazione ha fatto emergere due tipi di esigenze:
- Disciplinare fatti o rapporti che sono fonte di un potenziale conflitto tra le
norme di diversi ordinamenti giuridici. A questa esigenza rispondono le norme
di diritto internazionale privato
- Uniformare il diritto interno dei diversi Stati.

IL SISTEMA ITALIANO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO è regolato dalla:

Legge n. 218 del 31 maggio 1995

 Qualificazione del rapporto


 Individuazione della legge applicabile attraverso il criterio di collegamento
 Art. 13 (tecnica del Rinvio)
Il criterio di collegamento tra la situazione da regolare e la legge applicabile varia in
quanto si fonda sull’aspetto del rapporto che per il legislatore è determinante ai fini
dell’individuazione dell’ordinamento straniero competente a disciplinarlo.

Il legislatore individua ciò che ritiene più caratterizzante del rapporto.

Se nella controversia prevale l’elemento personale, vige il criterio di cittadinanza.


In altri casi (materia contrattuale) le fonti scelgono quale applicare.
Il giudice elegge il criterio che caratterizza la fattispecie.
Tecnica del Rinvio al diritto straniero: applicare la legge dell’ordinamento.

VINCOLI:

 Art. 16 della legge 281/1995  la legge straniera è inapplicabile se in contrasto


con l’ordine pubblico

 Art. 17 della legge 281/1995  Prevalgono le norme italiane che, in


considerazione del loro oggetto e del loro scopo, devono essere applicate
nonostante il richiamo alla legge straniera.
Tali norme sono le norme inderogabili (c.d. norme di applicazione necessaria)

Il giudice è tenuto a conoscere la legge straniera e applicarla secondo i criteri


dell’ordinamento straniero:

IURA NOVIT CURA

“il giudice conosce il diritto”

Art. 14 della legge 281/1995

 Le norme di diritto straniero applicabili al giudizio pendente dinanzi al Giudice


italiano sono da considerare inserite nell’ordinamento interno e sono
conseguentemente assoggettate al trattamento processuale proprio delle norme
giuridiche nazionali.
Il Giudice ha il potere di individuare le norme applicabili alla fattispecie dedotta
in giudizio, procedendo d’ufficio all’accertamento della legge straniera in
concreto applicabile.
Il comma 2 dell’art. 14 prende in considerazione anche l’ipotesi che il Giudice
non riesca ad acquisire la conoscenza della legge straniera. In questo caso si
dovrà accertare se la norma di diritto internazionale privato eventualmente
preveda altri criteri di collegamento in forza dei quali può individuarsi una
diversa legge applicabile alla fattispecie; in mancanza, si applicherà la legge
italiana.
Art. 15 della legge 281/1995

 La legge straniera deve essere applicata secondo i propri criteri di


interpretazione e di applicazione nel tempo.

La norma 218 in Europa sta trovando meno applicazione:

- perché dagli anni ’90 il legislatore europeo ha iniziato ad intervenire per


stabilire quale diritto si applica
- perché vi era il fenomeno del forum shopping (foro competente): scegliere il
giudice in collegamento al diritto che il legislatore ha scelto di applicare.
Per evitare il fenomeno del forum shopping  Europeizzazione del diritto
internazionale privato

INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE

Atto che determina il significato della norma.


Senza interpretazione non vi è diritto.
La norma giuridica:
 invecchia”la legge è vecchia già nel momento stesso in cui entra in vigore”
 presenta lacune (lacunosità)
 ambiguità del linguaggiouna norma è suscettibile di interpretazioni diverse.

( I ) INTERPRETAZIONE GIUDIZIALE
L’interprete è il Giudice. La sentenza che il Giudice emette è vincolante per il caso
concreto, ma in relazione ad altri casi la stessa sentenza non è vincolante per altri
Giudici.

Vi sono 3 gradi di giudizio:

1°) Tribunale Giudici Poiché si svolge l’analisi


Di del fatto. Il giudice deve
2°) Corte d’Appello Merito motivare le sentenze

3°) Cassazione è unica nel territorio nazionale


“il palazzaccio”

La Cassazione ha il compito:
- di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della Funzione
legge; NOMOFILATTICA
- l’unità del diritto oggettivo della nazione.
Il Giudice di legittimità (Giudice di Cassazione) controlla se il procedimento sia stato
svolto in modo corretto e controlla la sentenza impugnata sotto l’aspetto della sua
motivazione (RAGIONI della sentenza).
La sentenza della Corte di Cassazione è vincolante per il caso concreto, per gli altri
Giudici non è vincolante, anche se il precedente di Cassazione certamente è autorevole.

La Cassazione è divisa in varie sezioni civili (sono 6). Spesso il contrasto si verifica tra
sezioni, quindi si chiede la pronuncia a sezioni unite (sono 9 in tutto) per contrasto su
questione di massima particolare importanza.
Dal 2006  vincolo per la pronuncia a sezioni unite: una volta che le sezioni unite si
sono pronunciate, le sezioni semplici devono rispettare quel precedente, ma se una
sezione semplice non lo vuole rispettare deve nuovamente proporre la questione a
sezioni unite. Quindi, accade che il precedente tiene per qualche anno è un vincolo
molto autorevole.

Il Giudice delle leggi (Corte Costituzionale, “consulta”) decide se una norma


dell’ordinamento sia in contrasto o meno con la Costituzione.

Giudizio in via Incidentale.


Le sentenze possono essere:
 Di rigetto fa salva la norma
 Interpretative di rigetto fa salva la norma, ma indica
l’interpretazione da seguire
 Di accoglimento manipolative; accoglimento parziale: additive o
sostitutive

( II ) INTERPRETAZIONE AUTENTICA
L’interpretazione autentica è attuata dal Legislatore.
Tale interpretazione è certamente vincolante.

( III ) INTERPRETAZIONE DOTTRINALE


L’interpretazione dottrinale è attuata da esperti, studiosi.
Tale interpretazione non è vincolante, poiché sono proposte interpretative.

REGOLE SULLE INTERPRETAZIONI (Art. 12 delle preleggi):

Interpretazione letterale: indica l’analisi delle parole che compongono il testo della
norma al fine di individuare il senso di ciascuna di esse in sé, secondo il significato
tecnico che l’elaborazione della dottrina e della giurisprudenza assegna loro.
Interpretazione logica: indica l’operazione logica consistente nel confronto tra il
risultato raggiunto con l’interpretazione letterale e l’intenzione del legislatore.
Interpretazione letterale e interpretazione logica sono due momenti del procedimento
di interpretazione, nel corso del quale il giurista si avvale di diversi criteri:
 criterio sistematico la singola norma da interpretare va reinserita nell’insieme
dell’ordinamento di cui fa parte e dei principi fondamentali che lo costituiscono.
 criterio storico la singola norma può essere reinserita nel contesto storico da
cui essa trae origine.
 criterio analogico la singola norma la si interpreta per analogia, con materie
che disciplinano casi simili.

L’interpretazione analogica non è sempre applicabile, vi sono diversi divieti di analogia


(Art. 14 disp. prel. c.c.):
 divieto nella legge penale
 divieto per le leggi eccezionaliemanate per casi di necessità e urgenza
 divieto per materie tributarie

L’ANALOGIA:
Art. 12 delle <Disposizioni sulla legge in generale> disciplina il problema del
riempimento delle lacune dell’ordinamento giuridico, stabilendo che “se una
controversia non può essere decisa con una precisa disposizione, si ha riguardo alle
disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe; se il caso rimane ancora dubbio,
si decide secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico dello Stato”.

 Analogia legis: la lacuna dell’ordinamento viene colmata mediante la ricerca di


una norma che regola una fattispecie che, seppure diversa da quella oggetto
della controversia da decidere, persegue la tutela di un interesse analogo a
quello oggetto della materia da regolare: l’esigenza di protezione è simile.

 Analogia juris: in via subordinata vi si ricorre qualora la novità o la particolarità


del caso non consentano di trovare nell’ordinamento norme che regolano un
caso analogo a quello in esame. La regola applicabile al caso concreto è dedotta
da un’opera di concretizzazione dei principi generali dell’ordinamento giuridico
che si riferiscono alla materia da regolare

La chiarezza è sempre il risultato dell’azione interpretativa, non è mai la premessa che


autorizza gli interpreti a fermarsi lì.
CONFLITTI TRA NORME

L’interprete ha a disposizione degli strumenti che risolvono le situazioni di conflitto


tra norme, che sembrano disciplinare lo stesso caso in maniera contraddittoria, nel
rispetto della coerenza del sistema.

Criteri di soluzione del conflitto tra norme:

o Cronologico tra fonti dello stesso grado, la norma successiva nel tempo
abroga quella precedente con cui sia incompatibile
L’abrogazione:
a) abrogazione espressa
b) abrogazione tacita
c) abrogazione implicita
d) abrogazione parziale

o Gerarchico la fonte di grado superiore prevale su quella inferiore: le norme di


grado subordinato non possono modificare o abrogare le norme di grado
sovraordinato.

o Specialità (le norme hanno diversi spazi normativi)


I RAPPORTI GIURIDICI

LE SITUAZIONI SOGGETTIVE
Situazione giuridica soggettiva:
Espressione che indica la titolarità in capo a un soggetto di un interesse giuridicamente
rilevante, ma che nulla dice sulla tecnica di tutela scelta;
Posizione che un soggetto di diritto assume nell’ambito di un rapporto giuridico.

Situazioni giuridiche attive: Situazioni giuridiche passive:


 diritti soggettivi;  doveri;
 interessi legittimi;  obblighi;
 soggezioni
 aspettative;
 oneri;
 potestà;
 status;
 possesso

DIRITTO SOGGETTIVO
 Rappresenta la forma di protezione più intensa accordata dall’ordinamento
 Sintesi di una posizione di forza e di una posizione di libertà
 La tutela è sempre diretta e immediata
 L’unico limite è l’abuso ( norma 833 c.c.)

VARIE CONFIGURAZIONI DEL DIRITTO SOGGETTIVO

DIRITTI ASSOLUTI: DIRITTI RELATIVI:


Caratteristica: immediatezza e Per essere attuato o soddisfatto è
assolutezza necessario l’intervento di un terzo
Non necessita della cooperazione altrui (situazione dinamica)
per essere attuato Si distinguono:
Vale erga omnes  DITITTO DI CREDITO
La situazione giuridica passiva  DIRITTI POTESTATIVI
corrispondente è il dovere di
astensione da parte degli altri Le situazioni giuridiche passive
Si distinguono : corrispondenti sono
 DIRITTI DELLA PERSONALITA’ rispettivamente l’obbligo e la
 DIRITTI REALI ( su cosa altrui e soggezione
su cosa propria)
ASPETTATIVA
Si attende che la situazione giuridica diventi diritto.
 Prevede un evento incerto o futuro, ancora non si è avverata la situazione ma ho
il diritto di tutela, è tutelata l’aspettativa di diritto e non l’aspettativa di fatto.
 Per aspettativa si intende in generale la possibilità astratta di acquistare un
diritto in base a circostanze che devono ancora maturarsi.
(es: la posizione dell’acquirente sotto condizione sospensiva).
 La tutela dell’aspettativa legittima è meno intensa rispetto alla tutela
del diritto soggettivo essendo soltanto strumentale e provvisoria, perché si
limita ad assicurare la possibilità del sorgere del diritto.
Strumentale  non consente l’attuazione dell’interesse finale, ma il solo
soddisfacimento dell’interesse alla conservazione del bene allo stato in cui si trova al
momento della conclusione del contratto.
Provvisoria  in attesa del completamento della fattispecie ( tutela definitiva del
diritto soggettivo)

POTESTA’
Potere attribuito ad un soggetto a tutela di un interesse altrui.
 Situazione di potere, caratterizzata dalla finalità di realizzare un interesse altrui
(es: interesse del minore )
 Il potere-dovere di esercitare un diritto altrui implica controlli esterni, in quanto
esso è vincolato allo scopo che caratterizza la funzione. La deviazione costituisce
un abuso e porta alla perdita o limitazione dei poteri
 Ora: responsabilità genitoriale rispetto alla potestà genitoriale è più ampia ed
esprime un mutamento di prospettiva.

INTERESSE LEGGITTIMO
Situazione giuridica soggettiva della quale è titolare un soggetto nei confronti della
pubblica amministrazione che esercita un potere autoritativo attribuitole dalla legge e
consiste nella pretesa che tale potere sia esercitato in conformità alla legge
nell'interesse collettivo.
 Tutela in via indiretta (non è tutelato l’interesse finale del soggetto ma solo
quello strumentale a che l’azione pubblica si svolga regolarmente) e mediata
rispetto alla tutela primaria di interessi pubblici (la tutela è accordata solo se
l’interesse individuale coincide con quello pubblico; es. del concorso: interesse
della p.a. al regolare svolgimento delle prove per selezionare i candidati più
meritevoli)
 Posso impugnare l’atto illegittimo che lede l’interesse rivolgendomi al TAR o al
Consiglio di Stato
STATUS
Fonte di diritti e obblighi per chi possiede tale situazione.
 Nozione che esprime la posizione di un soggetto nei confronti di altri soggetti
nell’ambito di una collettività organizzata.
 Situazione giuridica soggettiva stabile (e non precaria o passeggera), autonoma
e tutelata in quanto tale, a sua volta fonte di altre situazioni giuridiche (attive e
passive) anch’esse, a loro volta, tutelate in quanto tali. La perdita dello status
implica la perdita delle situazioni derivate.
 Lo status non è una somma di diritti e obblighi, ma una diversa e distinta
situazione giuridica protetta dall’ordinamento, in cui si riscontra un elemento
formale (la posizione di un soggetto nell’ambito di una collettività organizzata)
e un elemento materiale (la relativa tutela accordata dall’ordinamento).
Esempi: status di cittadino, di figlio, di coniuge, di socio
Status e qualità giuridica: hanno in comune una certa affinità funzionale e l’elemento
materiale (una tutela autonoma e distinta sia della posizione primaria sia di quelle
derivate), ma nella seconda non ricorre l’elemento formale della collettività
organizzata (es.: qualità di erede, di professionista, di imprenditore)

ONERE
Tecnica di protezione degli interessi la cui attuazione è condizionata al
comportamento del loro titolare.
 Situazione giuridica a cavallo tra quelle attive e passive. Consiste in un
comportamento doveroso, ma rispetto all’obbligo bisogna tenere tale
comportamento per soddisfare l’interesse proprio.
Es: onere della prova ( i fatti devono essere provati ) ; onere della trascrizione.

POSSESSO
È una situazione di fatto (e non di diritto) giuridicamente rilevante.
 Potere sulla cosa che si manifesta in un’attività corrispondente all’esercizio della
proprietà o di altro diritto reale.
 Rappresenta il contenuto del diritto di proprietà o di altro diritto reale colto nel
suo momento dinamico, cioè quello dell’effettivo esercizio.
 L’estinzione del possesso si verifica con il venir meno del potere di fatto sul
bene (abbandono)
Elementi identificativi del possesso:
 elemento materiale: il corpus, cioè la materiale disponibilità del bene ( ho
quell’oggetto)
 elemento psicologico: l’animus possedendi, cioè l’effettiva modalità di
comportamento dalla quale si desume l’intenzione del possessore di usare la
cosa come se fosse proprietario o titolare di un altro diritto reale . ( anche se
non sono effettivamente il proprietario)
POSSESSO  DETENZIONE  Entrambi sono situazioni di fatto.
L’assenza dell’animus distingue il possesso dalla detenzione, nel senso che il detentore
ha la materiale disponibilità della cosa, ma riconosce che un altro (il proprietario) ha
potere maggiore del suo su tale cosa.
La detenzione può mutarsi in possesso soltanto se:
 per causa proveniente da un terzo, il quale sia titolare di diritto di
proprietà che trasferisce al detentore;
 forza di atto di opposizione del detentore, il quale manifesti
l’intenzione di non riconoscere l’esistenza di un diritto altrui sul bene.

ACQUISTO DEL POSSESSO E DELLA DETENZIONE


Il possesso e la detenzione si acquistano:
a) In modo originario tramite APPRENSIONE
b) In modo traslativo tramite CONSEGNA

La consegna tuttavia non è necessaria nelle ipotesi di:


 Traditio brevi manu: quando l’acquirente è già detentore e diventa
possessore es. inquilino detentore che acquista la casa.
 Costituto possessorio: quando il possessore cede il possesso, ma conserva
la detenzione del bene.
es. il proprietario di un appartamento vende l’immobile ma continua ad abitarvi
dentro in qualità di locatario.

LA REGOLA c.d. “POSSESSO VALE TIOTOLO”


Art. 1153
“colui al quale sono stati alienati (venduti) beni mobili da parte di chi non ne è
proprietario, ne acquista la proprietà mediante il possesso, purché sia in buona fede al
momento della consegna e sussista un titolo idoneo al trasferimento della proprietà”.
Requisiti:
 Buona fede
 Titolo astrattamente idoneo
 Possesso
LA TUTELA DEL POSSESSO
AZIONI PETITORIE  esercitate solo dal titolare del diritto e realizzano una tutela
definitiva.
AZIONI POSSESSORIE tutelano una situazione di fatto e realizzano una tutela
provvisoria.

Azioni possessorie:
1. Azione di reintegrazione o di spoglio (art. 1168 cod. civ.)
- è concessa al possessore (o al detentore) privato della disponibilità del bene in
modo violento o clandestino
- è diretta ad ottenere la restituzione del bene
- deve essere esercitata entro un anno che decorre dal giorno in cui è avvenuto lo
spoglio violento o dal giorno della scoperta dello spoglio clandestino
- può essere esercitata per tutela del possesso di qualsiasi bene (mobile,
immobile ecc.)
2. Azione di manutenzione (art. 1170 cod. civ.)
- è volta a far cessare le molestie o la turbativa del possesso
- o alla reintegrazione della privazione del possesso che non è avvenuta in modo
violento o clandestino
- per ricorrere a tale azione è necessario che il possesso duri da oltre un anno in
modo continuato e non interrotto
- deve essere esercitata entro un anno dal giorno in cui ha avuto inizio la
turbativa
- può essere esercitata solo per la tutela del possesso (o di altro diritto reale) su
beni immobili o universalità di mobili

Azioni di nunciazione: (ulteriore azioni a difesa del possesso)


Queste azioni spettano, oltre che al possessore, anche al proprietario (cfr. slide n. 72) o
ad altro titolare di diritto reale di godimento.
1. Azione di denunzia di nuova opera
(art. 1171 cod. civ.)
‾ quando si teme che dalla nuova opera intrapresa sul proprio o altrui fondo stia
per derivare un danno al bene oggetto del proprio diritto o del proprio possesso
‾ può essere esercitata solo se la nuova opera non è stata ancora terminata o se
non è ancora trascorso un anno dal suo inizio
2. Azione di denunzia di danno temuto (art. 1172 cod. civ.)
 quando si teme che da qualsiasi edificio, albero o altra cosa possa derivare il
pericolo di danno grave e prossimo al bene che è oggetto del diritto o del
possesso
DIRITTI SOGGETTIVI
DIRITTI ASSOLUTI DIRITTI RELATIVI

DIRITTI DELLA DIRITTI


PERSONALITA’ REALI
- Diritto alla vita e
DIRITTI DI DIRITTI
all’inviolabilità CREDITO POTESTATIVI
fisica;
- Diritto al nome; RE
- Diritto PROPRIA:
all’immagine;
DIRITTO DI RE ALIENA:
- Diritto all’onore
PROPRIETA’
e
alla reputazione;
- Diritto alla riservatezza;
- Diritto alla privacy.

DIRITTO DI DIRITTO DI
GARANZIA GODIMENT
- enfiteusi
- pegno O
- superficie
- ipoteca - usufrutto
- uso
-abitazione
- servitù prediale
DIRITTI ASSOLUTI
Caratteristiche:
 Assolutezza: Indica il potere del soggetto attivo, che si esplica erga omnes, cioè
nei confronti di tutti i consociati, i quali infatti hanno il dovere di astenersi dal
turbare l’altrui godimento
 Immediatezza: Connota la relazione tra il bene oggetto del diritto e il suo
titolare, che può goderne e disporne senza bisogno della cooperazione altrui

DIRITTI DELLA PERSONALITA’


La fonte interna di tali diritti è la costituzione:
‾ Art. 2 Costituzione : La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili
dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua
personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà
politica, economica e sociale.
‾ Art. 3 Costituzione :Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali
davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,
che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

I diritti della personalità sono diritti soggettivi riconosciuti ad ogni persona per la
tutela dei propri interessi fondamentali, quali ad esempio la salute, l’onore, la
reputazione, l’identità personale, ecc...
Essi si caratterizzano per il fatto che l’interesse protetto ha contenuto non
patrimoniale e, riguardando aspetti fondamentali della persona umana, è dotato di una
speciale protezione anche a livello costituzionale.
 tutelano interessi essenziali della persona umana
 spettano all’uomo in quanto tale
 si acquistano automaticamente con la nascita
 l’interesse tutelato ha carattere non patrimoniale
CARATTERISTICHE FONDAMENTALI
 Indisponibilità
 Intrasmissibilità
 Irrinunciabilità
 Imprescrittibilità: sono diritti che non si estinguono anche se non vengono esercitati per
lungo tempo
 Teoria monistica
La persona è intesa come valore unitario , ciò consente di tutelare i diritti anche in
assenza di leggi che lo prevedono
 Teoria pluralistica
i diritti della personalità sono solo quelli contemplati da specifiche disposizioni di
legge

TUTELA CIVILISTICA COMUNE A TUTTI I DIRITTI DELLA PERSONALITA’


 tutela inibitoria diretta a impedire il futuro prodursi del danno attraverso la
cessazione del fatto lesivo, ove sia possibile
 tutela risarcitoria volta a rimuovere le conseguenze dannose che si sono già
prodotte attraverso lo strumento del risarcimento del danno

A. DIRITTO ALLA VITA E ALL’INVIOLABILITA’ FISICA


Diritto a nascere:
l’aborto è previsto come soluzione eccezionale (prima del 1978 era reato).
Ciò garantisce alla donna una libertà di non abortire, più che una libertà di abortire.
Nei primi 3 mesi è più facile interrompere la gravidanza.
Nei mesi successivi si può ricorrere all’aborto solo se:
 Il feto presenta gravi malformazioni
 Il feto è un pericolo per la vita della madre
 la scelta spetta esclusivamente alla donna.
Se il medico riconosce che il feto è capace di vita autonoma deve farlo nascere,
nonostante la donna esprime il volere di abortire.
Diritto a nascere sani:
 se per colpa del medico il bambino nasce malato si può chiedere il
risarcimento del danno
 se il medico non si accorge che il feto è malato, privando la donna di scegliere
se abortire o meno, e il figlio nasce malato non si può chiedere il risarcimento
del danno, poiché il danno non è un danno giuridico (l’alternativa era la non
vita) e poiché il medico non causa la malformazione, ma la malformazione è
innata.
Diritto alla salute (art 32 Cost.):
diritto primario e assoluto, pienamente operante nei rapporti tra privati.
Se tale diritto viene violato:
 tutela inibitoria
 tutela risarcitoria
Art. 5 cc  ATTI DI DISPOSIZIONE DEL PROPRIO CORPO
Prima erano consentiti quando non cagionavano una diminuzione permanente
(donazione del sangue, allattamento, capelli).
Deroghe all’art. 5 c.c. che sono state introdotte:
dalla L. n. 458/1967 relativa al trapianto del rene tra viventi
dalla L. n. 592/1967 che ha sottratto la donazione del sangue alla libera contrattazione
tra privati
dalla L. n. 483/1999 che ha ammesso gli atti di disposizione a titolo gratuito di parti di
fegato al fine esclusivo del trapianto tra viventi
 Il divieto, però, di atti di disposizione del proprio corpo rimane quando si recano
danni a terzi.

Il tentativo di suicidio non è punito dal nostro ordinamento, però sono puniti:
 l’omicidio del consenziente
 l’istigazione al suicidio
perché entra in gioco l’interesse dell’ordinamento giuridico.

Nel caso di stato vegetativo, in seguito ad un incidente di un soggetto, il giudice può


autorizzare l’interruzione della vita del paziente se:
 la condizione è approvata clinicamente come irreversibile
 il paziente se fosse stato cosciente avrebbe scelto di morire, sulla base del suo
pensiero etico
Tali condizioni devono valere contemporaneamente per interrompere lo stato
vegetativo di un paziente (caso di Eluana Englaro).

Legge 219 del 2017  DISPOSIZIONE ANTICIPATA DI TRATTAMENTO


Nessun trattamento sanitario può essere cominciato o proseguito se non c’è il
consenso.

B. DIRITTO AL NOME
La tutela del nome è sancita a protezione non solo di un interesse individuale (alla
propria corretta individuazione), ma anche dell’interesse generale all’identificazione
delle persone.
Medesima tutela è assicurata anche allo pseudonimo, purché esso abbia acquistato
l’importanza del nome (art. 9 cod. civ.)
La tutela del diritto al nome è attuata con il riconoscimento di due tipi di azioni:
 di reclamo, con il quale si tutela il diritto della persona ad usare il proprio nome
contro gli atti dei terzi tendenti a contrastare tale uso
 di usurpazione, con cui ci si oppone all’uso indebito e pregiudizievole che altri
faccia del proprio nome
C. DIRITTO DI IMMAGINE
Il diritto all’immagine tutela l’interesse di ciascun individuo a che il proprio ritratto
non sia diffuso o esposto pubblicamente. Non devono essere immagini lesive
dell’onore, della reputazione o del decoro della persona.

D. DIRITTO ALL’ONORE E ALLA REPUTAZIONE


Il diritto all’onore tutela l’integrità morale della persona sotto due diversi profili:
 l’onore: sentimento della propria dignità personale
 la reputazione: stima di cui ogni persona gode nel contesto sociale in cui è
inserita.
TUTELA:
- sul piano penalistico, attraverso le norme che contemplano i reati di ingiuria
e di diffamazione; ed in particolare il reato di ingiuria punisce l’offesa
all’onore o al decoro di una persona presente (art. 594 cod. pen.), mentre il
reato di diffamazione punisce l’offesa all’altrui reputazione arrecata
comunicando con più persone (art. 595 cod. pen.)
- sul piano civilistico, attraverso il risarcimento del danno (art. 2043 cod. civ.)
ed eventualmente la pubblicazione della smentita, ipotesi quest’ultima di
risarcimento in forma specifica
-
E. DIRITTO ALLA RISERVATEZZA
Il diritto alla riservatezza tutela l’interesse della persona al riserbo sulle vicende della
propria vita personale e familiare.
Il fondamento normativo del diritto alla riservatezza si ricava dall’art. 2 Cost. e dalle
sue
specificazioni (art. 13, 14 e 15) nonché dall’art. 8 della Convenzione europea dei diritti
dell’uomo.

TUTELA:
- sul piano penalistico: art. 615-bis cod. pen. (punisce chiunque si procura
indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata che si svolgono
nell’abitazione altrui, e chiunque riveli o diffonda le notizie e le immagini così
ottenute)
- sul piano civilistico: frammenti di tutela nel cod. civ. (art. 10 che tutela il
diritto all’immagine) e artt. 2 e 3 Cost.
Costituiscono limiti alla garanzia del riserbo:
- la notorietà della persona
- l’interesse della Pubblica Autorità a svolgere indagini per vari motivi
- il diritto di cronaca
- il consenso dell’interessato
DIRITTI REALI
 IN RE PROPRIA: Diritto di Proprietà
 IN RE ALIENA: Diritti di Godimento e Diritti di Garanzia

 CARATTERISTICHE DEI DIRITTI REALI:


ASSOLUTEZZA = fatti valere “erga omnes”
IMMEDIATEZZA= esercitazione del diritto senza la cooperazione di terzi
INERENZA = Implica la relazione diretta e immediata tra il diritto e il bene; essa si
manifesta in modo particolare nel c.d. diritto di sequela o seguito, in virtù del quale il
diritto segue la cosa nonostante i passaggi di proprietà che essa possa subire
TIPICITA’= Significa che i diritti reali costituiscono un numerus clausus, cioè i privati
non possono creare altri diritti reali diversi da quelli espressamente previsti dalla
legge
 OGGETTO DEI DIRITTI REALI:
BENI (Art. 810 cod. civ.)
“Sono beni le cose che possono formare oggetto dei diritti”
(Esistono cose che non sono beni: sole mare … non ce se ne può appropriare , sono di
tutti)

CLASSIFICAZIONE:
‾ Beni materiali (Beni Mobili e Beni Immobili e Beni Mobili Registrati) e Beni
immateriali
‾ Beni presenti e Beni futuri
‾ Beni divisibili e Beni indivisibili
‾ Beni determinati e Beni generici
‾ Beni infungibili e Beni fungibili
‾ Beni consumabili e Beni inconsumabili
‾ Beni produttivo e Beni non produttivi
‾ Beni semplici, Beni composti e Universalità di mobili
‾ Beni principali e Beni accessori e Pertinenze
‾ Beni pubblici e Beni privati
‾ Beni di consumo
I BENI Art. 812 cod. civ.
 Beni immobili  il suolo e tutto ciò che è in esso incorporato, naturalmente o
artificialmente, nonché gli edifici galleggianti se saldamente e permanentemente
assicurati alla riva o all’alveo
 Beni mobili  tutti gli altri si considerano beni mobili anche le energie naturali
che hanno valore economico, come il gas, l’elettricità, ecc.
BENI MOBILI
 Prevalgono parametri di semplicità e rapidità
 Non occorrono forme particolari per gli atti di alienazione
 Non è previsto un sistema di pubblicità tramite pubblici registri, essendo
sufficiente dimostrare il possesso del bene

BENI IMMOBILI
 La circolazione di tali beni è più rigorosa, solenne.
 È previsto un regime di pubblicità legale degli atti giuridici:
 Pubblicità notizia: serve a dare informazione.
In mancanza di tale pubblicità vi è una sanzione amministrativa, ma l’atto non perde la
sua efficacia
 Pubblicità dichiarativa: consiste nell’onere della trascrizione e serve a
rendere opponibile l’acquisto a terzi.
In mancanza di tale pubblicità l’atto resta valido, ma il diritto che si è acquistato non è
opponibile a terzi (l’atto perde la sua efficacia).
 Pubblicità costitutiva: serve per l’esistenza del diritto.
In mancanza di tale pubblicità l’atto non è più valido (es: ipoteca)

BENI MOBILI REGISTRATI ( Art. 2683)


 Autoveicoli, motoveicoli, natanti, aeromobili, ecc…: a tali beni si applicano
alcune regole analoghe a quelle vigenti per i beni immobili
 Per la loro circolazione è previsto un sistema di pubblicità affidato a pubblici
registri
 Non trovano applicazione molte regole relative ai beni mobili comuni
 In mancanza di norme specifiche, ritrovano vigore le disposizioni relative ai
beni mobili.

RAPPORTO DI PERTINENZA
Rapporto in virtù del quale vi è una cosa principale e un’altra accessoria, chiamata
pertinenza.
 La cosa accessoria è destinata in modo durevole a servizio o ad ornamento di
quella principale.
 Gli atti e i rapporti aventi ad oggetto la cosa principale comprendono anche le
pertinenze, salvo che sia diversamente disposto.
BENI FRUTTIFERI (Beni produttivi)
I frutti possono essere:
 Naturali  provengono direttamente dalla cosa, vi concorra o no l’opera
dell’uomo
(es: legna, prodotti agricoli, ecc…)
 Civili  corrispettivo che si trae da una cosa in cambio del godimento che altri
ne abbia (es: interessi su mutuo)

UNIVERSALITA’ DI MOBILI
 pluralità di cose, che appartengono ad una stessa persona e che hanno una
destinazione unitaria
 ad es.: il gregge, la biblioteca, ecc.
 è considerata come un bene unitario, anche se in realtà anche i singoli elementi
che la compongono possono essere oggetto di separati atti giuridici
 viene considerata universalità anche l’azienda: complesso dei beni organizzati
dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa (art. 2555 cod. civ.)
 universalità di diritto
 insieme di rapporti giuridici attivi e passivi (ad esempio, l’eredità)

BENI IMMATERIALI
Beni giuridici caratterizzati dalla incorporeità, ovvero dal fatto di non esistere in
natura, ma di essere frutto di creazione umana.
Caratteristiche:
 Intellettualità
 Riproducibilità

TUTELA:
 Tramite la protezione dell’originalità della creazione
 attribuzione di un diritto morale, quello ad essere riconosciuto autore
dell’opera, e di un diritto patrimoniale, cioè di sfruttamento economico
 Tramite la brevettazione
 prevista per le invenzioni industriali e i marchi registrati
 consiste nell’attribuzione di una esclusiva in ordine alla possibilità di
sfruttare economicamente la creazione intellettuale
A. DIRITTO DI PROPRIETA’
Espressione massima del diritto reale. Diritto di godere e disporre di un bene in modo
pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti
dall’ordinamento giuridico
L’unico limite è l’abuso del diritto ( esercitare il diritto al solo scopo di nuocere a
qualcun altro)
 Contenuto essenziale del diritto di proprietà:
potere di godere di un bene
 potere di fruirne materialmente in tutti i modi ritenuti dal proprietario consoni
al suo interesse
 potere di appropriarsi dei frutti naturali o civili della cosa
 potere di utilizzarla o meno, trasformarla o addirittura distruggerla
 differenza con il possesso
potere di disporre di un bene
 potere di stipulare negozi giuridici aventi ad oggetto il bene (ad esempio,
vendita, locazione, ecc.).

 Caratteristiche:
 ELASTICITA’ sulla pienezza del diritto potrebbe incidere la costituzione di un
diritto reale minore, ma il diritto di proprietà tornerà a riespandersi, non
appena il diritto reale minore venga meno
 PERPETUITA’ non tollera limiti di durata ed è imprescrittibile, salvo le norme
sull’usucapione

MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETA’:


 A TITOLO ORIGINARIO: occupazione (artt. 923 ss cod. civ.), invenzione (artt.
927 ss. cod. civ.), accessione (artt. 934 ss. cod. civ.), specificazione (art. 940 cod.
civ.), unione e commistione (art. 939 cod. civ.), usucapione (artt. 1158 ss. cod.
civ.).
Si determina la nascita di un nuovo diritto che si costituisce in capo al titolare
indipendentemente dal fatto che quel medesimo diritto spettasse o meno in
precedenza ad un soggetto diverso
Si acquista in maniera piena con i soli limiti che discendono dalle norme imperative
 A TITOLO DERIVATIVO: contratto, successione a causa di morte. il diritto
viene trasferito da un precedente titolare (dante causa): pertanto, il nuovo
titolare (avente causa) succede nella medesima posizione del dante causa, cioè
acquista il diritto con lo stesso contenuto e i medesimi limiti che gravavano sul
precedente titolare e la validità dell’acquisto dipende dall’effettiva titolarità del
dante causa.
MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETA’:
 A TITOLO ORIGINARIO: La fattispecie acquisitiva determina la nascita di un
nuovo diritto che si costituisce in capo al titolare indipendentemente dal fatto che
quel medesimo diritto spettasse o meno in precedenza , ad un altro soggetto.
Occupazione (artt. 923 ss cod. civ.), invenzione (artt. 927 ss. cod. civ.), accessione (artt.
934 ss. cod. civ.), specificazione (art. 940 cod. civ.), unione e commistione (art. 939 cod.
civ.), usucapione (artt. 1158 ss. cod. civ.).
Il diritto spettante il nuovo titolare è del tutto indipendente rispetto alle vicende
relative ai diritti sullo stesso bene eventualmente spettanti in precedenza ad altri
soggetti.
SONO:
OCCUPAZIONE: per beni mobili che non sono di proprietà di alcuno
INVENZIONE: mobili perduti o smarriti , trascorso un anno senza che il bene sia
reclamato esso spetta al ritrovatore
ACCESSIONE: beni mobili o immobili che per opera dell’uomo o per un fatto naturale
vengono ad essere incorporarti nella sfera di un bene di proprietà altrui
UNIONE O COMMISSIONE: beni appartenenti a diversi proprietari , i quali sono stati
uniti o mescolati in modo da formare un unico bene
SPECIFICAZIONE: relativi a un nuovo bene creato in seguito ad un attività di
trasformazione di una materia appartenente ad altri , esso appartiene allo
specificatore (chi ha creato il bene) che ha l’obbligo di pagare al proprietario il prezzo
della materia
USUCAPIONE: per beni mobili o immobili in forza del possesso del bene protratto per
un certo periodo di tempo . Gli elementi costitutivi dell’usucapione sono:
a) Possesso del bene , acquistato in modo non violento o
clandestino , deve essere : continuato: per il periodo di
tempo previsto dalla legge ; ininterrotto
b) Il decorso del tempo che può essere:
20 anni usucapione ordinaria per i beni immobili , mobili e universalità di mobili ;
10 anni usucapione abbreviata per i beni immobili e in 3 per i beni mobili registrati,
purché ricorrono i seguenti elementi:
 Titolo idoneo in astratto a trasferire la proprietà , cioè un titolo valido ma inidoneo
in concreto a trasferire la proprietà per non essere l’alienante proprietario del bene
 Buona fede , cioè la circostanza che l’acquirente ignori senza colpa che l’alienante non
è proprietario del bene
 Trascrizione del titolo
Per i beni mobili non registrati in mancanza di un titolo idoneo , l’usucapione si compie
in 10 anni purché ricorra la buona fede al tempo della consegna.
USUCAPONE ISTANTANEA \ ACQUISTO A NON DOMINO: la norma configura una
fattispecie acquisitiva che consente l’acquisto della proprietà anche nel caso in cui
l’alienante non sia il proprietario , se ricorrono i seguenti elementi :
 Possesso del bene
 Buona fede, cioè la circostanza che l’acquirente ignori senza colpa che
l’alienante non è il proprietario del bene
 Titolo idoneo in astratto a trasferire la proprietà , cioè un titolo valido ma
inidoneo in concreto a trasferire la proprietà per non essere l’alienante
proprietario del bene

 A TITOLO DERIVATIVO: il diritto viene trasferito da un precedente titolare


(dante causa): pertanto, il nuovo titolare (avente causa) succede nella medesima
posizione del “dante causa”, cioè acquista il diritto con lo stesso contenuto e i
medesimi limiti che gravavano sul precedente titolare e la validità dell’acquisto
dipende dall’effettiva titolarità del dante causa.
Il nesso esistente tra il diritto di cui è titolare l’alienante e quello acquisito
dall’acquirente , comporta l’operatività di due principi :
a) Nessuno può trasferire ad altri il diritto di cui non è titolare o un diritto di
ampiezza maggiore rispetto a quello di cui è titolare
b) Se cade il diritto dell’alienante cadono anche i diritti acquisiti da tutti i
successivi acquirenti a titolo derivativo
SONO:
‾ CONTRATTI che trasferiscono la proprietà ( es: compravendita , donazione ecc)
‾ SUCCESSIONE MORTIS CAUSA
‾ ALTRI MODI STABILITI DALLA LEGGE ( Es: vendita forzata dei beni del debitore
, confisca ..)
LE TUTELE:
 AZIONE DI RIVENDICAZIONE : è connessa al proprietario del bene il quale non
ne abbia la materiale disponibilità , al fine di ottenere l’accertamento del suo
diritto , la condanna di chi invece lo possiede e la restituzione del bene.
L’azione di rivendicazione è imprescrittibile ( può essere esercitata senza limiti nel
tempo ) , salvi gli effetti dell’acquisto della proprietà da parte di altri per usucapione.
 AZIONE NEGATORIA: è concessa al proprietario al fine di chiedere
l’accertamento dell’inesistenza di diritti reali affermati da altri sul bene , e la
condanna alla cessazione di eventuali turbative o molestie. Anche essa è
imprescrittibile
 AZIONE DI REGOLAMENTO DI CONFINI : è connessa al proprietario di un fondo
al fine di chiedere l’accertamento giudiziale del confine ogni volta che vi sia
incertezza sulla linea di demarcazione tra fondi contigui.
 AZIONE PER APPOSIZIONE DI TERMINI : è concessa al proprietario di un fondo al
fine di chiedere che siano apposti o ristabiliti a spese comuni i segni di confini con il
fondo contiguo ogni volta che questi manchino o siano diventati irriconoscibili . ( a
differenza dell’altra qui si presuppone che i confini siano certi e determinati ma non
visibili )

B. DIRITTI DI GODIMENTO
Limitano il potere del proprietario di godere del proprio bene

 ENFITEUSI: istituto tipico dell’età feudale ; Diritto di godere di un fondo altrui


con l’obbligo di migliorarlo e di pagare un canone annuo in denaro o in natura .

Può disporre del diritto di affrancazione: il diritto potestativo di acquistare in ogni


momento la proprietà del fondo attraverso una dichiarazione unilaterale di volontà ed
il contestuale pagamento di una somma pari a 15 volte l’ammontare de canone
- L’enfiteuta ha il diritto di ritenzione
- Il concedente può chiedere la devoluzione del fondo e riacquistare la piena
proprietà in caso di inadempimento dell’enfiteuta
Acquisto per contratto ( a titolo derivato ) o usucapione ( a titolo originario )

 SUPERFICIE: Diritto di fare e mantenere una costruzione al di sopra del suolo


altrui. Il diritto di superficie realizza una separazione tra proprietà della
costruzione e proprietà del suolo in deroga al principio dell’accessione in forza
del quale ogni opera esistente sopra o sotto il suolo appartiene al proprietario di
questo . Non può essere trasferita la proprietà delle piantagioni separatamente
alla proprietà del suolo.
Acquisto per contratto ( titolo derivato ) o usucapione ( titolo originario)

 USUFRUTTO: è il diritto di godere del bene altrui con l’obbligo di rispettarne la


destinazione economica e di restituirlo al proprietario al termine dell’usufrutto.
Acquisto per contratto , usucapione , legge.
ll proprietario perde ogni facoltà di godimento del bene (c.d. nuda proprietà).
Ha durata limitata: non può eccedere la vita dell’usufruttuario o i 30 anni se l’usufrutto
è costituito a favore di una persona giuridica o di un ente di fatto.

 USO: diritto di servirsi di un bene e, se fruttifero, di percepirne i frutti nei limiti


dei bisogni propri e della famiglia. Acquisto per legge o contratto. Natura
personale: non possono essere ceduti o dati in locazione.

 ABITAZIONE: diritto di abitare una casa limitatamente ai bisogni del titolare e


della sua famiglia. Acquisto per legge o contratto. Natura personale : non
possono essere ceduti o dati in locazione.
 SERVITU ’PREDIALE: Peso imposto sopra un fondo per l’utilità, comodità o
amenità di un altro fondo vicino ed appartenente a diverso proprietario .
Caratteristiche : La relazione tra due fondi ; L’appartenenza a proprietari diversi ; La
contiguità ; Non può consistere in un facere, ma solo in un non fare (es. non
sopraelevare) o in un tollerare qualcosa (ad es. lasciar passare)
Acquisto per legge contratto o usucapione.

C. DIRITTI DI GARANZIA
Diritti accessori che hanno la funzione di rafforzare la tutela del creditore accrescendo
la probabilità di realizzazione del suo credito ; presuppongono perciò l’esistenza di un
credito cui accendono :

 PEGNO : ( beni mobili ) Il pegno si costituisce mediante la sottoscrizione di


un contratto reale il quale si perfeziona cioè con la consegna del bene.
Comporta lo spossessamento . il creditore deve custodire la cosa, salvo
l’obbligo del rimborso da parte del costituente, delle spese sostenute per
la conservazione . non può, senza il consenso del debitore usarla, né può
darla in pegno o concederne ad altri il godimento
Caratteristiche
‾ diritto reale
‾ è opponibile erga omnes
‾ è assistito dal diritto di sequela
Oggetto del pegno :
‾ beni mobili
‾ universalità di mobili
‾ crediti
‾ altri diritti aventi ad oggetto beni mobili

PEGO IREGOLARE :
‾ debitore costituisce in pegno una cosa fungibile
‾ la proprietà della cosa si trasferisce al creditore, che sarà tenuto, in caso di
adempimento, alla restituzione del tantundem eiusdem generis, e cioè di una
cosa dello stesso genere e quantità

PEGNO ANOMALO:
Forma di garanzia pignoratizia che, pur rientrando nello schema legale del pegno,
presenta anomalie rispetto alla sua tradizionale configurazione
PEGNO OMNIBUS:
Il cliente costituisce a favore della banca, a garanzia del credito ricevuto, un pegno su
titoli e valori, con la previsione di una clausola in virtù della quale la garanzia viene
estesa a tutti i crediti futuri o a tutti i titoli o valori che pervengano in seguito nella
disponibilità della banca

PEGNO ROTATIVO:
Viene pattuita una clausola, che consente alla banca di sostituire, con l’autorizzazione
del cliente, la cosa consegnata con un’altra pervenuta nella sua disponibilità

 L’IPOTECA : ( beni immobili ) costituita dal debitore o da un terzo su beni


immobili . Si costituisce mediante l’iscrizione del titolo nei pubblici registri
immobiliari del luogo dove è situato l’immobile.
‾ diritto reale di garanzia
‾ attribuisce al creditore il diritto di espropriare, anche nei confronti del
terzo acquirente, i beni vincolati, dal debitore o da un terzo, a garanzia del
suo credito e di essere soddisfatto con preferenza sul prezzo ricavato
dall’espropriazione
‾ sistema pubblicitario: per la sua valida costituzione non è sufficiente un
titolo idoneo, ma è necessaria la relativa iscrizione nei registri immobiliari
(efficacia costitutiva)
‾ a seconda del titolo in base al quale l’iscrizione viene effettuata, l’ipoteca
può essere: volontaria , legale , giudiziale
‾ dal momento dell’iscrizione l’ipoteca assume un grado, cioè una sorta di
numero d’ordine
‾ conserva efficacia per venti anni, salvo che prima della scadenza del
ventennio non venga rinnovata
IPOTECA LEGALE  Si costituisce automaticamente in tre ipotesi:
a) ipoteca dell’alienante sui beni alienati per l’adempimento degli obblighi derivanti
dall’atto di alienazione
b) ipoteca del condividente per il pagamento dei conguagli sugli immobili assegnati ai
condividenti, su cui grava tale obbligo
c) ipoteca dello Stato sui beni dell’imputato e del responsabile civile
IPOTECA GIUDIZIALE  è iscritta sulla base di una qualunque sentenza di condanna al
pagamento di una somma o all’adempimento di un’obbligazione ovvero al risarcimento
del danno da liquidarsi in separato giudizio
IPOTECA VOLONTARIA  si fonda su un “titolo” (contratto o atto unilaterale)
Oggetto dell’ipoteca:
‾ beni immobili
‾ usufrutto sugli immobili
‾ superficie
‾ diritti dell’enfiteuta e del concedente
‾ rendite dello Stato
DIRITTI RELATIVI
Il diritto esiste solo in relazione tra soggetti determinati; ci sono due categorie : i diritti
di credito e i diritti potestativi.

DIRITTI DI CREDITO
La relazione esiste tra un soggetto attivo ( creditore) e un soggetto passivo ( debitore) ,
in forza del quale il debitore è tenuto ad uno specifico dovere di comportamento (
prestazione) nei confronti del creditore , si chiama obbligazione .
Il contenuto dei diritti di credito è costituito da una pretesa da parte del creditore alla
quale corrisponde un obbligo del debitore che deve attuare il comportamento
necessario per l’attuazione dell’interesse protetto ( adempimento )
A tutela del creditore :
a) L’esecuzione forzata : se il debitore non adempie spontaneamente alla
prestazione
b) L’obbligo del risarcimento del danno : se il debitore non esegue esattamente la
prestazione dovuta
Caratteristiche:
 relatività: il titolare può fare valere il proprio diritto solo nei confronti di un
soggetto, sul quale grava uno specifico dovere di comportamento
 mediatezza: il titolare può realizzare l’interesse protetto dalla norma solo con
la cooperazione di un altro soggetto
DIRITTI POTESTATIVI
‾ l’interesse del titolare del diritto si realizza a seguito di una propria iniziativa,
che invade la sfera giuridica di un soggetto determinato e può realizzarsi solo
nei riguardi di quel soggetto
‾ il titolare del diritto può, unilateralmente, modificare o estinguere una
situazione soggettiva, interferendo nella sfera giuridica di un altro soggetto,
impossibilitato ad evitare, in termini giuridici, l’esercizio del potere: egli si trova
in stato di soggezione
‾ in relazione alle modalità di esercizio si distinguono :
a)casi in cui il titolare di diritto realizza direttamente il proprio interesse attraverso la
sua dichiarazione di volontà ;
b)casi nei quali la realizzazione dell’interesse protetto richiede una pronuncia del
giudice
 Ad esempio, l’art. 874 cod. civ. prevede che il proprietario di un fondo contiguo al
muro altrui possa chiederne la comunione, pagando la metà del valore del muro. Il
proprietario del muro non potrà opporsi, ma dovrà soggiacere alla richiesta,
purché siano rispettate le condizioni richieste dalla norma.
NB pag 95
ESTINZIONE DEI DIRITTI
Il decorso del tempo incide sulle vicende delle situazioni giuridiche soggettive e può
determinare l’acquisto o l’estinzione di diritti
ISTITUTO DELLA PRESCRIZIONE
 art. 2934 cod. civ. “Ogni diritto si estingue per prescrizione quando il titolare
non lo esercita per il tempo stabilito dalla legge”
 Il mancato esercizio di un diritto per un lungo periodo di tempo comporta che la
pretesa volta a fare valere quello stesso diritto venga respinta per il solo fatto di
essere stata esercitata tardivamente.
 Non sono soggetti a prescrizione i diritti indisponibili (come il diritto della
personalità), il diritto di proprietà e le facoltà
 La prescrizione inizia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto
valere, ovvero dal momento in cui l’esercizio del diritto è possibile e
soddisferebbe l’interesse del suo titolare
 Quando l’esercizio del diritto non è possibile e non si è in presenza di un
interesse insoddisfatto non assume alcuna rilevanza il non uso del diritto e
quindi non ricorre la decorrenza della prescrizione
 E’ nullo ogni patto diretto a modificare la disciplina legale della prescrizione
 Solo il soggetto che può disporre validamente del diritto può rinunciare alla
prescrizione la quale, però, finché non si è compiuta non può essere oggetto di
rinuncia
 La prescrizione non opera automaticamente ma può essere fatta valere in via di
eccezione dalla parte che vi abbia interesse.
 Il Giudice non può rilevare d’ufficio la prescrizione non eccepita dalla parte
SOSPENSIONE DELLA PRESCRIZIONE
 si verifica nei casi espressamente previsti dalla legge quando il mancato
esercizio del diritto dipende dal verificarsi di una causa giustificativa
 Il periodo di tempo durante il quale perdura la causa che giustifica
l’inerzia non è calcolato ai fini del computo del tempo di prescrizione.
Quando viene meno la causa cd. sospensiva il tempo decorso prima di
questa si sommerà a quello che comincia a decorrere dal momento della
sua cessazione
INTERRUZIONE DELLA PRESCRIZIONE
 L’inerzia cessa perché il diritto viene esercitato secondo le modalità
previste dalla legge o viene riconosciuto dal soggetto passivo del rapporto
 Nel momento in cui si verifica la causa di interruzione dell’inerzia inizia a
decorrere un nuovo periodo di prescrizione e viene meno quello che era
decorso fino al verificarsi dell’interruzione

 Prescrizione ordinaria: si compie in dieci anni (art. 2946 cod. civ.)


 Prescrizioni brevi: cinque anni (artt. 2947, 2948 cod. civ.), due anni (art. 2947,
comma 2, cod.civ.), un anno (artt. 2950, 2951, 2952 cod. civ.) per peculiari
fattispecie previste dalla legge
 Prescrizioni presuntive: sono stabilite dalla legge per particolari tipi di
rapporti in cui la prassi economico-sociale esige che il debitore provveda al
pagamento del suo debito in termini brevi. Il debitore deve limitarsi a provare il
mero decorso del termine stabilito dalla legge e non anche l’estinzione
dell’obbligazione

ISTITUTO DELLA DECADENZA


 Comporta la perdita del diritto che non sia stato esercitato entro un dato
termine (art. 2964 cod.civ.)
 Non rileva l’inerzia del titolare del diritto. Questo si estingue sulla base di un
fatto oggettivo quale il decorso del tempo
 Decadenza di ordine pubblico: riguarda diritti indisponibili, le parti non possono
modificarne il regime, né rinunciarvi e può essere rilevata d’ufficio dal giudice
 Decadenza di ordine privato: riguarda diritti disponibili, le parti possono
rinunciarvi e derogare alla sua disciplina legale
 Decadenza legale: il termine di decadenza è determinato dalla legge
 Decadenza convenzionale o negoziale: il termine di decadenza è stabilito dalle
parti di un contratto

Il termine di decadenza è perentorio: non operano le regole della sospensione e


dell’interruzione. La decadenza è impedita solo attraverso il compimento dell’atto
previsto dalla legge o dal contratto
I SOGGETTI DI DIRITTO: PERSONA FISICA E PERSONA GIURIDICA
La qualifica di soggetto di diritto spetta a chi è titolare di situazioni giuridiche attive o
passive.
( 2 ) Persone Giuridiche
( 1 ) Persone Fisiche (Enti in generale)

Ente: sinonimo di persona giuridica, ma in senso più ampio. Si distinguono:


 Enti senza personalità giuridica enti di fatto
 Enti con personalità giuridica persone giuridiche
Gli enti si possono poi classificare in base allo scopo:
 Enti profit  hanno scopo di lucro (libro V)
 Enti no-profit  non hanno scopo di lucro (libro I)

( 1 ) PERSONE FISICHE
3 concetti di capacità:
a. Capacità giuridica
b. Capacità di agire (capacità legale)
c. Capacità di intendere e di volere (capacità naturale)

(a.) CAPACITA’ GIURIDICA


Disciplinata all’art. 1 del Codice Civile

1° comma: “la capacità giuridica si acquista al momento della nascita”


La capacità giuridica consiste nell’idoneità del soggetto ad essere titolare di diritti e
doveri: titolare di situazioni giuridiche attive e passive.
L’astratta idoneità ad essere titolari ce l’hanno sia le persone fisiche che le persone
giuridiche.
Ai sensi dell’art. 2 della Costituzione, la capacità giuridica è irrinunciabile: non può
essere oggetto di rinuncia o di transazione.

2° comma  il codice concepisce una serie di diritti che si acquistano alla nascita
come ad esempio:
 capacità di ricevere per donazione,
 capacità di succedere,
 capacità di ricevere per testamento.
Tali diritti “sono subordinati all’evento nascita”

DIBATTITO:
STATUS del concepito: il concepito è riconosciuto come centro
autonomo.
Il concepito ha una capacità giuridica specialeha soggettività
giuridica:
una situazione giuridica tutelata prima di diventare persona. Una
volta diventato persona acquista i diritti.
INCAPACITA’ GIURIDICHE SPECIALI: incapacità che la legge pone nei confronti di
determinate persone che sicuramente hanno capacità giuridica, ma in certe
circostanze non sono idonee di particolari diritti. (es: divieto dei genitori di rendersi
acquirenti del bene di diritto del minore, poiché vi è conflitto di interesse).

DISCUSSE IPOTESI DI ANTICIPAZINE DELLA CAPACITA’ GIURIDICA

Rappresentanza e amministrazione (art. 320 cod. civ.): I genitori congiuntamente, o


quello di essi che esercita in via esclusiva la potestà, rappresentano i figli nati e
nascituri in tutti gli atti civili e ne amministrano i beni. Gli atti di ordinaria
amministrazione, esclusi i contratti con i quali si concedono o si acquistano diritti
personali di godimento, possono essere compiuti disgiuntamente da ciascun genitore.
Si applicano, in caso di disaccordo o di esercizio difforme dalle decisioni concordate, le
disposizioni dell'articolo 316.

I genitori non possono alienare, ipotecare o dare in pegno i beni pervenuti al figlio a
qualsiasi titolo, anche a causa di morte, accettare o rinunziare ad eredità o legati,
accettare donazioni, procedere allo scioglimento di comunioni, contrarre mutui o
locazioni ultranovennali o compiere altri atti eccedenti la ordinaria amministrazione
né promuovere, transigere o compromettere in arbitri giudizi relativi a tali atti, se non
per necessità o utilità evidente del figlio dopo autorizzazione del giudice tutelare.
I capitali non possono essere riscossi senza autorizzazione del giudice tutelare, il quale
ne determina l'impiego.
L'esercizio di una impresa commerciale non può essere continuato se non con
l'autorizzazione del tribunale su parere del giudice tutelare. Questi può consentire
l'esercizio provvisorio dell'impresa, fino a quando il tribunale abbia deliberato sulla
istanza.
Se sorge conflitto di interessi patrimoniali tra i figli soggetti alla stessa potestà, o tra
essi e i genitori o quello di essi che esercita in via esclusiva la potestà, il giudice
tutelare nomina ai figli un curatore speciale. Se il conflitto sorge tra i figli e uno solo dei
genitori.

Art. 643, 2° comma, cod. civ. “Se è chiamato a succedere in un’eredità un concepito,
l'amministrazione spetta al padre e, in mancanza di questo, alla madre”.

Art. 784, 3° comma, cod. civ. “Salvo diversa disposizione del donante,
l'amministrazione dei beni donati spetta al donante o ai suoi eredi, i quali possono
essere obbligati a prestare idonea garanzia. I frutti maturati prima della nascita sono
riservati al donatario se la donazione è fatta a favore di un nascituro già concepito. Se è
fatta a favore di un non concepito, i frutti sono riservati al donante sino al momento
della nascita del donatario”.
CAPACITA’ GIURIDICA DELL’EMBRIONE
Se l’embrione è fecondato in vitro: procreazione medicalmente assistita.

OMOLOGA: ETEROLOGA:
i gameti vengono dati dalla partecipazione di più soggetti
stessa coppia che vuole alla procreazione
diventare genitori  utero in affitto.

PROBLEMA:
di chi è il figlio?

Legge 40 del 2004: norme in materia di procreazione assistita.


Della legge ne è rimasto poco perché molti pezzi sono stati demoliti dalla Corte
Costituzionale.

 Consente la procreazione assistita a coppie maggiorenni di sesso opposto


(è preclusa agli omosessuali)
 Entrambi i richiedenti devono essere viventi ed avere un’età fertile
 È preclusa ai single
A  Divieto di ricerca sperimentale sugli embrioni
B
O  Consentita solo alle coppie sterili
L  La procreazione eterologa è vietata ed il numero degli embrioni fecondati
I possono essere al massimo 3.
T
I Nel 2009 la Corte Costituzionale illegittima alcune parti:
 Abolita la parte che prevedeva il numero di embrioni
 Abolito il divieto di diagnosi pre-impianto
 Viene consentita la procreazione non solo alle coppie sterili, ma anche alle
coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili
Nel 2014:
 Cade anche il divieto di fecondazione eterologa

Restano:
 Vietata la gestazione per altri (=utero in affitto)
 Il divieto di commercializzazione degli embrioni
 Il divieto di ricerca sperimentale sugli embrioni
LEGGE 22 MAGGIO 1978, N. 194
Capacità giuridica e tutela dell’embrione
Art. 1: Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile,
riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.
L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per
il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie
funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre
iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle
nascite.

TUTELA DEI DIRITTI ESISTENZIALI DEL SOGGETTO NEI LIMITI DELLA


COMPATIBILITÀ CON I DIRITTI DELLA PERSONA
Corte Costituzionale (sentenza n. 27/1975)
«Qualora il diritto alla vita del nascituro venga in conflitto con il diritto alla salute della
madre prevale il diritto di chi è già persona, come la madre, rispetto al diritto di chi
persona deve
ancora divenire, come l’embrione»

LEGGE 19 FEBBRAIO 2004 N. 40


Norme in materia di procreazione medicalmente assistita

Art. 13, 1° - 3° comma: Sperimentazione sugli embrioni umani.


“È vietata qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano.
La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione
che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate
volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso, e qualora non siano
disponibili metodologie alternative.
Sono, comunque, vietati:
a) la produzione di embrioni umani a fini di ricerca o di sperimentazione o comunque
a fini diversi da quello previsto dalla presente legge;
b) ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti ovvero
interventi che, attraverso tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite
procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare il patrimonio genetico dell'embrione o
del gamete ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche, ad eccezione degli
interventi aventi finalità diagnostiche e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente
articolo;
c) interventi di clonazione mediante trasferimento di nucleo o di scissione precoce
dell'embrione o di ectogenesi sia a fini procreativi sia di ricerca;
d) la fecondazione di un gamete umano con un gamete di specie diversa e la
produzione di ibridi o di chimere”.
Art. 13, 4° e 5° comma: Sanzioni “La violazione dei divieti di cui al comma 1 è punita
con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 50.000 a 150.000 euro.
In caso di violazione di uno dei divieti di cui al comma 3 la pena è aumentata. Le
circostanze attenuanti concorrenti con le circostanze aggravanti previste dal comma 3
non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a queste. È disposta la
sospensione da uno a tre anni dall'esercizio professionale nei confronti dell'esercente
una professione sanitaria condannato per uno degli illeciti di cui al presente articolo”.

QUALE STATUS GIURIDICO POSSIAMO RICONOSCERE ALL’EMBRIONE?

Embrione: entità che ha in sé il principio della vita ed ha una dignità.


Gli embrioni non sono RES (cose/beni) che appartengono ai genitori.

PERDITA DELLA CAPACITA’ GIURIDICA

Legge 578 del 1993 : norme sull’accertamento della certificazione di morte.


Morte = cessazione di tutte le funzioni (cellule) dell’encefalo
morte encefalica = morte in senso giuridico

Legge 91 del 1999 : donazione di organi post mortem.

Termine a-tecnico (improprio), Silenzio Assenso  se non manifesto una volontà contraria,
perché nel diritto la donazione è gli organi possono essere presi post mortem.
un contratto tra il donatore e il
Tale principio non ha mai trovato applicazione.
contraente, ma, per quanto
riguarda la donazione di organi, Dal 2015 viene prevista una nuova modalità.
essa è assolutamente gratuita ed è
un atto unilaterale.

SITUAZIONI CHE RENDONO INCERTA L’ESISTENZA DELLE PERSONE

1) Istituto della scomparsa  situazione di fatto : allontanamento o mancanza di


notizie.
Si nomina un Curatore per la mera conservazione del patrimonio.

2) Istituto dell’assenza  l’assenza si può chiedere quando sono passati 2 anni


dalla scomparsa.
Gli eredi possono chiedere l’immissione temporanea del possesso dei beni
dell’assente.
Il coniuge dell’assente non si può sposare; nel caso lo facesse, il matrimonio non
è impugnabile fino a che l’assente non ritorni.
3) Istituto della morte presunta  la morte presunta è dichiarata dal Giudice (art.
58) quando sono passati 10 anni dalla scomparsa.

In alcune ipotesi si può dichiarare dopo 2 anni(art. 60):


 Quando la scomparsa è dovuta ad operazioni
belliche
 Quando qualcuno è scomparso per infortunio
 Quando qualcuno è stato fatto prigioniero.

Il coniuge del morto presunto può risposarsi.


Art. 66: se la persona ritorna recupera ciò che ritrova dei suoi beni.

(b.) CAPACITA’ DI AGIRE (capacità legale)


Il C.C. non ci dà la definizione, ma la regola.
Disciplinata dall’art. 2 del Codice civile

1° comma: “La maggiore età è fissata al compimento del diciottesimo anno. Con
la maggiore età si acquista la capacità di compiere atti per i quali non sia stabilita
un età diversa”.
2° comma: “Sono salve le leggi speciali che stabiliscono un’età inferiore in
materia di capacità a prestare il proprio lavoro. In tal caso il minore è abilitato
all’esercizio dei diritti e delle azioni che dipendono dal contratto di lavoro”.

Con la maggiore età, 18 anni (prima del 1975 era 21 anni), si acquista la capacità di
agire.
Definizione la capacità di agire è la capacità di svolgere attività giuridica:
 Acquistare diritti
 Assumere obblighi

CASI DI ANTICIPAZIONE DELLA CAPACITA’ DI AGIRE:

2° comma dell’art. 2 cc  sono salve le leggi speciali che stabiliscono la capacità


lavorativa del minorenne.

Legge 977 del 1967 e art. 37 Cost.: prevedono il divieto prima della conclusione
dell’istruzione obbligatoria
(dal 2006 il periodo obbligatorio è 10 anni di scuola –da 6 a 16 anni-)
Per i minori di 16 anni sono consentite attività artistiche, sportive e pubblicitarie, ma il
contratto lavorativo deve essere comunque firmato dai genitori
SITUAZIONI DI INCAPACITA’:

o RELATIVA: il soggetto necessita di un CURATORE per gli atti di straordinaria


amministrazione, ma non per gli atti di ordinaria amministrazione.
Sono:
- Minore Emancipato
- Inabilitato
o ASSOLUTA: il soggetto necessita di un TUTORE che lo sostituisca e lo
rappresenti per compiere gli atti.
Sono:
- Minore
- Interdetto Giudiziale
- Interdetto Legale

 MINORE EMANCIPATO
Compiuti i 16 anni, ma non maggiorenne.
Se il minore contrae matrimonio, acquista parziale capacità di agire: può
compiere atti di ordinaria amministrazione, mentre per gli atti di straordinaria
amministrazione necessita di un curatore.
atti collegiali:
ATTI DI ORDINARIA ATTI DI STRAORDINARIA le volontà vanno a formare
AMMINISTRAZIONE: AMMINISTRAZIONE: la volontà di una persona
- sono atti oggettivamente utili comportano un’alterazione giuridica.
alla conservazione del significativa e consistente della Vale il principio
patrimonio struttura del patrimonio. maggioritario.
- sono atti di valore economico Es: stipulare un mutuo, …
non elevato
- sono atti che comportano un Viene detto atto complesso:
rischio modesto. due diverse volontà si
Es: fondono con le stesse
riscuotere affitti, pagare le bollette,… finalità. Se una volontà è
viziata cade tutto l’atto. atti collettivi:
se due soggetti sono in comunione, le volontà dei
votanti restano tra loro separate.
Es: delibera dell’assemblea condominiale.

 INABILITATO (artt. 415 e seguenti del cc)


Lo stato di infermità mentale non è così grave da far luogo all’interdizione.

Art. 415 cc persone che possono essere inabilitate:


“il maggiore di età infermo di mente, lo stato del quale non è
talmente grave da far luogo all’interdizione, può essere inabilitato.
Possono anche essere inabilitati coloro che, per prodigalità o per
abuso abituale di bevande alcooliche o di stupefacenti, espongono
sé o la loro famiglia a gravi pregiudizi economici. Possono infine
essere inabilitati il sordomuto e il cieco dalla nascita”.
 MINORE
Ha diritto di esercitare tutti i diritti essenziali e di esprimere liberamente la
propria opinione
Ha diritto ad essere ascoltato in qualsiasi giudizio venga coinvolto  diritto di
ascolto
(Art. 12 Convenzione di New York)
Se il Giudice non lo ascolta deve dare delle motivazioni.
Il minore può essere considerato responsabile del danno cagionato.

 INTERDETTO GIUDIZIALE (vi è una pronuncia del Giudice)


Il soggetto non è sano  condizione di infermità mentale: il soggetto non è in
grado di provvedere ai propri interessi.
C’è bisogno di un TUTORE.

 INTERDETTO LEGALE
È una persona sana, ma è un delinquente.
L’interdizione legale è una pena, una sanzione, accessoria prevista dalla legge in
modo immediato al condannato all’ergastolo (o con condanna superiore a 5
anni).
Il condannato perde la capacità di agire per quanto riguarda atti di natura
patrimoniale (ordinaria e straordinaria amministrazione), ma non per quanto
riguarda atti di natura personale (es: matrimonio, riconoscimento di un figlio,
…)

Art 414 cc persone che possono essere interdette:


“il maggiore di età e il minore emancipato, i quali si trovano in
condizioni di abituale infermità di mente che li rende incapaci di
provvedere ai propri interessi, sono interdetti quando ciò è
necessario per assicurare la loro adeguata protezione”.

INCAPACITA’ DI AGIRE E MISURE DI PROTEZIONE:


 TUTELA  per minori e gli interdetti (giudiziali e legali)  TUTORE
 CURATELA  per minori emancipati e per gli inabilitati  CURATORE
 AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO

Legge n. 6 del 2004:

AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO  non è un’ipotesi né per l’incapacità


assoluta né per l’incapacità relativa.
Ratio: tutelare il soggetto infermo limitando la capacità di agire lo stretto
necessario.

Per alcuni atti il soggetto deve essere:


- sostituito
- assistito
- conserva capacità di agire
 è il Giudice che decide in relazione al caso concreto, basandosi sempre sulla Ratio.

Art. 404 cc  “La persona che, per effetto di una infermità ovvero di una
menomazione fisica o psichica, si trova nella impossibilità, anche parziale o
temporanea, di provvedere ai propri interessi, può essere assistita da un
amministratore di sostegno, nominato dal giudice tutelare del luogo in cui questa ha la
residenza o il domicilio”.

(c.) CAPACITA’ DI INTENDERE E DI VOLERE


La capacità di intendere e di volere è l’attitudine e l’idoneità del soggetto a
comprendere il significato delle proprie azioni e di valutarne le conseguenze.
La capacità di intendere e di volere è condizione necessaria per l’attribuzione di
responsabilità civile e penale.

INCAPACITA’ DI INTENDERE E DI VOLERE (incapacità naturale)

Un soggetto che è legalmente capace (maggiorenne), ma per causa momentanea o


permanente in quel momento non si rende conto di ciò che compie.

Art. 428 cc  atti compiuti da persona incapace di intendere e di volere:


 se atto unilaterale può essere annullato, se vi è un grave
pregiudizio all’autore
 se atto bilaterale (contratto)  può essere annullato quando
riserva la malafede del contraente.

art. 428 cod. civ. Atti compiuti da persona incapace d'intendere o di volere:
“Gli atti compiuti da persona che, sebbene non interdetta, si provi essere stata per
qualsiasi causa, anche transitoria, incapace d'intendere o di volere al momento in cui gli
atti sono stati compiuti, possono essere annullati su istanza della persona medesima o dei
suoi eredi o aventi causa, se ne risulta un grave pregiudizio all'autore.
L'annullamento dei contratti non può essere pronunziato se non quando, per il
pregiudizio che sia derivato o possa derivare alla persona incapace d'intendere o di
volere o per la qualità del contratto o altrimenti, risulta la malafede dell'altro
contraente. L'azione si prescrive nel termine di cinque anni dal giorno in cui l'atto o il
contratto è stato compiuto.
Resta salva ogni diversa disposizione di legge”.
( 2 ) ENTI: PERSONA GIURIDICA E ENTE DI FATTO

Definizione: Soggetti di diritto che, pur non avendo la piena capacità che viene
conseguita con il riconoscimento, sono, comunque, centri di imputazione di situazioni
giuridiche in via autonoma, cioè in maniera distinta rispetto ai singoli soggetti.

Persone giuridiche pubbliche: perseguono interessi generali, propri dello Stato, e


spesso godono di una posizione di supremazia nei confronti degli altri soggetti con cui
vengono in rapporto (cfr. art 11 cod. civ.)
Persone giuridiche private: perseguono fini che, se pur comuni a molti soggetti, non
sono propri dello Stato; esse sono quindi, dal punto di vista giuridico, parificate ai
soggetti privati, con i quali entrano in rapporto in condizioni di parità

Pluralità di enti:
 società
 associazioni riconosciute Tali Enti hanno in comune il
 fondazioni fenomeno organizzativo
Ogni membro può
 associazioni non rispondere con il
riconosciute proprio patrimonio
 comitati

CRITERI PER DISTINGUERE I VARI ENTI


1) struttura associativa organizzativa
2) scopo:
 enti a scopo di lucro (profit) ASSOCIAZIONI NON RICONOSCIUTE E COMITATI
 enti a scopo non di lucro (no-profit)  SOCIETA’ DI PERSONE E DI CAPITALI
svolgono comunque un’attività economica. Il
guadagno viene utilizzato per raggiungere lo scopo
altruistico.
3) autonomia patrimoniale:
 perfetta:
i patrimoni dei singoli associati sono separati e autonomi dal patrimonio
in comune. Il creditore dell’associazione non può vantare pretese
creditorie.
Hanno autonomia patrimoniale perfetta le associazioni riconosciute, che
hanno personalità giuridica.
 imperfetta:
per i debiti assunti da coloro che agiscono in nome e per conto
dell’associazione risponde in primo luogo l’associazione con il fondo
comune; qualora esso risulti insufficiente è prevista la responsabilità
solidale di chi si è assunto il debito.
Hanno autonomia patrimoniale imperfetta le associazioni non
riconosciute, che non hanno personalità giuridica.
IL RICONOSCIMENTO: ELEMENTO FORMALE
Il substrato materiale (cioè la pluralità di persone, il patrimonio e lo scopo), anche se
necessario per l’esistenza dell’ente, non è però sufficiente all’acquisto della personalità
giuridica: occorre infatti un ulteriore elemento formale: il riconoscimento 

Il riconoscimento è attribuito dalla Regione per le persone giuridiche private che
abbiano determinate caratteristiche; negli altri casi è attribuito dal Prefetto. 

L’iscrizione nel registro regionale o prefettizio ha effetto costitutivo. 


COME SI ACQUISTA LA PERSONALITA’ GIURIDICA?


Sistema Concessorio Sistema Normativo
per associazioni e fondazioni per società

iscrizione al registro delle iscrizione al registro delle


persone giuridiche attraverso società
l’attività della Pubblica
Amministrazione

ASSOCIAZIONI FONDAZIONI
 Sono gruppi di persone le quali insieme  Sono patrimoni destinati ad uno
perseguono uno scopo, a ciò destinando scopo. La persona del fondatore
parte del loro patrimonio. rimane esterna alla struttura
 Enti con personalità giuridica e non della fondazione.
lucrativi  Enti con personalità giuridica e
 Atto costitutivo = accordo che deve avere non lucrativi
la forma di atto pubblico.  Atto costitutivo = atto, chiamato
 Atto costitutivo e Statuto: atti negoziali negozio di fondazione, che deve
plurilaterali. avere la forma di atto pubblico o
 Hanno autonomia patrimoniale perfetta testamento.
 Acquistano personalità giuridica mediante  Atto costitutivo e Statuto: atti
il riconoscimento, determinato negoziali unilaterali.
dall’iscrizione nel registro delle persone  Lo Statuto è immodificabile.
giuridiche.  Hanno autonomia patrimoniale
 La qualità di associato non è trasmissibile, perfetta
Non può a meno che non sia previsto dall’atto  Acquistano personalità giuridica
essere costitutivo o dallo Statuto. mediante il riconoscimento,
oggetto di  L’associato può sempre recedere determinato dall’iscrizione nel
contratto all’associazione, a meno che non sia registro delle persone giuridiche
previsto un termine.
 L’associato può essere espulso
dall’associazione, nel caso in cui vi sono
giustificati motivi gravi; se l’associato non
adempie ai suoi obblighi, l’associazione
può decidere di risolvere per
adempimento: “sciogliere” il rapporto tra
l’associato e l’associazione.
Statuto  contiene le regole organizzative e di funzionamento dell’ente. Può essere
autonomo
o incorporato nell’atto costitutivo.

Art. 16 cc fissa il contenuto dell’atto costitutivo e dello statuto:


 denominazione dell’ente
 indicazione dello scopo, patrimonio e della sede
 norme sull’ordinamento e sull’amministrazione
 per le associazioni diritti e obblighi degli associati
 per le fondazioni modalità di erogazione delle rendite

NB. PERSONALITA’ GIURIDICA SOGGETTIVITA’ GIURIDICA


Si acquisisce mediante il Concetto che appartiene a tutti gli enti, sia quelli
riconoscimento. con personalità giuridica sia quelli senza.
È la fonte per avere Gli enti sono soggetti di diritto, quindi centri di
autonomia patrimoniale imputazione di diritti.
perfetta. Essere soggetti di diritto = avere capacità
giuridica e capacità di agire.

ASSOCIAZIONI NON RICONOSCIUTE (sindacati e partiti politici)


Sono gruppi di persone che perseguono insieme uno scopo lecito, sulla base di un
accordo tra loro stipulato.
Non hanno personalità giuridica  hanno autonomia patrimoniale imperfetta.
Non c’è separazione tra il patrimonio dell’associazione e il patrimonio dei singoli
associati
 confusione tra i patrimoni.
Le associazioni di fatto (non riconosciute) non sono soggette a controllo, ma c’è
comunque il limite della liceità.
Vi è una libertà di forma: non è richiesta una forma pubblica.

 Art. 36 cod. civ.  Ordinamento e amministrazione delle associazioni non riconosciute:


“L'ordinamento interno e l'amministrazione delle associazioni non riconosciute come
persone giuridiche sono regolati dagli accordi degli associati. Le dette associazioni
possono stare in giudizio nella persona di coloro ai quali, secondo questi accordi, è
conferita la presidenza o la direzione”
 Art. 37 cod. civ.  Fondo comune:
“I contributi degli associati e i beni acquistati con questi contributi costituiscono il
fondo comune dell'associazione. Finché questa dura, i singoli associati non possono
chiedere la divisione del fondo comune, nè pretenderne la quota in caso di recesso”
 Art. 38 cod. civ.  Obbligazioni:
“Per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l'associazione i terzi
possono far valere i loro diritti sul fondo comune. Delle obbligazioni stesse rispondono
anche personalmente e solidalmente le persone che hanno agito in nome e per conto
dell'associazione”.
Il contratto costitutivo di un’associazione non riconosciuta è :
 contratto plurilaterale con comunione di scopo
Art. 1420 cod. civ.  Nullità del contratto plurilaterale. “Nei contratti con più di due
parti, in cui le prestazioni di ciascuna sono dirette al conseguimento di uno scopo
comune, la nullità che colpisce il vincolo di una sola delle parti non importa nullità del
contratto, salvo che la partecipazione di essa debba, secondo le circostanze,
considerarsi essenziale”.
 contratto aperto
Art. 1332 cod. civ.  Adesione di altre parti al contratto. “Se ad un contratto possono
aderire altre parti e non sono determinate le modalità dell'adesione, questa deve
essere diretta all'organo che sia stato costituito per l'attuazione del contratto o, in
mancanza di esso, a tutti i contraenti originari”.

COMITATI
Sono gruppi di persone costituiti per raccogliere fondi in relazione a finalità di
beneficienza o a promozione di opere pubbliche, monumenti, mostre, festeggiamenti
simili.
Vi è uno scopo da raggiungere in un determinato termine.

Si distinguono 3 figure:

1) Sottoscrittori colui che aderisce, che offre una donazione al comitato. Nel
regime delle responsabilità non sono coinvolti.
2) Organizzatori ( Promotori)  promuovono all’esterno l’attività svolta dal
comitato.
Sono responsabili personalmente e solidalmente alla conservazione dei fondi e
della loro destinazione alla realizzazione dello scopo.
3) Componenti  sono responsabili personalmente e solidalmente per le
obbligazioni assunte.

SOCIETA’ DI PERSONE ( SS, Snc, Sas)


 I soci hanno responsabilità illimitata e solidale autonomia patrimoniale
imperfetta
 Il potere di amministrazione è insito nella qualità di socio: ogni socio è dotato di
responsabilità patrimoniale illimitata ed è anche amministratore di diritto della
società
 Intrasferibilità della qualità di socio.

SOCIETA’ DI CAPITALI ( Spa, Srl, Sapa)


 I soci hanno responsabilità patrimoniale limitata autonomia patrimoniale
perfetta
 Il potere di amministrazione è dissociato dalla qualità di socio.
 Libera trasferibilità della qualità di socio
È concepita come persona giuridica, titolare di diritti e obblighi.

DIRITTO DI FAMIGLIA
FAMIGLIA: è un pilastro fondamentale della società, una formazione sociale che
produce e distribuisce ricchezza.
Anche la Costituzione, oltre al cc, tratta l’argomento famiglia agli artt. 29-30

Prima : regole volte a garantire stabilità e unità della famiglia


a
Rigide sia per quanto riguardava il rapporto Fondata sul matrimonio
fra coniugi, sia fra genitori-figli. (c.d. famiglia legittima)
 CONCEZIONE PUBBLICISTICA DELLA FAMIGLIA
(modello gerarchico) non era ammesso il divorzio
“Il marito è a capo della famiglia (potestà (introdotto nel 1970)
maritale), la moglie segue la condizione
civile del marito (prendeva il cognome del
marito, …)”
Vi era una profonda disuguaglianza, visione
della donna sottomessa al marito.  Fino al 1975 la separazione doveva
prevedere la colpa dell’altro:
uomo: adulterio
donna: adulterio (=reato)
 I figli avevano l’obbligo di onorare (termine ora sostituito con “rispettare”) i genitori.

ILLEGITTIMI (figli adulterini)


LEGITTIMI (figli naturali) Avuti fuori dal matrimonio;
Avuti all’interno del non potevano essere
matrimonio; riconosciuti
non si potevano  conseguenze patrimoniali
disconoscere. e sociali.

 L’adozione aveva finalità ereditaria, era concessa solo a chi aveva compiuto 50 anni e
non aveva eredi.
Adozione: strumento per trasmettere il patrimonio

Vennero mutate progressivamente una serie di cose:

1968  eliminata la rilevanza penale dell’adulterio della


Emerge il valore della
donna persona come singolo
1970  venne introdotto il divorzio
1980 (1983)  adozione come strumento per dare una
famiglia
È rimasto immutato per secoli e successivamente è stato attraversato da 3 riforme:
1^ riforma (1975)  ha realizzato l’uguaglianza tra coniugi
2^ riforma (2013)  ha realizzato l’uguaglianza tra figli
3^ riforma (2016)  regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso
sesso.

1^ Riforma 1975  uguaglianza tra coniugi


o Abbandono del modello gerarchico
o Rimangono limitati i riconoscimenti dei figli adulterini
o Eliminati i termini “illegittimi” e “naturali”
o Figlio nato al di fuori del matrimonio, ma riconosciuto, eredita dai genitori, ma
non da altri parenti naturali
Art. 74  norma sulla parentela  si forma con il sangue.

2^ Riforma 2013  uguaglianza tra figli


o Aggiunti i termini: “sia nel caso in cui i genitori siano uniti in matrimonio, sia che
non lo siano”.
o Visione pedocentrica= il minore è al centro.
3^ Riforma 2016  Unioni Civili.

La famiglia nel diritto:


i modelli tipizzati e disciplinati (ma con forme di tutela differenziate)

• Famiglia dei figli


irrilevante il rapporto esistente tra i genitori (che sia o non fondata sul matrimonio)

• Famiglia fondata sul matrimonio


(persone di sesso diverso, con o senza figli)

• Famiglia fondata sulle unioni civili


(persone delle stesso sesso)

• Convivenze di fatto
(etero e omosessuali)
Riforme del diritto di famiglia
1 riforma (1975)  UGUALIANZA TRA CONIUGI
 L’istituzione della famiglia diviene funzionale alla valorizzazione della persona;
 Abbandono modello gerarchico: il passaggio dalla potestà del marito alla
potestà (ora "responsabilità genitoriale") condivisa dei coniugi;
 L'eguaglianza tra coniugi (si passa dalla potestà maritale all'eguaglianza fra
coniugi che acquistano i medesimi diritti e doveri);
 Il regime patrimoniale della famiglia (separazione dei beni o comunione
legale/convenzionale);
 La revisione delle norme sulla separazione personale dei coniugi (dalla
separazione per colpa alla separazione per intollerabilità della prosecuzione
della convivenza);
 Il figlio nato al di fuori del matrimonio( ma riconosciuto) eredita dai genitori ma
non dagli altri parenti
 Rimangono limitati i riconoscimenti ai figli adulterini

Prima della riforma del nuovo diritto di famiglia del 2012 il figlio nato fuori dal
matrimonio e riconosciuto dai genitori non aveva un legame parentale (a livello
giuridico, anche se affettivamente c’era) con i nonni e gli altri parenti dei genitori, zii o
cugini. Questo si rifletteva anche sui diritti successori dei figli naturali.
2 riforma (2013) UGUALIANZA TRA FIGLI
 unicità dello status di figlio , eliminazione della dicotomia figlio legittimo e
figlio naturale;
 pari dignità familiari di tutti i figli che hanno uguali rapporti di parentela e
uguali diritti patrimoniali e successori.
LA FAMIGLIA ALL’INTERNO DELLA COSTITUZIONE:
Art 30  permane il termine “ famiglia legittima”( trova giustificazione nelle
caratteristiche stabili e di certezza che derivano dall’atto del matrimonio e dallo status
che da esso consegue)
E` dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori
del matrimonio .Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i
loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e
sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le
norme e i limiti per la ricerca della paternità.
Art 29 La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata
sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi,
con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare. ( tutela famiglia
matrimoniale)
Art 31  La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la
formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo
alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli
istituti necessari a tale scopo.
Art2  la costituzione ha ricondotto ogni formazione “ famiglia” alla nozione di
“formazione sociale” ex art2 individuando il tratto caratteristico nell’essere : “ forma di
comunità , semplice o complessa , idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della
persona nella vita di relazione , nel contesto di una valorizzazione del modello
pluralistico”
FAMIGLIA  gruppo coeso dall’affetto , centro di solidarietà con il
perseguimento e l’incentramento sui valori di eguaglianza e solidarietà . (
principi base della costituzione e del diritto di famiglia) ; luogo di
autorealizzazione e di affermazione dell’identità personale.
Distinzione tra “ status filiationis” e “status familiae”, lo status di figlio prescinde dal
rapporto di coppia. Il legislatore lascia all’autonomia la scelta del modello familiare per
quanto riguarda il rapporto di coppia, mentre sottopone a disciplina identica il
rapporto genitori-figli.
La presenza dei figli proietta il rapporto oltre il matrimonio e determina l’esistenza di
una famiglia le cui relazioni sono “ di diritto”
“Famiglia di fatto “  relazione ci coppia priva del riconoscimento formale che deriva
dal matrimonio come atto ; sussistenza di legami affettivi stabili e di reciproca
assistenza morale e materiale. Posizione dei conviventi non contrassegnata dalla
reciprocità di diritti e doveri, e pertanto non comparabile con lo status di coniuge.
Conviventi di fatto  persone maggiorenni stabilmente legate da legami affettivi di
coppia e di reciproca assistenza morale e materiale , non vincolate da rapporti di
parentela , matrimonio o unione civile. Con riferimento ai risvolti patrimoniale
dell’assistenza materiale e morale si ha una obbligazione naturale non coercibile salvo
il contratto di convivenza.
Diritti dei conviventi:
 non obbligo di fedeltà
 in caso di morte del convivente proprietario della casa comune di residenza , il
diritto del convivente superstite ad abitare li per 2 anni
 diritto di succedere al contratto di locazione della casa comune in caso di morte
del conduttore
 il convivente non rientra tra i successori legittimi , è chiamato alla successione
solo per via testamentaria
Status di coniuge:
 Acquisto del cognome del marito che viene anche trasmesso ai figli
(ingiustificata deroga all’uguaglianza dei coniugi attenuata dal fatto che la
moglie non perde il proprio cognome ; non si tratta di un obbligo ma di un
diritto della moglie)
 Acquisto cittadinanza dell’altro coniuge
 Acquisto benefici retributivi previdenziali e fiscali
 Acquisto diritti ereditari
Status di parte dell’unione civile
Effetti analoghi ma non identici, differenze:
 le parti possono assumere un cognome comune scegliendo tra i loro cognomi e ,
diversamente per quanto accade per i coniugi , il cognome di perde in caso di
scioglimento dell’unione o morte di una delle parti.
Lo status di figlio con i relativi diritti e doveri prescinde dal rapporto tra i genitori e
dalla fonte da cui la filiazione scaturisce.
a) Filiazione biologica = conseguenza del fatto naturale della procreazione
b) Filiazione senza procreazione = può venire per “ adozione “ in tal caso lo
status di figlio si acquista per effetto del provvedimento giudiziale che accoglie
la domanda di adozione

 Il presupposto dell’Adozione piena è lo stato di abbandono del minore, solo


tale adozione conferisce al minore lo stato di figlio degli adottanti ( solo x coppie
coniugate) ;
 Per adozione in casi particolari cioè casi in cui non vi è la non sussistenza di
tutti i presupposti legali , non attribuisce al minore lo stato di figlio
 Adozione di persone maggiorenni, si acquista lo stato di figlio adottivo che si
aggiunge al precedente stato familiare senza modificarlo
 Istituto dell’affidamento familiare ( ≠ dall’adozione ) che ha un intervento
integrativo di carattere provvisorio volto a fornire un ambiente familiare idoneo
al minore che ne sia temporaneamente privo. ( si applica nei casi in cui sia
possibile il riconciliamento con la famiglia originaria del minore )

c) Filiazione da procreazione medicalmente assistita:


 Procreazione assistita omologa = solo due soggetti che forniscono il
materiale genetico
 Procreazione assistita eterologa = partecipazione di più soggetti che
hanno fatto ricorso alla donazione di ovociti \ sperma
 Surrogazione materna = dissociazione tra colei che partorisce e colei alla
quale il figlio dovrà essere consegnato
 Surrogazione omologa = l’embrione impiantato nell’utero in affitto sia
della coppia
 Surrogazione eterologa = l’embrione derivi da un donatore e da una
donatrice e che poi venga impiantato nell’utero di un'altra donna che lo
partorirà

Modalità di accertamento formale della filiazione.


 Figli nati durante per matrimonio  sorge con l’atto di nascita , in mancanza vi
è il possesso di stato ( trattamento come figlio da parte del genitore ecc…) o
qualsiasi altro mezzo
 Figli nati fuori dal matrimonio  mediante il riconoscimento compiuto con
apposita dichiarazione ; o con la dichiarazione giudiziale di paternità o
maternità.
(tale stato può essere rimosso con l’impugnazione del riconoscimento)
(Tutela: Il figlio può fare azione di reclamo per accertare uno stato diverso da quello
dell’atto di nascita)
Diritti dei figli:
 Diritto ad essere mantenuti( obbligo alimentare per la somministrazione dei
mezzi sufficienti a soddisfare le esigenze normali di vita) istruiti e educati e
assistiti moralmente
 Diritto di crescere in famiglia e mantenere rapporti con i parenti
Esercizio della responsabilità genitoriale a seguito della crisi del rapporto tra i
genitori:
 Presupposto: cessazione relazione affettiva dei genitori
 Principio del legislatore: i figli subiscano il minor danno possibile dalla crisi del
rapporto tra i genitori  interesse morale e materiale della prole
 Con l’affidamento condiviso( soluzione generale e prioritaria) i genitori
conservano la responsabilità genitoriale assumendo di comune accordo le
decisione di maggiore interesse per i figli
 Ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura
proporzionale al proprio reddito
 Mantenimento figli maggiorenni fino alla loro indipendenza economica
 Il godimento dell’abitazione deve essere attribuito tenendo a priori conto
dell’interesse dei figli
 Assegno per obblighi alimentari (presupposto : stato di bisogno salvo
contratto), cessa con la morte dell’obbligato salva la sua reviviscenza qualora lo
stato di bisogno ridivenga attuale ;
Il credito alimentare ha natura strettamente personale ed è indisponibile
irrinunziabile e non transigibile.
UNIONI CIVILI (Legge 76 del 2016):
Che cos’è la legge sulle unioni civili?
Approvata mercoledì 11 maggio 2016 con 372 sì, 51 no, 99 astenuti, la legge nasce dal
disegno di legge che porta il titolo di “Regolamentazione delle unioni civili tra persone
dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”.

Cosa sono le unioni civili?


La nuova legge regolamenta l’unione civile tra persone dello stesso sesso: le coppie
omosessuali, qualificate come “specifiche formazioni sociali”, potranno usufruire di un
nuovo istituto giuridico di diritto pubblico denominato unione civile.

A tal proposito si fa riferimento alla Costituzione con l' articolo 2 , relativo ai diritti
inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali e all’uguaglianza dei
cittadini senza distinzione di sesso, e l' articolo 3 , sulla pari dignità sociale dei cittadini
senza distinzione di sesso.

Come funziona l'unione civile?


L’unione civile tra due persone maggiorenni avverrà di fronte a un ufficiale di stato e
alla presenza di due testimoni e verrà registrata nell’archivio dello stato civile. Gli atti
dell'unione, indicanti i dati anagrafici, il regime patrimoniale e la residenza vengono
registrati nell'archivio dello stato civile. Le parti possono stabilire, per la durata
dell'unione, un cognome comune scegliendolo tra i loro cognomi, anche anteponendo o
posponendo il proprio cognome se diverso. Per il resto la legge estende alle coppie
dello stesso sesso i diritti previsti dal matrimonio civile. (rinvio espresso)

Chi non rientra nelle unioni civili?


Non possono contrarre unioni civili le persone che sono già sposate o sono parte di
un’unione civile con qualcun'altro; quelle interdette per infermità mentale; quelle che
sono parenti; quelle che sono state condannate in via definitiva per l’omicidio o il
tentato omicidio di un precedente coniuge o contraente di unione civile dell’altra
parte; quelle il cui consenso all’unione è stato estorto con violenza o determinato da
paura.

Sono uguali a un matrimonio?


E' un legame diverso dal matrimonio fra eterosessuali, anche se presenta molti doveri
e diritti in comune. Il comma 20 dice ancora esplicitamente che, al fine di tutelare
diritti e doveri, “le disposizioni che si riferiscono al matrimonio” in tutte le altre leggi, e
quelle che contengono le parole “coniuge” e “coniugi”, si intendono applicate anche alle
persone che si uniscono civilmente.

Il matrimonio si differenzia per l’obbligo di usare il cognome dell’uomo come cognome


comune, attendere un periodo di separazione da sei mesi a un anno prima di sciogliere
l’unione (per le unioni civili ne bastano tre), la possibilità di sciogliere l’unione nel caso
che non venga “consumata” e fare le “pubblicazioni” prima di contrarre l’unione.
Come funziona in casi di adozione?
Il testo originario della legge prevedeva la stepchil adoption, letteralmente “l’adozione
del figliastro”. La possibilità cioè che il genitore non biologico adotti il figlio, naturale o
adottivo, del partner. Questa parte è stata stralciata dopo il voto in Senato del 25
febbraio. In Italia è invece prevista per le coppie eterosessuali sposate da almeno tre
anni o che abbiano vissuto more uxorio (“secondo il costume matrimoniale”, cioè in
sostanza convivendo) per almeno tre anni, ma siano sposate al momento della
richiesta. Nella legge è stato però inserito un comma che precisa che "resta fermo
quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti", una specifica
che non vieta che i giudici si possano pronunciare sui casi di adozioni per le coppie
gay.

Vale l’obbligo di fedeltà per le unioni civili?


No. Anche se la prima stesura della legge lo prevedeva. Nel matrimonio eterosessuale
e' un obbligo regolato dal Titolo VI del codice civile in cui le parti acquistano gli stessi
diritti e assumono i medesimi doveri: hanno l'obbligo reciproco all'assistenza morale e
materiale e alla coabitazione.

Come si divorzia dalle unioni civili?


Con le stesse modalità di un matrimonio, ma viene applicato il divorzio breve: bastano
infatti tre mesi di separazione anziché sei. Serve manifestare la volontà di separazione
di una delle due persone manifestata davanti all’ufficiale di stato civile. In questo caso
l’unione si scioglie dopo tre mesi dalla dichiarazione.

Come funziona per successori, eredità e reversibilità?


Su questi temi si applica il codice civile sul regime patrimoniale della famiglia e la
comunione dei beni. Si regolano i diritti successori e le norme sulla reversibilità alla
stessa maniera.
E per il cognome e la comunione dei beni?
Le due persone possono scegliere quale cognome comune assumere, tra i loro due (nei
matrimoni, invece, la moglie è tenuta ad aggiungere quello del marito al suo); si può
anche anteporre o posporre al cognome comune il proprio cognome. Le due persone
concordano una residenza comune e possono decidere, come per il matrimonio, di
usare il regime patrimoniale della comunione dei beni.

È vero che le unioni civili permetteranno la pratica dell’utero in affitto?


No, in Italia è proibita. C'è chi pensa però che con il riconoscimento delle unioni civili
aumenterà il numero di coloro che si recheranno in paesi in cui è possibile avere un
figlio da una donna che porta a termine la gestazione.

Perché la legge riguarda anche gli eterosessuali?


La seconda parte della legge e disciplina la convivenza di fatto tra due persone, sia
eterosessuali che omosessuali, che non sono sposate che potranno stipulare i contratti
di convivenza, in forma scritta, davanti a un notaio. È un rapporto che lega due persone
maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza
morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da
matrimonio o da un'unione civile.

Cosa prevede un "contratto di convivenza"?


I conviventi di fatto possono disciplinare i rapporti patrimoniali relativi alla loro vita in
comune con la sottoscrizione di un "contratto di convivenza", redatto in forma scritta,
a pena di nullità, con atto pubblico o scrittura privata con sottoscrizione autenticata da
un notaio o da un avvocato. Il contratto può contenere: l'indicazione della residenza, le
modalità di contribuzione alle necessità della vita in comune, in relazione alle sostanze
di ciascuno e alla capacità di lavoro professionale o casalingo, il regime patrimoniale
della comunione dei beni come da codice civile. Il regime patrimoniale scelto nel
contratto di convivenza può essere modificato in qualunque momento. Il contratto di
convivenza non può essere sottoposto a termine o condizione.
 le nuove norme sulle convivenze di fatto e sui contratti di convivenza non
esauriscono il quadro delle situazioni di fatto meritevoli tutela.

Cosa succede con l'assegno di mantenimento?


In caso di cessazione della convivenza di fatto, il giudice stabilisce il diritto del
convivente di ricevere dall'altro convivente gli alimenti qualora versi in stato di
bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento. Gli alimenti sono
assegnati per un periodo proporzionale alla durata della convivenza. Ai fini della
determinazione dell'ordine degli obbligati, l'obbligo alimentare del convivente è
adempiuto con precedenza sui fratelli e sorelle.

Quali diritti ha il convivente nell'attività di impresa?


Al convivente di fatto che presti stabilmente la propria opera all'interno dell'impresa
dell'altro convivente spetta una partecipazione agli utili dell'impresa familiare ed ai
beni acquistati con essi nonché agli incrementi dell'azienda, anche in ordine
all'avviamento, commisurata al lavoro prestato. Il diritto di partecipazione non spetta
qualora tra i conviventi esista un rapporto di società o di lavoro subordinato.

Riguardo il coniuge  norma 143bis cc


La moglie aggiunge al proprio cognome il cognome del marito, analoga facoltà per il
marito non è prevista ( è una facoltà non un obbligo).

Secondo la regola del Patronimico  i figli acquisiscono il cognome del padre. Tale
regola sembra una consuetudine, ma non lo è perché è contra legem.
Non esiste una legge che disciplina tale regola, perché se esistesse violerebbe l’art. 3 e
il diritto dei figli dell’identità personale (principio di uguaglianza tra uomo e donna).
La Corte Costituzionale nel 2016:
laddove ci sia una comune volontà dei genitori si può mettere anche il cognome
materno
MATRIMONIO
Il termine matrimonio indica:
- l’atto posto a fondamento della famiglia
- il rapporto che dall’atto trae origine

La definizione di matrimonio viene data dalla legge sul divorzio il matrimonio è


comunione materiale e spirituale di vita.

Pluralità di forme di celebrazione:


 matrimonio concordatario celebrato dal ministro del culto cattolico
 matrimonio civile celebrato dall’ufficiale di stato civile, o da un ministro di
culto diverso da quello cattolico.

La disciplina dell’atto:
• Requisiti per contrarre matrimonio (artt. 84-89 cod. civ.)
• Impedimenti dirimenti: incidono sulla validità dell’atto, (età , capacità , libertà di stato,
delitto, parentela, affinità , adozione, ecc.)
• Impedimenti impedienti: incidono sulla regolarità dell’atto (esempio: divieto
temporaneo di nuove nozze, artt. 89 e 140 cod. civ.)

Il matrimonio è un ATTO:
Solenne Se mancano determinati requisiti si può incorrere alla nullità o
Legittimo all’annullabilità dell’atto oppure ad irregolarità
Puro

Le caratteristiche dell’atto
• Personalissimo: va compiuto personalmente dagli sposi che non possono farsi
rappresentare. Tuttavia, in alcuni casi tassativamente indicati (art. 111 cod.
civ.), la legge ammette il matrimonio per procura
• Legittimo: non tollera l’apposizione di elementi accidentali
• Ad effetti inderogabili (art. 160 cod. civ.): l’inderogabilità va oggi intesa
limitatamente allo status

Con il matrimonio:
 lo straniero assume la cittadinanza
 si acquisisce lo status di coniuge
 sorge l’obbligo alimentare
 sorgono gli effetti di diritto ereditario
 la donna aggiunge al proprio cognome quello del marito
Si acquisiscono una serie di diritti e doveri:
1. diritti e doveri personali (Art. 143)
2. diritti e doveri patrimoniali i coniugi sono tenuti a contribuire ai bisogni della
famiglia
REGIME PATRIMONIALE PRIMARIO
Sono regole inderogabili, fondate su principi di parità e proporzionalità, volte a
disciplinare il momento contributivo.
REGIME PATRIMONIALE SECONDARIO
Regole derogabili volte a disciplinare il momento distributivo, cioè l’allocazione
all’interno della famiglia della ricchezza acquisita durante il matrimonio.

IL REGIME PATRIMONIALE DELLA FAMIGLIA


Il nostro ordinamento prevede una pluralità di regimi patrimoniali, lasciando alle parti
la libertà di adottare quello ritenuto più idoneo alle loro esigenze.
Essi possono quindi scegliere fra i diversi regimi prospettati dal legislatore, che sono:

REGIMI GENERALI:
• la comunione dei beni
• la separazione dei beni

REGIMI PARTICOLARI (riguardano solo alcuni beni):


• il fondo patrimoniale
• la comunione convenzionale

Regime patrimoniale legale: è costituito dalla comunione dei beni (art. 159 cod. civ.)
Regime patrimoniale convenzionale: quello (diverso dalla comunione legale) prescelto
dai coniugi o dalle parti dell’unione civile.

Gli strumenti di regolazione dei rapporti patrimoniali:


LE CONVENZIONI MATRIMONIALI
Gli strumenti attraverso i quali è possibile regolare il regime patrimoniale della
famiglia assumono denominazioni diverse a seconda dei soggetti che ne sono parte:

- Convenzioni matrimoniali dei coniugi, disciplinate dagli artt. 162 ss. c.c.;
- Convenzioni patrimoniali delle parti delle unioni civili, le quali, in materia di
forma, modifica, simulazione e capacità sono disciplinate dalle regole dettate per
le convenzioni matrimoniali (espressamente richiamate dall’art. 1, comma 13, l.
76/2016);
- Contratti di convivenza dei conviventi non coniugati né uniti civilmente,
disciplinati dall’art. 1, commi 50-64, legge n. 76/2016
Convenzioni matrimoniali/patrimoniali
- L’espressione “convenzione matrimoniale” indica ogni atto attraverso il quale
gli sposi, prima o dopo il matrimonio, con l’eventuale partecipazione di un terzo
(è il caso, ad esempio, della costituzione del fondo patrimoniale), regolano il
regime patrimoniale
della famiglia in modo difforme rispetto a quello legale.
- Le convenzioni matrimoniali sono governate dal principio della modificabilità :
esse possono essere stipulate “in ogni tempo” (art. 162, comma 2, cod. civ.), e
quindi sia prima del matrimonio (in tal caso la loro efficacia è subordinata alla
condizione della futura celebrazione) sia successivamente al medesimo.
- Non hanno natura di atti personalissimi

REQUISITI DI VALIDITA’

 Capacità di agire In mancanza dei quali  nullità e


 Atto pubblico a pena di annullabilità
nullità

REQUISITI DI EFFICACIA
 annotazione della convenzione (o della sua modifica) a margine dell’atto di
matrimonio (artt. 162, comma 2, e 163, comma 3, cod. civ.), la quale consente di
far valere gli effetti della convenzione stessa
 trascrizione nei registri immobiliari delle convenzioni aventi ad oggetto beni
immobili o beni mobili registrati (artt. 2647 e 2685 cod. civ.), la quale consente
di far valere il vincolo (da essa derivante) rispetto ai singoli beni

Si tratta di ipotesi di pubblicità dichiarativa, il cui mancato assolvimento,


qualificabile come onere, rende la convenzione (o la sua modifica) inopponibile ai
terzi.

SEPARAZIONE DEI BENI (artt. 215-219 cod. civ.)


o Nel regime di separazione, ciascun coniuge conserva la titolarità esclusiva dei
beni acquistati durante il matrimonio (art. 215 cod.
civ.) e di tali beni ha la gestione separata (art. 217 cod. civ.).
o Qualora l’acquisto sia stato effettuato congiuntamente da entrambi i coniugi, il
bene appartiene ad entrambi, secondo la disciplina della comunione ordinaria
(artt. 1100 e segg. cod. civ.).

Amministrazione e godimento
 L’incarico di amministrare i beni dell’altro coniuge si presume gratuito. Pertanto
il coniuge amministratore risponderà in caso di
cattiva gestione nei confronti dell’altro solo in caso di dolo o colpa grave (art. 217 cod.
civ.)
 Il coniuge che ha il godimento dei beni di proprietà dell’altro è tenuto a tutte le
obbligazioni gravanti sull’usufruttuario (art. 218 cod. civ.)

Prova della proprietà dei beni


Il principio della titolarità esclusiva dei beni acquistati da ciascuno dei coniugi in
regime di separazione non vale ad eliminare tutte le incertezze che di fatto possono
sorgere in ordine alla determinazione della titolarità dei beni acquistati durante il
matrimonio, e in particolare dei beni mobili.
Per risolvere i casi dubbi il legislatore ha posto due regole:
1) la proprietà esclusiva può essere provata da ciascuno dei coniugi nei
confronti dell’altro con qualsiasi mezzo (art. 219, comma 1, cod. civ.);
2) qualora tale prova non sia stata raggiunta, il bene si considera comune (art. 219,
comma 2, cod. civ.)

La separazione dei beni:


Dalle indagini statistiche emerge che il regime di separazione risulta essere quello di
gran lunga preferito dalle coppie di sposi.

Ragioni:
il regime di separazione dei beni, senza violare i principi inderogabili su cui si fonda il
matrimonio, riserva a ciascun coniuge un più ampio campo di autonomia e consente
altresì una maggiore snellezza nella circolazione della ricchezza, non soltanto durante
il matrimonio, ma anche nell’eventualità di una sua crisi.

COMUNIONE DEI BENI


(artt. 177-197 cod. civ.)
 Costituisce il regime patrimoniale legale dei coniugi: essa si applica
automaticamente all’atto del matrimonio in mancanza di una diversa
convenzione stipulata a norma dell’art. 162 cod. civ.
 Attribuisce ai coniugi la cogestione del patrimonio con uguaglianza di poteri e la
contitolarità per quote uguali sugli acquisti successivi al matrimonio, salve le
eccezioni previste dalla legge
 Il termine “comunione” viene comunemente inteso in una duplice accezione:
 come regime, ossia come disciplina dei rapporti patrimoniali tra coniugi;
 come complesso di beni comuni assoggettati a tale regime

caratteristiche peculiari
o non obbligatoria (potendo i coniugi optare per un regime diverso)
o non universale (essendo prevista dalla legge l’esclusione di alcuni
beni)
o vincolante (in quanto dalla scelta di tale regime discende l’applicazione di una
precisa disciplina)
o Deve distinguersi, poi, una comunione attuale (o immediata), relativa ai beni
acquistati durante il matrimonio, e una comunione futura, concernente quei
beni che diventeranno comuni solo al momento dello scioglimento della
comunione
differenze rispetto alla comunione ordinaria

La comunione ordinaria (artt. 1100 ss. cod. civ.):


• è una comunione statica su determinati beni;
• trova la sua fonte sia nella legge sia nella volontà delle parti;
• ai comproprietari possono spettare quote diseguali;
• il singolo comproprietario non può disporre dell’intero cespite, ma è titolare del
diritto a disporre liberamente della propria quota, alienandola o ipotecandola, oltre
che del diritto potestativo alla divisione dei beni comuni.

All’opposto, la comunione legale


• è una comunione dinamica, che si modifica ad ogni nuovo acquisto;
• la sua fonte è sempre e solo la legge;
• dà luogo necessariamente ad una contitolarità per quote uguali sulle quali i coniugi
non hanno alcun diritto di disposizione, ma, in presenza di determinati presupposti
(artt. 181-183 cod. civ.), il singolo coniuge può compiere atti di disposizione
sull’intero;
• il singolo coniuge non è titolare di un diritto alla divisione della comunione, potendo i
beni essere divisi solo allo scioglimento della comunione stessa (per convenzione
matrimoniale o per le cause oggettive previste dall’art. 191 cod. civ.).

Dalla diversità fra i due istituti discendono quindi regole diverse anche relativamente
all’amministrazione.

La comunione dei beni: oggetto


I beni sottoposti al regime di comunione legale possono essere suddivisi in tre masse
distinte:
 beni che cadono in comunione immediata
 beni che cadono in comunione de residuo, ossia destinati a divenire comuni per
la parte che residua al momento dello scioglimento della comunione
 beni personali, ossia esclusi dalla comunione

1) Beni in comunione immediata (art. 177, lett. a) e d), cod. civ.)


Costituiscono oggetto di comunione immediata
• gli acquisti compiuti dai coniugi insieme (c.d. acquisti congiunti) o separatamente
(c.d. acquisti separati)
durante il matrimonio (art. 177, lett. a), cod. civ.)
• le aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio; solo gli utili o
gli incrementi derivanti dalla gestione comune se l’azienda apparteneva al coniuge
prima del matrimonio (art. 177. lett. d), cod. civ.).

Beni in comunione immediata: problemi interpretativi


• In relazione al titolo, si discute se cadano in comunione immediata gli acquisti a titolo
originario (particolarmente controversa, anche perché di solito implicante effetti
economici ben rilevanti, è l’ipotesi dell’accessione ex art. 934 cod. civ.)
• In relazione all’oggetto, si discute se gli acquisti possano riguardare anche diritti di
credito o i beni immateriali. Secondo l’opinione prevalente, nel concetto di acquisto
può rientrare ogni diritto (assoluto o relativo) che rappresenti un incremento stabile
del patrimonio)
• Con riferimento al requisito temporale posto dal legislatore (durante il matrimonio),
si discute in relazione a quelle fattispecie acquisitive il cui iter sia cominciato
anteriormente al matrimonio (cc.cd. acquisti a formazione progressiva).
Al riguardo, la giurisprudenza ritiene che, ai fini della loro ricaduta in comunione,
rileva il momento in cui si produce il trasferimento del diritto

La comunione dei beni: pubblicità


L’acquisto alla comunione di beni immobili o mobili registrati è assoggettato a
trascrizione ai fini della sua opponibilità ai terzi (artt. 2643 ss. cod. civ.)
Nel caso in cui l’acquisto sia separato, l’atto va trascritto a favore del solo coniuge
stipulante, sebbene anche l’altro ne divenga titolare (c.d. pubblicità negativa)
Il coniuge non intestatario può sempre ottenere una sentenza di accertamento della
contitolarità del bene sulla base della quale richiedere la trascrizione anche a proprio
nome.

2) Beni in comunione de residuo (artt. 177, lett. b) e c), e 178 cod. civ.)
L’espressione “comunione de residuo” indica quei beni che diventano comuni per la
parte che residua al momento dello scioglimento della comunione legale. Ciò implica
che, prima dello scioglimento, tali beni rientrano nella titolarità e nella disponibilità
esclusiva del coniuge cui gli stessi appartengono.
Essa comprende:
• i frutti dei beni propri appartenenti a ciascun coniuge percepiti e non consumati al
momento dello scioglimento della comunione (art. 177, lett. b), cod. civ.)
• i proventi dell’attività separata di ciascuno dei coniugi se, al momento dello
scioglimento della comunione, non siano stati consumati (art. 177, lett. c), cod. civ.)
• i beni destinanti all’esercizio dell’impresa gestita individualmente da uno dei coniugi
e costituita dopo il matrimonio; solo gli utili e gli incrementi qualora l’impresa (gestita
individualmente) sia stata costituita prima del matrimonio (art. 178 cod. civ.)

3) Beni esclusi dalla comunione: i beni personali (art. 179 cod. civ.)
• Con riferimento al tempo dell’acquisto, sono personali tutti quei beni dei quali
ciascun coniuge era proprietario o titolare di un diritto reale di godimento prima del
matrimonio (art. 179, comma 1, lett. a), cod. civ.).
• Con riferimento al titolo d’acquisto, sono personali i beni acquistati per donazione o
testamento, salvo che nell’atto di liberalità o nel testamento non sia specificato che essi
sono attribuiti alla comunione (art. 179, comma 1, lett. b), cod. civ.).
• Con riferimento alla destinazione economica dei beni, sono considerati personali
quelli di uso strettamente personale (art. 179, comma 1, lett. c), cod. civ.) e quelli
utilizzati da ciascun coniuge per l’esercizio della professione (art. 179, comma 1, lett.
d), cod. civ.), ma non quelli destinati alla conduzione di un azienda facente parte della
comunione, i quali ricadono nella citata disciplina di cui agli artt. 177, lett. d) e 178 cod.
civ.
• I beni ottenuti a titolo di risarcimento del danno nonché la pensione attinente alla
perdita totale e parziale di capacità lavorativa (art. 179, comma 1, lett. e), cod. civ.)
• I cc.dd. “acquisti per surrogazione”, ossia i beni acquistati con il prezzo del
trasferimento dei beni personali precedentemente menzionati o con il loro scambio,
purché ciò sia espressamente dichiarato nell’atto di acquisto (art. 179, comma 1, lett.
f), cod. civ.).

Beni immobili e mobili registrati e il c.d. rifiuto del coacquisto


(art. 179, comma 2, cod. civ.)
In base all’art. 179, comma 2, cod. civ., l’acquisto di beni immobili e mobili registrati
effettuato dopo il matrimonio è escluso dalla comunione, ai sensi delle lett. c), e) ed f)
del 1° comma, stessa norma, quando tale esclusione risulti dall’atto di acquisto e di
esso sia stato parte anche l’altro coniuge
La partecipazione non è richiesta, invece, per gli acquisti delle categorie di beni di cui alle
lett. a) e b) dell’art. 179, comma 1, cod. civ., essendo in tali casi sempre possibile,
dall’esame dei registri immobiliari, accertare se l’acquisto sia avvenuto prima del
matrimonio ovvero per spirito di liberalità o, ancora, mortis causa
Giurisprudenza e parte della dottrina ritengono che la partecipazione del coniuge non
acquirente non sia essenziale: essa avrebbe una funzione meramente ricognitiva, in
quanto non potrebbe escludere né creare il carattere personale dell’acquisto.

L’amministrazione della comunione


I coniugi hanno il potere di compiere disgiuntamente gli atti di ordinaria
amministrazione e congiuntamente quelli
di straordinaria amministrazione e quelli concernenti l’acquisto o la concessione di
diritti personali di godimento (art. 180 cod. civ.).

Gli atti autorizzati


Qualora il consenso di entrambi risulti oggettivamente e gravemente pregiudizievole,
il legislatore consente che l’atto possa essere validamente compiuto da un solo
coniuge.
Ciò accade nell’ipotesi di:
 rifiuto (ingiustificato) di consenso di uno dei coniugi (art. 181 cod. civ.)
 di lontananza o ulteriore impedimento di un coniuge che non abbia rilasciato
una procura (art. 182 cod. civ.).
In tali casi, l’altro coniuge può ricorrere al giudice (il tribunale ordinario) ed ottenere
una specifica autorizzazione al compimento dell’atto
Inoltre:
 il coniuge può compiere da solo atti per i quali sarebbe necessario il consenso di
entrambi qualora abbia richiesto (e il giudice abbia concesso) l’esclusione
dall’amministrazione dell’altro coniuge perché minore, impossibilitato ad
amministrare o incapace di farlo (art. 183, commi 1 e 2, cod. civ.).
L’esclusione opera di diritto se l’altro coniuge sia stato interdetto, e permane finché
non sia cessato tale stato (art. 183, comma 3, cod. civ.).
Gli atti compiuti senza il necessario consenso
 Gli atti compiuti da un coniuge senza il necessario consenso dell’altro, e non
siano da questo convalidati, sono annullabili qualora abbiano ad oggetto beni
immobili o mobili registrati (art 184, comma 1, cod. civ.).
L’annullabilità deve essere azionata entro un anno dalla data in cui il coniuge ha avuto
conoscenza dell’atto e comunque dalla sua trascrizione.
 Qualora l’atto abbia ad oggetto beni mobili, prevale l’esigenza di tutelare la
sicurezza nella circolazione, e perciò gli atti restano validi ed efficaci.
Tuttavia, per il coniuge che li ha compiuti sorge, su istanza dell’altro, l’obbligo di
ricostituire la comunione nello status quo ante o, qualora ciò non sia possibile, di
pagarne l’equivalente (art. 184, comma 3, cod. civ.).

La responsabilità patrimoniale
La regola generale prevista in tema di responsabilità patrimoniale di cui all’art. 2740
cod. civ. (in base alla quale chi si obbliga risponde illimitatamente con tutti i suoi beni
presenti e futuri), deve qui essere coordinata e adattata ad una situazione del tutto
peculiare, in cui
l’assunzione delle obbligazioni può avvenire congiuntamente o separatamente e in cui
coesistono beni comuni, beni che diventeranno comuni e beni personali.

Occorre pertanto distinguere due categorie di debiti:


1) quelli della comunione
2) quelli personali (o particolari), rispetto ai quali si delinea nel sistema una sorta di
responsabilità incrociata

I debiti della comunione


Rientrano fra i debiti della comunione:
 i pesi ed gli oneri gravanti sui beni al momento dell’acquisto (ad esempio le
imposte);
 i debiti assunti dai coniugi, anche separatamente, nello svolgimento
dell’ordinaria amministrazione;
 quelli assunti per il mantenimento della famiglia, l’educazione e l’istruzione dei
figli e
ogni altra obbligazione contratta, anche separatamente, per i normali bisogni della
famiglia;
 i debiti contratti congiuntamente da entrambi i coniugi.

Di tali debiti rispondono innanzitutto i beni della comunione (art. 186 cod. civ.);
qualora essi non siano sufficienti a soddisfare i creditori, questi possono aggredire i
beni personali di ciascun dei coniugi, ma nei limiti della metà del credito (art. 190 cod.
civ.).
Nel caso in cui l’obbligazione sia stata assunta congiuntamente, e indipendentemente
dalle finalità , l’art. 190 cod. civ. non troverà applicazione, con la conseguenza che i
coniugi risponderanno solidalmente con tutto il loro patrimonio personale
I coniugi possono avvalersi del beneficio dell’escussione, e quindi pretendere che i
creditori aggrediscano prima i beni della comunione e solo in via sussidiaria, qualora i
primi risultino insufficienti, i loro beni personali

I debiti personali
Sono quelli assunti per soddisfare esigenze proprie o nell’interesse del proprio
patrimonio o, ancora, nello svolgimento di attività separata;
ad essi sono equiparati i debiti assunti da uno solo dei coniugi senza il necessario
consenso dell’altro coniuge, anche se nell’interesse della famiglia (art. 189, comma 1,
cod. civ.).

Il regime di responsabilità previsto per tale categoria di debiti appare invertito


rispetto al precedente: dei debiti personali, infatti, risponde principalmente il
patrimonio personale del coniuge e sussidiariamente la sua quota in comunione (art
189, comma 2, cod. civ.).
I beni personali del coniuge, invece, non rispondono mai dei debiti personali dell’altro.

Nel caso di conflitto tra le diverse categorie di creditori, quelli della comunione
prevalgono su quelli particolari, a meno che questi ultimi non siano muniti di cause
legittime di prelazione (art 189, comma 2, cod. civ.).

Lo scioglimento della comunione


Le cause di scioglimento, tutte tassativamente
elencate nell’art. 191 cod. civ., vengono distinte in:
 legali
 convenzionali
 giudiziali

Scioglimento legale
Sono cause di scioglimento legale, che comportano l’automatica cessazione della
comunione:
o la dichiarazione di morte presunta o di assenza
o la rottura del vincolo matrimoniale per morte
o annullamento del matrimonio o divorzio
o la separazione personale (consensuale o giudiziale) dei coniugi
o il fallimento di uno dei coniugi

Scioglimento convenzionale
Opera in virtù di convenzioni matrimoniali, nel rispetto della forma e degli oneri
pubblicitari di cui all’art. 162 cod. civ.
Il legislatore prevede, inoltre, un’ulteriore ipotesi di scioglimento convenzionale della
comunione (art. 191, comma 2, cod. civ.) relativamente all’azienda già soggetta a tale
regime (e cioè l’azienda gestita da entrambi i coniugi e costituita dopo il matrimonio).
Scioglimento giudiziale
Definito “separazione giudiziale dei beni” (art. 193 cod. civ.), può essere pronunciato
dal giudice su domanda di uno dei coniugi nei casi di:
 esclusionedall’amministrazionedicuiall’art.183cod.civ.(interdizione,
inabilitazione, cattiva amministrazione)
 quando il disordine negli affari o la condotta tenuta da un coniuge
nell’amministrazione dei beni metta in pericolo gli interessi dell’altro o della
famiglia
 quando uno dei coniugi non contribuisce ai bisogni della famiglia in misura
proporzionale alle proprie sostanze e capacità di lavoro

Gli effetti fra le parti


Lo scioglimento determina:
1) l’estinzione del regime di comunione. Ad esso, se il matrimonio perdura,
subentra il regime di separazione dei beni
2) una serie di effetti sui rapporti patrimoniali fra i coniugi, e precisamente:
• l’acquisizione in comunione de residuo dei beni di cui agli artt. 177, lett. b) e c), e 178
cod. civ.;
• la costituzione sull’intero patrimonio (già in comunione legale) di una comunione
ordinaria con conseguente applicazione della disciplina per essa dettata (artt. 1100 ss.
cod. civ.);
• la nascita di obblighi di rimborsi e restituzioni (art. 192 cod. civ.);
• il sorgere del diritto di prelevamento (art. 195 cod. civ.);
• l’eventuale costituzione coattiva del diritto di usufrutto su una parte dei beni del
coniuge in favore dell’altro affidatario dei figli (art. 194, comma 2, cod. civ.);
• infine, ogni obbligazione contratta successivamente allo scioglimento, così come ogni
acquisto, saranno sempre imputati al singolo coniuge, con esclusione del regime legale

Gli effetti nei confronti dei terzi


Lo scioglimento della comunione deve essere sottoposto ad una adeguata pubblicità
che lo renda conoscibile, e quindi opponibile ai terzi.
Tale forma pubblicitaria è l’annotazione a margine dell’atto di matrimonio e, con
riferimento ai singoli beni immobili o mobili registrati, la trascrizione nei registri
immobiliari.
Con lo scioglimento della comunione cessa la disciplina particolare della c.d. pubblicità
negativa (v. slide n. 35), con la conseguenza che il coniuge non intestatario del bene
(già in comunione) dovrà procedere all’accertamento giudiziale della contitolarità
dello stesso per poi poter richiedere la trascrizione anche a proprio nome

La liquidazione e la divisione dei beni comuni


A seguito dello scioglimento si apre la fase della liquidazione e della divisione dei beni
comuni, nella quale ciascuno dei coniugi può far valere e realizzare la sua quota, che
comprende non solo la metà dei beni acquisiti alla comunione immediata, ma anche la
metà dei beni della comunione de residuo.
A tal fine, è necessario formare la massa del patrimonio comune ed effettuare, quindi,
una serie di operazione che consentano di identificare le poste attive e quelle passive.
Rimborsi, restituzioni e prelevamenti costituiscono alcune di queste operazioni.

La liquidazione e la divisione: Rimborsi, restituzioni, prelievi


 Ciascuno dei coniugi è tenuto a rimborsare alla comunione quanto abbia
abusivamente prelevato dal patrimonio comune (art. 192, commi 1 e 2, cod.
civ.), e in particolare le somme utilizzate per fini personali nonché il valore dei
beni alienati senza il necessario consenso dell’altro, a meno che, in quest’ultimo
caso, il coniuge non dimostri che l’atto compiuto sia stato vantaggioso per la
comunione o abbia soddisfatto una necessità della famiglia.
 Ciascuno dei coniuge è poi tenuto a restituire le somme che l’altro coniuge abbia
prelevato dal proprio patrimonio personale e impiegato a vantaggio della
comunione (art. 192, comma 3, cod. civ.). La nascita di quest’obbligo
presuppone che il prelievo sia avvenuto per far fronte a spese necessarie o per
investimenti oggettivamente utili.
 Il coniuge avente diritto al rimborso o alle restituzioni può soddisfarsi
direttamente mediante il prelievo di beni comuni (nell’ordine: il denaro, poi i
beni mobili, infine i beni immobili) sino alla concorrenza del proprio credito
(art. 192, comma 5, cod. civ.).
 In qualunque momento, ciascuno dei coniugi può esercitare – secondo i principi
in tema di comunione ordinaria (art. 1111 cod. civ.) – il diritto potestativo alla
divisione dei beni comuni, che si effettua ripartendo in parti uguali l’attivo e il
passivo (art. 194, comma 1, cod. civ.). Nella divisione, ciascuno dei coniugi ha il
diritto di prelevare i beni mobili personali.

La liquidazione e la divisione
La prova della titolarità dei beni mobili
La prova della proprietà esclusiva del bene spetta al coniuge che la reclama; in
mancanza si presume che il bene faccia parte della comunione.
Tale prova può essere data con ogni mezzo nei confronti dell’altro coniuge, ma solo
mediante scrittura privata avente data certa, nei confronti dei terzi pregiudicati dal
prelevamento (art. 197 cod. civ.), ossia i creditori della comunione (o meglio, dei beni
appartenuti alla comunione, sui quali essi conservano il diritto di prelazione rispetto ai
creditori personali).
Pertanto, qualora il bene sia stato espropriato dai creditori della comunione perché il
coniuge abbia, sì, dimostrato la proprietà esclusiva del bene, ma non con atto avente
data certa, tale coniuge potrà pretendere la metà del valore del bene agendo in
regresso sui beni della comunione, nonché su quelli personali dell’altro coniuge.
COMUNIONE CONVENZIONALE

o I coniugi possono parzialmente derogare alla disciplina della comunione legale


(art. 210 cod. civ.) ampliandone l’oggetto. Essa, quindi, può essere considerata
sia come una modifica del regime legale di comunione, sia come un regime
patrimoniale autonomo.
o La comunione convenzionale si costituisce ed è regolata mediante convenzioni
matrimoniali, le quali, pertanto, possono essere stipulate in ogni tempo, nel
rispetto dei requisiti di forma e di pubblicità precedentemente esposti.

La comunione convenzionale limiti al potere di deroga dei coniugi


• 1) I coniugi non possono disciplinare i loro rapporti rinviando genericamente a leggi
in vigore in ordinamenti stranieri o agli usi, ma devono indicare in modo concreto il
contenuto dei patti con cui intendono regolare questi loro rapporti (art. 161 cod. civ.,
richiamato dall’art. 210, comma 1, cod. civ.).
• 2) Alcune categorie di beni sono comunque escluse dalla comunione
convenzionale (art. 210, comma 2, cod. civ.), e specificamente i beni di uso
strettamente personale (art. 179, lett. c), cod. civ.), quelli necessari all’esercizio della
professione (art. 179, lett. d), cod. civ.), quelli ottenuti a titolo di risarcimento del
danno e la pensione corrisposta per la perdita parziale o totale della capacità
lavorativa (art. 179, lett. e), cod. civ.).
• 3) Le norme della comunione relative all’amministrazione e all’uguaglianza delle
quote riguardo ai beni ricompresi nella comunione stessa non sono derogabili (art.
210, comma 3, cod. civ.).
• 4) Infine, sono inderogabili anche le norme, sempre in tema di comunione legale,
concernenti la responsabilità dei coniugi e la garanzia patrimoniale dei terzi.

A tutela dei creditori personali, pregiudicati dall’ampliamento della comunione, il


legislatore concede loro la possibilità di aggredire i beni della comunione
limitatamente al valore dei beni di proprietà del coniuge che li ha conferiti (art. 211
cod. civ.)

cause di scioglimento
La comunione convenzionale segue la disciplina dettata per la comunione legale alla
quale i coniugi possono convenzionalmente derogare, ad esempio escludendo
l’operatività di cause di scioglimento previste dalla legge o includendone altre non
previste o, ancora, introducendo regole particolari in relazione alle modalità di
divisione dei beni.
FONDO PATRIMONIALE

 Costituisce un regime patrimoniale particolare ed integrativo, in quanto


concerne singoli beni ed è operante sia in regime di comunione legale sia in
regime di separazione dei beni.
 Attraverso il fondo patrimoniale si costituisce un patrimonio
separato, gestito da entrambi i coniugi e destinato a fare fronte ai bisogni della famiglia
(artt. 167 ss. cod. civ.).
 Esso è caratterizzato un vincolo di destinazione impresso a taluni beni avente la
funzione di soddisfare alle esigenze di mantenimento, di assistenza e di
contribuzione della famiglia nucleare, ossia dei coniugi e dei figli minori.
 Questo particolare vincolo di destinazione incide sull’intera disciplina
dell’istituto.

Il fondo patrimoniale: costituzione


 Può avvenire sia prima sia durante il matrimonio attraverso un’apposita
convenzione matrimoniale e della quale i coniugi sono parti necessarie.
 I beni destinati alla costituzione del fondo possono essere conferiti da entrambi
i coniugi, da uno solo di essi ovvero da un terzo. In quest’ultimo caso, il terzo
deve partecipare alla convenzione. Sempre nel caso in cui i beni da conferire al
fondo siano di proprietà di un terzo, la costituzione può avvenire anche
mediante testamento.

Il fondo patrimoniale: pubblicità


Per l’opponibilità del vincolo l’art. 2647 cod. civ. prevede la trascrizione del fondo che
abbia oggetto beni immobili, mentre l’art. 69, lett. b), d.P.R. 369/2000 ne impone
l’annotazione a margine dell’atto di matrimonio

Il fondo patrimoniale: oggetto


Oggetto del fondo patrimoniale è il diritto di proprietà su beni immobili, mobili
registrati e titoli di credito.
Ipotesi discusse:
• diritti reali di godimento (la temporaneità che può caratterizzare tali diritti,
nonché l’indisponibilità - nel caso di uso e abitazione - potrebbe impedire il pieno
compimento dello scopo per cui fondo è costituito)
• beni futuri (in virtù dell’esplicito riferimento a beni “determinati” di cui all’art. 167,
comma 1, cod. civ. Al riguardo, autorevole dottrina precisa che, in assenza di uno
specifico divieto, la questione può essere risolta facendo riferimento alle regole
generali previste in materia contrattuale)

Il fondo può essere ulteriormente accresciuto attraverso nuovi conferimenti da parte


dei coniugi, di uno di essi ovvero del terzo.
Il fondo patrimoniale: proprietà dei beni conferiti
Spetta ad entrambi i coniugi, contitolari per quote uguali, salvo che nell’atto costitutivo
non sia diversamente disposto (art. 168, comma 1, cod. civ.).
Così, ad esempio, nel caso in cui la costituzione avviene ad opera di
un terzo, questi può riservarsi la proprietà oppure trasferirla ad uno solo coniugi;
analogamente, uno solo dei coniugi può destinare a fondo patrimoniale alcuni beni
senza trasferirne la proprietà (neppure pro quota) all’altro.
Negli ultimi due casi, si discute sulla necessità , sul piano civilistico, dell’accettazione da
parte dell’altro coniuge, mentre, sul piano fiscale, va rilevato che l’assenza o meno di
accettazione determina effetti diversi.

Il fondo patrimoniale: gestione dei beni conferiti


 La gestione spetta necessariamente ad entrambi i coniugi ed è disciplinata
secondo le regole dettate in tema di amministrazione della comunione legale.
 La disciplina diventa più rigorosa in presenza di figli minori: in tal caso, infatti,
per gli atti di disposizione (alienazione, costituzione di pegno o ipoteca) si
richiede non soltanto il consenso di entrambi, ma anche l’autorizzazione del
tribunale, che potrà concederla nei soli casi di “necessità od utilità evidente”
(art. 169 cod. civ.). L’atto di costituzione del fondo può prevedere (sempre in
modo espresso) una deroga a tale regola (e, quindi, sia alla necessità del
consenso di entrambi sia dell’autorizzazione del giudice); tuttavia, la deroga alla
necessità del consenso presuppone che i coniugi non siano in comunione legale,
posto che la regola della gestione congiunta sancita in tale regime ha carattere
inderogabile.
 I frutti spettano ad entrambi i coniugi. Essi devono essere utilizzati per
soddisfare i bisogni della famiglia o per incrementare ulteriormente il fondo.

Il fondo patrimoniale: responsabilità patrimoniale


 I beni del fondo rispondono unicamente per le obbligazioni contratte per
soddisfare i bisogni della famiglia (art. 170 cod. civ.)
 Il fondo, dunque, non può essere aggredito per le obbligazioni contratte per
scopi estranei ai bisogni della famiglia.
 Tale regola è però mitigata dall’esigenza di tutelare l’affidamento dei creditori.
L’inespropriabilità , infatti, opera solo per i debiti che il creditore conosceva
essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia (art. 170 cod.
civ.). La prova della malafede del creditore spetta ai coniugi e può essere fornita
con ogni mezzo.
 In presenza di tale prova, il creditore potrà aggredire unicamente i beni
personali del coniuge che si è obbligato.
 Ove ne ricorrano i presupposti, il creditore potrà agire con l’azione revocatoria
(art. 2901 cod. civ.) per far dichiarare l’inefficacia nei suoi confronti dell’atto di
costituzione del fondo patrimoniale (in altri termini, per poter aggredire i beni
del fondo patrimoniale, il creditore dovrà dimostrare che la costituzione del
fondo da parte dei coniugi sia avvenuta proprio al fine di sottrarre i beni del loro
patrimonio all’esecuzione forzata).

Fondo patrimoniale e fallimento


 Sul rapporto tra fondo patrimoniale e procedura concorsuale, l’orientamento
prevalente ritiene che i beni costituti in fondo patrimoniale debbano essere
appresi al fallimento, ma che debbano formare una massa separata su cui si
potrebbero soddisfare soli i creditori legittimati ex art. 170 cod. civ.
 Di recente, però , è riemersa la tesi secondo cui, in virtù dell’art. 46, n. 3, l. fall. –
che, rimasto invariato dopo la riforma del 1975, esclude dal fallimento i frutti
dei beni costituiti in patrimonio familiare –, i beni del fondo non potrebbero
essere ascritti al fallimento, ma dovrebbero essere oggetto di esecuzione
individuale da parte dei creditori aventi titolo ex art. 170 cod. civ.
 Secondo altri, infine, il fondo patrimoniale sarebbe escluso dall’esecuzione
concorsuale solo nel caso in cui a fallire sia un unico coniuge.

Il fondo patrimoniale cause di estinzione


Sono cause di estinzione del fondo patrimoniale (art. 171, comma 1, cod. civ.):
• l’annullamento
• lo scioglimento e la cessazione degli effetti civili del matrimonio
• l’accordo dei coniugi, manifestato attraverso un’apposita convenzione matrimoniale
diretta a risolvere l’atto di costituzione del fondo (anche se non espressamente
prevista dalla norma)

In considerazione della specifica funzione attribuita al fondo, qualora vi siano figli


minori il vincolo di destinazione dei beni permane fino al raggiungimento della loro
maggiore età (art. 171, comma 2, cod. civ.).

Non è , invece, causa di estinzione:


 l’esaurimento dei beni che lo compongono (ad esempio, perché espropriati da
parte dei creditori oppure perché alienati dai coniugi con conseguente
consumazione del prezzo ricavato per soddisfare i bisogni della famiglia),
essendo sempre possibile procedere alla sua ricomposizione attraverso futuri
nuovi conferimenti.
TRUST

Il fondo patrimoniale presenta caratteristiche analoghe ad un istituto nato e


sviluppatosi negli ordinamenti di common law e basato sulla fiducia: il trust.

Tale figura ha trovato riconoscimento nel nostro ordinamento ad opera della L. 16


ottobre 1989, n. 364 (entrata in vigore il 1° gennaio 1992), di ratifica della
Convenzione dell’Aja del 1° luglio 1985, che detta disposizioni relative alla legge
applicabile nei casi in cui i beni oggetto del trust, validamente stipulato in Paesi ove
esso è previsto e disciplinato, siano situati in Italia.
Sebbene siano individuabili almeno tre modelli di trust, con diverse peculiarità ed
effetti (quello inglese, quello internazionale e quello civilistico), esso è caratterizzato
solitamente da:
 la presenza di tre soggetti (il costituente o settlor, il fiduciario o trustee e il
beneficiario)
 la ricorrenza del seguente schema:
- il disponente trasferisce, con atto inter vivos o mortis causa, i (o parte dei) propri
beni al trustee, perdendo così ogni facoltà su di essi;
- i beni oggetto del trust, pur essendo intestati a nome del trustee (o a nome di un’altra
persona per conto del trustee), sono separati dagli altri beni che compongono il
patrimonio del trustee, con la conseguenza che essi sono opponibili ai terzi (creditori
personali ed eredi del trustee);
- l’esercizio dei diritti attribuiti al trustee (cui spetta il potere-dovere di
amministrazione, di rendicontazione, di gestione e di disposizione dei beni secondo i
termini del trust) è funzionalizzato all’interesse del beneficiario (al quale i beni
saranno ritrasferiti) o allo scopo del trust e, pertanto, connotato da un carattere
fiduciario.

Fondo patrimoniale e trust: affinità e differenze


Affinità: Differenze:
• entrambi danno • Nel fondo patrimoniale il vincolo di destinazione dei beni è rigidamente
origine ad un patrimonio stabilito dal legislatore, essendo il loro conferimento finalizzato esclusivamente
separato, con a fare fronte ai bisogni della famiglia; diversamente, nel trust la destinazione
conseguente dei beni è liberamente decisa dal costituente.
realizzazione dell’effetto • La nozione di “bisogni della famiglia” è ritenuta inderogabile, con
tipico di “segregazione” conseguente nullità delle clausole volte ad incidere su di essa
della ricchezza; • Il fondo patrimoniale, diversamente dal trust, è inapplicabile alla famiglia di
• entrambi presentano fatto
una struttura • In relazione all’oggetto, il fondo patrimoniale è limitato a determinate
caratterizzata da un categorie di beni, mentre nel trust non esistono limiti oggettivi (beni immobili
negozio istitutivo e un e mobili, denaro, beni aziendali, beni futuri, strumenti finanziari).
negozio di • Il fondo patrimoniale cessa con il cessare del matrimonio (art. 171 cod. civ.),
trasferimento. mentre il trust è insensibile a tali vicende e, anzi, potrà prevedere regole
particolari per il loro verificarsi.
• Nel fondo patrimoniale, la gestione dei beni segue le regole della comunione
e spetta necessariamente ad entrambi i coniugi

Esigenze di nuovi strumenti negoziali di circolazione della ricchezza familiare


L’impresa italiana è connotata da un carattere tipicamente familiare. Essa, se pur
solitamente di piccole o medie dimensioni, vede anche grandi concentrazioni di gruppi
societari (persino multinazionali) all’interno di ristrette compagini familiari.

In questo contesto, si avverte da tempo l’esigenza di individuare soluzioni alternative


che consentano di superare i limiti del sistema normativo attuale, nell’ambito del quale
l’assetto familiare della ricchezza difficilmente sopravvive al succedersi delle
generazioni.

Per tali ragioni, negli ultimi anni è oggetto di un’attenzione crescente, sia da parte del
mondo giuridico che del mondo imprenditoriale e finanziario, l’individuazione di
nuove modalità e tecniche di circolazione del patrimonio familiare (family trusts,
family buy out, patti sociali e parasociali relativi al trasferimento di partecipazioni tra
familiari) che, valorizzando gli spazi rimessi all’autonomia delle scelte, garantiscano
l’unità dell’impresa di famiglia e la continuità della gestione imprenditoriale svolta dai
membri del gruppo familiare.

Gli atti di destinazione per interessi meritevoli di tutela


Art. 2645-ter c.c., intitolato “Trascrizione di atti di destinazione
per la realizzazione di interessi meritevoli di tutela riferibili a persone
con disabilità , a pubbliche amministrazioni, o ad altri enti o persone fisiche”
(introdotto dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, nell’ambito delle norme dettate sulla
trascrizione degli atti relativi a beni immobili)

Incide sui meccanismi che consentono la limitazione della responsabilità patrimoniale


di cui all’art. 2740, secondo comma, c.c. creando un vincolo di destinazione

Ed esigenze di nuovi strumenti a tutela dei creditori: il nuovo art. 2929-bis c.c.
Art. 2929-bis c.c., rubricato “Dell’espropriazione di beni oggetto di vincoli di
indisponibilità o di alienazioni a titolo gratuito” (introdotto art. 12 d.l. n. 83/2015,
convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2015, n. 132, nell’ambito della
disciplina dell’esecuzione forzata)

La disposizione consente al creditore pregiudicato da un atto del debitore di


costituzione di un «vincolo di indisponibilità » ovvero di alienazione
avente ad oggetto immobili o mobili registrati e compiuto a titolo gratuito
successivamente al sorgere del credito, di procedere – munito di titolo esecutivo – ad
esecuzione forzata, senza necessità di esperire, in via preventiva, l’azione revocatoria
ordinaria, se trascrive il pignoramento entro un anno dalla trascrizione dell’atto

In tal modo si è quindi introdotta una sorta di presunzione legale temporanea del
carattere frodatorio di tali atti, che legittima il creditore ad agire immediatamente in
via esecutiva, con conseguente deroga al principio di priorità della trascrizione
espresso dall’art. 2915, primo comma, c.c.

IMPRESA FAMILIARE

ratio
La previsione di tale istituto (art. 230-bis cod. civ.) ha inteso rispondere ad esigenze di
giustizia profondamente avvertite e consistenti nella necessità
di tutelare il lavoro di fatto prestato dai familiari, al fine di scongiurare i rischi che
proprio l’ambito familiare potesse utilizzato per creare situazioni di sfruttamento.
Prima della riforma, infatti, il lavoro familiare era caratterizzato da una presunzione di
gratuità , in quanto ritenuto fondato sul legame affettivo che unisce i componenti della
stessa famiglia.

caratteristiche
La caratteristica principale dell’impresa familiare è quella di nascere in modo
automatico per volontà della legge. La presenza di un vincolo (di solidarietà ) familiare,
unitamente all’apporto lavorativo, giustifica di per sé la costituzione dell’impresa
familiare, a
prescindere dalla volontà , espressa o tacita, dei suoi membri e, soprattutto,
dell’imprenditore.

Dottrina e giurisprudenza prevalenti, infatti, concordano nel ritenere che neppure la


legislazione fiscale offra elementi convincenti a supporto di un fondamento
contrattuale dell’istituto, attribuendo all’atto pubblico o alla scrittura privata
autenticata da cui deve risultare l’indicazione dei familiari e della quota di
partecipazione loro spettante (art. 9, L. 576/75 e, ora, art. 5, comma 4, lett. a) e b),
d.P.R. 971/86) una rilevanza meramente sul piano fiscale e non anche su quello
civilistico (se non a fini probatori).

disciplina
La disciplina prevista dal legislatore è una via di mezzo tra il contratto di lavoro
subordinato e la società semplice; peraltro, non è esclusa la possibilità di estendere in
via analogica all’impresa familiare la disciplina dell’una o dell’altra.
Si tratta, inoltre, di una disciplina residuale, che trova applicazione “salvo che sia
configurabile un diverso rapporto”, ravvisabile nel caso in cui i familiari abbiano
regolamentato in modo specifico i loro rapporti, stipulando ad esempio un contratto di
lavoro subordinato o di società (art. 230-bis, comma 1, cod. civ.).

natura giuridica
Dottrina e giurisprudenza hanno elaborato numerose tesi suddivisibili in due posizioni
diametralmente opposte:
1) l’impresa familiare costituisce un’impresa collettiva, con conseguente acquisto della
qualità di imprenditore (e assunzione della relativa responsabilità ) da parte di tutti i
componenti della
medesima
2) l’impresa familiare costituisce in ogni caso un’impresa individuale, cosicché solo il
titolare assume la qualifica di imprenditore e la relativa responsabilità verso terzi.

La seconda tesi è quella oggi prevalente, anche perché più coerente con la disciplina
concreta
Ne consegue che unico titolare, unico referente nei rapporti con i terzi e unico
assoggettabile a fallimento è l’imprenditore.

questioni interpretative
Non è certo se il lavoro familiare debba essere necessariamente prevalente all’interno
dell’impresa o se possa anche prevalere il lavoro prestato da terzi.

Con riferimento all’attività lavorativa svolta dai familiari, si richiede senz’altro che essa
sia effettiva e continuativa (e non saltuaria), ma non necessariamente che sia anche a
tempo pieno, esclusiva e prevalente (tuttavia, il requisito della “prevalenza” rileva ai
fini fiscali, essendo richiesto per usufruire delle relative agevolazioni).

Con riferimento al lavoro domestico, la giurisprudenza ha escluso che esso possa, tout
court, fondare una pretesa ex art. 230-bis cod. civ., richiedendosi a tal fine che l’attività
lavorativa prestata all’interno della famiglia sia correlata e finalizzata alla gestione
dell’impresa familiare.

rapporti con la gestione dell’attività d’impresa in forma societaria


La questione del rapporto tra impresa familiare e società – se cioè la disciplina della
prima sia compatibile o meno con la struttura (e la disciplina) della seconda – è stata
assai dibattuta.

A dirimere il contrasto creatosi sul punto è recentemente intervenuta la Cassazione a


Sezioni unite, la quale – in coerenza con la natura residuale dell’istituto rispetto ad
ogni altro rapporto eventualmente configurabile – ha escluso l’applicabilità dell’art.
230-bis c.c. a un’impresa gestita in forma societaria, di qualunque tipo essa sia (Cass.,
sez. un., 6 novembre 2014, n. 23676).

rapporti con la comunione legale


L’impresa familiare non costituisce un ulteriore regime patrimoniale (la sua disciplina,
infatti, regola unicamente il profilo dell’attività lavorativa prestata dai familiari, a
prescindere dal regime patrimoniale adottato), né una nuova figura di impresa.
Tuttavia, il regime patrimoniale prescelto dai coniugi può incidere sulla disciplina in
concreto applicabile: in particolare, se i coniugi sono in comunione, occorre stabilire se
debbano applicarsi le norme di questa (che stabilisce la parità delle quote) ovvero
quella dell’impresa familiare. In proposito la giurisprudenza, coordinando l’art. 230-
bis con l’art. 177, lett. d) e ultimo cpv., cod. civ. (dettati in tema di aziende gestite da
entrambi i coniugi), ha individuato la soluzione nel criterio della gestione: se la
gestione spetta ad entrambi i coniugi, essa ricade nella disciplina della comunione, se
invece la gestione spetta ad uno solo di essi, si rientra nell’ambito dell’impresa
familiare.

soggetti partecipanti
Membri dell’impresa familiare sono unicamente i familiari, e precisamente: il coniuge,
la parte dell’unione civile, i parenti entro il terzo grado, gli affini entro il secondo (art.
230 bis, comma 3, cod. civ.). Sotto tale aspetto, pertanto, assume rilievo la famiglia
estesa.

Con la recente novella (art. 1, comma 46, l. n. 76/2016), il legislatore, introducendo


un’apposita norma (art. 230-ter c.c., rubricato “Diritti del convivente”), ha
espressamente attribuito al convivente di fatto (che presti stabilmente la propria
opera all’interno dell’impresa dell’altro convivente) non già la qualità di
“partecipante”, bensì alcuni dei diritti spettanti ai membri dell’impresa familiare, e
precisamente: una partecipazione (commisurata al lavoro prestato) agli utili e ai beni
con essi acquistati nonché una partecipazione agli incrementi dell’azienda, anche in
ordine all’avviamento.
Possono essere considerati membri dell’impresa familiare anche i figli minori, se
sussiste la capacità per contrarre un rapporto di lavoro (sedici anni); diversamente,
potrà trovare applicazione l’art. 2126 cod. civ. dettato in tema di prestazioni lavorative
di fatto con violazione di legge.

diritti dei partecipanti


L’art. 230-bis cod. civ. riconosce ai partecipanti una serie di diritti, e precisamente:
•Il diritto al mantenimento
•Il diritto agli utili, ai beni con essi acquistati, nonché agli incrementi, anche in ordine
all’avviamento (la misura del quantum debeatur è stabilita in proporzione alla
quantità e alla qualità del lavoro prestato e, tal fine, il lavoro della donna è considerato
equivalente a quello dell’uomo)
poteri deliberativi
• in ordine particolari questioni, come l’impiego degli utili o degli incrementi, gli atti di
gestione straordinaria (ad esempio, le decisioni sulla vendita di beni), gli indirizzi
produttivi (ad esempio, le decisioni circa eventuali vendite promozionali) e la
cessazione dell’impresa
•il diritto di prelazione nell’ipotesi di divisione ereditaria e di alienazione dell’azienda
•il diritto alla liquidazione della loro partecipazione nell’ipotesi di alienazione
dell’azienda,
ovvero di perdita della qualità di partecipante (ma non nel caso di cessione di tale
qualità )

Il diritto di partecipazione all’impresa è intrasferibile, a meno che il trasferimento non


avvenga a favore di familiari già membri o che possono diventarlo (ad esempio per
affinità ) e con il consenso di tutti i partecipanti (art. 230-bis, comma 4, cod. civ.).
Pertanto, un’eventuale cessione a terzi estranei alla cerchia di familiari indicati dalla
norma è da ritenersi nulla.

perdita della qualità di partecipante


La qualità di partecipante si può perdere nei seguenti casi:
1) morte; cessazione del rapporto familiare (es.: divorzio, invalidità del
matrimonio, invalidità o scioglimento dell’unione civile, revoca dell’adozione);
2) esclusione su decisione presa a maggioranza dai membri (e, secondo alcuni,
anche su decisione del solo imprenditore, salvo risarcimento in caso di assenza
di giusta causa)
3) recesso (che obbliga a risarcire il danno se esercitato senza giusta causa);
impossibilità a prestare oltre il proprio lavoro

cause di estinzione
L’impresa familiare si estingue per:
• il venir meno della pluralità di partecipanti;
• delibere assunta a maggioranza;
• fallimento;
• impossibilità di prosecuzione dell’attività ;
• morte dell’imprenditore, ove nessuno dei partecipanti eserciti il diritto di prelazione
CRISI DELLA COPPIA ED EFFETTI PATRIMONIALI

INVALIDITA’:
 Con l’invalidità viene dichiarato che il matrimonio non è validamente sorto. (
Riferimento al matrimonio come “ atto”)
 Riguardo alle fattispecie normative ricondotte alle figure della nullità ( la ratio
attiene alla protezione di un interesse generale), annullabilità ( la ratio attiene
alla protezione di un interesse individuale)e dell’inesistenza.
 La sentenza (anche per l’unione civile) che annulla o dichiara nullo il
matrimonio estingue il vincolo matrimoniale con effetto retroattivo , salvi gli
effetti del “ matrimonio putativo” ( matrimonio dichiarato nullo o annullato , ma
contratto in buona fede da almeno un coniuge).
Si ritiene nullo ( anche per unione civile):
 Il matrimonio contratto senza libertà di stato
 Il matrimonio contratto dal coniuge a seguito di declamatoria di morte presunta
dell’altro
 Il matrimonio contratto in presenza di impedimenti quali parentela, adozione,
affinità
 Il matrimonio contratto in violazione dell’impedimento da omicidio tentato o
consumato
Si ritiene annullabile ( per l’unione civile anche se costituito dal minore di età):
 Il matrimonio contratto dal minore ( art 84 cc)
 Il matrimonio contratto dall’incapace naturale o dall’interdetto per infermità
 Il matrimonio contratto quando il consenso dell’altro coniuge è stato estorto con
violenza
 Il matrimonio simulato (quando gli sposi abbiano convenuto di non adempiere
agli obblighi e di non esercitare i diritti da esso discendenti)
Il matrimonio è inesistente quando :
 Vi siano situazioni estreme in cui i vizi particolarmente gravi impedirebbero
l’individuazione della stessa fattispecie ( mancanza celebrazione , mancanza
consenso)

SEPARAZIONE:
 Il diritto di chiedere la separazione è personalissimo e spetta esclusivamente ai
coniugi.
 Unica condizione = il verificarsi di fatti tali da rendere intollerabile la
prosecuzione della convivenza.
 Qualora l’intollerabilità sia causata da una delle parti si può chiedere ai giudice
di dichiarare a costui l’addebito alla separazione ( comporta il risarcimento del
danno )
 La separazione è concepita come rimedio transitorio , non scioglie il vincolo
coniugale , ma ne determina l’attenuazione , nell’attesa di riconciliazione o
divorzio ( o come tale).
sospensione obbligo di fedeltà e di coabitazione
 Può essere consensuale ( si risolve con decreto di omologazione dell’accordo) o
giudiziale ( si risolve con una sentenza) a seconda dell’accordo dei coniugi
relativo anche alle condizioni relative all’affidamento dei figli o economiche.
 Istituti alternativi che consentono ai coniugi di conseguire consensualmente la
separazione legale sono anche in assenza dell’intervento del giudice : “
convenzione assistita da avvocati “ e “ separazione consensuale innanzi
all’ufficiale di stato)

Effetti patrimoniali della separazione:


 Comporta la persistenza dei doveri di solidarietà economica derivanti dal
matrimonio quali obbligo di assistenza morale e materiale e si traduce nella
corrispondenza di un assegno di mantenimento ( mantenimento dello stesso
tenore di vita goduto durante il matrimonio)del coniuge più debole , in
mancanza di adeguate possibilità economiche e assenza di sufficiente reddito
proprio. ( tranne il coniuge separato con addebito che non ha neanche diritti
successori pieni ma solo il diritto agli alimenti qualora versi in stato di bisogno ,
incapacità della persona di provvedere alle sue fondamentali e primarie
esigenze di vita )

NB l’assegno alimentare e di mantenimento sono soggetti alla clausola “ rebus sic
stantibus” per cui il cambiamento delle condizioni economiche sono motivo per il
quale chiedere al giudice l’aumento , riduzione o cessazione di tale assegno.
(A tutela di tale assegno il giudice può imporre all’obbligato di prestare idonea
garanzia reale o personale o ipoteca giudiziale)
Si estingue con la riconciliazione dei coniugi; con la revoca per cambiamento delle
condizioni; con il divorzio ( comporta l’assegno del divorzio)

 Il coniuge separato a diritto di abitazione della casa familiare in presenza di figli;


mantiene il diritto alla successione legittima e il diritto dell’assistenza
previdenziale.
 Comporta lo scioglimento della comunione legale ma non del fondo
patrimoniale né dell’impresa familiare

DIVORZIO:

 Il diritto di chiedere il divorzio è personalissimo , inderogabile , intrasmissibile e


imprescrittibile.
 Il divorzio comporta la perdita dello status di coniuge e lascia inalterati i doveri
dei genitori nei confronti dei figli.

 Il divorzio è il rimedio estremo alla crisi irreversibile del rapporto coniugale e


determina lo scioglimento del vincolo matrimoniale o per morte ( art 149)
 Presupposto: irreparabile rottura della comunione spirituale e materiale di vita
 Il divorzio deve essere preceduto da un periodo di separazione (12 mesi per
separazione giudiziale e 6 mesi per separazione consensuale)  separazione è
un passaggio obbligatorio ( ≠ per le unioni civili in cui tale passaggio non è
obbligatorio)
 Il divorzio è immediato quando : Il coniuge commette reati particolarmente
gravi
 Può essere pronunciato unilateralmente o con domanda congiunta al quale il
giudice risponde con sentenza dopo aver valutato la rispondenza all’interesse
dei figli.

 Istituti simili al divorzi alternativi al giudizio ordinario sono la “ negoziazione


assistita “ e “ la dichiarazione del sindaco” . La sentenza emanata è annotata e
trascritta nell’archivio informatico dello stato civile.

Effetti patrimoniali del divorzio:

 Il coniuge divorziato non è più legittimario. (può disporre di un assegno a carico


dell’eredità solo in casi eccezionali di stato di bisogno , se il coniuge è titolare
dell’assegno di divorzio)

 Cessazione del fondo patrimoniale e scioglimento della comunione legale.


(per quanto riguarda l’impresa familiare non cessa con il divorzio ma comporta
l’annullamento del rapporto di partecipazione salvo diverso accordo lavorativo tra i
coniugi)

Al coniuge divorziato possono spettare:


 il diritto all’assegno post-matrimoniale;
 Il diritto di abitazione nella casa familiare;
 il diritto alle prestazioni previdenziali ;
 il diritto all’assegno successorio;
 il diritto ad una quota dell’indennità di fine rapporto ( presupposto: l’ex coniuge
beneficiario sia titolare dell’assegno post-matrimoniale e che non sia passato a
nuove nozze)

 Il diritto dell’assegno di divorzio si estingue automaticamente nel caso in cui il


beneficiario passa a nuove nozze; con l’instaurazione della famiglia di fatto (
sospensione assegno) ; morte del beneficiario o dell’obbligato (ma in questo
caso nasce il diritto all’assegno successorio)
Il FENOMENO SUCCESSORIO
SUCCESSIONE = modificazione di un rapporto giuridico attraverso la sostituzione del
soggetto. La regolamentazione positiva del fenomeno successorio si svolge intorno a
due cardini:
 Famiglia
 Proprietà (Art. 922 prevede come modalità di acquisto anche quella per
successione mortis causa)

La disciplina delle successioni è espressione del diritto patrimoniale, costituendo


proiezione del potere riconosciuto ai privati di disporre dei beni anche dopo la morte.
Modello di successione intimamente legato al modello di famiglia accolto dal codice
civile, sia pure in un concetto non uniforme:
 famiglia ristretta o nucleare: legittimari
 famiglia allargata: legittimi
 riconoscimento della parentale naturale (legge n. 219/2012)

Art. 42 Cost.:
La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a
privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di
acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di
renderla accessibile a tutti.
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo,
espropriata per motivi d’interesse generale.
La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i
diritti dello Stato sulle eredità.
Il fenomeno successorio riguarda:
 Persone fisiche
 Persone giuridiche

SUCCESSIONE MORTIS CAUSA (uno dei modi di acquisto della proprietà)


MORTE = “cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo”
Nella consuetudine del linguaggio giuridico si assegna lo specifico significato agli
effetti che si producono a seguito della morte della persona (successione mortis causa),
appunto perché la morte costituisce l’occasione e la ragione del trasferimento di
situazioni giuridiche rimaste prive di titolare. La successione mortis causa riguarda
solo persone fisiche ( libro II c.c.)

La vicenda successoria non riguarda tutte le situazioni giuridiche attive e passive del
de cuius:
Alcune si estinguono con la morte (esempio: diritti reali di uso e abitazione; diritti
della personalità; obblighi di natura personale, che hanno come presupposto un
preciso legame con il creditore, come gli obblighi alimentari o l’assegno divorzile;
obblighi infungibili, )
Il coniuge divorziato , al quale sia stato riconosciuto il diritto di un assegno periodico
nei confronti dell’ex coniuge , alla morte del debitore NON resta titolare del medesimo
diritto di credito MA può far valere un autonoma pretesa creditoria nei confronti degli
eredi.

Rapporti che si interrompono con la morte:


 Diritti reali di uso e abitazioni (cfr. Successioni anomale legge 76\2016 nel
caso di ‘convivenza di fatto’ riconosce al convivente superstite di abitare ,per un
dato periodo , la casa del defunto)
 Diritti della personalità (da non confondere con l’azione al risarcimento)
 Diritti relativi (credito \ obbligo alimentare  art 433 : obbligo che non trova
ragione in tema di solidarietà familiare ; l’assegno alimentare presuppone lo
stato di bisogno)

REGOLE PRINCIPALI ( art 457 ) : DELAZIONE e VOCAZIONE DELL’EREDITA’


( si devolve per legge o testamento )
I soggetti della delazione:
 Persone fisiche: l’art. 462 cod. civ. introduce una peculiarità rispetto alla norma
sulla capacità giuridica, in quanto fa riferimento anche al nascituro e, per quanto
riguarda la successione testamentaria, al nascituro non concepito
 Persone giuridiche: per testamento possono essere destinatarie della
successione tutte le organizzazioni, compresi gli enti non riconosciuti (a seguito
delle modifiche introdotte dall’art. 1 della L. 192/2000 che ha uniformato il
regime della capacità di succedere)
“Delazione”: nel significato di devoluzione dei beni , sta ad indicare che il
trasferimento del complesso delle situazioni attive e passive , trasmissibili , delle quali
era titolare il defunto avviene secondo criteri fissati per legge , ovvero previsti dal de
cuius nel testamento . Il chiamato ha già alcuni poteri prima dell’accettazione (art. 460
cod.civ.) Il termine delazione è usato anche nella diversa accezione di offerte
dell’eredità a coloro che , ove lo vogliano , possono accettarla.

Vocazione: precisa il titolo giuridico alla base della delazione. L’art. 457 cod. civ.
statuisce che l’eredità si devolve per legge (vocazione legale) o per testamento
(vocazione testamentaria) Tuttavia la fonte degli effetti è sempre la legge (in altre
parole è riservato al legislatore fissare le regole della delazione , mentre la libertà
riconosciuta ai privati di disporre delle sostanze dopo la morte , disciplinata dalle
regole della vocazione testamentaria , ha rilievo in quanto va ad imprimere una
“direzione” agli effetti successori, che sono comunque prodotti della legge , le
indicazioni espresse dal testatore ; se la persona non fornisce queste indicazioni con il
testamento ,è invece la legge stessa ad indicare coloro a favore dei quali si realizza
l’effetto devolutivo, secondo le regole della vocazione legale )

Si distingue la successione:
 A TITOLO UNIVERSALE Successione a titolo universale (solo a causa di morte):
l’erede succede in tutti i rapporti, attivi e passivi nella totalità dei beni o in una
quota del patrimonio FIGURA DELL‘EREDE

 A TITOLO PARTICOLARE: il soggetto chiamato acquista un bene determinato o


un rapporto specifico e non risponde dei debiti  FIGURA DEL LEGATARIO

ART 457
I comma:
Delazione = offerta dell’eredità : la messa a disposizione del patrimonio del
“ de cuius”(erditate agitus ) ai chiamati all’eredità
 questa fase si chiama VOCAZIONE : ciò che precisa il titolo alla base della delazione:
 Successione legittima (per legge)
 Successione testamentaria (per testamento)
II comma:
non si fa luogo alla successione legittima , salvo manchi totalmente o parzialmente il
testamento

IL LEGATARIO: acquista automaticamente salvo il rifiuto .


Il legatario acquista a titolo derivativo soltanto ciò che costituisce oggetto del legato e
consegue solo quello specifico bene
Il legatario non è tenuto di massima a pagare i debiti ereditari , e comunque risponde
di eventuali oneri imposti dal testatore entro i limiti del valore della cosa legata.

L’EREDE: Situazione giuridica soggettiva. L’erede succede nell’universalità delle


situazioni facenti precedentemente capo al de cuius.
Per diventare tale deve accettare, è richiesta l’accettazione.
 DIRITTO POTESTATIVO: perché potrebbe anche essere svantaggioso per l’erede
( es: debiti ,  l’erede è tenuto al pagamento dei debiti dell’eredità anche oltre il
valore dei beni a lui pervenuti in successione. )
L’ACCETTAZIONE è irrevocabile
MODALITA’:
1) PURA E SEMPLICE, se l’erede risponde anche dei debiti del de cuius , è tenuto al
pagamento anche se nell’eredità non vi sono sostanze sufficienti a coprire i
debiti , dunque interviene con il proprio patrimonio  si verifica la “confusione
“ ( modo di estinzione dell’obbligazione ) tra il patrimonio del de cuius e quello
dell’erede .
se vi sono più eredi , ciascuno risponde dei debiti in proporzione alla propria quota ;
diversamente dai debiti , i crediti del de cuius non si ripartiscono tra gli eredi , ma
entrano a far parte della comunione ereditaria.
2) CON BENEFICIO DI INVENTARIO: impedisce che i patrimoni si confondano ,
quindi l’erede risponde ai debiti entro i limiti del patrimonio ereditato.
 limitazione della propria responsabilità patrimoniale.

 Tale accettazione è obbligatoria per certe categorie di soggetti:


 INCAPACI DI AGIRE ( minore e interdetto)
 ENTI NO-PROFIT
Tale tipo di accettazione è sottoposta ad una forma specifica ( dichiarazione ricevuta
da un notaio o cancelliere del tribunale); e deve avvenire nel rispetto delle specifiche
modalità temporali , a seconda che il chiamato sia o meno in possesso dei beni
creditori.
a) Se il chiamato all’eredità è nel possesso dei beni ereditari  deve entro un
breve termine procedere all’inventario dei beni e poi ha un altro termine entro il
quale deve accettare o meno
b) Se il chiamato non è nel possesso dei beni ereditari  la dichiarazione di
accettazione può essere sempre fatta sino a quando non sia prescritto il diritto
di accettare , ma eseguita la dichiarazione nei successivi tre mesi deve essere
compiuto l’inventario.

NB: l’inventario = funzione di realizzare ricognizione del patrimonio del de cuius,


deve
essere fedele , pena l’erede decade dal beneficio , cioè di opporre ai creditori la
limitazione della responsabilità patrimoniale.

Compiuto l’inventario l’erede provvede al pagamento dei debiti ed all’adempimento


dei legati . Si distinguono 3 tipologie :
 LIQUIDAZIONE = vengono raccolte le dichiarazioni di credito , venduti i
beni del de cuius e soddisfatti i creditori secondo quanto risulta dallo
stato di graduazione
 RILASCIO DEI BENI = i beni non vengono trasferiti ai creditori , ma viene
nominato dal tribunale un curatore che provvederà alla liquidazione dei
beni abbandonati
 PAGAMENTO SENZA FORMALITA’ = l’erede procede al pagamento dei
debitori a misura che si presentano

FORMA:
1) TACITA o IMPLICITA: consiste in una diversa forma di manifestazione della
volontà di accettare , quando il chiamato compie atti da erede e quindi si
verifica un accettazione implicita
“ un atto che presuppone necessariamente la sua volontà di accettare e che non
avrebbe diritto di fare se non nella qualità di erede” ( art 476)
2) ESPRESSA: rinvia ad un atto negoziale dichiarativo di volontà di accettare
l’eredità , per il quale è prevista necessariamente la forma scritta , e che non
ammette , sotto pena di nullità , l’apposizione di condizione o termine .
Il negozio di accettazione espressa è unilaterale e non recettizio perché per produrre
effetti non deve essere indirizzato ad alcuno
Per ovviare alla situazione d’incertezza che si determina quando il chiamato lascia
trascorrere il tempo senza prendere alcuna decisione , il tribunale può assegnare al
chiamato un termine per accettare o rinunciare , e che decorso tale termine , il
chiamato perde il diritto di accettare.
NB : Ai creditori dell’erede è attribuita una particolare forma di tutela quando il loro
debitore abbia rinunciato all’eredità ; essi possono ‘impugnare ‘ la rinunzia , nel senso
che possono farsi autorizzare dal tribunale ad accettare l’eredità in nome e luogo del
debitore rinunziante , al solo scopo di soddisfarsi sui beni.

LA RINUNZIA ALL’EREDITA’
È dunque la manifestazione di volontà di segno opposto rispetto all’accettazione.
Anche la rinunzia è un negozio giuridico unilaterale, non recettizio che non ammette, a
pena di nullità , l’apposizione di condizione o termine , né può essere parziale.
A differenza dell’accettazione, la rinunzia richiede una forma esclusiva (dichiarazione
ricevuta da un notaio o cancelliere del tribunale ) ed è revocabile a condizione che il
diritto di accettare non sia prescritto e che nel frattempo altri chiamati non abbiano
accettato.
Chiamato all’eredità = colui che è indicato quale erede , ma non ha ancora conseguito
tale qualità perché non ha accettato. In questi casi la delazione è differita ad un
momento successivo ; tuttavia l’ordinamento considera la posizione del chiamato , che
titolare di un aspettativa , ha una sorta di tutela minima.
Può accadere che sussistano difficoltà ad individuare il chiamato all’eredità ( perché
non se ne conosce il domicilio o perché assente )  eredità giacente: il tribunale , su
istanza di coloro che ne hanno interesse , può nominare un curatore dell’eredità . costi
è una figura estranea alla delazione , titolare di un ufficio di diritto privato , agisce
quale portatore di un esigenza oggettiva di gestione del compendio ereditario ( vendita
beni , pagamento debiti ….)
La petizione di eredità = è il mezzo processuale attraverso cui chiunque affermi di
essere erede può chiedere il riconoscimento della qualità ereditaria contro chiunque
possieda tutti o parte dei beni ereditari a titolo di erede o senza alcun titolo, al fine di
ottenere la restituzione dei beni stessi.
La petizione di eredità si ha quando l'erede che ha accettato l'eredità, ha diritto di
essere immesso nel patrimonio ereditato contro chi lo possiede senza avere titolo 
erede apparente . L'azione di petizione di eredità è imprescrittibile

CHI SONO I CAPACI CI SUCCEDERE?

CAPACITA’ DI SUCCEDERE
La capacità di succedere per testamento è riconosciuta alle persone giuridiche e agli
enti di fatto.
Ci sono capacità speciali in ragione dell’ufficio che si compie;
E’ più ampia della capacità di agire , perché la può acquistare il nascituro ( concepito )
e per testamento anche il nascituro non concepito.

INDEGNITA’
È una sorta di “ sanzione civile “ applicata dal giudice a carico del chiamato.
Indegnità =(art. 463 cod. civ.): causa di esclusione dalla successione (sanzione civile);
colpisce:
a) chi si è macchiato di delitti contro la persona o la personalità del de cuius o dei suoi
stretti familiari
b) contro la libertà testamentaria (art. 463)
La capacità si può riacquistare attraverso la riabilitazione, che può essere espressa o
tacita (art. 466)
Art 463: casi d’indennità
Art 463bis: l’indagato di omicidio nei confronti dell’altro genitore è sospeso dalla
successione; ciò è stato introdotto da poco con la legge n. 4 del 2013  protezione per
gli orfani per crimini domestici ( femminicidio )
Quando il testatore, a conoscenza della causa di indegnità , abbia comunque disposto a
favore dell’indegno nel testamento , l’indegno potrà conseguire i beni indicati nella
disposizione testamentaria; ove il testamento venga revocato , cadrà anche la
disposizione dell’indegno , il quale rimarrà escluso dalla successione.

LA SOSTITUZIONE
 L’istituto della sostituzione è proprio della sola vocazione testamentaria , poiché
è nel redigere il testamento che il de cuius può anche prevedere un altro
destinatario della delazione quando il primo istituito non possa o non voglia
accettarla.
• Qualora il chiamato all’eredità non possa o non voglia accettare si pone il problema di
designare un altro soggetto:
 In presenza di testamento è il testatore stesso che può indicare un’altra persona: si
ha, quindi, la sostituzione (art. 688 cod. civ.)
• Un’ipotesi particolare di sostituzione è la sostituzione fedecommissaria (art. 692
cod. civ.). Si tratta di una doppia istituzione, per cui il primo ha il vincolo di conservare
i beni per il secondo. Essa può essere disposta solo a favore dell’interdetto o del
minore incapace da parte dei genitori o degli ascendenti in linea retta o dal coniuge
Può succedere che il chiamato non può o non vuole accettare
 Quando non può accettare ci troviamo nel caso di chi è indegno o di chi è pre-
morto ; il “ de cuius “ prevede a questo e indica chi deve essere chiamato
successivamente ; se il testamento non c’è , entra in gioco istituto della
rappresentazione.
Questo può operare solo se il chiamato è fratello \ sorella del de cuius o il figlio del de
cuius;
Se non ci sono entra in gioco l’istituto dell’accrescimento che fa riferimento ai figli (
figli dei figli ; i figli del fratello \ sorella )

DELAZIONE SUCCESSIVA: RAPPRESENTAZIONE E ACCRESCIMENTO

Rappresentazione (art. 467 ss. cod. civ) il presupposto di tale istituto è che colui che
sarebbe erede o legatario non voglia o non possa accettare. Essa è possibile solo
quando vi siano tra i soggetti determinati vincoli di parentela

Accrescimento (art. 674 cod. civ.): opera quando la sostituzione non è stata prevista
né la rappresentazione può trovare applicazione.
Presupposti: si ha in presenza di coeredi chiamati per quote uguali e nello stesso
testamento .
La regola dell’accrescimento influenza la quantità dei beni attribuita all’istituto
quando il testatore non abbia disposto una sostituzione né operi la rappresentazione.

Diversa è l’ipotesi in cui un soggetto muore prima di accettare (art. 479 cod. civ.), per
cui la possibile accettazione entra a far parte del suo patrimonio e il suo erede può
accettare questo diritto insieme agli altri . (L’istituto della trasmissione
dell’accettazione )

LA SUCCESSIONE LEGITTIMA (successione ab. Intestato)


Presupposto per l’operare è la mancanza di una valida o completa volontà del testatore
in merito alla individuazione degli eredi che subentreranno nel suo patrimonio. Nella
successione legittima l'eredità si devolve al coniuge, ai discendenti, agli ascendenti, ai
collaterali, agli altri parenti e allo Stato , nell'ordine e secondo le regole stabilite dalla
legge. L’ordine in base al quali tali soggetti sono chiamati all’eredità è stabilito dalla
legge ed è altresì la legge che regola le diverse modalità del concorso tra i vari eredi
legittimi.
• In mancanza di testamento, la legge indica gli eredi legittimi denominati: categoria
dei successibili (art. 565 cod. civ.), sono il coniuge, i parenti entro il sesto grado, lo
Stato
• Rilevanza della parentela naturale a seguito della riforma del 2012
• La successione del coniuge è stata introdotta dalla riforma del diritto di famiglia del
1975. In questa successione può rilevare con importanti conseguenze pratiche il
regime patrimoniale della famiglia  il coniuge in comunione acquista subito la metà
dei beni e concorre sull’altra metà
• La stessa disciplina si applica alle parti dell’unione civile (legge n. 76/2016)
 La legge stabilisce l’ordine di chiamata e le quote da distribuire ; non sono mai
chiamati gli affini ( parenti dell’altro coniuge )  vincolo di sangue ; gli eredi
legittimi sono fino al 6 grado , se non ci sono in ultima istanza il successore è lo
stato , che però non risponde dei debiti

NB:SUCCESSIONE NECESSARIA:
Non è una terza ipotesi di successione (che è sempre legittima o testamentaria), ma
esprime la considerazione dell’ordinamento per gli interessi di determinati soggetti, in
presenza o meno di testamento (opera quindi sia rispetto alla successione
testamentaria sia rispetto alla successione legittima)
Esprime tali principi:
 Opera sempre sia in rispetto di successione legittima sia in successione
testamentaria
 Regole inderogabili sulle condizioni di alcune categorie familiari
Il legislatore vuole tutelare il nucleo essenziale della famiglia

I SOGGETTI LEGITTIMARI (che hanno diritto alla quota legittima intangibile)


I legittimari sono soggetti che in ragione dei loro particolari vincoli che li legano al de
cuius (coniuge, discendenti , ascendenti ) , vengono tutelati attraverso l’attribuzione di
un’aspettativa legalmente protetta a vedersi destinatari di certe quote del patrimonio
del de cuius.
Sono il CONIUGE e i FIGLI ( sono anche eredi legittimi ) , se i figli non ci sono si procede
con gli ascendenti ( genitori del de cuius)
 Come si calcola la quota di legittimità? (quota intangibile )
Accade che alla morte della persona subentrino per successione nel suo patrimonio
una pluralità di eredi i quali vengono cosi a trovarsi in una situazione di comunione.
La divisione ereditaria pone fine allo stato di comunione mediante l’attribuzione a
ciascun condividente di una porzione corrispondente alla sua quota di eredità .
Il diritto di chiedere la divisione è imprescrittibile ed ha natura potestativa; quindi non
è necessaria la collaborazione degli altri comproprietari , i quali si trovano in una
situazione di soggezione. Tuttavia l’esercizio del diritto può essere sospeso o impedito
per volontà dei comproprietari o del testatore.
Due regole disciplinano la divisione ereditaria:
1) La prima regola esprime il principio per cui ciascun coerede ha diritto a ricevere
la sua parte in natura dei beni mobili e immobili caduti in successione.
2) La seconda regola esprime il diverso principio legato ad una funzione giuridica :
eseguita la divisione ciascun erede è considerato unico e immediato titolare dei
beni  regola questa riassunta nella qualificazione della divisione come atto
meramente dichiarativo , giacché appunto ricognitivo di effetti che
retroagiscono al momento dell’apertura della successione.
attraverso la riunione fittizia :
Dal patrimonio relitto si tolgono le poste passive (debiti ) e poi si aggiunge il valore di
tutti i beni che il “ de cuius” ha donato durante la sua vita. Sulla cifra risultante si
calcolano le quote.
( il patrimonio sul quale si calcolano i diritti dei legittimari non coincide con il
patrimonio relitto sul quale si apre la successione )

Se il soggetto è leso nella sua quota di riserva  azione di riduzione è un diritto


personale del legittimario ed è altresì rinunziabile ma solo dopo l’apertura della
successione; è un'azione che la legge concede ai legittimari per ottenere la
reintegrazione della legittima ; riduzione di cosa? Delle disposizioni testamentarie,
delle donazioni effettuate che, appunto, si riducono in modo da integrare la quota
spettante al legittimario.

RIDUZIONE ≠ COLLAZIONE

Ha la funzione di mantenere le quote


Serve a tutelare la pretesa dei
assegnate a ciascun erede , ha una
legittimari;
consistenza effettiva;
E’ esperibile verso chiunque abbia
mentre la procedura diretta a verificare se
ricevuto per testamento o per
vi è stata una lesione è fittizia ( riunione
donazione
fittizia )
E’ esprimibile solo da coniuge e figli

IL CONIUGE: con la legge 76\2016 si vede la piena equiparazione al coniuge della


parte dell’unione civile , mentre non è riconosciuta la qualità di legittimario al
convivente di fatto . Il coniuge separato conserva i propri diritti di legittimario , mentre
questi diritti vengono meno nel caso in cui vi sia stata la separazione.
Diritti che sono riconosciuti al coniuge : ART540 , diritto di abitazione sulla casa
coniugale e il diritto di uso dei mobili che ne costituiscono l’arredo.
Tuttavia anche nel caso in cui sia intervenuta la pronuncia della separazione , al
coniuge superstite può dal Tribunale essere attribuito un “assegno vitalizio “ a carico
dell’eredità quando al momento dell’apertura della successione già godeva di un
assegno alimentare a carico del de cuius.

Quanto alla concreta determinazione dei diritti spettanti al coniuge si distinguono due
casi:
a) Se il coniuge è l’unico legittimario  a lui è riservata metà del patrimonio
b) Laddove concorra con un figlio  al coniuge spetta la quota di un terzo e un
altro terzo spetterà al figlio superstite
c) Nel caso di concorso con due o più figli  al coniuge spetterà un quarto e ai figli
, complessivamente , la metà
d) Se concorre con ascendenti  al coniuge spetta comunque la metà
Fino alla legge del ’75 non aveva diritto all’eredità; poi si è passati ad un “eccesso di
tutela “, anche se il problema si è aggravato con il fallimento del matrimonio per i
conflitti che si creano tra i figli delle prime nozze e i figli delle seconde nozze.
Spettano al coniuge ( anche quello separato , salvo dichiarazione del divorzio )
 Diritto di abitazione
 Diritto dell’uso dei mobili
 Diritto a essere titolare della pensione

I FIGLI: la disciplina vigente ha rimosso antiche disuguaglianze in danno ai figli nati al


di fuori del matrimonio; la qualità di legittimari è di tutti i figli.
a) Se vi è un unico figlio  metà del patrimonio
b) Con due o più figli  due terzi del patrimonio da dividersi in parti uguali tra
tutti
ASCENDENTI: vengono in considerazione solo in quanto non vi siano discendenti .
Agli ascendenti è riservata la quota di un terzo del patrimonio ; nel caso di concorso
con il coniuge diventa un quarto.

SUCCESSIONE TESTAMENTARIA
(Norme 587 e seg. a memoria)
E’ un atto:
 mortis causa (già perfetto nel momento in cui è redatto, ma destinato
necessariamente a produrre i suoi effetti dopo la morte dell’autore)
 revocabile (artt. 587 e 679 cod. civ.) può essere modificato fino a che non
sopravvenga la morte dell’autore
 unilaterale (volontà del singolo come elemento sufficiente e necessario per il
prodursi degli effetti)
 unipersonale (divieto di testamento congiuntivo e reciproco, art. 589, che
tutela la spontaneità dell’atto e nel contempo sanziona la redazione collettiva)
ratio  rischio di intesa , il testamento deve essere libero
 non recettizio (non si richiede che sia indirizzato a coloro che saranno
destinatari degli effetti; è rivolto ai posteri)
 formale (articolata disciplina della forma) è richiesta una forma precisa , a pena
di nullità.
In quanto atto di ultima volontà, destinato necessariamente a produrre i suoi effetti
dopo la morte dell’autore (che non può più correggerlo o modificarlo), la disciplina
dell’interpretazione e dell’invalidità risulta differenziata rispetto agli altri atti di
autonomia.

In particolare, non rileva la necessità di tutelare l’affidamento dei terzi, ma occorre


svolgere una penetrante indagine sulla volontà del testatore, tenendo conto delle sua
caratteristiche soggettive, al fine di individuare il senso effettivo delle disposizioni e, in
definitiva, l’effettività del volere
 Non hanno capacità di testare:
 il MINORE
 l’INTERDETTO
 L’INCAPACE NATURALE AL MOMENTO DELL’ATTO

Capacità di testarebisogna possedere la capacità di agire e la capacità di intendere


e di volere

 Atto mortis causa


 Il testamento è un atto perfetto (concluso , con tutti gli elementi ) nel momento
in cui è redatto , ma è destinato necessariamente a produrre effetti dopo la
morte dell’autore; se emergono eventuali dubbi o vizi , dopo la morte dell’autore
, entra in gioco l’istituto dell’interpretazione , volto il più possibile alla
conservazione dell’atto
 Diventa efficace dopo la morte dell’autore
NB: ≠ testamento biologico ( disposizioni anticipate di trattamento )  il soggetto da
disposizioni nel caso di condizioni irreversibili di salute , atto che dunque è destinato a
spiegare effetti durante la vita dell’autore ( ove se ne ammette efficacia)

CONTENUTO DEL TESTAMENTO


 Contenuto di carattere patrimoniale ” contenuto tipico”
 Possono esserci tuttavia disposizioni di carattere non patrimoniale :
riconoscimento di un figlio , prelievo organi , istituzione fondazioni ecc…  se il
testamento contiene solo disposizioni non patrimoniali è detto Testamento
spirituale ai sensi dell’art 587 deve contenere disposizioni di carattere
patrimoniale) ” contenuto atipico”

CLAUSOLE DI DISEREDAZIONE:

è possibile diseredare il figlio o il coniuge?


NO! È illegittimo  si può agire con azioni di riduzione

Posso diseredare un fratello \ sorella ( erede legittimo ) ?


NO , a meno che non ci siano disposizioni attributive a qualcun altro.
La condizione del testamento dice a chi altro devono andare i beni
 Disposizioni attributive (sennò non è valido)
Ratio:
 Per motivo letterale = previsto dal testamento
 Per interesse della famiglia = concezione pubblicistica , nel 2012 la corte
suprema ha affermato la disposizione diseredativa valida anche quando
non accompagnata da disposizioni attributive ( per far valere la volontà
dell’individuo )

FORMA DEL TESTAMENTO:


( art 601 e seg. )
Sono previste 3 forme ordinarie , e altre speciali con durata temporale limitata;
Forme ordinarie:
1) TESTAMENTO OLOGRAFO = deve essere scritto interamente di pugno ( a mano )
, datato e sottoscritto dall’autore ( mancanza di autografia o sottoscrizione 
nullità ; mancanza data  annullabilità)
2) TESTAMENTO PUBBLICO = formato dal notaio alla presenza di due testimoni e
dal testatore
3) TESTAMENTO SEGRETO = scritto dal testatore , o da un terzo , non per forza di
pugno , deve essere siglato ogni foglio dal testatore e dopo che è stato chiuso
viene consegnato al notaio che mette il sigillo e lo custodisce.
Forme speciali:
1. malattie contagiose o calamità (art. 609 cod. civ.)
2. viaggi in mare (art. 601 cod. civ.) o in aereo (art. 616 cod. civ)
3. impegno in operazioni belliche o prigionia (art. 618 cod. civ.)
E’ previsto un termine di efficacia, solitamente 3 mesi, cessata la causa della forza
speciale, si deve fare la forma ordinaria
Alla pubblicazione del testamento e ad avvertire eredi e legatari provvede il notaio
(cui deve essere consegnato l’olografo) appena gli è nota la morte del testatore (artt.
620-623 cod. civ.)

Volontà testamentaria e rilievo degli elementi accidentali


 Condizione impossibile o illecita: si considerano sempre come non apposte,
lasciando così salva l’attribuzione (art. 634 cod. civ.)
 Divieto di apporre un termine alle disposizioni a titolo universale (per esigenze
di certezza): se presente si ha per non apposto (art. 637 cod. civ.)
 Tanto all'istituzione di erede quanto al legato può essere apposto un onere (art.
647 cod. civ.)
 Per l'adempimento dell'onere può agire qualsiasi interessato (art. 648, comma
1, cod. civ.). Nel caso d'inadempimento dell'onere l'autorità giudiziaria può
pronunziare la risoluzione della disposizione testamentaria se la risoluzione è
stata prevista dal testatore, o se l'adempimento dell'onere ha costituito il solo
motivo determinante della disposizione (art. 648, comma 2, cod. civ.) • Motivo
illecito: rende nulla la disposizione se è il solo che ha determinato la
disposizione (art. 626 cod. civ.)
Valide anche le disposizioni prive di un destinatario determinato (disposizioni a favore
dell’anima – art. 629 cod. civ. – e a favore dei poveri - art. 630 cod. civ.). Si risolvono in
un onere per l’erede o il legatario (art. 647 cod. civ.) Disposizioni fiduciarie (art. 627
cod. civ.): costituiscono obbligazioni naturali

ELEMENTI ACCIDENTALI ( incidono sull’efficacia dell’atto)


Anche al testamento, come accade per gli altri negozi giuridici, si possono apporre la
condizione il termine e il modo con particolari regole dovute alla natura dell'atto;
 CONDIZIONE: ( avvenimento futuro e incerto dal quale si fanno decorrere o
venir meno gli effetti dell’atto)
 TERMINE: non si possono fare lasciti a termine
 MODO o ONERE: consiste in un peso imposto dall’autore dell’atto a carico del
beneficiario dell’attribuzione ( è un onere non un obbligo ) ; caratteristica tipica
degli atti a titolo gratuito: Testamento e Donazione ( contratto ) ;
Se il soggetto non adempie all’onere  la disposizione perde efficacia :
 Tramite sentenza del giudice ( se previsto dal testatore)
 Se è stato il solo unico motivo ad indurre il testatore al lascito
Il motivo illecito rende nullo il contratto ma nel caso del testamento sarà nulla solo la
disposizione che contiene l’illecito e non l’intero testamento

VIZI DELL’ATTO, vizi della volontà


La disposizione testamentaria può essere impugnata per:
1) ERRORE
2) VIOLENZA
3) DOLO

 La singola disposizione (e non l’intero atto) può essere impugnata per errore,
violenza e dolo (art. 624 cod. civ.)
 Diversamente da quanto previsto per il contratto, l’errore non deve essere
riconoscibile, né la minaccia apprezzabile, né il dolo determinante
 Anche l’errore sul motivo è rilevante se è il solo che ha determinato la
disposizione.

Se hanno caratteristiche ben precise si può chiedere l’annullamento; ciò per quanto
riguarda il contratto perché per il testamento è diverso.
Comportano l’annullabilità:
errore, violenza e dolo ( art. 624 c.c.)
difetto di forma quando non è prevista la nullità ( art. 606 c.c.); è annullabile l'intero
testamento
incapacità a disporre per testamento ( art. 591 c.c.); è annullabile l'intero
testamento

DISPOSIZIONE FIDUCIARIA ( art 627)’


E’ una disposizione contenuta in un testamento con la quale il de cuius dispone di
cedere i propri beni ad un soggetto, con l'obbligo per questo di trasferirli
successivamente ad altra persona
Ipotesi = il testatore fa delle disposizioni a favore di una persona , ma in realtà si tratta
di “lasciti apparenti “
c’è una sorta di accordo di fiducia Che succede se il fiduciario non rispetta il patto?
Non c’è azione in giudizio perché si tratta di un’obbligazione naturale non giuridica; se
adempie spontaneamente al patto non potrà richiedere indietro ciò che ha prestato

REVOCA DEL TESTAMENTO


(è un atto revocabile)
La revocabilità (artt. 679-687 cod. civ.)
• Revoca espressa (con testamento successivo, in qualsiasi forma, o con atto ricevuto
da notaio avente esclusivamente tale contenuto). Viene fatto un testamento successivo
in cui si dichiara espressamente la revoca del precedente testamento redatto (
successione legittima)
• Revoca tacita: incompatibilità tra le precedenti e le successive disposizioni . Più
testamenti in vari momenti diversi e le disposizioni non corrispondono
• Revoca della revoca: rivivono le disposizioni revocate (art. 681 cod. civ.)
• Distruzione, lacerazione, cancellazione del testamento olografo: determinano la
revoca (totale o parziale) delle relative disposizioni, a meno che si provi che le
condotte sono state poste in essere da persona diversa dal testatore, ovvero che il
testatore non ebbe l'intenzione di revocarlo (art. 684 cod. civ.)
• Ritiro del testamento segreto: può valere come olografo se di questo abbia i
requisiti (art. 607 cod. civ.). Ipotesi di conversione formale della nullità
• Revoca di diritto: per sopravvenienza di figli (art. 687 cod. civ.) quando il de cuius al
momento di redigere il testamento non aveva o ignorava di avere figli o discendenti.

CANCELLAZIONE, VENIR MENO DI PAGINE, DISTRUZIONE, LACERAZIONE


Il testamento olografo si considera in tutto o in parte revocato a meno che non si provi
che sia stato lacerato o distrutto da un terzo
Nel caso di testamento segreto , se decido di tornare dal notaio a riprendermi la busta
sigillata , ciò equivale a revoca?
Il testamento come segreto diventa nullo perché non rispetta la forma , ma se si tiene
conto che il testamento era stato fatto tutto autografo , può valere come testamento
olografo  conversione dell’atto nullo
(l’atto nullo è nullo , la nullità è insanabile , ma se possiede i requisiti di atto e di forma
di un altro atto può essere convertito )

I PATTI SUCCESSORI (non sono ammessi nel nostro ordinamento)


• L’invalidità dei vincoli assunti in vita circa il destino dei beni dopo la morte (art.
458 cod. civ.), cioè dei patti detti istitutivi. Viene considerato come un
impedimento posto a tutela della libertà testamentaria
 Sono nulli anche i patti dispositivi o rinunciativi (art. 458, comma 2, cod. civ.),
tesi ad evitare patti considerati immorali e ad impedire che possano essere
dilapidate sostanze che ancora non si hanno (v. anche art. 771 cod. civ.)
 Unica deroga: la recente introduzione dell’istituto del patto di famiglia (artt.
786-bis ss. cod. civ.) (accordi con i quali taluno dispone della propria
successione )

Ci sono tre tipologie:


 ISTITUTIVI = istituisco un erede
 DISPOSITIVI = un soggetto dispone di diritti che acquisterà in successione
 RINUNCIATIVI = un soggetto si impegna a rinunciare a diritti che deriveranno
da un eredità futura
Non sono ammessi nel nostro ordinamento ( divieto dei patti successori ) poiché il
patto è bilaterale , mentre il testamento è un atto unilaterale e revocabile.
Nel 2006 art 768bis e seg. unica ipotesi di deroga al divieto dei patti successori :
il patto di famiglia per l’impresa : contratto con cui l’imprenditore trasferisce in tutto o
in parte l’azienda ad uno o più discendenti
l’art 778 sett.: prevede l’annullamento ( scioglimento ) di questo patto , infatti
l’applicazione di questo patto è scarsa , non ha avuto successo
FENOMENI PARASUCCESSORI (successioni anomale)
Strumenti (legali o convenzionali) che realizzano effetti analoghi a quelli della
successione mortis causa. (es : diritto alla pensione di reversibilità; contratto di
assicurazione sulla vita)

CENNI ALLE FORME ALTERNATIVE DI TRASMISSIONE DELLA RICCHEZZA


Tutela della famiglia dei figli (legge n. 219/2012)

 Riconoscimento alla ‘parte’ dell’unione civile dei medesimi diritti successori


spettanti al coniuge nella famiglia eterosessuale (art. 1,commi 17 e 21, legge n.
76/2016)
 Irrilevanza a fini successori della convivenza di fatto
 Esigenza di restringere dell’ambito familiare (particolarmente vasto) entro il
quale opera la successione legittima e di rivedere l’istituto della successione
necessaria (e la tutela riservata ai legittimari)

OBBLIGAZIONI
Disciplinate dal Libro IV del Codice Civile.

 Art. 1173 – 1320  Art. 1992 – 2027


Titolo I: Disciplina in generale delle Titolo V: Dei titoli di credito
Obbligazioni
 Art. 2028 – 2032
 Art. 1321 – 1469 Titolo VI: Della gestione di affari
Titolo II: Disciplina in generale
del contratto  Art. 2033 – 2040
Titolo VII: Del pagamento dell’indebito

 Art. 1470 – 1986  Art. 2041 – 2042


Titolo III: Dei singoli contratti Titolo VIII: Dell’arricchimento senza
causa
 Art. 1987 – 1991
Titolo IV: Delle promesse unilaterali  Art. 2043 – 2059
Titolo IX: Dei fatti illeciti

La relazione che vede protagonisti da un lato, quello attivo, il titolare di un diritto di


credito, quindi il creditore, e dall’altro, quello passivo, colui sul quale grava l’obbligo, cioè
l’obbligazione, quindi l’obbligato –o debitore- costituisce il rapporto obbligatorio
Ciò che caratterizza l’obbligazione è dunque la inerenza dell’obbligo, ad un soggetto
determinato, il debitore, e la direzione di tale obbligo, destinato a soddisfare l’interesse
precipuo di un altro soggetto, il creditore.

La definizione di Obbligazione deriva dal Diritto Romano:


Obbligatio est iuris vinculum
“l’obbligazione è un vincolo giuridico”
Vinculum che impone al debitore di tenere un dato comportamento per soddisfare un
interesse del creditore.
Nell’obbligo del debitore e nel diritto del creditore ricevono qualificazione giuridica i
concetti di vincolo e di pretesa.
 Vincolo  la necessità che il debitore ponga in essere un determinato
comportamento per il soddisfacimento dell’interesse del creditore
 Pretesa  indica il diritto di “costringere” il debitore a tenere quel
comportamento
L’obbligazione presenta la caratteristica della coercibilità, in quanto l’ordinamento
prevede sanzioni in caso di inadempimento del debitore.
Naturalmente la coercibilità della pretesa non equivale alla coercizione del debitore: il
debitore resta infatti libero di non attuare il comportamento dovuto ma, in questo
caso, dovrà soggiacere a tutte quelle conseguenze che la legge prevede in caso di
inadempimento e, in particolare, al potere del creditore di agire in via esecutiva per
conseguire, nonostante l’inerzia del debitore, ciò che gli è dovuto.
 Se manca la coercibilità della pretesa non esiste l’obbligazione.
Se la prestazione è effettuata in assenza di un obbligazione, ai sensi dell’art. 2033 cc:
chi ha effettuato la prestazione non dovuta ha il diritto di ripetere, cioè di chiedere la
restituzione della prestazione effettuata.

OBBLIGAZIONE NATURALE ( art. 2034 )


L’obbligazione naturale non è un’obbligazione giuridica  sorge in adempimento di
doveri morali e sociali, non giuridici
Tale obbligazione è incoercibile:
nessuno può essere costretto giudizialmente ad eseguire una prestazione oggetto di
un’obbligazione naturale ma  qualora il debitore adempie spontaneamente, non si
puòpiù tornare indietro per dovere morale e sociale
(es: debito di gioco, debito prescritto, tutto ciò che viene spontaneamente adempiuto
tra conviventi, la fiducia testamentaria)
l’irripetibilità dell’azione
Per adempire
(spontaneamente) deve
avere piena capacità, a
differenza delle
obbligazioni non naturali

 caratteristiche delle obbligazioni naturali:


 Incoercibilità
 Irripetibilità dell’azione eseguita

Elementi del rapporto obbligatorio:

o I SOGGETTI  2 centri di interesse sempre determinati o determinabili:


 Debitore
 Creditore
Il creditore è titolare di una situazione giuridica attiva.
Il debitore è titolare di una situazione giuridica passiva, l’obbligo (debito).
Il creditore è titolare di una pretesa nei confronti del debitore e quest’ultimo è tenuto a
porre in essere un certo comportamento al fine di soddisfare quella specifica pretesa.
Nel momento in cui nasce l’obbligazione, i soggetti del rapporto obbligatorio sono
sempre individuati o quanto meno individuabili.

o L’OGGETTO  la Prestazione ( art. 1174 )  deve avere necessariamente


Carattere Patrimoniale:
essere suscettibile di valutazione economica e deve corrispondere ad un interesse del
creditore anche non patrimoniale.
Il carattere patrimoniale della prestazione consente di istaurare un significativo
collegamento dell’obbligazione alla figura del contratto che postula il riferimento ad un
rapporto giuridico patrimoniale.

Art. 1175: comportamento secondo correttezza


Esprime l’obbligo generale di buona fede oggettiva:
rispetto delle regole di lealtà, correttezza e onestà
Questo obbligo grava su entrambi i soggetti (creditore e debitore)
diverso dall’obbligo di diligenza
(adempimento) che riguarda
solo il debitore
CLASSIFICAZIONE DELLE OBBLIGAZIONI

( I ) Criterio  in base alla pluralità dei soggetti

Nel rapporto obbligatorio i soggetti possono essere più di uno: si possono avere più
creditori o più debitori.

 Se la prestazione è divisibile (es: obbligazione pecuniaria* che ha come oggetto


una somma di denaro) l’obbligazione può essere:

OBBLIGAZIONI PARZIARIE OBBLIGAZIONI SOLIDALI


( Art. 1314 ) ( Art. 1292 )
Si possono presentare 2 situazioni:
Quando ciascuno dei debitori è tenuto  in presenza di più debitori,
soltanto a pagare la sua parte di debito e ciascuno di essi e tenuto
ciascuno dei creditori può domandare il all’adempimento per la totalità e
soddisfacimento del credito solo per la l’adempimento di uno libera tutti
sua parte. gli altri(solidarietà passiva);
 in presenza di più creditori,
ciascuno di essi potrà chiedere al
debitore l’adempimento dell’intero
e l’adempimento fatto ad uno dei
creditori libera il debitore anche
nei confronti degli altri(solidarietà
attiva).

Il carattere solidale o parziario dell’obbligazione dipende dalla legge o dalla volontà


delle parti.
L’art. 1294 stabilisce che se dalla legge o dal titolo non risulta diversamente, in
presenza di più debitori, l’obbligazione si presume solidale.

 Se la prestazione è indivisibile (es: obbligazione di dare un’automobile oppure


di mettere in scena un’opera teatrale) non si può fare la distinzione precedente,
essendo incompatibile il carattere indivisibile con la natura parziaria del vincolo
obbligatorio: ne deriva che le obbligazioni indivisibili sono sempre regolate
dalle norme che disciplinano le obbligazioni solidali.

*Art. 1277 obbligazione pecuniaria (o di valuta) Perché soggette al principio


nominalistico
Consistono sin dall’inizio di una soma di denaro: Diverse dalle obbligazioni di
hanno come oggetto una prestazione monetaria. valore:
il debito non è sin dall’inizio una
Principio nominalistici = l’obbligazione deve estinguersi somma di denaro, ma lo diventa.
tenendo conto del suo importo nominale e non del valore (es: lesione alla salute,
effettivo; questo principio si applica solo alle obbligazioni di obbligazione risarcitoria del
danno)
valuta.
Obbligazione pecuniaria:

L’adempimento di una obbligazione pecuniaria si dice pagamento.


I debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del
pagamento e per il valore nominale del debito.
Il principio nominalistico non ha carattere inderogabile ed esistono nel sistema
correttivi diretti a mitigare il rigore.

Il principio correttivo più incisivo a anche più diffuso al rigore del principio
nominalistico è costituito dalla disciplina degli interessi:
 Interessi corrispettivi  i crediti liquidi ed esigibili producono di pieno diritto
gli interessi c.d. corrispettivi che rappresentano il corrispettivo del mancato
godimento del denaro da parte del creditore (es: interessi concordati tra le parti
sui depositi bancari)
 Interessi compensativi  gli interessi compensativi sono dovuti anche su
crediti non esigibili, qualora la controprestazione sia stata eseguita ed il
debitore sia stato posto in condizioni di godere anticipatamente della cosa
 Interessi moratori  gli interessi moratori trovano causa e fondamento nel
ritardo del debitore nell’eseguire la prestazione dovuta. Tali interessi svolgono
una funzione risarcitoria.

I limiti che le parti incontrano nel determinare convenzionalmente il saggio degli


interessi sono di ordine formale e sostanziale. Infatti, ai sensi dell’art. 1284, il patto
sugli interessi deve essere fatto in forma scritta. Le parti non possono stabilire una
misura degli interessi tali da poterli considerare usurari.
Un ulteriore limite è il divieto dell’anatocismo: capitalizzazione degli interessi dovuti
al fine di produrre nuovi interessi (interessi sugli interessi). Secondo l’art. 1283 infatti,
gli interessi scaduti non producono interessi se non dal giorno della domanda o per
effetto di apposita convenzione successiva alla scadenza e purché si tratti di interessi
dovuti da almeno sei mesi.
La svalutazione pecuniaria. I danni nelle obbligazioni pecuniarie.
Art. 1224  il debitore, a fronte del ritardo nel pagamento di un debito pecuniario, è
tenuto dal giorno della mora a corrispondere gli interessi legali (interessi moratori)
anche se questi non erano in precedenza dovuti ed anche se il creditore non prova di
aver sofferto alcun danno.
Tale danno può non esaurire l’ambito del pregiudizio risentito dal creditore di
un’obbligazione pecuniaria per effetto dell’inadempimento o del ritardo: perciò il
secondo comma della norma assegna al creditore, che dimostri di aver subito un danno
maggiore, l’ulteriore risarcimento.
Il danno ulteriore che il creditore può dimostrare di aver subito è per lo più riferito al
fenomeno dell’inflazione della moneta ed identificato nel danno da svalutazione
monetaria.

( II ) Criterio  in base all’oggetto : la prestazione

Quando prevede una sola prestazione: Quando prevede più prestazioni:

OBBLIGAZIONE SEMPLICE OBBLIGAZIONE CUMULATIVA:


Obbligazione i cui vi una determinata tutte le volte in cui il debitore è tenuto ad
prestazione. eseguire insieme due o più prestazioni e
la liberazione del debitore ha luogo solo
se vengono eseguite tutte le prestazioni.

OBBLIGAZIONE FACOLTATIVA:
obbligazione in cui vi è una sola
prestazione ma il debitore ha facoltà di
liberarsene eseguendone un’altra (es: il
debitore di una obbligazione pecuniaria
in valuta estera ha facoltà di pagare in
moneta legale)

OBBLIGAZIONE ALTERNATIVA:
obbligazione in cui sono dedotte due o
più prestazioni ma il debitore si libera
eseguendone una sola (es: concorsi a
premio in cui il vincitore può scegliere
tra un viaggio o un’auto)
( III ) Criterio  in base alla natura della prestazione, positiva o negativa

OBBLIGAZIONE POSITIVA: OBBLIGAZIONE NEGATIVA:


obbligazioni che hanno per oggetto un obbligazioni che hanno come oggetto un
comportamento attivo da parte del comportamento negativo, ossia un non
debitore, possono essere: facere o un non pati.
 OBBLIGAZIONI DI DARE: Nelle obbligazioni negative l’oggetto
tali obbligazioni comportano la effettiva della prestazione è il non verificarsi di un
consegna di una cosa con l’obbligo di determinato atto o fatto (es: prestazione
custodirla fino alla consegna stessa. di non fare concorrenza)
 OBBLIGAZIONI DI FARE:
hanno per oggetto un’attività in senso
proprio del debitore (un servizio).
 OBBLIGAZIONI MISTE DI DARE E
FARE
( IV ) Criterio  in base all’inadempimento

OBBLIGAZIONI DI MEZZI OBBLIGAZIONI DI RISULTATO


(es: l’avvocato si obbliga a fornire la (es: l’artigiano che ha ricevuto l’incarico
prestazione professionale della di incorniciare un quadro)
assistenza o della difesa in giudizio) L’adempimento si identifica con il
La diligenza del debitore esaurisce lo conseguimento della utilità promessa ed
sforzo dovuto per realizzare l’interesse il debitore per potersi liberare ha l’onere
del creditore e lo pone al riparo dalle di fornire la prova rigorosa e difficile
conseguenze dell’inadempimento anche della impossibilità oggettiva del mancato
se tale interesse rimane insoddisfatto. raggiungimento del risultato, dovuta ad
eventi estranei alla sua sfera di controllo.

( V ) Criterio  in base all’oggetto

OBBLIGAZIONI SPECIFICHE OBBLIGAZIONI GENERICHE


Hanno per oggetto una cosa specifica Hanno per oggetto una cosa generica o
una diversa quantità di cose

FONTI DELLE OBBLIGAZIONI


Art. 1173: fonti delle obbligazioni.
 Contratto: accordo avente contenuto patrimoniale provvisto dei requisiti
indicati nell’art. 1325, e tale figura pone a fondamento di tutti i contratti speciali
disciplinati dal codice civile (es: locazione, vendita, trasporto), nonché di tutti i
contratti che sono creati dalla volontà dei soggetti, purché diretti a perseguire
interessi ritenuti dal legislatore meritevoli di tutela.
Dal contratto sorgono numerose obbligazioni, alcune primarie, cioè intimamente
collegate alla realizzazione della causa (es: obbligo di consegnare la cosa e obbligo di
pagare il prezzo previsto nel contratto di compravendita), e altre secondarie, a
seconda del tipo negoziale cui accedono.

 Atto illecito: dal fatto illecito deriva un’unica obbligazione, quella risarcitoria.
L’obbligazione risarcitoria è un’obbligazione di carattere generale. Il
risarcimento, infatti, è una conseguenza dell’inadempimento di un’obbligazione
sia di fonte contrattuale sia di fonte diversa.
 Ogni altro atto o fatto idonei a produrle in conformità dell’ordinamento
giuridico:
(es: il matrimonio, provvedimenti giudiziali, delibere assembleari, promessa di
pagamento, ricognizione del debito)
questa categoria di fonti è generica. Il nostro ordinamento ha adottato un sistema delle
fonti aperto, atipico  principio di atipicità delle fonti.

CIRCOLAZIONE DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO


La circolazione del rapporto obbligatorio implica che uno degli elementi soggettivi
muta. Si possono avere modifiche:
 Dal lato attivo  creditore
 Dal lato passivo  debitore

Quando cambia il soggetto attivo, questo non richiede il consenso del debitore.
Quando cambia il soggetto passivo, questo richiede il consenso del creditore.

Se non c’è il consenso, al massimo si


aggiunge un debitore, ma quello
originario rimane.
o Le modificazioni che interessano il lato attivo (il creditore) del rapporto
obbligatorio danno luogo ad una successione nel credito. Le figure di
successione nel lato attivo sono:
 Cessione del credito
 Surrogazione

o Le modificazioni che riguardano il lato passivo (il debitore) danno luogo ad una
successione nel debito. Si ha successione nel debito nei casi di:
 Delegazione
 Espromissione
 Accollo

MODIFICHE DAL LATO ATTIVO:


1) CESSIONE DEL CREDITO 2) SURROGAZIONE
Art. 1260 (= sostituzione)
Cessione = contratto bilaterale (ad effetti
reali) con cui il creditore cedente trasferisce ad un Il credito viene adempiuto da un
altro soggetto terzo cessionario il proprio diritto di terzo, che si sostituisce nella
credito, attraverso il consenso. stessa identica posizione del
Il creditore può trasferire il suo credito anche senza il creditore originario, il quale esce
consenso del debitore. dal rapporto obbligatorio poiché
soddisfatto.
 Per effetto della cessione si  Il rapporto obbligatorio non si
sostituisce un nuovo creditore a quello originario e, estingue.
pertanto, si verifica un caso di successione a titolo
particolare nel credito. La surrogazione può aversi nei
(a differenza della cessione del credito titolo seguenti casi:
universale che si verifica con il testamento o nel caso a) Per volontà del creditore
di fusione di due società) b) Per volontà del debitore
c) Per volontà della legge
Presupposto della cessione: (o surroga di diritto)
il credito deve essere ancora riscosso.

Vi sono ipotesi in cui il credito non può essere ceduto: a) Per volontà del creditore:
 I crediti strettamente personali, come i crediti il creditore, ricevendo il
alimentari; pagamento da un terzo, può
 I crediti il cui trasferimento è vietato dalla surrogarlo nei propri diritti. La
legge. surrogazione deve essere
espressa e contemporanea al
Art. 1261 divieto di cessione di alcuni pagamento (art. 1201)
crediti
Anche le parti possono decidere di porre una clausola b) Per volontà del debitore:
di incedibilità. il debitore, prendendo a mutuo
una somma di danaro per pagare
il creditore, può surrogare il
Per la validità della cessione non è necessaria mutuante nei diritti del creditore
l’accettazione o il consenso del debitore ceduto (art. pagato (art.1202), sempre che:
1260).  il mutuo e la quietanza
risultino da atto avente
La cessione è efficace: data certa;
o Nei confronti del debitore ceduto:  sia indicato nel
quando è stata accettata dal debitore oppure gli è contratto di mutuo la
stata notificata. destinazione della
o Nei confronti dei terzi: somma mutuata;
se uno stesso credito è stato ceduto a più soggetti,  nella quietanza si
l’acquisto si verifica solo a favore di chi, per primo, lo menzioni la
ha notificato al debitore o per primo ha ricevuto dichiarazione del
l’accettazione di questi, con atto di data certa. debitore circa la
 Requisiti di efficacia della cessione, per renderla provenienza della
opponibile: somma impiegata nel
 Notificazione (avvisare il debitore) pagamento.
 Accettazione del debitore
c) Per volontà della legge:
Rapporti tra creditore cedente e creditorie è il legislatore che concede il
cessionario: diritto di surroga
il creditore cedente deve garantire l’esistenza del (es: la surroga che ha
credito al cessionario, e, generalmente, non garantisce l’assicurazione)
la solvibilità del debitore
(c.d. cessione pro-soluto: il rischio dell’inadempienza
è a carico del cessionario), a meno che non venga
inserita una clausola per cui il cedente debba
garantire la solvibilità del debitore assumendosi il
rischio dell’inadempienza dello stesso
(c.d. cessione pro-solvendo).

Rapporti tra il nuovo creditore e il debitore:


il debitore può opporre le eccezioni anche al nuovo
creditore, salvo le eccezioni personali come ad es:
eccezione di compensazione:
 Se il debitore ha accettato la cessione, non può
opporre al nuovo creditore la compensazione;
 Se il debitore era stato solo notificato, i crediti
possono essere opposti al nuovo creditore, ma
SOLO quelli maturati prima della notifica.

La cessione di crediti pecuniari, a titolo oneroso fra


imprenditori relativi a crediti di impresa è assoggetta
da una disciplina particolare. Tale cessione riproduce
lo schema di un contratto factoring.

Figura contrattuale, con la quale un imprenditore si


impegna a cedere crediti della sua attività imprenditoriale
ad una banca che, dietro corrispettivo, si assume l’obbligo
di finanziarlo.
Tale cessione è pro-solvendo ed i crediti sono di natura
pecuniaria.

MODIFICHE DAL LATO PASSIVO:

1) DELEGAZIONE Si ha delegazione quando un soggetto, delegante,


ordina ad un altro, delegato, di assumersi un debito o
DELEGANTE (A) di effettuare un pagamento verso un suo creditore,
debitore originario delegatario.

Tipologie di delegazione:
DELEGATO (B) DELEGATARIO (C)
 di debito (o delegatio promittendi), in cui il
nuovo debitore creditore
delegato assume un debito su ordine del
delegante;
Il delegante ordina al delegatario di  di pagamento (o delegatio solvendi), che
effettuare un pagamento (o di ricorre quando il delegante incarica il delegato
assumere un debito) nei confronti di non ad assumersi un debito, ma direttamente
un terzo a fronte di un debito che il ad eseguire il pagamento.
delegante stesso ha nei confronti di
quello (delegatario).

o Rapporto di valuta: rapporto tra il delegante e il delegatario


o Rapporto di provvista: rapporto tra il delegante e il delegato

DELEGAZIONE LIBERATORIA quando il delegatario libera espressamente il debitore


originario (delegante) e dunque il nuovo debitore si sostituisce a quello originario; in tale
ipotesi il creditore potrà rivolgersi per il pagamento solo al delegato.
DELEGAZIONE CUMULATIVA quando il nuovo debitore (delegato) si aggiunge a quello
originario (delegante).

DELEGAZIONE ASTRATTA (O PURA)  qualora il delegato, in esecuzione di un ordine del


delegante, promette o adempie la prestazione senza richiamare i rapporti di provvista o di
valuta.
DELEGAZIONE TITOLATA (CAUSALE)  quando il debitore fa espresso riferimento a
questi rapporti sottostanti (di valuta e di provvista).

ECCEZIONI:
 In ogni caso, (sia nella delegazione pura che in quella titolata) il debitore
delegato può opporre al creditore delegatario le eccezioni relative ai suoi
rapporti con questo (ad. es. compensazione)
 Solo in caso di delegazione titolata il delegato può opporre al delegatario le
eccezioni relative al rapporto di provvista (cioè quelle che avrebbe potuto
opporre al delegante) e le eccezioni concernenti il rapporto di valuta (cioè
quelle che avrebbe potuto opporre il debitore originario (delegante) al
delegatario
 Invece in caso di delegazione pura, dal momento che il delegato non richiama
alcuno dei rapporti sottostanti, non potrà eccepire nessuna eccezione che
concerna tali rapporti

2) ESPROMISSIONE
ESPROMISSIONE = contratto bilaterale
ESPROMESSO (A) tra l’espromittente e l’espromissario
Debitore originario
L’espromissione si ha quando un terzo
(espromittente), estraneo al rapporto
ESPROMITTENTE (B) obbligatorio e senza delegazione del
ESPROMISSARIO (C)
terzo debitore, assume il debito nei confronti
creditore
del creditore (espromissario).
o Rapporto di valuta: rapporto tra espromesso ed espromissario
o Rapporto di provvista: rapporto tra espromesso ed espromittente

ESPROMISSIONE CUMULATIVA: in cui l’espromittente è obbligato in solido con il debitore


originario
ESPROMISSIONE LIBERATORIA: quando il creditore espressamente dichiara di liberare il
debitore originario (art. 1272).

ECCEZIONI:

 L’espromittente non può opporre al creditore le eccezioni relative ai suoi


rapporti con il debitore originario (espromesso), salvo patto contrario
 L’espromittente può però opporre le eccezioni che al creditore avrebbe potuto
opporre il debitore originario salvo:
- le eccezioni personali
- le eccezioni derivanti da fatti successivi all’espromissione
- le eccezioni di compensazione
Tale regime di eccezioni riguarda sia l’espromissione cumulativa che liberatoria.
Rapporti tra espromittente ed espromesso: l’espromittente che paga al creditore può
avere un diritto di rivalsa nei confronti del debitore originario sulla base precedente
rapporto contrattuale.
3) ACCOLLO
ACCOLLO= contratto bilaterale tra il debitore
ACCOLLATO (A) originario e il terzo
debitore originario
L’accollo si ha quando il terzo assume il debito
del debitore originario. A tale accordo non
ACCOLLANTE (B) ACCOLLATARIO (C) partecipa il creditore.
terzo creditore
ACCOLLO INTERNO (o semplice): si ha
quando il creditore rimane esterno al rapporto; in tal caso l’efficacia del contratto di
accollo rimane circoscritta inter partes;
ACCOLLO ESTERNO: si ha quando il creditore aderisce alla convenzione. Con
l’accettazione egli rende irrevocabile la stipulazione a suo favore.

L’accollo esterno può essere:


 cumulativo: quando il creditore all’atto di aderire alla convenzione non
dichiara espressamente di liberare il debitore originario; in tal caso, questi
rimane obbligato in solido con il terzo che si è accollato il debito
 liberatorio: quando il creditore dichiara espressamente di liberare il debitore

ECCEZIONI:

Il terzo accollante può opporre al creditore:


 le eccezioni fondate sul contratto in base al quale l’assunzione è avvenuta, ossia
quelle concernenti l’invalidità o la risoluzione del contratto di assunzione, ma
non quelle relative ad altri rapporti intercorsi con il debitore originario
 le eccezioni relative al rapporto tra il debitore originario ed il creditore.

Esempio di accollo: mutuo con ipoteca su immobile, io vendo il bene ad un terzo, il quale
in parte mi paga ed in parte si accolla le rate del mutuo da pagare.

ADEMPIMENTO
Disciplinato al capo II titolo I del IV libro del Codice Civile.

L’adempimento è l’atto che determina la soddisfazione dell’interesse creditorio e la


estinzione del vincolo obbligatorio con conseguente liberazione del debitore.
Costituisce il modo fisiologico di estinzione dell’obbligazione.
L’adempimento si realizza pertanto con la esecuzione da parte del debitore della
prestazione oggetto della obbligazione.

L’esattezza dell’adempimento, cioè l’idoneità di conseguire l’estinzione del credito e la


liberazione del debitore va valutata sotto diversi aspetti:
 chi deve adempire (Debitore)
 a chi si deve adempire (Creditore)
 in che modo si deve adempire
 in che tempo si deve adempire
 in che luogo si deve adempire

DILIGENZA NELL’ADEMPIMENTO  Art. 1176


“Nell’adempire l’obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di
famiglia.
Nell’adempimento delle obbligazioni inerenti all’esercizio di un’attività professionale, la
diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura dell’attività esercitata”.

L’obbligo di diligenza, da un lato, individua le modalità dell’esecuzione della


prestazione, dall’altro rappresenta il criterio di imputazione della responsabilità del
debitore per l’ipotesi di inadempimento.
Mentre il comma 1 stabilisce la misura della colpa comune ad ogni obbligazione, il
comma 2 precisa che nell’adempimento di prestazioni tecniche la diligenza deve
valutarsi con riguardo alla natura dell’attività esercitata.
Se poi la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di particolare difficoltà , il
prestatore d’opera non risponde dei danni, se non in caso di dolo o colpa grave (art.
2236 cod. civ.)
N.B.
Il grado di diligenza nell’adempimento si differenzia a seconda della tipologia di
obbligazione:
 obbligazione di mezzi: quando l’oggetto dell’obbligazione è
un comportamento diligente, cioè l’impiego diligente di
mezzi idonei a realizzare un risultato, e non il conseguimento
del risultato stesso; il debitore è esente da responsabilità , se
ha agito con la dovuta diligenza (ad es.: il professionista)
 obbligazione di risultato: quando l’oggetto
dell’obbligazione non è costituito dall’attività , ma dal
risultato della stessa; l’adempimento coincide con la piena
realizzazione dello scopo perseguito dal creditore (ad es.:
l’appaltatore).

Art. 1175  si rivolge sia al debitore che al creditore ed ha riguardo al loro


comportamento che deve essere ispirato alle regole della correttezza e della buona
fede, intesa in senso oggettivo, ossia come criterio di comportamento diretto a
salvaguardare l’interesse altrui nei limiti di compatibilità con l’interesse proprio.

 Chi deve adempire  può adempire il debitore o un soggetto terzo

Il debitore per adempire deve essere capace di intendere e di volere? NO.


 Art. 1191: PAGAMENTO ESEGUIO DA UN INCAPACE
“il debitore che ha eseguito la prestazione dovuta non può impugnare il pagamento a
causa della propria incapacità”.
Il debitore non può chiedere indietro la somma di denaro a fronte della sua incapacità
di intendere e di volere al momento dell’adempimento, perché l’adempimento per il
debitore è un atto dovuto.
Se l’adempimento è eseguito da un terzo  Art. 1180: ADEMPIMENTO DEL TERZO
“l’obbligazione può essere adempiuta da un terzo, anche contro la volontà del creditore,
se questi non ha interesse a che il debitore esegua personalmente la prestazione.
Tuttavia il creditore può rifiutare l’adempimento offertogli dal terzo, se il debitore gli ha
manifestato la sua opposizione”.

La prestazione può essere effettuata da un terzo anziché dal debitore; ciò può accadere
solo per le obbligazioni aventi ad oggetto prestazioni di cose fungibili.
Il terzo può adempiere l’obbligazione altrui anche contro la volontà del creditore, se
questi non ha interesse a che il debitore esegua personalmente la prestazione, come
nel caso in cui l’obbligazione abbia per oggetto una prestazione di fare avente
carattere personale (ad esempio, il quadro ordinato a un famoso pittore).
Il debitore non può opporsi all’adempimento del terzo, poiché la legge considera
prevalente l’interesse all’attuazione del rapp