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DIRITTI E LIBERTÀ

ART. 3 della costituzione  principio di uguaglianza e ne da formulazione complessa.


Primo comma  eguaglianza formale, specifici divieti di discriminazione (nucleo forte
dell’eguaglianza).
Secondo comma  eguaglianza sostanziale.

La formulazione del principio di eguaglianza formale prescrive che si devono trattare in modo
eguale situazioni uguali e in modo diverso situazioni diverse. Si dice FORMALE perché è
enunciato in formula astratta, non ci dice nulla delle situazioni che sta trattando né sulla disciplina
di cui si discute (come formula algebrica dx=dy  d disciplina giuridica, x e y sono le
situazioni).

Questa prescrizione si rivolge al LEGISLATORE, al quale questo articolo primo comma vieta di
creare delle discriminazioni ingiustificate o dei privilegi. Siccome gli uomini sono diversi e sono
diverse anche le situazioni in cui essi sono coinvolti o che essi creano, pertanto tra esse non ci sarà
mai diseguaglianza o eguaglianza assoluta ma si possono definire o solo simili o dissomiglianti.
Dire che due cose si assomigliano vuol dire sottolineare che tra esse le affinità sono più significative
rispetto alle diversità.
Il giudizio di eguaglianza formale non è formale ma rinvia alla giustificabilità delle azioni o
situazioni.

Il nucleo forte del principio di eguaglianza vieta distinzioni “ di sesso, religione, lingua, razza,
opinioni politiche, condizioni sociali e personali”. Vieta discriminazioni che sono particolarmente
odiose in qualsiasi sistema democratico. Il “nucleo forte” non comporta un divieto assoluto al
legislatore di introdurre differenziazioni basate sui fattori indicati ma vieta di farne il motivo di una
discriminazione nel godimento dei diritti e delle libertà. (esempio: non vieta in modo assoluto tali
discriminazioni perché ad esempio un legislazione è legittima anche quando magari va a
incentivasse il lavoro giovanile in alcune aree economiche depresse ecc…). il nucleo forte ammette
la legislazione positiva (“premiale”) se e nella misura in cui sia necessaria a impedire che il sesso
ecc… divengano elementi di una discriminazione di fatto.

Il principio di eguaglianza sostanziale punta a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e


sociale che impediscono l’eguale godimento dei diritti e delle libertà. La costituzione con questo
articolo indica un programma di intervento da parte del legislatore ( compito di eliminare gli
handicap sociali). Questo compito viene assolto soltanto derogando al principio di eguaglianza
formale. La legislazione positiva si può rivolgere solo a quelle categorie di individui che rientrano
in una situazione di svantaggio attualmente ed escludendo dai benefici gli altri.

DIFFERENZA TRA I DUE PRINCIPIO principio formale vuole promettere leggi il più astratte
e generali possibili mentre quello sostanziale leggi che tendono a provvedere alle singole situazioni
di svantaggio.

Questo contrasto apparente tra i due commi dell’articolo sopra citato, è stato enfatizzato come
l’inconciliabile conflitto tra lo stato liberale basato su un principio di eguaglianza formale e lo stato
sociale rivolto all’eguaglianza sostanziale.
Applicazione giurisprudenziale  i due principi non sono inconciliabili ma interdipendenti.
(esempio contratto di lavoro in caso di gravidanza, dipendente e datore di lavoro).
I due principi si limitano e si completano a vicenda  quello sostanziale impedisce l’eccesso di
rigore dell’eguaglianza formale (dura lex); l’eguaglianza formale impedisce alle azioni positive di
diventare a loro volta fonte di ingiustizia dando luogo a casi di discriminazione all’incontrario
(reverse descrimination).

GIUDIZIO DI RAGIONEVOLEZZA
Alla base delle decisioni della Corte Costituzionale. Questo non si fonda su una norma
costituzionale precisa anche se si trova nell’articolo 3.1 e in altre disposizioni che la richiamano.
Il giudizio di ragionevolezza ha una struttura complessa è composto da una serie di giudizi specifici
che ne costituiscono le varie fasi.
Esempio (LEGGERE BENE PAG. 520-21) : vi sono due norme una implicita che viene impugnata
e l’altra considerata con il termine latino c.d. tertium comparationis, ovvero la norma assunta a
confronto. La corte davanti a ciò deve valutare la ratio legis della seconda norma quindi la corte
deve definire qual è l’interesse che la norma ha l’obbiettivo di proteggere e il principio che essa
esprime per valutare se dal punto di vista della ratio sia giustificabile la diversa disciplina normativa
dara alla prima norma rispetto alla seconda.
Quindi la corte costituzionale fa un ragionamento a TRIANGOLO: sulla base ci sono le due norme
che vengono poste a confronto al vertice troviamo la ratio legis.
L’intero ragionamento cui si svolge il giudizio di ragionevolezza è contenuto nel confronto tra
le regole poste a confronto e il principio, o i principi se il triangolo non si chiude, di cui esse sono
espressione.

Il principio di eguaglianza non è direttamente coinvolto ma resta sullo sfondo come giustificazione
del ragionamento stesso. L’articolo 3 ha attribuito alla corte costituzionale un significato di regola
di coerenza dell’intero ordinamento giuridico.

La regola di coerenza, implicita nel principio di eguaglianza, potrebbe essere espressa così: il
legislatore è libero di scegliere la finalità, il programma, il “principio” da sviluppare con le sue
disposizioni, ma una volta che ha scelto il principio deve svilupparlo con coerenza senza escludere
dalla fattispecie situazioni in essa ragionevolmente sussumibili (riferire un caso specifico alla norma
generale che lo contempla, discriminazione irragionevole) e senza includervi situazioni
ragionevolmente distinguibili.
Ogni volta che il legislatore viene meno a questa regola, la Corte può essere chiamata a rispristinare
la coerenza attraverso pronunce che avranno la struttura della sentenza interpretativa di
accoglimento. Egli dichiarerà che la disposizione è illegittima nella parte in cui include o esclude la
situazione descritta nell’ordinanza di rimessione della fattispecie assunta come tantium
comparations.

Così la corte costituzionale crea una nuova norma più coerente con l’ordinamento e può anche
essere assunta come tertium comparationis. (LEGGERE PAG 522)

LIBERTÀ E DIRITTI COSTITUZIONALMENTE GARANTITI

Una delle componenti essenziali contenuta all’interno delle costituzioni moderne è proprio quella
dei diritti e delle libertà. Costituisce un elemento fondamentale per la definizione della forma di
stato in quanto influenza in modo significativo e determinante i rapporti che si creano tra stato e
società civile. La definizione di diritti e di libertà ha risentito delle trasformazioni delle concezioni
di stato.
Dobbiamo sottolineare riguardo a questo argomento che la terminologia non è stabilizzata perché a
quella antica si sono andate a sommare problematiche moderne.

(alla base c’è sempre l’ideologia e non la tecnica per questo non oggettive)

SITUAZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE, indica sia posizioni giuridiche attive o di


vantaggio, quali le libertà e i diritti, che le posizioni giuridiche passive o di svantaggio, quali doveri
e obblighi (art.52) che la costituzione disciplina.
Posizioni giuridiche attive (libertà e diritti) il termine “libertà” sottolinea l’aspetto negativo di
non costrizione, mentre il termine “diritto” privilegia l’aspetto positivo di pretesa. Con il termine
libertà si fa riferimento alle rivendicazioni tipiche nel costituzionalismo liberale, volte a respingere
lo stato fuori dalle scelte individuali (libertà negative). Si parla di diritti facendo riferimento invece
alle rivendicazioni sociali moderne quelle che si ispirano al principio di eguaglianza sostanziale e si
esprimono nella richiesta di servizi sociali (diritti positivi).
Aspetto negativo la richiesta di non essere costretto
Aspetto positivo richiesta di strumenti per realizzare i propri obiettivi.
Sono strettamente legati in ogni libertà e diritto sanciti dalla costituzione.

ESEMPIO: diritto alla salute come pretesa di ricevere dal potere pubblico prestazioni sanitarie
adeguate ha anche un immediato risvolto negativo nella libertà da trattamenti obbligatori.
Poter esprimere il proprio pensiero è una libertà che ha un riscontro positivo nella richiesta allo
stato di garantire il più ampio accesso ai mezzi di comunicazione.

Equivoci
Intervento dell’autorità pubblica:
equivoci nascono dalla convinzione che mentre per le libertà ciò che si chiede allo Stato è
l’astensione da qualsiasi intervento e quindi che la sua tutela non ha “costi” per la finanza pubblica,
per i diritti invece sia indispensabile l’intervento pubblico quindi considerati più “costosi”.

Ma come detto sopra è solo una grandissima condizione che viene sfatata subito prendendo in
considerazione determinate libertà come la proprietà privata, la libertà di domicilio e la libertà
personale (liberi da coercizioni fisiche), che richiedono interventi e ingenti costi pubblici.
Integrità fisicaapparato di pubblica sicurezza e apparato giudiziario
Proprietà privata apparato di protezioni che tuteli da calamità naturali
Tutti i diritti e le libertà chiedono un’organizzazione pubblica e quindi sono costosi. Scelte tra
politiche quindi se rafforzare i cosi o le garanzia di uno o dell’altro.
Sono gli organi pubblici a dover decidere come impiegare le risorse finanziarie  non esiste un
diritto o una libertà la cui garanzia non dipenda dall’intervento degli apparati pubblici.

DISTINZIONE TRA DIRITTI ASSOLUTI E DIRITTI RELATIVI diritti assoluti si possono


far valere nei confronti di tutti quindi erga omnes. Essi possono essere:
- diritti alla persona
- diritti reali
hanno una libertà che non richiedere l’esercizio di un terzo se non l’astensione effetto erga
omnes è un divieto di interferenza per gli altri soggetti.
Diritti relativi possono essere fatti valere solamente nei confronti di determinati soggetti ai quali si
richiede una prestazione (i diritti sociali che si possono vantare nei confronti dello stato e altri diritti
come quelli del genitore ecc..)
Tutti i diritti hanno bisogno di una disciplina normativa: anche quelli assoluti devono avere una
disciplina che definisce i modi con cui essi vengono limitati e l’equilibrio tra l’interesse di chi li
vanta e gli altri soggetti.
La legge può far dipendere il godimento di determinati diritti assoluti da prestazioni di altri soggetti.
Anche i diritti relativi hanno un riflesso negativo che opera nei confronti di tutti.

DISTINZIONE TRA DIRITTI INDIVIDUALI E DIRITTI FUNZIONALI i diritti


individuali sono attribuiti alla persona in quanto tale per un suo vantaggio personale e per le finalità
che il singolo è libero di scegliere ed apprezzare, indipendentemente dai vantaggi o dagli svantaggi
che possono derivare per la collettività. (esempi: libertà personali, libertà di domicilio …)

I diritti funzionali sono attribuiti al singolo per il perseguimento di finalità predeterminate a


vantaggio della comunità e non liberamente scelte dall’individuo. (esempi: potestà familiare diritto
di proprietà …)

Nelle costituzioni moderne questa distinzione ha perso di utilità perché tutti i diritti (individuali o
funzionali) subiscono la concorrenza di altri diritti o interessi con cui devono conciliarsi: il
BILANCIAMENTO DI INTERESSI è la regola di applicazione di ogni diritto di cui fissa il limite
negativo. Nessuno può pensare che un diritto possa avere dei limiti considerati positivi, cioè un
vincolo di scopo che ne condiziona l’esercizio. E questo viene sottoposto alla valutazione da parte
della corte costituzionale che deve valutare se il bilanciamento tra proposte esigenze compiuto dal
legislatore sia ragionevole.

DISTINZIONE TRA DIRITTI SOGGETTIVI E INTERESSI LEGGITTIMI in questo caso


si parla della tutela giurisprudenziale dei diritti cioè del loro aspetto processuale.
La distinzione può avere rilievo anche riguardo i diritti fondamentali, in certe situazioni alcuni
diritti soggettivi possono degradare ad interesse legittimo. Questo avviene quando la costituzione
prevede che l’esercizio di determinati diritti possa essere condizionato da comportamenti della
pubblica amministrazione
(ESEMPIO: libertà di riunioni in luogo pubblico (art.17) è un diritto assoluto, può essere degradato
quando per motivi di sicurezza o di incolumità pubblica venga vietato. Ma i promotori possono
impugnare il divieto davanti al giudice amministrativo difendendo alla regolarità del
provvedimento, se ciò avvenisse in assenza di potere o di motivo non ci sarebbe nessuna
degradazione del diritto e l’interessato potrebbe far valere il proprio diritto).

DISTINZIONE DEI DIRITTI IN CATEGORIE utili per individuare i diritti costituzionali per
gruppi senza doversi impegnare a considerare lunghe elencazioni. Classificazione “di comodo”,
distinguendo tra:
- libertà che tutelano l’individuo
- libertà che tutelano le formazioni sociali
- i diritti sociali
- libertà economiche
- diritti politici
non separano fenomeni diversi ma segnano livelli diversi in una scala di intensità della tutela
accordata dalla Costituzione. Ovvio che quando parliamo della persona fisica la tutela è più
stringente e va man mano per allargarsi.
STRUMENTI DI TUTELA

Una novità introdotta delle costituzioni rigide, non è solo di aver allargato le libertà e i diritti alle
esigenze proprie dello stato sociale, ma anche di aver potenziato gli strumenti di garanzia anche dei
vecchi diritti.
I congegni di protezione sono diversi:

- la riserva di legge, alla legge è riservata la disciplina dei casi e dei modi con cui le libertà
possono essere limitate. Così varia anche l’intensità della tutela costituzionale a seconda se
ci si avvicina o allontana dal nucleo essenziale della libertà dell’individuo e varia anche
l’intensità della riserva di legge.
Infatti le libertà che tutelano l’individuo sono sempre corredate da riserve assolute di legge
o da riserve rafforzate per contenuto mentre per le libertà economiche parliamo di riserve
relative di legge.
- La riserva di giurisdizione, meccanismo che rafforza la riserva assoluta di legge, serve a
ridurre lo spazio di valutazione discrezionale lasciato all’autorità pubblica. Condiziona ogni
provvedimento restrittivo delle libertà individuali ad una previa autorizzazione da parte del
giudice.
- La tutela giurisdizionale, chiunque può agire in giudizio a tutela dei propri diritti e interessi
legittimi. Questa disposizione (art. 24.1) diritto di tutela ricorrendo al giudice sia che questa
violazione sia avvenuta dalle autorità pubbliche o dai privati. Il diritto alla difesa è
importante quando parliamo di libertà e diritti e il ricorso al giudice costituisce una garanzia
solo se il giudice stesso e il processo sono organizzati in modo adeguato. Importanza dei
principi costituzionali sulla giurisdizione per la protezione dei diritti costituzionali (la
naturalità, la precostituzione …).
- Responsabilità del funzionario, art. 28 cost. stabilisce il principio della responsabilità diretta dei
funzionari e dei dipendenti pubblici per gli atti compiuti in violazione dei diritti. L’esistenza di
forme di responsabilità penale ed amministrativa a carico dei funzionari pubblici e la responsabilità
civile solidale dello stato costituiscono una garanzia per i diritti soggettivi per il valore dominante e
per la tutela risarcitoria.
- Il sindacato di legittimità costituzionale, l’introduzione di questo soggetto riveste
un’importanza decisiva per la tutela dei diritto fondamentali. La corte è chiama a controllare che la
legislazione ordinaria non comprima le garanzia sino ad annullarle. L’effettivo contenuto dei diritti e
delle libertà, la concreta individuazione delle garanzia costituzionali dipendono dalle interpretazioni
fornite dalla giurisprudenza della corte.

L’APPLICAZIONE DELLE GARANZIE COSTITUZIONALI

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