Garanzia dei diritti acquista importanza dopo la Seconda guerra mondiale → difesa dei diritti
individuali e collettivi dalle violazioni che i poteri pubblici o privati possono arrecare.
Nascono Costituzioni rigide e vengono tutelate, accanto alle “libertà negative” anche quelle
“positive” che richiedono un intervento attivo dei poteri pubblici per la loro garanzia.
Le Costituzioni del Secondo dopoguerra sono Costituzioni lunghe → corredate da un catalogo
completo di diritti che comprende sia i diritti civili e politici sia i diritti sociali ed economici.
La garanzia dei diritti assume carattere internazionale e sovranazionale con l’approvazione di
documenti fondamentali che avevano come obiettivo la protezione dei diritti come la Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo (1948) e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti
dell’uomo e delle libertà fondamentali (1950).
L’internazionalizzazione dei diritti si è poi accentuata con l’adozione della Carta dei diritti
fondamentali dell’UE (1999) incorporata nei trattati europei.
La persona non è considerata solo come individuo isolato ma anche come individuo inteso nella
sua proiezione sociale, nel suo essere inserito in contesti di vita. L’uomo è concepito non in modo
astratto ma come persona caratterizzata da bisogni e di conseguenza dalle relazioni necessarie a
rispondere a questi bisogni. L’articolo afferma che i diritti preesistono allo Stato che può solo
riconoscere e non creare o attribuire diritti.
Viene introdotto il concetto di inviolabilità che si intende come garanzia di intangibilità dei diritti
stessi, non eliminabili neanche ad opera dell’organo espressivo della volontà popolare, quale il
Parlamento. I diritti sono inviolabili nel senso che non potranno mai essere ingiustificatamente
compressi dall’autorità pubblica al di fuori delle previsioni della legge, ma neanche eliminati dal
momento che le regole costituzionali rappresentano un limite al legislatore ordinario e allo stesso
potere di revisione costituzionale.
→ c’è la possibilità di avviare controlli giudiziari della costituzionalità delle leggi che interferiscono
con tali diritti.
La Costituzione afferma l’inviolabilità di solo 4 diritti del titolo I (libertà personale, libertà di
domicilio, libertà e segretezza della corrispondenza e diritto di difesa) ma l’attributo va riconosciuto
in via interpretativa anche ad altri diritti.
È possibile attribuire tale caratteristica a “nuovi diritti” non previsti nel testo costituzionale?
La Corte costituzionale ha esteso a molti nuovi diritti (privacy, ambiente, abitazione…) la
protezione costituzionale, interpretando estensivamente l’art. 2 e richiamando documenti
internazionali come la CEDU e la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue
“la Repubblica richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale” → presenza del principio/valore della solidarietà che è la ragione dei doveri inderogabili a
carico dei singoli e delle formazioni sociali.
I doveri inderogabili (non sono controprestazioni dei diritti come nelle Costituzioni di tipo
contrattualistico) sono legati a un valore che è ritenuto anch’esso una dotazione originaria
dell’uomo e della sua propensione alla socialità. C’è una correlazione tra diritti e doveri.
2.2 L’ART 3: L’UGUAGLIANZA
Uguaglianza di fronte alla legge. Concetto strettamente legato con il principio di legalità che
determina un vincolo dei poteri pubblici.
Emerge anche il principio della dignità umana che richiama il principio secondo cui nello Stato
costituzionale-sociale la garanzia del riconoscimento e dello sviluppo dei diritti fondamentali è
possibile solo nella piena considerazione della dimensione sociale dell’uomo.
È intesa come divieto di introdurre discriminazioni irragionevoli cioè basate su una valutazione
irrazionale o distorta delle situazioni di fatto da regolare, così che esso risulta leso ogni volta che il
legislatore tratti in modo diverso situazioni eguali e in modo irragionevolmente eguale situazioni
diverse. Ha una valenza giuridica autonoma che non si esaurisce con la specificazione di divieti di
discriminazione che seguono. Divieti in base a:
Si tratta di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che di fatto limitano la libertà
e l’uguaglianza. Consente il passaggio da una visione formalistica dell’uguaglianza a una
sostanziale secondo cui il compito della Repubblica non è solo di riconoscere che tutti sono uguali
davanti alla legge ma di aiutare coloro che si trovano in condizioni svantaggiate a poter
raggiungere la piena promozione della loro personalità, al pari di chi si trova in condizioni migliori.
L’uguaglianza sostanziale giustifica il riconoscimento dei diritti sociali → diritto al lavoro, diritto alla
salute, diritto all’istruzione…
Lelio Basso aveva presentato un emendamento affermando l’insufficienza dell’uguaglianza
puramente formale per costruire il nuovo Stato democratico. Secondo lui occorreva introdurre
l’uguaglianza in senso materiale anche a costo di formulare delle norme non immediatamente
applicabili ma direttive indicate al legislatore come affermazione delle finalità cui la democrazia
tende e cioè verso l’uguaglianza sociale. → da questa formulazione deriva l’art 3 comma 2
(compromesso costituzionale)
Nel testo compaiono le “tre anime” (liberale, cattolica e socialista) che si rispecchiano nei tre
riferimenti: al cittadino, alla persona e al lavoratore
Solo nella seconda metà del XX secolo le donne hanno ottenuto pienamente i diritti civili ed
economici. L’Italia si è collocata in una posizione di retroguardia → cultura patriarcale che ha
messo le donne ai margini della vita politica ed economica.
Solo a seguito della sentenza n 33/1960 è stata aperta alle donne la possibilità di accedere alla
magistratura e alle carriere dirigenziali nell’amministrazione pubblica nonostante l’art. 51 della
Costituzione recita che “tutti i cittadini, dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici
pubblici e alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza”
Nel 2003 l’art 51 è stato modificato → “a tale fine la Repubblica promuove con appositi
provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”
L’uguaglianza è divenuta uguaglianza costituzionalmente qualificata e la disposizione è diventata
la base per la realizzazione di una “democrazia paritaria” dove uomini e donne siano ugualmente
presenti nei processi decisionali.
Catalogo dei diritti → distinzione in base alle tipologie di rapporti che vengono presi in
considerazione per identificarne la tutela:
- civili
- etico-sociali
- economici
- politici
artt. da 13 a 16 disciplinano i diritti a matrice individuale costruiti secondo l’immagine dei “cerchi
concentrici” che inizia con la libertà personale (art 13) e procede in senso espansivo con la libertà
di domicilio (art 14), la libertà e segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di
comunicazione (art 15), la libertà di circolazione (art 16). A essi si collega l’art. 22 secondo cui
“nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica della cittadinanza, del
nome”.
Un’altra categoria di diritti → quelli che attengono alla sfera pubblica della vita: il diritto di riunirsi
(art 17), di associarsi (art 18), e la libertà di manifestazione del pensiero (art 21). Articoli completati
con una tutela particolare per diritti di associazione (art 20), di manifestazione del pensiero e
libertà di coscienza (art. 19) legati all’ambito religioso.
Il titolo I è completato con le previsioni relative alla garanzia giurisdizionale dei diritti (artt. 24, 25,
26, 27) → all’articolo 28 è garantita la responsabilità dei dipendenti e funzionari pubblici per gli atti
compiuti in violazione dei diritti.
Il titolo II → rapporti etico-sociali con la famiglia (artt 29, 30, 31), alla salute (art 32) e alla sfera
della cultura e istruzione (artt. 33 e 34)
diritti sociali → inviolabili che si differenziano dai diritti civili solo per le caratteristiche della tutela e
per il diretto riferimento alla sfera dell’uguaglianza sostanziale, oltre che al principio di solidarietà
contenuto nell’art. 2 Cost.
Nel titolo III sono inseriti il diritto al lavoro (art 35), i diritti ei lavoratori (art 6), delle lavoratrici (art.
37), il diritto all’assistenza e alla previdenza (art. 38) e il diritto di sciopero (art 39) → diritti sociali
Titolo IV rapporti politici → vengono regolati diritto di voto, di formare partiti politici, di essere eletti
Nuovi diritti legati alla sfera individuale della persona quanto alla sfera sociale come il diritto
all’identità personale, il diritto alla privacy, all’abitazione, all’ambiente…
Non esiste una clausola limitativa generale che ponga principi che si applicano per la limitazione di
tutti i diritti costituzionali. La concreta attuazione dei principi di libertà e la loro limitazione viene
affidata al legislatore attraverso l’istituto della riserva di legge che rappresenta una garanzia dei
diritti → la loro limitazione è affidata a fonti primarie (intervento del Parlamento) ed è sottratta a
fonti secondarie (Governo e amministrazione).
La legge che interviene a limitare i diritti deve rispettare una serie di principi.
Principio di proporzionalità → il legislatore può intervenire a limitare un diritto soltanto per uno
scopo legittimo che può essere rappresentato dalla protezione di un altro diritto o dell’interesse
generale. Deve inoltre sussistere una “connessione razionale” tra i mezzi predisposti dal legislatore
e i fini che questi intende perseguire → obiettivo prefissato con il minor sacrificio possibile di altri
diritti o interessi costituzionalmente protetti. / il legislatore deve compiere un adeguato
bilanciamento dei benefici che derivano dal perseguimento dell’obiettivo cui mira e i costi senza
che sia messo in pericolo il nucleo essenziale dei diritti e nel rispetto dei diritti “assoluti” cioè che
non sono bilanciabili con altri.
Esempio di bilanciamento → riguarda la necessità di limitare il diritto alla libera iniziativa
economica privata per assicurare la tutela dell’ambiente → caso ILVA
Garanzia dei diritti costituzionali è la riserva di giurisdizione → ogni atto che incide sulle libertà
non solo deve rinvenire nella legge la sua astratta previsione, ma deve essere in concerto
autorizzato da un giudice.
La Costituzione italiana non contiene previsioni sugli stati di emergenza a differenza di altri
ordinamenti che prevedono situazioni estreme durante le quali si possano sospendere i diritti
fondamentali e alterare i normali rapporti tra i poteri dello Stati allo scopo di ripristinare la normalità
alterata da avvenimenti imprevisti.
È presente solo l’art 78 Cost. per lo stato di guerra (che può essere invocata solo per quella
circostanza).
L’art. 120 relativo ai rapporti tra Stato e autonomie locali prevede un potere sostitutivo del
Governo nei confronti delle regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni →
potere che può essere considerato uno strumento per affrontare situazioni di emergenza
Anche in situazioni di emergenza si applicano i principi generali tenendo conto delle speciali
circostanze di fatto che ci si trova ad affrontare → principio di legalità inteso nel senso della riserva
di legge, la proporzionalità e quindi misure finalizzate a risolvere l’emergenza proporzionate
rispetto alle situazioni di fatto, la temporaneità nel caso in cui il bilanciamento implica un sacrificio
di alcuni diritti.
Durante il periodo di emergenza non si può introdurre modifiche permanenti e durature
nell’ordinamento.
Gli strumenti emergenziali sono regolati dalla legislazione sulla protezione civile → si prevede che
lo stato di emergenza di rilievo nazionale sia dichiarato per la durata massima di 12 mesi,
rinnovabili eventualmente per altri 12 dal Consiglio dei ministri al ricorrere delle circostanze
indicate dalla legge e che a seguito di tale dichiarazione possano essere adottate ordinanze della
protezione civile in deroga a ogni disposizione vigente.
La tutela della libertà fisica e psichica della persona è considerata una priorità logica rispetto
all’intero impianto del sistema costituzionale democratico. Dopo l’affermazione dell’inviolabilità
della libertà personale seguono le condizioni che permettono allo Stato di limitare la libertà fisica
della persona.
Due garanzie della riserva di legge e di giurisdizione previste nel comma 2 → detenzione,
ispezione e perquisizione personale + riferimento a altre restrizioni della libertà personale
Comma 3 e 4 prevedono deroghe alle garanzie → in casi eccezionali e di urgenza si possono
adottare provvedimenti provvisori → in questi casi (arresto obbligatorio e fermo di indiziati es) il
provvedimento dell’Autorità giudiziaria è richiesto solo successivamente al fine di convalidare gli
atti adottati per verificarne i presupposti in fatto e in diritto.
Il sistema di tutela si completa con la previsione di ulteriori principi: punire ogni violenza fisica e
morale sulle persone e quello che impone alla legge di stabilire i limiti massimi della carcerazione
preventiva.
La protezione dello spazio primario di vita è la seconda delle libertà menzionate nel titolo II della
Cost. → il domicilio è inviolabile → ogni luogo di cui la persona, fisica o giuridica, abbia
legittimamente la disponibilità per attività connesse alla vita privata o di relazione e dal quale
intenda escludere terzi. Oltre all’abitazione possono essere considerati domicilio il luogo di lavoro,
la camera d’albergo, la cabina di una nave…
Art 14 definisce due tipi di tutela:
Art 15 la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono
inviolabili.
Questa libertà deve essere intesa sia come diritto di ciascuno di comunicare con altri soggetti sia
come diritto di ricevere, senza interferenze, tali comunicazioni.
La corrispondenza è libera se ed in quanto ne sia assicurata la segretezza, cioè la confidenzialità e
la riservatezza → libertà e segretezza sono due concetti connessi ma distinti dal pov della
violazione.
In alcuni casi è possibile avere limitazioni della libertà ma non della segretezza e in altri
condizionamenti della segretezza ma non della libertà
Es 1 fermo della potestà
Es 2 conversazioni sottoposte a intercettazioni
Comunicazione nozione usata in senso ampio → non riferita solo alla comunicazione epistolare
Viene specificato che la legge deve prevedere le garanzie mediante le quali l’autorità giudiziaria
può agire a limitazione di questa libertà → riserva di legge “rinforzata”
La libertà personale si riferisce alla protezione contro quei provvedimenti coercitivi dell’autorità
pubblica mentre la libertà di circolazione si riferisce alla protezione contro quei provvedimenti
obbligatori che pongono semplicemente dei limiti alla libertà di circolare e di soggiornare sul
territorio della Repubblica o condizionano a determinati obblighi il diritto di lasciarlo o tornarvi.
Art 16 in via generale per motivi di sanità o sicurezza sono previste limitazioni a questo diritto →
riserva di legge rinforzata
Art 16 prevede che sia impossibile determinare una restrizione per “ragioni politiche” e prevede la
libertà di espatrio garantita senza alcun limite specifico salvo l’adempimento degli “obblighi di
legge”.
Oggetto di tale diritto sono le manifestazioni del proprio pensiero → pensieri orali, scritti e espressi
attraverso ogni possibile altro mezzo di comunicazione a una platea di destinatari indeterminata.
Prassi e interpretazione hanno esteso il concetto a libertà di informazione di cronaca escludendo
però la diffusione di pensieri giuridicamente appartenenti ad un terzo.
Art 21 dedica la massima attenzione alla stampa come mezzo per la diffusione del pensiero.
La Costituzione con riferimento alla Stampa si preoccupa di individuare 3 principi fondamentali:
- obbligo di sottoporre la stampa a sequestro solo per atto motivato dall’autorità giudiziaria
nel caso di delitti per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi o nel caso di
violazione delle norme che la legge sessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
Disposizione che condente di disporre il sequestro della stampa periodica da parte della
polizia giudiziaria nel caso in cui vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo
intervento dell’autorità giudiziaria
- possibilità che il legislatore imponga con norme di carattere generale che siano resi noti i
mezzi di finanziamento della stampa periodica
Unico limite esplicito per tutte le forme di manifestazione del pensiero è il buon costume (senso del
pudore, pubblica decenza) → art 529 codice penale punisce gli atti osceni e gli oggetti che
secondo il comune sentimento offendono il pudore → rimangono esclusi di conseguenza quelle
azioni o fatti che si esauriscono nella sfera privata o che sono legati alla libertà di espressione
artistica (art 33 cost).
Esistono anche limiti impliciti rappresentati da interessi → diritto all’onore e alla reputazione, diritto
alla riservatezza, sicurezza dello Stato.
Il tema della libertà di manifestazione del pensiero comprende la tutela della libertà di informare e
di essere informati (libertà prevista da art. 21) → diritto di cronaca e informazione è stata ricavata
in via interpretativa
Diritto all’informazione connesso con la libertà di manifestazione di pensiero.
Dall’art. 21 è ricavabile il principio della pluralità delle fonti di info → principio di pluralismo che
deriva da pronunce della Corte costituzionale e tende ad assicurare effettività alla libertà di
manifestazione del pensiero evitando che essa possa divenire una prerogativa esclusiva in capo a
pochi soggetti.
La Corte costituzionale ha ammesso il monopolio nel settore radiotelevisivo ma lo ha sottoposto ad
una serie di condizionamenti e vincoli ricavati dalla Costituzione e diretti a creare “monopolio
aperto” cioè un sistema che garantisce la possibilità di accedere al mezzo radiotelevisivo
(pluralismo interno). Successivamente la Corte ha affinato il principio del pluralismo e considerato i
nessi della libertà di comunicazione con il principio della libertà di concorrenza (pluralismo
esterno).
Sono diritti sociali quelli che nascono da bisogni della persona (salute, lavoro, educazione,
assistenza, previdenza) e che trovano soddisfazione in quegli ambiti di vita sociale o comunitaria
necessari al libero sviluppo della persona umana fino a richiedere l’azione della Repubblica
laddove sia necessario rimuovere gli ostacoli che impediscono tale piena e libera soddisfazione
(art 3 comma 2)
Diritti sociali previsti dal titolo II ma anche dal titolo III → lavoro, assistenza, previdenza sociale
Un problema dei diritti sociali è che la loro garanzia spesso comporta un intervento dei pubblici
poteri che genera spesa pubblica. La Corte Costituzionale ha affermato che questo legame non
può intaccare il “nucleo invalicabile di garanzie minime” → è la garanzia dei diritti incomprimibili ad
incidere sul bilancio e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione.
Diritto all’istruzione & diritto alla salute entrambi diritti sociali fondamentali. Art 33 e 34
Art 33 si riferisce alla libertà dell’arte e della scienza e del loro insegnamento. → la cultura è libera
e trova espressione in diversi ambiti di vita: le scuole, le università, le accademie e le istituzioni di
alta cultura.
Art 32 tutela alla salute → intesa come relativa al singolo individuo o all’intera collettività. Diritto
collettivo alla salute legato al diritto alla salubrità dell’ambiente come diritto che implica la
promozione, la tutela e la conservazione di condizioni ambientali idonee a tutelare la salute delle
persone. Il diritto alla salute riguarda i rapporti tra cittadino e potere pubblico e i rapporti privati →
nel primo caso la legge non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana e nel
secondo caso ci si riferisce al rapporto tra privati nel caso di “danno biologico” (diminuzione dello
stato di benessere psicofisico).
Titolo IV → diritti politici, diritti mediante i quali i cittadini contribuiscono alla formazione della
volontà dello Stato
Titolo IV doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale
diritto di voto è allo stesso tempo un dovere civico nel senso che il suo adempimento risponde a
un sentimento di appartenenza e partecipazione alla vita pubblica della comunità nel momento di
maggior espressione della sovranità popolare.
Il diritto di voto spetta ai cittadini italiani che hanno raggiunto la maggiore età e che non siano
incapaci civilmente, moralmente indegni secondo la legge o condannati con sentenza passata in
giudicato comportante la perdita di tale diritto
Il voto dev’essere personale, cioè non può essere esercitato per delega o per procura, uguale
cioè “ogni testa vale un voto”, libero cioè non può essere sottoposto ad alcuna forma di violenza o
coercizione e segreto.
I partiti politici solo associazioni alle quali l’art 49 riserva una tutela ulteriore per via dell’importanza
della loro funzione nel consentire ai consociati di partecipare alla gestione della “cosa pubblica”. I
partiti politici sono associazioni di fatto e strutture di collegamento con le istituzioni del circuito
politico attraverso il ruolo di formazione, guida e indirizzo degli elettori nelle scelte di voto e la loro
proiezione, in Parlamento, nei gruppi parlamentari.
Disciplina costituzionale dei partiti: libertà al pari della libertà di associazione e diritto di non
iscriversi ad alcun partito. Sono previste limitazioni per questo diritto per alcune categorie di
consociati (es. magistrati, militari in carriera, funzionari e agenti di polizia)
Art 49 prevede pluralismo dei partiti → i cittadini possono concorrere liberamente attraverso i partiti
alla determinazione della vita politica purchè tale concorso sia effettuato con metodo democratico.
Divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista previsto dalla XII
disposizione transitoria e finale della Cost.
5. I DOVERI COSTITUZIONALI
Cittadinanza indica la partecipazione attiva ad una comunità politica. Sta a significare un legame di
appartenenza allo Stato dal quale deriva la titolarità di diritti e doveri.
Nello Stato democratico il popolo, titolare della sovranità, può essere infatti definito come l’insieme
dei cittadini.
Distinzione tra cittadini e non cittadini: i primi contribuiscono alle decisioni politiche, gli altri ne sono
esclusi → barriera costituita da legge sulla cittadinanza che determina nella comunità dei
residenti, chi sta da una parte e chi sta dall’altra e disciplina come si acquista o perde la
cittadinanza.
Per nazione si intende un’entità pregiuridica (che viene prima del diritto), costituita da una
comunità umana caratterizzata da legami capaci di produrre unità. Due definizioni sulla base del
tipo di legami che uniscono un certo gruppo umano:
L’acquisto della cittadinanza può avvenire per ius soli (diritto della terra) cioè si diventa cittadini
nascendo sul territorio dello Stato o per ius sanguinis (diritto del sangue) cioè si acquisisce la
cittadinanza per nascita da genitori cittadini.
Sotto lo ius sanguinis c’è la volontà di far sì che il popolo coincida con la nazione etnos (paesi con
sistemi chiusi – es. Italia), mentre attribuire la cittadinanza per ius soli vuol dire consentire agli
immigrati di seconda generazione di diventare immediatamente cittadini (sono ordinamenti più
aperti dal pov etnico e coincidono con stati che dall’inizio della loro esistenza hanno sperimentato
forte immigrazione – es. Australia e Canada)
La costituzione dice della cittadinanza che si tratta di materia riservata alla legge statale e sottratta
a quella regionale e che non si può esserne privati per motivi politici.
Legge 5 febbraio 1992 n. 91 “nuove norme sulla cittadinanza” → l’acquisto della cittadinanza
avviene in due modalità: per fatto naturale (nascita) o per fatto volontario (richiesta sotto
determinate condizioni)
Il bilanciamento tra la tutela dei diritti fondamentali delle persone (migranti compresi) ricade in
primo luogo sui legislatori nazionali che non sempre sono in grado di intervenire adeguatamente al
punto che sono necessari interventi dei giudici nazionali e sovranazionali che sono chiamati a
ricondurre la disciplina legislativa e gli atti amministrativi conseguenti nell’alveo dei principi
costituzionali, europei e internazionali.
Art 10 costituzione stabilisce che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in
conformità delle norme e dei trattati internazionali → si tratta di una riserva di legge rinforzata
perché solo le leggi primarie possono disciplinare la condizione dello straniero e perché le fonti
primarie devono comunque rispettare i principi e i diritti sanciti nel diritto internazionale.
Viene adottato il Testo unico sull’immigrazione (d-lgs. 286/1998) che costituisce la normativa di
riferimento in materia di ingresso e soggiorno sul territorio italiano dei cittadini di Stati non
appartenenti all’Ue.
La Corte costituzionale si è pronunciata spesso sulla legislazione in materia (binomio stranieri-
sicurezza) provvedendo a rimuovere situazioni di palese illegittimità → clandestini
Diritto di asilo (art 10): lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle
libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha il diritto d’asilo nel territorio della
Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. L’asilo si riferisce ai “migranti involontari”
cioè coloro che lasciano la propria terra d’origine alla ricerca di protezione, per motivi politici o
umanitari in un altro Stato.
In Italia però non è mai stata approvata una legge che disciplini le modalità per chiedere e ottenere
l’asilo → vuoto legislativo
Art 10 permette agli stranieri che si trovino nelle circostanze ivi indicate il diritto soggettivo di
entrare e soggiornare in territorio italiano, almeno fino all’esito dell’esame della loro domanda di
protezione.
Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati → protegge coloro che temano
di essere perseguitati per la loro razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un gruppo sociale o
opinioni politiche e che, per questo, non possono o non vogliono tornare nel loro Stato di
provenienza. Lo Stato di accoglienza non può né respingere né espellere questi soggetti.
L’asilo è previsto dall’Ue. Il diritto dell’Ue stabilisce quale sia il Paese competente ad esaminare la
domanda di protezione di un soggetto che arrivi in Europa (Regolamento di Dublino), il contenuto
della protezione internazionale e i requisiti per ottenerla, nonché gli standard minimi di garanzia da
applicarsi nell’esaminare le domande.
CAPITOLO 7 LA COSTITUZIONE ECONOMICA
1. DEFINIZIONE DI COSTITUZIONE ECONOMICA
È l’insieme delle norme costituzionali che riguardano le posizioni o le relazioni degli individui e
della Repubblica, intesi come soggetti economici.
La persona è intesa come soggetto che in conseguenza delle politiche dei settori economico,
fiscale e monetario, arricchisce il suo patrimonio. L’arricchimento, secondo gli artt. 2 e 4 è uno dei
modi in cui il singolo esprime la propria personalità e contribuisce al progresso materiale o
spirituale della società.
Le disposizioni della Costituzione economica vanno lette sistematicamente e con una conoscenza
dell’evoluzione delle politiche economiche. Queste disposizioni sono poi state oggetto
dell’integrazione europea.
2. RIFERIMENTI COSTITUZIONALI
Titolo III rapporti economici → al centro dell’attenzione c’è la persona umana, in questo caso la
figura del lavoratore, a cui devono essere garantite le condizioni minime vitali.
La repubblica è fondata sul lavoro (art 1) inteso come un’attività o funzione che concorre al
progresso materiale o spirituale della società. Viene tutelato non il lavoro in quanto tale ma il lavoro
in quanto mezzo espressivo della persona umana e dunque fattore costitutivo della società e del
suo benessere nel suo complesso.
Il lavoro costituisce un diritto ma anche un dovere e le varie attività lavorative previste dal titolo III
sono da leggersi in ottica personalistica, come specificazioni e tutele aggiuntive rispetto a quelle
poste dai principi fondamentali della Costituzione. Il costituente ha conferito una tutela maggiore
per il lavoro dipendente → favor costituzionale (es. nell’articolo sullo sciopero)
I cambiamenti delle forme organizzative del lavoro stanno spingendo a una revisione della lettura
della Costituzione nel senso di orientare gli interpreti a cercare le nuove posizioni deboli a
prescindere dalla tipologia contrattuale adottata.
Art 35 comma 2 → la Repubblica cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori,
secondo un disegno in cui il mondo dell’istruzione e mondo del lavoro si incrociano in interventi per
la diffusione delle conoscenze teoriche e pratiche indispensabili allo svolgimento del lavoro. È un
settore distinto ma connesso all’istruzione perché individua il processo formativo come
direttamente collegato al lavoro da svolgere.
Art 35 comma 3 → stabilisce la promozione degli accordi e delle organizzazioni internazionali per
l’affermazione dei diritti del lavoro. (ILO – organizzazione internazionale del lavoro)
Art 35 ultimo comma → dedicato alla libertà di emigrazione ribadita come diritto sociale in quanto
normalmente l’emigrazione avviene per ragioni lavorative.
Art 35 tutela anche l’assenza di lavoro → mancanza di lavoro è una posizione economica di
svantaggio per la quale il costituente ha approntato specifiche tutele all’art. 38. Il mercato è
cambiato verso forme di flessibilizzazione e inoccupazione temporanea richiedendo ulteriori tutele
e protezione dall’assenza episodica del lavoro che trovano fondamento nell’art. 35
Indirizzi e limiti per la tutela del lavoro dipendente si trovano all’art. 36 che costituisce il
fondamento costituzionale della legislazione sulle retribuzioni, sugli orari giornalieri, sui riposi e le
ferie, rappresentando dunque la norma basilare sullo statuto giuridico del lavoratore.
Le garanzie del lavoratore non possono essere solo riferite alla retribuzione ma anche garanzie di
salute, di svago, di partecipazione alla vita sociale. Mentre l’orario giornaliero è sottoposto a
riserva di legge, il riposo settimanale e le ferie annuali sono qualificati come diritti irrinunciabili. La
sospensione del lavoro è ritenuta essenziale per la salute del lavoratore e il mantenimento di
condizioni di salute del lavoratore non è solo un bene individuale ma interesse di tutta la comunità.
Secondo la Costituzione al lavoratore deve essere garantita una retribuzione proporzionata al
lavoro svolto. L’individuazione della corretta ricompensa segue due criteri: criterio minimo della
sufficienza e il criterio della ragionevole proporzione (tra remunerazione e lavoro svolto). L’uno è
dunque limite al di sotto del quale la ricompensa sarebbe illegittima, l’altro è parametro di
proporzionalità tra fattore lavoro e fattore retributivo. Il primo riflette l’ottica solidaristica e
dell’uguaglianza sostanziale mentre il secondo riflette l’ottica dei rapporti contrattuali in cui le parti
si scambiano beni con carattere di reciprocità.
Il limite minimo della sufficienza conferma una dimensione contrattuale e sociale. Il criterio della
retribuzione minima è importante di fronte all’inattuazione dell’art 39 sui sindacati in quanto
conferisce valore normativo ai contratti collettivi ai quali questo criterio riconosce forza vincolante,
dovuta al ruolo descrittivo delle condizioni minime salariali previste dall’art. 36.
Art 37 rappresenta un esempio di come il titolo III sia stato pensato nella prospettiva del principio
personalista e dell’uguaglianza sostanziale. → destinatari: donne e minori
Alla donna vanno garantiti i mezzi per avere una condizione di uguaglianza delle condizioni di
partenza, ovvero pari opportunità. La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e a parità di lavoro la
stessa retribuzione dell’uomo lavoratore. Quindi l’art. 37 comma 1 ha consentito l’emancipazione
legislativa e culturale del lavoro femminile e prescrive che le condizioni di lavoro devono consentire
alla donna lavoratrice l’adempimento della sua essenziale funzione familiare, assicurando alla
madre e ai figli una speciale e adeguata protezione. Alla base di questo articolo c’è la tutela dei
figli, attraverso la tutela della posizione genitoriale, e si ha quindi l’estensione delle previsioni a
tutela della maternità anche ai padri (congedo parentale – legge 92/2012).
Il testo unico delle disposizioni a sostegno della maternità e della paternità ha previsto un iniziale
trattamento previdenziale anche per le lavoratrici autonome e libere professioniste, in caso di
maternità (se ciò fosse stato previsto solo per le dipendenti avrebbe rappresentato una violazione
dell’uguaglianza formale).
Art 38 introduce in collegamento con gli art. 2 e 3 l’essenza della sicurezza sociale cioè i diritti
sociali di previdenza e assistenza che hanno come destinatari i cittadini e i lavoratori in un’ottica
solidaristica. → soggetto che ha diritto a un’esistenza libera e dignitosa in virtù del combinato
disposto del principio personalista, di quello solidaristico e di quello dell’uguaglianza sostanziale.
Art 38 ha per destinatari i lavoratori e chiede che vengano assicurati mezzi adeguati alle loro
esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia, disoccupazione involontaria. →
eventi che incidono sulla capacità lavorativa a prescindere dalla volontà del soggetto.
Aspetto più rilevante è la previdenza che si distingue dall’assistenza cioè il diritto di
riconoscimento di un aiuto a soggetti in stato di bisogno del minimo esistenziale. Un trattamento
previdenziale adeguato dev’essere in qualche modo proporzionato alla retribuzione ottenuta
durante l’attività lavorativa e al tempo stesso non inferiore a un trattamento minimo. L’assistenza,
invece, è finalizzata a non compromettere la dignità dei bisognosi (economica ed educativa), non
ha carattere mutualistico, non è indirizzata ai lavoratori ma a tutti i soggetti.
L’adozione di politiche di carattere assistenzialista ha portato all’introduzione in Italia di strumenti
normativi di diretto contrasto alla povertà come il reddito di cittadinanza e il reddito di inclusione.
La Costituzione economica non ha inteso “fissare” un determinato modello di welfare.
Art 117 include la materia della tutela e sicurezza del lavoro tra gli ambiti di legislazione
concorrente. (tra Stato e regioni) → il legislatore ha previsto un ampio ricorso alla contrattazione
dei contenuti normativi in sede di Conferenza Stato-regioni.
Artt. 39, 40 e 46 riconoscono ai lavoratori anche il diritto a partecipare alla politica economica o alle
scelte aziendali.
Art 39 riconosce il diritto di organizzazione sindacale → l’organizzazione sindacale è libera e
l’unico obbligo è quello della registrazione previa verifica del carattere democratico
dell’ordinamento interno. La registrazione conferisce loro personalità giuridica e fa sì che i contratti
collettivi di lavoro stipulati dai sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro, diventano efficaci per
tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce. → la registrazione non è mai
avvenuta per la scelta dei sindacati di restare semplici associazioni libere senza oneri e obblighi
imposti alle associazioni registrate.
La libertà sindacale dev’essere vista anche come libertà della persona, il cui esercizio è finalizzato
a correggere le asimmetrie tra forze economiche. Si tratta dunque di un diritto di partecipazione
attraverso la rappresentanza sindacale alle scelte economiche e di politiche di lavoro. Essenziale è
la volontà personale di partecipare a queste formazioni senza la quale il valore dell’attività
sindacale sarebbe preminente rispetto alla libertà del singolo di aderirvi.
La Costituzione non prevede espliciti limiti soggettivi alla libertà di istituire o aderire ad associazioni
sindacali. Diritto riconosciuto a livello internazionale ed europeo in Carte che lo riconoscono
fondamentale e incomprimibile nella sua “essenza”.
L’inattuazione della registrazione dei sindacati ha comportato problemi relativamente all’efficacia
dei contratti collettivi. I contratti collettivi sono accordi di natura privata ma ad effetti generali grazie
alla rappresentatività dei soggetti stipulanti delle categorie di lavoratori e datori di lavoro. Servono
a una regolamentazione minima del rapporto di lavoro che in contratti aziendali e individuali
dovranno rispettare. La dottrina ha ricondotto tali atti all’autonomia contrattuale privata.
Un problema creato dalla mancata attuazione dell’art. 39 è quello della rappresentanza sindacale,
per cui per molto tempo prevaleva il criterio della maggiore rappresentatività che risulta dalla
quantità di iscritti, dall’ampiezza e dalla diffusione dell’organizzazione. A seguito del referendum
abrogativo del 1993 si eliminarono i due parametri di rappresentatività: l’essere associati a
confederazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale e l’essere firmatari di
contratti collettivi di lavoro nazionali o provinciali applicati nell’unità produttiva.
Il ruolo dei sindacati è rilevante in politica economica grazie ai meccanismi di concertazione con
le istituzioni pubbliche e con le controparti sociali. La concertazione si concretizza nella
negoziazione sui contesti macroeconomici. I sindacati diventano quindi anche attori politici.
Art 40 diritto di sciopero che appartiene innanzitutto ai lavoratori dipendenti e solo in alcuni casi ai
lavoratori autonomi
Diritto di sciopero = diritto all’astensione collettiva dal lavoro finalizzata al conseguimento di un
comune interesse dei lavoratori.
Non è riconosciuto il diritto di “serrata” ai datori di lavoro. (asimmetria degli effetti) la disparità di
trattamento è giustificata dalla differenza di situazioni.
La Corte Costituzionale ha individuato il suo limite intrinseco principale ovvero quello di essere
finalizzato al conseguimento di un comune interesse dei lavoratori. Non è solo un interesse
economico diretto degli scioperanti ma può essere anche un interesse economico di altre categorie
di lavoratori, nei confronti dei quali gli scioperanti adiscono per solidarietà, o un interesse
economico di ordine generale.
Riserva di legge art. 40 con riferimento allo sciopero nei servizi pubblici essenziali. La disciplina è
importante perché lo sciopero viene limitato e condizionato dal rispetto degli altri diritti
costituzionali delle persone che lo “subiscono”. Sono previste quindi procedure di conciliazione e
garanzie minime di prestazione dei servizi pubblici essenziali in caso di sciopero.
Titolarità del diritto ai lavoratori dipendenti ma la legge 146/1990 ha previsto l’estensione del
diritto di sciopero anche a lavoratori autonomi, piccoli imprenditori e liberi professionisti nonché del
personale deputato all’apertura al pubblico regolamentata di musei e altri istituti e luoghi della
cultura.
Art 46 i lavoratori hanno diritto di collaborare nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione
delle aziende.
Anche in questo caso l’esercizio del diritto è funzionale non solo all’elevazione economica ma
anche a quella sociale del lavoro, alla promozione della persona del lavoratore, sia come singolo
sia nelle formazioni sociali a cui partecipa.
L’articolo contiene limitazioni all’esercizio del diritto di partecipazione alle aziende, che sono la
riserva di legge e l’uso del termine “collaborare” che implicherebbe una libertà del datore di lavoro
nella valutazione dell’apporto dei lavoratori.
La “sfortuna” dell’articolo è dovuta a:
Importanti nella Costituzione economica sono il diritto di iniziativa economica e il diritto di proprietà.
Art 41 e 42 sono letti sia in una prospettiva socialista che liberale. Perciò alla base dei diritti
economici c’era la convinzione che né il mercato potesse da solo garantire l’esercizio universale di
tali diritti, né che la soluzione opposta della “collettivizzazione” della proprietà o dell’impresa
potesse riuscire vincente.
Libertà economiche sono strumenti per la promozione della persona e sono suscettibili di essere
limitate laddove un esercizio privo di regolazione e controllo comprometta tale finalità.
a) impresa
Art 41 riconosce la libertà di iniziativa economica. Iniziativa significa intrapresa economica. I limiti
alla libertà di impresa → l’attività non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale e non deve
recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana.
Affinché l’attività economica pubblica o privata sia indirizzata e coordinata a fini sociali, la
determinazione dei controlli e dei programmi viene affidata alla legge.
L’art. 41 predilige l’iniziativa, pubblica o privata che sia, purché concorra alla ricchezza materiale e
spirituale del paese e che non sia esercitata secondo modalità tali da compromettere né l’una né
l’altra. Il fatto che tale libertà sia condizionato al rispetto di questi limiti, aiuta a configurarla come
non inviolabile.
Il diritto di proprietà, la libertà contrattuale e la libertà di concorrenza sono elementi senza i quali
l’iniziativa economica non potrebbe essere esercitata.
L’art 43 (si pone in continuità logica con le previsioni dell’art. 41) consente la riserva originaria o il
trasferimento allo Stato, a enti pubblici o a comunità di lavoratori o utenti di determinate imprese o
categorie di imprese.
La giustificazione della nazionalizzazione mediante espropriazione o della riserva originaria di
un’impresa o di un intero settore imprenditoriale deve rispettare una duplice condizione: il
perseguimento di fini di utilità generale e l’oggetto dell’attività economica. Il costituente voleva
evitare la nascita di monopoli privati e garantire l’erogazione dei servizi essenziali alle persone e
alla collettività in condizioni di economicità, avendo riguardo della condizione socio-economica
dell’Italia post-bellica. → gli strumenti di espropriazione di imprese o categorie di imprese sono atti
autoritativi e non di natura negoziale, quindi devono essere corredati di una serie di garanzie che
rendano certo e stabile l’ambiente economico.
L’articolo consente di modificare d’imperio la titolarità delle imprese, rendendo pubblico ciò che è
privato, cooperativo ciò che è capitalistico, con lo scopo di garantire l’erogazione di prodotti e
servizi particolarmente importanti a tutti gli individui.
L’articolo esprime la sfiducia del costituente nella capacità del mercato di provvedere da solo a una
equa e diffusa erogazione dei servizi pubblici essenziali o di offrire a condizioni di economicità e
efficienza beni e servizi in condizione di monopolio naturale. → i monopoli privati, la gestione
privata delle fonti di energia e quella seri servizi pubblici essenziali non sono in armonia con la
realizzazione dei fini di utilità generale.
Secondo il modello dell’art 43 è stata legittimata la creazione di enti pubblici incaricati di acquisire
e gestire partecipazioni in società private.
b) Proprietà
il limite all’iniziativa economica è l’utilità sociale e il limite costituzionale al diritto di proprietà è la
funzione sociale.
Art 42 la proprietà individuata dall’articolo come pubblica o privata, è riconosciuta e garantita dalla
legge che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti, allo scopo di assicurarne la
funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.
La funzione sociale va letta come affermazione della persona e rimozione di quegli ostacoli che
impediscono il raggiungimento dell’uguaglianza sostanziale. Il diritto di proprietà non è un diritto
assoluto né inviolabile ma graduabile a seconda della sua funzione.
Alla legge vengono affidati il riconoscimento e la garanzia del diritto di proprietà e l’individuazione
del significato della funzione sociale.
Art 42 è stato elaborato come “compromesso dilatorio” in cui non si volle imporre una precisa
ideologia del diritto di proprietà.
La possibilità di condizionare con legge il diritto di proprietà è stata ampiamente usata dal
legislatore → limiti alle locazioni di immobili, affitti dei fondi, distanze nelle costruzioni, vincoli
urbanistici.
La tipologia di limitazione più rilevante è costituita dall’espropriazione, che rappresenta il prototipo
dei trasferimenti coattivi della proprietà. Condizioni perché la proprietà privata possa essere
soggetta ad espropriazione: la presenza di un titolo espropriativo, la sussistenza di un interesse
generale che deve essere esplicitato nella legge, l’obbligo di indennizzo (rappresenta la
dimostrazione che l’atto autoritativo di espropriazione lede un diritto). L’indennizzo non equivale al
valore di mercato del bene perché il perseguimento dell’interesse generale può richiedere
l’imposizione di un sacrificio.
La Corte costituzionale con le sentenze 348 e 349/2007 ha dichiarato illegittimi i criteri di calcolo
dell’indennizzo, perché non proporzionati al valore dei beni.
Art 44 tutela della proprietà privata terriera. Prevede una riserva di legge per l’imposizione di
obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, la fissazione di limiti alla sua estensione, la
promozione e l’imposizione della bonifica, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle
unità produttive, l’aiuto alla piccola e media proprietà terriera.
I costituenti vollero tenere distinte la proprietà e le attività agricole e indicare non solo l’oggetto
della riforma agraria ma anche le finalità (razionale sfruttamento del suolo e fissazione di equi
rapporti sociali). L’art 44 è stato utilizzato per legittimare interventi puntuali come incentivi
finanziari, agevolazioni fiscali, interventi per la gestione dei terreni agricoli di montagna…
c) Risparmio
Art 47 forma particolare di proprietà: il risparmio
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme e disciplina, coordina e controlla
l’esercizio del credito.
1993 viene approvato il Testo unico bancario e nel 1998 il Testo unico in materia di
intermediazione finanziaria. L’attività di risparmio è tutelata dalla Costituzione in quanto risorsa
indispensabile alla ricchezza delle persone e del paese.
Il risparmio è ritenuto una modalità di garanzia degli investimenti e uno strumento di distribuzione
della proprietà e della ricchezza.
Tra le modalità di risparmio popolare il comma 2 tutela le più importanti per la realizzazione
individuale: esse sono la proprietà dell’abitazione, la proprietà diretta coltivatrice e il diretto o
indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del paese.
L’articolo non fa esplicito riferimento alla moneta ma una delle interpretazioni della norma ritiene
che esso si desuma sulla base del legame tra tutela del risparmio e esercizio del credito. Il
costituente presupponeva un tendenziale equilibrio della moneta → oggi la politica monetaria è
però di competenza dell’UE.
2.5 IL FISCO
Costituzione fiscale → si tratta di una parte della Costituzione economica diretta a incidere sul
patrimonio economico dei soggetti dell’ordinamento, spostando flussi finanziari da questi allo
Stato, con la finalità di contribuire alle spese pubbliche.
Art 23 prevede che lo Stato possa imporre al cittadino sia l’obbligo di prestazioni personali che di
prestazioni patrimoniali.
Il rapporto tributario si configura come un rapporto obbligatorio, garantito dalla riserva di legge
come indice di democraticità e motivato da una duplice ratio. In primo luogo, la prestazione
patrimoniale si giustifica nell’ottica solidaristica, per cui agli individui può essere richiesto un
sacrificio economico se motivato dall’esigenza di solidarietà nei confronti dei consociati. In
secondo luogo, in una prospettiva mutualistica, la prestazione patrimoniale costituisce anche un
obbligo di dare in ambio dell’erogazione pubblica di taluni beni e servizi di cui il soggetto obbligato
alla prestazione può avvantaggiarsi.
L’espressione “prestazione patrimoniale” non si riduce alle sole prestazioni tributarie, ma potrebbe
comprendere anche prestazioni di altro genere, purchè aventi per effetto un depauperamento del
privato a favore di un ente pubblico. Il pagamento dei tributi rappresenta la categoria principale di
prestazioni patrimoniali
Art 119 riconosce una autonoma capacità impositiva delle regioni, salva la competenza dello Stato
a fissare i principi fondamentali del coordinamento tributario. I tributi che le regioni possono istituire
con legge sono tributi regionali e locali. Articolo riconosce l’autonomia di entrata e spesa delle
regioni e degli enti locali.
Per evitare un’eccessiva disparità di trattamento tra gli enti, l’articolo prevede comunque
l’esistenza di un fondo perequativo statale per i territori con minore capacità fiscale per abitante, e
di risorse aggiuntive statali, se necessarie alla rimozione degli squilibri economici e sociali.
Art 53 completa la Costituzione fiscale e esplicita l’obbligo di contribuzione come categoria
delle prestazioni patrimoniali. Concorrere alle spese pubbliche è un dovere da esercitare in base
alla capacità contributiva e il criterio della progressività.
Il dovere di contribuzione deriva dall’interesse dello Stato ad acquisire le risorse finanziarie
necessarie a erogare i servizi e a garantire lo sviluppo della collettività, in diretta connessione con
la garanzia dei diritti sociali.
Con la capacità contributiva il costituente intende affermare che presupposto del pagamento dei
tributi deve essere l’esistenza di eventi che possono aver conferito una certa forza economica al
contribuente, e che, generando ricchezza, devono rimanere per una parte nella sua disponibilità,
per il soddisfacimento dei suoi bisogni essenziali, e essere destinati in una certa quota alle casse
dello Stato.
La soglia di indisponibilità per l’erario statale viene misurata dal legislatore col criterio della
progressività, che determina l’entità del prelievo fiscale rispetto alla ricchezza de contribuente. →
si tratta di un principio di equità tributaria. Consente un depauperamento più che proporzionale nei
soggetti più capaci dal pov contributivo e meno che proporzionale in quelli meno capaci. Non è un
principio di giustizia formale ma di equità tributaria, riconducibile alla solidarietà collettiva e all’art. 2
Il costituente non ha scelto un modello economico preciso dando la possibilità alla Costituzione
economica di attuarsi grazie agli interventi dello Stato volti a rimediare ai fallimenti di mercato.
Gli interventi dello Stato non sono considerati come inevitabili ma come sussidiari e strettamente
finalizzati al raggiungimento della solidarietà sociale e della piena promozione umana.
Fase interventista (anni Novanta):
Interventi diretti (nel 1993 c’era un ministero apposito) che si occupavano delle “partecipazioni
statali” e quindi degli indirizzi e degli orientamenti della gestione diretta di alcuni settori economici
da parte dello Stato. Interventi avvenivano secondo due modelli: o lo Stato gestiva il settore
direttamente tramite enti oppure tramite enti di gestione di cui aveva il controllo.
Interventi indiretti si tratta di finanziamenti che consistevano in contributi a fondo perduto, premi e
crediti agevolati. (qualsiasi forma di programmazione, generale o settoriale)
Già nel 1980 venivano richieste le misure per garantire l’equilibrio alla lira (rigore della politica
monetaria), ma il disavanzo continuava a crescere fino alla crisi valutaria del 1992. L’adesione al
trattato CEE e le successive modifiche hanno fatto virare la Costituzione economica dell’Italia
verso una forma di neoliberismo in cui il principio di libertà di concorrenza e la creazione di un
mercato unico aperto hanno inciso fortemente sul governo dell’economia.
Obiettivo: promozione di uno sviluppo delle attività economiche
Strumenti: le quattro libertà → di circolazione delle persone, dei servizi, delle merci e dei capitali.
Libertà di concorrenza crea un sistema economico regolato. Il divieto di aiuti di Stato e l’obbligo di
apertura dei mercati provocano l’ustione della compatibilità dei monopoli pubblici e degli interventi
diretti dello Stato. I principi di rigore finanziario hanno imposto un risanamento dei conti pubblici
e un controllo dell’equilibrio finanziario che hanno obbligo gli Stati con un disavanzo eccessivo a
cercare di fare cassa anche attraverso la cessione delle proprie partecipazioni azionarie.
L’inglobamento della politica monetaria ha chiuso la possibilità per gli Stati di utilizzare la leva
inflazionistica per abbassare nominalmente i debiti (unione economica e monetaria confermata nel
1988). La privatizzazione degli enti pubblici economici e la liberalizzazione dei mercati hanno
rappresentato una necessità per il risanamento pubblico ma anche un obbligo nei confronti del
sistema dell’Ue. Sono processi ancora in corso (es. servizi pubblici ancora in concessione o
partecipati dagli enti locali).
Fino a oggi le regole dell’Ue hanno richiesto un sempre maggior sposamento del ruolo delle
autorità pubbliche in economia da una funzione di programmazione e intervento diretto a una
funzione regolativa e arbitrale orientata al controllo del rispetto delle regole di libero mercato
concorrenziale da parte degli operatori economici.
L’emergere di una nuova cultura preoccupata della stabilità monetaria e finanziaria e della
correttezza dei comportamenti nel mercato può consentire una lettura diversa della Costituzione
economica. Ciò grazie al valore costituzionale principio di sussidiarietà che potremmo considerare
come il fattore che reciprocamente delimita l’iniziativa privata e l’intervento pubblico nel fine ultimo
dello sviluppo della persona umana. → inserito esplicitamente nel 2001 ed è un principio
fondamentale per la distribuzione dei poteri e delle competenze visto che il Trattato di Maastricht lo
ha posto come criterio guida per regolare i rapporti tra la Comunità europea e gli Stati membri.
L’intervento pubblico è giustificato solo se e fino a dove è necessario ad aiutare gli individui sia
come singoli sia come corpo sociale, nel loro sforzo di costruire una società più sviluppata e in
definitiva più giusta e umana. La sussidiarietà è intesa sia come limite dell’intervento pubblico che
come fonte della sua legittimità, è il criterio di individuazione di quel giusto equilibrio che spesso è
stato definito quanto alla Costituzione economica, come modello misto.