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I PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE

La costituzione dà vita ad un ORDINAMENTO SOCIALE e di conseguenza lo sviluppo dei


DIRITTI più importanti. Lo stato ha un ruolo attivo nella composizione dei CONFLITTI
SOCIALI e deve intervenire per limitare le disuguaglianze. (Ridimensionamento dei diritti di
PROPRIETA’ ed ECONOMICI). La costituzione non è più un patto tra parlamento e re ma
tra FORZE DIVERSE (partiti). Ci sono dei limiti della costituzione che non possono essere
toccati: i primi 12 articoli sono quelli più fondamentali. Le disposizioni contenute in questi 12
articoli sono delle norme che caratterizzano il nostro assetto costituzionale della repubblica
italiana (non sono sottoposti a revisioni). I principi costituzionali più importanti sono:
● PRINCIPIO DEMOCRATICO
● PRINCIPIO PERSONALISTA
● PRINCIPIO DI PLURALISTA
● PRINCIPIO DI EGUAGLIANZA
● PRINCIPIO LAVORISTA
● PRINCIPIO DI LAICITA’
● PRINCIPIO AUTONOMISTICO
● PRINCIPIO INTERNAZIONALE-PACIFISTA

PRINCIPIO DEMOCRATICO - articolo 1 comma 2


ARTICOLO 1 COMMA 2- La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e
nei limiti della Costituzione.
Storicamente i poteri sovrani nell’epoca della monarchia facevano capo al re, nell’epoca
liberale facevano capo alle istituzioni statali mentre negli ordinamenti democratici il potere
sovrano è nelle mani del popolo. Il popolo va inteso come esercizio del potere (non solo la
fonte ideale di tale potere). Questa sovranità deve essere esercitata nelle forme e nei limiti
della Costituzione. I canali su cui si esplica il potere è nel momento in cui il cittadino vota ->
scegliendo chi li rappresenta nelle assemblee. Altro esempio è la democrazia diretta, in cui
si è chiamati a decidere direttamente su alcune vicende, come con il referendum. Anche
nelle libertà individuali facciamo esercizio della sovranità (manifestando ed esprimendo la
nostra opinione). La sovranità si esplica in maniere diverse e con dei limiti perché altrimenti
si cadrebbe in anarchia. Tra i vari poteri non tutti devono necessariamente arrivare da una
scelta rappresentativo-politico: il POTERE GIUDIZIARIO non è scelto secondo una scelta
politica, ma sono scelti secondo un criterio di competizione dando prove di avere delle
competenze. Questo non toglie democraticità allo stato perché non hanno indirizzo politico,
ma di controllo del rispetto della legalità, serve per limitare il potere della maggioranza.

PRINCIPIO PERSONALISTA - articolo 2


ARTICOLO 2- La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento
dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
-> ha le sue origini storiche dalle costituzioni '700esca come nel Bill of Rights -> uomini
hanno dei diritti inviolabili, connaturati all’uomo che le autorità devono rispettare. Si
utilizza il verbo riconoscere perché è qualcosa che c’è ed esiste (i diritti).
Quali sono i diritti inviolabili? Nelle costituzioni ‘700esca si riferivano a libertà di religione,
manifestazione ecc, in quelle moderne si aggiungono i diritti sociali fondamentali per le
libertà. Bisogna comprendere che il legame tra le due è molto stretto - il cittadino può
godere delle libertà quando ha possibilità di vivere in condizioni dignitose. I diritti
sociali derivano dalla sanità, istruzione, ecc. La tutela dei diritti sociali ha trovato una
sanzione a livello internazionale.
In questo articolo oltre a far riferimento ai diritti si fa riferimento all’adempimento dei doveri -
in qualche modo c’è un sistema di diritto inviolabili e doveri adempiuti che trovano il loro
punto d’incontro nella persona. Si chiama principio personalistico perché l’oggetto
dell’articolo è la persona, dato che diritti e doveri fanno riferimento alla persona. Inoltre fa
riferimento al principio PLURALISTICO: garantisce i diritti anche alle formazioni
sociali (l’uomo che si associa con altri).

PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA- articolo 3


ARTICOLO 3- Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
1 comma- riprende affermazioni di stampo liberale: sancisce il principio di uguaglianza
davanti alla legge. L’idea è che nessuno può essere esentato dall’obbedire alla legge e non
si possono fare differenziazioni in base ai criteri, la legge si applica a tutti (senza distinzione
di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali). E’ un'idea
che nasce già nel preambolo della costituzione francese- eliminando le differenziazioni di
ceto sociale. Il contenuto stesso della legge non deve essere discriminatorio nel disciplinare
una determinata materia (es. se si dicesse che c’è una riduzione delle tasse universitarie per
chi ha un reddito minore di 20.000 non è una discriminazione ma rafforza il principio di
uguaglianza, perchè c’è ragionevolezza- aiuta coloro che non possono accedere
all’università).
2 comma- è una legge emanata solo nel 20esimo secolo. La repubblica devono eliminare gli
ostacoli che limitano le libertà e deve agire qualora non vigesse l’uguaglianza. I pubblici
poteri devono consentire il pieno sviluppo della persona e la partecipazione
all’organizzazione politica. Norme di questo tipo le ritroviamo solo negli ordinamenti
democratici-sociali.

PRINCIPIO LAVORISTA- articolo 1 e 4


Articolo 1 comma 1- L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Questa norma ha 4 parole chiave. La prima è «Italia». Non si parla più di «Stato» come era,
in precedenza, nello Statuto Albertino, l’antenato della nostra Costituzione. La seconda
parola chiave è «Repubblica». I costituenti hanno infatti voluto sottolineare la cesura
rispetto al passato, caratterizzato dalla monarchia. La terza parola chiave è «Democrazia».
L’Italia è una repubblica democratica in quanto voluta e proclamata dal popolo. L’Italia
nasce come Repubblica a seguito di una votazione a suffragio universale a cui
parteciparono tutti i cittadini aventi diritto al voto. La quarta parola chiave è «Lavoro»,
perché il lavoro ha una duplice funzione. Da un lato nobilita l’uomo, dall’altro
contribuisce al miglioramento della società. Ma non solo. Il lavoro viene inteso come
diritto per eliminare gli sfruttamenti e quelle forme di “dipendenza-schiavitù” spesso
utilizzate, purtroppo non solo nel passato, per negare i diritti personali. Insomma, il diritto al
lavoro è lo strumento principale per garantire l’uguaglianza e la dignità delle persone.
Articolo 4- La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le
condizioni che rendano effettivo questo diritto.Ogni cittadino ha il dovere di svolgere,
secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al
progresso materiale o spirituale della società.
Il diritto al lavoro è qui inteso come principio e non come norma giuridica: detto in altri
termini, lo Stato ha il dovere di sviluppare le condizioni idonee a che ciascuno possa
lavorare, non il dovere di trovare un lavoro a chi ne è privo. Da questo punto di vista il
diritto al lavoro è come il diritto alla salute: tutti hanno il diritto di essere curati, ma nessuno
può pretendere che lo Stato ripristini una condizione di salute nel malato, perché un potere
di questo genere non appartiene allo Stato. Il diritto morale del singolo ad avere un lavoro va
di pari passo con il dovere a contribuire al progresso dell’intera società. Come in altri articoli,
anche in questo la dimensione individuale non annulla quella collettiva ma le due dimensioni
si integrano, nella convinzione che tra il singolo e la collettività esista un legame inscindibile.

PRINCIPIO DI LAICITA’ articolo 7 e 8


Articolo 7- Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e
sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate
dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Articolo 8- Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le
confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri
statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo
Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Lo Stato italiano è laico, ossia non professa una particolare religione né privilegia una
religione rispetto alle altre. In realtà per decenni, fino al 1984, il cattolicesimo è
rimasto la religione di Stato. Per ragioni storiche e culturali (la presenza del papa a Roma;
il forte radicamento del cattolicesimo presso la popolazione; la nascita dell’Italia, che ha
comportato la fine dello Stato pontificio), era impossibile non dedicare un passaggio
specifico della Costituzione al rapporto tra Stato e Chiesa cattolica.

Insieme all’art. 7, questo articolo regola la professione della religione in Italia; mentre
tuttavia l’art. 7 si riferisce al solo cattolicesimo, data la sua rilevanza nella storia e nella
società italiana, l’art. 8 si riferisce a tutte le altre confessioni ed esprime il principio del
pluralismo religioso. In realtà, fino a quando nel 1984 il cattolicesimo non ha cessato di
essere religione di Stato, questo principio era negato nei fatti. Occorre prestare attenzione
alla formulazione adottata dall’articolo: le religioni sono egualmente libere, a patto di
rispettare la legge italiana, ma sono necessarie intese per regolare i loro rapporti con
lo Stato. Lo Stato non riconosce quindi religioni “personali” o di gruppi che non
dialogano con lo Stato. Sul contenuto dell’art. 8 si è espressa però la Corte costituzionale
nel 1993: non è legittimo discriminare una religione, perché tutte le religioni rappresentano i
bisogni religiosi di chi le pratica.

PRINCIPIO AUTONOMISTICO articolo 5


Articolo 5- La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali;
attua nei servizi che dipendono dallo stato il più ampio decentramento amministrativo;
adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia del
decentramento.

Dire che l’Italia è una e indivisibile significa affermare l’indivisibilità dello Stato italiano in più
Stati e quindi l’illegalità di ogni tentativo di rendere indipendente una parte dello Stato. Nello
stesso tempo, però, questo articolo sottolinea l’importanza del decentramento
amministrativo e dell’autonomia. Ciò equivale a dire che l’Italia è uno Stato unitario, ma
non accentrato dal punto di vista amministrativo, e nel quale i cosiddetti enti locali, cioè le
Regioni, le Province e i Comuni, svolgono un ruolo fondamentale. La valorizzazione di
questi enti non ha solo uno scopo di efficacia amministrativa, ma deve consentire una
maggiore partecipazione dei cittadini alla vita politica. All’epoca della Costituzione
l’istituzione delle Regioni, che pure venne completata solo negli anni Settanta, aveva anche
lo scopo di contrastare i movimenti antiunitari.

PRINCIPIO INTERNAZIONALE articolo 10-11


Articolo 10: L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale
generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in
conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo
Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha
diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è
ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.

Accordi fra strati: c’è un’apertura rispetto alle fonti che provengono dall’ordinamento
internazionale. I successivi passaggi si concentrano invece sulla condizione dello
straniero in Italia, in una situazione sia di normalità sia di eccezionalità: nel primo caso
si intende la situazione di uno straniero che si trova in Italia per lavoro, turismo, scelta di vita
ecc.; nel secondo, invece, la drammatica situazione di chi si trova in Italia per sfuggire alla
mancanza di libertà del suo Paese di origine, o di chi si rifugia in Italia perché nel suo Paese
è accusato di reati politici (come accade a chi in Paesi non democratici ha criticato il
Governo, promosso manifestazioni, scoperto scandali politici…) o non può esercitare le
libertà democratiche. In questo caso la Costituzione accorda allo straniero, a certe
condizioni di legge, il diritto di asilo, ossia di una “sicura” ospitalità.

Articolo 11: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità
con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la
pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte
a tale scopo.

ripudio della guerra è un principio pacifista. E’ una norma sulla politica estera e sulla
base di quest’articolo sono discusse le legittimità su alcune missioni all’estero -> se create
dalle Nazioni Unite non creavano problemi, ma alcuni interventi in sede di NATO
creavano discussioni. L’italia consente limitazione della sovranità italiana per aderire ad un
ordinamento che consenta la pace. ONU -> obbligare gli stati membri a limitazioni sull’uso
della forza nelle relazioni internazionali (non hanno mai messo in azione le forze militanti),
spesso concordate con gli altri Stati. Hanno come organo principale l’assemblea generale
composta da tutti gli stati membri, poi c'è il consiglio di sicurezza (15 membri, di cui 5
permanenti con potere di veto tra cui russia, cina, usa, francia e uk). Fa parte di questo
organismo la corte costituzionale ad AIA.
Inoltre sono sorte altre organizzazioni sovranazionali con la finalità di tutelare i diritti
fondamentali dell’uomo (evoluzionismo della costituzione) e obbligare gli stati al rispetto di
tali. In particolare il Consiglio d’Europa nato nel 1949 e ha tra i suoi scopi quello di tutelare
i diritti dell’uomo e concludere accordi per armonizzare le pratiche giuridiche tra i vari stati
membri. Il c.e riguarda un territorio regionale (una parte del mondo), composto da
un'assemblea parlamentare e comitato di ministri. (Diversa da comunità europea). Crea dei
vincoli agli stati.
Fu approvata negli anni 50 la convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e
delle libertà fondamentali (approvata nel consiglio d’Europa) vincola gli stati membri e fu
istituita la corte europea di Strasburgo. Gli stati aderenti sono 47. Trova un fondamento
nell’articolo 11 italiano, si è sottoposto ad una giurisdizione di sovranità.
Integrazione italiana europea:
1951 fu fondato la ceca
1957 si dette vita all'euratom e alla cee, nel corso degli anni sono aumentati gli stati
aderenti e il fondamento delle comunità ha assicurato la pace e la giustizia tra i paesi (al
fatto che decidono le istituzioni -> integrazione degli stati europei)
Fondamento costituzionale su cui si sono basate le limitazioni di sovranità e
sull’integrazione: si rispettano i regolamenti approvati in sede Europea. L’articolo 11 ne è
fondamento.

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