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CAPITOLO 14 – LIBERTA’ E DIRITTI

I DIRITTI. IL PRINCIPIO D’EGUAGLIANZA


14.1 LIBERTA’ E FORMA DI STATO + 14.2 LIBERTA’ POSITIVE E LIBERTA’ NEGATIVE
La storia delle libertà appare strettamente connessa con l’affermarsi dello Stato costituzionale moderno.
Lo sviluppo del costituzionalismo è scandito dal ruolo assegnato alle libertà, dalle modalità della loro
declinazione giuridica e dalle forme della loro tutela.
 Nello Stato liberale le libertà sono la traduzione sul piano del diritto costituzionale della libertà naturale
e hanno una vocazione garantistica, di protezione del singolo nei confronti del potere politico (la libertà
disegna attorno all’individuo un cerchio magico in cui nessun potere può penetrare e questo cerchio
costituisce uno spazio vuoto di diritto in cui la libertà naturale può spiegarsi; la libertà è uno spazio di
liceità, lasciato libero dal diritto;).
Fondamento metagiuridico di carattere naturalistico: le libertà sono sancite a livello di principio dalle
Carte costituzionali, limitate e disciplinate dalla legge, che traccia la linea di confine fra la sfera privata e
quella pubblica.
 Nello Stato di democrazia pluralista, l’idea di libertà cambia: dalla visione naturalistica si passa alla
libertà quale libertà di tutti, con l’obiettivo politico costituzionale di garantire a ciascuno eguali
possibilità di sviluppare la propria persona senza ostacoli. La libertà si radica nel diritto positivo e trova
il suo fondamento, misura e limite all’interno della Costituzione.
I limiti connessi alle libertà: ogni singola libertà e l’esercizio della stessa deve coordinarsi in concreto con
le altre libertà e con il loro esercizio. Questo coordinamento è svolto dai poteri costituzionali.
La libertà costituzionale della democrazia pluralista è libertà giuridica ed è composta da una serie
di pretese verso lo Stato e gli altri individui.
Nel dettaglio, le situazioni giuridiche soggettive riconnesse alle libertà sono:
 Pretese di non-interferenza del prossimo in specifici ambiti di pertinenza del soggetto (libertà
negativa si incentra sull’oggetto: la definizione di un ambito protetto da interferenze esterne).
 Pretese di poter operare scelte senza patire condizionamenti esterni tali da alterare le decisioni
assunte (libertà positiva, volta a garantire all’agente un certo margine di autonomia, si focalizza
sul soggetto e sulle chances of life di cui dispone).
Non è possibile ripartire con nettezza le libertà costituzionali in positive e negative; ciascuna libertà
dà luogo a pretese che è possibile classificare secondo questa dicotomia.
È utile sottolineare come entrambi gli aspetti rilevino all’interno della strategia istituzionale delle
libertà.

14.3 I DIRITTI NEL DISEGNO COSTITUZIONALE: LA PLURALITA’ DELLE SITUAZIONI PROTETTE


La posizione del cittadino e, più in generale, della persona è determinata da una ricca pluralità di
situazioni giuridiche soggettive, classificate in:
1. Rapporti civili corrispondono alle libertà fondamentali (diritti di prima generazione).
2. Rapporti etico-sociali riguardano la tutela accordata ad alcuni bisogni qualificati.
3. Rapporti economici riguardano le posizioni giuridiche riconosciute in favore del lavoro e nei
confronti dell’iniziativa economica.
4. Rapporti politici riguardano le posizioni attraverso le quali il cittadino è nella condizione di
partecipare attivamente alla vita della comunità politica.
I primi tre articoli della Costituzione contengono i fondamenti normativi generali disegnando le
coordinate di riferimento della forma di Stato:
art. 1 – forma democratica dell’ordinamento repubblicano
art. 2 – il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili
art. 3 – il principio di eguaglianza formale e sostanziale
I diritti costituzionali garantiscono la protezione del soggetto nei confronti di interferenze da parte di
terzi ed assicurano al medesimo la possibilità di partecipare all’organizzazione politica, economica e
sociale del Paese e di svolgere liberamente la propria personalità.
Non solo sono garantite specifiche istanze di libertà negativa e positiva, ma è altresì riconosciuto il diritto
a ricevere prestazioni positive che rispondano ad alcuni bisogni fondamentali, come la salute.
L'autonomia del singolo è riconosciuta non solo nei confronti dello Stato ma anche nei confronti di tutte
le altre formazioni sociali.
La configurazione della Prima Parte del testo costituzionale è fondata sull’idea della socialità progressiva
e presenta uno schema a piramide rovesciata:
 prima di tutto si rimarca la centralità dell'individuo rispetto allo Stato (libertà personale), la sua
protezione si amplia in quella accordata ai luoghi di privata dimora e alle relazioni di carattere
strettamente personale
 Progredendo nel senso di apertura del singolo verso la comunità in cui vive, la libertà personale si
proietta nella libertà di circolazione nel territorio della Repubblica e in quella di espatrio
 La seconda sfera di protezione riguarda la partecipazione del singolo alla comunità in cui vive e alle
formazioni sociali non qualificate (libertà di riunione, di associazione, di culto + manifestazione della
libertà di pensiero)
 Successivamente viene in rilievo la posizione della persona all’interno di formazioni sociali
qualificate (famiglia, scuola, libertà sindacali e diritto di sciopero)
 Contesto delle relazioni di carattere economico (libertà di iniziativa economica)
 l'ultima sfera è costituita dai diritti che garantiscono la partecipazione alla comunità politica (a
partire dal diritto di voto)
DIRITTI, OBBLIGHI E DOVERI
La maggior parte delle situazioni soggettive passive è funzionale alla garanzia delle situazioni attive.
Gli obblighi sono direttamente correlati a un diritto; i doveri difettano di tale collegamento diretto (il
collegamento può essere indiretto o mancare del tutto) e possono radicarsi anche in altri valori
costituzionali.
I DIRITTI INVIOLABILI
L’art. 2 Cost.: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia
nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili
di solidarietà politica, economica e sociale.”
Tale disposizione coinvolge l’idea di persona sottesa all’impianto costituzionale e il rapporto che
intercorre tra essa, lo Stato-apparato e la collettività. La persona non è immaginata alla stregua
dell’individuo isolato della tradizione liberale ma è soggetto situato nella realtà sociale, che sviluppa se
stesso anche nelle relazioni interindividuali.
L’art. 2 incorpora tre principi:
Principio dell’anteriorità della persona rispetto all’ordinamento
Principio del rango parimenti primario dei valori della dignità umana e della socialità
Principio dell’anteriorità dei diritti della persona e delle comunità sociali rispetto allo Stato

La disposizione presenta alcuni profili problematici:


rapporto tra diritti inviolabili, diritto positivo e Stato: si potrebbe erroneamente dedurre che i
diritti inviolabili abbiano un’esistenza propria che precede il loro riconoscimento da parte dello
Stato e del diritto positivo; non si trattano di diritti innati dunque tale interpretazione risulta
errata. Si ricorda che non esiste una coincidenza tra diritto statale e diritto positivo.
concetto di inviolabilità e le sue conseguenze: l'inviolabilità implica l'impossibilità che tali
situazioni giuridiche soggettive siano oggetto di una revisione che ne alteri il contenuto
essenziale.
I diritti inviolabili sono: assoluti, originari, indisponibili, imprescrittibili, intrasmissibili e
irrinunciabili.
Rapporto tra diritti inviolabili, persona e formazioni sociali: l’art.2 riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo inteso sia come singolo che all’interno delle formazioni sociali.
 Si potrebbe portare alla definizione di situazioni giuridiche in capo alle stesse formazioni
sociali, ma queste ultime non sono mai da considerarsi titolari originari dei diritti inviolabili
ma bensì divengono titolari di situazioni giuridiche soggettive solamente per garantire
maggiore tutela alla persona;
 Il soggetto può far valere tali situazioni giuridiche fondamentali anche nei confronti delle
stesse formazioni sociali ove egli svolge la propria personalità.
Quali sono i diritti inviolabili: sono classificati come tali non solo i diritti espressamente sanciti
dalla Costituzione (libertà personale, domicilio, corrispondenza e diritto di difesa), ma anche
quelli che derivano da una lettura ampliativa dei diritti sanciti dalla Costituzione, considerando
l’art. 2 come clausola interpretativa generale. È infatti necessaria una lettura che si possa
adeguare alle continue evoluzioni della società.  Sul piano concreto, tutto ciò si traduce nella
tendenza della Corte Costituzionale a ricavare diritti “nuovi” soltanto attraverso un’opera di
“combinazione” tra più disposizioni costituzionali. Non è né una clausola da leggersi in senso
strettamente letterale né una clausola completamente aperta, ha dei limiti entro la quale si
muove.
I diritti inviolabili sono volti a promuovere l’integrazione sociale e politica della persona nella
comunità.
L’IMPUTAZIONE DEI DIRITTI COSTITUZIONALI, TRA UOMO E CITTADINO
L’art. 2 si riferisce genericamente ai diritti dell’uomo; tuttavia un’ampia pluralità di disposizioni
costituzionali sono invece riferite al cittadino.
Dal punto di vista storico, i diritti di partecipazione alla comunità politica sono riservati ai componenti
della collettività nazionale, mentre le libertà negative sono riconosciute a chiunque. Tale visione risulta
però particolarmente restrittiva e non si adatta al contesto della democrazia pluralista.
Per quanto riguarda la nostra Costituzione, un primo criterio potrebbe essere quello testuale,
riconoscendo al solo cittadino le prescrizioni espressamente dedicate a questi e allo straniero quelle
intestate alla generalità dei soggetti.
Più proficuo sembra esaltare il ruolo dei valori sottesi alle singole situazioni giuridiche soggettive e
operare una distinzione a seconda delle pretese tutelate dai diversi diritti.
Di conseguenza, le situazioni giuridiche più direttamente collegate al rispetto della persona nella sua
individualità spettano alla generalità degli uomini, indipendentemente dalla categoria astratta in cui si
può collocare la singola pretesa.
L’art. 10 definisce la disciplina della posizione del “non cittadino” e sancisce due diversi principi:
 La previsione per cui “la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità
delle norme e dei trattati internazionali”
 L’individuazione di un diritto specificatamente dedicato allo straniero, e cioè il diritto d’asilo, che
spetta al soggetto a cui “sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche
garantite dalla Costituzione italiana”.
Essa garantisce allo straniero quelle situazioni giuridiche soggettive protette dal diritto sovranazionale
vigenti in Italia e in particolare i diritti che scaturiscono dalla Convenzione europea per la salvaguardia
dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Il riconoscimento di tali situazioni giuridiche soggettive non è subordinato a clausole particolari e al
principio di reciprocità.

Il diritto d’asilo è una situazione giuridica soggettiva riconosciuta al solo non cittadino, che ne
impedisce l’espulsione verso il Paese di provenienza e verso paesi terzi non sicuri. Ai fini di
riconoscimento è necessario che l’esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione
Italiana sia inibito in concreto; non è indispensabile che l’asilante sia oggetto di una persecuzione politica
nel Paese d’origine.

14.4 L’EGUAGLIANZA: LA DECLINAZIONE DEL PRINCIPIO NELLO STATO DI DEMOCRAZIA PLURALISTA


Il principio di eguaglianza (art. 3 Cost.) definisce, con la forma democratica della Repubblica e la garanzia
dei diritti inviolabili, i fondamenti normativi generali dell’assetto costituzionale.
Al pari delle libertà, è legato all’emergere dello Stato costituzionale moderno e le evoluzioni dell’uno
hanno segnato quelle dell’altro.
L’eguaglianza all’interno dello Stato liberale si pone essenzialmente come eguale forza giuridica della
legge (necessità che la legge si imponga nella stessa misura nei confronti di chiunque; si tratta dell’idea
della generalità e dell’astrattezza della norma giuridica).
Nello Stato di democrazia pluralista il principio di uguaglianza smette di essere un principio solo
giuridico, ma inizia a porre l’accento sul soggetto, le cui condizioni devono ricevere eguale
considerazione da parte del Legislatore (si riconosce che può costituire violazione del principio non
solo il trattamento diverso di situazioni affini, ma altresì l’eguale trattamento di situazioni
sostantivamente differenziate).
La diversa declinazione della libertà porta ad una diversa lettura del rapporto tra libertà ed eguaglianza.
I due termini si integrano e supportano vicendevolmente: l’eguaglianza diviene un fattore di protezione
del soggetto e delle sue libertà.
IL PRINCIPIO NELLA COST. REPUBBLICANA: L’EGUAGLIANZA FORMALE ed EGUAGLIANZA SOSTANZIALE
ART. 3 COST.: “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto
la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
La Costituzione repubblicana tratta del principio di eguaglianza all’art. 3 che sancisce due distinte
declinazioni del principio: l’eguaglianza in senso formale (comma 1) e in senso sostanziale (comma 2).
I due versanti sono legati dall’incipit dell’articolo 3 e, pur nelle rispettive differenze, hanno una vocazione
unitaria.
 Eguaglianza formale è espressa dalla formula dell’eguaglianza davanti alla legge e la disposizione
esprime la necessità a che la legge dia eguale rilievo alle condizioni di tutti i soggetti
dell’ordinamento; si tratta di evitare discriminazioni arbitrarie e di trattare diversamente quelle
situazioni caratterizzate da differenze significative (la differenza di trattamento deve essere
ragionevole; restano lecite le “azioni positive”, ovvero differenze di trattamento fatte per favorire
classi di soggetti che diversamente sarebbero penalizzati in concreto).
Il corretto adempimento di tale prescrizione è garantito dal controllo di legittimità operato dalla
Corte Costituzionale (infatti l’eguaglianza è un principio di carattere giustiziabile).
Il controllo di ragionevolezza, sulla compatibilità delle scelte operate dal Legislatore con il
principio di eguaglianza, ha carattere relativo. Il giudizio sull’eguaglianza ha carattere ternario e
coinvolge un tertium comparationis (= una disposizione di legge, diversa da quella oggetto di
scrutinio, ma legata a quest’ultima, che norma situazioni diverse ma analoghe a quella sulla quale
si sospetta incostituzionalità per violazione del principio di eguaglianza).
[Il tertium comparationis per il giudizio sull’eguaglianza sulle norme derogatorie o speciali è la
disciplina generale. Talvolta esso riguarda due disposizioni parimenti generali e la Corte potrebbe
usare come termine di riferimento la disciplina più restrittiva e dichiarare l’illegittimità
costituzionale del trattamento più favorevole, che si porrebbe quindi come privilegio ingiustificato.
Il problema del tertium comparationis emerge altresì laddove ad essere censurato non sia un
trattamento differenziato, ma un’ingiustificata parificazione di situazioni soggettive diverse.
Laddove lo scrutinio sull’eguaglianza abbia oggetto il trattamento eguale di situazioni diverse, non
esistono due diverse disposizioni, una delle quali pronta a svolgere il ruolo di tertium
comparationis; tuttavia, esistono due distinte norme che discendono dall’interpretazione della
disposizione, alla luce anche di altri parametri della Costituzione.]
Se la ragionevolezza della distinzione o della differenza di trattamento introdotta non è sorretta
da motivazioni razionali, la Corte Costituzionale accoglierà la questione e, nel caso di riferimento
come parametro l’art. 3, pronuncerà una sentenza additiva (che appartiene alla categoria delle
sentenze manipolative).
IL NUCLEO DURO DELL’EGUAGLIANZA
Il testo dell’art. 3, dopo aver sancito l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, specifica che essa vale
senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.
L’elenco ha sì carattere esemplificativo, nel senso che differenze di trattamento fondate su caratteri
diversi da quelli previsti possono essere costituzionalmente illegittime  il trattamento differenziato
articolato sulla base di uno di questi caratteri appare prima facie sospetto; quindi il Legislatore dovrà
portare a sostegno motivazioni di particolare consistenza per sostenere la legittimità dell’intervento
normativo.
 L’eguaglianza sostanziale assegna al Legislatore il compito rimuovere gli ostacoli che impediscono
al singolo l’autonomo sviluppo della persona e le sue possibilità di partecipare alla vita della
collettività in cui vive.
L’art. 3 c. 2, contiene una rivoluzione promessa, che non mira al rovesciamento delle istituzioni
politiche, ma all’emancipazione del soggetto dalle costrizioni e dalle limitazioni indebite che
derivano dal contesto sociale, economico e politico.
La disposizione costituisce la presa d’atto delle gravi ineguaglianze che caratterizzavano la società
italiana del secondo dopoguerra; riconosce che lo sviluppo delle relazioni interindividuali spesso
determina equilibri dettati da rapporti di forza, i quali possono intensificare anziché ridurre le
diseguaglianze di fatto. Quindi il compito di promuovere l’eguaglianza sostanziale si rinnova
continuamente con l’emergere di nuove situazioni di ineguaglianza.
Si tratta di un testo denso di significato assiologico e di conseguenza caratterizzato da piena
normatività. Il principio si considera rivolto al Legislatore e bisogna tenere conto anche di tre
circostanze:
1. Un atto normativo in contrasto con la missione affidata al Legislatore potrebbe essere
censurato dalla Corte costituzionale;
2. L’art. 3 c.2 offre copertura costituzionale a iniziative che altrimenti potrebbero essere
considerate costituzionalmente illegittime;

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