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Elementi di diritto costituzionale

Concetto di Costituzione
La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato. Essa contiene le norme e i principi generali
relativi all'organizzazione e al funzionamento della collettività, nonché le norme riguardanti i diritti
e i doveri fondamentali dei cittadini.

Si parla di Costituzione formale con riferimento al documento solenne contenente i principi e le


norme di organizzazione dello Stato, a prescindere dall’effettiva applicazione degli stessi; il
concetto di Costituzione materiale rimanda, invece, al complesso dei rapporti ed equilibri che si
instaurano tra attori politici, forze sociali ed articolazioni dell'apparato statale in un determinato
momento storico, anche alla luce delle vigenti consuetudini e convenzioni costituzionali.

La Costituzione può essere:


 ottriata: quando viene concessa unilateralmente per grazia del Sovrano;
 votata: se adottata volontariamente e liberamente dal popolo attraverso un apposito organo
(Assemblea Costituente);
 rigida: se modificabile soltanto a mezzo di un procedimento aggravato rispetto a quello
previsto per le leggi ordinarie;
 flessibile: se è modificabile a mezzo degli ordinari strumenti legislativi;
 breve: se si limita a stabilire in pochi articoli i principi politici e amministrativi dello Stato
(es. Statuto Albertino);
 lunga: se, oltre alle norme sull'organizzazione statale, contempla anche i principi
fondamentali dello Stato e i diritti fondamentali dei cittadini (es. la nostra Costituzione
repubblicana);
 scritta: se è consacrata in un documento formale;
 non scritta: se è fondata solo su principi tramandati consuetudinariamente (es. Costituzione
inglese).

La Costituzione della Repubblica italiana


La Costituzione repubblicana è stata approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, è
stata promulgata dal Capo provvisorio dello Stato il 27 dicembre 1947 ed è entrata in vigore il 1°
gennaio 1958. Essa si compone di 139 articoli (di cui 5 abrogati dalla L. cost. 3/2001) e 18
disposizioni finali e transitorie.

I primi 12 articoli del testo costituzionale sono dedicati ai principi fondamentali della Repubblica.
I successivi articoli sono divisi in due parti:
 la Parte Prima (artt. 13-54) riguarda i diritti e i doveri dei cittadini, nell’ambito dei
rapporti civili (artt. 13-28), dei rapporti etico-sociali (artt. 29-34), dei rapporti economici
(artt. 35-47) e dei rapporti politici (artt. 48-54);
 la Parte Seconda (artt. 55-139) è dedicata all’ordinamento della Repubblica.

Principi fondamentali
I principi fondamentali rappresentano valori inderogabili dell’ordinamento e non possono essere
oggetto di modifica o revisione costituzionale.

Il punto di partenza è l'affermazione della natura democratica della Repubblica nata nel 1946 e della
centralità del lavoro, essenziale nella ricostruzione post-bellica per risollevare l'economia, nonché il
senso di dignità del popolo reso sovrano dalla Carta costituzionale.

L'art. 2 sancisce, in generale, i diritti e i doveri dei cittadini, collegando questi ultimi alla
solidarietà. La libertà assume così un significato sociale e la partecipazione degli individui alla
politica, al lavoro e al sostentamento di beni comuni come l'istruzione o la sanità viene finalizzata al
benessere di tutti.

Molto importante anche l'art. 3, che proclama il principio di uguaglianza in due significati
complementari:
 il primo comma stabilisce l'uguaglianza formale di fronte alla legge, specificando le
discriminazioni inammissibili;
 il secondo precisa la responsabilità della Repubblica di rendere sostanziale tale
uguaglianza, creando le condizioni perché tutti vivano una vita dignitosa, sviluppino le
proprie capacità e partecipino alla vita del Paese.
All'art. 4, che riprende il diritto al lavoro sancito in apertura della Carta costituzionale, seguono
una serie di articoli che riconoscono le autonomie locali (art.5), le minoranze linguistiche (art. 6), i
rapporti con la Chiesa cattolica (art. 7) e la libertà religiosa (art. 8), la tutela della cultura e del
paesaggio (art. 9), i diritti degli stranieri (art. 10), i colori della bandiera (art. 12).

È utile soffermarsi sull'art. 11 che, in linea con la storia dell'Assemblea Costituente, stabilisce il
rifiuto della guerra, tranne quando sia uno strumento di difesa, e la disponibilità a limitare la
sovranità italiana a favore di organizzazioni internazionali che promuovano la pace, come, per
esempio, l'Onu e l'Unione europea. Questa esplicita propensione alla cooperazione internazionale si
pone in netta rottura con il nazionalismo fascista, eredità dolorosa della storia recente.

Diritti e doveri dei cittadini


Rapporti civili
Il Titolo I è dedicato ai rapporti civili e comprende gli artt. da 13 a 28.
Questi articoli sanciscono i diritti civili, ossia i diritti che tutelano la libertà e la dignità di ogni
persona. La Costituzione li riconosce a tutti e non solo ai cittadini.

Il primo e più importante tra i diritti civili è il diritto alla libertà personale, che la Costituzione
considera inviolabile. Ciò significa che nessuno, nemmeno lo Stato (salvo in alcune eccezioni
previste dalla legge), può limitare le azioni delle persone.

La libertà può essere intesa in diversi modi:


 come libertà di circolazione (art. 16), cioè la libertà di muoversi liberamente dentro e fuori
dai confini dello Stato;
 come libertà di manifestazione del pensiero (art. 21), cioè la libertà di esprimere
liberamente il proprio pensiero con ogni mezzo;
 come libertà religiosa (art. 19), cioè la libertà di professare la propria fede religiosa.
Tutte queste sono libertà individuali, cioè libertà che possiamo esprimere anche da soli.

La Costituzione riconosce anche le c.d. libertà collettive, che possiamo esercitare insieme agli
altri:
 la libertà di riunione (art. 17), che ci consente di riunirci con gli altri per scopi pacifici;
 la libertà di associazione (art. 18), cioè la libertà di dar vita ad organizzazioni volte
raggiungere uno scopo specifico, come, per esempio, la difesa dell'ambiente o la pratica di
uno sport.

Le libertà individuali e le libertà collettive possono essere esercitate solo se gli individui sono
realmente liberi di esprimere sé stessi senza subire condizionamenti esterni da parte delle autorità o
di altri individui.
Per evitare questi condizionamenti la Costituzione sancisce, oltre all'inviolabilità della persona,
anche l'inviolabilità del domicilio (il luogo dove la persona vive) e quella della corrispondenza,
cioè dei mezzi che gli individui usano per comunicare i propri pensieri in forma privata
(rispettivamente agli artt. 14 e 15).

Un ultimo gruppo di diritti civili riguarda le persone sottoposte a giudizio. I più importanti tra
questi diritti sono:
 il diritto alla difesa (art. 24), cioè il diritto a essere rappresentato da un avvocato durante il
processo;
 il diritto al giudice naturale (art. 25), cioè al giudice stabilito dalla legge in base al luogo e
al tipo di infrazione;
 il diritto alla presunzione di innocenza (art. 27), cioè ad essere considerato innocente fino
a prova contraria.

Rapporti etico-sociali
Il Titolo II è dedicato ai rapporti etico-sociali e comprende gli artt. da 29 a 34. Questi articoli
riguardano alcuni valori etici essenziali per la convivenza in società: la famiglia, la salute e
l'istruzione.
La Costituzione (agli artt. da 29 a 31) riconosce i diritti della famiglia e stabilisce la pari dignità
morale e giuridica tra i coniugi. Tra i diritti e i doveri reciproci dei coniugi ci sono:
 la fedeltà;
 la coabitazione, cioè l'obbligo di vivere nella casa scelta di comune accordo come residenza
della famiglia;
 l'assistenza reciproca morale e materiale, cioè l'impegno a prestarsi aiuto a vicenda e a
contribuire alle necessità della famiglia in base alle proprie capacità economiche e di lavoro.

I genitori hanno anche l'obbligo di mantenere, istruire ed educare i figli. Il diritto dei figli al
mantenimento, all'istruzione e all'educazione è valido anche in caso di figli nati fuori dal
matrimonio. Ciò significa che i figli nati da coppie non sposate hanno gli stessi diritti di quelli nati
da coppie sposate.

Il diritto alla salute (art. 32) non è inteso solo a livello individuale (come assenza di malattia), ma
anche a livello sociale (come benessere della collettività). Quando si parla di diritto alla salute si
parla dunque del diritto di vivere in un ambiente sano: alla dimensione individuale si associa quindi
una dimensione sociale.

Lo Stato garantisce cure a tutti i cittadini tramite il Servizio sanitario nazionale.


Il Servizio sanitario nazionale fornisce l'assistenza medica di base tramite il medico di famiglia, i
medicinali e le strutture ospedaliere in cui sono erogate le prestazioni più complesse, come esami
diagnostici, trattamenti specialistici e interventi chirurgici con eventuale ricovero.
Le prestazioni del Servizio sanitario nazionale sono fornite a titolo gratuito o dietro il pagamento
di un ticket (un contributo in denaro chiesto al cittadino per coprire una parte del costo del servizio).
Per quanto riguarda l'aspetto sociale del diritto alla salute, l'Italia ha fatto propria la definizione
dell'Organizzazione mondiale della sanità, secondo la quale la salute è uno stato di completo
benessere fisico, mentale e sociale e non soltanto l'assenza di malattie ed infermità. Lo Stato, perciò,
ha adottato una serie di strumenti volti alla tutela dell’ambiente, così da prevenire l’insorgere e la
diffusione di malattie legate all'inquinamento. Per esempio:
 incentivi alle imprese per l'uso di fonti di energia rinnovabili;
 sanzioni per le imprese che inquinano;
 introduzione del bilancio ambientale, il documento con il quale le aziende possono rendere
conto dell'impatto sull'ambiente della propria attività.

La Costituzione (agli artt. 33 e 34) garantisce, infine, il diritto di ricevere un'istruzione, che si
realizza principalmente attraverso le scuole pubbliche di ogni ordine e grado, gratuite e aperte a
tutti. La costituzione stabilisce un periodo di istruzione obbligatoria di almeno 8 anni (la legge ha
esteso questo limite a 10 anni). Anche i privati possono istituire scuole di ogni ordine e grado,
purché siano capaci di offrire docenti, programmi e formazione di livello pari a quelli delle scuole
istituite dallo Stato (si parla in questo caso di scuole private o paritarie).

Rapporti economici
Il Titolo III è dedicato ai rapporti economici e comprende gli artt. da 35 a 47.
I rapporti economici sono quei rapporti che regolano il lavoro, la produzione e la gestione del
risparmio.
All'interno di questi rapporti sono espressi i diritti economici, cioè i diritti grazie ai quali possiamo
procurarci i mezzi necessari per vivere una vita libera e dignitosa.
Il primo e più importante dei diritti economici è il diritto al lavoro (art. 35), che la Costituzione
considera lo strumento fondamentale per la piena affermazione umana e sociale degli individui. La
Costituzione tutela innanzitutto il lavoro dipendente, cioè il lavoro che un individuo (il lavoratore)
svolge sotto la direzione di un altro soggetto (il datore di lavoro): il rapporto tra questi due individui
è detto rapporto di lavoro.
Il lavoratore dipendente svolge la sua attività nel luogo, nei tempi e nei modi decisi dal datore di
lavoro; in cambio percepisce una retribuzione, cioè un corrispettivo in denaro, che, secondo l'art.
36 Cost., deve essere proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente
ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La Costituzione (all’art. 36) riconosce ai lavoratori anche altri importanti diritti:
 il diritto ad una giornata lavorativa che non superi le 8 ore;
 il diritto al riposo settimanale;
 il diritto a ferie annuali retribuite, cioè a periodi di riposo e di sospensione del lavoro
durante i quali il lavoratore percepisce ugualmente il suo salario.

L'art. 37 riconosce i diritti delle donne lavoratrici e dei minori. In particolare, la Costituzione
stabilisce che le donne lavoratrici hanno gli stessi diritti degli uomini e, a parità di lavoro, hanno
diritto alla stessa retribuzione. L'articolo vieta così ogni forma di discriminazione nei confronti delle
donne: alle lavoratrici, infatti, devono essere garantite le stesse opportunità dei lavoratori in termini
di:
 opportunità di accesso al lavoro;
 possibilità di migliorare la propria posizione all'interno dell'azienda e di occupare posti di
responsabilità;
 ottenere un salario adeguato alle proprie funzioni e capacità.

Lo stesso art. 37 stabilisce i principi fondamentali che regolano il lavoro dei minori, che non
devono essere esposti a lavori pericolosi, nocivi o comunque inadatti al loro sviluppo fisico e
psicologico. Norme particolari valgono per i minori impegnati nel campo dello spettacolo: anche i
minori hanno diritto, a parità di lavoro, alle stesse retribuzioni dovute agli adulti.

La Costituzione riconosce ai lavoratori e alle lavoratrici altri importanti diritti:


il diritto al mantenimento e all'assistenza nel caso di perdita della capacità lavorativa per infortunio,
malattia, invalidità, vecchiaia e disoccupazione involontaria (art. 38). In questi casi lo Stato
predispone una serie di strumenti di natura economica per consentire ai lavoratori di mantenere sé
stessi e la propria famiglia.

L’art. 39 sancisce poi la libertà sindacale, ossia il diritto di fondare o di iscriversi ad un sindacato,
cioè un'associazione che difende i diritti dei lavoratori.

Il diritto di sciopero, sancito dall’art. 40, consiste nella possibilità di astenersi dal lavoro come
strumento per ottenere un miglioramento delle condizioni lavorative o della retribuzione.
Il diritto di sciopero deve essere esercitato collettivamente: l'astensione dal lavoro deve cioè
coinvolgere un certo numero di lavoratori e non un singolo individuo.

L'art. 41 riconosce invece il lavoro autonomo, affermando che l'iniziativa economica privata è
libera. Ciò significa che tutti, nel rispetto della legge, possono avviare una propria attività o una
propria impresa.
A differenza del lavoratore dipendente, il lavoratore autonomo gestisce da sé il proprio lavoro, i
luoghi e i modi della prestazione, ed è tenuto solo a garantire al committente il rispetto dei tempi e
della qualità previsti dal contratto.

Fra i principali diritti economici tutelati dalla Costituzione ci sono anche il diritto di proprietà
(art. 42) e la tutela del risparmio (art. 47).
Il diritto di proprietà è il diritto di godere e disporre pienamente dei propri beni nei modi e nei
limiti stabiliti dalla legge. La proprietà può essere pubblica (quando i beni economici appartengono
allo Stato) o privata (quando i beni appartengono ad un privato cittadino).
Il risparmio è il reddito che non viene destinato al consumo immediato. La Repubblica tutela il
risparmio attraverso la disciplina, il coordinamento e il controllo dell'esercizio del credito svolto
dalle banche.

Rapporti politici
Il Titolo IV è dedicato ai rapporti politici e comprende gli artt. da 48 a 54, che disciplinano i
diritti politici e i doveri dei cittadini.
I diritti politici sono diritti che permettono ai cittadini di partecipare alla vita pubblica. Il principale
è il diritto di voto, cioè il diritto di scegliere liberamente i propri rappresentanti presso le istituzioni
elettive (es. il Parlamento).
Tuttavia, il secondo comma dell'art. 48 precisa che il voto è anche un dovere civico: i cittadini
sono dunque liberi di non esprimere le proprie opinioni attraverso il voto, ma così facendo
rinunciano ad un aspetto essenziale dello status di cittadino e si affidano passivamente alle decisioni
degli altri. In Italia hanno diritto di voto tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la
maggiore età; sono esclusi gli incapaci, i condannati da una grave sentenza penale e le persone
considerate dalla legge moralmente indegne.
Il voto è:
 personale: ciascuno deve esprimere in prima persona la propria scelta;
 uguale: tutti i voti hanno lo stesso valore;
 libero: i cittadini non devono essere obbligati a votare contrariamente alle proprie opinioni;
 segreto: ognuno ha il diritto di non rendere nota agli altri la propria scelta.

Gli altri principali diritti politici sono:


 il diritto di iscriversi o di fondare un partito politico (art. 49);
 il diritto di proporsi per le cariche pubbliche e di accedere ai pubblici uffici senza alcuna
distinzione di sesso (art. 51).

La Costituzione garantisce quindi molti diritti, ma gli artt. 52, 53 e 54 stabiliscono anche alcuni
doveri dei cittadini.
Il primo è il dovere di difendere la patria, che riguarda innanzitutto le forze armate, ma in caso di
grave pericolo tutti i cittadini.
C'è poi il dovere di contribuire alle spese pubbliche in base alle proprie possibilità: questo
dovere si adempie pagando i tributi stabiliti dallo Stato; la Costituzione stabilisce che il criterio
generale del sistema fiscale è quello della progressività, cioè i più ricchi devono contribuire
maggiormente.
C'è infine il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di rispettarne le leggi: questo dovere è
tanto più importante se si ricoprono cariche pubbliche.

Gli organi costituzionali


Si definiscono organi costituzionali quegli organi dello Stato che, posti al vertice
dell’organizzazione statale, si trovano in una posizione di indipendenza e di parità giuridica fra
loro.
Gli organi costituzionali sono inoltre indefettibili, nel senso che la loro presenza nell’ordinamento
vale a caratterizzare la forma di Stato o la forma di governo, laddove il loro venir meno
provocherebbe un mutamento dell’assetto costituzionale.
Nel nostro ordinamento, sono organi costituzionali:
 il Presidente della Repubblica,
 le Camere,
 il Governo,
 la Corte costituzionale.

Gli organi a rilevanza costituzionale


Per le funzioni esercitate (ausiliarie delle Camere o del Governo) e la posizione di indipendenza dei
loro componenti altri organi – che non possono definirsi costituzionali perché non valgono a
caratterizzare la forma di Stato o di governo – assumono rilevanza costituzionale. Nel nostro
ordinamento, tale qualifica viene attribuita:
 al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro,
 al Consiglio di Stato,
 alla Corte dei Conti,
 al Consiglio superiore della magistratura.
Il Presidente della Repubblica
L’art. 87 Cost. dispone che il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta
l'unità nazionale.
Il Presidente è un organo costituzionale (come tale superiorem non recognoscens) e presenta i
seguenti caratteri:
 monocratico (ed è l’unico potere dello Stato ad essere tale);
 con funzioni imparziali:
a) di collegamento fra gli organi costituzionali;
b) di garanzia e controllo costituzionale;
c) di rappresentante dello Stato;
 super partes: cioè al di fuori e al di sopra dei vari poteri dello Stato e delle funzioni che
essi rappresentano, con il compito di controllare ed agevolare il funzionamento dell'intero
meccanismo costituzionale;
 neutrale: in quanto non solo non è espressione di alcuna forza politica, ma si presenta come
il garante dell'unità del sistema costituzionale nel suo complesso;
 con competenze specifiche e predeterminate: l'enunciazione delle competenze del
Presidente della Repubblica riportata nell'art. 87 Cost. esclude che egli goda di una
competenza generale e mette il capo dello Stato sullo stesso piano degli altri organi
costituzionali.

Carica, responsabilità e prerogative


Vicende della carica
L’art. 84 Cost. prevede i requisiti per l’elezione alla carica di Presidente della Repubblica:
 la cittadinanza italiana;
 l’età (non inferiore ai 50 anni);
 il pieno godimento dei diritti civili e politici.
Lo stesso articolo prevede anche che l’ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con
qualsiasi altra carica.

L’art. 83 dispone invece che il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta
comune integrato da 3 delegati per ogni Regione, ad eccezione della Valle d’Aosta che ne designa
solo 1.
L’elezione avviene a scrutinio segreto e risulta eletto:
 nei primi 3 scrutini: chi ha riportato la maggioranza di almeno di 2/3 dell'assemblea;
 negli scrutini successivi (qualora i primi non siano stati sufficienti): chi ha riportato almeno
la maggioranza assoluta.

Il Presidente della Repubblica rimane in carica 7 anni, che decorrono dalla data del giuramento,
ed è immediatamente rieleggibile.
Prima di assumere le sue funzioni, il Capo dello Stato deve, ai sensi dell’art. 91 Cost., prestare
giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinnanzi al Parlamento in
seduta comune.

L’art. 86 Cost. prevede che, nelle ipotesi in cui, a causa di un impedimento, il Presidente della
Repubblica non possa svolgere la propria attività, le sue funzioni siano esercitate dal Presidente del
Senato.
La cessazione dall'ufficio di Presidente della Repubblica può avvenire per:
 morte;
 fine del mandato;
 dimissioni;
 decadenza, per il venir meno di uno dei requisiti di eleggibilità (cittadinanza, godimento dei
diritti civili e politici etc.);
 destituzione, a seguito di condanna per alto tradimento o attentato alla Costituzione, ad
opera della Corte costituzionale.

Alla cessazione della carica il Presidente diviene, automaticamente e di diritto, senatore a vita
(salvo i casi di rinuncia e di perdita della cittadinanza o dei diritti civili e politici) (art. 59 Cost.).

Responsabilità
L’art. 90 Cost. afferma che il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti
nell'esercizio delle sue funzioni tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
Le ipotesi di alto tradimento e di attentato alla Costituzione costituiscono reati propri del
Presidente della Repubblica, ciò in considerazione della funzione di tutore della Costituzione
attribuitagli.
Può considerarsi alto tradimento ogni comportamento doloso che, offendendo la personalità
interna ed internazionale dello Stato, costituisca una violazione del dovere di fedeltà alla
Repubblica. Esso presuppone una intesa con potenze straniere per pregiudicare gli interessi
nazionali o, addirittura, per sovvertire l'ordinamento costituzionale.
Deve ritenersi attentato alla Costituzione ogni comportamento doloso diretto a sovvertire le
istituzioni costituzionali o a violare la Costituzione. In particolare, l'art. 283 c.p. definisce tale reato
come «un fatto diretto a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di governo con mezzi non
consentiti dall'ordinamento costituzionale dello Stato».

Prerogative
Il Capo dello Stato, oltre ad essere dotato di irresponsabilità politica, non è sindacabile e non può
essere perseguito per i pareri e le opinioni espresse nell'esercizio delle sue funzioni.

Le funzioni del Presidente della Repubblica


Il Presidente della Repubblica è titolare di molteplici attribuzioni che interessano la funzione
legislativa, esecutiva e giurisdizionale.

Relativamente alla funzione legislativa:


 può inviare messaggi alle Camere. Attraverso tale potere il Presidente della Repubblica
richiama l'attenzione del Parlamento su esigenze profondamente avvertite dalla nazione, e
non soddisfatte dalla legislazione vigente.
I messaggi devono essere sempre controfirmati dal Presidente del Consiglio o da un
Ministro;
 indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione.
Il giorno di prima riunione, che deve avvenire entro 20 giorni dalla fine delle elezioni, è
fissato dal Presidente della Repubblica, già nel decreto in cui convoca i comizi elettorali;
 autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa governativa.
L'autorizzazione presidenziale non può essere rifiutata, perché l'art. 71. Cost. attribuisce al
Governo la titolarità dell'iniziativa legislativa, escludendo il concorso di altri organi al suo
esercizio. Al riguardo, il Capo dello Stato può solo limitarsi alla richiesta di un riesame da
parte del Governo;
 promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti;
 può, prima di promulgare una legge, chiedere con messaggio motivato alle Camere un
secondo esame. Qualora, nell'esercizio del suo potere di controllo costituzionale, il
Presidente della Repubblica riscontri dei vizi nell’atto, o il contrasto di esso con altre norme
legislative, ordinarie e costituzionali, può rinviare la legge alle Camere chiedendo, con
messaggio motivato, una nuova deliberazione (c.d. potere di veto sospensivo). Se le Camere
riapprovano l'atto, il Capo dello Stato non può nuovamente rinviarlo al Parlamento, ma deve
promulgarlo;
 indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione;
 può convocare in via straordinaria ciascuna Camera. In tal caso, si riunisce di diritto
anche la Camera non convocata;
 può sciogliere le Camere, o anche una sola di esse.
L'esercizio di tale potere è subordinato al parere obbligatorio (ma non vincolante) del
Presidente della Camera che egli intende sciogliere. Esso non può, tuttavia, essere esercitato
negli ultimi sei mesi di carica (c.d. semestre bianco), salvo che essi coincidano in tutto o in
parte con gli ultimi sei mesi della legislatura;
 nomina cinque senatori a vita. La scelta deve rivolgersi necessariamente a cittadini che
abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e
letterario.

Relativamente alla funzione esecutiva:


 nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questi, i Ministri (art.
92 Cost.);
 nomina i funzionari dello Stato, nei casi stabiliti dalla legge. La nomina è soltanto
formalmente presidenziale dal momento che la deliberazione effettiva è del Governo;
 controfirma gli atti ministeriali che sono emanati con un suo decreto;
 nomina gli esperti del CNEL. Anche questa nomina ha carattere puramente formale
giacché la nomina effettiva rientra fra le attribuzioni del Governo;
 dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere. Anche questa attribuzione è
meramente formale, in quanto condizionata alla deliberazione del Parlamento che autorizza
il Capo dello Stato;
 ha il comando delle Forze armate e presiede il Consiglio supremo di difesa. Non si tratta
di comando effettivo, che è affidato agli organi tecnici (Capo di Stato maggiore generale),
ma consiste nella direzione e nel coordinamento politico-amministrativo dell'attività delle
Forze armate;
 ratifica i trattati internazionali, accredita e riceve i rappresentanti diplomatici;
 conferisce le onorificenze della Repubblica;
 può sciogliere i Consigli regionali e rimuovere il Presidente della Giunta. Anche in tal
caso la deliberazione dello scioglimento è compiuta dal Governo, e il Capo dello Stato
emette solo il decreto formale di scioglimento;
 dispone con decreto lo scioglimento dei Consigli comunali e provinciali;
 concede con decreto la cittadinanza italiana;

Relativamente alla funzione giurisdizionale:


 nomina 5 giudici della Corte costituzionale (art. 135 Cost.);
 presiede il Consiglio superiore della Magistratura;
 può concedere la grazia e commutare le pene. La grazia consiste in un atto di clemenza
del Capo dello Stato, a beneficio di una sola persona (carattere individuale) condannata
irrevocabilmente, che fa venire meno la pena principale, condonandola in tutto o in parte;
 emana il decreto di annullamento degli atti amministrativi illegittimi, su decisione del
Consiglio dei ministri. Si tratta di un potere formale giacché la titolarità spetta al Governo;
 emana il decreto di decisione dei ricorsi straordinari amministrativi. Anche in questo
caso il potere è puramente formale giacché la decisione viene adottata su proposta del
Ministro competente previo parere del Consiglio di Stato.

La controfirma ministeriale
Condizione di validità di tutti gli atti emanati dal Presidente della Repubblica è la controfirma
ministeriale del Ministro proponente o del Presidente del Consiglio (o di entrambi, in caso di
decreti-legge o decreti legislativi e per i regolamenti).
In particolare, l'art. 89 Cost. stabilisce che:
 nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai Ministri
proponenti, che ne assumono la responsabilità;
 gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche
dal Presidente del Consiglio dei ministri.

Il Parlamento
Il Parlamento è un organo:
 costituzionale (partecipa all’esercizio della sovranità attraverso la funzione legislativa);
 complesso (è costituito dalle Camere);
 collegiale (è formato da più individui che non agiscono individualmente ma come collegio);
 rappresentativo (rappresenta e rispecchia la volontà politica del corpo elettorale, da cui è
eletto nella quasi totalità dei suoi membri).

La Costituzione italiana prevede attualmente un bicameralismo perfetto (art. 55).


Infatti, il Parlamento si compone di due Camere, Senato della Repubblica e Camera dei deputati,
aventi gli stessi poteri, essendo su un piano di completa parità, così come previsto dalla
Costituzione agli artt. 70 e 94.

Dall’assoluta parità delle Camere deriva che:


 sono entrambe direttamente elette dal corpo elettorale;
 svolgono identiche funzioni in quanto ciascuna Camera partecipa allo stesso modo alla
funzione legislativa e a quella politica.

Le Camere si differenziano solo per:


 l’elettorato passivo: possono essere eletti alla Camera come deputati tutti coloro che hanno
compiuto i 25 anni. Possono essere eletti al Senato solo coloro che hanno compiuto i 40
anni;
 il numero dei componenti: i deputati sono 400. I senatori sono 200 a cui vanno aggiunti
quelli non elettivi;
 i membri non elettivi: al Senato esistono due categorie di membri non elettivi: i senatori a
vita di nomina presidenziale e i senatori a vita di diritto, in quanto ex Presidenti della
Repubblica.

Da quanto detto emergono due importanti novità:


 la riduzione del numero dei parlamentari, da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori,
a seguito dell’approvazione della legge costituzionale n. 1 del 2020;
 l'estensione dell'elettorato attivo per il Senato a tutti i maggiorenni (è stata infatti
abbassata 25 a 18 anni l'età per eleggere i componenti del Senato), a seguito
dell'approvazione della legge costituzionale n. 1 del 2021.

Le prerogative delle Camere


Le Camere godono di particolari prerogative consistenti nella:
 autonomia regolamentare, potendo adottare ciascuna Camera il proprio regolamento a
maggioranza assoluta dei suoi componenti;
 autonomia finanziaria. Ciascuna Camera delibera il proprio bilancio e il proprio
consuntivo. L’autonomia finanziaria esclude qualsiasi forma di controllo esterno e
costituisce un’importante garanzia per l’indipendenza del Parlamento;
 autonomia amministrativa. Ciascuna Camera provvede all’organizzazione di propri uffici
amministrativi e all’assunzione dei propri dipendenti amministrativi;
 inviolabilità delle Camere e loro tutela penale. È vietato agli ufficiali ed agenti della
Forza pubblica accedere negli edifici delle Camere, per compiere atti del proprio ufficio, in
base ad una norma consuetudinaria.

La durata del mandato parlamentare


Il Parlamento resta in carica, salvo lo scioglimento anticipato, 5 anni (c.d. legislatura).
Tuttavia, l’art. 60 Cost. prevede che di fronte a una circostanza eccezionale, il caso di guerra, le
Camere possono, mediante legge, rinviare le elezioni e prorogare i propri poteri

Differente da tale ipotesi è il caso disciplinato dall’art. 61 Cost. che prevede una proroga dei
poteri (c.d. prorogatio). In particolare, le elezioni delle nuove Camere devono avvenire entro 70
giorni dalla fine delle precedenti e la prima riunione deve avvenire non oltre 20 giorni dalle
elezioni. Tuttavia, finché non siano riunite le nuove Camere, sono prorogati i poteri delle
precedenti.

Attività e funzionamento
Le Camere si riuniscono, in via ordinaria, il primo giorno non festivo di febbraio e di ottobre; in
via straordinaria, tutte le volte che lo richiedano il Capo dello Stato, il Presidente della Camera
stessa oppure 1/3 dei suoi componenti.
La prima seduta, dopo le elezioni, è fissata dal Capo dello Stato, le altre dalla Camera stessa. Le
sedute, di regola, sono pubbliche.
Le deliberazioni sono valide se presente la maggioranza dei componenti e sono adottate a
maggioranza dei presenti.

Le Camere, in particolari casi tassativamente indicati, devono riunirsi e deliberare in seduta


comune.
Ciò avviene per:
 l’elezione del Presidente della Repubblica ed il suo giuramento;
 la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica;
 l’elezione di 8 membri del Consiglio Superiore della Magistratura;
 l’elezione di 1/3 dei giudici costituzionali;
 la compilazione dell’elenco dei cittadini tra cui sono assoggettati i giudici aggregati che
intervengono nei giudizi di accusa al Presidente della Repubblica dinnanzi alla Corte
costituzionale.

Lo scioglimento delle Camere


Le Camere possono, ai sensi dell’art. 88 Cost., essere sciolte, singolarmente o congiuntamente, dal
Presidente della Repubblica. Tre sono le ipotesi più comuni in cui si procede allo scioglimento:
 quando esse non appaiono più rappresentative delle forze politiche reali esistenti nel Paese;
 quando sia impossibile formare una maggioranza politica stabile nel Parlamento;
 quando si determini un insanabile contrasto politico tra le Camere stesse.

Status dei membri delle Camere


L'art. 67 Cost., enunciando che «ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le
sue funzioni senza vincolo di mandato», detta due principi:
 il principio della rappresentanza nazionale, che sta ad indicare che i membri del
Parlamento, anche se eletti in un collegio o in una circoscrizione geograficamente
determinata, rappresentano la Nazione;
 il divieto del mandato imperativo, che implica il divieto per il parlamentare di accettare
incarichi o istruzioni per lo svolgimento delle sue funzioni, da parte di chiunque, e sancisce
l'indipendenza dei parlamentari dai gruppi politici, economici e sociali.

I parlamentari godono di particolari prerogative (da non confondersi con le prerogative delle
Camere), dirette ad assicurarne l'indipendenza da pressioni esterne.
Tali prerogative sono:
 l'immunità: secondo il testo dell'art. 68 Cost. non si può arrestare, perquisire o intercettare
le comunicazioni di un parlamentare senza la preventiva autorizzazione della Camera cui
appartiene, tranne nel caso di un reato per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in
flagranza o in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna;
 l'insindacabilità: ai sensi dell’art. 68 Cost., i parlamentari non possono essere chiamati a
rispondere dei voti dati e delle opinioni espresse nell'esercizio delle loro funzioni;
 l'indennità: prevista dall'art. 69 Cost., mira a garantire l'indipendenza economica e il
decoro del parlamentare.

La funzione legislativa
La funzione legislativa costituisce la sua funzione tipica del Parlamento.
Tale funzione, ex art. 70 Cost., viene esercitata dalle due Camere collettivamente, nel senso che
ogni legge deve essere approvata, nell'identico testo da entrambi i rami del Parlamento.

Il procedimento legislativo
Per procedimento legislativo si intende quello specifico procedimento il cui risultato finale
consiste nell’adozione di una legge. Il procedimento legislativo costituisce manifestazione della
principale funzione espletata dal Parlamento, la funzione legislativa.
La Costituzione, in virtù della sua rigidità, ha distinto, a differenza dello Statuto albertino, tra il
procedimento legislativo per le leggi ordinarie e il procedimento di revisione costituzionale,
che si struttura in modo diverso dal primo.

Procedimento legislativo per le leggi ordinarie


Il procedimento legislativo si articola in più fasi:
 l’iniziativa legislativa (fase introduttiva);
 l’approvazione delle Camere (fase costitutiva);
 la promulgazione e la pubblicazione (fase integrativa dell’efficacia).

L’iniziativa legislativa
L’iniziativa legislativa, che consiste nella presentazione ad una delle due Camere di un progetto di
legge, è attribuita:
 al Governo;
 ai singoli membri delle Camere;
 al popolo;
 al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro;
 ai Consigli regionali.

L’iniziativa governativa è la più importante, perché al Governo fa capo l’iniziativa della legge di
bilancio e della legge finanziaria, oltre che in materia di rapporti internazionali e comunitari.
Peraltro, i progetti di legge di iniziativa governativa (che assumono, più tecnicamente, il nome di
disegni di legge) hanno maggiori probabilità di essere approvati, potendo, di regola, il Governo
contare sul voto favorevole della maggioranza dei parlamentari.
L’iniziativa governativa si esercita con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri di un
disegno di legge, per la cui presentazione alle Camere è, però necessario un decreto di
autorizzazione del Presidente della Repubblica.

L’iniziativa popolare è esercitata mediante la proposta, da parte di almeno 50.000 elettori, di un


progetto redatto in articoli. È questo, assieme al referendum ed alla petizione, uno dei tradizionali
istituti di democrazia diretta.

L’iniziativa dei Consigli regionali è esercitata dai singoli Consigli regionali o da più Consigli
congiuntamente e deve avere per oggetto materie che interessano la Regione.

L’approvazione delle Camere


La fase costitutiva, in cui si giunge all’approvazione del progetto di legge da parte di ciascuna
Camera può svolgersi secondo tre diversi procedimenti:
1. ordinario;
2. decentrato;
3. misto.
Il procedimento ordinario, ai sensi dell’art. 72, comma 4, Cost., è obbligatorio per i progetti di
legge in materia costituzionale ed elettorale, di delegazione legislativa, di autorizzazione alla
ratifica dei trattati internazionali, di approvazione dei bilanci e consuntivi.
Esso si attua attraverso le seguenti fasi:
a) esame preparatorio da parte della Commissione competente;
b) discussione in aula delle relazioni preparate dalle Commissioni;
c) discussione e votazione degli articoli, salva la possibilità di apportare emendamenti;
d) votazione finale: ultimata l'approvazione dei singoli articoli, si sottopone la legge nel suo
complesso al voto finale.
Per i disegni di legge dichiarati urgenti può essere adottato un procedimento abbreviato, nel cui
ambito tutti i termini previsti dai regolamenti parlamentari per il compimento dei vari atti sono
ridotti alla metà.

Nel procedimento decentrato tutte le fasi sono compiute dalla Commissione permanente
competente per materia, la quale, proprio perché ha anche il potere di approvare la legge, agisce in
sede deliberante.
In tale procedimento la Commissione legislativa competente procede:
 all'esame preliminare del progetto;
 alla sua discussione, che non avviene quindi in assemblea;
 alla votazione dei singoli articoli;
 alla votazione finale e quindi all'approvazione della legge.

Il procedimento misto, introdotto dai regolamenti parlamentari, è considerato intermedio fra quello
ordinario e quello decentrato, perché comporta una collaborazione tra l'Assemblea e le
Commissioni.

Si noti che il procedimento seguito da una Camera per l'approvazione non vincola l'altra. Per cui
può accadere che presso una Camera si segua il procedimento decentrato (o quello misto), e presso
l'altra il procedimento ordinario per l'approvazione della stessa legge.

La fase di integrazione dell'efficacia


Una volta approvata dalle Camere, la legge è perfetta, ma non ancora efficace. Per divenire efficace
deve superare la fase di integrazione dell'efficacia che si articola nei seguenti passaggi:
 la promulgazione. Il Presidente della Repubblica, entro un mese dall'approvazione della
legge, deve promulgarla. Con la promulgazione, che è atto di controllo della legittimità
costituzionale della legge, questa diviene esecutoria. Diviene invece obbligatoria per tutti i
cittadini solo con la pubblicazione;
 il visto del Guardasigilli. Il Guardasigilli, cioè il Ministro della Giustizia, deve accertare
che l'atto non presenti irregolarità formali;
 la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale della Repubblica. È l'atto con cui la legge viene
portata ufficialmente a conoscenza dei suoi destinatari. Costituisce un atto di comunicazione
e deve intervenire subito dopo la promulgazione;
 l'entrata in vigore. La legge entra in vigore dopo il periodo della vacatio che normalmente
è di 15 giorni dalla sua pubblicazione, ma possono essere stabiliti termini più brevi nella
stessa legge.

Dal momento dell’entrata in vigore, la legge si presume conosciuta da tutti i destinatari, e non è
possibile invocarne l'ignoranza per giustificare la sua inosservanza.

Procedimento legislativo di revisione costituzionale


Dal carattere rigido della nostra Costituzione discende che per la modifica delle disposizioni in essa
contenute è necessaria una procedura aggravata rispetto all’ordinario procedimento legislativo: il
procedimento di revisione costituzionale, che culmina nella emanazione di una legge
costituzionale.
Tale procedura è affidata allo stesso Parlamento nelle forme e nei modi previsti dall'art. 138 Cost.
A norma di tale articolo, «Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono
adottate con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a
maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione».
Rispetto alla procedura ordinaria, si possono notare alcune differenze:
 i progetti di legge costituzionale devono essere deliberati due volte da parte di ciascuna
Camera e fra la prima e la seconda deve intercorrere un intervallo non inferiore a tre mesi;
 il progetto di legge costituzionale deve essere approvato, nella seconda votazione, dalla
maggioranza assoluta dei componenti ciascuna Camera (e non dalla maggioranza
semplice, sufficiente, invece, per l’approvazione delle leggi ordinarie).

L’aggravamento della procedura non si esaurisce, però, qui. Il progetto di legge costituzionale,
approvato nel modo appena detto, non si trasforma, infatti, in legge, ma resta allo stato di progetto.
Come tale, esso viene pubblicato nella Gazzetta ufficiale al solo fine di far conoscere il suo
contenuto.
Entro tre mesi da tale pubblicazione, 500.000 elettori, 1/5 dei membri di ciascuna Camera o 5
Consigli regionali possono richiedere che il progetto di revisione costituzionale o di legge
costituzionale sia sottoposto a referendum popolare.
Il referendum è indetto con decreto del Presidente della Repubblica ed il progetto sul quale il corpo
elettorale è chiamato a pronunciarsi si intende approvato qualora abbia ottenuto la maggioranza dei
voti validi. Se tale maggioranza non è raggiunta il progetto è respinto. Peraltro, i tre mesi possono
decorrere senza che il referendum venga richiesto. In tal caso, il progetto si intende tacitamente
approvato.
Una volta approvato, il progetto si trasforma in legge, che sarà promulgata dal Presidente della
Repubblica e pubblicata nelle forme dovute.
Qualora, invece, nella seconda deliberazione, il progetto venga approvato da ciascuna delle Camere
a maggioranza di 2/3 dei suoi componenti, esso si trasforma in legge. In tale ipotesi, cioè, non è
prevista la possibilità di sottoporre il progetto stesso a referendum.

L’art. 139 pone, poi, un limite all’attività legislativa costituzionale, disponendo che la forma
repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.

L'attività di indirizzo politico delle Camere


Il Parlamento partecipa in via diretta e immediata all'attività di indirizzo politico mediante
l'approvazione delle seguenti leggi:
 la deliberazione dello stato di guerra (art. 78 Cost.);
 la concessione dell'amnistia e dell'indulto (art. 79 Cost.): l'amnistia è un provvedimento
di clemenza a carattere generale, cioè destinato a una pluralità di persone, che comporta
l'estinzione di tutti i reati di un certo tipo e per i quali lo Stato rinuncia all'applicazione delle
pene previste. Con l'indulto, anch'esso provvedimento di clemenza a carattere generale,
viene condonata in tutto o in parte la pena inflitta per un reato o viene commutata in un'altra
di minore entità. Pertanto, l'amnistia cancella il reato, l'indulto solo la pena. In entrambi i
casi è richiesta la maggioranza dei 2/3 di ciascuna Camera;
 l'autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali (art. 80 Cost.);
 l'approvazione del bilancio dello Stato (art. 81 Cost.). Ogni anno, le Camere approvano
con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.

Nell'ambito dell'attività di indirizzo politico vanno ricondotte anche quelle attività di controllo,
svolte singolarmente da ciascuna Camera e da ciascun membro di esse che si possono sostanziare in
una:
 interrogazione, che consiste nella domanda rivolta per iscritto da un parlamentare al
Governo o ad un Ministro per verificare la conoscenza di una determinata situazione ed
eventualmente quali misure si intendono adottare;
 interpellanza, che consiste nella domanda rivolta per iscritto da un parlamentare al Governo
o ad un Ministro circa i motivi o gli intendimenti della condotta politica tenuta rispetto ad
una data questione;
 inchiesta, che è l'indagine disposta da ciascuna Camera al fine di acquisire elementi
necessari di conoscenza in ordine ad una materia di pubblico interesse (art. 82 Cost.). Per
procedere alle inchieste, ciascuna Camera, a maggioranza, provvede alla nomina di una
Commissione formata con criteri di tipo proporzionale, che rispecchi, cioè, la composizione
delle forze politiche in essa presenti. Terminati i lavori, la Commissione presenta
all'Assemblea plenaria una relazione che viene discussa e votata;
 mozione, che mira a promuovere una deliberazione della Camera e consiste nella richiesta,
fatta dai singoli membri del Parlamento alla Camera cui appartengono, di procedere alla
discussione e votazione su un determinato oggetto su cui una precedente interpellanza
avesse lasciati insoddisfatti i parlamentari. Può, inoltre, essere posta indipendentemente da
precedenti interpellanze, qualora la promuovano almeno dieci deputati o un presidente di
gruppo oppure otto senatori;
 risoluzione, che può chiudere un dibattito provocato da una mozione oppure da una
comunicazione del Governo e può essere votata in aula o in Commissione.

Messa in stato d'accusa del Capo dello Stato


La deliberazione sulla messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica per i reati di alto
tradimento e attentato alla Costituzione è adottata dal Parlamento in seduta comune.
Tale deliberazione è adottata dal Parlamento su relazione di un Comitato formato dai componenti
delle Giunte di Camera e Senato competenti per le autorizzazioni a procedere.
Quando sia stata deliberata la messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica, la Corte
costituzionale può disporne la sospensione dalla carica.
Tale disciplina è estesa alle ipotesi di concorso del Presidente del Consiglio dei ministri, dei
Ministri, nonché di altri soggetti nei reati previsti dall'art. 90 Cost.

All'esito della propria attività di indagine, che, di regola, non può eccedere la durata di cinque mesi,
il Comitato, ove ritenga che il reato sia diverso da quelli previsti dall'art. 90 Cost., dichiara la
propria incompetenza; può altresì disporre l'archiviazione degli atti qualora ravvisi la manifesta
infondatezza della notizia di reato, altrimenti presenta al Parlamento una relazione.
Il Governo
Il Governo costituisce un organo costituzionale complesso, con funzioni politiche, esecutive, di alta
amministrazione, di controllo ed eccezionalmente legislative.
Il Governo, ai sensi dell’art. 92 Cost., è formato dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che
costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.

Formazione e vicende del Governo


Per quanto riguarda la formazione del Governo, l'art. 92, si limita ad affermare che il Presidente
della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di quest'ultimo, i
Ministri.
Il procedimento di formazione ha inizio quando, dopo la conclusione delle elezioni politiche o
l’apertura di una crisi di Governo, il Presidente della Repubblica procede alle consultazioni,
nell’ambito delle quali incontra i Presidenti dei Gruppi parlamentari, i segretari dei partiti politici, i
Presidenti delle Camere e gli ex Presidenti della Repubblica, nonché tutte le altre personalità che
ritenga utile sentire per conoscere le posizioni dei partiti in ordine alla formazione del nuovo
Governo. Terminate le consultazioni, l’incarico di formare il Governo viene conferito al soggetto
che si ritiene sarà il nuovo Presidente del Consiglio, il quale accetta di solito con riserva. Questa si
scioglie al termine dell’individuazione della lista di Ministri da proporre per la nomina e del
programma da presentare in aula per ottenere la fiducia del Parlamento.
A questo punto il Presidente della Repubblica nomina con proprio decreto il Presidente del
Consiglio e i Ministri. L’atto è controfirmato dal Presidente del Consiglio entrante. Tutti devono
prestare giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica; con tale atto non solo termina il
procedimento di formazione del Governo ma lo stesso viene formalmente immesso nell’esercizio
delle sue funzioni.
Entro 10 giorni dalla sua formazione, il Governo deve presentarsi alle Camere per ottenere la
fiducia. La fiducia è accordata o revocata da ciascuna Camera mediante mozione motivata e
votata per appello nominale, cioè con voto palese. La fiducia, peraltro, può essere richiesta dal
Governo (apposizione della c.d. questione di fiducia):
 per verificare la maggioranza;
 per combattere l’ostruzionismo;
 per quegli atti legislativi necessari ad attuare l’indirizzo politico dell’Esecutivo.
In tal caso, qualora il provvedimento non sia approvato, cioè non ottenga la fiducia sorge per il
Governo l’obbligo delle dimissioni (crisi di Governo); qualora il Governo non si dimetta, il
Presidente della Repubblica deve revocarlo e conferire un incarico per la formazione di un altro
Governo.

La crisi di governo
Si ha crisi di governo in tutti i casi in cui il Governo è obbligato a dimettersi a causa della rottura
del rapporto di fiducia con il Parlamento.
Si distingue tra crisi parlamentari ed extraparlamentari.
Si verificano le crisi parlamentari quando una Camera, o entrambe, negano la fiducia al Governo.
A prescindere dalla fiducia iniziale, ciò può accadere se le Camere approvano una mozione di
sfiducia (che deve essere firmata da almeno 1/10 dei componenti della Camera) oppure il Governo
pone la questione di fiducia su propri provvedimenti e la fiducia gli viene negata.
Le crisi extraparlamentari, invece, si aprono a seguito delle dimissioni volontarie del Governo
causate da una crisi politica: per esempio, conseguenti alla decisione di un partito di ritirarsi dalla
coalizione di Governo o a causa della pressione dei sindacati con scioperi generali contro il
Governo.

La struttura Del Governo


Il Presidente del Consiglio dei ministri
Al vertice del Governo è posto il Presidente del Consiglio, il quale dirige la politica generale
dell'Esecutivo, della quale è responsabile, e mantiene l'unità di indirizzo politico e amministrativo,
promuovendo e coordinando l'attività dei Ministri.
Funzionale a tale compito è il potere di impartire direttive ai Ministri per l'attuazione delle delibere
del Consiglio, di sospendere i provvedimenti ministeriali contrastanti con l'attuazione dell'indirizzo
politico, di richiedere relazioni e verifiche amministrative al Ministro competente, di disporre
l'istituzione di Comitati di Ministri o di gruppi di studio e di lavoro.
In ipotesi di assenza o impedimento temporaneo del Presidente, la supplenza spetta al
Vicepresidente del Consiglio più anziano: non è una figura prevista dalla Costituzione, ma
introdotta dalla L. 400/1988, che ha attribuito al Presidente del Consiglio il potere di proporre al
Consiglio dei ministri l'attribuzione delle funzioni di vice ad uno o più Ministri. Il Vicepresidente
più anziano, tuttavia, può occuparsi, nel caso d'impedimento del Presidente, dei soli affari urgenti e
non procrastinabili senza grave danno pubblico.
I Ministri, i Sottosegretari e i Viceministri
I Ministri possono essere con o senza portafoglio, a seconda che abbiano o non abbiano un
dicastero alle loro dipendenze. Nel secondo caso, possono essere messi a capo di uno dei
dipartimenti in cui si articola la Presidenza del Consiglio (es. dipartimento della funzione pubblica,
dipartimento degli affari regionali ecc.).
I Ministri con portafoglio si collocano al vertice dei Ministeri e hanno carattere bifronte, cioè
doppia natura: organi di governo e organi amministrativi. Ciò in quanto i dicasteri sono le principali
ripartizioni dell'amministrazione statale. Questi si avvalgono, per lo svolgimento delle loro
funzioni, di speciali uffici di diretta collaborazione con carattere consultivo, talora a base
rappresentativa di ambiti sociali e professionali.
Spetta alla legge determinare il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei Ministeri.

I principali collaboratori dei Ministri sono i Sottosegretari di Stato, nominati con decreto del
Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio, di concerto con il Ministro
che sono chiamati a coadiuvare, e sentito il Consiglio dei ministri. I Sottosegretari giurano nelle
mani del Presidente del Consiglio. Le loro attribuzioni sono determinate con decreto. I
Sottosegretari non agiscono in vece dei Ministri. Tuttavia sostituiscono i Ministri in caso di loro
assenza o impedimento.
A non più di 10 Sottosegretari può essere attribuito il titolo di Viceministri: ciò consente la delega
di funzioni relative a uno o più dipartimenti, a una più direzioni generali o relative a compiti
speciali, con decreto del Ministro competente, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su
proposta del Presidente del Consiglio.

Il Consiglio dei ministri


Il Consiglio dei ministri è l'organo collegiale nel quale si assumono le decisioni più importanti
dell'attività del Governo. Ad esso spettano le funzioni di indirizzo politico, il potere normativo (che
si esplica soprattutto attraverso l'adozione di regolamenti) e compiti di indirizzo e coordinamento.
Tra le molteplici attività svolte da quest'organo rientrano l'elaborazione del programma del
Governo, l'approvazione dei progetti di legge, dei decreti-legge e dei regolamenti governativi, la
nomina degli alti funzionari dello Stato e degli enti pubblici, la risoluzione dei conflitti fra i
Ministri, l'annullamento degli atti amministrativi illegittimi, le deliberazioni relative all'indirizzo
politico e alle questioni su cui il Governo richiede la fiducia del Parlamento.
Con finalità di cooperazione e coordinamento in materie che coinvolgono le competenze tecniche di
più Ministeri, sono stabilmente costituiti organi di raccordo, detti Comitati interministeriali, non
previsti dalla Costituzione, ma con funzioni di grande importanza.
Altra struttura di coordinamento dell'attività dei Ministri è il Consiglio di Gabinetto un organo
collegiale che si compone del Presidente del Consiglio e dei Ministri da lui designati e ha funzioni
preparatorie del lavoro in seno al Consiglio dei ministri.

Il funzionamento del Governo


Il Governo è un soggetto politicamente unitario, responsabile per l'attività posta in essere, essa
stessa necessariamente unitaria e omogenea. Al fine di garantire detta unità e omogeneità, la
Costituzione fa leva sulla competenza collegiale del Consiglio dei ministri a determinare la politica
generale del Governo e sulla competenza del Presidente del Consiglio a dirigerla. Il coordinamento
dell'attività ministeriale è di fondamentale importanza al fine di evitare che i singoli Ministri
agiscano individualmente senza tener conto della linea politica generale.
Gli strumenti di garanzia dell'unità politica e amministrativa del Governo vengono disciplinati
dalla L. 400/1988, che concentra le decisioni di politica generale nel Consiglio dei ministri e
attribuisce al Presidente del Consiglio i poteri relativi al funzionamento dello stesso Consiglio.
Il Presidente del Consiglio ha la rappresentanza dell'intero Governo, controfirma le leggi e gli atti
aventi forza di legge, tiene i contatti con il Presidente della Repubblica, assume le decisioni proprie
del Governo nei procedimenti legislativi e manifesta all'esterno la volontà del Governo.

Le funzioni amministrative e la Pubblica Amministrazione


L'attività amministrativa è definita come quell'attività pratica che lo Stato svolge per curare gli
interessi pubblici che assume nei propri fini. Questi ultimi, però, sono in precedenza determinati in
sede politica, ragion per cui l'attività amministrativa non è libera nel suo svolgimento, ma vincolata
ai fini prefissati dagli organi politici: più precisamente, il legislatore stabilisce l'interesse pubblico
da perseguire, lasciando all'organo amministrativo un margine più o meno ampio di scelta sul modo
per farlo (c.d. discrezionalità). In ordine a tale scelta l'organo deve ponderare l'interesse pubblico
affidato alle sue cure (interesse primario) con gli altri interessi, pubblici o privati (interessi
secondari), per stabilire se questi ultimi devono recedere di fronte al primo.
I sistemi elettorali
La locuzione sistemi elettorali sta ad indicare ogni complesso di norme che regola e determina la
ripartizione dei seggi per la rappresentanza di un determinato corpo elettorale.
La distinzione fondamentale dei sistemi elettorali è basata sul carattere maggioritario o non
maggioritario che essi possono presentare.

Con i sistemi maggioritari si assegnano ai candidati che abbiano ottenuto la maggioranza (relativa,
assoluta o qualificata) i seggi attribuiti al collegio. Il sistema maggioritario (nelle sue varie
formulazioni) presenta innegabili vantaggi:
 assicura il massimo collegamento fra gli elettori e i candidati;
 evita l’eccessivo frazionamento del sistema partitico;
Al tempo stesso, però la sua adozione si presta a favorire la polarizzazione fra i due partiti maggiori
e a sottorappresentare i partiti minori.

Il sistema proporzionale (anch’esso con numerose varianti) si propone, invece, di assicurare alle
diverse parti politiche un numero di seggi in proporzione ai voti ottenuti; di modo che il Parlamento
eletto con questo sistema finisce col rispecchiare, più fedelmente di quanto non avviene nei Paesi in
cui è adottato il sistema maggioritario, la volontà degli elettori. Tuttavia, qualora il corpo elettorale
sia politicamente poco omogeneo, i sistemi proporzionali favoriscono il suo frazionamento fra
diversi partiti, con la conseguenza che i risultati delle elezioni potrebbero rendere difficile la
formazione di stabili maggioranze di governo.

In sintesi, potremmo allora dire che, tendenzialmente, i sistemi maggioritari privilegiano la


stabilità politica rispetto alla rappresentatività delle assemblee elettive, al contrario di quanto accade
con i sistemi proporzionali.
Sistema elettorale italiano
Le elezioni del Senato e della Camera sono disciplinate, rispettivamente dal D.Lgs. 533/1993 e dal
D.P.R. 361/1957, come modificati dalla L. 165/2017 (l’attuale legge elettorale nota come
Rosatellum, dal nome del suo ideatore Ettore Rosato).
Il Rosatellum prevede un sistema elettorale misto:
 in parte maggioritario;
 in parte proporzionale.

In particolare, i 3/8 dei seggi di Camera e Senato sono assegnati con un sistema maggioritario,
mentre i restanti 5/8 con un sistema proporzionale attraverso un meccanismo di liste bloccate.

Il sistema maggioritario (che prevede l’attribuzione del seggio al candidato che ottiene più voti)
opera nei collegi uninominali dove c’è un solo candidato per ciascuna lista.
I parlamentari eletti attraverso tale modalità sono 221, e precisamente 147 deputati e 74 senatori.

I restanti 367 parlamentari sono eletti invece nei collegi plurinominali con il sistema
proporzionale. Più precisamente si tratta di 245 deputati e 122 senatori appartenenti a liste o
coalizioni di liste che abbiano superato la soglia di sbarramento, prevista al 3 % per i partiti e al
10% per le coalizioni.

A tale numero si aggiungono 8 deputati e 4 senatori eletti nella circoscrizione estero.

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