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DIRITTO LEZIONE 1-2

Prof.ssa Giuditta Brunelli


27/04/2022

Quali sono le fonti (di natura giuridica) a cui dobbiamo fare riferimento in materia di diritto
alla salute?

- Costituzione (Costituzione di tipo rigido, ovvero che non può essere modificata, integrata,
derogata, se non da una legge particolare chiamata “Legge di Revisione Costituzionale” diversa
dalle normali leggi approvate dal Parlamento, in quanto approvata con un procedimento
diverso aggravato)
NB: qualora ci fossero contenuti di modica, integrazione o deroga da parte di una legge ordinaria,
la legge in questione sarebbe incostituzionale ed invalida, arrivando così a poter essere eliminata
dal nostro Ordinamento Giuridico, dalla Corte Costituzionale, il suo compito è quello di verificare
che la legislazione di livello ordinario non si ponga in contrasto con la Costituzione.

- Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (non possiamo più prescindere dalla
circostanza che il nostro Ordinamento Statale faccia parte di un Ordinamento sovranazionale
che si chiama Unione Europea)
NB: la struttura ordinamentale dell’Unione Europea che ha le sue Istituzioni produce a sua volta
delle norme che in modi e meccanismi diversi sono operative all’interno degli Ordinamenti Statali
che ne fanno parte.

- Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (trattato internazionale a cui l’Italia ha aderito, che ha
a sua volta una sua simil “Corte Costituzionale” di livello internazionale)
NB: pretende che la legge nazionale sia conforme a se stessa

- Legge Ordinaria dello Stato (legge che viene approvata dal Parlamento)
- Legge Regionale (noi abbiamo un ordinamento strutturato in forma decentrata con un forte
regionalismo, e abbiamo quindi le Regioni che producono delle vere e proprie leggi che
debbono stare in un determinato rapporto con le leggi dello Stato)
NB: c’è una competenza ripartita in materia di Diritto alla Salute tra Legge Statale che deve porre i
principi fondamentali uguali per tutto il territorio nazionale e Leggi Regionali delle singole regioni
che approvano le loro leggi adeguate alle singole realtà regionali

Rassegna di quelle che sono le norme costituzionali europee particolarmente rilevanti nella
definizione del diritto alla salute:

- Articolo 32 della Costituzione


- Articolo 2 (riguarda l'inviolabilità dei diritti)
- Articolo 3 (riguarda l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, sia nel suo aspetto formale che
nel suo aspetto sostanziale)
- Articolo 13 (riguarda la libertà personale)
Esistono norme rilevanti anche nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea:

- Articolo 3
- Articolo 35
Ci sono norme rilevanti anche nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo:

- Articolo 2
- Articolo 3
- Articolo 8
E poi, tornando alla Costituzione, assai rilevante è l'articolo 117 che individua le competenze
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rispettive di Stato e Regioni in materia di tutela della salute.

ARTICOLO 32

Le norme della Costituzione sono sempre


molto sintetiche, molto brevi.
Usando poche parole, poche ma incisive parole,
la Costituzione è in grado di darci un
quadro molto preciso di ogni materia di cui si
occupa.

Qui, si parla di tutela della salute come


fondamentale diritto dell'individuo e come
interesse della collettività.
La salute è un diritto fondamentale della
persona.

L'aggettivo fondamentale nelle norme che riguardano i diritti inviolabili, è usato soltanto
nell'articolo 32 della Costituzione.
Però, da un punto di vista simbolico, linguistico, terminologico, è interessante sottolineare
che l'Assemblea Costituente, nel momento in cui scriveva la nuova Costituzione, abbia
sentito l'esigenza di sottolineare il carattere fondamentale del diritto alla salute. Dall'altro
canto, la salute è anche un interesse della collettività. Quindi non è solo un diritto della
singola persona, ma è anche un interesse della collettività.

Ancora oggi si dice che la Repubblica garantisce cure gratuite agli indigenti. Qui però, c'è
un altro elemento di grande interesse, cioè la conferma che il diritto alla salute, essendo un
diritto riconosciuto alla persona umana in quanto tale, e, come vedremo, anche
indipendentemente dalla cittadinanza o dalla nazionalità di quella persona, non può essere
subordinato al fatto che la persona sia in grado di accedere economicamente alle cure che
le sono necessarie.
Quindi, se ci sono delle persone che si trovano in una situazione di indigenza, cioè di
impossibilità di pagarsi le cure mediche, ci deve essere un intervento positivo da parte
della Repubblica per assicurare anche ad esse la necessaria sottoposizione.

L'articolo prosegue sottolineando che nessuno può essere obbligato a sottoporsi a un


trattamento sanitario.
Questo fa parte del fatto che la salute è in primo luogo un diritto individuale, non un dovere.
E quindi, essendo un nostro diritto, noi possiamo decidere se sottoporci o meno a
determinate cure. Ma, questo diritto, che è un diritto fondamentale, può trovare un limite
laddove intervenga con l'interesse della collettività.
Per esempio, se c'è il rischio che gravi malattie contagiose si espandano all'interno della
collettività, può essere imposta con una legge una vaccinazione obbligatoria. Questa legge,
che per l'interesse della collettività può imporre un trattamento sanitario, deve tuttavia
essere formulata in maniera tale da non ledere la dignità della persona umana.

Quando si parla dei limiti del fatto che la legge non possa violare i limiti del rispetto per la
persona umana, accanto ai trattamenti obbligatori, come possono essere appunto le
vaccinazioni, possiamo avere anche dei trattamenti curativi veri e propri, che possono, per
esempio, anche tradursi in un ricovero obbligatorio, come accade nel caso dei trattamenti
sanitari obbligatori in ambito psichiatrico.
E qui, oltre all'articolo 32 della Costituzione, entra in gioco anche l'Articolo 13 che protegge
proprio la libertà personale, intesa come libertà fisica, libertà da intrusioni come detenzioni,
arresti, ma anche ricoveri coatti.

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La prima norma a cui dobbiamo fare riferimento è l'articolo 2 della Costituzione:

Anche qui c’è il riferimento al riconoscimento e alla garanzia dei diritti inviolabili. Tra i diritti
inviolabili, che possiamo anche chiamare diritti fondamentali o diritti costituzionali, c'è il diritto alla
salute.
E chi deve, chi riconosce e garantisce i diritti inviolabili? Chi è il soggetto di questa? E la
Repubblica?
Lo Stato, naturalmente, è comunque l'ente sovrano, l'ente originario, quello che ha una posizione
di potere, di supremazia indiscussa. Però accanto allo Stato ci sono le Regioni, i Comuni, le
Province, le città metropolitane. Quindi tutti questi soggetti, che nel loro complesso formano la
Repubblica, sono chiamati a garantire i diritti attraverso gli atti che possono adottare secondo la
Costituzione e nei quali si esprime la loro decisione politica ai diversi livelli dell'ordinamento.

Significa che nel momento in cui la Repubblica sorge e si costituisce, ricordiamo che è sorta in
seguito al referendum istituzionale del 2 giugno 1946, nel cui ambito attraverso il quale il popolo, il
corpo elettorale scelse la forma repubblicana, venne chiesto “Volete la monarchia o la
Repubblica?”. Il 2 giugno 1946, contestualmente a questo referendum cosiddetto istituzionale, fu
anche eletta, con metodo proporzionale, un'Assemblea costituente con il compito di scrivere la
nuova Costituzione, che non poteva che essere una Costituzione repubblicana, dal momento che
il popolo aveva già scelto la Repubblica. L'Assemblea costituente era libera di fare le scelte più
alte ed era assolutamente libera nella scelta del tipo di costituzione, dei principi fondamentali con
il solo limite che doveva trattarsi di una forma repubblicana.

La Repubblica, dunque, nel momento stesso in cui nasce, si costituisce anche attraverso la
scrittura della nuova Costituzione. Riconosce che le persone sono titolari di diritti. Non è la
Repubblica che dà i diritti, che conferisce i diritti alle persone, ma riconosce che le persone sono
originariamente titolari di diritti per il solo fatto di essere persone umane.

La Repubblica, siccome riconosce l'esistenza originaria di questi diritti, deve anche mettere in
campo le politiche, i mezzi, le risorse, le strutture, i meccanismi, le procedure perché questi diritti
siano effettivamente garantiti.
Quindi non è una mera presa d'atto che i diritti ci sono, non è una proclamazione, ma è un vero e
proprio riconoscimento che produce anche delle politiche di garanzia.

E questi diritti sono così qualificati come inviolabili? Che cosa vuol dire inviolabili? Non vuol dire
soltanto che la legge non può violare i diritti nel senso che non può, per esempio, restringere,
soffocare e reprimere i diritti fondamentali.

Ma ci sono anche altri diritti come la libertà personale, la libertà di manifestazione del pensiero, di
associazione, di riunione, la libertà religiosa, il diritto all'istruzione, eccetera eccetera. Questi diritti,
appunto inviolabili, non possono essere limitati nel loro nucleo essenziale, che significa nella loro
titolarità. Poi i modi di esercizio possono anche essere diversamente regolati, ma nel loro nucleo
duro non possono essere toccati nemmeno con una legge di revisione costituzionale, perché
fanno parte di quel nucleo costituzionale irripetibile di cui la Corte Costituzionale tante volte ha
parlato.
Se avessimo una legge costituzionale, cioè prodotta con quel procedimento aggravato che è

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previsto nell'art.138 della Costituzione, che si permette di andare ad incidere in maniera illegittima
sul nucleo fondamentale di uno o più diritti inviolabili, sarebbe a sua volta illegittima. Sarebbe una
legge costituzionale incostituzionale e potrebbe essere quindi a sua volta annullata dalla Corte
Costituzionale. Quindi inviolabilità significa intoccabilità nel loro nucleo essenziale.

Questi diritti che sono riconosciuti, garantiti, inviolabili , lo sono dal punto di vista della persona
che ne è titolare, sia come singolo, cioè la persona in quanto singola persona è titolare di quei
diritti, sia all'interno delle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.
Cosa sono queste formazioni sociali? Alcune sono formazioni sociali che noi non ci scegliamo,
ma nelle quali ci troviamo immediatamente inseriti, come la famiglia, ma anche la scuola è una
formazione sociale. Poi ci sono delle formazioni sociali che invece sono scelte da noi. Noi
possiamo scegliere se aderire o meno a una certa associazione culturale, se iscriversi a un partito,
se far parte di un'associazione o una confessione religiosa, se iscriversi a un sindacato. Il che
significa che quelle formazioni sociali, comunque, devono essere a loro volta rispettose dei diritti
inviolabili di cui ogni singolo associato o componente è titolare.

La Repubblica, oltre a riconoscere e garantire i diritti inviolabili, richiede anche l'adempimento dei
doveri inderogabili.
Quindi da un lato abbiamo i diritti inviolabili, dall’altro abbiamo i doveri inderogabili. Inderogabili
significa che non pone, a cui non si può far deroga, cioè che sono obbligatori in maniera non
derogabile e sono doveri di solidarietà, solidarietà politica, solidarietà economica, solidarietà
sociale.
Per esempio, per pervenire nuovamente alla tematica del diritto alla salute, se io sono obbligato
dalla legge a sottopormi a un trattamento sanitario obbligatorio, ad esempio a una vaccinazione,
questo viene fatto anche sulla base del principio di solidarietà.
Cioè io, per ragioni di solidarietà nei confronti della comunità a cui appartengo, devo rinunciare a
un pezzettino della mia autodeterminazione per garantire la salute di tutti, la salute della
collettività.
Questo, per esempio, è una forma di solidarietà ed è un dovere inderogabile.

L'articolo 53 della Costituzione dice che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in
ragione della loro capacità contributiva.
Quindi anche pagare le tasse, in ragione ovviamente della propria capacità retributiva, fa parte di
questi doveri inderogabili, in questo caso di solidarietà prima di tutto economica.

L'articolo successivo, a sua volta molto noto, molto famoso, riguarda l'eguaglianza.
Si tratta dell'articolo 3 della Costituzione che si compone di due commi.
Comma 1: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale.
Comma 2: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un principio fondamentale e che è la base, insieme
all'articolo 2, del riconoscimento di tutti i diritti fondamentali.

Qui abbiamo l'espressione di un principio fondamentale che ha due


declinazioni.

Primo comma dell'articolo 3: il principio di uguaglianza sostanziale.


Secondo comma dell'articolo 3, richiama all’attenzione diversi concetti: tutti i cittadini hanno pari
dignità sociale, quindi non è una mera eguaglianza davanti alla legge che già di per sé è
importantissima.
Il legislatore non può arbitrariamente discriminare tra categorie di cittadini, ma c'è la sottolineatura
della dignità sociale, che è una tematica di grande rilievo. Pari dignità sociale, quindi io non sono
solo titolare, come tutti gli altri, dei diritti inviolabili, ma ho una dignità in quanto essere umano, in
quanto persona umana che mi deve da tutti essere riconosciuta e che parificata a quella di tutti gli
altri, non esistono singoli cittadini o categorie di cittadini che godono di una dignità sociale
speciale.

Qui il discorso è particolarmente rilevante per il legislatore perché trattandosi di una Costituzione
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rigida che significa che nemmeno la legge può contenere discriminazioni, perché sarebbe una
legge incostituzionale e potrebbe essere colpita dalla Corte Costituzionale e vengono enumerate
una serie di caratteristiche che storicamente hanno costituito ragioni di grande e violenta
discriminazione, anche legislativa.
Il sesso è naturalmente la condizione anche giuridica della donna. Evidentemente è stata sempre
deteriore rispetto a quella dell'uomo. Quando la Costituzione è stata scritta negli anni 46 47, le
donne avevano per la prima volta ottenuto il diritto di voto.
Quindi, anche guardando semplicemente ai diritti politici, c'era stata gravissima discriminazione
nei confronti delle donne, ma molte altre ce n'erano state.

E la religione? Anche qui le minoranze religiose non erano state certamente ben accolte. Ci si
riferisce soprattutto al periodo fascista, perché naturalmente la Costituzione viene scritta in
opposizione a quanto era accaduto nel periodo fascista.
Quindi, il divieto di discriminazione non riguarda solo sesso, razza, lingua, religione, opinioni
politiche, ma tutte quelle caratteristiche che possono compromettere o portare ad atteggiamenti
discriminatori.

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