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B) I DIRITTI DELLA PERSONALIT 61. NOZIONE E CARATTERI Art. 2 Cost.

- la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali. La persona umana portatrice di diritti innati che l'ordinamento giuridico non attribuisce, ma riconosce; diritti che sono inviolabili da parte dello stato. La costituzione infatti mira a garantire il cittadino contro gli abusi e l'arbitrio dei pubblici poteri, cio ad assicurare al cittadino una intangibile sfera di libert nei confronti dello stato. Naturalmente i diritti inviolabili sono tali anche nei confronti degli altri consociati. In questa prospettiva, il codice penale sanziona i delitti contro la persona (delitti contro la vita e l'incolumit personale, delitti contro l'onore, delitti contro la libert individuale). Il codice civile detta norme specifiche a tutela dell'INTEGRIT FISICA, del NOME, dell'IMMAGINE. ELENCO DEI DIRITTI INVIOLABILI : la costituzione all'art. 2 quando parla dei diritti inviolabili non si riferisce solo a quelli tipizzati in altre norme costituzionali, ma anche a quelli che la coscienza sociale, in un determinato momento storico, ritiene essenziali per la tutela della persona umana. L'elenco dei diritti quindi un elenco APERTO, essendo ammissibili diritti della personalit atipici, e STORICAMENTE CONDIZIONATO. I DIRITTI INVIOLABILI NELLE NORME DI DERIVAZIONE EXTRASTATUALE: dichiarazione universale dei diritti dell'uomo nazioni unite/1948 convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libert fondamentali 1950 patto internazionale sui diritti civili e politici 1966 trattato sull'unione europea 1992 carta dei diritti fondamentali dell'unione europea (c.d. Carta di Nizza ) 2000 (ha acquistato piena efficacia giuridica col trattato di Lisbona) Questi documenti elencano normalmente diritti gi noti e riconosciuti in Italia anche a livello costituzionale. Talora per prevedono libert che nel nostro ordinamento non sono conosciute o non sono previste nella stessa ampiezza. Secondo la giurisprudenza tali disposizioni sono direttamente invocabili anche davanti al giudice nazionale, con conseguente riconoscimento, in capo ai consociati, dei relativi diritti soggettivi. CARATTERI DEI DIRITTI DELLA PERSONA: NECESSARIET: competono a tutte le persone fisiche che li acquistano alla nascita e li perdono solo con la morte IMPRESCRITTIBILIT: il non uso prolungato non ne determina l'estinzione ASSOLUTEZZA: implicano, in capo a tutti i consociati, un generale dovere di astensione dal ledere l'interesse presidiato da detti diritti; sono tutelabili erga omnes, cio nei confronti di chiunque li contesti o li pregiudichi. NON PATRIMONIALIT: tutelano valori della persona non suscettibili di valutazione economica INDISPONIBILIT: non sono rinunziabili; si ammette cmq la possibilit di consentirne l'uso ad altri a titolo gratuito o anche oneroso (es. testimonial che concede l'uso della propria immagine per una campagna pubblicitaria); devono ritenersi invalidi atti dispositivi che, alla

stregua della coscienza sociale, risultino incompatibili con i valori fondamentali della persona (es. nullo l'accordo in forza della quale un aspirante cantante si impegni, nei confronti della propria casa discografica, ad assumere definitivamente una determinata personalit, ritenuta idonea a far presa sul pubblico, rinunciando al proprio patrimonio intellettuale, ideologico, etico, affettivo, ecc...). TEORIA MONISTICA E TEORIA PLURALISTICA: si discute se esista un unico diritto della personalit avente ad oggetto la tutela della persona vista nella sua unitariet ed indivisibilit (c.d. Teoria monistica), ovvero tanti diritti distinti volti a tutelare, singolarmente, i diversi interessi di cui la stessa portatrice (c.d. Teoria pluralistica). 62. DIRITTO ALLA VITA FONTE: non testualmente previsto dalla Costituzione, ma espressamente proclamato in norme di derivazione extrastatuale. CONTENUTO: posto a presidio del fondamentale interesse della persona umana alla propria esistenza fisica (tale diritto impone a tutti i consociati l'obbligo di astenersi dall'attentare alla vita altrui; obbligo presidiato anche da sanzioni penali). ACQUISTO: problema delicato quello di stabilire quando esattamente si acquista il diritto alla vita. Il nascituro titolare di interessi giuridicamente tutelati: nella L. 194/1978 (norme per la tutela sociale della maternit e sull'interruzione volontaria della gravidanza ) si dice che lo stato tutela la vita umana dal suo inizio ; nella L.40/2004 (norme in materia di procreazione medicalemnte assistita) si dichiara espressamente che vengono tutelati i diritti del concepito. DIRITTO A NASCERE: trova piena e immediata tutela nei confronti dei soggetti diversi dalla madre, infatti penalmente sanzionata la condotta di chiunque cagioni l'interruzione della gravidanza, senza il consenso della donna manifestato secondo le modalit previste dalla legge. Nei confronti della madre occorre invece distinguere: - l'interruzione volontaria della gravidanza entro i primi 90 giorni dal concepimento sostanzialmente rimessa alla sua libera determinazione (la donna si deve rivolgere a un consultorio pubblico o a una struttura socio-sanitaria a ci abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia; se viene riscontrato un caso di urgenza dell'intervento viene rilasciato un certificato attestante l'urgenza e con tale certificato la donna pu presentarsi in una delle sedi autorizzate a praticare l'interruzione di gravidanza; se invece non viene riscontrato nessun caso di urgenza, viene rilasciato alla donna copia di un documento, firmato anche da lei, attestante lo stato di gravidanza e l'avvenuta richiesta, e viene invitata a soprassedere per 7 giorni; trascorsi 7 giorni, la donna pu presentarsi, per ottenere l'interruzione, sulla base del documento rilasciatole, e ci anche quando la sua richiesta dovesse risultare fondata su motivi futili o capricciosi). - l'interruzione volontaria della gravidanza dopo i primi 90 giorni pu essere praticata unicamente quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna, ovvero quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinano un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna. In questo caso il diritto del nascituro pu essere sacrificato solo di fronte al preminente interesse della madre alla vita e alla integrit psico-fisica. SUICIDIO: il diritto alla vita non tutelato, in concreto, nei confronti del diretto interessato;

nessuna sanzione consegue al suicidio. Costituiscono per reato e integrano gli estremi dell'illecito civile, con conseguente obbligo risarcitorio, l'istigazione o l'aiuto al suicidio (condotta di chi determini altri al suicidio o ne rafforzi i propositi suicidi o agevoli in qualunque modo l'esecuzione). OMICIDIO DEL CONSENZIENTE: costituisce reato ed illecito civile la condotta di chi cagiona ad altri la morte, seppure con il di lui consenso. EUTANASIA: morte cagionata, per motivi di piet e con il suo consenso, a persona affetta da malattia probabilmente o certamente incurabile, allo scopo di sottrarla alle sofferenze inerenti al processo patologico terminale. C' ampio dibattito sul piano etico prima ancora che su quello giuridico. Certamente vietata la condotta diretta a provocare la morte dell'infermo con un diretto intervento acceleratore (es. iniezione letale); di contro, del tutto legittimo , con il consenso dell'interessato, lasciare che i fattori causali presenti nell'organismo sviluppino i loro effetti fino all'exitus finale. I trattamenti sanitari infatti possono essere posti in essere solo con il consenso dell'avente diritto. Quindi, se il paziente, dotato di capacit legale e naturale di agire, consapevolmente rifiuti interventi terapeutici che potrebbero probabilmente ritardarne la morte, l'omessa azione curativa del medico o dei terzi non solo legittima ma necessitata. Il problema si pone nei riguardi invece di quei soggetti che, per l'evoluzione della patologia irreversibile, molto spesso cadono in uno stato di infermit di mente. Tale stato impedisce al soggetto di rifiutare il c.d. ACCANIMENTO TERAPEUTICO. Per tale ragione in Italia una larga corrente di opinione preme perch il legislatore riconosca efficacia vincolante alle dichiarazioni rese preventivamente dal paziente, per l'eventualit in cui lo stesso dovesse perdere, in futuro, la capacit di intendere o di volere, in ordine alla propria volont di essere o meno assoggettato a trattamenti sanitari volti a prolungarne la sopravvivenza (c.d. TESTAMENTO BIOLOGICO). 63. DIRITTO ALLA SALUTE FONTE: art. 32 comma 1 della costituzione e norme extrastatuali (art. 3 comma 1 carta di Nizza: ogni individuo ha diritto alla propria integrit fisica e psichica). CONTENUTO: diritto che implica per tutti i consociati l'obbligo di astensione da condotte che possano cagionare ad altri malattie, infermit o menomazioni (obbligo presidiato da sanzioni penali e sul piano risarcitorio). DIRITTO DI NASCERE SANO: compete al nascituro. risarcibile perci il danno conseguente a lesioni subite dal feto nel periodo prenatale a cause di condotte imperite del medico: il soggetto che, con la nascita, abbia acquistato la capacit giuridica ben potr far valere la responsabilit per lesioni o malattie procurategli quando ancora nato non era. DIRITTO A NON NASCERE SE NON SANO: non riconosciuto al nascituro. La scelta abortiva rimessa esclusivamente alla madre: essa potrebbe legittimamente decidere di non ricorrere all'interruzione di gravidanza anche in presenza di gravi malformazioni del feto. Chi dovesse venir meno all'obbligo di metterla in grado di assumere consapevolmente una siffatta decisione (es. ecografo che, per imperizia o negligenza, non le segnalasse la presenza nel feto di malformazioni congenite) risponderebbe nei confronti della madre, non del figlio nato con handicap. PRINCIPIO DI AUTODETERMINAZIONE: il diritto alla salute e all'integrit psico- fisica

rimesso, in linea di principio, all'AUTODETERMINAZIONE del suo titolare. Art. 32 cost. Nessuno pu essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge" La legge pu prevedere l'obbligo di un determinato accertamento o trattamento sanitario solo quando ci sia giustificato non tanto dal vantaggio che potr derivarne per il soggetto cui esso imposto, quanto dalla necessit di tutelare l'INTERESSE SUPERIORE ALLA PROTEZIONE DELLA SANIT PUBBLICA (es, vaccinazioni obbligatorie contro poliomielite, tetano, SARS, ecc...). Oggi previsto un INDENNIZZO da parte dello stato a favore di chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie, lesioni o infermit dalle quali sia derivata una menomazione permanente dell'integrit psico-fisica. Al di fuori di questi casi eccezionali, gli accertamenti o trattamenti sanitari sono VOLONTARI ( c.d. Principio di autodeterminazione), richiedono cio il CONSENSO DELL'AVENTE DIRITTO che, se in stato di capacit legale e naturale di agire, legittimamente potrebbe opporre un rifiuto alle cure. Senza il suo consenso il medico nulla pu fare, anche se la cura risulti necessaria per salvargli la vita. Naturalmente, affinch possa prestare un valido consenso, necessario che il paziente venga correttamente informato dal medico in ordine a natura e a esiti possibili, difficolt e rischi del trattamento prospettatogli (CONSENSO INFORMATO). Il consenso cmq non vincola il soggetto che lo ha prestato: egli pu revocarlo in qualsiasi momento, fin quando l'intervento non sia eseguito. Se per il paziente si trova in stato di incoscienza, il medico deve cmq procedere a far quanto necessario per salvargli la vita, stante l'impossibilit di raccoglierne il volere. Se il paziente un incapace legale (es. minore) il consenso deve essere dato dal suo rappresentante legale: il consenso sar cmq doveroso quando l'intervento sia obiettivamente utile; l'eventuale diniego ingiustificato del consenso potr cmq essere superato ai sensi di diversi articoli del codice civile. Il diritto alla salute e all'integrit psico-fisica non integralmente rimesso all'autodeterminazione del suo titolare. Esistono dei limiti e questi valgono fino a che il soggetto in vita. LIMITI AL PRINCIPIO DI AUTODETERMINAZIONE: gli atti dispositivi del proprio corpo non devono essere contrari alla legge, all'ordine pubblico e al buon costume (es. vietato il prelievo di sangue a titolo oneroso; vietato il contratto di meretricio). Gli atti dispositivi del proprio corpo sono ammessi se non cagionino una diminuzione permanente dell'integrit fisica del soggetto (es. vietato l'espianto da vivente della cornea). Art. 5 - Atti di disposizione del proprio corpo. Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente della integrit fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge, allordine pubblico o al buon costume". DEROGHE all'art. 5 del codice civile: consentito l'espianto da vivente del rene e di parti del fegato (solo a titolo gratuito e con il consenso informato dell'interessato, nonch l'autorizzazione del tribunale). Sono consentiti interventi di modificazione dei caratteri sessuali

consentita la sterilizzazione volontaria (con il consenso dell'avente diritto) sia maschile (vasectomia) che femminile (incollaggio delle tube). consentito intervento chirurgico o trattamento medico, con il consenso del paziente, che sia necessario per la sua salute o addirittura sopravvivenza (es. amputazione della gamba), anche se questo comporta menomazione grave e definitiva alla sua integrit fisica. Questo possibile in quanto i limiti al potere di autodeterminazione sono disposti nell'interesse e a tutela dell'avente diritto e non possono fungere da impedimento a trattamenti necessari a preservarne la salute o la vita. PARTI STACCATE DAL CORPO: le parti legittimamente staccate dal corpo sono beni autonomi di propriet del soggetto al cui corpo appartenevano. Possono quindi essere oggetto di atti di disposizione (es. capelli che possono essere venduti per confezionare extensions). ATTI DISPOSITIVI DEL CADAVERE: la persona pu disporre in ordine alla collocazione della propria salma o alla sua cremazione. Pu inoltre disporre in ordine al prelievo di organi e tessuti (esclusi gonadi e encefalo) a scopo di trapianto (la legge dispone che la mancata dichiarazione di volont in ordine alla donazione di organi e tessuti successivamente alla morte considerata quale assenso alla donazione). 64. DIRITTO AL NOME NOME: costituito da PRENOME e COGNOME. Art. 6 comma 2- Diritto al nome. Nel nome si comprendono il prenome e il cognome". Il nome svolge una funzione di IDENTIFICAZIONE SOCIALE della persona. FIGLIO LEGITTIMO: assume cognome del padre ed il prenome attribuitogli all'atto della dichiarazione di nascita all'ufficiale dello stato civile. Se il dichiarante non da un prenome al bambino vi supplisce l'ufficiale di stato civile. FIGLIO NATURALE: assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto. Se il riconoscimento effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori, assume il cognome del padre; se il riconoscimento del padre avviene successivamente a quello della madre, pu assumere il cognome del padre, aggiungendolo o sostituendolo a quello della madre; se il riconoscimento avviene a distanza di tempo dalla nascita, il figlio naturale, nell'assumere il cognome del genitore che lo ha riconosciuto, pu ottenere dal giudice il riconoscimento del diritto a mantenere (anteponendolo o aggiungendolo a questo) il cognome attribuitogli con atto formalmente legittimo, ove tale cognome sia divenuto autonomo segno distintivo della sua identit personale. BAMBINI NON RICONOSCIUTI: assumono prenome e cognome loro imposto dall'ufficiale di stato civile. FIGLIO ADOTTIVO: assume cognome del padre adottivo MOGLIE: aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva anche durante la vedovanza (fino a che non passi a nuove nozze) e durante la separazione personale. Lo perde con lo scioglimento del matrimonio, anche se pu chiedere al giudice di mantenerlo, in aggiunta al proprio, quando sussista un interesse suo o dei figli meritevole di tutela (es. perch ormai nota nell'ambiente lavorativo con il cognome del marito).

MUTAMENTO DEL NOME: il nome tendenzialmente immodificabile Il mutamento di cognome o l'aggiunta al proprio di un altro possono essere concessi con decreto del

Ministro dell'Interno; il mutamento o l'aggiunta del prenome possono essere concessi con decreto del prefetto del luogo di residenza (cosi come avviene per la concessione del cambiamento del cognome perch ridicolo, vergognoso o perch rivela l'origine naturale). VIOLAZIONI DEL DIRITTO: Art. 7 comma 1- Tutela del diritto al nome. "La persona, alla quale si contesti il diritto alluso del proprio nome o che possa risentire pregiudizio dalluso che altri indebitamente ne faccia, pu chiedere giudizialmente la cessazione del fatto lesivo, salvo il risarcimento dei danni" . Il nome viene tutelato contro: CONTESTAZIONE: si ha quando un terzo compie atti volti a precludere od ostacolare al soggetto l'utilizzo del nome legalmente attribuitogli. USURPAZIONE: si ha quando un terzo, cui sia stato attribuito un nome diverso, utilizza il nome altrui per identificare la propria persona (es. per accreditarsi nella buona societ utilizza cognome di una famosa casata); tale uso vietato solo quando possa arrecare pregiudizio al suo legittimo titolare (es. perch concretamente idoneo a creare confusione sull'identit della persona). UTILIZZAZIONE ABUSIVA: si ha quando un terzo utilizza il nome altrui per identificare un personaggio di fantasia (es. protagonista di un romanzo) o un prodotto commerciale, ovvero lo appone in calce a un appello o a una lettera aperta di contenuto politico; anche in questo caso l'uso vietato solo se idoneo ad arrecare pregiudizio al suo titolare (es. perch la descrizione del personaggio o delle attivit che svolge pu suggerire un collegamento con la persona reale che ha quel nome). TUTELA: le vittime di tali violazioni, cosi come chiunque, pur non portando il nome contestato o indebitamente usato, abbia alla tutela del nome un interesse fondato su ragioni familiari degne di essere protette, pu chiedere la CESSAZIONE DEL FATTO LESIVO, il RISARCIMENTO DEL DANNO, oltre che la PUBBLICAZIONE DELLA SENTENZA che accerta l'illecito, su uno o pi giornali. Art. 8 - Tutela del nome per ragioni familiari. Nel caso previsto dallarticolo precedente, lazione pu essere promossa anche da chi, pur non portando il nome contestato o indebitamente usato, abbia alla tutela del nome un interesse fondato su ragioni familiari degne dessere protette. Art. 7 Lautorit giudiziaria pu ordinare che la sentenza sia pubblicata in uno o pi giornali. PSEUDONIMO: nome, diverso da quello attribuitogli per legge, con cui il soggetto conosciuto in determinati ambienti (nome d'arte). Gode della stessa tutela prevista per il nome. ATTI DISPOSITIVI DEL NOME: si pu concedere a terzi l'utilizzo del proprio nome, anche a titolo oneroso, a fini commerciali.

65. DIRITTO ALL'INTEGRIT MORALE La legge tutela l'interesse di ciascuno all': ONORE: il valore sociale di un determinato soggetto, dato dall'insieme delle sue doti morali

DECORO: valore sociale di un determinato soggetto, dato dall'insieme delle sue doti intellettuali, fisiche e delle altre qualit che concorrono a determinarne il pregio nell'ambiente in cui vive REPUTAZIONE: opinione che gli altri hanno dell'onore e del decoro di un determinato soggetto, cio la stima di cui lo stesso gode nel suo ambiente sociale. Esiste un onore e un decoro minimo che compete ad ogni persona per il solo fatto di essere uomo. Al di sopra di questo minimo, essi vanno valutati in relazione alla personalit dell'individuo, all'ambiente sociale, al momento storico, alle circostanze del caso concreto (es. tra commilitoni risultano tollerabili espressioni altrimenti difficilmente accettabili). VIOLAZIONI DEL DIRITTO: illegittima qualsiasi espressione di mancato rispetto dell'integrit morale della persona, manifestata, anche implicitamente (es. allusioni), attraverso parole, scritti, disegni, caricature, gesti, suoni ecc. direttamente all'interessato o anche solo a terzi. L'illiceit dell'offesa non viene meno, se il fatto attribuito alla persona o il giudizio espresso sul suo conto rispondono a verit o sono di dominio pubblico (cosiddetta efficacia non scriminante dell'EXCEPTIO VERITATIS). DIRITTI DI CRONACA E CRITICA GIORNALISTICA : sono garantiti dalla costituzione e spesso si pongono in contrasto con il diritto all'integrit morale. Il diritto all'integrit morale cede di fronte al diritto all'informazione, quindi la notizia quand'anche lesiva dell'altrui reputazione, potr essere legittimamente pubblicata, qualora concorrano tre presupposti: della VERIT DELLA NOTIZIA: vi sia esatta corrispondenza tra i fatti accaduti e fatti narrati, senza omissioni che ne alterino il significato. dell'UTILIT SOCIALE DELL'INFORMAZIONE della CONTINENZA ESPOSITIVA: vengano cio utilizzate modalit espressive dei fatti e della loro valutazione non eccedenti rispetto allo scopo informativo da conseguire e improntate a leale chiarezza, senza ricorso a toni sproporzionatamente scandalizzati o sdegnati, insinuazioni, accostamenti suggestionanti,ecc... Notizie lesive del altrui integrit morale possono essere pubblicate anche in assenza dei presupposti quando vi l'assenso dell'avente diritto. TUTELA: l'autore della lesione del diritto all'integrit morale tenuto al RISARCIMENTO DEL DANNO, anche non patrimoniale, sofferto dalla persona offesa. Il giudice, se ritiene che ci possa contribuire a riparare il danno, pu ordinare la PUBBLICAZIONE DELLA SENTENZA su uno o pi giornali. Nel caso di diffamazione a mezzo stampa, la persona offesa pu chiedere, oltre al risarcimento del danno, una somma a titolo di riparazione da commisurarsi alla gravit dell'offesa e alla diffusione dello stampato.

66. DIRITTO ALL'IMMAGINE DIRITTO ALL'IMMAGINE: importa il divieto, a carico dei terzi, di esporre, pubblicare, mettere in commercio il ritratto altrui (qualsiasi rappresentazione delle sue sembianze, quindi anche la maschera scenica, ossia la rappresentazione della persona attraverso l'interpretazione di un attore, la

figura del sosia, la rappresentazione di oggetti notoriamente usati da un personaggio per caratterizzare la sua personalit) senza il consenso, anche solo implicito, dell'interessato. Art. 10 - Abuso dellimmagine altrui. Qualora limmagine di una persona o dei genitori, del coniuge o dei figli sia stata esposta o pubblicata fuori dei casi in cui lesposizione o la pubblicazione dalla legge consentita, ovvero con pregiudizio al decoro o alla reputazione della persona stessa o dei detti congiunti, lautorit giudiziaria, su richiesta dellinteressato, pu disporre che cessi labuso, salvo il risarcimento dei danni Il CONSENSO dell'interessato vale solo a favore di colui cui stato prestato, per i fini e con le modalit indicate dal consenziente, per il tempo da questi stabilito (esempio vietata la pubblicazione su una rivista per soli uomini di immagini di un'attrice in pose di nudo tratte dalle foto di scena di un suo film). Peraltro consentita la diffusione dell'altrui immagine, anche senza il consenso dell'interessato, quando questo giustificata: dalla notoriet o dall'ufficio pubblico ricoperto dalla persona ritratta; da necessit di giustizia o di polizia (es. diffusione dell'immagine della persona scomparsa o ricercata) da scopi scientifici, didattici o culturali dal collegamento a fatti, avvenimenti o cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico. In ogni caso, la pubblicazione dell'altrui immagine senza il consenso dell'interessato deve essere giustificata da esigenze di pubblica informazione. Quindi le immagine della persona nota potranno essere divulgate solo se correlate alle ragioni della sua notoriet e mai a fini di sfruttamento economico (esempio vietata, senza il suo consenso, la pubblicazione di fotografie di un noto uomo politico ritratto nell'intimit familiare, cos come l'utilizzo dell'immagine di un noto attore per pubblicizzare un prodotto commerciale); e la diffusione dell'immagine di una persona in relazione a fatti svoltisi in pubblico ammessa solo in presenza di circostanze che rivestano un apprezzabile rilievo per la pubblica opinione ( vietata per esempio, senza il loro consenso, la pubblicazione della fotografia di due privati cittadini che escono in barca, seppure il fatto si sia svolto in pubblico). In ogni caso la pubblicazione dell'altrui immagine senza il consenso dell'interessato vietata ove rechi un pregiudizio all'onore, alla reputazione o anche al decoro della persona ritratta: divieto che cede peraltro di fronte al legittimo esercizio dei diritti di cronaca e critica giornalistica. ATTI DISPOSITIVI: il titolare pu consentire l'uso della propria immagine non solo titolo gratuito, ma anche titolo oneroso. TUTELA: l'autore della lesione del diritto all'immagine obbligato al RISARCIMENTO DEL DANNO, anche non patrimoniale, sofferto dalla persona ritratta. Il giudice pu disporre qualsiasi provvedimento idoneo ad impedire la prosecuzione o il ripetersi dell'illecito. La tutela apprestata per l'immagine riguarda solo l'esposizione e la pubblicazione dell'altrui ritratto, non anche l'atto in s del ritrarre le sembianze di una persona (in quest'ultimo caso viene in gioco il diritto alla riservatezza).

67. DAL DIRITTO ALLA RISERVATEZZA E ALLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI FONTI E CONTENUTO: assenza di un'espressa previsione normativa che lo contempli, stato ricondotto dalla giurisprudenza tra i diritti inviolabili dell'uomo riconosciuti e garantiti dall'art. 2, ma in realt il diritto all'intimit era gi stato espressamente ricondotto da norme extrastatuali tra i diritti fondamentali della persona. DIRITTO ALLA RISERVATEZZA: potere dell'interessato di vietare comportamenti di terzi volti a conoscere o a far conoscere situazioni o vicende della propria vita personale o familiare, anche se svoltesi al di fuori del recinto domestico, che non avessero un interesse socialmente apprezzabile. L'intromissione nell'altrui sfera privata, senza il consenso dell'interessato, avrebbe perci dovuto ritenersi legittima solo in presenza di un interesse pubblico attuale che la giustifichi. Oggi la materia regolata dal DECRETO LEGISLATIVO 196 DEL 2003 (CODICE IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI ): esso attribuisce all'interessato relativamente ai suoi dati personali (ossia qualunque informazione relativa a persona identificata o identificabile, anche solo indirettamente) il diritto non solo di vietare il loro trattamento (qualunque operazione o complesso di operazioni, effettuati anche senza l'ausilio di strumenti elettronici, concernenti la raccolta, la conservazione, l'utilizzo, la comunicazione a uno o pi soggetti determinati, la diffusione a favore di soggetti indeterminati, ecc.), ma anche il diritto di vigilare sul loro utilizzo. REGOLE DI TRATTAMENTO: il trattamento dei dati personali da parte di privati o di enti pubblici economici ammesso solo con il consenso espresso dell'interessato, che validamente prestato solo se liberamente espresso, se documentato per iscritto, se sono state rese all'interessato le informazioni relative alle finalit e modalit di trattamento dei dati: C.D. DIRITTO DI INFORMATIVA l'interessato ha diritto di ottenere da chiunque conferma se detiene o meno dati personali che lo riguardano, cosiddetto DIRITTO DI ACCESSO l'interessato ha diritto di ottenere da chiunque li detenga l'aggiornamento, la rettificazione ovvero l'integrazione dei dati personali che lo riguardano, la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge i dati personali devono essere trattati in modo lecito e secondo correttezza (per la definizione dei limiti di liceit e correttezza del trattamento dei dati personali dei singoli settori, previsto venga promossa l'elaborazione di codici di deontologia e di buona condotta). i dati oggetto di trattamento sono custoditi e controllati, in modo che siano ridotti al minimo i rischi di distruzione o perdita, anche accidentale, dei dati stessi, di accesso non autorizzato o di trattamento non consentito o non conforme alle finalit della raccolta; cosiddetto DIRITTO ALLA SICUREZZA DEI DATI chiunque cagiona danno ad altri per effetto del trattamento dei dati tenuto al risarcimento del danno, anche non patrimoniale. Il trattamento dei dati personali parificato dunque all'esercizio di attivit pericolosa. Disposizioni particolari vengono poi dettate in relazione a trattamenti effettuati in specifici settori

per esempio in ambito giudiziario, sanitario, giornalistico, ecc... AUTORIT GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI : detiene ampi poteri di controllo, di regolamentazione, denuncia e sanzione in ordine al trattamento dei dati personali; stata istituita dal decreto legislativo 196 del 2003.

68. DIRITTO ALL'IDENTIT PERSONALE DIRITTO ALL'IDENTIT PERSONALE: diritto di ciascuno a vedersi rappresentato con i propri reali caratteri, senza travisamenti della propria storia, delle proprie idee, della propria condotta, del proprio stile di vita, del proprio patrimonio intellettuale, ideologico, etico, professionale, ecc... S fa riferimento a questo diritto nel decreto legislativo 196 del 2003. Il diritto all'identit personale si distingue dal diritto alla riservatezza: diritto alla riservatezza: diritto a non vedere rappresentati all'esterno profili della propria personalit e della propria vita privata diritto all'identit personale: diritto a che i profili della propria personalit e della propria vita che possono essere legittimamente rappresentati all'esterno, lo siano nel rispetto del principio della verit, evitando false prospettazioni

Il diritto all'identit personale si distingue anche dal diritto all'integrit morale: il diritto all'integrit morale: diritto non vedersi attribuiti fatti e a non essere oggetto di valutazioni suscettibili di creare attorno alla persona un giudizio di disvalore diritto all'identit personale: diritto a che i profili della propria personalit, anche non lesivi dell'onore, della reputazione, del decoro, vengano divulgati solo nel rispetto del principio di verit. L'esigenza di tutela dell'identit personale non viene meno quindi neppure nell'ipotesi in cui il travisamento dell'altrui personalit risolti migliorativo, conferendo all'individuo, contrariamente al vero, tratti e caratteri considerati espressione di valori positivi dalla generalit dei consociati.

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