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1. INTRO
2. Il Personaggio
(in appendice "I nomi" di Franco Ricciardiello)
2. Che personaggio?
Naturalmente non detto che il personaggio della vostra storia debba per forza
essere fatto a vostra immagine e somiglianza, per risultare verosimile. La figura
che andrete a creare pu essere tranquillamente quanto di pi lontano si possa
immaginare da un essere umano, anche un oggetto inanimato, purch sia viva
allinterno della storia (ad esempio nel notissimo Tempi Moderni di Charlie
Chaplin il protagonista della vicenda deve combattere contro degli attrezzi
meccanici, che sono i suoi antagonisti nella vicenda narrata dalla pellicola).
ovvio che tratteggiare un personaggio con caratteristiche vicine alle nostre risulter
pi facile, e pi convincente, piuttosto che farlo con un polipo extraterreste
octapode ma non detto che nel secondo caso non vengano alla luce risvolti
interessanti.
3. Coinvolgere il lettore
Comunque per fare in modo che il personaggio non sia cosa morta nel racconto,
che la questione che dovrebbe preoccuparci ai fini della narrazione, si deve
stimolare linteresse del lettore, lasciandogli trovare in quel personaggio delle
particolarit facilmente riconoscibili. infatti limmedesimazione una delle chiavi
di volta per la buona riuscita di una narrazione, la riconducibilit in ambito
familiare di alcune caratteristiche dei personaggi, sia che siano viste dal lettore
come propriet positive che negative.
Il lettore sa benissimo che gli si propone della fiction ma rivedere certe
particolarit caratteriali o certi atteggiamenti ben conosciuti nei personaggi della
storia narrata ha un effetto catartico, che lo ripaga del tempo speso sulle pagine del
libro.
Se il lettore si trover in maniera naturale a provare sentimenti per limmaginario
riconoscibile della storia, grazie soprattutto alla vicinanza con il proprio vissuto,
linteresse continuer a rimanere costante.
4. Le figure principali
Per avere un senso la nostra storia vive delle gesta di un protagonista (che ha una
motivazione forte, fosse anche la ricerca di un equilibrio interiore sar noioso
ma devo ripetere che non importante che sia una figura umana), le cui trame
saranno contrastate, con maggiore o minore successo, da un antagonista. Una
figura importante in narrativa, specie nella simbologia favolistica, quella
dellalleato, o deuteragonista, che aiuter il protagonista. Questultima figura non
dovrebbe mai avere qualit di deus ex-machina (figura che agisce dallesterno in
maniera risolutiva), per non rendere semplicistica e primitiva la trama. Tanto per
citare un esempio noto a chiunque potrei menzionare la notissima fiaba
Cappuccetto Rosso, dove fin troppo semplice riconoscere come protagonista la
bimba che porta la torta alla nonna malata, come antagonista il lupo cattivo e come
deuteragonista il cacciatore, questultimo vero e proprio deus ex-machina ( che
comunque una figura accettabile, in questo caso, considerando la semplicit della
favoletta). Se proprio vogliamo cimentarci in esempi meno elementari possiamo
provare a scoprire la funzione dei personaggi allinterno di storie meno infantili.
Per esempio nel racconto di Stefano Benni Beauty Case e Pronto Soccorso (nel
libro Il bar sotto il mare) troviamo come protagonista uno spericolato ragazzino
(Pronto Soccorso) che vuole coronare una storia damore adolescenziale in sella ad
uno scooter. I suoi sogni vengono contrastati dal vigile Joe Blocchetto
(antagonista). La figura del deuteragonista rappresentata dalla deliziosa
fidanzatina del ragazzo, Beauty Case.
5. Le comparse
A differenza della vita reale questi personaggi secondari in narrativa non possono
venire lasciati al caso. Scriveremo solo delle cose che avranno attinenza con la
trama, o che possano far luce su di essa. Se questo vero per le azioni della nostra
storia, a maggior ragione vale per qualsiasi personaggio si voglia fiondare
allinterno di essa, questo non perch carta e inchiostro vadano usati con
parsimonia ma perch ingenerare confusione presentando personaggi inutili al
contesto narrativo pu solo allontanare il lettore.
9. La presentazione
9.1
9.2
9.3
I personaggi possono essere presentati al lettore dalla cosiddetta voce narrante (che
pu essere uno dei personaggi stessi) oppure ricorrendo alla tecnica del flashback,
scavando nel loro passato attraverso tracce disseminate lungo la storia. Sar cos
possibile esporre in poche scene una quantit di caratteristiche importanti per
tratteggiare le nostre creature. In caso contrario andiamo incontro al rischio di
perderci in descrizioni troppo lunghe che rischierebbero di annoiare il lettore (e un
po anche lo scrittore).
10. Il nome del personaggio
COMPITINO
2. Appendice
di Franco Ricciardiello
(apparso originariamente su Intercom n. 132/133)
La verifica della piena consapevolezza dell'autore nell'atto di compiere ogni
singola scelta (stilistica, grammaticale, tematica, etc.) potrebbe essere un indice
adatto a distinguere il dilettante dallo scrittore gi pi consumato. Uno dei
parametri pi efficaci e immediatamente verificabili per quantificare la
consapevolezza dell'autore senz'altro la scelta dei nomi dei protagonisti.
La scelta del nome dei personaggi, e dunque di una abbondante parte della loro
caratterizzazione, non deve infatti essere lasciata al caso: si vede bene per esempio
che i personaggi di romanzi rosa alla Blue Moon e dei romanzi gialli hanno nomi
decisamente differenti.
Che meccanismo presiede al battesimo di un personaggio? Mi permetto di riportare
un tentativo di suddivisione del modo in cui si coniano i nomi letterari, tratto da
"Dal nome proprio al nome comune" (Firenze, 1927) del celebre linguista Bruno
Migliorini (p. 49); egli distingue quattro modi o categorie:
A) Nomi che alludono ad una INDIVIDUALITA' PREDETERMINATA, per
esempio quando Hippocrates scelto (in commedie tedesche del Medioevo) quale
nome di medico ciarlatano.
B) nomi che evocano in modo VAGO un CERTO AMBIENTE; Migliorini cita
Clarina (dal Prati) come nome "borghese, andate, popolare".
C) nomi il cui SUONO abbia un VAGO VALORE SIMBOLICO: egli cita nomi
contenenti la lettera F da Molire e Balzac: Tartuffe, Panulphe, Onuphre, Marneffe,
come esempi di ipocriti intriganti.
D) nomi TRASPARENTI o parlanti, quando il loro significato etimologicamente
chiaro: Azzeccagarbugli ad esempio.
Migliorini aggiunge infine che i tipi A e D sono i pi elementari, mentre B e C
richiedono un'arte pi matura.
E' senz'altro possibile estendere la classificazione del Migliorini a nomi di
protagonisti della science-fiction.
TIPO (A): allusione a un individuo
Wayne (J.G.Ballard, Ultime notizie dall'America)
Zanna Bianca (T.Disch, Umanit al guinzaglio)
Mordecai Shadrach (R.Silverberg, Shadrach nella fornace) [l'allusione al
personaggio biblico di Sidrac]
Piscator (P.J.Farmer, Il grande disegno) [allusione al Re Pescatore]
TIPO (B): evocazione d'ambiente
Francisco Morales de Alcntara (L.Aldani, Il pianeta di ghiaccio) [evoca figure
di gesuiti spagnoli]
Ramon Ruiz-Snchez (J.Blish, Guerra al grande nulla) [come Aldani]
D-503 (E.Zamjtin, Noi) [evoca il mondo disumanizzato di personalit ridotte a
numeri]
THX 1138 (B.Bova, THX 1138) [come Zamjtin]
Duncan Makenzie (A.Clarke, Terra imperiale) [richiama l'unit famigliare dei
clan scozzesi]
Elias Gottschalk (J.Brunner, L'orbita spezzata) [evoca gli industriali Krupp e il
loro rapporto con la rinascita bellica nazista]
David Selig (R.Silverberg, Morire dentro) [evoca il mondo dell'intellettualit ebrea
USA]
J.G.Ballard maestro nel coniare nomi anonimi caratteristici della middle-class
inglese: Sanders (Foresta di cristallo), Matland (Vento dal nulla), Laing
(Condominium).
P.K.Dick usa spesso un'onomastica americana WASP (white, anglo- saxon,
protestant): Cartwright, Wakeman, Stevens (Il disco di fiamma), oppure attinge
all'onomastica tedesca: Kott e Bohlen (Noi marziani), Goltz (I simulacri).
M.A.Miglieruolo inserisce una pletora di nomi classici e rinascimentali in Come
ladro di notte ottenendo un effetto caratteristico.
Nomi incomprensibili e vagamente esotici hanno i personaggi delle saghe spaziali
di I.Asimov, U.K.Le Guin, J.Vance.
TIPO (C): suono vagamente simbolico
Bilbo Baggins (J.R.R.Tolkien, Il signore degli anelli) [dall'inglese bag, borsa]
Famiglia Stone (R.A.Heinlein, L'invasione dei Gattopiatti) [con allusione alla
fascia degli asteroidi in cui il romanzo ambientato, nonch al doppiosenso del
titolo originale The rolling Stones, i vagabondi]
Hugh Hoyland (R.A.Heinlein, Universo) [richiama Holy-Land, la terra promessa
verso cui diretta l'astronave-universo]
Winston Smith (G.Orwell, 1984) [contrasto fra il nome, preso da Churchill, e il
cognome, nella pi classica tradizione del proletariato inglese]
TIPO (D): trasparenza
Rose English (B.Aldiss, i)
Bruno Bluthgeld (P.K.Dick, Cronache del dopobomba) [dal tedesco bluth, sangue,
e geld, denaro: il significato rivelato ai lettori anglofoni dal titolo originale
Dr.Bloodmoney: or how I got along the Bomb]
Eric Sweetscent (P.K.Dick, Illusione di potere) [sweet=dolce, scent=profumo)
Degrado (N.Filast, La proposta)
Eric Frost (H.Franke, La psicorete) [dal tedesco frost, gelo: chi ha avuto
l'occasione di conoscere personalmente l'autore austriaco sa a cosa allude]
Snake (V.McIntyre, Il serpente dell'oblio) dall'inglese
Maris (G.R.R.Martin e L.Tuttle, Il pianeta dei venti) dal latino
Capitano Nemo (J.Verne, Ventimila leghe sotto i mari) dal latino
***
Esistono anche curiosi effetti di contrasto fra il nome del personaggio e
l'ambientazione del romanzo: ad esempio, fra Molly (evocativo di un Far-West
ottocentesco) e l'ipertecnologicico cyberpunk di Neuromante di William Gibson
(contrasto questo che non ha mancato di irritare i lettori americani); ancora, fra il
nome Valentine Michael Smith e il fatto che egli sia un marziano (Robert
Heinlein, Straniero in terra straniera).
Qual lo strumento migliore per avere a disposizione una lista di nomi sui quali
effettuare una scelta? Innanzitutto, se cerchiamo un nome straniero va detto che in
appendice ai dizionari di lingue appaiono spesso liste di nomi caratteristici; per
quanto riguarda l'Italia si trovano spesso in commercio, o in omaggio con alcune
riviste femminili, libretti con il significato dei nomi, intesi generalmente a fornire
un aiuto ai genitori nella scelta del nome dei figli, che possono essere d'ausilio per
gli autori.
Leggiamo proprio da uno di questi (Ilaria Luciani, Il libro dei nomi pi belli,
omaggio della rivista Insieme del novembre 1988):
"Il nome deve armonizzare bene con il cognome [...] Come fare? Quando
andate a comperarvi un capo di vestiario voi fate varie scelte, poi man mano
rtestringete la rosa fino a rimanere con uno o due pezzi soltanto. Li provate e
li riprovate fino ad essere cere del colore, del taglio, dello stile. E' una buona
regola fare cos anche quando si sceglie il nome per il proprio figlio: con
diversi nomi poi restringete il campo a due o a tre. {...} Alcuni sostengono
che a un cognome lungo deve corrispondere un nome breve: Elsa Morante,
Indro Montanelli per esempio. A un cognome breve pu corrispondere un
nome lungo, esempio: Bettino Craxi. {...} Il suggerimento di scrivere e di
ripetere il nome diverse volte per sentire se suona bene all'orecchio."
"Il lessico onomastico odierno delle lingue neolatine composto nella sua
stragrande maggioranza di elementi ebraici, greci e germanici, mentre gli
elementi latini precristiani vi sono quasi totalmente scomparsi"
"Questi nomi sono stati tratti dagli elenchi dei redattori e dei collaboratori di
Look, Life e Time, le uniche fonti di cognomi americani di cui potevo
disporre per ricavarne un numero sufficiente [...] Anno dopo anno, cercando
di uscire dai soliti cognomi inglesi di provincia dell'elenco telefonico di
Londra, ho fatto ricorso pi volte per i nomi dei personaggi alle colonne
editoriali di Time, anche se non ho mai avuto il coraggio di utilizzare il
formidabile Minnie magazine".
(pag. 214).
Pu forse essere d'aiuto, per una scelta il pi possibile ponderata, sapere quale sia
l'origine del cognome: esso nacque come aggiunta al nome proprio,
contemporaneamente alla nascita di una determinata struttura sociale (l'Italia dei
Comuni), per regolare i rapporti reciproci fra l'individuo, la famiglia e lo Stato.
L'imposizione del cognome non avvenne contemporaneamente in tutto il mondo: a
Venezia si pu datare intorno al IX secolo, altrove in Italia nel XIII, mentre gli
ebrei ricevettero un cognome solo nel '700 ad opera dei principi riformatori; un
paese come la Turchia ha visto la nascita del cognome solo nel XX secolo con
Mustapha Kemal Atatrk.
Per quanto riguarda l'onomastica italiana (e ci vero anche per buona parte di
quelle straniere), il nucleo pi antico di cognomi tratto dalla paternit (p.es.
Ricciardiello) o dalla parentela (De Rosa, Agostini, Nardini); un secondo gruppo
indica un mestiere, una professione o un titolo (Pestriniero, Muratori, Scarpelli); un
terzo e meno consistente gruppo indica signoria feudale, oppure luogo d'origine
(Lombardi) o di residenza; il gruppo meno numeroso infine ha origine da
soprannomi indicanti qualit (Santoni?) o aspetto esteriore (Prosperi).
Personalmente, consiglio l'adozione di cognomi il pi possibile semplici, comuni,
sia per quanto riguarda l'italiano che le lingue straniere: non difficile reperire
esempi da tutto il mondo. Attenzione per alle onomastiche particolari: esistono
lingue (p.es. l'islandese) per le quali il cognome dei genitori differente da quello
dei figli, e varia da fratello a sorella; in russo, tra il nome e il cognome si inserisce
il patronimico (Fdor Michjlovic Dostoevskij), tratto dal nome del padre, e la
desinenza del cognome varia da maschio a femmina, come in molte altre lingue.
Gli esempi potrebbero continuare all'infinito.
Vorrei infine limitarmi a segnalare un esempio di ottima gestione dell'onomastica
dei propri personaggi: si tratta dello scrittore milanese Paolo Brera, che in tre
romanzi e racconti pubblicati dalla Perseo Libri ("Rosso Amaranto", Futuro
Europa n. 9; "Aleydis e Hireann", Futuro Europa n. 10; "Dagmar la terrestre",
Bologna 1992) ha creato un sistema linguistico coerente per un Commonwealth
stellare del futuro, facendone derivare come corollario una complessa e
godibilissima casistica di nomi e cognomi.
3. L'INCIPIT (1)
Qui siamo subito proiettati nella realt della terribile siccit che colp le regioni
centrali degli Stati Uniti allinizio degli anni trenta, e che spinse intere famiglie di
agricoltori Arkies e Oakies ad emigrare in California, in una disperata corsa ad
ovest. Proseguendo il romanzo crea un mirabile parallelo tra questa siccit e la crisi
economica che nel 1929 culmin con il tristemente famoso Wall Street Crash. Il
protagonista del romanzo, Tom Joad, appare solo dal secondo capitolo ma
Steinbeck, che pubblic il romanzo nel 1939, non aveva intenzioni che allepoca
sarebbero risultate quantomeno sperimentali, e struttur il romanzo facendo in
modo che fabula (il corso strettamente cronologico degli eventi) e narrazione vera
e propria coincidessero. Quindi posticipare di un capitolo lintroduzione del
protagonista non crea disorientamento nel lettore.
Gli schemi narrativi attuali prevedrebbero uno sfasamento tra fabula e narrazione,
nel senso che, per esempio, spesso linizio dell'azione si svolge a met del percorso
cronologico della narrazione, nel senso che lazione comincia a met della storia e
gli antefatti vengono narrati in seguito (mirabili esempi ce li offre la narrativa di
Carlos Castaneda).
Inoltre un espediente eternamente valido il cosiddetto attacco in medias res, che
presuppone la costruzione della frase dapertura a partire, per esempio, dal verbo
(ribaltando cos la struttura classica soggetto - predicato verbale - complemento
oggetto) tanto da indurre il lettore a proseguire la lettura di qualche parola se
vuole cogliere il senso della frase. Se scrivo, per esempio, Farebbe una ben misera
figura, il signor M., se ella ne venisse a conoscenza ottengo certamente di
incuriosire il mio lettore al punto di fargli continuare la lettura almeno fino a che
non scoprisse chi ella e che cosa non deve venire a sapere: se avessi cominciato
scrivendo pi semplicemente Il signor M. farebbe una ben misera figura se
ella probabilmente quel benedetto lettore si sarebbe annoiato prima di chiedersi
chi e che cosa deve scoprire ella.
bene introdurre gi dalla prima scena il conflitto che dar lavvio alla nostra
storia, e che ne sar lasse portante (quel famoso conflitto di cui parlavamo
trattando il personaggio) e che si risolver nel finale.
Non dimentichiamoci anche di guarnire fin dallinizio il nostro incipit di una prosa
interessante.
3. L'INCIPIT (2)
4. LA TRAMA LETTERARIA(1)
Anche se buona parte del lavoro preparatorio fatta (creando dei personaggi avete
gi immaginato dove andranno a parare, no?) ci tocca tagliare per loro un abito su
misura che renda plausibile la loro esistenza, sia nella nostra mente che in quella
del lettore. Labito che andremo a tessere appunto LA TRAMA.
Prendo in prestito la definizione che d il Devoto-Oli della parola trama:
filo che costituisce la parte trasversale di un tessuto.
La trama del tessuto narrativo appunto il filo conduttore della storia, quello che la
attraversa.
importante preparare questa trama con cura, perch si riveler la connessione
ideali tra tutti gli elementi della narrazione. Come avevo gi scritto in narrativa
nulla viene lasciato al caso, anche le descrizioni pi banali sono utili al contesto
narrativo; avendo sempre presente le linee guida della nostra trama potremo evitare
di indulgere in descrizioni inutile che allontanerebbero linteresse del lettore alla
nostra storia.
A differenza della vita reale, dove la tranquillit e la monotonia sono spesso
preferibili alla conflittualit, in letteratura la vera posta in gioco proprio il
conflitto.
Generalmente tutto viene presentato come due volont che si scontrano e dove una
sola trionfer (sta a voi se scegliere come trionfatore il cosiddetto protagonista o
viceversa lantagonista). Fate caso che nella vita reale si comincia a vivere quando
un conflitto viene risolto, in letteratura invece la storia finisce quando arriva la
frase tutti vissero felici e contenti. Senza conflitto la storia non ha pi interesse.
Per conflitto non intendo forzatamente un qualche fatto di sangue, una guerra o
semplicemente una battaglia. Conflitto qualunque cosa turbi il normale scorrere
della vita dei nostri personaggi, qualsiasi cosa essi debbano affrontare perch la
storia proceda.
Nella narrativa moderna sono privilegiati i conflitti interiori (vedi La coscienza di
Zeno di Italo Svevo, giusto per fare un esempio), mentre in quella epica venivano
privilegiate trame da kolossal hollywoodiano. Questo perch, come ho gi detto, il
senso estetico dei lettori sempre meno ingenuo.
Nel saggio di John Gardner, Il mestiere dello scrittore, si legge che nella pressoch
totalit delle trame letterarie lo schema sempre quello del protagonista che deve
perseguire un obbiettivo e cerca di raggiungerlo nonostante le opposizioni (interne
o interiori), fino al cosiddetto denouement, la risoluzione della storia. Per fare in
modo che linteresse nella nostra storia non scenda sotto il livello di guardia
dovremo fare attenzione a drammatizzare la conflittualit.
LE CINQUE W
Bisogna tenere la trama sotto controllo: non perdere di vista il conflitto principale,
la volont del protagonista ed evitare l'evolversi casuale dell'azione. Dato per
scontato questo assunto dovremo tenere presente che gi la retorica classica forniva
precise direttive per la logica struttura di qualsiasi discorso (o testo).
La scuola anglosassone di giornalismo suggerisce da oltre un secolo di porsi
cinque domande fondamentali nello svolgimento di qualsiasi corpo narrativo: who,
what, where, when, why chi, che cosa, dove, quando, perch.
Who si riferisce al personaggio, al protagonista che dar lavvio alla nostra storia
(non a caso lo abbiamo definito il motore della storia).
What che cosa succede, il tema della trama, il conflitto.
Where e when sono attribuibili al tempo e al luogo dove si svolgono le vicende
narrate.
Why il perch stiamo raccontando quella data storia. Secondo il gi citato Franco
Gaudiano questa dovrebbe essere la domanda principale da porsi, perch e per chi
scrivo.
Compitino:
4. LA TRAMA LETTERARIA(2)
Nella scorsa lezione abbiamo visto come preparare il canovaccio della trama del
nostro racconto. Riassumendo brevemente direi che, prima di mettersi
effettivamente al lavoro ed avere a che fare con lo stile narrativo, ci prendiamo il
giusto tempo per mettere nero su bianco una succinta descrizione della nostra
narrazione, magari nellordine cronologico in cui si svolgono gli eventi.
Teniamo presente che gli eventi narrati nella loro successione logico-temporale
sono definiti fabula, o diegesi.
La fabula una astrazione del lettore, che riordina le unit narrative in una
successione logica e cronologica.
(Gerald Prince, Dizionario di narratologia, Sansoni, Firenze, 1990).
Lautore poi, in fase di stesura definitiva del testo, decider la sequenza narrativa
pi adeguata alla sua trama.
Esemplifichiamo: la mia fabula tratta della storia di uno sportivo di successo; un
brutto giorno ha un incidente dauto e perde temporaneamente luso delle gambe. Il
conflitto sar tra la volont delluomo di tornare il grande giocatore che era un
tempo e le ovvie difficolt, fisiche e psicologiche, che questo comporta per lui. Io
posso tranquillamente cominciare il mio racconto dallincidente, tornare con un
flashback a mostrare la vita delluomo precedente levento negativo, mostrare
chiaramente il conflitto (tornando a una successione logica della cronologia del
racconto) e concludere con un lieto fine (o con la sconfitta dei propositi dello
sportivo). Questo chiaramente un esempio blando e piuttosto banale. Sta allo
scrittore decidere se il suo racconto debba seguire fedelmente lordine temporale
della fabula o se, piuttosto, le scene possano acquisire una drammaticit, uno
spessore e un significato (narrativo) maggiori scombussolando la successione
logica.
Comunque ora stiamo svolgendo la nostra trama vera e propria, abbiamo finito di
abbozzare il plot: un altro assunto imprescindibile della scrittura creativa ci impone
di scegliere il punto di vista che permette di mostrare tutte le informazioni che
vogliamo fornire al lettore, e al tempo stesso di omettere tutte quelle che si vuole
tenere nascoste. Magari, tornando allo sportivo sfigato, il nostro protagonista
trover la forza di tornare quello di un tempo, che so, perch qualcuno conta su di
lui in modo particolare. Il fatto che questo qualcuno esista e i motivi che lo
spingono a dare credito al nostro protagonista sono informazioni che posso celare
al lettore, in un primo momento, per non rendere eccessivamente scontato lo
svolgimento della trama (non vogliamo che il lettore pensi per forza che il tizio si
sbatte, come fa a deludere quella persona? un minimo di suspense la vogliamo
mantenere, no? Non vorremmo mai che la tensione si allenti).
Quindi dobbiamo scegliere un punto di vista che faccia progredire logicamente il
racconto senza rendere il suo svolgimento eccessivamente scontato. Nel caso che
abbiamo citato ad esempio il punto di vista giusto potrebbe essere quello dello
sportivo, che a conoscenza dei fatti che ha subito ma che probabilmente non sa
che la sua riabilitazione di grande importanza per qualcuno. Avremo modo,
comunque, di approfondire il discorso sul punto di vista, quello che mi premeva
adesso era spiegare limportanza di dare o non dare determinate informazioni al
lettore.
L'esposizione.
Per evitare cali di tensione, che solitamente vengono tradotti in sbadigli dal lettore,
consiglierei di ridurre al minimo l'esposizione dei fatti, sostituendola con lazione.
All'interno di una scena, fra una scena e l'altra o nei dialoghi vale sempre la buona
vecchia regola show dont tell, mostrare senza dire esplicitamente.
Nella parte centrale del romanzo ci preoccuperemo di mantenere la coerenza con la
prima parte e gettare le basi per la seconda parte. Colpi di scena repentini e non
motivati possono solo ingenerare quella confusione che noi evitiamo come la
peste.
Teniamo poi sempre presente che la trama azione: il climax e il confronto finale
scaturiscono direttamente dal conflitto che sorregge la trama.
Per romanzi o racconti di ampio respiro possiamo pensare anche a trame
secondarie, che possono arrivare ad assumere unimportanza notevole e a volte
dominare su quella che avevamo pensato come primaria Gli intrecci fra le trame
possono rivelare qualcosa dei personaggi o dello sfondo, e questa unottima
soluzione per mostrare senza dire. Lutilit di intrecciare due o pi trame quindi
innegabile, oltre ad essere un metodo di elaborazione del plot molto affascinante:
echi e riflessi fra la trama principale e la trama secondaria ci daranno la possibilit
di esporre con chiarezza levolversi degli eventi, con personaggi che appaiono in
entrambe le trame.
Per concludere vorrei attirare la vostra attenzione sulle cosiddette scene chiave, i
punti di svolta nella trama. Sono queste le scene cruciali nello svolgimento
dell'azione e dobbiamo averne una certa cura, magari disseminando indizi che
preannuncino la scena chiave (per esempio se la mia scena chiave riguarda un
delitto perpetrato colpendo la vittima con un candelabro, mi sar premunito di
annunciare al lettore lesistenza di quel candelabro, magari solo con un immagine
di sfuggita).
Ogni scena chiave innesca la successiva, accresce lo scontro. La scena chiave deve
unire piacere dell'attesa preannunciata e gusto dell'imprevisto. Si possono
anticipare brevi scene preparatorie che danno la misura del conflitto messo in
pratica nella scena chiave.
Dopo ogni scena chiave la trama prende una nuova direzione, la storia si fa pi
coinvolgente.
Con questo direi che lesposizione del capitolo trama del nostro corpo narrativo
pu dirsi esaurita.
Compitino:
5. IL PUNTO DI VISTA
Una volta definita la trama allinterno della quale fare agire i nostri personaggi,
dobbiamo scegliere quale sia il punto di vista pi opportuno dal quale mostrare la
storia al lettore.
Forse meglio riepilogare le figure principali che interagiscono in una narrazione
letteraria:
c lautore, che possiamo identificare come emittente, che decide di raccontare,
scrivendo, una storia al lettore, che quindi svolger funzione di ricevente, tramite
una voce narrante che curer lesposizione della vicenda stessa. Ora bene
precisare che autore e narratore non vanno confusi, sono due entit ben distinte
allinterno della soggetto letterario, non di rado un autore per affermare le proprie
idee si serve di una voce dalle idee opposte. La voce narrante , al pari di
personaggi, trama, eccetera, uninvenzione dellautore stesso che grazie ad essa
pu raccontare la sua storia.
Esistono casi di punti di vista particolari, come la seconda persona. Nel romanzo di
Italo Calvino Se una notte dinverno un viaggiatore la voce narrante si rivolge
direttamente al lettore; la storia non si dipana con un classico era in macchina
(terza persona o narratore onnisciente) oppure con ero in macchina, ma con
eri in macchina
Altra particolarit riguarda il caso del narratore reticente, dove il punto di vista
stesso quello onnisciente, oppure di un personaggio a conoscenza di determinati
fatti, ma che non svela immediatamente al lettore.
Punti di vista multipli: allinterno della stessa trama si possono scegliere diversi
punti di vista dai quali mostrare la storia (non contemporaneamente: ovvio!)
perch questa assume caratteristiche narrative diverse man mano che si dipana.
Nessuno ci vieta di cambiare punto di vista, buona norma, per, non confondere
il lettore con alternanze troppo disinvolte (per esempio allinterno di uno stesso
capitolo aspettiamo il prossimo, no?)
Compitino:
provate a pensare quale punto di vista sia il pi idoneo per la trama che avete
preparato vi sembra poco? Allora motivatemi dettagliatamente la vostra scelta,
dai!
6. IL TEMPO VERBALE
Compitino:
provate a descrivere una scena dove il protagonista deve prepararsi ad uno scontro.
Scrivetela in tempi verbali differenti e valutate quale sia la versione pi adeguata
allo sviluppo narrativo.
7. IL DIALOGO
Non necessario che a ogni battuta di dialogo segua una risposta, n che questa
risposta sia coerente. Come nella realt, anche in narrativa possono esistere
dialoghi fatti di frasi spezzate, risposte non dette o dialoghi forzatamente coerenti.
Anzi, se si vuole rendere realistico qualsiasi dialogo bisogna tenere presente la
differenza tra la parola scritta (e quindi ponderata) e limmediatezza di un qualsiasi
scambio di battute in forma di dialogo.
Come nella lingua parlata, a volte non necessario completare le frasi.
L'importante che il lettore capisca, oppure che la sua curiosit venga stimolata.
Compitino:
scrivete una scena in cui due personaggi dialogano accesamente di una terza
persona vedrete che meno facile di quanto sembri
8. LO STILE (1)
1.
8. LO STILE (2)
Nella poesia, la scelta dei vocaboli tende naturalmente verso la rima, verso
lomofonia, ovvero la ricerca di suoni simili o uguali.
Nella narrativa in prosa, al contrario, la ricerca dei vocaboli tende alla
differenziazione: lo scrittore evita con perizia le parole uguali allinterno di due
frasi consecutive, distanzia le parole con lo stesso suono per evitare bisticci, alterna
frasi lunghe e corte per scansare limpressione di scrivere in versi.
L'onomatopea
Limprecisione delle parole. Non sempre uno dei vocaboli che si trovano nel
dizionario efficace per trasmettere il significato che desideriamo, e in questo caso
bisogna provvedere altrimenti.
La polisemia = una parola ha pi significati
Pupilla si riferisce sia a una parte dellocchio che a una scolara. In generale, due
omonimi possono essere utilizzati nella stessa frase senza destare ambiguit,
proprio perch il lettore percepisce la differenza, e possono favorire dunque
piacevoli giochi di parole. Famoso quello di Blaise Pascal: Il cuore ha le sue
ragioni, che la ragione non conosce.
L'omonimia = parole differenti che si scrivono, o si pronunciano, uguali.
Una medesima parola ha pi di un significato. Ben pi interessante e diffusa
dellomonimia, e lungi dallessere un difetto, la polisemia sembra essere una
condizione essenziale per lefficacia di una lingua. Infatti, se non fosse possibile
attribuire pi di un senso alla medesima parola, il dizionario si graverebbe di una
quantit impensabile di vocaboli. La polisemia dunque un fattore di duttilit.
La parola Generale si pu sostituire, a seconda dei casi, con Universale, Globale,
Unanime, Pubblico, Assoluto, Generico e persino con Alto ufficiale. In alcuni casi,
sar possibile sostituire un sinonimo con un altro, ma non sar sempre vero. La
frase Consultare la volont generale potr diventare Consultare la volont
universale, ma certamente non Consultare la volont generica.
La parola Uguale sar di volta in volta sostituibile con Identico, Uniforme,
Omogeneo, Monotono, Fedele, Pari, Liscio, talvolta con due o pi, mai con tutti i
suoi sinonimi contemporaneamente.
Ci significa che sia Generale che Uguale sono parole con una pluralit di sensi
differenti. Sfruttare questa possibilit offerta dallambiguit delle parole una
grossa risorsa a disposizione dello scrittore.
I sovratoni emotivi
L'ambiguit
Esiste un malinteso senso di originalit, diffuso non fra gli addetti ai lavori
bens al contrario fra chi si avvicina alla narrativa con unidea in fondo
romantica di letteratura come prodotto della fantasia pura.
Lo stile letterario non una qualit che si possiede o meno, bens una tecnica da
apprendere (nella fase di formazione) e una sorta di repertorio di tecniche (al
termine del processo di formazione).
Se invece al contrario diamo ascolto alla solita idea romantica che vede la
letteratura esclusivamente come il prodotto di un impeto creativo, di una
ispirazione della fantasia, saremo portati a pensare alla padronanza di uno stile
come a una virt piuttosto che al risultato di un processo di apprendimento.
I romanzi del nostro autore preferito assumono una validit esemplare: determinate
opere narrative sembrano brillare di luce propria, fino al punto di assumere un
carattere di esemplarit per i lettori
Lopera darte inimitabile in quanto rappresenta il compimento di un
processo di formazione, di ideazione, di revisione, portato alla sua felice
conclusione. Una volta raggiunto il compimento, il romanzo unesperienza
definitiva e irripetibile: non avrebbe infatti senso scrivere per una seconda
volta un identico libro.
Al tempo stesso, lopera darte imitabile in quanto possibile ripercorrere
il processo che ha portato alla sua formazione: ci riferiamo a quella
componente della scrittura che possiamo definire la tecnica.
Limitazione un importante metodo di apprendimento in qualsiasi campo
artistico: architetto, pittore, cineasta.
E errato e fuorviante immaginare la composizione di un romanzo come il risultato
di un impeto creativo inarrestabile, una idea romantica (Mary Wollstonecraft,
Vittorio Alfieri).
Al contrario, gli autori che pi hanno meditato sulla scrittura sono giunti a
conclusioni opposte: nel primo libro della Poetica, Aristotele ci parla della
facolt mimetica come punto di inizio dellarte: non si tratta altro che di quella
che stiamo definendo come capacit di imitazione creativa.
Una volta individuato un autore, piuttosto che ai romanzi preferibile tentare un
approccio alle opere brevi, perch di solito nella narrativa di minore respiro che
un autore si concede divagazioni stilistiche che nel romanzo rimangono sacrificate
alla trama o alle idee.
Un principio di imitazione, conscia o insconscia che sia, ad ogni modo davvero
inevitabile: nella scrittura di qualunque autore, anche dei pi affermati, filtra in
continuazione una serie influenze, di contaminazioni, di richiami aperti o velati
senza i quali non sarebbe possibile, probabilmente, una vera letteratura. Perch la
narrativa anche patrimonio di gruppo di una cultura, di una civilt, e come tale
deve contenere un principio di voce collettiva riconoscibile nel sottofondo dello
stile originale del singolo autore.
Limitazione in grado di rendere collettivo uno stile che altrimenti sarebbe
solamente personale. Gli ammiratori di uno scrittore si trasformano in suoi
imitatori, dando vita a una scuola: la scrittura personale diventa scrittura
condivisa.
Al tempo stesso, gli appartenenti a una scuola letteraria, quelli che abbiamo
fino ad ora definito gli imitatori, adottando uno stile collettivo lo
trasformano in personale, rinnovandolo: grazie a questa funzione creativa
dellimitazione che le scuole letterarie non si trasformano in palestre di
ripetizione ma in una strada per loriginalit.
8. LO STILE (4)
Se per un punto esterno ad una retta tracciamo una retta parallela ad essa,
otterremo una soleggiata sera dautunno.
(Lus Buuel, Scritti letterari e cinematografici, Marsilio, Venezia, 1984)
La metafora, una figura retorica, rappresenta uno dei principali motivi di
evoluzione nel significato delle parole di qualsiasi lingua, nella coniazione di nuovi
vocaboli per oggetti o sentimenti nuovi, cos come il pi rilevante tra gli artifici
stilistici.
Questa figura retorica intimamente connessa con il linguaggio, rappresentando al
tempo stesso una delle principali fonti di evoluzione della lingua.
Una donna felina: si tratta di una metafora; infatti, la similitudine corrispondente
sarebbe una donna agile come un felino, ma labbreviazione linguistica ci permette
di comprendere in maniera pi immediata quello che ci comunica lo scrittore a
proposito dellagilit del suo personaggio.
La struttura della metafora, formalmente semplice, si compone di tre termini.
Si definisce contenuto il primo termine (nellesempio di cui sopra, la
donna)
Il secondo termine il veicolo: si tratta, evidentemente, del felino.
Il terreno la caratteristica che i primi due termini possiedono in comune:
lagilit per lappunto.
Deve sussistere una qualche somiglianza fra il primo termine (il contenuto) e il
secondo (il veicolo), altrimenti la comprensione del lettore risulta difficile.
Un uomo grasso come un buddha = un buddha, ma non possiamo usare la stessa
metafora per una donna affetta da pinguedine o per un orso ben pasciuto, perch
mancherebbe il comune terreno di similitudine dato dal sesso e dal fatto che si
tratta di un essere umano.
Una volta stabilito il terreno comune, resta da valutare lefficacia della metafora,
vale a dire la distanza tra il contenuto ed il veicolo (il primo e il secondo termine).
Infatti, tanto maggiore questa distanza, che si definisce angolo della metafora,
tanto pi sar vivida limmagine fornita dal comune terreno. Possiamo affermare
che minore langolo della metafora, minore risulter la sua espressivit; si badi
bene, non il fatto che la metafora sia appropriata, bens la sua efficacia sul lettore.
Metafore antropomorfiche: luomo paragona il mondo circostante a qualit
umane o a parti del corpo.
Luomo ignorante si fa regola delluniverso scrisse Giambattista Vico nei
Principi di scienza nuova, e questo ancora valido nella letteratura
contemporanea.
Nuvole imbronciate, una pianura ridente, una citt immorale, sono esempi
di qualit estese alla descrizione della natura. Molto efficace nelle narrazioni in
prima persona o congiuntamente allutilizzo di un punto di vista immerso: in questi
casi, infatti, la personificazione dellambientazione risulter pi produttiva.
Molto efficaci per gli effetti comici sono le metafore animalesche applicate agli
esseri umani: se diciamo che una persona abbaia invece di sbraitare, che una
ragazza fa le fusa, che un signore anziano un vecchio rospo, otterremo
immagini nitide nella percezione del lettore.
Anche trasferita sullambiente o sui sentimenti, la metafora animalesca non
perde la propria forza, e pu addirittura risultare pi efficace per il dilatarsi
dellangolo: lattenzione rapace degli eredi per una cospicua sostanza, una
giraffa di ciminiera, le squame di una pianura screpolata dal sole, una
ragnatela di rapporti di relazione, la piovra statale, sono tutti esempi di
caratteristiche anatomiche animali utilizzare per trasmettere meglio unimmagine.
Il trasferimento di esperienze astratte in termini concreti, che favoriscano la
comprensione, la terza caratteristica principale delle metafore. Possiamo
spingerci ad affermare che spesso sarebbe difficile apprendere un argomento
fortemente astratto senza laiuto di questo tipo di metafore. Arianna visse una
luminosa storia damore trasferisce un sentimento difficile da comunicare dal
campo astratto del pensiero a quello concreto della percezione visiva.
Un ricordo inossidabile, una volont di marmo, una prospettiva
ingannevole sono alcuni fra i numerosi esempi di questa categoria di metafore.
Lultimo e forse pi pittoresco gruppo di metafore quello cosiddetto
cinestesico, perch si stabilisce fra classi di vocaboli rigidamente strutturate a
seconda del senso al quale si riferiscono.
Le metafore cinestesiche stabiliscono infatti relazioni fra percezioni tipiche di uno
qualsiasi dei cinque sensi (vista, udito, tatto, gusto, olfatto), che costituiscono il
primo termine o contenuto, e definizioni mutuate da una classe di vocaboli relative
a un altro dei cinque sensi (il secondo termine o veicolo). Il terreno comune
naturalmente costituito dallinsieme delle percezioni umane.
Una voce aspra, una risata luminosa, una risposta ruvida, unamara
stretta di mano, la dicono lunga sulle possibilit combinatorie dei nostri sensi e
sugli effetti che possono ottenere. Si veda per esempio il bellissimo brano che
segue, tratto ancora dagli scritti giovanili di Lus Buuel.
Sulla sua fronte, Ramuneta, un anellide di luce; e sotto i suoi piedi nudi un
blu marino, senza saperlo, scolpisce dei fregi. Nelloro della sabbia
sinfrange un fascio donde: discofori le piccole onde leggere: platelminti le
verdi alghe. Nel tramonto senza ombre n suoni, la spuma delle onde d un
ritmo bianco
9. EDITING! LA REVISIONE
Il testo soddisfer pienamente lautore solo dopo la revisione, che, come vedremo,
un passaggio assolutamente cruciale.
Innanzitutto dovremo valutare se sia il caso di tagliare alcuni passaggi del nostro
testo o piuttosto aggiungerne di nuovi.
Gli obbiettivi di ci sono:
1. migliorare la scorrevolezza del testo
2. aumentare la tensione drammatica
3. perfezionare il ritmo
Quindi procederemo ad una attenta revisione linguistica dellintero testo, facendo
ben attenzione ad essere un critico molto severo nei confronti del nostro lavoro.
Non stanchiamoci di controllare e valutare ogni singolo vocabolo, se non ci
convince. Naturalmente affronteremo questa fatica ben armati di vocabolari, con le
utilissime appendici Sinonimi e contrari (assolutamente indispensabili, a meno
che non lavoriate al computer e facciate ampio uso del thesaurus).
Mi preme ricordarvi quanto sia importante, specialmente allinizio, la
semplificazione grammaticale nella struttura delle frasi: soggetto, verbo,
complemento oggetto, altri complementi. La chiarezza e la leggibilit del testo
sono quanto dobbiamo offrire ai nostri lettori, insieme ad una storia bella e
originale.
Dopo una prima revisione sarebbe utile procedere a complete stesure successive
dellintera opera, in quanto correggere gli errori uno per volta, senza rivedere la
struttura nel suo insieme, ci espone a rischi notevoli: magari modificando un
passaggio avrei dovuto trasformare una parte di quello prima, o di quello dopo, che
a sua volta necessita di una variazione nella logica di altre scene, e cos via, come
se le tessere di un domino cominciassero a cadere luna sullaltra
La revisione logica serve per verificare il rigore nel punto di vista, la completezza
delle risposte da dare al lettore e, soprattutto, la cronologia degli avvenimenti.
Mi piace consigliare il metodo di lavoro delle cosiddette stesure successive.
Questo controllo andrebbe fatto con una certa regolarit:
1. subito dopo ogni paragrafo
2. ogni giorno, sul lavoro del giorno precedente
3. al termine del racconto o di ogni capitolo; per chi scrive al computer,
revisione stilistica sul foglio stampato
4. al termine dell'opera, per correggere errori logici
Capisco che a prima vista il tutto potr sembrare unimpresa vagamente improba
ma il risultato che ne scaturir soddisferebbe anche il pi pignolo dei censori.
Come imparare a editare bene il nostro testo?
Ogni scrittore sicuramente il critico pi severo di se stesso, per non bisogna mai
disdegnare l'intervento di lettori privilegiati: per anni io ho obbligato amici e
familiari a leggersi i miei scritti, e devo dire che alcuni suggerimenti si sono
rivelati assolutamente preziosi. Se devo dire la verit questo un metodo che attuo
tuttora, e la soddisfazione che mi danno i consigli, gli apprezzamenti e soprattutto
le critiche (che in quanto tali sono indice di un esame attento del lavoro presentato)
difficile da quantificare! molto importante, naturalmente, sapere accettare le
critiche, cercare di capirle e porvi rimedio. Ma questo credo sia valido per
qualunque cosa, no? Se poi vi capitasse la fortuna di fare esaminare il vostro lavoro
a qualche addetto al settore tanto meglio, ma guardatevi bene dagli speculatori dei
sogni altrui, mi spiego?
La distanza temporale aiuta l'ultima revisione. Lultima revisione, direi quella pi
o meno definitiva, spetter comunque allautore, che a mente fredda, dopo qualche
tempo dalla stesura precedente (definiamola la penultima?) avr la mente
abbastanza sgombra per ri-valutare il proprio lavoro anche alla luce delle critiche
ricevute dai lettori ai quali avr fatto esaminare lopera.
Una volta che avremo controllato con pazienza certosina il nostro prezioso lavoro,
potremo senza timore affrontare la stesura accurata del libro (dai, possiamo
definirlo libro ormai, no?)
A questo punto scrittura e revisione sono contemporanee.
Per avere una certa dimestichezza nello scovare i difetti nella nostra opera
consiglierei di fare pratica di revisione anche su altri scritti. Capisco che fare una
sorta di editing della Divina Commedia pu sembrare un po pretenzioso, e infatti
non vi chiederei mai di farlo, ma provare a valutare scritti di altri autori (per
esempio dei colleghi del corso, perch no?) un ottimo modo per affilare le armi
della critica e quindi anche dellautocritica! Tra laltro le correzioni incrociate
tra partecipanti ad un workshop letterario uno dei metodi normalmente adottati
(Carver docet!) e, ad essere impietosamente sinceri, valutando anche i vostri
compitini io stesso mi accorgo di affinare la mia capacit di valutazione.
Quindi vi chiedo, se possibile, di vincere pudori e riluttanza ed inviare alla lista,
invece che al mio indirizzo privato come normalmente fate, una scena tratta dai
vostri lavori. A questo punto inviterei tutti gli iscritti al corso a correggere lopera
di un collega. Secondo me questo compitino divertir molto sia chi corregge che
chi viene corretto. E sar didattico per tutti!
10. CONCLUSIONI