DIRITTO PRIVATO
sintesi integrate d’esame
Nichele Arianna
Nichele Arianna
DIRITTO PRIVATO
RIASSUNTO GALGANO (edizione compatta)
Cap. 3 LE PERSONE (da pag.41 a pag.58)
CAPACITÀ GIURIDICA
Per il diritto l’uomo è una persona, un soggetto di diritto; l’uomo è riconosciuto nel mondo del diritto come centro d’imputazione di
diritti e di doveri, possiede cioè CAPACITÀ GIURIDICA: intesa come l’attitudine dell’uomo ad essere titolare di diritti e di
doveri.
Ogni uomo, è in quanto tale una persona; egli assume tale attributo al momento della nascita (respirazione polmonare) e perdura no al
momento della morte (cessazione funzioni celebrali).
Il concepito non ancora nato è privo per il diritto della capacita giuridica, ma la legge gli riserva dei diritti, il cui acquisto è appunto
subordinato al momento della nascita (se il concepito non nasce vivo perde l’ef cacia dei diritti a lui riservati); diversa è la questione
se nascesse, anche per pochi istanti, vivo, essendo che i diritti a lui riservato andranno a chi è per legge, suo erede (comprese lesioni alla
prospettiva di vita futura).
NASCITA
La nascita è dichiarata da uno dei genitori, da un procuratore speciale o da un operatore sanitario, rispettando l’eventuale volontà della
madre di non essere nominata; la dichiarazione è resa, entro 10gg, all’uf ciale dello stato civile del comune, oppure entro
3gg dalla direzione sanitaria dell’ospedale o della clinica ove è avvenuto il parto. Questa dichiarazione da luogo alla
formazione dell’atto di nascita, che l’uf ciale di stato civile iscrive nei registri dello stato civile; nei medesimi registri verranno iscritti
tutti gli altri atti che con uiscono sullo stato civile della persona, compreso l’atto di morte. Tali atti posseggono una forza
probatoria, vale a dire che fanno fede no a prova contraria della verità che è stati dichiarato all’uf ciale di stato civile e provano no a
querela di falso ciò che l’uf ciale attesta esser stato dichiarato alla sua presenza.
NOME E COGNOME
Ogni persona è identi cata da un nome, o prenome e da un cognome.
Il nome lo si può proteggere con un’azione di reclamo o usurpazione nel caso di uso indebito.
Il cognome se si tratta di un glio nato da genitori coniugati fra loro è quello del padre; tuttavia la corte costituzionale si è pronunciata nel
2016 accogliendo una parziale illegittimità della norma circa l’automatica attribuzione del cognome paterno; se si tratta di un glio nato
fuori dal matrimonio e riconosciuto, il cognome af liatogli sarà quello del genitore che lo riconosce per primo (se riconosciuto
contemporaneamente il cognome sarà quello del padre; se la liazione paterna è avvenuta dopo, il cognome del padre potrà essere
aggiunto, anteposto o sostituito a quello della madre, già divenuto segno autonomo d’identità perdonale). Se il neonato è glio di ignoti,
il cognome gli sarà dato, a propria scelta, dal lo stesso uf ciale di stato civile; se il glio viene riconosciuto successivamente si segue la
regola precedentemente esposta.
Nel caso di glio minorenne, sarà il giudice a decidere circa l’assunzione del cognome del genitore, previo ascolto del minore che abbia
compiuto 12 anni (ammessa un’eta inferiore nel caso il soggetto sia capace di discernimento). La persona divenuta maggiorenne, puo
ottenere di cambiare il suo nome, prenome e cognome.
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Nichele Arianna
➡ PERSONE GIURIDICHE PRIVATE. Esse sono persone giuridiche di diritto comune, costruite secondo le norme del diritto civile;
fra quelle più importanti distinguiamo: associazioni, fondazioni (libro 2) e società (libro 5).
‣ ASSOCIAZIONI Esse sono una manifestazione della natura sociale dell’uomo (riferimento all’art.2 cost), quali cabili come
una forma volontaria stabile di organizzazione collettiva volontaria, attraverso la quale vengono perseguiti scopi
superindividuali. Essa si costituisce per contratto (contratto di associazione), mediante il quale più persone si impegnano
al perseguimento di uno scopo di natura ideale, o comunque di natura non lucrativa, carattere proprio delle società.
All’associazione possono aderire nuovi membri e uscirne con una dichiarazione di recesso. L’associazione agisce per mezzo di
propri organi (assemblea e amministratori, cui è af dato l’esecutivo). Sono esempi di associazioni, ad esempio: i partiti politici,
i sindacati (svincolati da controlli, soprattutto scali). Hanno proprio statuto.
‣ FONDAZIONI Esse sono stabili organizzazioni predisposte per la destinazione di un patrimonio privato ad un
determinato scopo di natura ideale (assistenziale, culturale, scienti co, ecc). Come le associazioni, pure le fondazioni si
collocano nel novero delle organizzazioni collettive atte al conseguimento di scopi superindividuali, con la differenza che
la fondazione possiede un solo organo: gli amministratori, nominati nei modi previsti dall’atto di fondazione (non vi è dunque
un’assemblea). L’atto costitutivo della fondazione è un atto unilaterale, di cui un valido esempio ne è il testamento (in tale
caso, l’atto diventerà ef cace solo al momento dell’apertura circa la successione).
Le associazioni e le fondazioni conseguono il riconoscimento della personalità giuridica in forza dell’iscrizione nel
registro delle persone giuridiche, presso la prefettura nella cui provincia è stabilita la sede dell’ente (a differenza delle
società che acquistano personalità giuridica attraverso l’iscrizione del registro delle imprese).
Bisogna distinguere fra le persone giuridiche le associazioni riconosciute (le quali hanno chiesto e ottenuto il riconoscimento) da quelle
non riconosciute (che non l’hanno richiesto o non l’hanno ottenuto, molto spesso in ragione della mancanza di un patrimonio suf ciente
al raggiungimento dello scopo). Dal riconoscimento della personalità giuridica derivano ulteriori e speci che prerogative,
delle quali non godono appunto le associazioni non riconosciute (anche se dal 2000 questi tratti distintivi sono andati
riducendosi).
DIFFERENZE FRA ASSOCIAZIONI RICONOSCIUTE E NON:
‣ Le prime possono acquistare beni (mobili e immobili), a titolo sia oneroso che gratuito; le seconde solo a titolo oneroso (anche se la
legge prima citata ha innovato tale ambito, permettendo anche a enti non riconosciuti di conseguire eredità, legati e donazioni).
AUTONOMIA PATRIMONIALE PERFETTA.
‣ Per le associazioni non riconosciute inoltre, le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l’associazione,
i terzi possono far valere i loro diritti sul fondo comune; delle obbligazioni stesse rispondo quindi personalmente e
solidalmente le persone che hanno agito in nome e per conto della stessa associazione (ossia gli amministratori):
l’associato infatti, in quanto tale, non è MAI personalmente responsabile (sia che facci parte di associazioni
riconosciute e non). Diversa è dunque la posizione dell’amministratore, il quale si trova ad essere personalmente responsabile
delle obbligazioni assunte in nome dell’associazione, qualora il fondo comune non sia suf ciente a sanare il debito (motivo per cui,
se il patrimonio è esiguo, ergo non congresso allo scopo che si vuole perseguire, il prefetto non ammette il riconoscimento
dell’associazione; tutto ciò al ne di tutelare i creditori dell’associazione. AUTONOMIA PATRIMONIALE IMPERFETTA.
! NB. COMITATI. Si parla di comitati quando i fondi destinati ad uno speci co scopo di pubblica utilità (es. bene cenza), sono
raccolti per pubblica sottoscrizione da una pluralità di promotori, i quali rispondo illimitatamente per le obbligazioni
assunte (i sottoscrittori sono solo tenuti ad eseguire le oblazioni (=donazioni di modico valore) promesse).
Importante a tal proprio la legge delega (106\2016) circa il terzo settore e il successivo codice del terzo settore, adottato dal
governo (dlgs 117\2017), al ne di disciplinare le attività ed i soggetti ricadenti in quest’alveo con maggiore precisione (si va ad integrare
il semplice codice civile con un codice terzo), andando quindi ad escludere dalla suddetta categoria: le associazioni dei datori di lavoro,
fondazioni e associazioni politiche, o di rappresentanza. I soggetti del terzo settore conseguono personalità giuridica previa iscrizione nel
registro unico nazionale del T.S.
DIRITTI DELLA PERSONALITÀ –> leggi da pag.58 a pag.68 e riprendi gli appunti di
diritto costituzionale. Integrazioni nel le a parte.
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! ATTENZIONE, Ex art.819 (regime delle pertinenze): se l’acquirente acquista non in mala fede la cosa principalmente e con lei le
pertinenze (non comprese), il proprietario della pertinenza, se questa si quali ca come bene immobile o mobile registrato, può
rivendicarla in qualsiasi momento nonostante ci sia stata a monte la buona fede dell’acquirente.
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meno quando sulla cosa si siano costituiti dei diritti reali minori (in tal caso non si parla di piena, ma di nuda proprietà)–>
elasticità della proprietà.
➡ ESCLUSIVA DEL DIRITTO DI PROPRIETÀ Il proprietario ha il diritto di escludere chiunque altro del godimento e la
disposizione della cosa di cui è titolare: ius excludendi alios (richiamo al rapporto fra uomini de nito sopra); è legittima per
cui la chiusura del fondo, essendo tale pretesa protetta dell’autorità giudiziaria grazie all’applicazione di norme tanto penali, atte alla
sanzione d’azioni lesive, quanto da azioni civili, con diretto riferimento alle azioni petitorie (a difesa della proprietà), possessorie (a
difesa del possesso) e di nunciazione.
Analisi elementi correttivi atti a determinare un punto di equilibrio fra interessi opposti, ergo a presidio della collettività e dei singoli:
➡ LIMITI ALLA FACOLTÀ DI GODERE E DISPORRE Ci riferiamo al divieto di atti emulativi, ex art.813: atti che non abbiamo altro
scopo se non quello di nuocere o recare molestia ad altri, e al limite circa la facoltà di godimento dei suoli, regolato dagli
appositi piani regolatori, nalizzati alla mappatura e al riparo dei suoli in terreni destinati all’agricoltura, all’industria e all’edilizia.
PRINCIPIO DELL’ABUSO DEL DIRITTO–>non presente esplicitamente nel codice civile, come in altri ordinamento, ma se leggiamo
l’art.833 insieme all’art.1375 circa la buona fede contrattuale si può evincere.
! NB. Collega gli articoli della costituzione economica (41,42,43 cost–> funzione sociale ed espropriazione con serio ristoro).
➡ OBBLIGHI DEL PROPRIETARIO Tradizionale obbligo del proprietario consiste nel consentire l’accesso al proprio fondo, al
vicino che abbia necessita di entrarvi per eseguire opere sul proprio fondo o al soggetto che voglia recuperare un
proprio bene caduto accidentalmente nel fondo del proprietario. Inoltre, il proprietario del fondo destinato
all’agricoltura ha l’obbligo di provvedere alla coltivazione del terreno, essendo che la terra è una risorsa
fondamentale il cui sfruttamento si traduce in un interesse generale collettivo (il codice civile afferma un platonico
divieto per il proprietario circa l’abbandono della coltivazione o di astenersi dall’utilizzazione del bene produttivo, pena
l’espropriazione e il pagamento di un’indennità; altrettanto è stabilito per quanto riguarda la stato di abbandono e deperizia dei
propri bene che possa nuocere al decoro, arte o sanità pubblica, anche ancora non ha trovato effettiva applicazione). La legge 440\78
stabilisce che le terre incolte possono essere assegnate per la loro coltivazione a chi ne faccia richiesta: è una forma di acquisto
forzato, per il quale il coltivatore paga un canone calcolato secondo criteri stabiliti dalla legge.
IMPRESCRITTIBILE
Il diritto di proprietà NON si prescrive, ovvero non si estingue per il solo fatto che il suo titolare si astenga dall’esercitarlo,
permanendo dunque in capo al suo titolare (e successivi eredi). L’imprescrittibilità del diritto di proprietà trova la sua ratio nel fatto
che ogni bene debba avere un proprietario, al quale potersi rivolgere per esigere l’adempimento delle disposizioni che concernono il
regime dei (≠ abbandono).
! ATTENZIONE. La proprietà si perde per non uso prolungato solo se al non uso del diritto da parte del proprietario,
corrisponde il possesso della cosa prolungato nel tempo da parte di altri; con l’usucapione si ha l’estinzione diritto di
proprietà deriva dal fatto che altri è divenuto proprietario del diritto (20 anni, salvo deroghe).
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che eccede le distanze legali). Talvolta le distanze non interessano solo le costruzioni, ma la distanza dal con ne; i regolamenti intorte prescrivono limiti massimi di
altezza e volume delle costruzioni in rapporto con la differente classi cazione urbanistica del suolo, per un razionale uso del territorio (se non rispettati non si potrà
chiedere la riduzione in pristino, ma solo l’azione per il risarcimento del danno). Cisterne, pozzi e tubi devono essere collocati ad almeno 2m dal con ne (per i fossi è
richiesta una distanza uguale alla loro profondità).
‣ ALBERI E SIEPI. Gli alberi di alto fusto (+3m) devono essere piantati ad almeno 3m dal con ne; gli altri alberi, viti e siepi rispettivamente ad 1m e 0,5m (il vicino potrà
tagliare i rami che invadano la sua proprietà). Gli alberi situati sul con ne fra due terreni si presumono comuni ergo, per tagliarli serve un mutuo consenso.
‣ LUCI E VEDUTE. Si distingue fra luci (aperture nel muro che non consentano di affacciarsi sul fondo del vicino) e vedute (consentono di affacciarvisi); le prime devono
essere munite di inferiate e grate sse, e posizionate ad un’altezza stabilita dalla legge ex art.905), le seconde invece devono essere aperte ad una distanza di almeno
1,5m dal con ne.
‣ MURI, FOSSI DI CONFINE. Il muro di con ne si presume comune ai proprietari dei fondi che esso divide , salvo che uno dei proprietari non ne provi la sua esclusiva
(ad eccezione di edi ci continenti con altezze distinte); (vedi pag.86).
‣ ACQUE PRIVATE. Legge 167\1994 rende libere l’utilizzazione delle acque sotterranee per uso domestico, incluso l’innaf amento di orti; libera altresì la raccolta delle
acque piovane per i proprietari di fondi rustici. Il de usso d’acqua in quanto usso è considerato un bene (vedi pag.89).
‣ IMMISSIONI. Intese come immissioni di fumo, gas, sostanze inquinanti, di rumori, vibrazioni, ecc. Il criterio legale per la soluzione del con itto è la normale (media)
tollerabilità, ex art.844: il proprietario non può impedire immissioni se esse non superino la capacità di sopportazione dell’uomo medio (criterio a favore delle attività
produttive per cercare di contemperare le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà; criteri complementari sono la condizione dei luoghi e la priorità di un
dato uso desumibile preventivamente dai piani regolatori). Ex art.32 cost–> diritto alla salute inteso come vivere in un ambiente salubre.
AZIONI PETITORIE
(A DIFESA DELLA PROPRIETÀ)
Il diritto di proprietà fruisce come ogni altro diritto di protezione giurisdizionale; nel caso della proprietà si parla di 4 AZIONI
PETITORIE. Nel linguaggio procedurale civile si suole distinguere fra: l’attore (chi propone l’azione, ergo citando in giudizio) e il convenuto
(chi viene citato in giudizio); il convenuto può contrattaccare con una domanda riconvenzione a sua difesa, basata sullo stesso titolo su cui
si basa la pretesa, o sul titolo su cui si fonda la sua eccezione. La protezione dei diritti soggettivi spetta all’autorità ordinaria (lesione di
diritto soggettivo–> giudice ordinario\ lesione di interesse legittimo–> giudice amministrativo).
➡ AZIONE DI RIVENDICAZIONE (art.948) Spetta a chi si dichiara proprietario di una cosa della quale altri abbia il possesso o la
detenzione; mira ad ottenere dal giudice l’accertamento del diritto di proprietà e la condanna del possessore o detentore alla
restituzione della cosa. [Se si accerta durante il giudizio che il possessore abbia ceduto al cosa a terzi, l’attore agora in giudizio sia
verso il nuovo possessore, sia verso il possessore originario per ottenerne la condanna e il rimborso spese]. L’azione di
rivendicazione è resa alquanto ardua dal fatto l’attore deve dare la prova (PROBATIO DIABOLICA), spesso non facile,
del diritto di proprietà a titolo originario (art.1146 accessione e successione nel possesso) sulla cosa; in altre parole
tale azione presuppone che il proprietario non abbia altro titolo per ottenere la restituzione della cosa se non il diritto di proprietà
gravante su essa.
! NB. Se ricorrono determinati presupposti, si può procedere in un’azione possessoria, sicuramente più rapida (in tal caso il soggetto leso è
esonerato dall’onere di provare la propria proprietà, dovendo dare solo prova materiale d’essere stato spogliato dal convenuto del
possesso della cosa (un’ azione di restituzione, reintegrazione o spoglio, può essere basata su contratto).
➡ AZIONE NEGATORIA (art.949) Spetta al proprietario contro chi pretende di avere diritti reali minori sulla cosa; mira ad
ottenere dal giudice l’accertamento circa l’inesistenza del diritto altrui e l’ordine, rivolto al convenuto, di cessare
eventuali molestie o turbative della proprietà, ossia la sua pretesa di diritto sulla cosa. L’attore si limiterà a dare la prova
del proprio diritto di proprietà, mentre incombe sul convenuto l’onere di provare l’esistenza circa il suo preteso diritto sulla cosa,
contestato dall’attore. Completamente opposta è l’azione di confessione.
! NB. Se ricorrono determinati presupposti, si può procedere in un’azione possessoria, ossia l’azione di manutenzione.
➡ AZIONE DI REGOLAMENTO DEI CONFINI (art.950) Spetta a ciascuno dei proprietari immobiliari con nanti, quando è incerto il
con ne che separa i due fondi; mira alla determinazione del con ne (per l’accertamento è ammesso qualsiasi tipo di prova).
! NB. Tale azione non va confusa ≠ con l’ AZIONE DI APPOSIZIONE DI TERMINI, che presuppone invece un con ne certo ( sico e
visibile) e incontroverso: spetta a ciascun con nante per ottenere che, a spese comuni, siano apposti i termini (segni) del con ne.
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Sia agli effetti della durata del possesso, sia a quelli della quali cazione del possesso (se in buona o in mala fede), vale il seguente
principio, distinguendo in successione e accessione del possesso:
➡ SUCCESSIONE: situazione tipica dell’erede. Se il possesso originario era in buona fede, questo continuerà ad esserlo anche in
successione all’erede (anche se l’erede è in mala fede); Se il possesso originario era in mala fede, questo continuerà ad esserlo anche
in successione all’erede.
➡ ACCESSIONE: situazione diversa in cui non vi è un’automatica continuazione del processo nella successione a titolo particolare, ma
solo una facoltà di accessione al possesso attribuita al successore: l’acquirente può, se gli giova, sommare al proprio il possesso
dell’alienante e non può giovargli se l’alienante era in mala fede.
AZIONI POSSESSORIE
(A DIFESA DEL POSSESSO)
Al possesso è riconosciuta protezione giurisdizionale; il possessore (che sia egli proprietario o non), che sia stato spossessato o da
altri molestato, può rivolgersi al giudice al ne di reintegrare il possesso o di porre ne le moleste arrecatogli.
Nel caso in cui il proprietario fosse anche possessore, egli non agisce come proprietario ma bensì come possessore; le azioni possessorie
offrono infatti una protezione giurisdizionale più rapida ed immediata di quella che si potrebbe ottenere con la azioni petitorie, essendo
che per quest’ultime è necessario l’onere della prova.
Le azioni possessorie spettano al possessore nei confronti di chiunque, anche nei confronti dello stesso proprietario (ex art.705 cpc–> il
convenuto nel giudizio possessorio non può difendersi eccependo di essere il proprietario della cosa; la sua protezione è di fatto solo
provvisoria). All’art.705 codice procedura civile, va aggiunta la riserva “salvo che ne derivi o possa derivarne un pregiudizio
irreparabile del convenuto”, essendo che era stato prospettato il rischio che il possessore, vinto il giudizio possessorio, facesse sparire
il bene, privando il proprietario della possibilità di recuperarlo con il successivo giudizio petitorio; motivo per cui la corte è intervenuta
inserendo tale riserva e quindi consentendo al proprietario, convenuto in giudizio possessorio, di fronteggiare tale eventualità con la
richiesta, sull’irreparabile pregiudizio, di un sequestro giudiziario del bene.
➡ AZIONE DI REINTEGRAZIONE O SPOGLIO (art.1168) Spetta al possessore che si stato violentemente (con l’uso della forza) o
occultamente (in modo clandestino, nascosto) spossessato di una cosa mobile o immobile. Può essere esercitata entro 1 anno
dallo spoglio o, se questo è stato clandestino, dalla sua scoperta; tale azione consente al possessore spogliato di
ottenere, sulla semplice notorietà del fatto in se dello spoglio, la reintegrazione del possesso, tramite ordine del
giudice rivolto al soggetto che ha posto in essere lo spoglio, quindi di restituirla. In quanto basata sull’altrui fatto
violento o clandestino, tale azione è data a qualsiasi possessore, indipendentemente dalla durata del suo possesso e dal modo con il
quale egli se lo era procurato. L’azione di reintegrazione spetta dunque anche al detentore che non detenga per ragioni di servizio o
ospitalità, ovvero spetta a chi detenga nel proprio interesse e sulla base di un rapporto stabile; la detenzione vanta una protezione
autonoma da quella del possesso: può agire, quindi ottenere la reintegrazione, egli stesso (vedi pag.101).
! NB. Trascorso 1 anno dallo spoglio, il possesso del bene oggetto di spoglio passa nelle meni di chi ha posto in essere lo
spoglio, costringendo il proprietario che vuole recuperare il proprio bene, all’azione di rivendicazione.
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➡ AZIONE DI MANUTENZIONE (art.1170) Riguarda solo i beni mobili e le universalità di beni mobili; possiede un duplice campo
d’applicazione:
- per MOLESTIE (ostacolo del possesso) o TURBATIVE (ad es. immissioni);
- per SPOGLIO NON VIOLENTO O CLANDESTINO;
Può essere esercitata entro 1 anno dalla molestia, turbativa, spoglio non clandestino e mira ad ottenere, nel primo caso
un provvedimento che ordini la cessazione delle molestie, nel secondo caso, la restituzione della cosa. Tale azione è data
solo se il possesso durava, in maniera continua ed ininterrotta, da oltre un anno e non era stato conseguito in modo violento o clandestino,
oppure se conseguito in tal modo, se è trascorso almeno 1 anno da quando la violenza o la clandestinità è cessata (potrà quindi essere
esercitata dal ladro dopo 1 anno dopo aver posseduto alla luce del sole la cosa per oltre 1 anno). Sorge spontaneo chiedersi perché: non è
da escludere che potremmo trovarci dinanzi due ladri e che quindi, il possesso spogliato, posse a sua volta autore di spoliazione; per
evitare spoliazioni a catena capaci di pregiudicare l’ordine pubblico, la protezione giurisdizionale viene estesa ad entrambi i possessori,
con il ne maggiore di tutela dell’ordine pubblico (la protezione di interessi individuali è solo il mezzo mediante il quale vengono
perseguiti interessi di ordine collettivo.
➡ AZIONI DI NUNCIAZIONE Sono azioni che spettano al possessore indipendentemente dalla prova della proprietà, sia
al proprietario non possessore o al titolare di altro diritto reale. Hanno la funzione di prevenire un sanno che minaccia
la cosa; tali azioni sono ammesse nei confronti della PA che si basano non tanto sulla situazione di pericolo creta dalla costruzione,
ma sulle modalità di costruzione dell’opera pubblica, violando quindi le regole della prudenza, e salvaguardia dei diritti altrui.
Esse si quali cano come:
‣ DENUNCIA DI NUOVA OPERA (art.1171) È la denuncia all’autorità giudiziaria di una nuova opera, da altri intrapresa, della quale
si ha motivo di temere possa derivare un danno alla cosa di cui si è possessori, proprietari o titolari di altro diritto
reale (ad es. la costruzione di un’opera per mano del vicino che non rispetti le distanze legali dal con ne); l’azione può essere
esercitata no a quando l’opera non sia terminata e purché non sia trascorso 1 anno dal suo inizio.
‣ DENUNCIA DI DANNO TEMUTO (art.1172) È la denuncia all’autorità giudiziaria di un danno grave ed imminente che si
teme possa derivare alla cosa di cui si è possessori, proprietari o titolari di altro diritto reale, dall’edi cio o da altra
cosa altrui (ad es. l’edi cio del vicino minaccia di crollare travolgendo il proprio di edi cio).
Le azioni di nunciazione danno luogo ad un giudizio articolato in due fasi:
FASE 1, L’autorità giudiziaria, sulla base di una sommaria cognizione del fatto, emette provvedimenti provvisori ed urgenti, grazie ai quali è
possibile votare la continuazione dell’opera, eventualmente imponendo al denunciante il pagamento di una cauzione, o eventualmente
subordinarne la costruzioni a particolari cautele che escludano la possibilità di danno (in tal caso la cauzione sarà fatta pagare al
denunciato).
FASE 2, Il giudizio di merito conduce alla decisione de nitiva circa l’esistenza del pericolo di danno e l’illecita del comportamento del
denunciato.
IN SINTESI:
AZIONI PETITORIE (PROPRIETÀ)
➡ Azione di rivendicazione
➡ Azione legatoria
➡ Azione di regolamento dei con ni
➡ Azione di apposizione dei termini
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Nichele Arianna
✦ A TITOLO ORIGINARIO [7): occupazione, invenzione, accessione, speci cazione, unione, commistione, usucapione]
Si ha l’acquisto a titolo originario quando il diritto di proprietà che si acquista sulla cosa è indipendente dal diritto di un
precedente proprietario; ciò avviene non solo quando non c’è un precedente proprietario o quando questi abbia abbandonato la cosa
(la proprietà potrebbe avvenire per occupazione in tal caso), ma può accadere anche quando la cosa ha un precedente proprietario e,
tuttavia, il diritto di questo è destinato a soccombere di fronte al diritto di chi acquista a titolo originario. A differenza dell’acquisto a titolo
derivativo, la conseguenza dell’acquisto del titolo originario, fa si che la proprietà acquistata sia libera da diritti o garanzie reali precedenti,
che andranno estinguendosi. Esempi ulteriori di acquisto a titolo originario già analizzati: frutti e pertinenze.
OCCUPAZIONE E INVENZIONE :
➡ OCCUPAZIONE (art.923) È il modo d’acquisto con il quale si acquista la proprietà delle cose mobili che non
appartengono a nessuno (necessari dunque ai ne dell’appropriazione un elemento materia, ovvero l’impossessamento della
cosa, e l’elemento psicologico, ovvero l’intenzione di fare propria la cosa). Il codice civile considera cosa mobili di nessuno:
- Le cose abbandonate (derelizioni).
- Il patrimonio indisponibile dello stato (ad es. gli animali che formano oggetto di caccia e pesca)
È ammessa inoltre l’occupazione delle cose mobili altrui con il consenso, espresso o tacito, del proprietario.
! NB. Possono essere di nessuno solo i beni mobili, i beni immobili di nessuno, de niti beni vacanti, sono di proprietà statale o della
regione a statuto sociale ove siano ubicati.
➡ INVENZIONE (art.929) Diversa è la questione per le cose smarrite, di cui il proprietario ne abbia perduto il possesso ma senza
rinunzia alla proprietà (avendo un proprietario non possono dunque formare oggetto di occupazione). La persona che abbia
rinvenuto una cosa smarrita è tenuta a riconsegnarla al proprietario, e nell’ipotesi in cui non vi si riuscisse a risalire, consegnarla al
sindaco il quale rendere noto il ritrovamento per mezzo della pubblicazione dell’albo pretorio; alò ritrovatore spetta una ricompensa
pari ad 1\10 del valore della cosa smarrita. Trascorso 1 anno dalla suddetta pubblicazione, la cosa smarrita diviene
proprietà del ritrovatore, che ne acquista la proprietà per invenzione.
! NB. Sempre per invenzione ai può acquistare la proprietà di un tesoro, inteso in termini giuridici come ogni cosa mobile di pregio
nascosta o sotterrata di cui nessuno può provare di esserne proprietario (se non lo Stato nei casi in cui il tesoro vanti un interesse storico o
archeologico autorevole). Se il tesoro viene ritrovato dal titolare di un fondo egli ne diviene pieno proprietario, se trovato invece da un
terzo sul suo fondo, si smezza la proprietà del tesoro stesso.
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➡ SPECIFICAZIONE Modo d’acquisto della proprietà della materia altrui da parte di chi la adopera per formare una
nuova cosa. Di base chi utilizza la materia dovrà corrispondere al proprietario della materia il prezzo di questa per divenirne
proprietario; tuttavia, se il valore della materia usata supera notevolmente quello della mano d’opera (ad es. oro), la proprietà della
cosa spetterà al proprietario della materia, che dovrà all’utilizzatore il prezzo della mano d’opera.
USUCAPIONE
Il possesso è un potere di fatto sulla cosa che corrisponde al contenuto del diritto di proprietà: si può essere possessore di un bene,
ossia comportarsi come suo proprietario, senza averne diritto (e viceversa). Può capitare che una simile situazione si protragga
nel tempo, ossia che per anni un bene anni un possessore non proprietario; il protrarsi di tale situazione genera la
conseguenza che il proprietario non possessore perda il suo diritto di proprietà per mancato esercizio.
Ex art. 1158: PRESCRIZIONE ACQUISIVA, (o USUCAPIONE): l’acquisto della proprietà, a titolo originario, mediante il possesso
continuato nel tempo; è irrilevante, agli effetti dell’usucapione, che il possesso sia di buona o mala fede, ossia che il possessore avesse
conoscenza circa l’altruità della cosa perduta (l’unica differenza fra buona e mala fede sta nel fatto che se in buona fede, la durata
necessaria del possesso nalizzato all’usucapione è minore). Si deduce che, può acquistare la proprietà per usucapione, anche il ladro se
conserva il possesso della cosa rubata per tutto il tempo necessario (se è stato conseguito in modo clandestino o violento, il tempo utile
per consentirne l’usucapione decorre da quando sia cessata la violenza o la clandestinità sul bene; nche il ladro la tiene nascosta, il
tempo è “congelato”, ex art.1163).
L’usucapione trova la sua ragion d’essere in un’esigenza di ordine generale: assicurare la certezza dei diritti sulle cose
(l’incertezza si quali ca come una possibile remora rispetto la circolazione dei beni).
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Nichele Arianna
Con l’usucapione si diviene proprietari per effetto del possesso continuato nel tempo.
L’usucapione va a sempli care la prova in giudizio del diritto di proprietà (la cosiddetta prova diabolica). Essa rende agevole la
prova della proprietà; basta infatti provare di aver posseduto il bene per il tempo necessario atto all’acquisto della proprietà a titolo
originario e, se lo si possiede da un tempo minore, sommare al proprio il possesso del dante causa; oppure si può provare che per il
tempo necessario all’usucapione ha posseduto il dante causa, dimostrandosi cosi acquirente a titolo derivativo da un proprietario a titolo
originario.
Il tempo necessario, atto all’acquisto della proprietà cambia in relazione al tipo di bene, di base occorrono:
✓ 20 anni per i beni immobili (10 anni dalla trascrizione, se acquistato in buona fede);
✓ 10 anni per i beni mobili registrati (3 anni dalla trascrizione, se acquistato in buona fede);
✓ Discorso analogo per i beni mobili (se in buona fede 10 anni, se in mala fede 20 anni).
Oltre al diritto di proprietà si acquistano per usucapione anche gli altri diritti reali su beni immobili o mobili; la durata del
possesso necessaria per usucapirli è la stessa richiesta per usucapirne la proprietà.
! NB NUOVA FORMA DI USUCAPIONE PER I FONDI Limitata ai piccoli fondi rustici e ai fondi rustici montani, l’usucapione
ventennale si compie in 15 anni, mentre quella decennale in 5 anni; si tratta di una forma di usucapione, che nell’inerzia del proprietario
terriero, favorisce la formazione della proprietà del coltivatore, riducendo i termini dell’usucapione comune, ordinaria e abbreviata (ex art.
44 - 47 cost).
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Nichele Arianna
L’azione in giudizio a difesa dei diritti reali su cosa altrui assume il nome di AZIONE CONFESSORIA, che esprime l’antitesi di quest’azione
rispetto all’azione negatoria, spettante al proprietario contro chi pretende diritti reali sulla sua cosa. Con l’azione confessoria si mira ad
ottenere il riconoscimento in giudizio del proprio diritto reale su cosa altrui, contro chiunque, ergo proprietario o terzo che ne contesti
l’esercizio; mira inoltre a porre ne alle eventuali molestie o turbative e se necessario, la riduzione in pristino.
1) SUPERFICIE
È il diritto di edi care e di mantenere sul suolo altrui (o nel sottosuolo altrui), una propria costruzione. La costruzione di tale
diritto vale a sospendere l’operatività del principio di accessione; si determina così la situazione per cui il proprietario del suolo ed il
proprietario della costruzione (questi vanta proprietà super ciaria) siano soggetti distinti.
Se ne fa spesso ricorso per la costruzione di stazioni di distribuzione di carburante, autorimesse, ecc. È possibile che il diritto di super cie
riguardi la soprelevazione di un preesistente edi cio e che la proprietà super ciaria abbia ad oggetto solo la parte superiore di una
costruzione.
Una situazione analoga avviene quando il proprietario di un suolo ,sul quale insista una costruzione, la alieni; in tal caso
l’alienazione della proprietà della costruzione comperò la costruzione, a favore dell’acquirente, del diritto di super cie sul suolo.
Il diritto di super cie può essere perpetuo o a tempo determinato, ergo, scaduto il termine, il diritto si estingue e si ripristina
il valore del diritto di accessione, con la conseguenza che il proprietario del suolo acquista la proprietà della costruzione.
Al diritto di super cie temporaneo si ricorre generalmente per eseguire opere destinate a durare per un breve periodo, al vantaggio di
acquistare il diritto ad un prezzo minore.
Il diritto di costruire si prescrive, per un non uso pari a 20 anni; ma una volta che il super ciali vi abbia costruito non si
potrà più parlare di prescrizione. Se la costruzione perisce, il super ciali ha diritto a ricostruire (dal momento in cui perisce scatta pero
il termine ventennale).Il diritto di super cie temporaneo è anche uno strumento di politica urbanistica (tuttavia in Italia poco usato).
2 ) USUFRUTTO
Il diritto dell’usufruttuario sulla cosa altrui, mobile o immobile o universalità di beni, comprende:
‣ La facoltà di godere della cosa, ergo utilizzarla a proprio vantaggio (con eventuali future accessioni), ma nel rispetto della
destinazione economica impressa dal proprietario (unico titolare della facoltà di destinazione economica per l’appunto).
‣ La facoltà di fare propri i frutti, naturali e civili, della cosa.
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Nichele Arianna
! NB. Il nudo proprietario ha pur sempre la facoltà di disporre della cosa: egli può alienarla ma il diritto di usufrutto continuerà a
gravavi no al termine di scadenza.
Spese e imposte gravanti sulla cosa sono ripartite fra nudo proprietario (straordinaria amministrazione) e usufruttuario
(ordinaria manutenzione).
Il diritto di usufrutto ha carattere temporaneo: non può durare oltre la vita dell’usufruttuario (non passa in successione agli eredi) e
se persona giuridica, oltre 30 anni; l’usufruttuario può cedere il bene ad altri per atto fra vivi (ad es. donazione), in tal caso il diritto di
usufrutto si estinguerà con la morte del suo primo proprietario.
L’usufrutto si distingue in:
‣ volontario, se costituito per contratto o testamento (titolo originario);
‣ legale, se costituito direttamente dalla legge (ad es. l’usufrutto dei genitori sui beni dei gli minori).
! NB. Come per ogni altro diritto reale, l’usufrutto si può altresì acquistare per usucapione.
Al termine dell’usufrutto, l’usufruttuario dovrà restituire la cosa al proprietario nello stato in cui si trovava al momento in cui l’ha ricevuta
(obbligo di reintegrazione delle cose perite); il criterio in relazione al quale si giudica la custodia e lo stato di conservazione del bene è la
diligenza del buon padre di famiglia (ossia la diligenza dell’uomo medio). L’usufrutto può avere ad oggetto anche cose
consumabili o fungibili (ad es. denaro); in tal caso l’usufruttuario dovrà restituire il loro equivalente in qualità e quantità.
3) USO
Differisce dall’usufrutto solo per la limitata misura della facoltà di godimento che attribuisce sulla cosa: l’usuario può servirsene
solo limitatamente ai propri bisogni e della sua famiglia (i frutti eccedenti spettano per legge al proprietario).
4) ABITAZIONE
Il diritto di abitazione è ancor più circoscritto: ha per oggetto una casa, e consiste nel diritto di abitarla limitatamente ai propri
bisogni e quelli della famiglia.
! NB Ne l’uso, ne l’abitazione consentono di dare in locazione il bene.
5) ENFITEUSI
Un tempo molto usato, oggi meno a causa dello sfavore legislativo, l’en teusi è fra i diritti reali minori quello di contenuto più esteso, al
punto d’essere considerato, tradizionalmente, una forma di proprietà; si de nisce l’en teusi: dominio utile a differenza del nudo
proprietario de nito altresì: dominio diretto.
L’en teusi è un diritto perpetuo, o se previsto un termine, di durata non inferiori a 20 anni; può essere ceduti o trasmesso agli eredi.
Ha per oggetto generalmente fondi rustici, (ma può essere costruiti anche su fondi urbani); possiede la medesima facoltà di
godimento del proprietario, ma comporta due speci ci obblighi:
1. migliorare il fondo (trova la sua ratio nel ricavare una rendita disinteressandosi della destinazione economica);
2. corrispondere un canone al proprietario (se non paga 2 annualità, il proprietario del fondo può domandare l’estinzione
dell’en teusi).
L’incentivo dell’en teuta è il diritto di affrancazione: egli ha cioè la facoltà di acquistare la proprietà del fondo pagando al concedente
(che non può ri utarsi di prestare il proprio consenso, una somma di denaro pari alla capitalizzazione del canone annuo (canone
annuo x 15). Al concedente spetta per contro il diritto di domandare al giudice la devoluzione del fondo, ossia l’estinzione del diritto di
en teusi nel caso gli obblighi previsti non vengano rispettati dalla controparte.
6) SERVITÙ
➡ SERVITÙ PREDIALI
Si de niscono un peso imposto sopra un fondo per l’utilità di un altro fondo appartenente a diverso proprietario; tale peso non è altro che
una limitazione alla facoltà di godimento di un immobile, de nito fondo servente, alla quale corrisponde un diritto del
proprietario di un altro immobile, altresì de nito fondo dominante.
La servitù può essere costituita volontariamente (ad es. per contratto o testamento) o coattivamente (modi e limiti stabiliti dalla
legge).
Fra i casi più elementari quali chiamo la servitù di passaggio; il diritto reale minore risiede nel diritto del proprietario di un fondo di
passare di passare attraverso il fondo del vicino, ed il peso in questione non è altro che la limitazione del proprietario del fondo vicino circa
la limitazione degli accessi altrui al suo fondo. L’utilità di un fondo non è illimitata (si pensi al caso dell’acquedotto; il proprietario di uno
stabilimento industriale che abbia sul fondo del vicino la servitù di attingere acqua, non potrà accingerne in quantità smisurata e quindi
sfruttare l’eccedenza a favore di terzi.
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Nichele Arianna
Un carattere proprio delle servitù è il fatto che esse consistano in un NON FARE o SOPPORTARE chi altri ne faccia, ex art.1030, salvo le
cosiddette prestazioni accessorie alla servitù contraddistinte da una funzione strumentale rispetto l’esercizio della stessa servitù (fare o
dare); esse ricadono nell’alveo della categoria degli oneri reali, ossia obblighi accessori alla titolarità di un diritto reale, gravanti
quindi sul titolare del diritto reale in quanto tale. Gli oneri reali vengo guardati con sfavore dalla legge, proprio come tutti i pesi sulla
proprietà, essendo collegati alluminante diretto feudale e consistenti in un mero sistema (numero) chiuso.
! NB. Sono ammesse, anche se non previste dalla legge, le servitù reciproche: proprietari di più aree edi cabili costruiscono, a favore di
ciascuno di essi, servitù di identico contenuto, generalmente implicanti al diritto di costruire; ciascun fondo viene a trovarsi nella
condizione, ad un tempo, di fondo dominante e di fondo servente. La funzionalità di tali servitù è quella di assicurare, per volontà provata,
il mantenimento di un certo assetto urbanistico (i privati molto spesso chiedono vengano approvate ergo inserite nei piani di
lottizzazione).
Le servitù si possono, come ogni altro diritto reale, acquistare per usucapione (non si possono tuttavia usucapire le servitù non
apparenti, le quali non permettono appunto di rendere certo e incontrovertibile il possesso della servitù).
Un modo d’acquisto a titolo originario, concernente solo le servitù apparenti, è la cosiddetta ex art.1062, destinazione del
padre di famiglia, cioè il rapporto di servizio stabilito fra due fondi appartenenti ad un medesimo proprietario; se questi due fondi
cessano di essere dello stesso proprietari, il presidente rapporto di servizio si trasforma automaticamente in una servitù di fondo a favore
dell’altro.
Le servitù si estinguono per prescrizione di 20 anni, anche se tuttavia è distinto il momento dal quale inizia il decorrere del tempo
per le servitù positive e negative; nel primo caso il decorso temporale inizia al termine circa l’attività di godimento del fondo altrui, nel
secondo caso dal momento in cui si veri ca un fatto che impedisca l’esercizio della stessa servitù.
➡ SERVITÙ COATTIVE
Si de niscono tali quelle servitù costruite indipendentemente dalla volontà del proprietario del fono servente.
Di regola sono costruite con sentenza dell’autorità giudiziaria su domanda dell’interessato, il quale dovrà corrispondere
un’indennità al proprietario del fondo servente ( nche queste non viene pagato può opporsi all’esercizio della servitù); vi sono casi (ad
es. elettrodotto coattivo), in cui la servitù coattiva può essere costruita con un provvedimento emanato dall’autorità amministrativa,
analogo a quello dell’espropriazione per pubblica utilità, con la differenza che la proprietà privata del bene si mantiene, a scapito dalla
costruzione di una servitù.
Una servitù di passaggio può essere costruita su fondo altrui in 3 ordini di casi:
1. FONDO INTERCLUSO (il proprietà del fondo vicino avrà il diritto di passaggio per giungere alla strada)
2. ACCESSO DAL FONDO ALLA STRADA PUBBLICA (ipotesi 1) Si avrà diritto di passaggio sul fondo vicino, salvo che il fondo stesso
non sia destinato all’agricoltura o all’industria.
3. ACCESSO DAL FONDO ALLA STRADA PUBBLICA (ipotesi 2) Si potrà scon nare sul fondi vicino per allargare un passaggio
pubblico.
In tutti e tre i casi il proprietario che abbia diritto alla servitù deve al\ai vicino\i un indennizzo proporzionato al danno cagionato
loro dal passaggio; se per attuare il passaggio occorra occupare stabilmente una zona del fondo servente si dovrà anticipare, al
rispettivo proprietario, una somma equipollente alla zona, oltre al risarcimento.
La servitù coattiva può essere soppressa quando cessano le cause per le quali era stata chiesta.
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Nichele Arianna
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Il condominio si quali ca come caso di comunione forzosa, alla quale i proprietari dei singoli appartenenti non possono
sottrarsi; essi debbono contribuire, ciascuno in proporzione al valore della propria proprietà alle spese occorrenti per la
conservazione a cui possono sottrarsi e per il godimento delle parti comuni.
Tuttavia il singolo condomino può rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento o condizionamento, sempre che dal
suo distacco non ne derivino gravi pregiudizi o aggravi di spesa eccessivi per gli altri condomini; in tal caso il rinunziante resta tenuto a
concorrere al pagamento delle spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per la sua messa a norma.
Le spese che riguardano però cose destinate a servire in modo diverso o esclusivo alcuni condomini sono ripartire in modo proporzionale
all’uso. Dalla comune comproprietà il condono si differenzia per la sua complessa organizzazione: le deliberazioni circa
l’amministrazione sono presa da un’assemblea di condomini:
‣ Se i condomini sono più di 8 è obbligatoria la nomina di un amministratore (si può anche optare per un’autogestione se vi si
revoca l’amministratore).
‣ Se i condomini sono più di 10 è obbligatoria la redazione di un regolamento che ne disciplini l’uso comune, le spese,
l’amministrazione, ecc.
Le parti comuni non possono essere soggette a divisione, a meno che questa possa farsi senza rendere incomodo l’uso della cosa agli altri
condomini, ovvero alterare lo stato ed il paci co godimento della cosa; nel caso di divisibilità è comunque richiesto il consenso di
tutti.
! NB. Il carattere forzoso del condominio viene meno nel caso in cui le parti di un medesimo edi cio possono assumere il
carattere di edi ci autonomi o quando si tratta di un gruppo di edi ci; il tal caso si può costituire un condomino reparto fatto
salvo che questo lasci sopravvivere l’antico condominio per le parti rimaste comuni agli originari partecipanti.
MULTIPROPRIETÀ
Altro dalla comunione è la multiproprietà, non regolata dalla legge e diffusa nella forma di multiproprietà immobiliare turistica
(spazio-temporale); ciò avviene quando un medesimo appartamento viene venduto, separatamente, a più persone che ne
possono godere a turno, ciascuna per un predeterminato periodo dell’anno. Il diritto di ciascun proprietario è perpetuo e
disponibile.
La cosa oggetto di multiproprietà è indivisibile; le parti comuni del complesso residenziale sono invece disponibili.
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Nichele Arianna
! NB. Esistono diritti d’obbligazione, come ad esempio i diritti reali di godimento che presentano forti analogie von i diritti reali (si pensi,
ad es. il contratto di locazione).
➡ I diritti reali sono assoluti (dunque opponibili erga omnes), mentre i diritti di obbligazione sono RELATIVI, ergo spettano ad
un soggetto nei confronti di uno o più soggetti determinati o determinabili.
➡ I diritti reali fruiscono di difesa assoluta contro chiunque ne contesti l’esercizio; i diritti di obbligazione fruiscono invece di difesa
relativa: il titolare può difenderli, con un’azione in giudizio, solo nei confronti della persona dell’obbligato (e non verso terzi), di cui
ovviamente ne necessita la cooperazione. Si manifesta quindi la sostanziale differenza che intercorre fra il diritto personale di
godimento della cosa altrui e i diritti reali sulle cosa (vedi es. sulla locazione a pag.139). Sotto questo pro lo si evince come la
giurisprudenza abbia progressivamente esteso ai diritti di credito la responsabilità aquilana, un tempo solo riferita ai
diritti assoluti, facendo divenire gli stessi diritti di credito diritti patrimoniali protetti nei confronti di chiunque, al pari
dei diritti reali.
➡ Un’ultima differenza si manifesta in riferimento alla legge di circolazione dei diritti, essendo che SOLO i diritti reali sono suscettibili di
possesso, ergo suscettibili di acquisto originario; i diritti di credito, per contro, si possono acquistare solo a titolo
derivativo (per renderne possibile un eventuale acquisto a titolo originario lo si deve incorporare ad un documento).
IL RAPPORTO OBBLIGAORIO
Nella sua più elementare struttura, l’obbligazione si quali ca come un rapporto, un vincolo, che lega un soggetto ad un altro
soggetto, per l’esecuzione di una data prestazione.
Nel rapporto obbligatori si può distinguervi:
‣ CREDITORE, un soggetto attivo, al quale spetta il diritto di esigere una data prestazione.
‣ DEBITORE, un soggetto passivo, il quale è tenuto ad eseguire la prestazione.
! NB. È possibile parlare anche di una pluralità di creditori, quanto di debitori*; ciò che è rilevante ai ni del rapporto obbligatorio è
la determinatezza o determinabilità dei soggetti.
‣ PRESTAZIONE, un oggetto, dovuto dal debitore –> al creditore.
! NB. La prestazione deve avere carattere patrimoniale, ossia, ex art.1174, essere suscettibile di valutazione economica, ergo
traducibile in una somma di denaro che ne rappresenti il valore economico (importante anche in termini di risarcimento).
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Non è necessario ai ni del rapporto obbligatorio che l’interesse del creditore, a differenza della stessa prestazione, abbia interesse
patrimoniale. Il carattere patrimoniale è importante inoltre anche per distinguere fra i diritti assoluti: i diritti della personalità che difettano
appunto di patrimonialità, e fra i diritti relativi, quelli della famiglia.
! NB. Si de nisce PATRIMONIO: l’insieme di tutti i diritti patrimoniali, reali e di obbligazione, che appartengano ad una
medesima persona (si sottraggono a tutti i diritti della persona quelli della personalità e della famiglia); si ricordi la distinzione in
patrimonio lordo e patrimonio netto (netto: il valore del patrimonio di una persona, detratto l’ammontare dei debiti di codesta).
➡ PARZIARIA L’obbligazione può essere parziaria si dal lato attivo che dal lato passivo:
‣ PARZIARIETÀ ATTIVA: ciascuno dei creditori di un medesimo debitore può esigere da questo solo la sua parte di prestazione.
‣ PARZIARIETÀ PASSIVA: ciascuno dei debitori di un medesimo creditore può essere costretto a pagare solo la sua parte, onde il
creditore, per ottenere l’intero, dovrà agire nei confronti di tutti.
Quando siano più i debitori, la solidarietà è la regola, la parzialità è l’eccezione, dunque valevole solo se stabilita per legge o per
volontà delle parti. La regola si inverte nel caso in cui siano in numero maggiore i creditori.
Fondamentale è quindi il principio del favore del creditore, il quale si trova esonerato dal rischio di insolvenza da parte dei singoli
debitori e può esigere l’intero dal debitore che appaia più solvibile (parziarietà passiva), o permettendo a ciascun concreditore di realizzare
direttamente quanto di sua spettanza (parziarietà attiva).
Un’accezione avviene quando la prestazione consiste in una cosa indivisibile o in una prestazione di fare indivisibile: in tal
caso l’obbligazione sarà necessariamente solidale.
L’obbligazione può avere ad oggetto due o più prestazioni, in alternativa fra loro; il debitore si libera dell’obbligazione
eseguendo l’una o l’altra prestazione e la facoltà di scelta, spetta di base, allo stesso debitore (salvo non sia stato pattuito
diversamente). Se la prestazione diviene impossibile dopo la scelta, il debitore si ritiene liberato dall’obbligazione medesima.
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A favore del creditore è posta la regola per cui il creditore debba pagare prima gli interessi, e solo successivamente il capitale, salvo che
il creditore non diponga diversamente.
OBBLIGAZIONI PECUNIARIE
Il denaro è esso stesso un bene mobile il quale assolve una funzione di mezzo di scambio, serve cioè per acquistare altrui beni o per
procurarsi le altrui prestazioni. Nel linguaggio giuridico lo si de nisce moneta (o valuta, nazionale se riferita all’euro).
Si de niscono obbligazioni pecuniarie o con debiti di valuta quelle obbligazioni che abbiano per oggetto la consegna di
una somma di denaro; esse si adempiono con moneta avente corso legale nello stato al momento del pagamento (se
sussista un cambio di valuta si procede nel pagamento con la nuova valuta ragguagliata al valore della precedente).
Fondamentale è il principio nominalistico: la moneta è presa in considerazione, agli effetti dell’adempimento, per il suo valore
nominale e (non per il suo potere d’acquisto, il quale è appunto suscettibile di in azione); tale principio, se correlato al
fenomeno in azionistico, giova al debitore e svantaggia il creditore (accade il contrario in un contesto di de azione). Nella pratica esistono
delle clausole apposite, denominate clausole Istat (o numeri indici: clausola oro, merci, valuta pregiata, ecc), per cui si premunisce il
rischio della svalutazione economica.
Ai debiti di valuta si suole contrapporre i debiti di valore, i quali ricorrono quando una somma di denaro è dovuta come valore di un
altro bene (es. obbligazione di risarcire il danno cagionato da fatto illecito, per cui il denaro viene considerato l’equivalente economico del
bene). Nel momento in cui il valore venga liquidato, ergo tradotto in denaro, il debito di valore si trasforma in debito di valuta, ed è retto
dai medesimi principi di questo, con l’unica differenza riguardante il periodo antecedente alla liquidazione.
Il denaro, considerato bene produttivo, produce frutti civili, ovvero interessi. L’obbligazione di pagare una somma di denaro, che sia
liquida, ossia determinata nel suo ammontare, ed esigibile, cioè non sottoposta a termine ancora scaduto, è sempre accompagnata da
un’obbligazione accessoria: quella di corrispondere interessi compensativi (secondo la percentuale del tasso legale, quindi sempre
esigibili–> gli interessi con tasso legale superiore a quello ssato dalla legge devono essere battuti con atto scritto; i privati usano spesso
clausole di rivalutazione monetaria), ≠ dagli interessi moratori, cioè quegli interessi che il debitore deve corrispondere a seguito della
sua costituzione in mora da parte del creditore.
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Nichele Arianna
COSTITUZIONE IN MORA
➡ MORA DEL DEBITORE
La mora del debitore è il ritardo di questo nell’adempiere alla prestazione dovuta; di regola non basta, perché il debitore sia in mora, il
mancato adempimento alla scadenza del termine: occorre altresì un atto formale de nito “costituzione in mora”, quali cabile come la
richiesta\ intimidazione scritta di adempiere, ricolta dal creditore al debitore (ex art.1219).
La formale costituzione in mora risulta tuttavia super ua se si ricade nell’alveo delle seguenti 3 situazioni:
‣ quando il debitore dichiara per iscritto di non voler adempiere;
‣ quando si tratta di obbligazione da fatto illecito;
‣ quando si tratta di obbligazioni di non fare.
(leggi approfondimento a pag.162)
La mora del debitore produce 2 effetti:
1. L’AGGRAVAMENTO DEL RISCHIO DEL DEBITORE Se, dopo la costituzione in mora, la prestazione diviene impossibile per causa
non imputabile al debitore, questi ne risponde ugualmente, a meno che non provi che l’oggetto della prestazione sarebbe
ugualmente perito presso il creditore (ex art.1221).
2. L’OBBLIGAZIONE DI RISARCIRE I DANNI che il creditore provi di aver subito a causa dell’inadempimento o del ritardo
dell’adempimento; si parla di responsabilità contrattuale, la quale comporta il pagamento (dal debitore al creditore) di una
somma di denaro che sia l’equivalente monetario dei danni che l’inadempimento o il ritardo nell’esecuzione della prestazione gli ha
causato.
Ex art.1223, il danno da risarcire è formato da 2 componenti:
‣ DANNO EMERGENTE: la perdita subita dal creditore;
‣ LUCRO CESSANTE: il mancato guadagno di questi.
! NB. Fra inadempimento e danno deve sussistere uno speci co rapporto di casualità, per cui è risarcibile solo il danno che ne sia
conseguenza diretta e immediata e che sia un danno prevedibile dal debitore come causa del proprio inadempimento al
momento in cui l’obbligazione è sorta. Il danno non prevedibile, sempre che ne sia conseguenza diretta e immediata dell’inadempimento
è risarcibile solo per dolo del debitore, ossia volontariamente cagionato da questo; per contro la colpa del creditore, che avrebbe potuto
evitare il danno utilizzando ì’ordinaria diligenza, esonera il debitore dalla responsabilità.
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È ancora, il discorso del rapporto di casualità fra inadempimento e danno: se questo è stato determinato, in tutto o in parte dal
comportamento del creditore, non si può dire che il debitore l’abbia cagionato o che ne sia stato la sola causa, motivo per cui non ne
risponde o ne risponde parzialmente, ergo nella misura a lui imputabile; (leggi gli esempi a pag.164).
La prestazione che ha ad oggetto una prestazione circa la consegna di una somma di denaro non diventa mai
impossibile: il debitore, anche dopo la costituzione in mora, resta sempre tenuto ad eseguirla.
Accanto alla somma dovuta, il debitore dovrà inoltre corrispondere al creditore ex art.1224, gli interessi moratori, secondo il tasso
legale (eventuali interessi compensativi continueranno ad insistere). Gli interessi moratori valgono come risarcimento del danno
per il ritardo: sono sempre dovuti, indipendentemente dalla prova, da parte del creditore, di avere subito un danno, essendo il denaro
un bene che per sua natura produce interessi e la mancata consegna del capitale producendo, di conseguenza, un automatico danno al
creditore. Tuttavia il creditore può provare di aver subito un maggior danno rispetto a quello risarcitogli al tasso di interesse
legale: è il caso caratteristico del danno da in azione; l’autorità giudiziaria alla quale si rivolgerà il creditore provvederà a calcolare gli
interessi moratori sulla base del tasso di svalutazione della moneta.
➡ NOVAZIONE cioè l’estinzione dell’obbligazione, per volontà delle parti mediante la costruzione di una nuova obbligazione,
diversa quella originaria o per l’oggetto e per il titolo.
– Diversa per oggetto: il consenso del creditore libera il creditore dalla originaria obbligazione ed in luogo di questa nasce
un’obbligazione distinta (a differenza della prestazione in luogo d’adempimento).
– Diversa per titolo: ad es. si trasforma un titolo di vendita in un titolo di mutuo, disciplinando la stessa obbligazione con l’obbligazione
del mutuo.
Non c’è novazione nella semplice modi cazione del tempo dell’adempimento originariamente previsto nella concessione di una
proroga o di una dilatazione del pagamento ecc.
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Nichele Arianna
L’obbligazione originaria è la ragione che giusti ca la costituzione della nuova obbligazione: perciò se la prima obbligazione non esisteva
(es. viene annullato il contratto con il quale era sorta), la nuova obbligazione è senza effetto.
➡ REMISSIONE DEL DEBITO è la rinuncia volontaria del creditore al proprio diritto; può essere una dichiarazione esplicita
(entro un tempo ragionevole), come implicita (se tace, l’obbligazione produce l’effetto estintivo dell’obbligazione)–>si segue
principio per il quale nessuno è costretto a ricevere da altri un favore.
Essa estingue l’obbligazione, sempre che il debitore, entro un congruo termine, non decida di opporvisi ex art.1236.
➡ CONFUSIONE quando la quando la qualità di debitore e di creditore vengono a riunirsi nella medesima persona; di
conseguenza, l’obbligazione si estingue per il semplice fatto che non si può essere creditori di se stessi.
Non c’è estinzione per confusione nel caso della cambiale di o di assegno: il debitore al quale venga girato, potrà girarlo a sua volta ad
altri.
➡ COMPENSAZIONE quando due persone sono obbligate l’una nei confronti dell’altra, sin forza di distinti rapporti
obbligatori per i quali la prima sia debitore della seconda e la seconda debitore della prima; in tal caso l’obbligazione
si può estinguere (nel caso di pagamenti, i due debiti si estinguono per le quantità corrispondenti).
La compensazione non si veri ca se il debitore vi abbia previamente rinunciato o se si tratta di un credito impignorabile o di altro credito
per il quale la legge escluda compensazione.
Distinguiamo 3 tipologie di compensazione:
a) COMPENSAZIONE LEGALE Opera in maniera automatica al ricorrere dei seguenti presupposti di legge: debiti omogenei, liquidi ed
esigibili. Deve essere eccepita dal debitore, ma opera dal giorno in cui si è veri cata la coesistenza dei due debiti.
b) COMPENSAZIONE GIUDIZIALE Decisa dal giudice quando i due debiti sono omogenei ed esigibili, ma uno dei due non è liquidato.
Il giudice, se lo considera di facile e pronta liquidazione può dichiarare la compensazione per quella parte di debitore gli appare
sicuramente esistente o, previa liquidazione, per la sua totalità. Opera solo dal momento della sentenza che l’ha dichiarata.
c) COMPENSAZIONE VOLONTARIA Stabilita per accordo fra le parti.
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Nichele Arianna
Si parla appunto di libertà o autonomia contrattuale, la quale si manifesta sotto un duplice aspetto:
‣ Sotto un pro lo NEGATIVO: autonomia contrattuale signi ca che nessuno può essere spogliato dei propri beni o costretto ad
eseguire prestazioni a favore di un altro contro, o comunque, indipendentemente dalla sua volontà; il contratto non vincola, se non
chi abbia partecipato all’accordo, chi non abbia espresso il proprio consenso a riguardo. Il contratto infatti non produce effetti
dinnanzi terzi, se non nei casi previsti dalla legge.
‣ Sotto un pro lo POSITIVO: i privati possono, con proprio atto motivato, costituire, regolare o estinguere rapporti patrimoniali; in tal
senso l’autonomia contrattuale si manifesta in 3 forme:
1. LIBERTÀ DI SCELTA fra i diversi tipi di contratto previsti dalla legge.
2. LIBERTÀ DI CONTENUTO entro i limiti stabiliti dalla legge; ciascuna determinazione delle parti inserita nel contratto scritto prende il
nome di clausola o di patto, che nel loro insieme de niscono il cosiddetto regolamento contrattuale.
3. LIBERTÀ DI CONCLUSIONE DI CONTRATTI ATIPICI (O INNOMINATI), ossia contratti non corrispondenti alle tipologie
previste dal codice civile, ma ideati e praticati dal mondo degli affari, diffusitivi nella pratica previa una regolamentazione
legislativa propria (ad es. leasing, franchising, ma anche i contratti misti, come ad es. il portierato, generato dalla fusine di due o
più contratti tipici). Ex art.1322, i contratti atipici sono validi (causa) purché meritevoli di tutela; essi sono sottoposti alla portata
generale delle norme dei contratti in generale e per il resto, dalle proprie clausole contrattuali.
La vasta regolazione del contratto si articola, nel codice civile, in due serie di norme: la prima serie riguarda i CONTRATTI IN GENERALE,
la seconda invece regola i SINGOLI CONTRATTI, ossia quei contratti contraddistinti da una disciplina particolare e speci ca (largamente
discussa nel libro 4; non esaurisce completamente nel quarto, trovando esempi anche nel libro 2 e nel libro 5).
Le norme sui contratti in generale sono comuni a tutti i contratti e si applicano a ciascuno di essi; quelle sui singoli contratti invece, si
applicano limitatamente ai contratti cui riferiscono.
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Nichele Arianna
Il contratto può essere concluso in modo espresso (oralmente o per iscritto) oppure in modo tacito (la volontà la si desume dal
comportamento delle parti). L’accordo inoltre si può formare in modo simultaneo (nella medesima unità di tempo) o si può formare in
fasi successive: in tal caso la volontà delle parti si scompone in proposta e accettazione:
‣ PROPOSTA, ossia la dichiarazione di volontà di chi assume l’iniziativa del contratto
‣ ACCETTAZIONE, ossia la dichiarazione di volontà che il destinatario della proposta, rivolge a sua volta, al proponente; il destinatario
della proposta è libero di accettarla come no (pro lo negativo dell’autonomia contrattuale). L’accettazione vale come tale solo se
conforme alla proposta rivolta alla parte; se questa non è conforme, e il destinatario decida di contro-ribattere alla offerta originaria, si
parla di nuova proposta.
Il contratto si perfeziona nel momento in cui chi ha fatto la proposta (o formulato una nuova) riceve notizia circa
l’accettazione dell’altra parte; questa per essere tale deve pervenir entro il termine stabilito (o in mancanza di questo, entro un tempo
ragionevole). La proposta contrattuale può essere rivolta ad un destinatario determinato, ma può anche assumere la forma dell’offerta al
pubblico: chiunque, in tal caso, può esprime al proponente la propria accettazione, con effetto di perfezionare il contratto nel momento
in cui questa venga a conoscenza del proponente (ad es. annunci pubblicitari).
Dalla vera e propria offerta contrattuale bisogna però distinguere il semplice invito a proporre, ossia una dichiarazione che non
contenga tutti gli estremi essenziali del contratto; vale appunto come un semplice invito al pubblico a trattare (ad es. cartello con scritto
vendesi).
! NB. Ad uguale valutazione si può pervenire anche nel caso vi siano indicati tutti gli estremi del contratto da concludere,
essendo che il commerciante è libero di scegliere la propria clientela. Un esempio di proposta contrattuale è l’adesione di nuove
parte, quando sia consentita, ad un già formato contratto plurilaterale; la proposta di adesione (o richiesta di ammissione) è valutata dagli
organi, al cui autonomia contrattuale è insindacabile.
Fino al momento in cui il contratto non sia concluso, le parti conservano la propria autonomia contrattuale: proposta e
accettazione possono essere revocate da chi le abbia formulate. La conoscenza della proposta e dell’accettazione, come quella della
loro revoca, è però una conoscenza presunta, cioè esse si presumono conosciute dal destinatario nel momento in cui giungono al suo
indirizzo (si parla di conoscibilità); ma al destinatario è ammesso a provare d’essere stato, senza sua colpa, nell’impossibilità di ricevere
notizia.
La proposta può essere dichiarata come proposta ferma o irrevocabile per un dato tempo: il destinatario può, entro questo tempo,
accettarla o non; il proponente invece non può revocare la proposta che rimane per lui vincolante, cosi come formulata, nche non sia
scaduto il tempo pattuito (a vantaggio evidente del destinatario). Dalla proposta irrevocabile differisce però, l’opzione; si parla appunto di
patto di opzione: ricorre quando una parte del contratto si vincola verso l’altra e si limita a prenderne atto, riservandosi la scelta (detta
opzione), se accettare o meno. Il patto di opzione produce, a carico di chi si obbliga, gli stessi effetti di una proposta irrevocabile, con
l’unica differenza che il termine non ssato potrà essere stabilito dal giudice.
Particolari tecniche di formazione dell’accordo riguardano:
‣ CONTRATTI CON L’OBBLIGAZIONE SOLO DEL PROPONENTE (art.1333) In tal caso il silenzio del destinatario della proposta è
valutato come accettazione tacita; il contratto si perfeziona se entro il termine richiesto dalla natura dell’affare o degli usi, il
destinatario non ri uti la proposta. La norma è formulata con riferimento ai contratti obbligatori (non vale per quelli a effetti reali).
‣ CONTRATTI CHE AMMETTONO ESECUZIONE PRIMA DELLA RISPOSTA DELL’ACCETTANTE (art.1327) In tal caso il contratto è
concluso nel tempo e nel luogo ove ha avuto inizio l’esecuzione (accettazione tacita della proposta).
Gli atti unilaterali richiedono la loro comunicazione al destinatario e producono effetto dal momento in cui giungono a conoscenza di
questo o quanto meno dal momento in cui sono, da questo, conoscibili.
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Nichele Arianna
dei contraenti e destinate a valere per tutti i contratti che verranno conclusi con i consumatori o utenti–> esse sono ef caci nei
confronti dell’altro contraente se al momento del perfezionamento del contratto questi le ha conosciute o avrebbe dovuto conoscerle
(mera conoscibilità: il produttore di beni o servizi su larga scala possiede volontà unilateralmente vincolante; egli ha solo l’onere di
rendere la propria volontà conoscibile ai consumatori).
Il consumatore o l’utente si quali ca come il contraente debole che la legge si preoccupa di proteggere -> intervento delle direttive
europee. Attenzione alle clausole vessatorie, ossia condizioni a favore di chi le abbia disposte circa limitazioni di responsabilità, facoltà
di rendere dall’esecuzione, ecc. Per il contratto in serie vengono spesso predisposta moduli già stampati; in tal caso il legislatore cerca di
mitigare il sacri cio dell’autonomia contrattuale del contraente debole affermando che le clausole aggiunte successivamente a
penna prevalgono su quelle già stampate, anche se quest’ultime non vengano cancellate.
+ OBBLIGO A CONTRARRE Ricade sempre in quest’alveo, a carico del contraente forte, circa l’obbligo di contattare del
monopolista; chi esercita una funzione di monopolio legale infatti ha l’obbligo di contrarre con chiunque richieda le prestazioni
che formano oggetti dell’impresa, osservando la parità di trattamento (il limite s’individua nella scelta dell’utente di contrarre o
meno, ma non dell’imprenditore che sarà tenuto ad esprimere sempre accettazione).
2) LIMITI IMPOSTI AD ENTRAMBE LE PARTI: FONTI DI INTEGRAZIONE DEL CONTRATTO Limiti posti a protezione di interessi
superiori; caso tipico è la determinazione autorizzata, da parte dei poter pubblici, dei prezzi di vendita di beni largo consumo, o delle
tariffe di determinati servizi pubblici. L’aspetto giudicante più rilevante è che i prezzi, più in generale, le clausole contrattuali imposte
dalla pubblica autorità sono automaticamente inserite nel contratto, anche in sostituzione delle clausole difformi poste dalle
parti; non c’è quindi un vero obbligo per le parti di adeguarsi ma queste prescrizioni formano direttamente parte del contratto.
Analogo fenomeno di inserzione automatica si veri ca quando una clausola voluta dalle parti, sia contraria ad una norma imperita di
legge: in tal caso la suddetta clausola sarà nulla e automaticamente sostituita dalla prescrizione legislativa (il contratto
non obbliga le parti solo nelle volontà di queste, ma anche nelle conseguenze derivanti dalla legge, usi ed equità–> si deve perciò
distinguere la volontà della parti (mero contenuto pattizio), da quello che è il contenuto legale, ossia quello imposto dalla legge.
! NB. Ex art.1374, sono cosi inquadrate quelle che sono le 4 FONTI DEL REGOLAMENTO CONTRATTUALE (CONTENUTO):
‣ la volontà espressa dalle parti
‣ le norme imperative di legge e le clausole inserite nel contratto per disposizione di legge
‣ gli usi
‣ le equità (valutazione di fatto eseguita dal giudice ad integrazione della volontà delle parti)
! Art.8 preleggi: usi ed equità posseggono un carattere meramente suppletivo, nel caso in cui manchino appunto la volontà
delle parti o di disposizione di legge. Dal carattere suppletivo bisogna ≠ discernere il carattere correttivo dell’equità; l’equità
correttiva si veri ca quando il giudice è chiamato ad esercitare un vero e proprio potere correttivo circa l’autonomia privata (ad es. nella
riduzione equitaria della penale eccessiva).
➡ CAUSA
La causa è la funzione economica-sociale del contratto, ossia la giusti cazione dell’autonomia privata (ad es. contratto di
scambio: la causa della vendita è lo scambio della cosa con prezzo). Non tutti i contratti tuttavia sono a titolo di scambio, de niti titolo
oneroso ove la causa risiede nello scambio di prestazioni; vi sono anche contratti a titolo gratuito, nei quali la prestazione di una parte
non trova giusti cazione nella prestazione della controparte (ad es. causa della donazione è lo spirito di liberalità).
I contratti tipici, proprio perché regolati dalla legge, si presentano come modelli o schemi di affari precostituiti, i quali
posseggono una causa tipica: il trasferimento del diritto e l’assunzione dell’obbligazione sono direttamente giusti cati dalla legge.
Modello astratto, altra la concreta possibilità di realizzare il modello.
CAUSA IN ASTRATTO E CAUSA IN CONCRETO Dalla causa in astratto si deve distinguere la cosa in concreto; il problema della la causa in
astratto si pone per i contratti atipici: il giudice dovrà accertarsi che tali contratti siano diretti a realizzare interessi
meritevoli di tutela; egli dovrà sostanzialmente andare a veri care se nel modello di operazione economica del contratto ci ricorra il
requisito della causa (de nita causa atipica). È cosi riconosciuto un controllo giudiziario all’uso che i privati fanno della propria
autonomia contrattuale; un controllo che si può de nire, sia sotto un pro lo negativo e dunque atto al controllo circa la presenza di
interessi illeciti (causa illecita), sia sotto un pro lo positivo ovvero accertare che gli interessi di causa siano meritevoli di tutela,
quindi leciti, e perciò controllare se il contratto abbia una causa valida o se questa manchi –> il giudice dovrà giudicare non
secondo equità, ma secondo l’ordinamento giuridico applicando norme che regolino casi simili o mancanza di questi i principi generali
dell’ordinamento (analogia legis e iuris). Se manca la causa (come ogni altro requisito essenziale) il contratto è soggetto a nullità.
La giurisprudenza applica con rigore il requisito della causa: viene appunto esatta la expressio causae, ovvero l’enunciazione esplicita
della causa); ciò avviene anche per gli atti di liberalità (donazione): causa donandi.
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Nichele Arianna
Spesso il contratto atipico risulta dalla combinazione in unico contratto di più contratti tipici; dal punto di vista della causa si parla
di causa mista. Diverso dal fenomeno della causa mista sono i contratti collegati: qui non c’è un unico contratto ma bensì una
pluralità coordinati di contratti che conservano cioè ognuno una propria autonoma causa, volte a soddisfare una unitaria e complessa
operazione economica; il criterio sostanziale è dato dall’unità o dalla pluralità di cause (e non dei documenti contrattuali).
ASTRAZIONE DI CAUSA Dal requisito della causa discende l’ammissibilità dei contratti (e atti unilaterali), astratti, ossia diretti a
produrre effetti per sola volontà delle parti, indipendentemente dall’esistenza di una causa (tipica o atipica che sia).
Correlato a questo principio generale è l’art.1988: la semplice promessa di pagamento o il semplice riconoscimento del
debito, sono dichiarazioni unilaterali astratte, dalle quali non emerge la causa in forza della quale si promette il pagamento o ci si
riconosca debitori–> la dichiarazione ha un valore limitato e dispensa colui a favore del quale è stata fatta dall’onere di provare il
rapporto fondamentale.
ASTRAZIONE PROCESSUALE Si attua un’inversione dell’onere della prova: l’esistenza del rapporto fondamentale si presume no a
prova contraria; si parla di astrazione solo processuale della causa: anziché essere il creditore, secondo i principi generali sull’onere della
prova, a dover provare il titolo costitutivo del credito, sarà il debitore, per sottrarsi al pagamento, a doverne provare
l’inesistenza. L’astrazione processuale non è legislativamente ammessa per la ricognizione di diritto reale.
≠ causa sono i MOTIVI DEL CONTRATTO Se la causa è sempre una funzione oggettiva, i motivi sono ragioni soggettive che
inducono le parti al contratto, di conseguenza saranno diversi per ognuno dei contraenti; in quanto tali i motivi sono irrilevanti ai ni
del diritto, se non in due precise fattispecie e cioè: motivi illeciti e errore di diritto sui motivi.
CONTRATTO DI ACCERTAMENTO
Valore analogo alla ricognizione del debito ha il cosiddetto contratto di accertamento: con esso le parti non dispongono, l’una a favore
dell’altra, di propri diritti ma piuttosto mirano ad eliminare l’incertezza relative a situazioni giuridiche fra esse intercorrenti, e si vincolano
reciprocamente ad attribuire al fatto o all’atto preesistente gli effetti che risultano dall’accertamento contrattuale. Tuttavia il contratto di
accertamento può svolgere la sua funzione in quanto la situazione giuridica che con esso viene accertata, effettivamente preesistesse e
fosse obiettivamente incerta, sicché il contratto di accertamento ha sempre effetto retroattivo.
Si parla di astrazione materiale della causa quando la legge riconosce che la dichiarazione di volontà possa produrre fette traslativo di
diritti indipendentemente dall’esistenza della causa.
➡ OGGETTO Distinto dal contenuto del contratto (espresso all’interno del regolamento contrattuale), si distingue l’oggetto del
contratto, ovvero la cosa, più in generale il diritto (reale o di credito) che il contratto trasferisce da una parte all’altra, oppure la
prestazione che una parte si obbliga ad eseguire a favore dell’altra. Di regola il contratto ha più oggetti; si parla di oggetto unico
solo nei contratti a titolo gratuito (donazione).
L’oggetto del contratto, ex art.1346, deve essere:
‣ POSSIBILE Disponibilità materiale: diviene impossibile se una cosa non esiste o la prestazione è materialmente ineseguibile;
deroga per la vendita di cose future (≠ dal donare cose future che è vietato). Il requisito della possibilità allude inoltre alla sua
possibilità giuridica: l’oggetto diviene impossibile quando non è per legge un bene in senso giuridico (ad es. le parti del corpo
umano di cui la persona non può disporre ex art.5); oggetto giuridicamente impossibile è inoltre un bene fuori commercio o
inalienabile.
‣ LECITO Conforme all’ordinamento giuridico.
‣ DETERMINATO (O DETERMINABILE) Sicura identi cazione dell’oggetto; se non è determinato, l’oggetto può essere determinabile, in
base a criteri di individuazione enunciati nel contratto stesso oppure altrimenti ricavabili (ad es. le clausole di rivalutazione monetaria).
Un altro esempio di oggetto determinabile è quello dell’arbitramento cioè del contratto che deferisca ad un terzo la determinazione
dell’oggetto; di regola un terzo (arbitratore) procede alla determinazione dell’oggetto con equo apprezzamento, spesso matrice di
controversie, motivo per cui le parti possono preferire di af dare la determinazione dell’oggetto ad una persona di loro ducia al mero
arbitrio del terzo (la determinazione può essere impugnata solo nel caso di mala fede del terzo). (Rivedi pag.193\194).
➡ FORMA (A PENA DI NULLITÀ) Principio generale non nel nostro ordinamento è quello della libertà delle forme: i contratti
possono, per regola, risultare da dichiarazione espresse o tacite, orali o scritte; è suf ciente af nché il contratto sia valido, dunque
produttivo di effetti, che la volontà delle parti sia manifestata, qualunque sia il modo o la forma di manifestazione.
Si deroga a tale principio per i contratti immobiliari: cioè contratti che trasferiscano la proprietà o altri diritti reali su beni immobili
(o che costituiscano, modi chino o estinguano diritti reali su tali beni), i quali devono avere una forma scritta, a pena di nullità.
La forma scritta è richiesta inoltre per altri contratti o atti speci catemene indicati dalla legge; essa può consistere in un atto
pubblico o in una scrittura privata.
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Nichele Arianna
Distinguiamo:
‣ ATTO PUBBLICO Documento redatto dal notaio (o pubblico uf ciale autorizzato), il quale attesta, con le formalità richieste dalla legge
notarile, le volontà dichiarate alla sua presenza, dalle parti. Solo in casi eccezionali (donazione e società di azioni) la forma di atto
pubblico è richiesta a pena di nullità del contratto.
‣ SCRITTURA PRIVATA Documento redatto e sottoscritto dalle stesse parti, senza la partecipazione di un pubblico uf ciale autorizzato. La
scrittura privata può essere comunque autenticata da un notaio (art.2073); come no, quindi non autenticata.
L’atto pubblico e la scrittura privata sono solo mezzi speciali di prova: il primo fa fede no a querela di falso di quanto risulta essere
stato dichiarato dinanzi il notaio, la seconda fa prova circa l’autenticità delle rme apposte dalle parti in calce al contratto, andando così ad
impedire che una delle parti possa successivamente disconoscere la propria rma, protestandola come falsa.
Essi servono inoltre per formare il titolo per la trascrizione del contratto nei registri immobiliari.
La forma scritta è la forma che la legge richiede per la validità del contratto (in assenza di questa il contratto è nullo); altro è la forma scritta
che talvolta le legge richiede per la prova del contratto (prova documentale) come nel caso delle assicurazioni. In tal caso il contratto è
produttivo anche se difettante di forma scritta, rendendone ardua la prova; relativamente a questo ordine di casi, la forma scritta è richiesta
non tanto per la validità in se del contratto, ma piuttosto come forma di prova circa l’esistenza del contratto stesso.
Particolare questione abbraccia i contratti stipulati in forma elettronica: anche qui è richiesta forma scritta, nella sua accezione di
rma digitale o rma elettronica quali cata (prevista anche nella sua forma avanzata).
IL CONTRATTO PRELIMINARE
Si de nisce contratto preliminare quel contratto con il quale le parti si obbligano, l’una nei confronti dell’altra, a concludere
un futuro accordo, del quale predeterminano il contenuto essenziale. Esempio emblematico è il contratto preliminare di
vendita, eccepito come fonte dell’obbligazione, per l’una, di vendere e per l’altra, di comprare; il trasferimento di proprietà del bene
avverrà solo nel momento in cui le parte concluderanno il contratto de nitivo.
A riguardo del contratto preliminare il codice civile se ne occupa secondo duplice aspetto:
a) Ne prescrive la forma che deve essere, a pena di nullità, la stessa del contratto de nitivo. Se una delle parti si rivela
inadempiente è possibile rivolgersi al giudice, il quale emetterà una sentenza atta a produrre gli effetti del contratto non
concluso, ex art.2932.
b) Utilizzo della minuta di contratto (o lettera d’intenti) grazie alla quale le parti concordano su alcuni degli estremi futuri
del contratto, ma non ancora punti essenziali (come il prezzo ad esempio); in tal caso se verranno rispettati gli estremi ssati
non si potrà far ricorso all’art.2932, e si dovrà ritenere d’essere in presenza d’un contratto con oggetto non determinato o
determinabili, e in quanto, come tale nullo. Se per la conclusione del contratto, le parti hanno convenuto di adottare una certa forma,
non richiesta dalla legge, questa si presume convenuta per la validità del contratto e non per semplice prova.
Si ricorre, nella pratica, all’uso del contratto preliminare in diversi casi: ad esempio quando le parti intendono subito assicurarsi l’impegno
di una dinnanzi l’altra, ma si riservano alcuni accertamenti tecnici, oppure quando ile parti non abbiano ancora raggiunto l’accordo circa
alcune clausole accessorie del contratto, che si riservono di determinare prima della stipula del contratto de nitivo (possibile il ricorso ex
art.2932).
Bisogna prestare attenzione attenzione inoltre a non confondere il contratto preliminare con il contratto, che nella partita possiede lo
stesso nome, ma a differenza del primo già de nitivo anche se ancora mancante dei requisiti necessari per valere come titolo
per la registrazione; in tal caso le parti si impegnano reciprocamente a ritrovarsi in un secondo momento per riprodurre il
contratto già de nitivo in un documento avente la forma di atto pubblico o scrittura privata autenticata (nel caso una parte
fosse inadempiente potrà essere chiesta una sentenza al giudice atta ad accertare la sottoscrizione del contratto per formare il titolo
necessario alla trascrizione).
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Nichele Arianna
‣ CONSUMATORE (contraente debole): la persona sica che si procura, per contratto, i beni o i servizi, per utilizzarli a ni estranei alla
propria attività imprenditoriale, ossia a ni personali (non sono consumatori quindi le persone giuridiche, ne i professionisti).
Essendo il consumatore il contante debole, può capitare che le condizioni contrattuali stabilite dal contraente forte provochino, a
danno del secondo, uno squilibrio di diritti e degli obblighi derivanti dal contratto, violando così il dovere di buona fede
nelle trattative (bf in senso oggettivo).
Si de nisce CLAUSOLA VESSATORIA (ABUSIVA), quella clausola contrattuale che determina uno squilibrio signi cativo in merito
ai diritti e agli obblighi reciproci; non si parla di uno squilibrio economico ma piuttosto all’equilibrio dei diritti e dei doveri che dal
contratto derivano a favore di una o dell’altra parte (lesive soprattutto per il contraente).
Il codice del consumo accanto alla clausola vessatoria introduce una serie di presunzioni relative, che ammettono cioè la prova contraria da
parte del professionista.
Ex art.33 codice del consumo, si presumono vessatorie no a prova contraria le clausole che hanno per oggetto, o per effetto, di:
a) escludere o limitare la responsabilità del professionista in caso di morte o danno alla persona del consumatore, risultante da un fatto
o da un'omissione del professionista;
b) escludere o limitare le azioni o i diritti del consumatore nei confronti del professionista o di un'altra parte in caso di inadempimento
totale o parziale o di adempimento inesatto da parte del professionista
l) prevedere l'estensione dell'adesione del consumatore a clausole che non ha avuto la possibilità di conoscere prima della conclusione
del contratto;
Quella delle clausole vessatorie resta però un categoria aperta: le 20 ipotesi legislativamente tipizzate sono ipotesi per le quali opera la
presunzione relativa di vessatorie–> onere per il consumatore di accertare il carattere vessatorio di altre clausole contrattuali.
La sorte delle clausole vessatorie è diversa a seconda che ricorrano le tre (a,b,l) sopracitate o le altre ipotesi: nel primo caso, la clausola
sarà sempre nulla, nel secondo ordine di casi la clausola sarà nulla solo se sia stata unilateralmente predisposta dal professionista, al di
fuori di una trattativa contrattuale con il consumatore (presunzione–> onere per il professionista di provare che la clausola sia oggetto di
trattativa individuale).
La nullità in questione ricordiamo essere una nullità relativa e parziale (non totale): opera cioè solo a vantaggio del consumatore (non
può essere fatta valere dal professionista) e può essere rilevata d’uf cio dal giudice.
Operiamo ora una comparazione fra le norme preesistenti in materia disposte dall’art.1341 e le nuove clausole introdotte dal
codice del consumo: si noti come l’art.33 diponga di un ambito di applicazione sicuramente più vasto, essendo che le clausole
a,b,l abbracciano non solo condizioni generali di contratto predisposte unilateralmente dal professionista, ma anche clausole che abbiano
formato oggetto di trattativa individuale; altra differenza riguarda la parte predisponente.
+ Diverse sono in ogni caso le conseguenze della quali cazione della clausola vessatoria:
‣ L’art.1341 si limita a richiedere la speci ca approvazione per iscritto circa la clausole vessatorie, le quali assumono piena ef cacia se
approvate.
‣ Per le nuove norme invece, il carattere vessatorio di una clausola comporta, in linea di principio, la sua nullità; tuttavia le clausole a,b,l
escludono il carattere vessatorio se la clausola sia stata oggetto di trattativa individuale: occorre da parte del professionista la prova di
un’effettiva trattativa, risultante ad esempio da una lettera d’intenti; la mera approvazione della clausola si è rivelata nell’esperienza un
mero simulacro formale e non può valere come prova di negoziato fra le parti.
In conclusione si potrà dire che l’art.1341 sopravvive alle nuove norme per i contratti nei quali il contraente non sia de nibile come
consumatore nale o non sia una persona sica; le nuove norme prevalgono invece sull’art.1341 quando si sia in presenza di un contratto
de nibile, alla stregua di esse, come contratto stipulato fra professionista e consumatore.
Alla tutela individuale del consumatore si aggiunge una tutela collettiva: una volta accertata la vessatorietà di una clausola, le
associazioni dei lavoratori o le camere di commercio, possono chiedere al giudice di inibire, anche cin provvedimento d’urgenza, l’uso di
quella clausola al professionista.
Le esigenze di protezione del consumatore sono state avvertite anche nell’abito della contrattazione porta a porta (fuori dei locali
commerciali) o a distanza (inter absentes). Il consumatore, contattato all proprio domicilio, può essere indotto a sottoscrivere un
contratto per sollecitazione di un abile venditore, il quale non lascia il tempo atto ad una ponderata decisione da parte
dell’acquirente (allo stesso modo vale per le vendite online o televendite, le quali non permettono di ottenere abbastanza informazioni
dal professionista); a tal riguardo il codice del consumo prevede lo jus poenitendi del consumatore al quale viene riconosciuto il
diritto di recesso del contratto entro 14gg dalla conclusione (ex art.52 codice del consumo).
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Nichele Arianna
CAUSE DI NULLITÀ
➡ 1) MANCANZA DI ALMENO UN REQUISITO FONDAMENTALE DEL CONTRATTO
Alla regola generale di nullità del contratto, l’art.1418, dispone una serie di applicazioni alla regola; produce nullità, anzitutto, la
mancanza di almeno uno dei quattro requisiti fondamentali del contratto stesso.
ACCORDO E VOLONTÀ L’accordo è il risultato della concorde dichiarazione di volontà delle parti; esso si compone di due (o più)
dichiarazioni di volontà, mediante le quali ciascun contraente partecipa all’accordo. In ciascuna dichiarazione si può distinguere fra:
‣ VOLONTÀ che il soggetto forma entro la propria mente;
‣ DICHIARAZIONE costituita dallo scritto, dalle parole, altri segni mediante i quali la volontà interna si manifesta all’esterno;
La dichiarazione esterna produce effetti giuridici quando a questa corrisponda la volontà del dichiarante; il contratto è di
conseguenza nullo per mancanza del requisito dell’accordo delle parti, ovvero quando vi è dichiarazione, ma non volontà.
➡ 2) VIOLENZA FISICA
La violenza sica è il fatto che dall’altro contrente o da un terzo che provoca una dichiarazione non voluta; quando alla
dichiarazione di uno dei contraenti non corrisponda alcuna volontà del dichiarante, il contratto si dice nullo. Rientrano in quest’alveo sia i
casi di coercizione sica, sia i casi in cui un terzo somministri una sostanza stupefacente al contrente il quale perda in toto la sua
capacità di intendere e di volere.
➡ 3) ILLEICITÀ DI CONTRATTO (CONTRATTO ILLECITO)
Il contratto è altresì nullo per illecita causa, oggetto o motivi; essi si de niscono illeciti quando in contrasto con le norme
imperative, all’ordine pubblico o al buon costume. Nel suo insieme la formula legislativa esprime un’esigenza di difesa circa i
valori fondamentali società: di difesa sia dei valori di natura collettiva, quanto individuale, quindi relativi alla libertà, dignità e
sicurezza dei singoli.
- La difesa di tali valori si ravvisa nella natura delle norme imperative medesime e delle sanzioni correlate alla loro inosservanza
(reati e illeciti civili).
- L’ordine pubblico è costituito da quelle norme, anch’esse imperative, che salvaguardano i valori fondamentali sopracitati, ma che si
ricavano per implicito dal sistema legislativo (boicottaggio considerato illecito).
- Il buon costume è costituto da quelle norme imperative, anch’esse non esplicite, che comportano una valutazione del
comportamenti dei singoli in termini di moralità e di onestà (riguardanti anche la sfera sessuale, ad es. la prostituzione
considerata illecita). Sebbene un contrato contrario al buon costume sia illecito, quindi nullo, produce ex art.2035, uno speciale
effetto per cui non si è tenuti a dare esecuzione al contratto, ma non si può nemmeno ottenere la restituzione di ciò che si è
pagato in esecuzione del contratto.
L’illiceità del contratto si articola nelle diverse forme dell’illiceità dell’oggetto, della causa e dei motivi:
‣ OGGETTO ILLECITO (quando la cosa o prestazione dedotta è illecita–>es.merci rubate o costruzione abusiva).
‣ CAUSA ILLECITA (quando la funzione o lo scambio dedotto è illecita–> es.frode alla legge grazie al contratto per mezzo
dell’elusione applicativa di una norma imperativa–> vendita a scopo di garanzia con patto di riscatto per eludere il divieto del patto
commissorio).
Leggi es. del contratto stipulato con il killer per capire la differenza fra oggetto e causa illecita, a pag.209.
‣ MOTIVO ILLECITO (motivo contrario alle norme imperative, ordine pubblico, buon costume; per essere considerato illecito il motivo
deve presentare due requisiti: 1. Essere un motivo elusivo del contratto e 2. Essere comune ad entrambe le parti: occorre
che l’altra parte ne sia partecipe e miri a trarre un vantaggio personale dall’attività che la prima si propone di porre in essere).
! NB. Nella donazione è suf ciente il solo motivo illecito del donante af nché il contratto sia nullo.
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Nichele Arianna
CAUSE DI ANNULLABILITÀ
Il contratto è annullabile solo nei casi in cui legge ricollega espressamente alla violazione di norme imperative (lo scrive nero
su bianco).
➡ 1) INCAPACITÀ (LEGALE\ NATURALE) A CONTRARRE
Una prima causa di annullabilità riguarda l’incapacità a contrattare di una delle parti, distinguendo in incapacità legale e naturale.
✓ Sono LEGALMENTE incapaci di contattare coloro che non hanno ancora la capacità d’agire o che, avendola conquistata,
l’hanno perduta; sono i minori di 18 anni e gli infermi totali di mente, interdetti grazie alla sentenza giudiziaria d’interdizione;
sono ancora, parzialmente privi di capacità di contattare i minori emancipati e gli inabilitati (i quali non possono appunto compiere
atti di straordinaria amministrazione circa il loro patrimonio).
Il contratto stipulato da un incapace legale è annullabile; l’annullamento può essere richiesto al giudice:
- da chi eserciti potestà sul minore (genitore o tutore)\ chi sull’interdetto (tutore);
- dallo stesso minore emancipato una volta raggiunta la maggiore età\ dallo stesso interdetto o dallo stesso inabilitato qualora gli stato
revocato lo stato di interdizione\ inabilitazione\ dagli eredi o aventi causa del minore.
! NB. Il contratto del minore non può essere annullato se il minore ha, con raggiri, occultato la sua età (ad es. falsi cando i
documenti circa la sua identità).
In NESSUN CASO l’annullamento del contratto può essere richiesto dall’altro contraente capace: l’annullabilità del contratto è
posta infatti a tutela e protezione del soggetto incapace–> il contraente capace non ha alcuna ragione giusti cabile per invocarla.
Leggi approfondimento a pag.212\213.
✓ Sono NATURALMENTE incapaci di contattare coloro versino in una condizione temporanea di incapacità di intendere
e di volere (causa transitoria) al momento della conclusione del contratto, ad esempio in seguito all’assunzione di
sostanze stupefacenti responsabili di alterare lo stato mentale del soggetto, quindi in stato di intossicazione o ubriachezza.
Per richiedere l’annullamento, la legge esige, oltre alla prova circa l’incapacità, ulteriori requisiti; occorre distinguere fra:
‣ ATTI UNILATERALI (ad es. promessa al pubblico), sono annullabili su istanza dell’incapace (dei suoi eredi o aventi causa), solo se si
provi che l’atto deriva un grave pregiudizio all’incapace.
‣ CONTRATTI sono annullabili su istanza dell’incapace (dei suoi eredi o aventi causa) solo se si prova, oltre al pregiudizio, anche la
mala fede da parte dell’altro contraente, il quale era a conoscenza dello stato d’incapacità naturale dell’altra parte. È protetto,
sotto questo aspetto, l’af damento di chi, ignorandone l’incapacità, ha contrattato con l’incapace: l’autonomia contrattuale
dell’incapace è sacri cata a fronte di un interesse generale maggiore ossia la vasta e sicura circolazione dei beni.
Attenzione: un’eccezione a questa regola si veri ca nel caso della donazione; l’incapacità naturale del donante comporta senz’altro
l’annullabilità del contratto.
! NB. La legge considera l’incapacità naturale non come fattore di alterazione della volontà, ma come possibile fattore di alterazione
della causa dell’atto o del contratto; se ad esempio il prezzo del bene x, pattuito in quel momento, è un prezzo di mercato “giusto”
non si veri ca alterazione causale del contratto, ergo non è annullabile, ma al contrario perfettamente valido.
➡ 2) VIZI DEL CONSENSO
Il contratto (o atto unilaterale) è inoltre annullabile nel caso in cui la volontà di una delle parti (o della parte negli atti unilaterali), sia
stata dichiarata in errore, carpita con dolo o estorta con violenza; tre ipotesi ravvisabili come vizi del consenso (vizio perché la
volontà è stata viziata).
‣ ERRORE
Dell’errore bisogna subito distinguerne due specie:
1) ERRORE MOTIVO Si tratta dell’errore che insorge nella formazione della volontà prima che questa venga dichiarata
all’esterno, alludendo quindi alla falsa rappresentazione della realtà che abbia indotto il soggetto a dichiarare una volontà che
altrimenti non avrebbe dichiarato. Per essere causa di annullabilità tale errore deve con gurarsi come errore essenziale, dunque
determinante del volere (se il soggetto non fosse caduto in errore non avrebbe concluso il contratto); esso è tale se vi ricorra una delle
seguenti 4 ipotesi, ovvero se l’errore può cadere:
Le prime 3 ipotesi sono ERRORI DI FATTO,
✓ SULLA NATURA O SULL’OGGETTO DEL CONTRATTO Il primo riguarda l’errore circa il tipo di contratto, il secondo riguarda la cosa o la
prestazione dedotta in contratto.
✓ SULL’IDENTITÀ DEL CONTRATTO Riguarda gli estremi del contratto, oppure la qualità dell’oggetto, che date le circostanze,
debbono ritenersi determinati dal consenso; è invece irrilevante l’errore sul valore in sé considerato (convenienza economica) ≠
dall’errore sul valore è l’errore sul prezzo–> si parla in questo caso di ERRORE OSTATIVO* (il semplice errore di calcolo non
comporta l’annullabilità del contratto, il quale verrà retti cato, salvo che non si traduca in errore sulla quantità).
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Nichele Arianna
✓ SULL’IDENTITÀ \ SULLE QUALITÀ PERSONALI DELL’ALTRO CONTRAENTE Riguarda l’errore nell’identi cazione della persona o la
mancanza delle qualità personali richieste alla controparte. Tale errore è rilevante ai ni dei contratti intuitu personae:
cioè quando l’identità o le condizioni sono tali per cui la mancanza non avrebbe condotto alla stipula del contratto; per i contratti
personali, l’identità o le qualità personali del contraente sono determinati dal consenso, essendo l’identità del contraente
circostanza inerente all’essenza del contratto.
L’ultima ipotesi è un ERRORE DI DIRITTO,
✓ SUI MOTIVI DEL CONTRATTO Di regola irrilevanti ai ni del diritto, assumono eccezionalmente rilievo quando questi sono illeciti e
comuni ad entrambi i contraenti (si parla di nullità in questo caso) e quando questi sono in ciati dall’ignoranza o dalla falsa
conoscenza di una norma di legge\ regolamento, costituendo la ragione esclusiva o principale del contratto.
! NB. L’errore sui motivi è irrilevante se si tratta di un errore di fatto; un’eccezione a questo principio è ravvisabile nella donazione: questa
può essere infatti impugnata per errore sul motivo anche se questo sia un motivo di fatto, purché questo risulti dall’atto e sia stato il
motivo che ne abbia determinato la liberalità.
Oltre che essenziale, l’errore deve, af nché sia consentito l’annullamento del contratto, essere riconoscibile dall’altro contraente secondo
l’uso della normale diligenza, che tenuto conto delle circostanze avrebbe potuto rilevarlo. Si tratta di un principio centrale importanza al
ne della circolazione dei beni e della protezione circa l’af damento dell’altro contraente sulla validità del contratto; vanno
considerati a questi effetti il contenuto e le circostanze del contratto, nonché le qualità dei contraenti.
* Si parla di errore ostativo, quando l’errore cade non tanto nella formazione della volontà ma nella sua esterna dichiarazione, oppure è un
errore commesso dalla persona o dall’uf cio incaricato di trasmettere la dichiarazione (di distingue dunque in errore del dichiarante o
errore del terzo). Orbene, il codice civile equipara l’errore ostativo all’errore motivo, con la conseguenza che esso può portare
all’annullamento del contratto solo se riconosciuto dall’altro contraente.
‣ DOLO Inganno; il contraente è stato indotto in errore dai raggiri posti in essere dall’altro contraente, o da un terzo. È necessario
distimie fra dolo determinante (contratto annullabile) e dolo incidente (contratto è valido ma il contraente che abbia indotto al
dolo deve risarcire i danni). La fattispecie del dolo è più vasta di quella dell’errore, essendo che include anche l’induzione in
errore sul valore dell’oggetto del contratto. Il raggiro del terzo, per comportare l’annullamento del contratto, deve essere noto (non
semplicemente riconoscibile) al contraente che ne abbia ricavato vantaggio (ad es. chi per ottenere un mutuo, si procuri l’altrui
compiacente lettera di referenze che attesti, falsamente la sua solvibilità).
Il cosiddetto dolus bonus consiste nelle esagerate vanterie delle qualità del proprio bene o della propria abilità professionale che, a
volte, accompagnano l’offerta di un bene o di una prestazione; una persona di media avvedutezza saprebbe riconoscere l’inganno, motivo
per cui non si potrà chiedere l’annullamento del contratto dopo la sua stipula.
‣ VIOLENZA MORALE Riferisce alla violenza morale (≠ non sica–>nullità); essa consiste nell’estorsione del consenso tramite
minaccia, con l’effetto di costringere (l’alternativa è soggiacere\ ricattare) una persona a dichiarare la propria volontà. Il male
minacciato può essere un male alla persona, alla vita di questa (integrità sica), una lesione ai diritti fondamentali altrui o una
minaccia rivolta ai beni, discendenti, parenti e af ni; l’annullamento del contratto è rimesso alla prudente valutazione del giudice,
che terrà conto delle circostanze del caso concreto, come il rapporto affettivo esistente con il contraente.
Deve comunque trattarsi di un male ingiusto, ovvero contrario al diritto (ma anche non contrario); un male che oltre ingiusto deve
essere pure notevole, di gravità superiore, cioè al danno che il contratto estorto con la minaccia provoca al contrente (per esprimere quota
valutazione si fa sempre ricorso all’impressionabilità dell’uomo medio: la minaccia deve essere tale da far impressione su una
persona sensata, avuto riguardo delle età, sesso e alla condizione di questa).
Analoga ipotesi è quella della minaccia di far valere un diritto: questa è causa di annullamento del contratto solo se diretta a
realizzare vantaggi ingiusti (con riferimento alla natura strumentale del contratto).
La violenza, come i raggiri del dolo, può provenire anche da un terzo, ma a differenza di questi, non occorre che la violenza del terzo sia
nota al contraente che anche inconsapevolmente ne ha tratto vantaggio; dinnanzi la violenza si attenua quindi la protezione
dell’af damento dell’altro contrente.
! NB. Non è causa di annullamento il semplice timore riverenziale.
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La nullità può essere rilevata d’uf cio dal giudice; l’annullamento può essere pronunciato dal giudice solo su domanda o su
esecuzione della parte legittimata. L’azione di nullità è imprescrittibile; l’azione di annullamento è soggetta al termine di
prescrizione di 5 anni, anche se varia il termine di decorrenza della prescrizione (vedi art.1442), la quale riguarda l’azione, non
l’eccezione: l’annullamento può essere domandato se sono trascorsi 5 anni, ma può essere eccepito anche dopo che siano trascorsi, se solo
allora l’altra parte chiede l’esecuzione del contratto.
La sentenza che dichiara nullità di un contratto opera retroattivamente, sia fra le parti sia rispetto a terzi, anche se questi sono
in buona fede, ossia ignorano la causa di nullità (travolgendo il contratto successivo). La nullità fa ritenere il contratto privo d’ef cacia dal
momento della sua nascita.
La sentenza che invece annulla il contratto, opera retroattivamente fra le parti eliminandone ogni effetto del contratto,
ma quanto ai terzi, opera solo rispetto ai terzi in mala fede, che conoscevano o potevano conoscere tramite diligenza, la causa di
annullabilità del contratto; essa non pregiudica i diritti acquistati da terzi di buona fede.
Anche in questa materia si assiste ad un con itto di esigenze: fra la protezione circa l’autonomia contrattuale e la sicurezza della
circolazione dei beni: la legge sacri ca le seconde e protegge le prime nel caso del contratto nullo ed esprime una opposta valutazione nel
caso del contratto annullabile. La regola ora menzionata NON vale però per tutti i contratti: se il terzo ha acquistato diritti a titolo gratuito
o se l’annullamento dipende da incapacità legale, la sentenza d’annullamento produce rispetto ai terzi (anche se in buona
fede), gli stessi effetti di una sentenza di nullità.
A questo punto bisogna però ricordare che i drastici effetti che la nullità del contratto produce sulla circolazione dei beni, possono essere
neutralizzati dai principi che regolano l’acquisto dei beni a titolo originario, mediante il possesso di buona fede o mediante
l’usucapione (sentenza dichiarativa della nullità).
È altresì vero che, la sentenza che dichiara la nullità del contratto (o l’annulla), travolge i diritti contrattuali acquistati dai terzi in buona
fede; ma è vero che, se costoro hanno conseguito il possesso del bene, ne diventano proprietari a titolo originario e non sono tenuti a
restituirlo.
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! NB. In pendenza della condizione le parti debbono comportarsi secondo le regole della correttezza; debbono in particolare modo
astenersi dal compiere atti che possano impedire l’avveramento della condizione medesima: se questa non si avvera per
causa imputabile, anche a titolo di semplice colpa, alla parte che aveva interesse a che non si veri casse, essa si considera avverata.
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Il codice civile regola solo la condizione volontaria: ossia quella apposta al contratto per volontà delle parti; dalla quale si distingue ≠
la condizione legale, la quale si veri ca quando è la stessa legge a subordinare l’ef cacia del contratto ad un evento futuro ed incerto, la
quale non ha, a differenza di quella volontaria, ef cacia retroattiva (ad essa, si ritiene non applicabile la nzione di avveramento).
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Se il duciario, violando il patto, vende ad un terzo, questi acquista validamente; ed il duciante avrà de nitivamente perduto il bene.
Altro non potrà ottenere se non la condanna del duciario infedele al risarcimento dei danni (corrispettivo inglese trust).
Il contratto duciario è nullo quando costituisce il mezzo per eludere (raggirare) l’applicazione di una norma imperativa e si
rivela perciò un contratto di frode alla legge.
➡ CONTRATTO INDIRETTO Si parla di contratto indiretto quando un determinato contratto viene utilizzato dalle parti per
realizzare una funzione diversa da quella che corrisponda alla sua causa.
Tipico esempio è la vendita “nummo uno” o comunque per una somma irrisoria, ove lo schema causale della vendita è utilizzato per
realizzare, quindi porre in essere la funzione propria della donazione.
Il limite di validità del contratto è il medesimo del contratto duciario: esso è nullo se risulta concluso in frode alla legge.
È netta la differenza rispetto al contratto simulato, caratterizzato dall’antitesi fra dichiarazione e controdichiarazione delle parti, fra la
volontà che costoro ostentano ai terzi e la contraria o diversa volontà che essi esprimono nei loro rapporti; nel caso del contratto indiretto
non c’è una volontà delle parti, consacrata nel contratto, difforme dalla volontà che essi celano nel loro interno rapporto–> la volontà
delle parti si manifesta mediante un atto unico di volontà (non vi è dissociazione).
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La situazione obiettiva di con itto di interessi è la sola causa di annullabilità del contratto, non occorre dunque l’ulteriore
prova che il rappresentante ne abbia tratto effettivo pro tto; tale situazione deve essere però in uente sul contento del contratto.
Un limite all’azione di annullamento è posto nell’interesse del terzo contraente: il con itto di interessi doveva essere noto o
comunque riconoscibile da questo (ex art.1394).
Ipotesi tipica di contratto concluso dal rappresentante in con itto di interessi è quella del rappresentante che conclude un contratto con
se stesso: egli prima due volte il medesimo contratto; anche in questo caso il contratto è annullabile, sempre su domanda del
rappresentato, salvo che il rappresentante non fosse stato autorizzato a contrattare con se stesso, oppure che il contratto non fosse stato
strutturato in modo tale da escludere la possibilità di un con itto di interessi.
RAPPRESENTENZA E AMBASCERIA
Il rappresentante agisce per procura del rappresentato: conclude contratti i cui effetti si concludono non nei propri confronti, ma
bensì quelli del rappresentato. Si spiega dunque perché la capacità legale di agire, richiesta per la conclusione del contratto, debba essere
presente nel rappresentato, il quale dispone dei propri diritti (motivo per cui il contratto può essere soggetto ad annullamento non caso la
stipula avvenisse con un incapace legale).
Basta, af nché il contratto sia valido, la capacità naturale di agire, avuto riguardo al convenuto e alla natura del contratto (motivo cui
anche un minore può concludere un contratto valido).
RAPPRESENTANZA Il rappresentante è investito dal rappresentato del potere di determinare, trattando con l’altro contraente, il contenuto
del contratto da concludere:
- Se la procura non pone limiti, questo potere abbraccia ogni elemento del contratto.
Il rappresentante dichiara a nome altrui la propria volontà e ciò produce come conseguenza: i vizi del consenso renderanno il
contratto annullabile solo se sono vizi della volontà del rappresentante (stesso discorso vale anche per gli stati soggettivi di buona\ mala
fede riguardo la persona del rappresentante).
- Ma può accedere che alcuni degli elementi del contratto siano presenti all’interno della procura; in tal caso concorrono a
determinare il contenuto del contratto duplice volontà, ossia quella del rappresentato e quella del rappresentante–> il quale
dichiara solo una volontà in parte sua; deriva da ciò la conseguenza che i vizi del consenso , che riguardino elementi del contratto
predeterminati dal rappresentato, renderanno annullabile il contratto solo se ricucita viziata la volontà del rappresentato.
Può in ne accadere che tutti gli elementi del contratto da concludere siano stati predeterminati dal rappresentato e che quindi il
rappresentate si limiti a dichiarare la volontà di questi in toto; si parla a tal proposito di AMBASCERIA, ove chi agisce in nome
altrui è un mero portavoce della volontà di un altro soggetto (nuncius), il quale si limiterà a rmare in calce il contratto.
Nel caso dell’ambasceria i vizi della volontà e gli stati soggettivi presi in considerazione sono solo quelli del rappresentato; anche se è
rilevante l’errore ostativo del portavoce (se questi sbaglia a riportare la volontà del soggetto rappresentato, il contratto è annullabile,
sempre se l’errore è riconoscibile all’altro contraente).
! NB. Diversa dalla gura del portavoce è la gura della persona o dell’uf cio incaricato di trasmettere la dichiarazione.
Mandato e procura svolgono dunque FUNZIONI DIVERSE: in forza del mandato (espresso o tacito), il mandatario è obbligato ad agire per
conto del mandante e questi a sua volta è obbligato a versargli un compenso; in virtù della procura, il mandatario è altresì legittimato ad
agire, dinnanzi ai terzi, in nome del mandante.
È però possibile che un soggetto conferisca ad un altro un mandato, e non anche una procura: si parla di MANDATO SENZA
RAPPRESENTANZA; in tal caso il mandatario agirà per conto del mandante, ma in proprio nome, con la conseguenza che sarà egli
stesso ad acquistare i diritti\ obbligazioni derivanti dalla stipula del contratto.
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Nichele Arianna
L’interno contratto di mandato, che lo lega di fatto al mandante, lo obbliga a ritrasferire a questi, con nuovo contratto, i diritti
acquistati; il mandatario avrà diritto di essere rimborsato dal mandante per i soldi, che essendosi obbligato in proprio nome, ha versato
al terzo contrente.
Del mandato senza rappresentanza, si suola parlare di RAPPRESENTANZA INDIRETTA e di INTERPOSIZIONE REALE DI PERSONA.
Leggi esempi a pag.250.
Molto spesso si usa il mandato senza rappresentanza come prestanome, per lo svolgimento di attività vietate agli occhi della legge,
oppure utilizzato dall’imprenditore (imprenditore occulto) che voglia sottrarre il proprio patrimonio ai potenziali rischi commerciali.
Si va sacri cando l’interesse del terzo contraente, il quale non potrà agire nei confronti del mandante, ma non gli interessi di questo.
INTERESSE MANDANTE > INTERESSE TERZO
(Ex art.1705\1706\1707:)
Per le cose mobili acquistate dal mandatario senza rappresentanza non occorre nemmeno un contratto di ritrasferimento: il
mandante può rivendicare direttamente come proprie, le cose, anche nei confronti di terzi (salvo i diritti del possesso in buona fede).
Al mandante è inoltre concesso di esigere direttamente i crediti derivanti dal contratto concluso dal mandatario senza rappresentanza;
il diritto del mandate rispetto a beni, mobili e immobili, è inoltre protetto contro le pretese dei creditori del mandatario.
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Nichele Arianna
Si distingue quindi in contratti con effetti obbligatori (fonti delle obbligazioni) e con effetti reali (fonti di obbligazioni con l’effetto di
trasferimento circa diritti reali).
Il nostro sistema legislativo è retto, in materia di contratti con effetti reali, dal cosiddetto PRINCIPIO CONSENSUALISTICO, che ex
art.1376, afferma che nei contratti che abbiano per oggetto il trasferimento della proprietà di una data cosa, la costituzione o il
trasferimento di un altro diritto, la proprietà o il diritto si trasmettono e si acquistano per effetto del consenso delle parti legittimamente
manifestato-> si diventa proprietari al momento del contratto, per effetto dell’accordo che si perfeziona il contratto; e, se la
consegna o il pagamento della cosa sono differite nel tempo, quella determinata cosa è già nostra!
In ogni caso è super uo, agli effetti del trasferimento della proprietà, l’avvenuto pagamento del prezzo.
La legge protegge l’alienante non pagato in un altro modo: nella alienazione con pagamento del prezzo posticipato, il venditore, può
trascrivere ipoteca legale sul bene venduto a garanzie delle obbligazioni che derivino dal contratto; altrettanto può avvenire per
laminazione di beni mobili registrati. Per gli altri beni mobili manca un’analoga garanzia, ma le parti possono adottare le forme della
vendita con riserva di proprietà, per i quali il compratore acquista la proprietà della cosa solo con il pagamento dell’ultima data.
Af nché operi il principio consensualistico occorre che il contratto abbia per oggetto il trasferimento di una cosa determinata.
Se sia tratta invece di cose determinate solo nel genere, la proprietà non può, ovviamente, passare nel momento del contratto, ma
questa avverrà solo al momento dell’individuazione fatta dall’accordo fra le parti o nei modi da queste stabiliti, la quale si traduce
generalmente nella consegna del bene dall’alienante all’acquirente.
Se oggetto del contratto è una massa di cose (ad es, merce di un magazzino), la proprietà passa, secondo il suddetto principio, dunque
non occorre procedere nell’individuazione di tutte le singole cose (anche se a determinati effetti: le cose devono essere infatti pesate,
misurate, cintante per determinare il prezzo).
Quando l’oggetto del contratto sono merci trasportate da un luogo all’altro, l’individuazione (ossia il passaggio di proprietà), avviene al
momento della consegna al vettore o allo spedizioniere. Stabilire il momento in cui avviene il passaggio di proprietà è
fondamentale per stabilire su chi incombe il rischio di perimento della cosa, il quale dovrà pagarne il prezzo.
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Nichele Arianna
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Sarà dunque tale dichiarazione a provocare la risoluzione dalla data del contratto; la suddetta clausola esonera dalla necessità circa la
valutazione dell’importanza dell’inadempimento, essendo questa già stata valutata dai medesimi contraenti nella redazione della
clausola, quindi individuando quella determinata obbligazione (o più) il cui inadempimento comporti l’utilizzo della clausola.
III TERMINE ESSENZIALE scaduto il quale il contratto si risolve di diritto.
La risoluzione stragiudiziale permette di risolvere il contratto in tempistiche molto più rapide e senza il dover ricorrere ad un giudizio
in sensi tecnico che accerti il grado di importanza dell’inadempimento. Il ricorso a tale risoluzione tuttavia è a proprio rischio, essendo
che la parte convenuta potrà assumere l’iniziativa di un giudizio e se questa dimostri di avervi pure ragione, quindi dimostrando che la
parte inadempiente fosse l’attore, questi sarà tenuto a risarcire il danno.
ECCEZIONE DI INADEMPIMENTO Il rapporto di corrispettività fra le prestazioni contrattuali, oltre che giusti care la risoluzione del
contratto per inadempimento, legittima ciascuna parte al ri uto di adempiere la propria prestazione se l’altra parte non adempie o non
offre di adempiere contemporaneamente la propria, sempre che per inadempimento non siano previsti termini diversi; si tratta
dell’eccezione di inadempimento, espressa tradizionalmente nel principio “all’inadempiente non si deve adempiere”.
Analoga a quest’eccezione è altresì l’eccezione basata sul mutamento delle condizioni patrimoniali dell’altro contrente, divenute tali
da porre in evidente pericolo il conseguimento della controprestazione; in tale fattispecie la parte che per contratto sia tenuta ad eseguire
per prima la propria prestazione, può sospendere l’esecuzione della prestazione dovuta, salvo che l’altra parte non offra idonee garanzie.
La parte inadempiente sarà comunque tenuta a risarcire i danni cagionati alla controparte, sia che abbia agito per l’inadempimento,
sia per la risoluzione del contratto, secondo i principi generali sulla responsabilità contrattuale.
CLAUSOLA PENALE E CAPARRA La parte che chiede il risarcimento del danno, ha l’onere di provare di aver subito effettivamente
un danno per l’altrui inadempimento (e di provare altresì l’ammontare del danno subito).
Il contratto può però prevedere una penale per l’inadempimento o per il ritardo, con il duplice effetto:
a) dispensare dall’onere di provare il danno;
b) limitare il risarcimento alla cifra pattuita alla stipula della penale, salvo che non sia prevista la risarcibilità del danno superiore.
La penale è prevista dal contratto, ma è versata solo in caso di inadempimento o ritardo.
Diversa dalla penale è la caparra, cioè una somma di denaro che, talvolta, una parte da all’altra nel momento stesso della
conclusione del contratto.
Possono veri carsi 3 possibili situazioni:
1) se la parte che ha dato la caparra adempie il contratto, l’altra parte dovrà restituirgliela o imputarla alla prestazione dovuta;
2) se la parte che dato la caparra non adempie, l’altra parte può trattenere la caparra e recedere dal contratto;
3) Se è invece inadempiente la parte che ha ricevuto la caparra, chi l’ha data può esigere il doppio della caparra versata e recedere dal
contratto.
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L’atto di rescissione è, in ambedue i casi, soggetta al termine di prescrizione di 1 anno; al medesimo termine è sottoposta anche
l’eccezione di rescissione: se la parte appro ttatrice chiede l’esecuzione del contratto decorso 1 anno dalla conclusione, l’altra parte non
può più eccepirgli la rescindibilità del contratto (si tratta di una deroga al principio generale della prescrivibilità delle eccezioni).
LA PRESUPPOSIZIONE
La presupposizione è una causa di risoluzione del contratto, non prevista dalla legge, ma riconosciuta dalla giurisprudenza.
Essa consiste in un presupposto oggettivo del contratto che le parti hanno avuto presente nel momento della sua
conclusione, ma che non hanno menzionato nel testo del contratto; al venir meno di quel presupposto, viene riconosciuta la
possibilità, per il contraente che ne abbia interesse, di ottenere in via giudiziale la risoluzione del contratto.
Classico esempio è quello del balcone preso in locazione per un dato giorno, ad una data ora (leggi esempio completo a pag.275).
Negata per molto tempo, ad oggi la presupposizione tende a basarsi sull’applicazione delle clausole generali di buona fede
nell’interpretazione e nell’esecuzione del contratto; ex art.1467, importante rilievo assume l’alterazione della causa che fa
venir meno la funzione originaria del contratto, rendendo ingiusti cato lo scambio fra le prestazioni contrattuali.
Leggi il tra letto a piè di pag.276.
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Indagare quale sia stata la comune intenzione delle parti, e non limitarsi al senso letterale delle parole da esse usate,
essendo che spesso le parole possono tradire l’intenzione dei contraenti.
Bisogna andare al di là delle parole espresse per capirne la vera intenzione, magari procedendo in una quali cazione (modi ca) del
contratto-> nome iuris.
La legge, per far fronte a tale problematica, ha elaborato diversi criteri di interpretazione, di cui ve ne si ravvisano più ordini:
‣ CRITERIO 1. STORICO Valutazione circa il comportamento complessivo delle parti, dunque andando ad analizzarlo
posteriormente alla conclusione del contratto. Analisi comportamento delle parti datante la fase delle trattative.
‣ CRITERIO 2. LOGICO Singola interpretazione di ogni clausola attribuendo a ciascuna il signi cato che risulta dal
complesso del contratto. Analisi contratto nel suo insieme, rispetto il suo contenuto e regolamento.
‣ CRITERIO 3. GENERALE Interpretazione oggettiva sulla base della buona fede e quindi sul presupposto che le parti siano state leali
e corrette l’una nei confronti dell’altra.
‣ ALTRI CRITERI Vi sono altri criteri atti all’interpretazione di clausole ambigue, ossia clausole alle quali vi si possono ricondurre più
sensi–> in tal caso vale il principio della conservazione del contratto, interpretandola quindi nel senso in cui questa risulti
valida ed ef cace. Vale inoltre il criterio degli usi interpretativi, secondo il quale la clausola ambigua s’interpreta secondo ciò che
generalmente si prativa nel luogo in cui il contratto sia stato concluso. Ancora, le clausole delle condizioni generali di
contratto, le quali s’interpretano nel senso più favorevole al contraente debole.
‣ In ultima istanza, se il contratto risulti essere ancora ermetico ed oscuro si applicano gli ESTREMI CRITERI, ai sensi dei quali il
contratto a titolo oneroso s’interpreta nel senso che sto realizzi un equo contemperamento circa gli interessi in gioco (s’interpreta
nel modo meno gravoso per il contraente obbligato).
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VENDITA OBBLIGATORIA
Si parla di vendita obbligatoria con riferimento a quei casi nei quali il trasferimento di proprietà della cosa venduta non è effetto
immediato del contratto, e sul venditore incombe per tanto l’obbligazione di far acquistare al compratore la proprietà del bene
venduto; l’effetto traslativo del contratto resta un effetto reale ma con la differenza che si produce in un momento successivo.
Parliamo delle seguenti fattispecie:
➡ VENDITA DI COSE DETERMINATE SOLO NEL GENERE La proprietà passa solo al momento dell’individuazione.
➡ VENDITA DI COSE FURURE Le cose future sono cose che non esistono ancora al momento della conclusione del contratto, ma si
spera vengano ad esistenza; di conseguenza il contratto non potrà trasferire subito la proprietà, ma questa passerà nelle mani del
compratore solo nel momento in cui la cosa viene ad esistenza.
- Se si tratta dei prodotti del suolo, questa avverrà solo con la loro separazione dal terreno (ad es. frutti naturali);
- Se si tratta di contratto aleatorio, il compratore dovrà pagare il prezzo e non potrà chiederne la restituzione nel caso la cosa non venisse
ad esistenza (ad es. contratti di assicurazione);
- Se si tratta di un contratto commutativo, che è inef cace, dunque la cosa non viene ad esistenza (il venditore comunque dovrà
impegnarsi al massimo af nché la cosa venga ad esistenza).
➡ VENDITA DI COSE ALTRUI Per vendere un bene non è necessario esserne proprietario, ma è valida anche la vendita di cose
momentaneamente non di sua proprietà; la vendita di cose altrui è fonte di obbligazione del proprietario di procurarsi la
proprietà di ciò che non ha per venderla–> il comprare ne acquisterà la proprietà nel momento stesso in cui il
venditore ne sarà altresì divenuto proprietario. Non è necessario un nuovo atto di trasferimento dal venditore al compratore, il
passaggio di proprietà dal primo al secondo sarà l’effetto; se il venditore non riesca a procurarsi la proprietà della cosa oggetto di
contratto sarà soggetto alle stesse regole dell’inadempimento contrattuale. Af nché la vendita sia valida il compratore deve essere
messo a conoscenza dell’altruità della cosa e del termine di procura di questa (altrimenti potrà rivolgersi al giudice af nché questo
venga stabilito).
➡ VENDITA A RATE CON PROPRIETÀ DI RISERVA, la quale si basa su 3 principi:
1) Il venditore è obbligato a consegnare immediatamente la cosa al compratore, che ne acquista subito la facoltà di
godimento; qui vi compare una deroga al principi generali sull’eccezione di inadempimento: il venditore può ri utarsi di
consegnare nché non sia avvenuto il pagamento.
2) Il compratore diviene proprietario solo nel momento del pagamento dell’ultima rata del prezzo.
3) I rischi relativi alla cosa venduta passano dal venditore al compratore nel momento della consegna; se la cosa perisce
prima del pagamento integrale del prezzo, quindi quando la cosa in linea teorica è ancora del venditore, il compratore dovrà
continuare a pagare il prezzo. Tale tipologia di vendita permette al compratore di conseguire immediatamente il godimento
della cosa, anche se non dispone di tutto il denaro necessario per pagare il prezzo immediatamente (si tratta di una
forma di vendita atta a conseguire un suo risparmio futuro). Se il compratore non paga, alle scadenze pattuite, le rate del
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Nichele Arianna
prezzo, il venditore può ottenere la risoluzione del contratto (non potrà ottenerla nel caso in cui vi si presentasse il mancato
pagamento di una rata non superiore ad 1\8 del prezzo complessivo). Risolto il contratto il venditore esigerà la restituzione della cosa,
ma dovrà, a sua volta, restituire le rate già riscosse, salvo il diritto a trattenere una quota a titolo di compenso per l’uso che il
compratore ha effettuato sulla cosa.
Leggi l’approfondimento circa l’acquisto con riserva di proprietà a pag.295.
LOCAZIONE
La locazione (ex art.1571) è il contratto mediante il quale una parte (locatore), si obbliga a far godere all’altra parte
(locatario o conduttore), una cosa mobile o immobile per un certo periodo di tempo, verso un determinato corrispettivo.
Si tratta di un contratto consensuale, ovvero si perfeziona con il consenso delle parti, ed è inoltre un contratto a soli effetti obbligatori:
il locatario non consegue alcun diritto reale sulla cosa, ma solo un diritto di credito nei confronti del locatore, avente ad oggetto il
godimento della cosa altrui; è in ne un contratto a titolo oneroso: essenziale, perché si abbia locazione, è la pattuizione di un
corrispettivo–> frutto civile.
La facoltà di godere delle cose rientra nel contenuto del diritto di proprietà; con il contratto di locazione, il locatario concede ad altri il
godimento della propria cosa, ma solo ad un dato periodo di tempo e per un uso ben determinato.
La locazione è uno dei contratti più antichi ma allo stesso tempo più utilizzati oggigiorno permettendo appunto al locatario di lucrare su
una cosa di cui al momento non sta usufruendo in prima persona.
La locazione può avere ad oggetto un qualsiasi bene, sia mobile sia immobile; può trattarsi inoltre anche di una cosa produttiva di
per sé idonea a procurare frutti; in tal caso la locazione prende il nome di AFFITTO*, soggetto a regole distinte dalla mera
locazione.
Per la conclusione del contratto non è richiesta ai sensi del codice civile la forma scritta, neppure se si tratta di locazione immobiliare; è
solo richiesta la forma scritta, a pena di nullità, per le locazioni immobiliari ultranovennali, le quali sono altresì soggette a
trascrizione.
! NB. Con la legge 9\1998 è richiesta la forma scritta, a pena di nullità, per la conclusione di contratti di locazione aventi ad oggetto
immobili aditi ad un uso abitativo; inoltre la legge 30\2004 prevede la nullità dei contratti di locazione non registrati.
La normativa sulla cedolare secca, quale misura contro gli af tti in nero, prevede la registrazione uninominale dei contratti di locazione
verbali, con la conseguente applicazione della disciplina legale a riguardo.
Con la locazione il LOCATORE si obbliga:
1. A consegnare la cosa al locatario.
2. A mantenerla in condizioni tali da servire all’uso convenuto nel contratto; spetta al locatore eseguire le prestazioni
necessarie a tal ne, mentre è a carico del locatario la piccola manutenzione.
3. Garantire il paci co godimento della cosa da parte del locatario; tale grazia opera nel caso in cui terzi arrechino molestie
che diminuiscono l’uso o il godimento della cosa, pretendendo di avere diritti su questa. Il locatore dovrà al ne di adempiere a
tale garanzia agire in giudizio con un azione negatoria, o se è il terzo ad agire in giudizio, il locatore dovrà assumere la lite.
Il diritto di godimento del locatario è opponibile al TERZO ACQUIRENTE, purché la locazione abbia data certa anteriore al trasferimento. Il
nuovo proprietario della cosa, è vincolato dal contratto di locazione concluso dal suo dante causa: egli subentra nei diritti e nelle
obbligazioni derivanti dal contratto.
Il LOCATARIO è a sua volta obbligato:
1. A prendere in consegna la cosa e servirsene con la diligenza del buon padre di famiglia per l’uso stabilito nel contratto; se la
cosa data in locazione perisce o subisce deterioramento la responsabilità è del locatario (salvo che questi dimostri che sia
stato dovuto a causa a lui non imputabile); inoltre se apporta miglioramenti alla cosa non avrà diritto di indennizzo da parte del
locatore (se esegue addizioni alla cosa, al termine del contratto potrà toglierle alla ne della locazione, salvo che il locatore non voglia
tenerle in cambio pagandone il valore).
2. A dare il corrispettivo nei termini stabiliti; i corrispettivi pattuiti devono essere consegnati al locatore periodicamente (tot al
mese, tot all’anno) o in toto al termine del contratto. Se la restituzione non avviene in ritardo rispetto al termine stabilito il locatario
dovrà pagare un canone maggiore al locatore.
3. A restituire la cosa al termine della locazione nel medesimo stato in cui l’abbia ricevuta, salvo il deterioramento
derivante dall’uso.
Essenziale della locazione è il carattere temporaneo del godimento; essa non può essere stipulata per una data superiore ai 30 anni
e se stipulata per un periodo maggiore viene ridotta alla durata trentennale. Può essere ad un tempo determinato o indeterminato:
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Nichele Arianna
nel primo caso, cessa con lo spirare del termine, nel secondo caso, cessa per effetto della disdetta–> ossia la dichiarazione di recesso
di una delle parti comunicata all’altra con preavviso. La locazione a tempo determinato è suscettibile di rinnovazione tacita.
Il locatario può a sua volta sublocare, ossia dare in locazione ad altri l’immobile locato, anche senza il consenso del locatore, salvo che la
sublocazione non fosse stata vietata a monte dal contratto.
*AFFITTO (ex art.1615) La locazione prende il nome di af tto quando questa ha come oggetto una cosa produttiva, come ad
esempio un fondo rustico, un’azienda; se si tratta di uno strumento produttivo da inserire in azienda o di un locale atto all’esercizio di una
attività commerciale si parla comunque di locazione e non di af tto.
L’af ttuario ha, rispetto al comune locatario, l’ulteriore obbligazione di gestire la cosa produttiva datagli in godimento, secondo
la sua destinazione economica, che di conseguenza implica il diritto di godimento dell’af ttuario di fare propri i frutti della
cosa (che siano essi naturali o utili).
Il locatore ha diritto di controllo, anche con accesso al luogo, sull’osservanza da parte dell’af ttuario degli obblighi che gli incombono;
e può chiedere la risoluzione del contratto se l’af ttuario non destina al servizio della cosa i mezzi necessari per la sua gestione, se non
osserva le regole della buona tecnica o se muta la destinazione economica della cosa.
L’af ttuario non può subaf ttare senza il permesso del locatore.
LEASING (LOCAZIONE FINANZIARIA) A metà strada fra la vendita con riserva di proprietà e la locazione vi è il contratto atipico del
leasing; si tratta della locazione di beni, mobili o immobili, acquistati o fatti costruire dal locatore su indicazione del
conduttore, che dalla consegna ne assume i rischi e talvolta ha la facoltà di divenire proprietario al termine della locazione, dietro
versamento di prezzo stabilito.
IMPRESA DI LEASING Essa s’interpone fra due serie di imprenditori: quelli produttivi (distributori) di strumentazioni industriali e quelli
utilizzatori di tali tecnologie. Leggi spiegazione completa a pag.300.
MANDATO
Ciascuno può scegliere se concludere i propri affari in prima persona o se af darli ad altri, facendosi sostituire nella conclusione di
contratti, riscossione dei pagamenti, ecc; occorre naturalmente che l’altro accetti l’incarico.
Si de nisce mandato (ex art,1703), quel contratto con il quale una parte, il mandatario, si obbliga nei confronti dell’altra,
il mandante, a compiere uno o più atti giuridici per conto di quest’ultima.
Il suo oggetto è una prestazione di fare, il compimento di un servizio, inteso nell’accezione maggiore del termine.
Sussiste un’analogia con il contratto d’opera, ma a differenza di quest’ultimo, per il compimento di atti giuridici per conto altrui; il
mandato può essere con o senza rappresentanza: nel primo caso il mandatario è investito della procura, che lo abilita ad agire (oltre
che per conto, anche in nome del mandante–> gli effetti giuridici ricadranno su di lui).
Il mandato può essere anche un mandato speciale, ossia atto compimento di uno o più atti giuridici determinati e speci ci, oppure un
mandato generale, il quale può investire, globalmente, la cura di tutta una specie di determinati interessi (o interessi di zona), di
amministrazione ordinaria (quelli di amministrazione straordinaria devono essere esplicitamente speci cati nel contratto).
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Nichele Arianna
Il mandato è, di regola, un contratto a titolo oneroso: al mandatario spetta un compenso da parte del mandante; ma ciò non esclude che
le parti possano pattuire un mandato a titolo gratuito.
In ogni caso il mandatario deve eseguire l’incarico con diligenza ed il mandante deve a sua volta, somministrargli tutti i mezzi
necessari per l’esecuzione del contratto.
Il mandato si basa sulla ducia del mandante nella persona del mandatario; ne deriva:
‣ Che il mandatario non può farsi sostituire da altri nell’esecuzione del contratto, salvo autorizzazioni o che la sostituzione sia
nalizzata all’esecuzione del mandato, altrimenti risponde la persona dell’operato del sostituito.
‣ Che il mandato si estingue per morte del mandante o del mandatario.
‣ Che il mandante può, in ogni momento, revocare il mandato, ossia recedere dal contratto (risarcendo i danni se questo era
a titolo oneroso). Occorre però una giusta causa di revoca se si tratta di un mandato quali cato dalle parti come irrevocabile o di
mandato conferito anche nell’interesse del mandatario o di terzi (si tratta di un ulteriore rapporto in cui il mandatario o il terzo è
creditore del mandante). Il mandatario può a sua volta rinunciare al mandato, rispondendo dei danni derivanti dalla rinunzia, salvo non
vi suscita una giusta causa.
! NB. Il mandato può essere conferito da più persone ad un unico mandatario per un affare di interesse comune; in tal caso la
revoca del contratto deve provenire da tutti i mandanti, salvo ricorra una giusta causa.
Distinzione fra mandato disgiuntivo (ciascun mandatario può concludere da solo il contratto) e mandato congiuntivo (i mandati
devono agire insieme).
CONTRATTI DI PRESTITO,
Il prestito giudicante assume 2 forme distinte:
➡ COMODATO Ha per oggetto cose immobili o mobili infungibili.
Il comodato è un contratto reale: il comodante consegna al comodatario, una determina cosa af nché se ne serve per un uso
determinato, con l’obbligazione di restituire la cosa ricevuta; la consegna è dunque requisito essenziale per la conclusione del
contratto; si tratta di un contratto a titolo gratuito, la sua casa in genere è appunto lo spirito di liberalità, anche se può trattarsi di un
prestito gratuito giusti cato dai rapporti di affari intercorrenti fra le parti (la gratuità distingue il comodato dalla locazione).
Il comodatario può servirsi della cosa solo per l’uso convenuto e deve trattarla con la diligenza media; non può darla in
subcomodato senza il consenso del comodante.
Se la cosa perisce per caso fortuito il comodatario sarà responsabile solo se ha preferito salvare la sua cosa anziché quella data in
comodato.
La cosa dovrà essere consegnata alla scadenza del termine prestabilito o se questo non sia stato stabilito, quando l’uso da parte del
comodatario sarà terminato; si parla di precario, quando è stato pattuito che il comodatario dovrà restituire la cosa non appena questa vi
fosse richiesta dal comodante.
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Nichele Arianna
APPALTO
In alcuni settori dell’attività produttiva l’imprenditore anziché produrre in serie, opera su diretta commissione del cliente; è il caso
degli appaltatori di opere o di servizi.
Si de nisce appalto (ex art.1655), quel contratto mediante il quale l’appaltatore si obbliga verso il committente, dietro
corrispettivo in denaro, a compiere un’opera o un servizio, con propria organizzazione dei mezzi necessari e con
gestione a proprio rischio.
L’appaltatore utilizza sia la propria organizzazione, sia i propri materiali; egli assume il rischio di:
‣ il rischio, di non coprire, con il corrispettivo pattuito, i costi di produzione dell’opera o di esecuzione del servizio (!
Attenzione: se i costi sono aumentati oltre il 10% si può chiedere una revisione del contratto).
‣ Il rischio, in secondo luogo, di non ricevere dal committente alcun corrispettivo se questi non riesca a realizzare l’opera, o se
non l’ha realizzata secondo il progetto convenuto, o se l’opera perisce prima della consegna per causa non importabile al committente.
L’obbligazione assunta dall’appaltatore non è un’obbligazione di mezzi, ma altresì di risultato–> l’appaltatore è inadempiente se non
realizza l’opera o non esegue il servizio, ossia non procura al committente il risultato pattuito. Egli è comunque
inadempiente anche quando l’opera realizzata è difforme dal progetto convenuti o presenti vizi intrinseci; in tal caso il
committente avrà 70gg (1 anno nel caso di immobili), per denunciare difformità e vizi e invocare la garanzia dell’appaltatore-> la
garanzia (che può assumere diverse forme), non è esigibile nel caso il cui il committente abbia accettato difformità e vizi da lui conosciuti o
riconoscibili.
! NB. Se l’appalto ha per oggetto edi ci o immobili di lunga durata, l’appaltatore ne sarà responsabile per rovina, pericolo di
rovina o altri gravi difetti per 10 anni; l’azione di danni spetta sia al committente sia ai suoi aventi causa; ratio: questo af nché gli
immobili siano costruiti a monte, con solidità e stabilità.
Viene inoltre protetta l’aspettava di pro tto dell’appaltatore: il committente può recedere dal contratto, ma deve rimborsare
l’appaltatore delle spese sostenute e del mancato guadagno, ossia l’occasione di pro tto perduta.
Il corrispettivo può essere determinato a corpo (=per l’opera nel suo insieme) o a misura (=per determinate porzioni) e gli è dovuto dal
committente solo una volta che questi abbia veri cato e accettato l’opera; ma se l’opera è da eseguire per partite, l’appaltare può
domandare il collaudo e il pagamento delle singole partite.
L’appalto può avere ad oggetto prestazioni continuative o periodiche di servizi (ad es. appalto-somministrazione).
CONTRATTO D’OPERA
Il contratto d’opera ha la medesima struttura del contratto di appalto, differendo per il fatto che l’appaltatore esegue l’opera o il
servizio con il lavoro prevalentemente proprio (ex art.2222); si parla di un lavoro autonomo (senza vincolo di
subordinazione nei confronti del committente, altrimenti si tratterà di un contratto di lavoro subordinato)–> il criterio per stabilire
l’autonomia del lavoro risiede nella esenzione del prestatore d’opera e nella soggezione, invece, del prestatore di lavoro subordinato
(leggi tra letto a pag.310) all’altrui potere direttivo.
Non è agevole la distinzione del contratto d’opera dal contratto di vendita–> il tal caso il criterio di differenziazione sta nello stabilire se le
parti abbiano prevalentemente in considerazione l’opera oppure la materia.
Il contratto d’opera presuppone un corrispettivo, il quale si determina (quando questo non sia stato pattuito ordinariamente dalle parti),
in relazione al risultato ottenuto e al lavoro normalmente necessario per ottenerlo. Il codice civile addossa così al predatore
d’opera e non al committente, il rischio del lavoro (! Attenzione: se la prestazione diviene oggettivamente impossibile, il prestatore dispera
avrà diritto ad un compenso per il lavoro prestato in relazione all’utilità della parte di opera compiuta, ovvero nei limiti in cui l’opera è
utile per il committente).
Il contratto d’opera può essere un contratto d’opera manuale (professioni artigianali) o d’opera intellettuale (professioni liberali).
Il codice civile regola in un medesimo titolo le due gure, anche se nel merito si tratta di due regolamentazioni distinte: il rischio del
lavoro grava nel primo caso sul 1)prestatore d’opera, nel secondo, sul 2)cliente.
- 1) L’obbligazione del prestatore d’opera manuale è un’obbligazione di risultato (oggetto del contratto), con il risultato che
egli si rivelerà inadempiente nell’ipotesi in cui non riesca a conseguire il risultato pattuito
- 2) L’obbligazione del prestatore d’opera intellettuale è un’obbligazione di mezzi (oggetto=comportamento diligente ed
espero atto a conseguire il risultato, il ne); egli sarà inadempiente se non svolge la sua prestazione con la perizia e diligenza richiesta;
sussiste un esonero di responsabilità per colpa lieve–> sarà dunque responsabile (quindi inadempiente) solo per dolo o colpa
grave. ! NB. La giurisprudenza riesce applica in modo più restrittivo tale norma a medici e chirurghi–> la mancanza di risultati viene
assunta come prova presentiva della negligenza o imperita prestazione sanitaria.
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Nichele Arianna
CONTRATTI DI TRASPORTO
Nel contratto di trasporto, il servizio sta nel trasferire persone o cose da un luogo all’altro; il committente è il viaggiatore (trasporto di
persone) o mittente (trasporto di cose), e chi si obbliga, verso corrispettivo, al trasporto è il vettore.
L’obbligazione del vettore è un’obbligazione di risultato, consistente nel trasportare le cose (intatte) o le persone (incolume) no alla
destinazione conventa. Egli sarà per tanto inadempiente e responsabile del danno:
➡ Per la mancata esecuzione, del trasporto (o per il ritardo nel trasporto), salvo che non provi che la mancata esecuzione o il
ritardo non siano dovuti a causa a lui non imputabile
➡ Per il sinistro che le persone abbiano subito nel trasporto o per la perdita\ avaria (deterioramento) delle cose oggetto
di trasporto;
La prova liberatoria di questa responsabilità si articola in modo distinto in relazione la fatto che sia stia parlando cose o persone:
‣ COSE (art.1639) Il vettore è responsabile circa la perdita o l’avaria delle cose consegnatogli per il trasporto dal momento in cui le
riceve al momento in cui le consegna al destinatario, a ameno che non provi che la perdita o l’avaria sia derivata da caso fortuito
oppure da vizi della cosa trasportata o in genere, da fatto del mittente (ergo causa antecedente alla consegna al vettore); il vettore per
liberarsi deve fornire prova positiva che ne identi chi la speci ca causa (a lui non imputabile) della perdita o del danno–> a suo
rischio le cause ignote, le quali possono essere mitigante con la rispettiva clausola di previsione del danno.
‣ PERSONE (art.1693) In tal caso a valere è una norma più rigorosa: il vettore sarà esonerato dalla responsabilità rispetto al sinistro se
questi provi di aver adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno (sia precedenti, sia successive l’attività di trasporto), che facciano
apparire l’evento dannoso come non evitabile da parte del vettore. La conseguenza è che il vettore può essere chiamato a
rispondere anche dinnanzi eventi fortuiti–> in tal caso per esserne esonerato dovrà provare la mancanza del rapporto causa
effetto fra attività di trasporto e danno subito dal passeggero; sono inoltre ammesse nel contratto, alcune clausole limitanti
la responsabilità in toto del vettore: in questo caso il rischio del sinistro verrà ripartito a tutti gli utenti, ex art.1681
(=tariffa più alta per gli utenti).
! NB. Attenzione all’applicazione della responsabilità extracontrattuale (da fatto illecito). Leggi tra letto a pag.314.
La disposizione dell’art.1681 si applica anche al trasporto gratuito (è un contratto a tutti gli effetti), il quale differisce dal trasporto di
cortesia o amichevole, il quale non prevede obbligazioni, ma sarà soggetto alla responsabilità aquilana.
DEPOSITO
Nel contratto di deposito il servizio consiste nella custodia di una cosa mobile; il depositario si obbliga nei confronti del
depositante nella custodia della cosa mobile, con il corrispettivo obbligo del depositario di restituirla in natura, a
richiesta del depositante.
Il deposito è un contratto reale, che si perfeziona con la consegna della cosa; si presume un contratto a titolo gratuito, salvo che il
depositario non eserciti professionalmente l’attività dedotta in contratto (ad es. custodi dei parcheggi); ma anche quando il deposito è
oneroso, non c’è rapporto di corrispettività fra obbligazione al deposito e obbligazione al compenso.
Il deposito ha, di regola, ad oggetto cose infungibili delle quali il depositario non può servirsi; tuttavia è ammesso anche il deposito
irregolare, avente ad oggetto denaro o altre cose fungibili, delle quali il depositario diventa proprietario e può servirsene (molto usato
nel mondo delle banche)->tale deposito assolve una duplice funzione: sia di custodia, quanto di credito, onde a questo contratto si
applicano, in quanto compatibili, le norme sul mutuo.
Il depositario deve custodire la cosa con diligenza; ex art.1780 il depositario è liberato dall’obbligazione di restituire la cosa se
la detenzione gli è tolta in conseguenza a fatto a lui non imputabile; egli è allora inadempiente se non prova che uno speci co
fatto, a lui non imputabile, gli ha fatto perdere la detenzione della cosa. In caso di deposito gratuito, la responsabilità è valutata con
minore rigore.
Diversi principi valgono per il deposito in albergo; l’albergatore risponde della sottrazione, della perdita o deterioramento delle cose
portate dai clienti nell’albergo, e a lui non consegnate, no ad un limite massimo pari a 100 volte il prezzo dell’alloggio giornaliero
in albergo.
La sua responsabilità è dunque illimitata quando:
- la sottrazione, la perdita, il deterioramento riguardino cose consegnate in custodia all’albergatore (non può ri utarsi di custodire
denaro\ oggetti di valore);
- quando la sottrazione, la perdita, il deterioramento siano dovuti a sua colpa o quella dei suoi ausiliari.
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Nichele Arianna
Nel caso di alienazione di un bene, può essere previsto che l’acquirente anziché pagare un prezzo, ne corrisponda una rendita,
obbligandosi di corrispondergli periodicamente una somma di denaro.
La rendita può essere perpetua o vitalizia:
‣ PERPETUA la rendita è dovuta senza limiti di tempo (passando in mano agli eredi dell’avente causa)-> si tratta di un contratto
commutativo. La rendita perpetua può essere costituita solo mediante vendita di immobile (rendita fondiaria) o mediante la
cessione di un capitale (rendita semplice). Tale rendita è redimibile in qualsiasi momento a volontà del debitore (si libera pagando la
capitalizzazione della rendita annua).
‣ VITALIZIA siamo dinanzi un contratto aleatorio; la rendita vitalizia può essere costituita anche mediante l’alienazione di un bene
mobile.
ANTICRESI
L’anticresi è un contratto che presuppone, fra le parti, un preesiste rapporto obbligatorio avente per oggetto il pagamento
di una somma di denaro.
Con questo contratto il debitore si obbliga a consegnare un immobile al creditore, af nché questi lo goda e ne percepisca i frutti
imputandoli a pagamento del proprio credito, prima per gli interessi e poi per il capitale.
Tale contratto non attribuisce al creditore alcun privilegio sull’immobile ma possiede solo funzione satisfattiva; non può durare oltre
10 anni e deve vantare la forma scritta a pena di nullità.
Leggi meglio il tra letto a pag.318.
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Nichele Arianna
Il danno ingiusto dunque non deve trattarsi di un danno cagionato dall’esercizio di un altro diritto; si suole distinguere in:
- DANNO CONTRA IUS (estremo positivo)
- DANNO NON IURE (estremo negativo)
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Nichele Arianna
In due casi la legge ESCLUDE in modo esplicito che sia il danno ingiusto:
1) LEGITTIMA DIFESA Chi cagiona danno per legittima difesa di sé o di altri non è responsabile del danno cagionato ex
art.2044; la difesa può essere della persona o dei beni, e può consistere anche in misure di prevenzione.
2) STATO DI NECESSITÀ A differenza del caso 1, qui si cagiona danno ad un innocente e lo si fa alla necessità di salvare sé o altri
dal pericolo attuale di un grave danno alla persona, ex art.2045; occorre però che il pericolo non sia stato
volontariamente cagionato, ne che fosse altrimenti evitabile (non lo si può invocare per salvare beni o giusti care misure di
prevenzione).
‣ RAPPORTO DI CASUALITÀ (= NESSO CAUSALE)
Il rapporto di casualità intercorrente fra fatto e danno è un rapporto di causa-effetto e NON deve essere inteso in senso naturalistico,
quindi considerando che ogni evento, in genere, dipende dall’intervento di molte cause–>per il diritto non basta che il fatto sia stato una
delle innumerevoli cause che sono concorse a determinare l’evento dannoso, ma che l’evento appaia, come conseguenza
prevedibile e quindi evitabile del fatto commesso (regolarità statistica).
‣ DOLO \ COLPA
Distinguiamo i due concetti:
➡ D DOLO Intenzione di provocare l’evento dannoso; è perciò “fatto doloso” il comportamento assunto con l’intenzione di
provocare, come conseguenza, il danno.
➡ C COLPA Mancanza di diligenza, di prudenza, di perizia: l’evento dannoso non è voluto (come nel fatto doloso), ma è provocato
per negligenza, imprudenza, imperizia o inosservanza di norme di legge o di regolamento; è perciò “fatto colposo” il
comportamento negligente, o imprudente o imperito della persona.
L’onere di provare il dolo o la colpa del danneggiante incombe sul danneggiato (e questa è una grande differenza fra responsabilità
contrattuale ed extracontrattuale).
Si distingue inoltre fra:
➡ D1 DOLO EVENTUALE È dolo, sia pure eventuale, quello di chi, pur agendo per realizzare l’evento dannoso, si rappresenta il suo
possibile veri carsi quale conseguenza della propria azione od omissione.
➡ C1 COLPA COSCIENTE È colpa cosciente, ma pur sempre colpa, l’atteggiamento di chi si comporta imprudentemente o
negligentemente con la previsione del potenziale evento dannoso, che con da di poter evitare.
Nel dolo eventuale c’è l’accettazione del veri carsi dell’evento, nella colpa cosciente invece c’è l’accettazione del rischio del
veri carsi di esso.
LA RESPONSABILITÀ INDIRETTA
Si de niscono ipotesi della responsabilità indiretta, tutte quelle eccezioni apportate ex art.2043.
Fra le diverse IPOTESI riveniamo:
➡ a) RESPONSABILITÀ DEI PADRONI E DEI COMMITTENTI
Se è danno cagionato da un dipendente, nell’esercizio di mansioni a lui af date, del danno risponde oltre al dipendente che ha
commesso il fatto anche il suo datore di lavoro (ex art.2049).
Si tratta di un principio antico; il lavoratore mette a disposizione del padrone le sue energie lavorative, correlativamente il rischio del
lavoro incombe sul datore di lavoro, compreso il rischio che il lavoratore, nello svolgimento della sua prestazione, cagioni danni a terzi.
La giurisprudenza riconosce ai padroni il diritto di rivalersi nei confronti dei lavoratori al ne di recuperare l’intera somma versata
(proponente e proposto rispondono in solido, ma il proponente, una volta risarcito il danno, ha azione di regresso per l’intero nei
confronti del proposto).
➡ b) RESPONSABILITÀ DI CHI È TENUTO ALLA SORVEGLIANZA DI INCAPACI
Se il fatto illecito è compiuto da una persona incapace di intendere e di volere, questa non ne risponde (ex art.2046), ne
risponde invece chi sia tenuto alla sorveglianza di questa (ex art.2047).
➡ c) RESPONSABILITÀ DEI GENITORI, TUTORI, PRECETTORI
I genitori sono responsabili dei fatti illeciti commessi dai loro gli minori, stesso discorso vale per il tutore del minore interdetto e per gli
insegnanti (precettori) rispetto i loro allievi.
Le ipotesi b e c differiscono dalla a: colui che è tenuto alla sorveglianza di incapace, genitori, tutori e prefetti possono liberarsi dalla
responsabilità provando di non aver potuto impedire il fatto; ai padroni invece non è ammessa alcuna prova liberatoria-> si tratta
in questo caso di una vera e propria responsabilità indiretta, ossia per fatto illecito altrui.
➡ d) RESPONSABILITÀ DEL PROPRIETARIO DI VEICOLO
Questi risponde in solido con il conducente, a meno che non provi che la circolazione del veicolo sia avvenuta contro la sua volontà.
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Nichele Arianna
LA RESPONSABILITÀ OGGETTIVA
Per il principio generale, il fatto illecito deve presentare l’elemento soggettivo del dolo o della colpa, tuttavia a questo principio generale si
possono af ancare molte eccezioni: sono le ipotesi di responsabilità oggettiva, nelle quali si risponde di un fatto
produttivo di danno anche se lo si è commesso senza dolo o senza colpa, riducendo così il principio generale ad un
principio residuale.
La responsabilità oggettiva si basa sulla sola esistenza, fra il fatto e l’evento dannoso, di un rapporto di casualità: si
risponde se il danno appare conseguenza prevedibile ed evitabile del fatto commesso; ci si libera da responsabilità con la prova
dell’imprevedibilità o della inevitabilità dell’evento dannoso, ossia con la mancanza del rapporto di casualità.
Tale prova è diversante con gurata nelle diverse ipotesi di responsabilità oggettiva, i cui casi più importanti sono:
‣ ESERCIZIO DI ATTIVITÀ PERICOLOSE (art.2050)
Chi cagiona danno ad altri nello svolgimento di un’attività pericolosa, per sua natura o per la natura dei mezzi adoperati, è tenuto al
risarcimento del danno se non prova di avere tutte le misure di sicurezza idonee ad evitare il danno.
Altro discorso vale inoltre per i prodotti messi in commercio* dalle imprese produttive, per i difetti di fabbricazione, possibile
fonte di pericolo (disciplina contenuta nel codice del consumo del 2005).
Chi ha cagionato danno nell’esercizio di una attività pericolosa ne risponde indipendentemente da ogni sua colpa e la prova liberatoria
non verte sulle modalità di fatto che ha cagionato il danno, ma sulle modalità di organizzazione, che debbono apparire idonee a
prendere l’eventualità di eventi dannosi–> l’attività deve essere svolta nella massima sicurezza che la tecnica offre, af nché l’veneto
dannoso possa ricadere nell’alveo di un evento imprevedibile ed inevitabile, svincolandosi cosi dalla responsabilità civile per cause ignote.
‣ ANIMALI O COSE IN CUSTODIA (art.2051-2052)
Ci si libera dal danno solo con la prova del caso fortuito; in alcuni casi anche se la causa resta ignota.
‣ ROVINA DI EDIFICIO (art.2053)
Se un edi cio o un’altra costruzione crolla, provocando danni a persone, il proprietario ne risponde, salvo che la prova che il crollo
non sia dovuta a difetto di manutenzione o vizio di costruzione; anche qui si deve dar prova di aver adottato tutte le misure
idonee atte ad evitare un sinistro, come la sua regolare manutenzione o la costruzione a regola d’arte.
‣ CIRCOLAZIONE DI VEICOLI (art.2054)
A livello statico è l’ipotesi responsabile di più danni.
Il conducente di veicoli senza guida su rotaia è responsabile del danno anche se non è in colpa, ossia nonostante la sue guida esperta e
diligente; in tal caso si libererà da responsabilità solo dando prova del fatto di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno
(umanamente possibile), quindi dando prova diretta ad escludere il rapporto di casualità fra la circolazione del veicolo ed il
danno cagionato.
Il carattere oggettivo della responsabilità è reso ancora più grave essendo che si risponde del danno anche se questo deriva da vizi di
costruzione e difetti di manutenzione del veicolo.
Per il caso di scontro tra veicoli, vale la seguente presunzione: si presume, no a prova contraria, che ciascuno dei conducenti
abbia ugualmente concorso a cagionare il danno subito dai singoli veicoli; a ciascuno dei conducenti dunque spetta l’onere di provare
che la responsabilità è tutta dell’altro o quantomeno la percentuale maggiore alla metà sia dell’altro.
Con la responsabilità oggettiva, concorre quando il conducente non ne sia proprietario, anche quella indiretta, della quale il
proprietario potrà liberarsene provando che il veicolo stava circolando contro la propria volontà (non basta quindi la prova di non
aver dato ad altri il mero permesso di usare il mezzo); conducente e proprietario rispondono in solido fra loro: il danneggiato, può a sua
scelta, esigere l’intero risarcimento dall’altro.
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Nichele Arianna
I danni morali (non patrimoniali), consistenti nelle sofferenze siche o psichiche del danneggiato, sono risarcibili, ex
art.2059 solo nei casi espressamente previsti dalle legge e vengono liquidati dal giudice in via equitativo.
Il caso di maggior rilievo è quello cagionato del danno cagionato con un fatto che oltre ad essere illecito civile è altresì
quali cato come reato dal codice penale (art.185.2 cp)–> in tal caso la persona giudicata responsabile sarà condannata sia in sede
civile, sia in sede penale dunque obbligata a risarcire danno emergente, lucro cessante ed i danni non patrimoniali. La Cassazione ha
esteso la risarcibilità del danno non patrimoniale ad ogni caso di danno alla persona, anche se non previsto dalla legge, argomentando
alla base della tutela costituzionale della persona.
Altra speci ca gura è il danno biologico: si considera tale la lesione dell’integrità psico- sica della persona (ex art.32 cost),
indipendentemente dalla capacità della persona di produrre ricchezza.
Se sono più persone responsabili del medesimo danno, essi ne rispondono solidamente, indipendentemente dalla colpa dei
singoli; colui che ha pagato avrà poi diritto all’azione di regresso nei confronti degli altri responsabili; e solo in questo caso si terrà in
considerazione il grado di colpa di ciascuno (ex art.2055).
IL DANNO DA PRODOTTI*
Ogni prodotto industriale deve esser poter utilizzato in condizioni di sicurezza, cioè senza pregiudizio per l’integrità sica ed i
beni dell’utente (richiamo art.41 cost rispetto la sicurezza); la direttiva europea Cee 374\1985 argomenta in materia di “responsabilità
per danno da prodotti difettosi”–> ex art.5, si ravvisa la seguente de nizione di “difettoso”: un prodotto è difettoso quando non
offre la sicurezza che ci si può legittimamente attendere date le circostanze; i principi di tale direttiva sono stati recepito
nel nostro ordinamento con decreto del PdR nel maggio dell’88, ad oggi contenti nel codice del consumo del 2005.
Tutto ciò ovviamente al ne di tutelare e proteggere il consumatore, non solo ai ni della responsabilità extracontrattuale, ma per
promuovere un uso normale e sicuro.
I principi ravvisati all’interno della direttiva europea si pongono in rapporto di continuità con i principi della responsabilità oggettiva del
produttore (presunzione di colpa); ex art.114 codice del consumo, la responsabilità del produttore prescinde dalla prova della sua
colpa; si tratta di una responsabilità collegata al fatto d’aver messo in circolazione un prodotto difettoso; spetta al danneggiato l’onere del
provare il danno e di identi carne il nesso causale (la responsabilità oggettiva, a differenza di quella relativa al rischio d’impresa,
ammette la prova liberatoria, ovvero la prova della non imputabilità causale dell’altrui evento dannoso al fatto proprio).
Leggi tra letto a pag.337
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Nichele Arianna
ALTRI FATTI:
➡ GESTIONE DI AFFARI
È il caso di chi comporta come mandatario altrui senza aver ricevuto alcun mandato; da questo comportamento del gestore di
affari altrui, che è un mero fatto perché il gestore di fatto non ha ricevuto alcun mandato dall’interessato, discendono due obbligazioni:
‣ Il gestore per il semplice fatto di aver iniziato, pur senza esservi obbligato, la gestione di affare altrui, è tenuto a
continuarla (secondo le regole ex art.2030), no a quando l’interessato non sia in grado di provvedervi da se stesso (=non può
lasciare l’opera iniziata a metà).
‣ L’interessato dal canto suo, è tenuto ad adempiere alle obbligazioni che il gestore ha assunto in suo nome ed a
rimborsagli le spese affrontate (ex art.2031). È suf ciente af nché sorgano queste obbligazioni dell’interessato, che la gestione
sia stata unilmente iniziata, non occorre che abbia prodotto il risultato sperato; se poi l’interessato rati ca la gestione altrui, si
producono gli stessi effetti di un contratto di mandato, obbligandolo a pagare al gestore un compenso per l’opera realizzata.
➡ PAGAMENTO DELL’INDEBITO
È l’esecuzione di una prestazione non dovuta.
Si distingue in indebito oggettivo e soggettivo:
‣ INDEBITO OGGETTIVO Il pagamento o la prestazione eseguita non ha, oggettivamente, alcuna valida giusti cazione; il
pagamento eseguito si rivela un fatto privo di causa e questo fatto diviene fonte di obbligazione e correlativamente, di un
diritto di credito: l’obbligazione di restituire ciò che si è indebitamente ricevuto e il diritto correlativo di ripetere, ossia riottenere,
ciò che si è indebitamente dato (ex art.2033). Se la prestazione indebitamente eseguita era consistita nella consegna di una cosa
determinata, il debitore dovrà restituirla; se poi il compratore l’aveva nel frattempo alienata, dovrà restituire il corrispettivo ricevuto o
corrispondere il valore della cosa a seconda che fosse in buona o in mala fede.
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Nichele Arianna
Il diritto di ripetere (riottenere) ciò che si è indebitamente pagato VIENE MENO in due ordini di ipotesi:
1) nel caso di prestazione eseguita in esecuzione delle OBBLIGAZIONI MORALI; ossia doversi morali o sociali, e come tali
sentiti dalla collettività (si de niscono “naturali” perché nessuna norma di legge esige di adempierle ≠ obbligazioni civili); sono
pur sempre obbligazioni e non atti di liberalità, in quanto l’adempimento viene posto in essere nella convinzione che esse siano
dovute. Data la loro natura non si può pretendere in giudizio l’adempimento di un’obbligazione naturale; chi le ha spontaneamente
eseguite non può ripetere ciò che ha dato, adducendo la mancanza di un obbligo giuridico ad adempiere–> esse assumono
rilievo solo se adempiute, giusti cando la già eseguita prestazione e dunque impedendo la ripetizione di indebito.
Leggi tra letto a pag.342.
[Ne sono esempi il pagamento dei debiti di giuoco e scommessa]:
Ipotesi tipica di obbligazione naturale sono i debiti di giuoco e scommessa; chi vince al giuoco o alla scommessa (non proibiti), non ha
azione in giudizio per ottenere il pagamento della somma vinta; tuttavia, il perdente che abbia spontaneamente pagato il debito naturale
non può ripetere ciò che ha pagato, salvo che non vi sia stata frode a suo danno.
A questa regola vi sono due eccezioni riguardanti le competizioni sportive e le lotterie autorizzate (vedi meglio pag.343).
2) nel caso di PRESTAZIONI CONTRARIE AL BUON COSTUME; chi in esecuzione del contratto illecito (nullo–> non attribuisce perciò
azione in giudizio per ottenere l’adempimento), abbia eseguito la prestazione, non può ripetere ciò che dato (ex art.2035).
‣ INDEBITO SOGGETTIVO Avviene quando per errore scusabile, si paga un debito altrui credendolo proprio. A differenza
che nell’indebito oggettivo, qui il debito esiste, ma è stato pagato per errore da una persona diversa dal debitore–> anche in questo
caso è ammessa la ripetizione!
➡ ARRICCHIMENTO SENZA CAUSA Può accadere che fra due soggetti si veri chi, senza giusti cazione, uno spostamento
patrimoniale per cui uno subisca un danno e l’altro correlativamente si arricchisce; oltre che per eventi della natura
(ad es. avulsione), casi di questo genere si possono veri care anche per fatto dell’uomo (ad es. chi, credendosi proprietario della
cosa, la usa in buona fede consumandola).
L’arricchimento senza causa è considerato un fatto per sé produttivo di una speci ca obbligazione: chi, senza giusta causa, si sia arricchito a
danno di un altro è tenuto, nei limiti dell’arricchimento, a indennizzarlo della correlativa diminuzione patrimoniale (ex
art.2041), ossia corrispondergli la minor somma fra l’ammontare del danno altrui e quello del proprio arricchimento.
L’azione di arricchimento è generale e sussidiaria: dunque, esperibile in una serie illimitata di ipotesi e proponibile solo quando kl
danneggiato non può esercitare nessun’altra azione per farsi indennizzare del pregiudizio subito (ex art.2042).
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Nichele Arianna
Cap.21 RESPONSABILITÀ DEL DEBITORE E GARANZIA DEL CREDITORE (da pag.347 a pag.361)
RESPONSABILITÀ PATRIMONIALE
Il debito è il dovere del debitore di eseguire una data prestazione avente valore economico, che sia essa una prestazione di dare,
fare, non fare; il credito è correlativamente il diritto del creditore di esigere quella data prestazione. Tale correlazione diritto-dovere non è
altro che il rapporto obbligatorio, il quale può avere diversa matrice (fonti delle obbligazioni).
Ex art.2740, si de nisce RESPONSABILITÀ PATRIMONIALE del debitore, il principio per cui questi risponde
all’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti o futuri; ne consegue, per il creditore, che tutti i beni (presenti
o futuri) del debitore non siano altro che una fonte di garanzia generica di credito.
- È per tanto opportuno discernere il debito ≠ dalla responsabilità patrimoniale: il debito ha appunto per oggetto quella
speci ca prestazione, dedotta in obbligazione; la responsabilità patrimoniale ha invece per oggetto l’intero patrimonio del debitore.
- Correlativamente si deve distinguere fra credito ≠ e garanzia di credito: il credito è il diritto ad una data prestazione, dedotta
in obbligazione; la garanzia di credito invece costituita dall’intero patrimonio del debitore.
Il rapporto fra DEBITO e RESPONSABILITÀ (e dunque: credito e garanzia) si manifesta in varie fasi del rapporto obbligatorio:
a) FASE COSTITUTIVA Se si tratta di obbligazione da contratto, si manifesta nella stessa fase costitutiva del rapporto obbligatorio: è
intuitivo che in tanto si fa volontariamente credito ad una persona, in quanto il debitore disponga di un patrimonio che
rappresenti un’idonea garanzia per il creditore, il quale sa di poter far af damento su di esso.
b) FASE ESTINTIVA Si manifesta poi nella fase estintiva del rapporto obbligatorio: la responsabilità patrimoniale del debitore è
fondamentalmente preordinata all’eventualità che, raggiunto il tempo per l’adempimento, il debitore non esegua la
prestazione dovuta.
In tal caso il creditore potrà procedere alla esecuzione forzata; l’esecuzione forzata può aver forma:
- E.F. GENERICA, se il suo credito ha per oggetto una somma di denaro che egli realizzerà in forma coattiva sul patrimonio
del debitore, facendo ad esempio eseguire il pignoramento o la vendita forza di uno dei suoi beni.
- E.F. SPECIFICA, ossia ottenere per provvedimento giudiziale la prestazione che il debitore non ha eseguito spontaneamente;
l’uf ciale giudiziario procederà nel prelevare le cose che il debitore si è ri utato di consegnare, porgendole al creditore, oppure un
terzo incaricato dal giudice eseguirà la prestazione di fare addebitandone al debitore le spese, oppure distruggerà le cose che il
debitore non doveva fare (sempre a spese di questi). ! Attenzione: l’esecuzione in forma speci ca non è possibile (ad es, perché la
prestazione di fare è infungibile), interviene ancora l’esecuzione in forma generica: a fronte dell’inadempimento il debitore dovrà
corrispondere una somma di denaro. Si noti che anche l’esecuzione speci ca può comportare esecuzione generica: il
debitore sarà infatti sottoposto all’obbligazione di pagare le spese.
c) FASE INTERMEDIA fra la fase costitutiva e la fase estintiva; assumono importanza in questa fase le vicende che possono
investire il patrimonio del debitore, il quale se dovesse andare riducendosi potrebbe determinare un pregiudizio
alla garanzia del creditore, il quale è legittimato ad esperire diverse misure di tutela preventiva del credito, fra queste: la
decadenza del bene cio del termine ed i mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale.
GARANZIE REALI:
Il patrimonio del debitore si quali ca come una garanzia generica; il creditore infatti non ha la certezza assoluta di potersi
soddisfare, in caso di inadempimento, su un dato bene del debitore.
Accanto alle garanzie generali, intervengono perciò le garanzie speci che, fra queste: pegno ed ipoteca–> hanno in comune la
funzione di vincolare un dato bene a garanzia di un dato credito: il bene piò essere del debitore, come di un terzo (terzo datore
di pegno o ipoteca), che acconsenta di garantire per un debito altrui.
➡ (art.2784) PEGNO–> (si costituisce su beni mobili, su universalità di beni mobili, su diritti di credito);
➡ (art.2810) IPOTECA–> (si trascrive su beni immobili o su beni mobili registrati).
Pegno e ipoteca sono diritti reali di garanzia, diritti su cosa altrui: il bene resta di chi, debitore o terzo, lo ha dato in pegno o ipoteca
e può essere dal proprietario liberalmente alienato; il creditore (creditore pignoratizio\ ipotecario) nel caso dell’ipoteca, acquista sul bene
una duplice diritto:
1. Il diritto di procedere ad esecuzione forzata sul bene anche nei confronti del terzo acquirente (DIRITTO DI SEGUITO)
no a quando il credito non si sia estinto (ecco il motivo per cui si parla di diritti reali di garanzia).
2. Il diritto di soddisfarsi sul prezzo ricavato dalla vendita coattiva del bene con preferenza rispetto agli altri eventuali
creditori del medesimo debitore (DIRITTO DI PRELAZIONE). Se avanza una somma, dopo il soddisfacimento di tutti i creditori,
questa è di proprietà del debitore.
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Nichele Arianna
PEGNO
Il pegno si costituisce per contratto, che deve risultare da atto scritto.È un contratto reale, quando si tratta di legno su cose mobili, che
dunque si perfeziona con la consegna della cosa dal proprietario al creditore; è pegno di crediti, un contratto che si perfeziona con la
noti cazione del pegno al debitore del credito dato in pegno oppure con l’accettazione di questo.
La realità del pegno comporta lo spossessamento del proprietario ed assolve, in tal modo, la funzione di porre i terzi, cui il proprietario
voglia alienare la cosa, nella condizione di rendersi conto che si tratta della cosa della quale l’alienante, essendone privo di possesso, non
ha la piena disponibilità. Analogamente la noti cazione del pegno di crediti al debitore del credito dato in pegno vale ad impedire che il
debitore paghi nelle mani del proprio creditore, frustando cosi la funzione di garanzia del pegno. Ricordiamo che il pegno di cose si può
acquistare a titolo originario, da non proprietario, mediante il possesso di buona fede.
Se il debitore paga, in capitale e interessi, il credito garantito da pegno su cosa mobile, il creditore dovrà restituirgli la
cosa (ex art.2794). Se, invece, non paga, il creditore dopo avergli intimato di pagare, può far vendere la cosa da un mediatore a
ciò autorizzato o a chiedere al giudice che essa gli venga assegnata in proprietà. Nel primo caso, l’eventuale eccedenza del
prezzo ricavato dalla vendita rispetto all’importo del credito andrà al debitore, oppure se sono, agli altri dei suoi creditori–>
necessario effettuare una stima del valore del bene, la quale accerti che essa non ha valore superiore all’importo del credito.
Diverso discorso vale per il pegno di crediti (garanzia spesso richiesta dalle banche rispetto i clienti); qui il creditore pignoratizio è
tenuto, alla scadenza, a riscuotere il credito: tratterrà quanto a lui dovuto, e quindi verserà l’eventuale eccedenza al
proprio debitore (ex art.2803); perciò il pegno di crediti implica anche un mandato a riscuotere il credito del proprio debitore.
Si parla di pegno irregolare quando la cosa data in pegno è una domma di denaro o altre quantità di cose fungibili non individuate o
delle quali è stata conferita al creditore la facoltà di disporre; il creditore, in caso adempimento da parte del debitore, dovrà restituire
l’equivalente o in caso inadempimento, restituire la parte che ecceda l’ammontare dei crediti garantiti.
Nel caso fosse inadempiente si potrà procedere a pignorare 1\5 dello stipendio del debitore.
IPOTECA
L’ipoteca si distingue dal pegno, anzitutto per l’oggetto: in questo caso beni immobili o mobili registrati; in secondo luogo, perché la sua
costituzione richiede una speci ca formalità, ossia l’iscrizione in pubblici registri.
L’ipoteca può avere 3 diverse fonti:
‣ FONTE 1) IPOTECA VOLONTARIA Si basa su un contratto fra debitore (o terzo datore di ipoteca) e creditore, o su un atto
unilaterale (escluso il testamento), del debitore o del terzo datore di ipoteca; il contratto o l’atto devono avere la forma scritta, a
pena di nullità.
‣ FONTE 2) IPOTECA GIUDIZIALE Si basa su una sentenza di condanna al pagamento di una somma di denaro, o all’adempimento di
un’altra obbligazione, o al risarcimento del danno da liquidarsi successivamente; può basarsi anche su decreto ingiuntivo reso
esecutivo.
‣ FONTE 3) IPOTECA LEGALE Può essere iscritta, anche contro la volontà del debitore, nei casi espressamente previsti
dalla legge, fra i quali ricordiamo l’alienazione di un bene immobile o mobile registrato che non sia stato pagato dall’acquirente–>
in tal caso l’ipoteca si costruisce sul bene allineato e garantisce il pagamento del prezzo.
Tanto l’ipoteca giudiziale, quando legale si costituiscono per iniziativa meramente facoltativa del creditore, diversa regola vale a
seguito della riforma dell’85, per l’ipoteca legale a favore dell’alienante e del coerede: il conservatore dei registri immobiliari,
nel trascrivere un atto di alienazione o di divisione, deve registrare l’ipoteca legale, a meno che dal titolo, o da separato atto pubblico, o
scrittura privata autenticata risulti che vi è stata rinunciata l’ipoteca.
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Nichele Arianna
Il contratto o atto unilaterale per ipoteca volontaria, la sentenza per l’ipoteca giudiziale e l’atto di alienazione per l’ipoteca legale sono il
titolo per ottenere la costituzione dell’ipoteca: questa si costituisce sono con l’iscrizione nei pubblici registri (forma di pubblicità
analoga alla trascrizione, quale pubblicità dichiarativa la cui funzione è quella di rendere opponibile l’atto ai terzi).
Ex art.2852\2853 L’iscrizione è condizione necessaria ma non suf ciente per l’esistenza dell’ipoteca; essa conserva il suo
effetto per 20 anni, trascorsi i quali l’ipoteca si estingue, salvo rinnovo di questa previa scadenza (se l’iscrizione viene rinnovata dopo,
equivarrà a nuova iscrizione: produrrà effetti dalla nuova data). L’ipoteca si estingue con la sua cancellazione dal registro; come per la
sua costituzione, anche per la cancellazione è necessario un titolo. Il conservatore dei registri non può procedere alla cancellazione di
questa senza disporre della domanda della parte interessata, corredata dal titolo o dalla sentenza che ne ordini la cancellazione.
Su un medesimo bene ci possono essere più ipoteche, a garanzia di crediti differenti; ogni successiva ipoteca è in ordine di tempo,
contrassegnata da un numero, che prende il nome di grado.
L’ipoteca è, come il pegno, un diritto reale di garanzia: il bene ipotecato può essere venduto, ma chi lo compera compera un
bene gravato da ipoteca (allo stesso modo si trasmette gravato agli eredi); perciò alla scadenza del credito, a garanzia del quale
l’ipoteca fu costituita, il creditore non pagato ha diritto di promuovere la vendita forzata del bene anche in confronto del
terzo acquirente–> il quale, per EVITARE LA VENDITA FORZATA, ha 3 possibilità:
1) PAGA LUI STESSO IL CREDITORE\I IPOTECARI;
2) EFFETTUA IL RILASCIO DEL BENE IPOTECATO con apposita dichiarazione alla cancelleria del tribunale;
3) PURGA L’IPOTECA tramite purgazione la quale consiste nell’offerta al creditore\i di una somma pari al prezzo d’acquisto del bene
(o del bene stesso se l’acquisto è avvenuto a titolo gratuito)–> se nessun creditore si offre di acquistare per un prezzo superiore di
almeno 1\10, il bene è liberato dall’ipoteca.
L’ipoteca è retta dai principi della SPECIALITÀ e dell’INDIVISIBILITÀ: grava solo su beni speci catamente (designati) indicati
e solo per una somma determinata; gli unici margini di principio della specialità riguardano le pertinenze (indicazione di almeno tre
con ni).
Leggi tra letto a pag.354.
Il principio di indivisibilità comporta che l’ipoteca continui a gravare su tutti i beni ipotecati, anche se il credito sia in parte estinto, salvo
che il proprietario del bene ipotecato non ottenga, per consenso del creditore o per sentenza, una riduzione della stessa.
GARANZIE PERSONALI:
Dalle garanzie reali si distinguono le garanzie personali: qui la garanzia non risiede in una cosa, ma bensì in una persona, il
deiussore per essere precisi, il quale garantisce con proprio patrimonio, l’adempimento di una obbligazione altrui (si
obbliga personalmente con il creditore, rendendo estraneo al contratto il debitore).
➡ FIDEIUSSIONE
L’effetto prodotto dalla deiussione è la responsabilità solidale nei confronti del creditore, del debitore e del suo deiussore: il
creditore può a discrezione esigere il pagamento dall’uno o dall’altro, senza necessità di rivolgersi prima al suo debitore
principale, salvo che non sia previsto da contratto. A questo modo il creditore potrà fare af damento sulla responsabilità
patrimoniale di due persone (soprattutto sul patrimonio del deiussore, molto solvibile).
! NB La volontà di assumere una obbligazione deiussoria deve essere espressa (non basta la lettera di patronage); se il
debitore non paga siamo nel merito di responsabilità extracontrattuale (aquiliana).
La deiussione può garantire l’adempimento di un debito futuro ( deiussione omnibus), anche se valida per un importo massimo
garantito.
Il deiussore diventa, egli stesso, debitore; la sua tuttavia è un’obbligazione accessoria rispetto l’obbligazione garantita (è valida solo
se è valida l’obbligazione del debitore principale)–> la causa del contratto di deiussione è la garanzia di un debito altrui,
ragione per cui la deiussione non può eccedere ciò che è dovuto dal debitore.
! NB. Se il creditore si rivolge al debitore principale e questo paga, adempiendo alla sua obbligazione, la deiussione si estingue
insieme all’obbligazione adempiuta. Se invece, il creditore si rivolge al deiussore, questi ha azione di recesso verso il debitore
principale per il rimborso di quando ha pagato.
Il MANDATO DI CREDITO è un contratto con il quale il soggetto (ad es. una banca), si obbliga verso un altro, che gliene ha
dato incarico (lettera di credito o credenziale), a fare credito ad un terzo, in nome e per conto proprio: chi ha dato l’incarico
risponde come deiussore.
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Nichele Arianna
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Nichele Arianna
➡ DIRITTO DI RITENZIONE
Il creditore che detenga una cosa del debitore, può ri utarsi a restituirla sino a quando questi non abbia soddisfatto il
suo credito; si parla di ritenzione privilegiata quando sulla cosa il creditore ci vanti pure un privilegio (tale ritenzione è opponibile a
terzi).
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Nichele Arianna
Cap.22 CIRCOLAZIONE E ALTRE VICENDE DEL CREDITO E DEL CONTRATTO (da pag.363 a pag.369)
LA CESSIONE DEL CREDITO (art.1260)
Anche i crediti, al pari dei beni, possono circolare, dunque passare da un soggetto ad un altro, con l’effetto di sostituire all’originario
creditore un nuovo creditore ed a questo un altro creditore, ecc, no al momento in cui, con l’adempimento da parte del debitore,
l’obbligazione non sia estinta.
Si parla a questo proposito di CESSIONE DI CREDITI: il creditore trasferisce ad altri, a titolo oneroso, o a titolo gratuito, il
proprio diritto di credito, senza necessità di consenso da parte del debitore.
La cessione di credito non è un contratto a se stante, ma l’oggetto di un contratto traslativo di diritti; si noti che non tutti i crediti
sono cedibili: sono esclusi quelli di carattere strettamente personale.
Essa è ef cace, nei confronti del debitore ceduto, solo dal momento in cui è stata noti cata a questo o è stata da questo accettata; no a
quel momento il debitore si libera adempiendo nei confronti del cedente (salvo che il cessionario non provi che era comunque a
conoscenza della cessione); dopo quel momento se paga nelle mani del cedente, paga male e può essere costretto dal cessionario a
pagare una seconda volta.
! NB. Se il medesimo credito è, con successivi contratti, ceduto a più persone, prevale la cessione che sia stata noti cata per
prima al debitore ceduto.
La cessione trasmette il credito a titolo derivativo (è retta dal principio che l’avente causa non può acquistare diritti maggiori di quelli
spettanti al dante causa), di conseguenza il cessionario è esposto alle stesse condizioni che il debitore ceduto avrebbe potuto opporre al
cedente: se, ad esempio, era a sua volta creditore del cedente, potrà opporre al cessionario l’eccezione di compensazione, a discapito
di un’insicurezza circa la sessione, quali cabile come una remora alla circolazione del credito, creando dif denza nel possibile cessionario.
Questi inconvenienti sono eliminati quando il credito è stato acquistato a titolo originario, ma ciò è possibile solo per i crediti che siano
rappresentati da titoli di credito (beni mobili).
Il credito ceduto può essere un credito inesistente o può inoltre accadere che, pur trattandosi di un credito esistente, il debitore ceduto non
adempia. La prima ipotesi è regolata in modo corrispondente all’evizione nel trasferimento di cose: il cedente, se la cessione è a titolo
oneroso, deve garantire l’esistenza del credito; se invece la cessione è a titolo gratuito, la garanzia è dovuta (come nella donazione), solo se
espressamente pattuita.
Discorso diverso vale per l’ipotesi di mancato adempimento: il cedente, per regola generale, non garantisce la solvenza del
debitore ceduto–> l’inadempimento di questo è un rischio del quale il cedente si libera addossandolo al cessionario; tuttavia si può,
con la clausola di salvo buon ne, pattuire che il cedente garantisca la solvenza del debitore ceduto, con la conseguenza che il
cessionario, se il debitore non paga, potrà rivolgersi al cedente ed esigere da lui il pagamento.
Cessione pro soluto e pro solvendo.
LA DELEGAZIONE
Si può essere al tempo stesso, debitori di un soggetto e recettori di un altro soggetto.
A è debitore di C e allo stesso tempo, A è anche creditore di B
A è debitore-creditore, C è il creditore, B è il debitore-> i 3 soggetti sono legati dal seguente rapporto obbligatorio AC - AB (nessun
rapporto fra BC).
La delegazione si può presentare in 2 forme:
➡ DELEGAZIONE DI DEBITO
Il debitore (delegante) assegna al proprio creditore (delegatario), un nuovo debitore (delegato), il quale si obbliga verso il creditore; tale
operazione presuppone un precedente rapporto fra delegante e delegato, in forza del quale il delegante è creditore del delegato.
De niamo i rapporti:
- RAPPORTO DI VALUTA fra delegante e delegatario;
- RAPPORTO DI PROVVISTA delegante e delegato (rapporto preesistente);
La funzione della delegazione è quella di far si che un unico pagamento, del delegato a favore del delegatario, estingua
simulatamente due rapporti obbligatori: tanto quello di valuta, quanto quello di provvista.
L’operazione è assai complessa e la si può scomporre in 3 fasi:
1) delegazione in senso stretto: è l’invito del debitore-creditore delegante, rivolto al proprio debitore.
2) promessa con la quale il delegato dichiara al delegatario di volersi obbligare nei suoi confronti.
3) accezione del delegatario (tacita o espressa). Se il creditore delegatario dichiara espressamente di voler liberare il debitore originario
si parla di–> delegazione positiva; si produce quindi una novazione soggettiva. Se il delegato non paga, il creditore potrà
rivolgersi al delegante, oppure il nuovo debitore si aggiunge al vecchio debitore originario (delegazione cumulativa).
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Nichele Arianna
➡ DELEGAZIONE DI PAGAMENTO
Differisce dalla delegazione di debito per il fatto che il delegato non è invitato a farsi debitore del delegatario, costituendo un
nuovo rapporto obbligatorio fra lui ed il delegatario, ma è semplicemente invitato a pagare il debito del delegante, ossia ad
estinguere il rapporto obbligatorio esistente fra delegante e delegatario (il delegato anche se è debitore del delegante, non è
tenuto ad accettare l’incarico).
Ne sono applicazioni concrete i “mandati di pagamento”.
‣ ACCOLLO (art.1273) L’accollo è uno dei contratti che rientrano nel fenomeno della successione a titolo particolare nel debito, viene
posto in essere tra il debitore (accollato) e un terzo (accollante) con il quale lo stesso si assume un debito del primo
verso un creditore (accollatario). Secondo la dottrina dominante, l’accollo non sarebbe, a differenza dell’espromissione, un
contratto autonomo, dovrebbe sempre essere conseguito in un più ampio contratto del quale sarebbe una semplice clausola.
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Nichele Arianna
➡ DECADENZA
Ex art.2964, si de nisce decadenza, l’estinzione di un mancato esercizio entro un dato tempo.
Differisce dalla prescrizione per la speci ca funzione assolta: ovvero limitare entro un breve (talvolta brevissimo) tempo lo stato
di incertezza delle situazioni giuridiche (termini di decadenza sono ad esempio, i termini perentori previsti per il concepimento di
atti processuali–>30 giorni di tempo per appellare sentenza).
A differenza della prescrizione, la decadenza può essere regolata solo dalla legge e può essere pattuita (tuttavia è nullo il patto con
cui si stabiliscono termini di decadenza che rendono eccessivamente dif cile ad una delle parti l’esercizio del diritto); non ammette ne
interruzione, ne sospensione.
Essa non può essere impedita se non dal concepimento dell’atto.
La decadenza ha natura eccezionale: quando non sia previsto un termine di decadenza, il diritto dovrà ritenersi sottoposto a termine di
prescrizione.
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Nichele Arianna
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Nichele Arianna
Quando non si possa dar luogo ad una successione per rappresentazione, si può, se gli eredi sono più di uno e sono eredi in parte uguale,
effettuare l’ACCRESCIMENTO, grazie al quale i beni non accettati, vanno ad altri eredi.
Nel caso non sia possibile procedere a rappresentazione o accrescimento, i beni andranno agli eredi legittimi (ex art.674).
LA SUCCESSIONE NECESSARIA
Chi fa testamento, non sempre può liberamente disporre di tutto il suo patrimonio; quando la persona ha coniuge, unito civilmente,
discendenti o ascendenti, una parte dei suoi beni è riservata per legge a costoro (anche contro la volontà del soggetto).
Questa parte, frazione aritmetica del patrimonio, si chiama quota di LEGITTIMA o RISERVA (quota disponibile è tutto il resto del
patrimonio).
LEGITTIMARI sono le persone che ne bene ciano; essi sono: il coniuge (o l’unito civilmente), i gli e gli ascendenti.
Vedi legge Cirinnà 76\2016 per le unioni omosessuali (dagli appunti lezione).
Ex art.536, i legittimari succedono nel seguente modo:
‣ CONIUGE (O UNITO CIVILMENTE) è riservata la metà del patrimonio (attenzione che va riducendosi nel caso di gli); oltre al diritto
di abitazione sulla casa e residenza familiare.
‣ FIGLI (o se questi non vogliono, ai loro discendenti ex principi rappresentazione) 50% o 2\3 del patrimonio in relazione al numero,
da dividersi in parti uguali.
‣ ASCENDENTI (in mancanza di gli), ovvero ai genitori del defunto, è riservato 1\3.
! NB. La quota di legittima (o riserva), si calcola non sul semplice patrimonio, ma sul patrimonio aumentato dalle
donazioni da lui elargite in vita (a scopo di tutela dei legittimari).
Se i legittimario ha avuto, per testamento, meno di quanto gli spetta, e si veri ca per cui la lesione di legittima, egli ha diritto di
conseguire dall’erede testamentario la quota che gli è dovuta, dunque chiedendo la riduzione delle disposizioni testamentarie o
delle donazioni, quindi integrando la sua quota a spese di altri successori ed eventualmente dei donatari; per procedere a far ciò il
soggetto leso deve prima imputarle alla quota di riserva.
LA SUCCESSIONE TESTAMENTARIA
Ex art.587 , Il TESTAMENTO, è un atto revocabile con il quale taluno dispone, per il tempo in cui avrà cessato di vivere, di
tutte le proprie sostanze o di parte di esse.
Il testamento è un atto giuridico unilaterale, con il quale si dipinse dei propri beni per dopo la propria morte–> si tratta
dunque di un atto a causa di morte (mortis causa) che differisce dagli atti unilaterali fra vivi.
Lo si può formare in qualsiasi momento, raggiunta la maggiore età, ma questo assumerà valore solo dopo la morte del
testatore, al quale opera come condizione legale sospensiva dell’ef cacia del testamento.
Il testamento è sempre revocabile: in ogni momento può essere reso inef cace per volontà di chi l’abbia redatto, sia in modo
espresso, sia tacito–> stilando un nuovo testamento per certi versi in contrasto con il precedente (quello posto successivamente limita
l’ef cacia del precedente). La revocabilità rende di conseguenza nulli sia i patti successori, cioè i contratti con i quali una persona
si obbliga lasciare i propri beni, o tutto o in parte, ad un’altra (ex art.458), sia il testamento ingiuntivo, che quello reciproco.
In deroga al divieto di patti successori, l’art.768 bis, ammette la validità del patto di famiglia, il cui effetto traslativo è immediato, sicché
l’atto equivale ad una donazione (deve avere la forma dell’atto pubblico).
Il testamento può assumere 3 forme:
OLOGRAFO, scritto, datato e sottoscritto tutto di mano del testatore (può essere scritto ovunque; svantaggio: dif coltà nella lettura).
PUBBLICO, scritto e sottoscritto dal notaio il quale mette nero su bianco le ultime volontà del testatore davanti a 2 testimoni, oppure
scritto dal testatore e sottoscritto dal notaio.
SEGRETO, scritto di mano (o stampato) dal testatore, il quale consegna il testamento sigillato, dinnanzi il notaio, con 2 testimoni.
! NB. Il testamento olografo e pubblico devono essere pubblicati dinnanzi ad un notaio dopo l’apertura della successione, o non possono
essere fatti valere.
IL TESTAMENTO (CONTENUTO)
Il testamento è solo la forma dell’atto a causa di morte: esso ha per contenuto l’istituzione dell’erede (o eredi), ossia del
successore\i, a titolo universale (se sono più di uno succedono la quota determinata dal testatore, altrimenti, per quote uguali); e può,
tuttavia contenere, uno o più legato, ossia disposizioni a titolo particolare che hanno per oggetto beni determinati.
Ancora: per testamento è possibile costituire una fondazione, sempre nel rispetto dei diritti dei legittimari.
In ne, il testamento può contenere disposizioni anche non patrimoniali, un esempio è il riconoscimento del glio naturale
(art.254).
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Nichele Arianna
Sia l’istituzione di erede, sia di legato, possono essere sottoposti a termini a condizione, sospensiva o risolutiva.
Solo i legati possono essere sottoposti a termine, iniziale o nale; le condizioni impossibili o illecite e il termine apposto alle istituzioni di
erede si considerano come non apposti.
Peculiare delle disposizioni testamentarie è la possibilità di sottoporre l’istituzione di erede e il legato ad onere (art.674), che
consiste in un comportamento imposto all’erede o al legatario. La disposizione testamentaria resta, anche se grava ad onere, una
disposizione a titolo gratuito, un atto di liberalità; la risoluzione della disposizione testamentaria per inadempimento dell’onere
può essere pronunciata dal giudice solo se prevista dal testatore o l’adempimento dell’onere era determinante dalla disposizione
testamentaria.
Le persone dell’erede o del legatario devono essere determinabili in base al testamento (attenzione al discorso poveri);
anche la quantità della quota o della cosa legata devono essere quanti cabili.
SOSTITUZIONI
È possibile che il testatore nomini, oltre al successore, una persona destinata a succedergli nel caso in cui questi non volesse o non potesse
accettare (in tal caso si parla di successione ordinaria).
Non è possibile però nominare come successore il proprio glio o il proprio fratello, ma ordinando che essi conservino i beni ricevuti, e li
passino, alla loro morte, ad un loro glio (successione fedecommissaira, un tempo legittima anche se perpetua, ora inammissibili se
perpetui, essendo in contrasto con la circolazione della ricchezza, salvo che il fedecommissario non sia disposto a favore di una
persona interdetta).
ESECUTORI TESTAMENTARI
Spesso il testatore indica nel testamento una o più persone incaricate di eseguire le disposizioni che vi sono contenute–>
sono esecutori testamentari persone di ducia del testatore; se l’esecutore dovesse accettare il compito dovrà fare tutto ciò che è
atto alla conservazione del patrimonio ereditario e salvo diversa volontà del testatore, l’esecutore dovrà amministrare i beni
nell’interesse delle persone cui sono stati lasciati (se gli ed sono più di uno, e non si trovano d’accordo, interverrà allora l’autorità
giudiziaria).
INVALIDITÀ DEL TESTAMENTO
Al pari dei contratti, il testamento potrà versare in condizioni di nullità o annullabilità:
‣ È NULLO Nel caso di testamenti ingiuntivi o reciproci, o se il motivo è illecito, o se il testamento versa difetti di forma (ad es. privo di
rma).
‣ È ANNULLABILE Nel caso in cui il testamento fosse viziato da violenza morale, dolo, errore (errore motivo, di fatto o di diritto);
l’azione di annullamento si prescrive in 5 anni dalla notizia di vizio del consenso, e può essere esercitata da qualsiasi interessato.
LA SUCCESSIONE LEGITTIMA
Se una persona muore senza aver fatto testamento, o nel caso il testamento si fosse rivelato invalido, i beni ereditati
andranno alle seguenti gure.
L’ordine previsto per la successione legittima è infatti il seguente:
1) SE CI SONO FIGLI, i beni andranno loro in parti uguali, al coniuge (o UC).
2) SE NON CI SONO FIGLI, MA CONIUGE andranno i 2\3, 1\3 invece andrà a genitori e fratelli o all’UC.
3) SE NON CI SONO NE FIGLI, NE CONIUGE–>GENITORI (o FRATELLI o viceversa).
4) SE NESSUNO DI COSTORO È SOPRAVVISSUTO–> PARENTI (SIA IN LINEA DIRETTA, SIA COLLATERALE) no al grado 6; se non ci sono
parenti no al grado sesto, il patrimonio ereditato andrà allo stato, il quali acquista i beni senza accettazione.
Commutazione abrogata (legge 219\2012)–> la stessa legge riconosce che il riconoscimento del glio produce effetti sia
rigido al genitore da cui fu fatto e riguardo ai parenti di esso: a seguito del riconoscimento giudiziale il glio entra Afar parte della
famiglia, indipendentemente sia stato concepito entro o fuori il matrimonio–> gli effetti successori saranno invariati.
Diversa è la condizione di glio nato fuori dal matrimonio e non giudizialmente accettato: egli può solo ottenere dal
genitore la provvigione del suo mantenimento, gli alimenti (alla morte del genitore ha diritto ad un assegno vitalizio).
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Nichele Arianna
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Nichele Arianna
LA DONAZIONE
La donazione è un atto di liberalità.
Ex art.769, si de nisce DONAZIONE quel contratto con il quale il donante arricchisce un’altra persona, de nita donatario,
per spirito di liberalità; essa può essere reale o obbligatoria:
‣ REALE quando il donante attribuisce al donatario un proprio diritto;
‣ OBBLIGATORIA quando assume una obbligazione verso il donatario;
In ambedue i casi, per le donazioni di modico valore è richiesta a pena di nullità, l’atto pubblico (non per quelle con un
valore irrisorio). Donazione manuale = contratto reale.
Come l’istituzione di erede e di legato, la donazione può essere gravata da onere; il donatario è tenuto ad adempiere nell’onere nei limiti
del valore della cosa donata.
! NB. Anche la donazione può essere fatta a favore del concepito o del non ancora concepito che nascerà da persona vivente al tempo della
donazione.
Ex art.800, il donante (o suo erede), può revocare la donazione e riprendersi i beni (e i loro frutti) in due casi:
- CASO I) REVOCA PER INGRATITUDINE se il donatario commette nei riguardi di lui omicidio, tentato omicidio, calunnia, ingiuria,
danneggio grave, negazione alimenti.
- CASO II) REVOCA PER SOPRAVVIVENZA DI FIGLI se il donante, dopo la donazione, ha o apprende di avere un glio o
discendente.
È ammesso nella donazione–> IL PATTO DI RIVERSIBILITÀ, cioè il patto per cui il donante riavrà i beni donati nel caso il donatario o
discendenti muoiano prima di lui.
Donazione rimuneratori ≠ liberalità d’uso!
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Nichele Arianna
LE PROVE
Chi fa valere in giudizio un diritto, ossia l’attore, deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento (ex art.2697, comma1).
È l’ONERE DELLA PROVA: non basta per ottenere il riconoscimento del proprio diritto, limitarsi ad affermare di averlo, altresì occorre
provarlo, ossia addurre ai fatti che ne costituiscano la dimostrazione. Chi, all’opposto, contrasta la pretesa dell’attore, ossia il
convenuto, deve a sua volta provare i fatti su cui l’eccezione si fonda (comma2).
Le prove si distinguono in:
‣ PROVE DOCUMENTALI O SCRITTE Le prove scritte sono atti pubblici o scritture private.
- ATTO PUBBLICO: art.2966, documento redatto, cin le date formalità da un pubblico uf ciale (o uf ciale di stato civile); gli atti
pubblici fanno piena prova no a querela di falso (per mettere in dubbio le attestazioni bisogna impugnarli dinnanzi un
giudice–> vedi codice di procedura civile).
- SCRITTURA PRIVATA: art.2699, fa piena prova, contro chi l’ha sottoscritta. Può avere come contenuto, un contratto, un atto
unilaterale, una quietanza di pagamento, ecc.
La sottoscrizione deve essere essere autografata, ossia di pugno dalla parte il cui nome risulti della sottoscrizione, quale prova certa della
sua paternità. Non è ammessa di regola la riproduzione meccanica della rma, salvo eccezioni, quale ad esempio la rma
digitale.
Quando si voglia addurre un documento contro persone estranee alla sua redazione bisogna che esso abbia data certa, la quale
corrisponde alla data di registrazione presso i pubblici uf ci.
Anche i telegrammi (telex), i registri dimestici e le riproduzioni meccaniche hanno valore di scritture private.
Il d.p.r. 513\97 regola i criteri, le modalità di formazione, archiviazione, trasmissione circa il documento informativo (è valido se segue
certe tecniche).
‣ PROVE TESTIMONIALI La prova dei fatti può aggiungersi anche con le dichiarazioni di persone che siano state presenti al loro
veri carsi o che ne abbiano avuto notizia–> TESTIMONI. La prova testimoniale è esclusa quando:
1. Per i contratti in generale, salvo che il giudice non reputi tali le circostanze da richiesta;
2. Quando si voglia provare l’esistenza di un patto aggiunto o contrario alle clausole di un contratto scritto;
In questi casi la prova testimoniale è ammessa se alla base ci sia già un principio di prova scritta, o quando questa è andata
perduta per colpa del contraente, o se egli era nella impossibilità materiale\ morale di procurarsela.
La corte ha giudicato illegittima la restrizione del corpo testimoniale sulla base dei 14 anni.
‣ CONFESSIONE È una dichiarazione che una parte fa, in giudizio (confessione giudiziale), o al di fuori di questo (confessione
stragiudiziale), della verità di fatti a sé sfavorevoli. Ha per oggetto i fatti e non rapporti giuridici.
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Nichele Arianna
Si deve discerne fra dichiarazione di scienza (conoscenza di un dato fatto) e dichiarazione di volontà (riconoscimento del diritto
altrui); la prima è impugnabile per errore di fatto o per violenza, la seconda ha invece un effetto di riconversione.
‣ GIURAMENTO È una confessione pronunciata in giudizio, accompagnata da una formula solenne; è fatta da una delle
parti su invito (deferimento) dell’altra o del giudice. Giurare il falso è reato.
Il giuramento può essere:
- SUPPLETORIO Se insuf ciente;
- DECISORIO Se il giuramento fa dipendere la decisone parziale o totale della causa.
! NB. Non si può provare con giuramento l’esistenza di un atto che richiede la forma scritta.
‣ PRESUNZIONI Sono mezzi di prova indiretti, de niti anche prove critiche, in antitesi con le altre, de nite prove storiche.
Consistono nel dedurre da fatti noti l’esistenza di un fatto ignoto.
Le presunzioni possono essere:
- LEGALI Quando è la stessa legge che da un fatto noto;
- SEMPLICI Quelle presunzioni lasciate al prudente apprezzamento del giudice; debbono essere gravi, precise, concordanti–> essere
quali cate da un rigoroso rapporto di consequenzialità logica fra il fatto storico e il fatto da provare.
Secondo un’ulteriore classi cazione, in relazione alla PROVA CONTRARIA, possiamo distinguerle in:
- PRESUNZIONI ASSOLUTE Quelle che non ammettono prova contraria;
- PRESUNZIONI RELATIVE Quelle che invece ammettono la prova contraria (caso eccezionale ma non impossibile).
Di regola, il giudice valuta liberalmente le prove, e la loro ammissibilità in relazione al caso in analisi; tuttavia alcune prove
sono vincolanti per il giudice: PROVE LEGALI.
La pubblicità dei fatti giuridici può svolgere funzioni diverse; distinguiamo 3 pubblicità fondamentali:
➡ PUBBLICITÀ-NOTIZIA:
Vale a rendere conoscibili i fatti giuridici a chiunque ne abbia interesse: ed è funzione assolta da ogni mezzo di pubblicità
(determinati mezzi, come ad esempio il registro dello stato civile, possiedono SOLO questa funzione).
➡ PUBBLICITÀ DICHIARATIVA:
Ha la speci ca funzione di rendere opponibile ai terzi il fatto giuridico del quale è stata data pubblicità, indipendentemente
dalla circostanza che i terzi ne abbiano avuto effettiva conoscenza. Essa trasforma la conoscibilità del fatto, resa possibile dalla sua
pubblicità, in conoscenza legale: una volta che dal fatto è stata data pubblicità, nessuno può eccepire di ignorarlo.
Entro la pubblicità dichiarativa occorre però introdurre una distinzione, rilevante per il caso in cui non sia stato dato il fatto giuridico:
A) LA PUBBLICITÀ È MEZZO SUFFICIENTE MA NON NECESSARIO PER L’OPPONIBILITÀ DEL FATTO AI TERZI.
B) LA PUBBLICITÀ È MEZZO NECESSARIO OLTRE CHE SUFFICIENTE PER L’OPPONIBILITÀ DEL FATTO AI TERZI.
➡ PUBBLICITÀ COSTITUTIVA:
Ricorre nei casi in cui l’iscrizione di un fatto giuridico nel registro è requisito necessario perché si producano i suoi
effetti giuridici (è il caso dell’iscrizione dell’ipoteca, delle società di capitali e cooperative).
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Nichele Arianna
LA TRASCRIZIONE IMMOBILIARE
Si debbono rendere pubblici per mezzo della trascrizione nei registri immobiliari:
- i contratti che trasferiscono la proprietà di beni immobili o che costituiscono, trasferiscono, modi cano o estinguono diritti edi catori o
comunque dominanti, ovvero diritti reali di godimento su di essi, nonché le locazioni ultraventennali, e i contratti di società per i quali
si conferisce il godimento di immobili per oltre nove anni o a tempo indeterminato..
- Gli atti unilaterali, sentenze e altri provvedimenti giudiziari che producano le stesso effetto.
La trascrizione ha funzione di pubblicità dichiarativa: il contratto o l’atto soggetto a trascrizione è perfettamente valido ed ef cace fra
le parti, anche in mancanza di trascrizione (nel c caso di una pluralità di acquirenti: chi trascrive per primo, ha vantaggio–>principio di
priorità).
Leggi tra letto a pag.463.
Sono inoltre, soggette a trascrizione, sempre agli effetti della opponibili ai terzi, le DOMANDE GIUDIZIALI riguardanti atti soggetti a
trascrizione–> si parla di effetto perentorio della trascrizione: la quale fa retroagire al momento della trascrizione della domanda
giudiziale l’effetto della successiva trascrizione della sentenza di accoglimento della domanda.
Se le domanda sarà accolta, la sentenza di accoglimento potrà essere opposta ai terzi dalla data di trascrizione della domanda.
Distinguiamo:
➡ TRASCRIZIONE SANANTE
È una regola che non vale per il contratto nullo: la sentenza che dichiara la nullità, travolge, in linea di principio, anche i diritti
acquistati dai terzi in buona fede, e ciò quantunque il terzo avesse trascritto il proprio acquisto prima della trascrizione
della domanda giudiziale di nullità.
A questo principio è pero apportato un temperamento per l’ipotesi in cui il contratto nullo (o annullabile) sia stato trascritto e
siano passati 5 anni senza che risulti eseguita la trascrizione della domanda giudiziale di nullità. In tal caso, la sentenza che
dichiara la nullità (o l’annullamento), non pregiudica i diritti acquistati da terzi in buona fede ad un atto trascritto anteriormente alla
domanda giudiziale (ex art.2652, comma6).
➡ TRASCRIZIONE DEL PRELIMINARE
Ex art.2645 bis, per il contratto preliminare; la trascrizione del contratto de nitivo o della sentenza che accoglie la domanda giudiziale
di esecuzione in forma speci ca ex art.2932, prevalga sulle trascrizioni ed iscrizione eseguite contro il promettente alienante dopo la
trascrizione del contratto preliminare.
L’effetto prenotativo cessa, tuttavia, se entro 1 anno dalla data convenuta nel preliminare per la conclusione del contratto de nitivo, e
comunque, entro 3 anni dalla trascrizione preliminare, non è eseguita la trascrizione del contratto de nitivo o della sentenza
che accoglie la domanda giudiziale di esecuzione in forma speci ca.
➡ TRASCRIZIONE DI ATTI DI DESTINAZIONE
Gli atti in forma pubblica con cui beni immobili o beni mobili registrati iscritti in pubblici registri sono destinati, per un periodo non
superiore a 90 anni o per la durata della vita della persona sica bene ciaria, alla realizzazione di interessi meritevoli di tutela riferibili a
persone disabili, PA, altri enti o persone siche ai sensi dell’art.1322, comma2, possono essere trascritti al ne di rendere opponibili ai
terzi il vincolo di destinazione; per la realizzazione di tali interessi può agire, oltre al conferente, qualsiasi interessato anche durante la vita
del conferente stesso.
I beni conferiti e i loro frutti possono essere impiegati sono per la realizzazione al ne di destinazione e possono costruire oggetto di
esecuzione, salvo solo per debiti contratti per tale scopo.
Si prende in sostanza la possibilità di trascrivere gli atti in forma pubblica con cui un soggetto (conferente), costituisce,
su beni immobili o mobili iscritti in pubblici registri, un vincolo di destinazione nalizzato, per un periodo non
superiore a 90 anni o per la durata della persona sica bene ciaria, a realizzare interessi meritevoli di tutela, riferibili a
soggetti individuati, peraltro con ampia formulazione, della stessa disposizione (bene ciari).
➡ TRASCRIZIONE DI ATTI COSTITUTIVI DI VINCOLI
Si devono trascrivere, se hanno per oggetto beni immobili, gli atto di diritto privato, i contratti e gli altri atti di diritto privato, anche
unilaterali, nonché le convenzioni e i contratti con i quali vengono costituito a favore dello stato, regioni, enti pubblici territoriali, vincoli di
suo pubblico o vincolo richiesto dagli strumenti urbanistici comunali, di pani cazione territoriale, ecc.
Il legislatore ha cosi introdotto una norma aperta al rinvio che consente la trascrizione di qualunque vincolo disciplinato
da norme statali, regionali e comunali.
Leggi tra letto a pag.465\466.
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Nichele Arianna
TITOLO PER LA TRASCRIZIONE La trascrizione si esegue presso l’uf cio fra registri immobiliari nella cui circolazione sono
situati i beni. L’atto da trascrivere deve presentare speci ci requisiti formali, idonei a farne un titolo per la trascrizione (sentenza, atto
pubblico o rma autenticata con rme giudizialmente accertate), trascrivendo la domanda giudiziale (anche preventivamente).
Il titolo per la trascrizione deve essere accompagnato da una nota per la trascrizione, nella quale sono indicati gli estremi essenziali
dell’atto e degli immobili che ne formano oggetto.
La trascrizione degli atti è solo un onere per le parti; è invece un obbligo per il notaio che ne abbia redatto l’atto o
autenticato la scrittura privata. Oltre che dalle parti dell’atto, la trascrizione può esser fatta da chiunque ne abbia
interesse.
La cancellazione della trascrizione è rigorosa: la trascrizione delle domande giudiziali può essere cancellata se la cancellazione è
consentita dalle parti o se è ordinata dal giudice con sentenza passata in giudicato (il giudice può anche decidere di rigettare la domanda
ed estinguere il giudizio); si deve inoltre cancellare l’indicazione della condizione, ecc (vedi art.2688, comma 3).
! NB. Il conservatore dei registri immobiliari, in quanto pubblico funzionario, è responsabile dei danni che cagiona a privati per
l’illegittimo ri uto di trascrizione, per il ritardo o le omissioni inerenti a questa–> applicazione della personale
responsabilità per danno.
Qualora emergano gravi dubbi sulla trascrivibilità di un atto (o sull’iscrizione di un’ipoteca), il conservatore su istanza della
parte può richiederne la formalità con riserva; la parte deve quindi proporre il reclamo all’autorità giudiziaria af nché sciolga il dubbio (ex
art.2674 bis, riforma dell’85).
LA TRASCRIZIONE MOBILIARE
I medesimi atti, se relativi a beni immobili, sono soggetti a forme di pubblicità quando hanno per oggetto beni mobili registrati–>
registro automobilistico (Pra), navale e degli aeromobili.
L’identità di funzione che hanno cura di elencare gli altri soggetti a trascrizione mobiliare è richiesta per\ha gli effetti degli artt.2644 e.
seguenti.
Anche qui la trascrizione è un onere per i privati interessati, ma un obbligo per il notaio rogante (rogante=rogito); vale anche qui il
principio circa la continuità delle trascrizioni.
La grande differenza con il sistema immobiliare, è che il sistema della trascrizione mobiliare è a base reale, e ciò sempli ca
molto le ricerche sugli stessi registri (ricerca del numero di matricola del bene).
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Nichele Arianna
PROPRIETA (art.832)
Il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l'osservanza degli obblighi stabiliti
dall'ordinamento giuridico [Cost. 42, 43, 44].
TESTAMENTO (art.587)
Il testamento è un atto revocabile [679 ss. c.c.] con il quale taluno dispone, per il tempo in cui avrà cessato di vivere, di tutte le proprie
sostanze o di parte di esse.
Le disposizioni di carattere non patrimoniale, che la legge consente siano contenute in un testamento, hanno ef cacia, se contenute in un
atto che ha la forma del testamento [601 c.c.], anche se manchino disposizioni di carattere patrimoniale.
POSSESSO (art.1140)
Il possesso è il potere sulla cosa che si manifesta in un'attività corrispondente all'esercizio della proprietà o di altro diritto reale. Si può
possedere direttamente o per mezzo di altra persona, che ha la detenzione della cosa.
CONTRATTO (art.1321)
Il contratto [1173] è l'accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale [1174,
1322].
Secondo Cassazione 9651/2016 "In senso soggettivo, per “buona fede” si intende lo stato di ignoranza o l’erronea conoscenza circa
una data situazione giuridica o di fatto; per contro, per “mala fede” si intende la scienza, la consapevolezza, l’esatta conoscenza, di un
fatto o di una data situazione giuridica. In senso oggettivo, invece, la “buona fede” consiste in una regola di condotta da tenersi nei
rapporti giuridici, una regola improntata alla lealtà nei confronti delle altre parti: è in buona fede chi si comporta con lealtà nei rapporti
giuridici. Per contro, per “mala fede” si intende la slealtà di condotta nell’agire giuridico.
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