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ELEMENTI DI DIRITTO AMMINISTRATIVO PER I BENI CULTURALI - VIDETTA - 2020/202

IL DIRITT

DEFINIZIONE

La de nizione di “diritto” viene delegata alla loso a del diritto, che ne indica due utilizzi: uno soggettivo, ovvero come
pretesa (è mio diritto...), e uno oggettivo, ovvero come insieme di norme (ordinamento giuridico); tuttavia l’uso
soggettivo dipende da quello oggettivo (per avere un diritto deve esserci qualcosa che lo garantisca). De nire il Il
diritto “insieme di norme” è però un problema, perchè le norme possono derivare da una pluralità di ordinamenti,
tuttavia solo lo Stato può punire con una coercizione sica e non le formazioni sociali, che possono solo espellere la
persona dal gruppo. Il diritto è fortemente legato al momento storico e alla localizzazione geogra ca, per esempio la
legge coranica è sia religiosa che penale, mentre la legge della Chiesa è solo religiosa e non penale. L’espulsione dal
gruppo sociale è una norma sociale, la cui violazione porta a reazioni paragiuridiche. Ma il diritto è si un insieme di
norme, ma è anche più in generale la materia di studio, che analizza i casi in cui vengono applicate (cosiddetta
Giurisprudenza)a, i principi comuni e il rapporto tra esse, ma anche gli studiosi che hanno proposto una loro lettura
(cosiddetta Dottrina).

A livello accademico si è soliti a dividere tra diritto pubblico e diritto privato. Il primo studia l’organizzazione dello
Stato e i rapporti tra l’autorità pubblica e i privati, da esso derivano il diritto costituzionale, amministrativo, penale e
tributario; il secondo invece regola i rapporti tra privati e da esso derivano il diritto civile, commerciale, del lavoro, della
famiglia e industriale. Il diritto pubblico e amministrativo si concentra su sei grandi argomenti:
1 l’organizzazione costituzionale dello Stato
2 l’organizzazione della pubblica amministrazione (regionale e locale)
3 le fonti del diritto
4 provvedimenti amministrativi
5 libertà e diritti costituzionali
6 l’organizzazione della giustizia.

LA NECESSITA’ DEL DIRITTO

L’uomo è per sua natura portato a vivere in gruppi diversi, ma i gruppi hanno bisogno di regole che li regolino e organi
che le facciano rispettare. Tra le regole assumono particolare rilevanza rispetto alle altre (sociali, morali) le regole di
diritto o norme giuridiche, in quanto è l’intera società che ne assicura il rispetto è che proviene dallo Stato nel suo
insieme: è una regola di diritto il pagamento delle tasse, ma non di lasciare il posto ad un’anziana. Spesso però sono
già presenti nella società come norme sociali prima di essere scritte (es. Non uccidere), e in altri casi niscono per
in uenzarsi a vicenda e anche la società stessa (es. Legge sul divorzio, da scandalo a normalità). L’insieme delle
norme giuridiche che regolano in astratto la condotta dei consociati prende il nome di diritto in senso oggettivo, che
diventa diritto di senso soggettivo quando si invocano le norme giuridiche per soddisfare un proprio interesse. (es.
Oggettivo : il proprietario può disporre delle sue cose, sogg: il proprietario può godere liberamente delle sue cose). Il
diritto oggettivo viene diviso poi in
- pubblico: insieme di regole che disciplinano lo stato, gli enti pubblici e i il rapporto tra loro, il rapporto tra pubblico e
privato. Solitamente hanno una posizione gerarchica nei confronti dei cittadini. Si divide in diritto costituzionale
(principi fondamentali dello Stato), penale, tributario (riscossione delle tasse), processuale (funzionamento degli
organi di giustizia e dei processi civili, penali e amministrativi) ed ecclesiastico (rapporto Stato-Chiesa
- privato: regola i rapporti tra i membri della società, posti in una posizione paritaria. Fanno parte del privato il diritto
civile (discipline le persone e la famiglia) e il diritto commerciale (discipline imprese e le società).

GLI ORDINAMENTI GIURIDICI

L’ordinamento giuridico è l’insieme ordinato delle norme giuridiche di una determinata comunità, che ne regolano i vari
aspetti. Esso è una composizione ordinata sia perchè de nisce l’ordine nella società e sia perchè le regole al suo
interno hanno un rapporto reciprocamente ordinato. Le due caratteristiche principali degli ordinamenti sono
- la complessità, dovuta alla presenza di numerose fonti del diritto, spesso eterogene
- estensione, perchè con il tempo vanno a disciplinare sempre più aspetti della comunità.
Quello più importante è quello statale (lo stato è il territorio entro cui sono applicate le leggi italiane). Accanto ad esso
c’è l’ordinamento internazionale (art.10 Cost= Italia si deve adeguare al diritto internazionale) che ogni stato facente
parte della comunità internazionale è tenuto a rispettare, e l’ordine comunitario, a cui ogni stato dell’Unione Europea
deve attenersi.

LA NORMA GIURIDIC

La Norma Giuridica è un comando generale e astratto rivolto ai membri della collettività con il quale viene imposto
un certo precetto (precisa condotta) sotto la minaccia di una reazione, che può essere una sanzione (punizione
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- generalità: non hanno nomi e cognomi a destinatari speci ci (“persona”


- astrattezza: non fanno riferimento ad un caso concreto ma ad una ipotesi astratta; in tal modo può raggiungere una
serie inde nita di casi a cui si può applicare a casi diversi ma riconducibili all’ipotesi (es. Non uccidere anzichè non
uccidere con um martello); in questo modo la legge è anche più stabile e duratura nel tempo
- positività-effettività. Ovvero deve enunciare un interesse effettivo della comunità (positività), predisponendo i mezzi
per cui arrivare a quel ne, se il ne diviene concreto allora la norma è ef cace e vuol dire che viene rispettata
(effettività
- coattività, ovvero la capacità di essere osservata (non sempre, esistono norme che non hanno una sanzione ma
sono giuridiche perché esprimono un interesse considerato meritevole di tutela da parte dell’ordinamento): la sua
osservanza è considerata necessaria dall’ordinamento il quale predispone strumenti che ne garantiscano
l’osservanza anche contro o in assenza della volontà del destinatario e pertanto la sua obbligatorietà è sancita dalla
minaccia una sanzione
- esteriorità: ovvero disciplina non solo la vita del singolo, ma quella di tutti i consociati

La struttura di una norma prevede:


- precetto: prescrizione di un determinato evento
- sanzione: minaccia di una determinata reazione in caso di violazione del precetto; si possono dividere in base al
ne in riparativa e punitive, quelle punitive prevedono esecuzione (mira al raggiungimento del risultato che di sarebbe
ottenuto rispettando il precetto violato, può essere l’esecuzione forzata o l’annullamento dell’atto che portato a violare
il precetto) o pena (quando si in igge un male che non è in relazione diretta con l’atto compiuto, es. Reclusione per
chi ruba). Le sanzioni riparative mirano invece a ottenere quanto si sarebbe ottenuto se il precetto fosse stato
rispettato, e si tratta di multe e ammende. Le sanzioni possono essere divise anche per la norma che è stata violata:
sanzioni civili per l’inosservanza di norme civili, sanzioni penali, per norme del diritto penale, che prevedono o la
restrizione delle libertà personale o il pagamento in denaro, in ne le sanzioni amministrative per l’inosservanza al
diritto amministrativo, come al codice della strada.

In base al contenuto le norme si dividono in


- precettive -> se contengono comand
- proibitiva -> se proibiscono comportamenti
- permissive -> autorizzano certi comportamenti o attribuiscono a soggetti determinate facolt

In base al tipo di comando le norme possono essere


- cogenti-imperative -> se devono essere rispettate necessariamente da tutti i consociati indipendentemente dalla
loro volontà (es. Norme penali
- relative -> se la loro applicazione può incidere la volontà del soggetto; si dividono in dispositive se permettono ai
soggetti di regolare un rapporto in maniera diversa, suppletive se trovano applicazioni quando nessuna delle parti
abbia espresso volontà.

In base al tipo di sanzione le norme possono esser


- perfette -> se sono munite di un’idonea sanzione (norme penali
- imperfette -> se non sono munite di alcune sanzione (i gli devono rispettare i genitori, ma non c’è alcuna sanzione
- men che perfette -> che prevedono sì delle sanzioni, ma che non riporteranno alla situazione preesistente alla
violazione.

GLI ORGANI DELLO STATO

LO STATO

Ogni volta che si forma un gruppo di individui in modo stabile, si deve decidere come organizzare il potere politico,
ovvero come imporre una certa volontà anche ricorrendo in maniera legittima alla forza. Lo Stato è una forma storica
di potere politico, che prevede una collettività di individui detta popolo e stanziata su un preciso territorio, sul quale
viene esercitata la sua sovranità (ovvero potere) regolata da un ordinamento giuridico indipendente.
Lo Stato è un ente giuridico
- politico -> ovvero persegue ni di volta in volta de niti sulla base di scelte politiche della collettivit
- originario -> il suo potere viene ricevuto da sè stesso
- indipendente e sovrano -> non riconosce sul suo territorio alcuna autorità superiore
- dotato di effettività -> è in grado do imporre l’osservanza delle sue regole.
Lo Stato si esprime attraverso entità astratte dette persone giuridiche (che esistono solo nel diritto, n.b. =/ da
personalità giuridica), che per svolgere la loro attività hanno bisogno di persone siche (esistenti): l’espressione di una
persona giuridica attraverso una sica si chiama “organo

Gli Stati occidentali derivano dalla disgregazione delle società feudali, Nei primi stati, le monarchie assolute, il potere
era detenuto esclusivamente dal re, che produceva le leggi e le faceva eseguire, e la giustizia era af data a tribunali
di nomina regia; il re non aveva limiti e non era condizionato dal desiderio dei sudditi. Nel 18 secolo viene teorizzata la
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divisione dei poteri (o funzioni), che sancisce la nascita dello stato moderno: l’autorità quindi esprime il proprio
potere/funzione in tre poli indipendenti (ma collegati e non separati, in tal modo ogni potere controlla indirettamente gli
altri da derive) in mano a personalità giuridiche diverse :
- legislativo (scrivere le norme dell’ordinamento),
- esecutivo/amministrativo (applicare tali norme in concreto per conseguire dei ni
- giudiziario/giurisdizionale (amministrare la giustizia, ovvero fare in modo che le norme siano rispettate) Il
funzionamento di questi soggetti e i loro rapporti reciproci sono regolati anch’essi da leggi alle quali essi non possono
derogare. Tra queste gure organizzative (cioè che svolgono le funzioni che sono attribuite allo Stato dalla
Costituzione) ci sono vari organi (il cui compito è appunto quello di manifestare all’esterno la volontà dello Stato cioè
di agire in nome e per conto dello Stato); i fondamentali italiani sono: Parlamento, Governo, Presidente della
Repubblica, Corte Costituzionale e Magistratura. La Costituzione non enuncia in maniera esplicita la divisione dei
poteri, ma attribuisce una funzione prevalentemente legislativa al Parlamento, esecutiva al Governo, giudiziaria ai
giudici ordinari, (ma non sono esclusivi di ogni funzione) a cui corrispondono degli atti tipici, che sono rispettivamente
legge, decreto e sentenza. Ogni potere però contiene parte delle altre funzioni, in modo da rendere lo stato armonico
e coordinato:
- il potere legislativo ha la funzione materialmente amministrativa (nominare i deputati) e giurisdizionale (stato
d’accusa del Presidente della Repubblica
- il potere esecutivo ha la funzione materialmente legislativa (decreti legge o legislativi) e giurisdizionale (5 giudici
della Corte Costituzionale nominati dal Governo)
- il potere giurisdizionale ha la funzione materialmente amministrativa (nominare tutori per minore) ma nessuna
legislativ

PARLAMENTO

La forma si governo (organizzazione per gestire i poteri) sancita dalla Costituzione è la repubblica parlamentare, in
cui ovvero il Parlamento è al centro delle istituzioni ed è l’unico organo eletto direttamente dal popolo. Il Par0lamento
è composto da due camere (camera dei Deputati e Senato), i cui rappresentanti sono eletti a suffragio universale.
Ogni camera ha un presidente che dirige i lavori e garantisce il rispetto delle regole. Ogni camera è un organo
collegiale (= esprime un’unica volontà) e l’art. 64 cost. Stabilisce che le deliberazioni per essere valide devono
prevedere la maggioranza dei componenti e la maggioranza dei presenti (salvo indicazioni diverse dalla Costituzione).
Le sedute sono pubbliche, ma possono decidere di adunarsi in seduta segreta (ognuna delle Camere o Parlamento a
Camere riunite). Il nostro sistema prevede un bicameralismo perfetto, ovvero che le due Camere hanno uguale
durata (5 anni) e uguali funzioni.
- La Camera dei Deputati (56 cost.) è composta da 630 (->400) deputati ed è eletta Camera dei deputati è eletta a
suffragio universale e diretto. Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i
venticinque anni di età.
- Il Senato della Repubblica ha un numero dei senatori elettivi di 315 -> 200 (art. 57 Cost), eletti a suffragio
universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età. Sono eleggibili a senatori gli
elettori che hanno compiuto il quarantesimo anno.
- Senatori a vita (art. 58 Cost): È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica,
che può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale,
scienti co, artistico e letterario.

Il Parlamento agisce normalmente a camere separate Il periodo in cui le camere durano in carica è detto legislatura
e dura normalmente 5 anni . Le camere possono durare in carica meno di 5 anni qualora si realizzi una crisi
politica nel qual caso il Presidente della Repubblica può decidere di sciogliere anticipatamente le Camere e si va a
nuove elezioni politiche. La durata di ciascuna Camera non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso
di guerra. (art. 60 Cost) . Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro 70 giorni dalla ne delle precedenti. La
prima riunione ha luogo non oltre il 20 giorno dalle elezioni. Finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati
i poteri delle precedenti (cd. prorogatio - art 61 cost)

Funzioni:
1) legislativa
2) indirizzo politico e controllo sull’operato del governo: la funzione è quella di essere diretti a far valere la
responsabilità politica del governo nei confronti del parlamento ed in particolare di richiamare il Governo al rispetto
del programma: es. deve dare la ducia al governo appena insediato previa valutazione del programma di questo;
può inoltre rivolgere al governo delle interrogazioni ovvero domande per conoscere la veridicità di certi fatti; e
interpellanze (domande per conoscere le intenzioni del governo su certe questioni).t6
3) funzione giudiziaria nei confronti del presidente della repubblica: messa in stato d’accusa per attentato alla
costituzione o alto tradimento. Il giudizio è svolto dalla corte costituzionale.

Art 55 cost. = eccezionalmente può essere richiesto che il Parlamento agisca a camere riunite solo per casi previsti
esplicitamente dalla Costituzion
- l’elezione del presidente della repubblica

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- giuramento del presidente della repubblica prima di assumerne la funzion
- accusa del presidente della repubblica (giudizio svolto dalla corte costituzionale
- per l’elezione dei 5 giudici costituzionali di nomina parlamentare, ma in quel caso ci deve essere la maggioranza dei
componenti e l’approvazione deve avvenire per maggioranza semplice (50+1 dei presenti)

L’INDIRIZZO POLITICO

L’attività di indirizzo politico è l’insieme di ni che la maggioranza di Governo e Parlamento si sono pre ssati. Per far
sì che il Governo rispetti tali ni, il Parlamento deve dargli la ducia, ovvero deve essere soddisfatto dell’operato. Il
sistema del rapporto di ducia può avere diverse vicende
- mozione di ducia (art. 94 cost.): entro 10 giorni dalla formazione di Governo il presidente del Consiglio, a nome
del Governo, presenta alle due camere il proprio programma, dopo di che si apre la discussione dei vari deputati, che
discutono sul programma, e in ne il voto di ducia, che deve essere espresso in maniera nominale (nome e cognome
del votante) dei presenti (quindi non assoluta).
Poichè la ducia è dinamica, entrano in gioco delle procedure di controllo note come direttive parlamentari, che sono
1 - mozione: è una richiesta di delibera dell’assemblea su un argomento
2 - risoluzione: de nisce indirizzi su determinati argomenti
3 - interrogazione: domanda scritta, rivolta al Governo o ad un suo ministro, su un fatto, la cui risposta può essere
scritta o oral
4 - interpellanza: domanda scritta rivolta al Governo o ad un ministro sulla condotta (quindi è principalmente di
indirizzo politico); se l’interpellante dopo la risposta dell’interpellato si dichiara insoddisfatto, l’interpellanza può
trasformarsi in mozione e coinvolgere l’intera assemblea
5 - inchieste: sono disposte da una camera su una materia di pubblico interesse solitamente su una materia di
spiccato indirizzo politico e può portare a una commissione bicamerale; può essere politica (come strumento di
controllo) o legislativa (ha valore conoscitivo per migliorare l’azione legislativa). Le commissioni bicamerali sono
costituite in modo da rappresentare la percentuale delle forme politiche e possono interrogare testimoni o ministri,
raccogliere prove o fare ricerche. Un esempio sono le udienze parlamentari, in cui una commissione esamina e
interroga persone sulla base di un progetto di legge.
6 - mozione di s ducia (art. 94 cost): le camere possono porre ne al rapporto con il Governo attraverso la mozione
di s ducia, se la s ducia viene votata in una camera dopo che il Governo aveva posto una questione di ducia, il
Governo deve dare dimissioni (solo se l’aveva posto) e si apre la crisi di Governo. La mozione di s ducia deve essere
votata da almeno 1/10 dei parlamentari e discussa non prima dei tre giorni dalla richiesta. Il Governo che è stato
s duciato a seguito di questione di fducia deve obbligatoriamente dimettersi o il Presidente della Repubblica
revocherà il mandato.
7 - Questione di ducia: posta dal Governo che intende mantenere la maggioranza quando si deve votare un atto
centrale per l’indirizzo politico del governo, che promette di dimettersi in caso non riesca (non è regolata da leggi ma
da prassi, tuttavia la legge indica su quali argomenti non può essere fatta).

Leggi di indirizzo politico:


- legge di bilancio e nanziaria: la legge di bilancio indica la divisione dei mezzi nanziari ad ogni ramo
dell’amministrazione in base ai ni pre ssati (art. 41 cost.). Viene votata ogni anno dal Parlamento e presentata del
Governo (legge vincolata dall’anno e riservata solo al Governo). Viene discussa 45 giorni alla Camera e 40 al Senato,
periodo in cui leggi che modi chino nuove o maggiori spese sono bloccate, in base al regolamento parlamentare. La
legge di bilancio autorizza lo Stato a pagare le spese e a riscuotere i tributi e ha valore di un “anno nanziario” (1
gennaio - 31 dicembre). Se la legge di bilancio non viene approvata prima dell’anno nanziario il Parlamento autorizza
il Governo ad una legge provvisoria, ma che ha validità 4 mesi, tempo in cui deve essere approvata la legge di
bilanci
- leggi su programmi economici: le leggi sull’economia hanno il bisogno del sostegno delle leggi di bilancio, da cui
in parte dipendono (es. Legge sulle industrie, es. Piano nazionale trasporti ...
- autorizzazione alla rati ca dei trattati internazionali: fonti del diritto internazionale, devono per essere ef caci
hanno bisogno di un ordine di esecuzione tramite decreto presidenziale o una legge di autorizzazione alla rati ca. Il
procedimento vede: negoziazione con gli stati interessati, vede una conclusione, rati ca (=approvazione) dall’organo
competente ovvero il Presidente della Repubblica e il deposito presso lo Stato che le raccoglie; il trattato entra in
vigore sono quando tutte le rati che sono giunte. Per quelle che abbiano un indirizzo politico è però necessario che
l’approvazione alla rati ca provenga da una legge delle Camere.
- concessioni di amnistia e indulto (art. 79 cot.): si tratta di leggi di indirizzo politico perchè indicano quali reati
possono avere clemenza; l’approvazione deve avvenire dai 2/3 di ogni Camera per ogni articolo. L’amnistia estingue il
reato e fa cessare la pena, l’indulto condone tutta o in parte la pena o la commuta in altra minore ma senza cancellare
il reato. Queste leggi valgono solo per i reati commessi prima della loro approvazione (anche il Presidente della
Repubblica può dare la grazia, simile all’indulto)
- Deliberazione dello stato di guerra: viene proclamata dal Presidente della Repubblica su deliberazione delle
Camere, ma deve essere obbligato e difensivo (Italia ripudia la guerra, art. 12 cost.), al Governo vengono dati quindi
pieni poteri
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- direzione politica-amministrativa del Governo: la legge 400 del 1988 indica la serie di atti che il Governo deve
presentare alla Camer

GOVERNO

È un organo costituzionale costituito dal presidente del consiglio e dai singoli ministri che costituiscono il consiglio
dei ministri, e dall’organo collegiale del consiglio dei ministri (art. 92 cost.). Ciascun ministro gestisce uno speci co
settore dell’amministrazione. È titolare del potere esecutivo [dare esecuzione è cosa diversa dall’obbligo di
osservare la legge che spetta a tutti e non solo al governo] cioè di quel complesso di attività e organi la cui funzione
è dare attuazione alla scelte di indirizzo politico più generali determinate dal Parlamento (e dal Governo stesso) –
ovvero, in altre parole, è l’attività effettiva e concreta diretta a raggiungere i ni dello Stato. Questa attività è svolta dal
Governo e dagli organi della Pubblica Amministrazione che da questo dipendono (nonché dagli uf ci degli enti
pubblici) e deve essere svolta secondo i principi e nel rispetto dei limiti stabiliti dalla costituzione e dalle leggi. Il
governo si trova al vertice della Pubblica Amministrazione, dirigendone e coordinandone l’attività in tutti i suoi settori. Il
Governo, inoltre, svolge (con il parlamento) una importante quota di attività di indirizzo politico ossia funzione di
de nire i ni e gli interessi che in un certo momento storico lo Stato intende perseguire. Al governo spetta anche una
limitata funzione legislativa (atti aventi forza di legge). Al vertice del Governo vi è il Presidente del consiglio dei
ministri, che ha il compito di coordinare le attività dei ministri e ha rapporti con l’Unione Europea, oltre a rispondere
alle camere dell’operato del Governo. I ministri con portafoglio hanno un duplice ruolo: organi di vertice dell’apparato
amministrativo e organi di direzione politica. Fanno parte del Consiglio dei ministri anche i vicepresidenti e
viceministri (che sopperiscono alla mancanza temporanea) e i ministri senza portafoglio (che non hanno un
ministero e a cui il Presidente delega determinati compiti).

La formazione del Governo avviene a mezzo di una procedura piuttosto articolata che prende avvio ogni volta in cui
un governo presenta le dimissioni e queste vengono accolte dal presidente della Repubblica. Tale procedura non è
regolata dal diritto costituzionale, ma si affermata perlopiù in via di prassi. Lo scopo che si deve cercare di
raggiungere è quello di dare vita al Governo che abbia le maggiori possibilità di ottenere la ducia del parlamento. Il
Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri a seguito di consultazioni coi presidenti
delle camere, rappresentanti dei gruppi parlamentari ed ex presidenti; e, su proposta di quello, i ministri. Il Presidente
del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente
della Repubblica, tuttavia la scelta di non nominare un ministro può avvenire per fatti gravi (es. Pluri condannato). Il
presidente della Repubblica deve nominare una persona che abbia largo consenso; può nominare una personalità
super partes con un mandato esplorativo, ovvero dei colloqui con le varie forze politiche per creare una
maggioranza parlamentare in momenti particolarmente litigiosi, è possibile che il mandato esplorativo sia fatto la
personalità a cui il Presidente della Repubblica ha l’intenzione di conferire l’incarico, in quel caso si parla di pre-
incarico. Per la nomina dei ministri, il presidente del consiglio compie delle consultazioni non uf ciali con i partiti, al
ne di assicurare i loro interessi e il loro voto di ducia, ma può nominare anche tecnici (personalità non politiche
scelte per il loro curriculum). Se non riesce a creare una maggioranza o ri uta l’incarico, verrà nominato un altro
presidente del Consiglio, se la rinuncia è dovuta al fatto che vi sono presupposti il Presidente della Repubblica può 1
rinviare il Governo dimissionario alle camere, af nchè si risolvano i punti di contrasto (parlamentarizzazione della
crisi) 2 sciogliere le camere e andare alle urne. L’accettazione dell’incarico da parte del Presidente del Consiglio e dei
ministri è sancita da un decreto del Presidente della Repubblica contro rmato da quello del Consiglio. Per poter
operare il governo deve ottener la ducia (che deve essere votata per appello nominale) dalle camere presentando il
suo programma (cioè esponendo gli obiettivi che intende raggiungere). Tale rapporto segna l’equilibrio tra i due più
importanti organi costituzionali e deve durare per tutta la legislatura af nché il governo possa esercitare le sue
funzioni. In altre parole, il governo per poter operare deve avere una maggioranza predeterminata che accetta di
sostenerlo, senza la quale non riuscirebbe ad avere la ducia iniziale voluta dalla costituzione: si tratta di una
maggioranza politica, cioè stabile che si aggrega attorno ad un determinato indirizzo politico e che pertanto si
impegna a realizzarlo. Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa
obbligo di dimissioni. E’ tuttavia possibile che il Parlamento revochi la ducia con la cd. mozione di s ducia che deve
essere rmata (cioè proposta) da almeno un decimo dei componenti della Camera E’ altresì possibile che sia il
Governo stesso a proporre la questione di ducia dichiarando che l’approvazione di un determinato provvedimento
di sua iniziativa è condizione necessaria per l’attuazione del suo programma politico; pertanto, se tale proposta non
dovesse essere approvata dal Parlamento, Il Governo riterrà venuta meno la ducia e dovrà dimettersi. E’ in de nitiva
un mezzo con cui il governo fa pressione sulla maggioranza che si è impegnata a sostenerlo votando la ducia,
af nchè resti compatta e coerente con le scelte politiche di indirizzo che appunto si è impegnata a sostenere .

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

È un organo monocratico (non collegiale) il cui ruolo fondamentale è quello di garantire il rispetto della
costituzione e rappresentare l’unità nazionale. Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta
comune dei suoi membri e partecipano tre delegati per ogni Regione. L’elezione del Presidente della Repubblica ha
luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi della assemblea. Dopo il terzo scrutinio è suf ciente la
maggioranza assoluta (50+1 degli aventi diritto). Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che
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abbia compiuto 50 anni d’età e goda dei diritti civili e politici. Il Presidente della Repubblica è eletto per 7 anni e può
essere rieletto. È un organo a-politico (come dimostra l’ampia maggioranza richiesta per la sua elezione), super
partes. Tra i suoi compiti fondamentali
- vi è quello di risolvere le crisi di governo nominando il presidente del consiglio o sciogliendo anticipatamente le
camere qualora si veri chi una situazione di irrisolvibile con itto politico fra i gruppi parlamentari.
- la promulgazione delle leggi (atto con cui il Presidente della Repubblica veri ca la costituzionalità di una legge
approvata dal Parlamento, prima della sua pubblicazione.Nel caso in cui ravvisi pro li di incostituzionalità, può inviare
nuovamente il testo della legge alle Camere con un messaggio motivato. Nel caso in cui le Camere riapprovino a
maggioranza, il presidente della Repubblica è tenuto a promulgare la legge, a(rt. 74 Cost
- la nomina di 5 giudici costituzionali,
- il potere di nomina dei senatori a vita
- presiede il Consiglio superiore della magistratura.

LA CORTE COSTITUZIONALE

La Costituzione italiana è una costituzione rigida nel senso che non può essere modi cata da una legge ordinaria o
da un atto avente forza di legge. La Corte costituzionale è appunto l’organo che garantisce la conformità delle leggi
alla costituzione eventualmente annullandole ove ravvisi incompatibilità; il suo operato è relativo solamente alle
antinomie tra fonti primarie e Costituzione (leggi statali, leggi ordinarie e atti aventi forza di legge). È composta da 15
giudici costituzionali scelti tra magistrati, professori e avvocati con opportune quali che: 5 di nomina del presidente
della Repubblica (apolitici); 5 dalle camere in seduta comune (unici di deriva politica) e 5 dalle supreme magistrature
(apolitici). La carica dura 9 anni e non può essere rinnovata. Il sindacato di costituzionalità è la funzione più
importante della corte costituzionale e può riguardare: leggi costituzionali, leggi ordinarie del parlamento, leggi e
statuti regionali, atti aventi forza di legge e referendum abrogativi. Il sindacato della Corte (che non è di sua iniziativa
ma quando viene richiesta, inoltre -anche qualora si accorga di una incostituzionalità nel disegno di legge - non può
intervenire nell’iter legis ma solo una volta che la legge è in vigore e comunque sotto richiesta) può avvenire in due
forme a seconda dell’oggetto del sindacato stesso:
-giudizio in via principale: quando il giudizio dinanzi alla Corte cost. è sollevato direttamente dallo Stato (dal governo)
contro provvedimenti normativi emanati dalle regioni, o da regioni/prov. autonome contro prov normativi ordinari o
aventi forza di legge o altre leggi regionali, ovvero quando si pensa che non si sia rispettato il riparto di competenze
dell’art. 117 cost.
- giudizio in via incidentale quando il giudice, nel corso di una controversia giudiziaria posta al suo esame, ritenga di
non poter applicare una certa norma perché a suo giudizio contrastante con la costituzione. In altre parole, nel corso
di un giudizio davanti ad un Tribunale, deve essere applicata una legge sospetta di incostituzionalità: il giudice allora
sospende il giudizio in corso e rimette gli atti alla Corte Costituzionalità perché si pronunci sulla legittimità della legge
in questione. Il giudizio riprenderà il suo corso solamente dopo che la Corte Costituzionale si sarà pronunciata. Se la
Corte Costituzionale ritiene che una norma violi la costituzione la dichiara illegittima e questa cessa di avere ef cacia
dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. L’effetto della sentenza è retroattivo (ex tunc), cioè la
norma perde ef cacia n dalla sua entrata in vigore (in parole povere l’ordinamento si comporta come se la norme
non fosse mai esistita).

LA MAGISTRATURA

La magistratura esercita la funzione giurisdizionale che è la potestà dello Stato volta a garantire l’applicazione al
caso concreto delle norme giuridiche risolvendo le controversie e le violazioni delle norme giuridiche. L’obiettivo è
quello di ripristinare il corretto rapporto tra i cittadini evitando che questi si facciano giustizia da sé. Nel nostro
ordinamento questo potere spetta ai giudici, che complessivamente considerati costituiscono la magistratura. Il
consiglio superiore della magistratura è l’organo apolitico di autogoverno della magistratura al quale sono af date
le decisioni più importanti relativamente al controllo del corretto esercizio del potere giurisdizionale e alla carriera dei
magistrati (assegnazioni di sede e trasferimenti, promozioni, adozione di provvedimenti disciplinari), è inoltre
indipendente dal potere politico, per non esserne in uenzato. I suoi componenti durano in carica 4 anni, periodo in cui
non possono fare parte nè del Parlamento nè delle Regioni, e non sono immediatamente rieleggibili. Il Consiglio
superiore della magistratura è presieduto dal Presidente della Repubblica (anch’egli super-partes e apolitico) ed è
autonom

LE FONTI DEL DIRITT

LA GERARCHIA DELLE FONTI DEL DIRITT

Il termine “fonti” ha due signi cati:


1.Fonti di cognizione: sono i testi che contengono le norme giuridiche e che permettono al cittadino di conoscere la
norma (es. Gazzetta Uf ciale
2.Fonti di produzione: atti o fatti che producono nuove norme giuridiche, modi cando il diritto oggettivo. Le fonti di
produzione possono essere divise
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- in fonti atto (quando nascono in seguito a un procedimento parlamentare) e fonti fatti (quando sono una
consuetudine a cui il Parlamento conferisce la norma)
- in fonti di produzione (atti/fatti che producono norme) e fonti sulla produzione (quando disciplinano la nascita di
nuove norme)
- fonti dirette (la norma è sancita e regolata dallo stesso ordinamento) o secondaria (la norma è sancita da un
ordinamento esterno ma regolata da quello interno
- fonti legali (previste dall’ordinamento) e fonti extra-ordinem (sono di fatto fonti ma non previste dalle fonti di
produzione

L’art. 1 delle disposizione sulle legge in generale del 1942 sancisce che sono fonti le leggi, i regolamenti e gli usi,
non nominando la Costituzione (1948) o gli impegni internazionali, ma diede le basi per il sistema gerarchico delle
fonti del diritto. Attualmente la gerarchia vede:
1)Vertice -> Costituzione e leggi costituzionali, norme comunitarie e internazional
2)Leggi primarie -> leggi ordinarie del Parlamento e atti aventi valore di legge del Governo (decreti legge e decreti
legislativi), leggi regionali, leggi statali,
3)Secondarie -> regolamenti governativi, statuti degli enti locali e regolamentazioni Regioni/province/comuni [anche
regolamentazioni parlamentari e costituzionali
4)Terziarie -> regolamentazioni di ministri e prefetti , e regolamentazioni degli enti
5)usi e consuetudini.
La gerarchia serve a superare le antinomia, ovvero i con itti tra leggi diverse, delineando quali debbano prevalere su
quali grazie al criterio di importanza. Se per esempio una legge (o atto avente forza di legge) è contraria alla
Costituzione, la Corte Costituzionale pubblica una sentenza e dal giorno dopo viene annullata, mentre i regolamenti
contrari alla Costituzione possono essere disapplicati dal giudice ordinario. Se invece l’antinomia è tra leggi di uguale
importanza, si ricorre al criterio cronologico, per cui la legge più recente abroga quella più vecchia (ma non per leggi
speciali o eccezionali

Ci sono dei casi però in cui la Costituzione non prevede la scala gerarchica ma impone regole diverse, come nei
cas
- Riserva di competenza: se una determinata materia può essere disciplinata solo da una fonte, come per esempio
alcune materie di competenza delle Regioni, disciplinate solamente da leggi regionali e non ad esempio da statali o
atti aventi forza di legge (art.117 cost.),
1)oppure nel caso di “separazione di competenza delle fonti” come nel caso delle leggi che regolano la formazione
delle leggi, regolate da regolamenti parlamentari anzichè leggi ordinarie,
2) nel caso invece della “preferenza di legge” la Costituzione preferisce una norma solitamente secondaria ad una
solitamente superiore.
- Riserva di legge: quando la Costituzione stabilisce che una materia non può essere af data a leggi secondarie ma
solo da quelle ordinarie. Può essere
1) “assoluta” se una materia può essere regolata solo dalla legge e non da regolamenti dell’Esecutivo (per esempio
la creazione di regione può essere solo fatta con una legge costituzionale),
2) “relativa” se la materia è lasciata al legislatore ordinario ma all’Esecutivo la possibilità di emanare regolamenti su
alcuni dettagli,
3) “rinforzata” quando non solo il legislatore dispone della riserva assoluta, ma ha anche dei limiti nel contenuto.
4) Costituzionale solo quando una materia può essere modi cata tramite una legge di revisione costituzionale

LE NORME COSTITUZIONALI

Al vertice della gerarchia delle fonti ci sono la Costituzione e le leggi costituzionali, in quanto nessuna norma
subordinata nè può modi carle nè può essere in contrasto. Le leggi costituzionali (o leggi di revisione costituzionale)
sono quelle leggi che vanno a modi care il testo della Costituzione. A controllare che le leggi subordinate non siano in
contrasto c’è la Corte Costituzionale.

LE FONTI COMUNITARI

L’Ue può emanare regolamenti, direttive, decisioni (vincolanti), raccomandazioni e pareri (non vincolanti), secondo
l’art. 288 TFUE:
Le fonti comunitarie sono gli atti emanati dalla Comunità Europea, e i più importanti sono
- i trattati istitutivi (es. Quello della CEE del 1957 o dell’UE del 1992
- regolamenti comunitari: hanno le caratteristiche
1 di essere di portata generale (hanno il ne di dirigersi a tutte le persone dell’Ue e sono astratte),
2 di aver carattere obbligatorio in tutti i suoi elementi
3 diretta applicabilità in ogni membro (entrano in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Uf ciale dell’Ue
e non hanno bisogno di atti di recepimenti in quanto sono già applicabili) senza essere rati cati dai legislatori interni
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4 non possono avere leggi in contrasto (art. 11 cost. Dice che l’Italia può limitare la propria sovranità per
organizzazioni internazionali con ni di pace e giustizia, le leggi comunitarie sono quindi tra le leggi costituzionali e
quelle primari
- direttiva comunitaria: si tratta di un atto verso uno Stato che deve raggiungere un obbiettivo pre ssato, ma senza
indicare la forma;se è indicata anche la forma da seguire per arrivare all’obbiettivo si parla di direttiva dettagliata o
self-executing, il mancato recepimento dà luogo a procedure di infrazione (che può portare a sanzioni economiche
- decisioni: non sono facilmente divisibili dai regolamenti, sono vincolanti e devono essere noti cati dai destinatari
- raccomandazioni e pareri: sono di dif cile divisione e privi di vincoli, le raccomandazioni sono più dei moniti per
singoli stati, pareri opinioni su un argoment
Se un tempo vi era l’idea di una divisione tra diritto interno e diritto comunitario, la Corte Costituzionale nel 1984 li ha
riconosciuti sì indipendenti, ma integrati tra loro, tanto che un giudice può non applicare una norma interna che sia in
contrasto con una comunitaria (self-executing

LE FONTI PRIMARIE

Dopo la Costituzione/leggi costituzionali e poi le leggi comunitarie vi sono le fonti primarie, ovvero leggi ordinarie, atti
aventi forza di legge (decreti legge e decreti legislativi) e le leggi regionali. Le leggi ordinarie sono le leggi formali,
ovvero approvate dal Parlamento (ma anche sostanziali = emanate da qualsiasi ente, che vanno a cambiare il diritto
oggettivo) disciplinate dagli artt. 70-74 cost. Le leggi regionali sono così chiamate perchè non si applicano su tutto il
territorio, ma solo entro i limiti di una regione. L’art 117 cost. Permette anche alle Regioni una piccola capacità
legislativa dopo la riforma costituzionale del 2001
1) creare un proprio Statuto per l’organizzazione della Regione stessa, dopo un processo speciale e diverso dalle
leggi regionali, che può essere modi cato solo con un uguale process
2) emanare leggi regionali, purchè nel rispetto della Costituzione e delle leggi comunitarie, su materie che non sono
riservate esclusivamente allo Stato; potendo o regolare la materia presa in esame (potestà residuale-esclusiva) o
ssando norme in dettaglio di principi regolati da una legge statale (potestà ripartita-concorrente).

LE FONTI SECONDARIE, TERZIARIE E ALTR

Sono subordinati sia alla Costituzione che alle fonti primarie. Si tratta di
- regolamenti governativi: sono emanati dal Governo e prendono il nome di decreti del Presidente della Repubblica
in quanto emanati formalmente dal lui. Il potere regolamentare è sì del Governo, ma anche dei ministri e dei prefetti
(in base a quello che è sancito dalla legge), che però, dovendo sottostare ai regolamenti governativi, sono fonti
terziarie.
- Statuti degli enti locali e Regolamenti di regioni/province/comuni: stabiliscono l’organizzazione delle funzioni
sulla base dell Costituzione e della legislazione statale, ma fuori da ciò l’art.114 cost. Estende l’autonomia degli enti
locali. Al di sotto degli statuti ci dono i regolamenti sull’organizzazione dell’ente e i regolamenti che disciplinano
l’organizzazione e lo svolgimento delle funzioni. I regolamenti regionali invece riguardano materie af date dalla legge
alla regione.

Non fanno parte delle fonti secondarie ma per alcuni autori sono ascrivibili alla gerarchia
- regolamenti parlamentari: disciplinano le attività delle camere secondo l’art. 64 cost
- regolamenti della Corte Costituzionale: che integrano i giudizi di costitituzionalità

GLI USI/CONSUETUDIN

Consuetudini -> Sono all’ultimo gradino della gerarchia e si tratta di comportamenti ripetuti nel tempo e ritenuti
obbligatori da tutti i consociati pur non rappresentato da norme. Hanno due elementi:
-elemento soggettivo: sono comportamenti che gran parte della comunità reputa obbligatori a causa di una norma
ritenuta esistent
- elemento oggettivo: reiterazione nel tempo
gli usi -> sono fonti terziarie, in quanto sono subordinati alla Costituzione, alla fonti primarie e a quelle secondarie e
quindi non devono mai essere contrarie alla legge e devono sempre essere richiamate ad una legge. eccezione fatta
se legge riguardo a quella materia non esiste, in quel caso l’uso può sostituirla
consuetudini costituzionali -> regolano aspetti di organi o soggetti politici non disciplinati dalla legge. Gli usi hanno
molta importanza nel diritto internazionale, dove per secoli sono stati l’unica fonte del diritto internazionale quando
non vi era un ordinamento internazionale.

ALTRE FONT

E’ una fonte il referendum abrogativo, disciplinato dall’art.75 cost., che ha il potere tramite democrazie diretta di
abrogare una legge ordinaria totalmente o parzialmente, e quindi ha pari forza normativa delle fonti primarie. Il
legislatore non può formulare poi un testo uguale a quello abrogato sulla materia, ma questo limite non ha durata
illimitata
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Esiste poi il diritto giudiziario, ovvero l’insieme delle sentenze, che in Italia non è vincolante (non fa parte delle fonti
del diritto, altrove sì, da noi le uniche sentenze vincolanti sono quelle costituzionali), ma il giudice può liberamente
attenersi a una sentenza particolarmente autorevole (come la Corte di Cassazione

FONTI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE e L’ORDINAMENTO INTERNAZIONALE

L’ordinamento internazionale è l’insieme di norme che regolano i rapporti tra gli Stati che ne fanno parte, e si fa risalire
alla pace di Westafalia del 1648 e la sua caratteristica è quello di esse un equilibrio spontaneo e non imposto tra
stati. Rispetto all’ordinamento statale che è gerarchico quelli internazionale è paritario, in quanto non vi è un ente
superiore ma sono gli stessi stati a darsi regole,la cui obbligatorietà è data dal principio di autotutela, secondo cui è
il singolo a tutelare i propri diritti (nell’ordinamento statale il singolo non può farsi giustizia) ma non esiste un organo
sovranazionale che imponga il rispetto (corti internazionali hanno infatti ef cacia facoltativa
Per fare parte dell’ordinamento internazionale uno soggetto deve aver
- capacità giuridica: essere portatori di diritti e doveri
- capacità d’agire: poter creare, modi care o estinguere norme internazional
Nel diritto internazionale lo Stato è plurisens
- Stato ordinamento: se si intende il suo ordinamento
- Stato governo: se si intendono i suoi vertici- stato comunità: se si intende la sua comunit
Lo stato per far parte di un ordinamento internazionale deve avere
- Effettività: capacità di imperio sulla popolazione intern
- Indipendenza: deve avere un ordinamento pari a quelli degli altri stati

Le norme internazionali possono avere due fonti


- fonti-fatto, ovvero consuetudini accettate dalla comunità internazionale e vincolanti per tutti, l’adattamento
dell’ordinamento italiano a quello internazionale è immediato. Le consuetudini sono la fonte principale del diritto
internazionale e si sono formate nel corso dei secoli
- fonti-atto, trattati o accordi che vincolano solo gli Stati che ne fanno parte e che prevedono l’adattamento del diritto
interno a quello internazionale tramite atti. I trattati possono essere
1)bilaterali, se siglati tra dei soggetti, o multilaterali, se siglati da più, spesso questi ultimi impiegano più tempo a
entrare in vigore perchè serve prima la ratti ca da parte di tutti gli Stati coinvolti
2) I trattati possono poi essere aperti (altri Stati possono aderire nel tempo) o chiusi (solo gli Stati originari), e possono
anche avere una durata limitata o essere permanenti
L’ef cacia del diritto internazionale si basa solamente sull’impegno degli Stati.

Art 10 cost. -> principio internazionalista: la legislazione statale e regionale non possa essere in contrasto con
norme internazionali o l’ordinamento comunitario (il che li rende al di sopra anche delle leggi costituzionali, ma non
sopra ai principi della Costituzione) e protezione dello straniero sia stabilendo che la sua condizione deve essere
conforme alle norme internazionali tutelando i suoi principi fondamentali sia protezione dalle persecuzioni del suo
paese (asilo politico e divieto di estradizione tranne per genocidio
Art. 11 cost. -> principio paci sta: l’Italia ripudia la guerra di aggressione (ma non per difesa obbligata) e si adopera
per assicurare la pace; consente anche di limitare la sovranità per ordinamenti internazionali al ne di assicurare pace
e giustizia.

Le organizzazioni internazionali sono associazioni di Stati che perseguitano ni di interesse di tutti i loro membri; son
- territoriali -> hanno sede nel territorio di uno o più stat
- funzionali -> istituiti per dei ni
-, hanno statuto e organi propri -> sono soggetti derivati dalle norme internazionali e non soggetti originar

L’UNIONE EUROPE

STORI

L’Unione Europa ha la caratteristica di essere una comunità sovranazionale, ovvero che i rapporti tra stati membri non
sono solo coordinati, ma anche obbediscono a un’ente superiore, a cui cedono una parte della loro sovranità e che si
impone ed emana provvedimenti di carattere generale, la cui applicazione in ogni stato è obbligatoria e diretta

Nel 1950 il ministro francese Schuman in un discorso auspica un’unione del carbone , dando vita alla visione
funzionalista, che prevedeva la nascita di un ente sovranazionale a cui gli stati dovevano trasferire funzioni di settori
importanti
-> il 18 gennaio 1951 con il Trattato di Parigi nasce la CECA (comunità economica carbone e acciaio) , di durata
50ennale e di cui facevano parte 6 paesi
-> nel 1957 a Roma vengono rmete la nascita di CEE (comunità economica europea) e Euratom (Comunità europea
energia atomica), con la nascita dell’unione doganale con la tariffa doganale esterna uguale per tutti i paesi membri
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-> nel 1992 con il trattato di Maastricht nasce l’UE, che preveda esenzialmente due aspetti, uno era la cooperazione
non solo in campo economico (ma anche estero, giudiziario e difesa) e l’introduzione della moneta unica dal 2002
-> nel1993 viene realizzata il mercato interno, con l’abbattimento deller barriere siche (controllj), tecniche (le tipolgie
di prodotto) e scali (le imposte tra uno stato e l’altro) -> nel 203 con il Trattato di Nizzaq viene rivisto l’ordinamento,
sulla base della nuova entrata di molti stati
-> nel 2013 gli stati sono 28.
Nel 2004 a Roma si cerca di crea una costituzione europea, terminata solo nel 2007 con il Trattato du Lisbone, che
prevedeva una soluzione meno federalista e faceva cadere la distinzione tra Comunità Europea e UE. Il trattato
contiene
- i valori fondamentali dell’UE (rispetto della dignità umana, della democrazie, ...
- rende vincolante per gli stati la Carta dei diritti fondamentali dell’UE e l’antrata nella CED
- riforma le istituzioni dell’U
- Istituisce un Presidente dell’Unione Europea, con i compiti di massimo rappresentante UE in politica estera e
sicurezze e vicepresedente della commissione europe
- conferisce personalità giuridica all’U
- rende l’ordinamento comunitario vincolante sul diritto intern
- spirito di solidarietà con un membro in crisi a causa id evento naturale o umano.

LE FONTI DELL’UNIONE EUROPEA

L’Ue può emanare regolamenti, direttive, decisioni (vincolanti), raccomandazioni e pareri (non vincolanti), secondo
l’art. 288 TFUE:
- trattati istitutivi
- regolamenti comunitari: hanno le caratteristiche
1 di essere di portata generale (hanno il ne di dirigersi a tutte le persone dell’Ue e sono astratte),
2 di aver carattere obbligatorio in tutti i suoi elementi
3 diretta applicabilità in ogni membro (entrano in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Uf ciale dell’Ue
e non hanno bisogno di atti di recepimenti in quanto sono già applicabili) senza essere rati cati dai legislatori interni
- direttiva comunitaria: si tratta di un atto verso uno Stato che deve raggiungere un obbiettivo pre ssato, ma senza
indicare la forma;se è indicata anche la forma da seguire per arrivare all’obbiettivo si parla di direttiva dettagliata o
self-executing, il mancato recepimento dà luogo a procedure di infrazione (che può portare a sanzioni economiche
- decisioni: non sono facilmente divisibili dai regolamenti, sono vincolanti e devono essere noti cati dai destinatari
- raccomandazioni e pareri: sono di dif cile divisione e privi di vincoli, le raccomandazioni sono più dei moniti per
singoli stati, pareri opinioni su un argoment

ORDINAMENTO COMUNITARIO E ITALIAN


Il rapporto tra i due è spesso discusso. Un tempo la tesi maggiormetne seguita era qeulla del principio di
separazione degli ordinamenti, ma il processo di formazione europea ha datib spazio ora alla formula degli
“ordinamenti coordinati e comunicanti”.

Art 117 cost.: le potestà legislative dello Stato e regione devono adeguarsi alla Costituzione, ai vicoli dell’ordinamento
comunitario e obblighi internazionali

LA COSTITUZIONE ITALIAN

LE COSTITUZIONI

Le regole scritte che si applicano in un determinato momento in uno stato prendono il nome di Costituzione formale
(norme dichiarate). Diversa è la Costituzione materiale, ovvero le regole che vengono effettivamente applicate, ma
anche da prassi non previste dalla Costituzione. Se tra Costituzione formale e materiale vi è un divario, si dovrebbe
rivere il testo costituzionale. Secondo la teoria Barbera-Fusaro la costituzione formale (che prende il nome di
ordinamento giuridico) svaluta quella materiale (costituzione), che è veramente la forma effettivamente vigente.

Le Costituzioni possono essere divise in vari modi


1- scritta (redatta tramite documenti) o consuetudinaria (consuetudini poi trasformate in leggi
2- ottriata (concessa dal re al popolo che si autolimita) o votata (elaborata da un’assemblea del popolo
3- breve (se disciplina solo lo Stato e i diritti fondamentali) o lunga (se disciplina per esempio anche i diritti delle
minoranza
4- imposta dall’esterno (per esempio durante l’occupazione di un paese) o plebiscitaria (sottoposta al voto del popolo
5- rigida (modi cabile attraverso un iter complesso) o essibile (bastano leggi ordinarie

I CARATTERI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

La Costituzione italiana (1948)è la legge fondamentale dello Stato Italiano ed è


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1)Scritta
2)Votata
3)Plebiscitaria
4) Rigida: può essere modi cata solo da una complessa revisione costituzionale. L’art 139 cost. Stabilisce inoltre
che non sono modi cabili
- la forma repubblican
- i diritti inviolabil
- l’indivisibilità della Repubblica
5)Lunga, perchè oltre ai principi fondamentali dello Stato regola tutta una serie di organi al ne di evitare
l’accentramento dei poteri (es. Regioni, referendum ...

La Costituzione è composta da 139 articoli e 19 disposizioni transitorie e nali


1-12 -> principi fondamentali dello Stato: principio democratico, personalista (tutela il singolo individuo), pluralista,
solidaristico, egalitario, autonomista e internazionalist
13-54 -> parte prima “diritti e doveri
55-139 -> parte seconda “ordinamento della Repubblica”, in cui vengono disciplinati gli organi costituzionali
Disposizioni transitorie e nali -> quelle transitorie segnano il passaggio dalla monarchia alla repubblica, quelle nali
sanciscono eccezioni al testo costituzionale al ne di preservare la Repubblica (es. Ricostruzione del partito fascista
in deroga al principio di libertà associativa)

LEGGI DI REVISIONE COSTITUZIONALE

Art. 138 cost.: le leggi di revisione costituzionale sono adottate in entrambe le camere separate tramite due
deliberazioni l’una, la prima a maggioranza relativa (50+1 dei presenti), e dopo almeno 3 mesi la seconda a
maggioranza assoluta ovvero 50%+1 degli aventi diritto (l’iter è quasi uguale a quello delle leggi ordinarie ma tramite
aggravanti in quanto architrave della Repubblica stessa). L’iniziativa spetta agli stessi soggetti delle ordinarie. Nella
prima deliberazione si possono apportare modi che per essere inviato all’altra camera, nella seconda deliberazione
non sono ammesse modi che. Se il testo viene approvato dai 2/3 di ciascuna camera viene promulgato normalmente,
se invece passa solo con maggioranza assoluta entro i tre mesi 50.000 elettori, 1/5 di una camera o cinque
consigli regionali possono chiedere un referendum. Se entro tre mesi dalla votazione di maggioranza assoluta
nessuno chiede il referendum, la legge viene promulgata, nel caso di 2/3 il referendum non è previsto in alcun modo e
la legge viene promulgata a prescindere. Questo referendum, a differenza di quello abrogativo, non richiede un
quorum (numero minimo di votanti

LA FUNZIONE LEGISLATIV

CHI HA LA FUNZIONE LEGISLATIVA

Il principale organo con questa funzione è il Parlamento, ma in parte viene anche data al Governo (atti aventi forza
di legge) e alle Regioni (leggi regionali, su determinate materie). Al Parlamento spettano le leggi ordinarie e quelle
costituzionali

FORMAZIONI DELLE LEGGI ORDINARIE

- iniziativa legislativa da parte


1)del Governo (“disegno di legge”)
2)Un membro o più delle Camere
3)Organi ed enti previsti dalla Costituzione (es. Consigli regionali
4)Popolo (progetto diviso in articoli rmato da almeno 50.000 elettori
- esame del progetto di legge da parte delle commissione, che lo riferisce in aul
- discussione in aula: prima il relatore o presidente della Commissione, poi deputati e presentazione degli
emendamenti
- votazione e approvazione di ogni singolo articolo da parte delle due camere separatamente, una volta passato in
passa all’altra camera, che può anche apportare cambiamenti, in quel caso torna alla camera (“navetta”) dove si
prenderanno in esame solo gli emendamenti
- promulgazione* da parte del Presidente della Repubblica con veri ca sostanziale e formale (non può bloccare la
legge per interesse politico), altrimenti la rinvia alle camere e se viene riapprovata deve promulgarla anche qualora
l’incostituzionalità rimang
- pubblicazione sulla Gazzetta Uf ciale e dopo 15 giorni (vacatio legis) entra in vigore
- se chiamata da procedimenti previsti dalla costituzione, solo una volta entrata in vigore la Corte Costituzionale può
sindacare la costituzionalit

*Se una legge viene approvata, entro un mese passa al Presidente della Repubblica che fa l’atto di promulgazione,
con cui attesta che la legge è stata approvata e ordina che la pubblicazione in modo che tutti debbano rispettarla. Al
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Presidente spetta un duplice controllo, formale (controlla che l’iter sia stato corretto) e sostanziale (che non sia
incostituzionale). La legge entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione

Proposta: bicameralismo asimmetrico per velocizzare i tempi. Ad ogni Camera spetta la discussione e approvazione
di determinati disegni di legge, si passa in entrambe le camere su richiesta dell’altra camera entro dieci giorni e dopo
trenta giorni deve essere rimandato alla camera di partenza con le modi che o pareri; alla Camera dei deputati
spetterebbero i disegni delle materia legislativa di competenza solo statale, al Senato quelli si competenza statale
concorrente (in cui il legislatore deve solo applicare i principi costituzionali). L’iter tradizionale rimarrebbe per le leggi
costituzionali e provvedimenti quali nanziari o per gli enti locali.

Art. 72 cost.: se un provvedimento è urgente può esistere il procedimento abbreviato, che dimezza il procedimento
ordinario; nella camera può essere chiesto dal Governo, dal presidente di un gruppo parlamentare o da dieci deputati,
al senato dal proponente, dal Presidente della commissione o da otto senator

- Procedimento in sede deliberante: attribuzione di approvare la legge anche dalla Commissione parlamentare
competente in materia, che esamina, vota, propone emendamenti e vota il progetto. L’attività è disciplinata dai
regolamenti parlamentari.
- Procedimento in sede redigente: previsto dai regolamenti parlamentari, le commissioni parlamentari discutono,
votano e approvano i singoli articoli di una legge, per poi passarla in assemblea dove viene votata de nitivamente.

FORMAZIONE DEI DECRETI LEGISLATIVI e LEGGE

Anche se al Governo spetta una potestà principalmente amministrativa (regolamenti governativi, ministeriali e
interministeriali), gli viene garantita anche una limitata legislativa, nota come atto avente forza di legge, data dal
Parlamento (decreto legislativo) o rati cata in seguito (decreto legge). Dopo l’entrata in vigore nei casi previsti dalla
Costituzione è possibile richiedere alla Corte Costituzionale il sindacato di costituzionalit

Decreto legislativo (art. 76 cost.): è una delega data dal Parlamento al Governo tramite una legge-delega
(contenuta in una legge ordinaria con normale iter), con 3 precise istruzioni (precisazione dell’oggetto, tempi e metodi/
modi/principi generali) ai cui il Governo deve attenersi. Sono usati soprattutto nel casi di materie molto tecniche o per
leggi il cui iter sarebbe molto lungo. Non possono essere usati per leggi costituzionali, di bilancio, internazionali, etc.
Viene emanato dal consiglio dei ministri e trasmesso almeno venti giorni della scadenza pre ssata al Presidente della
Repubblica per l’emanazione (no promulgazione).

Decreto legge: si tratta di un atto avente forza di legge preso in una situazione straordinaria, di necessità e d’urgenza
(devono esserci tutte 3) e deve essere trasmesso alle camere il giorno stesso, che si riuniscono entro 5 giorni, non
possono essere presi per trattati, leggi costituzionali,di bilancio e consuntivi. Vengono immediatamente emanati dal
Presidente della Repubblica e vengono subito pubblicati sulla Gazzetta Uf ciale ed entrano in vigore il giorno stesso.
Essendo atti provvisori, il Parlamento deve convertirli in legge entro 60 giorni o decade; può convertirlo senza
modi che, con modi che o non convertirlo. Anche se un tempo diffusa, oggi è incostituzionale l’emanazione di più
decreti legge con testo identico. La mancata conversione non produce la caduta del Governo, salvo nel caso sia stata
posta la questione di ducia, e l’ordinamento si comporta come se il decreto non fosse mai esistit

LEGGI STATALI

Le leggi statali sono leggi ordinarie, approvate dai due rami del Parlamento con con testo uguale (iniziativa,
discussione, votazione, approvazione e promulgazione). Le commissioni parlamentari hanno attivit
- referente: riferiscono al Parlamento il disegno di legg
- redigente: hanno il compito di elaborare in termini giuridici la proposta di legg
- deliberante: approvare la legge, stessa funzione del Parlamento, tuttavia per molte materie è obbligatorio il
passaggio nelle camere. La promulgazione avviene dal Presidente della Repubblica con il visto del Ministro della
giustizia (“guardasigilli”), che controlla la costituzionalità della legge e ne determina la formula esecutiva (l’osservanza
ai cittadini); il tempo in cui è stata pubblicata sulla Gazzetta Uf ciale (entro 30 giorni dalla promulgazione) ma non
ancora in vigore si chiama vacatio legis e per le leggi statali è di 15 giorni.

La Costituzione nell’art. 117 cost. Assegna la competenza di emanare leggi a Stato (Parlamento e Governo) e
Regioni, purchè nel rispetto della Costituzione e delle norme internazionali, ma lo Stato ha competenza legislativa
esclusiva su
- politica estera
-immigrazion
- rapporti tra Stato e religion
- difes
- moneta, mercati e bilanci
- organi dello Stato d leggi elettoral
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- ordinamento e amministrazione dello Stato e degli enti pubblic


- ordine pubblico e sicurezza
- cittadinanz
- Ordinamento civile e penal
- garante dei diritti civil
- istruzione generale
- funzioni fondamentale di comuni e provinc
- pesi e misure e determinazione del temp
- tutela dell’ambiente e beni cultural
Sempre lo Stato ha la competenza legislativa concorrente, ovvero su determinate materie lo Stato può emanare
leggi contenenti i principi fondamentali della materia ma non i dettagli, lasciate alle Regioni (es. Ambiente e beni
culturali)

LEGGI REGIONALI

Art.117 cost. Assimila la capacità legislativa delle Regioni quella dello Stato, con la differenza che la validità è solo
nel territorio regionale; l’attività legislativa delle Regioni a statuto ordinario su quali materie possano legiferare e i
rapporti con lo Stato è disciplinato dalla Costituzione, in quella a statuto speciale dallo statuto della singola regione.
Stato e Regione possiedono la competenza legislativa concorrente, ovvero lo Stato formula leggi con i principi
fondamentali della materia, le Regioni le leggi dettagliate sulla materia entro i limiti regionali, ma non possono essere
in contrasto. Alle Regioni è anche concesso di legiferare sulle materie non espresse nell’art.117 con esclusive dello
Stato (“competenza legislativa residuale ed esclusiva”, ovvero le materie che rimangono non espresse e su cui la
Regione può legiferare liberamente purchè nel rispetto della Costituzione e degli accordi internazionali). Eccezione
sono Trento e Bolzano, le cui competenze legislative provinciali sono assimilabili a quelle delle Regioni a statuto
speciale.

I REGOLAMENT

I regolamenti sono norme giuridiche secondarie ed espressione del potere esecutivo. All’interno degli enti non
territoriali (ea. Università) sono l’atto con cui si ci organizza. I regolamenti sono regole di dettaglio (spesso tecniche),
per permettere l’attuazione in piccolo delle norme giuridiche. La potestà regolamentare nelle materie di legislazione
esclusiva spetta
- allo Stato (quelli governativi nascono per delibera del consiglio dei ministri e formalmente emanati dal Presidente
della Repubblica con un decreto, chiamato d.p.r., vengono pubblicati nella “raccolta uf ciale degli atti normativi della
repubblica italiana” della Gazzetta Uf ciale ed entrano in vigore dopo 15 giorni), salvo delega regionale,
- alle Regioni spetta in tutte le materie non esclusive,
- comuni, province e città m. possono regolamentare in base a ciò che è attribuito dall’art. 117 cost.
I regolamenti statali e regionali sono sanciti dall’art. 17 della legge 400/1998 e prevede che si possano emanare
regolamenti per disciplinare,- leggi o regolamenti comunitar
- principi d norm
- materie di cui manchi la disciplina da parte di leggi e non riservate alla legg
- organizzazione della gestione pubblica salvo ciò che è disciplinato dalla legg
I regolamenti sono più snelli e veloci delle leggi, per la loro natura di aggiornare leggi più generali e che
richiederebbero molto più tempo che non prevedono passaggi parlamentari (anche gli atti aventi forza di legge
devono passare in parlamento), ma non possono essere retroattivi.

I regolamenti (sia statali che regionali che altri) possono esser


1 - di esecuzione: speci cano leggi, decreti o norme internazionali
2 - di attuazione: attuano o integrano leggi, decreti legislativi o leggi U
3 - di integrazione: disciplinano materie non regolate dalla legge (tranne per materie che la costituzione indica che
devono essere regolate solo da legge, “riserva di legge”
4 - di organizzazione: regolano l’Amministrazione pubblica secondo le disposizioni di legg
5 - di delegi cazione: abrogano una legge sulla stessa materia, ora non più regolata dalla legge ma da un
regolament

N.b.: il governo è sottoposto a “riserva di legge”, ovvero secondo la Costituzione il regolamento governativo
- non può disciplinare una materia che spetta Parlamento es. Materie penali o dei diritti (riserva di legge assoluta
- può disciplinare una materia solo dopo che il Parlamento ne ha posto i principi generali non modi cabili con un
regolamento (riserva di legge relativa
- è limitato in una materia se essa è disciplinata anche solo in parte dalla Costituzione (riserva di legge rafforzata
- non può disciplinare una materia che richiede leggi di revisione costituzionale (riserva di legge costituzionale
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Oltre ai regolamenti governativi, i ministri possono adottare materie limitatamente alle loro competenze (regolamento
ministeriale) oppure per competenza di più ministri (regolamento interministeriale), che però devono avere
l’approvazione del Presidente del Consiglio

EFFICACIA, INTERPRETAZIONE E INTEGRAZIONE DELLE NORME GIURIDICH

EFFICACIA DELLE NORME

L’obbligo della pubblicazione è sancito dall’art. 73 cost. Che sancisce che l’entrata in vigore della legge è di 15 giorni,
periodo detto vacatio legis e in cui i cittadini hanno l’obbligo di informarsi sulla legge, trascorso questo momento i
cittadini sono obbligati a conoscere la legge. Tale periodo può essere accorciato (per leggi molto urgenti) o allungato
(per permettere di adeguarsi, come nel caso di codici di leggi)

Divenuta ef cace una legge, art. 11 disp. Prel. Sancise che la legge è irretroattiva, cioè non applicabile prima della
data di entrata in vigore, a questo proposito in alcune casi vengono emanate delle disposizioni transitorie, in modo da
regolare il passaggio tra una norma vecchia e nuova con due testi magari in con itto. Possono essere retroattive per
esempio leggi che rendono un reato non più tale oppure una diminuzione della pena, ma sono irretroattive nuovi reati
e nuove pene. Non sono mai retroattivi i regolamenti dell’esecutivo

Le leggi non hanno generalmente durata inde nita (tranne leggi di bilancio, di guerra, decreti leggi, ...), ma possono
essere abrogat
1 - per dichiarazione espressa dal legislatore, indicando in nuove leggi le leggi o articoli di leggi abrogat
2 - per dichiarazione tacita, quando una nuova legge contiene disposizioni in contrasto con leggi precedenti o viene
cambiata l’intera materia, essendo cronologicamente più recenti solitamente vengono interpretate come abrogative
delle più vecchie, ma possono sorgere dubbi
3 - tramite referendum popolare abrogativo (art. 75 cost.), in grado di abrogare o una legge ordinaria o un atto avente
valore di legge (non è ammesso per leggi di bilancio, tributarie, di amnistia o indulto, d di rati ca di trattati) e deve
essere chiesto o da 500.000 elettori o da 5 consigli regionali. Viene indetto dal Presidente della Repubblica ed è
valido se partecipa la maggioranza assoluta dei cittadini (superiore alla metà degli aventi diritto) ed è approvato se
raggiunge la maggioranza dei voti espressi (quorum), qualora non si raggiunge il quorum non può essere indetto
referendum con lo stesso oggetto per cinque anni. Viene creata una commissione che si fa da promotore del
desiderio della comunità a scrive il testo, l procedure sono gestite da un uf cio della Corte di Cassazione, a
sorvegliare la costituzionalità e l’ammissibilità del referendum vi è la Corte Costituzionale e il Presidente della
Repubblica, che dopo il risultato può temporaneamente annullarne gli effetti af chè il Parlamento adegui la legge.
4 - per cause interne quali leggi dovute a circostanze particolari (es. Guerra) o perchè temporanee (legge di bilancio

Oltre all’abrogazione esiston


- la deroga, eccezione di una regola contenuta in un’altra norma, che però continua ad essere valida nel suo ambit
- dichiarazione di illegittimità costituzionale, che posta all’annullamento, ovvero alla cessazione della norma perchè
incostituzionale, con il divieto di applicazione anche per situazioni antecedenti.

Tra norme di posizione diversa nella gerarchia delle fonti, deve essere applicata quella più in alto, se sono sullo
stesso piano si prevede un principio cronologico, per cui quella più recente abroga tacitamente quella più vecchia.
Tuttavia se una legge di qualsiasi tipo contrasta con l’ordinamento comunitario sarà quello ad essere applicato anche
se meno recente.

Le leggi di uno Stato seguono il principio di territorialità, per cui valgono per le persone che risiedono
esclusivamente su quel territorio.,Ma le norme valgono anche per quelle persone che non hanno a cittadinanza mi vi
risiedono e in alcuni casi le norme valgono anche per cittadini italiani residenti all’estero (es. Norme tributarie). Può
accadere però che in un processo una delle parti coinvolte sia di un altro ordinamento: in quel caso si fa riferimento
alla “riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato”del 1995, che disciplinano a quale ordinamento il
giudice deve fare riferimento.

INTERPRETAZIONE DELLE NORME GIURIDICH

La norma giuridica è astratta, quindi deve essere applicato al caso concreto (“interpretare” -> dare signi cato): per far
ciò l’interprete dalla legge deve capire l’intenzione del legislatore nel reale. In base al soggetto che interpreta si
possono avere interpretazioni che possono vincolare i destinatari
- interpretazione dottrinale: compiuta da studiosi del diritto a ne didattico o scienti co ma priv a di rilevanza
giuridic
- interpretazione giudiziale: compiuta dai giudici nelle controversie, ha ef cacia solo per le parti in giudizio in
questione (non vincola neanche agli altri giudici o lo stesso giudice in un giudizio futuro)
- interpretazione autentica: solitamente da chi ha emanato la norma, che de nisce come leggerla, che ne emana
un’altra per spiegarla; essendo un’altra norma è un’interpretazione erga omnes
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- interpretazione burocratica: compiuta da un organo al vertice di un’amministrazione attraverso atti dette “circolari”,
a cui i suoi sottoposti devono fare riferimento in quel modo per la lettura di una norma a nchè essa non sia applicata
in maniera differente dalle varie parti di una stessa amministrazion
Esistono due criteri di lettura:
- interpretazione letterale: ricerca del signi cato delle parole e della valenza grammaticale e lessicale
- interpretazione logica: ricerca della volontà del legislatore, per capire il perchè l’abbia scritta in quel modo
- analogia: quando vi è una lacuna del diritto
Art. 12 disp. Prel. Indica che le due interpretazioni devono essere integrate a vicenda.
In base al risultato dell’interpretazione possiamo avere
- interpretazione dichiarativa: quando interpretazione letterale e logica coincidono
- interpretazione estensiva: signi cato della norma più ampio della semplice lettur
- interpretazione restrittiva: quando la legge dice più quanto volesse effettivamente dir

INTEGRAZIONE DELLE NORM

Non sempre il caso concreto può essere risolto tramite una norma ben espressa, si parla di lacuna del sistema
giuridico, che però l’interprete deve colmare. L’interprete allora agisce per analogia
- analogia legis: cerca tra norme che regolano casi o materie simili
- analogia iuris: se la legis non funziona allora cerca tra i principi generali dell’ordinamento sul principio di uguaglianza
di trattamento
Il procedimento per analogia non può essere fatto in caso di leggi penali o con eccezioni a regole generali.

L’AMMINISTRAZION

L’attività sociale è organizzata. Per organizzazione sociale si intende un’unità di persone strutturate in maniera
continuativa per raggiungere uno scopo che il singolo non riuscirebbe. Ogni organizzazione ha una struttura propria,
così come lo Stato (che persegue il ni di interesse generale), organizzato un apparati burocratici organizzati in
maniera gerarchica e con precise competenze con funzionari con un’adeguata specializzazione. Se la scelta dei ni è
una funzione politica, la loro attuazione è la funzione amministrativa. Nell’ordinamento occorre chi fa le regole
(attività legislativa), chi le realizza (attività amministrativa-esecutiva,af data all’amministrazione) e chi tutela
l’osservanza delle norme ed è af data alla magistratura, attività giurisdizionale). l’Amministrazione è quindi il
complesso di soggetti che con attività organizzate sancite dalla legge soddisfano gli interessi pubblici: è la
macchina che fa funzionare lo stato indipendentemente dall’alternarsi delle persone (mutamenti politici la in uenzano
e possono modi carla, ma resta in gran parte uguale). L’amministrazione non ha potere illimitato, ma La pubblica
amministrazione è pluralistica:
1) amministrazione statale centrale -> in cima c’è il Governo, che gestisce e coordina le attività dei vari settori, i cui
speci ci settori sono af dati ai ministeri (ogni ministero è articolato in dipartimenti, direzioni generali e uf ci in
collaborazione con il ministro); sotto il Governo vi sono poi altre organizzazioni periferiche come le Soprintendenze,
le prefetture o i sindaci (es. Gestione anagrafe e stato civile), è quello che si chiama “decentramento meramente
burocratico” (funzioni in capo ai ministeri ma esercitate per mezzo di organi stanziati sul territorio secondo un
principio gerarchico).
2)a anco dell’amministrazione statale vi sono gli enti pubblici, persone giuridiche che l’ordinamento riconosce come
titolati di certe situazioni (es. Territoriali o non territoriali) ma autonomi e che non sono subordinati gerarchicamente
allo stato.
3)altri soggetti che non dipendono dallo Stato, ma svolgono attività amministrative anche per proprio interesse
[attenzione: l’amministrazione pubblica non è solamente lo Stato, ma tutti coloro che perseguono interessi pubblici

C’è differenza tra


- art. 117 cost. -> riparto di competenze: chi detta le norme giuridiche in base agli elenchi delle materie (Stato,
Regione) e decide chi esercita le funzioni amministrative, ma non c’è un riparto preciso delle competenze
amministrativ
- art. 118 cost. -> destinato ai legislatori con i principi base per guidare la scelta delle allocazioni amministrative, vedi
enti pubblic

ORGANIZZAZIONE DEGLI ENTI

L’ordinamento deve prima di tutto ricercare i soggetti che fanno parte dell’ordinamento stesso (a cui le norme siano
attive o passive): l’ordinamento attribuisce quindi la personalità giuridica, ovvero l’idoneità ad essere titolari di
situazioni giuridiche (avere proprietà, ereditare, donare le proprie proprietà) ed essere destinatari di norme giuridiche.
I soggetti di diritto possono esser
-persone siche che acquistano la personalità giuridica al momento della nascita, ovvero dal quel momento
l’ordinamento le riconosce capaci di agire o subire azioni giuridicamente rilevanti (comprare, vendere, ...
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- persone giuridiche (enti privati o pubblici) entità astratte ai quali l’ordinamento conferisce personalità giuridica per
alcuni requisiti, ma che sono indipendneti dalle persone siche da cui sono costituiti; tra questi anche gli enti privati
(società) e gli enti pubblici (perseguono ni pubblici).

L’ente pubblico è la macchina organizzativa pensata per soddisfare interessi pubblici. Gli enti sono persone giuridiche
(in quanto destinatari di norme giuridiche) ma devono avvalersi di persone siche in grado di rapportare la persona
giuridica ad altri soggetto. L’organo è la persona o quell’insieme di persone siche che esercitano verso terzi il potere
della persona giuridica a che rappresentano, tuttavia spesso si impiegano più persone siche - “organo di
competenza” interna agli enti - con compiti speci ci (la persona giuridica ha molte attività, impensabili lasciate ad una
persona sica sola); non tutti coloro che lavorano per l’ente sono, ma solo quelli a cui l’ordinamento conferisce il
potere nei confonti di terzi (es. Gli uf ci non sono organi). Il rapporto organico è il rapporto tra organo ed ente, in
base a cui le attività compiute dall’organo sono imputate all’ente nel suo complesso es. Un organo collegiale esprime
un’unica volontà sulla base della maggioranza, volontà che sarà imputata all’ente stesso.
Gli organi possono esser
- individuali (solo una persona sica) o collegiali, (composto da più persone ma che esprimono un’unica volontà es.
commissioni)
- rappresentativi (es. Sindaco) o non rappresentativi (es. Dirigente scolastico).
Il rapporto tra i vari organi possono essere essere di sovraordinazione/subordinazione (divisi in gerarchico e di
direzione) o di coordinamento
1)modello gerarchico (mutuato dal sistema militare), in cui l’organo subordinato non ha una esclusiva sfera di
competenza, mentre quello superiore ha una sfera che ingloba anche quella del subordinato;
- potere di ordine: vincola il subordinato ad un preciso comportament
- potere di direttiva: il superiore impone solo ni. Lasciando al subordinato più ampio margin
- potere di sorveglianza: il superiore controlla l’intera attività svolt
- potere di decidere ricorsi gerarchici attraverso atti del subordinat
- potere di avocazione di un’attività da parte del superiore (assunzione di un’attività del subordinato)
indipendentemente positiva o negativa dall’attività del subordinat
- potere di sostituzionei: avocazione in seguito all’incapacità del subordinato
- annullamento e revoc
2) modello di direzione -> prevede di un organo subordinato e uno superiore, ma quello subordinato ha una più
ampia sfera di autonomia: l’organo superiore dà direttive circa come raggiungere gli obbiettivi, ma quello subordinato
può disattenderli e optare per altri modi fornendo una motivazione; il potere di sorveglianza non avviene per singoli
atti ma per il lavoro nel suo complesso (aver o no raggiunto gli obbiettivi
3)modello di coordinamento, in cui attività di organi diversi restano distinte, ma vi è un organo preposto al
coordinamento: è il caso del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che indica che cose che appartengono a
regioni ed enti siano vigilate dal Ministero tramite intesa e coordinamento.

L’uf cio è l’insieme organizzato di sfere di competenza, persone siche, beni materiali e mezzi rivolta allo
svolgimento di un’attività strumentale necessaria perchè l’organo possa prendere provvedimenti per realizzare i
propri ni. Attraverso l’organo l’ente pubblico agisce.

ENTI TERRITORIALI

Art. 5 cost.: L’amministrazione italiana è un modello decentrato (principio di decentramento amministrativo),


ovvero attribuisce poteri e compiti a organi diversi da quelli centrali, favorendo la nascita di quelli locali; la Repubblica
non si identi ca solo con lo Stato, ma anche comuni/province/città metropolitane/regioni e li considera autonomi
(principio di autonomia locale) e non subordinati gerarchiacamente allo stato. Si parla quindi di enti (pubblici)
territoriali, ovvero di enti che si attivano su un determinato territorio che però è anche l’elemento costitutivo essenziale
dell’ente stesso. Rispetto agli altri enti pubblici
- sono enti ad appartenenza necessaria per chi risiede nel territori
- sono destinarati sia quelli che vivono che operano sul territori
- hanno ni di carattere generale perchè rappresentano la comunità
Art. 118 cost. : indica che quando il legislatore deve dare allocazione di funzione amministrativa (ovvero
individuare quale ente deve amministrare una materia); terrà conto di
- principio di sussidarietà: il legislatore quando deve dare potestà amministrativa lo assegna all’ente pubblico
territoriale in base al territorio più piccolo in cui serve: si parte dal comune e si arriva allo stato (qualora la materia
debba essere unitaria su tutto il suolo italiano, es. Codice dei beni culturali e del paesaggio
- principio di adeguatezza: la funzione deve essere assegnata ad un ente idoneo
- principio di differenzazione: si devono tener conto delle diverse caratteristiche e dei territori

Esistono poi enti pubblici non territoriali, in cui cioè il territorio non è elemento essenziale come gli ordini professionali
( ne: albo professione e disciplina professionale), possono operare a livello nazionale o su un determinato territorio.
Gli enti nazionali territoriali o non di distinguono in
- strumentali -> curano l’attività di pertinenza statale (Inail
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- ausiliari -> perseguono interessi propri ma integrano l’attività statale (università private
- di gestione: trasformate verso la privatizzazione e trasformazione in spa (ferrovie).

In quanto enti pubblici devono rispettare le norme contenute nella legge n.241/1990 e - a differenza dei privati - non
possono auto estinguersi o cambiare ni.

ATTIVITA’ AMMINISTRATIV

La pubblica amministrazione agisce per atti amministrativi, tra questi importanti sono i provvedimenti, atti tipici e
nominati con i quali a pubblica amministrazione applica una norma giuridica ad un caso concreto con la conseguenza
di costituire, modi care o estinguere situazioni giuridiche dei destinatari del provvedimento. Rispetto alle norme
giuridiche (generali e astratte, cioè indirizzate non ad un individuo preciso e riguardanti un’ipotesi), il provvedimento si
applica ad un caso concreto e a un soggetto ben speci co, anche senza la sua volontà, ma proprio per questo il suo
potere non è limitato ma vincolato dalla legge. Sono manifestazioni del potere dell’amministrazione in quanto dovuti
all’interesse pubblico che l’amministrazione persegue. Le caratteristiche del provvedimento sono:
1 - autoritarietà: capacità di produrre modi che nella sfera giuridica del destinatario senza ulteriori atti dal destinatario
2 - esecutività: capacità di produrre effetti giuridici senza di ulteriori atti del destinatari
3 - esecutorietà: possibilità dell’amministrazione pubblica di portare a compimento il provvedimento (anche qualora
preveda l’azione di un privato es. Demolizione ma il cittadino non lo fa) senza fare ricorso del giudice (obbligatoria per
il diritto civile) e attraverso proprie strutture
4.perfezione: produce effetti una volta concluso il procedimento amministra3tivo anche in caso sia difforme dal
paradigma normativo (vizi
5 - tipicità*: può produrre solo gli effetti che siano previsti dalle legg
6 - nominatività*: può produrre solo i provvedimenti che siano previsti dalla legge
*Queste due ultime caratteristiche fanno riferimento al principio di legalità, per cui la pubblica amministrazione è
esecutrice ma assoggettata della legge (legge = espressione della volontà generale), tale manifestazione può esser
- conformità formale: l’azione amministrativa deve avere uno speci co fondamento legislativo entro i limiti ssati
dalla legge che conferisce il poter
- conformità sostanziale: conformità sostanziale e alle modalità poste dalla legge.

Tipologie di provvedimenti: ampliativi della sfera giuridica del destinatario (divisi in autorizzazioni e concessioni) o
restrittivi (ablatori e sanzionatori
- autorizzazione: l’amministrazione provvede alla rimozione di un limite legale legato a un diritto che il privato già
aveva ; l’autorizzazione è un controllo su un certo diritto in modo che esso non contrasti l’interesse pubblico
- concessione: l’amministrazione attribuisce al destinatario status o situazioni giuridiche che prima non aveva (si
tratta di un potere accrescitivo), spesso scegliendo tra più soggetti; è costitutiva quando il diritto attribuito è del tutto
nuovo e non in capo all’amministrazione es. cittadinanze, traslativo quando l’amministrazione ne sarebbe l’effettivo
proprietario ma delega privati con il ne dell’interesse pubblico es. Trasporti o concessioni archeologich
- provvedimenti ablatori: privano o limitano l’esercizio di qualche diritto che i loro proprietari avevano es. Divieto di
circolare su strade durante scavi archeologic
- provvedimenti sanzionatori: sanzionano che ha commesso un illecito

Le legge disciplina gli enti pubblici tramite:


- Atti vincolanti: provvedimenti dovuti a vincoli di legge per determinati fatti
- Atti discrezionali: provvedimenti meno vincolanti, la legge lascia margini di scelta all’amministrazione Tuttavia ogni
ente deve perseguire più di un interesse pubblico (perchè non esiste un interesse pubblico generale univoco), così la
legge attribuisce di volta in volta all’ente poteri relativi a perseguire ogni singolo interesse pubblico. In ogni vicenda
concreta è normale che siano più interessi pubblici secondari o privati, che l’amministrazione può sacri care nella
misura dell’interesse pubblico primario e generale. Distinto da questa discrezionalità e la discrezionalità tecnica
(valutazione tecnico-opinabile), che si colloca in un momento precedente quel provvedimento e in cui le varie
discipline specialistiche danno luogo a giudizi opinabili e non esiti certi

Meri atti: atti non dotati di autoritarietà e esecutorietà, in quanto conoscenza/giudizio/invito ma dotati di una certa
rilevanza giuridica perchè provenienti dall’autorità pubblica.
Atti amministrativi non provvedimentali (atti di conoscenza/giustizio/invito ma senza effettività):
1 - richiesta: amministrazione sollecita un’altra ad emanare un atto amministrativ
2 - acclaramenti: acquisizione di scienza
3 - accertamenti: attribuzioni di qualità a cose/fatti/person
4 - noti cazioni: dà concretezza legale al destinatario di un atto
5 - comunicazione: atti di conoscenza con cui si informa di un atto o di un fatto
6 - pareri: consiglio dell’amministrazione con cui consigliano organi dell’amministrazione attiv

IL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO
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Procedimento amministrativo: è l’insieme di atti /fatti/attività tra loro connessi e nalizzati all’emanazione di un certo
provvedimento, articolato in iniziativa, istruttoria, decisoria e integrativa dell’ef cacia; è disciplinato dalle legge n.
241/1990 e da leggi che disciplinano tipologie particolar
1.Fase dell’iniziativa -> fase in cui sorge in capo all’amministrazione il dovere di provvedere (inteso come non
favorevole all’interessato); può essere avviat
-> ad istanza di parte: impulso proviene da un soggetto pubblico o privato diverso dall’amministrazione pubblica, il
quale ha un “interesse pretensivo” (è richiesto perchè ha un interesse e sollecita l’amministrazione di un atto che lo
soddis ; l’istante ha un interesse privato ma l’ ne
-> d’uf cio: nel caso in cui l’ordinamento ritiene che ci sono interessi pubblici che vanno curati a prescindere da
sollecitazioni estern
L’avvio del procedimento deve essere comunicato ai soggetti coinvolti per consentire di partecipare presentando
memorie e documenti riguardo alla sua richiesta (partecipazione sostanziale), su cui l’amministrazione dovrà far
valere il potere discrezionale, il soggetto prende atto che l’amministrazione ha preso in considerazione i suoi
documento (scritti) tramite una motivazione di provvedimento
2.Fase istruttoria -> l’amministrazione acquisisce fatti (elementi concreti della realtà es. Perizie tecniche), interessi
(determinazioni delle altre amministrazioni) e pareri (ipotesi su come procedere) al ne di avere tutti gli elementi per
la decisione nale, derivati anche da amministrazioni diverse da quella in questione ma volte alla cura di interessi
pubblici coinvolti nel procedimento.
3.Fase decisoria -> deciso, l’amministrazione emana il provvedimento (atto che ha ef cacia sull’ordinamento), che
deve essere emanato entro un termine stabilito o da norme del settore o da regole delle singole amministrazioni, una
volta decorso il termine l’interessato può fare ricorso ad un giudice amministrativo entro un anno, il quale o stabilisce
un limite entro il quale l’amministrazione deve emanare il provvedimento o nomina qualcuno che lo faccia al suo
posto. Esistono casi in cui il silenzio è ha signi cato provvedimentale, e si parla di “silenzio signi cativo”, che può
essere favorevole (quando l’amministrazione non si pronuncia negativamente e quindi, nelle caso di autorizzazione,
il lavoro può essere iniziato; la riforma delle legge n.241 ha però sottolineato che il silenzio non vale in alcun modo
per beni culturali, paesaggio, ambiente, difesa nazionale, pubblica sicurezza, immigrazione, salute e incolumità) o
sfavorevole (silenzio ri uto). Oltre all’emanazione del provvedimento esistono casi in cui la fase decisoria termina o
con un accordo o la decisione della conferenza di servizi
4.Fase integrativa dell’ef cacia (eventualmente solo quando previsto dalla legge)-> sono l’insieme di atti successivi
al provvedimento, af chè esso diventi ef cace, ovvero abbia effetti, che avranno luogo solo quando risulteranno tutte
le circostanze; solitamente i due atti sono; il controllo preventivo, ovvero il controllo della legittimità, e le forme di
pubblicità

Vizio: divergenza tra il provvedimento della pubblica amministrazione e dal paradigma normativo.
- nullità: l’atto manca di elementi essenziali e/o l’organo che l’ha adottata è incompetente, per cui non ha alcuna
ef cacia; non deve essere annullata perchè di per sè non ha alcun effetto
- annullabilità: l’atto è illegittimo, ovvero difforme dal paradigma normativo ma produce effetti; non viene annullato
automaticamente ma deve essere annullato da soggetti che hanno potere di farlo, una volta annullato è retroattivo,
ovvero come se non fosse mai stato emanat
Un provvedimento può essere annullabile per tre motiv
- violazione di legge -> se il provvedimento contrasta con una legge superiore qualsiasi (fonti primarie, secondarie,
Costituzione o internazionali o per il testo o per il procedimento (es. Manca un parere obbligatorio)
- incompetenza -> il provvedimento è emesso da un organo della stesso ramo dell’amministrazione (es. Ministro
dell’interno anzichè un prefetto) che non ne ha potere [e non da un organo di un’altra amministrazione, in quel caso è
già di per sè nullo
- eccesso di potere -> quando un atto discrezionale presenta problematiche relative al potere discrezionale; per
esempio lo sviamento di potere (l’amministrazione usa il potere per ni non attribuitigli) o ingiustizia manifesta
(sanzione superiore alla violazione), contradditorietà tra atti, disparità di trattamento di situazioni simili, non prese in
esame tutte le considerazioni, giudizi non oggettivi, ..

Rati ca: l’atto viene mantenuto in vita sanando il vizio per mezzo di un atti (non a ri-emanazione dell’intero
provvedimento, diverso dalla retti ca che sono correzioni che non determinano illegittimità)
Sanatoria: quando il vizio è dovuto alla mancanza di atto del procedimento che viene sanato successivemente
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L’annullabilità prevede due tipologie


1.Rimedi amministrativi
- autotutela: è un riesame dell’amministrazione stessa di propria iniziativa (o stimolata da un privato ma che non può
obbligarla) volto a correggere i provvedimento da essa stessa emanati: può essere
_ un annullamento d’uf cio con ef cacia ex tunc / retroattiva (cancellazione per l’originaria illegittimità sin
dall’emanazione)
_ revoca con ef cacia ex nunc (il provvedimento esaminato cessa di esistere con l’emanazione di un nuovo
provvedimento, spesso per il cambiamento del pubblico interesse dal momento in cui si emanò il primo
provvedimento
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- ricorsi amministrativi: l’interessato si rivolge a un’autorità amministrativa chiedendo l’annullamento del
provvedimento in questione, solitamente si tratta di un ricorso gerarchico, ovvero rivolto all’autorità sovraordinata a
quella che ha adottato il procedimento, che essendo superiore ma della stessa amministrazione, ha sia il potere di
annullare che di modi care il provvedimento, tale ricorso può essere fatto sia per ragioni di legittimità (contestare i vizi
di legittimità) sia di merito (di opportunità
2.Rimedi giurisdizionali: si tratta di un interessato che chiede la tutela dei suoi interessi, af data ad un giudice
amministrativo del tribunale amministrativo regionale (TAR) e in secondo grado al consiglio di stato; il giudice può
solo annullare l’atto per vizi di illegittimità riguardanti la richiesta ma non può modi carlo

ART. 9 COST

La costituzione parla di beni culturali (o di cultura in genere) in 2 diverse norme: l’art. 9 e l’art. 117 (competenze di
Stato e Regione).
Art. 9 cost.: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scienti ca e tecnica. Tutela il paesaggio e
il patrimonio storico e artistico della Nazione”
1) Il concetto di cultura è rivoluzionario rispetto alla precedente legge Bottai del 1939, che indicava una concezione
estetizzante del bene culturale (= oggetto raro o di particolare pregio estetico), ora inteso come patrimonio della
Nazione (= insieme di persone accumunate da lingua, storia e coscienza di tali beni) e inteso in funzione di
testimonianza di civiltà e fonte di cultura (infatti si tutelano anche cose non necessariamente belle e comunque
anche in cattivo stato). Nel codice dei beni culturali e del paesaggio attualmente vigente questo passaggio è
chiaramente espresso: (art. 2 co 2): ART. 1 “La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a
preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura”. ART. 2
Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici; sono beni culturali le cose immobili e
mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, antropologico, archivistico e bibliogra co e le altre
cose individuate dalla legge come testimonianze aventi valore di civiltà. Per Repubblica in questo caso non si
intende solo lo Stato centrale, ma è omnicomprensivo (l’interno ordinamento: Stato, enti territoriali, entri pubblici,
privati, ciascuno nei propri limiti e capacità
2) Rispetto alla legge Bottai si parla di tutela: il secondo comma (la tutela dell’ambiente e del patrimonio) è congiunto
e strumentale al primo (lo sviluppo della cultura); questo ha due conseguenza: la prima è che il progresso non
potrebbe esistere senza tutela e il secondo che la tutela non è solo una misura di prevenzione conservativa,
ma deve essere anche godimento del patrimonio.
3)Non si spiega cos’è la cultura, è infatti un termine relativo al contesto (es. Per Legge Bottai si tutelavano solo i
paesaggi di rara bellezza), ai soggetti, allo spazio geogra co; il diritto hanno sempre dif coltà ad approcciarsi al
termine “cultura”, e per quanto riguarda una res culturale fanno riferimento al codice dei Beni culturali e non ad altri
articoli della Costituzion
4)Importanza dell’identità culturale: l’articolo 9 è inserito nei principi fondamentali della Costituzione (12 articoli),
ovvero quelli che non possono essere abrogati. Il suo posto ha senso perchè la Costituzione indica che è
presupposto necessario allo sviluppo all’autodeterminazione e quindi alla libertà. Lo stato non promuove cultura ne
a se stessa, ma con lo scopo di formare cittadini con e capaci di conservare una memoria storica (differente dalla
legge Bottai, legge fascista, che aveva interesse all’identità senza memoria storica).

BENI CULTURALI NEL DIRITTO AMMINISTRATIVO

STORIA

Solo a metà degli anni ‘60 la Commissione Franceschini evidenzia l’inadeguatezza del sistema nei confronti degli
obbiettivi costituzionali, tra cui una nuova de nizione di bene culturale e di una disciplina giuridica che ne esalti la
funzione sociale, disciplinata da un testo normativo. Solo a partire dagli anni ‘90 però la richiesta sembra essere
accolta dal legislatore con la legge Bassani del 1998 nello stesso anno il Ministero per i beni e attività culturali e le
proposte del nuovo millennio grazie al diritto comunitario e internazionale e al ruolo crescente di imprese e
associazioni no pro t. Nel 1997 il Parlamento delega il Governo a emanare un decreto legislativo nel quale fossero
riunite tutte le disposizioni legislative vigenti in materia di beni culturali e ambientali, con quelle modi cazioni
unicamente necessarie per il loro coordinamento formale e sostanziale, nonché per assicurare il riordino e la
sempli cazione dei procedimenti (il decreto legislativo n.490 del 1999), ma, se è vero che da un lato presentava
lacune e inadeguatezze della normativa dell’epoca, è anche vero che ha imposto una revisione della disciplina
immediatamente entrata in vigore anche grazie alla riforma costituzionale (titolo V della Costituzione 2001). E’ così
che nel 2002 il Parlamento delega nuovamente il Governo per la codi cazione delle disposizioni legislative in materia
di beni culturali e paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004) e la riorganizzazione del Ministero.

Importante fu riforma del titolo V della Costituzione del 2001, che nell’art. 117 disciplina la competenza legislativa dei
beni culturali, dividendo tra ciò che è esclusiva statale (art. 117 cost. Comma 2) e ciò che è concorrente tra Stato e
Regione (art. 117 cost. Comma 3). Rispetto al decreto legislativo 112/1998 (redistribuzione funzioni dello Stato), che
istituiva anche la la tutela, valorizzazione e gestione da parte dello Stato ma senza dividere il compito di gestione da
tutela/valorizzazione, poichè inteso come strumentale ad essi.
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art.116 cost. -> dice che lo Stato può attribuire alla Regione con maggioranza assoluta dei componenti delle camere
forme di autonomia sia nelle materie di competenza concorrente sia in alcune di competenza statale, tra cui la tutela
dei beni culturali, consentendo una differenziazione regionale, tuttavia secondo la sentenza 26/2004 lo Stato non può
delegare alla Regione la tutela dei beni di titolarità e disponibilità statale. L’art. 118 cost. Dic che l’allocazione delle
funzioni amministrative deve seguire il principio di sussidiarietà, ovvero privilegiare comuni/province/regioni e ricorrere
allo stato solo quando l’esercizio deve essere unitario su tutto il suolo nazionale. L’art. 118 cost. Dice che la
competenza amministrativa di tutela non sia dei comuni ma spetti al lavoro congiunto di Regioni e Stato, tuttavia
secondo il Codice dei beni culturali e paesaggistici la funzione amministrativa ricade sull’organo centrale del ministero
dei beni culturali, che può esercitare la tutela lui stesso o conferirlo alle regioni (principio di parallelismo tra potere
legislativo e amministrativo). Stando all’art. 4 del Codice infatti le regioni hanno esclusiva funzione di tutela su
manoscritti o materiali audiovisivi non appartenenti allo stato e su accordo con la Conferenza stato-regione
(conferenza permanente per rapporti tra Stato, Regioni ed province di Trento e Bolzano), Al Ministero viene dunque
confermata la centralità, che ha l’esclusivo esercizio di indirizzo politico e potere sostitutivo in caso di inadempienza o
inerzia, mentre in materia di valorizzazione vi è un modello di coordinamento tra i livelli istituzionali.

IL BENE CULTURAL

I beni culturali hanno tre caratteristiche principali


- tipicità -> Art. 2. BNeP del 2004: è Bene culturale tutto ciò che è testimonianza avente valore di civiltà e sia
ascrivibile ad una delle categorie elencate dagli articoli 10 e 11 del codice; tuttavia l’elenco non è chiuso in quanto
l’art. 2 dice che oltre alle categorie citate è bene culturale anche le cose avente valore di civiltà individuate dalle legge
diversa dal codice o in base alla legge (indica dei criteri generali che devono essere valutati caso per caso, es. Binario
21, in quanto collegato alla storia delle istituzioni); è un’individuazione volutamente astratta. Tuttavia l’art. 10 esclude
tutte le forme note come “arte contemporanea” ovvero il cui autore è vivente e/o la cui esecuzione risalga meno di 70
anni.
- materialità -> si tratta di un concetto collegato al dibattito dei beni culturali immateriali, riconosciuti dall’UNESCO
come le tradizioni (es. Caso di attività artigiani tradizionali che lasciano il posto ad altre attività non tradizionali: così
alcune soprintendenze misero vincoli sulla edi cio e arredi, ponendo vincoli ad altri usi, ma la Corte Costituzionale
negli anni ‘90 dichiarò inapplicabilità a beni non materiali) che però non ha ancora avuto un’adeguata risposta
normativa, tanto che il codice parla di res sempre in riferimento alla sua materialità. Il decreto legislativo 62/2008 dice
che bisogna tutelare l’identità collettiva contemplate dalle Convenzioni Unesco sui beni culturali immateriali ma solo
se rappresentate da testimonianze materiali che portino all’applicazione dell’articolo 19 (l’applicabilità dell’attuale
codice a beni immateriali sarebbe comunque arduo). Esistono poi dei beni minori, a cui si applicano alcune norme del
codice in assenza di provvedimenti di individuazione.
- pluralità -> art. 10 (elenco delle tipologie di beni culturali) e 11 (elenco dei “beni minori,” a cui si riconosce un valore
culturale ma si attuano solo alcune parti del codice

INDIVIDUAZIONE (art. 10 cod.

Art 4 cod.: la tutela è af data allo Stato centrale (riprende l’articolo 118 cost.) che può conferirli alle Regioni e consiste
in 1. individuare 2. proteggere 3. conservare i beni culturali [mentre la valorizzazione dell’art.7 cod. È di competenza
concorrente

Per il Codice la prima delle funzioni di tutela è l’individuazione, ovvero il processo di identi cazione di una res come
bene culturale non sempre necessario: se un bene universale è ascrivibile al comma 2 dell’art. 10 Codice allora non
c’è bisogno di alcun procedimento), che è compito della Commissione regionale per il patrimonio culturale

Comma 1: I beni mobili e immobili appartenenti a soggetti pubblici (es. Stato, regioni, enti territoriali e non territoriali)
o privati ma senza scopo di lucro (es. Chiesa, Onlus) -> si presumono ( no ad una dichiarazione contraria) avere
carattere culturale proprio e semplice (archeologico, artistico, antropologico, ...) salvo il procedimento di veri ca
dell’interesse culturale dell’art. 12 cod.
L’art 12 -> procedimento di veri ca dell’interesse culturale (rivisto nel 2017) con iniziativa d’uf cio o istanza di parte,
che sfocia in un provvedimento di interesse culturale-> dice che si dovranno prendere in esame opere il cui autore è
morto e realizzate oltre 70 anni prima, cercando di individuarne il possibile interesse da parte degli organi del
ministero. Qualora il soprintendente si accorga dell’inadempimento degli obblighi, dà comunicazione alle
amministrazioni alienanti al ne di arrivare allo scopo scritto nell’atto di alienazione. Il procedimento di individuazione
deve essere svolto entro 120 giorni dalla richiesta, tuttavia il perdurare del silenzio non equivale a esito negativo
(alienabilità) ma ad una inadempienza e si continuerà ad applicare il codice in quanto vi è presumibilità di bene
culturale e in modo particolare inalienabilità assoluta, in caso però di esito negativo, si potrà applicare il codice civile.
Se il procedimento dà esito negativo il bene è quindi alienabile (dopo sdemanializzazione da parte dello stato), ma se
dà esito positivo diventa bene culturale e può avere (art. 54)
- inalienabilità assoluta -> riguarda solo alcune tipologie di beni immobili e tutti gli immobili

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- inalienabilità relativa -> previa autorizzazione ministeriale (obbligatorie anche nel caso di vendita), vengono
prescritte condizioni per la conservazione e la fruizion

Comma 3 res appartenenti a privati o per alcune lettere a qualsiasi proprietario pubblico o privato -> non si
presumono culturali no all’emanazione del provvedimento di dichiarazione (art. 13/14/15), elenco molto ampio ed
eterogeneo, fanno parte anche res con carattere culturale di relazione (di per se oggetti non culturali, ma lo sono
legate a qualcosa di culturale es. Binario 21, casa Gramsci; in questo caso non si applica la limitazione del
contemporaneo). Sono beni che devono presentare un interesse culturale particolarmente importante o eccezionale
rispetto a quelli semplici del comma 1.
Art. 13/14/15 -> Diverso è il procedimento dell’individualizzazione per le res del comma 3, prima soggette al diritto
civile, che prevede un procedimento di dichiarazione di interesse culturale su iniziativa d’uf cio che sfocia in un
provvedimento di dichiarazione culturale, dopo l’inizio del procedimento da parte del soprintendete (su o meno
richiesta delle regioni o enti), egli lo comunica al proprietario; la comunicazione deve contenere l’ipotesi di
individuazione di bene culturale, la sua locazione, i proprietari e un limite entro cui portare la documentazione delle
parti coinvolte (almeno 30 giorni). La comunicazione è legata all’applicazione automatica cautelare di inalienabilità
(con applicazione di parte del codice) dal momento dell’inizio del procedimento no alla dichiarazione, al ne di
preservarne il mantenimento sico e all’interesse culturale ma tenendo conto delle facoltà dominicali del proprietario.
Durante l’istruttoria il proprietario (ma anche tutte le parti in questione) entro 30 giorni dalla comunicazione porterà
l’amministrazione a conoscenza dei fatti che lo riguardano/memorie7documenti (es. Anche se il fregio sembra antico
in realtà è moderno e non ha nulla di culturale). Il procedimento di individuazione deve essere svolto entro 120 giorni
dalla richiesta, tuttavia il perdurare del silenzio non equivale a esito negativo (alienabilità) ma ad una inadempienza,
ma rispetto all’art. 12 cod. tuttavia l’applicazione cautelare cessa e il privato può alienare il bene.

Novità del Codice è previsione del ricorso gerarchico, per motivi di legittimità e di merito, nei confronti sia dell'atto di
veri ca sia del provvedimento di dichiarazione dell'interesse cultual

PROTEZIONE E CONSERVAZION

Il Codice conferma le funzioni di protezione e conservazione, af date all’amministrazione, sottolineando la loro


autonomia e disciplinandoli come di pari importanza, in quanto entrambi con il ne della salvaguardia sica e della
dignità culturale del bene culturale. Sono disciplinati sull’autorizzazione ministaeriale salvo interventi provvisori in
situazioni d’urgenza, autorizzati dalla soprintendenza.
Art. 20 cod. -> “I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati (azioni pregiudizievoli) o adibiti
ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione
(azioni che vanno a danneggiarne lo spirito culturale del bene) [nè di beni pubblici nè di privati
Art 21 cod. -> autorizzazione ministeriale preventiva
- azioni pregiudizievoli (competenza della Commissione dle patrimonio culturale) quali restauri, rimozioni,
demolizioni, ricostruzioni, spostamenti temporanei o smembramenti di raccolt
- autorizzazione soprintendentizia (raro caso in cui il soprintendente adotta provvedimenti) per “l’esecuzione di
opere e lavori di qualunque genere su beni culturali”. previo progetto e analisi tecnica presentati dal richiedente , a cui
il soprintendente può dare vincoli. Il soprintendente entro 5 anni può ordinare la sospensione di interventi iniziati in
assenza o in difformità dall’autorizzazion
Art. 29 cod -> le attività di conservazione sono
- prevenzione (attività per limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto
- manutenzione” (interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell’integrità,
dell’ef cienza funzionale e dell’identità del bene e delle sue parti) e
- restauro (intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni nalizzate all’integrità materiale ed al
recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali)
Possono essere compiute dal proprietario previa autorizzazione ministeriale o imposte dal Ministero dopo un
confronto tra amministrazione e interessato con una conseguente progettazione (su approvazione ministeriale) e
interventi a cura dell’interessato, nel caso di inadempimento da parte del proprietario o nel caso in cui non prenda
parte a progetti, il ministero può attuare lui stesso i lavori con i fondi del proprietario (a meno che il ministero non
partecipi economicamente o in parte, in tal caso però il bene deve essere fruibile alla collettività
rrt. 38 cod -> i costi di prevenzione, manutenzione e restauro sono a carico dell’interessato, ma lo stato può
contribuirvi in tutto o in parte sulla base di accordi e convenzioni.

PROVVEDIMENTO DI TUTELA INDIRETTA

Art. 45 cod.-> il Ministero può prescrivere misure per evitare il danneggiamento o alterazione dell’ambiente di luce o di
decoro in cui si trova il bene immobile culturale preesistente, con un provvedimento ablatorio con un lungo catalogo
delle azioni - il Ministero può decidere liberamente in base a ciò che pensa giusto - che si possono e/o non possono
fare (es. Costruire un condominio in prossimità di un sito archeologico oppure il colore oppure l’altezza), rispetto al
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provvedimento del vincolo diretto non colpisce solo il proprietario del bene, ma tutti i proprietari del contesto
geogra co in cui il bene, privandoli di parte della loro facoltà dominicali. Segue il normale procedimento di
dichiarazione di interesse culturale con nella fase dell’istruttoria la presentazione della documentazione delle parti
chiamate in causa e per tutta la durata del processo l’applicazione di una misura cautela di immodi cabilità
dell’immobile (che cessa dopo 120 giorni me il silenzio non è sinonimo di risposta negativa o positiva . Rispetto alla
legge del 1939 ci dono due novità: la prima è che gli enti territoriali recepiscono le prescrizioni all’interno dei
regolamenti edilizi (e non la più generale secondo cui le prescrizioni vengono applicate indipendentemente dai
regolamenti edilizi), la seconda che prevede un procedimento per l’impostazione del vincolo (simile al procedimento di
dichiarazione di bene culturale, con misure cautelari prese di volta in volta). E’ ammesso il ricorso gerarchico, ma
senza che il provvedimento perda ef cacia nel momento della richiesta.
Problema della non indennizzabilità in caso di vincolo di inedi cabilità assoluta -> non contrasts l’art. 42 cost.
Perchè non ha natura espropriativa ma limitativa del diritto di proprietà, infatti il provvedimento di vincolo indiretto per
essere imposto deve indicare con precisione il bene, gli elementi in funzione per cui il vincolo è imposto, il rapporto tra
le misure adottate e il ne pubblico, in tal modo si assicura che il potere è esercitato in modo ragionevole.

L’ESPROPRIAZIONE NEL CODICE DEI BENI CULTURAL

A anco dell’acquisto in via di prelazione, il codice disciplina due forme di acquisizione “forzata” di beni culturali alla
mano pubblica: l’espropriazione (di beni culturali, per ni strumentali o interesse archeologico) e l’acquisto coattiv
Art. 95 cod -> l’espropriazione di beni culturali può avvenire per cause di pubblica utilità (riprende art. 42 cost.),
ovvero quando risponda ad un importante interesse nel migliorare la tutela del bene stesso al ne della fruizione; è
l’unica forma di espropriazione in cui il giusto indennizzo è pari al prezzo che il bene avrebbe nella compravendita e
non ridotta come per le altre forme ed è l’unica a prevede beni sia mobili che immobili (non va confuso con l’art 10
comma 3; l’espropriazione è quindi un’ultima spiaggia di tutela nei casi di beni privati
Art. 96 cod. -> espropriazione per ni strumentali -> possono essere espropriati per causa di pubblica utilità
(immobili) edi ci ed aree non culturali quando ciò sia necessario per isolare o restaurare beni culturali immobili,
assicurarne la luce o la prospettiva, garantirne o accrescerne il decoro o il godimento da parte del pubblico, facilitarne
l’accesso (simile alla tutela indiretta, ma qui passano alla mano pubblica ed è previsto indennizzo, mentre nella tutela
indiretta resta nelle mani del proprietario con vincoli e senza indennizzo; la differenza è che con la tutela lo status quo
rimane uguale, mentre con l’espropriazione può essere modi cato es. Capannone bruttissimo vicino ad abbazia che
deturpa il decoro, nel primo caso si può imporre al proprietario di non allargarlo o alzarlo, nel secondo
l’amministrazione può abbatterlo, ma è molto costoso
Art. 97 cod. -> espropriazione per interesse archeologico -> espropriazione di immobili edi ci o aree non culturali
(immobili) per ricerche archeologiche, ovvero per trovare cose indicate dall’art. 10. Solitamente è preceduto da
un’occupazione temporanea per saggi (art. 88 cod.) e non si tramuta in espropriazione se le ricerche sono
infruttuose.; si deve passare per forza all’espropriazione nel caso in cui le ricerche trasformino irreversibilmente il
terreno
Art. 70 cod. -> acquisto coattivo -> facoltà del ministero di acquistare cose di cui sia stato chiesta l’attesto di libera
esportazion

LA CIRCOLAZIONE DEI BENI CULTURALI

Denuncia di trasferimento -> atto non provvedimentale solo a titolo oneroso (di compravendita)con cui si trasferisce
o la proprietà o la detenzione di un bene culturale (da privato a privato a da pubblico a privato), presentata
dall’interessato al soprintendente del luogo entro 30 giorni dal fatto (quindi non è un’autorizzazione), deve contenere
- dati identi cativi del bene e dei loro rappresentano legal
- indicazione del collocamento
- indicazioni della natura e delle condizioni del trasferimento
- indicazione del domicilio delle parti contraenti l’atto
Lo scopo è quello di consentire all’amministrazione di mantenere un controllo sui cambi di titolarità e/o di collocazione,
ma anche di consentire a Ministero/Regione/Ente territoriale l’acquisizione per via di prelazione culturale (essere
preferito rispetto ad un privato al medesimo prezzo), che deve essere esercitata entro 60 giorni dalla denuncia di
trasferimento, oppure di 180 giorni in caso di denuncia tardiva, omessa o incompleta. [n.b.: Essendo un atto di
compravendita già sottoscritto, nessuna delle due parti può, trascorsi i 60 giorni recidere il contratto, come sancito dal
codice civile] Fino allo scadere del tempo, l’atto di alienazione rimane. Se il Ministero rinuncia alla prelazione, può
farlo l’ente territoriale interessato. Se nè ministero nè ente territoriale esercita il diritto di prelazione il contratto
produce gli effetti originari. Se la prelazione da parte di Stato/ente dovesse essere solo su parte del bene e
l’acquirente non voglia solo il rimanente il contratto può essere reciso.

VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI


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Il Codice precisa che la legislazione regionale disciplina la fruizione (art. 102) nonché le funzioni e le attività di
valorizzazione (art. 112) dei beni presenti negli istituti e nei luoghi della cultura non appartenenti allo Stato o dei quali
lo Stato abbia trasferito la disponibilità sulla base della normativa vigente; conseguentemente lo Stato manterrà
competenza legislativa esclusiva anche in materia di valorizzazione quando si tratti di beni di cui è titolare e che
si trovano nella sua disponibilità. Si precisa anche che è un elemento aggiuntivo e conforme alla tutela, tale da non
renderla un’esigenza. Rispetto alla protezione e alla conservazione, non vi è un elenco preciso, in quanto sono
determinate solo le nalità, per lasciare spazio a nuove attività. Questo concesso va inteso come garanzia del bene
come culturale e non come fonte di reddito (extra-culturale).
Art. 6 cod.: per valorizzazione si intendono le attività che promuovono la conoscenza del patrimonio culturale e il
miglioramento di utilizzo del patrimoni al ne di promuovere la cultura. La valorizzazione è in linea generale
subordinata alla tutela, tanto che non deve comprometterl
Art. 7 cod.: ministero, regioni e altri enti pubblici territoriali perseguono coordinamento delle attività di valorizzazione di
beni pubblici (attenzione: a cui possono partecipare privati, così come enti pubblici nella valorizzazione privata
Art 111 cod.: sono attività di valorizzazione la costituzione ed organizzazione stabile di risorse, strutture o reti, ovvero
nella messa a disposizione di competenze tecniche o risorse nanziarie o strumentale
Il codice dei Beni Culturali può essere diviso in due part
- una parte dedicata alla tutela, ricca e dettagliata, di competenza quasi esclusiva dello Stato centrale, che fa
riferimento al principio gerarchico, con privati passivi alla legge e 3 attività (individuazione, conservazione e
protezioni) ben dettagliat
- una parte dedicata alla valorizzazione, più snella e con solo i principi generali, che prevede la cooperazione tra i vari
livelli istituzionali e attività concorrente stato-regione, al ne di creare percorsi di valorizzazione congiunti verso più
persone possibili es. Reti museali, ma anche il coinvolgimento di privati sia come operatori che proprietari di beni (sia
passivi che attivi di fronte alla legge); non c’è un elenco
Art. 111 cod. -> La funzione di valorizzazione del bene dovrebbe spettare prima di tutto al soggetto che ne dispone
- nel caso di Stato, regioni ed enti territoriali la valorizzazione è assicurata nel luogo in cui si trova il bene
(indipendentemente se luogo di cultura, come museo, o se il bene si trova altrove, es. Subaqueo, si dovranno
pensare a forme diverse)-> valorizzazione pubblica, ovvero un servizio pubblico con gestione trasparente, libertà di
partecipazione, pluralità di soggetti e parità di trattamento
- nel caso dei privati, essi non hanno obblighi di valorizzazione ma solo la tutela, possono scegliere di essere
coinvolti -> iniziativa privata (può anche essere di iniziativa privata un bene pubblico), quali cata come attività
socialmente utile e con nalità di solidarietà sociale
Uno dei problemi per cui nacque il codice fu quello di affrontare la cooperazione con soggetti privati nelle attività di
valorizzazione mantenendola però nelle mani dell’amministrazione pubblica
art. 122 cod. -> Stato, regioni ed enti possono stipulare accordi comuni di valorizzazione anche di beni di proprietà
privata su consenso dell’interessato, inoltre i progetti di valorizzazione possono essere af dati af dati tramite il
Ministero a regioni, enti pubblici e soggetti privati, anche qualora non possedessero beni culturali purchè l’intervento
sia disciplinato dalla legge -> stati, regioni, enti pubblici e privati possono costruire associazioni stabili senza scopo di
lucro con il ne di valorizzazion
Art 115 cod. -> la gestione pubblica (organizzazione di risorse umane e materiali al ne di valorizzare) può avvenir
- in forma diretta: af data a organizzazione interne alle amministrazioni provviste di idoneo personale tecnico e
autonomia scienti ca e nanziaria
- in forma indiretta: af data terzi (anche in forma congiunta o integrata) da parte dell’amministrazione a cui i beni
appartengono (anche privati conferitari) tramite evidenza pubblica (concorsi) sulla base della valutazione dei singoli
progetti. I privati non possono essere destinatari dell’attività di gestione.
La scelta tra le due forme di è attuata sulla base di una valutazione comparativa in termini di sostenibilità economico-
nanziaria e di ef cacia. a gestione in forma indiretta deve essere attuata nel rispetto dei livelli minimi uniformi di
qualità delle attività di valorizzazione da adottarsi con decreto del Ministro previa intesa in sede di Conferenza
uni cata . L'art. 115, 6° co., stabilisce altresì che l'inadempimento da parte del concessionario degli obblighi derivanti
dalla concessione e dal contratto di servizio determina, oltre alle conseguenze convenzionalmente stabilite, anche, a
richiesta delle amministrazioni cui i beni appartengono, la risoluzione del rapporto concessorio e la cessazione,
senza indennizzo, degli effetti del conferimento in uso dei beni
Fruibilit
Art. 102 cod. -> la fruizione di beni pubblici è assicurata sempre nei luoghi di cultura ma anche fuori dai luoghi di
cultura compatibilmente con gli scopi a cui è destinato (simile a 111
Art. 106 cod. -> la fruizione di un bene pubblico può essere richiesto per tempo limitato da un privato dietro somma di
denaro e su concessione (es. Uso di dimore storiche per girare documentari o cerimonie
Art. 104/38 cod. -> il privato non è obbligato a rendere fruibile il bene culturale, qualora lo voglia può stringere accordi
(salvo che prima per tutelarlo non sia stato fatto uso di denaro pubblico, in quel caso il ministero chiede in cambio la
fruizione

SPONSORIZZAZIONE

Art. 120 Cod. -> è un contratto -> ogni contributo per l'attuazione di iniziative di tutela o valorizzazione del
patrimonio culturale, con lo scopo di promuovere il nome, il marchio, l'immagine, l'attività o il prodotto dell'attività
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del soggetto erogante. Possono essere oggetto di sponsorizzazione iniziative del Ministero, delle regioni, degli altri
enti pubblici territoriali, di altri soggetti pubblici, di persone giuridiche private senza ne di lucro, o di soggetti privati su
beni culturali di loro proprietà. Spetta al Ministero, in conformità alle disposizioni del codice, la veri ca della
compatibilità di dette iniziative con le esigenze della tutela.
Il Codice dei contratti (D.LGS 50/2016) stabilisce che la scelta dello sponsor non è del tutto libera; infatti
l'af damento di contratti per importi superiori a 40.000 euro, è soggetto esclusivamente alla previa pubblicazione sul
sito internet della stazione appaltante, per almeno 30 giorni, di apposito avviso con il quale si rende nota la ricerca
di sponsor per speci ci interventi o ha ricevuto una proposta di sponsorizzazione per determinati interventi [signi ca
che anche nel caso in cui vi sia un privato che si offre di sponsorizzare interventi su un bene culturale, in ogni caso la
stazione appaltante è tenuta a veri care mediante pubblico avviso se vi sono altri imprenditori eventualmente
interessati alla medesima sponsorizzazione], indicando sinteticamente il contenuto del contratto proposto. Trascorso
il periodo di pubblicazione dell’avviso, il contratto può essere liberamente negoziato (in maniera informale), purché nel
rispetto dei principi di imparzialità e di parità di trattamento fra gli operatori che abbiano manifestato interesse

MINISTERO DELLA CULTURA

STORIA

Nel 1974/5 viene istituito, su impulso di Giovanni Spadolini, il Ministero per i beni culturali e ambientali con un decreto
legge, ritenuta la necessità e l'urgenza di af dare unitariamente alla speci ca competenza di un Ministero
appositamente costituito la gestione del patrimonio culturale e dell'ambiente al ne di assicurare l'organica tutela di
interessi di estrema rilevanza sul piano interno e internazionale” (si ricordi che l’art. 9 Cost. non dava indicazioni circa
le modalità dell’organizzazione amministrativa del patrimonio). Il nuovo Ministero si forma per derivazione, ossia
assumendo le competenze di altre amministrazioni
statali di cui acquisisce le strutture che il ministro doveva coordinare (oltre funzione di indirizzo):
- competenze in materia di beni storico-artistici dal ministero della pubblica istruzione
- competenze in materia di beni archivistici dal ministero dell’interno
- competenze in materia di editoria libraria dalla presidenza del consiglio
Si trattava di una riforma parziale, ovvero
- un semplice accorpamento di competenze preesistent
- senza il potenziamento degli organi e degli strumenti tecnic
- senza accordi con i vari territori
Era il ministro il solo ad avere compiti decisionali, a porre atti all’esterno del ministero, che aveva potere di avocazione
e sostituzione dei dirigenti.
Con il d. lg. 29/1993 però il sistema viene rivisto in virtù di una netta separazion
- ministro = organo con legittimazione politica, con funzione di indirizzo politico mediante direttive a
- dirigenti (legittimazione burocratica e professionale), che devono attuare tali indirizzi, con poteri attribuiti dalla legge
e possono adottare atti verso l’esterno, gestione nanziaria e organizzazione delle risorse uman
- il rapporto tra ministri e dirigenti è quindi più autonomo e meno gerarchico di prima, tanto che al ministro non
spettano nè poteri di avocazione che di sostituzione dei dirigenti, ma solo ad controllo in merito ai risultati raggiunt

Con il decreto legislativo del 1998 su delega del Parlamento viene trasformato nel Ministero per i beni e le attività
culturali. Il cambiamento di nome non comporta una rivoluzione vera e propria nella struttura del Ministero, ma
sottolinea il passaggio da un’idea di patrimonio storico culturale incentrata sulla cosa di valore storico artistico, ad
un’idea più ampia che ricomprende tutte le attività che si possono considerare aventi dignità culturale (spettacolo,
sport e turismo) che non siano precisamente menzionate dal decreto come materie a sè stanti. le varie riforme che
hanno caratterizzato il Ministero evidenzino un “disallineamento tra disciplina sostanziale e organizzativa”: basti citare
i casi del testo unico del 1999 e del Codice dei beni culturali, scritti in entrambi casi in totale noncuranza di come il
Ministero si stesse contemporaneamente riorganizzando.

2013 -> ministero dei beni culturali e turismo (mibact

ASSETTO ATTUALE

L’assetto attuale del Mibact, ridenominato MiC (Ministero della cultura) da parte del d.l. 1 marzo 2021, n. 22, è frutto di
varie riforme (2014, 2016 e 2018
Oggi il ministero si articola in organi centrali e periferici, oltre che in organi consultivi centrali e in comitati tecnici e
istituti scienti ci.

Organi centrali
- il MINISTRO-> organi di direzione politico-amministrativa, determina gli indirizzi e veri ca i risultati raggiunti dal suo
minister
- SEGRETARIO GENERALE -> vertice della gestione amministrativa (riforma del 2014) ma alle dipendenze del
ministro con cui ha un rapporto duciario e che ha (riforma 2019)
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a)compiti di coordinamento degli uf ci centrali e periferici e dei segreteri regioni con il ne dell’unità di azionee
elabora le direttiv
b)informando periodicamente il ministro sulle attivit

12 UFFICI DIREGENZIALI:
a) Direzione generale «Educazione, ricerca e istituti culturali»; (dal 2014, dirige i programmi educativi e ricerca che
spettano al MiC, colma la distanza tra università/istruzione e beni culturali es. Combinazione di ricerca scienti ca e
fruizione, ma anche formazione in collaborazione con l’autonomia musei
b) Direzione generale «Archeologia, belle arti e paesaggio»; (tutela beni archeologici, storico-artistici e ambientali,
Opera in stretto collegamento con le Soprintendenze Archeologia, belle arti e paesaggio, rispetto alle quali la
Direzione generale esercita i poteri di direzione, indirizzo, coordinamento, controllo e, in caso di necessità,
avocazione e sostituzione
c) Direzione generale «Sicurezza del patrimonio culturale»;
d) Direzione generale «Musei»; (creata nel 2014 per controllare musei e migliorare la valorizzazione secondo art.
6, sovraintende il sistema museale e coordina le varie direzioni regionali Musei, di tutti i luoghi di cultura con
riferimento alle politiche di acquisizione, prestito catalogazione, fruizione e valorizzazione
e) Direzione generale «Archivi»;
f) Direzione generale «Biblioteche e diritto d'autore»;
g) Direzione generale «Creatività contemporanea»; (prima del 2019 Direzione generale Arte Architetture
contemporanee e periferie urbane per la necessità del contemporaneo e nuove tecnologie, promuove attività di
promozione e al sostegno dell'arte e dell'architettura contemporanee, ivi inclusa la fotogra a e la video-arte, delle arti
applicate, design e la moda, e della qualità architettonica ed urbanistica, sostiene imprese creative e interventi di
rigenerazione urbana e in ne la creazione del digital library
h) Direzione generale «Spettacolo»;
i) Direzione generale «Cinema e audiovisivo»;
l) Direzione generale «Turismo»; (soppressa nel 2018 e trasferita al Ministero delle politiche agricole alimentari e
forestali, nel 2019 torne al MiC sull’idea di connessione tra patrimonio e turismo; nel 2021 viene creato un
ministero a sè stante
m) Direzione generale «Organizzazione»;
n) Direzione generale «Bilancio».
Ogni DIRETTORE GENERALE
1) decide, per i settori di competenza, i ricorsi amministrativi previsti agli articoli 16, 47, 69 del Codice.
2) adotta i provvedimenti in materia di acquisizioni coattive di beni di interesse archeologico, a titolo di prelazione, di
acquisto all'esportazione o di espropriazione, ai sensi degli articoli 60, 70, 95, 96, 97 e 98 del Codice;
3) af da in concessione a soggetti pubblici o privati l'esecuzione di ricerche archeologiche o di opere dirette al
ritrovamento di beni culturali, ai sensi dell'articolo 89 del Codice
4) adotta i provvedimenti di competenza dell'amministrazione centrale in materia di circolazione di cose e beni
culturali in ambito internazionale, tra i quali quelli di cui agli articoli 65, comma 2, lettera b), 68, comma 4, 71, comma
4, 76, comma 2, lettera e), e 82, del Codice;

Le SOPRINTENDENZE: sono strutture con speci che competenze tecniche; ad esse spetta la funzione di stimolo
dell’attività tecnico-scienti ca spettante al Ministero (es procedimenti), di cura dell’istruttoria tecnica e raramente di
amministrazione attiva (es autorizzazione agli interventi su beni culturali); sono dirette articolazioni delle direzioni
generali. Si
ricordano in particolare:
- con la riforma del 2014 non hanno più funzione di valorizzazione, che spetta a poli museali o musei autonomi
i soprintendenti:
1) istruiscono e propongono alla competente Commissione regionale per il patrimonio culturale i provvedimenti di
veri ca o di dichiarazione dell'interesse culturale, le prescrizioni di tutela indiretta, ai sensi, rispettivamente, degli
articoli 12, 13, 45, del Codice;
2) impongono ai proprietari, possessori o detentori di beni culturali gli interventi necessari per assicurarne la
conservazione, ovvero dispongono, allo stesso ne, l'intervento diretto del Ministero ai sensi dell'articolo 32 del
Codice;
3) svolgono le istruttorie e propongono al direttore generale centrale competente i provvedimenti ùrelativi a beni di
proprietà privata, non inclusi nelle collezioni di musei statali, quali l'autorizzazione al prestito per mostre od
esposizioni, l'acquisto coattivo all'esportazione, l'espropriazione, ai sensi, rispettivamente, degli articoli 48, 70 e 95 del
Codice;
4) curano l'istruttoria nalizzata alla stipula di accordi e convenzioni con i proprietari di beni culturali oggetto di
interventi conservativi alla cui spesa ha contribuito il Ministero al ne di stabilire le modalità per l'accesso ai beni
medesimi da parte del pubblico;
5) autorizzano l'esecuzione di opere e lavori di qualunque genere sui beni culturali (art. 21 c 4)
6) dispongono l'occupazione temporanea di immobili per l'esecuzione di ricerche e scavi archeologici o di opere
dirette al ritrovamento di beni cultural
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Vi sono poi ORGANI CONSULTIVI CENTRALI (ossia organismi permanenti chiamati a procurare elementi pareri utili
all’assunzione delle decisioni spettanti al vertice politico o burocratico dell’apparato ministeriale; hanno anche compiti
propositivi):
- consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici
- 7 comitati tecnico-scienti ci competenti per materie speci che (per i musei e l’economia della cultura; per il
paesaggio; per l’archeologia; per le biblioteche e gli istituti culturali; per gli archivi; per l’arte e l’architettura
contemporanea; per le belle arti; per la tutela del patrimonio storico della prima guerra mondiale

Vi sono poi ISTITUTI DOTATI DI AUTONOMIA SPECIALE -> strutture organizzative con diverse funzioni e dotati di
particolare autonomia
- archivio centrale di stat
- istituto ceDigital Library;
- la Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma
- l’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione;
- istituto per il catalogo unico delle biblioteche italiane;
- istituto per il restauro.
Sono altresì dotati di autonomia speciale alcuni musei, parchi archeologici e altri luoghi della cultura di rilevante
interesse
nazionale: .
- la Galleria Borghese;
- le Gallerie degli Uf zi;
- le Gallerie dell'Accademia di Venezia;
- Parco archeologico di Pompei;
- la Biblioteca e il Complesso monumentale dei Girolamini;
- il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria;
- il Palazzo Ducale di Mantova.

AMMINISTRAZIONE PERIFERICA -> organi periferici del Ministero che svolgono funzioni del Ministero (da non
confendere cone gli enti territoriali che invece esercitano funzioni proprie per legge); ai sensi del pcm 169/2019, sono
organi periferici del Ministero:
1. i Segretariati regionali del Ministero per i beni e le attivita' culturali e per il turismo;
2. le Soprintendenze Archeologia, belle arti e paesaggio;
3. le Direzioni regionali Musei;
4. i Musei, le aree e i parchi archeologici e gli altri luoghi della cultura;
5. le Soprintendenze archivistiche e bibliogra che;
6. gli Archivi di Stato;
7. le Biblioteche.
I musei sono appunto amministrazioni periferiche che si distinguono in
- direzioni regionali musei, articolazione della direzione generale musei (dal 2014) , nati con lo scopo di coordinare i
vari musei (pubblici e/o privati) sul territorio creando sitemi museali con il ne di assicurare la fruizione e
valorizzazione degli edi ci di cultura. Al vertice della direzione regionale musei vi è il direttore della direzione generale
musei, che coordina i vari musei, gestisce i musei non autonomi (prima era delle soprintendenze) e favorisce la
costituzione di sistemi museali regionali immaginati come funzionali alla costituzione di un sistema museale nazional
- i Musei, le aree e i parchi archeologici (2016) e gli altri luoghi della cultura dotati di uno statuto che li rende autonomi
e capaci di sottoscrivere convenzioni con enti pubblici ed enti di ricerca. Il dcpm 216/2019 li descrive come luoghi
appartenenti allo stato, permanenti e senza scopo di lucro che conservano, studiano e valorizzazione le opere
materiali o immateriali che gestiscono al ne della fruizione al pubblico .

Il SEGRETARIO REGIONALE
- ha sede nelle città capoluogo di regione;
- coordina le strutture periferiche,
- cura i rapporti del ministero con le regioni e gli altri enti local
- non hanno quasi alcun potere di decisione,vi indirizzo, direzione e controllo, né di avocazione e sostituzione nei
confronti delle soprintendenze
Il segretario regionale:
1) dispone il concorso del Ministero, sulla base di criteri de niti dalle direzioni generali centrali di settore, nelle spese
effettuate dai proprietari, possessori o detentori di beni culturali per interventi conservativi nei casi previsti dagli articoli
34 e 35 del Codice ed eroga il contributo di cui all'articolo 37;
2) stipula, previa istruttoria della Soprintendenza competente, accordi e convenzioni con i proprietari di beni culturali,
oggetto di interventi conservativi, alla cui spesa ha contribuito il Ministero, al ne di stabilire le modalità per l'accesso
ai beni medesimi da parte del pubblico, ai sensi dell'articolo 38 del Codice;
3) riferisce trimestralmente al segretario generale e ai direttori generali centrali di settore in merito all'andamento delle
attività degli uf ci periferici del Ministero operanti nel territorio della Regione, sulla base dei dati forniti dagli uf ci
medesimi;

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4) trasmette al competente direttore generale centrale, con le proprie valutazioni, le proposte di prelazione che gli
pervengono dalle Soprintendenze destinatarie, ai sensi dell'articolo 62, comma 1, del Codice, della denuncia di cui
all'articolo 60 del medesimo Codice, ovvero le proposte di rinuncia ad essa. Con le stesse modalità trasmette al
competente direttore generale centrale anche le proposte di prelazione formulate dalla Regione o dagli altri enti
pubblici territoriali interessati e, su indicazione del direttore medesimo, comunica alla Regione o agli altri enti pubblici
territoriali la rinuncia dello Stato alla prelazione, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 62, comma 3, del Codice

Le decisioni sulla tutela del patrimonio culturale sono esercitati dalle COMMISSIONI REGIONALI PER IL
PATRIMONIO CULTURALE,organo collegiale presieduta da dal segretario regionale e composta dai soprintendenti
di settore, inclusi i dirigenti delle eventuali soprintendenze speciali e dal direttore del polo museale regionale. Le seu
principali decisioni sono
a) veri ca la sussistenza dell'interesse culturale nei beni appartenenti a soggetti pubblici e a persone giuridiche
private senza ne di lucro, ai sensi dell'articolo 12 del Codic
b) dichiara, su proposta delle competenti Soprintendenze di settore, l'interesse culturale delle cose, a chiunque
appartenenti, ai sensi dell'articolo 13 del Codice;
c) detta, su proposta delle competenti Soprintendenze di settore, prescrizioni di tutela indiretta ai sensi dell'articolo 45
del Codice;
d) autorizza gli interventi di demolizione, rimozione de nitiva, nonché di smembramento di collezioni, serie e raccolte,
da eseguirsi ai sensi dell'articolo 21, comma 1, lettere a), b) e c), del Codice, fatta eccezione per i casi di urgenza, nei
quali l'autorizzazione è rilasciata dalla competente Soprintendenza, che informa contestualmente il segretario
regionale; le autorizzazione di cui all’art. 21 c. 4, sono invece rilasciate dalla soprintendenza
e) autorizza, su proposta del soprintendente, le alienazioni, le permute, le costituzioni di ipoteca e di pegno e ogni
altro negozio giuridico che comporta il trasferimento a titolo oneroso di beni culturali, ai sensi degli articoli 55, 56, 57-
bis e 58 del Codice;
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