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La legalità e il contrasto alle ma e

Legalità e libertà non sono concetti contrapposti

- Illegalità capillare che a ora nella vita quotidiana

- Illegalità che sfocia nella micro-criminalità e ferisce la comunità—> baby gang( bande
di ragazzi giovanissimi dediti ad aggressioni, furti, vandalismo, spaccio, bullismo)

- “Colletti bianchi” —> illegalità della classe dirigente (uomini d’a ari, imprenditori e
politici) che si manifesta sotto forma di corruzione, frodi scali, tru e ai danni dei
risparmiatori

- Organizzazioni criminali (In Italia le pi radicate sono Cosa nostra siciliana, la


Camorra campana , la ‘Ndrangheta calabrese, la Sacra corona unita)

- Un’organizzazione di tipo ma oso si distingue da una comune associazione per


delinquere perché si avvale “metodo ma oso”

1. intimidazione= minacciare e incutere terrore sulla comunità per ottenere soggezione

2. assoggettamento = ottenuto tramite intimidazione, che si nutre anche


dell'interiorizzazione di un determinato codice di comportamento, una cultura
ma osa di usa tra la gente che mescola simboli, senso di appartenenza al clan,
ritualizzazione della violenza, uso della religione e dei suoi riti

3. omertà= silenzio, il ri uto di collaborare con le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria

- La ma a utilizza il metodo ma oso per compiere reati quali lo spaccio di droga e il


tra co di armi, l'ottenimento illecito di appalti e gestione di servizi pubblici, lo
sfruttamento della prostituzione, il commercio di organi, il voto di scambio politico-
ma oso (cio procurare voti per s o per altri in occasione delle elezioni).

- I tre criteri del metodo ma oso sono dettati del Codice penale. Questa norma venne
introdotta nel 1982, nel pieno di una sanguinosa guerra di ma a

- Nei mesi che precedettero l'introduzione dell'art. 416 bis, due gure di spicco della lotta
alla ma a furono uccise in agguati di strada:

- Pio La Torre, segretario regionale in Sicilia

- Carlo Alberto dalla Chiesa, prefetto di Palermo

Nel frattempo a Palermo nasceva, per iniziativa del giudice Rocco Chinnici, un gruppo di
magistrati dediti alla lotta a Cosa nostra: il pool antima a.

Nel 1986 il lavoro del pool tocc il culmine con quello che pass alla storia come il
maxiprocesso di Palermo, bistruito dal giudice Giovanni Falcone.
nel 1992, tra maggio e luglio, la ma a assassin con attentati al tritolo i due giudici che
con pi successo avevano combattuto il fenomeno ma oso.

In questo periodo (1995) nacque quella che sarebbe diventata la principale associazione
antima a in Italia: Libera.

caratteristica della ma a la sua capacit di in ltrarsi nel tessuto imprenditoriale non solo
per riciclare il denaro sporco ma anche per compiere vere e proprie operazioni di
investimento capitalistico. Accanto alle attivit direttamente gestite dalla ma a esiste la
cosiddetta "impresa grigia", gestita da imprenditori esterni alla ma a ma che si mettono
al suo servizio.

Controllare le imprese , per la ma a, anche uno strumento di consenso.

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Nel business delle organizzazioni ma ose una voce importante oggi occupata dal
tra co e dallo smaltimento illecito di ri uti (ecoma e)

Terra dei fuochi (un'area compresa tra Napoli e Caserta in cui la Camorra
particolarmente dedita a incendiare i ri uti)

In generale, in tutte le forme possibili di produzione mediale e culturale, ci troviamo di


fronte, nella maggior parte dei casi, ad una narrazione fortemente stereotipata del
fenomeno ma oso, in particolare intorno ad alcuni nodi critici.

La ma a come piovra universale, invincibile


Una rappresentazione falsata quella che descrive le ma e come super-organizzazione,
che ha esteso i suoi tentacoli in ogni ambito della societ che manovra da dietro le quinte
un complesso scenario di trame occulte. Si di usa questa distorta rappresentazione
negli anni ’80 del Novecento con la rappresentazione televisiva “la piovra“. —> immagine
inadeguata per descrivere il fenomeno: unico e etto quello di spettacolarizzare la
ma a di un’aurea di mistero e di invincibilit , che torna utile agli stessi ma osi.

Il con ne legale/illegale
Mentre i con ni tra economia legale e illegale diventano sempre pi labili, si continua
invece a rappresentare le ma e come fenomeno esclusivamente criminale, da contrastare
con i soli strumenti della repressione militare, in una prospettiva di delega pressoch
totale a forze dell’ordine e magistratura e, al tempo stesso, di completa de-
responsabilizzazione individuale.

Adottando la tipologia proposta da Sciarrone (2009a pp., XVIII-XIX) possibile individuare


in forma ideal-tipica diversi modelli di rappresentazione del fenomeno ma oso pi
ricorrenti. Si tratta, di tipi ideali, costrutti teorici generalizzanti, elaborati unicamente a ni
analitici ed esplicativi che costituiscono una bussola di orientamento all’interno di un
fenomeno complesso e multidimensionale come quello ma oso.

Sulla base dei criteri delineati, possibile individuare i seguenti modelli che immaginano
la ma a come: Burocrazia, comunit , sistema, impresa, rete.

1. Nel primo modello la ma a viene rappresentata come burocrazia. Tesi molto di usa in
ambiente giudiziario: focalizza l’attenzione sulla struttura organizzativa interna –
soprattutto di carattere militare – , quindi sull’esercizio della violenza. La ma a nisce
per essere considerata un’organizzazione prevalentemente chiusa, quasi
autosu ciente a se stessa, con una forte coesione interna e una rigida struttura
gerarchica. Il modello pu assumere diverse varianti: dalla burocrazia meccanica
all’idea di «antistato».

2. Il secondo modello legge la ma a come comunit e richiama le interpretazioni di


matrice culturalista: l’enfasi qui posta sulla presenza di una cultura (o subcultura)
ma osa, in quanto la ma a considerata espressione di codici culturali di usi nella
societ pi ampia. Ci che conta ad esempio la mentalit ma osa, per cui i gruppi
ma osi sono visti scarsamente strutturati dal punto di vista organizzativo, ma tenuti
insieme da una forte coesione morale che deriva da valori tradizionali.

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3. Il terzo modello considera la ma a come impresa, pertanto, l’enfasi posta sulla
ricerca di pro tti e l’attenzione centrata soprattutto sugli a ari, in particolare sui
tra ci illeciti, ma anche sulle connessioni tra lecito e illecito. I meccanismi di
funzionamento richiamano quelli del mercato

4. la ma a viene rappresentata come sistema altamente integrato e interconnesso,


costituito da interazioni organiche tra «pezzi» delle istituzioni, della politica e
dell’economia legale con poteri deviati e criminali.

5. il quinto modello chiamato della rete vuole privilegiare gli aspetti processuali del
fenomeno ma oso, prestando attenzione in particolare ai processi di radicamento, di
espansione e di riproduzione.

Cosa Nostra siciliana

- La m. nacque come braccio armato della nobiltà feudale per la repressione delle
rivendicazioni dei contadini.

- A ne Ottocento si strinsero i legami tra m. e politica, con l’ascesa di ma osi al potere


locale e l’a ermarsi della prassi dello scambio di voti e favori, mentre si consolidava un
rapporto di dominio-protezione della m. sul territorio in cui operava.

- Il salto di qualità coincise con l’emigrazione meridionale negli USA agli inizi del 20°
secolo. La m. assunse allora un ruolo importante nell’immigrazione clandestina,
imponendo il proprio controllo sulla forza-lavoro.

- Negli anni 1920 la domanda contadina di terra e le misure governative per la


formazione di nuove proprietà permisero alla m. di porsi come intermediario tra
latifondisti e cooperative contadine.

- Durante il fascismo C. Mori, prefetto di Palermo (1925-28), fu inviato a stroncare la m.


intercettandone i tradizionali legami con la politica locale e rivendicando il monopolio
statale della violenza.

- Nel 1945 la ma a strinse rapporti con esponenti dei partiti al governo, che la
legittimarono come forza antisindacale, anticontadina e anticomunista.

- Mentre le cosche locali si radicavano nel tessuto degli enti regionali, i ma osi rientrati
dagli USA fecero della Sicilia la centrale mediterranea del narcotra co e del tra co
di armi.
- La m. del palermitano si organizzò quindi in ‘cupola’ (Cosa nostra), avviò un processo
di controllo della criminalità organizzata e individuò nuovi settori di pro tto (edilizia,
mercati generali, appalti).

- Negli anni 1970-80 la m. divenne protagonista del narcotra co, intrecciando rapporti
con organizzazioni straniere. Nel 1979 iniziò una violenta o ensiva volta a rimuovere
gli ostacoli alla sua crescita con l’uccisione di uomini politici, poliziotti e magistrati.
Vittime della m. sono caduti, tra gli altri, P. Mattarella nel 1980, P. La Torre e il generale
Carlo Alberto Dalla Chiesa nel 1982 e il giudice R. Chinnici nel 1983. Culmine di tale
guerra è stato nel 1992 l’assassinio dei giudici G. Falcone e P. Borsellino.

- Nel frattempo, però, le rivelazioni di una serie di ma osi ‘pentiti’ hanno consentito di
compiere passi importanti nella lotta antima a, istituendo fra l’altro un maxiprocesso a
più di 400 persone nel 1986.

Struttura e dinamiche della ma a


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La m. ha le caratteristiche di una società segreta, o di un insieme di società segrete, sia
pure collegate al complesso della cultura o della società siciliana, nelle quali si entra
attraverso un rito di a liazione e che restano stabili nel tempo in determinati territori.
Oggi tale organizzazione viene indicata come Cosa nostra ma anche in passato, quando
quest’espressione non esisteva, si sapeva che la m. si articolava in gruppi locali, i quali
talvolta potevano agire d’accordo tra loro, in altri casi competere e anche con iggere
violentemente. Questi gruppi erano detti cosche, nasse, o anche talora partiti.

Guerre di m. e guerra alla ma a


Nel passato le istituzioni oscillarono tra lunghi periodi di tolleranza e tentativi più o meno

fortunati di repressione, come l’operazione condotta alla ne degli anni 1920 dal prefetto
Mori.

Quanto ai movimenti antima a, un preconcetto piuttosto di uso vuole che prima degli
anni 1970 non ne esistessero a atto. È vero invece che i movimenti contadini, in
particolare nel secondo dopoguerra, si sono mobilitati contro il latifondo e appunto contro
i gabellotti ma osi; Troppo spesso la stampa (e talora le forze politiche e la magistratura)
descrive la m. come un nemico onnipotente capace di controllare tutto e tutti. Si tratta di
una sempli cazione comprensibile, alla luce della lunga durata del fenomeno e del raggio
delle complicità di cui esso ha goduto e tuttora gode, ma che in questa forma estrema
risulta erronea sotto il pro lo fattuale, nonché controproducente sotto quello etico-
politico. Infatti la tesi secondo

la quale l’avversario non è stato mai contrastato può comportare l’idea che esso non sia

contrastabile, inducendo nell’opinione pubblica o nelle stesse autorità sconforto e


passività. La m. può essere e cacemente combattuta, ed è stata in particolare
combattuta con buon successo sia in Italia sia negli Stati Uniti a partire dall’inizio degli
anni 1980, grazie a nuove leggi, nuove istituzioni specializzate nel contrasto alla
criminalità organizzata, e agli stessi drammatici con itti interni all’universo ma oso che
hanno visto molti a liati (i pentiti) collaborare con le autorità e rivelare i segreti
dell’organizzazione.

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