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Per dar vita ad una nuova disciplina bisogna de nire una nuova problematica, che può sorgere in
speci che condizioni generali: anni della prima Repubblica Francese dove c’erano tutti gli elementi che
permettevano di concepire una “scienza avente per oggetto l’uomo” come essere naturale e sociale dotato
di ragione. Sono anche gli anni in cui l’Europa comincia ad affacciarsi sull’Egitto e c’è la spedizione degli
studiosi al segui dell’Armee d’Orient di Napoleone.
Della Societe facevano parte loso , naturalisti, medici, linguisti, storici etc. il cui scopo era quello di
osservare l’umanità nella sua variabilità sica, linguistica, geogra ca e sociale. Osservare:
• proporre un metodo di indagine consistente nell’uscire dall’esperienza più immediata e nota come quella
derivante dalla conoscenza della propria societ
• adottare il principio del confronto con la differenz
La scienza nuova degli osservatori nasceva come ampliamento dell’orizzonte conoscitivo della scienza
dell’uomo necessaria per la costruzione di una società secondo ragione e a misura del cittadino
repubblicano.
Gèrando: in uno scritto illustra i punti programmatici dell’intero progetto, che rimarranno solo teorici, nel
progetto ( loso co) il losofo deve farsi viaggiatore e giungere da quei selvaggi che avrebbero potuto
costituire l’esempio vivente della condizione originaria dei popoli civilizzati. La prospettiva dietro
questo progetto era illuminista: la storia dell’umanità era vista come un’ascesa progressiva, dagli stadi più
bassi e selvaggi alla civiltà. L’osservatorio ebbe vita breve, nel 1805 la società venne sciolta—> gli
osservatori divennero “ideologi” per Napoleone.
L’etnologia rimase silente per buona parte del 19°secolo, a prevalere furono le teorie della
“degenerazione del selvaggio” —> de Maistre: ragione illuminista e idea di progresso come empio atto
di superbia da parte dell’essere umano nei confronti del volere divino. Il selvaggio era visto come
rappresentazione della degradazione umana alla quale l’umanità era condannata dal peccato originale. In
Gran Bretagna troviamo invece Wathely il quale negava il processo autonomo dell’uomo poiché, dal giorno
della creazione, una parte dell’umanità era progredita per grazia divina, l’altra era decaduta. Il
degenerazionismo negava l’idea che l’umanità fosse avanzata, sul piano materiale e spirituale, in virtù
delle proprie forze.
Creazionismo vs evoluzionismo: due opposte interpretazioni della storia naturale quanto della storia
umana. Darwin: 1859 “Origine delle specie” in cui viene evidenziata la natura “animale” dell’essere umano
—> effetto traumatico sulla mentalità del tempo, facendo passare in secondo piano le teorie relative al
progresso umano contro cui si erano scagliati de Maistre e Wathely, poiché l’idea di un’evoluzione sociale
e culturale tutto sommato era accettabile e anche elemento di auto-celebrazione.
Scienza e loso a dell’800: colsero e trasferirono nelle loro teorie la cumulatività visibile degli effetti
materiali generati dal sistema economico in ascesa. Ne scaturì l’immagine di una società in rapido sviluppo
grazie al progresso (dato dalle scoperte scienti che) La scienza rappresentava uno strumento in grado di
assicurare all’umanità un destino di felicità, la sociologia come lo strumento attraverso il quale
comprendere gli effetti del progresso e guidarli. La ducia nel processo materiale e sociale divenne il
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quadro ideologico entro il quale si venne a de nire l’antropologia—> per i primi antropologi il progresso
era un concetto sintetico grazie al quale era possibile comprendere le idee di cumulatività e continuità
culturale. In quest’ottica la storia della società umana nel suo complesso apparve come il risultato
dell’azione di leggi sempre identiche i cui effetti cumulativi avevano generato stadi di sviluppo sempre più
complessi.
19°secolo: uniformismo: teoria di Lyell che consentiva di fornire una spiegazione alternativa al
creazionismo e di leggere, nell’attuale paesaggio terrestre, il risultato “dell’adozione uniforme di cause
uniformi”. Questa ipotesi venne trasferita dagli antropologi nel loro campo di studi e associata con una
precedente teoria del progresso. L’uniformismo permise di fare agli antropologi ciò che in campo
naturalistico aveva permesso di fare a Lyell e Darwin: sottrarre al creazionismo la storia dell’uomo e
naturalizzare i processi che il degenerazionismo attribuivano all’intervento divino.
Lubbock: in “Prehistoric Time” divise l’età della pietra in due periodi, paleolitico e neolitico, ma
quest’opera ha il merito di aver messo in circolo un’altra idea, quella secondo cui la vita dei
primitivi poteva essere paragonata a quella dei “selvaggi” contemporanei. Così gli oggetti
preistorici non vennero più considerati come testimonianze di un tempo antico ma utilizzati come
“misuratori di progresso” in cui era visibile la cumulatività del progresso materiale. Il paragone tra
europei preistorici e selvaggi contemporanei diventa il centro dell’antropologia evoluzionista.
In quest’ottica i selvaggi contemporanei erano visti come uno stadio antico degli attuali europei. È
nell’ambito dell’evoluzionismo positivista che l’antropologia assume le caratteristiche di un sapere
scienti co e autorevole, e successivamente viene riconosciuta come disciplina accademica.
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Frazer: ultimo grande esponente dell’evoluzionismo culturale. Nella sua opera “Il ramo d’oro” egli
esponeva la sua ipotesi secondo la quale la magia, la religione e la scienza avrebbero costituito delle tappe
dello sviluppo intellettuale dell’uomo. La magia corrispondeva a una fase dello sviluppo dell’intelletto
umano caratterizzata da confusione e ignoranza, in un secondo momento, alcuni uomini, avrebbero
pensato di accattivarsi il favore delle potenze della natura con la religione e, in ne, altri uomini si
accorsero che gli dei non potevano risolvere i problemi degli uomini, dando vita alla fase dell’osservazione
e comprensione della natura, con la scienza. Va a delineare un percorso più che altro fatto di “sbagli” e
“fatti tenebrosi” e infatti la sua opera non è caratterizzata dallo stesso ottimismo di quelle dei suoi
predecessori—> “ultimo vittoriano” prima di un periodo di “crisi delle certezze”.
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Negli successivi alla pubblicazione della Lega degli irochesi, Morgan proseguì le sue ricerche presso altri
gruppi di nativi, come i Sioux e gli Ojibwa. Nonostante appartenessero ad un ceppo linguistico diverso
avevano dei termini relativi alle parentele in comune con gli Irochesi, che era molto particolare. Gli
irochesi designavano i parenti in modo diverso rispetto ai “popoli civilizzati” (es. fratello del padre “padre”
etc.).
Negli stessi anni Morgan era interessato alla questione dell’origine dei nativi americani e sosteneva la
tesi secondo la quale gli indiani d’America fossero di origine asiatica. A questo punto Morgan ipotizzò che,
se avesse individuato in Asia un sistema di parentela simile a quello Irochese, questo avrebbe potuto
sostenere la sua tesi, in quanto i sistemi di parentela, a differenza del linguaggio ad esempio, sono meno
soggetti a subire cambiamenti. Le sue ricerche si volsero in due direzioni:
• Raccolta di dati riguardanti i sistemi di parentela delle popolazioni indiane del nord America: ricerche in
prima person
• Raccolta di dati sui sistemi di parentela di popoli extra-americani: questionari spediti dalla Smithsonian
Institution
I dati raccolti dimostrarono una somiglianza nella struttura logica dei sistemi asiatici e americani, che si
differenziavano da quelli che de nì ariani, semitici e uralici.
1871 “Sistemi di consanguineità e di af nità della famiglia umana”: distinzione tra due grandi gruppi di
sistemi di parentela corrispondenti a due modi diversi di designare i parenti consanguine
• Classi catori: i parenti consanguinei non vengono terminologicamente distinti da quelli in linea diretta
• Descrittivi: i parenti in linea collaterale vengono distinti da quelli in linea diretta (popoli europei).
Morgan avanzò un’ipotesi secondo la quale i due distinti sistemi sarebbero stati caratteristici di due distinti
tipi di società, i primi di una società basata sui rapporti di parentela e i secondi di una società basata su
rapporti politici. A questo punto Morgan ripensa la questione anche in ottica evoluzionistica—> Lo
sviluppo, l’evoluzione della famiglia, base della società, viene messo in relazione al processo di
sostituzione della logica classi catoria con quella descrittiva.
Irochesi: “padre” il fratello del padre era per abitudine, una reminiscenza di quando era invece dif cile
sapere chi fosse veramente il padre perché una donna poteva unirsi con più fratelli—> la terminologia di
parentela assume in Morgan il carattere di sopravvivenza. Rimaneva dif cile da spiegare il passaggio dai
sistemi classi catori a quelli descrittivi—> Morgan associa la comparsa della società politica all’emergenza
della proprietà privata e quindi la pone come spiegazione del passaggio sa un sistema all’altro.
1877 “La società antica”: traccia l’evoluzione della cultura e delle società andando ad individuare alcuni
periodi “etnici”. La successione dei periodi era espressa dalla sequenza: selvaggio-barbaro-civilizzato,
con l’aggiunta di 3 sotto-periodi (inferiore, intermedio, superiore) per i primi due. Ciascun periodo era
caratterizzato da invenzioni e scoperte considerate indici del progresso caratteristico di ciascuna fase
storica e quindi elemento espressivo di ognuna di queste fasi.
Queste fasi del “progresso umano” corrispondevano anche all’idea di America come “laboratorio dello
storico”: nella storia dell’America era possibile leggere la storia passata delle epoche storiche dell’umanità.
Quest’opera sarà il bersaglio delle critiche all’antropologia evoluzionista di cui è considerata maggiore
espressione.
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Capitolo 4 tra sociologia, loso a ed etnologia: ri essione francese sulle società primitive
Francia: la ri essione sulla vita dei popoli extra europei era subordinata alla sociologia: disciplina
derivante dalla loso a positiva di Comte il quale focalizzava la propria attenzione sul tema della
normatività sociale, ossia l’equilibrio e l’ordine sociale come frutto dell’applicazione di un sapere positivo
che fosse allo stesso tempo elemento di conoscenza e di gestione della società sulla base di criteri di
natura tecnico-scienti ca. Ma il pensiero di Comte non era in grado di spiegare i fenomeni di massa emersi
nella società del 19° secolo francese, in quanto chiaramente dominati da forze irrazionali.
Durkheim: in uenzò la ri essione francese sia in campo sociologico che etno-antropologico.
In “La divisione del lavoro sociale” appaiono i primi interessi etnologici. Parla di coscienza collettiva come
l’insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla media dei membri di una stessa società. Tutte le
società per Durkheim possedevano questa coscienza collettiva e di conseguenza erano comparabili tra di
loro—> la sociologia doveva infatti esaminare il numero più alto possibile di società per giungere alla
conoscenza delle leggi della vita sociale. Durkheim mette in relazione l’intensità con cui si manifestava la
coscienza collettiva e il tipo di solidarietà presente all’interno delle società:
• Solidarietà meccanica: qui la coscienza collettiva guida il singolo individuo, ne determina scelte e
comportamenti, dove la solidarietà meccanica è forte la coscienza collettiva è coestensiva delle
coscienze singol
• Solidarietà organica: qui c’è la tendenza del singolo a differenziarsi dal gruppo, la coscienza collettiva
occupa spazi più ristretti ma non per questo è meno ef cace nel mantenere un’identità sociale comun
Questi due tipi di società sono i due estremi e ci sono poi società in cui i due tipi di solidarietà si
intrecciano, e a volte ne prevale una a volte un’altra.
1912 “Le forme elementari della vita religiosa”: in quest’opera c’è il tentativo di elaborare una teoria
generale della religione e della società attraverso l’individuazione degli elementi che entrano a far parte di
tutti i sistemi religiosi e sociali. In tutte le religioni, da quelle più semplici a quelle più complesse, secondo
Durkheim, deve esserci un certo numero di rappresentazioni fondamentali e di atteggiamenti rituali.
Partendo dal totemismo degli aborigeni australiani: totem (pianta, animale) sotto cui il gruppo si identi ca e
oggetto di culto—> era giunto ad affermare che le rappresentazioni avevano natura collettiva ed erano la
proiezione del gruppo sociale su un piano ideale. Quindi gli esseri umani andavano ad idealizzare la
propria unione, rappresentata da un simbolo oggetto di culto—> ma facendo questo essi
inconsapevolmente adoravano e rispettavano la società stessa. E questo fenomeno era unitario, visibile in
tutte le religioni indipendentemente dalla loro complessità.
Durkheim vuole sottolineare il dominio della dimensione sociale collettiva sul comportamento del singolo
individuo, questo dominio si esprime attraverso l’esercizio di un potere morale che non è altro che il rispetto
che gli individui hanno per la società stessa, e tale rispetto deriva dall’insieme di norme e regole nelle quali
l’individuo si riconosce in quanto appartenente alla società.
Quest’opera è molto importante perché propone una nuova prospettiva di indagine dei fenomeni sociali—>
dopo Durkheim i fenomeni sociali cominciarono ad essere considerati come “fatti sociali” ovvero insiemi di
azioni e di rappresentazioni identi cabili sulla base del potere che essi avevano di esercitare una
costrizione sugli individui, essi erano indipendenti dalla psicologia dell’individuo avevano vita autonoma.
Lévy-Bruhl: 1903 “La morale e la scienza dei costumi”: nasce con l’intento di rispondere a un quesito
loso co “esiste una morale oggettiva?” Per parlare di una morale oggettiva la natura umana dovrebbe
essere sempre e ovunque identica a se stessa. La teoria per Bruhl può solo studiare la morale cercando
di comprendere il diverso signi cato che l’esperienza morale può assumere in contesti sociali differenti e i
diversi sistemi morali che caratterizzano le diverse società. Il suo sguardo è volto alle società primitive
che gli permettono di ri ettere anche in relazione alle forme di pensiero: la mentalità dei primitivi per Bruhl
era “mistica”. Le rappresentazioni collettive erano comuni a tutto il gruppo e si imponevano sui singoli
individui ed erano dei veri e propri “fatti sociali”—> Bruhl si contrappone agli evoluzionisti affermando che
le rappresentazioni che loro vedevano come bizzarre e incomprensibili non erano frutto di ingenuità
intellettuale ma erano frutto di una determinazione sociale da cui gli individui non potevano sfuggire. Bruhl
parla di “impermeabilità all’esperienza”: i primitivi continuavano a praticare la magia, anche senza
vederne i risultati, proprio perché la loro attenzione non era rivolta all’esperienza oggettiva. Inoltre, la
mentalità dei primitivi era pre logica: era volta a cogliere nella loro relazione “partecipativa” le cause dei
fatti, indagando in una direzione differente rispetto a quella dei “civilizzati”—> il concetto di pre logico non
designa una forma di pensiero meno evoluta, ma a-scienti ca, a-critica. Questa rappresentazione del
pensiero cercava di superare le logiche evoluzionistiche. Bruhl inoltre, non avendo esperienza di ricerca sul
campo aveva considerato tutte le società primitive come equivalenti e le aveva contrapposte in blocco a
quelle occidentali, contrapponendo anche la mentalità pre-logica a quella logica—> cercherà di attenuare
questo abisso.
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Fatti sociali totali: un esempio di studio su questi fatti sociali totali è quello sulle società eschimesi. Il
fatto sociale totale in questione era la diversa forma di aggregazione che la società assumeva a seconda
delle stagioni. Durante l’estate quando i gruppi erano dispersi a caccia si riducevano le feste, i riti e le
relazioni sociali, per aumentare durante l’inverno, quando i gruppi si riunivano. La vita degli eschimesi
presentava così un’alternanza di fasi di vita sociale caratterizzate dal collettivismo e dall’individualismo.
Questa bipolarità si ripercuoteva anche sul livello simbolico, dove qualunque cosa veniva ad essere de nita
in base al riferimento che essa aveva con uno dei due periodi. Grazie a questo fatto sociale per Mauss si
potevano spiegare altri elementi della vita sociale, perché appunto era un fatto sociale totale.
Si occupa poi di un altro fatto sociale totale ovvero il dono partendo dai lavori di Boas e Malinowski. Questi
valori avevano dimostrato l’esistenza di fenomeni di scambio e di circolazione dei beni materiali che per
Mauss erano esempi di fatti sociali totali. Questi fenomeni erano al centro di altri aspetti della vita di queste
popolazioni e si basavano sulla reciprocità: principio basato sulla presenza di 3 regole—> dare, ricevere
e ricambiare. Mauss riconduce questo principio ad una “qualità” intrinseca agli oggetti scambiati, che li
assimilava alla persona che li aveva posseduti e che continuava a permeare l’oggetto anche una volta
passato a qualcun altro—> se lo scambio si fosse interrotto, la “qualità” presente nell’oggetto si sarebbe
potuta vendicare sul trasgressore, in quanto “forza magica” di colui che l’aveva ceduta. Mauss era stato
in uenzato in questa interpretazione dalla teoria dello hau dei Maori: è lo spirito della cosa donata, ciò che
pone colui che ha ricevuto il dono in una posizione di debito nei confronti di chi lo ha donato e lo obbliga a
ricambiare per mantenere inalterato l’equilibrio dell’atto del donare. Il principio della reciprocità valeva tanto
per gli individui quanto per i gruppi coinvolti nello scambio.
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L’etnogra a cominciò a radicarsi nelle università britanniche e a dare un forte impulso furono i ricercatori
con una formazione scienti ca, tra cui Haddon grazie al quale si costituì la spedizione dello stretto di
Torres che costituisce una pietra miliare dell’antropologia. A questa spedizione ne seguirono altre e da
queste emerse una nuova gura di etnografo: erano studiosi che dopo una preparazione di tipo teorico si
recavano sul campo per raccogliere informazioni dai nativi. A cambiare inoltre fu anche il metodo di
indagine, tanto che dalla survey si passò alla monogra a etnogra ca: prendeva in considerazione diversi
aspetti della vita del gruppo studiato e inoltre, i gruppi cominciarono ad essere presi in considerazione nella
loro unicità e diversità rispetto agli altri e non in relazione ad essi.
Gli antropologi avevano molti concorrenti tra cui i missionari: avevano intrapreso un’impresa di
conversione delle popolazioni primitive in ogni angolo del pianeta. Tra questi missionari ve ne erano alcuni
che erano stati in grado di guardare con interesse scienti co le diverse popolazioni e, grazie ai loro lunghi
soggiorni, avevano raggiunto un grado di conoscenza approfondita delle popolazioni.
Esempio: Codrington in Melanesia.
Gli antropologi erano gure diverse: erano legati ad ambiti accademici e laici, non avevano interesse a
modi care le credenze delle popolazioni, anzi per loro i primitivi andavano protetti dalla cultura occidentale.
Dovettero quindi adottare un metodo che gli permettesse di bilanciare la quantità dei dati dei missionari, da
un punto di vista qualitativo e soprattutto dal punto di vista del metodo di indagine che doveva rendere
l’etnogra a una disciplina al pari delle altre scienze.
Nell’area di lingua tedesca prevaleva, anche in etnologia, la dimensione storica—> ultimi anni ‘800 nasce
la teoria dei cicli culturali: la storia era vista come processo di sviluppo inerente alle singole culture, alla
dimensione storica si aggiunse quella geogra co-etnologica, in base alla quale era possibile ipotizzare che
se alcuni aspetti culturali mostravano similitudini e ricorrenze da una parte all’altra della terra, questo era
possibile grazie alla diffusione. Secondo questa prospettiva le similitudini culturali riscontrabili tra popoli
geogra camente distanti era possibile grazie alla diffusione culturale. Gli studiosi che aderirono a questa
prospettiva concentrarono i loro studi su oggetti materiali, andando a elaborare la teoria della diffusione di
quelli che chiamarono “cicli culturali” o “strati”: insieme di elementi di cui era possibile veri care la
compresenza in una determinata area del pianeta. Ogni ciclo, era espressione di una fase della storia
culturale di un popolo, gli elementi di un ciclo erano quelli che si erano successivamente sovrapposti ad
altri precedenti—> etnologia doveva ricostruire questi cicli individuandone le strati cazioni successive.
Graebner: voleva individuare, all’interno di un’area determinata, tratti culturali riconducibili ai rispettivi
“cicli”. Limite della teoria: i cicli erano costituiti da tratti molto eterogenei che venivano collegati tra loro in
maniera arbitraria (es. complesso totemico). Egli riteneva che in etnologia lo scopo degli studi storici fosse
quello di accertare la migrazione e la diffusione dei cicli, quindi l'in uenza di una cultura su un’altra. Ma
spesso il diffusionismo si caratterizzò invece per la tendenza a eludere l’elemento delle continuità
geogra ca e favorì piuttosto ricostruzioni su spostamenti di cicli naturali su scala planetaria.
Schmidt: per il missionario lo sviluppo culturale avrebbe preso avvio da due forme culturali primitive di
base, una caratterizzata dal culto della madre-terra, e una dal culto del padre-cielo—> ricostruzione
dell’origine e dello sviluppo delle idee religiose e dell’idea di Dio—> con la sua teoria sull’origine dell’idea
di Dio andò ad accentuare il lato degenerazionista del diffusionismo. In tutti i popoli primitivi c’era un’idea
delle divinità che però era andata persa ed il compito dei missionari era quella di ricondurvi i primitivi
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1894-1895 ricerca presso i Kwakiult con la collaborazione dell’ informatore indiano Hunt. L’attenzione si
concentrò soprattutto sull’istituzione del potlatch: rituali di ostentazione che prevedevano la distruzione di
un gran numero di beni considerati “di prestigio”e privi di un valore d’uso corrente. Attraverso il potlatch gli
individui dello stesso status sociale si s davano in una gara distruttiva allo scopo di affermare
pubblicamente il proprio rango, abbassare quello dei rivali o recuperarlo. Attraverso questo processo
distruttivo si eliminavano quei beni che avrebbero potuto provocare un’alterazione del sistema, della
struttura sociale che era fortemente strati cata. L’analisi del potlatch di Boas faceva uso del linguaggio
dell’economia di mercato in un contesto che non aveva nulla a che vedere con una situazione del genere.
L’ideologia economico-etnocentrica di Boas, da un lato si manifestava tramite l’impiego di termini
dell’economia di mercato e, dall’altro, il potlatch veniva spiegato in termini di sole attitudini psicologiche
Per Boas lo studio dei processi psicologici doveva emergere come linea di ricerca alternativa nei
confronti della tradizione evoluzionistica. I processi psicologici (rappresentazioni che gli agenti di una
data cultura si facevano della propria esistenza sociale) divenivano la realtà oggettiva delle vita sociale
stessa, quindi la bontà di una ricerca etnogra ca stava nella fedeltà con cui l’etnologo sapeva cogliere la
realtà sociale nella rappresentazione che di essa si facevano i membri della popolazione studiata
Kroeber: allievo di Boas, egli critica la prospettiva causale nella spiegazione dei fenomeni culturali.
Critica ad esempio le teorie del mito basate su questo tipo di spiegazione—> per Kroeber i miti si
con guravano come aggregati di una serie di tendenze indistinguibili le quali si compenetravano dando
origine al mito. Quello che per queste teorie rappresenta la causa originaria, per Kroeber è una tendenza
parziale—> dalle varie tendenze si costituiscono i miti che possono essere compresi nella loro complessa
individualità solo nella misura di cui se ne conoscono le relazioni con il resto dell’unità della vita.
1909 “Sistemi classi catori di relazioni” : critica le posizioni di Morgan relative ai sistemi di parentela
partendo da un modo diverso di concepire la natura dei rapporti sociali—> per Kroeber ri ettevano la
“psicologia”, veicolata dal linguaggio, dei soggetti culturali, ovvero il “modo di sentire” tipico di una cultura
nei confronti dei propri parenti. Le terminologie di parentela non potevano essere associate solo alle
relazioni sociali ma possono essere associate anche a domini semantici diversi da quello parentale.
8 principi che regolano i sistemi terminologici. Adottare questo approccio signi cava perdere di vista
quanto ipotizzato da Morgan, ovvero che attraverso le terminologie di parentela.
Boas contro il razzismo: il razzismo consisteva nel voler collegare natura (razza) e cultura, attribuendo alla
prima un ruolo dominante nei confronti della seconda. Boas sosteneva che la prima e la seconda erano
due cose ben distinte. Inoltre egli contrastava anche l’orientamento del "darwinismo sociale” sviluppatosi
in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, secondo cui le leggi che regolavano la selezione naturale erano le
stesse che regolavano la selezione sociale. Da Boas in poi nell’antropologia natura e cultura resteranno
separati. Cultura: qualcosa che compariva quando l’evoluzione biologica si era compita, i fenomeni
culturali erano uno strato sovrapposto e non riducibile a quello organico
Natura: sovrapposta al piano individuale, qualcosa di esterno agli individui che la vivono in modo passiv
Kroeber 1917 “Il superorganico”: la tesi centrale era che l’ordine dei fenomeni culturali è di natura
superorganica, ovvero irriducibile all’ordine dei fenomeni biologici. Questi fenomeni sono spiegabili solo
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sulla base di altri fenomeni culturali. Kroeber si pone in una posizione diversa rispetto a Boas, perché viene
portata alle estreme conseguenze l’autonomia culturale.
Ambienti antropologici statunitensi: approccio di ricerca incentrato sulla distribuzione geogra ca delle
culture indiane, la loro organizzazione e i loro rapporti. Nasce la nozione di area culturale: area geogra ca
entro la quale erano presenti determinati tratti e le culture venivano considerate come somma
complessiva dei loro tratti componenti. Il problema diventa quello di determinare la distribuzione dei tratti
culturali, che viene pensata come conseguenza di processi di diffusione.
Attività museogra ca in uì sulla teoria della distribuzione dei tratti culturali, in particolar modo
l’esposizione dei reperti, non seguiva più l’idea dell’evoluzionismo ma l’obiettivo era quello di rendere
intellegibili al pubblico le somiglianze e le differenze tra reperti provenienti da luoghi diversi.
Piano teorico: problema—> spiegare la distribuzione irregolare di tratti culturali presso gruppi distanti
ma che possiedono un nucleo di elementi comuni tali da farci pensare che possano appartenere alla stessa
cultura = tratti come qualcosa che poteva migrare, alcuni venivano accolti e altri respinti.
Wissler: 1915-1925 elabora la teoria delle aree culturali come ambiti di diffusione di tratti simili a partire da
un centro di irradiazione—> centro culturale: qui sono presenti tutti i tratti i quali poi sono irregolarmente
distribuiti nel resto dell’area diventando sempre più “radi” man mano che ci si allontana dal centro.
Introduce anche la nozione di area cronologica: i tratti che si trovavano più lontani dal centro dovevano
essere i più antichi e quindi appartenere al nucleo originario
Sapir: a proposito della diffusione fece osservare come i tratti culturali non si diffondano in modo uniforme
in tutte le direzioni e nemmeno con ritmi identici, per cui è dif cile stabilirne anteriorità e posteriorità
Critica alla teoria degli strati: de niti come mera somma di tratti di natura dissipat
La teoria diffusionista si propose di rendere conto della de nizione e distribuzione delle aree culturali
indiane e del continente nord-americano, imponendosi dei limiti.
La prospettiva diffusionista non ebbe in G.B. lo stesso consenso che aveva nei paesi di lingua tedesca.
Iperdiffusionismo: primi anni ‘900—> Smith e Perry ne furono i principali esponenti: le loro teorie
postulavano un unico centro di cultura, l’Egitto—> da qui la cultura si sarebbe diffusa nel resto del mondo.
I tratti culturali poi sarebbero andati incontro ad una degenerazione man mano che si allontanava dal
centro—> esempio a supporto furono gli esami sulla distribuzione geogra ca della mummi cazione e
della presenza di costruzioni piramidali e del culto solare. “Children of the sun” di Perry—> successo di
questa prospettiva in Gran Bretagna. Tuttavia, il diffusionismo qui non ebbe una vera e propria in uenza il
campo accademico e i suoi esponenti rimasero al di fuori degli ambienti universitari.
Malinowski: a lungo lo studioso fu oggetto di una sorta di culto in quanto antropologo sul campo che, in
base a delle misteriose qualità, riusciva a cogliere dall’interno la vita delle popolazioni studiate. Egli in effetti
ha introdotto la tecnica di inchiesta dell’osservazione partecipante che consisteva nel prendere parte il
più possibile alla vita degli indigeni per cogliere il loro punto di vista. Ma, dai suoi diari segreti, pubblicati
anni dopo la sua morte, Malinowski non risultò essere l’individuo mimetico che si credeva capace di
adattarsi a qualunque situazione estranea di cultura. Dai suoi diari emerge in realtà un problema
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metodologico riguardante il come e il quanto l’antropologo sia davvero in grado di cogliere il punto di vista
dell’indigeno. In quale misura le interpretazioni di coloro che costituiscono l’oggetto di studio
dell’antropologia contribuiscono a determinare le interpretazioni stesse degli antropologi
1922 “Argonauti del Paci co occidentale”: popolazioni delle isole Trobriand—> il libro partiva da un
aspetto particolare della vita del popolo per poi aprirsi sugli altri. Questo aspetto era una forma di scambio,
il kula: tra le isole abitate dai gruppi che participavano allo scambio, circolavano due tipi di oggetti, collane
di conchiglie rosse (soulawa) e braccialetti di conchiglie bianche (mwali), le prime circolavano solo in
senso orario, le seconde in senso contrario. Questo perché questi oggetti potevano essere esclusivamente
scambiati tra di loro. Gli oggetti circolavano in continuazione e restavano nelle mani dei possessori per
poco tempo, inoltre i preparativi per la partenza e gli scambi erano preceduti da riti e pratiche magiche.
Sfere di scambio: ambiti non comunicanti tra loro entro i quali circolavano oggetti diversi.
Osservazione partecipante: effetti sul piano teorico—> nuova concezione della cultura come insieme di
fenomeni complessi e correlati tra loro e una nuova prospettiva da cui guardare l’oggetto di studio—>
olistica. Così inteso l’oggetto di studio risultava costituito da parti tra loro correlate in senso funzionale.
In tutte le sue opere iniziali è presente quest’idea di funzionalità dell’elemento singolo per il mantenimento
della totalità. Malinowski voleva far apparire sotto nuova luce i primitivi, dimostrando che questi erano in
grado di avere un comportamento dotato di ragionevolezza. Infatti lo scambio kula serviva a mantenere e
rafforzare i rapporti tra gli individui e i gruppi.
Malinowski attribuisce al kula anche un signi cato economico per smontare l’idea del “comunismo
primitivo” e del selvaggio come “homo aeconomicus”.
Principio di reciprocità: le operazioni connesse al kula si presentavo come nalizzate a promuovere la
solidarietà e l’organicità della società, allo stesso modo gli altri momenti della vita sociale era atti as
esprimere un complesso di precisi diritti e doveri di una persona nei confronti di un’altra o di un gruppo.
“Diritto e costume nella società primitiva”: affrontava questa questione della reciprocità, che a partire dal
kula era rappresentativo di tutta la società trobriandese. Il principio di reciprocità viene presentato da
Malinowski come un principio d’ordine non codi cato che svolgeva una funzione strutturante sull’agire
sociale.
1913 “La famiglia tra gli aborigeni australiani”: qui Malinowski confuta l’ipotesi della promiscuità originaria
e dimostrò che anche gli episodi di licenza sessuale che avevano luogo durante alcune cerimonie
accadevano sempre secondo regole precise che non contemplavano l’accoppiamento indiscriminato.
1917 “Sesso e repressione tra i selvaggi”: presenta la famiglia come luogo sia della riproduzione biologica
che culturale—> l’incesto era bandito in quanto disgregatore della famiglia e dei rapporti che si
instauravano all’interno di essa. Nell’ottica di Malinowski la proibizione dell’incesto era la risposta alla
disgregazione sociale che avrebbe causato e l’esogamia era un mezzo per risolvere ef cacemente la
proibizione stessa.
In “Una teoria scienti ca della cultura” e “La teoria funzionale” viene prodotta un’immagine ordinata e
scienti ca del metodo e dell’oggetto dell’antropologia.
Funzionalismo ristretto: concezione delle società e delle culture come complessi integrat
Funzionalismo allargato: cultura come apparato strumentale, cioè comprensivo di una serie di rispost
Analisi funzionale della cultura tende a coincidere con una formulazione delle relazioni tra i bisogni
fondamentali e le risposte culturali sollecitate da questi bisogni che a loro volta potrebbero dar vita ad
altri bisogni—> bisogni secondari
Teoria della magia: la magia per Malinowski non è anteriore alla religione, è una risposta emotiva a una
situazione non controllabile, è un processo che afferma il potere autonomo dell’uomo di creare ni
desiderati. Con Malinowski cade la necessità di stabilire una continuità tra magia e religione, che sono
diverse nei ni (magia: rassicurazione di fronte all’incertezza dell’esistenza, religione: rassicurazione
riguardo la ne
Teoria del cambiamento culturale: messa a punto in seguito ad un soggiorno in Africa australe, dove il
contatto tra bianchi e neri era problematico. Egli pone l’attenzione sulle novità dell’entità culturale che si
generava dall’incontro delle due culture: una terza cultura si af ancava alle altre due.
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Ernesto de Martino: si dissociò dal fascismo italiano e fu seguace di Benedetto Croce, divenuto punto
di riferimento per tutti gli intellettuali ostili nei confronti della dittatura.
“Naturalismo e storicismo nell’etnologia”: critica nei confronti del “naturalismo”—> orientamento della
scuola francese di ispirazione Durkheimiana, quella storica-culturale e anche la prospettiva funzionalista.
Quello che De Martino gli rimproverava era un atteggiamento di riduzione dei fenomeni culturali tipici dei
popoli primitivi a oggetti indagati con metodi incapaci di restituire la dimensione storica di queste
esperienze. De Martino, come Croce, pensava che non fosse possibile ridurre l’esperienza umana a
un’indagine di tipo scienti co. In Naturalismo e storicismo però de Martino si allontana da Croce con il suo
progetto di dedicarsi all’universo culturale delle plebi dei mezzogiorno. Egli voleva ricondurre la storia dei
popoli lontani nel lone della storia dello spirito come la intendeva Croce, ovvero conseguenza della
progressione dello spirito verso livelli superiori.
1930 Scuola di Milano: alternativa loso ca a quella di Croce e Gentile—> “ loso a della cultura” di
Antonio Ban —> l’idea centrale era quella della razionalità come esigenza di comprendere campi del
sapere molto diversi tra loro, senza giungere mai a posizioni de nitive. Si aprì un dibattito su una rivista
(Studi loso ci) tra Cantoni (allievo di Ban ) e de Martino, il secondo rimproverava al primo di ostentare
un “olimpico distacco” da quello che per lui era l’oggetto del conoscere.
De Martino cercava di aprire lo storicismo all’etnologia senza però mettere in discussione l’impianto
loso co della prospettiva storicistica. Le sue posizione crociane lo in uenzarono anche nella concezione
del mondo primitivo. De Martino inoltre, non accettava la contemporaneità del pensiero mitico e di quello
razionale, era incline a ricostruire la sequenza rettilinea del processo grazie al quale “dai maghi che
eravamo siamo diventati ciò che siamo”. Negli anni del dopoguerra iniziò una ri essione etnologica
sostenuta dalle ricerche etnogra che da lui condotte nell'Italia meridionale, etnologia italiana extraeuropea
in forte crisi.
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Bateson: allievo dei migliori antropologi britannici del tempo. A partire dal 1927 svolse delle ricerche sul
campo in Melanesia e in Nuova Guinea (1932). Egli andò ad analizzare la cerimonia del Naven
analizzandone tutte le implicazioni psicologiche, economiche, politiche, magico-religiose. Si trattava di un
rituale di travestimento che veniva celebrato quando un giovane compiva per la prima volta un’azione
positiva per la società. In questa occasione gli uomini si travestivano da nonne e ne parodizzavano la
“debolezza emotiva” e le donne si travestivano da uomini per assumere un comportamento di erezza.
Importante era il ruolo del “wau” ovvero il fratello della madre del ragazzo. Questo comportamento viene
spiegato con la necessità di assumere i segni di un’identità diversa.
Ethos: tono emotivo socialmente approvato del proprio sess
Eidos: ideale della società locale del determinato comportamento che dovevano assumere gli individui
l’unione di questi livelli era ciò che formava la realtà complessa di una cultura e che egli chiama
con gurazione sulla scia di Benedict.
Schismogenesi: queste dinamiche producono comportamenti divergenti e, partendo dal caso degli iatmul,
allargò questa nozione dagli individui ai gruppi. Tutte le società però, come degli individui, hanno dei
meccanismi grazie ai quali è possibile bloccare o contenere il processo di schismogenesi e raggiungere un
equilibrio dinamico che per Bateson consisteva in un aggiustamento reciproco del piano dell’ethos e
dell’eidos.
Margaret Mead: con lei ci fu la prima uscita dell'antropologia statunitense dal continente americano,
allieva di Boas. Compì le prime ricerche nelle isole Samoa (Polinesia). Contesto storico americano nel
dopoguerra: crescita della delinquenza comune e giovanile, emarginazione sociale, alcolismo—> produrrà
problema centrale della scienza sociale americana—> adattamento dell'individuo a valori espressi dalla
società in cui vive, come risposta a effetti negativi di una società di tipo produttivistico e concorrenziale
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1928 “Adolescenza a Samoa”: si concentrava sull’adolescenza della donna samoana, venivano analizzati
sia il contesto sociale che l’educazione che gli veniva data in questo periodo considerato come decisivo
negli Stati Uniti. Questo studio mostrava come l'adolescenza in una società "primitiva" fosse una fase di
vita meno esposta a traumi di quanto non fosse nella società occidentale. 2 fattori importanti all'origine di
questa differenza:
• mancanza di "messaggi" concorrenziali e produttivistici della cultura sull’individuo
• carattere “monodimensionale”, privo di alternative rilevanti, nelle scelte che si presentano al giovane.
Lo scopo di tale studio era dimostrare come a valori culturali diversi corrispondessero modelli educativi
differenti, e come questi dessero luogo alla formazione di personalità diversamente orientate
In altri scritti la Mead affronta argomenti già trattati come lo studio delle relazioni esistenti tra modelli
culturali, i processi di apprendimento e la personalità, e va alla ricerca di un “tipo normale”: la personalità
media meglio adattata tra gli individui di sesso maschile e femminile in società diverse. Giunge a delle
conclusioni innovative—> idea centrale è che i tratti del carattere maschile e femminile erano determinati
dalla cultura—>ogni cultura produce un “tipo” come risposta adattiva individuale. La Mead ha inaugurato lo
studio delle differenze di genere in antropologia. Sia la Mead che la Benedict hanno svolto un ruolo
importante nell’antropologia americana—> diffondere l’antropologia presso il pubblico statunitense
ponendolo di fronte all’evidenza che esistevano da altre parti culture diverse ma non per questo inferiori di
quella occidentale.
Relativismo culturale: idea secondo la quale un’azione o un valore per essere compresi devono essere
considerati all’interno del contesto complessivo entro cui si collocano. Il relativismo mira a comprendere e
non “giusti care”, mira a collocare le cose al posto giusto.
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1962 “Il totemismo oggi”: qui Levi-Strauss fornisce una nuova interpretazione del totemismo, inteso come
un semplice “sistema di classi cazione”. Gli animali e i vegetali che compaiono nei sistemi totemici
diventano portatori di “relazioni concepite dal pensiero speculativo a partire dai dati dell’osservazione”
La loro presenza non è conseguenza del fatto che sono buoni da mangiare ma che sono "buoni da
pensare". Le specie animali e vegetali infatti offrono all'uomo un vasto repertorio da cui attingere
classi cazioni, opposizioni, relazioni. La differenza tra pensiero primitivo e civilizzato è che il primo si basa
su cose concrete piuttosto che astratte. Il pensiero selvaggio è fondato sulle stesse operazioni logiche di
quello civilizzato e costituisce la base comune su cui prendono forma tutte le espressioni del pensiero
umano. Totemismo: prende i dati dall’esperienza sensibile per costruire sistemi di classi cazione e di
relazioni—> è un codice che serve per fare da tramite tra messaggi convertibili nei termini di altri codici e a
esprimere nel proprio sistema i messaggi ricevuti attraverso il canale di codici differenti. Questa possibilità
di conversione è tipica di tutti i codici e viene indicata come sistema di trasformazione: individuano le
analogie e i parallelismi che ci sono nei sistemi classi cazione e la possibilità del pensiero di passare da un
sistema all’altro e al codice di ciascuno. Esempio: totemismo e caste hindu. (Libro p.178
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Miti: qui LS fa valere pienamente il concetto di trasformazione. Nell’analisi dei miti a fare da sfondo alla
ri essione di LS c’è l’analogia tra le grandi unità costitutive del mito mitemi e l’unità della lingua fonemi.
I mitemi assumono signi cato in base ai rapporti di correlazione che gli oppongono agli altri mitemi, ad
esempio il mitezza sole da solo, non ha alcun senso e assume signi cati diversi a seconda del mito in cui si
trova inserito. I miti si prestano ad una lettura formale e i miti appaiono come il risultato di un continuo farsi
e disfarsi degli aggregati mitemici che li compongono. Nelle “Mitologiche” parla del mito come l’aspetto
puramente speculativo del pensiero selvaggio—> la mitologia non ha una funzione pratica, non è come i
sistemi di parentela e come il totemismo, non è fondato su una realtà diretta e più oggettiva della sua.
1955 “Tristi tropici”: qui appare il carattere più etico- loso co di Levi-Strauss a fare da sfondo a una
ri essione autobiogra ca e morale. È un viaggio a doppio senso, dove vengono raccontati i viaggi di LS e
i motivi che lo hanno fatto avvicinare a questa professione. In questo libro egli espone idee molto generali
sulle società primitive, e la scelta del suo punto di partenza, ovvero la distinzione natura/cultura.
“Il pensiero selvaggio”: distinzione tra società fredde e società calde attraverso cui passa la ri essione
sul senso della storia umana. Le società calde (occidente) sono quelle che da una serie di squilibri interni
traggono l’energia per andare avanti, per produrre qualcosa di innovativo, ma anche per “bruciare” il mondo
che le circonda. Le società fredde non producono squilibri e quindi energia per alterare l’ambiente che le
circonda e quindi cadono fuori dai processi di trasformazione storica. Questa distinzione vuole in qualche
modo cercare di spiegare le diversità tra l’occidente e gli “altri”, ma nell’opera tristi tropici servono a LS per
produrre un discorso sulla perdita dell'unità fra naturale e sociale. Tristi tropici è un atto di denuncia: i
tropici diventano tristi e la tristezza è derivata dalla devastazione da parte della società occidentale, una
società che non rispetta la natura e le altre società. Nell’antropologo si esprime il rimorso dell’occidente
ed è lui che deve individuare l’immutabilità delle strutture dello spirito umano.
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situazione dominante nelle società studiate dagli antropologici. Di conseguenza serviva un approccio
diverso di studio di queste società, rispetto a quelle che le vedeva come società prive di storia.
1971 “Le società comunicanti”: afferma che in tutte le società sono presenti due dinamiche:
• Interna: ciascuna società è un’entità che si trasforma sulla spinta delle proprie contraddizioni interne
• Esterna: le società subiscono delle pressioni esterne che le costringono a rimodellare le proprie
istituzioni, credenze etc.
Balandier ha coniato l’espressione “Terzo Mondo” ad indicare i paesi esclusi come lo era in Francia il
terzo stato.
Bastide: pone l’attenzione sulle dinamiche tipiche di quelle società coinvolte in fenomeni di forte e
prolungato contatto culturale. Anche Bastide parla di una doppia causalità ma per lo studioso la causalità
“esterna” non riguarda solo il contatto con una società o con una cultura dominanti ma anche la
pressione che il passato di una società esercita sulla stessa. Quindi la ricerca deve avere uno sguardo
sulla situazione globale, in cui con uiscono il passato, il presente e le aspettative per il futuro.
Sociologia della malattia mentale: accento sulla “nevrosi culturale”, tramite lo studio dei discendenti
degli schiavi africani importati in Brasile. Questa nevrosi consiste in un attaccamento esasperato alla
religione ancestrale in risposta all’ostilità dell’ambiente circostante.
“Le religioni africane in Brasile”: studia le religioni sincretiche ovvero quelle che incorporano simboli, idee
e credenze estranee alla religione africana, considerate tuttavia come “autentiche” dai suoi fedeli.
“Memoria collettiva e sociologia del bricolage”: spiega il funzionamento di queste religioni—> le religioni
africane in Brasile sono praticate da gruppi costituiti da individui con origini diverse della cui memoria
collettiva sono rimasti solo dei frammenti. Per cui i gruppi che si formano non hanno una memoria
condivisa e devono “fabbricarsela”—> mettono insieme i diversi frammenti di memoria e i vuoti vengono
colmati da elementi che appartengono anche ad altre culture e religioni.
Acculturazione: trasferimento di modelli culturali da società più forti a più deboli (e viceversa
Antropologia applicata: problema dell’antropologo che a volte si fa portatore dell’ideologia di color che
vorrebbero piegare i popoli senza rispettare la loro cultura, o dall’altra parte, è guidato solo dall’interesse
scienti co—> nuova antropologia che abbia come oggetto un’analisi capace di tutelare gli interessi delle
popolazioni coinvolte, capace di comprenderne i valori, le rappresentazioni e con itti e le contraddizioni.
Antropologia di ispirazione marxista: ci sono vari fattori che hanno contribuito a questa corrente, tra
questi il fatto che, il comunismo sovietico, riduceva le informazioni sociali studiate dagli antropologi a
rappresentanti delle fasi dello sviluppo storico che avrebbe portato al comunismo. Nuova lettura delle teorie
di Marx: modo di produzione come forma storica di esistenza sociale determinata dalla combinazione di 3
fattori, i mezzi di produzione, la manodopera e i rapporti di produzione (lavoro salariato nella società
capitalista). Dalle riletture di Marx nascono nuovi quesiti per gli antropologi.
Meillasoux: economista, allievo di Balandier, studia i Gouro della Costo d’Avorio de nendo “lignatico” il
modo di produzione dominante presso questa popolazione. Questo sistema si basava infatti sul lignaggio
degli individui e i rapporti di produzione si basavano sulla dipendenza dei “giovani” dagli “anziani” che
gestivano le risorse e gli scambi matrimoniali. Avevano un'economia di sussistenza che è diventata di
piantagione con l'arrivo dei francesi.
Nell’opera “Donne, granai e capitale” cerca di delineare le caratteristiche fondamentali del modo di
produzione domestico che corrisponde all’esistenza della comunità domestica che presenta alcune
caratteristiche:
• Produttività suf ciente a garantire la riproduzione di manodopera
• Utilizzo della terra come mezzo di lavoro, resa produttiva a scadenze differit
• Impiego dell’energia umana
• Uso individuale di mezzi di produzione agricoli fabbricabili individualment
Secondo Meillasoux la forma sociale corrispondente al modo di produzione domestico è stata
funzionalmente incorporata dai modi di produzione che l’hanno successivamente dominata nel corso della
storia—> è stata conservata la capacità di svolgere la funzione di riproduzione della manodopera. Nella
comunità domestica non esiste un vero controllo sui mezzi di produzione, il controllo di basa sui mezzi della
riproduzione sica—> giovane—> moglie—> anziano: tutti gli uomini possono bene ciare dei mezzi di
riproduzione sociale nella loro vita—> ciclo produttivo e riproduttivo sono strettamente connessi.
Meillasoux giunge alla conclusione che i modi di produzione che hanno inglobato la comunità domestica,
hanno tratto da essa la manodopera andando a minarne le basi no a distruggerla, a partire dal sistema
lignatico no a quello capitalistico.
Godelier: si occupa del problema di conciliare economia e parentela sotto forma di un riesame del
rapporto tra infrastruttura (condizioni materiali dell’esistenza) e sovrastruttura (sfera ideologica), a cui si
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riteneva appartenesse la parentela. Godelier afferma che nelle società primitive i rapporti di parentela
funzionano come i rapporti di produzione e sono contemporaneamente infrastruttura e sovrastruttura.
Per quanto riguarda la religione invece, che è considerata come una sovrastruttura, Godelier afferma che
errato credere che questa non abbia un ruolo nei rapporti di produzione e lo dimostra tramite la religione
nell’impero inka. La gran parte della produzione agricola e artigianale qui era destinata ai templi sotto forma
di tributi dovuti al dio solare—> religione che assume un carattere infrastrutturale perché determina i
rapporti di produzione.
Antropologia interpretativa: è parte dell’antropologia simbolica. In questa variante con uiscono studi
diversi, loso ci, sociologici, linguistici, semiotici etc e anche l’impostazione idiogra ca di Boas.
• problema della conoscibilità delle culture in termini di una visione “dall’interno”;
• questione dei mezzi che consenso di conoscere l’altro (traduzione di una cultura in un’altra
• trasmissibilità di tale traduzione al pubblic
Per comprendere l’antropologia interpretativa bisogna partire dal fatto che essa pone come base
d’incontro tra osservatore e osservato dei comportamenti che sono parte di costellazioni più ampie di
signi cato, al di fuori delle quali non avrebbero senso. I signi cati veicolati da tali pratiche sono di natura
intersoggetiva: non sono riducibili a stati psichici individuali o a credenze personali.
Inoltre la prospettiva interpretativa vede la vita socio-culturale come un sistema aperto: una cultura non
può essere studiata in laboratorio, non possono essere applicati i criteri delle scienze naturali.
In antropologia non c’è distacco tra osservato e osservante, c’è una circolarità ermeneutica tra i soggetti,
ciascuno dei quali produce signi cati.
Geertz: “caposcuola” dell’antropologia interpretativa.
“Interpretazione di culture”: qui Geertz avrebbe esposto i principi direttivi di una teoria interpretativa della
cultura, ma quello che emerge dalle affermazioni di Geertz è che l’antropologia interpretativa è lontana dal
poter esplicitare le proprie premesse teoriche—> “indeterminatezza della teoria interpretativa” (critici
In ogni caso l’antropologia di Geertz si allontana anche dal soggettivismo e si pone quindi un problema:
de nire l’oggetto dell’antropologia interpretativa e il metodo con cui raggiungere i soggetti che vogliamo
studiare. Per accedere al mondo concettuale per Geertz bisogna “sfogliare” uno ad uno i signi cati
strati cati nella trama che costituisce il testo. Per comprendere questo metodo bisogna considerare il
signi cato come un fatto intersoggettivo, pubblico, caratteristiche che Geertz attribuisce anche alla cultura:
costituita da ragnatele di signi cati, si con gura proprio come un testo da leggere—> proprio come un testo
letterario assume senso nel suo insieme, anche le varie componenti della cultura possono essere
comprese ponendole in relazione al loro contesto, perché in contesti diversi potrebbero assumere diversi
signi cati. È nel testo che risiede l’oggetto dell’etnogra a: gerarchi strati cata di strutture signi cative.
Per Geertz l’etnogra a è antropologia, il momento etnogra co è già momento teorico-interpretativo.
“Dal punto di vista dei nativi: sulla natura della comprensione antropologica”: esame di 3 modi di
costruzione dell’idea di persona in 3 contesti culturali diversi: Giava, Bali, e una cittadina del Marocco.
La rilevanza di questo lavoro è teorica e metodologica in quanto egli vuole esplorare il modo in cui un
antropologo arriva a cogliere il punto di vista dei nativi. Lo spunto di questo lavoro viene dai diari di
Malinowski grazie ai quali egli si rende conto di un problema: come possiamo conoscere un’altra cultura
se è impossibile farlo tramite l’empatia? Giunge a ritenere che il processo conoscitivo di articoli attraverso
due tipi di concetti: quelli “vicini" e quelli “lontani” tra i quali oscilla la conoscenza antropologica
cercando di tradurre i primi nei secondi e gestire questi per interpretare i primi. Se usiamo solo i concetti
vicini, rischiamo di essere troppo dentro l’altra cultura e non saremmo più abbastanza distaccati per poterla
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analizzare, se usiamo solo i secondi ci allontaniamo troppo da coloro che vogliamo osservare. Quindi nella
sua analisi Geertz ri uta la comparazione che impone i propri concetti etici e che si muove solo a livello di
concetti lontani. La sua antropologia cerca di aderire alla vita concreta delle popolazioni esplorando il punto
di vista del nativo.
Antropologia della contemporaneità: per molto tempo aveva collocato gli “Altri” in un tempo altro—>
dando maggiore attenzione al rapporto tra l’antropologo e i suoi informatori queste due gure vengono
collegate su un piano di contemporaneità: indica la simultaneità con cui i fatti e le idee che prendono vita
in un certo contesto culturale si ripercuotono sulle persone di altre culture. Questa antropologia studia le
culture oggi nel loro ambiente globale e nei loro rapporti con le altre culture contemporanee ma ne tiene in
considerazione anche il passato che in uenza il loro presente.
Bourdieu: 1972 “Lineamenti di una teoria della pratica”: espone quella che per lui è la prospettiva più
corretta da adottare nel corso della ricerca socio-antropologica. Distingue la conoscenza prassiologica da
quella fenomenologica (visione del mondo così com’è) e da quella oggettivistica ( si collegano fenomeni
per stabilire generalizzazioni). La conoscenza prassiologica consiste invece nel vedere la pratica agita
come ri esso dell’incorporazione delle strutture oggettive del mondo sociale, come i rapporti
economici e le ideologie.
Habitus: modo in cui ciascuno di noi esprime, attraverso il comportamento, il pensiero e gli atteggiamenti
in genere, il proprio "posto" nel complesso delle relazioni che costituiscono il nostro mondo e all'intero del
quale viviamo. Bourdieu vuole sottolineare che il nostro modo di “essere nel mondo” è condizionato dalle
strutture a noi esterne ma che allo stesso tempo il nostro modo di essere tende a strutture il mondo esterno.
La nozione di habitus si collega a quella di corpo: è il mezzo attraverso cui entriamo in rapporto con il modo,
comprendiamo il mondo esterno perché il nostro corpo vi è stato esposto per tutta la vita e questo lo rende
disposto e pronto ad attuare questa “conoscenza attraverso il corpo”—> conoscenza incorporata: sta alla
base dell’habitus che varia sia in base alle nostre caratteristiche psico-fisiche che in base a quello che
interpretiamo in quanto individui apparentanti ad un genere, classe, religione e cultura.
Il concetto di incorporazione verrà ripreso anche da altri studiosi come ad esempio Csordas: la cultura
appare come il prodotto di un’esperienza intercorporea tra soggetti, sottolinea come assumendo il corpo come
qualcosa da cui si produce la conoscenza del mondo sociale, diviene possibile restituire al soggetto una
funzione creatrice messa in ombra dall’antropologia classica.
Eredità antropologia marxista: anni ’60-’90 contributo allo studio delle comunità atterrate nell’orbita del
mercato globale. Nonostante il suo declino negli anni ’80 ha dato comunque un contributo alle analisi della
contemporaneità con autori come:
Redfield: comunità folk—> comunità contadine, diverse sia da quelle tribali che da quelle statuali
Dobb, Frank e Wallerstein: capitalismo centrale e periferico—> vanno a colmare il vuoto tra centro e periferia,
poiché non veniva presa in considerazione la natura delle comunità periferiche da cui proveniva la ricchezza.
Mintz e Wolf: ricerche sui popoli latini coinvolti nello sviluppo del capitalismo europeo e sul come le loro
economie si siano intrecciate con quella dominante.
Paul Farmer: antropologo medico che ha coniato le nozioni di violenza e sofferenza strutturale applicandole
al caso di Haiti. Violenza: stato di sofferenza di cui non è possibile individuare una sola causa, ma che è il
prodotto di più fattori che rende molto difficile l’uscita dei soggetti che ne sono coinvolti. Sofferenza: è causata
dalla violenza e le sue cause sono difficilmente analizzabili separatamente. Questa forma di sofferenza viene
incorporata dai soggetti, si inscrive nel loro modo di vivere, di essere e di non-progettare la loro vita. Farmer
vuole anche denunciare un’ideologia sbagliata che hanno i governi secondo cui questi paesi si trovano in tali
condizioni perché sono incapaci di gestire certi problemi, giustificando in qualche modo gli squilibri tra Paesi che
vengono tamponati con la logica dell’emergenza e dell’intervento umanitario.
Nancy Scheper-Hughes: studia la dinamica della violenza e della sofferenza tra i poveri del Brasile. Altro
aspetto importante—> mercato degli organi—> “Il traffico di organi nel mercato globale”: quadro crudo degli
squilibri che favoriscono il commercio di organi umani tra nord e sud del mondo.
anni ’60 in poi c’è una diffusione dell’interesse per la cultura—> in Gran Bretagna nascono i Cultural studies:
Hoggart, sociologo inglese, conia questa espressione e fonda anche il Centre for contemporary cultural
studies. Vi era l’esigenza di ripensare la cultura di questo paese alla luce dei fenomeni che avevano portato a
nuove dimensioni identitarie. La cultura viene vista come “un’arena”, un luogo di incontro e scontro, di
disputa per affermare le idee e i diritti da parte di gruppi diversi tesi al riconoscimento. Cultura intesa come
discorso che si costituisce attorno ad es. le donne, gli immigrati e che questi gruppi producono come
rappresentazione di se stessi.
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Stuart Hall: agency—> capacità che gli individui hanno di dare significato a eventi e rappresentazioni una
propria forma di soggettività.
1970-1990: ci sono stati diversi fattori che hanno contribuito a cambiare il modo di considerare la cultura
(migrazioni, diffusione dei media) e Ulf Hannerz da una nuova definizione di culture: strutture di significato
sociale che viaggiano su reti di comunicazione non interamente situate in alcun territorio. L’uso del concetto di
cultura è diventato più problematico nel tempo e più frequente—> media, politica, linguaggio di tutti i giorni
Nonostante ciò gli antropologi continuano a parlare di cultura e di culture.
Appadurai: “Modernità in polvere”: afferma che il termine cultura dovrebbe essere usato nella sua forma di
aggettivo “culturale”, da affiancare ad un sostantivo di cui si voglia indicare il carattere mobile, fluido e
culturalmente costruito. Individua poi alcuni aspetti del mondo su cui è possibile condurre un’analisi culturale
Etno-rama: nuovi paesaggi umani che si creano per lo spostamento della popolazione nelle varie parti del
pianeta (migranti, turisti, rifugiati
Medio-rama: flussi di immagini e informazioni generati dai media che creano nuovi immaginari in persone di
culture divers
Ideo-rama: idee che viaggiano da una parte all’altra, incontrandosi con le tradizioni local
Si aggiungono il finanzio-rama e il tecno-ram
Marc Augé: problema di come alcune culture contemporanee riformulino alcuni dei loro fondamentali alla luce
della surmodernità: tre fenomeni tipici del mondo contemporaneo—>
1-accelerazione della storia come effetto dell’eccesso di eventi di cui siamo quotidianamente informati,
2-restringimento dello spazio per l’eccesso di immagini che tendono a riportare a noi lo spazio del mond
3-individualizzazione dei destini per l’eccesso di riferimenti individuali che si traduce in “solitudine”
dell’individuo.
Augé afferma che oggi i paesi europei e l’America stanno vivendo, in maniera più lieve, quello che avevano
vissuto i popoli africani con la colonizzazione: cambiamenti sociali, comparsa di nuovi dei, irruzione di beni
materiali sconosciuti etc.
Anni ’80-’90: material cultural turn—> ritorna la questione del rapporto tra cultura e materialità delle cose, fra
persone e oggetti.
Miller: il supermercato e lo shopping diventano oggetti dell’indagine etnografica. Egli analizza i rapporti tra
persone e oggetti: tramite l’incorporazione diventano mezzi attraverso cui ci costruiamo in quanto soggetti. Ciò
è particolarmente evidente nell’abbigliamento, dove gli indumenti fanno di noi quello che pensiamo di essere.
Il consumo quindi viene visto come una pratica simbolica in cui attraverso l’appropriazione delle cose e la loro
ricontestualizzazione nella propria vita si esercita un’attività di creazione di sé. Questo cambia il modo di vedere
gli oggetti—> il cosa è un oggetto viene stabilito nelle forme che assume nell’uso e nel consumo.
Kopytoff: le cose, proprio come le persone, hanno una biografia, sono ciò che divengono in base agli incontri
che fanno, alle relazioni che stabiliscono e ai luoghi che frequentano. Il punto focale degli oggetti è costituito dai
loro spostamenti.
Gell: riprende il concetto di agency e lo sviluppa in relazione alle cose. Gell vede nell’arte una forma specifica
di tecnica—> arte come tecnologia dell’incanto che trova le basi nello stupore e nelle reazioni che la tecnica
suscita negli esseri umani. In quanto tecnica l’arte è un sistema d’azione teso a cambiare il mondo. Gli oggetti
costituiscono un’estensione delle persone e a volte possono esercitare un agency autonoma, gli oggetti sono
agenti secondari che esteriorizzano e incorporano le intenzioni degli umani e che consenso di avere accesso
alla loro mente: dall’oggetto si comprende l’intenzione di chi lo ha creato
Latour: Actor-Network-Theory—> giunge ad attribuire un’agentività non solo agli umani ma anche ai non
umani, sia animati che non animati. Si parla di agency dei non umani perché questi vanno a modificare
attivamente le relazioni a cui partecipano.
I rapporti tra società e natura sono da sempre al centro nella storia dell’antropologia. Negli ultimi decenni, con
il cambiamento climatico si è resa necessaria una rilettura critica del coinvolgimento ambientale delle culture e
dell’ineguale sfruttamento di risorse nella globalizzazione.
Ingold: rilegge la relazione tra cultura e ambiente a partire dalla nozione di ecologia culturale—> gli esseri
umani sono da sempre coinvolti in ambienti complessi e la cultura non precede gli ambienti ma è frutto
dell’interazione dell’uomo con l’ambiente e i suoi diversi agenti.
Prospettiva dell’abitare nell’ambiente piuttosto che costruire l’ambiente: studio delle relazioni sociali come
parte integrante delle interazioni ecologiche. “The perception of the environment”: gli esseri umani abitano
l’ambiente attraverso delle skills che nascono e si trasmettono come esperienze ecologiche in relazione a quello
che ci circonda. Con i cambiamenti climatici torna il tema del coinvolgimento ambientale delle culture—> la
modernità ha pensato la storia umana e il suo futuro come se fosse fuori dall’ambiente e dal pianeta stesso,
e
rappresentato come un oggetto di contemplazione esterno, soprattutto in seguito alla possibilità di averlo visto
dalla luna. Ma oggi, a fronte dei cambiamenti climatici è fondamentale la nozione di “weatherworld”, o mondi
atmosferici—> le culture sono da sempre coinvolte nell’atmosfera e ne dipendono e questa oggi è un problema.
Descola: riflessione sul dualismo tra natura e cultura. La nostra idea di natura si basa su una nostra
cosmologia (prospettiva da cui si vede la natura?), che è diversa da quella di altri popoli che quindi hanno
un’idea diversa di natura e un diverso modo di relazionarsi con essa. Attraverso tutte queste cosmologie,
naturalismo, totemismo, animismo, le culture fabbricano un’idea di umano e delle particolari relazioni con quello
che lo circonda (non umani, inanimati). Allo stesso modo queste cosmologie determinano i sistemi valoriali
morali ed etici. Il nostro sistema, il naturalismo ha messo da parte la relazionalità e ha esaltato l’opposizione
natura/cultura con conseguenze evidenti anche nei cambiamenti climatici. La critica di Latour si riferisce proprio
a questo dualismo.