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CIVILTA’ DEL MONDO ANTICO

Indicazi i nazi ali -


orientano l’azione didattica.

Uno dei temi legato alle indicazioni nazionali e ai nuovi scenari è il rapporto tra storia e cittadinanza. “Nel
nostro Paese la storia si manifesta alle nuove generazioni nella straordinaria sedimentazione di civiltà e
società leggibile nelle città nei segni conservati nel paesaggio, nelle migliaia di siti archeologici, nelle
collezioni d’arte, negli archivi, nelle manifestazioni tradizionali→ c’è un rapporto tra storia e territorio.

Lo studio della storia contribuisce a formare la coscienza storica dei cittadini e li motiva al senso di
responsabilità nei confronti del patrimonio e dei beni”→ educazione alla cittadinanza.

“L’insegnamento e l’apprendimento della storia contribuiscono all’educazione al patrimonio culturale e alla
cittadinanza attiva”. L’esercizio della cittadinanza attiva necessita di strumenti culturali e di sicure abilità e
competenze di base, cui concorrono tutte le discipline. 

“La storia, come campo scienti co di studio, è la disciplina nella quale si imparano a conoscere e
interpretare fatti, eventi e processi del passato. Le conoscenze del passato o rono metodi e saperi utili per
comprendere e interpretare il presente.”

“Ricerca storica e ragionamento critico ra orzano la possibilità di confronto e dialogo intorno alla
complessità del passato e del presente fra le diverse componenti di una società multietnica e
multiculturale”.

“La storia generale nella scuola primaria è deputata a far scoprire agli alunni il mondo storico mediante la
costruzione di un sistema di conoscenze riguardante quadri di civiltà senza tralasciare i fatti storici
fondamentali. In particolare, alla scuola primaria sono assegnate le conoscenze che riguardano il periodo
compreso dalla comparsa dell’uomo alla tarda antichità” → i quadri di civiltà non hanno uno statuto
scienti co, è una modello didattico introdotto intorno agli anni 80. La storia si occupa prevalentemente di
fatti. Quadri di civiltà= strumento didattico. Civiltà è de nita da alcuni elementi: convivenza, patrimonio,
cittadini ecc. Gli storici spiegano la civiltà come l’insieme delle caratteristiche di un popolo, le quali vengono
individuate da alcuni indicatori tematici (tempo, ambiente/territorio, economia, società, governo, culturale,
tecnica, vita quotidiana, religione, rapporto con altri popoli). La scuola cerca di costruisce un quadro di
civiltà attraverso degli indicatori tematici: elementi che contribuiscono a identi care una civiltà (=la scuola
per esigenze didattiche, di sempli cazione ha cercato di mettere a punto un MODELLO). 

Quadri di civiltà→ rappresentazioni iconiche e descrittive di aspetti che caratterizzano il modo di vivere
insieme di un popolo.

Il quadro di civiltà ha dei pregi, ma ha anche dei limiti che rischiano di compromettere la storia come
disciplina. Esso ci fornisce un’immagine statica e miscelano epoche diverse, ma lo studio del passato ci
pone di fronte alla categoria del tempo.

Traguardi per lo sviluppo delle competenze (riguardano anche la maestra):

- l’alunno riconosce elementi signi cativi del passato del suo ambiente di vita

- riconosce e esplora le tracce storiche presenti nel territorio e comprende l’importanza del patrimonio
artistico e culturale

- usa la linea del tempo per organizzare informazioni, conoscenze, periodi e individuare, successioni,
contemporaneità, durata

- individua le relazioni tra gruppi umani e contesti spaziali

- comprende i test storici proposti e sa individuarne le caratteristiche

- usa carte geo-stoiche anche con l’ausilio di strumenti informatici

- racconta i fatti studiati e sa produrre semplici testi storici

- comprendere avvenimenti, fatti e fenomeni delle società e civiltà che hanno caratterizzato la storia
dell’umanità del paleolitico alla ne del mondo antico

- comprende aspetti fondamentali del passato dell’Italia del paleolitico alla ne dell’impero romano
d’Occidente.

Obiettivi di apprendimento (riguarda anche la maestra):

- uso delle fonti

- organizzazioni delle informazioni

Strumenti concettuali:

• usare il sistema di misura occidentale del tempo storico (avanti Cristo-dopo Cristo) e comprendere i
sistemi di misura del tempo storico di altre civiltà

- produzione scritta e orale

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- La Preist ia -
Disciplina che si occupa della società che non hanno lasciato testi scritti (=di coltà di ricostruzione), ossia
di quei gruppi umani che hanno popolato la terra prima dell’uso della scrittura. Termine coniato a metà del
1800 in Francia e poi in Inghilterra. Fino agli anni Sessanta del 900 la preistoria aveva come obiettivo lo
studio del manufatto e la sua evoluzione tipologia; esso veniva utilizzato come fossile-guida per la
datazione delle stratigra e di scavo e per datare, caratterizzare e di erenziare le varie culture. 

Necessità di raccogliere un maggior numero di dati:

1) La ricerca è stata indirizzata verso studi di carattere antropologico-culturale che si occupano soprattutto
dei comportamenti collettivi, dei processi di trasformazione del gruppo

2) Contesto ambientale, utilizzazione del territorio e disponibilità delle materie prime

Lo sviluppo dello studio della preistoria ci porta ad utilizzare discipline scienti che e naturalistiche come la
geologia e la paleontologia.

Ad un certo punto si è a ermata la teoria dell’evoluzione: da quando Charles Darwin (1859, L’origine della
specie) formulò la sua teoria dell’evoluzione nessuno dubita che l’uomo abbia a nità che lo appartengono
ad alcuni di scimmie: l’uomo e le cosiddette scimmie antropomorfe appartengono ad una stessa
superfamiglia→ i PRIMATI, i quali ci portano a 65 milioni di anni fa.

L’origine del primo uomo è segnata dalla capacità di costruire strumenti: Homo habilis, cioè capace di usare
le mani, comparso in Africa circa 2 milioni di anni fa. Uso del linguaggio: non ha gli organi adatti alla
fonazione ma usa il linguaggio gestuale. 

Le trasformazioni siche passano attraverso: allargamento del cranio, la colonna vertebrale sempre più
dritta: Erectus perché adottava la stazione eretta circa 1,5 milioni di anni fa.

Gli ominidi:

- Australopiteco: Africa: 4 milioni di anni fa

- Homo habilis: 2 milioni di anni fa

- Homo erectus: 1,5 milioni di anni fa

- Homo sapiens sapiens: 400.000 anni fa in Africa orientale; 350000 in Europa; 70000 nel Vicino Oriente.

La più remota storia degli uomini viene denominata in base alla materia e alle tecniche utilizzate per
fabbricare utensili (accette, asce e pugnali).

ETA’ DELLA PIETRA (più antica)

• Paleolitce: in Europa termina con la ne dell’ultima glaciazione circa 10000 anni fa che segna un
cambiamento abbastanza netto nella fauna, nella ora e nel clima e un diverso orientamento
dell’economia di sussistenza. La pietra viene lavorata in modo semplice mediante scheggiatura. L’uomo
non conosce tecniche agricole o di allevamento. Cacciatore-raccoglitore.

• Mesolitco
• Neolitico: utensili in pietra levigata, allevamento e agricoltura, abbandona il nomadismo, fonda i primi
villaggi, impara a lavorare i materiali (rame, bronzo, ferro).

Il processo di neolitizzazione dell’Europa durò almeno 4000 anni, a partire dalla Grecia, dai Balcani
meridionali e dal Mediterraneo centroccidentale n dal VII millennio a.C., per terminare nell’Europa
settentrionali nel IV millennio a.C.

ETA’ DEL BRONZO→è la fase intermedia tra l’età della pietra e quella del ferro ed è così chiamata perché
durante questo periodo si a ermò l’uso di strumenti e armi di bronzo.

Per le più evolute regioni del bacino dell’Egeo si può parlare di età del bronzo già intorno alla metà del III
millennio a.C., mentre in quelle del Mediterraneo occidentale tale periodo ha inizio nella seconda metà del II
millennio a.C., e nell’Europa settentrionale alcuni secoli più tardi. Il suo termine nale può essere ssato per
il mediterraneo intorno all’inizio del I millennio a.C.

- La nascita del metodo st ico -


→i Greci e la scoperta della storia.

Aristotele (IV sec a.C.)→ l’opera del poeta non consiste nel riferire gli avvenimenti reali, bensì fatti che
possono avvenire e fatti che sono possibili, nell’ambito del verosimile e del necessario. Lo storico e il poeta
non di eriscono tra loro per il fatto che l’uno scrive in versi e l’altro in prosa (si potrebbe mettere in versi le
Storie di Erodoto ed esse non cesserebbero di essere storia, con la struttura metrica come senza metri).
Storico e poeta di eriscono perché l’uno racconta ciò che è accaduto e l’altro ciò che potrebbe accadere.
Perciò la poesia è attività più loso ca e più elevata della storia: la poesia espone piuttosto una visione del
generale, la storia del particolare. Generale signi ca, a quale tipo di persona tocca di dire o fare quei tali tipi

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di cose secondo il verosimile e il necessario, e ciò si occupa la poesia anche se aggiunge nomi di persona.
Il particolare è invece ciò che Alcibiade fece o patì (Poetica, XI).

Polibio (II sec a.C.)→ storico greco del cosiddetto imperialismo romano→ il poeta tragico deve, attraverso
discorsi persuasivi, colpire e trascinare gli animi degli ascoltatori con l’impressione di un momento, lo
storico deve informare e persuadere per sempre, con la verità dei fatti e dei discorsi che narra, coloro che
desiderano apprendere, perché nella tragedia conta ciò che è verisimile, anse se falso, nella storia ciò che è
vero, per l’utilità di coloro che vogliono apprendere.

Il termine STORIA si riferisce a due concetti ben distinti:

1. I fatti realmente avvenuti, non quelli che possono avvenire o che sono possibili

2. Il ricordo e la conoscenza di fatti tramandati dallo storico.

Dal passo di Polibio emerge anche molto bene come l’esigenza a cui la ricerca storica risponde è
un’esigenza umana fondamentale: quella di poter disporre di una conoscenza certa di ciò che l’uomo ha
fatto. Tuttavia, è bene notare che un avvenimento storico, un fatto esiste solo nella testimonianza di chi lo
ha vissuto o nelle tracce che ha lasciato o nelle conseguenze che ha provocato. 

L’indagine storica è una scoperta del mondo greco perché i Greci si posero con chiarezza sin dall’età
arcaica il problema della storia, cioè dell’indagine tesa ad accertare l’esistenza del fatto e a ricostruire,
attraverso la critica, ciò che di esso può essere provato. 

Erodoto di Alicarnasso 484-425 a.C.→ viene de nito il padre della storia da Cicerone. 

“Storie” in 9 libri: racconto delle guerre greco-persiane (499-479 a. C.).

Il proemio delle “Storie”→ questa è l’esposizione della ricerca di Erodoto di Alicarnasso, a nché non
scompaia con il tempo ciò che è stato fatto dagli uomini, né siano private del posto che loro compete le
imprese, grandi e meravigliose, compiute sia dagli Elleni (greci) sia dai barbari (persiani) ed in particolare per
quale causa essi si fecero guerra. Dal proemio delle “Storie” di Erodoto si ricavano gli elementi chiave del
concetto di storia intesa come:

- storia è una indagine/ricerca dello storico

- storia riguarda i fatti umani


- storia ricerca i nessi causali tra gli avvenimenti

Il proemio di Erodoto segna il passaggio alla storia per queste 3 componenti.



Importanti dichiarazioni di metodo, scontate al giorno d’oggi ma non per quell’epoca:

Fin qui ho esposto ciò che ho visto, le mie ri essioni e la mia ricerca. A partire da qui, esporrò i racconti
degli Egiziani, come li ho sentiti, inoltre aggiungerò anche qualcosa di quello che ho visto (II 99,1). →
Ricerca ha a che fare con qualcosa che si vede/raccogliere testimonianze: questo metodo si chiama
AUTOPSIA:

• Etimologicamente signi ca vedere con i propri occhi

• Ricerca del testimone oculare degli eventi (che può anche essere lo storico stesso)

• Trascrizione della testimonianza

Riguardo ad ogni racconto è mio principio fondamentale trascrivere ciò che da ciascuno viene raccontato
come l’ho sentito raccontare (II 123).

Io mi sento in dovere di riferire ciò che si dice, ma non mi sento a atto impegnato a credere a tutto e questa
mia a ermazione valga per tutto ciò che riporto (VII 152).

→Testimonianza di vario genere: non sempre coincidono essendo orali 

→Fonda questo metodo dell’autopsia: ossia la ricerca consiste su una ricerca di testimoni orali 

Il racconto mitico: Omero→ proemio dell’iliade⇾ parla di dei, a di erenza di Erodoto. Prima di Erodoto per il
Greci c’è un altro tipo di racconto→ MITO/EPOS. L’orizzonte culturale in cui si muove Erodoto è quello dei
Greci e delle forme di memoria storica che essi avevano elaborato. Tali memorie avevano dato luogo ad un
insieme di RACCONTI in cui la storia di Greci era stato codi cata e trasmessa attraverso quelli che si
chiamano MITI. I racconti mitici si ponevano come una spiegazione delle origini delle città, gli usi e dei
costumi del mondo greco e di moltissimi aspetti di questa civiltà. 

Sulla esistenza di Omero è orita una secolare discussione già nell’antichità. A Omero è ricondotta in forma
unitaria attorno all’VIII secolo a.C. una scon nata varietà di tradizioni disperate, cantate da aedi/rapsodi
(trasmesse oralmente), che si condensano nei due poemi introno ad un tema principale (ILIADE: l’ira di
Achille; ODISSEA: il ritorno di Ulisse in patria).

I due poemi non possono essere considerati alla stregua di “storia” nel senso di narrazione di fatti
realmente accaduti frutto di una ricostruzione scienti ca. Esempio: La” guerra di Troia” così come narrata
nei poemi omerici non può essere considerata un avvenimento reale, che è possibile ricostruire nel
dettaglio. Si tratta di un’invenzione poetica nella quale alcuni fatti e personaggi verisimili vengono
ambientati in una città realmente esistita (Troia). 

Il proemio dell’Iliade contiene tutti gli elementi che caratterizzano il racconto mitico e che si possono
utilmente confrontare con il proemio di Erodoto→ 1. canto della musa 2. dei e uomini 3. guerra e nesso

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causale: come Erodoto?. 

Tucidide Di Atene (V secolo a. C)→ scrive un’opera in otto libri→ LA GUERRA DEL PELOPONNESO: tra Sparta
ed Atene e i loro alleati. La grande guerra che scopre nel 431 a.C. e termina nel 404 a.C. 

Il proemio I, 1→ L’ateniese Tucidide scrisse la guerra tra Ateniesi e Peloponnesi, come combatterono tra
loro cominciando subito al suo sorgere e immaginandosi che sarebbe stata grande e la più importante tra
quelle avvenute no allora. Giacché gli avvenimenti precedenti alla guerra e quelli ancora più antichi erano
impossibili a investigarsi perfettamente per via del gran tempo trascorso e, a giudicare dalle prove che
esaminando molto indietro nel passato mi capita di riconoscere come attendibili, non li considero importanti
né dal punto di vista militare né per il resto. 

→ Tucidide come Erodoto parla di una vicenda grandiosa/grande evento. 

→Tucidide, a di erenza di Erodoto, tratta di un avvenimento militare contemporaneo a lui, di cui ne è stato
testimone. 

→ Tucidide ri ette sul metodo dell’autopsia di Erodoto: il passato non contemporaneo è impossibile da
investigarsi perfettamente→ non è possibile esercitare una ricerca che porti ad elementi chiari. Per Tucidide
non si può fare storia se non nel presente: lo storico può fare solo storia contemporanea in quanto ritiene
che quel metodo si possa utilizzare solo per il tempo contemporaneo allo storico perché l’autopsia
e ettuato per il passato non porta a risultati chiari. 

Nel primo libro si leggono delle importanti osservazioni del metodo: Tali si sono presentati alle mie ricerche
gli antichi avvenimenti, ma sono tali da render di cile il prestare fede a qualunque indizio su di loro, così
come viene. Giacché gli uomini accettano senza sottoporle a prova le tradizioni orali degli avvenimenti
precedenti, anche se esse riguardano avvenimenti del loro paese […]. così poco faticosa è per i più la
ricerca della verità e a tal punto i più si volgono di preferenza verso ciò che è portata di mano.→ Si pone il
problema del passato: non si può accettare qualsiasi testimonianza. è Dare resoconto che sia vero: il
problema sta qui. Noi abbiamo testimonianze orali del passato e la maggior parte delle persone, si limita
semplicemente riferire ciò che ha sentito: non sottopone a prove una testimonianza. 

Tucidide elabora un vero e proprio capitolo del metodo, chiamato così perché contiene elementi centrali
del metodo storico→ E quanto ai discorsi che ciascuno pronunciò o nella fase che immediatamente
precedette la guerra o durante il suo svolgimento, era di cile ricordare puntualmente alla lettera le parole
dette: sia per me, relativamente ai discorsi che io stesso udii, sia per coloro che me li riferivano attingendo
alle varie fonti. I discorsi li ho perciò scritti – attenendomi beninteso al senso generale di ciò che fu
e ettivamente detto – come a me pareva che ciascuno avrebbe appropriatamente parlato nelle varie
circostanze. Quanto invece ai fatti – i quali costituiscono l’altra grande categoria di eventi relativi alla guerra –
non ritenni di doverli scrivere attingendo al primo capitato, né come a me pareva ma vagliando il più
possibile scrupolosamente gli eventi di cui ero stato direttamente testimone sia quelli di cui apprendevo da
altri. “Trovare” i fatti è stato faticoso, dal momento che coloro i quali erano stati testimoni di ciascun
avvenimento non davano la stessa versione degli stessi eventi, ma in ognuno interferivano il favore per una
della due parti nonché le di coltà di ricordare a distanza di tempo. Probabilmente il mio racconto risulterà
poco dilettevole in una pubblica lettura proprio perché privo di nalità artistiche. A me però basterà il fatto
che lo ritengono utile quanti vorranno vedere con precisione i fatti passati e orientarsi un domani di fronte
agli eventi, quando stiano per veri carsi, uguali o simili, in ragione della natura umana. Ciò che ho composto
è una acquisizione perenne non un pezzo di bravura mirante al successo immediato. 

Egli individua due elementi fondamentali: discorsi e fatti.

In sintesi:

• Tucidide approfondisce il metodo dell’autopsia di Erodoto

• Critica Erodoto perché: 



- Sulla storia contemporanea non si può applicare quel metodo senza incorrere in una serie di
incongruenze 

- La ricerca implica la “critica” delle fonti, ossia il vaglio delle testimonianze per giungere alla ricostruzione
di un avvenimento così come può essere provato. Quindi, sostanzialmente, Tucidide individua e propone
un metodo d’indagine basato su alcune fasi che sono fondamentali per la ricerca storica come la
intendiamo noi oggi, a prescindere che la applichi al passato o al presente: 

1. EURISTICA: ricerca di tutte le testimonianze antiche. 

2. CRITICA: presa di coscienza della deformazione della testimonianza (anche di quello dello storico) ed
individuazione della linea di deformazione. 

3. RICOSTRUZIONE: un fatto viene ricostruito nei limiti del possibile, lo storico. Propone “ciò che è
probabile” sia accaduto, cioè ciò di cui può fornire le prove.ko

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- Il quadro geo afico dei eci -
La Grecia propriamente detta è la parte terminale della penisola balcanica, cui con ni corrispondono in
larga misura alla Grecia moderna. Nell’antichità era divisa in molte regioni che conservarono sempre una
forte identità con caratteristiche proprie, locali che erano all’origine anche di una certa frammentazione
politica.

Suddivisione della parte geogra ca:

1) Area del PELOPONNESO: regione di Laconia, Messenia, Arcadia, Elide, Acaia, Argolide

2) Attica (regione)

3) Beozia, Focide, Doride, due Locridi, Etolio e Acarnania→ centro

4) Tessaglia, Macedonia e Epiro (non sempre considerate greche)→ nord

5) Isole: Egina, Eubea, Cicladi (Delo, Nasso, Paro, Tera, Melo).

La Grecia non possedeva pianure fertili. Il Greco antico si caratterizza dalla presenza di svariati dialetti, i
cosiddetti dialetti greci→ parliamo di lingue vere proprie. I dialetti greci più signi cati sul piano anche della
lingua letteraria, sono:

1. Dorico→il dialetto di Sparta. Tanto vero che gli spartani sono detti anche Dori.

2. Attico→ lingua di Atene, lo ionico/attico corrisponde ad un unico vero dialetto (la più importante).

3. Eolico→ lingua dell’isola di Lesbo.

Questi tre dialetti sono stati prestigiosi anche a livello di testi. Il greco si divide in realtà in tre gruppi:

- Gruppo occidentale (dorico, greco nord-occidentale, acheo)

- Gruppo centrale (eolico, arcado-cipriota)

- Gruppo orientale (attico, ionico)

In sostanza, siamo di fronte ad una realtà molto variegata che non comprende solo Atene e Sparta.


- Le igini dei eci -


Per parlare delle origini dei Greci occorre chiedersi chi erano i Greci. Tucidide l, 2-19: 

E risulta infatti evidente che la terra chiamata ai nostri giorni Grecia non era in tempi antichi abitata
stabilmente, ma in principio vi si succedevano migrazioni e le singole genti, premute da popoli di volta in
volta più numerosi, abbandonavano con facilità le loro sedi. ⇾ Grecia caratterizzata anticamente da
migrazioni. 

Non vi era commercio; né esistevano relazioni reciproche sicure per terra o attraverso il mare. [...] Inoltre,
convinti di poter ottenere dovunque il cibo di volta in volta su ciente per un giorno, mutavano residenza
senza di coltà. Perciò non possedevano la potenza costituita dalle città grandi e dagli altri dispositivi
militari. 

A parer mio, dimostra la debolezza degli antichi stati anche la considerazione seguente, certissima: prima
dei fatti di Troia, è evidente che la Grecia non ha saputo mai riunire le proprie forze e dirigerle a un'impresa
comune. Mi pare anzi che neppure tutta possedesse ancora il nome attuale e che nell'epoca precedente ad
Elleno, glio di Deucalione, tale appellativo non esistesse nemmeno.→ Prima della guerra di Troia (evento
mitico ma per gli antichi realmente esistito), la Grecia non aveva mai dato via ad un’unione. La guerra di
Troia sarebbe stato il primo evento in cui i Greci si sarebbero uniti. 

Fu allora che in ognuno di questi paesi, per e etto di tali relazioni, a mio vedere, si di use progressivamente
il nome di Elleni; ma non poté a ermarsi né a lungo né sul complesso delle stirpi greche. Lo testimonia
manifestamente Omero: infatti, vissuto molto più tardi della guerra di Troia, non accomunò mai, in nessun
punto della sua opera, tutti gli Elleni sotto questo nome, né lo conferì ad altri, eccettuati quelli che
provennero dalla Ftiotide al seguito di Achille e che invero erano gli Elleni originari. Nei suoi versi nomina i
Danai gli Argivi e gli Achei. In e etti non ha mai neppure espresso il nome di barbari in quanto, a mio avviso,
neanche i Greci erano ancora contraddistinti, in antitesi, con un unico appellativo. 

Dunque, quelli ché singolarmente, una città dopo l'altra, nei limiti di quanti si comprendevano tra loro, e più
tardi nel loro complesso ebbero nome di Greci, non si collegarono mai prima della guerra troiana per
organizzare uno sforzo comune, per l'inconsistenza politica e l'assoluta mancanza di reciproci rapporti. Ma
anche per questa famosa spedizione si riunirono quando avevano già acquistato maggiore dimestichezza
con il mare.→ Ci fa capire quali erano agli occhi di un ateniese del V secolo, i problemi seri di rintracciare
un’origine dei greci. 

Nel V secolo i greci avevano un’identità comune, ma questa idea dei greci non serviva a spiegare le origini.
In questa situazione di scarsa conoscenza delle proprie origini, gli studiosi moderni sottolineano questo
aspetto: non possiamo storicamente identi care un momento in cui un gruppo etnico, de nibile come
greco, arriva in Grecia.→ Identità greca: processo complesso che si forma nel tempo e che si conclude

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all’epoca delle guerre con i persiani (inizio V sec a.C.). 

Cosa si è ricavato:

• I greci non ebbero mai un’idea univoca delle loro origini

• Guerra di Troia→ punto in cui i Greci si sarebbero riuniti (secondo Tucidide)

• Genealogieà di storie, racconti che permettevano di unire eroi/personaggi a discendenze locali

Mentre se parliamo di Roma, le sue origini sono chiare e coincidono con la nascita della città, per i Greci è
molto più complicato: il fatto che i Greci stessi non avessero un’idea chiara e univoca delle loro origini,
comporta:

- Che non è possibile individuare un momento in cui un gruppo etnico de nibile come greco sia arrivo in
Grecia→ proprio perché la Grecia viene presentata come un’area di migrazione.

- La formazione dell’identità greca è un processo complesso e la nascita di una identità ellenica è un


fenomeno non anteriore all’età arcaica (VIII-V sec. a. C.): l’idea di grecità che noi troviamo nel mondo
greco non serve a spiegare le origini dei Greci.
Chi erano i greci? 

Vi è una risposta: possiamo mettere a fuoco qual è l’identità greca.

Alla domanda “chi erano i greci?”, quest’ultimi danno una risposta, ma la danno solo molti secoli dopo. Più
precisamente, al tempo delle guerre persiane (490-478 a.C.) di fronte ad un nemico comune, l’identità
viene esaltata o addirittura scoperta.

È all’epoca delle guerre persiane che i Greci formulano una de nizione di sé: 

Erodoto VIII, 144, 1-2 → ha una prospettiva in cui gli ateniesi sono superiori:

Ed ecco cosa [gli Ateniesi] dissero agli inviati d Sparta: “Il timore degli Spartani che noi ci accordassimo col
barbaro era certo umano. Ma ci sembra vergognoso che voi abbiate avuto questa paura dal momento che
sapete benissimo come la pensano gli Ateniesi; che al mondo non esiste tanto oro né paese tanto superiore
per bellezza e fertilità che noi saremmo disposti ad accettare per passare dalla parte dei Medi (=sinonimo di
persiani) e rendere schiava la Grecia. Molti e gravi sono i motivi che ci impedirebbero di farlo, anche se lo
volessimo: il primo e il più importante sono le statue e le dimore degli dei incendiate e abbattute, che noi
siamo tenuti a vendicare il più duramente possibile, guardandoci bene dal venire a patti con chi ne è
responsabile. In secondo luogo, vi è l’essere Greci, la comunanza di sangue e di lingua, i santuari e i
sacri ci comuni, gli usi e costumi simili: tradire tutto ciò sarebbe disdicevole per gli Ateniesi.→ I greci
sono coloro che nel corso dei secoli partendo da un sostrato linguistico comune sono giunti a condividere
usi, costumi, abitudini, credenze religiose.

- La p iodizzazi e della st ia eca -


La protostoria dei greci
Qualsiasi studio fa riferimento alla fase dell’età del bronzo che viene identi cata come fase protostorica→
l’età del bronzo come si è sviluppata nella Grecia centrale e meridionale e nelle isole rappresenta il
serbatoio culturale della civiltà greca. Alla fase protostorica dei greci appartengono la civiltà minoica,
micenea e età oscura→ questi tre elementi corrispondono alle fasi della storia del mondo egeo a cui
guardare per comprendere la formazione della Grecia arcaica e classica. 

A quali epoche ci si riferisce?

• Età del bronzo (Elladico): III-II millennio a.C.

• Età oscura, Dark Ages, Medioevo ellenico (periodo di mezzo tra lo splendore della civiltà micenea e
successivamente quella greca vera e propria): 1200-700 a.C.→ datazioni basati sullo studio di materiali
archeologici. Medioevo ellenico: idea di fase di regresso nel periodo tra la ne della civiltà micenea e la
nascita della polis.

• La storia dei greci viene studiata e periodizzata in tre grandi periodi:

1.Età arcaica: 700 circa – 490 (=prima guerra persiana) o 479 a.C (=conclusione seconda guerra
persiana).

- periodo di formazione e di nascita delle poleis

- si conclude con l’inizio delle guerre persiane o la ne→ costituiscono un momento molto forte per
l’identità greca: momento in cui le principali protagoniste contro i persiani sono le poleis. Lotta nel nome
dei valori della polis. 

2. Età classica: 490 (o 479) – 336 a.C.

- fase di massima oritura, dell’apogeo della civiltà greca→ momento in cui le poleis si sono formate,
hanno caratteristiche ben precise e sono le protagoniste sul piano politico della storia dei greci.

- incarnata soprattutto nell’immagine di Atene (Partenone di Pericle).

- termine rappresentato dall’emergere sulla scena politica del regno di Macedonia di Filippo II e

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Alessandro Magno. 

3. Età ellenistica: 336 – 31 a.C. 

- 336 è l’anno di ascesa al trono di Macedonia di Alessandro Magno

- si conclude con la conquista romana

- vede dei nuovi protagonisti oltre alle polis: regno di Macedonia e i suoi discendenti

Fine della storia greca


• 338 a. C→ Battaglia di Cheronea: vede Filippo II scon ggere le città greche. Tradizionalmente questa
battaglia non solo veniva considerata come ne dell’età classica dei greci ma anche un po’ la ne della
storia dei greci: ne della libertà delle poleis→ questo era stato visto come la ne della storia della Grecia
libera.

• A partire dalla storia dell’arte qualcosa è cambiato ed è stata introdotta questa nozione di ellenismo:
Gustav Droysen (storico dell’arte), ha visto che, dopo la battaglia di Cheronea l’arte greca non decade→
ha cognato questo termine che fa riferimento a due cose diverse:
1. Età ellenistica: periodo storico che inizia con Alessandro Magno principalmente: vicende politiche e
culturali degli stati sorti dalle conquiste di Alessandro→ cultura greca che va oltre la poleis.

2. Fa riferimento alla cultura greca, la quale continua anche nel mondo romano e raggiunge anche quello
bizantino→ si tratta di un concetto che va al di là della storia greca in senso stretto.

• 146 a.C. à i romani radono al suolo Corinto. Data chiave dell’imperialismo romano. Si conclude con la
battaglia di Azio nel 31. A.C.: molto signi cativa anche per la ne delle monarchie ellenistiche+
annessione dell’Egitto.

• La cultura greca sopravvive nell’impero di Roma, anzi viene anche valorizzata dagli imperatori romani.
L’ellenismo, come fenomeno culturale, si protrae anche oltre la conquista romana: viene fatto terminare
con due date:

- 529 a.C. quando l’imperatore Giustiniano chiude le scuole di loso a e di retorica di Atene

- 1453 d.C. che è la caduta di Bisanzio→ Costantinopoli è una capitale fondata da Costantino
(imperatore romana) dove si parlava greco: centro culturale e linguistico greco. Ecco perché la sua
caduta, causata dalla conquista dei Turchi, segna da un certo punto di vista la ne de nitiva
dell’ellenismo.

Gli antenati dei greci


Nel territorio della Grecia odierna sono attestati insediamenti umani sin dal VII secolo a.C., ma di storia
greca si può parlare solo dal momento in cui gruppi che parlavano greco si stanziarono nella penisola
ellenica. 

Il popolo greco nacque dalla fusione degli immigrati indoeuropei con la popolazione autoctona. 

Di grande importanza è tuttavia la seguente questione: era già greca la splendida cultura della tarda età del
bronzo, chiamata anche età micenea, dal principale luogo dei ritrovamenti, nel Peloponneso? A questo
proposito è decisivo il modo in cui vengono valutati i brevi testi di argomento economico e amministrativo,
scritti nella cosiddetta lineare 

B su tavolette di terracotta rinvenute nelle rovine di molti insediamenti, soprattutto a Cnosso e a Pilo.→
questi testi si sono conservati no ai giorni nostri solo perché vennero induriti dal fuoco quando i centri
abitati furono distrutti.

- La civiltà’ min ca (o etese) -


Fiorita sull’isola di Creta nell’età del bronzo→ ecco perché anche “cretese”. 

La sua scoperta ha inizio con gli scavi archeologici di Arthur Evans all’inizio del Novecento→ egli si recò a
Creta e, sulla base anche di una serie di testimonianze locali, si mise ad e ettuare degli scavi archeologici
che lo portarono alla celebre scoperta del Palazzo di Cnosso (che lui de nisce il palazzo di Minosse a
Cnosso). A Evans risalgono due concetti chiave:

• L’adozione del termine MINOICO per designare la civiltà che caratterizza l’isola di Creta nell’età del
bronzo. Il termine Minoico è coniato dal nome di Minosse, un personaggio mitico della mitologia greca,
che gura come re di Crea, in vari miti greci, e in particolare ateniesi, incentrati sull’isola di Creta (mito del
Minotauro, collegato al labirinto).

• L’uso del termine PALAZZO→ attorno al 1900 a.C. fanno la loro comparsa a Creta (Cnosso, Festo,
Mallia) i cosiddetti palazzi, ovvero edi ci monumentali a più piani organizzati attorno ad una corte
centrale⇾massima oritura culturale, arte tipicamente cretese.

Il termine palazzo è mutuato dalla presenza di edi ci analoghi nelle civiltà del Vicino Oriente antico. Evans
riteneva che i palazzi cretesi fossero la residenza dinastica del re-sacerdote che stava a capo di una
organizzazione gerarchica⇾ecco perché ha parlato di palazzo di Minosse inteso come re di Creta. 


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La presenza di resti ascrivibili ad attività artigianali, vani per l’immagazzinamento dei prodotti e l’uso della
scrittura porta oggi a ritenere che il palazzo come centro di potere economico redistributivo. La funzione
primaria dei pazzi non fu residenziale (non si trattava di luoghi in cui re, sacerdoti o governatori avevano la
loro residenza) ma erano degli EDIFICI POLIFUNZIONALI (attività domestiche, cultuali, stoccaggio di beni,
redazione amministrativa, distribuzioni di razioni ma anche feste e banchetti). I palazzi come centro di
piccoli stati territoriali che controllano le singole regioni sulla base di un ordinamento gerarchizzato. 

I palazzi dei Minoici sono caratterizzati dalla presenza di due tipi di scrittura, nata per far fronte ai bisogni
della contabilità del palazzo:

1. gerogli ci
2. lineare A (sillabica), tuttora indecifrata→ servivano a registrare dati economici e amministrativi. E’
importante perché ci aiuta ad orientare questi palazzi come centri organizzativi, in quanto scrittura
avviava questa civiltà al vicino Oriente e nasce per funzioni di carattere amministrativo, di registrazione. 

Siccome questa scrittura non è stata decifrata, la storia di Creta è studiata dall’indagine archeologica di
questi palazzi; questi documenti confermano inoltre l’impressione che il palazzo di Cnosso controllasse
la maggior parte dell’isola.

Evoluzione storica dei palazzi cretesi


• Fase protopalaziale (1900-1700 a.C. circa)→ dei primi palazzi, prima fase.

• Fase neopalaziale (1700-1425 a.C. circa)→ i palazzi vengono distrutti/abbandonati e ricostruiti.

• Fase nale della civiltà minoica legata alla distruzione dei palazzi è al centro di alcune teorie:

- la più celebre delle quali è quella dell’esplosione del vulcano di Santorini→ tuttavia, questa teoria è
molto controversa su base cronologica: non è chiaro il rapporto cronologico tra l’esplosione del vulcano e
la distruzione dei palazzi. 

- Importanza dell’ascesa dei Micenei che conquistano l’isola→ come facciamo a saperlo? Noi
osserviamo la presenza di notevoli materiali micenei che fanno parlare di una micenizzazione di Creta che
probabilmente è all’origine della scomparsa dei minoici.

I greci collegavano alla gura di Minosse un’egemonia di Creta sull’Egeo, una cosiddetta talassocrazia
(=dominio sul mare)→ ci si basa su analisi archeologiche poiché non abbiamo basi scritte.

Non sappiamo individuare quando e come si giunse al dominio dei protogreci su Creta. Negli ultimi decenni
è stata vivacemente discussa l’ipotesi secondo cui una violenta eruzione vulcanica a Thera che smembrò
quest’isola avrebbe provocato ingenti danni anche a Creta, facilitando così un’invasione straniera. Tuttavia,
adesso si tende a minimizzare le conseguenze che quell’eruzione ebbe a Creta e inoltre, con l’ausilio delle
scienze naturali, la data della catastrofe viene molto anticipata (1500/1600) rispetto alla decadenza della
maggior parte dei palazzi (dopo il 1450).

- La civiltà’ micenea -
• In Grecia, intorno al 2000 a.C., si veri cano sconvolgimenti collegati all’arrivo di popolazioni parlanti
lingue indoeuropee.

• A partire dal 1800 a.C. nella Grecia continentale si sviluppa la civiltà micenea, che prende il nome dalla
località di Micene.

• Lo scopritore di Micene fu Heinrich Schliemann, il quale, sulla base delle informazioni fornite nei poemi
omerici e dagli autori antichi scopre le tombe cosiddette a pozzo o a fossa dell’antica Micene che erano
dotate di ricchi corredi.

Com’era nata questa scoperta?


L’800 è il periodo di studio della cosiddetta questione omerica. Non solo esiste questa questione ma
naturalmente era dibattuto se quello scritto nei poemi fosse vero o meno: più che altro dell’e ettiva
esistenza della boera di Troia. Henrich è colui che inizia gli scavi sul sito dell’antica Troia. Le vicende della
civiltà micenea erano di fatto ricondotte nei poemi omerici alle vicende di Troia. Schliemann, per provare la
verità di quello che è scritto nei poemi di Omero, si reca dunque a Troia e successivamente a Micene. 

Cosa leggeva S. a proposito di Micene?→nei poemi omerici si parlava della località di Micene e del suo re...

Motivo per il quale incomincia ad indagare sul sito di Micene il quale era noto anche in età romana. In età
romana, ad esempio, Pausania (autore greco che scrive una Guida della Grecia): “nelle rovine di Micene vi è
una fonte chiamata Persea e case sotterranee di Atreo e dei suoi fogli dove vi erano i loro tesori di ricchezze.
Vi è la tomba di Atreo e vi sono anche quelli che tornarono da Troia con Agamennone e furono uccisi da
Egisto dopo aver o erto loro un banchetto”. →questi passi collegavano Micene alla guerra di Troia.

In queste famose tombe micenee, Schliemann trovò del vero in ciò che fu scritto riguardo a quest’ultime:
trovò dei corredi funebri in oro. 

→Nelle tombe troviamo corredi in oro che ci documentano una civiltà molto ricca→il pezzo più celebre è la

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cosiddetta maschera di Agamennone. 

→Trovate nelle tombe anche una serie di armamenti: civiltà oltre che aristocratica anche guerriera.

I palazzi micenei →anche i micenei, come i minoici, hanno la cosiddetta civiltà di tipo palaziale.

• La civiltà micenea mutua dalla civiltà minoica il sistema palaziale→perché è più recente e quindi sono
stati ritrovati nel continente greco a Micene, Tirinto, Pilo i resti di palazzi modellati sull’esempio di Creta.

• I palazzi micenei, come quelli minoici, sono il centro del potere, della vita economia, religiosa,
amministrativa e si sviluppano attorno ad un mégaron (sala di rappresentanza).

• Sono collocati in luoghi difendibili e forti cati, diversamente dai palazzi minoici privi di forti cazioni→
vengono paragonati a dei castelli.

• Il loro impianto era diverso anche per altre caratteristiche: baricentro della costruzione non era il cortile
centrale, ma il mégaron, la grande sala.
Il lineare B
• In alcuni siti palaziale del continente (Micene, Pilo, Tebe) e di Creta (Cnosso) sono state rinvenute
tavolette in Lineare B che sono la fonte primaria per la ricostruzione del sistema amministrativo e della
civiltà micenea.

• La scrittura di tipo sillabico, derivata dalla Lineare A minoica, che grazie alla decifrazione è stata
identi cata come una scrittura che veicola una lingua che è una forma arcaica di greco.

Organizzazione sociale e religiosa


La decifrazione della scrittura Lineare B ha permesso di avere informazioni molto più ricche rispetto a
quanto sappiamo sull’antica Creta. Grazie alle tavolette in lineare B noi conosciamo fondamentalmente
l’organizzazione sociale e religiosa del mondo miceneo:

1. Alcune gure legate ai palazzi micenei: 



- Re (Wa-na-ka) 

- Capo-guerriero (Ra-wa-ke-ta o lawagetas)

- Sacerdote (Te-re-ta o telestas)

- Basilei→capi di un piccolo numero di persone 

- Compagni del re

2. Esistenza di un consiglio di anziani

3. Esistenza di schiavi di proprietà di singoli individui o di divinità

4. Il mondo religioso: sono note varie divinità, maschili e femminili, tra le quali si riconoscono quelle del
pantheon greco: Zeus, Era, Poseidone, Dioniso.

Espansione e crollo della civiltà micenea


• La civiltà micenea conosce la sua massima espansione commerciale e culturale nei secoli XIV e XIII
a.C., come documentato dal ritrovamento di oggetti micenei nell’intero Mediterraneo.

• I principali siti micenei sono distrutti e abbandonati alla ne del XIII secolo e con essi scompaiono per
secoli la scrittura, l’architettura, l’artigianato di bene di prestigio→con la scomparsa dei micenei inizia il
cosiddetto periodo oscuro.

• Crollo nel 1200 a.C. circa: invasione “popoli del mare”

- La p is-
(=città stato)
• Quando si parla di greci si parla di Polis→il mondo greco vede il rapporto con lo stato passa
essenzialmente nella Polis: centralità della Polis.

• Polis→forma principale di organizzazione sociale e statale tipica del mondo greco: città-stato, intesa
come comune di cittadini.

Alceo, fr. 112, 10 Lobel-Page (poeta arcaico del VII/VI secolo a. C.)→età arcaica: quando nasce la Polis. 

Sono gli uomini la torre che difende la città. 

→Concetto chiave che de nisce Polis: uomini, cittadini, comunità... 

Tucidide, La guerra del Peloponneso, VII, 77, 7

Gli uomini costituiscono la città non le mura o le navi vuote di uomini. 

→Riprende la stessa idea di Alceo.

→L’elemento centrale della Polis è per i greci i cittadini. 

La parola Polis ha in greco due signi cati:

1. Città della forti cata (descrizione sica)

2. Comunità di uomini, ovvero comunità politica→messo alla luce da Alceo e Tucidide.

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Aristotele, Etica Nicomachea, I, 1169 b 18

L’uomo infatti è un essere politico e portato naturalmente alla vita in società. 

→L’uomo è un essere che vive nella polis

Aristotele, Politica, I 1252a-1253a (1252a)

Poiché vediamo che ogni città (polis) è una comunità (koinonía) e che ogni comunità è costituita in vista di
un qualche bene (perché tutti compiono ogni loro azione per raggiungere ciò che ad essi sembra essere un
bene) è chiaro che tutte tendono a qualche bene, ma soprattutto vi tende e tende al più importante di tutti i
beni la comunità che è la più importante di tutte e comprende in sé tutte le altre: e questa è quella che si
chiama città (polis) e comunità politica (koinonía politiké) [...]. La comunità perfetta di più villaggi costituisce
la città che ha raggiunto quello che si chiama il livello dell’autosu cienza: sorge per rendere possibile la vita
e sussiste per produrre le condizioni di una buona esistenza. Perciò ogni città è una istituzione naturale, se
lo sono anche i tipi di comunità che lo precedono, in quanto essa è il loro ne e la natura di una cosa è il suo
ne; cioè diciamo che la natura di ciascuna cosa è quello che essa è quando si è conclusa la sua
generazione, come avviene per l’uomo, il cavallo, la casa. Ora, lo scopo e il ne sono ciò che vi è di meglio;
e l’autosu cienza è un ne e quanto vi è di meglio. (1253a) Da ciò dunque è chiaro che la città appartiene ai
prodotti naturali, che l’uomo è un animale che per natura deve vivere in una città (politikón zóon) e che chi
non vive in una città, per la sua natura e non per caso, o è un essere inferiore o è più che un uomo: è il caso
di chi Omero chiama con scherno “senza parenti, senza leggi, senza focolare”. E chi è tale per natura è
anche desideroso di guerra, in quanto non ha legami ed è come una pedina isolata. Perciò è chiaro che
l’uomo è animale più socievole (politikón) di qualsiasi ape e di qualsiasi animale che viva in greggi. Infatti,
secondo quanto sosteniamo, la natura non fa nulla invano, e l’uomo è l’unico animale che abbia la favella
(logos): la voce è segno del piacere e del dolore e perciò l’hanno anche gli altri animali, in quanto la loro
natura giunge no ad avere e a signi care agli altri la sensazione del piacere e del dolore. Invece la parola
serve a indicare l’utile e il dannoso, e perciò anche il giusto e l’ingiusto. E questo è proprio dell’uomo
rispetto agli altri animali: essere l’unico ad avere nozione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e
così via. E’ proprio la comunanza di queste cose che costituisce la famiglia e la città. 

La polis: de nizione e origini
• Come concetto politico, polis designava una unione di persone, una comunità racchiusa, nella maggior
parte dei casi, intorno ad un centro “cittadino”, il fondamento della quale era la proprietà terriera privata
di parte dei suoi membri, una comunità che regolava i suoi a ari in modo autonomo, secondo regole
stabilite in comune.

• Comunità di uomini associati tra di loro, comunità politica di cittadini insediati sul territorio.

• Comunità di uomini, di limitate dimensioni, che sceglie in piena libertà e indipendenza (autonomia)
l’ordinamento 

politico e le leggi che regolano la convivenza. 

- Liberi in senso politico ma non è una caratteristica che riguarda solo il singolo: è la comunità libera. La
libertà del cittadino coincide con la libertà della singola città di autogovernarsi. 

- Polis e democrazia non coincidono→la polis può essere democratica, oligarchia ma non
necessariamente. 

- Ciò che quali ca la polis non è di per sé il suo ordinamento politico ma è il fatto di essere una comunità
indipendente.

• Sarebbe fuoriviante intendere la polis come città nel senso di centro abitato contrapposto sicamente e
culturalmente alla campagna. Il centro abitato non ha soluzione di continuità con il territorio circostante
ed è anche possibile che il centro abitato sia assente e i cittadini vivano dispersi in villaggi.

• L’impianto urbanistico (la forma sul piano sico, architettonico) era una variabile di secondaria
importanza→ nisce per dipendere dall’organizzazione poltica.

• La polis è data dai cittadini, cioè gli Ateniesi, Spartani, Tebani ecc→l’unità di città e campagna si ri ette
nel fatto che in molti casi tutti i membri di una comunità, indipendentemente dalla loro residenza,
prendono il nome della località centrale così tutti gli abitanti dell’Attica che politicamente appartenevano
ad Atene si chiamavano Ateniesi.

• Il problema delle origini della città come agglomerato urbanistico non va confuso con quello dell’origine
della polis come entità politica e morale.

• La polis si sviluppa quando i suoi cittadini (uomini liberi) decidono di rendere comuni una parte di
prerogative a date a singoli o famiglie: nasce così la sfera pubblica con l’amministrazione della giustizia
o della difesa militare.

• L’elemento centrale per la nascita della polis è dunque l’integrazione in una comune dimensione
politica degli uomini liberi.

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L’organizzazione politica
In genere l’organizzazione politica comune della polis è caratterizzata da:

- Consiglio

- Assemblea popolare

- Magistrati

- Tribunali

L’impianto urbanistico
È l’organizzazione politica che determina anche l’impianto urbanistico che presenta in genere alcuni
elementi comuni:

- Acropoli→parte alta della Polis, si trova la sede del culto: l’aspetto religioso regola la vita di una
comunità...

- Agorà→piazza dove si svolgevano attività legata ai mercantili, commerciali... luogo di incontro e riunioni.
Nel corso del tempo qui si costruirono edi ci pubblici.

- Sede del consiglio (bouleuterion)→sede dove si riuniva il consiglio.

- Mura→spesso forti cazioni.


La colonizzazione di età arcaica→la Grande Colonizzazione

Alcuni fenomeni caratterizzano nel complesso il mondo greco in età arcaica, tra VIII e VI sec. a.C., e
contribuiscono al processo di formazione della polis:


La grande colonizzazione→ fenomeno migratorio che caratterizza l’VIII sec a.C ed investe il
Mediterraneo e le coste del Mar Nero. Colonizzazione=fondazione di colonie (poleis, città).

• Nel corso dell’età arcaica i Greci dettero vita all’incirca a 150 poleis sparse in tutto il Mediterraneo, di cui

circa 1/3 in Italia meridionale e Sicilia.

• La stupefacente estensione dell’area di insediamento greca sul mar Nero e nel Mediterraneo che viene

chiamata grande colonizzazione fu un e etto della nascita delle poleis, e contribuì a modi carla. Le
colonie non sono realtà di sfruttamento, di conquista ma sono delle nuove fondazioni→ hanno nei
confronti della madrepatria rapporti di comunanza religiosa/di a nità culturale che vengono mantenuti,
ma dal punto di vista politico sono realtà indipendenti.

• Si tratta di un fenomeno imponente per l’espansione della civiltà greca, per l’incontro con altre

popolazioni e modi di vita, per lo sviluppo che le nuove fondazioni dettero anche in campo politico e
culturale.

• Presenza greca signi cativa: storia di mobilità.

• L’isola di Ischia ospitava la più antica colonia greca d’occidente in Italia.

Che cosa si intende per colonizzazione? 



- La colonizzazione antica (greca e romana) di erisce profondamente dalla colonizzazione moderna.

- Di erenze tra colonie:

→Romani: rimasero in rapporti di dipendenza rispetto alla madrepatria, e la loro funzione era quella di
garantirne il controllo sul nuovo territorio. 

→Quando i Greci iniziarono a fondare nuove città mancavano i presupposti per valersi di queste nuove
fondazioni per ampliare il potere della città madre. Nella maggior parte dei casi già la distanza era troppo
grande, e inoltre si trattava, di regola, della migrazione di piccoli gruppi, che fondavano poleis indipendenti,
legate alla madre patria soltanto da culti, usanze, istituzioni comuni e da rapporti di amicizia. 

Le cause della mobilità arcaica sono state individuate nella mancanza di terre a causa di
sovrappopolazione, nella povertà del suolo greco o in ragioni politiche. 

Modello di fondazione coloniaria
• Al comando della spedizione vi è un ecista, quasi sempre un aristocratico, che per svariati motivi non può
rimanere in patria e che all’arrivo sarà fondatore u ciale della colonia.

• Partecipano gruppi di uomini, senza donne.

• Consultano l’oracolo, specie quello del co prima della partenza.

• Ricerca del sito che deve rispondere ad alcuni requisiti: facilità di attracco, ben difendibile, non privo di
acqua→gran parte delle colonie sorgono sulle coste. Una volta in loco questi coloni entrano in rapporto
con le società indigene, dando vita a nuove comunità

• Atto di fondazione: tributo agli dei e distribuzione di lotti



Tutto questo fenomeno contribuisce allo sviluppo delle poleis.

La Magna Grecia
-  Si tratta di una de nizione da riferire all’Italia meridionale, che fu forse così denominata intorno al IV sec
dai circoli pitagorici (la scuola di Pitagora aveva sede a Crotone). 

-  Alcune poleis dell’Italia meridionale superavano in splendore le città del continente greco


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-  Grande sviluppo culturale, ad esempio nello sviluppo della loso a (scuola eleatica e la scuola pitagorica) 

-  Le poleis dell’Italia meridionale esercitarono in uenze sui popoli italici, sugli Etruschi e sugli stessi Romani

3. La presenza di legislatori e tiranni


4. La riforma oplitica 

- I legislat i e i t anni -
Plutarco, Vita di Solone, 17

Per prima cosa egli [Solone] abrogò tutte le leggi penali di Dracone, ad eccezione di quelle riguardanti
l’omicidio, per la loro severità e gravità delle pene comminate. Poco mancava che una sola pena, quella di
morte, fosse ssata per tutti i colpevoli, al punto che essa veniva applicata anche a coloro che erano
sorpresi a oziare e che coloro che avevano rubato degli ortaggi o della frutta erano puniti allo stesso modo di
coloro che avevano compiuto un sacrilegio o un assassinio. Per questo in seguito Demade acquistò
notorietà per aver detto che Dracone aveva scritto le leggi non con l’inchiostro ma con il sangue. Dracone
stesso, come si racconta, interrogato per quale motivo aveva stabilito la pena di morte per la maggior parte
dei reati, rispose di tener degne di questa pena le piccole colpe, mentre per le grandi non aveva pena
maggiore da in iggere.

Archiloco, fr. 19 West

Non mi stanno a cuore i beni di Gige ricco d’oro, 

nè gelosia mai me ne prese, e non invidio

le imprese degli dei, e non bramo una grande signoria (tyrannis):

infatti è lungi dagli occhi miei.

Alceo, fr. 130 Lobel-Page

Vivo la sorte di un selvaggio; invano desidero udire la convocazione dell’assemblea, o Agesilaide, e del
consiglio. Mio padre e il padre di mio padre ne hanno goduto no alla vecchiaia, insieme a questi cittadini
che adesso si fanno del male a vicenda. Da queste cose sono allontanato.

Tucidide I, 13 (cfr. le ‘le origini dei Greci’)

Erodoto, III, 39 (Policrate di Samo)

All'epoca in cui Cambise combatteva contro l'Egitto, gli Spartani erano in guerra pure loro, contro l'isola di
Samo e Policrate glio di Eace, che si era impadronito del potere grazie a una insurrezione. In un primo
momento Policrate aveva diviso la città in tre parti e ne aveva assegnate due ai fratelli Pantagnoto e
Silosonte; ma più tardi aveva soppresso Pantagnoto e mandato in esilio Silosonte, il più giovane, diventando
padrone dell'intera Samo; poi aveva stretto vincoli di ospitalità con Amasi re dell'Egitto, mandandogli doni e
ricevendone a sua volta. In breve tempo la fortuna di Policrate crebbe assai e divenne argomento di
ammirati discorsi nella Ionia e in tutto il resto della Grecia: dovunque dirigesse il suo esercito, erano
successi. Riuscì a mettere insieme una otta di cento penteconteri e un corpo di mille arcieri. Rapinava e
depredava chiunque senza distinzione; restituendo agli amici il maltolto sosteneva di far loro un favore più
gradito che non togliendogli nulla del tutto. E si era impadronito di numerose isole e anche di molte città del
continente. Tra l'altro scon sse in una battaglia navale e catturò i Lesbi accorsi in massa in aiuto dei Milesi;
furono i Lesbi, come prigionieri, a scavare l'intero fossato che circonda le mura di Samo.

Legislatori (→formulatore o promulgatore di leggi)

L’amministrazione della giustizia era originariamente a data alla trasmissione e all’interpretazione orale da
parte di aristocratici che non erano sottoposti a controllo e agivano arbitrariamente →aspetti legati ad una
sfera orale. Nel corso dell’età arcaica si fa largo l’esigenza di procedere alla codi cazione delle leggi in
grado di garantire maggiore certezza del diritto. 

→ Grazie alla comparsa della scrittura: presenza di una norma scritta i margini delle interpretazioni si
riducono...

→ I più antichi legislatori sono attivi nelle colonie (Caronda di Catania, Zaleuco di Locri)→ assumono tratti
mistici, non sappiamo se siano veramente esistiti o meno. 

Nella madrepatria: Licurgo ( gura leggendaria) a Sparta e Dracone ad Atene (=noto per dei provvedimenti
che hanno a che fare con il diritto penale→norme molto dure e severe).

Tiranni
• Il termine tiranno signi ca originariamente “signore” e non ha la connotazione negativa che generalmente
viene associata a questo termine. 

- Alcuni di questi tiranni agiscono in maniera negativa→ giudizio negativo.

- Termine adottato per indicare gli usurpatori che, non legittimata da nascita o elezione, si pongono a
capo 

della comunità di proprio arbitrio.

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• Nell’età arcaica esso si riferisce a individui, spesso aristocratici, che assumono un potere personale
senza il consenso dei cittadini e che talvolta danno vita a vere e proprie dinastie.

• Il fenomeno è variegato e i tiranni devono la loro ascesa a fattori diversi: 



-  La lotta contro le aristocrazie 

-  La volontà di risolvere i problemi economici dei contadini poveri 

-  Oppure l’emergenza di nuove realtà economiche

Esempi di tirannide:

• In Grecia le tirannidi più importanti sono quelle dei Cipselidi di Corinto, degli Ortagoridi di Sicione e dei
Pisistratidi di Atene.

• In Asia Minore si ebbe Policrate di Samo.

• In Occidente è la Sicilia l’area maggiormente interessata dal fenomeno che ha anche ragioni
squisitamente locali, legate ad esempio alla minaccia cartaginese: Falaride di Agrigento, Panezio di
Leontini, Ippocrate di Gela. In Sicilia il fenomeno è peculiare e si protrae anche nei secoli successivi
(tirannide siracusana). 

In Grecia questi tirannidi, invece, si esauriscono con lo sviluppo delle varie città.

- La rif ma litica -
Nel corso dell’età arcaica alcuni fenomeni come la riforma oplitica, la presenza di legislatori e di tiranni
favorirono l’inclusione politica di una fascia più ampia di individui rispetto ai governi aristocratici di tipo
terriero e familiare. 

Aristotele, Politica, 1297b (oplitismo) 

La costituzione deve reggersi solo su quelli che hanno il possesso delle armi [...] In alcune costituzioni i diritti
politici spettano non solo a chi maneggia le armi ma anche a chi in passato ha fatto parte dell’esercito. [...]
La prima costituzione sorta in Grecia dopo la monarchia era costituita soltanto di guerrieri, anzi, agli inizi, di
cavalieri (perché allora il nerbo dell’esercito era la cavalleria, cui spettava la decisione delle sorti delle
battaglie, dal momento che la fanteria senza ordine è inutile e gli antichi non avevano esperienza intorno al
suo ordinamento, sicché la cavalleria costituiva l’unica forza); ma con il crescere delle città e con l’aumento
dell’importanza delle fanterie salì il numero di quelli che prendevano parte al potere politico. 

→Traccia un quadro generale della Grecia:

- Rapporto tra cittadinanza e servizio militare

- Aristotele coglie una evoluzione negli ordinamenti delle poleis in cui in una prima fase grande ruolo
sarebbe rivestito alle cavallerie e successivamente sarebbero entrate le fanterie→collega a questo
aumento dell’importanza della fanteria il numero di quelli che prendevano parte al potere politico:
sottolinea il suo valore come fase per l’inclusione politica di persone che in precedenza erano escluse
dall’esercizio politico.

Nell’Iliade il peso maggiore della guerra ricade sugli eroi che non erano altro che i comandanti dei singoli
contingenti in cui l’esercito era diviso. 

Il modello dell’aristocrazia più antica è il duello singolo di tipo eroico e l’uso del cavallo.

Tra la metà e la ne del VII secolo si assiste ad una situazione profondamente mutata. Gli eroi sono
scomparsi e il gruppo, ovvero la massa indistinta, cioè la fanteria, assume maggiore rilievo. 

Le fanterie: allude all’apparizione dei famosi opliti, in sostanza sono gruppo di fanti che i greci chiamavano
falange oplita (soldato che porta un oplon: armatura).

L’oplita 

I soldati di fanteria (opliti) si presentano coperti di un’armatura in bronzo (scudo, elmo, corazza, gambali).
Con la mano sinistra portano lo scudo rotondo di quasi un metro di diametro trattenuto dall’avambracci; la
mano destra è destinata ad usare una lancia lunga (2/2,5 metri) e una spada corta per l’eventuale corpo a
corpo. Si tratta di un’armatura molto pesante (30 kg circa), che richiede grande sforzo sico, che implica
scarsa mobilità e che richiede perciò coesione di gruppo per garantire forza d’urto. 

La falange oplitica:

• Shieramento di fanteria pesante: queste falangi sono caratterizzate dall’esigenza a nché l’attacco vada a
buon ne. In essa ognuno proteggeva con il proprio scudo, che era munito di un duplice sostegno e
perciò non molto mobile, anche il anco destro del vicino e più le di guerrieri l’una dopo l’altra
costituivano una formazione scalare; si creò così un nuovo corpo tattico, che rimase determinante per i
secoli seguenti. Il passaggio a questa tecnica fu attuato in tutte le poleis più evolute.

• individui ra gurati con un criterio di uguaglianza: presuppongono una uguaglianza fra i vari componenti,
indispensabile per creare una coesione di gruppo.

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• Si tratta del principale strumento di guerra del mondo greco arcaico e classico e ha il suo miglior
esempio nell’esercito di Sparta.

• La riforma oplitica favorisce la nascita del cittadino-soldato, la cui ideologia è di tipo egualitario, perché
come si vede dall’immagine (del vaso) i fanti sono uguali tra di loro.

- L’ ganizzazi e p itica e sociale di Sp ta e il


suo sistema educativo -
La città di Sparta è la città greca che sviluppa nella forma più nota questo aspetto militare del mondo greco
→la falange. Sparta intende creare i migliori opliti del mondo greco. Questa forma di combattimento
tipicamente greca arriva no all’età di Alessandro Magno. 

Sparta: modello oligarchico; Atene: modello monarchico. 

Plutarco, autore greco del periodo d. C., ci ha lasciato una raccolta di biogra e importanti “Vite Parallele”
→raccolta importante di biogra e che confrontano greci e romani (confronti).

Plutarco dedica una di queste biogra e al legislatore spartano Licurgo→personaggio mitico leggendario
che secondo gli antichi aveva fondato una costituzione a Sparta e per fare questo si era recato a Del per
consultare l’oracolo il quale gli aveva dettato la cosiddetta rhétra: un oracolo che de niva la costituzione di
Sparta (considerata immutabile in quanto creata dall’oracolo e considerata quindi perfetta). 

Plutarco, Vita di Licurgo, 6, 1-6 

A tal punto Licurgo si prese cura di questo organismo politico che portò da Del un oracolo che chiamano
rhétra. (2) Dice così: “Eretto un tempio a Zeus Sillanio e ad Atena Sillania, organizzate le phylài e ordinate le
obài, istituito un consiglio formato da trenta anziani compresi gli archagétai, il legislatore riunisca
periodicamente le apellai tra Babica e Cnacione: così gli anziani presentino le proposte e respingano le
controproposte; all’assemblea del popolo vittoria e potere”. (3) In questo testo le espressioni “organizzare le
phylài” e “ordinare le obài” equivalgono a “suddividere il popolo in gruppi” che egli denominò gli uni phylài,
gli altri obài. Archagétai sono chiamati i re; “tenere le apellai” vale “tenere le assemblee” perché Licurgo legò
il principio e l’origine del suo ordinamento politico al dio di Pito Apollo. (4). Babica (...) e Cnacione ora lo
chiamano Enunte. Aristotele dice che Cnacione è un ume, e Babica un ponte. In mezzo a essi tenevano le
assemblee e non c’erano porticati né costruzioni di altro tipo. (5) Licurgo pensava che tali edi ci non
favorissero le sagge deliberazioni, ma che anzi fossero dannosi, perché rendevano frivole e gon e di
superbia le menti dei convenuti, quando durante l’assemblea si distraggono a guardare statue e dipinti o
prosceni di teatri o so tti di aule consiliari sfarzosamente decorati. (6) Alle assemblee del popolo non era
consentito di avanzare proposte a nessun altro se non agli anziani e ai re; e soltanto su quelle il demo poteva
deliberare. 

→ noi ritroviamo in questo testo le principali istituzioni politiche spartane:

• Consiglio di anziani (gherusia) compresi i re (2). Perché i re? Ce ne sono due che appartenevano a due
famiglie che si tramandavano la monarchia. Questi due re sono parte di questo consiglio di anziani
(Gherusia). L’origine della strana doppia monarchia rimane oscura. La regalità si trasmetteva per via
ereditaria, all’interno delle famiglie degli Agidi e degli Euripontidi. I re godevano di una netta posizione di
privilegio, ma l’in usso che essi e ettivamente esercitavano dipendeva molto dalle loro qualità personali
tanto più che i loro compiti principali riguardavano la guida dell’esercito.

• Efori→magistrati più importanti. Avevano tutti i compiti proprio di un governo eccettuata la guida
dell’esercito: amministravano la giustizia, presiedevano le assemblee popolari, richiamavano altri
funzionari a render conto della loro condotta e controllavano persino l’operato dei re con i quali, in veste
di rappresentanti del popolo, scambiavano giuramenti ogni mese. Essi venivano eletti dal popolo,
ciascuno per un anno.

• Assemblea del popolo (apella)→non era in grado di prendere decisioni rilevanti contro un voto unitario di
gerusia, re ed efori, tanto più che, a quanto pare, i partecipanti privi di una carica u ciale non avevano il
diritto di avanzare proposte. Quindi una vera possibilità decisionale si presentava solo quando gli organi
direttivi non erano d’accordo e si appellavano al popolo, per così dire, in funzione di arbitro.

Il vero potere di Sparta è nelle mani della Gherusia. I re di Sparta sono importanti però propriamente
Sparta non ha un regime monarchico: proprio perché è la Gherusia l’istituzione più importante di cui fanno
parte i re stessi, a Sparta i re sostanzialmente guidano l’esercito in guerra e hanno alcune funzioni dal punto
di vista religioso e amministrativo. 

→Gherusia sono 30→ordinamento spartano di tipo oligarchico (governo di pochi). Da questo consiglio di
anziani che vengono scelti dalle assemblee popolari (dovevano avere dai 60 in su e di certi tipi di famiglie). 


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Com’era l’organizzazione sociale della città? Chi erano a Sparta gli individui dotati di diritti civili e politici? 

A Sparta abbiamo una peculiare organizzazione di tipo sociale articolata in tre gruppi:

1. Spartiati→unici cittadini dotati di diritti di cittadinanza.

2. Perieci→abitanti di Sparta liberi ma che non hanno diritti politici: commercianti, artigiani, contadini...
tuttavia, dovevano fornire contingenti per l’esercito, come è attestato per la prima volta nel 479: in
quell’anno i perieci costituivano la metà degli opliti lacedemoni in lotta contro i Persiani. In seguito, la
loro partecipazione crebbe in modo notevole. Quando il numero degli spartiati diminuì, in modo non
di erente da questi, anche i perieci furono integrati nelle falangi.

3. Iloti→gruppo consistente, regime semi-servile, non liberi, non sono in senso stretto schiavi. Coltivavano
le terre degli Spartiati, i quali sono proprietari terrieri. Hanno qualche diritto civile (sposarsi...).

L’educazione spartana
• L’educazione spartana si chiamava agoghé ed era completamente ispirata ad una vita di tipo militare: i
ragazzi di sette anni venivano tolti alla famiglia e vivevano, studiavano, si esercitavano sotto la guida di
giovani adulti. L’istruzione era destinata in modo preponderante a sviluppare e cienza sica, forza,
valore e obbedienza assoluta. All’età di 20 anni i giovani spartiati venivano considerati guerrieri completi.
Fino ai 30 anni continuavano a vivere nel campo centrale, e in seguito erano tenuti a prendere parte,
almeno durante il giorno, alla vita militare e agli esercizi.

• Educazione gestita dalla città

• La nalità→formare dei cittadini che fossero sicuramente dei perfetti soldati (educazione militare)

• I cittadini-soldati sono gli spartiati: per poter acquisire i pieni diritti civili e politici bisognava aver seguito il
percorso completo dell’agoghé (si concludeva a 30 anni).

• Educazione che riguardava solo gli spartiati.

• Nella città antica, la cittadinanza è un insieme di onori e oneri (diritti e doveri). Tutte queste città antiche la
questione militare è parte integrante della cittadinanza: cittadini-soldato.

Senofonte, La costituzione degli Spartani, 2 



Voglio spiegare il sistema educativo degli Spartani e delle altre città. Quelli degli altri Greci che dicono di
istruire nel modo migliore i gli, quando questi sono in grado di capire quel che viene detto loro, subito li
a dano alla cura di pedagoghi, e subito li inviano da maestri per apprendere lettere e musica e gli sport
praticati in palestra. Licurgo, invece, piuttosto che concedere di nominare privatamente schiavi pedagoghi,
scelse un uomo tra quelli eleggibili alle più alte cariche che è chiamato paidonómos (supervisore). Egli aveva
il potere di riunire i ragazzi e di punire severamente chi era negligente. 3,3: se uno fuggiva queste cose, non
otteneva i diritti civici. 

→Di erenze tra Sparta e le altre città greche→libertà di scelta educativa: libera scelta del pedagogo. A
Sparta invece abbiamo un’educazione di tipo pubblico→talmente importante che invece di concedere delle
nomine private sceglie lui stesso un supervisore. 

→Individua alcuni degli aspetti centrali dell’educazione greca: lettere, sport, musica... 

Plutarco, Vita di Licurgo, 16, 7 

Licurgo, invece, non consentiva che i gli degli Spartiati venissero allevati da schiavi o mercenari, né che i
genitori scegliessero per il glio il tipo di educazione che volevano, ma, togliendoli alle famiglie quando
avevano appena sette anni, li divideva in squadre soggette a identiche norme e identica educazione, in
modo che i bambini si abituavano a passare insieme il tempo dei giochi e quello dello studio. Essi stessi si
eleggevano come caposquadra chi superava gli altri per senno e coraggio nel combattere, ne seguivano
l’esempio, ne ascoltavano gli ordini e ne sopportavano i castighi, cosicché la loro educazione consisteva
nell’abituarsi all’obbedienza. Gli anziani sorvegliavano i loro giochi e spesso suscitavano tra loro delle
contese e delle rivalità, stando bene attenti a capire quale natura ciascun ragazzo rivelasse nelle prove di
coraggio e di persistenza nella lotta. Quanto alla lettura e alla scrittura ne imparavano quanto bastava. Tutto
il resto del tempo della loro educazione era dedicato a imparare a obbedire senza discutere, a resistere alla
fatica e a vincere in battaglia. 

→Principi educativi: obbedienza, militare, coraggio

Una delle cause della decadenza di Sparta è legata al problema di avere un numero su ciente di questi
spartiate per permettere la vita della città (esercito).

Plutarco, Vita di Licurgo, 24, 1-4 

L’educazione continuava no all’età adulta. A nessuno infatti era permesso di vivere come voleva, anzi, la
vita in città era come quella di un accampamento: tutti si attenevano costantemente a un regime di vita
regolato ed erano impegnati negli a ari della collettività e insomma consideravano la loro esistenza non in
funzione di sé stessi ma della patria. Se non avevano ricevuto l’ordine di occuparsi di qualche altro compito,
sorvegliavano i ragazzi e insegnavano loro qualcosa di utile, oppure essi stessi lo imparavano dai più anziani.
(2) E infatti fra le cose belle e beate che Licurgo ha procurato ai propri concittadini una è questa,

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l’abbondanza di tempo libero; non imposero loro in alcun modo di dedicarsi ai lavori manuali: ed essi non
avevano a atto bisogno di accumulare denaro, cosa che richiedeva una pesante fatica, perché la ricchezza
non era assolutamente motivo di ammirazione e fonte di onore. D’altra parte, a lavorare la terra per conto
degli Spartiati, c’erano gli Iloti, che pagavano loro il tributo del quale abbiamo parlato. (3) Uno Spartano si
trovava ad Atene mentre si teneva la seduta dei tribunali; venuto a sapere di un tale, condannato in un
processo per oziosità, che se ne tornava a casa a itto e accompagnato dagli amici, i quali pure erano
addolorati e avviliti come lui, chiese ai presenti che gli mostrassero chi fosse quello che era stato condotto
perché 2 aveva pagato la colpa della sua libertà: a tal punto consideravano cosa da schiavi impiegare il
tempo nell’esercizio dei mestieri e nell’arricchimento. (4) E anzi è verosimile che i processi scomparissero
insieme con le monete, dal momento che a Sparta non c’era più né desiderio di ricchezza, né povertà, ma si
era instaurata l’uguaglianza nella prosperità e una vita facile, grazie alla semplicità. 

→Gli spartiati non si dedicavano ad altro perché dovevano dedicarsi alla città, cioè all’esercizio militare.
L’obiettivo di vita degli spartiati era il sacri cio per la patria, il combattimento.

In sostanza in queste poleis, e soprattutto a Sparta, i cittadini sono un numero che non corrisponde
all’intera popolazione→numero limitato che compone il gruppo civico.

- Atene dalla m chia alla demo azia -


Aristotele, La costituzione degli Ateniesi, 3, 1-6 

L’organizzazione dell’antica costituzione, anteriore a Draconte, era la seguente. Si attribuivano le
magistrature alle famiglie aristocratiche e ricche; inizialmente governavano a vita, in seguito per dieci anni. 2.
Le prime e più importanti magistrature erano il re, il polemarco e l’arconte: tra queste la prima fu quella di re
– infatti era collegata alla tradizione patria -, in un secondo tempo venne istituita la carica di polemarco
perché alcuni re erano inetti nel condurre le guerre (…) 3. Per ultimo fu istituito l’arcontato: la maggior parte
degli storici a erma che fu istituito sotto Medonte, alcuni invece sotto Acasto e portano come prova il fatto
che i nove arconti giurano di e ettuare patti “come sotto Acasto” (…) In quale dei due modi questo
accadde, ci sarebbe poca di erenza di tempo; ma il fatto che l’arcontato fu l’ultima di queste istituzioni è
dato dalla prova che l’arconte non segue nessuna delle funzioni primitive, come fanno il re e il polemarco,
ma le sue sono semplicemente delle funzioni aggiunte; perciò questa magistratura è divenuta importante
solo in tempi recenti, quando è stata rinforzata da funzioni aggiunte. 4. I tesmoteti vennero istituiti molti anni
dopo, quando ormai si nominavano anno per anno le magistrature, a nché, dopo aver scritto e pubblicato
le disposizioni di legge, le salvaguardassero per giudicare le controversie; perciò fu l’unica magistratura che
non durò in carica più di un anno. 5 Dunque in tal modo nel tempo le magistrature si sovrapposero l’una con
l’altra… 6. Il Consiglio dell’Areopago aveva il compito di preservare le leggi, seguiva quindi la maggior parte
delle faccende più importanti della polis, puniva severamente e in iggeva forti ammende a tutti coloro che
andavano contro le regole. La scelta degli arconti infatti avveniva per nobiltà e ricchezza, e fra gli
appartenenti a queste classi sociali eleggevano i componenti dell’Areopago, perciò questa è l’unica carica
politica che è rimasta a vita anche al giorno d’oggi.

Atene, non è nata democratica, ma è un ordinamento che è il risultato di una serie di trasformazioni
dell’organizzazione politica.

Diversamente da Sparta il cui ordinamento detto kòsmos era immutabile, la costituzione ateniese conobbe
una evoluzione dalla forma monarchica a quella democratica. 

Gli inizi
Una tradizione letteraria ricca ma confusa e ina dabile ha cercato di coprire la mancanza di
documentazione per la fase più antica elaborando una evoluzione ‘istituzionale’ di Atene: 

Fase monarchica caratterizzata da re sulla cui consistenza storica non ci si può pronunciare e a cui fa
seguito una fase degli arconti, durante la quale il governo retto da arconti, prima eletti a vita, poi per dieci
anni e in ne dal 683 a. C. con incarico annuale. 

Dietro tali ricostruzioni si intravede il dominio di alcune famiglie aristocratiche dette nel loro complesso
EUPATRIDI («ben nati»).

A quest’epoca il centro del potere nella città è l’AREOPAGO («collina di Ares»), un consiglio di anziani che
riunisce gli ex- arconti e che si trasforma in un tribunale penale. 

Cilone e Dracone
Nel corso del VII secolo a. C. la situazione politica è molto instabile e si assiste ad un tentativo di
instaurazione della tirannide ad opera dell’aristocratico Cilone (vincitore olimpico del 640), genero del
tiranno di Megara, che cerca di impadronirsi della città e di farsi tiranno. Il tentativo fallisce grazie
all’intervento degli Alcmeonidi, nobile famiglia di Atene a cui si lega l’introduzione della democrazia. 

Nel corso del VII secolo Dracone (o Draconte) promulga, nel 624 a. C., un codice di leggi particolarmente

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rigide. In particolare, si ricordano i provvedimenti sull’omicidio con cui la giustizia personale venne regolata. 

Solone
Solone viene eletto arconte nel 594/3 a. C. come mediatore, per risolvere tali contrasti civici di cui egli parla
anche nelle sue poesie, che ci fanno vedere la situazione di profonda divisione e di crisi in cui versa Atene.

Crisi agraria: l processo di accentramento delle proprietà terriere nelle mani degli Eupatridi a danno dei
piccoli proprietari, che essendo indebitati vengono venduti schiavi. Ciò determina una grave crisi agraria e
sociale e l’esistenza di lotte tra fazioni. 

Aristotele, La costituzione degli Ateniesi, 6.1. 

Diventato padrone della situazione politica, Solone rese libero il popolo per il presente e per l’avvenire,
impedendogli di far uso del proprio corpo come garanzia, stabilì delle norme e la remissione dei debiti, sia
privati sia pubblici, e chiamano questo provvedimento seisáchtheia, poiché erano stati liberati dal peso dei
debiti. 

Per cercare di risolvere la situazione Solone vara alcune importanti riforme→ a favore del demos (popolo): 

1. Abolizione dei debiti (seisàchteia: «scuotimento dei pesi»): estingue per legge i debiti, restituisce le terre
e cerca in Grecia quanti erano stati venduti come schiavi. 

2. Riforma della cittadinanza in quattro classi censitarie (riforma timocratica) →sulla base del
rendimento della terra→riorganizzazione che spezza alcuni equilibri.

Aristotele, La costituzione degli Ateniesi, 7-8, 1. 

Solone stabilì una costituzione e pubblicò altre leggi, e gli Ateniesi cessarono di servirsi delle disposizioni di
Draconte ad eccezione di quelle sui delitti (…). 2. Solone quindi ssò le leggi per la durata di cento anni e
riordinò lo stato nel modo seguente. 3. Fece una divisione secondo il censo in quattro classi, come erano
già divise in precedenza: pentacosiomedimni, cavalieri, zeugiti e teti. E stabilì che tutte le altre cariche
pubbliche fossero dirette dai pentacosiomedimni, dai cavalieri e dagli zeugiti, cioè i nove arconti, i tesorieri, i
‘poleti’, gli ‘Undici’ e i ‘colacreti’, concedendo a ciascuno di questi un potere analogo alla grandezza del loro
censo. A coloro che appartenevano alla classe dei teti concesse solamente di far parte dell’ekklesía
[assemblea] e dei tribunali. 4. Doveva appartenere alla classe dei pentacosiomedimni chi dalla proprietà
poteva ricavare cinquecento misure di prodotti secchi o liquidi, computati insieme; alla classe dei cavalieri
coloro che ne producevano trecento o, come alcuni a ermano, fossero in grado di allevare un cavallo. A
riprova di ciò portano il nome della classe, come derivante da questo compito, e i fregi degli antichi; infatti
nell’Acropoli si trova una statua di Di lo sulla quale vi è questa iscrizione: “Antemione, glio di Di lo, ha
consacrato questa statua agli dei, quando passò dalla classe dei teti a quella dei cavalieri” e accanto vi è un
cavallo a testimonianza del fatto che questo è il simbolo della classe dei cavalieri. Nondimeno è più logico
che i cavalieri fossero de niti sulla base dei loro averi, come i pentacosiomedimni. Appartenevano alla classe
degli zeugiti coloro che producevano complessivamente duecento misure di prodotti, mentre gli altri, che
non partecipavano ad alcuna magistratura, appartenevano ai teti. Perciò anche al giorno d’oggi, qualora si
chieda a chi si appresta a essere tirato a sorte per qualche carica a quale classe appartenga, nessuno
direbbe mai a quella dei teti. 8. Solone inoltre decise che le magistrature fossero tirate a sorte in base a
persone scelte che ciascuna tribù designava. Ogni tribù infatti designava dieci candidati per i nove arconti e
tra questi veniva e ettuato il sorteggio; da ciò rimane ancora la tradizione per le tribù di tirare a sorte dieci
candidati ciascuna, successivamente di eleggerli col voto delle fave.

• Pentacosiomedimni→potevano essere tesorieri;

• Cavalieri→ insieme ai pentacosiomedimni potevano essere eletti arconti

• Zeugiti→piccoli e medi proprietari

• Teti→nulla tenenti/i più poveri, non avevano il diritto di partecipare all’assemblea popolare

I cittadini non si distinguono per nascita ma per quanto possiedono. Lo scopo è prima di tutto militare.
L’appartenenza a queste classi regolava l’accesso all’esercito e alle magistrature. 

La tirannide: Pisistrato
Le riforme di Solone lasciano aperti molti problemi e la città è dominata da lotte tra fazioni. 

Tali fazioni sono guidate da esponenti di grandi famiglie aristocratiche che rappresentano gli interessi di tre
aree dell’Attica e che sono:

1. La pianura

2. La zona costiera

3. La zona montuosa

Pisistrato è a capo degli «uomini della montagna»e prende il potere prima nel 561 a. C. e poi, dopo l’esilio,
nel 546 e governa Atene no alla sua morte nel 528 quando il potere passa ai gli Ippia e Ipparco→hanno
una pessima fama. 

Il periodo della tirannide è un periodo di:

a) espansione economica

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b) intensa attività edilizia.

Nel 514 gli aristocratici Armodio e Aristogitone uccidono Ipparco.



Clistene (508 s.C.)
Clistene, della famiglia degli Alcmeonidi, esiliato dopo l’arcontato del 525, ottiene da Sparta l’intervento con
cui nel 511 si caccia Ippia. Clistene è il padre della democrazia ateniese.

Con l’appoggio del popolo, che ad Atene si chiama démos, Clistene opera
una profonda riforma delle istituzioni che è considerata come l’inizio della
democrazia ateniese. 

Si ebbe una nuova ripartizione della popolazione su base territoriale
secondo una impostazione decimale.

Tribù territoriali 

Le tribù diventano 10 e sono costituite su base territoriale:

-  ogni tribù è composta di tre trittìe, ovvero circoscrizioni tratte una dalla
zona costiera, una dalla zona interna e una dalla città 

-  ogni trittìa comprende diversi demi (villaggi di campagna o città). Il
cittadino era inquadrato in base al demo di residenza.

Il consiglio: bulé
• Ogni tribù fornisce 50 consiglieri (buleuti) per il Consiglio dei 500 che era
detto bulé→ costituivano una sezione che fungeva da commissione
amministrativa del consiglio per un decimo dell’anno, in una successione
estratta a sorte. Nell’esercizio di questa funzione, i consiglieri si
chiamavano pritani e il periodo in cui erano in carica era detto pritania. 

• Il consiglio costituito di cittadini di età superiore ai 30 anni ed era presieduto ogni giorno da un presidente
diverso, detto pritàno. 

• Consiglieri e presidenti erano scelti mediante sorteggio.

• La loro funzione principale era quella di preparare e introdurre i lavori dell’assemblea (ekklesìa) 

Assemblea popolare: ekklesia
L’assemblea popolare si chiama ekklesìa ed era costituita da tutti i cittadini maschi adulti, di età superiore
ai 20 anni, senza limitazione di censo o famiglia. 

Si riuniva una quarantina di volte l’anno sulla collina della Pnice, a poca distanza dall’acropoli di Atene, ed
era sovrana su molte questioni fondamentali della vita della città, in primo luogo su pace e guerra.

Ostracismo
Procedura di esilio decennale che è un allentamento dalla città→allontanamento di un individuo, su cui i
cittadini sono chiamati una volta l’anno a decidere questa procedura→il criterio è legato ad un cittadino che
viene percepito come minaccia alla democrazia.
È attribuita a Clistene anche l’introduzione dell’ostracismo che però non fu utilizzato no al 487 a. C.
L’assemble ateniese si riuniva una volta l’anno per decidere se fosse opportuno liberarsi di qualche
cittadino che minacciasse la democrazia. Se la risposta era positiva in una successiva riunione ciascun
cittadino scriveva su un coccio di ceramica, l’òstrakon (da cui il nome ostracismo), il nome del cittadino in
questione che veniva ostracizzato, vale a dire esiliato dalla città per dieci anni senza perdere né i suoi
beni, né la possibilità di riacquistare i suoi diritti al termine dei dieci anni. 

Riassumendo in base alle date:

ATENE (monarchia→arconti→democrazia)

624 a.C.→DRACONE: codice di leggi

594/3 a.C. →SOLONE: nuove riforme: abolizione schiavitù per debiti, 4 classi in base al censo 561-528
a.C.→PISISTRATO

514 a.C.→ucciso IPPARCO

511 a.C.→cacciato IPPIA

508 a.C.→CLISTENE: inizio democrazia: ripartizione popolazione su base territoriale.

- Demo azia a Atene nell’età di P icle -


Lo sviluppo della democrazia era strettamente intrecciato all’espansione di Atene verso l’esterno. 

Clistene→ padre della democrazia: istituzione delle tribù territoriali. Questa grande organizzazione
territoriale 

garantiva l’uguaglianza dei cittadini.

• Con Pericle, la democrazia ateniese raggiunse il suo massimo splendore→ età di Pericle. 

Pericle e la democrazia ateniese

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• Nipote di Clistene.

• Dal 443 riletto stratego per molte volte.

• Determina il corso politico ateniese no al 429, anno della sua morte.

• Al suo nome è associata la fase del massimo sviluppo della democrazia ateniese e dello splendore della
città→ splendore ri essa all’acropoli di Atene.

Gli organismi della democrazia 



Quali sono le istituzioni che ad Atene regolano l’organizzazione democratica?

1. Assemblea popolare (ekklesìa)→ istituzionale centrale della democrazia.

2. Il consiglio dei 500 (bulé)→consiglieri che rappresentano le dieci tribù territoriali di Atene 

(ogni tribù 50 consiglieri).

3. I tribunali→ popolari: la giustizia viene amministrata attraverso dei tribunali le cui giurie sono composte
da un numero elevato di cittadini. Questa costituzione molto ampia delle giurie fa sì che il potere del
popolo si eserciti 

non solo nell’ekklesìa ma anche nei tribunali. Si tratta di un qualcosa di molto importante.

4. I magistrati→ sono cariche politiche estremamente numerose. Molte cariche si ottenevano mediante
sorteggio così come la costituzione delle giurie dei tribunali. Non tutte le cariche erano a sorteggio
(alcune importanti erano 

elettive come quella dello stratega).

La retribuzione delle cariche→ uno degli elementi caratterizzanti della democrazia ateniese.

• Si stabilì di retribuire il servizio svolto dai magistrati, dai bulenti (coloro che esercitavano la funzione di
consigliere) e dagli eliasti (i giudici dell’Eliea, il massimo tribunale popolare).

• La retribuzione delle cariche fu interpretata da autori a lui ostili come una forma di assistenzialismo
demagogico, mentre secondo il pensiero di Pericle tale retribuzione intendeva incoraggiare la
partecipazione reale di tutti i cittadini, compresi coloro che non potevano permettersi di abbandonare il
lavoro per svolgere funzioni pubbliche. 

L’idea ispiratrice era quella di permettere ai cittadini di partecipare il più possibile agli a ari dello stato. Era
la stessa idea che stava alla base dell’uso del sorteggio. I cittadini non dovevano solo essere
rappresentati da un gruppo sempre più o meno uguale di politici attivi, ma dovevano anche partecipare
all’esercizio delle funzioni statali grazie ad un meccanismo di rotazione.
Abbiamo di ciò, due giudizi contrapposti:

1. Negativo 

Aristotele, La Costituzione degli Ateniesi, 27 

Pericle fu il primo a concedere un’indennità anche per la partecipazione ai tribunali, rivaleggiando in
popolarità con la ricchezza di Cimone. Cimone infatti, ricco come un sovrano, in primo luogo assolveva
magni camente alle liturgie pubbliche e inoltre manteneva molta gente del suo demo...Pericle il cui
patrimonio non bastava a questa generosità... propose di dare ai poveri ciò che apparteneva loro e
procurò l’indennità ai giudici: da quel momento, secondo alcuni, le cose peggiorarono perché i primi
venuti si presentavano sempre al sorteggio con maggior zelo degli uomini dabbene. Poi cominciò anche
la corruzione dei giudici.

2. Positivo 

Tucidide, II, 37 

Utilizziamo infatti un ordinamento politico che non imita le leggi dei popoli con nanti, dal momento che,
anzi, siamo noi ad essere d'esempio per qualcuno, più che imitare gli altri. E di nome, per il fatto che non
si governa nell'interesse di pochi ma di molti, è chiamato democrazia; per quanto riguarda le leggi per
dirimere le controversie private, è presente per tutti lo stesso trattamento; per quanto poi riguarda la
dignità, ciascuno viene preferito per le cariche pubbliche a seconda del campo in cui sia stimato, non
tanto per appartenenza ad un ceto sociale, quanto per valore; e per quanto riguarda poi la povertà, se
qualcuno può apportare un bene cio alla città, non viene impedito dall'oscurità della sua condizione. 

→Tucidide introduce un discorso di Pericle pronunciato in occasione della commemorazione funebre per
i caduti ateniesi del primo anno di guerra. Si tratta di un discorso celeberrimo, in quanto:
• Contiene la de nizione di democrazia
• Gli ideali di Pericle

Tucidide, II, 40
Infatti, noi amiamo ciò che è bello ed insieme frugale ed amiamo la saggezza senza mollezza, ci serviamo
della ricchezza più per l'opportunità di azione che per lo sfoggio in un discorso, e non è vergognoso
ammettere di essere povero, anzi è più vergognoso tentare di rifuggire con i fatti la povertà. Le stesse
persone si possono occupare diligentemente degli a ari domestici e politici contemporaneamente e per gli
altri, che si sono dedicati ad (altre) occupazioni (è possibile) conoscere le attività dello Stato abbastanza
bene. Noi soli, infatti, consideriamo chi non prende assolutamente parte a queste questioni (politiche) non

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quieto, ma inutile. 

Tanto è forte l’a ermazione della democrazia, tanto sono descrittive le norme per la cittadinanza→ essere
cittadini richiede una serie di requisiti.

La popolazione ateniese e la partecipazione politica


Gli uomini
• La partecipazione democratica riguardava solo i liberi maschi adulti.
• Una legge di Pericle del 451 d.C. stabilisce che fosse cittadino ateniese solo chi fosse glio di padre e
madre ateniese.
• Allo scoppio della guerra del Peloponneso ad Atene si calcola che vi fossero vi erano tra i 40.000 e i
60.000 cittadini maschi adulti; il totale degli abitanti dell’Attica comprenderebbe non meno di 300.000
persone e non più di 500.000.

Le donne
• Le donne, benché libere e cittadine, vivevano in casa, senza partecipare alla vita politica.
• Compito di trasmissione della cittadinanza dopo la legge di Pericle.
• Sono giuridicamente subalterne.
I meteci
• I meteci erano gli stranieri (anche di stirpe greca) residenti liberi.
• Avevano il diritto di commercio, di proprietà e di matrimonio, ma ad Atene dovevano porsi sotto la
protezione di un cittadino (patrono), pagare una tassa di residenza, e prestare servizio militare (nella
otta o nelle truppe ausiliari).
• Erano esclusi dalla partecipazione politica e non potevamo possedere proprietà fondiarie. Gli era però
consentito
di a ttare appezzamenti di terra, ma la maggior parte di loro esercitava l’artigianato o il commercio.
• Anche gli ex schiavi erano considerati meteci.
Gli schiavi
• Lo schiavo era proprietà, non una persona.
• Gli schiavi domestici godevano di una buona qualità di vita, diverso il caso di schiavi addetti alla
produzione industriale o ai lavoratori nelle miniere.
• Schiavi di guerra/nati da schiavi.
• In proporzione ai cittadini liberi, il loro numero era relativamente alto e non esisteva una forma di
liberazione, come a Roma.
La ricchezza di Atene non si basava solo sul lavoro della sua popolazione: la presenza di risorse naturali
quali l’argento avvantaggiava enormemente Atene rispetto ad altre pòleis.
Nel 447/6 iniziò la costruzione del Partenone, nel 437/6 quella dei Propilei, il complesso monumentale di
porte all’ingresso dell’Acropoli→il lavoro dei cittadini non era su ciente: meteci e schiavi erano
indispensabili per l’edilizia, nella otta si reclutavano rematori all’interno della lega e da fuori.
Circa 10 mila Ateniesi trovarono un modo di vita nuovo e più vantaggioso negli insediamenti all’estero,
creati per proteggere la rotta delle importazioni di grano dal mar Nero e per controllare o punire alleati
riottosi. Nella maggior parte dei casi non si trattava di colonie autonome, ma di cleurchie, i cui abitanti
conservavano la cittadinanza ateniese.
Atena, la divinità cittadina, divenne divinità dell’impero; le città alleate, dichiarate colonie ateniesi in base a
tradizioni e falsi cazioni storiche furono obbligate a partecipare ogni quattro anni alla principale festa in suo
onore, la Panatenee. Di regola, in questa occasione veniva ssata anche l’entità dei tributi da pagare per i
quattro anni successivi.

- L’imp o p siano -
→quadri di civiltà e storia militare

Dal punto di vista politico, l’età classica della cultura greca è caratterizzata dal pieno sviluppo della
comunità dei cittadini all’interno delle poleis ormai progredite. La partecipazione dei cittadini al governo e
all’attività di giurisdizione raggiunse il culmine nella democrazia ateniese. La libertà dei cittadini
presupponeva che il lavoro dipendente venisse e ettuato nella maggioranza dei casi dagli schiavi. La
tendenza, da parte delle singole poleis, di dominare su altre ebbe come conseguenza guerre frequenti, che
si incrociavano non di rado con con itti interni violenti. Durante tutto il periodo i mutevolissimi rapporti con i
Persiani in uenzarono in modo notevole anche le relazioni fra Greci. 

L’impero era molto ampio e suddiviso in sacrapie. Esso era amministrato e governato da un re. Si forma nel
VI sec a. C. Abbiamo grandi re persiani: Ciro il Grande (559-530 a.C)→ha uni cato i regni di Media, della
Lydia, della Babilonia e dei Medi, Cambise (muore nel 522 a.C)→ha aggiunto l’Egitto, Dario I (521-486 a.C).

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Il regno di Libia occupa l’Asia minore.

Ciro il Grande (559-530 a.C.) arte ce dell’uni cazione politica
di una vastissima area dell’Asia Centrale→conquista la Libia.

Per i greci d’Asia una data epocale fu il 546: i persiani
conquistano la Libia che era retta dal re Creso e ne fanno
una satrapia. Alla metà del VI secolo i persiani conquistano il
regno di Lidia, nel quale si trovavano delle colonie greche
che erano sottomesse al Regno di Lidia e quando i persiani
conquistano questo territorio, entrano a far parte del regno
persiano. Il problema dei rapporti tra greci e persiani
incomincia in Asia minore con la conquista della Libia.

- Le gu e p siane -
Le guerre persiane sono due (=concetto di guerre diverso da
quello di battaglie)→vanno dal 499 a.C. no al 479 a. C.

Greci e Persiani

Erodoto, VII, 135, 1-3 



Degno di ammirazione è il coraggio di quei due uomini [sott. due Spartiati che o rono la loro vita] e così
pure le parole da loro pronunciate. Mentre si recavano a Susa, arrivarono da Idarne: costui era un Persiano,
comandante delle truppe di stanza nelle regioni costiere dell’Asia; li invitò come ospiti a un banchetto nel
corso del quale domandò loro: (2) “Uomini di Sparta, perché rifuggite dal diventare amici del re? Guardando
me e la mia situazione, potete vedere che il re rende onore ai valorosi. Lo stesso potrebbe accadere a voi, se
faceste atto di sottomissione al re (di certo presso di lui avete già fama di uomini di valore): ciascuno di voi
potrebbe governare una parte della Grecia per concessione del re”. (3) Al che essi replicarono: “Idarne, il
consiglio che ci dai non è equilibrato: tu ci consigli avendo sperimentato una cosa, ma non l’altra: sai bene
che cosa signi chi essere schiavo, ma non hai ancora fatto esperienza della libertà, e ignori se essa sia
dolce o no. Se tu l’avessi provata, ci consiglieresti di combattere per essa non con le lance ma addirittura
con le asce”.→Erodoto descrive la contrapposizione tra greci e persiani. Le guerre persiane corrispondono
al momento in cui l’ideologia della poleis, soprattutto dei greci, si manifesta: insomma i greci diventano
coscienti del fatto che loro sono liberi e i persiani sono schiavi→vi è una presa di coscienza dello loro
identità. Le guerre diventano uno spartiacque tra età classica e l’età arcaica. 

Dario I (521-486)

Inizio problemi tra greci e persiani: La Prima Guerra Persiana

L’artefatto delle guerre persiane: la rivolta ionica (499-494) così chiamata perché riguarda la costa ionica e
in particolare la città di Mileto (città greca retta da Aristagora).

All’interno dell’Asia Minore esistevano delle città greche, una di queste città è Mileto (sulle coste). I greci
sostanzialmente lamentavano di essere sottoposti ad un’eccessiva tassazione da parte dell’impero
persiano. Mileto in questo momento era retta da un tiranno di nome Aristagora di Mileto→ tenta di
conquistare l’isola di Nasso, fallisce e si ribella ai persiani nel 499 dando vita alla rivolta delle città greche
che si trovavano sulla costa ionica. È a partire da questa rivolta ionica che anche il mondo greco viene
coinvolto nella lotta contro i persiani. 

Perché è importante questa rivolta ionica come antefatto? Aristagora di Mileto si reca in Grecia, chiedendo
aiuto contro i persiani. In particolare, si reca a chiedere aiuti prima a Sparta e successivamente ad Atene,
dove ottiene due risposte diverse.

Erodoto V, 49, 1- 3 

Aristagora tiranno di Mileto arrivò dunque a Sparta quando il potere era nelle mani di Cleomene. Andò a
parlare con lui, narrano gli Spartani, portando con sé una tavola di bronzo sulla quale erano incisi i contorni
di tutta la terra, tutto il mare e tutti i umi. (2) Dando inizio al colloquio, Aristagora gli disse”Cleomene non
meravigliarti della mia fretta di venire qui. La situazione è questa: che i gli degli Ioni siano schiavi, invece
che liberi, è motivo di vergogna e di grandissimo dolore per noi stessi, ma anche, fra gli altri, per voi in
quanto siete i primi tra i Greci. (3) Ora dunque in nome degli dei greci, salvate dalla schiavitù gli Ioni, uomini
del vostro stesso sangue. È facile per voi riuscire in una simile impresa. I barbari infatti non sono forti,
mentre voi, per quanto concerne la guerra, siete giunti al massimo grado di valore.→coglie il valore militare
di Sparta e invita gli spartani ad andare in aiuto di Mileto e delle città che si sono ribellate. Gli spartani di
fronte a questo discorso lo cacciano.

Erodoto, V, 97, 1-3 

(1) Mentre essi maturavano tale risoluzione e apparivano ormai in cattiva luce ai Persiani, proprio in quel

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momento Aristagora di Mileto, cacciato via da Sparta dallo spartano Cleomene, giunse ad Atene; Atene
infatti era la più potente fra tutte le altre città. Aristagora si presentò davanti al popolo (demos) e tenne lo
stesso discorso che aveva pronunciato a Sparta sulle ricchezze dell’Asia e sulla guerra contro i Persiani,
sostenendo che, poiché non usavano né scudi né lance, era facile scon ggerli. (2) A ermò dunque tutto
questo e aggiunse che i Milesi erano coloni degli Ateniesi ed era naturale che questi ultimi, essendo così
potenti, li difendessero; non c’era nulla che non promettesse, da uomo pressato dal bisogno, nché non li
persuase. Evidentemente è più facile ingannare molti uomini che uno solo, se Aristagora non fu capace di
trarre in inganno un solo individuo, lo spartano Cleomene, mentre ci riuscì con trentamila Ateniesi. (3) Gli
Ateniesi, convinti, votarono l’invio di venti navi in aiuto degli Ioni, designando come loro comandante
Melantio, un cittadino eminente da ogni punto di vista. Queste navi furono origine di sventure per i Greci e
per i barbari.

In sostanza, Aristagora si reca in entrambe le città→a Sparta si reca in quanto più forte in guerra ma lo
cacciano, mentre il popolo ateniese. Eretria invia delle navi in aiuto di Mileto, che poi sono la causa della
prima guerra persiana. Nel 494 battaglia di Lade (al largo dell’isola di Samo)→decisiva vittoria persiana, che
pose ne alla rivolta ionica Dura punizione in itta dai persiani: Mileto rasa al suolo. 

La ricolta ionica si conclude con mia scon tta di Mileto e la punizione della città in itta dall’impero persiano
(artefatto).

La prima guerra persiana corrisponde alla Battaglia di Martona→consiste in una spedizione punitiva
organizzata dai persiani per punire Atene della rivolta. I persiani sono guidati da dei satrapi (Dati e
Artaferne). In questo momento, un personaggio centrale è Milziade che decide l’attacco.

Erodoto VI 109-112 

109. (1)Le opinioni degli strateghi ateniesi erano discordi: alcuni sostenevano che non bisognava battersi –
erano troppo pochi per a rontare l’esercito dei Medi – altri, invece, tra cui Milziade, premevano in tal senso.
(2) I pareri erano dunque di ormi e stava per prevalere il peggiore; ma vi era un undicesimo votante, il
cittadino estratto a sorte per rivestire ad Atene la carica di polemarco (anticamente infatti gli Ateniesi
attribuivano al polemarco un diritto di voto pari a quello degli strateghi): era allora polemarco Callimaco di
A dna; recatosi da costui, Milziade così gli parlò: (3) “Adesso dipende da te, Callimaco, rendere schiava
Atene oppure garantirle la libertà e lasciare di te, nché al mondo ci saranno degli uomini, un ricordo quale
non lasciarono neppure Armodio e Aristogitone. Oggi infatti gli Ateniesi si trovano di fronte al pericolo più
grande che mai abbiano corso da quando esistono: se si piegano ai Medi è già deciso cosa so riranno una
volta nelle mani di Ippia; ma se vince, questa città è in grado di diventare la prima delle città greche…. 110.
Con tali parole Milziade si guadagnò l’appoggio di Callimaco; e grazie al voto del polemarco, si decise di
combattere. In seguito gli strateghi favorevoli allo scontro, man mano che veniva il loro turno di comando, lo
cedevano a Milziade: lui accettava, ma non attaccò battaglia nché non giunse il giorno in cui il comando
toccava a lui.

• Nasce da parte dei persiani come una risposta di coloro che avevano appoggiato la rivolta di
Mileto→chiave di lettura di Erodoto.

• Espansione dell’impero persiano→ elemento preoccupante per i greci.

• Spedizione via mare punitiva a danno di coloro che avevano aiutato Mileto→ il Re non si muove ma
manda i suoi generali i quali si presentano fondamentalmente davanti ad Atene.

• Il re di Atene invita gli ateniesi ad a rontare il nemico→ guerra tra persiani e ateniesi. Gli spartani arrivano
ormai verso la ne.

1° guerra persiana: Battaglia di Maratona (490)→greci scon ggono i persiani che devono ritornare in Asia
minore. Assume valore importante: si crea il mito di questi combattenti di maratona.

• Dati e Arteferne guidano la otta persiana e arrivano a Eretria e quindi a Maratona.

• Milziade, della nobile famiglia dei Filaidi, eletto stratego, convinse gli Ateniesi ad uscire dalla città e a farsi
incontro ai nemici (decide l’immediato attacco).

• Nonostante la sproporzione di forze in campo, gli Ateniesi riuscirono vincitori e la vittoria fu celebrata
come un evento eccezionale.

Con questa vittoria ateniese si conclude la prima guerra persiana: i persiani si ritirarono. 

Il ruolo di Sparta è pressoché nullo. 

Tra le due guerre: decennio intermedio in cui succedono eventi signi cativi che riguardano Atene, Sparta e la
Persia:

→ In Persia muore Dario e lo succede il glio Serse.

→ A Sparta abbiamo anche qui un cambio dinastico: Leonida diventa re.

→Ad Atene abbiamo la legge navale di Temistocle che cambia il volto di Atene

Plutarco, Vita di Temistocle, 4 

Gli Ateniesi avevano l’abitudine di distribuire i proventi delle miniere d’argento del Laurio. Come suo primo
atto Temistocle osò presentarsi al popolo da solo e a ermare che bisognava rinunciare alla distribuzione di

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questo denaro e di devolverlo alla costruzione di triremi per la guerra contro gli Egineti. Ardeva allora questa
guerra in Grecia al massimo grado e gli isolani detenevano l’egemonia del mare per il grande numero delle
navi. Perciò Temistocle riuscì anche più facilmente a convincere i suoi concittadini.. furono costruite con
quel denaro cento triremi, con le quali combatterono anche contro Serse. (4) Da allora sospinse
gradatamente la città a volgersi verso il mare, poiché se gli Ateniesi con le fanterie non erano capaci di tener
testa neppure ai loro con nanti, con la forza navale sarebbero stati in grado di difendersi dai barbari e di
dominare su tutta la Grecia. E da “immobili opliti” come dice Platone [Plat. Leg. IV 706 c] li fece navigatori e
marinai. Ma suscitò contro di sé la critica di aver tolto ai suoi concittadini l’asta e lo scudo, per mandare il
popolo ateniese al servizio dei rematori. (5) Egli riuscì a far questo vincendo l’opposizione di Milziade, come
narra Stesimbroto. Se con questa riforma Temistocle abbia danneggiato o no l’e cienza e la purezza della
vita pubblica, sia compito piuttosto dei loso indagare; ma che la salvezza di allora venne ai Greci dal mare
e che fu la otta a far risorgere di nuovo la città degli Ateniesi sta a testimoniarlo, fra l’altro, lo stesso Serse.
(6) Pur rimanendo intatte le sue truppe di terra, egli si dette alla fuga dopo la scon tta della sua otta, non
ritenendosi in grado di proseguire la guerra e, come io penso, lasciò Mardonio più per impedire
l’inseguimento dei Greci che per sottometterli. (cfr. infra)→ Sparta resta la grande falange oplitica degli
spartani, mentre Atene: svolta→diventa una potenza navale che si impone poi sul mare.

Per quanto riguarda Atene→ emerge una nuova personalità politica che si chiama Temistocle. Egli è
arte ce, promuove, una politica decisamente improntata alla forza ateniese e propone qualcosa di molto
importante per tutta la storia successiva ateniese: vara la cosiddetta legge navale→una proposta di
utilizzare i proventi delle miniere d’argento di Lario per costruire una otta militare. Atene diventa una
potenza marittima→tra Atene e Sparta si crea una sorta di dicotomia. 

Ripercussioni sul piano dell’organizzazione politica interna→questa fotta ateniese ha come rematori
cittadini ateniese e sono in gran parte i cosiddetti Teti (nulla tenenti) che nel loro ruolo diventano molto
importanti politicamente. Si tratta di un ruolo considerato fondamentale. 

Egemonia: forma di potere che non passa attraverso la sottomissione diretta di un’altra città/territorio ma
attraverso l’importanza e l’autorevolezza e una certa in uenza che una città esercita su altre città→Atene e
Sparta. 

La seconda guerra persiana (480-478)

• Vicenda molto più complessa rispetto alla prima guerra persiana.

• In Persia alla morte di Dario, il successore Serse organizza una grande spedizione questa volta per
invadere la Grecia per terra e per mare.
• Parte da Sardi (vecchia capitale del regno di Lidia), sale l’Asia minore e attraversa questo ellesponto
costruito da Serse... in che modo? Con un ponte di barche su cui fa passare il suo esercito→divide Asia
(continente dei persiani ed è sinonimo di schiavitù) e Europa (continente della Grecia ed è sinonimo di
libertà). Con Erodoto emerge un ulteriore distinzione: Oriente (Asia) e Occidente (Europa). 

Serse con questo ponte tenta di unire i due continenti→cosa che per i greci è un sacrilegio. Egli comincia
la marcia per invadere, dalla parte settentrionale, la Grecia.

Erodoto VII 131-132 



Gli araldi che erano stati inviati in Grecia a richiedere terra erano tornati, alcuni a mani vuote, altri invece
portando terra e acqua. 132. Tra coloro che le avevano concesse vi erano: i Tessali, i Dolpi, gli Eniani, i
Perrebi, i Locresi, i Magneti, i Maliesi, gli Achei della Ftiotide, i Tebani e gli altri Beoti tranne i Tespiesi e i
Plateesi. Contro costoro i Greci che avevano preso le armi contro il barbaro pronunciarono un giuramento; il
giuramento era in questi termini: quanti, pur essendo Greci, si erano arresi al Persiano senza esservi
costretti, non appena la situazione si fosse risollevata, avrebbero dovuto pagare la decima al dio di Del .
Così suonava il giuramento dei Greci. →non tutti i greci si schierano contro i persiani, ma una larga parte
della popolazione greca non hanno nessun problema a lasciar passare i persiani (=queste popolazioni
vengono dette medizzanti→che simpatizzano con i persiani).

• Siamo nel 481 a.C.→spedizione a cui partecipa il re stesso.


• Man mano che Serse avanza, chiede alle popolazioni che attraversa il cosiddetto diritto di passaggio.
Questa spedizione mette sull’allerta i greci.

• Alla viglia dell’invasione di Serse, i greci si riuniscono nella città di Corinto (congresso di
Corinto→riunione di città greche: momento):
- i Greci sono divisi tra di loro tra coloro che si sottomettono ai Persiani e coloro che intendono
contrapporsi ad essi.

- il Congresso dell’Istmo di Corinto sancisce l’alleanza di Atene e Sparta (alleanza militare) contro i
Persiani e la nascita del panellenismo delle polieis (età classica)→ unità di interesse nazionale che va
sotto il nome di panellenismo: momento di massima unità


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- difesa alle Termopili (Leonida con 4000 ospiti e 300 spartiati→erano un passaggio stretto nel continente
per entrare in Grecia) e al capo Artemisio ( otta ateniese).

- Serse dilaga in Grecia centrale e la otta si presenta davanti ad Atene e gli spartani a rontano l’esercito
persiano alle Termopili e questi 300 valorosi spartiati vengono scon tti.

• Temistocle sgombra Atene e Serse incendia l’acropoli.

• Difesa all’Istmo di Corinto o a Salamina?

• Temistocle è il protagonista della seconda guerra persiana perché attira la otta persiana nello stretto di
Salamina e scon gge i persiani via mare→vittoria di Salamina (settembre 480 a.C.)

• Serse si ritira con la otta superstite e lascia in Tessaglia Mardonio con l’esercito a svernare.

• Gli spartani, guidati da Pausania, scon ggono a Platea i Persiani (479) e nello stesso giorno la otta greca
scon gge la otta persiana a Micale.

• 478 Sesto viene espugnata dagli Ateniesi→ ne della seconda guerra persiana.

Ad Atene si svolgono importanti rappresentazione teatrali, tra cui una serie di rappresentazioni tragiche
(tragedie greche)→erano concorsi dove venivano presentare delle tragedie, le quali venivano selezionate da
una commissione e avevano a che fare con degli interessi/ideali che si volevano mettere in scena. 

Abbiamo un’unica tragedia di tipo storico che sono Persiani di Eschilo, il quale immagina l tragedia dal
punto di vista dei persiani.

Dopo le guerre persiane si apre un periodo di 50 anni (petecompetia).



Tra le guerre Persiane e la guerra del Peloponneso (478-431)

1. Il bipolarismo Atene-Sparte→Sparta potenza terrestre che esercita egemonia sul continente, mentre
Atene, potenza navale che esercita un’egemonia sul mare (ovvero sull’Egeo). Abbiamo una sorta di
bipolarismo che poi entra in crisi ma alla ne si stabilizza.

2. La lega Delio-attica

- Alleanza militare difensiva, formata da ateniesi e Ioni d’Asia e dell’Ellesponto per continuare la guerra
contro la Persia→alleanza che si fonda sulla parità

- Viene tributo (navi o denaro) a Delo nel tempio di Apollo per garantire un’apparato difensivo comune

- Questa alleanza però diventa lo strumento dell’egemonia panellenica di Atene: degenerazione specie
dopo lo spostamento della cassa della lega a Atene, così essa diventa sempre più aggressiva per cui
questa alleanza non è più su piede di parità (è più importante Atene).

All’indomani della guerra a Sparta si osserva: come mantenere la difesa contro i persiani. Caratterizza il
dibattito politico del V secolo. È in questo contesto che all’indomani Atene dà vita a questa lega Delio-
Attica→riuniva Atene e altre città che avevano deciso di allearsi proprio per mantenere la difesa contro i
Persiani.

3. La pentecontetia: “i cinquanta’anni”

Atene si impegna sul mare: vittoria sui persiani nel 465/4 sull’Eurimedonte in Pan lia.

462/1: alleanze di Atene con Argivi, nemici di Sparta, e Tessali: potenze del continente.

449/8: “Pace di Callia” con i persiani per i quali si fa divieto di entrare con la otta nell’Egeo→ i greci e i
persiani arrivano ad una tregua de nitiva per cui l’egemonia sull’Egeo viene esercitata dai greci e i
persiani rinunciano: soluzione di questi con itti. 

- →Fine delle guerre persiane

- Lega delio-attica mero strumento di imperialismo

La “pace dei Trent’anni” (446): pone ne al periodo di con itti locali fra il blocco peloponnesiaco e quello
Ateniese nella zona di Corinto e nella Grecia centrale cosiddetta “prima guerre del Peloponneso”.

Riproposizione del bipolarismo tra Atene e Sparta e un tentativo di egemonia da parte della città di Atene.

-  Da un lato abbiamo Sparta con i suoi alleati del Peloponneso. 



-  Atene era il leader della lega Delio-Attica→a ermazione potere di Atene, esercita un ruolo/controllo. 

Riassumendo con le date:

metà del VI secolo a.C.→persiani conquistano il Regno di Lidia

499-494 a.C.→rivolta ionica che nisce con la distruzione di Mileto

492-490 a.C.→1 GUERRA PERSIANA che si conclude nel 490 a.C. con la battaglia di MARATONA (vinsero i
GRECI) 

10 anni di tregua... 

480-478 a.C.→2 GUERRA PERSIANA: vittoria GRECI

• 480 a.C.→vittoria SALAMINA


• 479 a.C.→vittoria PLATEA e MICALE
• 478 a.C.→vittoria a SESTO
• 478/77 a.C.→LEGA DELIO-ATTICA 449 a.C→pace di CALLIA

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- La gu a del Pel neso -
La guerra del Peloponneso durò ben 27 anni, dal 431 a.C al 404 a.C. Inizialmente combattuta fra Atene e
Sparta, nì per coinvolgere tutte le città greche, raggiungendo per no le colonie occidentali.

E’ uno scontro tra le due potenze della Grecia (Atene e Sparta), portatrici di due ideologie diverse che
segna la ne dell’egemonia ateniese. 

Fu, per i Greci di allora, qualcosa di simile alle nostre “guerre mondiali”. 

Infatti lo storico Tucidide (460 a.C. circa - 395 a.C. circa), che la raccontò nella sua opera La guerra del
Peloponneso, la de nisce «il più grande sconvolgimento che abbia interessato i greci e una parte dei
barbari e che si sia esteso, per così dire, alla maggior parte dell’umanità»→ egli vede un con itto unico.

La guerra del Peloponneso fu un fenomeno unitario, anche se gli antichi la suddivisero in tre fasi principali:
la guerra archidamica, dal 431 al 421 a.C.; la fase intermedia, dal 421 al 413 a.C.; la guerra deceleica dal
413 al 404 a.C., cioè no alla scon tta di Atene. 

La guerra del Peloponneso scoppiò quando alcune poleis, alleate di Sparta e minacciate
dall’espansionismo ateniese, in particolare Corinto, Tebe, Megara, riuscirono a convincere Sparta a rompere
la pace trentennale del 445 a.C. e ad iniziare le ostilità. 

La Pentecontetia (478-431)
• I 50 anni de niti così da Tucidide→tra la ne delle guerre persiane no all’inizio della guerra del
Peloponneso.

• Dopo la ne delle guerre persiane, Atene ascende al rango di grande potenza creando la lega Delio-
Attica.

• Dualismo Atene-Sparta→ le due città si trovano in una posizione di con ittualità.

• Cosiddetta prima guerra del Peloponneso (460-446) che si conclude con la pace trentennale tra Atene e
Sparta.

La guerra del Peloponneso 431-404 a.C.

• Scontro tra le due potenze della Grecia, portatrici di due ideologie diverse che segna la ne dell’egemonia
ateniese.

• Il principale storico è TUCIDIDE di Atene che scrisse “La guerra del Peloponneso”: 

- concezione bipolare→la guerra è nata dal timone che Sparta aveva rispetto all’egemonia ateniese. 

- il più grande con itto del mondo greco (all’interno)

- unitarietà della guerra

La guerra ebbe alcune CARATTERISTICHE particolari

a) “Guerra Totale” in cui nessuna polis poté sentirsi estranea: combattuta su molti fronti (Peloponneso,
Grecia centrale e settentrionale, Egeo e coste dell’Asia minore, Sicilia) e che investe tutto il mondo
greco.

b) Scontro ideologico tra democrazia e oligarchia, cioè tra ioni e dori→le due città incarnavano due
modelli politici diversi e se ne fecero portatori nella guerra→ Sparta impone governi democratici e Sparta
impone governi di tipo oligarchico. Inoltre, c’è anche la contrapposizione tra mondo dorico e ionico (Dori
intorno a Sparta e Ioni intorno ad Atene).

c) Guerra di logoramento→dura 30 anni

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Questa caratteristiche emergono dalla ri essione di Tucidice, il quale da una lettura unitaria della guerra,
che inizia nel 431 e termina nel 404 con la pace. 

Per quanto riguarda le cause del con itto, si nota che esso è generato dall’interferenza di una terza
forza→non solo con itto tra due ma si inserisce una terza forza (=Corinto) che è l’elemento che fa saltare
questo bipolarismo. Corinto, di vocazione commerciale, entra in con itto con Atene. Tre cause:

1. riguarda la città di Corcira (colonia di Corinto)→ Atene va in aiuto a Corcira nella guerra tra l’isola e la sua
madrepatria Corinto.

2. La questione di Potidea (colonia di Corinto)→ in cui Atene interferisce nuovamente

3. La località di Megara→dove Atene impone l’imbargo economico.



Queste 3 episodi, che vedono l’interferenza di Atene in faccende che riguardano Corinto, portando Corinto
a premere su Sparta. Alla ne si arriva ad una dichiarazione di guerra e alla rottura della pace dei 30 anni e
Sparta dichiara guerra ad Atene.
Le tre fasi della guerra
1. Guerra archidemica (431-421) che si conclude con la pace di Nicia. Questa fase prende il nome dal re di
Sorta (Archidamo) peàrché ha a che fare con le strategie spartane. Dal punto di vista militare, il rapporto
di forze tra i due blocchi in lotta – la Lega di Delo con Atene, la Lega peloponnesiaca con Sparta – era
piuttosto chiaro: i peloponnesiaci erano superiori nelle forze di terra, gli ateniesi per mare. Per questo
motivo Pericle decise di non accettare lo scontro diretto con gli opliti spartani e di chiudersi nella città, al
riparo delle Lunghe mura. Le Lunghe mura, la cui costruzione era stata avviata da Temistocle e
completata da Pericle stesso, univano Atene al Pireo consentendo di ricevere rifornimenti. 

In sostanza, questa fase consiste nel momento in cui gli spartani devastano l’Attica e gli ateniesi sono
chiusi dentro le mura di Atene, potendo rifornirsi via mare.→ la personalità centrale, che di fatto
promuove quella linea detta imperialistica di Atene, è Pericle.

Era una buona strategia, ma nel 430 a.C. una epidemia (forse di tifo) – passata alla storia come la peste
di Atene – decimò gli ateniesi ammassati nel centro urbano, uccidendo lo stesso Pericle (429 a.C)→ la
peste provoca un grande dibattito sulla guerra. La morte di Pericle costituisce un elemento centrale per
l’interpretazione che Tucidide dà della guerra: dopo la morte di Pericle, si a ermano degli individui a cui
Tucidide a erma le cause del fallimento della guerra.

Con la scomparsa di Pericle, in Atene si rinnovarono le tensioni tra i democratici radicali (chiamati
anche demagoghi→trascinano il demos, in ammano la folla) guidati da Cleone (uomo del demos),
favorevoli al proseguimento della guerra, e gli aristocratici rappresentati da Nicia, che avrebbero voluto la
pace con Sparta. 

Abbiamo una vittoria ateniese a Pilo nel 425 e l’anno successione (424) troviamo un successo spartano a
An poli (località ateniese). Nel corso della guerra muore sia il re spartano (Brasida) che Cleone, così
prevale il partito della pace. 

Dopo una decina di anni di scontri logoranti, la prima parte della guerra si conclude con la cosiddetta
pace di Nicia→ria erma l’ottica del bipolarismo tra Atene e Sparta (riporta alla situazione prima dello
scoppio della guerra). Questa pace lascia scontente molte persone: gli alleati di Sparta e il partito della
pace di Atene. L’accordo, stipulato tra gli ateniesi, gli spartani e i rispettivi alleati, stabilì di porre ne a
tutte le ostilità; di restituire i prigionieri; di regolare le controversie future in modo paci co. 

Atene e Sparta strinsero inoltre un’alleanza difensiva che le obbligava a sostenersi vicendevolmente in
caso di aggressioni esterne o di rivolte. L’intesa segnava indubbiamente un successo ateniese, perché la
città dell’Attica ottenne anche il riconoscimento dell’inviolabilità del proprio impero.
2. Fase intermedia (421-413) che si conclude con la spedizione ateniese in Sicilia.

La prima fase della guerra del Peloponneso era stata combattuta soprattutto nel Peloponneso e
nell’Attica; la fase intermedia ebbe invece al centro la Sicilia. 

La pace di Nicia fu infatti un compromesso di breve durata. Da un lato, le città che avevano spinto Sparta
alla guerra, rimaste insoddisfatte della pace, premevano per una ripresa delle ostilità; dall’altro lato, in
Atene si accese nuovamente il dibattito tra chi, come lo stesso Nicia, voleva seguire una linea prudente,
che accettasse l’equilibrio con Sparta, e chi invece sosteneva che si dovesse riprendere il con itto per
realizzare un’egemonia globale sul mondo greco. 

Di questo avviso era anche il leader dei democratici Alcibiade (reso celebre non solo da Tucidide, ma
anche dai dialoghi platonici), nipote di Pericle. E’ un personaggio camaleontico ed è uno dei personaggi
più signi cativi per le sorti del con itto→ grandi abilità e in grado di mettere la propria opera anche a
servizio dei nemici di Atene. 

Il con itto riprende con una grande iniziativa da parte di Atene→ grande spedizione in Sicilia da parte
degli ateniesi→trasferimento del con itto sull’isola. Sia Atene che Sparta avevano i loro alleati, in
particolare Atene aveva un’alleanza con la città di Segesta e si reca in aiuto di essa che era alle prese con
la lotta contro Siracusa e Selinunte. 


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Nei piani di Alcibiade una spedizione vittoriosa in Sicilia, oltre a dare un duro colpo a Sparta, avrebbe
permesso di estendere l’egemonia ateniese n nel Mediterraneo occidentale. Ma la guerra in Sicilia fu
catastro ca. Privi di Alcibiade, che fu richiamato in patria con l’accusa di empietà (gli fu imputata la
mutilazione delle Erme, le statue del dio Ermes, avvenuta poco prima della sua partenza e viene anche
accusato di aver parodiato i misteri eleusini, sacri per Atene), gli ateniesi subirono una disastrosa
scon tta presso Siracusa; solo pochi superstiti riuscirono a tornare in patria, mentre molti vennero
venduti come schiavi o rinchiusi nelle latomìe, le cave di pietra di Siracusa. 

Alcibiade, in questo fase, è un doppiogiochista→ fugge a Sparta e mette i servigi contro gli ateniesi e poi
rientra. 

Sparta comprese che l’occasione era propizia per assestare al nemico il colpo di grazia proprio sul suo
terreno preferito, il mare, l’Egeo. 

Per fare questo, però, erano necessarie una otta e risorse nanziarie di cui Sparta non disponeva.
Maturò qui una svolta destinata ad avere enormi conseguenze sulla Grecia: Sparta chiese e ottenne
l’aiuto dei persiani. In cambio, diede loro mano libera sulle poleis dell’Asia Minore, per la cui libertà
ottant’anni prima i greci avevano combattuto e vinto. 

Da questo momento, senza impiegare un solo soldato, i persiani riacquisteranno una in uenza decisiva
sulla vita della Grecia, sfruttando abilmente i con itti tra le poleis e concedendo il proprio sostegno ora
agli uni ora agli altri. Il tempo dell’autonomia greca volgeva ormai alla ne.

3. La guerra deceleica (413-414) 



La terza e conclusiva fase della guerra del Peloponneso si chiama deceleica, dal nome di Decelea, una
città vicina ad Atene, occupata dagli spartani→con l’attacco a Decelea, riprende la guerra.

Nel 411 a.C. la profonda crisi di Atene portò addirittura alla temporanea caduta della democrazia.

Gli esponenti più conservatori del partito aristocratico, convinti che proprio gli eccessi della democrazia
fossero stati la causa della crisi ateniese, convinsero infatti l’assemblea ad avallare una sorta di colpo di
stato. La bulé fu sciolta; la remunerazione delle cariche pubbliche fu abolita; la cittadinanza fu limitata a
5000 persone; il potere fu a dato a un consiglio dei Quattrocento, i cui membri erano scelti tra i
cittadini più in uenti→ciò porta l’insediazione del governo oligarchico ad Atene. 

Nel 410 a.C., però, una ribellione dei marinai, fra i quali erano molto numerosi i teti, provocò una caduta
del governo e un ritorno alla democrazia. 

Seguirono importanti vittorie ateniesi contro gli spartani, come a Cizico (410 a.C) e alle isole Arginuse
(406 a.C.); nel 405 a.C. però il comandante spartano Lisandro distrusse la otta ateniese a Egospotami,
nell’Ellesponto. Mentre gli spartani assediavano Atene, i suoi alleati l’abbandonarono. 

L’anno seguente, nell’aprile 404, lo stesso Lisandro occupava un’Atene a amata. 

Finiva così la guerra del Peloponneso.

Sparta non volle distruggere completamente la città, come chiedevano Tebe e Corinto, ma impose ad Atene
condizioni di pace durissime: distruzione delle Lunghe mura; consegna di tutte le navi tranne dodici;
abbattimento della democrazia e instaurazione di un regime oligarchico→detto “dei Trenta tiranni“→così
chiamato per la sua durezza. Era un governo di 30 personaggi di orientamento oligarchico, tra questi c’era
anche Clizia, nipote di Platone. 

I democratici furono colpiti con condanne a morte, con sche, esilio; la cittadinanza fu limitata a tremila
persone. La salvezza venne dall’esterno. Nel 403 a.C. infatti i democratici che si erano rifugiati fuori città
per sottrarsi alle persecuzioni, guidati da Trasibulo, rientrarono in città, scon ssero i Trenta tiranni e
ristabilirono una democrazia moderata. 

Alla caduta dei Trenta tiranni seguì però un clima da “resa dei conti”, nella quale maturò la condanna a
morte del grande losofo Socrate (469-399 a.C.) accusato di corrompere l’anima dei giovani con la loso a.
Vittoria spartana e insediamento di un governo oligarchico a Atene→nel 404 cessa l’egemonia ateniese
e Sparta, vincitrice della guerra, si riappropria di una egemonia→egemonia spartane che ci porta al IV sec
a.C, il quale vede una prima fase di questa egemonia spartana che si conclude nel 371. Nel frattempo,
Atene a riesce a recuperare governo democratico, i democratici erano scappati ma poi rientrando riprende
anche il controllo di Atene. Atene riesce a riprendere e a rilanciare la sua azione, dando luogo alla seconda
lega navale, con cui rilancia la sua azione sull’Egeo.

Per Sparta gestire questa egemonia è molto complicato→da un lato Atene si riprende, dall’altro emerge una
nuova potenza: Tebe (in Beozia), che vede l’emergere di due grandi generali tebani che sono Pelopida e
Epeminonda (=hanno grandi capacità militari). Questi non solo a ermano il potere di Tebe sull’intera Beozia,
ma riescono a scon ggere Sparta a Leuttra nel 371→aprono così il periodo di egemoni tebana, di breve
durante in quanto i tebani verranno scon tti nel 362 a Mantinea.

Nessuna delle tre (Atene, Sparta e Tebe), in lotta per l’egemonia, riesce a ria ermarsi e abbiamo una crisi
del modello delle poleis→l’impossibilità di queste città di poter dar vita ad un’egemonia stabile.

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- Tucidide e la peste di Atene (ii, 47-53) -
La cosiddetta “peste di Atene” è un’epidemia scoppiata dopo il primo anno di guerra (430-429 a.C.). il testo
di Tucidide costituisce una delle testimonianze più antiche di un episodio epidemico, non si tratta però di
una pandemia in quanto colpisce prevalentemente Atene.

Il morbo di cui si parla è stato tradizionalmente individuato con un fenomeno tipico dei contesti bellici:
peste bubbonico; ma di fatto, le teorie moderne sul tipo di epidemia/malattia di cui parla Tucidide sono
svariate: un’ipotesi è che si sia tratta di una forma di vaiolo. 

Durante questa pestilenza, i risvolti sul piano di guerra sono importantissimi: perdita di Pericle, il suo più
grande statista. 

47. Così si celebrarono le esequie in questo inverno con cui si concludeva il primo anno di guerra.
All’apparire dell’estate, Peloponnesi e alleati con un corpo di spedizione pari a due terzi delle milizie, come
l’anno precedente, irruppero nell’Attica (li dirigeva Archidamo, glio di Zeussidamo, re di Sparta), vi si
istallarono e si davano a devastarne il territorio. Si trovavano in Attica da non molti giorni, quando prese a
serpeggiare in Atene l’epidemia: anche in precedenti circostanze s’era di usa la voce, ora qui ora là, che
l’epidemia fosse esplosa, a Lemno, per esempio, e in altre località. Ma nessuna tradizione serba memoria, in
nessun luogo, di un così selvaggio male e di una messe tanto ampia di morti. I medici nulla potevano, per
fronteggiare questo morbo ignoto, che tentavano di curare per la prima volta. Ne erano anzi le vittime più
frequenti, poiché con maggiore facilità si trovavano esposti ai contatti con i malati. Ogni altra scienza o arte
umana non poteva lottare contro il contagio. Le suppliche rivolte agli altari, il ricorso agli oracoli e ad altri
simili rimedi riuscirono completamente ine caci: desistettero in ne da ogni tentativo e giacquero,
soverchiati dal male. 

48. A quanto si dice, comparve per la prima volta in Etiopia al di là dell’Egitto, calò poi nell’Egitto e in Libia e
si di use in quasi tutti i domini del re. Su Atene si abbatté fulmineo, attaccando per primi gli abitanti del
Pireo. Cosicché si mormorava che ne sarebbero stati colpevoli i Peloponnesi, con l’inquinare le cisterne
d’acqua piovana mediante veleno: s’era ancora sprovvisti d’acqua di fonte, laggiù al Pireo. Ma il contagio
non tardò troppo a dilagare nella città alta, e il numero dei decessi ad ampliarsi, con una progressione
sempre più irrefrenabile. Ora chiunque, esperto o profano di scienza medica, può esprimere quanto ha
appreso e pensa sull’epidemia: dove si possa verosimilmente individuare il focolaio infettivo originario e quali
fattori siano su cienti a far degenerare con così grave e funesta cadenza la situazione. Per parte mia,
esporrò gli aspetti in cui si manifestava, enumerandone i segni caratteristici, il cui studio riuscirà utile, nel
caso che il agello in erisca in futuro, a riconoscerlo in qualche modo, confrontando i sintomi
precedentemente appurati. La mia relazione si fonda su personali esperienze: ho so erto la malattia e ne ho
osservato in altri il decorso. 

49. Quell’anno, a giudizio di tutti, era trascorso completamente immune da altre forme di malattia. E se
qualcuno aveva contratto in precedenza un morbo, questo degenerava senza eccezione nella presente
infermità. Gli altri, senza motivo visibile, all’improvviso, mentre no a quell’attimo erano perfettamente sani,
erano dapprima assaliti da forti vampe al capo. Contemporaneo l’arrossamento e l’in ammato en arsi degli
occhi. All’interno, organi come la laringe e la lingua prendevano subito a buttare sangue. Il respiro esalava
irregolare e fetido. Sopraggiungevano altri sintomi, dopo i primi: starnuto e raucedine. In breve, il male
calava nel petto, con violenti attacchi di tosse. Penetrava e si ssava poi nello stomaco: onde nausee
frequenti, accompagnate da tutte quelle forme di evacuazione della bile che i medici hanno catalogato con i
loro nomi. In questa fase le so erenze erano molto acute. In più casi, l’infermo era squassato da urti di
vomito, a vuoto, che gli procuravano all’interno spasimi tremendi: per alcuni, ciò avveniva subito dopo che si
erano diradati i sintomi precedenti, mentre altri dovevano attendere lungo tempo. Al tocco esterno il corpo
non rivelava una temperatura elevata fuori dell’ordinario, né un eccessivo pallore: ma si presentava
rossastro, livido, coperto da una oritura di pustolette e di minuscole ulcerazioni. Dentro, il malato bruciava
di tale arsura da non tollerare neppure il contatto di vesti o tessuti per quanto leggeri, o di veli: solo nudo
poteva resistere. Il loro più grande sollievo era di poter gettarsi nell’acqua fredda. E non pochi vi riuscirono,
eludendo la sorveglianza dei loro familiari e lanciandosi nei pozzi, in preda a una sete insaziabile. Ma il bere
misurato o abbondante produceva il medesimo e etto. Senza pause li tormentava l’insonnia e l’impossibilità
assoluta di riposare. Le energie siche non si andavano spegnendo, nel periodo in cui la virulenza del male
toccava l’acme, ma rivelavano di poter resistere in modo inaspettato e incredibile ai patimenti: sicché in
molti casi la morte sopraggiungeva al nono e al settimo giorno, per e etto dell’interna arsura, mentre il
malato era ancora discretamente in forze. Se invece superava la fase critica, il male s’estendeva aggredendo
gli intestini, al cui interno si produceva una ulcerazione disastrosa accompagnata da una violenta diarrea: ne
conseguiva una spossatezza, un esaurimento molte volte mortali. La malattia, circoscritta dapprima in alto,
alla testa, si ampliava in seguito percorrendo tutto il corpo, e se si usciva vivi dagli stadi più acuti, il suo

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marchio restava, a denunciarne il passaggio, almeno alle estremità. Ne rimanevano intaccati i genitali, e le
punte dei piedi e delle mani: molti, sopravvivendo al male, perdevano la facoltà di usare questi organi alcuni
restavano privi anche degli occhi. Vi fu anche chi riacquistata appena la salute, fu colto da un oblio così
profondo e completo da non conservare nemmeno la coscienza di se stesso e da ignorare i suoi
cari.→descrive tutti i sintomi della peste

50. Il carattere di questo morbo trascende ogni possibilità descrittiva: non solo i suoi attacchi si rivelavano
sempre più maligni di quanto le difese a disposizione della natura umana potessero tollerare, ma anche nel
particolare seguente risultò che si trattava di un fenomeno morboso profondamente diverso dagli altri
consueti: tutti gli uccelli e i quadrupedi che si cibano di cadaveri umani (molti giacevano allo scoperto)
questa volta non si accostavano, ovvero morivano, dopo averne mangiato. Se ne ha una prova sicura poiché
questa specie di volatili scomparve del tutto e non era più possibile notarli intenti al loro pasto macabro, né
altrove. Ma indizi ancora più visibili della situazione erano o erti dal comportamento dei cani, per il loro
costume di passar la vita tra gli uomini.

51. È questo il generale e complessivo quadro della malattia, sebbene sia stato costretto a tralasciare molti
fenomeni e caratteri peculiari per cui ogni caso, anche se di poco, tendeva sempre a distinguersi dall’altro.
Nessun’altra infermità di tipo comune insorse nel periodo in cui infuriava il contagio e in esso con uiva
qualunque altro sintomo si manifestasse. I decessi si dovevano in parte alle cure molto precarie, ma anche
un’assistenza assidua e precisa si rivelava ine cace. Non si riuscì a determinare, si può dire, neppure una
sola linea terapeutica la cui applicazione risultasse universalmente positiva. (Un farmaco salutare in un caso,
era nocivo in un altro). Nessuna complessione, di debole o vigorosa tempra, mostrò mai di possedere in sé
energie bastanti a contrastare il morbo, che rapiva indi erentemente chiunque, anche quelli circondati dalle
precauzioni più scrupolose. Nel complesso di dolorosi particolari che caratterizzavano questo agello, uno
s’imponeva, tristissimo: lo sgomento, da cui ci si lasciava cogliere, quando si faceva strada la certezza di
aver contratto il contagio (la disperazione prostrava rapida lo spirito, sicché ci si esponeva molto più inermi
all’attacco del morbo, con un cedimento immediato); inoltre la circostanza che, nel desiderio di scambiarsi
cure ed aiuti, i rapporti reciproci s’intensi cavano, e la gente moriva, come le pecore. Era questa la causa
della enorme mortalità. Chi per paura ri utava ogni contatto, periva solo. Famiglie al completo furono
distrutte per mancanza di chi fosse disposto a curarle. Chi invece coltivava amicizie e relazioni, perdeva
egualmente la vita: quelli in particolare che tenevano a far mostra di nobiltà di spirito. Mossi da rispetto
umano, si recavano in visita dagli amici, disprezzando il pericolo, quando per no gli intimi trascuravano la
pratica del lamento funebre sui propri congiunti, abbattuti e vinti sotto la sferza del la calamità. Una
compassione più viva, su un morto o verso un malato, dimostravano quelli che ne erano scampati vivi:
conoscevano di persona l’intensità del so rire e si facevano forti d’un sentimento di sicurezza. Il male non
aggrediva mai due volte: o, almeno l’eventuale ricaduta non era letale. Erano giudicati felici dagli altri e nella
eccitata commozione di un momento si abbandonavano alla speranza, illusoria e incerta, che anche in futuro
nessuna malattia si sarebbe più impossessata di loro, strappandoli a questo mondo. →spiega cosa è
successo a livello sociale.

52. L’imperversare dell’epidemia era reso più insopportabile dal continuo a usso di contadini alla città: la
prova più dolorosa colpiva gli sfollati. Poiché non disponevano di abitazioni adatte e vivevano in baracche
so ocanti per quella stagione dell’anno: il contagio mieteva vittime con furia disordinata. I cadaveri
giacevano a mucchi e tra essi, alla rinfusa, alcuni ancora in agonia. Per le strade si voltolavano strisciando
uomini già prossimi a morire, disperatamente tesi alle fontane, pazzi di sete. I santuari che avevano o erto
una sistemazione provvisoria, erano colmi di morti: individui che erano spirati lì dentro, uno dopo l’altro. La
violenza selvaggia del morbo aveva come spezzato i freni morali degli uomini che, preda di un destino
ignoto, non si attenevano più alle leggi divine e alle norme di pietà umana. Le pie usanze che no a
quell’epoca avevano regolato le esequie funebri caddero travolte in abbandono. Ciascuno seppelliva come
poteva. Molti si ridussero a funerali indecorosi per la scarsità di arredi necessari, causata dal grande numero
di morti che avevano già avuto in famiglia: deponevano il cadavere del proprio congiunto su pire preparate
per altri e vi appiccicavano la amma prima che i proprietari vi facessero ritorno, mentre altri gettavano sul
rogo già acceso per un altro il proprio morto, allontanandosi subito dopo.
53. Anche in campi diversi, l’epidemia travolse in più punti gli argini della legalità no allora vigente nella vita
cittadina. Si scatenarono dilagando impulsi prima lungamente repressi, alla vista di mutamenti di fortuna
inaspettati e fulminei: decessi improvvisi di persone facoltose, gente povera da sempre che ora, in un batter
di ciglia, si ritrovava ricca di inattese eredità. Considerando ormai la vita e il denaro come valori di
passaggio, bramavano godimenti e piaceri che s’esaurissero in fretta, in soddisfazioni rapide e concrete.
Nessuno si sentiva trasportare dallo zelo di impegnare con anticipo energie in qualche impresa ritenuta
degna, nel dubbio che la morte giungesse a folgorarlo, a mezzo del cammino. L’immediato piacere e
qualsiasi espediente atto a procurarlo costituivano gli unici beni considerati onesti e utili. Nessun freno di
pietà divina o di umana regola: rispetto e sacrilegio non si distinguevano, da parte di chi assisteva al

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quotidiano spettacolo di una morte che colpiva senza distinzione, ciecamente. Inoltre, nessuno concepiva il
serio timore di arrivar vivo a rendere conto alla giustizia dei propri crimini. Avvertivano sospesa sul loro capo
una condanna ben più pesante: e prima che s’abbattesse, era umano cercare di goder qualche po’ della
vita. 

54. Tale agello aveva prostrato Atene, imponendovi il suo giogo. Dentro le mura cadevano le vittime del
contagio; fuori, le campagne subivano la devastazione nemica.

- Maced ia e Filippo II -
L’egemonia della città di Sparta, all’indomani della ne della guerra del Peloponneso, si rivela di breve
durata: Sparta attraversa un periodo di crisi interna legata al fatto che la città era un ordine, un cosmos, e
quindi aveva uno statuto piuttosto rigido e si trova ad a rontare anche ad una forte crisi demogra ca legata
al numero degli spartiati quindi al nucleo consistente dell’esercito spartiano.
L’egemonia si conclude nel 371 con la battaglia di Leutra quando alla potenza spartana subentra la città di
Tebe che a quel punto diventa la città più rilevante nel mondo greco.

- Città della Boezia

- La cui potenza è legata a due gure di statisti: Pelopida e Paminonda

- Egemonia di brevissima durata→meno di un decennio: si conclude nel 361 



Inoltre, il governo oligarchico di Sparta fallisce, gli ateniesi reintroducono lo stato dell’organizzazione
democratica.

La Macedonia 

Si tratta di uno stato territoriale a Nord della Grecia in cui diverse popolazioni erano uni cate sotto una
monarchia che apparteneva a questa dinastia dei Re Argeadi. Questi sovrani di Macedonia costituivano un
collante di queste popolazioni che vivevano in quest’area.
→ Sulla grecità dei macedoni c’era una grande discussione.

Tucidide II, 99, 3-6

I primi a conquistare l’attuale Macedonia, che si estende lungo il mare, furono Alessandro padre di Perdicca,
e i suoi antenati, che in origine erano Temenidi provenienti da Argo: essi ottennero il regno sul territorio dopo
aver espulso, in seguito a una battaglia, dalla Pieria i Pieri, che più tardi si stabilirono a Fagrete e in altre
località sotto il monte Pangeo oltre lo Strimone (ancora oggi la regione lungo il mare che si trova sotto il
Pangeo si chiama golfo di Pieria); e dal territorio che è chiamato Bottia espulsero i Bottiei, che ora abitano al
con ne con i Calcidesi. Nella Peonia s’impadronirono di una fetta sottile di territorio che dall’interno si
estende lungo il ume Assio no a Pella e al mare; e occupano la regione chiamata Migdonia, dall’altra
sponda dell’Assio no allo Strimone, dopo aver cacciato gli Edoni. Espulsero anche da quella che ora è
chiamata Eordia gli Eordi, la maggior parte dei quali fu annientata; ma un piccolo gruppo di loro si è stabilito
vicino a Fisca; e dall’Almopia espulsero gli Almopi. Questi Macedoni conquistarono anche altri popoli, dei
quali ancor oggi occupano le terre…e gran parte del territorio dei Macedoni veri e propri. L’insieme è
chiamato Macedonia, e Perdicca, glio di Alessandro, ne era il re quando Sitalce stava e ettuando
l’invasione.→la descrizione di Tucidide nel V secolo dell’opinione dei greci in merito alle Macedonia.

Probabilmente, i macedoni non erano greci ma parlavano un dialetto greco.
La Macedonia era una monarchia di guerrieri, in cui il re era a ancato da un’aristocrazia di carattere militare
che costituivano una sorta di assemblea di soldati inarmi.
I macedoni sono rimasti sempre piuttosto esterni rispetto agli eventi greci (non avevano caratteristiche
uguali), no al IV secolo quando si impone sulla scena politica macedone un nuovo sovrano:
Filippo→educato a Tebe. Questa gura è però di grandissimo spessore: Filippo II è l’arte ce della
grandezza della Macedonia e dell’ascesa e trasformazione della Macedonia da realtà periferica del mondo
greco a protagonista di primo piano.

‣ Consolida il regno di Macedonia su vari fronti: sul fronte esterno con una serie di guerre e di accordi
matrimoniali con le popolazioni barbariche e illiriche.

‣ Sul fronte interno, riorganizza l’esercito macedone sulla scorta del modello tebano:
- Introduce nuove armi nella fanteria: lunghe lance (sarisse)→rende la falange più agile ed e ciente 

- Falange macedone a ancata alla cavalleria→protagonista delle più grandi vittorie di Alessandro

‣ Filippo→poligamia macedone→be eggiata dai greci ed è anche uno strumento di governo, cioè Filippo
conclude matrimoni con varie principesse in chiave di consolidamento della potenza del regno. La stessa
madre era una principessa dell’Epiro. 


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Filippo cosa c’entra con il mondo greco? Si insedia nella corte macedone nella località di Pella, dove
potenzia la grecizzazione della Macedonia→diventa una corte dove orisce la cultura greca.

‣ Incomincia ad intervenire nelle vicende greche:


- Nella penisola calcidica si trovavano delle località che gravidavano su Atene ed erano molto importanti
perché dall’area della Tracia arrivavano una serie di risorse anche ad Atene: in quest’area incomincia a
giocarsi un con itto tra Atene e la Macedonia.
- L’amministrazione del Santuario era legata a questo comitato di An zionia di Del dove sedevano i
rappresentanti delle varie città greche che, attraverso questo organo, amministravano il santuario.

Le Guerre Sacre sono guerre che scoppiava all’interno dell’An zionia del ca (consiglio di città greche) che
coinvolgono tutti i partecipanti e, al momento della pace, vincolavano tutti i membri alle cosiddette paci
comuni.

L’An zionia di Del diventa politicamente molto rilevante e permette poi a Filippo II, membro, di giocare un
ruolo all’interno del mondo greco. Queste guerre sacre si concludevano con una formula particolare della
pace comune: strumento diplomatico che vincolava tutti i membri.
Scoppia una guerra e in particolare i Tebani e i Tessali (membri dell’An zionia) fanno dichiarare una guerra
contro i Focesi (alleati con di ateniesi e spartani) accusati di sacrilegio che vengono invece appoggiati da
Ateniesi e Spartani.

Filippo II viene chiamato dai Tessali poiché è un forza militare e nel 352 diventa tago dei Tessali→carica
federale. Quindi Filippo II interviene in questa guerra sacra.

346: Pace di Pella: pace comune con i greci che comporta l’espulsione dei Focesi dall’An zionia e questi
voti dei Focesi passano a Filippo II che quindi con la ne di questa guerra sacra diviene a tutti gli e etti
membro dell’An zionia e quindi agisce all’interno di un organismo greco→guerra sacra come strumento
che permise a Filippo II di giocare un ruolo di primissimo piano e di entrare a pieno diretto nelle vicende
politiche dei greci. 

Ad Atene→non sono contenti che ci sia Filippo II in quanto è una democrazia e paladina dei valori della
poleis. Inoltre, sempre ad Atene, assistiamo alla formazione di due partiti: uno lo-macedone (favorevole a
Filippo II e auspica che quest’ultimo ponga ne a questi contrasti tra i greci) e uno anti-macedone (ostili a
Filippo II e il principale oratore è Demostene).
Filippo II interviene nuovamente in Grecia con una quarta guerra sacra (339-338 a.C.) contro An ssa: a
questo punto, Demostene riesce ad attirare dalla sua parte contro Filippo II anche la città di Tebe, dando
vita ad una lega greca che avrebbe l’obiettivo di eliminare Filippo II. Invece Filippo II scon gge questa lega
ellenica (Atene-Tebe) nella battaglia di Cheronea (338). A questa battaglia prende parte il 18enne Alessandro
(=uno degli arte ci della vittoria macedone). Questa battaglia sana le sorti della Grecia→militarmente i greci
sono scon tti, non sono in grado di opporre na resistenza militare a Filippo II. 

Dopo la vittoria di Cheronea, Filippo II fa leva su ideali del partito lo-macedone e riunisce le città greche a
Corinto→fa un congresso e fonda una lega greca ispirata al modello della lega panelleica del 481 (=cioè
all’unità di tutti greci, richiamandosi ai grandi valori delle guerre persiane)→ crea cioè una nuova lega di cui
lui si fa nominare comandante.

Al sinedrio della lega Filippo II fa votare la guerra contro la Persia che lui dovrebbe condurre ma viene poi
ucciso durante una festa alla corte di Pella (336). Così, sale al trono il giovane glio Alessandro, che si trova
a dover gestire le conseguenze in Grecia alla morte del padre e, inoltre, lui proseguirà il progetto del padre
(spedizione contro la Persia: grande nemico della Grecia→la spedizione nasce come vendetta per le guerre
persiane).

- Da Filippo II a Alessandro Magno -


La lega di Corinto: 337

Ultimo atto politico importante dopo la guerra di Cheronea→Filippo riunisce i Greci in una lega esemplata
sul modello della lega panellenica del 481: creazione della lega di Corinto nel 337.
→Pace generale fra i suoi membri e si stabilì inoltre che debba essere rispettata la loro indipendenza.
→Si decise che la lega sarebbe intervenuta contro chi non avesse rispettato gli accordi, venne garantita la
libertà di navigazione e fu fondato un consiglio (sinedrio) formato da rappresentanti degli stati membri e
destinato a dirimere
eventuali controversie.
→Da parte sua Filippo non divenne membro della lega, ma concluse con i singoli membri un accordo senza

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limiti di tempo, in base al quale gli fu attribuita l’egemonia a vita,
Al sinedrio della lega Filippo II fa votare la guerra contro la Persia:

- siamo di fronte ad un progetto egemonico

- attacco alla Persia che costituiva uno degli interlocutori principali della politica greca dei secoli precedenti

- Filippo II non riesce a realizzare questa spedizione perché nel 336 egli viene assassinato a Pella
La vittoria della Macedonia sulle poleis greche segnò la ne del periodo in cui la storia ellenica era stata
caratterizzata dalla sovranità delle città-stato. Un ulteriore spostamento dell’orizzonte politico si ebbe in
seguito alla conquista dell’impero persiano da parte di Alessandro Magno. L’impero da lui creato si disfece,
ma sul suo territorio nacquero grandi stati, retti da Macedoni e da Greci, di tipo del tutto diverso dalla polis.
Il concetto di ellenismo è stato forgiato tenendo in considerazione la simbiosi di elementi greci e orientali
all’interno di questi stati, ma si è di uso per designare il periodo in questione anche nei territori occidentali.
Non è perciò possibile riportare a uno speci co tratto tutto questo periodo, tanto più che in oriente le basi
socioeconomiche non subirono un radicale mutamento. Generalmente, la ne dell’età ellenistica viene fatta
coincidere con l’annessione all’impero romano dell’ultimo grande stato retto da una dinastia macedone,
l’Egitto (30 a.C.).
Alessandro Magno: la monarchia universale (336-323 a.C.)
• Alla morte del padre succede al trono a soli 20 anni.

• Venne educato dal losofo greco Aristotele. Per volere del padre venne educato alla cultura greca.

• Oltre al trono di Macedonia viene proclamato dalla Lega di Corinto il capo della spedizione persiana.

• Introduzione concetto della monarchia universale→ il dominio sul mondo.

Cosa succede con A. M.:

• Crollo dell’impero persiano.

• La Grecia delle poleis sperimenta per la prima volta l’autorità di un monarca.

• La vita cittadina e la cultura ellenica attraverso le colonie fondate da Alessandro si di ondono su una
vasta area (ellenismo: fenomeno di una grecità al di là dei con ni tradizionali della grecità).

La guerra contro la Persia


• Guerra presentata da Filippo II come vendetta delle guerre persiane e liberazione delle città greche in
Asia→ forte spirito identitario greco. Componente ideologica molto forte.

• Alessandro eredita il ruolo di guida della lega ellenica.

• Gesti simbolici alla viglia della partenza per dare l’idea di essere un sovrano greco: 

1. Prima si sbarcare in Asia Alessandro getta la sua lancia→ sta a signi care che l’Asia verrà conquistata
con la lancia. 

2. Fa costruire altari alla dea Atena sulle rive dell’Ellesponto.

3. Visita il santuario di Atena a Ilio e o re sacri ci sulla tomba di Achille→ rivendicherà di essere un
discendente di Achille. Sottolinea fortemente la componente greca della spedizione.

Attraversa l’Ellesponto e subito dopo Alessandro Magno si scontra con le forze dei Satrapi del re persiano
in questa località della Frigia sul ume Granico.

L’esercito di Alessandro scende successivamente lungo le coste dell’Asia Minore con l’obiettivo di liberare
le città greche dal dominio persiano. 

→La vittoria di Alessandro presso il ume Granico fu decisiva per il dominio dell’Asia Minore: le città greche
vennero liberate (alcune contro la loro stessa volontà) e vi furono introdotti regimi democratici, cosa che
voleva dare l’impressione di una maggiore libertà. Per il resto vi fu solo un avvicendamento nel personale al
potere: a capo delle satrapie furono posti notabili macedoni.

Nel mentre si svolge questa spedizione le nostre fonti antiche fanno emergere come la spedizione persiana
nata come vendetta delle guerre persiane, si trasformi in una spedizione che non ambisce solo a vendicare i
greci ma ambisce a raggiungere il dominio sul mondo→monarchia universale.
L’esercito costeggia le coste dell’Asia Minore, risale però nell’Asia centrale e arriva in questa località che si
chiama Gordio: qui avviene un episodio molto importante che ci fa intravedere cosa pensa Alessandro.

Arriano è un autore greco che scrive nella prima metà del II secolo d.C. e scrive all’epoca dell’imperatore
Traiano e compone quest’opera “Anabasi di Alessandro”→importante perché Arriano ha utilizzato, per
scrivere questo racconto integrale della spedizione persiana, delle fonti di primo ordine contemporanee ad
Alessandro e in particolare le opere che i suoi collaboratori avevano scritto.

3,1: Quando raggiunse Gordio, Alessandro fu preso dal desiderio di salire sull’acropoli, dove era situata la
reggia di Gordio e del glio di lui Mida, e di vedere il carro di Gordio e il nodo che univa il giogo al carro...6.
C’era un’altra leggenda intorno al carro: colui che avesse sciolto il nodo che legava il giogo al carro doveva
regnare sull’Asia. 7. Il nodo era fatto di corteccia di corniola e non si vedeva né la ne né il principio. Poiché
non gli era possibile sciogliere il nodo né, d’altra parte, Alessandro voleva lasciarlo insoluto, temendo che il
fatto provocasse turbamento tra la moltitudine, narrano alcuni che tagliò di netto il nodo con la spada e

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disse di averlo sciolto→nodo di Gordio è così importante in quanto emerge l’idea del re dell’Asia (=in quel
momento era Dario III): in sostanza aspira a diventare re d’Asia.

Da Gordio, A. Magno scende ad Isso dove si scontra per la prima volta direttamente con il re persiano Dario
III (=battaglia di Isso 333). Dario III viene scon tto ed è costretto a scappare.

All’indomani di questa battaglia Arriano testimonia di una lettera di Alessandro a Dario III:

4. La lettera di Alessandro diceva così: “I vostri antenati, senza aver subito precedenti ingiustizie, invasero la
Macedonia e il resto della Grecia e causarono molti danni a noi. Ora io, eletto comandante supremo dei
Greci, sono passato in Asia con l’esercito volendo prendere vendetta sui Persiani...7. Ho vinto in battaglia
prima i tuoi generali e i tuoi satrapi, ore te e il tuo esercito; tutto il paese è nelle mie mani...8. Vieni dunque tu
da me, poiché sono io il signore di tutta l’Asia. →si cambiano i due elementi:

• vendetta sui persiani

• rivendicazioni di voler essere il re dell’Asia e quindi tentativo di volersi sostituire a Dario III

Dopo la battaglia di Isso, Dario III si ritira nelle sue residenze e invece Alessandro non insegue il re persiano
ma scende lungo la costa Fenicia a sede Tiro ed entra in Egitto (331). All’arrivo in Egitto, l’Egitto che era di
dominio persiano, il suo satrapo apre le porte ben contento ad Alessandro e consegna l’Egitto.

Due elementi centrali avvengono in Egitto:

1. La fondazione della città di Alessandria D’Egitto→città fondata con il nome di, appunto, Alessandro. Nel
fare questo era inconcepibile per i greci fondare una città con il nome del sovrano in quanto le poleis
sono le città dei cittadini. Da qui ha inizio una tradizione importante che poi ereditano anche gli imperatori
romani: esistono una serie di fondazioni con nomi di sovrani che hanno dietro un cosiddetto modello
ellenistico.

2. Durante la sosta in Egitto, Alessandro visita un’oasi di Siva dove si trovava un santuario di Zeus Ammone.
Egli visita questo santuario e in questo, siccome in Egitto lo hanno accolto come un faraone, un grande
liberatore, l’oracolo presente nel santuario lo proclama glio di Zeus Ammone.

Anche qui siamo di fronte ad un aspetto che nella tradizione egiziana ma non greca→ questa concezione
di una regalità che ha addirittura un’origine divina, ne segna il distacco non solo dai greci ma anche dai
macedoni.

Battaglia di Gaugamela
Lo scontro decisivo si ebbe il 31 ottobre del 331 a.C. a GAUGAMELA: Dario è costretto a fuggire ma la
vittoria spiana la strada alla conquista delle grandi città persiane (Babilonia, Susa e Persepoli).

• Il palazzo di Persepoli venne dato alle amme da Alessandro→gesto simbolico per vendicare la
distruzione dei tempi greci da parte di Serse.

• Dopo l’incendio del palazzo di Persepoli, vengono concedete le truppe greche che avevano fatto parte
della spedizione

• Con l’incendio del palazzo di Persepoli termina la prima fase della spedizione persiana.

• Alessandro si fece proclamare dall’esercito re dell’Asia.

Organizzazione del territorio sottomesso


• Popolazioni locali: i territori conquistati divengono “terra del re” e le popolazioni pagano il tributo
precedentemente pagato al re persiano

• Amministrazione civile e militare delle satrapie: a data a u ciali macedoni, dopo Gaugamela Alessandro
si avvale anche di satrapi persiani.

• Diverso trattamento delle città greche: il comportamento di Alessandro dipende dall’atteggiamento delle
comunità stesse (alcune hanno spalancato le porte, altre no); liberare le città greche signi cò anzitutto
eliminare i presidi persiani e, talvolta, a seconda dell’atteggiamento di queste città possono essere
insediati presidi macedoni. In genere viene concessa l’autonomia: la libertà fu quindi un dono concesso
dall’alto su cui le poleis avevano poco controllo

- Nu e prospe ive: la ricos uzi e dell’imp o


p siano -
• Dopo Gaugamela l’obiettivo di Alessandro è di sostituirsi al re Dario come legittimo re d’Asia e quindi
inizia a inseguire Dario no a Ecbatana: congeda delle truppe greche.
• Dario viene accolto da Besso, il satrapo della Battriana, il quale fa eliminare Dario e poi si proclama suo
successore con il nome di Artaserse IV. 

A questo punto, Alessandro fa catturare e poi giustiziare Besso→proprio perché Alessandro si era
proclamato re d’Asia è lui il legittimo successore di Dario e non Besso e quindi insegue Besso sulla base
del principio di a ermazione della propria legittimità e quindi di vendetta nei confronti del re Dario.

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• La guerra, a questo punto, diventa vendetta del re legittimo di cui Alessandro si proclama erede: recupera
le spoglie di Dario e le fa deporre a Pasargade nella tomba dei re Achemenidi (estate del 330)→nuovo
obiettivo di rivendicazione: vuole vendicare l’uccisione di Dario e quindi fa cercare e poi eliminare Besso.
• Nella Primavera del 329 Besso viene catturato e giustiziato a Ecbatana→Alessandro si ritrova ad essere
l’erede di Dario.

• La spedizione di Alessandro non è solo militare, ma è anche una spedizione di esplorazione di territori no
ad allora sconosciuti. Proprio durante la spedizione, i greci entrano in contatto con una serie di realtà/
popoli/costumi che non conoscevano.
• Tra il 330-327: Alessandro è impegnato in campagne durissime in regioni sconosciute/inospitali. Gli
scontri con le popolazioni locali durano no al 327 quando Alessandro sposa Rossane, glia di Ossiarte,
l’ultimo capo della resistenza→sottomissione di queste aree.

→ Tentativo di attrarre dalla propria parte il ceto dirigente iranico: Alessandro, appunto, pensava di non
poter governare l’enorme impero asiatico soltanto con funzionari macedoni. Anche gli Iranici ammessi
nell’esercito erano sempre più numerosi.

• La spedizione però non procede oltre il bacino dell’Indo e inizia un viaggio di rientro: nella primavera del
324 Alessandro entra a Pasargade.
La frattura con l’esercito macedone
Soprattutto dopo la battaglia di Gaugamela si assiste ad un macrospico mutamento nell’idea che
Alessandro aveva della propria regalità: si assiste ad una progressiva assimilazione al modello del
monarca orientale che nì per compromettere i rapporti con la nobiltà macedone. 

→Alessandro incomincia a considerare glio della divinità, a considerare una prospettiva molto diversa da
quella dei diversi. 

→Ecco che alcuni episodi di malcontento segnano pesantemente questa spedizione:

1. La congiura di Filotoa (330): alcuni u ciali si oppongono alla decisione di introdurre il cerimoniale
persiano a corte. Questo viene risolto con l’eliminazione dei congiurati.

2. Eliminazione di Clito (328)→uno dei più cari amici di Alessandro e durante un banchetto venne ucciso
direttamente da Alessandro in quanto egli lo rimproverava di non essere più come Filippo II, il padre.
Alessandro avrebbe ammazzato di sua mano questo suo amico carissimo→ fu uno dei momenti più
drammatici della frattura della monarchia macedone.

3. Congiura dei paggi ed eliminazione di Callistene (327): Callistene era un losofo, nipote di Aristotele,
che accompagnava Alessandro durante questa spedizione. L’introduzione dei cerimoniali.

Arriano, Anabasi di Alessandro, IV 10 (proskynesis) 



5. Su come si oppose [sott. Callistene] ad Alessandro riguardo all’inchino di adorazione (proskynesis)
questo è il racconto più di uso. Tra Alessandro, i so sti e i più famosi dei Persiani e dei Medi della sua
corte s’era convenuto di far menzione di questa usanza durante un simposio. Iniziò il discorso Anassarco.
Era molto più giusto – diceva – considerare dio Alessandro che non Dioniso e Eracle, non solo per la
quantità delle imprese compiute da Alessandro ma anche perché Dioniso era tebano e non aveva nessuna
connessione con la Macedonia... .7 Molto più legittimamente dunque i Macedoni avrebbero onorato il loro
re con un culto divino. Su una cosa poi non c’era dubbio: dipartiti dagli uomini lo avrebbero onorato come
un dio: quanto era più giusto dunque tributargli onore da vivo più che da morto, quando essere onorato
non sarebbe stato di nessuna utilità per lui.→Callistene è fra quelli che si oppongono e per questo viene
eliminato. 

Questo culto divino, di cui la proskynesis è un elemento cerimoniale, deve essergli tributato da vivo
→elemento importante che distingue Alessandro dagli imperatori romani (=non hanno il culto in vita, ma
solo in morte). Anche per chi era erede dei valori della grecità non era ammissibile che un uomo fosse
venerato come dio in vita.→questo episodio documenta, insieme agli altri due, l’ostilità tra greci e
macedoni rispetto alla direzione assunta dalla spedizione. 

A quel punto Alessandro, è diventato re d’Asia→ormai i due continenti (Europa e Asia) sono sotto il suo
dominio: l’impero di Alessandro diventa la proiezione di un dominio mondiale e, in quest’ottica, è un re
che deve essere venerato in vita →è un dio. Siamo molti distanti dagli usi greci/macedoni/romani che
sono mutuati dalle tradizioni persiane,.

L’episodio più celebre che indica il punto di arrivo di questa visione mutata è quello delle nozze di Susa.

Nella visione di Alessandro, ormai padrone dell’interno dominio dei re acheminidi, l’unica strada percorribile
era quella della integrazione tra elemento indigeno e elemento greco-macedone: questo è il signi cato
delle cosiddette “nozze di Susa” (primavera del 324). →Matrimonio di massa fra u ciali e soldati semplici
macedoni e donne iraniche: i generali ebbero in moglie donne della più alta nobiltà persiana, ed egli stesso
sposò le glie di entrambi gli ultimi re.

Arriano, Anabasi di Alessandro, VII 4 (nozze di Susa)

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2 4, 4. A Susa celebrò le nozze sue e degli etéri (=compagni); egli prese in moglie Barsine, la maggiore delle
glie di Dario, e come dice Aristobulo, anche un’altra oltre a questa, Parisatide, la più piccola delle glie di
Ochos. Egli aveva già sposato Rossane, glia di Ossiarte, il battriano. 5. A Efestione dette in moglie Dripeti,
anche lei glia di Dario e sorella di sua moglie: voleva che i gli di Efestione fossero cugini dei suoi gli. A
Cratero dette Amastrine, glia di Ossiarte, fratello di Dario; a Perdicca, la glia di Atropate, satrapo della
Media. 6. Alla guardia del corpo Tolemeo e a Eumene, segretario del re, dette in moglie le glie di Artabazo:
a Tolemeo, Artacama; all’altro Artonis. A Nearco dette la glia di Barsine e di Mentore; a Seleuco, la glia del
battriano Spitamene; e così anche agli altri eteri dette in moglie le glie più nobili dei Persiani e dei Medi,
no al numero di ottanta. Le nozze furono celebrate secondo il rito persiano...→vengono elencati alcuni
compagni di Alessandro: cioè dei membri della cavalleria macedone particolarmente legati al re.

Cerimonia/matriomonio di 80 persone, in cui queste nobildonne indigene vengono fatte sposare con i
generali macedoni che era più legati ad Alessandro→le nozze furono celebrate secondo il rito persiano. 

L’episodio delle nozze di Susa è uno degli episodi nali della spedizione in quanto Alessandro muore l’anno
successivo nel 323 a.C. → morte improvvisa per malaria a 33 anni
La monarchia universale di Alessandro
Pur apprezzando la cultura greca, Alessandro impose a tutti su un territorio vastissimo ed eterogeneo sul
piano etnico e culturale, una monarchia universale di carattere divino che superava sia la tradizione
macedone sia quella della polis greca che era destinata a sopravvivere come unità amministrativa e
culturale e come stile di vita, non come centro politico autonomo e indipendente.

Arriano, Anabasi di Alessandro, VII, 1 (progetti di Alessandro)

1.Giunto a Pasargade e a Persepoli, Alessandro fu preso dal desiderio di scendere per nave lungo il corso
dell’Eufrate e del Tigri no al Mare Persico, e di vedere lo sbocco di questi umi nel mare, così come aveva
fatto per l’Indo, e il mare da quella parte. 2. Alcuni hanno scritto anche che Alessandro aveva intenzione di
navigare intorno alla maggior parte dell’Arabia, all’Etiopia, alla Libia e alla terra dei Nomadi, stanziati al di là
del monte Atlante, no a Gadeira nel nostro mare; e, assoggettata la Libia e Cartagine, poteva così
chiamarsi a buon diritto re di tutta l’Asia. 3. Pensava infatti che i re persiani e medi, i quali non comandavano
nemmeno su una piccola parte dell’Asia, non avevano diritto a chiamarsi Gran re. Inoltre, secondo alcuni,
Alessandro intendeva entrare con la otta nel Ponto Eusino, verso gli Sciti e la palude Meotide; secondo
altri, verso la Sicilia e il promontorio Iapigio; lo infastidiva ormai la fama di Roma che cresceva grandemente.
4. Per parte mia non posso fare precise a ermazioni sui piani di Alessandro, né mi interessa avanzare
congetture. Questo però credo di poter a ermare con sicurezza: nulla di modesto e di meschino c’era nei
progetti di Alessandro, né egli sarebbe rimasto tranquillo dopo nessuna delle sue conquiste, neppure se
avesse aggiunto l’Europa all’Asia e all’Europa le isole dei Britanni, ma avrebbe sempre cercato oltre
qualcosa di sconosciuto, in gara di emulazione se non con gli altri certamente con sé stesso.

I regni ellenistici
• Alessandro morì improvvisamente a Babilonia (323): lasciava un glio illegittimo e la moglie Rossane era
incinta e non era macedone, ma persiana.

• I Macedoni acclamano come Filippo III detto Arrideo il fratellastro di Alessandro cioè glio di Filippo II
(che però aveva una menomazione mentale) e come Alessandro IV il glio postumo, qualora fosse stato
maschio.

Fu solo un programma provvisorio in quanto la morte di Alessandro apre un periodo di lotte fra i successori
o, anche detti diadochi:

• Il periodo successivo alla morte di Alessandro fu caratterizzato dallo scontro tra forze che intendevano
mantenere unito l’impero di Alessandro e tendenze disgregatrici, che tendevano al frazionamento in regni
più piccoli e coesi.

• Le lotte tra i successori di Alessandro (detti diàdochi) coprono il periodo dal 323 al 281 e portarono alla
de nitiva frantumazione del regno di Alessandro e alla costituzione delle cosiddette monarchie
ellenistiche (Macedonia, Siria, Egitto e in seguito Pergamo)→l’impero quindi viene diviso.

• A partire dal 305 i diadochi presero il titolo di re e fondarono delle proprie dinastie regali macedoni→
sono in lotta tra di loro per consolidare il proprio regno.

Quindi resta il mito di Alessandro, che aveva il regno su tutto l’impero, ma loro nel concreto da un lato
indietreggiano a quell’idea di integrazione (o meglio la accettano nella misura in cui, trovandosi a governare
delle aree orientali, questi sovrani si trovano a dover interagire con le popolazioni locali)→ma la monarchia è
una monarchia che vuole essere di stampo greco macedone. Quindi sono monarchie in cui i sovrani si
trasmettono il potere di padre in glio e cercano a livello militare di consolidare il proprio impero no a che
si vanno stabilizzando i regni, che sono:
• Regno dei Tolemei in Egitto ( no al 31 a. C.)

• Regno dei Seleucidi in Siria (188 a. C. ‘pace di Apamea’; no al 63 a. C.)

• Regno degli Antigonidi in Macedonia ( no al 168 a. C.)

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• Regno di Pergamo si costituisce all’interno del regno dei Seluicidi e verrà guidato da questi sovrani
famosi: Attaludi che poi sono quelli che scon ggono i Galati ( no al 133 a. C.)

Il Regno dei Seleucidi fu il più vasto/multietnico ed il più importante dei regni ellenistici. Copriva il territorio
dell’antico Impero Persiano e la sua capitale era la città siriana di Antiochia. Nel corso del tempo, alcune
sue parti acquistarono l’indipendenza: tra le altre, la Partia e la Battriana. 

I Tolomei regnavano sull’Egitto come continuatori dei faraoni. La capitale di questa monarchia ricca,
potente e bene organizzata fu Alessandria, centro economico e culturale di prima grandezza, tale da
di ondere la sua in uenza sull’intero bacino del Mediterraneo.

Il Regno degli Attalidi dominava buona parte dell’Asia Minore ed era noto anche come Regno di Pergamo,
dal nome della sua capitale. Pergamo stessa era un importante centro culturale. 

Gli Antigonidi erano la dinastia al potere in Macedonia e avevano per capitale Pella. Questa monarchia
controllava anche le pòleis greche, unite in una lega e spesso ribelli al comando dei successori di
Alessandro.

Sono proprio i regni ellenistici quelli che trovano i Romani→devono far fronte le realtà di queste monarchie e
gli assetti amministrativi/forme di governo che queste monarchie avevano dato alle popolazioni. 

Ecco perché l’età ellenistica è anche importante in quanto queste monarchie macedone mantengono questi
rapporti con il mondo greco (rapporto culturale/politico) e poi interagiscono anche con le popolazioni locali
in forme diverse. Le città greche restano, all’interno di questi territori, come dei centri amministrativi e i
sovrani ellenistici abbelliscono queste città, promuovendo l’arte, la cultura.

Questi regni verranno conquistati da Roma→la storia di questi regni si conclude con la conquista romana.
- Tutti i regni ellenistici crollarono per mano di Roma, la potenza italica che tra II e I secolo a.C. impose la
sua forza nel Mediterraneo orientale. I romani scon ssero gli Antigonidi in battaglia a Pidna nel 168 a.C.,
incamerando la Macedonia. Ricevettero in eredità Pergamo dal re Attalo III nel 133 a.C. e conquistarono
Antiochia nel 64 a.C., ponendo ne al potere dei Seleucidi. L’Egitto fu l’ultimo a cadere, nel 30 a.C., sotto i
colpi di Ottaviano e dopo la morte di Cleopatra.
- Molto dei regni ellenistici sopravvisse comunque alla loro scomparsa, passando nell’eredità di Roma. I
lasciti maggiori furono senza dubbio la grande vivacità degli scambi commerciali, i progressi in ogni
campo della scienza e della tecnica, il cosmopolitismo culturale e la visione greca del mondo, i culti
misterici in ambito religioso. Roma appro ttò di questo bagaglio per arricchirsi ulteriormente,
apportandovi a sua volta nuovi elementi e contribuendo in misura fondamentale alla comunicazione e alla
conoscenza tra Occidente e Oriente.
Lo studio di questi regni ellenistici costituisce un po' la grande scoperta dello studio della storia greca
dell’ultimo secolo: in precedenza si credeva che la storia greca si concludesse con la battaglia di Cheronea.

‣ L’età ellenistica è caratterizzata da profondi mutamenti, con l’adozione anzitutto del sistema
monarchico, che ha in sé elementi greci e orientali.
‣ Le singole monarchie diedero luogo ad un connubio tra tradizioni greco-macedoni e tradizioni locali.
‣ Il re è anzitutto un guerriero e fa uso di elementi come il diadema e la porpora.
‣ Vive a corte, con amici e dignitari che lo a ancano→le corti diventano un po’ il centro del potere, non le
poleis. Fonda dinastie→il caso più classico è quello dei Tolemei che fondano una dinastia di durata tre
secoli no a Cleopatra.
‣ Può anche divenire oggetto di culto o di tipo eroico o dinastico.
‣ Le grandi capitali ellenistiche divengono nuovi centri culturali, dove i sovrani attraggono uomini di cultura
e promuovono nuove istituzioni→le monarchie ellenistiche danno vita a corti, a città capitali che sono dei
nuovi centri di cultura perché questi sovrani, greco-macedoni, promuovono e divulgano una cultura in una
lingua comune (greco).
‣ Vengono fondati grandi istituzioni culturali: Pergamo e Alessandria d’Egitto con la fondazione della
Biblioteca e del Museo (=non corrisponde al nostro concetto di museo, ma è un’istituzione culturale
promossa dai sovrani, che prende il nome dalle muse come patrone dell’attività culturale).
‣ Ruolo amministrativo delle vecchie poleis.


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