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Acropoli di Atene e correzioni ottiche e funzionalistiche

L’acropoli, città alta, di Atene è il cuore della polis stessa, che raggiunge il massimo splendore sotto il regno di Pericle,
durante l’età classica o età dell’oro. Essa è formata da:
- Via delle processioni, che conduce all’acropoli
- Propilei, anche dette porte sacre che immettono all’Acropoli. Essi sono formati da due vestiboli, e presentano una
particolare pianta a forma di “C”, avente la funzione di accogliere a quella che è un’area dedicata al culto.In essi vi è
la coesistenza di due ordini architettonici, dorico all’esterno, che trasmette forza, potenza, e ionico all’interno,
caratterizzato da colonne maggiormente slanciata e con scanalature a spigolo smussato che simboleggia
l’eleganza e la magni cenza culturale del Peloponneso durante questo periodo artistico. Sono presenti due fronti
sistili, cioè composti entrambi da sei colonne doriche. La presenza dei sue ordini, in questo caso ha
essenzialmente la funzione di raccordare in modo migliore la porzione a valle con quella a monte dell’edi cio che
sorge su una rampa.In particolare modo, le colonne ioniche, essendo maggiormente slanciate rispetto a quelle
doriche, contribuiscono a ridurre il dislivello fra l’accesso al vestibolo occidentale e quello coincidente conincidente
con l’arrivo all’area sacra del vestibolo orientale.
- Tempietto di Atena Nike, costruito da Callicrate in marmo. Si tratta di un tempio an prostilo tetrastilo, tre colonne
per lato, di ordine ionico con capitello angolare dotato di voluta obliqua. È dedicato alla dea Atena “vittoriosa” e la
presenza dell’ordine ionico contribuisce a renderlo, anche se piccolo, molto slanciato ed incredibilmente raf nato,
merito anche del fregio ionico continuo, che narra l’evento storico delle guerre persiane, ma soprattutto celebra la
vittoria ateniese sugli invasori orientali.
- Eretteo, tempio particolarissimo, le cui irregolarità, asimmetria e differenze di quote sono dovute alla necessità di
riunire in un unico edi cio più luoghi relativi alle origini leggendarie della città. È costituito da una pianta composta
da tre celle e tre porticati. Le celle più rappresentative sono sicuramente quella dedicata alla dea Atena Polias, ove
si conserva l’antichissima statua di Atena in legno d’ulivo, ritenuta caduta dal cielo e, la cella dedicata al dio
Poseidone. L’intero Eretteo è uni cato da un fregio continuo. È presente inoltre un recinto sacro che consente
l’accesso alla Loggetta delle Cariatidi, dove le colonne sono sostituite da Korai, gure femminili dalla corporatura
robusta, portatrici di capitello (Secondo la tradizione questa sarebbe dovuta essere una punizione per le schiave
che avrebbero fornito aiuto militare agli invasori persiani). Queste non sembrano tuttavia essere in preda alla fatica
e in esse, lo scultore Fidia, codi ca la tecnica scultorea del “panno bagnato” con la quale mette maggiormente in
risalto le forme e l’anatomia del corpo femminile, grazie alle vesti aderenti che trasmettono e conferiscono loro un
senso di estrema naturalezza.
- Partenone, architettura iniziata nel 447 a.C. e protrattasi no al 432 a.C per opera degli architetti Ictino e Callicrate
e Fidia, ideatore del progetto monumentale.Il tempio è dedicato ad Athena partenos, cioè vergine, ed è di ordine
dorico, periptero e octastilo. La cella è divisa in tre navate da due le di colonne doriche, e coperta da un sof tto
sonettò da quattro colonne ioniche, che attribuiscono un senso di perfezione. La cella è dotata, all’esterno, di un
fregio ionico continuo, “dorizzato” con l’aggiunta delle regulae al di sotto della tenia tra architrave e fregio. Esiste
uno spazio, accessibile dall’opistodomo che prende il nome di Partenon “stanza delle vergini”, all’interno della
quale le vergini tessevano il peplo da offrire alla dea Atena nel corso delle feste Panateniache. Incarna secondo i
Greci l’ideale di perfezione architettonica, la quale è determinata dalle numerose correzioni ottiche e
funzionalistiche presenti:
• Le colonne all’angolo esterno sono più grandi e inclinate verso l’interno; l’inclinazione e la misura
decrescono no al centro. Questo è utile per combattere l’effetto ottico della luce che mangia i
con ni e quello della deformazione prospettica. Inoltre in caso di scosse sismiche la struttura
avrebbe resistito meglio e sarebbe franata su se stessa.
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• Le colonne presentano un rigon amento del fusto scanalato a spigolo vivo detto entasi, per
combattere l’effetto visivo dei raggi luminosi che mangiano i con ni al centro, facendo apparire il
fusto nella sua porzione centrale, innaturalmente sottile.
• Il piano dello stilobate è costruito a schiena d’asino (nel caso del Partenone rimonta di 10 cm nel
centro), per scaricare all’esterno le acque piovane e perché, le colonne stesse, altrimenti, avrebbero
fatto sembrare lo stilobate innaturalmente concavo.
All’interno della cella era originariamente presente una statua della dea Atena, crisoelefantia, perché costituita da oro
e avorio, ritratta nella posizione prediletta dai greci (posizione del chiasmo) e aventi dimensioni pleonastiche. Questa
presentava gli attributi della dea Atena, quali lo scudo, simbolo di forza, la corona e la vittoria alata stretta in mano.
Nella facciata del Partenone viene codi cato la gura del rettangolo perfetto, detto aureo e, tutte le sculture presenti,
realizzate a tutto tondo, sono state scolpite da Fidia.
Sul fregio continuo dorico, si susseguono l’alternarsi periodico di trigli e metope, altorilievi che raf gurano ognuno
una battaglia mitologica ritenuta alla base della nascita della penisola Peloponnesiaca (Gigantomachia,
Centauromachia con il mito di Lapita ed il Centauro, Amazzonomachia, Ilioupersis che narra la distruzione della città
di Troia, anche detta Ilio).
Tutte le gure rappresentate sono scolpite nella posizione di stasi, del chiasmo e presenti numerosi parallelismi, che
accentuano il senso di estremo equilibrio ed eternità.Il fregio continuo all’interno del tempio ionico rappresenta le
processioni panatenee, scolpite secondo la tecnica del bassorilievo. In questa regna la regola dell’isocefalia, tale per
cui tutte le teste devono essere rappresentate alla stessa altezza, in coesistenza con le proporzioni gerarchiche, tali
per le quali le divinità conservano una sempre maggiore altezza rispetto al sovrano e altri membri che compongono la
società. Sono la rappresentazione degli schiavi non si avvale di tali regole.
I frontoni che caratterizzano il partenne sono due: quello orientale che rappresenta la nascita di Atena dalla testa di
Zeus, già armata e portatrice di saggezza, dove si osserva la medesima tecnica del panno bagnato e occidentale, che
raf gura la battaglia divina tra Atena e Poseidone, colti nel momento di stasi, per il predominio sull’Attica. Agli estremi
sono presenti feriti e morti, sdraiati oppure semi distesi, che attraverso i disegni rendono una visione oggettiva di
come questo doveva apparire nel V secolo a.C.

Le poleis
Tra l’XI e il IX secolo a.C nascono le prime poleis. La polis rappresenta un modello urbano, di convivenza civile e
organizzazione sociale. Essa si compone di più parti, ognuna adibita ad una funzione ben precisa:
• L’acropoli, posta generalmente sulla sommità di un colle, è la parte alta della polis e rappresenta il
luogo ideale della città ed il luogo sacro per eccellenza. All’inizio l’acropoli coincide con la polis
stessa no a distaccarsene con il tempo. Solitamente circondata da mura, al suo interno sono
presenti templi e santuari; costituisce pertanto il luogo simbolico e religioso della polis.
• L’asty, o città bassa, si estende ai piedi dell’acropoli e rappresenta la vera e propria città, dove sono
presenti le case di abitazione, le botteghe e gli edi ci pubblici. Al centro di essa, o all’incrocio tra due
o più strade importanti si apre l’agorà, piazza principale che inizialmente era il luogo del mercato,
mutato tuttavia durante l’età classica poiché questa veniva utilizzata per le riunioni politiche dei liberi
cittadini. L’agorà costituisce dunque il cuore economico e produttivo della polis.
• La chora, ovvero la campagna circostante la polis, dalla quale la città trae il proprio indispensabile
sostentamento. Essa è suddivisa in vari villaggi agricoli, abitati da contadini e pastori, detti Komai.
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La polis non è più governata da un re o capo supremo ma per la prima volta nella storia, la forma di governo è
dapprima un’oligarchia e successivamente una repubblica. Questa, tuttavia, al contrario di ciò che si può pensare,
non era inizialmente decorata da architetture che ne esaltassero la magni cenza, ma al contrario, queste si
limitavano a capanne costruite con mattoni crudi, in ssi di legno e paglia.

L’arte vascolare e l’Anfora del lamento funebre (Vasellame)


Durante il periodo storico-artistico noto come, periodo di formazione o medioevo ellenico, assume notevole
importanza e diffusione in Grecia, l’artigianato ttile, detto così perché fatto di argilla, materia prima a basso costo e
largamente diffusa.
Notevole rilievo viene assunto dal vasellame, decorato con motivi geometrici rande precisione e fantasia. Proprio a
partire da questo, il periodo noto come medioevo ellenico è anche denominato Periodo geometrico e per la
produzione ttile molto antica, si parla addirittura di Periodo proto-geometrico. Le decorazioni presenti sul vasellame
sono di svariate tipologie e variamente combinate fra loro: alcune più semplici, come i triangoli, i quadrati, i rombi e le
losanghe, altre più complesse, come scacchi, svastiche (simbolo geometrico antichissimo che appariva come un
segno solare di luce e gioia), le greche (successione di segmenti paralleli uniti tra loro da altri segmenti uguali) e i
meandri (motivo ornamentale caratterizzato da tortuoso succedersi delle anse). Sono presenti sia decorazioni
antropomorfe sia zoomorfe, che non si rifanno a modelli esistenti nella natura ma a forme geometriche ideali.
I colori prevalentemente usati per la decorazione erano prevalentemente il giallo-ocra ed il nero, che contribuiscono
ad aumentare il senso di irrealtà e di astrazione.
Gli elementi maggiormente importanti del vasellame arcaico sono sicuramente:
• Il cratere, grande vaso con corpo a bicchiere e bocca larga, dotato di due anse simmetriche
generalmente orizzontali, ma talvolta anche oblique o verticali. Veniva usato per mescolare l’acqua
e il vino durante i banchetti.
• L’anfora, vaso dalle forme e dalle dimensioni più varie, con corpo globulare allungato, con
strozzatura al piede e al collo, dotato di due anse simmetriche verticali od oblique. Veniva impiegato
indifferentemente come contenitore di liquidi, di sfarinati e di solidi.
• Il kylix, o coppa, è un vaso con bocca larga su di un lato piede, dotata di due anse simmetriche
orizzontali od oblique. Veniva usato per bere durante i banchetti.
La produzione del vasellame è stata impiegata inoltre, per le tumulazioni, come segno di identi cazione sessuale del
defunto: l’anfora se femmina, il cratere se maschio. In queste i parenti e gli amici, versavano le libagioni dei morti.
Particolare rilievo b+nel campo delle anfore funeraria, riveste la cosiddetta Anfora del lamento funebre, rinvenuta
nella necropoli di Atene del Dipylon, oggi conservata al museo archeologico dell’omonima città e risalente al 760-750
a.C.
Questa, conservatasi pressoché intatta, individuava la sepoltura di una ricca signora. Le decorazioni permettono di
individuare una scena di lamentazione funebre, rappresentata in modo piuttosto schematico. Al centro si nota un
catafalco sul quale giace il cadavere di una donna, riconoscibile dalla lunga veste nera.Intorno alla salma vi sono
quattordici gure maschili stanti, raf gurate nell’atto di portarsi le mani alla testa in segno di disperazione poste sette
a sinistra e sette a destra, compresa una gura che potrebbe ricondursi al glio della defunta, piangente. Sotto il
catafalco sono presenti altre quattro gure piangenti, due femminili, inginocchiate e due maschili, sedute. Questa

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impropria collocazione dipende dalle convenzioni gra che del tempo, che tendono a schiacciare i personaggi su un
unico piano. I corpi dei personaggi sono realizzati in modo così schematico da non risultare quasi altro che un puro
assemblaggio di gure geometriche elementari.

Tipologie di templi
• Tempio in antis; due colonne sul davanti
• Tempio doppiamente in antis; due colonne davanti e dietro
• Tempio prostilo; quattro colonne davanti
• Tempio an prostilo; quattro colonne davanti e dietro
• Tempio periptero; circondato interamente da colonne
• Tempio pseudoperiptero; falso periptero poiché manca la peristasi (portico colonnato) e le mezze
colonne sono addossate alla cella.
• Tempio diptero; circondato interamente da due le di colonne
• Tempio pseudodiptero; uguale al perimetro ma con colonne maggiormente ravvicinate tra loro
(intercolunnio maggiore)

Ordini architettonici
L’ordine architettonico rappresenta la più grande novità che i Greci introducono nell’arte del costruire. La parola
ordine deriva da “orior” che signi ca nascere, principiare, dare inizio e questi sono il vocabolario su cui si fonda
l’architettura occidentale.
Esso consiste in una serie di regole geometriche matematiche mediante le quali le dimensioni di ogni elemento sono
costantemente messi in rapporto tra loro e con le dimensioni dell’'edi cio nel suo insieme. Dunque, per ordine, non si
intende la forma di una colonna, di un singolo elemento. Questo è invece quella regola formale, quella struttura che
unisce le strutture basamentale, di elevazione e di copertura.
Nel 1441 nell’'Abbazia di Montecassino verrà riscoperto il DE ARCHITETTURA di Vitruvio (10 volumi scritti dal
trattatista romano nel I secolo, a.C.). Questo trattato codi ca i tre ordini architettonici dell’architettura greca: Dorico
(VII-VI secolo a.C.), Ionico (VI secolo a.C.), e Corinzio ( ne del V secolo a.C.)
L'ordine dorico è il più antico E maestoso dei tre e viene impiegato quasi esclusivamente per la costruzione di templi. Il
tempio dorico non poggia direttamente sul terreno, ma su un crepidoma in pietra, consistente in un massiccio
basamento costituito da tre o più gradini con la funzione di sopraelevare l'edi cio, separando simbolicamente la
residenza degli dei dal livello del terreno.
La parte superiore del crepidoma prende il nome di stilobate, e costituisce il piano orizzontale sul quale poggiano tutte
le colonne del tempio. La colonna dell'ordine dorico si compone di due elementi: uno verticale di forma pressoché
cilindrica chiamato fusto o scapo e uno di coronamento detto capitello. Vitruvio ci parla delle origini naturalistiche
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dell’'ordine dorico poiché questo, nasce come memoria formale della prima casa dell’'uomo, la capanna lignea. Le
colonne ricordano quelle in legno e la scanalatura, a spigolo vivo ricorda la scortecciatura del tronco. L’'abaco ricorda
le tavolette lignee che venivano poste sopra i pilastri in legno. L'alternarsi di trigli e metope ricorda le testate delle
travi ortogonali all’architrave. La colonna è formata da vari elementi che prendono il nome di rocchi e vengono
sovrapposti a secco, cioè senza leganti, ssandoli con un perno centrale di bronzo. Il diametro di base è maggiore di
quello del collarino. A circa un terzo dell'altezza del fusto, questo presenta un leggero rigon amento detto entasi,
avente la funzione di correggere la percezione ottica della colonna che altrimenti sembrerebbe innaturalmente sottile.
Quasi contemporaneamente all'ordine dorico, si sviluppa in Grecia anche quello ionico, il secondo dei grandi ordini
architettonici dell’'antichità.la sua origine orientale. Vitruvio infatti parla delle origini antropomorfe di quest’ordine
aventi un capitello costituito da volute che ricorderebbero le trecce delle donne degli ioni.
Se Vitruvio paragonava la colonna dorica alla massiccia potenza del corpo maschile, quella ionica la ritiene più simile
alla slanciatezza della gura femminile. La colonna ionica si compone di tre elementi: la base, il fusto è il capitello. La
base, in relazione al periodo e al luogo di costruzione, presenta forme anche molto diverse (quella più nota è la base
attica, composto da un toto inferiore, di una scozia e di un toro superiore). Nella colonna ionica sono presenti almeno
24 scanalature che, tuttavia, non si succedono più a spigoli vivi, bensì smussati. Il capitello è composto da un piccolo
echino convesso decorato a ovoli e dardi, da due morbide volute e da un sovrastante abaco, simile a quello dorico.
L’'architrave dell'ordine ionico è tripartito orizzontalmente, il fregio è continua, e percorre l'intero perimetro dell’’edi cio.
L'ultimo ordine architettonico descritto da Vitruvio è l'ordine corinzio, evoluzione dello ionico, secondo Vitruvio il suo
capitello fu ispirato allo scultore Callimaco dalla vista di un cesto avvinto di acanto sulla tomba di una fanciulla di
Corinto.
La base della colonna corinzie riprende quella ionico-attica, ma volte può essere ulteriormente rialzata mediante
l'adozione di un plinto. Il fusto è percorso verticalmente da una serie di 24 scanalature a spigolo smussato, uguali, a
quelle della colonna ionica. L'elemento che maggiormente caratterizza l'ordine ionico rispetto ai due precedenti e
comunque il capitello, composto da un nucleo a forma di tronco di cono, chiamato calato attorno al quale si
dispongono delle foglie stilizzate di acanto, organizzate su due livelli: quelle più basse formano la prima colonna e
quelle più alte la secondo colonna. Nel complesso l'ordine corinzio risulta essere il più raf nato e snello fra gli ordini
architettonici greci. La colonna infatti misura almeno 10 volte il diametro all’imoscapo, il che rappresenta una
proporzione quasi al con ne con la gracilità. Per questa ragione tale ordine è stato il meno usato dai greci, che lo
considerarono spesso eccessivamente elaborato e, di conseguenza, inadatto alla costruzione di grandi e severi
templi o di altre importanti opere pubbliche.l’'ordine corinzio, comunque, avrà grandissima sviluppo già in epoca
ellenistica.
Ciascun ordine non ha soltanto differenze formali e di decoro, ma soprattutto differenti proporzioni.le varie città-stato
greche e le varie popolazioni non sempre hanno le stesse unità di misura per questo gli ordini basano le loro
proporzioni su modulo.
I moduli sono: l’imoscapo, diametro del fusto della colonna misurato nel terzo rocchio inferiore; l’'intercolumnio,
ovvero la distanza tra i due assi delle colonne.
Le strutture architettonico si rifanno al sistema statico-trilitico.

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Kouroi e Korai, la statuaria arcaica


Anche se già durante il periodo di formazione la produzione della statuaria era compiuta, solo durante l’età arcaica la
statuaria greca inizia il suo lungo cammino alla conquista di quella perfezione tecnica e di quell’equilibrio formale che
ne costituiranno, in epoca classica, la straordinaria insuperata caratteristica.
I soggetti rappresentati nelle sculture arcaiche sono riconducibili a due tipologie principali, il Kouros (giovane uomo
nudo, in posizione stante, attraverso il quale si esprimo le virtù siche) e la Kore (giovane donna vestita con una lunga
tunica ed un mantello, anch’essa in posizione stante).
Il kouros è generalmente raf gurato con:
• La testa eretta;
• Le braccia stese convenzionalmente lungo i anchi;
• I pugni serrati;
• La gamba sinistra leggermente avanzata quasi ad accennare un passo.
La Kore è generalmente raf gurata con:
• La testa eretta;
• I piedi uniti;
• Un braccio steso lungo il anco a reggere la veste e l’altro ripiegato sul petto in atto di recare un vaso
o un piatto con delle offerte
La scultura arcaica si ispira con estrema evidenza, almeno nelle sue fasi iniziali, a quella egizia di carattere votivo.
Per sottolineare il parallelismo esistente tra lo sviluppo dell’architettura e della scultura arcaica.
Kleobi e Bitone (coppia di Kouros dorici); sculture in marmo pario, realizzati da Polimede di Argo
• Proporzioni tozze che rivelano la massiccia muscolatura
• Braccia molto muscolose e leggermente esse e i polpacci appaiono evidenziati in modo quasi
innaturale
• Testa eccessivamente sovradimensionata e dalla forma squadrata; le conferisce un senso di
maestosa gravità, accentuato dalle dodici freccine che compongono la capigliatura
• Sotto la bassa fronte e le ampie arcate sopracciliari sporgono due occhi a mandorla, tipicamente
egizi
• Le labbra sono appena increspate in una sorta di misterioso sorriso. Si tratta del sorriso arcaico che
attribuisce loro un senso di serenità e imperturbabilità.
• Addome e ginocchio non realistici perché troppo accentuati
• Costruiti secondo solidi spigolosi
• L’idea del bello greco non deriva da una fedele rappresentazione della realtà ma deriva dalla
corrispondenza simmetrica fra le varie parti del corpo
• Seguono schemi geometrici assai rigidi senza alcun riferimento all’anatomia del copro umano
Moscophoros (Kouros attico), letteralmente portatore di vitello
• Posizione del chiasmo con il vitello portato sulle spalle
• Non completamente nudo ma vestito con un mantello aderente che delinea ancora di più la
muscolatura
• Senso di simmetria e monumentalità
• Vigorosa muscolatura
• Testa di forma ovoidale e capelli ondulati
• Particolari anatomici resi con estrema accuratezza
Kouros di Milo (Kouros ionico), presenta i lineamenti consumati
• Completamente nudo
• Più gracile rispetto ai Kouroi dorici
• Membra più dolci e ri nite

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• Armonia che fa apparire l’intera gura come più snella e aggraziata


• Capelli formati da morbide treccioline, che ricadono sulle spalle.

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