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Per margini intendiamo tutti quei luoghi o gruppi sociali considerati marginali

(in questo libro studieremo quelli della storia italiana, in particolare dalla ne
dell'800 no ad adesso)
Questi elementi marginali non sono così a priori, ma lo sono poiché considerati
tali da qualcuno che li concepiva lontani da luoghi o gruppi per lui centrali
Il primo quartiere ai margini di cui parleremo è il quartiere di San Lorenzo, il
primo quartiere costruito dopo le mura che dividevano il centro di Roma dalla
periferia.
San Lorenzo era considerato il quartiere più povero di Roma che ospitava
criminalità prostitute eccetera
Partiamo dall'analisi di una foto che rappresenta un edi cio fatiscente di San
Lorenzo, scattata perché sarà poi comparata con una foto di anni successivi per
vedere dei miglioramenti nell'edi cio, in seguito a delle opere di rifacimento
È importante sottolineare che queste opere di rifacimento fanno però anche
innalzare il valore degli edi ci, e di conseguenza gli af tti
L'obiettivo di questi quartieri di periferia era infatti quello di costruire gli edi ci
nel modo più economico possibile in modo tale che gli af tti fossero talmente
tanto bassi da poterli far permettere a chiunque. Durante il fascismo vennero ad
esempio costruiti altri quartieri degradati, come ad esempio le borgate che furono
costruiti con lo scopo di ospitare tutti coloro che abitavano al centro ma avevano
perso la loro casa a seguito degli sventramenti. Altri quartieri costruiti ancora più
fatiscenti erano ad esempio i borghetti e le baracche che venivano addirittura
costruiti dagli stessi abitanti attraverso materiali di fortuna
Chi aveva la fortuna di guardare dall'alto questi quartieri fatiscenti era molto
incuriosito dalla periferia stessa, tanto che venivano anche organizzati dei tour
notturni nei quartieri per far provare il brivido di aver visto questi posti
Tuttavia nessuno si è mai chiesto perché era proprio nella periferia che alloggiava
la parte di società più povera e più degradata, e soprattutto perché il tasso di
malattie nelle periferie fosse molto più alto rispetto al centro. Addirittura molti
pensavano che nelle periferie il livello più alto di malattia ci fosse poiché questa
era proprio nell'aria e quindi anche solo respirandola saresti potuto cadere malato

Parlando delle colonie come margini facciamo riferimento soprattutto all'Etiopia


considerata la più grande colonia italiana e al periodo del fascismo.
In particolare a proposito della condizione di marginalità delle colonie italiane
abbiamo due ipotesi
• Da una parte le colonie italiane venivano descritte al pari della Madre
Patria, come se fossero un'estensione dell'Italia stessa (lo vediamo magari
dal fatto che la ricostruzione dell'Etiopia fosse stata realizzata sul modello
italiano)
 

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Dall'altra parte le colonie venivano rappresentate come sempre distante
differenti dall'Italia, dei margini, dei luoghi inferiori che non potranno mai
essere al pari della madre patria (questo lo possiamo vedere ad esempio
nelle leggi introdotte da Mussolini che vietavano agli italiani di lavorare
con l'indigeni)
Come dice Pascoli, le colonie dovevano essere il luogo in cui la migliore
tendenza dell'agricoltura potevano essere messe in pratica, proprio per questo
vediamo il progetto di emigrazione dei contadini italiani che sarebbero andati a
coltivare tre zone d'Etiopia
Inoltre parlando della concezione ambivalente delle colonie dei suoi abitanti,
l'autore del libro fa riferimento anche a due foto di una famiglia italiana
installatasi in Etiopia, si vedono evidenti differenze di status tra gli italiani e
indigeni che rendono chiaro il fatto che l'indigeni non siano altro che servitori
della famiglia
Per quanto riguarda invece le donne delle colonie, erano numerose le relazioni
che gli uomini italiani intraprendevano con le femmine etiopi, facendo nascere da
queste relazioni anche dei gli illegittimi, che venivano poi abbandonati insieme
alla madre
Nonostante il numero di relazioni fosse elevato, con il radicarsi sempre più
potente del razzismo, questo relazioni divennero sempre più violente
Inoltre, le femmine etiopi saranno sempre considerate inferiori rispetto alle donne
europee. Per questo si sceglie di utilizzare il termine femmine e non donne
Un altro indicatore che sottolinea il fatto che gli indigeni fossero considerati
come "margini" sono gli studi antropologici volti ad analizzare il tipo
dell'indigeno non come un uomo ma come un oggetto di studio, un esempio di
una razza
Sappiamo inoltre che i bianchi erano considerati superiori e tutte le altre razze
inferiori
Tuttavia, nel caso della colonizzazione dell'Etiopia da parte dell'Italia questa
giusti cazione era precaria in quanto gli indigeni erano considerati "bianchi" in
quanto avevano un colore della pelle chiaro, non erano neri
Inoltre, un altro fattore che allontanava gli etiopi dai neri primitivi risiedeva
anche nel fatto che l'Africa orientale fosse considerata la culla delle razze
occidentali dalla qualche proveniva anche quella italiana.
Quindi, da questo momento in poi la razza italiana viene descritta come una
mescolanza di razze diverse (gli italiani del nord apparivano più vicini alla razza
ariana e quindi superiori, mentre quelli del sud più vicini all'Africa orientale e
quindi inferiori)
In questo periodo, Mussolini si occupa di condurre un’importante opera di
censura e di controllo con l
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scopo di avere come unica rappresentazione della razza italiana quella che la
considera come una razza unica, senza differenze interne e superiore in quanto
discendente dagli antichi romani (rendere gli italiani bianchi

Il mezzogiorno è un altro margine dell'Italia del Novecento, studieremo l'analisi


di questa cultura condotta da Carlo Levi e gli studi di De Martino
De Martino ri uta la concezione tipica del sud come perennemente inferiore e
arretrato tipica dell'Italia del Novecento. Così fa anche Levi, che si distingue però
da De Martino per alcuni aspetti
Levi scrive un'opera chiamata "Cristo si è fermato ad Eboli di Carlo Levi".
Quest'opera è importante perché descrive aspetti della vita quotidiana di questi
luoghi del sud e della propria cultura, attestandone la sua sopravvivenza anche in
epoca contemporanea
Possiamo affermare che nell’opera di Levi esiste un dualismo sostanziale in
quanto coesistono due diversi atteggiamenti nei confronti della meridionale che
vive:
-> in alcuni casi, dimostra di appartenere ad una cultura differente e di discostarsi
da quella meridionale, a volte anche con un aria di superiorità;
-> in altri, invece, parla di questa cultura e di queste persone come se fossero
sempre stati parte della sua visione del mondo e della sua cultura esprimendo un
forte senso di appartenenza (“i miei contadini”)
De Martino, invece, studia la cultura meridionale per capire come questa si sia
mantenuta no alla contemporaneità e come si sia sviluppata di pari passo con le
altre culture circostanti
Particolarmente, De Martino studia il fenomeno del pianto rituale e dei lamenti
funebri, svolti prevalentemente dalle donne con movimenti e gesti simili ad
oscillazioni, strapparsi vestiti, capelli e urla
Questo rituale, nonostante non fosse quello previsto dalla Chiesa cattolica, è
sopravvissuto no alla metà del 900 in quanto con uno scopo ben preciso e con
un forte senso intrinseco
Inoltre, si trattava piuttosto di una performance che seguiva uno schema ben
preciso, non era un comportamento incontrollato
De Martino ci parla anche di tarantismo, un fenomeno di isteria tipico del sud che
veniva fatto risalire al morso di un ragno o di qualche altro animale; questo si
veri cava principalmente nelle donne giovani che avevano appena vissuto una
delusione d'amore

Manicomi: le persone che venivano internate in questi luoghi venivano


considerate da chi si trovava all'esterno come elementi marginali
 

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Il termine manicomio signi ca letteralmente luogo per la cura e la custodia del


pazzo e sono stati utilizzati per contenere tutti gli italiani affetti da problemi
mentali
Successivamente alla prima guerra mondiale, il termine "manicomio" viene
sostituito con "ospedale psichiatrico"
L'operazione di chiusura di tutti i manicomi terminò nel 2002
Nel '69 viene pubblicato un libro dal titolo morire di classe, questo libro vuole
evidenziare come le persone che vengono rinchiuse in un manicomio, non solo
muoiono là dentro in senso sico, ma anche in senso sociale, in quanto una volta
che vengono ricoverate risultano automaticamente con nati ai margini di una
società che le ritiene ormai improduttive
La gura della donna, in questo caso, vive un doppio tipo di marginalità: sia
quella dovuta al fatto di essere donna, sia quella dovuta al suo essere considerata
una malata mentale
Per quanto riguarda il trattamento all'interno dei manicomi, non c'erano
distinzioni sostanziali tra uomini e donne.
le differenze sostanziali si ritrovavano nelle cause per cui un uomo o una donna
venga chiuso in manicomio
Le cause per cui una donna veniva ritenuta matta erano molte di più rispetto a
quelle di un uomo, la donna veniva ritenuta matta e chiusa in un manicomio per
ogni atteggiamento un po' più esplicito che si discostasse dalla gura tradizionale
di donna proposta dalla cultura cattolica e patriarcale (modesta, obbediente, non
doveva bere, non doveva parlare di sesso)

Un altro tipo di margine sono i campi nomadi, situazioni abitative misere situate
nelle periferie di molte città italiane, dove abitavano i migranti rom
Il gruppo sociale dei rom è stato da subito marginale a causa dei vari pregiudizi
legati all'immigrazione più povera in generale
Inoltre, a spingere sempre di più i rom ai margini contribuirono anche i media che
li cominciarono a descrivere sempre in modo più negativo
Es. una rom di 15 anni di Napoli accusata di aver tentato di rapire una bambina di
6 mesi da un condominio e fu arrestata solo sulle dichiarazione della mamma
Tuttavia, potremmo dire che anche i rom non vogliono essere inclusi all'interno
della società.
Quindi, per quanto riguarda l'atteggiamento dei confronti dei rom, dovremmo
considerarli sia interni che esterni ai centri della società
 

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