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Nel IV secolo gli artisti utilizzavano gli stessi modelli usati per la realizzazione dell’imperatore per

realizzare nell’immagine di Cristo.


A. Nel lone orientale vediamo come esempio il rilievo di marmo con la guarigione del cieco dove
è evidente l’in uenza dell’arte di corte non solo nel volto del cristo ma anche nella scena. (Cristo
sembra il sovrano/apostolo che porta una bandiera).
L’entrata dell’arte imperiale nei contesti cristiani ri ette la scristianizzazione dello stato. Questo
processo arriva al culmine nell’età teodosiana.
B. Nel lone occidentale abbiamo parallelamente i rilievi in avorio. Per esempio pie donne al
sepolcro. L’azione è ispirata ai prodotti del paganesimo — le donne ricordano rilievi greci.
È evidente come questa opera fosse stata realizzata in un laboratorio che era al servizio sia della
reazione pagana, che della burocrazia, che della devozione cristiana. ( in tutti e tre i contesti
vengono usati gli stessi accorgimenti formali e decorativi perché gli artisti fondamentalmente erano
gli stessi che si occupavano sia di committente pagane che cristiane).

L’uso del mosaico. Il mosaico a pasta vitrea è usato per decorare pareti e volte e rappresenta un
grande cambiamento in architettura.
Es. mosaico di Santa Pudenziana nel catino absidale che risale al 390, si tratta di un mosaico molto
prezioso con caratteri e iconogra a cristiana, non più allusivi o simbolici. All’interno di un porticato
a semicerchio, Cristo è al centro ed è seduto su un trono gemmato, è presentato come un losofo
(per la barba) e come un maestro (mano alzata); ai lati ci sono gli Apostoli no ad arrivare a san
Pietro e san Paolo, che sono incoronati da due donne che rappresentano le due ecclesie fondatrici
del cristianesimo: ecclesia ex gentibus, ovvero il paganesimo, e l’ecclesia ex circumcisione, ceppo
ebraico. Oltre il porticato si vedono edi ci classici raf guranti Gerusalemme. Sul monte spicca la
croce gemmata, simbolo della vittoria di Cristo sulla morte e del suo ritorno, la quale è circondata
dal Tetramorfo (angelo, leone, toro, aquila, cioè Matteo, Marco, Luca, Giovanni); ed in ne il cielo
rosseggiante del tramonto. Il Cristo barbuto è un’ iconogra a tipica orientale. Si tratta di un
mosaico di tipo naturalistico, con realismo negli edi ci classici, prospettiva, ombre e colori.
La parola chiave del IV secolo fu rigenerazione — l’eredità classica si presenta con la stessa forza
nell’arte, letteratura e pensiero pagano e cristiano.

V secolo. La caratteristica di questo secolo è la diversi cazione regionale. Teodosio divide l’impero
tra oriente e occidente che si diversi cano tra loto.
>occidente: le invasioni barbariche rompono l’unità politica
>oriente: unità politica ma scissioni religiose sulla natura umana e divina.
L’arte di questo periodo ri ette queste diversità. In italia ad esempio, ci sono sviluppi diversi tra
Ravenna e Roma. Una caratteristica del periodo è la frammentazione anche se tra le diverse regioni
emergono tratti comuni. La tradizione classica che si era rappresentata nel Iv secolo fu messa a dura
prova e a tendenze di vario tipo che niranno per modi carla — Venne pero mantenuta la tendenza
a distribuire dittici eburnei no al Vi secolo.
Es. dittico di boezio (in occidente). Il console è rappresentato in due modi diversi (in piedi e seduto,
ma non agisce nello spazio).
1. Ri uto degli standard classici.
2. Proporzioni sbagliate
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3. Sfondo architettonico
4. Figura schiacciata
5. Linee squadrate
6. No tridimensionalità

Il ri uto del classicismo accademico avviene gradualmente. Avviene quindi la perdita della grazia a
favore di movimenti meccanici
(es. evidente nei pannelli al British Museum con le scene del vangelo- rilievi appiattiti,
bidimensionali anche se sono altorilievi) [altorilievo: le forme sono de nite a tre dimensioni, ma
ancora attaccate allo sfondo, creando così un maggiore effetto di profondità che si avvicina alla
scultura a tutto tondo. bassorilievo: le gure emergono con una sporgenza inferiore, ridotta alla
metà del loro volume.]
Come in occidente anche in oriente si assiste all’indurimento delle forme, e niente profondità.
Es. dittici eburnei di Areobindo e Anastasio. Il trono è ricco di dettagli e la parte inferiore
rappresenti un’azione es giochi del circo.
I dittici orientali a confronto con la produzione italiana risultano più precisi e raf nati. La cosa in
comune tra orientali e occidentali è l’interesse a ostentare il potere.

Il mosaico nel V secolo. I mosaici pavimentali sono conservati meglio rispetto quelli parietali.
Nei centri orientali di Antiochia e Apamea nel V secolo nasce un nuovo tipo di decorazione
pavimentale.
1. Figure singole su sfondo neutro. No sfondo paesaggistico ma solo arbusti e alberi spogli (tappeto
gurativo)/prima tessere piccolissime con scene su sfondi evocativi di profondità con cornici.
Scopo: ingannare e stupire lo spettatore con l’illusione di sfondare la super cie.
2. Figura su intera super cie. Ne deriva una visione dritta delle gure da qualsiasi parte si osservi.

In Italia il tappeto gurativo si trova a partire dal II secolo con i mosaici a silhouette ( gure nere a
sfondo neutro). Ma anche in alcuni dittici eburnei di IV e V secolo — quindi occidente in usso che
ha introdotto queste caratteristiche nei tappeti gurativi orientali.

Mosaico parietale. In questo genere la protagonista è Ravenna che nel V secolo è capitale
dell’impero romano d’occidente.
IL MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA. Galla Placidia era la glia dell'imperatore Teodosio, e
alla sua morte, l’impero romano fu diviso, l’occidente nelle mani di Arcadio, mentre ad Onorio
toccò l’Oriente. La capitale venne spostata proprio a Ravenna. Il mausoleo è a croce greca, con
volte a botte sui 4 bracci e una cupola al centro; all'esterno si presenta con un’estrema semplicità,
spoglio, interamente di mattoni, uniche decorazioni sono gli archetti ciechi; ciò contrasta con
l'interno (difatti si indica simbolicamente il contrasto con il corpo e l'anima): l’interno è quindi
riccamente decorato, totalmente ricoperto di ricchi mosaici che arrotondano gli angoli delle pareti
dilatandone i volumi e seguono un programma iconogra co. Nella cupola è rappresentato un cielo
blu notturno con stelle dorate che si irradiano dalla croce al centro, nei pennacchi vi sono i simboli
apocalittici dei quattro evangelisti e al di sotto coppie di santi. Nelle lunette troviamo la
rappresentazione di Gesù Buon Pastore: al centro vi è Gesù con una tunica d'oro e seduto una
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roccia, appoggiato a una croce aurea, in torsione, mentre accarezza una pecora a destra e guarda il
gruppo a sinistra, il paesaggio è naturalistico, su più piani, molto tardoantico. L’altra lunetta
raf gura il Martirio di san Lorenzo, di tendenza più ultraterrena; raf gura una stanza illusionistica
in cui ci sono i codici dei 4 Vangeli e una graticola verso la quale il santo si dirige per essere
martirizzato e provare la sua fede in Dio, egli tiene una croce e un libro, con la veste che svolazza.

Battistero Neoniano o degli Ortodossi (400-450): portato a compimento dal vescovo Neone a
Ravenna, è a pianta ottagonale, con absidi su 4 lati alterni e anche qui l'esterno è semplice, sobrio e
in mattoni, mentre l'interno è riccamente decorato con mosaici e due registri di arcate, più uno
superiore costituito dalla sola cupola. La cupola è interamente mosaicata, è organizzata su due fasce
concentriche; nella più esterna ci sono architetture prospettiche ellenistiche in cui si alternano troni
vuoti, quindi etimasia, nella fascia più interna, separati da piante di acanto, ci sono i dodici Apostoli,
che procedono in direzioni opposte n quando san Pietro e san Paolo non si trovano di fronte e
simmetrici, questo ritmo centripeto si conclude nel tondo centrale col Battesimo di Cristo: il Cristo è
mostrato frontalmente immerso nel Giordano no ai anchi, il Battista è invece di pro lo mentre
versa l'acqua sulla testa di Gesù, con la gamba sinistra piegata, e sulla testa c'è una colomba
(simbolo dello Spirito Santo); estremo naturalismo nella composizione, tranne che per il cielo che è
dorato, come segno di trascendenza e della gloria del Paradiso; i contorni dei personaggi sono
marcati da tessere rosse, risultando così bidimensionali. Si tratta di iconogra a cristiana.

Battistero degli Ariani: ne del V e l'inizio del VI, è così chiamato poiché gli Ostrogoti seguivano la
dottrina di Ario; questo edi cio è a pianta ottagonale e in mattoni semplici all'esterno, e all'interno i
mosaici ripropongono gli stessi temi di quello Neoniano, ma in modo sempli cato: la calotta
presenta una sola corona attorno al tondo col Battesimo di Cristo, e in essa ci sono gli Apostoli, con
panneggi rigidi, guidati da un lato da san Pietro con in mano le chiavi del Paradiso e dall'altro da
san Paolo con in mano le sue lettere, che convergono verso l'etimasia; le foglie di acanto sono
sostituite da palme che sembrano sospese nel fondo oro in cui si trovano gli Apostoli; si rinuncia
quindi alla strutturazione architettonica di stampo ancora romano.

Basilica di Sant' Apollinare Nuovo (Chiesa Palatina) (505): fatta costruire da Teodorico per il culto
ariano della sua gente (Visigoti), venne poi consacrata al cattolicesimo in periodo giustinianeo; a tre
navate, priva di quadriportico e preceduta dal solo nartece, la navata centrale presenta un ritmo di
archi a tutto sesto che culminano con un'abside cilindrica all’interno, ma poligonale all’esterno. I
mosaici della navata centrale dividono le pareti in tre registri orizzontali. In quello inferiore sulla
parete di destra vi è il Palazzo di Teodorico, in prospettiva ribaltata, al di là del palazzo si notano
invece edi ci che simboleggiano Ravenna. Sulla parete di fronte è raf gurato il Porto di Classe, cioè
la otta di Teodorico, per simboleggiare nuovamente il potere; a destra c'è la città dentro le mura
merlate, con vari edi ci realizzati con ingenuità prospettica, a sinistra invece entro due torri merlate
ci sono tre navi sul mare azzurro. Da queste due scene si originano due processioni, quella di destra
di Martiri guidati da san Martino che si dirigono vero il Cristo in trono af ancato da angeli, mentre
quella di sinistra di Vergini guidate dai Re Magi che vanno verso la Vergine in trono col Bambino
anch'essa af ancata da angeli; questi cortei presentano caratteri distintivi dell'arte bizantina: quali la
ripetitività dei gesti, preziosità abiti, mancanza di volume, frontalità, ssità sguardi, monocromia
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degli sfondi dorati, elementi vegetali usati solo come ornamenti, mancanza di un piano di appoggio
che rende le gure come e uttuassero. Nel registro di mezzo ci sono riquadri tra le nestre che
incorniciano gure solide di Santi con vesti chiaroscurate, che sono immerse in un fondo oro ma
poggiano su un piano prospettico. Nel registro più alto ci sono invece piccole scene con episodi
evangelici eseguite in modo semplice e senza aderenza al naturalismo, privi di concretezza e in uno
sfondo dorato.

I CONFLITTI DEL V SECOLO. Un esempio di decorazione musiva è quella presso la basilica di


Santa Maria Maggiore. Eretta da un papa per dimostrare la superiorità della chiesa sul paganesimo.
Si tratta di un momento di ritorno al classicismo, in quanti si cerca la compostezza classica con
proporzioni armoniose. E’ divisa in tre navate tramite due le di colonne ioniche che sostengono un
architrave continuo, questo ritmo di colonne è ripetuto al piano superiore tramite nestre af ancate
da lesene; nasce priva di transetto, aggiunto poi rendendo l'originale arco absidale in un arco
trionfale. Nella navata centrale sono rappresentate storie dell'Antico Testamento; mosaici
organizzati in un'unica cornice (quindi pannello unico) e sono divisi orizzontalmente secondo la
tradizione classica del fregio continuo, il linguaggio è ancora classico, l’ambientazione naturalistica,
è forte il dinamismo dei personaggi. La fonte ispiratrice dei mosaici è un manoscritto miniato, il
Virgilio Vaticano dal quale si riprende il naturalismo. Contemporaneamente vengono eseguiti i
mosaici sull'arco trionfale detto di Efeso, ma di mano differente, visto che le regole prospettiche sono
state abbandonate, essendo i personaggi più frontali e la composizione avviene per fasce orizzontali,
l'ambiente è irrilevante e il fondo quasi monocromo non suggerisce una spazialità. Sulla posizione
più elevata dell'arco c'è un’iscrizione dedicata a Sisto, con i simboli apocalittici dei quattro
evangelisti, i santi Pietro e Paolo con al centro trono gemmato vuoto, l'etimasia, che evoca Cristo
senza rappresentarlo, si attende il suo ritorno:, c’è anche un rotolo con 7 sigilli che allude alla legge
cristiana; e la croce gemmata che allude alla vittoria di Cristo sulla morte.
I mosaici in Santa Maria Maggiore sono coevi con quelli del mausoleo di Galla Placidia. In
entrambe le decorazioni musive negano la super cie.
Differenze tra mosaici dell’arco e quelli della navata sono minime, quindi si pensa che siano fatti da
mani diverse di una stessa squadra. La discrepanza potrebbe dipendere dall’utilizzo di modelli
diversi per le scene dell’antico e nuovo testamento. Si pensa inoltre che la squadra lavoratrice di
S.M.M provenga dall’Oriente Greco —somiglianze con mosaici pavimentali di Antiochia.

Sempre nel V secolo nasce la tecnica del tappeto gurato- prevede la perdita delle relazioni naturali
in favore dell’astrazione. — periodo particolarmente creativo dal punto di vista architettonico.
Es. capitelli corinzi. IV. Secolo: classico. V. Secolo: nuovo elemento, imposta.

Capitello corinzio ingloba


quello ionico e forma
capitello- imposta ionico +
capitello corinzio = capitello
imposta. Cambiamento di
tipo estetico (processo di
abbandono del classico e
avvicinamento
all’astrazione).
VI secolo.
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GIUSTINIANO. 527 sale al trono, si apre un’epoca chiamata I età dell’arte bizantina,
completamento della tradizione artistica precedente.
Es. basilica di San Vitale realizzata da Ecclesio e costruita dopo che i bizantini conquistano la
città. si rifà al San Lorenzo di Milano, ha pianta ottagonale ed è preceduta da un atrio a forcipe
tangente a uno spigolo (quindi non è su uno dei lati); l'esterno è semplice, decorato da lesene e
cornici marcapiano; all'interno la struttura massiccia dei pilastri è stemperata dai capitelli a traforo,
e tra il capitello e l'imposta dell'arco vi sono i pulvini, "cuscinetti" di derivazione orientale.
Nell'abside vi è rappresentato Cristo sul globo dominatore dell'universo, con Giustiniano e il vescovo
Massimiano. Per quanto riguarda i mosaici, abbiamo nel presbiterio ci sono due pannelli mosaicati,
uno con Giustiniano e i suoi dignitari e l’altro con la regina Teodora e la sua corte, mentre portano
l'uno il pane e l'altra il vino in occasione della consacrazione della chiesa, episodio in realtà mai
avvenuto, la rappresentazione molto schematica, non naturalistica, infatti ad esempio la porta nel
pannello con Teodora non è coerente col piano orizzontale; sembra quasi si pestino i piedi, ma in
realtà le gure sono rappresentate in modo statico e anzi l'imperatrice sembra incastonata sotto la
conchiglia rovesciata come una gemma; nel pannello con Giustiniano è del tutto assente
un'ambientazione architettonica, e gli unici elementi sono ornamentali, accanto all'imperatore c'è il
clero e dei soldati, simboli del potere monarchico, la rappresentazione è senza tempo: estrema è la
bidimensionalità, il preziosismo per rappresentare la regalità imperiale, gesti ripetuti, solennità,
mancanza di un verosimile piano d'appoggio, fondo oro irreale, dimensione astratta.

Mosaici pavimentali. VI secolo il pavimento delle navate delle chiese del mondo greco presentava
uccelli, piante, animali in motivi geometri ripetitivi così da espandersi all’in nito.
Es. pavimento antiochiano dello striding lion — leone al centro con animali intorno che guardano
in tutte le direzioni rendendolo un mosaico multidirezionale.

Ideale estetico degli artisti nel periodo di Giustiniano è completezza e unitarietà, l’ordine divino
veniva rappresentato sotto sembianze dell’origine naturale, ma questo ideale estetico nisce subito
perché il rapporto tra forme astratte e forme organiche poteva essere aggiunto solo da esperti.
Il periodo immediatamente successivo è caratterizzato dalla crisi dell’impero giustinianeo.

I mosaici mostrano un netto cambiamento.


Es. a Ravenna in sant’Apollinare in classe. elementi tipici bizantini nel mosaico dell'abside:
nell’arco absidale, alla sommità in un cielo blu striato di nubi apocalittiche c'è il Tetramorfo e un
clipeo con il busto di Cristo, verso il quale convergono 12 pecore, simboli degli Apostoli; nel catino
absidale troviamo al centro una croce gemmata in una volta stellata racchiusa in una corona
gemmata, e al centro dei bracci vi è un tondo col il volto di Gesù, infatti qui la croce è simbolo della
Tras gurazione, tema realizzato per andare contro le tesi ariane, infatti Cristo rivela la sua natura
divina in un cielo dorato con nubi apocalittiche, da cui emerge la mano di Dio, fra le apparizioni dei
due profeti Elia e Mosè ai lati della croce e dei tre discepoli Pietro, Giovanni, Giacomo,
simboleggiati da tre pecore; in basso c'è sant'Apollinare, primo vescovo di Ravenna e protettore
della città, nel gesto dell'orante, poiché è un tramite tra i fedeli (rappresentati dalle pecore ai suoi
lati) che pregano e poi c’è Dio; raf gurazione stilizzata e geometrica, anche il prato verde e il
giardino orito essendo appiattiti perdono di naturalismo, tramutandosi in ornamento e dando
l'idea di un mondo trascendente. (Paesaggio + bidimensionalità)
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VII secolo, estrema astrazione e smaterializzazione durante il periodo dell’iconoclasmo. Si diffonde
l’idea che l’immagine fosse in rapporto trascendentale con la persona santa che rappresentava=
collegamento con il soprannaturale (non era più necessario elaborare i tratti sici dei santi).

MA IL VII SECOLO NON CONOBBE UN UNICO STILE.


Es. nel XX secolo vengono ritrovate suppellettili argentee (elementi che arredano) a sbalzo o
punzonatura — si pensavano fossero dell’antichità invece appartengono ad un periodo che va dal V
al VII secolo. Questo perché era possibile che a Costantinopoli ci fossero botteghe metallurgiche che
realizzavano questo tipo di opere. Gli artigiani bizantini non avevano mai rinnegato i miti
nell’antichità. Le suppellettili argentee appartenevano ad un’antichità bizantina.
La produzione di argenti classici si può distinguere in due fasi:
1) con Giustiniano 2) con Eraclio e Costone II

Es. piatto argenteo con Meleagro, dove è evidente che il lavoro è stato svolto da una mano che
conosceva bene la tecnica. Testimonia la corrente chiamata “ellenismo perenne nell’arte bizantina”.
Il piatto si può confrontare con Davide su un piatto argenteo”,
> ultimo più elaborato
>richiama l’arte del iv secolo, richiama un passato lontano
>revival classico dell’epoca di Eraclito- la scelta di temi e soggetti classici era più presente nelle corti
imperiali.

1900. Nel foro romano, la chiesa di S.Maria Antiqua ricavata poco dopo la metà del VI secolo da
accessi dei palazzi imperiali sotto il Palatino, ma nell’847 una frana la seppellì e fu abbandonata, per
poi essere riscoperta solo nel XX secolo. Qui vi è la cosiddetta parete-palinsesto nel muro destro di
anco all’abside, dove sono stati ritrovati 7 strati sovrapposti di affreschi; nello strato del VI secolo
(545 ca) vi è raf gurata la Madonna Regina, cio. la Vergine Teotokos (madre di Dio) al centro,
af ancata da un angelo (al quale corrispondeva simmetricamente un altro) che le rende omaggio,
mentre lei tiene il Bambino in grembo; è un’immagine di una corte bizantina, la Vergine è
abbigliata come una principessa d’Oriente (pendenti simili alla Madonna della Clemenza), sul trono
gemmato, in posizione frontale, eretta, ieratica, per dare l’idea della dimensione astratta; nello strato
del VII secolo, troviamo un’Annunciazione di straordinaria qualità di cui restano un angelo e parte
del volto della Vergine, realizzata col chiaroscuro, in modo naturalistico, con tratto rapido, che
denota conoscenza dei volumi anatomici di ispirazione classico-ellenistica. Testimone di una forte
corrente ellenistica nella pittura religiosa di VII e VIII secolo.

Anche la numismatica conosce un revival giustinianeo (Costantino IV attua una riforma che
comporta il ritorno ai disegni del periodo di Giustiniano).
> i disegni delle monete erano fatti esclusivamente a Costantinopoli
>tornano le immagini con busto e lineamenti + gura a 3/4
— torna la tradizione classica a Bisanzio nell’arte religiosa del VII secolo, dopo l’astrattismo del VI
e inizio VII.
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