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Quali sono i sistemi di datazione

-magistrati eponimi è quello più noto. In Atene, come a Roma, il metodo più di uso di cronologia
constava nel collegare l’entrata in carica dei magistrati cittadini, eletti di anno in anno, ad un
giorno preciso. Nacque così il concetto di “anno di carica”: i magistrati davano cioè il loro nome
all’anno, da cui eponimi: «sotto il consolato di....». Si tratta del sistema di datazione più di uso e
duraturo nel mondo greco-romano

-ere locali forma di usa per lo più in ambito greco. Si distinguevano gli anni attraverso la loro
progressiva numerazione a partire da un preciso momento scelto come principio di un’era:

->era dinastica la più antica du quella della dinastia dei Seleucidi, che datata al 312 a.C. inizio del
regno di Seleuco I nella parte orientale dell’Impero di Alessandro Magno

->era provinciale: calcolata a partire dalla costituzione di una provincia romana. Il limite stava che
questa cronologia era valida solo per la città o la provincia che riguardava non era quindi
universale per tutte le altre città

Questo sistema verrà superato con la caduta degli imperi ellenistici e la conquista da parte di
Roma

-ere olimpiche. A partire da 3 sec a.c. sopratutto in virtù del lavoro di Eratostene (studioso che
lavorava presso la biblioteca di Alessandria), si produsse una nuova forma cronologica cioè quella
delle ere olimpiche. Questa datazione fu di usa sopratutto nel mondo greco per superare i
particolarismi delle diverse liste di magistrati eponimi delle singole città. Nell’anno 776 a.c ci fu la
prima olimpiade è l’ultima vi fu il 393 d.c dopo che Teodosio le abolì

-anni di principato. Altra forma cronologica che partì da Augusto in poi e fu il conteggio degli anni
di principato. Il conteggio degli anni di principato di un imperatore si a erma solo in alcune
province orientali, in particolare in Egitto. È un sistema indiretto (utilizzato cioè da noi e non dai
romani) di datazione che é o erto dal conteggio della tribunicia potestas, un potere concesso agli
imperatori e rinnovato annualmente: esso è di norma sempre menzionato nelle titolature imperiali

-cronologia Ab Urbe condita. Tradotto signi ca dalla fondazione della città ed era un conteggio
erudito che in storiogra a viene usato solo tardivamente nell’opera di Paolo Orosio ( ne IV - V
sec. d.C.). L’anno di fondazione di Roma fu ssato da M. Porcio Catone nel II a.C. nel 754 a.C. e
poi da M. Terenzio Varrone nel I sec. a.C. venne spostato nel 753 a.C., che divenne poi quello
seguito sino ai giorni nostri

Forme cronologiche minori sono collegate all’ambito cristiano:

-era dei martiri. Contava partendo da l’inizio da l’impero di Diocleziano 284 d.c. La scelta del
nome derivava dal fatto che sotto Diocleziano ci fu la più cruenta persecuzione dei cristiani.
Questa era fu impiegata di più ad oriente ma anche in Europa trovò vari seguaci, fra cui Ambrogio
e Beda: ancora oggi, a quanto si dice, è usata in alcune cristianità copte dell'Alto Egitto

-l’indizione. Aveva a che fare con la durata di cicli scali di 15 anni ciascuno, non numerati
progressivamente (esempio: morto nell’anno III dell’indizione...). Si di use in Occidente a partire
del V sec d.c.

-dall’inizio dei tempi o Anno mundi. Dall’inizio dei tempi ossia si rifà all’ età convenzionali dai
patriarchi biblici, utilizzato sopratutto dai padri della chiesa dal III al VI sec d.c. Ad esempio
utilizzato da Eusebio di Cesarea e San Girolamo. L’anno di inizio è discordante nelle varie versioni.

Il calendario ebraico moderno e il calendario bizantino infatti utilizzano l'Anno Mundi, ma con un
anno iniziale e giorno di capodanno molto diversi

-l’anno domini (il sistema attuale )Anni ab incarnatione Domini”, sistema introdotto dal monaco
Dionigi il Piccolo (VI sec. d.C.) attraverso la ssazione della data del concepimento di Gesù. Solo
nel VII sec grazie a Beda il Venerabile lo modi cò considerando la data di nascita. Tutt’oggi il
calcolo è considerato errato in difetto di qualche anno perché la nascita di Gesù andrebbe posta
tra il IV e il VII. a.c. Non esiste l’anno zero

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-la datazione consolare o per consoli eponimi. Si tratta del sistema di datazione più in uso durante
la repubblica e durante l’impero, nei documenti u ciali così come nella storiogra a romana
(annalistica). Il sistema perdurò anche nel tardo impero sino alla conclusione della nomina
regolare dei consoli avvenuta per volontà dell’imperatore d’Oriente Giustiniano nel 541 d.C.

I magistrati eponimi si rifanno alla coppia di consoli in carica ad un determinato anno .


Solitamente la carica iniziava il 15 marzo dal 222 al 153 a.c. E poi si iniziò a farla partire dal 1
gennaio

La formula prevede la citazione dei nomi dei 2 consoli in caso ablativo seguita dalla menzione
della carica e dell’anno

Durante la repubblica questi consoli che entravano in carica o il 15 marzo o il 1 gennaio erano
detti ordinari. A partire dall’epoca augustea in anno potevano entrare in carica più coppie
consolari. I consoli che entravano in carica durante l’anno, di due, quattro o sei mesi dopo gli
ordinari, sostituendoli, erano detti su ecti, cioè sostituti. Ciò portò alla moltiplicazione di consoli
eponimi in un anno, per cui una coppia di consoli su ecti datava solo alcuni mesi dell’anno.

Dall’inizio del III sec. d.C. solo i consoli ordinari furono considerati eponimi, dunque dando il nome
all’intero anno, mentre cessano di esserlo i su ecti

-dalla fondazione della città “Ab Urbe condita”. conteggio d’ambito erudito, in storiogra a viene
utilizzato solo tardivamente nell’opera di Paolo Orosio ( ne IV - V sec. d.C.). Venne tuttavia
utilizzato sin dall’epoca Repubblicana per ssare la cronologia assoluta in modo complementare
alla datazione per magistrati eponimi. L’anno di fondazione di Roma veniva ssato sottraendo un
determinato numero di anni dalla data tradizionale della caduta di Troia, ssata da Eratostene di
Cirene nel III sec. a.C. al 1184/3 a.C. L’anno di fondazione di Roma fu ssato però da Marco
Porcio Catone, nella sua opera “le origini”, nel 2 sec a.c. Al 754 a.c. Della sua opera ne
possediamo solo una parte

L’altra cioè quella che si a ermò in modo de nitivo è quella di Marco Terenzio Varrone e lo fa
partire dal 1 sec nel 753 a.c. La cronologia “varroniana” divenne quella più seguita a partire da
Claudio (41-54 d.C.)

Queste 2 datazioni divennero complementari nei fasti consolari. I fasti erano i giorni dell’anno in
cui la trattazione degli a ari non era vietata da impedimenti di carattere religioso. Per estensione il
termine andò ad indicare lo stesso calendario romano e poiché il calendario era di solito
accompagnato dalla lista dei magistrati eponimi, si dissero Fasti consulares le liste dei consoli,
mentre, per analogia, Fasti triumphales le liste dei magistrati che ebbero concesso dal senato il
Trionfo per una vittoria militare (sebbene non riportate nel calendario)

Le registrazioni comprendono:

-il nome del trionfatore, con l’indicazione del padre e del nonno

-l'anno del trionfo

-il nome del popolo o dei popoli vinti

-il giorno e il mese della celebrazione, così: C. Duilius M. f(ilius) M. n(epos) co(n)s(ul) primus an(no)
CDXCIII navalem (triumphum) de Siculi(is) et classe Poenica egit K(alendis) interkalar(ibus)

I fasti capitolini sono stati ritrovati nel foro romano partire dal 1546/1547 dinanzi al tempio del divo
Antonino e Faustina. Sono stati redatti all’inizio del Principato e oggi sono conservati ai Musei
capitolini

Comprendono 4 lastre + diversi frammenti dove vi troviamo scritta la lista dei consoli (con alcune
lacune) dal 483 a.C. al 13 a.C., benché la lista originaria dovesse iniziare con l’instaurazione della
Repubblica (509 a.C.) ed arrivare almeno al 13 d.C.

Ogni dieci anni, a sinistra di ogni tavola, era intercalata la data di fondazione di Roma (secondo
Catone)

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Non é chiaro dove fossero a ssi ma secondo un’ipotesi su di un arco trionfale decretato dal
Senato per Augusto (Arco partico, oggi perduto), secondo un’altra ipotesi un probabile luogo di
a ssione era la regia, ossia la domus regia, residenza del rex d’epoca monarchica. Questo luogo
secondo la tradizione venne donato dal re Numa Pompilio al pontifex maximus, di cui diverrà per
l’intera storia romana la sede u ciale

La memoria pubblica della città nell’alta e media repubblica era gestita dal ponte ce massimo ed
era considerato il ponte tra la terra e Dio e aveva il compito di salvaguardare la pax deorum

Aveva il pieno controllo sul culto pubblico e dunque un immenso prestigio e inizialmente era
l’unico interprete dell’ordinamento giuridico. Date tale premesse egli era il redattore del calendario
e delle festività religiose dell’anno romano

Egli ogni anno pubblicava gli annales dei ponte ci la più antica memoria scritta di Roma. Ogni
anno il ponte ce massimo preparava una tavola imbiancata sulla quale era solito porre in alto i
nomi dei consoli e degli altri magistrati e annotare gli eventi memorabili occorsi giorno per giorno
all’interno e all’estero, per terra e per mare. Grazie alla loro diligenza gli antichi raccolsero i
commentari annuali in 80 libri, e li chiamarono Annales Maximi, dal nome dei ponte ci massimi
che li avevano compilati

Dei fasti consolari che noi conosciamo ci sono noti anche per via letteraria ad esempio abbiamo
dei testi che vanno dal I sec. a.C. al VII sec. d.C.

-Diodoro Siculo, che nelle parti superstiti della sua Bibliotheca historica (l. XI-XX) ci conserva la

lista dal 480 a.C. al 302 a.C.

-Tito Livio, che nel testo a noi pervenuto dà i consoli dal primo anno della repubblica al 293 a. C.

(II-X), e dal 218 a. C. al 167 a. C. (XXI-XLV)

-molto meno numerose sono le registrazioni superstiti di Polibio, Cicerone, Plinio, Cassio Dione

-Cronografo del 354 (un calendario illustrato di IV sec. d.C.): la serie intera sino al 354 d.C.

-Il Chronicon di Idazio (V sec. d.C.) la serie intera

-Il Chronicon Paschale (cronaca universale bizantina del VII sec. d.C.), la serie intera

I fasti consulares nelle epoche più antiche, prima di Augusto, erano conservati nel tempio di
Giunone Moneta (“ammonitrice”, presso la quale venne poi posizionata la prima zecca di Roma
posta sotto la tutela di questa divinità, da cui poi il nome di moneta per indicare il denaro),
vennero conservati dal 344 a.C. i fasti consulares iscritti in rotoli di lino, detti per questo libri lintei

Essi tuttavia dovettero essere visti dagli antichi come una documentazione non u ciale e sicura

Il confronto tra le diverse liste fasti

Dall’inizio del III sec. a.C. in poi si rincontrano poche di erenze, dovute per lo più ad errori di
trascrizione. Più rilevanti di erenze si rincontrano per il IV e V sec a.C.

Nei Fasti Capitolini, l’aggiunta di anni dittatoriali e di anni di “anarchia” lascia intendere alcune
interpolazioni della lista per le epoca più alte [2 anni decemvirali (451-450 a.C.), 5 anni di anarchia
(375-371 a.C.), in ne 4 anni dittatoriali (333, 324, 309, 301 a.C.)]

La censura del sacco di Roma del 387 a.c.

Nel libro di Plutarco “vita di Numa Pompilio 1” si dice che i resistiti che andarono perduti durante il
sacco di Roma vennero sostituiti da dei falsi e furono composti da persone che volevano entrare a
far parte delle casate più illustri delle città senza avere con esse alcuna relazione e ettiva

Invece nel libro di cicerone “Bruto” si dice che non bisogna fare a damento nemmeno su le cose
scritte sulle lapidi perché in essi infatti sono contenute molte cose mai accadute – trion inventati,
consolati in sovrannumero, infondate pretese allo status di patrizi, con uomini di condizione
sociale inferiore che si spacciano per membri di un’altra famiglia avente lo stesso nomen, come
se, per esempio, io sostenessi di discendere da Manio Tullio, che era un patrizio e fu console con
Servio Sulpicio dieci anni dopo la cacciata dei re

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La documentazione della storia della Roma arcaica a cui attinsero i primi storici romani nel III sec
a.C. :

-i Fasti consulares

-gli Annales dei ponte ci

-le fonti di natura famigliare (carmina e laudationes)

-le fonti orali di natura comune, riguardanti le leggende di fondazione della città di Roma o la
cacciati dei Re etruschi. Questo materiale era probabilmente oggetto di messa in scena nei Ludi
romani, i giochi che si tenevano sul modello etrusco, poi riorganizzati dal 364 a.C.

-il patrimonio documentario e iconogra co conservato negli edi ci pubblici e nei templi

La storiogra a romana

Nasce in concomitanza con le seconda guerra punica (218 - 202 a.C.).

La ragione risiedeva nell’esigenza da parte della classe senatoria di presentare Roma e le sue
ragioni all’opinione pubblica ellenistica: v’era infatti un importante storiogra a greca
locartaginese

Questa esigenza rivolta verso un pubblico esterno implicava l’adozione della lingua greca allo
stesso modo della tradizione del genere letterario: la storiogra a fu inventata da Greci nel V sec.
a.C. a partire dallo stesso termine historia

La storiogra a si distingue per 3 ragioni:

-la mentalità gentilizia cioè la necessità non solo di giusti care lai politica romana e esaltare la
gloria di Roma, ma di esaltare le virtù dei priori antenati e accrescere il prestigio della propria gens
e familia, nell’ottica della nobilitas patrizio-plebea

-il ruolo della religione nella vita pubblica, politica e militare di Roma. Nulla si faceva senza il
consenso degli dei

-la scelta di non scrivere solo di storia contemporanea, ma di partire dalle origini e o rire una
ricostruzione dell’intera storia della città. Una necessità dettata dagli scoli per cui era nata la
storiogra a romana: giusti care Roma agli occhi dei greci

Il primo storiografo romano su quinto Fabio Pittore. Lui fu membro di una delle gentes Patrizia più
importanti, la gens Fabia, conservatrice e legata al mondo etrusco, Q. Fabio Pittore ricoprì
l’incarico di recarsi a Del in Grecia presso l’oracolo su mandato del senato romano
(evidentemente per la sua conoscenza del greco) dopo la disastrosa scon tta patita dai Romani
ad opera di Annibale nel 216 a.C. a Canne

La sua opera scritta in greca si intitolava forse Praxeis ton romaion (Gesta del popolo Romano),
ma non sappiamo in quanti libri era composta: ne rimangono solamente 30 frammenti. Il principio
era l’arrivo di Ercole in Italia (che precedeva quello di Enea) e si concludeva probabilmente con la
battaglia di Canne

Il secondo storiografo è Marco Porcio Catone, un personaggio che nella sua famiglia non ha visto
nessun antenato console al contrario di Pittore. Lui fu console nel 195 a.c. ottenne il trionfo in
Spagna e divenne censore, si batté contro l’ellenizzazione della classe dirigente romana, tra cui gli
Scipioni. Scrisse un’opera sull’agricoltura (de agri cultura) nella quale si teorizzava la villa rustica
con il massiccio utilizzo di schiavi. La sua opera storiogra ca si intitolava probabilmente Origines
e si componeva di 7 libri dalla fondazione di Roma sino al 150 a.C. Ne rimangono circa 150
frammenti

Il terzo storico Polibio non è un romano ma greco. Lui proveniva dalla megalopoli cioè città non
distante da Sparta e fu membro importante dell’aristocrazia locale e uno dei membri della lega
achea che combatte contro Roma nelle guerre macedone. Dopo la scon tta della Macedonia
nella battaglia di Pidna (168 a.C.), fu uno dei 1.000 nobile greci portati come ostaggi a Roma. Qui
fu introdotto nel circolo degli Scipioni e scrisse 40 libri di Storie, che andavano dal 264 a.C.
(scoppio della prima guerra punica) al 146 a.C. (distruzione di Cartagine): ne rimangono i primi 5,
più alcuni stralci dei rimanenti

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Dal momento che Roma ha conquistato il Mediterraneo, per Polibio non è più necessario dedicare
monogra che a singole città o regni: è ora possibile scrivere una storia universale nella quale tutto
si intreccia nell’orbita di Roma

Grande utilizzatore di fonti documentarie originali (trattata di pace, atti del senato etc.), come il
primo trattato romano-cartaginese. Secondo Polibio, la grandezza di Roma sta nella sua
costituzione mista: i due consoli rappresentano il potere monarchico, il Senato quello oligarchico,
e le assemblee del popolo quello democratico. É nel loro bilanciamento che risiede il successo
del modello romano

Le origini di Roma per fonti letterarie

Le prime opere letterarie che si occupano delle origini di Roma risalgono al 1 sec a.c in particolare
a Tito Ligui, Diodoro Siculo e Dionigi di Alicarnasso. Pochi sono i frammenti sopravvissuti di
storiogra precedenti, tra cui Fabio Pittore e Cincio Alimento (III sec. a.C.) e soprattutto Catone. In
essi con uiscono «tradizioni» molto antiche, che già avevano avuto una propria de nizione in
epoche precedenti. Le tradizioni sono fondamentali nella formulazione originaria della
successione monarchica ssata nei 7 re di Roma

È sicuro che esistevano molte versioni diverse delle origini di Roma, tra le 25 e le 30 in totale. É
probabile che il mito, così come canonizzato da Virgilio nell’Eneide, avesse visto la sintesi tra un
mito fondativo di importazione greca (Enea) e uno più schiettamente autoctono (Romolo). La
leggenda greca di Enea in Italia risale almeno al VI/V sec. a.C. e risulta accolta in ambiente
romano già all’inizio del IV sec. a.C. Già in questa fase, la leggenda greca dovette fondersi con la
tradizione locale (originariamente indipendente) concernente il fondatore Romolo: la versione più
antica di questa combinazione (metà IV sec. a.C.) faceva di Romolo un glio di Enea

L’accoglimento della leggenda di Enea venne usato oltre come strumento per rendersi
riconoscibili ad occhi greci si usò anche come simbolo dell’amicizia tra Romani e Greci. La chiave
troiana invece nel processo di autodeterminazione etnica era per dire che ne i romani ne i greci
erano barbari

Da un punto di vista storiogra co invece Sembra poco credibile che Roma abbia preso nome da
un fondatore, Romolo: se mai è più probabile il contrario, cioè che l’esistenza di una città
chiamata Roma fece immaginare che fosse stata fondata da Romolo, l’eroe eponimo, come era
accaduto per le città della storia greca. Non sappiamo siamo quale sia l’origine del nome «Roma».
Tra le possibilità, c’è quella che derivi dalla parola ruma («mammella», nel senso di collina), oppure
da Rumon, il termine latino arcaico che designava il ume Tevere

Secondo la leggenda, quando Romolo arrivò per fondare la sua città, l’area era sostanzialmente
disabitata, in realtà i dati archeologici smentiscono quest’ipotesi. Che la città fosse stata fondata
alla metà del VIII sec. a.C. da un re-fondatore, non è un fatto comprovato da dati archeologici
certi, nonostante diversi tentativi anche recenti

All’origine di Roma c’è una simbiosi tra popolazioni diverse che abitavano nella bassa valle del
Tevere, in particolare tra latini, Sabini e etruschi in un secondo momento, nella parte nale della
monarchia

La divisione cronologica dell’epoca monarchica dei 7 re di Roma

-il periodo della “monarchia Latino-Sabina” (753-617 a.C. – cioè metà VIII- ne VII sec. a.C.).
Questa è la parte più leggendaria

-il periodo della “monarchia Etrusca” (617-509 a.C. – cioè il VI sec. a.C., la così detta “grande

Roma dei Tarquini”)

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In realtà di parla anche di un altra gura cioè Arrunte Porsenna che fu l’ultimo tentativo da parte di
un signore della guerra etrusco di riconquistare il controllo di Roma ma dopo che venne scon tto
non ci fu più nessun regnante ma la città si stabilì secondo la repubblica
romana

Il predominio sull’Italia degli etruschi

Nel periodo di massimo potenza politica, la civiltà etrusca andava oltre i


con ni dell’Etruria storica, in particolare:

-l’Etruria padana (per la quale le fonti parlano di Dodecapoli con a testa


Felsina, ossia la più tarda colonia di Bononia, Bologna). I territori andarono
perduti a seguito della migrazione delle popolazioni celtiche nel IV sec.
a.C.

-l’Etruria campana (per la quale le fonti parlano di Dodecapoli con a testa


Capua). Quest’ultima fu travolta dalle incursioni dei Sanniti nel V sec. a.C.

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