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Storia Romana

I Giulio Claudi
Parte 4 Capitolo 2

Una dinastia?
Augusto morì nel 14 d.C. in Campania.
Il suo corpo venne trasportato a Roma e le sue ceneri riposte nel mausoleo in Campo Marzio
assieme a Marcello, Caio e Lucio Cesari.
Il glio Tiberio non si sentì di governare da solo e propose al Senato di af dare lo Stato a più
persone, ma il Senato non acconsenti e riuscì a convincere Tiberio ad accettare, anche se solo
temporaneamente.
Il potere rimase all’interno della famiglia Giulio-Claudia dal 14 al 68 d.C. (discendenti dei
Iulii come Giulio Cesare e dei Claudii come Tiberio Claudio Nerone), ma alla morte di
Tiberio non fu seguito l’ordine dinastico programmato da Augusto.
Infatti il glio di Tiberio, Druso minore e Germanico morirono precocemente e la
successione passò a Gaio, detto Caligola, che non era stato adottato da Tiberio e non aveva
né condiviso con lui l’imperium, ne potestà tribunizia.
Quindi Caligola discendeva dal ramo della famiglia di Germanico.
L’ultimo esponente della dinastia fu Nerone proveniente da una famiglia nobiliare diversa,
quella dei Domizi, mentre da parte di madre discendeva dalla famiglia Claudio-Giulia.

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Tiberio (14-37 d.C.)


Nonostante non godesse di grande popolarità il suo governo fu una continuazione di quello
augusteo. Le fonti, in particolare di Tacito, ci riportano il suo dif cile rapporto con il Senato,
dovuto al carattere dif cile di Tiberio e all’invidia provata dallo stesso nei confronti di altri
personaggi più benvoluti di lui come ad esempio Germanico.
Altre fonti invece dipingono Tiberio come un uomo di valore, sia militarmente che come
governatore. Attento e preciso nella gestione dello Stato, sulla libertà dei magistrati, sul
controllo delle province, in modo che non venissero sfruttate, egli modi cò il sistema elettorale
con il passaggio delle votazioni dai comizi alla partecipazione popolare del senato.
Nonostante ciò dovette fronteggiare un’opposizione agguerrita che voleva maggior autonomia
decisionale e la libertà del senato.
Durante il suo regno si stabilizzo' il fronte renano e non si espanse in Germania.
Germanico morì in circostanze misteriose con sintomi di avvelenamento ad Antiochia nel 19
d.C., dove fu spedito da Tiberio per invidia e dove Germanico si scontrò con il proconsole
Calpurnio Pisone, che fu condannato per omicidio.
A Roma quindi, si aprì un dibattito tra Tiberio e Agrippina per la successione al trono al
quale erano candidati il glio di Tiberio, Druso minore e uno dei tre gli di Germanico e
Agrippina.
Nel 23 d.C. Seiano, il prefetto del pretorio iniziò ad accrescere il suo potere, concentrando le
truppe a Roma e guadagnando la ducia di Tiberio, che nel 26 d.C. fu costretto a scappare a
Capri.
Nel frattempo Seiano riuscì a dominare la vita politica di Roma, in uenzando le decisioni
dell’Imperatore, aspirando per no alla successione, chiedendo di sposare la glia vedova di
Tiberio.
Inoltre dichiarò Agrippina nemico pubblico e imprigionò i suoi due gli, ma venne fermato
da Antonia, madre di Germanico che convinse Tiberio ad arrestarlo e giustiziarlo.
Mentre l’Imperatore si trovava a Capri, la situazione a Roma non era delle migliori: ci fu una
crisi nanziaria e peggiorò il rapporto con il Senato con conseguenti processi e condanne a
numerosi senatori sostenitori di Seiano.
Agrippina si suicidò e i gli vennero uccisi.
Alla morte di Tiberio nel 37 d.C. vennero nominati come eredi congiunti Druso minore e
Caligola che poi grazie all’intervento del pretorio Macrone, divenne unico erede ed eliminò
Tiberio Gemello

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Caligola (37-41 d.C.)


L’impero di Gaio fu relativamente breve e ricordato e citato dalla storiogra a per la sua
stravaganza.
Inizialmente fu accolto con entusiasmo dall’esercito, dalla plebe e per no dai pretoriani,
grazie anche al suo governo basato su donazioni, spettacoli e opere edilizie, che però
portarono all’esaurimento delle riserve nanziarie lasciate da Tiberio.
L’unico organo che non lo supportava era il Senato, per il suo interesse a rafforzare il proprio
potere e per la scarsa attenzione mostrata per il governo dell’Impero.
Le fonti gli attribuiscono addirittura una malattia mentale, con tendenza a forme di
dispotismo ed esecuzioni (fra i quali il prefetto del pretorio Macrone).
Inoltre fece uccidere nel 40 d.C. il re Tolomeo di Mauretania (ultimo discendente di Antonio
e Cleopatra), episodio che scatenò una guerra che verrà conclusa solamente sotto il governo
di Claudio, con l’annessione del regno a Roma.

In politica estera ripristinò un sistema di Stati cuscinetto in Oriente, grazie a delle amicizie
ereditate da Marco Antonio. Un esempio è la Commagene, prima provincia sotto Tiberio e
poi restituita ad un sovrano. Oppure la concessione di ampi territori della Galilea ad un
amico, Erode Agrippa.
Durante il suo regno ci furono diversi con itti con gli Ebrei, che ebbero inizio con la richiesta
di Caligola di erigere la propria statua nel Tempio di Gerusalemme.
Nel 41 d.C. fu vittima di una congiura e la sua morte impedì la continuazione dei con itti in
Giudea.
Questi accadimenti ci vengono raccontati nel dettaglio da Flavio Giuseppe, storico di origini
ebraiche e dal losofo Filone.

Claudio (41-54 d.C.)


Claudio, zio di Caligola, mise in atto una riforma signi cativa: la divisione
dell’amministrazione centrale in 4 uf ci (un segretariato generale e tre per le nanze, per le
suppliche e per l’istruzione dei processi con la presenza dell’Imperatore) con a capo dei liberti.
Cercò soluzioni ai problemi di approvvigionamento granario e idrico costruendo il porto di
Ostia per consentire alle navi granarie più grandi di attraccare, modi cando la distribuzione
del grano e costruendo un nuovo acquedotto.
Inoltre boni cò la piana del Fucino in Abruzzo per aumentare la super cie coltivabile ed era
molto interessato alle province, come possiamo notare da un documento trascritto su una
tavola di bronzo, scoperta a Lione, che concedeva ai notabili della Gallia Comata il diritto di
accedere al Senato.

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Fondò anche colonie in Britannia, Germania e Mauretania e dovette risolvere altre questioni
politiche lasciate aperte da Caligola come ad esempio la guerra in Mauretania, la quale venne
divisa in due province, con a capo dei procuratori equestri e vennero ristabiliti i privilegi delle
comunità ebraiche in modo da evitare scontri con le poleis greche.
Nel 49 d.C. vennero espulsi gli Ebrei da Roma al ne di evitare disordini.
Nel 43 d.C. Claudio conquistò la Britannia meridionale che diventò provincia.
Il suo regno però fu caratterizzato da intrighi di corte, come ad esempio il matrimonio con
Messalina, messa a morte poi nel 48 d.C. con l’accusa di tramare contro l’Imperatore.
Morì nel 54 d.C. avvelenato da Agrippina, sua seconda moglie che voleva assicurare il trono
al glio Britannico, adottato dal matrimonio precedente.

La società imperiale
Alla base della concezione della società romana imperiale c’era la convinzione che dovesse
esserci una differenziazione dello status giuridico delle persone.
Ad esempio Augusto differenziò i ceti dirigenti a Roma, senatori ed equites ed introdusse
elementi per distinguere anche i ceti dirigenti dei municipi oltre alla regolazione dei privilegi
di altri gruppi della società, come ad esempio coloro che possedevano la cittadinanza.
In poche parole esistevano meccanismi di promozione sociale.
La schiavitù era diventata una caratteristica della società e fondamentale per l’economia,
soprattutto per l’agricoltura, anche se venne pian piano sostituita con l’impiego di coloni
liberi.
Inoltre c’era una percentuale numerosa di schiavi domestici per attività artigianali o
nell’ambito dei servizi quali scuola, medicina ed amministrazione.
La familia Caesaris invece era una categoria di schiavi imperiali che si occupavano di nanza
e amministrazione del patrimonio imperiale. Erano organizzati in gerarchie e potevano
persino raggiungere un livello di ricchezza addirittura più alto della nobiltà senatoria.
Bisogna però distinguere la ricchezza dallo status giuridico, essendo due aspetti indipendenti.
Ad esempio uno schiavo poteva acquistare la libertà grazie al suo patrimonio, ma rimaneva
legato all’ex padrone da un rapporto di clientela o prestazioni di lavoro e non poteva
comunque accedere alle cariche delle magistrature.
I liberti erano la classe sociale più attiva in settori come l’artigianato, commercio e servizi.
Potevano raggiungere cariche all’interno di associazioni professionali, tanto che i quattro
liberti di Claudio, Callisto, Pallante, Polibio e Narcisso ottennero per no la direzione dei
nuovi servizi di amministrazione. Ciò causò dei problemi, dato che le cariche dovevano essere
riservate ai due ceti dirigenti.

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Un’altra classe sociale di rilievo erano i provinciali liberi, classe molto articolata, che
comprendeva gli abitanti delle poleis greche, gli abitanti dei villaggi della Britannia e i nomadi
del deserto.
Il princeps aveva la facoltà di promuovere non solo ceti cittadini, ma persino intere città,
concedendo la cittadinanza per cui, per i provinciali, il passo successivo erano le due classi
dirigenti (l’ordo senatorius e il ceto equestre).
In realtà l’intervento del princeps non era l’unico modo per raggiungere la promozione, ma
spesso era anche grazie al patronato, alle raccomandazioni di uf ciali superiori o anche il
servizio nell’esercito, che permetteva l’entrata a far parte delle élites municipali no ad
arrivare a ricoprire le cariche delle magistrature locali.

Nerone (54-68 d.C.)


Nerone per il suo governo si ispirò all’opera De Clementia, composta nel 55 d.C. dal suo
precettore Anneo Seneca, la quale sosteneva che la responsabilità del popolo dovesse
appartenere solo ad una persona e puntava al consolidamento dei poteri in mano al princeps.
Inizialmente cercò una collaborazione con il senato, poi si avvicinò ad un’idea teocratica e
assoluta del potere imperiale, che veniva considerato un dono degli dei, provocando però
degli scontri con le antiche famiglie repubblicane e senatorie.
Nerone inoltre, era appassionato d’arte e per questo ammirava la Grecia, l’Egitto e l'Oriente.
Fece uccidere il fratellastro Britannico nel 59 d.C. e la madre Agrippina, che lo ostacolava
nella relazione con Poppea Sabina e per il divorzio da Ottavia, glia di Claudio. Iniziò quindi
una serie di processi per lesa maestà, con l'obiettivo di annientare l’opposizione e coloro che
fossero imparentati anche lontanamente con Augusto.
Nel 64 d.C. fece incendiare Roma.
Di questo vennero incolpati i Cristiani e i costi di ricostruzione furono talmente alti da creare
tensioni tra il Senato e la plebe, con una conseguente perdita del consenso. Nerone cercò di
rimediare alla crisi nanziaria con un provvedimento basato sulla riduzione del peso della
moneta d’argento e tramite con sche, ma il denaro venne usato per la costruzione della
domus aurea sulle macerie degli edi ci distrutti dall’incendio.
Nel frattempo ci furono gravi ribellioni in Britannia, contro la durezza dei procuratori
imperiali impiegati nelle esazioni scali e in Giudea nel 66 d.C., quando venne requisito parte
del tesoro del Tempio di Gerusalemme.
A questa situazione tentarono di rimediare Muciano e Vespasiano.
Nel 65 d.C. Nerone fu minacciato dalla Congiura dei Pisoni, che coinvolse anche senatori e
cavalieri e nella quale persero la vita Seneca e Fenio Rufo, prefetto del pretorio.
In politica estera Nerone, grazie a Domizio Corbulone, valoroso generale, ottenne delle
vittorie sul fronte orientale, come ad esempio sui Parti e riconquistò l’Armenia.

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Nel 66 d.C. incorono' di persona il re Tiridate, chiuse il tempio di Giano e proclamò la


paci cazione dell’Impero.
Quando la situazione a Roma fu assicurata, Nerone parti per la Grecia per una tournée
artistica e agonistica dove vinse diversi premi.
Tra il 67 e il 68 d.C. il legato della Gallia, C.Giulio Vindice,si ribellò, ma fu solo la prima di
una lunga serie di rivolte, quali quella del governatore della Spagna, del governatore
dell’Africa e per no le truppe del Reno si rivoltarono.
Il Senato, dopo che i pretoriani ebbero abbandonato Nerone, lo dichiararono nemico
pubblico e venne eletto Galba come nuovo princeps.
Rimasto ormai senza nulla, Nerone si suicidò.

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