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Mezzi di contrasto alla ma a prima della morte di Falcone e Borsellino

La lotta alla ma a e all'intera organizzazione di COSA NOSTRA da parte dello


Stato non è mai stata semplice, proprio per la vastità del fenomeno da un punto
di vista non solo della sua rami cazione organizzativa, ma anche di tipo geogra -
co
Di sicuro un primo momento di contrasto tra lo Stato e la ma a si può inquadrare
dal punto di vista storico nel 1861, quando, pochi
mesi dopo la morte di Cavour, parlando alla Ca-
mera dei deputati, il parlamentare Angelo Brofferio
sostenne che «la maggior parte dei disordini che
succedono in Italia è da attribuirsi a forze di pub-
blica sicurezza in combutta con bande illegali, il
governo non si accorge che la sua polizia è com-
posta da uomini i quali non hanno rossore di trat-
tare con i ladri, con gli assassini e con i malfattori
d’ogni specie». La Camera reagì con manifesta-
zioni di scandalo che vennero messe a verbale,
ma Brofferio insistette: «Sì, o signori, con i ladri e
con gli assassini, i quali, come si rivelò nei crimi-
nali dibattimenti, comprano l’impunità dividendo
con la polizia l’infame bottino»
Da qui in poi furono messi in pratica una serie di
provvedimenti, sia da parte della Sinistra storica, che dal regime fascista, di De-
stra, volti a scardinare una serie di legami criminali in atto, ma la motivazione che
spinse il regime fascista ad azionarsi fu principalmente di interesse personale
La ma a era talmente radicata in Sicilia, soprattutto nella parte occidentale, quin-
di in particolar modo nelle province di Trapani e Palermo, che qui la cosiddetta
“fascistizzazione” della popolazione fu estremamente lenta e dif cile: infatti in ge-
nerale il fascismo non riuscirà mai a convincere completamente le coscienze dei
siciliani, proprio perché la ma a in questi territori regnava, grazie alla debolezza o
all’assenza delle precedenti istituzioni liberali. In sostanza, la criminalità organiz-
zata costituiva un ostacolo per il fascismo, per la sua penetrazione nel tessuto
sociale, e di conseguenza un ostacolo che doveva essere assolutamente abbat-
tuto
Mussolini allora decise di inviare Cesare Mori in Sicilia, in quanto quest’ultimo
non era nato nell’Isola, quindi non avendo legami con la popolazione locale pote-
va agire in modo più distaccato, e allo stesso tempo ne era un profondo conosci-
tore. Così il 2 Giugno 1924, in qualità di prefetto di Trapani, Mori arrivò nel capo-
luogo siciliano, rimanendovi no il 12 Ottobre 1925. Furono avviate delle vere e
proprie campagne militari contro i ma osi, il prefetto non si risparmierà, rimanen-
do spesso in prima linea e compiendo addirittura inseguimenti e duelli a cavallo.
La provincia di Trapani fu duramente e violentemente colpita dalle azioni antima-
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a del regime, a tal punto che alcuni fascisti trapanesi presenteranno al Duce una
petizione, lamentandosi dei metodi eccessivamente rigidi adottati da Mori e chie-
dendone l’allontanamento. Mussolini però appoggerà sempre e strenuamente il
Prefetto nelle sue azioni, facendogli sentire la propria ducia e concedendogli
“carta bianca” nell’azione repressiva, espellendo tutti gli autori di quella petizione
dal Partito Fascista Nazionale.

Dopo i buoni risultati raggiunti a Trapani, Mori fu designato prefetto di Palermo il


20 Ottobre 1925 e gli furono attribuiti poteri straordinari con competenze estese
per tutta la Sicilia
Per colpire i ma osi, Mori utilizzò metodi risoluti, ad esempio procedeva con il
sequestro dei beni oppure con l’arresto dei familiari del latitante o addirittura col-
locava in casa di quest’ultimo alcuni poliziotti, il cui sostentamento gravava sulla
famiglia del delinquente, in modo tale che il malavitoso, colpito profondamene
nell’onore, uscisse allo scoperto per consegnarsi alle autorità.
La percezione di uno Stato forte spinse alcuni a testimoniare e a presentarsi in
giudizio: un’arma incredibilmente micidiale per la ma a, ma sicuramente non è
tutto oro ciò che luccica. Innanzitutto, i metodi portati avanti da Mori erano estra-
nei a qualsiasi principio di uno “Stato di diritto”. Non è un caso che furono molte
le persone innocenti, che nulla avevano a che fare con la ma a, che vennero in-
giustamente condannate. Vennero arrestati molti ma osi, mentre tanti grandi capi
della ma a riuscirono a fuggire negli Stati Uniti. Altri invece caddero in uno stato
di letargo, pronti ad uscire nuovamente allo scoperto in tempi migliori
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Sebbene Mori avesse tentato di colpire anche i piani alti della ma a, nel momen-
to in cui egli era sul punto di mettere le mani su altri capi della cupola ma osa,
venne richiamato dalla Sicilia e nominato senatore a vita, forse perché Mussolini
considerava la lotta alla ma a conclusa.
Sicuramente l’azione portata avanti dal regime fascista fu importante, in quanto si
trattò della prima vera e propria politica antima a della storia del nostro Paese, la
prima volta che la ma a venne combattuta così frontalmente, ma fu comunque
una lotta portata avanti solo parzialmente, in quanto non se ne ebbe allora una
percezione chiarissima e per questo motivo alcuni grandi interessi economici del-
l’organizzazione criminale rimasero intatti
Altri movimenti di lotta alla ma a degni di nota sono di sicuro i Fasci Siciliani, nati
nel 1889 come una delle prime organizzazioni sindacali della storia d'Italia, orga-
nismi di denuncia sociale da parte della classe agricola, che chiedeva riforme per
il miglioramento delle proprie condizioni sociali e la salvaguardia dai soprusi che i
baroni ed i potenti perpetravano nei loro confronti
Dopo la ne della seconda guerra mondiale ci fu una nuova iniziativa ad opera
della classe contadina che, guidata dagli esponenti sindacali, volle s dare e con-
trastare gli interessi dei ma osi, chiedendo l'applicazione delle leggi Giulio-Segni
in forza delle quali i terreni sequestrati ai baroni che erano complici della ma a,
proprio perché sequestrati e lasciati incolti, venissero af dati a loro, ma anche
questo movimento fu contrastato dalle intimidazioni e dagli atti di violenza, no ad
arrivare a veri e propri omicidi, commessi dai malavitosi
Una svolta decisiva alla lotta contro la ma a fu data da parte dello Stato nel 1982,
con l'introduzione nel codice penale del "reato di associazione di tipo ma oso"
come risposta alle aggressioni e omicidi anche nei confronti di esponenti delle
istituzioni statali. Grazie a magistrati come Falcone e Borsellino furono indagati e
processati gli esponenti di spicco di Cosa Nostra che no ad allora riuscivano
sempre ad essere assolti dalle accuse di ma a per mancanza di prove, poiché
corrompevano i testimoni o distruggevano le prove a loro carico
In quel periodo si parlava sempre più apertamente del fenomeno ma oso, come
piaga della società e si cominciava a sviluppare una sensibilità di lotta al sistema
anche attraverso molte testate giornalistiche siciliane, tra cui I Siciliani e l'Ora,
che portavano avanti servizi e reportage sull'argomento
Cresce in quegli anni anche la coscienza sociale antima a all'interno delle piaz-
ze, delle associazioni e delle scuole, in cui si tenevano sempre più frequentemen-
te convegni e manifestazioni per diffondere un nuovo concetto di "legalità" come
motore di difesa alla violenza, alla sopraffazione e alle intimidazioni
Una lotta sempre più incisiva contro le stragi ma ose si uf cializza con la crea-
zione di veri e propri pool antima a, composti da esperi magistrati tra cui Falcone
e Borsellino, che portarono al processo non solo ma osi ma anche esponenti po-
litici che con essi risultarono implicati. Si acquisirono inoltre una serie di preziose
testimonianze da parte dei Boss ma osi che si dichiaravano "pentiti", i quali co-
minciarono a collaborare con lo Stato fornendo negli interrogatori a cui li sottopo-
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nevano i magistrati una serie di informazioni per catturare altri esponenti ma osi
e scardinare così il sistema organizzativo di Cosa Nostra
In ne nel 1991 lo stato istituì la DIA (Direzione investigativa antima a) e la DNA
(Direzione nazionale antima a), inoltre fu variato l'art.41 bis dell'ordinamento pe-
nitenziario che regolava la detenzione e il carcere duro per i colpevoli di reati ma-
osi.

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