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Fascismo e chiesa
Nel 1928 il governo ebbe iniziative per togliere potere allo stato liberale. Il Gran
Consiglio del Fascismo fu trasformato in un Organo supremo col compito di coordinare
le attività svolte dal regno sorto dopo la marcia d’ottobre e di indicare al re il capo del
governo. Fu approvata la nuova legge elettorale che prevedeva di votare si/no ad una
sola lista scelta dal Gran Consiglio. Le elezioni successive nel marzo del 1929 diedero ai
fascisti il 98% dei voti. Il successo fu favorito dal clima intimidatorio/propaganda e
dall’avvicinamento tra fascismo e chiesa cattolica.
Mussolini capì che era essenziale conquistare la ducia della chiesa per ra orzare
l’in uenza sulle masse (=perché Italia paese cattolico), perciò si impegna a risolvere i
problemi tra Stato e chiesa. Anche la chiesa di fronte al pericolo di una rivoluzione
socialista sembrava preferire il fascismo.
L’11 febbraio 1929 a Roma furono rmati i patti Lateranensi che regolavano le
relazioni tra stato e chiesa.
-un trattato bilaterale di reciproco riconoscimento tra Regno d’Italia e chiesa—> il papa
riconosce Roma capitale e Città del Vaticano Stato indipendente.
-un concordato (trattato politico fra stato e chiesa)—> fede cattolica divenne religione
u ciale dello stato e al matrimonio venne riconosciuta validità civile.
Il Papa accettò che i vescovi prima di prendere la loro diocesi giurassero fedeltà allo
stato: stato e chiesa erano uniti e il cattolicesimo assumeva una posizione di privilegio
sulle altre religioni.
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superiori erano divise in Liceo classico e istituti tecnici. La scuola era uno strumento
valido per plasmare n da subito il nuovo uomo fascista.
Dal 1930 fu approvata l’adozione di un testo unico che esaltava i successi del fascismo.
Tutti i giovani a partire da 6 anni vennero inseriti in delle associazioni militari che erano:
Per le femmine:
Il tutto faceva parte dell’opera nazionale balilla che doveva abituare a “credere,
obbedire, combattere”—> dovevano rispettare regole ferree e combattere in nome della
nazione.
1) la radio iniziò a trasmettere i discorsi di Mussolini: nasce l’EIAR (Ente italiano per le
audizioni radiofoniche) che fu rigidamente controllato dal regime.
2) il cinema—> i cinegiornali (realizzati dall’istituto Luce) prima dei lm, questi erano
controllati da Mussolini prima che uscissero e diceva cosa andava cambiato. I
cinegiornali, al contrario del cinema, presentavano il sonoro e dunque la voce di
Mussolini venne inserita anche in questo contesto.
Il fascismo creò il Ministero per la cultura popolare che si occupava proprio della
propaganda.
Donna e fascismo—> La donna nell’Italia fascista era madre e moglie. Mussolini inserì
la battaglia per la crescita demogra ca incentivando la maternità e condannando
l’aborto e prometteva premi in denaro alle donne proli che.
Culto della romanità—> Centrale nel periodo fu il culto della romanità con i simboli
(fascio littorio, aquila imperiale, saluto romano) e le forme architettoniche celebravano
l’arte romana. Il 21 aprile anniversario della fondazione di roma divenne festa nazionale
col nome di Natale di Roma.
Politica economica
Il regime doveva modernizzare l’Italia e dunque passare dal coinvolgimento delle masse
operaie. Nel 1927 venne emanata la Carta del lavoro in cui si individuava nel
corporativismo (sistema della cooperazione) un’alternativa fascista al capitalismo. La
rappresentanza corporativa avrebbe potuto prendere il posto di quella sindacale.
Con la crisi del 1929 nacquero poi le corporazioni—> organi statali di cui facevano
parte i produttori, che rinunciavano ai loro interessi per quello dello stato.
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rispetto alle monete straniere. Allora il governo dovette intervenire attraverso il
ra orzamento della lira. Mussolini in un discorso del 1926 annunciò un obiettivo che a
molti parve irraggiungibile: bisognava rivalutare la moneta in modo che 90 lire
corrispondessero ad una sterlina (quota novanta). Egli ci riuscì nell’anno successivo
attraverso dazi e sostegno di alcuni gruppi nanziari statunitensi. Conseguenze:
-positive—> abbassamento prezzi e vantaggi nelle importazioni di materie prime
-negative—> riduzione esportazioni di alcuni settori penalizzati dalla perdita di
competitività.
La battaglia del grano—> L’economia dell’Italia fascista era fondata principalmente sul
settore agricolo. Con l’aiuto dell’economista e agronomo Serpieri , la politica agraria
vide l’iniziativa della Battaglia del grano, che prevede di essere autosu cienti nella
produzione di grano (vantaggi: coltivati terreni incolti del meridione.Svantaggi:
penalizzate coltivazioni legate alle esportazioni). Mussolini organizzò il piano di boni ca
integrale per risolvere il problema di quelle terre che ancora erano improduttive. Il
risultato più evidente fu la boni ca delle paludi pontine a sud di Roma in cui furono
coinvolti moltissimi contadini provenienti anche da altre aree del paese (si creano anche
nuove città). Anche in altri luoghi furono poi attuate boni che del territorio e il ristagno
dell’economia nel sud determinò un esodo dalle campagne alle città. Si temeva che
l’a usso di manodopera in città avrebbe favorito la
con ittualità sociale perciò furono introdotte norme che limitavano la mobilità interna e
indirizzavano le migrazioni verso le zone da colonizzare. Mussolini decise insieme al
ministro delle nanze Volpi di adottare una politica protezionista (interventismo dello
stato in campo industriale): tutela i prodotti nazionali e crea istituzioni col compito di
intervenire con denaro per salvare fallimenti di banche e industrie. Lo stato diventa il
maggiore imprenditore industriale e banchiere Italiano e per ridurre la crisi avvia
numerosi lavori pubblici. L’obiettivo della politica economica fu il regime di autarchia
(Italia doveva bastare a se stessa) che andava a discapito delle politiche sociali per i
lavoratori ai quali era stato tolto il diritto
di protestare e favoriva i pro tti privati. Il fascismo non migliorò il tenore di vita e
soprattutto il meridione era ancora lontano dallo sviluppo. In Italia era radicato il
sistema clientelare e il fascismo aveva accentuato e non estirpato la corruzione
eliminando le libertà di opinione.
Politica estera
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Nel 1925 Mussolini sottoscrisse con la Gran Bretagna, la Francia, il Belgio e la
Germania il patto di Locarno, che prevedeva il riconoscimento dei con ni di pace
tracciati nel trattato di pace di Versailles. Negli anni successivi però l’Italia abbandonò
l’atteggiamento moderato per uno un po’ più aggressivo, anche se questo non gli
impedì di schierarsi a anco dei governi di Parigi e Londra, contro l’aggressivo
espansionismo della Germania hitleriana: quando nel 1934, alcuni nazisti austriaci
distrussero il cancelliere austriaco Dollfuss, il duce, per dimostrare che l’Italia non
avrebbe accettato l’annessione tedesca dell’Austria, inviò alcune divisioni al passo del
Brennero e, nel 1935, il governo italiano rmò, con Francia e Gran Bretagna, gli Accordi
di Stresa; tuttavia l’alleanza dell’Italia con Francia e Gran Bretagna cambiò nel giro di un
anno, quando Mussolini si avvicinò ad Hitler e decisivo in questo avvicinamento fu
l’invasione Italiana dell’Etiopia del 1935, dalla quale l’Italia ne uscì con gravi sanzioni:.
L’avvicinamento Italia-Germania porta nel 1936 alla stretta con la Germania del
cosiddetto Asse Roma-Berlino= alleanza tra la Germania di Hitler e l’Italia di
Mussolini.
Libia—> Alcune aree tradizionali di in uenza dell’Italia erano Libia, Somalia ed Eritrea: la
Libia era una colonia italiana dal 1911 anche se non era mai stata paci cata: infatti i
coloni italiani erano al sicuro solo nelle grandi città e negli insediamenti agricoli lungo la
costa, ma nell’immenso deserto dominavano le tribù locali,
che costringevano le forze di occupazione a una logorante
guerriglia. Le cose cambiarono nel 1921 quando Giuseppe
Volpi divenne nuovo governatore della Libia: con lui tra il
1923 e il 1930 venne riconquistata la Tripolitania e il Fezzan,
mentre nel 1930 fu sottomessa la Cirenaica, anche se non
senza pochi problemi anche perché lì l’esercito italiano trovò
la resistenza guidata da Omar al Mukhtar, ma grazie al capo
dell’esercito Rodolfo Graziani, che adottò misure feroci, nel
1932 la Libia venne u cialmente paci cata.
Etiopia—> Dopo la Libia, Mussolini si sentiva forte da vendicare la scon tta di Adua e
così il 3 ottobre 1935 decise di dichiarare guerra all’Etiopia, territorio ricco di materie
prime e territorio fondamentale per estendere l’in uenza italiana no al Corno d’Africa:
in appena sette mesi venne occupata, l’imperatore Selassié dovette fuggire a Londra e
re Vittorio Emanuele III assunse il titolo di imperatore di Etiopia; ma il prezzo fu tutt’altro
che basso: contro le truppe etiopiche, l’esercito italiano,
sotto il comando di Pietro Badoglio e Rodolfo Graziani,
ricorse ai gas as ssianti, violando così le
re g o l e i n t e r n a z i o n a l i . I n o l t re f u ro n o e e t t u a t i
bombardamenti aerei sui centri
però l’utilizzo di gas non velenosi che paralizzavano il corpo del nemico per poche
ore. La società delle nazioni decretò delle sanzioni economiche che consistevano nel
blocco dei prestiti e dei rifornimenti di materie prime al paese. Tuttavia però le
sanzioni ebbero anche degli aspetti positivi perché non prevedevano blocchi sulle
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materie prime quali carbone, petrolio e acciaio ed inoltre l’Italia si avvicinò ai paesi
dell’Europa orientale per aprire nuovi mercati.
Capitolo 8
Il travaglio dopoguerra tedesco
I socialdemocratici—> Con la ne della guerra la Germania aveva mutato anche la sua
politica interna: il 9 novembre 1918 l’imperatore Guglielmo II aveva abdicato,
andandosene in esilio in Olanda, e veniva proclamata la Repubblica.
A capo del nuovo governo divenne Friedrich Ebert, leader del Partito
socialdemocratico (SPD). Tuttavia il socialismo tedesco era diviso al suo interno: la
corrente maggioritaria era disposta ad allearsi con la borghesia e a rispettare le
istituzioni parlamentari; sul fronte opposto c’erano le correnti più radicali, i rivoluzionari
e gli indipendenti. I rivoluzionari avevano fondato la Lega di Spartaco, i cui leader
erano Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg.
Molti tedeschi erano ostili alla repubblica perché la sua nascita era legata direttamente
all’accettazione dello “status quo” ssato con il trattato di Versailles: ampi territori
abitati da tedeschi erano ceduti a Polonia, Cecoslovacchia e Lituania (=nuovi paesi
sorti), in più la Germania aveva ceduto in favore degli Alleati i suoi possedimenti
d’oltremare.
Economia—> In più la Germania fu colpita da una crisi economica: il paese era già
economicamente in ginocchio a causa delle spese di guerra e in più il tasso di
disoccupazione aumentò dopo la ne di essa. Il pagamento delle pesanti riparazioni
provocò un’in azione pesantissima; inoltre l’occupazione militare francese e belga della
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zona industriale della Ruhr (=regione) provocò un crollo del valore della moneta
tedesca.
Una ripresa economica si registrò con la formazione nel 1923 di un nuovo governo da
Gustav Stresemann, il quale cercò di bloccare l’in azione attraverso un rigido controllo
sul bilancio e una riforma scale che doveva servire a stabilizzare la moneta. Queste
misure indussero gli Stati Uniti a sostenere l’economia tedesca con ingenti investimenti,
che permisero al governo di ristabilire la situazione. Nel 1924 venne varato il Piano
Dawes che assicurava un prestito internazionale con cui iniziare il pagamento delle
riparazioni di guerra.
Trattato di Locarno—> Stresemann inoltre tentò una riabilitazione della Germania sul
piano internazionale e per questo nel 1925 rmò il trattato di Locarno, con cui la
Germania, insieme alla Francia e al Belgio, si impegnava a rispettare i con ni delle
nazioni limitrofe, e se uno dei paesi non avesse rispettato l’accordo la Gran Bretagna e
l’Italia sarebbero intervenute.
Nel 1923 a Monaco, Hitler e i nazisti tentarono un colpo di stato (=putsch) con
l’appoggio di alcuni u ciali dell’esercito: questo colpo fu sventato dalla polizia e Hitler e
i suoi seguaci nirono in carcere. In questa circostanza viene manifestata tutta la
debolezza della Repubblica di Weimar che non osò punire i nazisti e addirittura Hitler fu
scarcerato dopo pochi mesi. Durante la carcerazione, Hitler scrisse il Mein Kampf, in
cui evidenziava tutti i punti fondamentali del programma politico nazista:
Crescita del consenso del nazismo—> Nonostante il fallimento del putsch, il partito
nazionalsocialista ed il suo leader avevano acquisito notorietà, così Hitler iniziò a
ritenere possibile un’a ermazione del suo partito per via elettorale. Nel 1925 morì Ebert,
il quale fu sostituito da Paul von Hindenburg. Al tempo il sistema democratico era già
in di coltà ma la situazione si complicò ulteriormente con la crisi economica del 1929
che, a causa della dipendenza economica dagli Stati Uniti, rese la Germania
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vulnerabile, tanto che il tasso di disoccupazione aumentò vertiginosamente. Nel marzo
del 1930 il governo guidato da Heinrich Bruning provò a migliorare la situazione
attuando una politica de attiva ma non ottenne i risultati sperati.
A trarne vantaggio fu specialmente Hitler e infatti il suo partito nelle elezione del
settembre del 1930 risultò secondo dietro a quello socialdemocratico.
Hitler al potere—> Hitler perse alle elezioni del 1932 ma stravinse a quelle del 1933 e
chiese che gli venisse a dato la guida del governo: nonostante von Hindenburg non
volesse assecondare l’ascesa al potere di Hitler, lui constatò che solo il generale nazista
poteva garantire il governo al paese e così il 30 gennaio 1933 Hitler fu nominato
cancelliere del Reich.
Scioglimento del Reichstag—> Il 5 marzo del 1933 si tennero nuove elezioni che
videro stravincere il partito nazista ma senza aver però ottenuto una maggioranza
assoluta. Hitler però era deciso a governare senza il parlamento e per questo propose
una legge attraverso cui il potere esecutivo sarebbe passato al governo: la legge fu
approvata e così la Repubblica di Weimar terminava e la Germania diventava una vera e
propria dittatura.
Terzo Reich—> Nel 1934 von Hindenburg morì e questo determinò un accrescimento
dei poteri di Hitler, il quale, oltre ad essere cancelliere, diventò anche capo dello stato e
comandante supremo dell’esercito, col titolo di Fuhrer del popolo tedesco e la sua
nuova Germania venne ribattezzata Terzo Reich. Tutti i poteri erano nelle sue mani e i
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nazisti dominavano tutto, anche la polizia di stato, a cui dal 1933 si aggiunse la
Gestapo, una speciale polizia segreta che instaurò in Germania un clima di terrore.
Il totalitarismo nazista
Dopo aver preso tutto il controllo della politica, Hitler volle che ogni aspetto della vita
tedesca fosse dominato dal nazismo: particolare attenzione era rivolta ai giovani,
inquadrati n dall’infanzia nell’organizzazione di tipo militare, la Gioventù hitleriana,
allo scopo di allevare una nuova generazione fanatica che ignorasse l’esistenza di idee
diverse da quelle naziste.
1) razza ariana
Quindi per la razza superiore era giusto e doveroso scon ggere e, se necessario,
eliminare le razze inferiori.
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Una volta eliminati i fattori di corruzione, bisognava trasmettere in modo persuasivo i
valori del nazismo: per questa missione, fu creata la “Camera per la cultura del
Reich” che, sotto la guida di Joseph Goebbels, pose sotto il suo controllo ogni aspetto
della vita culturale della Germania.
Il riarmo e la rottura degli equilibri internazionali—> Dal 1933, dopo l’uscita della
Germania dalla Società delle Nazioni, la nazione tedesca ebbe una ripresa economica,
attraverso un potenziamento dell’industria bellica (riarmo), necessario a Hitler per
avviare i suoi progetti espansionistici volti a uni care tutte le popolazioni di lingua
tedesca sotto il suo governo. Nel 1934 i nazisti austriaci e quelli tedeschi tentarono di
uni care i loro paesi, ma l’annessione venne scongiurata dall’ intervento di Mussolini.
Inoltre nel gennaio 1935 la regione mineraria del Saar, n’ora sfruttata dalla Francia,
tornò alla Germania in seguito ad un plebiscito.
Nel marzo dello stesso anno Hitler reintrodusse la coscrizione obbligatoria e dopo
questa iniziativa Italia, Francia e Gran Bretagna decisero di formare un asse antitedesco
durante la “conferenza di Stresa” che però ebbe vita breve a causa di nuovi interessi e
di nuove alleanze: Francia accordo con Unione Sovietica, Gran Bretagna trattato navale
con Germania, Italia sanzioni dopo conquista Etiopia.
L’Italia invece si era avvicinata alla Germania e si era ormai compiuta un’ alleanza
diplomatica: nazisti e fascisti avrebbero infatti combattuto insieme in Spagna per
sostenere le truppe di Francisco Franco. Questa alleanza fu poi consolidata da due
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accordi: l’Asse Roma-Berlino e il Patto Anti-komintern, entrambi del 1936. L’ultimo
dei due era stato stipulato fra Germania e Giappone e l’Italia aveva aderito l’anno
successivo ed era nato dalla volontà di allargare il fronte anticomunista coinvolgendo il
Giappone, paese in cui si era a ermato un governo nazionalista lanciato in una politica
imperialistica.
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L’esperienza del fronte unico antifascista—> Durante il VII congresso del Komintern,
del 1935, l’URSS decise di promuovere la collaborazione fra tutti i gruppi di sinistra
antifascisti europei attraverso la creazione del cosiddetto “fronte unico”: Stalin infatti
temeva che HItler dopo il riarmo e la coscrizione obbligatoria potesse attaccarlo. Il
fronte unico fornì una prova della sua compattezza in Spagna, durante la guerra civile:
in quell’occasione Stalin inviò sostegno militare ed economico alle forze impegnate in
Spagna contro i nazionalisti. Il suo intervento non fu però su ciente a salvare la
Repubblica spagnola.
Il patto Molotov-Ribbentrop—> Stali era sempre più convinto che Hitler scatenasse
una guerra contro di lui, dunque volle a rettarsi a concludere le alleanche con le 3
potenze eruopee. Dal momento che i governi delle tre potenze occidentali Francia, Gran
Bretagna e Polonia non nutrivano simpatia per l’URSS, Stalin non riuscì mai a
concludere i trattati di alleanza decidendo così durante la conferenza di Monaco di
cambiare strategia e rischiare un compromesso con i nazisti. Nacque così nell’agosto
1939 il patto Molotv-Ribbentrop: si trattava di un accordo di non aggressione fra
Germania e URSS, che pur essendo due dittature totalitarie; rappresentavano progetti
politici opposti e inconciliabili. In realtà questo accordo, che destò grande sconcerto,
era qualcosa che i due dittatori erano pronti a violare ma che intanto concedeva tempo
prezioso.
Ruolo dei partiti socialisti—> Molti industriali con la guerra si erano arricchiti
producendo armi. Al contrario i cittadini meno abbienti erano colpiti duramente dall’alto
tasso di disoccupazione e dall’aumento dei prezzi dovuto all’in azione. La popolazione
organizzò scioperi di solidarietà e picchettaggi (azioni più organizzate dei normali
scioperi) per cercare di far sentire la propria voce anche con l’aiuto dei sindacati, ma i
governi repressero duramente queste azioni, in quanto avevano paura che dietro agli
scioperi ci fossero propagandisti comunisti pronti alla rivolta. Fortunatamente nei paesi
occidentali queste repressioni non si trasformarono in rivoluzioni cittadine. Gli anni Venti
furono un decennio di con itto sociale ricco di tensioni che, grazie alle azioni dei partiti
socialisti (che rappresentavano gran parte della popolazione operaia), non si
trasformarono in rivoluzioni.
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durante la guerra alcune produzioni per realizzare invece armamenti, per cui recuperare
la quota di mercato precedente risultò impossibile.
In politica interna, con l’estensione del diritto di voto, alle elezioni del 1923 vince il
Partito laburista (Labour Party), guidato da Ramsay MacDonald, che fu però
costretto a governare in coalizione coi liberali, con i quali entrò da subito in disaccordo
(i laburisti diventeranno la principale forza di opposizione ai conservatori). Alle elezioni
del 1924 però vinsero i conservatori, guidati da Stanley Baldwin, che avevano come
cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze) Winston Churchill. Churchill nel
1925 ripristinò il gold standard (piena convertibilità della valuta in oro), pensando di
rimettere in commercio la sterlina. Ma il gold standard non fece altro che alzarne il
valore, rendendo più di cile la ripresa economica della Gran Bretagna, con le
conseguenti proteste dei minatori, appoggiati dagli altri lavoratori tramite gli scioperi di
solidarietà. Tali scioperi vennero subito aboliti dal governo costringendo i manifestanti
alla resa. Alle elezioni del 1929 nalmente il Partito laburista tornò al governo ma era
ormai impossibile attuare riforme sociali per i lavoratori.
Situazione Francia—> Anche la Francia, nonostante fosse uno dei paesi vincitori, si
trovò ad a rontare gli stessi problemi: spese di ricostruzione, in azione, malcontento
dei reduci. I risarcimenti della Germania non bastarono a rimettere in piedi l’economia
della Francia, che dovette chiedere prestiti agli Stati Uniti. Alle elezioni del 1919 vinse
una coalizione di centro-destra che represse le manifestazioni e gli scioperi degli operai.
Si formò il cosiddetto “Cartello delle sinistre”, che riuniva tutti i partiti di sinistra tranne
quello comunista. Fra il 1924 e il 1926 si alternarono due governi: uno del “Cartello delle
sinistre”, l’altro formato da più forze politiche e chiamato “unità nazionale”:
quest’ultimo ottenne una stabilizzazione economica del paese ma per fare ciò dovette
cancellare le riforme sociali del “Cartello delle sinistre”. Il governo dell’unità nazionale
durò no al 1929, quando alla guida del paese si susseguirono una serie di governi di
centro-destra.
Situazione Stati Uniti—> Gli Stati Uniti d’altro canto erano divenuti la principale
potenza mondiale. L'economia aveva infatti tratto giovamento dai crediti concessi alle
altre nazioni e dalle sovvenzioni ai paesi scon tti, come la Germania. L’industria
statunitense aveva trovato nel mercato europeo una cassa di espansione perfetta e al
contempo aveva il mercato interno protetto dai dazi doganali. La scelta di Washington
fu quella di attuare una politica isolazionista e lo stesso approccio lo ebbero i presidenti
successivi: Warren Harding (1921-1923) e Calvin Coolidge (doppio mandato
1923-1929). I repubblicani rimossero inoltre la legislazione antimonopolistica di Wilson,
permettendo lo sviluppo oltremisura delle attività commerciali e nanziarie; inoltre
allentarono la pressione scale sui grandi patrimoni.Non venne fatto però quasi niente
per garantire una distribuzione più equa della ricchezza fra le classi sociali.
Anni ruggenti—> Gli anni Venti negli Stati Uniti sono chiamati anche “anni ruggenti” in
quanto è un’epoca di prosperità e ottimismo. Nasce il mito di Hollywood, i balli, le
mode, lo stile di vita americano si di ondono ovunque. Si di ondono beni secondari,
come automobili e elettrodomestici che diventano il simbolo dell’American way of life.
La di usione dei consumi di questi beni, da cui era però esclusa la fascia bassa della
popolazione, portarono sempre più consenso anche ai repubblicani. Divennero simbolo
del primato tecnologico statunitense imprese come il primo volo senza scali
sull’Atlantico (Charles Lindbergh 1927). Questo decennio fu soprannominato anche “età
del jazz”.
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Ma negli Stati Uniti si sviluppò in questo periodo anche la ma a americana, dominata
da boss di origine italiana. La ma a si arricchì moltissimo grazie al governo
statunitense, anche se l’aiuto da parte di quest’ultimo fu involontario: infatti quando nel
1919 fu imposto il proibizionismo (divieto di produrre e vendere bevande alcoliche) la
ma a avviò un commercio clandestino di alcolici, mettendo da parte grandi capitali.
Gangster come Al Capone divennero gli uomini più temuti e potenti degli Stati Uniti. Il
proibizionismo venne poi abolito nel 1933, ma ciò non servì a atto a fermare le
organizzazioni ma ose.
Negli anni Venti però, dopo un periodo iniziale di generale prosperità si andò incontro ai
primi problemi, come la crisi di sovrapproduzione: negli Stati uniti infatti il numero degli
acquirenti dei prodotti industriali non era aumentato (anche a causa della condizione di
povertà che colpiva molti cittadini a causa delle politiche non redistributive dei
repubblicani) e anche il bacino delle vendite rappresentato dai mercati europei si era
ridotto, in quanto anche i Paesi europei si stavano pian piano riprendendo dopo gli
avvenimenti della guerra. Queste problematiche nel campo industriale e commerciale si
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riscontrarono anche in agricoltura, dove la sovrapproduzione di alcuni prodotti aveva
causato un crollo dei prezzi.
Giovedì nero—> Le prime avvisaglie di una crisi si ebbero nel 1928, quando la
produzione economica cominciò a rallentare e gli operatori di borsa cominciarono a
vendere i titoli. Dai primi di settembre del 1929, poi, per alcune settimane si
continuarono a vendere titoli ininterrottamente, causando un abbassamento del loro
valore. Ciò creò panico generale e tutti i possessori di titoli azionari volevano
liberarsene, anche a costo di incassare una cifra limitata. Come risultato si ebbe il
crollo della Borsa di New York, il 24 ottobre del 1929, nel cosiddetto “giovedì nero”.
Questa situazione colpì principalmente la media borghesia, che rappresentava il motore
dell’economia statunitense, sia per investimenti che per consumi.
La grande depressione—> Il crollo della Borsa causò una grave crisi economica,
conosciuta come Grande depressione. Le economie europee persero la possibilità di
piazzare i propri prodotti sul mercato statunitense o di poter ricevere investimenti da
oltreoceano. Anche paesi come Argentina o Brasile furono duramente colpiti in quanto
esportavano materie prime (ca è, carne bovina, grano) verso gli Stati Uniti. Ovunque
fallirono molte imprese, il tasso di disoccupazione aumentò a dismisura. Per mancanza
di soldi e di richiesta le aziende furono costrette a licenziare molte persone e coloro che
invece riuscirono a mantenere il proprio lavoro si videro abbassare di molto lo stipendio.
Molti commercianti e agricoltori non riuscirono a ripagare i prestiti delle banche e furono
costretti a svendere le proprie attività. Le banche stesse si trovarono in molti casi a
dover dichiarare bancarotta quando i loro correntisti ritirarono simultaneamente i loro
depositi e i debitori divennero insolventi.
Uscita dalla crisi—> A uscire per prima da questa crisi fu la Germania di Hitler, che
ottenne questo risultato con metodi dittatoriali, non rispettando i diritti fondamentali dei
lavoratori previsti da un regime democratico. Fra i pochi paesi a non essere toccati dalla
crisi vi fu l’Unione Sovietica, impegnata a sviluppare una forte industria attraverso i piani
quinquennali. Negli stati democratici si puntò al pareggio di bilancio, riducendo la spesa
pubblica e introducendo nuove tasse: queste misure non fecero altro che peggiorare
ulteriormente la situazione, deprimendo ancora di più l’economia. Negli Stati Uniti,ad
esempio, durante il mandato del repubblicano Herbert Hoover (1929-1932) si arrivò ad
avere nel 1932 ben un quarto della popolazione attiva disoccupata.
New Deal—> Con le nuove elezioni nel novembre del 1932 le cose cambiarono.
Venne eletto Franklin Delano Roosevelt che, abbandonando i dogmi del liberismo,
applicò il cosiddetto New Deal (“nuovo patto” o “nuovo corso”), che consisteva nel
rilancio dell’economia attraverso l’aumento della spesa pubblica e l’intervento attivo
dello Stato nell’economia. Il New Deal deriva direttamente dalla teoria economica
dell’economista John Maynard Keynes. Lo Stato doveva sostenere la domanda, aiutare
quindi gli imprenditori ma al contempo anche favorire i consumi dei cittadini e
aumentare il livello di occupazione tramite prestiti e sussidi di disoccupazione. Per
attuare tutto ciò vennero e ettuati massicci investimenti nell’avvio di grandi lavori
pubblici e furono favorite le esportazioni grazie anche, ad esempio, alla svalutazione del
dollaro. Il New Deal si basava anche su un programma di riordino del sistema
economico e creditizio. Roosevelt articolò il New Deal in 4 provvedimenti principali:
1. La “Legge di risanamento industriale nazionale” del 1933: vennero stanziati fondi per i
lavori pubblici, vennero dati aiuti ai più poveri e vennero concesse garanzie ai lavoratori
(salario minimo, riduzione delle ore di lavoro, tutela del lavoro minorile).
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2. L’Agricultural Adjustment Act del 1933: per sostenere i prezzi dei prodotti introdusse
regole per evitare la sovrapproduzione e le eccedenze, impegnando lo Stato
nell’acquisto e nella redistribuzione del surplus di prodotti agricoli.
3. La Tennessee Valley Authority del 1933: un ente col compito di sfruttare al meglio le
risorse idroelettriche del ume Tennessee e di garantire energia a prezzi vantaggiosi per
gli agricoltori.
4. L’Emergence Banking Act: aumentò il controllo della Banca federale sulle banche e
sul sistema creditizio nazionale. Il New Deal permise all’economia statunitense di
riprendere ato ma non risolse del tutto i problemi. Prima di uscire de nitivamente dalla
crisi dovremo aspettare gli immani sforzi produttivi che saranno richiesti dalla Seconda
guerra mondiale.
Le dittature nella penisola iberica —> Nel 1926 in Portogallo il generale Manuel de
Oliveira Gomes da Costa appro ttò della crisi economica e dei frequenti scontri politici
per attuare un colpo di stato e instaurare una dittatura militare. Nel 1932 poi António de
Oliveira Salazar divenne primo ministro e nel 1933 varò una nuova costituzione con la
quale nasceva il regime dell’Estado Novo.
In Spagna invece erano sempre più ricorrenti con itti sociali con la crescita di
movimenti separatisti in Catalogna e nei Paesi Baschi. In questo contenuto nel 1923
Miguel Primo de Rivera fece un colpo di Stato per ra orzare la monarchia spagnola e
limitare i poteri del Parlamento.
Il caso austriaco —> L’Austria era inizialmente guidata dal Partito socialdemocratico
operaio e dal Partito cristiano-sociale con Otto Bauer, ministro degli a ari esteri, che
stava cercando di portare i principi dell’austromarxismo (vd. pag. 357) e si trovava
favorevole all’unione dell’Austria alla Germania. Nel 1932 le elezioni furono vinte dal
cristiano-sociale Dollfuss, ostile al socialismo e desideroso di mantenere l’Austria
indipendente. Egli instaurò l’anno successivo un regime di ispirazione fascista chiamato
il Fronte patriottico. Nel 1934 fu assassinato da una banda di nazisti e quindi Mussolini,
suo prezioso alleato, inviò dei soldati al Brennero per impedire l’annessione tedesca del
paese. Nel 1938 però l’Austria fu annessa alla Germania.
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La Gran Bretagna negli anni Trenta—> L’ideologia fascista trovò appoggio anche in
alcuni Stati democratici (Gran Bretagna e Francia). Nel 1931, durante la crisi economica
in Gran Bretagna, MacDonald diede le dimissioni per la seconda volta con altri laburisti,
decise di allearsi con conservatori e liberali per dar vita a un governo di unità nazionale
(rimase in carica no al 1939). Le prime iniziative del governo nazionale furono
l’abbandono del Gold standard e la creazione dell’area economica del
Commonwealth. Con la dichiarazione Balfour del 1926 La Gran Bretagna si era
impegnata a concedere uguali diritti alle colonie come ricompensa per il loro contributo
durante il con itto; sulla base di questo documento nel 1931 nacque il British
Commonwealth of Nations un’unione di comunità autonome (detti dominions) Che
riconoscevano come capo di Stato il monarca britannico ottenendo in cambio piena
autonomia legislativa. Aderirono Canada, Terranova, Irlanda e Sudafrica e anche nuova
Zelanda e Australia.
Nel dominio irlandese le condizioni di sottomissione alla corona non furono accettate
da tutti: per alcuni infatti l’obiettivo da raggiungere era l’indipendenza. La questione
irlandese continuava a dare problemi alla Gran Bretagna anche perché gli irlandesi
contestarono la decisione di escludere dal territorio del dominio la regione dell’Ulster,
abitata da una popolazione prevalentemente protestante. Con il Commonwealth il
governo riuscì a risollevare l’economia nazionale. Il partito laburista si era indebolito
mentre acquisiva consensi la British Union of Fascists guidato da sir Oswald Mosley
(ex laburista). Questo movimento era un partito fascista e si ispirava agli analoghi
movimenti europei, fra il 1932 e il 34 reclutò un gran numero di aderenti ma i metodi
violenti usati contro i suoi oppositori suscitarono varie proteste dell’opinione pubblica
che permise al governo di intervenire con misure repressive. Il movimento non ebbe
seguito e si esaurì in poco tempo. Nel 1937 divenne primo ministro Neville
Chamberlain la sua politica estera era improntata alla ricerca dell’appeasement con la
Germania hitleriana, attirò le critiche del collega del partito Winston Churchill convinto
che l’unica opzione possibile per far fronte ai nazisti fosse il riarmo della Gran Bretagna.
La sinistra divisa il caso francese—> Le forze di sinistra, delle quali facevano parte la
maggioranza degli operai e perciò avevano una consistente forza elettorale, faticavano
a resistere all’avanzata del fascismo e dei movimenti reazionari a causa delle loro
divisioni. Praticamente in tutti i paesi si fronteggiava un partito socialista e un partito
comunista. Anziché collaborare contro la minaccia fascista i partiti di sinistra si
accusavano reciprocamente di aver tradito gli interessi della classe operaia e di
perseguire una politica che faceva gli interessi del fascismo. Nel 1935 però durante il
settimo Congresso del Komintern tutti partiti di sinistra d’Europa furono invitati a riunire
le loro forze per sbarrare la strada alle destre. lo sforzo più signi cativo fu compiuto
dalla Francia: la crisi del 1929 si era manifestata in maniera più contenuta rispetto ad
altri Stati; la disoccupazione i problemi economici avevano reso il clima politico molto
agitato è favorito la di usione di movimenti di destra, come Croix-de-Feu; Nel 1934 la
polizia ha sventato un tentativo di colpo di Stato da parte del partito nazionalista Action
francaise.
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Nel 1936 i socialisti e i radicali decisero di unirsi e si presentarono insieme alle nuove
elezioni: la loro coalizione detta Fronte popolare e guidata dal socialista Léon Blum,
che ebbe l’appoggio anche del partito comunista francese. Vinte le elezioni vennero
attuate una serie di riforme in favore delle classi operaie (aumento dei salari e la
riduzione dell’orario di lavoro). La grande borghesia francese temeva la sinistra più di
Hitler e molti francesi guardavano con più simpatia alle dittature fasciste. Assediato
dalla stampa di destra e dall’ostilità degli imprenditori francesi, Blum era costretto a
risolvere i problemi interni: i comunisti desideravano attuare delle riforme economiche e
sociali più radicali; premevano a nché la Francia desse un sostegno u ciale alla
Repubblica spagnola che era impegnata nella guerra civile contro le truppe franchiste.
Nel 1937 Blum diede le dimissioni e il governo del Fronte popolare cadde; nel 1938 il
nuovo esecutivo guidato da Daladier cancellò molte delle conquiste sociali ottenute
negli anni precedenti per cercare di risollevare l’economia. Anche i comunisti
abbandonarono il governo, niente servì a ricompattare le forze della sinistra francese.
Fra 1936 il 1939 ci fu una sanguinosa guerra civile in Spagna che fu il primo scontro
frontale frafascismo e antifascismo. Lo stato spagnolo scontava un grande ritardo
rispetto alle potenze europee: la sua economia era in prevalenza agricola, tranne per la
concentrazione industriale del nord e della Catalogna. Si trattava di un’agricoltura
arretrata: la terra era posseduta da pochi latifondisti e i contadini vivevano in miseria.
Sia fra i contadini sia fra gli operai e i minatori, sempre più in uenzati dalle idee di
sinistra, c’era un crescente risentimento verso le classi più benestanti e verso la Chiesa
cattolica. Nelle elezioni del 1931, perciò, vinsero i partiti di orientamento socialista e
repubblicano; dopo la dittatura di Miguel Primo de Riviera e l’abbandono del paese del
re Alfonso XIII la Spagna si era potuta trasformare in una Repubblica.
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Le lezioni del 1936 e il colpo di Stato
Nel febbraio del 1936 ci furono nuove elezioni e i partiti sinistra si ripresentarono Uniti
nel Fronte popolare, riuscendo a vincere. Da questa vittoria non ne derivò una
stabilizzazione del paese: il governo guidato da Caballero non riuscì a realizzare le
riforme che aveva promesso e venne criticato sia dai gruppi di estrema sinistra, per la
sua scarsa autorità, sia dalle forze moderate, per la sua incapacità di garantire l’ordine.
Le formazioni di destra consideravano Caballero una specie di Lenin spagnolo e
avevano temuto una bolscevizzazione della Spagna. Questo timore sembrava essersi
concretizzato nell’estate del 1936 quando, il leader del fronte conservatore e
monarchico, Sotelo fu assassinato dalla polizia repubblicana. Un gruppo di generali
guidato da Francisco Franco decise di organizzare un nuovo colpo di Stato militare: il
loro scopo era quello di impadronirsi del potere con la forza per mettere ne al
disordine stroncare le rivendicazioni popolari. I reparti dell’esercito si schierano in gran
parte con i ribelli che dalle basi militari in Marocco sbarcarono in Spagna
impadronendosi di ampie zone a sud del paese. Il governo repubblicano grazie ai
reparti rimasti fedeli e alle milizie operaie armate riusciamo a mantenere il controllo della
capitale delle regioni più a nord. La Spagna si ritrovò divisa in due: Alla Spagna
repubblicana, dove l’autorità era rappresentata dal governo eletto, si contrapponeva
alla Spagna nazionalista, guidata dai generali appoggiata dalla chiesa cattolica.
La prima fase del con itto non fu favorevole agli insorti poiché il fronte repubblicano
controllava le regioni del nord dove si trovavano le maggiori industrie. Nel corso della
guerra però la situazione cambiò e gli insorti ebbero la meglio. Due fattori
determinarono questo cambiamento:
1. l’insorgere di contrasti interni al fronte repubblicano relativi agli obiettivi della guerra
civile: per i liberali legati all’unione sovietica lo scopo della guerra doveva essere la
difesa della Repubblica. Al contrario per gli anarchici, per i socialisti radicali e per i
comunisti di orientamento trotskista del POUM (partito operaio di uni cazione marxista)
la guerra doveva servire ad attuare una rivoluzione sociale. Su questo punto i dissidi
interni furono molto accesi da dare luogo a scontri armati tra le due parti.
scontrarono in una sorta di guerra civile nella guerra civile con il battaglione italiano
“Garibaldi” delle Brigate internazionali.
Nel 1937 a Barcellona ci fu un accordo fra anarchici e comunisti che portò alle
dimissioni di Caballero. Alla guida della Repubblica spagnola ci fu il socialista Juan
Negrin; era la condizione necessaria per continuare ad avere il sostegno dell’unione
sovietica ma contribuì a rendere più duro lo scontro interno fra stalinisti, trotskisti del
POUM, anarchici e altri militanti. La guerra civile si protrasse per tre anni. I nazionalisti
grazie alla superiorità in uomini e mezzi dovuti all’appoggio delle truppe italiane e
tedesche riuscirono a occupare i centri minerari e industriali del nord. Nell’autunno del
1938 il Komintern annunciò il ritiro delle Brigate internazionali un segnale della resa
imminente. All’inizio del 1939 anche la Catalogna cadde e di lì a poco le ultime forze
repubblicane si arresero. Francisco Franco prese il potere con il titolo di caudillo,
equivalente a duce o Fuhrer. La sua dittatura sarebbe durata quasi quarant’anni no alla
sua morte nel 1975. Si caratterizzò da subito per una durissima repressione degli
avversari politici, fucilati a migliaia dopo la vittoria e per una politica a vantaggio delle
vecchie classi dirigenti che fece precipitare nella miseria le masse operaie e contadine.
Nell’Europa del 1930 la vittoria di Franco apparve come un trionfo internazionale del
nazifascismo sulle forze democratiche e di sinistra.
-1 settembre 1939: i nazisti invadono la Polonia con la tecnica del “Blitzkrieg”, o guerra
lampo. Concentrarono carri armati e aeroplani in pochi punti strategici, così da
consentire lo sfondamento del fronte e una rapida avanzata. L’esercito polacco, meno
numeroso e meno moderno, si trovò impreparato e in meno di tre settimane la
resistenza polacca fu annientata, Varsavia passò nelle mani dei tedeschi. Al tempo
stesso le province orientali furono occupate dai sovietici.
Già da questo primo momento il salto tecnologico fu evidente: nuove armi, nuovi mezzi
di trasporto, carri armati e sommergibili erano stati perfezionati. Però ciò che sconvolse
ancor di più fu la brutalità degli scontri che coinvolsero in prima persona anche i civili:
dal 1939 i nazisti iniziarono a deportare tutti gli ebrei polacchi nei ghetti per poterli
sterminare.
Si ricorda il “massacro della foresta di Katyn”: 20.000 polacchi uccisi a sangue freddo.
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Francia e Gran Bretagna non accettarono la conquista di un paese alleato, perciò
diedero a Hitler un ultimatum di 24 ore per ritirare le truppe dalla Polonia: non ebbe
alcuna conseguenza.
3 settembre 1939: Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania, le due
potenze però avevano imparato dal Primo con itto mondiale che attaccare era troppo
rischioso. Per tutto l’inverno evitarono scontri diretti, tanto che per i primi mesi si
parlava di “guerra farsa”.
Stalin al contrario appro ttò della situazione: occupò Estonia, Lettonia e Lituania, chiese
inoltre alla Finlandia la cessione di un territorio per poter difendere meglio Leningrado.
La richiesta fu ri utata e per lunghi mesi l’esercito nlandese si scontrò con i sovietici,
tuttavia si arrivò alla resa e dovettero cedere il 10% del territorio nazionale.
Nella primavera del 1940 i tedeschi invasero la Danimarca (paese neutrale) che accettò
subito, accordandosi per mantenere la gestione dell’amministrazione interna. La
Norvegia cercò di resistere ma a giugno dello stesso anno dovette cedere. Queste due
conquiste diedero a Hitler molti vantaggi: un collegamento diretto con la Svezia, da cui
importava materie prime indispensabili per l'industria bellica (ferro), e un ottimo attracco
sulle coste norvegesi per il commercio marittimo dell’Atlantico.
-14 giugno 1940: i tedeschi entrarono a Parigi. I tedeschi occuparono anche la Francia
settentrionale ma consentirono la formazione di un governo autonomo con sede nella
città di Vichy. Il governo fu presieduto dal maresciallo Pétain, ma ben presto assunse
l’aspetto di una dittatura fascista, anche l’antisemitisimo trovò libero sfogo nel regime di
Vichy. Tuttavia non tutti accettarono questa situazione e alcuni riuscirono a fuggire in
Gran Bretagna, a Londra si creò anche la resistenza “Francia Libera”.
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grazie all’amicizia con gli Stati Uniti, gli inglesi riuscirono ad ottenere nuovi mercantili a
basso prezzo. Adottarono anche nuove tattiche che permettevano di intercettare gli U-
Boote. Già nel 1943 era chiaro che i sommergibili tedeschi fossero stati scon tti.
Mussolini aveva in mente di condurre una “guerra parallela” a quella tedesca: voleva
creare un impero coloniale nel Mediterraneo. La Marina militare britannica che
proteggeva le colonie trasse vantaggio da questa situazione, in quanto le operazioni
condotte dall’esercito italiano si rivelarono disastrose e i britannici riuscirono a invadere
per no la Libia. Grazie all’aiuto tedesco, con il generale Erwin Rommel, non fu una
totale disfatta per l’esercito italiano: gli inglesi tornarono in Egitto e la Libia rimase degli
italiani.
-17 maggio 1941: l’Italia dovette cedere le sue colonie del Corno d’Africa, l’impero
creato da Mussolini andò perso.
Grecia—> L’Italia, senza avvertire i tedeschi, aprì un nuovo fronte dichiarando guerra
alla Grecia, il con itto si rivelò una catastrofe e intervennero nuovamente le truppe
tedesche. Hitler decise di invadere anche la Jugoslavia, che insieme alla Grecia si
arresero in pochi giorni; i territori furono divisi tra serbi, croati, tedeschi e italiani.
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Provavano una certa avversità anche nei confronti dei comunisti, ovunque giungessero
fucilavano funzionari e dirigenti comunisti, deportavano brutalmente gli ebri e li
sterminavano: spesso avvenivano anche fucilazioni indiscriminate di uomini, donne e
bambini. Un solo gesto di ribellione e interi villaggi venivano bruciati insieme agli
abitanti.
Il generale Reinhard Heydrich, capo di tutti i servizi di sicurezza nazisti, emise una
circolare il 21 settembre 1939, poche settimane dopo l’invasione della Polonia,
invitando le unità operative in Polonia a concentrare gli ebrei dalle campagne nelle città
più grandi come prerequisito per la soluzione nale. Questo fu l’inizio di una macchina
della morte che portò alla morte di sei milioni di ebrei e di altre minoranze considerate
indesiderabili dal regime nazista.
Il ghetto più grande in Europa nazista era quello di Varsavia, istituito nell’estate del 1940,
dove vissero no a 500.000 persone e dal quale era quasi impossibile uscire se non per
motivi speciali e sotto scorta. Il massimo responsabile del programma era il capo delle
SS, Heinrich Himmler. Tuttavia, i nazisti si resero conto che rinchiudere tutti gli ebrei nei
ghetti era rischioso, poiché la loro consistenza numerica avrebbe potuto creare le
condizioni per delle rivolte. Inoltre, il trasferimento di massa degli ebrei nei campi di
concentramento e di sterminio iniziava a risultare di cile e oneroso.
Nel gennaio 1942, alcuni gerarchi nazisti, tra cui Reinhard Heydrich e Adolf Eichmann,
tennero una riunione sul lago di Wannsee a Berlino, durante la quale furono messe a
punto le procedure per lo sterminio sistematico degli ebrei. Questa soluzione nale
prevedeva lo sfruttamento degli ebrei nei campi di sterminio e la loro eliminazione sica.
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Lo sterminio industriale—> A partire dall’autunno del 1941, i nazisti iniziarono a
costruire i campi di sterminio, che avevano come obiettivo l'eliminazione sica dei
prigionieri, diversamente dai campi di concentramento, dove venivano detenuti. Per
realizzare il loro piano, i nazisti dovettero organizzare un sistema di trasporti su larga
scala, utilizzando le ferrovie di tutta Europa occupata per trasportare milioni di persone
ai campi di sterminio. Inoltre, le fabbriche chimiche furono incaricate di produrre
grandi quantità di gas as ssiante per essere utilizzati nei campi di sterminio. I campi di
sterminio erano situati nell’Europa dell’Est, in particolare nella Polonia occupata,
lontano dagli occhi della popolazione tedesca. Il più grande campo di sterminio fu
Auschwitz, dove i deportati giungevano in treno, dopo aver viaggiato per giorni in
condizioni disumane. All’arrivo, venivano separati dalle loro famiglie e sottoposti a una
spietata selezione, dove quelli giudicati inadatti al lavoro venivano inviati direttamente
alle camere a gas. Le camere a gas, che sembravano delle normali docce, uccidevano
le vittime con il gas as ssiante in pochi minuti. I corpi venivano poi sepolti in fosse
comuni o bruciati nei forni crematori.
Stati Uniti in guerra—> Alla ne del 1941 gli Stati Uniti abbandonarono la loro politica
isolazionista e entrarono in guerra a causa dell’aggressione giapponese.
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I capi militari giapponesi, guidati dall’ammiraglio Isoroku Yamamoto, avevano
progettato l’attacco sin dall’inizio del 1941. Erano convinti che solo con un attacco a
sorpresa sarebbe stato possibile distruggere completamente l’apparato militare
statunitense e costringere Washington a negoziare la spartizione dell’area di in uenza
sul Paci co.
Le battaglie del 42: il fronte paci co—> Nel 1942 gli Alleati riuscirono a bloccare
l’avanzata degli eserciti dell’Asse, grazie alla superiorità in uomini e mezzi fornita dalla
presenza degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. Le industrie statunitensi in particolare
avviarono la produzione di enormi quantitativi di armi, superando la Germania nella
produzione di aerei da guerra e ricostruendo una potentissima armata navale con le
moderne portaerei. La guerra del Paci co era essenziale per il controllo delle isole, che
costituivano le basi indispensabili per estendere il raggio di operazione delle navi da
guerra e degli aerei. Nel giugno 1942, i giapponesi tentarono di conquistare le isole
Midway, ma furono duramente scon tti in una grande battaglia navale, perdendo quasi
tutte le loro portaerei. A questo punto l’iniziativa passò agli americani che intrapresero
la conquista dell’ isola di Guadalcanal, nell’arcipelago delle Salomone al largo
dell’Australia, base indispensabile per proseguire l’o ensiva verso l’arcipelago
giapponese. La battaglia di Guadalcanal fu durissima e si protrasse per sei mesi, ma si
concluse nel febbraio 1943 con la completa vittoria degli americani. Nel Paci co, la
guerra era così giunta a una svolta, con gli americani all’attacco e i giapponesi costretti
sulla difensiva.
Fronte africano—> Il 1942 fu un anno cruciale per le sorti della guerra, in particolare,
gli Alleati hanno raggiunto una schiacciante superiorità in uomini e mezzi, grazie alla
produzione di enormi quantitativi di armi da parte delle industrie statunitensi. Nel
Paci co, gli americani hanno scon tto i giapponesi nella battaglia di Midway e hanno
conquistato l’isola di Guadalcanal, mettendo i giapponesi sulla difensiva. In Africa,
tedeschi e italiani hanno conquistato l’Egitto no a El Alamein, ma sono stati scon tti
dalla contro ensiva britannica guidata dal generale Montgomery. Le truppe italiane,
inferiori numericamente, hanno tentato inutilmente di resistere e molti soldati italiani
sono stati abbandonati nel deserto. Gli Alleati hanno poi sbarcato in Marocco e in
Algeria, alle spalle delle forze italo-tedesche, e hanno conquistato tutto il Nordafrica,
diventando padroni del Mediterraneo e minacciando direttamente l'Italia l’invasione.
Fronte Europa orientale—> Nel 1942 Hitler decise di riprendere l’o ensiva in Unione
Sovietica per puntare ai campi petroliferi del Caucaso. Nonostante i desideri di Hitler,
l’avanzata tedesca incontrò di coltà logistiche e il fronte lungo 2000 chilometri, la
mancanza di rifornimenti, il freddo e le azioni di guerriglia decimavano l’esercito.
Nonostante ciò, i tedeschi, con l’aiuto dell’Armata italiana in Russia, riuscirono a
occupare la regione fra il ume Don e il Caucaso e ad avvicinarsi pericolosamente a
Stalingrado. Stalin riorganizzò l’Armata rossa a dandosi a un abile generale, Georgij
Zukov, con il quale decise di concentrare la contro ensiva proprio a Stalingrado, che
doveva essere difesa a tutti i costi. I sovietici riuscirono a resistere, ma a prezzo di
perdite spaventose, e i combattimenti casa per casa durarono mesi e distrussero
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completamente la città. Alla ne, l’Armata rossa riuscì ad accerchiare i tedeschi, che, da
forza assediante, si ritrovarono ad essere assediati. Il generale Paulus, che aveva
sacri cato oltre 200.000 uomini pur di obbedire all’ordine di Hitler di combattere a
oltranza, alla ne decise di arrendersi. Gli eventi di Stalingrado rappresentano un
simbolo della Seconda guerra mondiale e segnarono una svolta della guerra sul fronte
orientale.
In novembre e dicembre dello stesso anno, si tenne un altro incontro a Tehran, in Iran,
tra i cosiddetti Tre Grandi: Roosevelt, Churchill e Stalin. Questo incontro fu molto
importante, poiché i tre leader presero decisioni militari e politiche per l’immediato
futuro, anche se emersero interessi e posizioni divergenti. Stalin insisteva a nché le
truppe alleate aprissero un nuovo fronte in Europa sbarcando in Francia, mentre
Roosevelt doveva tenere conto dell’opinione pubblica americana che considerava il
Giappone come il vero nemico. Churchill, invece, pensava soprattutto al mantenimento
dell’egemonia britannica nel Mediterraneo e insisteva a nché si agisse in Italia e nella
penisola balcanica per fermare una possibile avanzata sovietica. Tuttavia, tutti e tre i
leader convennero sull’opportunità di creare un’organizzazione internazionale
sovranazionale che potesse intervenire e prevenire lo scoppio di con itti futuri.
Roosevelt accettò anche la richiesta di smembrare la Germania, caldeggiata da Stalin e
Churchill, per impedire un suo futuro riarmo.
L’intesa fra Gran Bretagna e Stati Uniti era del resto già stata suggellata con la rma
della Carta atlantica nel 1941. Dal 1942, altri paesi aderirono alla Carta atlantica e si
impegnarono così a partecipare alla guerra contro le potenze dell’Asse, tra cui il
Messico e il Brasile nel 1942, La Colombia e la Bolivia nel 1943, ma anche l’Etiopia, una
volta libera dalle truppe italiane, nel 1942 e la Liberia nel 1944. Gli Alleati cominciarono
a presentarsi u cialmente come le Nazioni Unite, pre gurazione della futura ONU.
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