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Capitolo 7

Fascismo e chiesa
Nel 1928 il governo ebbe iniziative per togliere potere allo stato liberale. Il Gran
Consiglio del Fascismo fu trasformato in un Organo supremo col compito di coordinare
le attività svolte dal regno sorto dopo la marcia d’ottobre e di indicare al re il capo del
governo. Fu approvata la nuova legge elettorale che prevedeva di votare si/no ad una
sola lista scelta dal Gran Consiglio. Le elezioni successive nel marzo del 1929 diedero ai
fascisti il 98% dei voti. Il successo fu favorito dal clima intimidatorio/propaganda e
dall’avvicinamento tra fascismo e chiesa cattolica.

Mussolini capì che era essenziale conquistare la ducia della chiesa per ra orzare
l’in uenza sulle masse (=perché Italia paese cattolico), perciò si impegna a risolvere i
problemi tra Stato e chiesa. Anche la chiesa di fronte al pericolo di una rivoluzione
socialista sembrava preferire il fascismo.

L’11 febbraio 1929 a Roma furono rmati i patti Lateranensi che regolavano le
relazioni tra stato e chiesa.

I patti erano costituiti da:

-un trattato bilaterale di reciproco riconoscimento tra Regno d’Italia e chiesa—> il papa
riconosce Roma capitale e Città del Vaticano Stato indipendente.

-una convenzione nanziaria—> lo stato versa un risarcimento per la soppressione dello


stato ponti cio avvenuta nel 1870.

-un concordato (trattato politico fra stato e chiesa)—> fede cattolica divenne religione
u ciale dello stato e al matrimonio venne riconosciuta validità civile.

Il Papa accettò che i vescovi prima di prendere la loro diocesi giurassero fedeltà allo
stato: stato e chiesa erano uniti e il cattolicesimo assumeva una posizione di privilegio
sulle altre religioni.

Lo scioglimento delle associazioni non fasciste prevede anche la soppressione


dell’Azione cattolica ma Mussolini inizialmente accettò che continuasse ad esistere
purché la sua attività fosse solo in campo religioso ma dato che così non fu, il 29
maggio 1931 ne decretò lo scioglimento. Nel settembre 1931 raggiunsero un accordo in
cui l’Azione cattolica si dichiarava u cialmente apolitica.

Costruzione del consenso


Il regime fascista nacque in un momento in cui le masse non potevano essere tagliate
fuori dalla vita politica poiché diventavano sempre più consapevoli della propria
appartenenza alla collettività. Il regime fascista appro ttò del momento per coinvolgere
le masse e trasformare tutti gli italiani in fascisti. Di use un vero culto della sua persona
facendosi chiamare Duce; parlava alla folla dal balcone di palazzo Venezia.

Scuola e fascismo—> Il governo fascista riformò il sistema scolastico al ne di


dimostrare il prototipo della società che voleva creare, in cui fossero ben chiare le
diverse classi sociali. Nel 1923 venne approvata la Riforma Gentile per cui l’obbligo
scolastico si fermava alla quinta elementare. Per accedere alle superiori servivano tre
anni di medie, in alternativa di poteva fare tre anni di avviamento professionale. Le
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superiori erano divise in Liceo classico e istituti tecnici. La scuola era uno strumento
valido per plasmare n da subito il nuovo uomo fascista.

Dal 1930 fu approvata l’adozione di un testo unico che esaltava i successi del fascismo.
Tutti i giovani a partire da 6 anni vennero inseriti in delle associazioni militari che erano:

-Figli e glie della lupa—>bambini di 6/7 anni

-balilla—> bambini di 8/14,

-avanguardisti—> bambini di 14/18.

Per le femmine:

-Piccole italiane e Giovani italiane—> bambine fra 8/17.

Il tutto faceva parte dell’opera nazionale balilla che doveva abituare a “credere,
obbedire, combattere”—> dovevano rispettare regole ferree e combattere in nome della
nazione.

I ragazzi oltre allo sport erano sottoposti ad attività premilitari.

L’adesione alle associazioni era volontaria ma di fatto la maggioranza aderiva poiché


dava notevoli facilitazioni (es borse di studio). L’8 ottobre 1931 uscì l’obbligo per i
docenti universitari di prestare giuramento al regime fascista.

Propaganda fascista—> Il regime utilizzò anche la tecnologia come propaganda, con:

1) la radio iniziò a trasmettere i discorsi di Mussolini: nasce l’EIAR (Ente italiano per le
audizioni radiofoniche) che fu rigidamente controllato dal regime.

2) il cinema—> i cinegiornali (realizzati dall’istituto Luce) prima dei lm, questi erano
controllati da Mussolini prima che uscissero e diceva cosa andava cambiato. I
cinegiornali, al contrario del cinema, presentavano il sonoro e dunque la voce di
Mussolini venne inserita anche in questo contesto.

Il fascismo creò il Ministero per la cultura popolare che si occupava proprio della
propaganda.

3) organizzazione di attività letterarie, sportive e ricreative, per lo sviluppo del fascismo


anche se controllate da un’attenta censura.

Donna e fascismo—> La donna nell’Italia fascista era madre e moglie. Mussolini inserì
la battaglia per la crescita demogra ca incentivando la maternità e condannando
l’aborto e prometteva premi in denaro alle donne proli che.

Culto della romanità—> Centrale nel periodo fu il culto della romanità con i simboli
(fascio littorio, aquila imperiale, saluto romano) e le forme architettoniche celebravano
l’arte romana. Il 21 aprile anniversario della fondazione di roma divenne festa nazionale
col nome di Natale di Roma.

Politica economica
Il regime doveva modernizzare l’Italia e dunque passare dal coinvolgimento delle masse
operaie. Nel 1927 venne emanata la Carta del lavoro in cui si individuava nel
corporativismo (sistema della cooperazione) un’alternativa fascista al capitalismo. La
rappresentanza corporativa avrebbe potuto prendere il posto di quella sindacale.

Con la crisi del 1929 nacquero poi le corporazioni—> organi statali di cui facevano
parte i produttori, che rinunciavano ai loro interessi per quello dello stato.

Tra il 1922/25 il governo fascista si ispirò a principi economici di stampo liberista e


sotto il ministro delle nanze De Stefani il governo si impegnò per ridurre la spesa
pubblica e sostenere quella privata—> Conseguenza: in azione e svalutazione della lira
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rispetto alle monete straniere. Allora il governo dovette intervenire attraverso il
ra orzamento della lira. Mussolini in un discorso del 1926 annunciò un obiettivo che a
molti parve irraggiungibile: bisognava rivalutare la moneta in modo che 90 lire
corrispondessero ad una sterlina (quota novanta). Egli ci riuscì nell’anno successivo
attraverso dazi e sostegno di alcuni gruppi nanziari statunitensi. Conseguenze:
-positive—> abbassamento prezzi e vantaggi nelle importazioni di materie prime
-negative—> riduzione esportazioni di alcuni settori penalizzati dalla perdita di
competitività.

La battaglia del grano—> L’economia dell’Italia fascista era fondata principalmente sul
settore agricolo. Con l’aiuto dell’economista e agronomo Serpieri , la politica agraria
vide l’iniziativa della Battaglia del grano, che prevede di essere autosu cienti nella
produzione di grano (vantaggi: coltivati terreni incolti del meridione.Svantaggi:
penalizzate coltivazioni legate alle esportazioni). Mussolini organizzò il piano di boni ca
integrale per risolvere il problema di quelle terre che ancora erano improduttive. Il
risultato più evidente fu la boni ca delle paludi pontine a sud di Roma in cui furono
coinvolti moltissimi contadini provenienti anche da altre aree del paese (si creano anche
nuove città). Anche in altri luoghi furono poi attuate boni che del territorio e il ristagno
dell’economia nel sud determinò un esodo dalle campagne alle città. Si temeva che
l’a usso di manodopera in città avrebbe favorito la

con ittualità sociale perciò furono introdotte norme che limitavano la mobilità interna e
indirizzavano le migrazioni verso le zone da colonizzare. Mussolini decise insieme al
ministro delle nanze Volpi di adottare una politica protezionista (interventismo dello
stato in campo industriale): tutela i prodotti nazionali e crea istituzioni col compito di
intervenire con denaro per salvare fallimenti di banche e industrie. Lo stato diventa il
maggiore imprenditore industriale e banchiere Italiano e per ridurre la crisi avvia
numerosi lavori pubblici. L’obiettivo della politica economica fu il regime di autarchia
(Italia doveva bastare a se stessa) che andava a discapito delle politiche sociali per i
lavoratori ai quali era stato tolto il diritto

di protestare e favoriva i pro tti privati. Il fascismo non migliorò il tenore di vita e
soprattutto il meridione era ancora lontano dallo sviluppo. In Italia era radicato il
sistema clientelare e il fascismo aveva accentuato e non estirpato la corruzione
eliminando le libertà di opinione.

Politica estera

In politica internazionale, inizialmente, il governo fascista seguì una linea prudente,


avvicinandosi alla Francia e alla Gran Bretagna; allo stesso tempo ambiva a recuperare
un ruolo egemone nel mar Mediterraneo: si impegnò dunque per una revisione dei
trattati di pace, che per l’Italia erano stati sfavorevoli. Fra le aree di maggior interesse, vi
era l’area balcanica: con il trattato di Rapallo l’Italia aveva ottenuto l’Istria, però il
desiderio di occupare la Dalmazia era stato impedito da Wilson e dagli alleati, ma nel
1924 Mussolini riuscì ad ottenere la città di Fiume (che prima apparteneva al regno
dei Serbi, Croati e Sloveni). Inoltre lo stato fascista si mostrò molto aggressivo anche
verso l’Albania, su cui l’Italia da tempo cercava di estendere la sua in uenza, e verso la
Grecia—> gli u ciali francesi e italiani erano stati incaricati di tracciare la linea di
frontiera tra Grecia e Albania, ma alcuni di quelli italiani vennero assassinati, Mussolini
incolpò i Greci e bombarda Corfù. La crisi termina grazie alla Gran Bretagna.

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Nel 1925 Mussolini sottoscrisse con la Gran Bretagna, la Francia, il Belgio e la
Germania il patto di Locarno, che prevedeva il riconoscimento dei con ni di pace
tracciati nel trattato di pace di Versailles. Negli anni successivi però l’Italia abbandonò
l’atteggiamento moderato per uno un po’ più aggressivo, anche se questo non gli
impedì di schierarsi a anco dei governi di Parigi e Londra, contro l’aggressivo
espansionismo della Germania hitleriana: quando nel 1934, alcuni nazisti austriaci
distrussero il cancelliere austriaco Dollfuss, il duce, per dimostrare che l’Italia non
avrebbe accettato l’annessione tedesca dell’Austria, inviò alcune divisioni al passo del
Brennero e, nel 1935, il governo italiano rmò, con Francia e Gran Bretagna, gli Accordi
di Stresa; tuttavia l’alleanza dell’Italia con Francia e Gran Bretagna cambiò nel giro di un
anno, quando Mussolini si avvicinò ad Hitler e decisivo in questo avvicinamento fu
l’invasione Italiana dell’Etiopia del 1935, dalla quale l’Italia ne uscì con gravi sanzioni:.
L’avvicinamento Italia-Germania porta nel 1936 alla stretta con la Germania del
cosiddetto Asse Roma-Berlino= alleanza tra la Germania di Hitler e l’Italia di
Mussolini.

Libia—> Alcune aree tradizionali di in uenza dell’Italia erano Libia, Somalia ed Eritrea: la
Libia era una colonia italiana dal 1911 anche se non era mai stata paci cata: infatti i
coloni italiani erano al sicuro solo nelle grandi città e negli insediamenti agricoli lungo la
costa, ma nell’immenso deserto dominavano le tribù locali,
che costringevano le forze di occupazione a una logorante
guerriglia. Le cose cambiarono nel 1921 quando Giuseppe
Volpi divenne nuovo governatore della Libia: con lui tra il
1923 e il 1930 venne riconquistata la Tripolitania e il Fezzan,
mentre nel 1930 fu sottomessa la Cirenaica, anche se non
senza pochi problemi anche perché lì l’esercito italiano trovò
la resistenza guidata da Omar al Mukhtar, ma grazie al capo
dell’esercito Rodolfo Graziani, che adottò misure feroci, nel
1932 la Libia venne u cialmente paci cata.

Etiopia—> Dopo la Libia, Mussolini si sentiva forte da vendicare la scon tta di Adua e
così il 3 ottobre 1935 decise di dichiarare guerra all’Etiopia, territorio ricco di materie
prime e territorio fondamentale per estendere l’in uenza italiana no al Corno d’Africa:
in appena sette mesi venne occupata, l’imperatore Selassié dovette fuggire a Londra e
re Vittorio Emanuele III assunse il titolo di imperatore di Etiopia; ma il prezzo fu tutt’altro
che basso: contro le truppe etiopiche, l’esercito italiano,
sotto il comando di Pietro Badoglio e Rodolfo Graziani,
ricorse ai gas as ssianti, violando così le

re g o l e i n t e r n a z i o n a l i . I n o l t re f u ro n o e e t t u a t i
bombardamenti aerei sui centri

abitati, colpendo anche gli ospedali: per giusti carsi


dissero che si trattava di azioni

come rappresaglia contro le imboscate ordite dalla


popolazione civile. Di fronte alle

critiche straniere il governo italiano negò l’impiego di gas


as ssianti, ammettendo

però l’utilizzo di gas non velenosi che paralizzavano il corpo del nemico per poche

ore. La società delle nazioni decretò delle sanzioni economiche che consistevano nel

blocco dei prestiti e dei rifornimenti di materie prime al paese. Tuttavia però le

sanzioni ebbero anche degli aspetti positivi perché non prevedevano blocchi sulle

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materie prime quali carbone, petrolio e acciaio ed inoltre l’Italia si avvicinò ai paesi
dell’Europa orientale per aprire nuovi mercati.

Capitolo 8
Il travaglio dopoguerra tedesco
I socialdemocratici—> Con la ne della guerra la Germania aveva mutato anche la sua
politica interna: il 9 novembre 1918 l’imperatore Guglielmo II aveva abdicato,
andandosene in esilio in Olanda, e veniva proclamata la Repubblica.

A capo del nuovo governo divenne Friedrich Ebert, leader del Partito
socialdemocratico (SPD). Tuttavia il socialismo tedesco era diviso al suo interno: la
corrente maggioritaria era disposta ad allearsi con la borghesia e a rispettare le
istituzioni parlamentari; sul fronte opposto c’erano le correnti più radicali, i rivoluzionari
e gli indipendenti. I rivoluzionari avevano fondato la Lega di Spartaco, i cui leader
erano Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg.

Gli spartachisti organizzarono per il 1° gennaio 1919 un’insurrezione con l’obiettivo di


creare una repubblica socialista: però, a di erenza di come accadde in Russia, i soldati
si schierarono contro di loro e contro di loro si mobilitarono i Freikorps (corpi franchi),
che il 15 gennaio 1919 catturarono e uccisero i capi spartachisti Liebknecht e
Luxemburg.

Nascita Repubblica di Weimar—> Il 19 gennaio 1919 si tennero le elezioni per


l’Assemblea costituente, che avrebbe dovuto stabilire una nuova costituzione: la SPD
era il primo partito ma non ottenne la maggioranza e così formò una coalizione con i
cattolici di Zentrum e i liberal-democratici; la coalizione elesse Ebert primo presidente
della Repubblica di Weimar (nome della cittadina dove si riunì l’assemblea).

Costituzione—> La nuova Costituzione fu approvata l’11 agosto 1919 ed essa


prevedeva il ra orzamento dei poteri del Parlamento ed estendeva il diritto di voto
anche alle donne. In aggiunta il popolo avrebbe eletto un presidente della Repubblica
dotato di ampi poteri: nominare il cancelliere, sciogliere il Parlamento ed indire nuove
elezioni.

Inizialmente la nuova Repubblica fu appoggiata dall’esercito e dalla borghesia, tuttavia


questo non era un appoggio destinato a durare, perché gli u ciali, i ricchi industriali e i
banchieri avrebbero preferito un regime autoritario. A loro volta i comunisti non
perdonavano al governo la repressione della rivolta spartachista: perciò la democrazia
repubblicana risultò fragile.

Molti tedeschi erano ostili alla repubblica perché la sua nascita era legata direttamente
all’accettazione dello “status quo” ssato con il trattato di Versailles: ampi territori
abitati da tedeschi erano ceduti a Polonia, Cecoslovacchia e Lituania (=nuovi paesi
sorti), in più la Germania aveva ceduto in favore degli Alleati i suoi possedimenti
d’oltremare.

Economia—> In più la Germania fu colpita da una crisi economica: il paese era già
economicamente in ginocchio a causa delle spese di guerra e in più il tasso di
disoccupazione aumentò dopo la ne di essa. Il pagamento delle pesanti riparazioni
provocò un’in azione pesantissima; inoltre l’occupazione militare francese e belga della
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zona industriale della Ruhr (=regione) provocò un crollo del valore della moneta
tedesca.

Una ripresa economica si registrò con la formazione nel 1923 di un nuovo governo da
Gustav Stresemann, il quale cercò di bloccare l’in azione attraverso un rigido controllo
sul bilancio e una riforma scale che doveva servire a stabilizzare la moneta. Queste
misure indussero gli Stati Uniti a sostenere l’economia tedesca con ingenti investimenti,
che permisero al governo di ristabilire la situazione. Nel 1924 venne varato il Piano
Dawes che assicurava un prestito internazionale con cui iniziare il pagamento delle
riparazioni di guerra.

Trattato di Locarno—> Stresemann inoltre tentò una riabilitazione della Germania sul
piano internazionale e per questo nel 1925 rmò il trattato di Locarno, con cui la
Germania, insieme alla Francia e al Belgio, si impegnava a rispettare i con ni delle
nazioni limitrofe, e se uno dei paesi non avesse rispettato l’accordo la Gran Bretagna e
l’Italia sarebbero intervenute.

L’ascesa del nazismo e la crisi della Repubblica di


Weimar
Fra i movimenti politici che minacciavano la Repubblica di Weimar c’era anche il
piccolo Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, il quale voleva abbattere la
democrazia per sostituirla con una dittatura. Fondato nel 1920 da Adolf Hitler, il partito
nazista reclutava tra le sue la molti reduci di guerra. Gli aderenti erano organizzati in
squadre armate, chiamate Squadre d’assalto (SA), guidate da Ernst Rohm ed erano
riconoscibili per le loro camicie brune.

Antisemitismo nazista—> Nel programma del partito nazista comparve n dall’inizio


come suo elemento caratteristico un fortissimo antisemitismo: Hitler sosteneva che la
scon tta della Germania nella Prima guerra mondiale fosse dovuta a una cospirazione
degli ebrei, tra cui vi erano grandi banchieri e questo fomentò l’odio da parte dei reduci
disoccupati ecc…

Nel 1923 a Monaco, Hitler e i nazisti tentarono un colpo di stato (=putsch) con
l’appoggio di alcuni u ciali dell’esercito: questo colpo fu sventato dalla polizia e Hitler e
i suoi seguaci nirono in carcere. In questa circostanza viene manifestata tutta la
debolezza della Repubblica di Weimar che non osò punire i nazisti e addirittura Hitler fu
scarcerato dopo pochi mesi. Durante la carcerazione, Hitler scrisse il Mein Kampf, in
cui evidenziava tutti i punti fondamentali del programma politico nazista:

1) denuncia del trattato di Versailles,

2) ricostituzione di un grande esercito,

3) recupero dei territori persi,

4) annientamento degli ebrei,

5) espansione della Germania ad oriente.

Crescita del consenso del nazismo—> Nonostante il fallimento del putsch, il partito
nazionalsocialista ed il suo leader avevano acquisito notorietà, così Hitler iniziò a
ritenere possibile un’a ermazione del suo partito per via elettorale. Nel 1925 morì Ebert,
il quale fu sostituito da Paul von Hindenburg. Al tempo il sistema democratico era già
in di coltà ma la situazione si complicò ulteriormente con la crisi economica del 1929
che, a causa della dipendenza economica dagli Stati Uniti, rese la Germania
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vulnerabile, tanto che il tasso di disoccupazione aumentò vertiginosamente. Nel marzo
del 1930 il governo guidato da Heinrich Bruning provò a migliorare la situazione
attuando una politica de attiva ma non ottenne i risultati sperati.

A trarne vantaggio fu specialmente Hitler e infatti il suo partito nelle elezione del
settembre del 1930 risultò secondo dietro a quello socialdemocratico.

Hitler al potere—> Hitler perse alle elezioni del 1932 ma stravinse a quelle del 1933 e
chiese che gli venisse a dato la guida del governo: nonostante von Hindenburg non
volesse assecondare l’ascesa al potere di Hitler, lui constatò che solo il generale nazista
poteva garantire il governo al paese e così il 30 gennaio 1933 Hitler fu nominato
cancelliere del Reich.

Incendio del Reichstag—> Formalmente Hitler avrebbe dovuto governare


democraticamente, tuttavia la sera del 27 febbraio 1933 il Reichstag, la sede del
Parlamento a Berlino, fu devastata da un incendio. Sfruttando l’arresto di un comunista
olandese, i nazionalsocialisti accusarono dell’attentato i comunisti e ne appro ttarono
per scatenare una repressione feroce contro tutti gli avversari politici. Con l’incendio del
Reichstag venne emanato un decreto d’emergenza con il quale la libertà di stampa, di
parola e di associazione vennero soppresse, fu ripristinata la pena di morte e la polizia
ottenne poteri illimitati.

Scioglimento del Reichstag—> Il 5 marzo del 1933 si tennero nuove elezioni che
videro stravincere il partito nazista ma senza aver però ottenuto una maggioranza
assoluta. Hitler però era deciso a governare senza il parlamento e per questo propose
una legge attraverso cui il potere esecutivo sarebbe passato al governo: la legge fu
approvata e così la Repubblica di Weimar terminava e la Germania diventava una vera e
propria dittatura.

La costrizione dello Stato Nazista


Notte dei lunghi coltelli—> Visto che Hitler aveva tutto il potere nelle sue mani non
aveva più bisogno delle SA, poco gradite a coloro che erano schierati a anco del
nazismo, poiché Rhom riteneva che il nazismo avrebbe dovuto realizzare una seconda
rivoluzione che prevedeva l’abbattimento del capitalismo borghese. Nonostante i
tentativi di compresso si arrivò allo scontro tra Rohm e Hitler che culminò la notte del
30 giugno 1934, la “notte dei lunghi coltelli” durante la quale Hitler fece uccidere il suo
avversario e massacrare i principali esponenti delle SA dalle SS.

SS—> le SS erano squadre di protezione, create nel 1925 costituivano un corpo


scelto, ossia che venivano selezionati attentamente a nché rispettassero i canoni della
razza pura dettati da Hitler, ed erano guidate dal 1929 da Heinrich Himmler;
inizialmente si occupavano dello spionaggio ma in seguito venne a data loro la
gestione dei campi di concentramento.

Terzo Reich—> Nel 1934 von Hindenburg morì e questo determinò un accrescimento
dei poteri di Hitler, il quale, oltre ad essere cancelliere, diventò anche capo dello stato e
comandante supremo dell’esercito, col titolo di Fuhrer del popolo tedesco e la sua
nuova Germania venne ribattezzata Terzo Reich. Tutti i poteri erano nelle sue mani e i
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nazisti dominavano tutto, anche la polizia di stato, a cui dal 1933 si aggiunse la
Gestapo, una speciale polizia segreta che instaurò in Germania un clima di terrore.

Nascita campi di concentramento—> in breve tempo vennero organizzati i cosiddetti


campi di concentramento (Lager), che inizialmente erano nati per sbarazzarsi degli
oppositori politici, ma poi vennero portati tutti coloro che contaminavano la razza ariana
pura. I primi campi a nascere furono nel 1933 (il primo a Dachau), per rinchiudere
soprattutto militanti comunisti e socialisti. A questi nel 1938 si aggiunsero gli ebrei, ma
non solo: anche zingari, omosessuali, disabili, testimoni di Geova…, quelli considerati
Untermenschen (=subumani). Nei campi venivano attribuiti a tutti i deportati dei triangoli
colorati per l’immediato riconoscimento: es—> giallo: ebrei.

Lavoro e nazismo—> Per aumentare il consenso e risollevare l’economia Hitler avviò


un programma di lavori pubblici: furono costruite autostrade, nuove piazze e grandiosi
edi ci e venne anche creata la Volkswagen. Oltre a ciò i nazisti vollero controllare anche
il mondo del lavoro, così da poter eliminare ogni resistenza e aumentare il consenso: tra
il 1933 e il 1934 venne realizzato il Fronte tedesco di lavoro, che doveva riunire tutti i
datori e lavoratori in una comunità popolare che doveva realizzare gli obiettivi del
regime.

Il totalitarismo nazista
Dopo aver preso tutto il controllo della politica, Hitler volle che ogni aspetto della vita
tedesca fosse dominato dal nazismo: particolare attenzione era rivolta ai giovani,
inquadrati n dall’infanzia nell’organizzazione di tipo militare, la Gioventù hitleriana,
allo scopo di allevare una nuova generazione fanatica che ignorasse l’esistenza di idee
diverse da quelle naziste.

Nazionalismo—> L’ideologia nazista ruotava intorno a un nazionalismo esasperato:


l’identità tedesca nasceva dalla razza e dal territorio in cui i tedeschi si erano insediati
ma Hitler sosteneva che i tedeschi avevano bisogno di spazi più ampi per la loro vita.
Proprio la teoria dello spazio vitale fu usata come giusti cazione per le guerre
d’aggressione contro i paesi vicini alla Germania.

Razzismo—> Fondamento del nazionalismo hitleriano era il razzismo: secondo i nazisti


la razza superiore era quella ariana, di cui i tedeschi ne erano i maggiori rappresentanti;
nasce una vera e propria gerarchia delle razze:

1) razza ariana

2) molto inferiore era la razza latina,

3) considerata allo stato animale quella slava

4) gli ebrei dovevano essere eliminati.

Quindi per la razza superiore era giusto e doveroso scon ggere e, se necessario,
eliminare le razze inferiori.

I roghi di libri—> Al ne di ottenere la rigenerazione spirituale dei tedeschi era


necessario che la loro cultura venisse depurata (eliminare tutto ciò che era legato i alla
razza ebraica e che contaminava la razza ariana): emblematica è la notte del 10 maggio
1933, durante la quale a Berlino studenti tedeschi diedero alle amme migliaia di libri
che il regime aveva vietato—> episodio ricordato come “I roghi dei libri”.

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Una volta eliminati i fattori di corruzione, bisognava trasmettere in modo persuasivo i
valori del nazismo: per questa missione, fu creata la “Camera per la cultura del
Reich” che, sotto la guida di Joseph Goebbels, pose sotto il suo controllo ogni aspetto
della vita culturale della Germania.

Discriminazione degli ebrei—> Come detto prima, un tratto caratterizzante del


nazismo era stato l’antisemitismo: gli ebrei erano stati colpiti n dalla presa di potere
nazista; non solo dovettero subire violenze e minacce da parte delle SA, ma già nel
1933 fu stabilita la loro discriminazione con la legge, ciò dovuto alla lettura da parte di
Hitler della versione de “I protocolli dei Savi di Sion” di Rosenberg, che lo mise
obbligatorio in tutte le scuole: gli ebrei non potevano insegnare nelle scuole tedesche,
come giornalisti né nell’amministrazione statale.

Persecuzioni—> La loro situazione peggiorò ulteriormente nel 1935 con l’approvazione


delle Leggi di Norimberga: una serie di provvedimenti nalizzati a garantire la
preservazione della razza ariana tramite limitazioni agli ebrei—> questi vennero
allontanati dagli impieghi pubblici e non poterono più esercitare alcune professioni e in
aggiunta era vietata qualsiasi forma di contatto con un ariano. Molti ebrei emigrarono,
altri invece restarono con la speranza che le cose potessero cambiare ma ciò non
avvenne: il 9 novembre 1938, la “notte dei cristalli”, Hitler scatenò nuove violenze
antiebraiche dando ai nazisti la libertà di picchiare, derubare e uccidere impunemente
gli ebrei (=pogrom).

L’occasione che scatenò ciò fu l’uccisione di un tedesco in servizio a Parigi da parte di


un giovane studente di origine ebraica: da qui si aprono aprissi e violenze nei confronti
degli ebrei, vengono fatte a pezzi le sinagoghe, le botteghe e le vetrine dei negozi (da
qui l’espressione “notte dei cristalli”).

La politica estera nazista

Il riarmo e la rottura degli equilibri internazionali—> Dal 1933, dopo l’uscita della
Germania dalla Società delle Nazioni, la nazione tedesca ebbe una ripresa economica,
attraverso un potenziamento dell’industria bellica (riarmo), necessario a Hitler per
avviare i suoi progetti espansionistici volti a uni care tutte le popolazioni di lingua
tedesca sotto il suo governo. Nel 1934 i nazisti austriaci e quelli tedeschi tentarono di
uni care i loro paesi, ma l’annessione venne scongiurata dall’ intervento di Mussolini.
Inoltre nel gennaio 1935 la regione mineraria del Saar, n’ora sfruttata dalla Francia,
tornò alla Germania in seguito ad un plebiscito.

Nel marzo dello stesso anno Hitler reintrodusse la coscrizione obbligatoria e dopo
questa iniziativa Italia, Francia e Gran Bretagna decisero di formare un asse antitedesco
durante la “conferenza di Stresa” che però ebbe vita breve a causa di nuovi interessi e
di nuove alleanze: Francia accordo con Unione Sovietica, Gran Bretagna trattato navale
con Germania, Italia sanzioni dopo conquista Etiopia.

L’avvicinamento della Germania all’Italia e al Giappone—> Appro ttando delle


divisioni fra i suoi avversari, Hitler decise di stanziare delle truppe in Renania nel 1936
come provocazione e prova di forza nei confronti di Francia e Gran Bretagna che però
non intervennero militarmente.

L’Italia invece si era avvicinata alla Germania e si era ormai compiuta un’ alleanza
diplomatica: nazisti e fascisti avrebbero infatti combattuto insieme in Spagna per
sostenere le truppe di Francisco Franco. Questa alleanza fu poi consolidata da due
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accordi: l’Asse Roma-Berlino e il Patto Anti-komintern, entrambi del 1936. L’ultimo
dei due era stato stipulato fra Germania e Giappone e l’Italia aveva aderito l’anno
successivo ed era nato dalla volontà di allargare il fronte anticomunista coinvolgendo il
Giappone, paese in cui si era a ermato un governo nazionalista lanciato in una politica
imperialistica.

L’Anschluss e la questione dei Sudeti—> L’alleanza con Mussolini aiutò Hitler a


perseguire il suo obiettivo di annessione dell’Austria, suo paese natale, ormai ridotta a
stato di dimensioni moderate abitato da una popolazione di lingua tedesca. Molti
austriaci consideravano favorevole l’uni cazione infatti nel marzo 1938 le truppe
tedesche entrarono in Austria acclamate dalla popolazione e con il plebiscito
(Anschluss) l’annessione dell’Austria alla Germania nazista fu
sancita.

Altri due paesi avevano consistenti minoranze tedesche: la


Cecoslovacchia e la Polonia. Nel maggio 1938 Hitler
intimò al governo di Praga di cedergli la regione dei
Sudeti, ma la risposta fu negativa e la
Cecoslovacchia mobilitò l’esercito e chiese
sostegno alla Francia, sua alleata. Il fuhrer
sapeva però che la Francia non avrebbe
combattuto e ribadì così le sue minacce,
aiutandosi con la politica dell “appeasement”
seguita dalla Gran Bretagna e sostenuto dal capo di
governo Chamberlain: pur di preservare la pace, era necessario accettare dei
“sacri ci” quindi la Gran Bretagna non avrebbe salvato la Cecoslovacchia che fu
costretta con gli accordi di Monaco del settembre 1938 a cedere i Sudeti alla
Germania.

Dalla Cecoslovacchia alla Polonia—> Dopo aver smembrato la Cecoslovacchia e aver


annesso le regioni della Boemia e della Moravia,
Hitler era pronto ad a rontare la questione
polacca. Il fuhrer pretese dal governo polacco la
cessione del Corridoio di Danzica, quella striscia
di territorio che isolava la provincia della Prussia
o r i e n t a l e d a l re s t o d e l l a G e r m a n i a , e
l’annessione della città baltica abitata
soprattutto dai tedeschi. Per assicurarsi libertà
d’azione i tedeschi avevano rmato un trattato
di non aggressione nell’agosto 1939 con
l’Unione Sovietica, il patto Molotov-
Ribbentrop: stava scoppiando la Seconda Guerra Mondiale.

La politica Estera sovietica

La normalizzazione dei rapporti con le potenze occidentali—> La linea politica di


Stalin mirava allo sviluppo del socialismo nella sola URSS. Esso si impegnò per
normalizzare i rapporti con gli altri paesi occidentali: in un primo momento si avvicinò
alla Germania, infatti sancì con questa una collaborazione economica con il patto di
Berlino del 1926. In seguito strinse patti di non aggressione con Polonia, Francia e
Italia e nel 1934 riuscì a far parte della Società delle Nazioni.

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L’esperienza del fronte unico antifascista—> Durante il VII congresso del Komintern,
del 1935, l’URSS decise di promuovere la collaborazione fra tutti i gruppi di sinistra
antifascisti europei attraverso la creazione del cosiddetto “fronte unico”: Stalin infatti
temeva che HItler dopo il riarmo e la coscrizione obbligatoria potesse attaccarlo. Il
fronte unico fornì una prova della sua compattezza in Spagna, durante la guerra civile:
in quell’occasione Stalin inviò sostegno militare ed economico alle forze impegnate in
Spagna contro i nazionalisti. Il suo intervento non fu però su ciente a salvare la
Repubblica spagnola.

Il patto Molotov-Ribbentrop—> Stali era sempre più convinto che Hitler scatenasse
una guerra contro di lui, dunque volle a rettarsi a concludere le alleanche con le 3
potenze eruopee. Dal momento che i governi delle tre potenze occidentali Francia, Gran
Bretagna e Polonia non nutrivano simpatia per l’URSS, Stalin non riuscì mai a
concludere i trattati di alleanza decidendo così durante la conferenza di Monaco di
cambiare strategia e rischiare un compromesso con i nazisti. Nacque così nell’agosto
1939 il patto Molotv-Ribbentrop: si trattava di un accordo di non aggressione fra
Germania e URSS, che pur essendo due dittature totalitarie; rappresentavano progetti
politici opposti e inconciliabili. In realtà questo accordo, che destò grande sconcerto,
era qualcosa che i due dittatori erano pronti a violare ma che intanto concedeva tempo
prezioso.

Gli anni Venti e il dopoguerra dei vincitori


Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, paesi vincitori della Prima guerra mondiale,
entrarono nel dopoguerra con un certo ottimismo. La smobilitazione degli eserciti aveva
creato milioni di disoccupati, ma non c’erano state rivoluzioni o guerre civili, come
invece era avvenuto in Russia. Le donne, essendosi abituate ad essere indipendenti
non volevano tornare indietro e, ad esempio, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna gli
concessero il diritto di voto. Gli imperi coloniali della Gran Bretagna e della Francia
sembravano consolidati ma si stanno organizzando movimenti indipendentisti.

Ruolo dei partiti socialisti—> Molti industriali con la guerra si erano arricchiti
producendo armi. Al contrario i cittadini meno abbienti erano colpiti duramente dall’alto
tasso di disoccupazione e dall’aumento dei prezzi dovuto all’in azione. La popolazione
organizzò scioperi di solidarietà e picchettaggi (azioni più organizzate dei normali
scioperi) per cercare di far sentire la propria voce anche con l’aiuto dei sindacati, ma i
governi repressero duramente queste azioni, in quanto avevano paura che dietro agli
scioperi ci fossero propagandisti comunisti pronti alla rivolta. Fortunatamente nei paesi
occidentali queste repressioni non si trasformarono in rivoluzioni cittadine. Gli anni Venti
furono un decennio di con itto sociale ricco di tensioni che, grazie alle azioni dei partiti
socialisti (che rappresentavano gran parte della popolazione operaia), non si
trasformarono in rivoluzioni.

Situazione Gran Bretagna—> Nel primo dopoguerra la Gran Bretagna fu


ridimensionata molto: nel 1922 durante la conferenza di Washington rmò con gli
Stati Uniti un trattato che prevedeva una pari grandezza per le otte dei due stati (non
era più quindi la padrona dei mari); inoltre in Gran Bretagna il tasso di disoccupazione
non scese mai sotto il 10% tra gli anni Venti e Trenta, questo perché dovette lasciare
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durante la guerra alcune produzioni per realizzare invece armamenti, per cui recuperare
la quota di mercato precedente risultò impossibile.

In politica interna, con l’estensione del diritto di voto, alle elezioni del 1923 vince il
Partito laburista (Labour Party), guidato da Ramsay MacDonald, che fu però
costretto a governare in coalizione coi liberali, con i quali entrò da subito in disaccordo
(i laburisti diventeranno la principale forza di opposizione ai conservatori). Alle elezioni
del 1924 però vinsero i conservatori, guidati da Stanley Baldwin, che avevano come
cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze) Winston Churchill. Churchill nel
1925 ripristinò il gold standard (piena convertibilità della valuta in oro), pensando di
rimettere in commercio la sterlina. Ma il gold standard non fece altro che alzarne il
valore, rendendo più di cile la ripresa economica della Gran Bretagna, con le
conseguenti proteste dei minatori, appoggiati dagli altri lavoratori tramite gli scioperi di
solidarietà. Tali scioperi vennero subito aboliti dal governo costringendo i manifestanti
alla resa. Alle elezioni del 1929 nalmente il Partito laburista tornò al governo ma era
ormai impossibile attuare riforme sociali per i lavoratori.

Situazione Francia—> Anche la Francia, nonostante fosse uno dei paesi vincitori, si
trovò ad a rontare gli stessi problemi: spese di ricostruzione, in azione, malcontento
dei reduci. I risarcimenti della Germania non bastarono a rimettere in piedi l’economia
della Francia, che dovette chiedere prestiti agli Stati Uniti. Alle elezioni del 1919 vinse
una coalizione di centro-destra che represse le manifestazioni e gli scioperi degli operai.
Si formò il cosiddetto “Cartello delle sinistre”, che riuniva tutti i partiti di sinistra tranne
quello comunista. Fra il 1924 e il 1926 si alternarono due governi: uno del “Cartello delle
sinistre”, l’altro formato da più forze politiche e chiamato “unità nazionale”:
quest’ultimo ottenne una stabilizzazione economica del paese ma per fare ciò dovette
cancellare le riforme sociali del “Cartello delle sinistre”. Il governo dell’unità nazionale
durò no al 1929, quando alla guida del paese si susseguirono una serie di governi di
centro-destra.

Situazione Stati Uniti—> Gli Stati Uniti d’altro canto erano divenuti la principale
potenza mondiale. L'economia aveva infatti tratto giovamento dai crediti concessi alle
altre nazioni e dalle sovvenzioni ai paesi scon tti, come la Germania. L’industria
statunitense aveva trovato nel mercato europeo una cassa di espansione perfetta e al
contempo aveva il mercato interno protetto dai dazi doganali. La scelta di Washington
fu quella di attuare una politica isolazionista e lo stesso approccio lo ebbero i presidenti
successivi: Warren Harding (1921-1923) e Calvin Coolidge (doppio mandato
1923-1929). I repubblicani rimossero inoltre la legislazione antimonopolistica di Wilson,
permettendo lo sviluppo oltremisura delle attività commerciali e nanziarie; inoltre
allentarono la pressione scale sui grandi patrimoni.Non venne fatto però quasi niente
per garantire una distribuzione più equa della ricchezza fra le classi sociali.

Anni ruggenti—> Gli anni Venti negli Stati Uniti sono chiamati anche “anni ruggenti” in
quanto è un’epoca di prosperità e ottimismo. Nasce il mito di Hollywood, i balli, le
mode, lo stile di vita americano si di ondono ovunque. Si di ondono beni secondari,
come automobili e elettrodomestici che diventano il simbolo dell’American way of life.
La di usione dei consumi di questi beni, da cui era però esclusa la fascia bassa della
popolazione, portarono sempre più consenso anche ai repubblicani. Divennero simbolo
del primato tecnologico statunitense imprese come il primo volo senza scali
sull’Atlantico (Charles Lindbergh 1927). Questo decennio fu soprannominato anche “età
del jazz”.

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Ma negli Stati Uniti si sviluppò in questo periodo anche la ma a americana, dominata
da boss di origine italiana. La ma a si arricchì moltissimo grazie al governo
statunitense, anche se l’aiuto da parte di quest’ultimo fu involontario: infatti quando nel
1919 fu imposto il proibizionismo (divieto di produrre e vendere bevande alcoliche) la
ma a avviò un commercio clandestino di alcolici, mettendo da parte grandi capitali.
Gangster come Al Capone divennero gli uomini più temuti e potenti degli Stati Uniti. Il
proibizionismo venne poi abolito nel 1933, ma ciò non servì a atto a fermare le
organizzazioni ma ose.

(No)Razzismo/xenofobia—> Nella società statunitense le classi borghesi, formate d


bianchi di origine anglosassone e di fede protestante (White Anglo-Saxon Protestant;
WASP), avevano tutti i privilegi, mentre i ceti popolari e la maggior parte della
popolazione afroamericana erano poveri. In più i neri erano sottoposti a una forte
discriminazione razziale, e in questo ambiente rinacque il Ku-Klux Klan: una società
segreta di bianchi che esercitava violenze su neri, ebrei e cristiani, o su chiunque non
fosse WASP. Questa società era già emersa nel corso dell’Ottocento ma era stata
repressa subito, mentre nel 1915, quando riemerge, è accettata di buon grado dalle
autorità e le sue azioni rimangono impunite. Negli Stati Uniti si fece poi strada la
xenofobia, per cui i visti per l’ingresso degli immigrati venivano concessi in numero
limitato e si tendeva a preferire l’immigrazione dei nordeuropei per il mantenimento
dell’identità etnica degli americani, che si sarebbe inquinata dall’a usso di popolazioni
non anglosassoni. A ciò furono introdotti altri criteri per limitare gli ingressi stranieri, fra
cui l’obbligo di saper leggere e scrivere: infatti gli emigranti del Sud Europa erano
spesso analfabeti e in tal modo era impossibile per loro ottenere il visto (queste misure
furono utilizzate anche da Australia e Nuova Zelanda). Con l’immigrazione arrivò anche
la paura del comunismo e dell’anarchismo, in nome dei quali il governo statunitense si
trovò a dare la colpa agli immigrati accusandoli di essere agitatori e di usori delle idee
socialiste. Nel 1927 due italiani, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, accusati di un
omicidio che non avevano commesso, furono condannati alla sedia elettrica e,
nonostante la solidarietà internazionale che provò a salvarli, furono uccisi da innocenti
solo perché immigrati italiani.

La crisi del 1929


La borsa di New York—> A partire dal 1927 erano aumentati esponenzialmente i
cittadini che investivano in borsa e la Borsa di New York era alla guida di tale crescita:
si compravano le azioni in attesa di un rialzo del loro prezzo e si vendevano ad un
prezzo maggiore di quello d’acquisto a coloro che desideravano avere tali azioni.
Addirittura, c’era la possibilità di acquistare titoli pagando una volta rivenduto il titolo a
prezzo maggiorato. Così tra gli statunitensi si di use una vera e propria febbre
speculativa.

Negli anni Venti però, dopo un periodo iniziale di generale prosperità si andò incontro ai
primi problemi, come la crisi di sovrapproduzione: negli Stati uniti infatti il numero degli
acquirenti dei prodotti industriali non era aumentato (anche a causa della condizione di
povertà che colpiva molti cittadini a causa delle politiche non redistributive dei
repubblicani) e anche il bacino delle vendite rappresentato dai mercati europei si era
ridotto, in quanto anche i Paesi europei si stavano pian piano riprendendo dopo gli
avvenimenti della guerra. Queste problematiche nel campo industriale e commerciale si
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riscontrarono anche in agricoltura, dove la sovrapproduzione di alcuni prodotti aveva
causato un crollo dei prezzi.

Giovedì nero—> Le prime avvisaglie di una crisi si ebbero nel 1928, quando la
produzione economica cominciò a rallentare e gli operatori di borsa cominciarono a
vendere i titoli. Dai primi di settembre del 1929, poi, per alcune settimane si
continuarono a vendere titoli ininterrottamente, causando un abbassamento del loro
valore. Ciò creò panico generale e tutti i possessori di titoli azionari volevano
liberarsene, anche a costo di incassare una cifra limitata. Come risultato si ebbe il
crollo della Borsa di New York, il 24 ottobre del 1929, nel cosiddetto “giovedì nero”.
Questa situazione colpì principalmente la media borghesia, che rappresentava il motore
dell’economia statunitense, sia per investimenti che per consumi.

La grande depressione—> Il crollo della Borsa causò una grave crisi economica,
conosciuta come Grande depressione. Le economie europee persero la possibilità di
piazzare i propri prodotti sul mercato statunitense o di poter ricevere investimenti da
oltreoceano. Anche paesi come Argentina o Brasile furono duramente colpiti in quanto
esportavano materie prime (ca è, carne bovina, grano) verso gli Stati Uniti. Ovunque
fallirono molte imprese, il tasso di disoccupazione aumentò a dismisura. Per mancanza
di soldi e di richiesta le aziende furono costrette a licenziare molte persone e coloro che
invece riuscirono a mantenere il proprio lavoro si videro abbassare di molto lo stipendio.
Molti commercianti e agricoltori non riuscirono a ripagare i prestiti delle banche e furono
costretti a svendere le proprie attività. Le banche stesse si trovarono in molti casi a
dover dichiarare bancarotta quando i loro correntisti ritirarono simultaneamente i loro
depositi e i debitori divennero insolventi.

Uscita dalla crisi—> A uscire per prima da questa crisi fu la Germania di Hitler, che
ottenne questo risultato con metodi dittatoriali, non rispettando i diritti fondamentali dei
lavoratori previsti da un regime democratico. Fra i pochi paesi a non essere toccati dalla
crisi vi fu l’Unione Sovietica, impegnata a sviluppare una forte industria attraverso i piani
quinquennali. Negli stati democratici si puntò al pareggio di bilancio, riducendo la spesa
pubblica e introducendo nuove tasse: queste misure non fecero altro che peggiorare
ulteriormente la situazione, deprimendo ancora di più l’economia. Negli Stati Uniti,ad
esempio, durante il mandato del repubblicano Herbert Hoover (1929-1932) si arrivò ad
avere nel 1932 ben un quarto della popolazione attiva disoccupata.

New Deal—> Con le nuove elezioni nel novembre del 1932 le cose cambiarono.
Venne eletto Franklin Delano Roosevelt che, abbandonando i dogmi del liberismo,
applicò il cosiddetto New Deal (“nuovo patto” o “nuovo corso”), che consisteva nel
rilancio dell’economia attraverso l’aumento della spesa pubblica e l’intervento attivo
dello Stato nell’economia. Il New Deal deriva direttamente dalla teoria economica
dell’economista John Maynard Keynes. Lo Stato doveva sostenere la domanda, aiutare
quindi gli imprenditori ma al contempo anche favorire i consumi dei cittadini e
aumentare il livello di occupazione tramite prestiti e sussidi di disoccupazione. Per
attuare tutto ciò vennero e ettuati massicci investimenti nell’avvio di grandi lavori
pubblici e furono favorite le esportazioni grazie anche, ad esempio, alla svalutazione del
dollaro. Il New Deal si basava anche su un programma di riordino del sistema
economico e creditizio. Roosevelt articolò il New Deal in 4 provvedimenti principali:

1. La “Legge di risanamento industriale nazionale” del 1933: vennero stanziati fondi per i
lavori pubblici, vennero dati aiuti ai più poveri e vennero concesse garanzie ai lavoratori
(salario minimo, riduzione delle ore di lavoro, tutela del lavoro minorile).

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2. L’Agricultural Adjustment Act del 1933: per sostenere i prezzi dei prodotti introdusse
regole per evitare la sovrapproduzione e le eccedenze, impegnando lo Stato
nell’acquisto e nella redistribuzione del surplus di prodotti agricoli.

3. La Tennessee Valley Authority del 1933: un ente col compito di sfruttare al meglio le
risorse idroelettriche del ume Tennessee e di garantire energia a prezzi vantaggiosi per
gli agricoltori.

4. L’Emergence Banking Act: aumentò il controllo della Banca federale sulle banche e
sul sistema creditizio nazionale. Il New Deal permise all’economia statunitense di
riprendere ato ma non risolse del tutto i problemi. Prima di uscire de nitivamente dalla
crisi dovremo aspettare gli immani sforzi produttivi che saranno richiesti dalla Seconda
guerra mondiale.

L’Europa tra autoritarismi e democrazie in crisi


Il dilagare delle dittature fasciste —> In tutta Europa stavano prendendo piede
movimenti di estrema destra decisi a imporre la dittatura attraverso la violenza. Se in
qualche caso come in Polonia, in Grecia o in Iugoslavia si trattava di governo autoritari
diretti da u ciali militari e monarchi, in Portogallo, Romania e Ungheria tali dittature
adottavano modalità di controllo e di gestione del potere violente e spesso antisemite.
Alla ne degli anni Trenta in pochi altri Stati europei resistevano regimi democratici.

Le dittature nella penisola iberica —> Nel 1926 in Portogallo il generale Manuel de
Oliveira Gomes da Costa appro ttò della crisi economica e dei frequenti scontri politici
per attuare un colpo di stato e instaurare una dittatura militare. Nel 1932 poi António de
Oliveira Salazar divenne primo ministro e nel 1933 varò una nuova costituzione con la
quale nasceva il regime dell’Estado Novo.

In Spagna invece erano sempre più ricorrenti con itti sociali con la crescita di
movimenti separatisti in Catalogna e nei Paesi Baschi. In questo contenuto nel 1923
Miguel Primo de Rivera fece un colpo di Stato per ra orzare la monarchia spagnola e
limitare i poteri del Parlamento.

Il caso austriaco —> L’Austria era inizialmente guidata dal Partito socialdemocratico
operaio e dal Partito cristiano-sociale con Otto Bauer, ministro degli a ari esteri, che
stava cercando di portare i principi dell’austromarxismo (vd. pag. 357) e si trovava
favorevole all’unione dell’Austria alla Germania. Nel 1932 le elezioni furono vinte dal
cristiano-sociale Dollfuss, ostile al socialismo e desideroso di mantenere l’Austria
indipendente. Egli instaurò l’anno successivo un regime di ispirazione fascista chiamato
il Fronte patriottico. Nel 1934 fu assassinato da una banda di nazisti e quindi Mussolini,
suo prezioso alleato, inviò dei soldati al Brennero per impedire l’annessione tedesca del
paese. Nel 1938 però l’Austria fu annessa alla Germania.

I regimi autoritari nell’Europa orientale—> L’Ungheria aveva vissuto un dopoguerra


particolarmente turbolento: prima con Béla Kun, poi con Horty nel 1920 che instaurò un
governo autoritario che poi avrebbe dato le basi negli anni Trenta per la nascita di un
vero movimento nazista e antisemita, il Partito delle Croci Frecciate. Anche in Polonia
nacque una dittatura guidata dal generale Piłsudski che nel 1926 compì una marcia su
Varsavia senza incontrare particolari resistenze. Anche la Lituania, l’Estonia e la Lettonia
instaurarono regimi dittatoriali.

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L’autoritarismo nei Balcani—> Regimi autoritari e monarchici o militati si di usero


anche nei Balcani: nel Regno di Iugoslavia Alessandro I assunse poteri dittatoriali
ra orzando il potere dei serbi; questo fece opporre i nazionalisti croati che guidati da
Pavelić fondò il movimento degli ustascia. Anche in Romania e in Bulgaria ci furono
passaggi ad un regime dittatoriale. Uno degli ultimi paesi a diventare regime fu invece la
Grecia.

La Gran Bretagna negli anni Trenta—> L’ideologia fascista trovò appoggio anche in
alcuni Stati democratici (Gran Bretagna e Francia). Nel 1931, durante la crisi economica
in Gran Bretagna, MacDonald diede le dimissioni per la seconda volta con altri laburisti,
decise di allearsi con conservatori e liberali per dar vita a un governo di unità nazionale
(rimase in carica no al 1939). Le prime iniziative del governo nazionale furono
l’abbandono del Gold standard e la creazione dell’area economica del
Commonwealth. Con la dichiarazione Balfour del 1926 La Gran Bretagna si era
impegnata a concedere uguali diritti alle colonie come ricompensa per il loro contributo
durante il con itto; sulla base di questo documento nel 1931 nacque il British
Commonwealth of Nations un’unione di comunità autonome (detti dominions) Che
riconoscevano come capo di Stato il monarca britannico ottenendo in cambio piena
autonomia legislativa. Aderirono Canada, Terranova, Irlanda e Sudafrica e anche nuova
Zelanda e Australia.

Nel dominio irlandese le condizioni di sottomissione alla corona non furono accettate
da tutti: per alcuni infatti l’obiettivo da raggiungere era l’indipendenza. La questione
irlandese continuava a dare problemi alla Gran Bretagna anche perché gli irlandesi
contestarono la decisione di escludere dal territorio del dominio la regione dell’Ulster,
abitata da una popolazione prevalentemente protestante. Con il Commonwealth il
governo riuscì a risollevare l’economia nazionale. Il partito laburista si era indebolito
mentre acquisiva consensi la British Union of Fascists guidato da sir Oswald Mosley
(ex laburista). Questo movimento era un partito fascista e si ispirava agli analoghi
movimenti europei, fra il 1932 e il 34 reclutò un gran numero di aderenti ma i metodi
violenti usati contro i suoi oppositori suscitarono varie proteste dell’opinione pubblica
che permise al governo di intervenire con misure repressive. Il movimento non ebbe
seguito e si esaurì in poco tempo. Nel 1937 divenne primo ministro Neville
Chamberlain la sua politica estera era improntata alla ricerca dell’appeasement con la
Germania hitleriana, attirò le critiche del collega del partito Winston Churchill convinto
che l’unica opzione possibile per far fronte ai nazisti fosse il riarmo della Gran Bretagna.

La sinistra divisa il caso francese—> Le forze di sinistra, delle quali facevano parte la
maggioranza degli operai e perciò avevano una consistente forza elettorale, faticavano
a resistere all’avanzata del fascismo e dei movimenti reazionari a causa delle loro
divisioni. Praticamente in tutti i paesi si fronteggiava un partito socialista e un partito
comunista. Anziché collaborare contro la minaccia fascista i partiti di sinistra si
accusavano reciprocamente di aver tradito gli interessi della classe operaia e di
perseguire una politica che faceva gli interessi del fascismo. Nel 1935 però durante il
settimo Congresso del Komintern tutti partiti di sinistra d’Europa furono invitati a riunire
le loro forze per sbarrare la strada alle destre. lo sforzo più signi cativo fu compiuto
dalla Francia: la crisi del 1929 si era manifestata in maniera più contenuta rispetto ad
altri Stati; la disoccupazione i problemi economici avevano reso il clima politico molto
agitato è favorito la di usione di movimenti di destra, come Croix-de-Feu; Nel 1934 la
polizia ha sventato un tentativo di colpo di Stato da parte del partito nazionalista Action
francaise.

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Nel 1936 i socialisti e i radicali decisero di unirsi e si presentarono insieme alle nuove
elezioni: la loro coalizione detta Fronte popolare e guidata dal socialista Léon Blum,
che ebbe l’appoggio anche del partito comunista francese. Vinte le elezioni vennero
attuate una serie di riforme in favore delle classi operaie (aumento dei salari e la
riduzione dell’orario di lavoro). La grande borghesia francese temeva la sinistra più di
Hitler e molti francesi guardavano con più simpatia alle dittature fasciste. Assediato
dalla stampa di destra e dall’ostilità degli imprenditori francesi, Blum era costretto a
risolvere i problemi interni: i comunisti desideravano attuare delle riforme economiche e
sociali più radicali; premevano a nché la Francia desse un sostegno u ciale alla
Repubblica spagnola che era impegnata nella guerra civile contro le truppe franchiste.
Nel 1937 Blum diede le dimissioni e il governo del Fronte popolare cadde; nel 1938 il
nuovo esecutivo guidato da Daladier cancellò molte delle conquiste sociali ottenute
negli anni precedenti per cercare di risollevare l’economia. Anche i comunisti
abbandonarono il governo, niente servì a ricompattare le forze della sinistra francese.

La guerra civile spagnola


La Spagna negli anni 30

Fra 1936 il 1939 ci fu una sanguinosa guerra civile in Spagna che fu il primo scontro
frontale frafascismo e antifascismo. Lo stato spagnolo scontava un grande ritardo
rispetto alle potenze europee: la sua economia era in prevalenza agricola, tranne per la
concentrazione industriale del nord e della Catalogna. Si trattava di un’agricoltura
arretrata: la terra era posseduta da pochi latifondisti e i contadini vivevano in miseria.
Sia fra i contadini sia fra gli operai e i minatori, sempre più in uenzati dalle idee di
sinistra, c’era un crescente risentimento verso le classi più benestanti e verso la Chiesa
cattolica. Nelle elezioni del 1931, perciò, vinsero i partiti di orientamento socialista e
repubblicano; dopo la dittatura di Miguel Primo de Riviera e l’abbandono del paese del
re Alfonso XIII la Spagna si era potuta trasformare in una Repubblica.

Il travaglio della Spagna repubblicana

il nuovo governo, guidato da Manuel Azana, tentò di riformare il paese in senso


democratico e liberale e di indebolire alcuni dei poteri forti della Spagna. Sotto la guida
del ministro del lavoro Francisco Largo Caballero, fu realizzata una riforma agraria
basata sull’espropriazione dei grandi latifondi e la loro distribuzione contadini; fu
riformato l’esercito, aperto a tutti i ceti sociali; fu colpita la chiesa, ne venne
ridimensionato il ruolo nell’istruzione. Il 1932-33 anche chiamato rosso questo perché
furono osteggiate delle classi dirigenti tradizionali; inoltre i latifondisti, gli u ciali
dell’esercito e i vescovi cattolici avevano poca simpatia per le istituzioni repubblicane
ed avevano paura di una rivoluzione comunista. In opposizione al governo nacquero
delle formazioni politiche di orientamento conservatore, tra cui la CEDA e la Falange,
fondata dal glio dell’ex dittatore José Antonio Primo de Riviera, ispirata al fascismo
italiano. All’interno delle forze nazionaliste maturò nel 1932 il tentativo di colpo di Stato
militare da parte di Sanjurjo; questa iniziativa fallì ma mise in luce la disa ezione
dell’esercito per la Repubblica. Nel 1933 le nuove elezioni confermarono lo
spostamento dei consensi a destra: il governo passò nelle mani dei conservatori della
CEDA e nel biennio successivo de nito biennio nero cancellarono gran parte delle
riforme di Azana. Questo portò un forte malcontento e ci furono diversi attentati e
violenze sia da parte della sinistra sia da parte della destra delle Falange. L’episodio più
importante si veri cò nel 1934 nelle Asturie, dove i minatori insorsero e riuscirono a
porre sotto il loro controllo

la regione, no a quando l'insurrezione fu repressa nel sangue.

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Le lezioni del 1936 e il colpo di Stato

Nel febbraio del 1936 ci furono nuove elezioni e i partiti sinistra si ripresentarono Uniti
nel Fronte popolare, riuscendo a vincere. Da questa vittoria non ne derivò una
stabilizzazione del paese: il governo guidato da Caballero non riuscì a realizzare le
riforme che aveva promesso e venne criticato sia dai gruppi di estrema sinistra, per la
sua scarsa autorità, sia dalle forze moderate, per la sua incapacità di garantire l’ordine.
Le formazioni di destra consideravano Caballero una specie di Lenin spagnolo e
avevano temuto una bolscevizzazione della Spagna. Questo timore sembrava essersi
concretizzato nell’estate del 1936 quando, il leader del fronte conservatore e
monarchico, Sotelo fu assassinato dalla polizia repubblicana. Un gruppo di generali
guidato da Francisco Franco decise di organizzare un nuovo colpo di Stato militare: il
loro scopo era quello di impadronirsi del potere con la forza per mettere ne al
disordine stroncare le rivendicazioni popolari. I reparti dell’esercito si schierano in gran
parte con i ribelli che dalle basi militari in Marocco sbarcarono in Spagna
impadronendosi di ampie zone a sud del paese. Il governo repubblicano grazie ai
reparti rimasti fedeli e alle milizie operaie armate riusciamo a mantenere il controllo della
capitale delle regioni più a nord. La Spagna si ritrovò divisa in due: Alla Spagna
repubblicana, dove l’autorità era rappresentata dal governo eletto, si contrapponeva
alla Spagna nazionalista, guidata dai generali appoggiata dalla chiesa cattolica.

Evoluzione e internazionalizzazione del con itto

La prima fase del con itto non fu favorevole agli insorti poiché il fronte repubblicano
controllava le regioni del nord dove si trovavano le maggiori industrie. Nel corso della
guerra però la situazione cambiò e gli insorti ebbero la meglio. Due fattori
determinarono questo cambiamento:

1. l’insorgere di contrasti interni al fronte repubblicano relativi agli obiettivi della guerra
civile: per i liberali legati all’unione sovietica lo scopo della guerra doveva essere la
difesa della Repubblica. Al contrario per gli anarchici, per i socialisti radicali e per i
comunisti di orientamento trotskista del POUM (partito operaio di uni cazione marxista)
la guerra doveva servire ad attuare una rivoluzione sociale. Su questo punto i dissidi
interni furono molto accesi da dare luogo a scontri armati tra le due parti.

2. Il secondo fattore che indebolì il fronte repubblicano fu l’internazionalizzazione del


con itto: fece sì che i franchisti potessero ricevere aiuti militari dall’estero. La necessità
di aiutare la Repubblica venne riconosciuta in tutto il mondo democratico infatti
vennero reclutati i volontari che partirono per la Spagna e costituirono le Brigate
internazionali.

Questa esperienza fu molto importante per la formazione di una gioventù antifascista


disposta a combattere per difendere la democrazia e la libertà molti dei volontari erano
giornalisti, intellettuali, gure di spicco della cultura e della politica: fra questi vi furono
Ernest Hemingway, George Orwell e anche Carlo Rosselli. I governi delle democrazie
europee preferirono non intervenire u cialmente e non mandarono aiuti ai repubblicani
spagnoli a causa dei dissidi interni o dell’orientamento politico. Il solo paese impegnato
in difesa della Repubblica spagnola fu l’unione sovietica di Stalin che però in cambio
dell’invio di uomini e mezzi pretese e ottenne che i comunisti spagnoli avessero sempre
più in uenza sulle decisioni del governo. Alle forze di Franco e dei falangisti giunsero
aiuti economici e militari dall’Italia fascista e dalla Germania nazista. Mussolini e Hitler
videro nella guerra civile spagnola l’occasione per cogliere un grande successo
internazionale. Il Duce inviò in Spagna migliaia di “volontari” mentre Hitler mise a
disposizione un’intera unità d’aviazione tedesca, la legione Condor: le squadriglie aeree
naziste furono le principali responsabili del bombardamento aereo della città di
Guernica, nel 1937, dove centinaia di civili morirono; mentre l’aviazione italiana
bombardò la roccaforte repubblicana di Barcellona. Le truppe fasciste non
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impressionarono per le loro abilità militari: impegnati nella battaglia di Guadalajara
vennero duramente scon tte; inoltre in questa battaglia i fascisti si

scontrarono in una sorta di guerra civile nella guerra civile con il battaglione italiano
“Garibaldi” delle Brigate internazionali.

La vittoria dei nazionalisti

Nel 1937 a Barcellona ci fu un accordo fra anarchici e comunisti che portò alle
dimissioni di Caballero. Alla guida della Repubblica spagnola ci fu il socialista Juan
Negrin; era la condizione necessaria per continuare ad avere il sostegno dell’unione
sovietica ma contribuì a rendere più duro lo scontro interno fra stalinisti, trotskisti del
POUM, anarchici e altri militanti. La guerra civile si protrasse per tre anni. I nazionalisti
grazie alla superiorità in uomini e mezzi dovuti all’appoggio delle truppe italiane e
tedesche riuscirono a occupare i centri minerari e industriali del nord. Nell’autunno del
1938 il Komintern annunciò il ritiro delle Brigate internazionali un segnale della resa
imminente. All’inizio del 1939 anche la Catalogna cadde e di lì a poco le ultime forze
repubblicane si arresero. Francisco Franco prese il potere con il titolo di caudillo,
equivalente a duce o Fuhrer. La sua dittatura sarebbe durata quasi quarant’anni no alla
sua morte nel 1975. Si caratterizzò da subito per una durissima repressione degli
avversari politici, fucilati a migliaia dopo la vittoria e per una politica a vantaggio delle
vecchie classi dirigenti che fece precipitare nella miseria le masse operaie e contadine.
Nell’Europa del 1930 la vittoria di Franco apparve come un trionfo internazionale del
nazifascismo sulle forze democratiche e di sinistra.

La seconda guerra mondiale

Lo scoppio della guerra—> La politica nazista molto aggressiva preannunciava lo


scoppio imminente di una guerra in Europa. Hitler e Mussolini erano pronti ad
a rontarla, tanto che nel maggio 1939 strinsero il “Patto d’Acciaio”: si impegnavano a
combattere anco a anco, ma rimandarono la guerra di 3/4 anni così che l’Italia
potesse equipaggiare in modo migliore gli eserciti, che erano rimasti quelli della prima
guerra mondiale. Tuttavia Hitler non frenò la sua politica espansionistica: occupò la
Cecoslovacchia e si preparò ad invadere la Polonia. Doveva però fare attenzione alle
reazioni di Stalin, che con nava con la Polonia a oriente, strinsero così il “Patto
Molotov-Ribbentrop” nell’agosto 1939 che prevedeva: spartizione della Polonia,
annessione di Estonia, Lituania e Lettonia all’Unione Sovietica.

-1 settembre 1939: i nazisti invadono la Polonia con la tecnica del “Blitzkrieg”, o guerra
lampo. Concentrarono carri armati e aeroplani in pochi punti strategici, così da
consentire lo sfondamento del fronte e una rapida avanzata. L’esercito polacco, meno
numeroso e meno moderno, si trovò impreparato e in meno di tre settimane la
resistenza polacca fu annientata, Varsavia passò nelle mani dei tedeschi. Al tempo
stesso le province orientali furono occupate dai sovietici.

Già da questo primo momento il salto tecnologico fu evidente: nuove armi, nuovi mezzi
di trasporto, carri armati e sommergibili erano stati perfezionati. Però ciò che sconvolse
ancor di più fu la brutalità degli scontri che coinvolsero in prima persona anche i civili:
dal 1939 i nazisti iniziarono a deportare tutti gli ebrei polacchi nei ghetti per poterli
sterminare.

Si ricorda il “massacro della foresta di Katyn”: 20.000 polacchi uccisi a sangue freddo.

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Francia e Gran Bretagna non accettarono la conquista di un paese alleato, perciò
diedero a Hitler un ultimatum di 24 ore per ritirare le truppe dalla Polonia: non ebbe
alcuna conseguenza.

3 settembre 1939: Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania, le due
potenze però avevano imparato dal Primo con itto mondiale che attaccare era troppo
rischioso. Per tutto l’inverno evitarono scontri diretti, tanto che per i primi mesi si
parlava di “guerra farsa”.

Stalin al contrario appro ttò della situazione: occupò Estonia, Lettonia e Lituania, chiese
inoltre alla Finlandia la cessione di un territorio per poter difendere meglio Leningrado.
La richiesta fu ri utata e per lunghi mesi l’esercito nlandese si scontrò con i sovietici,
tuttavia si arrivò alla resa e dovettero cedere il 10% del territorio nazionale.

Nella primavera del 1940 i tedeschi invasero la Danimarca (paese neutrale) che accettò
subito, accordandosi per mantenere la gestione dell’amministrazione interna. La
Norvegia cercò di resistere ma a giugno dello stesso anno dovette cedere. Queste due
conquiste diedero a Hitler molti vantaggi: un collegamento diretto con la Svezia, da cui
importava materie prime indispensabili per l'industria bellica (ferro), e un ottimo attracco
sulle coste norvegesi per il commercio marittimo dell’Atlantico.

Attacco a Francia e Inghilterra

Francia—> L’obiettivo successivo per Hitler era la Francia:


l’esercito francese era schierato dietro la linea Maginot, lungo il
con ne con la Germania.

-10 maggio 1940: i nazisti invasero Belgio e Olanda, gli alleati


(compresi gli inglesi) si disposero nelle pianure belghe per non
far arrivare i tedeschi in Francia, come era già successo nella
Prima guerra mondiale. I tedeschi però attaccarono più a sud attraverso la foresta delle
Ardenne e colsero alle spalle le forze anglofrancesi: l’esercito francese si sfaldò, mentre
gli inglesi riuscirono a imbracare 300.000 soldati per metterli in salvo.

-14 giugno 1940: i tedeschi entrarono a Parigi. I tedeschi occuparono anche la Francia
settentrionale ma consentirono la formazione di un governo autonomo con sede nella
città di Vichy. Il governo fu presieduto dal maresciallo Pétain, ma ben presto assunse
l’aspetto di una dittatura fascista, anche l’antisemitisimo trovò libero sfogo nel regime di
Vichy. Tuttavia non tutti accettarono questa situazione e alcuni riuscirono a fuggire in
Gran Bretagna, a Londra si creò anche la resistenza “Francia Libera”.

Gran Bretagna—> La Gran Bretagna nonostante fosse da sola continuò a combattere


contro la Germania, sotto la spinta del primo ministro Winston Churchill che spronò il
popolo a proseguire la guerra. Non trovando accordi per le trattative, Hitler organizzò
l’operazione “Leone marino”, che prevedeva lo sbarco sulle coste inglesi. Era
necessario placare la resistenza interna e annientare l’aviazione britannica RAF: i
tedeschi bombardarono ininterrottamente per mesi le principali città inglesi provocando
numerosi danni. Si rivelò comunque una scon tta per Hitler, poiché l'esercito britannico
disponeva dei radar che permettevano l'intercettazione degli aerei nemici. I piloti inglesi
inoltre erano in grado di usare il paracadute e salvarsi, a di erenza dei tedeschi che
spesso cadevano nel paese nemico.

Gli inglesi iniziarono a contrastare anche gli attacchi tedeschi nell’Atlantico, i


sommergibili nazisti U-Boote danneggiavano pesantemente i rifornimenti diretti verso la
Gran Bretagna:

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grazie all’amicizia con gli Stati Uniti, gli inglesi riuscirono ad ottenere nuovi mercantili a
basso prezzo. Adottarono anche nuove tattiche che permettevano di intercettare gli U-
Boote. Già nel 1943 era chiaro che i sommergibili tedeschi fossero stati scon tti.

La guerra parallela dell’Italia e l’invasione


dell’Unione sovietica
Mussolini in accordo con Hitler aveva dichiarato lo stato di “non belligeranza”, ossia pur
non partecipando al con itto sosteneva la Germania, poiché l’Italia non era abbastanza
preparata militarmente. Tuttavia i vertici militari e Galeazzo Ciano (marito della glia di
Mussolini), pur sapendo che l’Italia non avrebbe potuto a rontare una guerra del
genere, avevano il desiderio di seguire le orme e le gesta di Hitler. Dunque con la
“convinzione” di dover sacri care poche migliaia di uomini il 10 giugno 1940 Mussolini
dichiarò al popolo italiano che l’Italia sarebbe entrata in guerra.

Mussolini aveva in mente di condurre una “guerra parallela” a quella tedesca: voleva
creare un impero coloniale nel Mediterraneo. La Marina militare britannica che
proteggeva le colonie trasse vantaggio da questa situazione, in quanto le operazioni
condotte dall’esercito italiano si rivelarono disastrose e i britannici riuscirono a invadere
per no la Libia. Grazie all’aiuto tedesco, con il generale Erwin Rommel, non fu una
totale disfatta per l’esercito italiano: gli inglesi tornarono in Egitto e la Libia rimase degli
italiani.

-17 maggio 1941: l’Italia dovette cedere le sue colonie del Corno d’Africa, l’impero
creato da Mussolini andò perso.

Grecia—> L’Italia, senza avvertire i tedeschi, aprì un nuovo fronte dichiarando guerra
alla Grecia, il con itto si rivelò una catastrofe e intervennero nuovamente le truppe
tedesche. Hitler decise di invadere anche la Jugoslavia, che insieme alla Grecia si
arresero in pochi giorni; i territori furono divisi tra serbi, croati, tedeschi e italiani.

Operazione Barbarossa—> Hitler decise di a rontare l’unica potenza rimasta


imbattuta, l’Unione Sovietica, paese ricco di materie prime indispensabili per l'industria
tedesca.

22 giugno 1941: scattò l’invasione chiamata “Operazione Barbarossa”. L’Armata rossa


schierata lungo la frontiera fu travolta dall’avanzata tedesca e milioni di soldati caddero
prigionieri. A settembre le armate tedesche erano alle porte di Mosca e Leningrado,
tuttavia la spinta o ensiva nazista stava mano a mano rallentando: i tedeschi erano
abituati a guerre lampo, qui dovettero a rontare le di coltà di un con itto prolungato
(approvigionamento, spostarsi lungo le strade russe). Stalin era consapevole della
gravità della situazione, perciò si impegnò ad organizzare la resistenza dell’Armata
rossa, chiedendo anche aiuto alla Chiesa ortodossa. Trasferì con un enorme piano di
evacuazione a est degli Urali gli impianti industriali più importanti, così che l’industria
russa potesse proseguire anche in caso di guerra. Giunto l’inverno i soldati russi
iniziarono la contro ensiva che costrinse i tedeschi ad arretrare da Mosca. Il con itto
era giunto a una svolta.

I Blitzkrieg erano guerre di distruzioni atroci: l’attacco contro i civili fu praticato


sistematicamente dai tedeschi per spargere terrore. La ferocia nazista considerava la
razza slava inferiore e negava la natura umana degli ebrei. Secondo Hitler l’Europa
orientale sarebbe dovuta diventare un serbatoio di materie prime e forza lavoro da
sfruttare.

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Provavano una certa avversità anche nei confronti dei comunisti, ovunque giungessero
fucilavano funzionari e dirigenti comunisti, deportavano brutalmente gli ebri e li
sterminavano: spesso avvenivano anche fucilazioni indiscriminate di uomini, donne e
bambini. Un solo gesto di ribellione e interi villaggi venivano bruciati insieme agli
abitanti.

Queste barbarie portarono in molti paesi alla formazione di movimenti di resistenza: in


occidente erano perlopiù piccoli gruppi clandestini che tentavano di sabotare, in
Polonia/Unione Sovietica/Jugoslavia la resistenza riuscì a mettere insieme dei veri e
propri eserciti. La popolazione spesso era spaccata tra chi sosteneva Hitler e chi faceva
parte della resistenza: i croati si schierarono a favore dei nazisti, i serbi (monarchici e
comunisti) animavano la resistenza.

Genocidio degli ebrei

L’Olocausto, lo sterminio sistematico degli ebrei perpetrato dai nazisti durante la


Seconda Guerra Mondiale. Il regime nazista aveva adottato leggi discriminatorie e
persecutorie contro gli ebrei in Germania prima della guerra, ma con l’occupazione dei
territori dell’Europa orientale e dell’Unione Sovietica, dove viveva la maggioranza degli
ebrei europei, il regime nazista decise di attuare una soluzione nale per l’eliminazione
totale degli ebrei. Il termine Olocausto deriva dal greco e indica un sacri cio o erto a
Dio, mentre lo stesso evento è conosciuto come Shoah nella tradizione ebraica. In
ambito giuridico, invece, viene utilizzato il termine genocidio.

Il generale Reinhard Heydrich, capo di tutti i servizi di sicurezza nazisti, emise una
circolare il 21 settembre 1939, poche settimane dopo l’invasione della Polonia,
invitando le unità operative in Polonia a concentrare gli ebrei dalle campagne nelle città
più grandi come prerequisito per la soluzione nale. Questo fu l’inizio di una macchina
della morte che portò alla morte di sei milioni di ebrei e di altre minoranze considerate
indesiderabili dal regime nazista.

Le squadre speciali (Sonderkommando) vennero reclutate tra le SS e la polizia, con il


compito speci co di rastrellare gli ebrei in tutta l’Europa occupata dai nazisti. Queste
vittime venivano evacuate a forza dalle loro case e costrette ad ammassarsi nei ghetti
creati nelle grandi città dell’Europa orientale, dove vivevano in spazi sovra ollati e in
condizioni igieniche spaventose. Inoltre, agli ebrei veniva imposto l’obbligo di portare
cucita sui loro abiti una stella gialla per essere immediatamente riconosciuti dai loro
persecutori.

Il ghetto più grande in Europa nazista era quello di Varsavia, istituito nell’estate del 1940,
dove vissero no a 500.000 persone e dal quale era quasi impossibile uscire se non per
motivi speciali e sotto scorta. Il massimo responsabile del programma era il capo delle
SS, Heinrich Himmler. Tuttavia, i nazisti si resero conto che rinchiudere tutti gli ebrei nei
ghetti era rischioso, poiché la loro consistenza numerica avrebbe potuto creare le
condizioni per delle rivolte. Inoltre, il trasferimento di massa degli ebrei nei campi di
concentramento e di sterminio iniziava a risultare di cile e oneroso.

Nel gennaio 1942, alcuni gerarchi nazisti, tra cui Reinhard Heydrich e Adolf Eichmann,
tennero una riunione sul lago di Wannsee a Berlino, durante la quale furono messe a
punto le procedure per lo sterminio sistematico degli ebrei. Questa soluzione nale
prevedeva lo sfruttamento degli ebrei nei campi di sterminio e la loro eliminazione sica.

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Lo sterminio industriale—> A partire dall’autunno del 1941, i nazisti iniziarono a
costruire i campi di sterminio, che avevano come obiettivo l'eliminazione sica dei
prigionieri, diversamente dai campi di concentramento, dove venivano detenuti. Per
realizzare il loro piano, i nazisti dovettero organizzare un sistema di trasporti su larga
scala, utilizzando le ferrovie di tutta Europa occupata per trasportare milioni di persone
ai campi di sterminio. Inoltre, le fabbriche chimiche furono incaricate di produrre
grandi quantità di gas as ssiante per essere utilizzati nei campi di sterminio. I campi di
sterminio erano situati nell’Europa dell’Est, in particolare nella Polonia occupata,
lontano dagli occhi della popolazione tedesca. Il più grande campo di sterminio fu
Auschwitz, dove i deportati giungevano in treno, dopo aver viaggiato per giorni in
condizioni disumane. All’arrivo, venivano separati dalle loro famiglie e sottoposti a una
spietata selezione, dove quelli giudicati inadatti al lavoro venivano inviati direttamente
alle camere a gas. Le camere a gas, che sembravano delle normali docce, uccidevano
le vittime con il gas as ssiante in pochi minuti. I corpi venivano poi sepolti in fosse
comuni o bruciati nei forni crematori.

Le fucilazioni erano anche frequenti, e spesso le vittime erano costrette a scavare la


fossa dove sarebbero stati gettati i loro corpi. Il sistema di sterminio conobbe un
disumano perfezionamento con l’utilizzo dei forni crematori.

I Lager—> I campi di concentramento, presenti in Germania e nei paesi occupati sin


dal 1939, erano progettati per deportare e incarcerare diverse categorie di persone.
Oltre agli ebrei, vi erano prigionieri politici, militanti di sinistra, partigiani, prigionieri di
guerra, zingari e omosessuali. Vi erano anche criminali tedeschi che avevano condizioni
di vita meno dure rispetto ad altri prigionieri e spesso venivano scelti come aiutanti
dalle SS. Sui vestiti dei prigionieri era cucito un segno distintivo che indicava la loro
categoria di appartenenza: un triangolo verde per i delinquenti comuni, una stella gialla
per gli ebrei e un triangolo rosa per gli omosessuali. Negli ultimi anni di guerra, le
condizioni di vita nei campi di concentramento si avvicinarono a quelle dei campi di
sterminio, con la presenza di camere a gas e forni crematori che consentivano ai
comandanti di liquidare rapidamente i prigionieri troppo deboli per lavorare. Il gas, la
fame, il tifo e le torture causarono la morte della maggior parte dei deportati. Campi
come Dachau, Buchenwald, Mauthausen, Bergen-Belsen, Ravensbrück e
Theresienstadt non erano meno infernali di Auschwitz.

Silenzio e complicità—> Molte persone sapevano dell’olocausto ebraico durante la


seconda guerra mondiale. Non solo il personale dei campi di sterminio, ma anche quelli
delle ferrovie e gli impiegati che lavoravano per far funzionare la macchina del
genocidio sapevano dell’orrore che stava accadendo. Molti tedeschi sapevano che
qualcosa di terribile stava accadendo agli ebrei, ma preferivano non sapere i dettagli.
Hitler aveva sempre detto chiaramente che gli ebrei dovevano sparire, ma il modo in cui
questo avveniva non era importante. Anche i governi alleati avevano delle informazioni,
ma non fecero abbastanza per fermare lo sterminio. Il papa, come autorità spirituale al
di sopra delle parti, non condannò mai apertamente l’olocausto, probabilmente per
timore di rappresaglie contro la Chiesa e i sacerdoti cattolici in Germania. Inoltre, nei
paesi dell’Europa occidentale occupati dai nazisti, i governi fantoccio, la polizia e
l’amministrazione collaborarono con i nazisti per rastrellare e deportare gli ebrei loro
connazionali. Tanto la Francia di Vichy quanto l’Italia fascista ebbero gravissime
responsabilità nel genocidio. Ci furono però anche esempi di coraggio, come il re di
Danimarca che portò la stella gialla in segno di protesta. Molte persone individualmente
cercarono di salvare gli ebrei aiutandoli a nascondersi e a fuggire. Tuttavia, nel
complesso, i tedeschi riuscirono a deportare e uccidere la maggioranza degli ebrei
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dell’Europa occidentale e la complicità con i nazisti fu ancora più grave nell’Europa
orientale, dove le milizie locali collaborarono attivamente allo sterminio.

La resistenza degli ebrei—> Molte comunità ebraiche sapevano delle atrocità


commesse nei campi, ma alcuni non riuscivano a credere in una tale barbarie e
speravano che i tedeschi li avrebbero risparmiati. Alcuni ebrei collaborarono
nell’amministrazione dei ghetti, nella speranza di salvarsi o migliorare le condizioni di
vita degli altri, mentre altri scelsero la via della resistenza armata, ma erano troppo
pochi e disorganizzati per poter tenere testa all’organizzazione nazista. La rivolta del
ghetto di Varsavia del 1943 è l’episodio più famoso della resistenza ebraica, dove i
partigiani combatterono contro l’armata tedesca che stava per deportare gli ultimi
50.000 ebrei sopravvissuti nel ghetto verso le camere a gas. La battaglia durò quasi un
mese, con migliaia di morti e il ghetto raso al suolo, prima che la popolazione fosse
deportata a Treblinka.

La svolta della guerra


Carta atlantica—> Fino a dicembre 1941 la guerra era rimasta un con itto limitato
all’Europa e al Mediterraneo, separato dalla guerra che i giapponesi stavano
conducendo da anni per conquistare la Cina. Gli Stati Uniti, la più grande potenza del
mondo, era rimasta neutrale, anche se politicamente vicini alla Gran Bretagna, che
combatteva da sola contro i nazifascisti. L’opinione pubblica americana era
isolazionista e contraria all’intervento in Europa. Tuttavia, il presidente Roosevelt, che
non aveva simpatia per le dittature nazifasciste, fece approvare dal Congresso la legge
A tti e Prestiti, che permise alla Gran Bretagna di ottenere a prezzi vantaggiosi
armamenti e navi per contrastare l’o ensiva dei sottomarini tedeschi nell’Atlantico, e agli
Stati Uniti di rilanciare l’economia, incentivando le industrie belliche e navali. Nell’aprile
del 1941, Roosevelt e Churchill si incontrarono a Terranova e rmarono la Carta
Atlantica, un documento che delineava le linee guida per la creazione di un nuovo
ordine internazionale, basato sul libero accesso alle materie prime, la liberalizzazione dei
mercati e il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Sebbene la rma non implicasse un
immediato intervento degli Stati Uniti nella guerra, essa rappresentò una dichiarazione
politica importante, poiché connotò la guerra come uno scontro di civiltà tra regimi
dittatoriali e democratici.

Stati Uniti in guerra—> Alla ne del 1941 gli Stati Uniti abbandonarono la loro politica
isolazionista e entrarono in guerra a causa dell’aggressione giapponese.

Il Giappone, alleato di Germania e Italia nel Patto Tripartito, cercava di creare un


vasto impero nel Sud-est asiatico e considerava le altre popolazioni asiatiche inferiori al
popolo giapponese. Ciò andava a danneggiare gli interessi delle potenze coloniali
occidentali, in particolare degli Stati Uniti, che controllavano le Filippine e molti
arcipelaghi nel Paci co. La tensione tra Stati Uniti e Giappone era crescente da tempo
e il governo americano sapeva che prima o poi si sarebbe probabilmente arrivati a una
guerra. L’attacco giapponese a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941 fu una sorpresa per
gli Stati Uniti. L’aviazione giapponese colpì senza preavviso la otta statunitense
ormeggiata nel porto di Pearl Harbor, causando la distruzione di gran parte della
squadra del Paci co. L’aggressione durò solo un’ora e mezza ma fu considerata un atto
vile e un’aperta violazione del diritto internazionale. Gli Stati Uniti dichiararono guerra al
Giappone il giorno successivo, facendo scattare la dichiarazione di guerra di Germania e
Italia, sue alleate.

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I capi militari giapponesi, guidati dall’ammiraglio Isoroku Yamamoto, avevano
progettato l’attacco sin dall’inizio del 1941. Erano convinti che solo con un attacco a
sorpresa sarebbe stato possibile distruggere completamente l’apparato militare
statunitense e costringere Washington a negoziare la spartizione dell’area di in uenza
sul Paci co.

Nella prima fase della guerra, le truppe nipponiche sfruttarono la momentanea


debolezza degli avversari e in pochi mesi riuscirono a conquistare gran parte delle
colonie britanniche, olandesi, francesi e statunitensi nel Sud-est asiatico. I giapponesi
fecero anche leva sui movimenti indipendentisti locali e inizialmente riuscirono a
presentarsi come i liberatori dell’Asia. Tuttavia, la brutalità dell’occupazione nipponica
determinò ovunque la nascita di movimenti di resistenza, animati da ideali nazionalisti o
comunisti.

Le battaglie del 42: il fronte paci co—> Nel 1942 gli Alleati riuscirono a bloccare
l’avanzata degli eserciti dell’Asse, grazie alla superiorità in uomini e mezzi fornita dalla
presenza degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. Le industrie statunitensi in particolare
avviarono la produzione di enormi quantitativi di armi, superando la Germania nella
produzione di aerei da guerra e ricostruendo una potentissima armata navale con le
moderne portaerei. La guerra del Paci co era essenziale per il controllo delle isole, che
costituivano le basi indispensabili per estendere il raggio di operazione delle navi da
guerra e degli aerei. Nel giugno 1942, i giapponesi tentarono di conquistare le isole
Midway, ma furono duramente scon tti in una grande battaglia navale, perdendo quasi
tutte le loro portaerei. A questo punto l’iniziativa passò agli americani che intrapresero
la conquista dell’ isola di Guadalcanal, nell’arcipelago delle Salomone al largo
dell’Australia, base indispensabile per proseguire l’o ensiva verso l’arcipelago
giapponese. La battaglia di Guadalcanal fu durissima e si protrasse per sei mesi, ma si
concluse nel febbraio 1943 con la completa vittoria degli americani. Nel Paci co, la
guerra era così giunta a una svolta, con gli americani all’attacco e i giapponesi costretti
sulla difensiva.

Fronte africano—> Il 1942 fu un anno cruciale per le sorti della guerra, in particolare,
gli Alleati hanno raggiunto una schiacciante superiorità in uomini e mezzi, grazie alla
produzione di enormi quantitativi di armi da parte delle industrie statunitensi. Nel
Paci co, gli americani hanno scon tto i giapponesi nella battaglia di Midway e hanno
conquistato l’isola di Guadalcanal, mettendo i giapponesi sulla difensiva. In Africa,
tedeschi e italiani hanno conquistato l’Egitto no a El Alamein, ma sono stati scon tti
dalla contro ensiva britannica guidata dal generale Montgomery. Le truppe italiane,
inferiori numericamente, hanno tentato inutilmente di resistere e molti soldati italiani
sono stati abbandonati nel deserto. Gli Alleati hanno poi sbarcato in Marocco e in
Algeria, alle spalle delle forze italo-tedesche, e hanno conquistato tutto il Nordafrica,
diventando padroni del Mediterraneo e minacciando direttamente l'Italia l’invasione.

Fronte Europa orientale—> Nel 1942 Hitler decise di riprendere l’o ensiva in Unione
Sovietica per puntare ai campi petroliferi del Caucaso. Nonostante i desideri di Hitler,
l’avanzata tedesca incontrò di coltà logistiche e il fronte lungo 2000 chilometri, la
mancanza di rifornimenti, il freddo e le azioni di guerriglia decimavano l’esercito.
Nonostante ciò, i tedeschi, con l’aiuto dell’Armata italiana in Russia, riuscirono a
occupare la regione fra il ume Don e il Caucaso e ad avvicinarsi pericolosamente a
Stalingrado. Stalin riorganizzò l’Armata rossa a dandosi a un abile generale, Georgij
Zukov, con il quale decise di concentrare la contro ensiva proprio a Stalingrado, che
doveva essere difesa a tutti i costi. I sovietici riuscirono a resistere, ma a prezzo di
perdite spaventose, e i combattimenti casa per casa durarono mesi e distrussero
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completamente la città. Alla ne, l’Armata rossa riuscì ad accerchiare i tedeschi, che, da
forza assediante, si ritrovarono ad essere assediati. Il generale Paulus, che aveva
sacri cato oltre 200.000 uomini pur di obbedire all’ordine di Hitler di combattere a
oltranza, alla ne decise di arrendersi. Gli eventi di Stalingrado rappresentano un
simbolo della Seconda guerra mondiale e segnarono una svolta della guerra sul fronte
orientale.

Le conferenze di casa Blanca e di Teheran—> Nel gennaio del 1943, i rappresentanti


della coalizione si incontrarono a Casablanca: Roosevelt, Churchill e De Gaulle.
Durante questo incontro, i tre leader decisero che la guerra sarebbe continuata no alla
resa totale e incondizionata delle potenze dell’Asse, senza patteggiamenti separati.
Inoltre, piani carono un attacco alla vicina Italia.

In novembre e dicembre dello stesso anno, si tenne un altro incontro a Tehran, in Iran,
tra i cosiddetti Tre Grandi: Roosevelt, Churchill e Stalin. Questo incontro fu molto
importante, poiché i tre leader presero decisioni militari e politiche per l’immediato
futuro, anche se emersero interessi e posizioni divergenti. Stalin insisteva a nché le
truppe alleate aprissero un nuovo fronte in Europa sbarcando in Francia, mentre
Roosevelt doveva tenere conto dell’opinione pubblica americana che considerava il
Giappone come il vero nemico. Churchill, invece, pensava soprattutto al mantenimento
dell’egemonia britannica nel Mediterraneo e insisteva a nché si agisse in Italia e nella
penisola balcanica per fermare una possibile avanzata sovietica. Tuttavia, tutti e tre i
leader convennero sull’opportunità di creare un’organizzazione internazionale
sovranazionale che potesse intervenire e prevenire lo scoppio di con itti futuri.
Roosevelt accettò anche la richiesta di smembrare la Germania, caldeggiata da Stalin e
Churchill, per impedire un suo futuro riarmo.

L’intesa fra Gran Bretagna e Stati Uniti era del resto già stata suggellata con la rma
della Carta atlantica nel 1941. Dal 1942, altri paesi aderirono alla Carta atlantica e si
impegnarono così a partecipare alla guerra contro le potenze dell’Asse, tra cui il
Messico e il Brasile nel 1942, La Colombia e la Bolivia nel 1943, ma anche l’Etiopia, una
volta libera dalle truppe italiane, nel 1942 e la Liberia nel 1944. Gli Alleati cominciarono
a presentarsi u cialmente come le Nazioni Unite, pre gurazione della futura ONU.
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