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ITALIA NEL 1 DOPO GUERRA

Dopo la ne della guerra, in italia aumentarono le pressioni esercitate sia dagli operai sia dalle
masse rurali nei confronti della classe dirigente e dello stato. Gli anni 1919-1920 infatti, sono stati
denominati “Biennio Rosso”, soprattutto in relazione al fatto che il partito socialista, spinto
dall’esempio bolscevica, si fece promotore di un ondata di contestazioni, scioperi, occupazione di
terre e fabbriche.

Il mondo ecclesiastico, consapevole della di coltà della classe dirigete liberale, per far fronte ai
socialisti, permise ciò che no ad allora non aveva mai consentito: la nascita di un partito
cattolico, che assunse il nome di Partito Popolare italiano (no partito cattolico data la mancata
conciliazione tra Chiesa e Stato)-> fondato nel 1919 sotto la direzione di Luigi Sturzo
(appartenente alla corrente dei cattolici democratici sin dai primi anni del 900).
La nascita di un partito che rappresentasse i cattolici italiani, segnò l’accettazione da parte del
mondo cattolico delle istituzioni vigenti e la conclusione del processo di avvicinamento tra
cattolici e liberali. Il partito ottenne il consenso sia dei grandi proprietari terrieri, che se pur
contrari al riformismo sociale, vedevano il partito come lo strumento per contrastare il socialismo,
sia piccoli e medi borghesi che disideravano riforme che i liberali non erano può in grado di
assicurare.

I PARTITI

1) il PSI in questi anni era il primo partito d’italiani. La sua base era costituita prevalentemente da
operai e braccianti. Dal punto di vista ideologico a partire dal 1918, sulla scia della Russia, il
psi si convinse che fosse arrivato il momento per abbattere il capitalismo ed a ermare il
socialismo. Nel 1919, durante il congresso di Bologna il partito, che aveva aderito alla 3
internazionale fondata da Lenin, cadde nelle mani della componente massimalista, ossia la
corrente favorevole del programma massimo che prevedeva la rivoluzione armata.

2) Il Partito Popolare italiano come il psi anche il partito cattolico raccoglieva attorno a se le
grandi masse, interpretandone il desiderio di rinnovamento.

3) Tra il 1918 e il 1919 si formò il Movimento dei combattenti, costituito da ex combattenti


(facenti parte soprattutto della piccola borghesia) che rivendicavano gli ideali della guerra, ma
che allo stesso tempo chiedevano maggiore giustizia sociale. Nello speci co il movimento,
che acquisì molto consenso nel Mezzogiorno, chiedeva : la costituzione di un Assemblea
costituente per dare un nuovo assetto al paese, la liquidazione dei latifondi e la concessione ai
contadini delle terre incolte.

4) Il Partito radicale, derivante dal Partito D’azione (fondato nel 1843 da Mazzini) e dai
movimenti di aggregazione del risorgimento, rappresentava la componente più progressista
del sistema liberale italiano, collocandosi alla sinistra della sinistra storica. Era molto forte
soprattutto in Lombardia. Tra la ne e l’inizio del 900 sarà protagonista di una serie di tentativi
di aggregazione con i partiti dell’estrema, che erano ancora in fase di evoluzione (esempio: nel
1895 in occasione delle elezioni amministrative si costituì i cosi detto blocco popolare
costituito da socialisti, repubblicani e radicali. Un’altro esempio è il Patto di Roma del 1890,
con cui l’estrema si unì contro Crispi).

5) Il Partito Repubblicano era un partito anti-sistematico, che non riconosceva l’istituto


monarchico (il CLN costituitosi alla ne della 2 guerra mondiale non vedrà la partecipazione
del partito repubblicano proprio per questo motivo).

6) Nel pieno della crisi sociale e politica del Biennio Rosso, si inserì l’azione dell’ex dirigente
socialista, Mussolini, che negli anni della guerra per essersi dichiarato un convinto
interventista, era stato espulso dal PSI. Mussolini nel 1919 fondò a Milano il Movimento dei
Fasci di combattimento. Il programma del movimento, denominato programma di San
Sepolcro, univa rivendicazione nazionalistiche ed imperialistiche a rivendicazione
democratiche e sociali, il partito inoltre si dichiarò nettamente laico. Si leggeva ad esempio la
richiesta di concessione del voto alle donne, la rivendicazione della giornata lavorativa di otto
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ore, la rappresentava proporzionale, il carattere rigidamente laico delle scuole. Mussolini e i
membri del movimento chiarirono sin dall’inizio come il loro primo obbiettivo fosse attaccare i
socialisti. Tuttavia, alla ne del 1919 il movimento dei fasci era un partito residuale con solo
800 iscritti.

BIENNIO ROSSO
Agli inizi del 900 divamparono, nelle compagne del Centro-Nord, una serie di scioperi e agitazioni
da parte dei braccianti, sostenuti dai sindacati socialisti. Inizialmente le agitazioni ottennero un
sostanzialmente parziale in materia di ore di lavoro, ma ciò provocò la reazione dei proprietari che
videro in questa concessione un’attentato alla libertà economica. Il culmine del movimento degli
scioperi fu raggiunto nell’estate del 19, quando masse rurali e operai, esasperate dall’aumento dei
prezzi, saccheggiarono negozi e mercati. Contemporanea, le masse contadini del sud
procedettero all’occupazione delle terre incolte. Queste agitazioni continuarono nel 20, non solo
sotto la guida dei socialisti ma anche delle leghe costituite dai popolari di sinistra (ì bolscevichi
bianchi). Nel 1920 il numero degli scioperi aumentò spaventosamente.

Nel 1919 cadde il governo di Orlando, che pagò a suo spese gli insuccessi al tavolo delle
trattative. Lo sostituiti Nitti , che formò il suo governo con l’appoggio dei popolari.
Misure adottate da Nitti:
- venne varato il decreto del ministro all’Agricoltura, che conferiva ai prefetti il ruolo di cedere
terre incolte a cooperative ed associazioni agrarie. Ciò venne fatto in risposta all’occupazione
di queste terre e per rispettare le promesse fatte dai contadini nel corso della guerra.
- Fece approvare una legge elettorale che introduceva la rappresentanza proporzionale nello
scrutinio di lista e allargava i colleghi elettorali, favorendo così i partiti di massa.
- Si adoperò energicamente a nché i prefetti non interferissero alle elezioni
Nel 1920 Nitti si dimise e salì al Governo Giolitti

Sempre nel 1919 alla Fiat di Torino si costituì il primo consiglio di fabbrica, eletto non solo dagli
iscritti al sindacato ma da tutti gli operai. Nel 19020 poi, in tutta Torino, divampò un grande
sciopero, partito dalla Fiat, che aveva come obbiettivo provinciale quello di ottenere il
riconoscimento dei consigli di fabbrica. Durante il corso dello stesso anno le occupazioni di
fabbrica divennero sempre di più e all’interno del partito socialista e tra i sindacati si aprì un
intenso dibattito sul da farsi. Nel frattempo da Mosca l’internazionale a ermava che in Italia era
giunto il momento della rivoluzione socialista. Per decidere come gestire quell’ondata di proteste,
furono convocati i cosi detti “Stati Generali operai”, riunioni in cui dirigenti del Psi e della CGIL si
confrontavano in un clima di incertezza (in questo momento venne fuori la debolezza della
corrente massimalista, che se pur a parola incitava le masse a fare come in Russia,
sostanzialmente non era in grado di dirigerle verso la rivoluzione). Nel frattempo Giolitti, di fronte
alle molteplici occupazioni di fabbrica, decise di prendere le misure necessarie per mantenere
l’ordine pubblico, senza però che la violenza prendesse il sopravvento. In questo modo si inimicò
gli industriali. L’occupazione delle fabbriche terminò quando Giolitti, con l’opposizione iniziale
degli industriali, propose un accordo sulla base di un progetto di “controllo operaio sulle aziende”,
che venne prima approvato durante un congresso della cgil e poi dagli operai tramite referendum.
In questo contesto gli industriali, anticipati già dagli agrari, iniziarono a vedere i fasci un utile e
necessario strumento contro il movimento operaio, cominciando cosi a nanziarli. Dall’altra parte
il partito socialista non era solo diviso al suo interno,ma anche emersero anche forti dissidi con la
Cgil.

GIOLITTI (1920-1921)
Giolitti formò un governo con l’appoggio di democratici,liberali e popolari.
Politica interna: il suo programma si fondava su tre punti:
1) chiudere l’avventura di Fiume e de nire le frontiere con la Iugoslavia
2) Istituzionalizzare i con itti fra capitale e lavoro
3) Risanare il bilancio

1)Trattato di Rapallo: in ambito politica estera sotto l’ultimo governo Giolitti arrivammo alla
sottoscrizione del Trattato di Rapallo con la Iugoslavia. Secondo quest’ultimo all’Italia vennero
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riconosciuti i con ni della Venezia Giulia, come stabilito dal patto di Londra ma con piccoli
ingrandimenti, e il possesso di Zara, lasciando alla Iugoslavia la Dalmazia. Fiume fu dichiarata
“stato libero”.
Giolitti allora si adoperò per sgomberare Fiume da D’Annunzio e dai suoi seguaci.

2) Per quanto riguarda il con itto tra capitale e lavoro, Giolitti intendeva riconoscere un adeguato
spazio al ruolo istituzionale del sindacato. Tuttavia, questa sua intenzione di realizzare un
processo di democratizzazione sociale non gli consentiva di ottenere l’appoggio della borghesia,
convinta a tutelare i propri interessi, mentre il movimento operaio guidato dai socialisti
massimalisti lo avversava e i socialisti riformisti chiedevano un grado maggiore di
democratizzazione.

BIENNIO NERO

Tra la ne del 1920 e l’inizio del 1921 il fascismo si sviluppò sempre di più. Nell’Italia centro
settentrionale le squadre fasciste prendevano d’assalto le sedi dei sindacati e del Partito
socialista, commettevano violenze contro contro organizzazioni ed esponenti di sinistra, spesso
con la complicità delle autorità pubbliche. Ebbe inizio quella che viene considerata la seconda
guerra civile, o Biennio Nero (1 guerra civile-> brigantaggio).
Esempi di violenze: nel 20 si tennero le elezioni amministrative e il PSI si riconfermò il primo
partito d’Italia. Dopo la vittoria conseguita dai socialisti alle elezioni comunali di Bologna, mentre
la folla festeggiava, le squadre nere circondarono il palazzo comunale ed attaccarono con
violenza i socialisti, causando diversi morti. Nello stesso anno i morti in seguito agli scontri
innescati dalle squadre nere, erano più di 100.
Giolitti reagì alla violenza squadrista come la borghesia: riteneva di potersene servire per
reprimere l’estremismo socialista e rinvigorire le istituzioni liberali.
Nel 1921, durante il Congresso di Livorno ci fu una seconda scissione all’interno del PSI, da cui
nacque il Partito comunista (guidato da Terracini).
Il movimento fascista sorse tra il 19 e il 10 in un periodo di forte crisi sociale e politica, con
l’intento di opporsi al socialismo, al comunismo e alla liberal democrazia. La conquista del potere
da parte sua ebbe come principale presupposto il sistemico ricorso alla violenza.
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