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D'Annunzio a Fiume
Secondo D’Annunzio l’Italia aveva ottenuto una vittoria mutilata → Il grande trionfo della patria
non le avrebbe portato alcun profitto reale in termini di allargamento territoriale. Egli si rivolse
quindi ad alcuni reparti dell’esercito e questi, scavalcando il governo italiano si impadronirono
militarmente di Fiume.
La città divenne la sede di un esperimento politico e culturale, che la studiosa italiana Claudia
Salaris ha chiamato la festa della rivoluzione.
Solo dopo un anno lo Stato italiano riesce ad allontanare i legionari dalla città → trattato di
Rapallo= Istria diventa italiana e la Dalmazia rimane alla Iugoslavia.
Conseguenze → svalutazione della lira e pesante rincaro di tutti i generi che l’Italia doveva
importare dall’estero.
Il proletariato urbano riuscì a ottenere che i salari venissero adeguati al costo della vita.
Nella sinistra estrema del partito cominciò a delinearsi una corrente più determinata. Amedeo
Bordiga → accusava il PSI di aver perduto qualsiasi volontà rivoluzionaria. Occorreva dar vita a
un disciplinato partito simile a quello bolscevico. Mentre Antonio Gramsci era un altro dei giovani
favorevoli alla rivoluzione.
Gramsci diede vita alla rivista Ordine nuovo. idea lanciata dal periodico → consigli di fabbrica =
organismi eletti dai lavoratori al fine di preparare gli ingranaggi della nuova macchina
proletaria, che si sarebbe sostituita allo stato e alla classe dirigente borghese dopo la
conquista rivoluzionaria del potere.
Per scongiurare un simile pericolo i cattolici furono autorizzati dalla chiesa a costruire un loro
partito politico.
La tensione sociale però non si ridusse, raggiunse il suo massimo livello sia nelle campagne che
nelle industrie al punto che gli anni 1919-1920 vengono spesso denominati il biennio rosso. In Emilia
i braccianti rimasero in sciopero per gran parte dell’estate del 1920 e obbligarono i proprietari
terrieri a stipulare contratti moto vantaggioso per i braccianti.
Il moto effettivamente si spense dopo poche settimane. Anche in questo caso il PSI dichiarò che
l’occupazione delle fabbriche non aveva risvolti politici; in altre parole → non era da considerare il
prologo della rivoluzione sociale.
In dicembre, dal momento che D’Annunzio si decideva ad abbandonare la città, Giolitti ordinò al
generale Caviglia di attaccare militarmente la città. → D’Annunzio parlò di “Natale di sangue”.
Nell’estate del 1920 Lenin pose ai partiti socialisti d’europa 21 condizioni, da accettare in blocco,
senza possibilità di negoziare. Tra queste sono richieste furono due quelle che lasciarono più
perplessi i socialisti italiani: la necessità di cambiare nome del partito, da socialista in comunista
e l’espulsione dei riformisti.
La resa dei conti si ebbe nel 21, al concresco di Livorno. In previsione della riunione decisiva, i vari
gruppi che volevano dar vita al partito comunità si era i riuniti ad Imola due mesi prima e
avevano predisposto una mozione in cui chiedevano al partito di accettare senza modifiche
tutte le 21 condizioni poste da Mosca. Poiché la maggioranza dei delegati presenti a Livorno
propose di continuare le negoziazioni con i bolscevichi, coloro che sostenevano la mozione di
Imola abbandonarono la sala del teatro Goldoni e si riunirono nel teatro San Marco dove
proclamarono la nascita del partito comunista d’Italia.
Fondatore= Benito Mussolini → aveva iniziato la sua esperienza politica nel partito socialista.
All’interno del PSI Mussolini fece una rapida carriera, diventando direttore dell’Avanti →
quotidiano del partito. Mussolini fu il leader della corrente più radicale del movimento socialista
→ secondo la quale tra i capitalisti e il proletariato non doveva esserci a,tri che guerra aperta,
fino alla rivoluzione finale.
Espulso dal partito socialista (perché interventista) Mussolini tentò di elaborare una linea
politica propria rispetto a quella percorsa fino ad allora. La scelta di appoggiare l’intervento lo
riconcilio con l’idea di nazione e di patria che invece aveva, fino ad allora, in nome
dell’internazionalismo proletario. La tragica esperienza di Caporetto lo portò alla conclusione
che la lotta di classe avrebbe corroso la nazione. Infine, lo scoppio della rivoluzione bolscevica in
Russia, lo spinse ad abbandonare l’idea di un radicale rovesciamento dell’ordine sociale e a
valorizzare il ruolo della borghesia imprenditoriale.
Dal 15 agosto 1919 uscì una rivista settimanale → il Fascio, su cui venivano pubblicati articoli in
cui veniva sostenuta la rivoluzione italiana.