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Crisi italiana e

scalata del fascismo


dal biennio rosso alla nascita dei fasci da combattimento '

delusioni della vittoria


Nel 1919, l’impero austro-ungarico si era dissolto ed ormai solo un ricordo: al suo posto erano
sorti vari stati nazionali quindi le rivendicazioni italiane sulla costa adriatica perdevano ogni
significato e non avevano più alcuna giustificazione. La logica avrebbe voluto che l’Italia
rinunciasse alla Dalmazia ma che si accontentasse di Trento, Trieste e Fiume.

La delegazione italiana tenne un atteggiamento arrogante e ambiguo in quanto rivendicava sia


Fiume che la Dalmazia. Di fronte all’opposizione degli alleati la delegazione italiana abbandonò
Parigi in segno di protesta.
Ciò provocò solo ulteriori danni al prestigioso italiano → infatti si procedette all’assegnazione
delle colonie tedesche in Africa e alla spartizione del Medio oriente, senza tenere conto dell’Italia
che da questa divisione non ottenne praticamente nulla.

D'Annunzio a Fiume
Secondo D’Annunzio l’Italia aveva ottenuto una vittoria mutilata → Il grande trionfo della patria
non le avrebbe portato alcun profitto reale in termini di allargamento territoriale. Egli si rivolse
quindi ad alcuni reparti dell’esercito e questi, scavalcando il governo italiano si impadronirono
militarmente di Fiume.

La città divenne la sede di un esperimento politico e culturale, che la studiosa italiana Claudia
Salaris ha chiamato la festa della rivoluzione.

Solo dopo un anno lo Stato italiano riesce ad allontanare i legionari dalla città → trattato di
Rapallo= Istria diventa italiana e la Dalmazia rimane alla Iugoslavia.

la difficile situazione dell’economia italiana


Lo stato sotto il profilo finanziario era di nuovo sprofondato in un abisso con un aumento delle
spese e del debito pubblico.

Conseguenze → svalutazione della lira e pesante rincaro di tutti i generi che l’Italia doveva
importare dall’estero.
Il proletariato urbano riuscì a ottenere che i salari venissero adeguati al costo della vita.

la divisione del movimento socialista


Nel 1920 il partito socialista italiano arrivò a contare più di 200.000 iscritti. Dal congresso
bolognese uscì vincitrice la corrente massimalista, che guidata da Lazzari e Serrati, approvò la
proposta di aderire alla nuova internazionale. Il sindacato era ormai schierato su posizioni
pragmatiche → preoccupato di conquistare migliori salari e condizioni di lavoro piuttosto che
che preparare l’insurrezione decisiva. La maggior parte dei deputati, guidati da Turati aveva
assunto una posizione riformista → non favorevole ad avventure insurrezionali.
Persino i massimalisti erano sovversivi solo a parole. Celebravano la rivoluzione sull’Avanti e
invitavano gli operai a tenersi pronti ma quando vi era qualche scontro sindacalista si
affrettavano ad esortare la calma.

Nella sinistra estrema del partito cominciò a delinearsi una corrente più determinata. Amedeo
Bordiga → accusava il PSI di aver perduto qualsiasi volontà rivoluzionaria. Occorreva dar vita a
un disciplinato partito simile a quello bolscevico. Mentre Antonio Gramsci era un altro dei giovani
favorevoli alla rivoluzione.

Gramsci diede vita alla rivista Ordine nuovo. idea lanciata dal periodico → consigli di fabbrica =
organismi eletti dai lavoratori al fine di preparare gli ingranaggi della nuova macchina
proletaria, che si sarebbe sostituita allo stato e alla classe dirigente borghese dopo la
conquista rivoluzionaria del potere.

la nascita del partito popolare e il biennio rosso


La nascita del partito popolare italiano segnò il rientro a pieno titolo dei cattolici nella dialettica
elettorale. Da molto tempo si chiedeva una riforma elettorale che sostituisse il sistema
uninominale con un sistema proporzionale. Con un simile sistema tuttavia si rischiava che i
socialisti ottenessero una valanga di deputati.

Per scongiurare un simile pericolo i cattolici furono autorizzati dalla chiesa a costruire un loro
partito politico.

Il PPI si proponeva come partito aconfessionale, interclassista e che promovesse il bene


comune.

La tensione sociale però non si ridusse, raggiunse il suo massimo livello sia nelle campagne che
nelle industrie al punto che gli anni 1919-1920 vengono spesso denominati il biennio rosso. In Emilia
i braccianti rimasero in sciopero per gran parte dell’estate del 1920 e obbligarono i proprietari
terrieri a stipulare contratti moto vantaggioso per i braccianti.

Giovanni giolitti ritorna presidente del consiglio


Nel giugno del 1920 Giolitti era diventato Presidente del consiglio → seguì la medesima linea
adottata nel lungo periodo in cui era stato a guida del governo prima della guerra. Lo stato
doveva restare neutrale → occorreva pazientare, attendendo che il moto sbollisse da se.

Il moto effettivamente si spense dopo poche settimane. Anche in questo caso il PSI dichiarò che
l’occupazione delle fabbriche non aveva risvolti politici; in altre parole → non era da considerare il
prologo della rivoluzione sociale.

In dicembre, dal momento che D’Annunzio si decideva ad abbandonare la città, Giolitti ordinò al
generale Caviglia di attaccare militarmente la città. → D’Annunzio parlò di “Natale di sangue”.

La nascita del partito comunista


Nel 1921 Giolitti affrontò la grave situazione finanziaria
abolendo il prezzo politico del pane → prezzo imposto dallo stato, solitamente più basso
rispetto al normale valore di mercato.
fu stabilita la nominatività dei titoli azionari → al fine di permettere un più efficace controllo del
fisco sugli introiti provenienti dall’investimento di capitali in Borsa.
aumentata la tassa di successione
Quest'a ' azione provocò la netta ostilità degli imprenditori, agrari e di molti deputati liberali. Nel
' luglio del 1921 Giolitti diede quindi le dimissioni.

Nell’estate del 1920 Lenin pose ai partiti socialisti d’europa 21 condizioni, da accettare in blocco,
senza possibilità di negoziare. Tra queste sono richieste furono due quelle che lasciarono più
perplessi i socialisti italiani: la necessità di cambiare nome del partito, da socialista in comunista
e l’espulsione dei riformisti.

La resa dei conti si ebbe nel 21, al concresco di Livorno. In previsione della riunione decisiva, i vari
gruppi che volevano dar vita al partito comunità si era i riuniti ad Imola due mesi prima e
avevano predisposto una mozione in cui chiedevano al partito di accettare senza modifiche
tutte le 21 condizioni poste da Mosca. Poiché la maggioranza dei delegati presenti a Livorno
propose di continuare le negoziazioni con i bolscevichi, coloro che sostenevano la mozione di
Imola abbandonarono la sala del teatro Goldoni e si riunirono nel teatro San Marco dove
proclamarono la nascita del partito comunista d’Italia.

il percorso politico di benito mussolini


Nel 1919 aveva fatto la propria comparsa sulla scena il movimento fascista → forza politica,
opposta a quella bolscevica e determinato a sbarrare la strada de,la rivoluzione con qualsiasi
metodo.

Fondatore= Benito Mussolini → aveva iniziato la sua esperienza politica nel partito socialista.

All’interno del PSI Mussolini fece una rapida carriera, diventando direttore dell’Avanti →
quotidiano del partito. Mussolini fu il leader della corrente più radicale del movimento socialista
→ secondo la quale tra i capitalisti e il proletariato non doveva esserci a,tri che guerra aperta,
fino alla rivoluzione finale.

Espulso dal partito socialista (perché interventista) Mussolini tentò di elaborare una linea
politica propria rispetto a quella percorsa fino ad allora. La scelta di appoggiare l’intervento lo
riconcilio con l’idea di nazione e di patria che invece aveva, fino ad allora, in nome
dell’internazionalismo proletario. La tragica esperienza di Caporetto lo portò alla conclusione
che la lotta di classe avrebbe corroso la nazione. Infine, lo scoppio della rivoluzione bolscevica in
Russia, lo spinse ad abbandonare l’idea di un radicale rovesciamento dell’ordine sociale e a
valorizzare il ruolo della borghesia imprenditoriale.

il programma dei fasci di combattimento


Il movimento dei Fasci italiani di combattimento nacque il 23 marzo 2019→ formazione capace di
porsi in alternativa sia allo stato liberale sia ai progetti rivoluzionari dei socialisti di matrice
marxista. Il programma del movimento fu pubblicato il 6 giugno 2019 sul popolo di Italia.
L’elemento più singolare è rappresentato dal fatto che la linea politica appare ancora
spostata a sinistra → piena di rivendicazioni sociali.

Dal 15 agosto 1919 uscì una rivista settimanale → il Fascio, su cui venivano pubblicati articoli in
cui veniva sostenuta la rivoluzione italiana.

I Fasci attrassero militanti di vari tipo.


artisti futuristi
soldati che avevano vissuto l’esperienza della guerra in uno speciale corpo d’assalto.
figure che provenivano dalla sinistra più estrema → dal cosiddetto sindacalismo rivoluzionario.

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