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Stato totalitario fascista

La costruzione dello Stato totalitario


Si emanano una serie di leggi, LE LEGGI FASCISTISSIME che trasformano l’Italia in una dittatura
Lo Stato liberale viene trasformato in Stato fascista, attraverso la fine della separazione dei
poteri e l’eliminazione delle libertà civili
Legge sulle prerogative del capo del governo: capo del governo responsabile solo di fronte al re,
non più di fronte al Parlamento. Solo il re poteva revocarne il mandato del capo del governo.
Inoltre, il parlamento viene privato del suo potere, in quanto può operare solo previa
autorizzazione del governo (primato dell’esecutivo che può emanare le leggi autonomamente).
messi fuori legge tutti i partiti politici, eccetto quello fascista
abolite le elezioni amministrative, i sindaci elettivi vennero sostituiti con podestà, di nomina
governativa
furono chiusi i giornali antifascisti e tutta la stampa fu sottoposta a un severo controllo
venne reintrodotta la pena di morte per reati come l’attentato alla vita del re o del capo del
governo e l’insurrezione
Lo sciopero venne considerato reato

Con la Legge per la difesa dello Stato, venne istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato.
Il Tribunale applicava le norme del codice penale militare di guerra contro i nemici del regime e alle
sue sentenze non era possibile presentare appello.
Confino di polizia: Comportava l’obbligo di risiedere in villaggi di montagna o piccole isole per 5
anni, luoghi poveri e isolati presentati dalla propaganda fascista come una specie di
villeggiatura.

OVRA→(Opera per la vigilanza e la repressione dell’antifascismo), una polizia politica segreta


incaricata di sorvegliare e denunciare i sospettati di antifascismo.

casellario politico centrale→schedario che contiene informazioni su individui ritenuti sospetti

Nuova legge plebiscitaria → LISTA UNICA nazionale di 400 nomi, compilata dal Gran Consiglio del
fascismo
plebisciti a favore del regime → ottenuti grazie a manipolazioni continue del consenso

Gran consiglio del fascismo


Ne facevano parte i presidenti di Camera e Senato, i ministri e alcuni sottosegretari, gli alti
dirigenti del PNF.
Il Gran Consiglio coordinava tutta l’attività del regime, approvava la lista dei parlamentari e gli
incarichi di partito, doveva essere consultato per questioni importanti come la successione al
trono; formalmente era dotato perfino del potere di indicare al re il nome del capo del governo.

Rapporti con la chiesa


Per aumentare consenso e stabilità al regime Mussolini cercò e realizzò la Conciliazione tra lo
Stato italiano e la Chiesa di Roma.
constano di tre documenti:

trattato internazionale
• riconoscimento dello Stato della Città del Vaticano
• Vaticano riconosce lo Stato italiano con Roma capitale
convenzione finanziaria
garantisce alla Santa sede un’indennità finanziaria a titolo di risarcimento per la perdita
del potere temporale avvenuta nel 1870.

concordato
fissa quali saranno i rapporti tra Stato e Chiesa nella vita civile:
cattolicesimo come religione ufficiale di Stato
obbligo insegnamento religione cattolica nelle scuole pubbliche
riconoscimento matrimonio religioso
esenzione al clero dal servizio militare e particolari privilegi penali e fiscali
esclusione dei sacerdoti apostati dai pubblici uffici
legittimità dell’organizzazione Azione cattolica a patto che non si trasformasse in partito
politico
~

Nonostante questo accordo con la Santa Sede le organizzazioni cattoliche che operavano
sul territorio per qualche tempo furono le uniche organizzazioni che, cercarono di
contenere lo strapotere fascista. In particolare i dissidi tra Stato fascista e Chiesa
ripresero quasi subito a causa di Azione cattolica che rivendicava una propria autonomia
nell’educazione dei giovani. Il contrasto verrà risolto da Mussolini nel 1931 che ridimensionò
notevolmente il ruolo e le finalità dell’organizzazione che doveva limitarsi solo ad attività
strettamente religiose.

Rapporti tra capitale e lavoro


1925-accordo di palazzo vidoni
riconosce ai soli sindacati fascisti la rappresentanza esclusiva dei lavoratori e abolisce il
diritto di sciopero

creazione delle corporazioni:


organismi verticali che comprendono lavoratori e imprenditori e che rappresentano gli
interessi dei diversi settori della produzione.
Nel 1939 la CAMERA DEI DEPUTATI viene sostituita dalla CAMERA DEI FASCI E DELLE
CORPORAZIONI, formata da membri del PNF e da tecnici del Consiglio nazionale delle
Corporazioni.

Le politiche economiche
Prima fase liberista con il ministro Alberto De Stefani dal 1925 e dopo la crisi del 1929

Seconda fase dirigista con il ministro Giuseppe Volpi


Forte intervento dello Stato in ambito agricolo:
battaglia del grano (incentivi per uso di macchinari e concimi chimici; obiettivo:
riduzione delle importazioni di cereali, MA: produzione cerealicola sacrifica terreni destinati
in precedenza a pascolo o a colture pregiate)
bonifica integrale dell’Agro Pontino

Creazione dell’IMI per erogare fondi alle imprese a rischio fallimento e dell’IRI, finanziato
dalla Banca d’Italia (durerà fino al 2002), al fine di sostenere banche ed industrie in
difficoltà.
Mussolini si prefigge l’obiettivo di portare il cambio della lira a quota 90→necessaria una politica
deflazionistica
diminuzione dei salari, tagli alla spesa pubblica
ridurre le importazioni in modo da difendere il valore della moneta

ideologia stato fascista


propaganda→finalizzata a sviluppare nei cittadini un sentimento di appartenenza al corpo della
nazione

organizzata dal Ministero della Cultura Popolare

controllo della cultura, ispirata al culto del Duce


controllo della scuola e dell’Università: i docenti delle scuole dovettero tesserarsi al PNF e quelli
universitari giurare fedeltà al regime e, i libri di testo furono sostituiti con il testo unico di
Stato

1923- Riforma scolastica (Riforma Gentile): si basa sulla netta separazione tra la cultura
umanistica e quella tecnico-scientifica. Solo con il liceo classico era possibile accedere a tutte le
facoltà universitarie. L’obbligo scolastico fu esteso ai 14 anni.

inquadramento dei giovani fin dall’infanzia in organizzazioni facenti capo al Partito fascista
l’ONB (Opera Nazionale Balilla) comprendeva:
i Figli della Lupa (6-8 anni);
i Balilla (8-14);
gli Avanguardisti (14-18).
Forniva un’istruzione ginnico-sportiva supplementare di tipo militaresco, finalizzata ad
inculcare il culto del capo ed il rispetto delle gerarchie.

Inizialmente riservata ai maschi, dal 1929 inglobò anche:


le Piccole italiane (8-14);
le Giovani italiane (14-18).

I ragazzi più grandi passavano poi ai Fasci giovanili di combattimento (dai 18 ai 21 anni) per
completare l’addestramento, mentre quelli universitari confluivano nei GUF (Gruppi universitari
fascisti)

istituzione dell’opera nazionale dopolavoro→che mira a pianificare il tempo libero e a


controllare i lavoratori anche fuori dall’ambiente di lavoro.

creazione dei fasci femminili, dell’ONMI (1925), organismo per il sostegno a gestanti e madri
bisognose, a bambini abbandonati o diversamente abili, per vaccini contro la tubercolosi.

politica demografica
L’ideologia fascista propugnava un aumento della popolazione, mirante ad aumentare la potenza
della nazione.
Per sostenere le famiglie numerose vennero presi provvedimenti specifici come «l’imposta sul
celibato», per i maschi celibi tra i 25 e i 65 anni; gli assegni familiari (in base al numero dei
componenti della famiglia), gli sgravi fiscali per le famiglie e il sostegno alle ragazze madri. Nel 1930
venne proibita l’emigrazione.
Componenti repressive: aborto come crimine contro lo Stato; scoraggiata la contraccezione
vista come crimine contro “l’integrità della stirpe”; perseguitata l’omosessualità.
LA POLITICA ESTERA
consolidamento domini coloniali:

Libia
durante il conflitto l’Italia aveva perso il controllo della regione.
Il controllo della regione avvenne con violenze e deportazioni che si possono classificare come un
vero e proprio genocidio della popolazione indigena.

Eritrea e parte Somalia


anche in queste regioni l’uso della violenza fu ampio. Vengono costruite strade e infrastrutture e
si impiegano gli indigeni nelle piantagioni di cotone e banane.

1935 conferenza di Stresa


Italia, Francia e Gran Bretagna condannano il riarmo tedesco e forniscono garanzie per
l’indipendenza austriaca.

MOTIVI DELLA GUERRA D’ETIOPIA


trainare le industrie con le commesse statali
vantaggi economici e sbocco per l’emigrazione per i disoccupati
missione civilizzatrice dell’Italia
vendicare la sconfitta di Adua
ridare prestigio internazionale all’Italia

Il pretesto fu dato da uno scontro tra italiani ed etiopi per il controllo dei pozzi petroliferi nella
zona di Ual Ual, al confine tra Somalia ed Etiopia.
Le truppe italiane varcano il fiume Mareb, che segnava il confine tra l’Eritrea e l’Abissinia, senza
una formale dichiarazione di guerra all’Etiopia. Mussolini non considerava, infatti, l’Etiopia uno
Stato sovrano, ma solo un territorio selvaggio, per cui non valevano le regole del diritto
internazionale.

L’Etiopia si appella alla Società delle Nazioni che decreta sanzioni economiche all’Italia

Gli etiopi non possono fermare l’esercito italiano.

5 maggio 1936→presa di Adis Abeba

Il 9 maggio avviene la proclamazione dell’Impero italiano dell’Africa orientale (AOI).

L’attentato a Graziani e il massacro di Debra Libanos


Il 19 febbraio 1937 due giovani studenti eritrei lanciano 8 bombe a mano contro il generale
Graziani, nominato governatore d’Etiopia, durante una cerimonia ufficiale. L’attentato provoca
7 morti e circa 50 feriti. A ciò segue una rappresaglia guidata dal federale fascista di Addis Abeba
che sguinzaglia gli squadristi nella caccia al nero: si contano tra i 1400 e i 6.000 morti.

L’episodio più sanguinoso fu quello della città conventuale di Debra Libanos i cui monaci furono
accusati di aver protetto i terroristi responsabili dell’attentato.

Blande Sanzioni della Società delle Nazioni


divieto di vendere materiale bellico all’Italia
embargo→Non riguardava petrolio e ferro, acciaio e carbone; non valide per USA e Germania
Inoltre, non venne chiuso il canale di Suez alla navi italiane che portavano rifornimenti alle truppe
in Etiopia.
Mussolini rispose col famoso “me ne frego”, accusando le grandi potenze coloniali di voler privare
la povera Italia del diritto ad espandersi; parlò di complotto demo- pluto-giudaico contro l’Italia.

conseguenze della guerra d’Etiopia


avvicinamento alla Germania nazista (nel ottobre del 1936 viene firmato un patto di
amicizia tra Italia e Germania: Asse Roma-Berlino)

estremizzazione dell’intolleranza
• repressione omosessualità
• 1937 → legge di separazione (divieto di matrimoni misti)
Legge del 29 giugno 1939: non erano solo vietati i rapporti sessuali con un indigeno, ma anche
lavorare per un indigeno o frequentare un locale per neri
Legge del 13 maggio 1940: negazione della cittadinanza ai meticci, equiparati ai nativi.

1938 LEGGI RAZZIALI


luglio 1938 → Manifesto degli scienziati razzisti, si sostengono tesi razziste e antisemite

tra il 1938 e il 1939 vengono emanate leggi discriminatorie contro gli ebrei

Settembre 1938 EMANATI I PROVVEDIMENTI PER LA DIFESA DELLA RAZZA, che prevedono
L’IMMEDIATA ESPULSIONE DALLE SCUOLE ITALIANE DI DOCENTI E STUDENTI DI “RAZZA EBRAICA”. Un
altro decreto stabilì la facoltà per le comunità ebraiche di aprire proprie scuole.

NOVEMBRE 1938 UNA LEGGE VIETA I MATRIMONI MISTI TRA ITALIANI “ARIANI” E PERSONE DI ALTRA
RAZZA. Agli ebrei è proibita la professione del notaio e del giornalista, possedere terreni
superiori a 50 ettari o aziende con più di 100 persone.

La Chiesa cattolica NON ASSUME NESSUNA POSIZIONE PUBBLICA IN MERITO, NONOSTANTE PIO XI FOSSE
DECISAMENTE CONTRARIO ALL’ANTISEMITISMO (enciclica Humani Generi Unitas, mai promulgata per
la sopravvenuta morte del pontefice).

Le ragioni dell’antisemitismo fascista:


a) Fu una scelta autonoma del Duce, non una richiesta di Hitler;
b) L’autonomia di azione delle comunità ebraiche non si conciliava con il controllo totalitario sulla
società;
c) Il razzismo serviva a rafforzare il senso di superiorità della razza negli italiani.

L’OPPOSIZIONE AL FASCISMO
A partire dalle leggi fascistissime dal 1925-1926: i principali esponenti dei partiti dell’opposizione
lasciarono il paese, dando luogo al cosiddetto fenomeno del fuoriscitismo.

Il Partito comunista creò una rete clandestina nel Paese che rimase operativa per tutto il
Ventennio, molti comunisti vennero arrestati e giustiziati dal Tribunale speciale.

Altro gruppo antifascista molto attivo era il movimento Giustizia e libertà, noto anche come
giellisti che considerava la lotta al fascismo come un dovere morale.

Vi fu anche un’opposizione intellettuale al fascismo rappresentata soprattutto dal filosofo


Benedetto Croce, che vedeva nel fascismo una crisi morale della cultura italiana, e che promosse
col liberale Amedola il MANIFESTO DEGLI INTELLETTUALI ANTIFASCISTI, in risposta al Manifesto di
Gentile. Croce potè continuare a lavorare e a mantenere viva la cultura liberale attraverso le
pagine della sua rivista grazie alla notorietà di cui godeva e che impediva al governo di colpirlo.
All’interno del mondo cattolico alcuni dei suoi esponenti si rifiutarono di aderire al fascismo.

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