D A L L’ U NI TÀ D ’ I TA L I A A L FA S C I SMO
1861-1927
Così, l’ACCENTRAMENTO, che per Cavour era stato una linea politica adottata temporaneamente per
l’urgenza delle circostanze, divenne sistema stabile di organizzazione. Le possibilità di uno sviluppo
più libero della società civile furono sacrificate alla preoccupazione di evitare spinte centrifughe, di
rafforzare il controllo dello stato da parte della clase dirigente moderata e di conservare l’unità
nell’ordine.
La Destra storica: forte senso dello Stato
Alla morte di Cavour, uomini di elevato livello politico lo sostituirono:
I limiti: avere un debole senso della società civile e delle sue esigenze. Perciò il
governo della Destra storica apparve impopolare, conservatore e repressore,
l’amministrazione troppo rigorosa, al punto da creare il terreno per rivolte
sociali, quali il brigantaggio.
Al Sud: tentativo di
restaurazione borbonica
Da Roma, dove la corte borbonica si era rifugiata, Francesco II profittando della situazione di estrema instabilità
del nuovo Stato e di virtuale anarchia meridionale, si mise a sostenere il brigantaggio con finanziamenti ed ingaggi,
prestando ad esso il vessillo legittimista.
Ma la repressione fu durissima: fu inviato a Napoli il commissario Cialdini ed iniziò una vera guerra con
l’affidamento ai tribunali militari dei processi del brigantaggio (LEGGE PICA 1863)
Le truppe mobilitate nel mezzogiorno giunsero a contare 120000 soldati, circa la metà dell’esercito nazionale. Nel
breve lasso di tempo nel quale la legge speciale fu in vigore eliminò, tra esecuzioni ed arresti, 14000 briganti o
presunti tali. Fu un vero proprio sterminio di meridionali.
Si riuscì a riportare un certo ordine ma non si trovarono soluzioni al problema agrario e sociale del Sud.
Liquidazione dei terreni al Sud
La vendita di vastissimi terreni comunali e demaniali dell’ex regno borbonico e dei beni degli
ordini religiosi soppressi nel 1866 (1 milione di ettari) non migliorò affatto la distribuzione della
proprietà fondiaria, non incrementò la piccola e media proprietà contro la struttura latifondista.
In realtà l’operazione, che serviva principalmente a coprire le più urgenti necessità dell’erario,
non avvantaggiò i contadini che raramente avevano le disponibilità finanziarie per acquistare la
terra e che, anzi, perdettero il godimento degli antichi usi civici (ad es. Il pascolo).
Nel 1866 ci fu una grave rivolta in Sicilia che portò ad un ancor più accentuato AUTORITARISMO
da parte del governo.
Il deficit del nuovo Stato
Diversi sistema d’imposizione e riscossione dei tributi, diverse tariffe
doganali, diverse monete, diversi debiti pubblici, diverse strutture
amministrative…
Il nuovo regno nasceva gravato oltre che dai disavanzi degli altri exStati,
anche dal disavanzo notevole causato dalle spese ingenti che il Piemonte
aveva dovuto affrontare per la guerra del ‘59 e dalla insufficienza degli
antichi sistemi di riscossione dei tributi.
Tutti questi tentativi fallirono perché non avevano precisi disegni politici, ma nel 1881 Costa
fondò il partito socialista rivoluzionario delle Romagne e Viani diede vita, a Milano, al partito
operaio italiano.
Alle elezioni politiche con il suffragio allargato concesso da Depretis, Andrea Costa risultò eletto
deputato. Era il primo socialista a far parte del Parlamento italiano.
Prima fase dell’industrializzazione
L’industrializzazione doveva condurre al superamento delle vecchie gerarchie e gettare le premesse
di una nuova solidarietà che accomunava l’antico artigiano, il manovale dell’industria, delle miniere,
dell’edilizia.
Nel 1893 nacque il partito socialista dei lavoratori italiani con a capo Filippo Turati formatisi
culturalmente a Milano nel clima della scapigliatura.
Enciclica RERUM NOVARUM
In realtà, il nuovo programa del Depretis non rappresentò una rottura completa con il passato, ma
soltanto il tentativo di essere più aderente alla realtà politica e sociale del paese.
Si promise l’istruzione elementare gratuita ed obbligatoria, alcune provvidenze a favore dei contadini,
l’abolizione della tassa sul macinato e l’allargamento del suffragio elettorale maschile.
Il TRASFORMISMO
Dal timore che la Sinistra potesse provocare un sovvertimento delle istituzioni,
nacque il trasformismo, cioè la ricerca di una maggioranza parlamentare di centro,
che non teneva conto della posizione politica e ideologica dei partiti, ma cercava il
consenso dei singoli parlamentari, raccogliendo maggioranze eterogenee attorno a
determinati problemi.
In politica estera, quando la Sinistra liberale fu al potere, si ebbe una svolta nella
politica estera. L’Italia si avvicinò all’Austria e alla Germania e aderì alla triplice
alleanza (1882) secondo cui ci si impegnava ad assistere militarmente gli altri paesi
membri.
Nel 1903 saliva alla presidenza del consiglio Giovanni Giolitti, esponente della Sinistra liberale,
piemontese e fedele monarchico, con cui lo Stato non è più il difensore degli interessi padronali
a danno delle rivendicazioni economiche degli operai e dei contadini.
Giolitti rispettava la libertà di sciopero ed aveva un alto senso di giustizia sociale. Tentò di
allargare la base politica del suo governo offrendo a Turati la possibilità di entrar a far parte del
governo, ricevendone però un rifiuto, motivato dal timore che le masse socialiste non avrebbero
compreso una svolta così radicale.
Giolitti ha legato il suo nome a una serie ininterrotta di riforme sociali: provvedimenti a tutela
dell’invalidità e vecchiaia, del riposo festivo, degli infortuni sul lavoro, del lavoro delle donne e
dei fanciulli.
È l’epoca del decollo industriale. Nel 1899 nasce la Fiat.
La Democrazia Cristiana
Negli ultimi anni dell’800, sulla scia della Rerum Novarum di Leone XIII, si
sviluppò un movimento che assunse il nome di Democrazia Cristiana.
Fu un movimiento guidato da giovani cattolici che sentivano l’esigenza di
operare nella società civile e rinnovare lo Stato. Alla sua testa, un giovane prete
marchigiano, Romolo Murri.
Quanto ai socialisti, la guerra libica aveva riportato in primo piano la corrente rivoluzionaria che
trovava in Benito Mussolini (che durante la guerra libica aveva organizzato a Forlì violente
dimostrazioni di protesta) una figura di primo piano.
Mussolini riuscì a far espellere dal partito socialista coloro che avevano aderito alla guerra libica
ed avevano portato le loro congratulazioni a Vittorio Emanuele III dopo un attenato nel 1912.
La settimana rossa
Espulso dal partito socialista fondo un quotidiano Il popolo d’Italia che divenne
uno dei più decisi e violenti fogli interventisti.
Crisi dello Stato liberale
Non solo le fabbriche erano al centro delle agitazioni sociali nel primo
dopoguerra, anche le campagne furono percorse da un vasto
movimente rivendicativo dalla Val Padana alla Sicilia. I socialisti
volevano la socializzazione della terra, cioè proprietà comuni a
gestione cooperativistica.
La situazione precipitò in seguito all’eccidio di Palazzo d’Accursio a
Bologna (1920) quando il neoeletto sindaco comunista Gnudi,
affacciandosi al palazzo comunale, venne sparato. Furono sparate
bombe dal palazzo che uccisero numerose persone.
Socialisti e fascisti si accusarono a vicenda della strage.
Lo squadrismo fascista
Da questo momento incontenibile fu la formazione di Fasci nei borghi e
nelle città padane, sostenuti da proprietari ed affittuari della terra che si
sentivano minacciati dalla forza del sindacalismo operaio, accusato di
monopolizzare la mano d’opera.
Il fascismo avviò un movimiento di rivincita contro le organizzioni
operaie accusate di tradire gli interessi della Chiesa e la democrazia
liberale.
Il 24 ottobre 1922 Mussolini concentrò a Napoli migliaia di camicie nere. Tutte le squadre erano
state mobilitate. Fu decisa la marcia su Roma sotto il comando di un quadrumvirato composto
da Emilio De Bono, Italo balbo, Cesare De Vecchi e Michele Bianchi.
Il presidente del consiglio portò al re il decreto per la proclamazione dello stato d’assedio, ma il
re si rifiutò di firmarlo. La via per Roma era aperta ai fascisti. Vi entrarono il 28 ottobre 1922.
Mussolini al governo
Nel 1924 si svolsero le elezioni politiche in un clima politico di intimidazioni. Il successo toccò ai
fascisti.
Giacomo Matteotti, politico del partito socialista, denunciò i brogli elettorali e le violenze perpetrate
dalle squadre fasciste durante il periodo preelettorale. Fu poi rapito da squadristi ed ucciso.
L’opposizione si assentò dal Parlamento e decise di non entrare più in aula sino a quando non fosse
stata abolita la milizia fascista. Questa secessione parlamentare si chiamò Aventino, con evidente
riferimento alla storia romana, in cui si narra che la plebe si rifugiò sull’Aventino per protestare contro
i patrizi.
Gli oppositori finiscono in carcere
L’Aventino guidato da Giovanni Amendola, Alcide De Gasperi, Giovanni Gronchi, Filippo Turati, fu
al centro dell’opinione pubblica del paese.
Mussolini, confortato dall’appoggio dei conservatori, riprende il controllo della situazione. Non
era ancora incominciato il regime autoritario, ma ne furono gettate le premesse politiche.
Iniziò il processo di trasformazione dello Stato di tipo giolittiano in uno Stato forte e accentrato.
Aumentò la polizia, furono epurate le amministrazioni dello Stato dai funzionari non fascisti, fu
ridotta la libertà di stampa mediante censure, fu rivalutata la lira (il che provocò difficoltà del
credito e aumento dei prezzi).
Si introdusse la Carta del lavoro in cui scomparve il diritto di sciopero.
E il resto è storia…