Corso di laurea in
TESINA
Studente:
Adorinni Sara
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Anno Accademico 2016/17
L'elaborato si prefigge, grazie all'impiego di fonti manoscritte e a stampa di tipo storico e letterario,
di esporre le problematiche, le riflessioni e la storia concernenti la tomba primitiva di San Pietro in
Vaticano e i lavori di scavo attuatisi nella prima metà del secolo scorso, considerati il paradigma
dell'esplorazione archeologica e della lettura interpretativa accurata e scientifica dei reperti 1. Dalla
seconda metà del XIX secolo, in concomitanza con il Positivismo, corrente che intendeva
sviluppare la fiducia nella mente umana e una visione progressista della storia dell'uomo,
l'archeologia cristiana prese le distanze dall'uso che se ne faceva in funzione esclusivamente
teologica e dogmatica, specialmente come ricerca. Il singolo dato da esaminare infatti cominciò ad
essere fruito in quanto dato storico e, appellandosi a valutazioni più oggettive, si stava assistendo
alla codifica e alla definizione dell'archeologia cristiana come disciplina scientifica. Queste
tendenze e pratiche vennero favorite innanzitutto dall'operato di Giovanni Battista de Rossi, autore
dei testi intitolati Roma sotterranea e Inscriptiones christianae urbis Romae septimo saeculo
antiquiores (editi dalla Tipografia Camerale per munifica concessione di Pio IX) 2 e Giuseppe
Marchi, il suo maestro originario di Tolmezzo: i due sacerdoti, in virtù delle loro competenze, sono
stati responsabili della raccolta metodica di iscrizioni epigrafiche cristiane.
È significativo sottolineare in questa sede che le origini di questa materia hanno subìto una
strumentalizzazione. Infatti nel periodo storico della Riforma e Controriforma non solo nacque il
termine “archeologia cristiana” ma vennero scoperte le catacombe romane che vennero reputate, a
torto3, come esempio di cristianizzazione durante l'epoca apostolica, individuando una
giustificazione per sostenere il primato della Chiesa di Roma. Allo stesso modo, parlare della
sepoltura vaticana equivarrebbe a confermare l'autorità apostolica del vescovo di Roma,
specialmente in un nuovo contesto ecumenico, successivo al Concilio Vaticano I.
Che Pietro sia morto nell'Urbe, nonostante il clima polemico acceso in merito dai gruppi
anticlericali e teologi protestanti (Karl Heussi in primis, rappresentante della cosiddetta “scuola
tedesca”, aveva negato la presenza di Pietro a Roma, teoria che venne rafforzata dal “silenzio” a
riguardo nel Nuovo Testamento)4, sarebbe comprovato, per portare degli esempi, dagli apocrifi
Ascensione d’Isaia, Apocalisse di Pietro e da Clemente romano (Ad Chorinthios, 1, 56), senza
trascurare la documentazione che ci viene fornita da autorictates quali Ireneo, Tertulliano ed
Eusebio di Cesarea, che ricordano il suo arrivo a Roma sotto l'imperatore Claudio. Riguardo a
1 Alcune informazioni sono state desunte dall'insegnamento di Archeologia cristiana e medievale tenuto dalla prof.ssa
Minguzzi nell'a.a. 2016/2017 presso l'Università degli Studi di Udine.
2 Della munificenza 1864, 289; Ferrua 1984, 358
3 In realtà hanno una datazione compresa tra la fine del II e gli inizi del III secolo.
4 K. Heussi, War Petrus in Rom?, Gotha, Leopold Klotz Verlag, 1936; Dissertazioni 1852, 286; J. D. Burger, La
tombe de saint Pierre est-elle identifiee?, in “Les Cahiers de foi et verite”, 27, Ginevra, I954
questo argomento le implicazioni di tipo dottrinale sono tali da condizionare gli storici e teologi di
fede cattolica e protestante, vagliando la tesi sull'arrivo o meno del Principe degli Apostoli in
“Babilonia” (metafora usata in Pietro 5, 13) come dato morale volto a valorizzare o a destituire il
primato papale. Già dal Basso Medioevo si accese una disputa di carattere storico. Nel capitolo II
del libro V della Summa contra Catharos et Valdenses (conclusa dopo il 1244) l'inquisitore Moneta
da Cremona non solo enucleò i problemi inerenti alla creazione, all'anima e al corpo con cui si
scontravano gli eretici della Lombardia (catari, valdesi e passagini), i quali non rispettavano la
politica costantiniana e la gerarchia ecclesiastica, ma evidenziò che questi movimenti religiosi
nutrivano il dubbio sulla presenza delle ossa di Pietro come prova inconfutabile a causa della
mancanza di testimonianze scritte.
Lo stesso filosofo Marsilio da Padova nella sua opera laica Defensor pacis, dove ridimensionava il
potere temporale del Papato, non riteneva plausibile il soggiorno romano poiché non esiste certezza
in merito, additando come “leggende clericali” le affermazioni perpetuate dal mondo ecclesiastico:
per questo fu scomunicato da Giovanni XXII nel 1327 e dovette rifugiarsi dall'imperatore Lodovico
IV il Bavaro. Durante l'epoca moderna, nemmeno il luterano Uldarico Veleno, Claudio Salmasio,
erudito calvinista alla corte di Cristina di Svezia, e Federico Spanemio diedero credito al dogma 5, e
questa corrente di pensiero tornò in auge tra XVIII e il XIX secolo quando l'apologetica rinsaldò le
sue posizioni, entrando poi in crisi nella prima metà del XX secolo6.
Il gesuita, segretario di Stato e Arciprete della Basilica Vaticana Eugenio Maria Giuseppe
Pacelli venne eletto al soglio pontificio il 2 marzo 19397 con il nome di Pio XII. La ricca famiglia
Pacelli poteva contare tra i suoi appartenenti il nonno marchese Marcantonio, che aveva seguito Pio
IX a Gaeta durante il suo esilio e aveva vissuto in prima persona l'epoca della Repubblica Romana e
di Garibaldi8, oltre ad essere stato uno dei promotori della fondazione dell'”Osservatore Romano”.
Nel 1939 era deceduto Pio XI, il quale aveva espresso nel testamento, rivolgendosi al Segretario di
Stato, il desiderio di venire sepolto vicino alla tomba di Pio X, nei pressi di quella di Pietro alle
Sacre Grotte Vaticane (si veda il Discorso nell'Occasione dell'inaugurazione del monumentale
La tomba venne rinvenuta nei pressi della Cappella Clementina lungo l'antica Via Cornelia,
nell'ager Vaticanus (sulla prima pendice del colle Vaticano), dove si estendeva la necropoli
pagana26 a cielo aperto, orientata in senso est-ovest e parallela al Circo di Nerone 27. Una delle fonti
principali per ricostruire l'aspetto topografico della sepoltura, oltre ai testi di Eusebio di Cesarea, di
Tacito (Ann. 15.39.2 e 15.44) e di Plinio (Naturalis Historia, XXXVI, 74)28 è il Liber Pontificalis
58 Guarducci 1986, 811; Già Pio Franchi de' Cavalieri, membro della Pontificia Accademia di Archeologia, ammise
che si trattasse di una festa, indipendentemente dalla venerazione della tomba in Vaticano. Ivi, 831.
59 De Marco 1964, 154
60 Si veda Lietzmann 1923, 147-162; J. Wilpert, La tomba di San Pietro: note storico-archeologiche, Roma, Edizioni
Religiose Ferrari, 1922; Ruysschaert 1967, 268-276
61 Waal era stato autore delle biografie di Leone XIII e di Pio X, oltre ad essere stato responsabile della conduzione
degli scavi della Memoria Apostolorum tra 1892 e 1893. Waal 1892, 141 ss.
62 Altri pensatori ritenevano che la traslazione dovesse risalire al I secolo d.C.
63 Vedasi anche C. Baronio, Annales Ecclesiastici, ad. an. 284, n. 23; Bosio 1650, 286; Ferrua 1942, epigramma
numero 20
64 Gerkan 1962, 23-32
65 Carcopino 1952, 588-610; Ferrua 1952a, 35-47
66 Ruysschaert 1957, 5
67 Mancini 1923, 77
68 Si veda Luiselli1986, 843-854
sedi originarie; la triclia sarebbe stato un martyria senza reliquie (nato secondo l'epigrafista per
impulso di fedeli africani) e il verbo habitasse usato nell'epigramma di Damaso non avrebbe
valenza funeraria, bensì assumerebbe il senso più comune di “abitare da vivi” 69, quindi alludendo a
un soggiorno temporaneo o volendo esprimere un legame tra quel luogo e un episodio rilevante
della vita degli Apostoli.
Anichini 1941
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La tomba s.d.
La tomba di San Pietro, disponibile da
http://www.vatican.va/various/basiliche/san_pietro/it/necropoli/tomba.htm
Fig. 1
Fig. 3
Fig. 4