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Nel 1861 il primo parlamento italiano la nascita del regno d’Italia sotto la guida di Vittorio Manuele II.

Unità nazionale è stata possibile grazie a due azioni politiche: l’ala moderata portata avanti da Cavour, e la
parte di ispirazione democratica e radicale che va portata insurrezione contro i governi e alla spedizione dei
Mille. Tuttavia l’ala moderata prende il sopravvento.

Cavour muore poco dopo e il potere rimane nelle mani della classe dirigente del regno sabaudo.
Ci sono due schieramenti politici:
*destra storica, lo schieramento liberale moderato con i maggiori politici, la aristocrazia, borghesia
centro-settentrionale
*sinistra storica, lo schieramento opposto con i seguaci di Mazzini e Garibaldi come Crispi, raccoglieva i
voti della piccola e media borghesia

La legge elettorale piemontese estesa al nuovo regno, concedeva il voto sulla cittadini maschi con più di 25
anni, che sapevano leggere scrivere e pagassero un tot di imposte annuali: in pratica le prime consultazioni
elettorali solo il 2% della popolazione votava.

La popolazione italiana era di 22 milioni di abitanti e le maggiori attività erano l’agricoltura, l’industria, il
settore dei servizi: una situazione economica di un paese preindustriale.
Sono in alcune aree della firma la pedana c’era un’azienda che io le moderne condotte è un criteri
capitalistici.
Nel 100 era ancora diffusa la mezzadria, nel mezzogiorno e nelle isole dominavano i latifondi.
Questo regime non favoriva le innovazioni tecnologiche e lo sviluppo di un’agricoltura moderna, contadini e
braccianti erano poveri e contavano sull’aiuto del padrone.

Il problema dell’arretratezza economica e il divario fra il Nord e il sud Italia era un problema.
Il nuovo regno poteva contare su poche materie prime e fonti energetiche, non ugualmente distribuite, E
capitali privati per sostenere iniziative di potenziamento dell’industria e dei servizi erano poi, Le
infrastrutture ero in adeguate.

Infine nel primo ottocento alcune aree del Nord avevano conosciuto un primo processo di
industrializzazione, ma il sud organizzazione era incentrata sul latifondo i rapporti sociali feudali, ponendo
un freno allo sviluppo.

Il tasso di analfabetismo era molto alto e in poi sapevano parlare in italiano, quasi tutti parlavano in dialetto.
Con la morte di Cavour il presidente del consiglio diventò Bettino Ricasoli.
La destra storica era formata soprattutto da nobiltà o alta borghesia imprenditoriale, con una visione elitaria
della politica e diffidavano delle masse popolari.

In campo economico erano tutti fautori del libero mercato E del modello inglese, basato
sull’industrializzazione e la rimozione dell’ imprenditorialità privata.

In campo politico sono due filoni differenti: chi considerava opportuno modello decentrato, con relativa
autonomia delle comunità locali, e chi era favore all’accentramento per mantenere la continuità con
l’ordinamento sabaudo ed evitare di indebolire la compagnia statale.
Di fatto ci fu una Piemonte lizzazione, estendendo su scala nazionale norme già in vigore nel regno
sabaudo, con prefetti piemontesi, 59 province.
Ciò portò gli stati italiani all’ostilità nei confronti di Torino accusati di ignorare le esigenze del resto d’Italia.

Lo statuto Albertino divenne legge fondamentale del regno d’Italia, ma se dovete lavorare a lungo per
assicurare una piena armonizzazione legislativa.
Il processo di uniformazione legislativa venne perlopiù a colpi di decreto e senza discussione parlamentare.
*Importante era la legge Casati del 1859 che creava un sistema scolastico di stato, introducendo l’obbligo
per tutti i bimbi di frequentare il primo biennio della scuola elementare
*Viene unificato il codice civile e codici relativi al commercio e alla navigazione (il codice penale fu
realizzato in parte perché in Toscana era stabilita la pena di morte, la pena capitale rimane in vigore in tutto
il territorio sabaudo fino al 1889).

Oltre all’unificazione amministrativa e legislativa i governi della destra storica devono gestire il problema
dell’unificazione economica del paese.
Iniziano con l’uniformazione di pesi e misure, introducono il sistema metrico decimale e viene adottata una
moneta nazionale, la lira.

Con nuove misure fiscali si tenta di raggiungere il risanamento dei conti pubblici: i provvedimenti colpirono
soprattutto le classi popolari, a causa delle tasse sui prodotti di largo consumo come sale o cereali.
La tassa sul macinato del 1868 era un’imposta indiretta sul pane, alimento base della maggior parte della
popolazione, si crearono così tensioni nelle campagne e proteste contro gli estrattori governativi.
La repressione fu severa attraverso l’esercito.

La politica di rigore finanziario e fiscale portò nel 1875 al pareggio di bilancio e da lì a pochi mesi la testa
sarebbe uscita di scena.

La politica della destra storica prova malcontento soprattutto nel mezzogiorno.


Questo perché aumenta la pressione fiscale e la coscrizione obbligatoria privava le famiglie dei figli maschi
in età dal lavoro per lunghi periodi.
Ben presto scoppiano agitazioni che scoppiano in un avere propria guerra civile: le bande armate di briganti
formate da contadini poveri, spesso spalleggiate è una parte del clero e militari dell’esercito borbonico,
saccheggiavano e uccidevano i baroni e i notabili locali che avevano meno da perdere con il passaggio al
nuovo regime.

Così fu inviato un esercito di 160.000 uomini per combattere il brigantaggio: venne addirittura proclamato lo
stato d’assedio nel mezzogiorno e vennero abolite le garanzie costituzionali.
Entra in vigore la legge Pica dove si istituiva lo stato di brigantaggio.
Roma e Lazio Lazio, Trentino, Veneto e Venezia Giulia non facevano ancora parte dell’Italia.
Tutti i patrioti italiani erano convinti a Roma dovesse essere la tua capitale del regno e anche lavoro e lo
aveva ribadito.
Papa Pio IX però non aveva intenzione di rinunciare al potere temporale e ai propri possedimenti, così i
rapporti tra Stato pontificio e il regno d’Italia fin dall’inizio furono molto tesi.

Inoltre il Papa cerca ottiene l’appoggio politico della Francia di Napoleone III, che non vedeva di buon
occhio il rafforzamento sabaudo: la questione romana non era risolvibile per via diplomatica, ma Vittorio
Emanuele II non voleva ancora ricorrere alle armi.
Di diverso parere era Garibaldi: che aveva posto fine nel 1862 al suo esilio per adorare un’armata in Sicilia
per raggiungere Roma e terminare la grande impresa militare: fallì e Garibaldi rimase ferito a una gamba.

Così Vittorio Emanuele II e il governo di destra cerca trattative diplomatiche e alleanze militari:
trasferiscono la capitale da Torino a Firenze nel 1864 in accordo con la Francia, come la prova che i Savoia
avessero rinunciato a Roma.

Nel 1868 ci fu l’occasione per annettere nuovi territori.


La Prussia alla vigilia della guerra contro l’Austria chiese al regno d’Italia di fare fronte comune, in caso di
vittoria il Veneto sarebbe andato al regno sabaudo.

Inizia così la terza guerra di indipendenza per l’italiani, ma l’esercito fu più volte sconfitto e furono poche le
vittorie solo di Garibaldi.
Tuttavia l’Austria fu sconfitto e dovette cedere il Veneto all’Italia.

Nel 1867 Garibaldi tentò un’altra spedizione contro lo Stato pontificio, ma poi lo metri da Roma furono
sconfitti e respinti dall’esercito francese schierato a difesa del Papa.
Roma divenne italiana solo dopo quando data la sconfitta della Francia contro la Prussia Vittorio Manuele II
e la destra storica approfitta dello spostamento francese e attaccò lo Stato pontificio.

Ho aperto un varco nella Porta Pia nel 1870, Roma fu occupata e i cittadini dell’Lazio votarono per
plebiscito l'annessione al regno Italia.
Il voto non era del tutto libero e per questo risultati erano sbilanciati con molti voti favorevoli, così la capitale
del regno divenne da Firenze a Roma.

Il governo italiano cerca di rassicurare il Papa con la legge delle guarentigie , delle garanzie, con cui l’Italia
si impegnava ad assicurare al Papa le condizioni ottimali per l’esercizio del suo potere spirituale,
riconoscendogli le prerogative di un capo di Stato.

Il Papa rimane comunque ostile regno sabaudo tanto che vieta ai suoi fedeli di partecipare alla vita politica
del regno, solo che non votava ed evitava di presentare la propria dittatura le elezioni poteva essere un
buon cattolico.

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