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STORIA D’ITALIA DAL 1861

SCENARIO
Precedentemente al 1861 l’Italia era più che altro definita un’area geografica in quanto era divisa tra
diversi stati, spesso in lotta tra di loro, che avevano ognuno di essi una propria storia e una propria identità.
A questi si andavano ad aggiungere le varie città e province fuori penisola come la Sardegna, la Corsica e
Nizza.
Tra le regioni promotrici dell’unità d’Italia vi fù il Piemonte, unica area italiana non dipendente da altri
Stati, che aveva come capitale Torino e che gia possedeva Genova, importante area portuale, la Sardegna e
estendeva la sua autorità fino alla Lombardia, programmando per la città di Milano un futuro nel nuovo
Regno che sarebbe nato di capitale finanziaria ed economica.
Il resto d’Italia era diviso tra lo Stato Pontificio al centro Italia la Toscana era dipendete dall’Austria e il
Sud e la Sicilia erano governati dai Borbone.
Le varie regioni avevano quindi condizioni economiche, politiche e sociali completamente differenti ed
erano accomunati per lo più dalla religione, e dalla lingua italiana che era diffusa dai tempi di Dante
considerando comunque i dialetti che erano ampiamente utilizzati nelle varie aree.
Negli anni precedenti all’unificazione si erano già tentati accordi tra i vari stati o e in alcuni di essi si
formarono gia movimenti d’insurrezione e di rivolta. In questo periodo esistevano varie idee di unità e vari
metodi per raggiungerlo, alcuni prevedevano la forza altri la diplomazia. Da queste idee di unità possiamo
identificare il periodo storico chiamato Risorgimento 1815-1870.
In questo periodo di disordini e forte cambiamento trovò presto terreno fertile l’aria ribelle di studenti
universitari e giovani in generale che trovarono come fonte d’ispirazione Giuseppe Mazzini, nato a Genova
il 22 giugno 1805 fu per tutta la vita un rivoluzionario sacrificando i suoi affetti per i suoi ideali, fu
allontanato dal Piemonte e successivamente dalla Francia e dalla Svizzera, portando avanti i suoi progetti
rivoluzionari a Londra.
Mazzini viveva il suo dovere di diffondere nelle persone la consapevolezza di unità e forza come un dovere
religioso.
La sua influenza fu ben accolta nel centro e sud Italia e diede il suo sostegno morale all’amico Garibaldi
nella sua Spedizione dei mille, con l’appoggio del governo piemontese, nel maggio 1860 approdarono 1000
volontari a Marsala per dar manforte ai rivoltosi del regime anti-borbonico e formare un esercito capace di
capovolgere le sorti del Sud Italia marciando verso Napoli. Il successo di questa operazione spaventò
Cavour ,rivale di Mazzini, che era dapprima molto scettico sulla riuscita dell’operazione che vide come
unica speranza di evitare una rivoluzione democratica anzichè invadere il Sud e lo Stato Pontificio
promettendo di nominare Roma come capitale del nuovo Stato. Infatti negli stessi giorni della marcia di
Garibaldi verso Napoli, Cavour tento di corrompere i generali borbonici ma arrivando troppo tardi in
quanto la spedizione aveva gia in pugno la città partenopea.
Cosi Cavour penso di trovare un pretesto per invadere l’Umbria e le Marche e procedere con l’annessione di
vaste aree dello Stato Pontificio, ad esclusione di Roma, così da mettere in condizione i suoi soldati di
avanzare verso Napoli e costringere Garibaldi a cedere il Sud e la Sicilia con l’ordine, in caso di rifiuto, di
sterminare i volontari. Tutti i cattolici si indignarono con Cavour per l’aver invaso lo Stato Pontificio e lui
giocando d’astuzia motivò l’operazione come un modo per impedire all’anticlericale Garibaldi di
raggiungere Roma. Infatti Garibaldi arrivato a Caserta fu costretto a cedere e consegnare le armi. Così si
ebbe già una prima idea di Italia unita ad eccezione di Roma e di Venezia Trieste e del trentino che
restavano sotto il dominio Austriaco.
Garibaldi fu visto come un nuovo idolo dati i suoi modi semplici a differenza di Cavour che destava sempre
un po di sospetto. Allo stesso tempo Garibaldi era visto dai membri del nuovo stato del governo che si
sarebbe formato come un rozzo e un violento appartenente al vecchio modo di pensare ed agire.

CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR


Cavour nato a Torino il 10 agosto 1810 era figlio di un nobile. Studiò in Svizzera Francia e Inghilterra.
Dapprima divenne ingegnere dell’esercito per poi dedicarsi all’agricoltura e al giornalismo. Proprio grazie
quest’ultimo si ritrovò quasi per caso nel contesto politico piemontese diventando ministro nel 1850 e primo
ministro 1852 rimando a capo fino al 6 giugno 1861 data della sua morte.
Durante i suoi studi conobbe i metodi e i concetti di rivoluzione liberali che successivamente avrebbe
introdotto in Italia. A differenza di Mazzini era visto come un opportunista, un affarista un materialista e
persino antireligioso. Fu capace di importare in Piemonte una ventata di novità, entusiasmo e sopratutto
sviluppo poiché, nonostante come gia detto il Piemonte fosse l’unica regione italiana autonoma, non era
molto sviluppata. Si appassionò molto al settore bancario tanto da fondare una nuova banca dedicata i
crediti per l’industria, ridusse le tariffe doganali triplicando l’indice di importazioni ed esportazioni,
sviluppò una fitta rete ferroviaria, inviò ingegneri in Inghilterra per studiare lo sviluppo di nuovi motori e
tecnologie da applicare al settore militare, attirò diversi investitori esteri su svariati progetti per assicurarsi
uno sviluppo costante della regione.

GIUSEPPE GARIBALDI
Nacque a Nizza il 4 luglio 1807 marinaio fin da giovane all’età di circa 25 anni si ritrova nelle idee
rivoluzionarie e di unità d’Italia, come quella mazziniana.
Fu impegnato inizialmente in diverse operazioni militari in Sud America fino al 48’ per partecipare a
numerose operazioni militari contro i francesi.
E’ il promotore della spedizione dei Mille che lo vide conquistare il Sud Italia e successivamente nel 62’
preparò un’operazione simile per conquistare Roma ma questa volta non fu appoggiato dal governo centrale
tanto da vedersi costretto a rinunciare.
Nuovamente impegnato in operazioni similari, come riportato in seguito dapprima di nuovo su Roma e
successivamente nel Trentino morirà a Caprera il 2 giugno 1882.

GIUSEPPE MAZZINI
Nacque a Genova il 22 giugno 1805 e morì il 10 marzo 1872. E’ stato un patriota, politico e filosofo
italiano. Segui degli studi in legge dedicandosi allo stesso tempo al giornalismo e seguì una corrente di idee
nazionaliste e patriottiche così essere allontanato dall’Italia. Fondò svariati movimenti politici liberali in
altri paesi europei e fu da esempio per tantissimi giovani che come lui sognavano l’unità nazionale.
Dopo l’unità d’Italia nel 1861 Mazzini continuo ad essere costretto all’esilio e pendevano su di lui 2
condanne a morte, decise però lo stesso di candidarsi nel 1866 alle elezioni di Messina per la scelta dei
nuovi deputati al Parlamento di Firenze. Vinse le elezioni ma furono annullate per le sue condanne così alle
successive elezioni fu nuovamente vincitore ma fu annullato tutto nuovamente così una terza volta di nuovo
vincitore ma la Camera non potè annullare così Mazzini vincitore delle elezioni fu lui stesso a rinunciare
all’incarico in quanto non volle giurare sullo Statuto Albertino.
Nel 1868 si trasferisce a Lugano dopo aver ottenuto l’amnistia e nell’agosto dello stesso anno viene
arrestato a Palermo e successivamente di nuovo esiliato. Sotto falso nome nel 72’ riesce a raggiungere Pisa
dove vi morì lo stesso anno. Mazzini seguiva molto una corrente liberale, democratica e religiosa ed era a
favore della Repubblica.

L’UNIFICAZIONE E LA SITUAZIONE POLITICA (1861/1870)


Lo scioglimento delle truppe volontarie Garibaldine fu dunque il primo anello che permise la nascita del
nuovo stato che avvenne tra gli ultimi mesi del 1860 e i primi del 61’. Garibaldi e i suoi adepti
rappresentavano una minaccia per il nuovo stato in quanto non seguivano appieno gli ideali dello stato
piemontese e in oltre non avevano abbandonato l’idea di invadere lo Stato Pontificio così Cavour pensò di
prendere possesso solo Emilia Romagna, Umbria e Marche risparmiando Roma e sperando in un futuro
accordo con lo Stato Pontificio. Si era così creata una grande frattura tra la classe contadina e più semplice
e quella d’elite in quanto la prima appoggiava pienamente la Chiesa, in oltre la politica adottata da Cavour
aveva suscitato disgusto da parte della sinistra verso i democratici che rappresentavano una buona fetta
della popolazione del nuovo stato.
Si giunge cosi al 18 febbraio 1861 con la convocazione del Parlamento a Torino e l’annuncio ufficiale della
nascita del nuovo stato formalizzato il 17 marzo con Re Vittorio Emanuele II. Cavour morì per una rapida
malattia appena qualche mese dopo.Il nuovo stato aveva una popolazione di circa 22 mln di persone e la
maggior parte di esse versava in condizioni economiche sociali e sanitarie disastrose oltre che parlare per
lo più lingue dialettali che penalizzavano la comunicazione, solo il 2/4% parlava l’italiano, l’80% era
analfabeta e solo l’1% aveva ricevuto un’istruzione post-elementare. L’agricoltura era molto diffusa ma
poco sviluppata ad eccezione della valpadana, l’industria ancora meno con qualche piccola eccezione nel
settore tessile.
Cavour fu succeduto dal gruppo della destra storica che era formato da membri per lo più del nord ( Bettino
Ricasoli, Marco Minghetti,Emilio Visconti Venosta,Costantino Nigra,Giovanni Lanza, Quintino Sella, Silvio
Spaventa). Il voto era concesso solo all’1 % circa della popolazione dato il forte analfabetismo diffuso.
Inizialmente di idee più liberali, i moderati adoperarono il potere e spesso anche la forza per governare il
paese. Fu introdotta la leva militare che fu vista dalla classe contadina come un sopruso in quanto la classe
borghese previo pagamento riusciva ad evitarla. Fu resa obbligatoria anche l’istruzione elementare ma con
scarsi risultati in quanto dopo 10 anni il tasso di analfabetismo era passato al 74 %.
Furono introdotte nuove tasse che portarono la classe contadina ancor di più nella miseria, e nonostante ciò
le finanze dello stato nel primo decennio non trovarono giovamento da questa soluzione.
Dal 1861nel mezzogiorno ci fu la diffusione del brigantaggio causato dalla situazione economica e sociale e
in oltre da uno stato di insoddisfazione per l’unificazione che non aveva portato al momento nessun
beneficio al Sud. Questo fenomeno durò per circa 20 anni fino alla soglia del 1870 e causò la morte di quasi
10.000 persone tra soldati e briganti oltre che di vittime civili non quantificabili. Da queste vicende nasce la
famosa Questione Meridionale che tutt’oggi viene descritto come lo squilibrio economico e sociale che vede
enormi differenze tra lo sviluppo del nord e del sud.
In quegli anni si parlava anche di Questione Romana ovvero raggiungere l’accordo con la Chiesa e fare di
Roma la capitale d’Italia. Come già detto nel 1860 Cavour evitò l’invasione di Roma da parte di Garibaldi.
Quest’ultimo però, nel 1862, tento una nuova invasione sbarcano con i suoi uomini in Calabria per
raggiungere Roma, ma venne fermato sull’Aspromonte dall’esercito italiano.
Dopo questo episodio l’Imperatore di Francia Napoleone III impose allo Stato italiano di spostare la sua
capitale da Torino a Firenze e di rinunciare a Roma che era sotto la sua protezione.
Nel 1866 lo Stato italiano decise di ridurre il potere della Chiesa e confiscò beni e terreni per rivenderli a
privati con lo sdegno dello Stato Pontificio.
L’anno successivo 1867 Garibaldi tentò nuovamente l’impresa su Roma ma venne bloccato a Mentana alle
porte di Roma dalle truppe francesi.
Nel 1866 scoppio la guerra tra Prussia e Austria e l’Italia voleva approfittare del momento per appropriarsi
del Veneto alleandosi con la Prussia e dando vita alla terza guerra d’indipendenza italiana.
Fu impiegato via terra un’armata condotta da Garibaldi che riusci a spingersi fino a Trento ma via mare ci
furono numerose sconfitte per l’Italia e il generale La Marmora intimò a Garibaldi su ordine del Re di
abbandonare i territori conquistati. Il conflitto durò solo pochi mesi e fu determinato da maggiori sconfitte
per l’Italia piuttosto che successi, nonostante sull’altro fronte l’alleato Prussiano abbia prevalso
sull’Austria. L’Italia ne uscì sfiduciata e ridimensionata stipulando così nel’ottobre dello stesso anno la
Pace di Vienna. Solo grazie alla mediazione della Francia che riuscì ad ottenere il Veneto per poi girarlo
l’Italia riuscì in parte nel suo intento.
Il Re in quegli anni si vide costretto a ripensare sul regime parlamentareintrodotto da Cavour per tornare
allo statuto storico ma aveva bisogno dell’appoggio dell’esercito che in quel momento però si vedeva
demoralizzato e ridimensionato dalle vicende belliche appena descritte.
Gli anni tra il 66 e il 70 furono molto duri. Al costo della guerra all’Austria si andò ad aggiungere una crisi
economica che porto alla svalutazione della lira e ad introdurre nel 68’ una tassa sul macinato, che andò a
colpire ovviamente la fascia più debole della popolazione provocando delle rivolte con numerosi morti e
feriti
Nel 1870, però, si presentò per l’Italia un’opportunità. La Prussia ebbe la meglio contro la Francia facendo
cadere Napoleone III protettore dello Stato Pontificio. Da una parte vi era Vittorio Emanuele II storicamente
amico dei francesi e che voleva andare il loro aiuto dall’altra il governo guidato da Lanza Visconti Venostae
Sella che voleva approfittare della situazione. La volontà del governo prevalse su quella del Re così fu
inviato un corpo armato alla volta di Roma. Nel settembre del 1870 i militari invasero Roma attraverso una
breccia nelle mura in prossimità di Porta Pia ricevendo una resistenza soltanto simbolica da parte degli
uomini del Papa.
Come era da volontà di Cavour lo stato italiano lo stato italiano medìo con quello pontificio istituendo nel
1871 legge delle Gurentigie che però non venne accolta dal Papa che preferì rintanarsi nel Vaticano
dichiarandosi prigioniero e tale vi restò fino alla Conciliazione del 1929. Questa legge fu rispettata
comunque dall’Italia e garantiva l’autonomia del Vaticano.
Il governo uscì da questo periodo forte e solido tanto da contrastare anche i tentativi del Re di tornare al
vecchio statuto. Così l’Italia si affacciava al prossimo boom economico degli anni successivi nel migliore
dei modi tanto che Minghetti al suo secondo mandato riusci a raggiungere per la prima volta nella storia
d’Italia il pareggio di bilancio.

RIPRESA ECONOMICA E SINISTRA AL POTERE (1870/1885)


Il 18 marzo 1876, pochi giorni dopo aver annunciato il pareggio di bilancio, il governo sostenuto dal
secondo mandato di Minghetti fu messo alla minoranza da un voto parlamentare a favore della Sinistra
storica, che gia negli anni precedenti stava ricevendo consensi e appoggio da personalità abbastanza
importanti come Ubaldino Peruzzi, contabile fiorentino che era a capo di una parte dei moderati. Spaventa,
della destra estrema aveva intenzione di passare allo stato il controllo delle ferrovie e ciò era mal visto da
Peruzzi. Il gruppo di sinistra vide gia crescere il proprio consenso nei primi anni del 70’ quando vi
aderirono molti democratici e sopratutto esponenti della sinistra meridionale che erano scontenti del
governo e che riuscirono a far conoscere il malcotento delle clientele evitando così rivolte e proteste. Questo
portò a comprendere meglio le esigenze della piccola e media borghesia, ma allo stesso tempo vi fu un
abbassamento del livello morale e culturale della classe politica.
La sinistra rimase al potere fino al 1896 inizialmente con Agostino De Pretis, parlamentare piemontese, che
rimase in carica fino alla sua morte nel 1887 e successivamente da Francesco Crespi ex patriota siciliano a
fianco di Garibaldi, che aveva aderito alla monarchia e sognava di vendicare le sconfitte subite nel 66’
contro l’Austria. De Pretis , definito onesto ma cinico, adottò il trasformismo ovvero far entrare all’interno
della maggioranza il maggior numero di deputati indipendentemente dalla schieramento politico, ciò per
evitare il formarsi di un’opposizione politica. Per permettere ciò furono concessi favori personali e
favoritismi favorendo una decaduta morale dei politici ma allo stesso tempo garantendo un governo stabile.
In oltre, De Pretis, seppur di personalità molto umile tant’è che segui sempre una vita molto modesta era
solito distribuire grosse somme di denaro a chi lo sosteneva politicamente, servendosi della Banca Romana.
Questa pratica fu ripetuta anche nei governi successivi e portò a un grosso scandalo bancario alcuni anni
dopo.
Crispi, che era stata la mente politica della Spedizione dei mille, nel 60’ tentò di modificare l’assetto politico
indicato da Cavour tentando di sanare la divisione esistente tra lo Stato e il resto del paese sostenendo la
democrazia nel patto Vittorio Emanuele II e Garibaldi.
Negli anni successivi però una volta passata al potere, la sinistra, abolì la tassa sul macinato che però fu
sostituita da un aumento dazio comunale sulla farina , potenziò l’istruzione elementare con la Legge
Coppino che a lungo termine abbassò drasticamente la percentuale di analfabeti, ed eseguì nel 82’ una
legge elettorale che si rivelò quella di maggior successo e impatto.
La legge elettorale del 1882 andava in contrapposizione ai principi di Destra, mentre Cavour e i suoi
successori concepivano il voto come un diritto di chi ne aveva proprietà o comunque per una determinata
classe sociale, la Sinistra lo definiva come un diritto naturale così abbassarono l’età minima a 21 anni,
abbassarono la l’imposta diretta annuale da 40 lire a 19 lire e fu concesso il diritto anche a chi aveva una
conoscenza basica della scrittura e della lettura garantendo così un aumento drastico degli aventi diritto al
voto e garantendo a lungo termine il diritto del voto a tutti considerando l’efficacia a lungo termine della
Legge Coppino. Nacque così la democrazia italiana che rimase immutata fino alla riforma del 1919.
Gli anni della Sinistra storica si dimostrano anni di forte crescita economica e consolidamento delle
strutture, la popolazione aumentò oltre che ad aumentare l’indice di istruzione e di cultura, ci fu un forte
incremento dell’attività edilizia e si iniziò con un processo di industrializzazione.
In oltre l’Italia si apprestava a prendere l’ultimo posto utile tra le grandi potenze europee per la gara
nell’imperialismo. Nel 1882 venne stipulata la Triplice allenza con Germania e Austria e si iniziò a
pianificare la campagna del Mar Rosso contro l’Etiopia avvenuta poi nel 1885 e vennero gettate le basi per
la conquista della Somalia e dell’Eritrea.
La Triplice Alleanza, voluta fortemente dalla Germania che intendeva isolare la Francia , fu stipulato a
Vienna il 20 maggio 1882 e l’accordo prevedeva di difendere l’Italia da eventuali attacchi dei francesi
mentre l’Austria allo stesso tempo con questo trattato sperava di affievolire le proteste ed eventuali disordini
nei territori contesi dall’Italia. Tutto ciò allo stesso tempo non doveva essere un accordo per andare contro
l’Inghilterra.

COLONIALISMO ETA’ CRISPINA E CRISI ECONOMICA (1885/1900)


L’ultimo quindicennio del secolo fu caratterizzato da una forte crisi economica agraria e industriale, infatti
ci fu la forte concorrenza del grano americano e da numerosi crisi industriali. Il governo così introdusse i
dazi su grano e ferro ricevendo grossi consensi tra industriali e proprietari terrieri determinando una forte
coesione tra la borghesia.
In questo periodo ci fu anche un forte aumento del divario del PIL tra lo Stato italiano e il resto degli stati
europei. Se da una parte era in corso una rivoluzione industriale dall’altra c’era una serie di cause, oltre
quelle già elencate prima, che rallentava la crescita del Paese. Ci fu una forte crisi edilizia a causa di
avventate speculazioni finanziarie, il forte deficit del bilancio di stato dovuto l continuo ricorrere dei fondi
da parte della Sinistra nella spesa pubblica.
Con la salita al potere di Francesco Crispi nel 1887 vi fu l’insorgere di un’ulteriore causa ovvero
l’interruzione delle esportazioni verso la Francia,che rappresentavano circa il 40% sul totale, per via dei
rapporti tesi venutisi a creare con la nazione transalpina.
Questo scenario favorì la nascita di organizzazioni politiche e sondacali a sostegno del salario e
dell’emigrazione.
La nascita del movimento operaio, ispirandosi all’ideologia mazziniana,favorì l’evoluzione del lavoro
specie nei campi dove la manodopera era salariata,specie al nord, ma restò comunque mal retribuita e a
nulla valse il primo maxi sciopero avvenuto nel 1885 organizzato dai movimenti operai mantovani.
In questo scenario trovò terreno fertile il diffondersi del Socialismo che aveva come principio la
trasformazione della società verso l’uguaglianza. Ci fu la nascita nel 1882 dei primi partiti socialisti
italiani, uno in Romagna guidato da Andrea Costa(1851-1910) e l’altro a Milano, di ispirazione marxista,
composto da operai. Nel 1892 invece venne fondato il Partito del lavoratori che nell’anno successivo
cambiò nome in Partito Socialista dei lavoratori italiani tra i cui pionieri abbiamo Filippo Turati
(1857/1932) che negli anni diverrà il vero leader del movimento.
L’aumento demografico e le forti difficoltà di quegli anni portarono una parte abbastanza consistente della
classe più povera ad emigrare oltre oceano o cìò riguardava principalmente le realtà difficili del meridione
e del Veneto, contribuendo in quegli anni alla crescita e sviluppo di paesi come l’Argentina, il Brasile e gli
Stati Uniti che in quegli anni erano a corto di uomini ma che offrivano opportunità maggiori di qualsiasi
altra parte del mondo.
Dopo la morte di De Pretis nel 1887 in questo scenario abbastanza complicato andò al potere come gia
detto Francesco Crispi, che era visto dalla classe politica come l’uomo forte che poteva sistemare tutte le
problematiche portate dal suo predecessore. Dimostrò pero suo malgrado una personalità particolare
lontana da quella che poteva accontentare le esigenze della classe politica contemporaneamente mostrando
uno spirito ostile verso l’opposizione, allo stesso tempo mostrò un’azione repressiva verso imovimenti
operai di cui non comprese mai l’importanza.
A favore suo però mostro un forte spirito verso la politica estera, mostrò un’elevata sensibilità verso la
propaganda curando l’informazione giornalistica e dar lustro all’identità nazionale edificando monumenti
comprendendo appieno l’importanza che stava assumendo l’opinione pubblica in quegli anni. Per molti
aspetti viene paragonato a Mussolini specie per l’attivismo e quell’amore infelice per la politica estera.
Il governo Crispi fu il primo in Europa ad abolire la pena di morte con la revisione del codice penale da
parte del Ministro Guardasigilli Giuseppe Zanardelli (1893/1896), e successivamente varò un importante
riordinamento finanziario e bancario ad opera di Sidney Sonnino che collaborò con Crispi come Ministro
delle Finanze (1887-1896)
Dal febbraio del 1891 alla fine del 1893 il governo Crispi passò alla minoranza e il governo fu affidato ad
Antonio Starabba e successivamente nel maggio del 1892 ad Giovanni Giolitti,collegato comunque a Crispi,
fino alla fine del 1893 quando si dimise per via delle vicende dello scandalo della Banca Romana in cui
Giolitti fu accusato di aver ‘’coperto’’ delle irregolarità e per via delle voci insistenti che lo vedevano
favorevole all’introduzione di una tassa progressiva sul reddito per far fronte alla crescente crisi economica.
Lo scandalo della Banca Romana, fu portato alla luce nel 1892 dal deputato di estrema Sinistra Napoleone
Colaianni che denunciò in Parlamento insieme ad alcuni colleghi lo stato in cui versava la Banca Romana e
dei traversi legami di essa con personaggi politici, esponenti del giornalismo e addirittura la Casa Reale.
Questo scandalo travolse svariate categorie e portò alla luce per la prima volta gli affari sporchi del mondo
corrotto della politica e si protrasse fino al 1895.
In questo contesto si registrava il forte disagio di altre banche italiane che dovevano far fronte alla crisi
economica di quel periodo, erano solite fare operazioni di salvataggio per sostenere l’industria ed
emettevano carta moneta in misura maggiore di quella consentita dalla legge creando un pericolo di
inflazione. Così anche la Banca romana faceva lo stesso, erogando denaro al Re, a politici e giornalisti
essendo molto vicina al loro mondo e ottenendo in cambio la possibilità di erogare moneta senza alcun
controllo andando contro a qualsiasi norma di legge.
Questo fenomeno nacque già sotto il Governo De Pretis e si era protratto successivamente con quello Crispi
e Giolitti.
A differenza di Giolitti e De Pretis che avevano utilizzato questo metodo per interessi politici e non
personali, Crispi notoriamente di carattere particolare che in passato era stato accusato di bigamia ( 2
mogli) utilizzò questo metodo per tornaconto personale come il Re Umberto I successore di Vittorio
Emanuele II, di vari ministri e politici in generale. Un di questi fu Rocco De Zerbi, ex garibaldino che come
accertato intascò una consistente somma di denaro, non resse alla vergogna dell’accusa ricevuta e si
suicidò.
In un primo tempo lo scandalo fu manovrato dai crispini che nominarono il loro Senatore Bernardo
Tanlongo governatore della Banca Romana, ma successivamente con la ripresa del potere da parte di Crispi
questo gli si rivoltò contro in quanto altri esponenti di estrema sinistra come Felice Cavallotti riprendevano
l’argomento della questione morale colleganto Crispi, lo scandalo bancario e la crisi economica.
Il ritorno di Crispi fu fortemente voluto dai liberali che volevano una figura forte a capo del governo in
quanto in tutta Italia e in particolare in Sicilia e tra gli operai di Carrara si stavano diffondendo forti
agitazioni sociali. Queste appoggiate dai Fasci organizzazioni, da esponenti socialisti e dalle masse
popolari diedero la sensazione che le istituzioni fossero in pericolo e che quindi una figura forte come quella
di Crispi avrebbe mantenuto l’ordine.
Crispi adottò una politica di forte repressione contro le agitazioni sociali e nello stesso tempo voleva far
percepire al popolo la forza dello Stato attraverso l’espansione coloniale.
Lo stato riprese con vigore la sua campagna coloniale in Etiopia nel dicembre del 1895. Precedentemente
l’Italia aveva stipulato un accordo con Menelik II imperatore d’Etiopia in cui quest’ultima non poteva
intrattenere rapporti con altre nazioni se non tramite l’Italia (Trattato di Uccialli 2 maggio 1889). Ciò
rendeva quindi l’Etiopia, seppur riconosciuto con il trattato stesso uno Stato autonomo, un protettorato
dell’Italia cosa che a Menelik II non andava giù e negli anni successivi tento più volte contatti con altri
nazioni ma senza avere risposta perché quest’ultime rispettavano il trattato esistente. Crispi, venuto a
conoscenza di questi episodi, fece presente all’ambasciatore italiano di Addis Abeba di comunicare a
Menelik II il suo malcontento. L’ambasciatore però anziché riferire del pensiero di Crispi tentò la
mediazione che non fu accettata da Menelik anzì quest’ultimo voleva addirittura rivedere il trattato. Nel
frattempo l’esercito etiope fu rifornito di armi dalla Russia, che appoggiava appieno l’Etiopia e la Francia
che era ai ferri corti con l’Italia.
Si arriva dunque al dicembre del 1895 con l’invasione italiana del Tigrai un’area autonoma all’Etiopia e
governata da un rivale di Menelik II. Quest’ultimo rimase neutrale a questo scontro fino a quando l’Italia
conquistò il Tigrai utilizzando l’episodio come pretesto per rompere il trattato di Uccialli e dichiarare
guerra all’Italia. Il conflitto nei mesi successivi fu abbastanza equilibrato e i due schieramenti non
guadagnarono terreno sull’altro fino a quando l’esercito etiope mirò su Adua per potersi garantire una
posizione strategica a un eventuale invasione dell’Eritrea già colonia italiana. La battaglia di Adua fu una
carneficina e l’Italia perse diverse migliaia di soldati in questa operazione vendendo del tutto vanificato il
suo sogno coloniale. Il conflitto diede vita al Trattato di Addis Abeba stipulato il 26 ottobre 1896 che sancì
la fine definitiva delle ostilità riconoscendo l’indipendenza dell’Etiopia e negando all’Italia qualsiasi
interferenza nella politica etiope.
La disfatta ebbe pesanti ripercussioni su Governo Crispi. Ci furono pesanti proteste in piazza che
costrinsero Crispi alle dimissioni favorendo la salita al Governo di Antonio Starabba di Rudini gia
precedentemente coperto dalla carica tra i 2 governi Crispi e il primo di Giolitti.
La rivolta arrivò specie da Milano dove si erano ben radicati movimenti di estrema sinistra e dai movimenti
socialisti che rimproveravano a Crispi gravi carenze nei rapporti internazionali, la politica aggressiva nei
confronti dell’Etiopia e maldestri con la Francia, l’impiego di denaro pubblico nell’inutile campagna etiope
in un contesto di instabilità economica e di uno stato che utilizzava la mano pesante con il fisco.
Rudini innanzitutto migliorò i rapporti con la Francia, cercò appoggio in Cavallotti e nei movimenti operai
e industriali ma senza riuscirvi appieno. Infatti i socialisti si fecero avanti per le elezioni del 1897 e la
situazione precipitò del tutto con i Tumulti del 1898 quando dopo un inverno terribile per la povera gente ci
fu un aumento del costo del pane che che provocò sommosse a Milano e in altre città. Rudini che percepiva
il venire meno dell’appoggio dei moderati represse con violenza la sommossa provocando 78 morti a Milano
e 50 in altre città e inflisse pene esemplari, successivamente annullate, per gli esponenti dei rossi e dei neri
ritenuti i promotori della rivolta.
Con Sonnino a capo dei democratici e degli industriali si aveva l’idea di limitare l’autorità del Parlamento
e tornare al ‘’vecchio Statuto’’ma ciò non fu appoggiato dal Re che preferiva lasciare che la fiducia dei
ministri dipendesse sempre dal Parlamento.
Ne seguì una pesante crisi politica con al governo il Generale Luigi Pellaux (1839-1924) in carica dal 1898
al 1900. Palloux tentò di eliminare alcuni diritti tipici della mentalità liberale come il diritto di sciopero dei
servizi pubblici, la libertà di stampa, di riunione e di associazione, scatenando in Parlamento
un’opposizione violentissima dapprima da parte dell’estrema Sinistra( radicali,repubblicani e socialisti)
successivamente da tutta la sinistra (Giolitti). La magistratura ritenne illegittimo i provvedimenti proposti
così il governo dovette rinunciare.
Dopo poco precisamente il 29 luglio del 1900 vi fu l’assassinio di Re Umberto I avvenuto per mano di un
anarchico durante una cerimonia sportiva a Monza. Fu così eletto Vittorio Emanuele III (1869-1947).
La società in questo ultimo decennio, caratterizzato da notevoli difficoltà,subì un rinnovamento profondo
abbandonando il positivismo e adottando sempre più idee spiritualistiche e idealiste il cui massimo
esponente è Benedetto Croce (1866-1952) insieme ad Antonio Labriola (1843-1904) entrambi ispirati dalle
correnti marxiste. Questa corrente filosofica privilegiava l’ideale al materiale ed esaltava la spiritualità
andando ad ispirarsi alle più tradizionali correnti idealistiche dei secoli precedenti.
Gli intellettuali percepirono anche le differenze tra le varie realtà presenti in varie regioni d’Italia facendo
tornare alla ribalta la Questione Meridionale e in oltre grandi economisti come Maffeo Pantaleoni e
Vilfredo Pareto di scuola liberista vedevano nell’eliminazione del blocco di potere e negli interessi
parassitari la soluzione. La scuola liberista infatti sosteneva la libertà di iniziativa e di concorrenza
rivedendosi così nelle idee liberali applicante al mondo dell’economia. Turati comprese queste circostanze e
dichiarò guerra ai dazi sul grano che causavano l’aumento del prezzo del grano e facevano diminuire i
salari, oltre che difendere la libertà per le future battaglie economiche e sociali.
Fu un periodo molto positivo per il Socialismo in cui seppe leggere bene le esigenze più importanti di quel
periodo e aveva ereditato il pensiero Mazziniano e Garibaldino oltre che attirando le correnti idealistiche e
liberaliste che erano quanto mai d’attualità. Ciò sfociò in un qualcosa di nuovo in tutta Europa, la presa di
forza della libertà come dimostrato con lo sciopero generale di Genova del 1900 che costrinse alle
dimissioni il ministero Saracco.
Nonostante ciò lo Stato non mostrava mai questo legame con il movimento operaio a differenza di altri stati
europei dove si era gia instaurato un legame tra le 2 parti.
La crisi economica, l’instaurasi di nuove idee e la voglia di rinnovo stava per dare vita a una crescita
dell’industria italiana con un crescita, nei decenni successivi, abbastanza massiccia di nuovo piccoli e medi
imprenditori.

ETA’ GIOLITTIANA (1901/1914)


Dopo il primo Governo risalente al 1891 e il 1893, Giolitti tornò di nuovo al potere ricevendo l’appoggio di
tutti coloro che avevano combattuto la reazione di fine secolo. Il suo governo, tra alti e bassi durò fino al
1914 per un periodo più o meno lungo denominato Età Giolittiana.
In quegli anni di grande progresso industriale, gia cominciato negli anni precedenti al 1900, il reddito
nazionale aumentò del 50% e meno il reddito Pro Capite circa del 30% in conseguenza al forte aumento
della popolazione. Nonostante questo periodo teoricamente di prosperità, gli italiani restavano comunque
più poveri rispetto ai cittadini di altre nazioni europee, con il meridione che andava a rafforzare ancora di
più questo dato evidenziando ancora una volta le grosse differenze tra Nord e Sud.
Vi fu anche un miglioramento generale della qualità della vita e del sistema sanitario calcolando una forte
diminizione di casi ad esempio di malattie molto pericolose come vaiolo e colera che nei decenni precedenti
avevano rappresentato un forte fattore di rischio per la popolazione. L’Italia in oltre conobbe anche un
progresso ricreativo e sportivo. Aumentò sempre di più la fetta di popolazione che era solita frequentare
spettacoli o locande, si iniziò a seguire lo sport in particolare il calcio appena importato a dimostrazione
che una buona percentuale della popolazione aveva non solo il denaro per sopravvivere ma anche per
svagarsi e divertirsi. Negli stessi anni nacque anche il Giro d’Italia.
Sebbene Giolitti, piemontese, aderisse alla Sinistra era lontano da quella divisione che caratterizzava i
movimento di Destra e di sinistra, dimostrava una forte conoscenza per le tematiche della pubblica
amministrazione e in oltre una particolare sensibilità avendo collaborato in passato con Sella.
Dimostrò grande considerazione per i movimenti operai, purché restassero nella legalità, in quanto ritenuto
strumento utile e indispensabile per l’accrescimento della qualità della vita e in particolare era favorevole a
un aumento dei salari per migliore anche la produttività. Tramite l’accrescimento industriale passava anche
la diffusione della democrazia.
Il vero successo di Giolitti iniziò nel 1901 sotto il Governo Zanardelli (1901/1903).
Giolitti, Ministro dell’interno di quel governo,decise di allentare la morsa repressiva esercitata sul paese
tramite la polizia e autorizzò gli scioperi a favore dell’aumento del salario. Fu un successo per la grossa
partecipazione e per via dell’effettivo aumento dei salari agricoli e industriali. Giolitti, in un primo tempo
repressivo verso queste forme di protesta, lasciò che i Prefetti collaborassero con i mediatori per risolvere
questo tipo di vertenze. Fu un periodo molto felice seppur breve perché nel 1902 l’aumento dei salari
rischiava di gravare pesantemente sul reale profitto dell’industria, così frenando questo fenomeno, le masse
socialiste andarono in conflitto con i radicali e la borghesia imprenditrice.
Giolitti nel 1903 torna ad essere Presidente del Consiglio per la seconda volta e propone a Turati di entrare
nel governo, questi però rifiutò per paura di perdere l’appoggio delle masse.
Giolitti da una parte continuò a intrattenere sottobanco rapporti e simpatie con i socialisti, dall’altra
essendo diventando uno degli uomini più potenti, vi si allearono gli ambienti economici più forti la
siderurgia, le banche private, i produttori di zucchero e altre categorie. Vi fu uno snellimento della
burocrazia statale con un forte aumento di impiegati addirittura raddoppiato al 1915 rispetto agli anni
precedenti al 900’ e molti furono anche i meridionali impegnati. Giolitti guardò con attenzione anche ai
movimenti cattolici da sempre ostili allo Stato ma che in quel periodo si erano leggermente ammorbiditi.
Stessa cosa può dirsi da parte del Pontefice in quanto i rapporti stretti con la Francia, che nel secolo
precedenti erano stati molto forti, si erano andati logorando in quanto il Governo francese aveva assunto
delle tendenze anticlericali.
Giolitti quindi riuscì ad assopire le differenze ideologiche e sociali tra i vari movimenti creando delle
fondamenta solide alla base del Governo accaparrandosi la fiducia il consenso o quanto meno non l’ostilità
da parte dei vari movimenti.
Altro passo importante fu l’istituzione del Suffragio universale maschile che comportò l’aumento del numero
di elettori a 8 milioni concedendo il diritto al voto a tutti gli individui di sesso maschile seppur analfabeti di
almeno 30 anni o inferiore fino a 21 se avessero prestato servizio militare.
In questo scenario nettamente roseo per il Governo Giolitti possiamo però riportare le 2 grosse mancanze
che aveva avuto Giolitti durante la sua gestione. La prima riguarda il totale disinteresse per le questioni
legate al Mezzogiorno che vedeva crescere sempre di più il divario con il Nord, Giolitti già all’epoca degli
scioperi consentì solo quelli al nord e represse quelli al Sud per paura che quelle rivolte avrebbero potuto
sfociare in disordini ben più gravi da mettere a repentaglio la sicurezza nazionale. Stessa differenza fu fatta
per le opere pubbliche. Al nord furono molti di più gli investimenti a favore dello sviluppo e delle
infrastrutture. Il meridione si rivesti solo del titolo di serbatoio di voti in quanto Giolitti tramite gli
esponenti meridionali presenti all’interno del parlamento che si servivano delle clientele meridionali riuscì
ad accaparrarsi molti voti.
Lo sdegno dell’opposizione gli fece valere il titolo di Ministro della Malavita.
Gli avversari di Giolitti erano politici e intellettuali molti dei quali all’inizio del 900’ suoi sostenitori.
Loro ritenevano come primo quesito la Questione Meridionale e non vendevano di buon occhio il triangolo
Giolitti, Potere industriale, Movimenti socialisti e operai pensando che questi legami avrebbero potuto
favorire la corruzione.
Tra loro c’erano giornalisti ed esponenti intellettuali come Salvemini, Luigi Einaudi, Luigi Albertini
direttore del Corriere della Sera, l’economista e meridionalista Antonio De Viti De Marco e Francesco
Saverio Nitti che però collaborò con Giolitti.
Nitti vedeva come argomento principale la Questione Meridionale e vedeva nello sviluppo dell’Industria al
Sud l’unica strada percorribile.
La seconda mancanza di Giolitti fu quella di non saper mai riceve il consenso da parte di uomini della
cultura e degli intellettuali. Gli intellettuali conservatori non amavano la sua politica democratica, gli
intellettuali democratici lo giudicavano un cinico, un corrotto un uomo insensibile i problemi del meridione.
Oltre al governo, si muovevano le correnti di destra e di sinistra esterne ad esso e che vista la crescente crisi
internazionale tra le potenze imperiali videro prevalere le idee nazionaliste di destra. L’Austria nel 1908
espase i suoi confini annettendo la Bosnia scongiurando così per l’Italia qualsiasi idea di espansione verso
l’Adriatico. L’Italia anni prima aveva stipulato con la Francia un trattato che prevedeva libertà d’azione sui
territori di Marocco e Libia da parte delle 2 nazioni. L’idea era quella che la Libia potesse dare lavoro a
tutti quegli italiani che si vedevano costretti ad emigrare verso le Americhe in cerca di un futuro migliore.
C’era chi vedeva la Libia come grossa opportunità e chi come un grosso ammasso di sabbia ignari
comunque del fatto che la Libia possedesse grossi giacimenti petroliferi.
Giolitti, seppur contrario all’espansione sia che riguardasse l’Adriatico che l’Africa, si vide costretto ad
autorizzare l’intervento militare in Libia allora territorio Turco, considerando che la Francia aveva invaso
il Marocco e si temesse che potesse non rispettare più l’accordo raggiunto in precedenza.
Così l’inizio del conflitto è da considerasi avvenuto il 29 settembre del 1911 con una battaglia navale durata
per alcuni giorni fino a quando l’11 ottobre le forze navali italiane attraccarono a Tripoli occupandola.
L’Italia in oltre conquistò anche alcune isole dell’Egeo ,il Dodecaneso, in possesso della Turchia che non
furono restituite alla fine del conflitto avvenuto il 18/10/1912 quando l’esercito Ottomano capitolò sotto la
minaccia di Giolitti di dare manforte al nazioni che si erano rivolte contro i Turchi nello stesso periodo
attaccandolo dai Balcani (Montenegro,Bulgaria,Serbia,Grecia) stipulando così il Trattato di Losanna 1912.
La vittoria esaltò i nazionalisti e dall’altra parte andavano crescendo le idee rivoluzionalistiche che
avevano trovato in Benito Mussolini un nuovo leder. Giolitti iniziò a far fatica a tenere a bada le 2 correnti
che andavano sempre più in contrapposizione e in questo contesto si aggiunse anche l’insoddisfazione degli
industriali che faticavano sempre di più ad accrescere il loro guadagno per via dell’aumento salariale.
Nel 1913 ci furono le prime elezioni su larga scala derivanti dal Suffragio Maschile universale. Giolitti
ritenne opportuno proporre a molti candidati liberali suoi fedeli di ricevere il voto degli esponenti dei
movimenti cattolici ma a loro volta dovevano votare contro le leggi che infastidivano la Chiesa come la
legge sul divorzio e l’insegnamento laico. Questo compromesso fu chiamato Patto Gentiloni dal nome del
Conte Ottorino Gentiloni che era il presidente dell’Unione Cattolica. Questo episodio provocò reazioni di
sdegno da parte dei democratici e dei nazionalisti tanto che causò le dimissioni di Giolitti nel marzo del
1914.
Gli successe Antonio Salandra, liberale di destra e conservatore, a parole amico di Giolitti ma che in realtà
avverso ai compromessi che Giolitti teneva con i socialisti.
Giolitti come da suo pensiero, pensava a questa dimissione come un atto dovuto dal momento non troppo
stabile e pensò di ripresentarsi nuovamente quando si sarebbero calmate le acque, ma non aveva fatto i
conti con la crescente crisi estera che sfociò nel Primo Conflitto Mondiale chiudendo definitivamente
un’epoca.

GIOVANNI GIOLITTI
Nato il 27 ottobre del 1842 e morto il 17 ottobre del 1928 è stato un politico italiano più volte presidente del
Consiglio dei ministri (1892-1893;1903-1905;1906-1909;1911-1914;1920-1921). La presidenza a cavallo
del 1903 al 1914 viene denominata Età Giolittiana. Come visto di corrente liberale riscosse simpatie da
varie fazioni e fu coinvolta nello scandalo della Banca Romana. Tra le sue riforme degne di nota c’è la
questione della guerra in Libia, la riforma elettorale e in fine il Trattato di Rapallo. La sua disfatta politica
è da collegarsi al diffondersi del Fascismo e del Partito Popolare.

PRIMA GUERRA MONDIALE, BIENNIO ROSSO, FIUME (1914-1920)


Nel primo semestre del 1914 lo scenario internazionale delle potenze imperiali e coloniali era sempre più
teso, ciò era stato alimentato sopratutto dall’instabilità nei Balcani causata dall’Italia con la campagna in
Libia che aveva creato dissesto agli equilibri internazionali indebolendo la Turchia.
Infatti la situazione tesa sfociò nel primo conflitto mondiale quando nel luglio del 14’ l’Austria dichiarò
guerra al Regno di Serbia. L’Italia non era comunque tenuta a partecipare ai conflitti in quanto come era
stato stipulato con la Triplice Alleanza aveva obbligo di partecipare solo nel momento in cui Austria o
Germania fossero state invase.
L’opinione pubblica si divise tra i neutralisti che volevano la non partecipazione al conflitto, come Giolitti
la maggioranza dei socialisti e dei contadini e i cattolici, dall’altra parte gli interventisti che volevano
supportare la Francia contro Austria e Germania e approfittare della situazione per liberare i territori
italiani ancora in possesso dell’Austria (Trento e Trieste) e a questi appartenevano i Re, i socialisti di
destra, il Governo Salandra, Luigi Albertini, una minoranza dei cattolici e Benito Mussolini che aveva nel
frattempo lasciato le file dei socialisti portando con se alcuni ex compagni.
L’interventismo era un insieme di idee non solo come piacere e trarre vantaggi da una partecipazione al
conflitto ma anche come nei casi del socialista riformista Leonida Bissolati e Salvemini di importare i
principi di nazionalismo, di giustizia e di liberta nelle aree austriache e tedesche altri tipo Mussolini
volevano servirsene per aumentare la potenza e l’influenza dell’Italia sulle altre nazioni.
Personaggi come Salandra e Albertini ,in oltre, vedevano il conflitto come un possibilità per estromettere del
tutto la mentalità giolittiana e restituire allo stato il potere totale com’era ai principi del risorgimento.
Il Re in primis, per imporsi sul parlamento che era di maggioranza neutralista, favorì dei moti di piazza e in
questo contesto possiamo notare il salire in cattedra come capopopolo del poeta Gabriele D’Annunzio.
Il 24 maggio del 1915 così l’Italia entra ufficialmente in guerra contro l’Austria dopo la conseguente rottura
della Triplice alleanza e sottoscrivendo qualche settimana prima il Patto di Londra 26 aprile accordo con
cui l’Italia si impegnava ad entrare in guerra entro in mese al fianco degli Stati della Triplice Intesa (Gran
Bretagna, Francia e Russia).
Le operazioni furono capeggiate del Capo di Stato Maggiore Luigi Cadorna (1850-1928) e pianifico
l’operazione militare nel nord-est prevedendo di assumere un atteggiamento difensivo nella zona del
Trentino utilizzandola come zona cuscinetto e attaccare verso Est per puntare al cuore dell’Impero Austro-
ungarico.
L’esercito italiano si stabilì nei pressi del fiume Isonzo dove si combattè per mesi dando vita alle dodici
battaglie di Isonzo. L’esercito italiano seppur in superiorità numerica non riusci a penetrare del tutto le
difese nemiche riuscendo ad avanzare di poco o nulla e contando numerose perdite umane.
L’area fu dunque quella di maggiore area d’azione militare della prima guerra mondiale italiana arrivando
così al 1917 con la dodicesima delle battaglie combattute sull’Isonzo e denominata battaglia di Caporetto.
L’Austria, considerando lo scoppio della rivoluzione bolscevica in Russia, approfittò insieme alla Germania
spostando un ingente forza militare ai confini con l’Italia a supporto delle truppe già impegnate a vanificare
l’avanzata dell’esercito italiano.
La Battaglia di Caporetto iniziò così la notte del 24 ottobre 1917 quando le prime truppe Austro-tedesche
attaccarono le posizione italiane che nonostante avessero triplicato la quantità di uomini sul territorio
furono colti di sorpresa. In pochi giorni le truppe austriache si affacciarono con prepotenza alla valle
dell’Isonzo non arrestando la loro offensiva, in questo caso però le truppe italiane in un primo tempo
riuscirono a tener testa. Cadorna stava meditando a un ritiro in quanto la numerosa perdita umana poteva
vanificare del tutto l’avanzata verso l’impero Austro-ungarico. Ebbe un ripensamento e propose a Montuori
che era in totale disaccordo con lui, di riorganizzare le truppe e rimetterle in posizione.
La riorganizzazione approssimativa fece si che le truppe tedesche continuassero l’avanzata, e l’Italia
indietreggiava sempre più fino alla zona del Piave dove con una timida resistenza di ciò che restava degli
uomini capitanati da Cadorna si riuscì a tener botta considerando il 12 novembre come la fine di questa
Battaglia. Caporetto rimane quindi una delle pagine più buie della storia italiana ed è associata alla parola
fallimento. Ci furono migliaia di perdite umane e altrettanti furono anche gli italiani fatti prigionieri. La
prima conseguenza fu la perdita dell’incarico da parte di Cadorna a favore di Armando Diaz(1861-1928) a
livello politico le dimissioni di del Governo Boselli affidando palazzo Chigi a Vittorio Emanuele Orlando e
sociali in quanto ci furono numerose insurrezioni contro le perdite umane avvenute nel conflitto e per le
condizioni in cui i soldati venivano trattati oltre che all’intervento di Benedetto XV che usò parole forti
contro questa inutile strage.
L’efficacia dell’arrivo di Armando Diaz fu immediata. Innanzitutto c’è da sottolineare come migliorarono le
condizioni dei soldati ricevendo maggiore assistenza, qualità del cibo e nella corrispondenza postale,
dall’altra l’impatto avuto militarmente in quanto Diaz fu subito impegnato nella Prima Battaglia del Piave
(13-26 novembre 1917). L’esercito italiano ,creduto vinto, seppe resistere e rispondere con efficacia alle
offensive ristabilendo il controllo dell’aria tra il Piave e il Brenta in sole 2 settimane.
L’esercito italiano ne approfittò così per riorganizzarsi e prepararsi così alle successive Battaglie che si
sarebbero dimostrate decisive.
L’Austria ormai era allo stremo ed era fortemente dipendete dagli aiuti dell’alleato tedesco garantendogli
nuove operazioni militati a breve.
Gli austriaci pensavano di inoltrarsi verso la Pianura Padana così da raccogliere risorse da impegnare
sull’altro fronte e costringere l’Italia all’armistizio.
Scoppia così la Seconda battaglia del Piave (15-24 giugno 1818) quando l’Austria ritorna all’offensiva ma,
dopo i primi esigui successi, viene respinta con forza dalle truppe italiane e francesi. Ne segui un inevitabile
declino dell’Impero Austro-ungarico che si confermò con la definitiva disfatta avvenuta dopo la Terza
battaglia del Piave anche detta di Vittorio Veneto (24ott-4 nov 1818) con la stipula dell’Armistizio di Villa
Giusti 3 novembre ed entrato in vigore il 4.
Si così stabilì la fine delle ostilità,il rimpatrio dei prigionieri di guerra e la cessione frutto della vittoria del
Trentino e del Friuli e del Tirolo meridionale fino il Brennero. Alcuni giorni dopo con un altro armistizio fu
sancita la fine definitiva delle ostilità anche sugli altri fronti vedendo la Germania e l’Austria sconfitti.
L’Italia uscì dal primo conflitto mondiale vincitore e aveva guadagnato il rispetto degli stati dell’Est Europa
storicamente influenzati dall’Austria, ciò però a caro prezzo considerando l’oltre mezzo milione di morti e
considerando anche lo stato di perdizione che aveva assunto la società in quegli anni. Oltre a considerare
l’ulteriore divisione tra i neutralisti e gli interventisti c’era da considerare l’impatto sul mondo contadino.
Infatti molti di loro erano stati strappati con la forza alle loro realtà e costretti alle armi trovandosi a fare i
conti con morti e situazioni surreali lontani dalla loro vita tranquilla. Questa guerra aveva cambiato un po'
tutti e in un certo senso li aveva incanalati allo stesso pensiero, allo stesso costume e allo stesso linguaggio.
Nel post-guerra tutti i paesi furono coinvolti da disordini o addirittura crisi della moneta come in Germania
nel 93’. In Italia il socialismo aveva avviato un forte estremismo contro chi supportava ed esaltava la
vittoria nel conflitto mondiale. Tutto questo sfociò in una forte rivolte della classe operaia che diede vita al
Biennio Rosso tra il 19’ e il 20 figlio delle rivolte russe. Questo periodo storico trova spazio anche nella
storia Europea avendo coinvolto anche altre nazioni, in Italia ciò porto fino al settembre del 1920 scioperi e
disordini anche in virtù della forte difficoltà economica venutasi a creare già negli anni precedenti alla
guerra fino quando i movimenti di cui facevano parte la classe contadina e operaia occuparono numerose
fabbriche nel nord Italia. Nel 19’ vi furono le elezioni che compresero anche i maschi che avessero 21 anni e
a sorpresa vi fu il trionfo dei socialisti e dei popolari infliggendo una pericolosa sconfitta ai liberali che fu
definita ancora più critica dei disordini dello stesso anno passati alla storia come Diciannovismo.
In quegli anni vi fu anche la nascita del Partito Popolare 1919 ad opera del siciliano Don Luigi Sturzo
(1871-1959) e del Partito Comunista nel 1921 ad opera dei socialisti e in fine del Partito d’Azione Sardo nel
1921 ad opera di ex militari sardi.
Don Luigi Sturzo era entrato in politica già nell’età giolittiana, seppur di mentalità inevitabilmente cattolica
andava comunque ad avvicinarsi molto alle correnti liberali, dava grossa importanza alla figura della
famiglia all’interno della società, alle regioni e alle amministrazioni locali.
Possiamo quindi notare come la nascita delle masse abbia portato instabilità politica e sociale. A questo
scenario si andava ad aggiungere la questione della città istriana di Fiume che era giudicata dall’Impero
Austro-Ungarico una sua enclave seppur faticava a tenerne il controllo, dall’altra l’Italia con Nitti ministro
dell’interno e Giolitti intendeva annetterla al Regno d’Italia e la jugoslavia che geograficamente la
giudicava parte del suo Regno.
Nitti ebbe l’opposizione da parte di D’annunzio e dei nazionalisti quando decise di invadere Fiume venendo
però respinto dalla Reggenza italiana del Carnaro capeggiata da D’Annunzio stesso 1919.
L’anno successivo, 1920 andò al Governo nuovamente Giolitti riprendendo la questione Fiume. Allontanò
D’annunzio da Fiume in quanto non accettò il Trattato di Rapallo (12nov 1920) che l’Italia stipulò con la
Jugoslavia ottenendo le città di Trieste, Gorizia ,Pola e Zara; destinando però alla città di Fiume
un’identità politica propria facendo nascere lo Stato Libero di Fiume.
Fu coniato in questo periodo anche il termine di Vittoria Mutilita e adottato da D’annunzio, dagli
interventisti e reducisti per denunciare la mancanza dell’attribuzione dei territori promessi all’Italia a
seguito della guerra mondiale.
Per quanto riguarda la politica interna Giolitti nel 21’ pensò di portare dalla sua parte i fascisti non
riuscendoci, però, decise di dare le proprie dimissioni.
Questo ultimo episodio fu la conferma dell’ormai imminente espansione del Fascismo in un contesto di forte
incertezza politica e sociale che come abbiamo visto ha caratterizzato la nascita di vari movimenti politici.

FASCISMO, INVASIONE DI ETIOPIA E ALBANIA, PATTO D’ACCIAIO (1919-1939)


Il Fascismo fu creato da Benito Mussolino nel 1919 alla fine della Prima guerra Mondiale e sosteneva le
correnti interventiste, rivoluzionarie, sovversive, antiborghesi e antisocialiste.
Quel socialismo che aveva visto per un periodo protagonista anche Mussolini da cui però egli si era
separato nel 1914 coprendosi della fama poco piacevole di traditore.
Il Fascismo seguì in oltre una mentalità violenta, un amore per la violenza, il disprezzo per la legge,
adottarono come simbolo un teschio e il colore nero come altri movimenti a cui si ispirarono come i
futuristi, i dannunziani, teppisti, avventurieri, spostati e gli idealisti. Addirittura adottarono anche il grido di
ovazione tipico di D’annunzio, utilizzato durante un discorso pubblico nel 19’.
Insieme ad alcuni di gruppi (futuristi e arditi) incendiarono la sede dell’Avanti a Milano suscitato grande
clamore, ma nonostante ciò, non ebbero un grosso successo; tant’è che durante le elezioni del 1919 ebbero
pochissimi consensi. La situazione si ribaltò improvvisamente dopo che i Socialisti fallirono l’occupazione
delle fabbriche tra agosto e settembre del 1920 in seguito a una vertenza sindacale con il patronato ponendo
così fine al Biennio Rosso.
A partire dai mesi successivi i Fascisti si organizzarono in squadre d’azione capeggiate da diversi esponenti
di zona come Dino Grandi a Bologna, Italo Balbo a Ferrara, Roberto Farinacci a Cremona che nel giro di
un anno distrussero e bruciarono numerose sedi socialiste e sindacali addirittura perseguitando, torturando
e addirittura uccidendo talvolta i loro membri.
Il movimento si diffuse per primo nelle campagne, dove fu trovato un grosso appoggio e talvolta anche aiuto
finanziario dai contadini che intendevano vendicarsi contro il socialismo per il Biennio Rosso che aveva
portato ai proprietari terrieri e ai contadini in generale conseguenze pesanti come gli aumenti salariali,
l’imponibile sulla manodopera che obbligava ogni agrario ad assumere un certo numero di personale.
Il fenomeno si affermò prima in Val padana e successivamente in Toscana, Umbria e Puglia e raggiungendo
le città solo nel 1921 quando da semplice movimento era diventato un vero e proprio partito.
Le stesse sorti delle sedi socialiste toccarono a quelle comuniste (sorte dopo la scissione del 21’) e popolari
andando contro a ogni Stato di diritto, ma addirittura i fascisti puntavano a conquistare lo Stato
estromettendo i liberali, approfittando anche delle simpatie che avevano da parte di alcuni Ufficiali militari,
polizia e magistratura ormai esasperati dalle condizioni create dai socialisti negli anni precedenti.
‘’Nel Fascismo è la salvezza della nostra libertà’’ cantavano i loro esponenti marciando armati e con
sfoggio di cipiglio per le strade trovando sempre più consensi e anche da una parte dei benpensanti perché
vedevano nel Fascismo la fierezza dell’ex combattente e la libertà dell’imprenditore che voleva lavorare e
produrre e che il socialismo e il comunismo avevano messo alle strette.
Alcuni liberali videro nel Fascismo una via d’uscita in quanto dopo le elezioni del 1919 i rossi e i neri
(cattolici) avevano preso potere e consensi e l’intervento dei fascisti li ridimensionò pesantemente.
Il Fascismo sovvertì gli equilibri politici avendo la meglio anche sui liberali e costringendo molti uomini
politici al ritiro come ad esempio Salandra che si ritirò a vita privata, invece tutti i nazionalisti i benpensati
e gli uomini non impegnati direttamente in politica aderirono al Fascismo.
L’effetto conclusi di queste vicende sfociò con la conquista del potere da parte di Mussolini nel 1922 con la
Marcia su Roma( 28 ott 1922) andando contro così a ogni legalità non disponendo infatti della maggioranza
parlamentare, requisito necessario.
La Marcia su Roma fu una manifestazione armata ad opera di 25000 militanti fascisti che chiedevano la
presa di potere al re Vittorio Emanuele III e in caso contrario minacciavano di prenderla con la forza.
Dopo appena 2 giorni, il 30 ottobre il Re fu costretto a cedere alle richieste e incaricò Mussolini di formare
un nuovo governo. Questo evento storico fu ribattezzato come rivoluzione fascista e negli anni successivi di
potere questa data venne celebrata e ricordata istituendo addirittura l’anno successivo una Medaglia al
valore per tutte le camicie nere partecipanti alla marcia.
Mussolini sapeva che era fondamentale guadagnare la stima da parte di tutte le categorie per poter dar vita
a un lungo governo. Non disdegnò mai le sue origini socialiste tant’è che da una parte non era visto di buon
occhio da una parte degli industriali, seppur lo avevano aiutato economicamente negli anni precedenti,
dall’altra aveva un grosso appoggio dal popolo e dal ceto medio in particolare che fu uno dei suoi punti di
forza durante tutto il periodo fascista.
Nonostante ciò non disdegnò numerosi favori agli industriali e soprattutto vedeva in loro gli strumenti
essenziali per il potere della nazione e provando anche molta ammirazione per l’ordine gerarchico delle
fabbriche, ordine gerarchico che sognava di importare anche nella società.
Mussolini formò un governo misto formato anche da liberali di destra, popolari e infine da nazionalisti che
qualche mese più tardi aderirono al Fascismo condividendo le stesse ideologie.
Il nazionalista Alfredo Rocco si occupò negli anni successivi della parte giuridica del nuovo governo,
mentre il deputato Giacomo Acerbo su ordine di Mussolini varò la cosidetta Legge Acerbo 1924 che era
studiata per portare il Fascismo alla maggioranza parlamentare. A questo si andò ad aggiungere la forte
repressione che fu attuata contro gli altri movimenti politici. Fu ucciso un politico socialista, feriti dei
comunisti, bruciati giornali ed impediti comizi e c’è da registrare anche numerosi brogli.
Le elezioni si tennero così nel caos e nel terrore nella primavera del 1924 facendo registrare al Sud la
preferenza per la maggioranza mentre al nord ebbero la meglio gli altri partiti nonostante il clima di terrore
che si era creato e spesso denunciato alla Camera dal socialista Giacomo Matteotti che nel giugno dello
stesso anno fu rapito e assassinato da alcuni militanti fascisti, probabilmente incaricati da Mussolini.
Questo episodio porto forte sdegno e rinvigorì in un certo senso gli antifascisti ma allo stesso tempo anche
paura. Mussolini stesso rimase in un primo momento interdetto dalla situazione ma l’idea di imprimere un
regime sempre più totalitario che lo vide protagonista di un discorso alla Camera il 3 Gennaio 1925.
Fu l’anno precursore dell’istituzione delle Leggi Fascistissime, entrate in vigore nel 1926 e che riguardaro
principalemente, la soppressione di tutti i partiti ad esclusione di quello fascista, volontà rafforzata
dall’attentato di Bologna subito dal duce nello stesso anno, la libera stampa e i sindacati facendo nascere al
loro posto le corporazioni che univano i datori di lavoro e i prestatori di lavoro derivanti dallo stesso
settore, fu ripristinata la pena di morte, fu istituito il Tribunale speciale per i reati politici e portò nel 1928 il
Gran Consiglio del Fascismo ad essere l’autorità suprema del Regno D’Italia.
In conseguenza di tutto questo si venne così a creare l’Antifascimo che era totalemente contrario al
movimento, ne condannava i principi e i metodi ed era rimasto fedele alle idee liberali degli anni precedenti.
I primi furono gli operai e i contadini socialisti e comunisti costretti dalle persecuzioni fasciste a cambiare
residenza o addirittura a fuggire all’estero, i dirigenti dei partiti come il già citato Matteotti e Antonio
Gramsci (1891-1937), Carlo Rosselli socialista, democratici come Gaetano Salvemini, Giovanni Amendola,
Piero Gobetti, cattolici e sacerdoti come Don Luigi Sturzo,Giovanni Minzoni e l’intellettuale Benedetto
Croce che diventò il punto di riferimento per l’antifascismo intellettuale.
L’industria trovo giovamento dall’arrivo al potere di Mussolini che con il divieto di sciopero e avendo
subordinato il salario al profitto, eliminati i sindacati, conobbe un periodo di grossa crescita fino ai primi
anni 30’. Mussolini in oltre diede grande importanza alla religione, considerata uno strumento per avere
consensi, in quanto consolidò ottimi rapporti con il Vaticano che nel frattempo aveva gia visto di buon
occhio la Marcia su Roma. Pio IX stesso infatti era addirittura contrario al partito di Don Luigi Sturzo
ritenuto laico e dai principi democratici. Sturzo fu così costretto all’esilio e il suo partito andò alla deriva.
Ciò sfociò in una Conciliazione tra lo Stato e la Chiesa con la sottoscrizione di alcuni accordi raccolti sotto
il nome di Patti Lateranensi 11 febbraio 1929.
Con questi venne riconosciuta l’indipendenza della Santa Sede e fu fondata la Città del Vaticano, lo Stato
Italiano si impegnava a versare una somma di denaro a titolo di risarcimento per i beni reclusi con la forza
durante il periodo dell’unificazione e a uniformare le sue leggi sul matrimonio e sul divorzio a quelle della
Santa Sede. In oltre venne stabilito che la religione cattolica fosse la religione ufficiale dello stato italiano
rendendone obbligatorio l’insegnamento nelle scuole seppur gia presente come materia dal 1923. In fine
tutto il clero fu esentato dal servizio militare. Nel 1948 i Patti furono riconosciuti costituzionalmente
nell’articolo 7 e successivamente nel 1984 ,con il nuovo concordato firmato a Villa Madama, furono soggetti
a revisione sotto il Governo Craxi e fu abolita la religione di stato, fu resa possibile l’esenzione
dall’istruzione religiosa nella scuola e in fine fu introdotto il meccanismo dell’otto per mille atto a
finanziare il clero.
Tornando al 1929 l’accordo fu preso con grosso entusiasmo da parte dei conservatori e dei benpensanti che
finalmente stabiliva la pace religiosa in Italia e aumentava l’indice di gradimento e sostegno per il regime.
Sia Mussolini che Pio IX avevano delle visioni estremamente totalitari dei propri ideali e infatti nel 1931 vi
fu uno sporadico episodio di violenza in quanto Mussolini limitò le attività di alcuni organi collegati alla
Chiesa come ad esempio la sua diramazione universitario FUCI (Federazione universitari cattolici italiani)
ma la tensione rientrò presto mantenendo ottimi rapporti con la chiesa fino all’introduzione delle Leggi
Razziali del 1938.
Nel 1930 vi fu un forte crisi mondiale che non risparmiò nemmeno l’Italia. La prima conseguenza fu la
riduzione degli stipendi e dei salari, facilitata dall’eliminazione dei sindacati, in oltre lo Stato estese le sue
competenze economiche sostituendo le banche nel finanziamento delle industrie e istituendo nel 1933
l’IRI(Istituto per la ricostruzione industriale) dapprima un organo momentaneo nato per fronteggiare la
crisi ma reso nel 1937 istituto permanente capace di assorbire grosse imprese e contando migliaia di
lavoratori, cessato solo nel 2002 dopo una lunga e importante storia.
Mussolini puntava quindi ad imporre sempre di più l’influenza dello Stato all’interno del tessuto economico
e in oltre percepì l’esigenza di far diventare più autonomo lo Stato rispetto ad altre nazioni in quanto l’Italia
dipendeva dagli altri per quanto riguarda le materie prime come ad esempio il petrolio, carbone e altre
materie prime.
Fu così imposo nel 1936 un piano regolatore chiamato Autarchia che caratterizzò un incremento
dell’industria, sopratutto bellica, favorendo una diminuzione della disoccupazione. Ciò non si dimostro
efficace per l’Italia durante la successiva guerra mondiale in quanto la dipendenza dagli altri paesi per le
materie prime fu la principale causa di disfatta ma l’Autarchia si dimostrò efficace per gli anni del dopo
guerra con il conseguente incremento degli scambi con gli altri paesi.
Al piano regolatore si andò ad affiancare la grossa quantità di lavori che si andarono ad effettuare sul
territorio come le bonifiche iniziate già nel 1928 che interessarono sopratutto aree del nord e del pontino a
sud di Roma senza dimenticare altre aree, sopratutto costiere del sud, dove si registro uno sviluppo
abbastanza consistente.
Come altri regimi totalitari d’Europa (Russia Stalin, Germani Hitler) anche in Italia le masse elevavano il
proprio capo e sui giornali e sulle radio veniva esaltato il duce con una forte campagna propagandistica. Fu
data anche grande importanza a ciò che poteva innalzare la forza dello stato, come lo sport e specie il
calcio che fu fluibile a tutti tramite telecronaca radiofonica nel 1934. Infatti la nazionale italiana di calcio
conquistò 2 titoli mondiali consecutivi nel 1934 e nel 1938.
Questi aspetti nazionalisti e totalitari furono il vero successo del regime che spesso venivano anche messi in
mostra tramite svariate cerimonie. Nel 1930 divenne segretario del partito Achille Starace che seppur di
limitate capacità intellettuali mostrava grande spirito organizzativo. Infatti fu regista di svariate cerimonie e
cortei come il ‘’saluto al duce’’ o ‘’adunate oceaniche’’ per udire il duce in piazza Venezia a Roma. Spesso
queste assumevano contorni comici agli occhi di chi era ‘’freddo’’ nei confronti del regime e non ne sentiva
la vera appartenenza.
Il Fascismo fu visto come una religione laica, alla pari di comunismo e nazionalsocialismo, che aveva anche
i propri riti come il giuramento delle nuove leve fasciste e tanti altri infondendo a chi vi partecipava
consapevolezza e affiatamento, ammirazione e devozione verso il proprio capo e dall’altra la soddisfazione
dello stesso Mussolini che trovava vigore nell’entusiasmo della folla che lo osannava.
La propaganda adorava giudicare Mussolini come un uomo devoto alla patria di valore e spregiudicato
gran sportivo abile pilota e tanto altro. Dalla sua però Mussolini, secondo Salvemini, nella vita privata si
mostrava un uomo pacato e ragionevole lontano dal duro che appariva in pubblico in oltre un uomo di
discreta cultura e grande capacita di lavoro e propagandistica.
Come visto Mussolini ambiva ad imporre un regime antidemocratico distruggendo i movimenti liberali,
democratici, socialisti ed intellettuali a favore dei movimenti di ex combattenti e capitalisti.
Il nuovo regime però, anziché esaltare l’imporsi di nuove forze caratterizzo la nascita di numerosi uffici
statali che andare a formare un farraginoso sistema burocratico.
Alcuni intellettuali aderirono al fascismo in quegli anni ma portandovi la loro cultura liberale e nazionalista
figlia già del periodo precedente, questi sono ad esempio Luigi Pirandello, Gentile, Rocco e lo storico
Gioacchino Volpe. L’unico che sposò pieno la causa fascista fu Mario Sironi.
Nel primo decennio fascista, Mussolini seppur di ideologia bellica e che puntava ad imporre il potere
dell’Italia, fu abbastanza tranquillo a parte qualche episodio sporadico come il bombardamento e
l’occupazione di Corfù nel 1923 come atto di ritorsione contro il governo greco a seguito dell’assassinio di
generale italiano per mano di banditi greci e nei rapporti tesi con la Jugoslavia vanificando così l’egemonia
sui paesi dell’est Europa e del Danubio che aveva instaurato Carlo Sforza da ministro degli esteri tra il 20’
e il 21’ sostituendosi all’Austria.
Nel 1933 in Germania andò al potere Hitler in un periodo di estrema crescita per la sua nazione, Mussolini
voleva approfittare della situazione offrendosi come garante nei rapporti dei tedeschi con Inghilterra e
Francia visto che la Germania rappresentava una minaccia considerando le sue intenzioni di annettere
l’Austria, ciò avrebbe portato l’Italia a un ruolo di protagonista nei rapporti internazionali.
Così il 3 giugno 1933 fu stipulato il Patto a Quattro che prevedeva l’impegno delle 4 nazioni a non entrare
in guerra tra loro e a non attaccare, sopratutto per la Germania, la Cecoslovacchia e l’Austria. Questo
patto però non andò mai in vigore sopratutto per la diffidenza della Francia.
Ciò mostro da un lato la considerazione dell’opinione estera per Mussolini ma dall’altra fu un vero
boomerang in quanto la non attuazione dell’accordo creò tensioni per la situazione ai confini dei Brennero e
dei territori conquistati ai danni dell’Austria nella prima guerra mondiale. Nel 1934 Mussolini annunciò in
caso di invasione dell’Austria da parte della Germania che l’avrebbe difesa militarmente, ma capendo che
nell’eventualità Francia e Inghilterra non sarebbero corsi in aiuto, addirittura fu costretto a tollerare un’
eventuale invasione purché la Germania avesse riconosciuto dei favori all’Italia.
L’accordo fu rispettato anche se in maniera non ufficiale fino a quando Mussolini pianificò una nuova
invasione dell’Etiopia così da vendicare Adua.
La Campagna d’Etiopia iniziò ufficialmente il 3 ottobre 1935 quando le truppe guidate dal generale De
Bono, senza una dichiarazione di guerra ufficiale, invasero i primi territori etiopi in direzione di Adua con
un numero superiore ai 100mila soldati via terra e più di 100 aerei e altri mezzi, un esercito abbastanza
consistente per una semplice battaglia coloniale. Nei mesi successivi il comando passò al Generale Pietro
Badoglio dopo un diverbio avvenuto tra De Bono e Mussolini comportando così un allontanamento di De
Bono. Sotto il comando di Badoglio vi furono molte violenze ai danni della popolazione civile con
bombardamenti su centri abitati e un uso consistente di gas asfissianti, quest’ultimi causarono molti
problemi ai soldati etiopi costringendoli ad indietreggiare sempre più.
Il 5 maggio del 1936 vi fù la fine delle ostilità con la presa di Addis Abeba e l’ordine di Mussolini di
fucilazione per tutti coloro che erano in possesso di armi e stavano scatenando il caos in quei giorni per le
strade della capitale etiope.
In questa situazione si evince la grande capacità di Mussolini nell’azzardare in quanto come da lui previsto
l’Inghilterra e la Francia, temendo l’intervento della Germania, non avrebbero ostacolato la presa del
territorio etiope, qualche giorno più tardi fu proclamata la nascita dell’Impero Etiope per volontà di
Mussolini.
La vittoria portò grossa popolarità e consenso per il regima ma dall’altra rappresentò l’inizio del declino
del regime in quanto Mussolini decise di allearsi definitivamente con Hitler dopo che le nazioni
democratiche tramite la Società delle Nazioni aveva inferto all’Italia delle sanzioni per la guerra etiope.
A questo si andò ad aggiungere l’imprudenza di sostenere il Generale Francisco Franco durante la Guerra
civile spagnola 1936-1939 che non portò nessun beneficio all’Italia anzi caratterizzò la perdita di numerose
risorse. La fine di questo conflitto determinò anche in Spagna la formazione di un regime dittatoriale simile
a quello di Germania e Italia di cui il Generale Franco era grande ammiratore.
Questo evento portò alla ribalta mondiale lo spettro dei regimi dittatoriali che stavano per prendere il
sopravvento in Europa e tanti furono gli intellettuali che aderirono all’antifascismo o addirittura andarono
in aiuto della Spagna per difendere la repubblica contro la minaccia del Generale Franco.
Mussolini ormai alleato tedesco accettò senza condizioni l’annessione dell’Austra (Anschuss) alla Germania
nel 1938 (nello stasso anno annessione Cecoslovacchia) e nello stesso anno adottò come in Germania le
Leggi Razziali e Antisemite.
Con queste venne stabilito che esistevano le razze umane suddivise per categorie in base al loro
stanziamento su un territorio per un periodo più o meno lungo, l’esistenza di una razza ariano superiore a
tutte e l’esistenza di una Razza italiana che doveva proclamarsi razzista verso tutte le razze non
appartenenti a quella italiana e quella nordica ariana. Un articolo fu dedicato in particolar modo agli ebrei
che erano identificato come una razza aliena e l’unica che occupava ancora l’Italia come ad esempio gli
Arabi secoli prima ma ormai del tutto assenti. Ciò comportava il divieto assoluto di mischiare le razze e
come unico scopo quello di mantenere la razza italiana unica e inalterata. Iniziò così un lungo periodo di
persecuzione e allontanamento degli ebrei. Seppur rappresentavano una fetta piccolissima della popolazione
italiana approssimativamente dell’1%, molti furono gli ebrei intellettuali costretti ad abbandonare il paese
e a rifugiarsi in Gran Bretagna, Stati uniti, Francia e Palestina. Altri come Enrico Fermi ad esempio furono
costretti ad abbandonare l’Italia per via della moglie ebrea. Quelli che rimasero sul territorio italiano
furono costretti ad accettare le dure leggi imposte come ad esempio gli ebrei intellettuale che erano
professori ed insegnanti costretti ad abbandonare la cattedra.
Fu una decisione ripugnante e fortemente criticata che andò contro lo spirito liberale che storicamente
aveva caratterizzato l’Italia.
Mussolini volle emulare lo strapotere della Germania in Europa così consigliato dal Ministro degli Esteri
Galeazzo Ciano decise di avviare l’Invasione dell’Albania che iniziò il 7 aprile del 1939 e si protrasse per
pochi giorni in cui le difese albanesi furono facilmente penetrate e il governo e il Re costretti a rifugiarsi in
Grecia. Il 16 aprile fu proclamato Re del trono albanese Vittorio Emanuele III.
La tensione in Europa cresceva sempre più e ormai le intenzioni della Germania nell’avviare una guerra
autonomamente erano chiare, nonostante il Patto d’acciaio firmato il 22 maggio 1939 con l’Italia a Berlino
dai due Ministri degli Esteri dei rispettivi stati stringendo così un’alleanza sia difensiva che offensiva tra le
2 nazioni oltre che un impegno tra le parti a consultarsi a vicenda su situazioni internazionali e a non
firmare trattati con altre nazioni separatamente.

SECONDA GUERRA MONDIALE (1939-1945)


La Seconda Guerra Mondiale scoppiò ufficialmente il 1 settembre 1939 quando la Germania invase la
Polonia. Mussolini per il momento intendeva non intervenire in quanto l’esercito italiano non era preparato
per affrontare un conflitto mondiale e in oltre si puntava a raccogliere quante più risorse economiche per
finanziare il conflitto. La Germania nel maggio del 40’ invase la Francia e avanzo in pochi giorni, così
Mussolini ingolosito dalla possibilità di spartirsi il bottino di guerra con l’alleato tedesco, entrò in guerra
ufficialmente il 10 giugno 1940 dichiarando guerra alla Francia ormai alla deriva.
L’Italia intendeva approfittare dell’instabilità creata dalla guerra così il 28 ottobre del 40’ partì la
Campagna in Grecia.
L’Italia sfrutto le basi albanesi per sferrare l’attacco alla Grecia, sin da subito però l’operazione si mostrò
un completo insuccesso al contrario dell’alleato tedesco che continuava a fare mattanza nella vicina
Jugoslavia. Le truppe italiane guidate dal generale Sebastiano Visconti Prasca, passate all’offensiva, non
solo furono respinte dai greci, addirittura quest’ultimi passarono alla controffensiva invadendo e
penetrando con relativo successo in territorio albanese.
Prasca fu rimpiazzato da Ubaldo Soddu e successivamente da Ugo Cavallero, ma le nuove offensive
portarono solo morte alle truppe italiano mantenendo il conflitto in una situazione di stallo fino all’aprile
del 41’ quando l’arrivo delle truppe tedesche ribaltò in poco tempo la situazione sconfiggendo la Grecia e
ponendo fine alle ostilità il 23 Aprile del 41’ e comportando la divisione del territorio greco tra tedeschi e
italiani (all’Italia Grecia continentale e isole ionie).
Nello stesso periodo l’Italia era impegnata anche sul fronte africano, infatti il giorno stesso dell’entrata in
guerra dell’Italia, l’Inghilterra passò all’azione dalle colonie africane bombardando Asmara, città eritrea
in possesso dell’Italia. La battaglia vide l’Italia inizialmente capace di fronteggiare l’offensiva tant’è che
riuscì addirittura a conquistare parte della Somalia inglese ma in Etiopia fu costretta a soccombere. Gli
inglesi furono favoriti dalla polizia etiope e dal popolo in generale pronto a vendicarsi dell’invasore italiano
e liberarsene. Infatti il 5 maggio del 1941 l’Etiopia fu liberata e vi fu il rientro dell’Imperatore Selassìè che
era stato costretto a fuggire il 36’ dopo la conquista italiana. Nonostante ciò le truppe italiane nel Gondar
resistettero ancora per mesi fino alla Battaglia di Gondar avvenuta tra giugno e novembre che sancì la
sconfitta definitiva dell’Italia e la perdita delle sue colonie etiopi 30 novembre.
Sul fronte nordafricano l’Italia prese l’iniziativa solitaria attaccando l’Egitto inglese e riscendo a
guadagnare terreno mantenendo una fase di stallo per alcuni mesi e rifiutando, nel frattempo l’aiuto
tedesco. Nel dicembre del 40’ vi fu la forte controffensiva inglese che ruppe le difese italiane e riuscì ad
impadronirsi dell’intera Cirenaica, costringendo così Mussolini a chiedere l’aiuto di Hitler.
Nel marzo del 41’ arrivarono gli aiuti tedeschi e il conflitto si protrasse nei mesi successivi in equilibrio fino
all’inverno quando un’ulteriore controffensiva inglese sconfisse le forze dell’asse riuscendo a toccare i
confini della Tripolitania.
L’esercito italo-tedesco si riorganizzò riuscendo a scacciare nuovamente gli inglesi nel gennaio del 42’
facendoli ripiegare nell’entroterra egiziano entro il maggio del 42’ con la Battaglia di Ain-El Gazala.
Il fronte si stabilizzò nei mesi successivi fino all’epilogo iniziato nell’autunno successivo quando i britannici
vinsero la II Battaglia di El Alamein 23ott-5nov 1942 e nel frattempo vi fu lo sbarco di numerose unità
britanniche in Marocco e Algeria a dar manforte a quelle già presenti.
La campagna in nord Africa o guerra del Mediterraneo cessò definitivamente il 13 maggio del 1943 con la
sconfitta delle forze dell’Asse.
Verso la fine di novembre del 42’ c’è anche da registrare una sanguinosa sconfitta dei tedeschi da parte
della Russia e tra i morti e i prigionieri vi furono anche 100mila soldati italiani.
Il conflitto mondiale si dimostrò così un clamoroso insuccesso per il regime fascista.
Contemporaneamente gli Inglesi avevano anche iniziato a bombardare le città italiane causando almeno
70mila morti e tra 9 luglio e 17 agosto 43’ gli anglo-americani sbarcarono in Sicilia iniziando così la guerra
anche sul fronte italiano.
Il regime fascista così conobbe per la prima volta in 20 anni il vero periodo di crisi. Vi furono i primi
scioperi degli operai a Milano e Torino, ufficialmente per questioni salariali ma di fatto erano chiari segnali
di manifestazioni antifasciste.
Mussolini fu sfiduciato dopo il voto del 25 luglio del 1943 dal Gran Consiglio e il Re fece addirittura
arrestare Mussolini passando così a capo del governo Pietro Badoglio che nel 36’ diresse alla vittoria
l’Italia in Etiopia. Il Re, Badoglio e altri generali scapparono da Roma e si rifugiarono al Sud Italia
lasciando allo sfascio l’esercito e le istituzioni pubbliche con l’Armistizio di Cassibale del 3 settembre 1943
con cui l’Italia dichiarava la resa agli Alleati e ritirando il suo impegno nel conflitto a supporto dei
tedeschi.
La Germania ormai aveva imposto la sua forza in tutta Europa conquistando numerosi territori così come
stava facendo il Giappone in Asia identificandosi negli stessi valori comuni sia ai fascisti che ai nazisti.
Andò così ad alimentarsi quella corrente che non tollerava più questi regimi e che era portata avanti da
Russia, Inghilterra e Stati Uniti.
Anche in Italia si diffuse questa corrente e si arriva così alla Resistenza contro il regime nazista.
Lo Stato cessò di esistere e il popolo ormai alla fame e allo sconforto reagì in vari modi. C’è chi andò alle
armi per supportare la Resistenza, chi per combatterla, chi per rubare, altri aiutarono soldati anglo-
americani ed ebrei fuggiti dai campi di concentramento ed altri che pensavano ad arricchirsi con il mercato
nero in quanto ormai qualsiasi bene era introvabile.
Al Sud Italia la situazione era leggermente meno critica in quanto lo sbarco degli angloamericani in Sicilia
aveva permesso di mantenere relativamente l’ordine e non conobbe mai il dominio tedesco ne tanto meno la
resistenza ma vi fu una grossa crescita del mercato nero, della prostituzione paradossalmente alimentato
dallo scambio dei viveri importati dagli anglo-americani. L’unico episodio di insurrezione anti-tedesca
avvenne a Napoli con le famose 4 giornate 27 settembre-1 ottobre 1943 quando la città si liberò
autonomamente dai nazisti. Al loro arrivo, gli Alleati, trovarono la città completamente liberata mettendo
ancora una volta in evidenza lo spirito autonomo e monarchico del popolo del sud rispetto al resto del
paese. Infatti il sud fu l’area in cui il Regno d’Italia ebbe la sua continuità in questo periodo.
Qualche giorno prima, sul Gran Sasso dove era tenuto prigioniero Mussolini, il 12 settembre del 43’ i
tedeschi pianificarono la liberazione del duce con un’operazione lampo denominata Operazione Quercia.
I militari italiani schierati nell’area vennero colti di sorpresa e non opposero resistenza permettendo così la
liberazione di Mussolini che fu condotto con un velivolo sulle coste abruzzesi e imbarcato alla volta di
Vienna raggiungendo successivamente Monaco e qualche giorno dopo la Polonia dove incontrò Hitler.
Alla fine di settembre, Mussolini si stabilì sul Garda e con gli uffici nazionali andati ormai completamente
distrutti installò la sua agenzia di stampa a Salò da cui deriva il nome non ufficiale di Repubblica di Salò in
oltre riformò un esercito costituendo la Guardia nazionale Repubblicana formata da parte dei Reali
Carabinieri, dalla Polizia dell’Africa italiana e dalla MSVN. Le unità vennero inviate in Germania per
essere addestrate dai nazisti formando successivamente 4 formazioni militari. Nel gennaio del 44’ vi fu a
Verona il processo contro i traditori del regime e tra i condannati a morte vi fu anche Galeazzo Ciano.
Il potere di Mussolini andò pian piano diminuendo con il passare dei mesi, con gli alleati che avanzavano
sempre più, e ormai rimasto solo si trasferì a Milano dove si affidò al cardinale Schuster che stava
mediando la resa delle forse fasciste con il Comitato di liberazione nazionale.
Lasciata anche Milano andò verso la Svizzera dove fu intercettato da un gruppo di partigiani il 25 aprile del
45’ e fucilato 3 giorni dopo il 28 aprile a Bonzanico (CO)
Tutta l’Italia però oltre che far fronte con la minaccia nazista, conobbe tra il 1943-45 anche la Guerra
Civile che vedeva contrapposti i Fascisti e gli Antifascisti.
Con la fine del regime fascista il 23 luglio del 1943 i partiti italiani, che erano stati banditi anni prima, si
riorganizzarono. Erano ovviamente rappresentati dagli antifascisti e i principali furono i socialisti, i liberali,
i cristiani (Democrazia Cristiana), i comunisti, i repubblicani e il partito d’azione nato dagli antifascisti
laici e democratici.
Vi fu l’istituzione del CLN (Centro di liberazione nazionale) da parte di tutti i partiti ad esclusione di quello
democratico, con il proposito di andare alla guida del paese.
I più importanti furono il CLN romano, messo comunque in secondo piano nella capitale dalla presenza del
papa che scongiurò anche bombardamenti sulla città a parte qualche episodio, fu tra i principali
protagonisti della lotta al nazismo nella capitale che fu liberata dagli Alleati nel giugno del 44’, quello di
Milano CLNAI che però conobbe l’insurrezione decisiva solo nell’aprile del 45’ mentre Firenze fu liberata
pochi giorno prima dell’arrivo degli alleati nell’agosto del 44’.
L’esercito partigiano si formò poco alla volta coinvolgendo antifascisti, giovani militari, ex militari
dissidenti del fascismo ed erano organizzati in bande, dal 44’ però furono riorganizzati in Brigate che
accoglievano dalle 100 alle 300 unità. All’inizio nessuno era legato a movimenti politici successivamente
però le brigante aderirono ai movimenti politici, principalmente ai comunisti( Brigate Garibaldi 35-40%) e
al partito d’azione (Brigate Giustizia e Libertà 25%) altre aderirono successivamente ai partiti restanti (15-
20%). Fra le 2 personalità che diressero la resistenza abbiamo il comunista e antifascista dalla nascita del
regime Luigi Longo(1900-1980) e l’azionista Ferruccio Parri(1890-1981) intellettuale ed ex ufficiale.
La Resistenza venne condotta in modo unitario dai partiti, ma i partiti di sinistra (socialisti,comunisti,
azionisti) intendevano portare un profondo cambiamento politico e sociale dopo la disfatta fascista e
nazista, dall’altra i moderati (liberali e democristiani) volevano evitarla.
Il Re nel frattempo non aveva intenzione di cedere il suo potere e nel frattempo Badoglio aveva formato un
governo apolitico fino a quando vi fù l’ingresso di Palmiro Togliatti(1893-1964), leader comunista, che
diede una sterzata decisiva al governo portandolo verso l’antifascismo.
Nel giugno del 44’ il Re delegò i poteri al figlio Umberto II nella sua qualità di luogotenente, che
successivamente diventò anche l’ultimo Re del Regno d’Italia, Badoglio nel frattempo si dimise a favore di
Ivanoe Bonomi (1873-1951) che era stato investito dal potere dal CNL. Successivamente anch’egli si dimise
a seguito di una crisi ministeriale.
La fine della guerra è da considerarsi il 25 aprile del 1945 con la morte di Mussolini come scritto in
precedenza, e la vittoria definitiva della Resistenza e delle forze anglo-americane, quest’ultime decisive per
le sorti della guerra in quanto i soli partigiani che contavano circa 90mila/200mila unità da soli non
sarebbero bastati.
Fu una grande prova per il popolo italiano, capace in un contesto di caos generale di gestirsi da soli senza
un governo e talvolta difendere da soli le proprie vite, la propria storia, il proprio orgoglio e la propria
nazione. Forse è stato nella storia, l’unico evento che ha unito tutti gli italiani.
I valori della Resistenza però non sono stati assorbiti dalla società e nei comportamenti degli italiani come
vedremo successivamente.
Sul fronte internazionale vi fu la vittoria totale degli anglo-americani che sconfissero la Germania
dividendola tra Germania est e ovest e la vittoria sul Giappone con l’utilizzo della prima bomba atomica
della storia sulle città nipponiche di Hiroshima e Nagasaki.
Hitler morì suicida nel suo bunker di Berlino il 30 agosto del 45’ con gli Alleati che ormai erano entrati in
città.

LA COSTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA, GOVERNO TOGLIATTI, ELEZIONI(1945-1949)


Nell’immediato post conflitto mondiale, l’Italia si trovava in condizioni disastrose. Le città si presentavano
bombardate e distrutte, l’indice produttivo era sceso precipitosamente, l’industria del 70% e l’agricoltura
del 40% e solo grazie ai partigiani che difesero numerose fabbriche il dato non è ulteriolmente grave.
Le comunicazioni tra le città erano totalmente assenti tant’è che ancora nel 48’ non vi erano collegamenti
necessari tra Roma e Milano. L’inflazione fu causata dalla stampa di carta moneta incontrollatamente da
parte degli Alleati per finanziare la guerra e ciò aveva portato il costo dei beni anche 50 volte superiore
rispetto agli anno 20’. I salari diminuirono di circa il 50-60% mentre quello degli impiegati statali del 30%
senza calcolare la percentuale consistente di disoccupati. Il popolo italiano versava nella fame e nella
miseria come mai successo dal 1861.
In questo contesto si diffuse l’abitudine di arrangiarsi ed a utilizzare metodi non sempre leciti come la
prostituzione e la borsa nera. Negli anni successivi furono presi seri provvedimenti per contrastare questi
fenomeni come ad esempio Legge Merlin del 1958 che abolì la prostituzione.
A livello politico fu formato un Governo momentaneo di rappresentanti del CNL presieduto da Ferruccio
Parri che durò dal giugno al dicembre del 45’.
La sua politica però non era vista di buon occhio dalla Chiesa, dagli Alleati e dai moderati tant’è che gli
successe Alcide De Gasperi (3 aprile 1881-19agosto 1954) primo presidente del consiglio cattolico e che
rimase in carica fino al 53’ facendo comunque da prologo per il predominio della DC in Italia negli anni
successivi per quasi mezzo secolo.
Nelle Elezioni amministrative del 1946, consentite per la prima volta anche alle donne, si determinò il
gradimento per i 3 partiti di massa, i socialisti (chiamati PSUP) i comunisti e i democristiani che raccolsero
il voto di ¾ degli aventi diritto.
I socialisti seguivano una forte corrente di alleanza verso i comunisti, seppur non propriamente un partito
liberale ma reso tale dal suo antifascismo, ed erano guidati da Pietro Nenni (1891-1980).
Ciò che accomuna la nuova politica a quella prebellica è che la società aveva smesso di essere diretta
dall’elite borghese e liberali ma veniva diretta dai partiti di massa che rappresentavano la società che
tramite loro riusciva ad entrare nelle istituzioni.
In oltre DC e PCI era accomunati al Fascismo ereditandone caratteristi di assistenza mediazione e
partecipazione.
In questo scenario andava crescendo però la preoccupazione dell’opinione pubblica sulla formazione dei
futuri governi e delle opposizioni in quanto troppo accomunati dall’antifascismo e ciò poteva portare
soffocare le aspirazione autonomistiche come voleva la società sperando già negli anni prima nella
dissoluzione dei partiti dal CLN.
De Gasperi fu sensibile a queste problematiche, tant’è che non seguì la strada della burocrazia, ma si affidò
alle parrocchie per divulgare la sua propaganda. Caratteristica che nei decenni successivi perderà la DC
con la scomparsa di De Gasperi, diventando così molto più simile ai partiti di massa e alla relativa
burocrazia.
De Gasperi era un politico di origine trentina di solida integrità morale e di principio, entrato in politica nel
1918 come deputato dell’Impero austriaco e successivamente del partito popolare quando Luigi Sturzo fu
esiliato, egli divenne Segretario. Fu un rivale moderato del fascismo seppur finì in prigione nel 1927 e
venendo condannato a 4 anni, capì la necessità di tutela della liberaldemocrazia unica reale antagonista del
totalitarismo a differenza di Sturzo che intendeva riformarla.
De Gasperi intendeva fare della DC il partito cattolico laico che rappresentasse la chiesa e il ceto medio. In
questi idee trovò anche l’appoggio del futuro papa Paolo VI e del mons. Montini.
Nelle origini della DC trovò fondamentale importanza anche la corrente comunista di cui fu di grande
importanza Giuseppe Dossetti che insieme a Luigi Sturzo miravano a una politica fatta di riforme al
contrario però di quello che farà successivamente De Gasperi apportando alla politica cambiamenti di
secondaria importanza e ricorrendo alla mentalità comunista ancor meno e solo per la guerra contro i
tedeschi e il fascismo, l’elaborazione della Costituzione italiana e dei trattati di pace tenendo comunque
conto che l’Italia da paese sconfitto doveva avere per forza una opposizione valida. Questa sua specie di
diffidenza verso i comunisti gli valse principalmente l’appoggio della Chiesa che con Pio XII era rimasta
l’unica istituzione attiva sul territorio italiano, in oltre condannava il comunismo addirittura scomunicando
i loro militanti con il decreto del 1 luglio 1949 . Seppur moderato di fronte a tali provvedimenti, De Gasperi,
dato l’appoggio che riceveva dalla chiesa costrinse Dossetti al ritiro dalla vita politica nel 1951.
De Gasperi però alcune volte andò anche in contrasto con il volere della Chiesa. Nel 1952 la Chiesa
incaricò Don Luigi Sturzo di un’alleanza anticomunista aperta a tutte le destre addirittura ai filofascisti che
nel frattempo avevano formato il Movimento Sociale Italiano (MSI) nel 1947, ciò fu fermato con decisione
da De Gasperi facendo così saltare la cosidetta Operazione Sturzo facendo così prevalere i suoi ideali
liberali a quelli integralisti della Chiesa.
Il principale rivale politico di De Gasperi fu Palmiro Togliatti, che accettò nel suo partito che gli ex
militanti del fascismo purché cambiassero ideologia e creò un partito diverso da quello di origine bolscevico
capaci di accogliere sia il ceto medio che la classe proletaria.
Togliatti fu amico di Gramsci ed iniziò ad interessarsi di politica nel 1914 iscrivendosi al Partito Socialista,
partecipando così nel 1920 alla nascita del ramo comunista del partito. Alla nascita del Partito comunista
italiana ne diventò il segretario generale nel 1926 e lasciò l’Italia per 17 lunghi anni trascorrendoli tra la
Russia, la Svizzera e Parigi dove istituì alcuni uffici considerando il divieto del regime fascista nell’esercizio
libero del proprio ideale politico in Italia.
Rientrò in Italia nel 1944 con l’arrivo degli Alleati in Sicilia a Napoli ma sotto falso nome fino al secondo
governo Bonomi quando prese la carica di Vice presidente del Consiglio, successivamente con il Governo
Parri divenne il Ministro di Grazia e Giustizia, carica che coprì anche con il primo Governo De Gasperi.
Dal secondo mandato di De Gasperi non ricoprì più nessuna carica così come nessun uomo comunista.
Toglietti era un uomo di vasta cultura e di profondo umanismo ma che non si riconosceva nel progresso e
nelle novità seguendo spesso la linea classica che lo aveva influenzato con la frequentazione di Stalin, ad
esempio non gli piaceva Picasso, ma poiché la parola in voga tra gli intellettuali era il realismo, anch’egli
con il suo partito seguì queste correnti e nel 1947 iniziò a pubblicare gli scritti di Gramsci durante il suo
periodo di carcerazione.
Questo portò una buona parte della società a non rivedersi nell’estremismo clericale che stava portando la
DC.
I due partiti hanno caratterizzato quindi l’affermarsi della democrazia in Italia con i loro pregi e difetti, con
mezzi leciti e talvolta illeciti ma di una democrazia comunque abbastanza grezza ma che andava finalmente
a cancellare dalla mente delle persone i 20 anni fascisti e tutta la repressione che avevano portato.
Tornando alla fine della guerra, nei primi mesi del governo Togliatti i tre partiti di sinistra formati da
comunisti,socialisti e azionisti chiedevano l’instaurazione della repubblica e l’elezione di un’assemblea
costituente atta a legiferare e sopratutto a scrivere la Nuova Costituzione.
De Gasperi però per non perdere l’appoggio dei monarchici, decise di affidare la scelta al popolo tramite un
referendum popolare che avrebbe determinato la nascita di una Repubblica o il proseguo della monarchia,
così il 2 giugno alle Elezioni Amministrative si andò ad aggiungere il Referendum Costituzionale del 1946.
La vittoria andò alla repubblica con circa 12 mln di voti contro i 10 della monarchia mentre come gia detto
per le amministrative vi fù la vittoria di DC PCI e PSUP( Partito Socialista di unità proletaria)
caratterizzando la disfatta del partito d’azione con conseguente scioglimento dello stesso, i membri si
aggregarono agli altri vari partiti.
Il 5 dicembre del 1947 l’Assemblea costituente sancì anche le modalità e le clausole della fine del rapporto
tra lo Stato Italiano e i Savoia con XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana
decidendo così l’inibizione degli stessi da ruoli pubblici nella vita politica e dell’impiego nei pubblici uffici,
il divieto di ingresso e soggiorno sul territorio italiano per gli ex re le loro mogli e i loro eredi di sesso
maschile e in fine la presa in carico da parte dello stato dei loro beni immobili.
L’assemblea costituente elesse come primo capo provvisorio della repubblica il napoletano Enrico De
Nicola (1877-1959) che era entrato nel mondo della politica già nei primi del 90’. Di ideali liberali e
giolittiani venne incaricato da giolitti nel 1920 come Presidente della camera per riformare il governo
insieme a Bonomi . Durante il periodo fascista lascia la vita politica per dedicarsi a quella professionale
ritornando però poi nell’ultimo periodo nel conflitto mondiale convocato da Vittorio Emanuele III.
Nei primi mesi del 46’ i rapporti tra le nazioni vincitrici andarono gia deteriorandosi così De Gasperi pensò
che un buon metodo per mantenere la stabilità fosse quello di allearsi con i socialisti escludendo i comunisti
così offrì l’alleanza a Nenni che rifiutò dato l’esser troppo vicino ai comunisti.
La DC nel frattempo furono abbandonati dai benpensanti che alle elezioni del novembre 46’ votarono per il
nuovo movimento l’Uomo qualunque, che era un movimento piccolo borghese nato come protesta contro la
politica per mano di Guglielmo Giannini giornalista satirico.
Ad ogni modo i comunisti non furono estromessi dal governo dovendo comunque riconoscergli i meriti per
la stipula del Trattato di Pace del 1947 tra l’Italia gli Alleati e le nazioni partner di quest’ultime a Parigi il
10 febbraio 1947.
Furono innanzitutto prese delle decisioni per quanto riguarda il destino dei territori contesi, fu istituita
l’autonomia di Trieste che verrà poi parzialmente riannessa all’Italia nel 1954 con il Memorandum di
Londra (5 ott), la cessione dei territori francesi occupati durante il conflitto, la cessione parziale di Istria e
della città di Fiume alla Jugoslavia ottenuta precedentemente con il Trattato di Roma (27 gen 1924) nonché
di Zara e altre isole croate, la cessione di alcune isole all’Albania nonché la rinuncia a qualsiasi influenza
su di essa, la cessione delle isole del Dodecaneso alla Grecia, la rinuncia alle colonie africane di Etiopia,
Somalia ed Eritrai di cui poi le Nazioni Unite successivamente ne decisero la sorte, mentre la Libia rimase
sotto il dominio anglo-francese fino al 1951 quando fu dichiarata indipendente. In oltre l’Italia dovette
interrompere la corsia preferenziale dedicata al commercio che aveva concordato con la Cina nel 1901 e
riconoscere l’autonomia culturale agli altotesini, chiaramente di influenzati dalle vicinanze all’Austria, ma
ciò non fu ritenuto sufficiente dagli altotesini stessi e dal governo di Vienna tant’è che negli anni successivi
vi furono proteste e addirittura attentati, questione che venne risolta solo nel 1969 con l’accordo tra Italia e
Austria.
Dopo solo un mese nel marzo del 1947 iniziò la Guerra Fredda e fu anche l’avvicinamento
dell’allontanamento dei comunisti dal governo come gia menzionato in precedenza su iniziativa di De
Gasperi ricevendo i complimenti del governo americano.
Iniziò così anche lo stretto rapporto tra Italia e Usa degli anni successivi ma che gia si stava facendo strada
negli ultimi anni della guerra con aiuti finanziari che il governo americano stava già erogando a favore
dell’Italia per sostenere la sua economia fortemente condizionata dalla guerra.
In questo i comunisti furono incapaci di contrapporre dalla loro l’influenza dell’URSS.
De Gasperi estromise dal governo anche i socialcomunisti e costituì un nuovo governo di centro formato
dalla DC e dai partiti laici ( socialdemocratici, repubblicani e liberali).
L’ultima collaborazione dei partiti è da considerarsi la formulazione della Costituzione Italiana entrata in
vigore il 1 gennaio del 1948.
Togliatti, ipotizzando forti pressioni della Chiesa sulla DC, fece introdurre l’Articolo 7 che infatti
determinava l’autonomia di Italia e Chiesa l’un dall’altra. Altri articoli di stampo comunista furono la
tutela del diritto al lavoro, l’eliminazione di ostacoli economici e sociali allo sviluppo della persona rimasti
però spesso parole piuttosto che fatti.
La repressione anticomunista si fece più aspra tra il 47’ e il 53 con Ministro dell’Interno Mario Scelba che
attuò una forte repressione poliziesca e che vide nel 50’ l’uccisione di numerosi dimostranti.
Ciò portò conseguenze anche all’interno dei sindacati che nel 48’ ruppero l’unita tra i vari gruppi che si era
creata nel 44’ con il Patto di Roma che aveva riunito i i sindacati socialisti, comunisti e democratici sotto la
CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro).
La CGIL rimase socialcomunista mentre nel 1950 furono create altri 2 gruppi una democristiana chiamata
CISL(Confederazione Italiana Sindacati lavoratori) e una socialista anticomunista UIL(Unione Italiana del
Lavoro).
Nel maggio del 47’ così fu istituito il primo governo di centro che aveva come Ministro del Tesoro Luigi
Einaudi (1874-1961) già in politica da avversario di Giolitti nel 1915 al fianco di Albertini.
Egli frenò l’inflazione con la riduzione della spesa pubblica e limitando il credito bancario, ciò difendeva il
risparmio e i ceti medi ma dall’altra non migliorava la situazione lavorativa tenendo alto l’indice di
disoccupazione e mettendo gli industriali in una posizione di vantaggio sui sindacati nel dibattere i salari.
L’Italia, dunque si avviava al miracolo economico, con una ricostruzione già ultimata nei primi anni del
dopoguerra ma con una disoccupazione superiore all’11% e dettata da salari piuttosto bassi.
Il Reddito pro capite raggiunse quello, seppur basso, del 1938 solo nel 1951 e in quegli anni si registrò una
forte emigrazione di massa, specie verso Canada e Australia.
In questo scenario il PCI appoggiò i lavoratori e il popolo in difficoltà ma senza reali progetti politici e
sociali tranne che per il piano di lavoro avanzato proposto nel 49’ dalla GCIL che però venne lasciato
cadere.
Le elezioni del 18 aprile 1948 sancirono lo strapotere della DC con circa 13mln di voti ai danni dei
socialcomunisti circa 8mln consentendo così a De Gasperi di formare il primo governo repubblicano di
centro.
L’Italia iniziò anche a dire la sua in campo internazionale quando De Gasperi e Carlo Sforza, Ministro
degli esteri, aderirono al Patto Atlantico 4 aprile 1949 con cui si impegnavano al pari di altre nazioni tra le
quali spiccavano gli USA, formare un blocco in contrapposizione a quello sovietico e a diventare tra le
nazioni promotrici della nascita della NATO. Per la piena uguaglianza sul piano internazionale però,
l’Italia attese fino al 14 dicembre del 1955 quando vi fu l’ammissione alle Nazioni Unite.

CENTRALISMO, MIRACOLO ECONOMICO, CENTRO SINISTRA(1949-1968)


Il periodo della ricostruzione fino al 1953 ha rappresentato un periodo abbastanza florido per l’industria
infatti come detto vi fu una forte crescita rispetto al 46’. Si imposero le già grosse industrie , come ad
esempio la Fiat, e vi fu la crescita anche di realtà più piccole come ad esempio la Piaggio e la Innocenti.
Molte aziende andarono ad adottare tecnologie americane e altre novità per migliorare la produzione o a
supporto dei propri progetti.
La sinistra e i socialisti non diedero grossa importanza al capitalismo che insieme alla scissione dei gruppi
dall’unità sindacale si tramutò in un periodo di forte crisi per la CGIL ,che rappresentava comunque il
maggior gruppo sindcale in Italia, culminò nel 1955 con la sconfitta alle elezioni per il rinnovo delle
commissioni interne caratterizzata sopratutto dal calo delle preferenze in Fiat. Solo la CISL seppe adottare
un’azione sindacale adeguata durante gli anni 50’ ma in questo scenario fu facile per le aziende essere più
autonome ed avere il massimo dell’arbitrarietà sui salari.
L’Italia nel frattempo si affacciava anche alle prime ipotesi di un’Europa unita collaborando con Germania,
Francia e Benelux su un piano politico ed economico comune. Ciò era mal visto dal mondo dell’industria
che anziché pensare ai benefici che poteva portare l’apertura di un mercato europeo per le loro aziende,
vedevano solo la perdita dei dazi di cui beneficiavano dimostrandosi così di corte vedute.
De Gasperi fu un grosso promotore di questa novità e sognava un’Europa unita contro il nemico comunista
dell’est. Il primo passo fu l’istituzione del CDE (Consiglio d’Europa) il 5 maggio 1949 con il Trattato di
Londra con lo scopo di promuovere la democrazia e risolvere i problemi sociali degli stati membri. L’Italia
ne fu il fondatore insieme ad altri 9 europei e ad oggi conta ben 47 membri, non è però da confondere con la
UE (Unione Europea), in quanto 2 organi completamente indipendenti.
Il Ministro italiano del commercio estero La Malfa, nel 1951, nonostante il forte pressing degli industriali,
riuscì ad ottenere la riduzione dei dazi doganali proseguendo così quello che era l’intento del governo De
Gasperi.
Altro passi importanti si fecero con l’istituzione della CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio)
creata con il trattato di Parigi del 18 aprile 1951 che prevedeva il libero scambio di ferro carbone e
successivamente acciaio tra le nazioni aderenti per la durata di 50 anni, quest’organo fu da precursore per
la nascita della CEE (Comunità Economica Europea) nata il 25 marzo del 1957 con il Trattato di Roma cui
vi prese parte l’Italia e altri 5 paesi gia appartenenti alla CECA. La CEE era concepita per lo scambio
libero di lavoratori, risorse e dei capitali e lo sviluppo di congiunte politiche nel campo dell’agricoltura,
dell’economia e del sociale. Diventò nel 1992 CE e successivamente insieme alla CECA nel 2002 UE come
vedremo successivamente.
Il governo si interesso anche della questione meridionale. Il dislivello continuava ad essere molto
consistente tra il nord e il sud. Il nord rappresentava il 60% del PIL il centro il 17% il sud circa il 14% e le
isole il 7%. Il governo nel 50’ così adottò 2 misure, la Cassa per il mezzogiorno che era studiata per
finanziare le attività del sud e farne nascere altre oltre che potenziare le strutture pubbliche, e vi fu la prima
vera Riforma Agraria della storia dl’Italia che voleva portare stabilità nelle campagne.
Le due misure però si dimostrarono un fallimento. La Cassa per il Mezzogiorno rimase attiva per circa 40
anni e non produsse l’effetto sperato. Non vi fu un sviluppo uniforme del territorio e furono favoriti i grandi
complessi vedendo la nascita di cattedrali nel deserto oltre che sprechi e opere incompiute, mentre per
quanto riguarda la Riforma Agraria che era stata voluta fortemente dalla DC, non riguardò solo il sud ma
anche altre regioni e se da una parte vide la nota lieta nel fatto che furono distribuiti terreni a oltre 100mila
famiglie contadine, dall’altra queste proprietà si mostravano di ridotte dimensioni e senza i necessari fondi
incapaci di progredire.
La Riforma porto anche malumori agli ex proprietari terrieri che videro diminuire il loro potere politico ed
economico così fondarono al sud un partito monarchico che rischiò di destabilizzare l’egemonia dei
democratici meridionali.
De Gasperi per scongiurare ogni minaccia decise così di istituire una nuova legge per le elezioni politiche
del 53’ che venne ribattezzata dai rivali legge truffa in quanto dava diritto alla lista o ai gruppi che avessero
superato il 50% di preferenze di avere il 65% dei seggi alla Camera dei deputati.
Ciò tuttavia non andò mai in vigore perché non fu superato il 50% ma il centro continuò ad essere la
maggioranza al governo.
L’anno successivo il 19 agosto del 1954 De Gasperi morì lasciando nello sgomento gran parte del popolo
italiano che aveva trovato in lui un futuro per la propria nazione.
La sua scomparsa indebolì la maggioranza e iniziavano a serpeggiare malumori e voglia di cambiamento, a
questo si andava ad aggiungere la preoccupazione per la situazione economica in quanto il 53’ terminò il
programma di ricostruzione e senza forti incentivi l’economia avrebbe fatto fatica a crescere.
Per scongiurare ciò il Ministro del bilancio, Ezio Vanoni, elaborò un piano atto a rimodellare le
disuguaglianze sociali e promuovere una crescita economica attraverso uno schema di sviluppo
dell’occupazione e del reddito. Il Piano Vanoni però andò inabissandosi alla pari del piano menzionato
prima della CGIL.
La situazione internazionale e la guerra in Corea paradossalmente giovarono all’economia italiana e con lo
stupore dei più pessimisti l’Italia si affacciò con forza al miracolo economico avvenuto tra il 55’ e il 63.
Ci fu una grande crescita delle aziende gia esistenti che furono costrette ad incrementare la produzione per
poter far fronte alla domanda e la nascita di tante piccole e medie imprese interessando anche il centro
Italia che fino ad allora era stato caratterizzato da uno sviluppo abbastanza blando.
Si sviluppo una forte attitudine all’industria automobilistica, agli elettrodomestici, all’abbigliamento e
calzature e altri. L’avvento del miracolo è da riconoscersi nella capacità e nel coraggio degli imprenditori e
dal sacrificio degli operai oltre che al fatto che i salari decisamente bassi rispetto al resto d’Europa, hanno
caratterizzato maggiori investimenti nello sviluppo e nell’accrescimento delle aziende.
Si può dunque analizzare come la classe operaia abbia caricato sulle proprie spalle la crescita di quegli
anni che come benefit vide la diminuzione drastica della disoccupazione.
Le aziende riuscirono ad allargare il proprio mercato grazie all’abbattimento dei dazi doganali e a far
prosperare le proprie attività.
Al sud la situazione non cambiò di molto a parte in alcune aree costiere chiamate dal meridionalista Manlio
Rossi Doria la ‘’polpa’’ per distinguerle dal resto del meridione ‘’osso’’ povero e sottosviluppato.
Lo sviluppo in queste aree, però, riguardò piu che altro l’agricolura, dunque continuavano ad avere vita le
solite discrepanze sociali ed economiche con piccoli contadini che a stento tiravano a campare,
disoccupazione diffusa e industria poco sviluppata.
Molti di loro emigrarono reinventandosi da contadini ad operai, fenomeno molto diffuso tra il 51’ e il 61’
quando più di 2 mln di persone abbandonarono il sud facendo registrare un aumento della popolazione di
Milano di circa il 24% e di Torino addirittura il 43%.
L’emigrazione riguardò anche il Veneto e le Marche in un primo momento e successivamente anche queste 2
regioni progredirono e conobbero uno sviluppo consistente.
L’indice di impiegati nell’agricoltura si ridusse di circa 2/3 al contrario quello degli impiegati nell’industria
e nei servizi aumentarono notevolmente.
In questo scenario di sviluppo economico trovarono giovamento anche i sindacati con la CGIL che tornava
a rinnovare la propria azione dopo la sconfitta del 55’.
Dal 58’ anche i salari iniziarono ad aumentare registrando al 1961 un aumento del 50%,valore addirittura
triplicato negli anni 80’, ciò faceva entrare la società italiana nella fase dei consumi di massa.
Ciò cambiò non solo le priorità ma anche gli uso e la mentalità delle persone. L’emigrazione aveva
convogliato persone di varie regioni e le aveva messe sulla stessa base così vi fu una diffusione ancora più
consistente della lingua italiana e tramite la tv si riusciva ad arrivare anche nelle zone più remote dell’Italia
dunque tutti parlavano la stessa lingua e tutti guardavano le stesse cose. Si stima che al 1970 il 70% della
popolazione parlasse fluentemente l’italiano contro il primo ventennio dell’unità 61’/81’ in cui si stima
essere il 2/4%. Vi fu un cambio delle abitudini con una dieta equilibrata che riguardava sempre più italiani,
un cambio del rapporto tra i sessi e l’impiego delle donne più o meno in tutti i settori, rimase inalterato il
valore per la famiglia m questo si era evoluto.
La società andava sempre di più laicizzandosi e l’elezione a papa di Giovanni XXIII diede una svolta
decisiva per assottigliare quel gap tra i cattolici e i laici anche perché tutti i cristiani ormai iniziavano a
stento a sopportare la rigidità imposta dalla chiesa, così il popolo italiano andava sempre più ad
uniformarsi al modello europeo.
L’accumulo sconsiderato di ricchezze però fece diventare la società anche abbastanza volgare e alla ricerca
sempre del piacere anche a discapito degli altri come spesso anche riportato nei film dell’epoca di Fellini.
Altro aspetto negativo fu l’inefficienza delle strutture pubbliche in quanto non vi furono sufficienti strumenti
per coprire il consistente aumento demografico del nord mentre al sud le campagne erano state
abbandonate al loro destino senza una riconversione delle stesse in boschi o destinate a uno sviluppo
diverso.
Tonando a parlare della DC l’anno stesso della morte di De Gasperi nel 54’ fu eletto a Segretario della DC
Amintore Fanfani(6 febbraio 1908-20 novembre 99) che rimase in carica fino al 59’.
Cambiò drasticamente l’organizzazione del partito che era passato dalla più elementare organizzazione di
De Gasperi, a una più complessa. Ciò porto un grosso successo alla DC che al mezzogiorno guadagnò
numerosi consensi rubando la scena al partito monarchico.
Fanfani rispetto a De Gasperi era più rigido sulla questione economica, infatti voleva che lo Stato
partecipasse all’economia e il boom economico di fatto favorì anche l’accrescimento delle casse dello Stato,
ma estendo anche gli interventi pubblici ai favori elettorali avviò purtroppo il cancro della corruzione che
coinvolse la DC, lo sperpero di denaro pubblico a favore di piccoli e medi privati.
Fanfani in oltre seguiva con interessa la sinistra insieme ad altre personalità all’interno della DC. Uno di
questi era Enrico Mattei(1906-1962) attivissimo imprenditore morto in un misterioso incidente aereo. Fu
partigiano durante il periodo della Resistenza rappresentò gia la DC all’interno dei CLN e nel frattempo
era già impegnato nell’imprenditoria nel ramo dell’energia. Infatti proprio nel 1953 fondò l’ENI (Ente
Nazionale Idrocarburi)che si occupava di idrocarburi e vapori naturali e intendeva contrastare il mercato
delle aziende private rappresentate dalle ‘’sette sorelle’’ le aziende petrolifere private.
Altro personaggio di spicco del panorama DC fu Giorgio La Pira(1904-1977), sindaco di Firenze che
scongiurò la disoccupazione per migliaia di lavoratori e addirittura si offri a un ruolo di mediatore tra il
blocco occidentale e quello sovietico.
Nel 55’ fini il mandato da Presidente della Repubblica di Einaudi e fu eletto Giovanni Gronchi (1887-1978)
esponente della sinistra cattolica, mentre l’anno successivo la DC consentì l’entrata in funzione della Corte
costituzionale come richiesta da tempo dalla sinistra. Questi 2 episodi fanno si che la DC abbia aperto ad
una collaborazione con la sinistra.
La Corte costituzionale, che era stata gia prevista nel dettato del 1948, entrò quindi in funzione solo nel
1956. E’ un organo di garanzia costituzionale che ha il compito di giudicare la legittimità degli atti dello
Stato e delle Regioni, controllare eventuali conflitti di potere tra i 2, giudicare eventuali accuse a carico del
Presidente della Repubblica e la legittimità di eventuali referendum abrogativi. La sede è a Roma nel
Palazzo della Consulta.
Nello stesso anno però vi fu un allontanamento dei socialisti di comunisti dopo il rapporto di Chrushev che
denunciò i crimini di Stalin, così Nenni e Giuseppe Saragat avviarono il processo di unificazione socialista.
Nell’ottobre del 1959 venne eletto Segretario della DC Aldo Moro (23/09/1916-09-05-1978) che negli nni
successivi fu il vero protagonista del governo di centro-sinistra.
Il primo intervento degno di nota da parte di Moro fu in seguito ai disordini scoppiati a Genova dopo che
nel 60’ il ministero in carica, presieduto dal democristiano Tambroni, autorizzò il congresso della MSI
(partito neofascista), quando per scongiurare un’eventuale destabilizzazione politica e di tutto il paese,
indicò come linea quella di istituire una nuova maggioranza di centro-sinistra. Ciò determinò nel 60’ la
creazione di un governo presieduto da Fanfani con l’esclusione dei socialisti, e nel 61’ la crezione di giunte
amministrative di centro-sinistra a Milano, Genova e Firenze. Ciò porto negli anni successivi i socialisti ad
appoggiare il governo e videro la partecipazione anche di democratici, socialdemocratici e dei repubblicani.
Dal 63’ e fino al 68’ questi ministeri ebbero Moro come Presidente e Nenni come Vicepresidente.
Durante il Governo Fanfani nel 62’ furono nazionalizzate le società private dell’energia elettrica fondando
l’ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) e fu istituita l’obbligatorietà della scuola media.
La nascita dell’ENEL fu un mezzo flop in quanto non fu in grado di diminuire il costo dell’energia, mentre
l’obbligo della terza media caratterizzò un’impennata del numero di studenti ma ciò non fu alimentato da
una formazione adeguata degli insegnanti e dalle strutture che si mostravano abbastanza arretrate.
Si possono dunque analizzare aspetti positivi e negativi del periodo del centro-sinistra, da una parte
abbiamo la libertà che andava aumentando e che porto nel 1974 al referendum sul divorzio e nel 78’ alla
legge sull’aborto, l’aumento dei salari con le lotte degli operai nel 63’ e nel cosidetto Autunno Caldo nel 69’
che caratterizzò nel 1970 la creazione dello Statuto dei Lavoratori, e della qualità della vita ma dall’altre un
decadimento morale e della politica, dei partiti e delle istituzioni.
Fra il 1968 e il 1970 fu attuato l’Ordinamento Regionale, che era previsto già dalla costituzione ma sempre
rimandato. Esso sancì la nascita delle Regioni come vero e proprio ente territoriale, regolamentandone le
funzioni amministrative e conferendogli parziale autonomia. Vengono oltremodo però rispettati i vincoli
riguardanti le regioni a Statuto Speciale, ovvero la Sardegna, la Sicilia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia
Giulia e Valle d’Aosta.
Dopo De Gasperi dunque il governo si mostrava decisamente lontano da quelli che erano i principi di
appartenenza allo Stato. A Moro fu imputato principalmente la colpa di aver creato un movimento di centro-
sinistra principalmente per mantenere la maggioranza e la stabilità politica a discapito però delle riforme e
dei progetti di cui aveva bisogno la nazione.
Arrivò nel 1963 l’inflazione a determinare così la fine di un processo di forte crescita che era stato
caratterizzato dal miracolo economico. Ciò fu causato principalmente dall’aumento dei salari e dallo stallo
del capitale affiancato dalla mancanza di riforme. Questo periodo fu anche quello dell’inizio del centro-
sinistra e la mancanza di riforme fu giustificata da Nenni come compromesso per evitare da parte di
militanti occulti di centro-sinistra di un possibile colpo di stato militare, erano rappresentati dal Generale
De Lorenzo, capo dei servizi segreti delle forze armate. Il colpo era chiamato Piano Solo e non fu mai
attuato, appena scoperto De Lorenzo venne sollevato dalla carica. L’intento era quello di non far andare al
potere la sinistra.
E’ stato ipotizzato infatti che già negli anni 50, gli USA interferissero con la politica italiana e come
avessero finanziato una rete segreta denominata Gladio, con l’intento di non far andare al potere i
comunisti.
La Gladio è stata un’organizzazione paramilitare italiana atta a contrastare una possibile invasione
sovietica nell’Europa occidentale. Spesso si serviva dei servizi segreti e interveniva attraverso guerriglia,
sabotaggi, guerra psicologica. Fu fondata nel 1956 da ex partigiani e altri personaggi politici e rimase
operativa fino al 1990.
Questa serie di episodi furono molto incisivi per le elezioni del 63’ e del 68’ quando infatti la sinistra ebbe
buoni risultati contro quelli decisamente sotto le attese del centro-sinistra.
Come gia detto in precedenza il politico Chruscev, denunciò i crimini di Stalin e del suo regime in Russia, e
Toglitti non si era mai dimostrato sensibile a questo tema, fino alla vigilia della sua morte nel 64’ quando
iniziò meditare l’allentamento del rapporto con i sovietici che fino allora era stato molto stretto.
Infatti ciò si presentò negli anni dopo specie nel 68’ quando i comunisti italiani si dissociarono
dall’invasione della Cecoslovacchia da parte della Russia, a questo processo ormai di allontanamento
spicca anche la figura di Giorgio Amendola.
Nello stesso periodo l’Italia divento teatro, alla pari di altre nazioni come Francia e USA, della rivolta
studentesca del sistema sociale e politico. La principale causa della rivolta fu la cattiva organizzazione del
sistema scolastico che non permetteva una volta terminati gli studi di intraprendere con facilità una carriera
lavorativa, ma a questo si andarono ad aggiungere altre motivazioni.
Il fenomeno in Italia era dunque figlio del ben più grande movimento denominato Movimento del
Sessantotto, già nel 66’ il fenomeno interessò l’Italia con la prima occupazione che interessò l’Università di
Trento e pian piano andò ad espandersi alle altre regione conoscendo una piccola pausa nella stesso anno
solo durante l’Alluvione di Firenze. Al malessere studentesco si andò ad aggiungere quello delle donne che
diedero vita al Movimento Femminista, e chiesero di ottenere parità di diritto, come già riportato dalla
Costituzione ma mai messo in pratica.
In quegli anni e nei successivi si andarono a formare diversi movimenti femministi ed si può attribuire allo
sforzo di questi la regolamentazione della Legge sull’Aborto e la Legge sul Divorzio.
Le proteste successivamente coinvolsero anche la classe operaia e contadina durando fino agli inizi degli
anni 70’ e lasciando terreno fertile a raccapriccianti movimenti di estrema sinistra, destra e terroristici.

DECADENZA, ANNI DI PIOMBO, TANGENTOPOLI, TRATTATIVA STATO MAFIA,


FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA(1968-1994)
Le elezioni del 68’ sancirono la netta sconfitta della maggioranza, e il PSI decise di non prendere parte al
governo limitandosi solo ad appoggiarlo rientrandoci nuovamente qualche mese dopo per poi uscirne di
nuovo. Vi rientrò in maniera definitiva solo nel 73’ ma il centro-sinistra ormai era indebolito. Questo
fenomeno di instabilità e incertezza caratterizzò tutti gli anni 70’ tant’è che i governi ricorsero più volte alle
elezioni anticipate, nel 72,76’ e 79’.
Nel paese ormai era diffuso il malessere specie per la nuova recessione che aumentò la disoccupazione e
l’inflazione e nel contempo a causa della guerra del Kippur tra Israele e Stati arabi, il prezzo del petrolio
aumentò alle stelle. A questo si andò ad aggiungere la perdita della fiducia nei politici e nei partiti causata
principalmente dal malaffare.
Infatti nel 74’ vennero alla luce l’erogazione di denaro ai partiti da parte delle aziende petrolifere in cambio
di favori e nel 76’ scoppio lo scandalo Lockeed che aveva versato tangenti ad uomini della maggioranza
governativa italiana. Nell’80’ addirittura venne a galla una grossa truffa ai danni dello Stato tra una
compagnia petrolifera e un ex comandante e un ex capo di stato maggiore della Guardia di Finanza.
Nel dicembre del 70’ stava per concretizzarsi un colpo di stato chiamato Golpe Borghese da suo ideatore
Junio Valerio Borghese fondatore del Fronte Nazionale, movimento di estrema destra. In questo fu
affiancato da diversi esponenti e militanti di estrema destra, dalla Mafia siciliana, dalla P2 e addirittura da
militari e membri dei corpi forestali. Fu però lo stesso Borghese a vanificare il tentativo, annullando
l’operazione mentre era in corso di svolgimento, causando l’arresto di 48 persone mentre egli si rifugiò in
Spagna dove morì nel 74’.
In questa situazione di instabilità politica economica e sociale trovò terreno fertile la crescita di
organizzazioni segrete di stampo terroristico come le Brigate Rosse che seguivano una corrente di estrema
sinistra ed insieme ad altre di estrema destra, neofasciste, insieme a funzionari dei servizi segreti deviati e
personaggi polico-economici di dubbia morale volevano rendere impossibile il funzionamento della
democrazia.
Il movimento nacque nel 70’ dopo una riunione avvenuta tra i militanti del cosi detto gruppo reggiano tra
cui il massimo esponente Alberto Franceschini, un gruppo proveniente dall’Università di Trento tra cui
Renato Curcio e Margherita Cagol, e quella di operai e impiegati delle fabbriche milanesi della Pirelli e
della Siemens. La nascita del movimento va a legarsi in maniera forte alla rivolta studentesca di quegli anni
ereditandone lo spirito dell’avventura e della protesta ma ovviamente discostandosi dal motivo per cui essa
nata e traducendola in un’azione violenta e concepita per ideali diversi da quello delle lotte studentesche di
quegli anni.
Tornando ad un paio di anni prima, la rivolta studentesca andò a legarsi a quella operaia con l’Autunno
caldo del 69’. Questo periodo corrispondeva alla fine dei contratti triennali degli operai sopratutto nel
settore metalmeccanico, così operai e sindacati manifestarono con scioperi e occupazioni sollevando così il
problema del lavoro e costringendo lo Stato a prendere atto della necessità di regolamentare l’occupazione.
Si deve proprio a questi eventi l’istituzione l’anno successivo dello Statuto dei Lavoratori.
Fu introdotto con la legge del 20 maggio 1970 e conteneva svariate clausole, inserite sopratutto analizzando
i vecchi difetti che si venivano a creare nei rapporti di lavoro, come ad esempio la libertà di pensiero
dell’operaio in quanto spesso questi venivano discriminati per un pensiero, una religione o addirittura per
l’etnia. In oltre vietava il datore di lavoro di assegnare a delle guardie la supervisione dell’operato del
lavoratore, il divieto di utilizzo di dispositivi audiovisivi per controllare il lavoratore e altre norme
riguardanti gli orari, i compensi, il licenziamento, limitazione ai controlli alla persona all’entrata e
all’uscita del luogo di lavoro, etc…
Negli anni successivi lo Statuto è stato soggetto a modifiche e referendum.
In questo periodo vi furono anche atti di estrema violenza come la bomba del dicembre 69’ fatta saltare
all’interno della Banca dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, causando la morte di 17 persone. I
primi indiziati furono i gruppi anarchici ma si scoprì che l’azione fu pianificata dai movimenti di estrema
destra e dai servizi segreti corrotti. Fu il preludio del periodo terroristico che caratterizzo l’Italia negli anni
successivi per mano dell’estrema destra, anni soprannominati Anni di piombo. Sempre per mano della
stessa, nel 70’, vi furono violente manifestazioni a Reggio Calabria a cui si andarono ad aggiungere altre in
differenti città italiani per mano di giovani militanti di estrema destra, e sempre in Calabria vi fu un
attentato a Gioia Tauro facendo deragliare un treno e causando la morte di 6 persone. Nel maggio del 72’ vi
fù un altro episodio a Gorizia denominato Strage di Peteano uccidendo 3 carabinieri attirati verso
un’automobile che risulto essere un’autobomba. L’anno seguente nel maggio del 73’ vi fu l’attentato alla
Questura di Milano causando 3 morti. Il periodo più feroce fu quello tra il 74’ e l’82’ quando vi furono i
peggiori atti terroristici. Nel maggio del 74’ vi fu la strage di Piazza della Loggia a Brescia causando la
morte di 8 persone e nell’agosto dello stesso anno la medesima sorte capitò a 12 persone che persero la vita
durante la Strage dell’Italicus in provincia di Bologna facendo esplodere il vagone di un treno. L’evento più
tragico di questi avvenne a Bologna il 2 agosto del 1980 (Strage di Bologna) quando i gruppi neofascisti,
con l’aiuto di criminalità organizzata e servizi segreti deviati, fecero esplodere una valigia nella stazione
centrale affollata di turisti causando la morte di 85 persone e centinaia di feriti.
Le Brigate rosse invece, fino al 76’, si limitarono ad un’azione di propaganda clandestina e a piccoli
sequestri di dirigenti d’azienda e ad episodio di irruzione nelle stesse per fini puramente simbolici. L’intento
era quello di raccogliere consensi e di creare un movimento estremista che desse un’alternativa ai partiti
esistenti in un contesto di forte instabilità che come visto in precedenza poteva sfociare addirittura in un
golpe. La prima azione nei confronti dello stato fu il rapimento del Sostituto procuratore Sossi nel 74’ che fu
condannato a morte dalle Brigate che però offrirono allo stato l’opzione di rilasciarlo in cambio della
liberazione di alcuni militanti precedentemente arrestati. Il procuratore generale di Genova Francesco Coco
non cedette al ricatto e sorprendentemente le brigate decisero di liberare lo stesso Sossi. Coco invece verrà
ucciso in un attentato 2 anni dopo nel 76’ diventando il primo magistrato ucciso negli anni di piombo.
Il primo omicidio delle Brigate avvenne nello stesso 74’ quando a seguito dell’assalto alla sede del
Movimento Sociale Italiano di Padova uccisero due militanti del partito. Nello stesso anno vennero arrestati
Curcio e Franceschini ma nonostante ciò, il movimento non si indebolì anzi dopo la riunione del gruppo che
riorganizzò l’assetto assunse maggior forza e ferocia sotto il controllo di Cagol e Moretti.
La principale operazione criminale del gruppo, però, si realizzò nel 78’ con il rapimento e l’assassinio di
Aldo Moro.
Il Caso Moro ebbe il suo inizio la mattina del 16 febbraio 1968, giorno della nomina del nuovo governo
guidato da Giulio Andreotti che stava per recarsi in Parlamento per riceve la fiducia, nel frattempo l’auto su
cui viaggiava Aldo Moro fu intercettata da un gruppo armato brigatista in Via Mario Fani durante il tragitto
per raggiungere la Camera dei Deputati, sequestrando il politico e uccidendo i 2 uomini della scorta.
L’episodio sconvolse l’intera nazione con negozi chiusi e scuole riunite in assemblee spontanee e gran
amarezza da parte delle istituzioni.
Moro, restò prigioniero per 55 giorni durante i quali le Brigate tentarono invano una negoziazione con lo
Stato chiedendo in cambio la liberazione dei militanti incarcerati, ma ciò non fu concesso e Moro fu
assassinato il 9 maggio del 78’ quando fu ritrovato morto in una traversa di Via delle Botteghe oscure a
Roma nel bagagliaio di una Renault 4, luogo molto vicino alle sedi della DC e del PCI.
La causa e gli effetti del rapimento e omicidio di Moro sono da ricercare in diversi fattori.
Dopo la morte di Togliatti e del suo successore Luigi Luongo, il PCI era controllato da Enrico
Berlingue(1922-1984). Egli era consapevole della delicata situazione politica di allora ma dall’altra
ottimista per la crescita dei consensi a favore del suo partito. Nel 76’ , dopo il successo nelle elezioni,offri
alla DC un patto per governare unitamente ai partiti del centro-sinistra.
Ciò avvenne proprio nel 78’ con la nascita del governo monocolore DC guidato da Giulio Andreotti (1919-
2013), Moro in questo fu favorevole gia dagli anni prima cessando l’opposizione con l’astensione PCI nel
76’ e successivamente con l’appoggio al Governo. Moro si stava recando alla Camera per assistere alla
nascita del Governo Andreotti.
Le Brigate ,seppur di estrema sinistra, odiavano il PCI definendolo un traditore degli ideale, lo stesso PCI è
stato fondamentale in quei mesi cruciali per la salvezza delle istituzioni rifiutando di trattare con i rapitori
ma dall’altra oltre a causare la morte di Moro, aumento il fenomeno del consociativismo, ovvero, gli accordi
stretti tra i partiti in maniera non proprio lecita per favorire scambi di favori reciproci a dimostrazione di
una morale politica che scendeva sempre più in basso e di cui il PCI ne fu parzialmente coinvolto.
Negli anni successivi le Brigate intensificarono i loro atti terroristici nei confronti di magistrati e forze
dell’ordine ma perdendo man mano la forza del periodo del Caso Moro in seguito a una serie di scissioni
negli anni tra il 79’ e l’80 e numerosi arresti dei militanti alcuni dei quali collaborarono allo
smantellamento dell’organizzazione sopratutto dopo l’istituzione della legge sui pentiti.
In questo periodo di terrorismo trovano terreno fertile ed espansione anche le maggiori organizzazioni
criminali italiane, che da una parte avevano assunto grossa importanza collaborando con altre
organizzazioni criminali straniere nel racket della droga e della prostituzione ad esempio, dll’altra grazie a
politici e funzionari di discutibile integrità morale, riuscirono ad allargare il proprio controllo a tutta
l’Italia e come riportato di seguito allargando il proprio giro d’affari a molteplici attività come lo
smaltimento illecito di rifiuti e gli appalti sulle opere pubbliche.
La Mafia in Sicilia era gia nei primi anni 80’ un vero e proprio anti-Stato. Essa spesso si sostituiva allo
Stato nell’organizzazione del territorio ed aveva facile accesso agli investimenti pubblici e agli appalti e
furono anche anni di efferati delitti ai danni di centinaia di uomini appartenenti ai gruppi siciliani di diverse
famiglie e a loro familiari, mogli di mafiosi e addirittura bambini uccisi, ma ciò non risparmiò uomini
politici e di legge come ad esempio l’omicidio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa avvenuto a Palermo
il 3 settembre del 1982 insieme alla povera moglie quando furono affiancati mentre si trovavano in
macchina e freddati a colpo di AK-47.
Il Generale Dalla Chiesa, nato nel 1920 in provincia di Cuneo, fu un Generale e un Prefetto e mise in campo
le sue doti gia nel 43’ quando appena laureatosi in giurisprudenza all’Università di Bari si arruolò al fianco
degli Alleati partecipando alla Resistenza Italiana. Negli anni successivi dal 47’ combattè il banditismo al
sud e già nel 66’ ricevette i primi incarichi per contrastare la Mafia in Sicilia. Nel 74’ gli fu affidato il
compito di contrastare le Brigate Rosse istituendo a Torino il Nucleo che catturò Franceschini e Curcio, fino
ad arrivare al maggio dell’82’ quando si insediò come Prefetto di Palermo, il 30 aprile giorno stesso
dell’omicidio di Pio Latorre, sindacalista italiano, ad opera della Mafia. Pochi mesi dopo riuscì a stilare
una mappa dettagliata del potere criminale in Sicilia arrivando a toccare funzionari e imprenditori
sopratutto del ramo edile. La forza investigativa di Dalla Chiesa lo portò anche a scoprire i legami tra
criminalità organizzata e logge massoniche specie la P2, di cui ancora oggi ci sono voci contrastanti su
un’eventuale adesione dello stesso alla massoneria per interesse personale o come infiltrato dello Stato.
Infatti i legami tra il mondo criminale e la politica trovano le loro radici già nei primi anni 70’ quando la
loggia massonica della P2 coinvolgeva ministri, uomini politici, funzionari pubblici, elementi di spicco delle
forze dell’ordine, finanzieri, giornalisti ed esponenti della stessa criminalità anche se spesso celati sotto la
veste dei cosidetti colletti bianchi.
La P2(Propaganda due) era una loggia appartenente alla Massoneria,associazione che si era affermata in
Europa già dal 1700 e che fondava i propri principi sulla fratellanza morale e accomunava persone con gli
stessi principi morali e non discriminava nessuno a parte le donne che non potevano prendergli parte,in
oltre era basato sul principio di iniziazione. La P2 aderì al Grande Oriente d’Italia, che era un’obbedienza
massonica nata a Milano nel 1805 e di cui fece parte anche Gioacchino Murat, fino al 1976 sotto la
conduzione di Lucio Gelli, lo stesso che condusse la loggia durante gli anni delle infiltrazioni criminali.
Infatti fu appurato successivamente che Gelli aveva partecipato al tentato colpo di stato del 70, che la P2
avesse collaborato alla strage dell’Italicus, oltre che vari affari illeciti organizzati in concorso con le
organizzazioni criminali. Il rinvenimento della lista dei membri tra cui spiccavano esponenti di rilevanza
nazionale come gia detto prima portò un terremoto tra le istituzioni, la politica, il giornalismo e
l’imprenditoria così nel 1982 fu l’emanata la legge che impose lo scioglimento della loggia, nel frattempo
Gelli fu condannato con varie accuse a suo carico.
Tornando alla politica, nel 79’ il PCI uscì dalla maggioranza dando inizio così a un declino del movimento
anche in conseguenza dalla crisi del comunismo nel mondo sancendo la fine del PCI nel 1989 con segretario
Achille Ochetto fondando il nuovo movimento del PDS (Partito Democratico di Sinistra) nella Svolta della
Bolognina.
Il PSI invece sembrava ritrovare smalto e si impose la nuova stella Bettino Craxi (24 feb 1934-19 gen 2000)
che fu nominato segretario del partito nel 1976 e diede una spinata decisiva verso una politica democratica
e anticomunista, con il benestare di Andreotti e Arnaldo Forlani. Gli stessi decisero di cedere a un laico la
conduzione del governo, dapprima a Giovanni Spadolini e successivamente allo stesso Craxi che rimase in
carica dal 1983 al 1987.
Craxi era figlio di un avvocato milanese antifascita e perseguitato dalla chiesa, già durante gli studi si
interessò di politica partecipando all’attività politica del Partito Socialista Italiano di cui fu segretario,
come detto dal 1976 al 1993.Qualche anno prima nel 68’ divenne deputato al Parlamento a seguito delle
preferenze avute nel collegio Milano-Pavia (23.000) e nel 72’ , in qualità di rappresentante del PSI oer gli
esteri, mostrò gia il suo interesse per la politica estera, come poi dimostrò negli anni della presidenza del
consiglio, stringendo forti legami con esponenti politici di rilevanza internazionale.
Sotto il suo comando il partito ebbe un ottima crescita consensuale come dimostrato dalle elezioni del 1983.
La società italiana in quegli anni viveva un continuo cambiamento ma non subì all’istante, lo fece solo nel
decennio successivo, la grossa propensione della società europea verso i movimenti di destra. Le ideologie e
gli ideali dei movimenti studenteschi degli anni precedenti, si erano assopiti e la società mostrava un
disinteresse verso la politica ed era attratta in maniera sempre più forte dal materialismo e dal consumismo
che andava diffondendosi sempre di più nelle famiglie.
Il giovane non era più il contestatore ma andarono ad affermarsi due tipologie ovvero gli yuppies,
ispirandosi agli americani, cioè i giovani che ambivano a diventare professionisti realizzati o i grandi
imprenditori, puntavano al lusso, guardavano con ammirazione al consumismo e alle esagerazioni e
dall’altra parte, gli emarginati cioè quei giovani non capaci di inserirsi nella nuova società e spesso
andavano incontro alla povertà o addirittura all’uso di droghe, caso che riguardò in larga parte gli
emarginati. Si stima che l’Italia negli anni 80’ abbia conosciuto una percentuale superiore di
tossicodipendenti rispetto agli Stati Uniti nonostante quest’ultima in quegli anni fosse interessata da grosse
importazioni, specie cocaina, dalle più o meno vicine località del centro e del sud America.
Le droghe, come l’eroina, si tramutarono anche in un veicolo del nuovo virus di AIDS che fu registrato per
la prima volta negli USA nell’81’, sebbene fosse già presente negli animali e in alcuni individui in Africa
anni prima,i tossici erano soliti utilizzare la stessa siringa tra di loro e trasmettendosi il virus in maniera
accidentale. Ovviamente, come sappiamo, il virus può trasmettersi anche in altri modi ma ciò era
semplicemente per riportare l’entità dei danni che la piaga della droga ha portato in Italia e nel mondo.
Dall’84’ vi fu una crescita economica esponenziale, che vide diminuire sempre di più l’inflazione ma
purtroppo non fu lo stesso per la disoccupazione che manteneva ancora percentuali piuttosto alte a causa
principalmente dell’innovazione tecnologica nelle aziende che toglieva lavoro alle persone.
Approfittando della ripresa economica, Craxi fino all’87’ e i democristiani fino al 92’, adoperarono ingenti
somme di denaro pubblico per le opere e per investimenti leciti e illeciti, si andò perdendo sempre più la
fiducia nelle istituzioni e nei partiti tant’è che nelle elezioni del 1987 vi fu per la prima volta l’elezione di un
deputato della Lega Lombarda , Umberto Bossi, celando l’inizio di un cambiamento che avvenne qualche
anno dopo.
La Lega Lombarda, dal 91’ Lega Nord, è un partito nato nel 1982 inizialmente con identità regionale e
autonomista fondato da Umberto Bossi (nato 1941) chiamato ‘’senatur’’ dai suoi sostenitori e dai suoi
collaboratori.
Il Partito voleva esaltare la forza economica della Lombardia puntando sopratutto all’indipendenza della
stessa dal resto d’Italia visto come ‘’parassita’’. La nascita del partito diede così continuità ad altri
movimenti minori indipendentisti padani.
Durante il suo governo, Craxi, dimostro ancora una volta le sue ottime doti e la sua sensibilità verso i
rapporti internazionali. Seppe difendere l’orgoglio dell’Italia nel mondo e si guadagnò il rispetto di Reagan,
Presidente americano, seppur continuando a mantenere i rapporti tra Usa e Italia seppe imporsi con
fermezza. Questo fa riferimento principalmente alle vicende della Crisi di Sigonella avvenuta nell’ottobre
del 1985 quando una nave da crociera italiana, l’Achille Lauro, venne dirottata da 4 terroristi palestinesi
con l’intento di chiedere la liberazione di loro 50 compagni catturati in Israele. Andreotti Ministro degli
affari esteri e Giovanni Spadolini Ministro della difesa si attivarono subito per intavolare una trattativa ma
anche lo stesso Craxi che interpellò il Ministro siriano Al-Asad e il Presidente palestinese Arafat.
L’Achille Lauro fu dapprima stazionata difronte le coste siriano e dopo alcuni giorni di trattative fu fatta
attraccare in Egitto a Porto Said dove i terroristi furono catturati dopo che gli era stata promessa la fuga
verso un altro paese arabo. Dopo la cattura si creo un forte tensione tra l’Italia che ne chiedeva
l’estradizione per far scontare la pena in un carcere italiano, l’Egitto che li aveva catturati materialmente e
intendeva giudicarli e gli Usa che non intendevano lasciare i terroristi nelle mani della giustizia egiziana
così avvertirono innanzitutto i paesi limitrofi all’Egitto, dove intendevano detenere i prigionieri, di non far
atterrare l’aereo con i terroristi che nel frattempo era partito. L’aereo a sua volta venne intercettato dai
caccia americani che dirottarono l’aereo nella base siciliana di Sigonella, Craxi fu avvertito ad operazione
gia in corso così mobilitò immediatamente i Carabinieri e i VAM(Vigilanza Aereonautica Militare), che
raggiunsero Sigonella e riuscirono a farsi consegnare i prigionieri dopo la telefonata tra Craxi e un irritato
Reagan per il comportamento dello stesso Craxi.
L’irruzione dei terroristi causò la morte di un passeggero della nave e la condanna degli stessi che
scontarono la pena in Italia.
L’evento causò dunque un raffreddamento dei rapporti tra Italia e Usa e al contempo una crisi di governo in
Italia in quanto Spadolini, filo-americano, chiese le dimissioni del governo. Crisi che rientrò in poco tempo
visto che la gestione del caso da parte di Craxi ebbe l’appoggio di molti, addirittura dei comunisti
all’opposizione. Rientrò anche la crisi internazionale dopo un incontro tra Reagan e lo stesso Craxi ma
dopo appena due mesi, proprio in virtù della rinnovata alleanza, l’Italia fu interessata dal terrorismo
palestinese quando nel dicembre dell’85’ , un commando di 4 terroristi attaccò l’Aereoporto di Fiumicino
uccidendo 13 persone.
Un evento che ebbe ripercussioni sulla politica energetica italiana fu il disastro nucleare di Chernobyl
dell’Aprile 1986 che porto già lo stesso Craxi a meditare sullo sfruttamento di questo tipo di energia, i
provvedimenti però furono adottati dai governi successivi, Goria, De Mita e Andreotti con il referendum del
87’ fino al 1990 quando furono chiuse tutte le centrali nucleari italiane.
Per quanto riguarda la politica interna, Craxi rivisitò i Patti Lateranenzi del 1929 con il Nuovo Concordato
detto Accordo di Villa Madama(18 feb1984) con il quale la Chiesa rinunciò ad alcuni benefici che
precedentemente erano stati concordati, come ad esempio l’obbligo di insegnamento della religione
all’interno della scuola, e l’abolizione del cattolicesimo come religione di stato.
Dall’87’, come già detto, il governo passò ai Democristiani dapprima per alcuni mesi a Fanfani, poi a
Goria fino all’88’, De Mita fino al 89’ e Andreotti fino al 92’.
Gli anni 80’ italiani dunque rappresentano il periodo di transizione tra la Prima Repubblica e la Seconda
Repubblica che iniziò dalle elezioni del 94’ di cui si parla in seguito.
Degli anni 80’ ricordiamo anche la figura del Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini
(25/09/1896-24/02/1990) in carica dal 78’ all’85’ e unico membro del PSI ad essere eletto.
Egli partecipò alla Campagna dell’Isonzo e finita la prima guerra mondiale aderì al partito socialista gia
dai tempi di Turati. Durante la 2a guerra mondiale, essendo antifascista, fu arrestato varie volte fino al 43’
quando fu liberato a seguito della disfatta del regime. Fu attivo durante la Resistenza e catturato dalle SS
riuscì ad evitare la condanna a morte evadendo dal carcere insieme a Saragat. Partecipò fin da subito alla
costruzione della nuova Repubblica venendo eletto deputato e successivamente Presidente della Camera
fino al 78’ quando divenne Presidente della Repubblica. Rappresenta ad oggi uno dei Presidenti della
Repubblica più amati, si schierò sempre contro le organizzazioni criminali, denunciò più volte le falle della
burocrazia italiana come nel caso del Terremoto dell’Irpinia dell’80’ e se ne ricorda con affetto e con
orgoglio di italianità la sua esultanza allo Stadio Santiago Bernabeu di Madrid a seguito della vittoria del
mondiale di calcio dell’82’.
In quegli anni iniziarono ad affiorare man mano i legami di Craxi con il malaffare, l’uso disinvolto di
denaro pubblico, del finanziamento di fondi illeciti ottenuti da privati(tangenti)per il bisogno dei politici e
dei partiti. L’epicentro del potere politico di Craxi era Milano, città del benessere e forte finanziariamente,
luogo dove il PSI si era radicato e riconosciuto.
La bomba scoppiò il 17 febbraio del 1992 con l’inizio di Tangentopoli detta anche Mani Pulite, quando il
Pubblico Ministero Antonio Di Pietro chiese e ottenne dal GIP il mandato di arresto per l’ing. Mario Chiesa
presidente del Pio Albergo Trivuzio e membro del PSI, in quanto colto in flagranza mentre insaccava una
tangente da un imprenditore monzese che lo aveva denunciato.
Craxi, in quel momento impegnato nella campagna elettorale, cercò di minimizzare l’evento giudicandolo
un caso isolato a un solo furbo, negando l’esistenza di un sistema corruttivo in Italia. Chiesa, che in un
primo tempo non collaborò, successivamente iniziò a farlo rivelando come il sistema delle tangenti fosse
molto esteso, tant’è che le indagini continuarono e si allargarono a nomi molto importanti della politica e
dell’industria coinvolgendo lo stesso Craxi che fu costretto a dimettersi da segretario del PSI nell’autunno
del 92’.
Altri membri del PSI e della DC furono coinvolti, si seppe l’esistenza di conti svizzeri, quindi le tangenti non
vennero utilizzate solo per finanziare i partiti ma spesso anche per uso personale da parte dei politici.
In questo scenario uscirono fuori successivamente anche legami con la mafia che addirittura progettava
l’assassinio di Di Pietro per fare un favore a un politico del nord, come testimoniato da alcuni pentiti.
Infatti come riportato successivamente, la Mafia era nel pieno dell’attività in quegli anni.
Tutto il pool ricevette minacce di morte in quel periodo, anche di stampo estremista come la Falange
Armata.
Il 5 marzo del 1993 il governo varò un decreto detto Decreto Conso che depenalizzava i reati derivanti dallo
sfruttamento di proventi illeciti, facendo gridare allo scandalo i componenti del pool di Mani pulite, i
cittadini e la stampa cosi costringendo il Presidente della Repubblica di allora Oscar Luigi Scalfaro a
rifiutare la firma del decreto, ritenuto incostituzionale.
Tornando indietro di un anno, proprio con l’inizio delle inchieste, il governo fu affidato a personalità
estranee alle vicende di Mani Pulite. Nacque così nel giugno del 92’ il Governo presieduto da Giovanni
Amato, e dal giugno 93’ fino al maggio 94’ quello presieduto da Carlo Azeglio Ciampi gia Governatore della
Banca D’Italia.
Tornando al 93’ le indagini si estesero addirittura alla Sanità coinvolgendo anche multinazionali come la
Bayer e smascherando non solo il sistema delle tangenti in quel settore ma anche un commercio criminoso
di sacche di sangue infetto da HIV e epatite, spicca l’arresto di Duilio Poggiolini direttore generale del
servizio sanitario nazionale e si scoprì addirittura militante della loggia della P2.
Nello stesso anno vennero colpite dallo scandalo numerose multinazionali come Eni e Fininvest l’holding
della famiglia Berlusconi, fu anche l’anno dei suicidi, infatti si tolsero la vita alcuni elementi implicati nelle
indagini come lo stesso presidente di Eni e l’imprenditore Raul Gardini , Presidente del gruppo Ferruzzi-
Montedison.
Le indagini andaro a toccare anche il PCI-PDS,oltre che ad altri esponenti dell’industria come un manager
della Fiat, la finanza con l’arresto di almeno 300 finanzieri corrotti, e la giustizia.
Verso la fine del 93’ e l’inizio del 94’ le indagini su Craxi diventarono sempre più stringenti, così per un
pericolo di fuga dello stesso gli fu revocato il passaporto, ma lo stesso Craxi percependo ormai l’imminente
chiusura dei giochi a suo sfavore era già scappato in Tunisia venendo dunque dichiarato latitante nel 95’.
Nel 94’ Berlusconi entrò in politica e vinse le elezioni come riportato in seguito, e il 13 giugno dello stesso
anno il governo emanò il Decreto Biondi, che prevedeva i domiciliari per gli indagati sui crimini di
corruzione escludendo però criminali, terroristi, sequestratori e personaggi implicati nel mondo della
droga. L’opinione pubblica accusò fortemente il governo in quanto il decreto fu votato nel giorno della
partita dei mondiali Italia-Bulgaria, utilizzata secondo l’opinione come distrazione.
Di Pietro ormai puntava ad arrivare in qualche modo a Silvio Berlusconi che fino a quel momento era stato
solo sfiorato dallo scandalo, dichiarandosi estraneo ai fatti anche quando come detto fu colpita la Fininvest,
ma lo stesso Di Pietro fu colpito da svariate accuse, da cui uscì poi innocente, che unite alle troppe pressioni
e minacce ricevute, lo costrinsero alle dimissioni nel dicembre del 94’ facendo naufragare le indagini.
Per quanto riguarda la posizione di Craxi invece, non cambiò e passò il resto dei suoi giorni da latitante in
Tunisia dove morì il 19 gennaiò del 2000.
I primi anni 90’ furono cruciali anche per la lotta alla Mafia ma fu anche la stagione degli attentati detta
Stagione Stragista (92’-93’) che comportando poi la Trattativa Stato-Mafia.
Nel 91’ il capo dei capi di Cosa Nostra, Salvatore Riina,decise di dare una sterzata decisiva al potere
criminale dell’organizzazione in Sicilia iniziando a colpire magistrati, forze dell’ordine e politici firmando
gli attentati a nome della Falange Armata.
Ciò fu alimentato quando le rivelazioni del pentito Buscetta furono ritenute attendibili che con il
Maxiprocesso confermò gli ergastoli ai danni dei criminali mafiosi arrestati.
Nel marzo del 92’ fu freddato il parlamentare siciliano Salvo Lima che come dichiarato da alcuni pentiti
aveva legami con l’organizzazione criminale, il mese dopo fu assassinato un Comandante dei Carabinieri.
Il 23 maggio 92’ avvenne la strage di Capaci dove venne ucciso il Giudice Giovanni Falcone, sua moglie e
la sua scorta oltre che ferendo alcuni sfortunati conducenti delle auto in transito in quel momento sul tratto
della A29 che fu fatto saltare in aria.
In conseguenza all’attentato il governo emanò nel giugno dello stesso anno il decreto che introdusse il 41-
bis ovvero il carcere duro per i detenuti di mafia.
Il 19 luglio del 92’ fu assassinato il Giudice Paolo Borsellino nell’attentato di Via D’Amelio a Roma insieme
alla sua scorta a causa di un’autobomba. Borsellino, infatti, fu colpito perché scoprì i legami tra la mafia e
gli appalti oltre che la vera e propria Trattativa tra lo Stato e la Mafia studiata per far finire le stragi in
cambio di favori alla stessa organizzazione criminale.
Ciò porto in conseguenza la conversione in legge del 41-bis condannando così circa 100 mafiosi al carcere
duro presso il penitenziario de l’Asinara, e l’impiego di circa 7000 militari sul suolo siciliano
Fu un periodo per fortuna non solo di attentati in quando alcuni furono sventati come quello ai danni di
Pietro Grasso e al giornalista Maurizio Costanzo, furono minacciati con lettere anonime o in altri modi
anche diversi esponenti politici come lo stesso Scalfato, il Papa e altri giornalisti.
I boss come Riina e Provenzano, si servivano dunque di membri dei servizi segreti deviati, della P2, di
generali, forze dell’ordine corrotti e politici locali per portare avanti le trattative. Ne è l’esempio come la
Mafia utilizzasse la politica locale per agganciare quella nazionale. Furono scoperti infatti il legami con il
Democristiano Vito Ciancimino, e il rappresentante del nuovo partito di Forza Italia, Marcello Dell’Ultri
che le cosche appoggiarono e tramite il quale puntavano ad instaurare un legame con Silvio Berlusconi.
Riina venne arrestato nel gennaio del 93’ e condannato al carcere duro dove tutt’ora si trova, cosi come
vennero condannati per associazione mafiosa Dell’Utri e Ciancimino, il coinvolgimento di quest’ultimo
detto la fine della DC nel 94’, insieme ad altri personaggi politici e istituzionali.
Fu appurata l’esistenza di un vero e proprio elenco con le richieste fatte da Cosa Nostra, denominato
Papello, tra le richieste vi era la revisione del Maxiprocesso e del 41-bis, riforma della legge sui pentiti,
arresti domiciliari per i condannati al 41-bis di età superiore ai 70 anni, l’arresto solo in flagranza di reato
e addirittura l’eliminazione delle accise sulla benzina per tutta la Sicilia.
Nel 94’ furono arrestati anche gli ideatori degli attentati ponendo fine al periodo delle stragi, le sentenze per
i vari imputati arrivarono negli anni successivi quando affiorarono anche diverse intercettazioni che
coinvolsero diversi politici, mafiosi e membri dei servizi segreti rimasti estranei fino ad allora ai fatti
avvenuti. Bernardo Provenzano invece fu arrestato nel 2006 ed è deceduto durante la sua detenzione al
carcere di Milano nel 2016. La mafia siciliana insieme ad altre criminalità organizzate è una piaga che
ancora oggi affligge tutta la nazione come certificato dalle indagini sostenute negli anni successivi dove si
sono continuati a registrare fenomeni di collaborazione tra le istituzioni e le mafie sia per quel che riguarda
gli appalti, sia per quel che riguarda lo smaltimento dei rifiuti sia di tipo industriale che civile.
Sul piano politico ritorniamo al 1993 quando fu indetto il Referendum, su iniziativa dell’ex democristiano
Mario Segni e del Partito Radicale, che aveva lo scopo di promuovere un sistema maggioritario a discapito
di quello in vigore dal 46’ di tipo proporzionale (Legge elettorale proporzionale→Legge elettorale
maggioritaria) con l’intento di migliorare l’efficienza della democrazia e limitare il potere dei partiti. Il
Referendum riguardo , oltre che la legge elettorale, anche altre tematiche come le Competenze delle USL,
Finanziamento pubblico dei partiti e l’abrogazione di altre leggi riguardanti i ministeri. Il 4 agosto dello
stesso anno fu introdotta la legge elettorale di tipo maggioritario alle elezioni per il Senato e per la Camera
con il Mattarellum, dal nome dei suo relatore Sergio Mattarella.
Il successo del referendum e la conversione della Legge elettorale in maggioritaria scaturì effetti ancor più
maggiori di quelli previsti dallo stesso Segni, sancendo la vittoria il 27 marzo del 1994 con le nuove elezioni
di partiti come la Lega Nord, l’Alleanza Nazionale e il MSI oltre che l’ascesa di Forza Italia di Silvio
Berlusconi.
Quest’ultimo evento sancì dunque la fine della Prima Repubblica e la nascita della Seconda Repubblica.

SECONDA REPUBBLICA ,UNIONE EUROPEA, GRANDE RECESSIONE(1994


Gli eventi di inizi anni novanta, la trattativa Stato-Mafia che aveva coinvolto addirittura Giulio Andreotti,
Mani Pulite che taglio fuori dalla vita politica politici del calibro di Craxi e la conversione della legge
elettorale in maggioritaria, possono definirsi le principali cause della nascita della Seconda Repubblica con
le elezioni del 27 marzo del 1994.
Proprio a pochi mesi delle elezioni Silvio Berlusconi entrò in politica fondando il partito Forza Italia che
voleva offrire un’alternativa al vecchio sistema pur contando tra le proprie fila esponenti appartenuti ad
altri partiti in passato. Si creò una coalizione con la Lega Nord di Umberto Bossi e con il MSI (Movimento
Sociale Italiano), dal 95’ assorbito dall’Alleanza Nazionale, di Gianfranco Fini.
Berlusconi, con la nascita del movimento e della coalizione, intendeva differenziare sempre più il movimento
di destra e di sinistra, difatti escludendo sin dal principio qualsiasi ipotesi di movimenti centristi.
I mesi precedenti alle elezioni furono molto tormentati sia per la sinistra, che vide coinvolti in alcune
indagini sia Occhetto che D’Alema, sia per la destra tra cui spiccava il nome di Dell’Utri che come visto in
precedenza successivamente venne accusato di associazione mafiosa.
La coalizione di destra vinse con il 42,85% di preferenze contro il 34,34% della sinistra.
Il 10 maggio del 1994 si insediò il primo Governo Berlusconi, che seppe guadagnarsi la fiducia degli
elettori dopo le vicende degli anni prima che avevano fatto perdere la fiducia nei politici.
A seguito della sconfitta, Achille Occhetto si dimise da segretario del PDS e al suo posto vi subentra
Massimo D’Alema.
Fu un governo molto fragile però, in quanto durò solo 7 mesi. Sin da subito infatti, la coalizione si dimostrò
poco solida e la Lega Nord attuò una mozione di sfiducia verso il governo sopratutto per la vicenda del
della Legge Finanziaria del 95’ sulle pensioni, da segnalare anche la vicenda del Decreto Biondi che non
giovò all’immagine del movimento, fu sostituito da un governo tecnico presieduto da Lamberto Dini.
Alle successive elezioni del 96 Berlusconi ripresentò la candidatura con la coalizione di destra Polo per la
Libertà che comprendeva proprio Forza Italia e Alleanza Nazionale escludendo la Lega Nord. La vittoria
però andò all’Ulivo, coalizione di sinistra appoggiata dal Partito di Rifondazione comunista, che rimase al
governo fino al 2001 e vi si avvicendarono alla sua guida per primo Romano Prodi fino al 98, Massimo
D’Alema fino al 2000 e Giuliano Amato fino al 2001.
Gli anni 90’, gia prima della nascita della Seconda Repubblica, furono anni cruciali per quanto riguarda
l’evoluzione dell’unità europea. Fu firmato infatti il 7 febbraio del 1992 la Stipula del Trattato di Maastricht
che riscrisse le regole economiche e politiche tra gli stati membri e definì i tre pilastri su cui si basa l’Unità
fondando definitivamente la UE( Unione Europea). In oltre fu programmato per gli anni successivi anche
l’entrata in vigore di un’unica moneta per gli stati membri dell’Unione che vi aderirono a partire dal 1
Gennaio del 1999 e che successivamente si allargò ad altri diventando effettiva il 1 gennaio del 2002 .
Consensualmente all’entrata in vigore dell’euro vi fu anche, nel 98’, la nascita della BCE (Banca Centrale
Europea) che fu incaricata dell’attuazione della nuova politica monetaria introducente l’Euro e di vigilanza
economica.
Nel 97’ fù attuata la Convenzione di Schengen che ,l’Italia aveva già firmato nel 1990,prevedeva la libera
circolazione dei cittadini tra i paesi membri e aderenti all’Unione Europea. In alcuni casi, specie per eventi
che potessero mettere in pericolo i cittadini o la sicurezza della Nazione, questo accordo sarebbe potuto
essere bloccato momentaneamente.
Negli anni 90’ vi fu anche un processo di privatizzazione di quei settori dove lo Stato italiano aveva una
forte partecipazione. Infatti vi fu la liberalizzazione del mercato dell’Energia con il Decreto Bersani del 99’,
quello del Gas con il Decreto Letta del 2000 fino ad arrivare al settore ferroviario.
Tornando alla politica, nel 98’ il PDS cambiò nuovamente denominazione in DS (Democratici di Sinistra)
con Walter Veltroni Segretario, mentre Antonio di Pietro, magistrato di Mani Pulite, fondò l’Italia dei Valori
che andò a sostenere la coalizione di sinistra nelle successive elezioni del 2001.
Berlusconi, sull’altro fronte politico, stava continuando a tener in vita e a rinforzare il movimento e nello
stesso anno organizzò il primo congresso di Forza Italia istituendo un vero e proprio comitato che vide
anche l’adesione di numerosi esponenti di altri partiti minori come ad esempio Roberto Formigoni.
I consensi verso il partito andarono crescendo come gia evidenziato nelle elezioni europee del 99’, fino ad
arrivare alle elezioni politiche del 2001 dove Forza Italia si presentò con la coalizione Casa delle Libertà
insieme ad Allenza Nazionale, Centro Cristiano Democrtico, Cristiani Democratici uniti, Partito
Repubblicano italiano, Nuovo PSI e il ritrovato alleato Lega Nord, sconfiggendo la coalizione di
sinistra,l’Ulivo, guidata da Francesco Rutelli.
Vi fu così la nascita del Governo Berlusconi II, il più longevo dello storia della Repubblica Italiana, fino al
2005 e fino al 2006 con il Governo Berlusconi III.
In questo periodo il Governo , apportò una modifica alle legge elettorale introducendo una simile a quella
precedente al 93’ di tipo proporzionale e regolamentando il voto degli italiani residenti all’estero con l
Legge Calderoli 2005, abolì l’imposta sulle successioni e sulle donazioni, revisione del sistema audiovisivo
con la Legge Gasparri 2004, abolizione del servizio militare obbligatorio Legge Martino 2004, inserimento
nel codice della strada della patente a punti e tanti altri.
Nel corso del suo governo però, la coalizione conobbe momenti ti tensione tra i partiti aderenti tant’è che
l’abbandono di alcuni di essi, dando vita al Berlusconi III, e la fiducia in calo da parte egli elettori ne
decretarono la sconfitta nelle successive Elezioni del 2006.
Vi fu infatti la vittoria della coalizione di centro-sinistra riunita da Romano Prodi che rimase in carica fino
al 2008 decretando la fine del governo a causa della sfiducia.
Berlusconi nel frattempo aveva sciolto il partito di Forza Italia che nel 2007 conflui nel nuovo partito del
Popolo delle Libertà che nelle successive elezioni del 2008, scalzò il centro sinistra in coalizione con la
Lega Nord e il Movimento per l’autonomia.
Nacque così il Governo Berlusconi IV che rimase in carica fino al 2011 in un periodo molto delicato a
livello mondiale.
La Grande Recessione, colpì tutto il mondo tra il 2007 e il 2013. Partì dagli Stati uniti a causa delle crisi del
mercato immobiliare e finanziario per poi abbracciare quasi tutti gli Stati del mondo ad eccezione di alcuni
come Cina e India, con costi di materie prime esorbitanti, crisi alimentare mondiale e conseguente crollo
delle borse. In Italia la crisi fu scatenata dall’aumento del debito pubblico in rapporto al PIL(che era in
crescita nel 2008 rispetto gli anni precedenti, la scarsa crescita economica e la poca credibilità dei governi
che fece sprofondare la fiducia nella politica. Negli anni successivi il PIL tocco addirittura il decremento del
5% nel 2009 e se in un primo tempo l’Italia riusci a rifinanziare il debito pubblico ilcontinuo aumento dello
stesso e la borsa in caduta libera costrinsero Piazza affri, in accordo con il Presidente della Repubblica e lo
stesso Berlusconi alle sue dimissioni dal governo nel novembre del 2011.
La politica venne scossa ulteriormente in quegli anni dalle indagini a carico di esponenti politici come
quelli a carico dello stesso Berlusconi.
Silvio Berlusconi gia all’epoca di Mani Pulite fu indagato per il coinvolgimento della sua Fininvest nelle
vicende giudiziarie ma come visto le indagini a suo carico andarono nel dimenticatoio. Stesso cosa fu
quando venne indagato per presunti legami con Cosa Nostra come evidenziato anche dalla condanna ai
danni di Dell’Utri, ma l’accusa ai danni di Berlusconi venne archiviata. Seguirono altre indagini
riguardanti tangenti e corruzione da cui uscì quasi sempre innocente. Gia in quegli anni, si creò un
dissenso verso il ‘’cavaliere’’ chiamato antiberlusconismo che aumentò poi con il conseguente
coinvolgimento dello stesso in uno scandalo sessuale nato nel 2008 a seguito delle segnalazioni dell’ex
moglie che si pose dei punti interrogativi sulla bellezza e la giovane età delle candidate nella lista del
partito e sulla pubblicazione di alcune foto che mostravano la presenza di giovani ragazza spesso in topless
nelle feste organizzate presso la dimora estiva in Sardegna del Premier.
A novembre del 2010, scoppia il cosidetto Caso Ruby, dal nome della ragazza di origine marocchina che
dichiarò di aver partecipato a queste feste in casa di Berlusconi ricevendo dei soldi in cambio di prestazioni
sessuali quando lei era addirittura minorenne insieme ad altre ragazze. Berlusconi venne condannato nel
2013 per concussione e prostituzione minorile ma assolto nel processo d’appello.
Una serie di scandali andò a colpire anche il partito della coalizione, la Lega Nord, gia indagata durante
Mani Pulite nel processo Enimont, nell’anno successivo 2012 venne implicato in un’indagine riguardante
delle tangenti intascate dal partito. Le indagini infatti portano a conoscenza dell’esistenza di conti svizzeri
riconducili appunto all’incasso delle tangenti, in oltre fu smantellata la rete dei rimborsi elettorali che
riguardò diversi politici. Lo stesso leader del movimento, Umberto Bossi, venne travolto dalla scandalo,
accertando l’appropriazione di denaro pubblico destinato al partito per scopi personali così rassegnò le
dimissioni da Presidente del partito che passò il testimone a Roberto Maroni.
Tornando all’organizzazione politica, dopo le dimissioni di Berlusconi fu istituito il Governo tecnico di
Mario Monti, che ebbe il severo compito di contrastare la crisi economica che aveva caratterizzato quegli
anni. A tal proposito nel 2011 fu emanato il Decreto Salva Italia, la Legge Fornero sulle pensioni..
Molte clausole riportate nei decreti furono oggetto di discussione come ad esempio per la Legge Fornero
che aumentò l’eta pensionabile da 60 a 65 anni.
Mario Monti si dimise nel dicembre del 2012, poco prima della fine della legislatura, si andò così verso le
elezioni politiche del febbraio 2013.
Silvio Berlusconi si ricandida con la sua colazione ottenendo la maggioranza di seggi al Senato, ai danni
della coalizione guidata da Bersani che ottenne la maggioranza dei seggi alla Camera dei Deputati
caratterizzando così uno stato di ingovernabilità. Fu incaricato così di formare un nuovo Governo Enrico
Letta che si insediò alla fine di aprile del 2013. In virtù delle elezioni vi fu anche per la prima volta
l’ingresso di deputati in Parlamento del Movimento 5 Stelle.
Il Movimento 5 Stelle fu fondato nel 2009 dal comico e attivista Beppe Grillo e dell’imprenditore
GianRoberto Casaleggio. Il movimento iniziò la sua attività ,principalmente via web, promuovendo
riflessioni sulla trasparenza della politica, puntando su una politica democratica di tipo diretto e non di
rappresentanza e si promuove come un movimento ne di destra ne di sinistra ne tanto meno come un vero e
proprio partito.
Fanno comparsa sulla scena politica Luigi Di Maio nominato vicepresidente della Camera (il più giovane
deputato della storia) e Roberto Fico eletto Presidente della Commissione Vigilanza Rai.
Per quanto riguarda il Governo Letta restò in piedi fino al febbraio del 2014, quando in seguito alle
dimissioni dello stesso Letta, il governo venne affidato a Matteo Renzi in quegli anni anche Segretario del
PD (Partito Democratico).
Il PD è un movimento di centro-sinistra nato nel 2007, con primo segretario Walter Veltroni dalla fusione
della DS (Democratici di Sinistra) di vari movimenti minori, assunse subito un ruolo di maggiore forza
politica durante il Governo Prodi II.
Il movimento intende promuovere l’azione comune, diffondere i principi europeisti e liberalisti,
condannando le discriminazioni e puntando all’uguaglianza.
Durante il Governo Renzi, si dimise dalla Presidenza Giorgio Napolitano e fu eletto Sergio Mattarella su
proposta di Renzi.
Sergio Mattarella nacque a Palermo nel 1941 figlio del ministro Bernardo Mattarella. Il fratello, Piersanti
Mattarella venne ucciso da Cosa Nostra nel 1980 a colpi di pistola durante un agguato per la sua campagna
contro la criminalità organizzata. Sergio entrò in politica nella DC nel 1983 fino alla fine del movimento nel
94’ per poi passare al Partito Popolare Italiano e successivamente alla Margherita e in fine al PD, dunque
nelle vesti di deputato dal 1983 al 2007. Dal 31 Gennaio del 2015 ricopre la carica di Presidente della
Repubblica, durante la quale ad oggi ha sinora conferito l’incarico a due governi, quello Gentiloni e quello
Conte.
Il Governo Gentiloni si è formato a seguito delle dimissioni di Matteo Renzi che nel dicembre del 2016 si
dimise a seguito della vittoria del No nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 che respinsi di fatti
la cosidetta Riforma Boschi-Renzi che prevedeva ad esempio la riduzione del numero dei parlamentari e il
contenimento dei costi per il funzionamento delle istituzioni. Gentiloni restò al governo fino al marzo 2018
quando ebbero luogo le Elezioni politiche .
Queste ultime sancirono probabilmente la fine del bipolarismo destra-sinistra e probabilmente anche della
Seconda Repubblica, infatti, videro il disfarsi del PD e riscosse grande successo la Lega Nord con a capo,
Matteo Salvini, e il M5S con Luigi Di Maio. Si creò dunque una crisi istituzionale che comportò il
conferimento della carica da parte di Mattarella a Giuseppe Conte giurista e docente, che così venne
incaricato di presiedere un governo di coalizione tra Lega nord e M5S.

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