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L’INCONTRO DI TEANO
Cavour era certo che né l'Austria, occupata a curarsi le ferite della sconfitta del 59, né l'Inghilterra si sarebbero intromesse nelle
questioni italiane; c'era solo l'eterno ostacolo rappresentato da Napoleone III, il quale temeva un attacco contro il papa. Cavour
allora cercò di far capire all'Imperatore che, se non voleva vedere l'instaurazione della Repubblica mazziniana, bisognava
permettere al Piemonte di fermare i garibaldini là dove erano. Napoleone si convinse e accantonò il timore di scontentare il partito
clericale. I disordini scoppiati in alcune città dello Stato Pontificio dettero il pretesto alle truppe di Vittorio Emanuele, di varcare i
confini e di occupare le Marche e l'Umbria. Intanto quanti erano rimasti dell'esercito borbonico, appoggiati dalla fortezza di Capua,
tentavano l'ultima riscossa sulle rive del Volturno, ma dopo due giorni di battaglia ci fu la capitolazione. Garibaldi, amareggiato
dall'intervento piemontese, che aveva tolto ai suoi volontari la gloria della conquista di Roma, si piegò davanti al proclama emanato
dal re ad Ancona, al momento di assumere il comando dell'esercito. Firmò il decreto per indire il plebiscito, che si svolse nei giorni
21 e 22 ottobre, dando larga maggioranza di voti per l'annessione al Piemonte. Il 26 ottobre, Garibaldi e Vittorio Emanuele
s'incontrarono vicino a Teano. Poi i due uomini si ritirarono per un colloquio delicato. Garibaldi doveva andarsene e voleva ottenere
per le sue camicie rosse l'immissione nell'esercito regolare, con lo stesso grado ricoperto durante la campagna. Gli venne
concesso, ma fu fatta una rigida selezione in base alle idee politiche, che essi professavano, e molti rimasero esclusi.
LA QUESTIONE ROMANA
Le polemiche del dopoguerra provocarono delusione e malcontento, di cui approfittarono i sostenitori del Partito d'Azione, che
voleva risolvere la Questione Romana con la forza. Nel 1867 i volontari si scontrarono con le truppe pontificie a Villa Glori. Nello
scontro morirono i fratelli Cairoli. Nel frattempo Garibaldi, sconfinava nel Lazio, ma i Francesi intervennero a difesa di Roma,
sconfiggendo le giubbe rosse. I rapporti tra Italia e Francia si incrinano. Napoleone III ritirò i suoi presidi da Roma solo dopo il
conflitto franco prussiano (1870), che lo vide perdente. La caduta dell'Impero francese, inoltre, liberava gli Italiani dagli accordi presi
con Napoleone III. Nel settembre 1870, Vittorio Emanuele II inviava una lettera al papa con intenzioni pacifiche; al rifiuto del
pontefice seguiva l'invasione delle truppe italiane all'interno dei confini pontifici e, dopo un breve scontro, il generale Cadorna
entrava a Roma attraverso la Breccia di Porta Pia (20 settembre 1870). Un mese dopo un plebiscito suggellava l'unione di Roma e
lo Stato Pontificio, all'Italia. Nel 1871 il Parlamento approvava la Legge delle Guarentigie, che rappresentavano delle garanzie da
parte dello Stato al papa, il quale le rifiutò con ostilità.
LA SINISTRA AL POTERE
Depretis collaborò sia con la Destra che con la Sinistra, attuando notevoli riforme. Da ricordare la Legge Coppino, sull'istruzione
elementare obbligatoria e gratuita, e la riforma elettorale che allargava il diritto al voto. Con la riforma fiscale, fu abolita l'imposta sul
macinato, nonostante le imposte continuassero a pesare sui ceti più deboli. Con il sistema del trasformismo, ossia concessioni che
il governo rilasciava in cambio di appoggio politico, Depretis riscosse ampie maggioranze parlamentari. Dunque, il potere della
Sinistra non rappresentò una trasformazione democratica dello Stato, ma la sostituzione di un altro predominio. Delusi, i
democratici ripiegavano su posizioni più avanzate, accrescendo il peso dell'Estrema Sinistra. Il popolo, ritenendosi
inadeguatamente rappresentato dal Parlamento, si esprimeva con rivolte e tumulti, che venivano repressi molto duramente.
POLITICA COLONIALE
Nel periodo del governo della Sinistra ha inizio la politica coloniale italiana. Nel 1882 l'Inghilterra occupò l'Egitto, chiedendo anche
all'Italia di prendere parte all'impresa, ma Depretis rifiutò. Nel 1885, però, occupò Massaua, sul Mar Rosso, per facilitare
l'occupazione del territorio verso l'interno, e bloccare l'avanzata degli Inglesi. Quando, nel 1881, la Francia occupò la Tunisia,
Depretis decise di uscire dall'isolamento in cui si trovava l'Italia, e stipulò il trattato della Triplice Alleanza (1882) con Austria e
Germania. Il trattato obbligava le potenze a difendersi a vicenda, nel caso in cui una di esse fosse attaccata. Ciò fu di rilevante
importanza per l'Italia, poiché occupò il posto di Grande Potenza nelle vicende internazionali. La politica coloniale fu ripresa da
Crispi.