Sei sulla pagina 1di 3

Classificazione dei vulcani

Il Vesuvio, a pochi chilometri da Napoli

Etna, cratere di sud-est (eruzione del 2006)


I vulcani possono essere classificati in base al tipo di apparato vulcanico esterno o al tipo di attività eruttiva:
entrambe le caratteristiche sono strettamente legate alla composizione del magma e della camera
magmatica (e quindi della lava che emettono). Tale classificazione è detta Classificazione
Lacroix dal geologo francese Alfred Lacroix che per primo la ideò.
In base al tipo di apparato vulcanico
Considerando il tipo di apparato vulcanico si hanno 4 tipi di vulcani: vulcani a scudo, vulcani a cono (o
stratovulcani), vulcani fissurali (o lineari) e vulcani sottomarini.
Vulcani a scudo
Un vulcano a scudo presenta fianchi con pendenza moderata, ed è costruito dall'eruzione di
lava basaltica fluida. La lava basaltica tende a costruire enormi coni a bassa pendenza, in quanto la sua
scarsa viscosità le consente di scorrere agevolmente sul terreno o sotto di esso, nei tubi di lava, fino ad
arrivare a molti km di distanza senza consistente raffreddamento. I maggiori vulcani del pianeta sono
vulcani a scudo. Il nome viene dalla geometria degli stessi, che li fa assomigliare a scudi appoggiati al
terreno.
Il più grande vulcano a scudo attivo è il Mauna Loa, nelle Hawaii; si eleva per 4169 m s.l.m., ma la sua
base è situata circa 5000 metri sotto il livello del mare, pertanto la sua altezza effettiva è di oltre 9000 metri.
Il suo diametro alla base è di circa 250 km, per una superficie complessiva di circa 5000 chilometri
quadrati.
Vulcani a cono o stratovulcani
Troviamo un vulcano a cono quando le lave sono acide. In questi casi il magma è molto viscoso e trova
difficoltà nel risalire, solidificando velocemente una volta fuori. Alle emissioni laviche si alternano emissioni
di piroclastiti, materiale solido che viene espulso e che, alternandosi con le colate, forma gli strati
dell'edificio. Eruzioni di questo tipo possono essere molto violente (come quella del Vesuvio che
seppellì Pompei ed Ercolano), poiché il magma tende ad ostruire il camino vulcanico creando un “tappo”;
solo quando le pressioni interne sono sufficienti a superare l'ostruzione, l'eruzione riprende (eruzione di tipo
vulcaniano), ma nei casi estremi ci può essere un'esplosione che può arrivare a distruggere l'intero vulcano
(eruzione di tipo peleano). Il vulcanismo di questo tipo è presente lungo il margine continentale delle fosse
o dei sistemi arco-fossa, dove il magma proviene dalla crosta e in cui le rocce sono di composizione più
esogena.
Vulcani fissurali o lineari
I vulcani fissurali sono la tipologia di vulcano che si forma lungo i margini divergenti, punti in cui due
placche tettoniche allontanandosi l'una dall'altra hanno creato delle fratture nella crosta terrestre.
L'accumulo di materiale eruttato lungo queste fessure crea il vulcano.
Data la loro natura, questi vulcani sono localizzati principalmente lungo le dorsali oceaniche e quindi le loro
eruzioni, seppur frequenti, passano inosservate vista la profondità marina a cui si trovano. Ci sono però
delle eccezioni, infatti alcuni di questi vulcani situati in superficie si possono osservare in Islanda e presso
la Rift Valley Africana e ciò è possibile perché questi due territori si trovano a cavallo fra diverse placche
tettoniche divergenti.

Vulcani sottomarini
Il quarto tipo di vulcano è il Vulcano sottomarino, spesso una singola spaccatura della crosta oceanica da
cui fuoriescono magma e gas. Questi sono i vulcani più diffusi del pianeta e, causando movimenti nella
crosta terrestre, hanno dato vita nel corso della storia geologica della Terra alle dorsali oceaniche. Inoltre
essi sono i creatori delle isole e arcipelaghi vulcanici. Vulcani di questo tipo, oltre che semplici spaccature
della crosta, possono essere sia vulcani a scudo sia vulcani a cono e possono eruttare in modo effusivo o
esplosivo.
In base al tipo di attività eruttiva
A grandi linee si possono distinguere vulcani rossi (caratterizzati da emissioni effusive in cui l'accumulo
delle colate laviche dona all'edificio vulcanico un aspetto "marrone-rossastro") e vulcani grigi (vulcani con
eruzioni di carattere esplosivo in cui l'accumulo di ceneri dona all'edificio vulcanico un aspetto grigio-nero).
[senza  fonte]

I tipi di eruzione esistente sono sette e sono stati classificati come segue:

1. hawaiano
2. islandese
3. stromboliano
4. vulcaniano
5. vesuviano
6. pliniano (o peleano)
7. grandi caldere
Tipo hawaiano
Le eruzioni non sono riconducibili alla tettonica, cioè non sono dovute a movimenti della placca quanto
piuttosto a dei fenomeni che vedono il magma risalire dai pennacchi caldi fino ai punti caldi; la sommità del
vulcano è occupata da una grande depressione chiamata caldera, limitata da ripide pareti a causa del
collasso del fondo. Altri collassi avvengono all'interno della caldera, creando una struttura a pozzo. La lava
è molto basica e perciò molto fluida; essa produce edifici vulcanici dalla tipica forma a "scudo", con
debolissime pendenze dei rilievi. Rappresentano quindi degli "sfogatoi" della pressione che la placca
esercita per gravità sul magma, interni alla placca, e non dei punti di saldatura tra placche diverse (come
sono invece i vulcani esplosivi); si immagini come banale esempio il budino mentre si solidifica: se poniamo
un peso sopra la pellicola solida, la parte sottostante ancora liquida tenderà sia a fuoriuscire sopra quella
già solida dai margini del contenitore (vulcani eruttivi) sia a rompere (dopo averla innalzata) in un punto più
debole e sottile la crosta al centro.
Tipo islandese
Sono chiamati anche vulcani fissurali poiché le eruzioni avvengono attraverso lunghe fenditure e non da un
cratere circolare. Le colate, alimentate da magmi basici ed ultrabasici, tendono a formare degli
altopiani basaltici (plateaux basaltici). Al termine di un'eruzione fissurale (o lineare), la fessura eruttiva può
sparire perché ricoperta dalla lava fuoriuscita e solidificata, fino a che non riappare alla successiva
eruzione. Gli esempi più caratteristici si trovano in Islanda, da cui la particolare denominazione del tipo; un
ottimo esempio di eruzione di vulcano islandese è quella del Laki del 1783, una delle più famose eruzioni
vulcaniche della storia europea.
Tipo stromboliano
Magmi basaltici molto viscosi danno luogo a un'attività duratura caratterizzata dalla emissione a intervalli
regolari di fontane e brandelli di lava, che raggiungono centinaia di metri d'altezza, e dal lancio di lapilli e
bombe vulcaniche. La ricaduta di questi prodotti crea coni di scorie dai fianchi abbastanza ripidi. Stromboli,
l'isola-vulcano dalla quale prende il nome questo tipo di attività effusiva, è in attività da due millenni, tanto
da essere nota, sin dai tempi delle prime civiltà, come il "faro del Mediterraneo".
Tipo vulcaniano
Vulcano (Isole Eolie)
Dal nome dell'isola di Vulcano nell'arcipelago delle Eolie. Sono eruzioni esplosive nel corso delle quali
vengono emesse bombe di lava e nuvole di gas cariche di ceneri. Le esplosioni possono produrre fratture,
la rottura del cratere e l'apertura di bocche laterali. Il termine "vulcaniana" fu attribuito a questo tipo di
eruzioni dal vulcanologo Orazio Silvestri[1].
Tipo vesuviano (o sub-peleano)

Museo Archeologico Nazionale di Napoli (inv. nr. 112286). Da Pompeii, Casa del Centenario (IX, 8, 3-6) -
Affresco del larario della casa, con Bacco in forma di grappolo d'uva, che versa del vino al suo animale
preferito, la pantera; in alto un festone con bende ed uccelli; in basso il serpente agatodemone genius loci,
indirizzato verso un altare cilindrico; il monte visibile è presumibilmente il Vesuvio per come appariva prima
dell'eruzione del 79 d.C., caratterizzato da una sola cima, e fittamente ricoperto di vegetazione, fra cui si
riconoscono filari di vitigni ai suoi piedi.
Dal nome del vulcano Vesuvio, è simile al tipo vulcaniano ma con la differenza che l'esplosione iniziale è
tremendamente violenta tanto da svuotare gran parte della camera magmatica: il magma allora risale dalle
zone profonde ad alte velocità fino ad uscire dal cratere e dissolversi in minuscole goccioline. Quando
questo tipo di eruzione raggiunge il suo aspetto più violento viene chiamata eruzione pliniana (in onore
di Plinio il Giovane che per primo ne descrisse lo svolgimento, nel 79 d.C.).
Tipo pliniano o peleano
Le eruzioni sono prodotte da magma molto viscoso. Si formano frequentemente nubi ardenti, formate da
gas e lava polverizzata. Sono eruzioni molto pericolose che si concludono generalmente con il collasso
parziale o totale dell'edificio vulcanico o con la fuoriuscita di un tappo di lava detto spina
vulcanica o duomo. In alcuni casi si verificano entrambi i fenomeni. Gli apparati vulcanici che manifestano
questo comportamento eruttivo sono caratterizzati dalla forma a cono. Queste eruzioni prendono il nome
da Plinio il vecchio che per primo descrisse questo tipo di eruzione osservando l'eruzione del Vesuvio del
79 d.C., che sommerse di ceneri Pompei ed Ercolano. Una variante dell'eruzione pliniana è la peleana: se
durante un'eruzione pliniana il corpo principale della nube ardente esce dal cratere sommitale e va verso
l'alto, durante un'eruzione peleana (che prende il nome dal vulcano La Pelée della Martinica), il vulcano
erutta non centralmente dal cratere ma lateralmente smembrando parte dell'edificio vulcanico. Tale
eruzione ha effetti devastanti concentrati nella direzione di eruzione della nube ardente principale che può
arrivare fino ad oltre 20. km dall'edificio vulcanico (come accaduto nel 1980 nell'eruzione del St. Helens).
Altre varianti dell'eruzione pliniana sono le eruzioni ultrapliniane (o krakatoane): questo tipo di eruzioni si
caratterizzano sia per avere un indice di esplosività ancora maggiore, che può arrivare a distruggere
completamente l'edificio vulcanico (ne sono un esempio il Krakatoa o il Santorini), sia soprattutto per le
enormi quantità di ceneri vulcaniche che vengono emesse. Le esplosioni di questo tipo, in base alla grande
quantità di cenere che rimane in sospensione in atmosfera, hanno ripercussioni più o meno grandi sul
clima mondiale negli anni successivi all'eruzione.
Grandi caldere ("supervulcani")[modifica | modifica wikitesto]
Pur non essendo riconosciuti come veri e propri vulcani, merita un discorso a parte il caso delle 7-8 grandi
caldere individuate sulla superficie terrestre. Tali strutture si caratterizzano per non avere un edificio
vulcanico quanto semmai una depressione di origine vulcanica, che ricopre un'area molto vasta, oltre i 10–
15 km quadrati. All'interno della caldera è possibile notare lo sviluppo di vari crateri più o meno formati. Non
è mai stata osservata un'eruzione di questo tipo di caldere (che hanno periodi di eruzione di centinaia di
migliaia di anni) ed oggi tali aree sono soggette solo a un vulcanismo di tipo secondario (geyser, fumarole,
sorgenti termali, ...). Gli esempi più noti di questo tipo di apparati sono il parco delle Yellowstone, i campi
Flegrei, il monte Aso, i Colli Albani, il lago Toba.

Potrebbero piacerti anche