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Etna
Stromboli
Vesuvio
Etna, Sicilia
LA GENESI DEL VULCANO
Come tutti i vulcani l'Etna si formato nel corso dei millenni con un processo di costruzione e distruzione iniziato intorno a 600.000 anni fa, nel Quaternario. Al suo posto si ritiene vi fosse un ampio golfo nel punto di contatto tra la zolla euroasiatica a nord e la zolla Africanaa sud, corrispondente alla catena dei monti Peloritani a settentrione e all'altopiano Ibleo a meridione. Fu proprio il colossale attrito tra le due zolle a dare origine alle prime eruzioni sottomarine di lava basaltica fluidissima con la nascita dei primi coni vulcanici, al centro del golfo primordiale detto pre-etneo. Si ritiene che tra 200.000 e 100 000 anni fa questi coni entrarono in una nuova fase di attivit eruttiva emettendo lave di altro tipo, alcalobasaltiche.
Le eruzioni stromboliane pi violente mai accadute in tempi storici risalgono al 1919 e al1930, ed entrambe furono causate da grandi infiltrazioni d'acqua marina nel camino vulcanico: il magma, a contatto con l'acqua, avrebbe causato violente esplosioni con grande emissione di vapori e scorie, accompagnate da violenti terremoti. Per la prima e finora unica volta nella storia del vulcano, delle colate laviche si riversarono anche al di fuori della Sciara del Fuoco, arrivando a lambire i centri abitati (Piscit fu sfiorata per appena 20 metri), causando ingenti danni e numerose vittime, e causando un piccolo tsunami che gener un'onda di 23 m che arriv a far danni fino a Capo Vaticano, in Calabria. I parossismi rappresentano le manifestazioni pi energetiche del vulcano di Stromboli; consistono in violente ed improvvise esplosioni "tipo cannonata" durante le quali avviene l'emissione sostenuta di scorie incandescenti, ceneri, bombe e blocchi litici a distanze considerevoli fino ad interessare le zone abitate dell'isola. Tali esplosioni possono produrre nubi convettive che raggiungono quote di 10 km. Durante i parossismi sono emessi volumi sensibilmente maggiori materiali rispetto alle eruzioni normali e a quelle maggiori e frequentemente possono avvenire profonde modificazioni dell'area craterica. L'ultimo evento parossistico avvenuto il 15 marzo 2007 all'interno dell'eruzione febbraio-aprile 2007.
Vulcano, Lipari
L'isola deve in effetti la sua esistenza alla fusione di alcuni vulcani di cui il pi grande ma spento il Vulcano della Fossa. Gli altri sono il Vulcanello (123 m) a nord; il meridionale Monte Aria (500 m), completamente inattivo, che forma un vasto altopiano costituito da lave, tufo e depositi alluvionali olocenici e il Monte Saraceno (481 m). Il principale vulcano, a occidente, sembra essersi formato dopo l'estinzione del vulcano meridionale; con lave molto acide, ha generato il monte detto Vulcano della Fossa (o Gran Cratere o Cono di Vulcano), alto 386 m, con pendici molto ripide, con a nord un cratere spento, detto Forgia Vecchia. A nord-ovest si trova una recente colata di ossidiana del 1771, detta le Pietre Cotte. Il cratere attivo situato alquanto spostato a nord-ovest.
Sebbene l'ultima eruzione sia avvenuta nel 1888 - 1890, il vulcano non ha mai cessato di dare prova della propria vitalit ed ancora oggi si osservano differenti fenomeni: fumarole, getti di vapore sia sulla cresta che sottomarini e la presenza di fanghi sulfurei dalle apprezzate propriet terapeutiche. A nord numerose fumarole continuano ad emettere acido borico, cloruro di ammonio, zolfo, che alimentano un complesso industriale per la produzione di zolfo. Data la tossicit dei gas emessi dalle fumarole, possibile avvicinarsi ad esse solamente se si accompagnati da guide autorizzate.
Vesuvio, Campania
Il periodo dell'attivit pi intenso fu durante la seconda met del XVIII secolo, con cicli della durata media di 10-15 anni; il meno prolifico, quello del 1872 - 1944, con due cicli della durata di 34 e 38 anni. Dopo l'eruzione del 1944, il Vesuvio cadde in uno stato di quiescenza che dura tuttora: in base ai cicli abituali, la ripresa dell'attivit eruttiva appare dunque fortemente in ritardo.
Stato attuale
Dopo l'eruzione del 1944, il Vesuvio in fase di quiescenza. Tale periodo di riposo, in base alla descrizione del ciclo sopra descritta, appare atipico, per cui la ripresa dell'attivit eruttiva pare fortemente in ritardo. Per questo, si ritiene che il Vesuvio sia uscito dal tipo di attivit studiato. Per qualche motivo ancora ignoto, il condotto (praticamente sempre aperto dal 1631) deve essersi ostruito in profondit, o devono essersi svuotate le "sacche" di magma che alimentavano l'attivit ciclica, per cui il vulcano tornato all'apparenza inerte, come doveva essere prima del 1631.