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C.

Pignocchino Feyles

PER RICORDARE
I FENOMENI VULCANICI

Il magma può solidificare in profondità (attività intrusiva),


dando origine ai plutoni, oppure risalire fino a raggiungere la superficie
(attività effusiva), dando origine ai fenomeni vulcanici, collegati
con la fuoriuscita di lave, gas e materiali solidi (materiali piroclastici).
Il magma si forma nelle regioni in cui agiscono forze endogene
che causano distensione o compressione oppure sprofondamento di ampie
porzioni di litosfera, dove si verifica un aumento di temperatura
o una diminuzione di pressione.
In base al tenore di silice, i magmi possono essere sialici,
femici o intermedi.
Le proprietà più importanti del magma sono la viscosità, il contenuto
di acqua e di gas. La viscosità dipende principalmente dal tenore di silice:
i magmi sialici sono più viscosi di quelli femici. Anche il contenuto in acqua
(in genere maggiore nei magmi sialici) influenza la viscosità del magma,
perché riduce la temperatura di fusione dei silicati,
mentre i gas ne influenzano la mobilità.

Il vulcano è una spaccatura della superficie terrestre da cui fuoriescono


lave, gas e piroclasti.
Si distinguono vulcani ad attività lineare e vulcani ad attività centrale.
Si parla di eruzioni lineari quando il magma fuoriesce da fratture
della crosta allungate e strette e la lava si espande formando ricoprimenti
(plateaux) di migliaia di kilometri quadrati.
Si parla di eruzioni centrali quando i materiali vengono eruttati
da un cratere intorno a cui si accresce un edificio vulcanico, detto cono.
Le manifestazioni conclusive dell’attività di un vulcano danno luogo
a fenomeni di vulcanesimo secondario, che comprendono la liberazione
dei gas o il riscaldamento delle acque del sottosuolo, con conseguente
emissione di gas e vapor d’acqua (fumarole, soffioni boraciferi, geyser).

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PER RICORDARE I FENOMENI VULCANICI

Il meccanismo eruttivo può essere effusivo o esplosivo


ed è condizionato dalla viscosità del magma e dalla percentuale di gas
e vapor d’acqua.
In genere il magma femico, più caldo e fluido, scorre liberamente
all’interno del condotto vulcanico, liberando in modo regolare i gas
che contiene (attività effusiva). Il magma sialico, meno caldo e più viscoso,
tende a solidificare all’interno del condotto vulcanico, formando un tappo,
che impedisce la fuoriuscita dei gas; quando la pressione dei gas vince il peso
dei materiali soprastanti, si ha un’esplosione (attività esplosiva).
Le eruzioni avvengono con modalità diverse e prendono il nome
del vulcano di cui sono tipiche.
In base alle caratteristiche dell’edificio vulcanico i vulcani
ad attività centrale possono essere a scudo, stratovulcani, coni di scorie.

I vulcani attivi sono geograficamente localizzati in lunghe e strette fasce


della superficie terrestre, corrispondenti: alle dorsali oceaniche,
agli archi di isole e ad alcuni margini continentali, alle fosse tettoniche,
ai rilievi di recente formazione che si estendono dall’Europa all’Asia.
Ogni fascia è caratterizzata dalla prevalenza di attività effusiva
o esplosiva.
Al di fuori delle fasce si collocano i punti caldi, vulcani isolati
che emettono lave basaltiche.

L’Italia, come tutta l’area mediterranea, è interessata da un’intensa


attività magmatica ed è possibile identificare 4 province magmatiche,
di cui 3 ancora attive. I principali vulcani attivi sono:
Vesuvio, Ischia e Campi Flegrei (provincia magmatica romana);
Stromboli, Vulcano e Lipari (provincia magmatica delle Eolie);
Etna (provincia magmatica siciliana).

La pericolosità di un vulcano è la probabilità che dia luogo a un’eruzione


distruttiva. Si valuta in base alla struttura e alle caratteristiche dell’attività
eruttiva del vulcano. Il rischio vulcanico dipende invece sia dalla pericolosità
sia dai danni che un’eruzione potrebbe causare, perciò il rischio
è direttamente legato al tipo di insediamento e di utilizzo del suolo
in prossimità del vulcano.

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