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C unità 2
Le rocce sono aggregati naturali di minerali, esse possono essere:
- Eterogenee, costituite da un miscuglio di minerali diversi
- Omogenee, ormate da minerali dello stesso tipo
Per classificare le rocce si possono usare diversi criteri, uno è il processo litogenico, ovvero il
processo che le ha originate
- Processo magmatico, ( superficie o profondità) solidificazione del magma, le rocce che si formano
si chiamano magmatiche o ignee
- Processo sedimentario, avviene in superficie, in condizioni di bassa pressione e temperatura. Le
rocce si formano con 3 diversi meccanismi:
• Deposito e accumulo di detriti trasportati dall’ acqua (rocce detritiche)
• Deposito è accumuli di prodotti dell’ attività di organismi viventi ( gusci e scheletri) (rocce
organogene)
• Precipitazione di minerali presenti in soluzione (rocce di ordine chimica)
- Processo metamorfico, trasformazione di rocce preesistenti, in seguito a variazioni di temperatura
e pressione
Il magma è un materiale naturale chimicamente complesso, nel quale allo stato fuso prevalgono i
silicati, sono presenti anche gas discoli e cristalli di sospensione
Le rocce ignee si possono classificare per 3 criteri:
- Condizione di solidificazione
- Il contenuto di silice
- La composizione mineralogica e chimica
Nelle intrusive, la solidificazione è lenta (milioni di anni) a causa della bassa conducibilità termica
delle rocce che circondano il magma, questo permette la formazione di reticoli cristallini,
normalmente tutti visibili, la struttura prende il nome di cristallina o granulare (es. granito). I minerali
si solidificano seguendo un ordine che dipende dal loro punto di fusione. I cristalli formati dai
minerali che si solidificano prima(es.olivina) avranno una forma regolare (cristalli idiomorfi), quelli
degli ultimi materiali a solidificarsi (es. quarzo) avranno una forma irregolare, ( cristalli allotrimorfi)
Nelle rocce effusive, la solidificazione è rapida perchè avviene quando il magma, affiora in
superficie, assumendo il nome di lava è si raffredda per il contatto con l’acqua e l’aria. Possono
avere una struttura vetrosa, avviene quando il raffreddamento è molto rapido, in cui gli atomi non
hanno il tempo di organizzarsi secondo strutture cristalline, una struttura microcristallina, i cristalli
hanno dimensioni molto piccole, visibili sonoro al microscopio, oppure una struttura purifica,
caratterizzata dalla presenza di crisalidi di piccole dimensioni visibili ad occhi nudo, chiamati
fenocristalli
Le rocce ipoabbisali, hanno una struttura porfirica ( la solidificazione avviene in due tempi, prima in
condizioni intrusive, in cui si formano macrocristalli e poi il magma non ancora solidificato viene
trascinato verso l’altro a riempire fratture e spaccature), aplitica (struttura granulare ma con cristalli di
piccole dimensioni) o pegmatititca ( si formano quando nel fuso residuo ci sono grandi quantità di
gas che creando delle bolle all’interno della roccia)
Per la composizione mineralogica e chimica si può ricorrere a due tipi di analisi, quella modale
( l’osservazione della roccia in sezioni, ricavando così la percentuale in volume dei minerali presenti)
questa però si può fare alle rocce intrusive. Nel caso di rocce effusive in cui i cristalli non sono
distinguibili al microscopio, si ricorre all’ analisi normativa, per mezzo della quale dalla composizione
chimica si ha una percentuale teorica del peso di ogni minerale.
Il magma si forma dalla fusione di parti di crosta e la parte superiore del mantello, la fusione
dipende dalla pressione, la temperatura e la presenza d’acqua .
- La pressione cresca all’ aumentar della profondità, è con l’aumentare della pressione si ha un
aumento della temperatura di fusione. Però quando la pressione litostatica diminuisce a causa di
una frattura, abbiamo una riduzione della temperatura di fusione genando così una massa
magmatica
- Un aumento di temperatura invece porta ad una fusione della roccia. Le masse magmatiche
caratterizzate da una densità minore rispetto alle rocce circostanti tenderanno a risalire
- La presenza di acque provenienti dalla superficie, abbassa a temperatura di fusione delle rocce
favorendo la formazione die magmi
Sez.C unità 3
Il magma può solidificarsi in modi diversi, lentamente all’intento della crosta, oppure rapidamente
ma in superficie (eruzione vulcanica).
Il magma che si solidifica in profondità, viene alla luce quando gli strati sovrastanti sono soggetti a
fenomeni erosivi.
All’ interno della corsa terreste, oltre i 10 km, non sono presenti cavità, quindi il magma per farsi
spazio deve inglobare blocchi di roccia sovrastanti, allargare le fratture o fondere le rocce incassanti,
i corpi magmatici consolidatosi all’ interno della roccia sono detti PLUTONI.
I Plutoni possono avere contorni netti o meno e diverse dimensioni. I Batoliti (formati da rocce
granitiche) sono i Plutoni più grandi, di composizione prevalentemente acida, si possono estendere
per centinaia di Km e formare nuclei di catene montuose ( asse delle cordigliere del continente
americano)
Il processo di formazione dei batolite potrebbe essere il fenomeno di ANATESSI( fusione) con la
successiva solidificazione delle masse granitiche. Però la viscosità del magma non permette la sua
risalita e perciò esso si solidifica nello stesso luogo in cui si è formato.
Alcuni copri Plutoni possono solidificarsi in prossimità della superficie, in modo concordante
(parallelo) oppure no, alla superficie. Si dividono in :
- Filoni-strato, concordanti con la superficie e inseriti tra gli strati delle rocce sedimentarie
(composizione basica)
- Laccoliti, simili ai primi ma hanno una forma convessa verso l’altro, marcano gli stati sovrastanti
assumono la forma a fungo
- Dicchi, discordanti rispetto alla superficie, tagliano trasversalmente gli strati di roccia
- Neck, assumono la forma a torre con finche molto ripidi
Il magma risale all’ interno della crosta con strutture simili a gocce, chiamate diapiri, i quali mentre
risalgono creano dei terremoti associati ai magmi, i tremori. Essi arrivati in prossimità della
superficie, ristagnano occupando uno spazio che prende il nome di camera magmatica. La camera è
collegata alla superficie da un camino o condotto vulcanico, che rappresenta la via attraverso la
quale avviene l’eruzione vulcanica. Il magma fuoriesce da uno struttura generata dall’ intersezione
tra il camino e la superficie, il cratere. Il magma che fuoriesce durante ‘eruzione prende il nome di
lava. Una funzione fondamentale la svolgono i gas presenti all’ interno del magma (CO2, HCl, SO2,
HH3) infatti quando aumenta la pressione dei gas, rispetto a quella delle rocce che nelle eruzioni
precedenti avevano formato un tappo al camino. Si ha la frammentazione delle rocce, una
diminuzione della pressione che grava sulla massa magmatica che rende più facile la liberazione dei
gas e la risalita del magma. I vulcani rimangono attivi fino a quando la camera vulcanica viene
alimentata dal basso. Le eruzione sono fenomeni ciclici. Le eruzioni hanno modalità differenti in base
alla composizione chimica del magma e dalla quantità di gas, da questi fattori dipenderà anche la
forma dell’ edificio vulcanico.
Edifici vulcanici:
- vulcani ad attività centrale, quando la colata avviene da un cratere, attorno al quale si forma un
edificio a cono
- Vulcani a scudo, dimensioni molto estese. Si formano da eruzioni molto lente e da magmi
basaltici. Un esempio sono i vulcani hawaiani
- Gli stratovulcani o vulcani composti, hanno una forma a cono simmetrico prodotta da un attività
sia effusiva che esplosiva. Lo sono l’Etna, il Vesuvio, lo Stromboli. La lava può fuoriuscire anche dai
fianchi del vulcano formando crateri avventizi o nuovi edifici vulcanici
- I coni di scorie, pendi molto ripidi e altezza ridotta (Paricutin in Messico),derivano da una attività
esplosiva e possono essere erosi facilmente
- I maar derivano da un vulcanismo esplosivo che. Non produce edificio a cono
- Duomi di lava, si formano quando la lava è acida, e non riesce a uscire dal cratere perchè molto
viscosa, solitamente si formano nelle fasi finali dell’ assertività del vulcano
- Caldere, sono strutture depresse a forma subcircolare, spesso sono occupate dai laghi, oppure da
sedimenti o lave. Sono di due tipi
• Caldere di sprofondamento, si forma quando l’entità dei prodotti espulsi è elevata e provoca
un collasso della parte sommiate dell’edificio versoio basso
• Caldere di esplosione, depressivi ad imbuto generate dalla violenza dell’ esplosione che
distrugge la sommità del cono
Nei vulcani ad attività lineare, il magma fuoriesce da fratture allungate e strette, il materiale quindi
non formerà un cono ma si distribuirà ai lati della frattura, formando i Plateaux, ovvero espandimenti
di lava pianeggianti. Essi si distinguono in basaltici e ignimbritici a seconda che il magma sia basico
o acido
La zona che circonda ai vulcani per la fertilità dei suoli è sempre stata abitata. I vulcanologi così
hanno individuato un rischio vulcanico, ovvero il valore atteso di perdite ( morti, feriti, danni alle
proprietà e le attività). Il rischio è dato dalla formula R= P x V x E
La P è la pericolosità, ovvero l probabilità che in quel’ area in un determinato periodi si verifichi
l’eruzione
La V è la vulnerabilità, ovvero la propensione a subire danni, di persone, edifici e attività ( è sempre
elevata)
La E è l’ Esposizione, il numero di individui e strutture a rischio ( molto importante, in Alaska
essendoci poche persone, il rischio risulta più basso)
In Italia il dipartimento di protezione svolge tre tipi di attività per ridurre il rischio vulcanico:
- Sorveglianza e previsione, la sorveglianza è condotta dall’ istituto nazionale di geofisica e
vulcanologia, essi monitorando le variazioni dei parametri fisico-chimici e la comparsa dei
fenomeni precursori (terremoti, rigonfiamenti dei fianchi dei vulcani)
- Prevenzione, attività di prevenzione sono gli studi di pericolosità (ricostruendo la storia del
vulcano), la pianificazione territoriale (per evitare la costruzioni di nuovi edifici in aree esposte), la
formulazione di piani di emergenza
- Difesa dalle eruzione e gestione delle emergenze, affidata al dipartimento di protezione civile,
interviene attraverso difesa passiva (evacuazioni) e attiva (deviando se possibile il flusso di lava)
(es. Etna nel 1983 il flusso venne deviato usando degli esplosivi)
Punto 9( breve riassunto, perchè non inserito nel programma ma svolto durante il quarto anno)
l’Italia si trova in una zona geografica particolarmente instabile dal punto di vista geologico. Per
questo presenta numerosi vulcani.
- Etna, in Sicilia, è il più altro vulcano d’ Europa. Un attività prevalentemente effusiva
- Stromboli, nell’ arcipelago delle Eolie, è in continua eruzione da 2000 anni. Attività di tipo
esplosivo ma a bassa intensità, le emissioni di gas avvengono circa ogni 20 giorni
- vulcano, è un vulcano eoliano, attività esplosiva, l’ultima eruzione risale al 1894, quindi la fase di
quiescenza va avanti da più di un secolo, questo lo rende molto pericoloso
- Vesuvio, attivo da almeno 25 000 anni, alterna eruzioni di tipo effusivo ad esplosivo. L’ultima
eruzione è avvenuta nel 1944
Sez.D unità 7
I terremoti sono manifestazioni superficiali dell’ azione di forze tettoniche che si sviluppano all’
interno della crosta terrestre. Secondo la teoria del rimbalzo elastico, le rocce della crosta hanno un
comportamento elastico, sottoposte a sforzi , accumulano energia fino a giungere ad un punto di
rottura, si ha la creazione di un piano di faglia, affinché scorrano tra di loro le faglie, gli sforzi interni
alla crosta devono vincere l’attrito tra le due parti rocciose. Quando la forza di attrito viene vinta,
l’energia accumulata viene liberata sotto forma di onde sismiche.
Il punto in cui le rocce si rompono è chiamato ipocentro, in superficie diventa epicentro
Possiamo quantificare l’energia liberata dall’ ipocentro per mezzo della scala della magnitudo o
scala Richter. Si misura l’ampiezza massima delle onde sismiche e si mette in relazione con un
ampiezza standard. L’ampiezza standard è quella generata da un terremoto a una distanza dal
sismografo di 100 km dall’ epicentro, con oscillazioni di 0,001 mm. La cala della magnitudo è
logaritmi, a un aumento di un unità corrisponde un aumento di un fattore 10 nell’ ampiezza del
momento di terreno. Non esiste un valore massimo o minimo.
L’intensità è invece la valutazione degli effetti prodotti da un sisma, è misurata con la scala MCS
( Mercalli- Cancani- sieberg). Ha un valore massimo di 12 gradi. È una scala puramente descrittiva,
(non è possibile stabilire l’intensità di un terremoto nel deserto), ma molto pratica per le opre di
prevenzione
I valori di intensità vengono usati per ottenere delle rappresentazioni cartografiche degli effetti del
terremoto. Le isosisme sono linee che individuano le fasce in cui il terremoto si è presentato con
uguale densità. L’isosisma più interna può anche non coincidere con l’epicentro ma rappresenta
l’area che ha subito più danni
Dato che non è possibile prevedere un terremoto possiamo cercare di limitare i danni, con opere di
prevenzione. Essa si può ottenere attraverso la costruzione di edifici antisismici (utilizzando il
cemento armato e il legno come materiale da costruzione. Utilizzare gli isolatori sismici, si basano
sullo stesso principio delle sospensioni delle macchine, vengono posti alle fondamenta dell’ edificio,
in modo tale che la trasmissione delle onde venga attutita) e educare la popolazione ( infatti bisogna
cercare riparo, chiudere gli interruttori, non bloccare le strade, non riversarsi sulle scale o in
ascensore, dirigersi quando la scossa è finita verso uno spazio aperto)
sez.D unità 8
Attraverso le onde sismiche possiamo studiare indirettamente i materiali che costituiscono l’interno
della terra.
Le onde s, quando passano da un materiale all’altro subiscono delle rifrazioni e riflessioni. Attraverso
i due fenomeni citati siamo stati in grado di individuare delle superfici di discontinuità, ovvero,
involucri sferici che separano strati rocciosi concentrici con diverse caratteristiche chimico-fisiche, in
cui la velocità e la direzione di propagazione delle onde cambia . Le discontinuità rilevate sono 3:
- Discontinuità di Mohorovicic o Moho, tra la crosta e il mantello, situata ad una profondità media
di 30 km
- Discontinuità di Gutenberg, separa il mantello dal nucleo esterno, rappresenta un limite chimico e
fisico (separa materiali diversi e stato solido e liquido), venne messa in evidenza dalla scoperta
delle zone d’ombra, ovvero zone in cui non si registrano onde P (tra i 103 e i 143 gradi) e onde S
dai 103 gradi dall’ epicentro, inoltre quando riappaiono le onde P sono rallentate, questo perchè
vi sono materiali liquidi all’interno della terra
- Discontinuità di Lehmann, separa il nucleo esterno( liq) da quello interno (solido), situata a 5170
km di profondità
I modelli relativi ala struttura interna differiscono a seconda che si prendano in considerazione criteri
chimici-mineralogici o le proprietà meccaniche dei materiali.
In base alle caratteristiche chimiche e mineralogiche la terra si suddivisa in tre gusci concentrici:
- crosta, essa si divide in crosta terrestre e crosta oceanica, la crosta continentale è più spessa della
continentale, inoltre la crosta oceanica ha una densità maggiore
- Mantello, costituisce l’83% del volume terrestre, è costituito da rocce ultrabasiche, come l’olivina
e i pirosseni. All’ interno del mantello vi sono discontinuità minori. Il mantello è diviso in:
• Mantello superiore , densità di 3,3 g/cm^3 (fino a 700km)
• Mantello inferiore, densità fino a 5,6 g/cm^3 (dai 700 ai 2900 km)
- Nucleo , ha un raggio di 3500km, è formato da una lega di ferro e nichel con piccole quantità di
Si, K,S,Mg. Il nucleo è diviso dalla discontinuità di Lehmann in:
• Nucleo esterno, allo stato liquido
• Nucleo interno, allo stato solido
Un ruolo fondamentale nelle dinamiche del nostro pianeta la svolge la forza di gravità. I cui valori si
misurano con i gravimetri, però alcune volte i valori non rispettano quelli teorici che dipendono dalla
latitudine e altitudine. Quando i valori reali non rispettano quelli teorici si hanno delle anomalie
gravitazionali, prodotte da una variazione di densità nel sottosuolo (presenza di giacimenti
petroliferi) oppure da squilibri gravitazionali prodotti dai movimenti verticali della crosta.
Infatti possiamo immaginare la crosta terreste come formata da numerosi blocchi, di spessore
diverso. L’isostasia è la tendenza dei blocchi a stabilire una condizione di equilibrio gravitazionale.
L’equilibrio viene raggiunto con movimenti verticali e continue variazioni della Moho.
Il concetto venne introdotto dopo delle misurazioni con il filo di piombo sulla catena dell’ Himalaya.
Il filo doveva essere essere deviato a causa della maggiore forza attrattiva presente sulle catene
montuose, la devozione reale non rispetto quella teorica, ammettendo che la crosta avesse sempre
la stesa profondità. Si formarono due ipotesi:
Ipotesi di Pratt, le catene montuose sono formate da materiali con densità minore
Ipotesi di Airy, il blocco continentale analizzato ava radici più profonde rispetto agli adiacenti
Un esempio di compensazione isostatica è quello dell penisola scandinava, venne riaperta da 2/3
km di ghiaccio però con lo scioglimento dei ghiacciai, la penisola si sta rialzando
La terra perde continuamente calore. Il flusso di calore, è la quantità di calore emesso nell’unità di
tempo per ogni unità di superficie. Il calore della terra ha una natura duplice:
- una parte è il residuo di quello prodotto dalla formazione della terra 5,5 miliardi di anni fa, ma il
flusso emesso è troppo elevato, (perchè essendo le rocce cattivi conduttrici il calore situato a 400
km di profondità per risalire impiegherebbe 5 miliardi di anni )
- La maggior parte del calore invece proviene dal decadimento di elementi radioattivi. Per
raggiungere la stabilità i nuclei degli isotopi liberano particelle ed energia trasformandosi in altri
isotopo.
il flusso di calore è dato dal trasferimento di calore da zone più calde a più fredde.
Il calore si propaga in 3 modi (conduzione, redazione e convezione). Il primo non è compatibile con
la terra, perchè le rocce sono cattive conduttrici, quindi i tempi per disperdere il calore sarebbero
lunghissimi. Anche attraverso le radiazioni, ovvero emissioni di luce, l’origine del flusso è poco
probabile perchè i materiali all’ interno della terra sono opachi. L’unico metodo compatibili è quello
della convezione. Anche se le rocce sono solide, quando vengono sottoposti a sforzi prolungati e a
temperature elevate si comportano come un liquidi, esse scorrono come un fluido in celle convettive
(influenzano i movimenti della litosfera e i fenomeni di vulcanismo e terremoti).
la temperatura all’ interno della crosta terrestre aumenta di circa 30 gradi ogni km , detto gradiente
geotermico ( aumento della temperatura in funzione della profondità)
Il grado geotermico invece è l’intervallo di profondità per il quale si misura un aumento di 1 C,
ovvero di circa 33 m.
‘Aumento di temperatura però non è costante, altrimenti il materiale sarebbe già fuso nel mantello.
Per questo i geofisici hanno creato una curva che mette in relazione l’aumento della temperatura e
la profondità, chiamata geoterma
La temperatura al centro della terra è di 4300 C
Lo scienziato William Gilbert affermò nel 1600 che la terra è un enorme magnete sferico che
genera un campo di forze che orienta l’ago della bussola in direzione nord-sud. Le linee di forza
del campo magnetico vennero descritto nella prima metà dell’800 da Gauss, l’andamento si può
spiegare ipotizzando l’esistenza di un dipolo magnetico inclinato di 11°30’ rispetto all’asse di
rotazione. I materiali magnetici si sistemano parallelamente alle linee di forza del campo. Per
determinare e definire in ogni punto il campo magnetico si chiedono 3 parametri: intensità,
declinazione e inclinazione magnetica.
• L’intensità si misura con i magnetometri, e si esprime in Gauss, in media è di 0,5 G aumenta
verso i poli e diminuisce all’ equatore
• La declinazione magnetica è l’angolo formato tra il polo nord magnetico e il polo Nord
geografico, ad altitudini maggiori aumenta, sarebbe di zero gradi se i due poli coincidessero.
• L’inclinazione magnetica si misura con bussole speciali, dove l’ago può ruotare in un piano
verticale, disponendosi tangente alle line di forza del campo, ai poli esso sarà verticale
(90gradi) alla superficie terrestre, mentre all’equatore parallelo alla superficie (0gradi)
L’ipotesi che esita una barra magnetica all’ interno della terra non è plausibile, tutti i materiali
possiedono una temperatura limite, il punto di Curie, dopo il quale perdono le loro caratteristiche
magnetiche. L’origine del c.m.t può essere spiegata con l’utilizzo della dinamo ad autoeccitazione,
si basa sul presupposto che all’interno della terra esista del materiale conduttore in movimento (è
costituita da un disco metallico e una spira, a contatto con delle spazzole. Se il disco di materiale
elettricamente conduttivo, ruota in un campo magnetico originario, perpendicolare al disco stesso,
si induce in esso una corrente elettrica che, attraverso le spazzole, passa nella spira amplificando il
campo magnetico, innescando un meccanismo che si autosostiene). Affinché la dinamo funzioni
deve esistere un campo magnetico iniziale. Si ritiene che esso sia prodotto da correnti elettriche
spontanee o causali generate tra il nucleo e il mantello, a causa di una diversa conduttività dei
materiali, oppure esso è prodotto dall’interazione della Terra con altri campi magnetici casuali,
probabilmente di origine solare
Sez.E unità 1
Fino alla metà dell 800 vi era l’idea che la terra fosse soggetta solo a movimenti verticali ( causati da
fenomeni isostatici) e le teorie fissiste non prevedevano movimenti orizzontali. Il modello dominante
era quello di una terra in contrazione a ancora in via di raffreddamento, nella quale i materiali
andavano stratificandosi in base alla loro densità, creando diversi strati:
il SIAL ( più superficiale formato da rocce granitiche e metamorfiche, silicati e alluminio)
il SIMA( rocce basiche, silicati e magnesio)
l’OSOL (ossidi e solfuri),
il NIFE ( nichel e ferro, corrispondente con il nucleo).
Le catene montuose si sono formate dalla contrazione del SIAL. I movimenti verticali sono ammessi
e il sollevamento e lo sprofondamento di parti continentali
I problemi di questa teoria sono sostanzialmente tre:
- Se le montagne derivano da una contrazione del Sial, perché esse non sono omogenee
- Per la creazione di montagne elevate, la terra avrebbe dovuto raffreddarsi da una temperatura
molto elevata, in disaccordo con gli studi sul calore
- ultimo punto le masse continentali più leggere dovrebbero galleggiare e non sprofondare come
detto dalla teoria, quindi la spiegazione della creazione degli oceani non è soddisfacente.
Nel 1912 Alfred Wegener espose la teoria della deriva dei continenti, ipotizzo 300 milioni di anni fa
l’esistenza di un supercontinente chiamato Pangea, circondato da un unico oceano la Panthalassa. Il
supercontinente poteva essere diviso in una parte settentrionale LAURASIA e una meridionale
GONDWANA , divise da un golfo, il TETIDE.
I continenti, formati dal Sial, si separarono andando alla deriva sul Sima, come un iceberg nell’
acqua. Le prove che sostengono questa teoria sono:
- PROVA GEOLOGICA, se potessimo spostare le piattaforme continentali ( cioè il proseguimento
della crosta continentale al di sotto del livello del mare) come frammenti di un puzzle essi
coinciderebbero .
- PROVA PALEOLONTOLOGICA, vi sono delle somiglianze di flora e fauna in zone adesso lontane.
- PROVE PALEOCLIMATICHE, la formazione di rocce sedimentarie può essere indice di
determinate condizioni climatiche, alcune rocce tipiche di un clima freddo però sono state
rinvenute in Sud America. Per giustificare questo bisogna ammettere che i continenti non si
trovavano allo stesso punto di oggi, oppure una totale glaciazione dell’ emisfero sud e una
situazione tropicale a nord, questo però non è difficile da ammettere, è più plausibile che i
continenti australiano e Sud America si trovassero nella stessa regione e dopo si fossero separati
- PROVE GEOFISICHE ipotizzo che i continenti potessero spostarsi anche lateralmente oltre che
verticalmente, tali spostamenti avrebbero dato origine alle catene montuose.
Wegener riuscì a dimostrare la formazione degli oceani( le masse continentali si sperano andando
alla deriva formandoli),le catene montuose( si formano dallo scontro di continenti o in seguito al
sollevamento del sial, che si accartoccia a causa dell’ attrito del continente sul Sima)
Non ebbe credito perchè non era un geologo, inoltre non riusciva a spiegare perchè la Pangea si
fosse divisa , egli ipotizzava che fosse avvenuta per forze gravitazionali, maree terrestri e
rigonfiamenti crostali ma queste erano insufficienti per muovere masse così grandi. La sua teoria ha
contribuito a intaccare le convinzioni fissate e a posto le basi per la teoria della tettonica a placche.
La prima ricerca oceanografica avvenne nella seconda metà dell’800, una nave la H.M.S. Challenger,
solco gli oceani prelevando dai fondali dei campioni, pubblicando delle ricerche biologiche, fisiche
e e chimiche. La svolta si ebbe nel secondo dopo guerra con l’utilizzo del sonar, per studiare la
morfologia dei fondali oceanici, vengono inviate delle onde sonore che vengono riflesse dagli
ostacoli e in base al tempo di riflessione si calcola la distanza dell’ostacolo.
Attraverso lo studio dei minerali presenti nelle rocce è possibile ricostruire il campo magnetico
terrestre. I cristalli dei minerali, se sottoposti, in una lava in via di solidificazione, a un campo
magnetico esterno acquistano una magnetizzazione termorimanente, orientandosi verso la direzione
del c.m.t. di quel momento. Lo studio effettuato invece sulle rocce sedimentari, durante la
precipitazione del sedimento nel mezzo acquoso prima delle decomposizione è detta
magnetizzazione detritica residua.
Studiando le rocce ignee si può determinare l’intensità, la declinazione e l’inclinazione del c.m.t.,
dalle rocce sedimentarie solo la declinazione, poiché depositandosi i minerali possono subire una
magnetizzazione indotta anche dopo. Si può determinare in entrambi i casi la latitudine a cui si
trovava la roccia al momento della formazione ma non la longitudine.
Si è scoperto che rocce di età diverse ma della stessa zona geografica presentano un orientamento
magnetico diverso, questo dimostra che il polo nord è cambiato nel tempo. Rocce dello stesso
periodo ma di zone diverse presenta anche esse un orientamento diverso come se nello stesso
periodo fossero esistiti sulla terra diversi poli nord magnetici, si è notato però che con il decrescere
dell’età delle rocce i poli magnetici convergono verso quello attuale. L’avere poli magnetici differenti
è dovuto alla deriva dei continenti, e attraverso i loro dati è possibile ricostruire gli spostamenti dei
continenti sia prima che dopo la divisione della Pangea. Negli anni 60 con degli studi si è capito che
nel nostro pianeta la polarità si invertita nel corso del tempo di 180°.
Quindi nella storia il pianeta ha avuto i poli magnetici coincidenti con quelli attuali ( polarità
normale) oppure invertiti (polarità inversa). Si definiscono epoche (formate da più eventi)normali o
inverse i periodi in un cui vi è stata una prevalenza di epoche di campo normale o inverso, quindi in
un epoca normale può esistere un breve evento di polarità inversa.
La prova decisiva che conferma l’espansione dei fondali fu la scoperta di anomalie magnetiche
ovvero la differenza tra l’intensità del c.m.t e la misura reale. Quando il valore registrato è maggiore
di quello teorico vi è un anomalia positiva, in caso contrario un anomalia negativa. Nei continenti le
anomali hanno una distribuzione causale, ma nel 1961 lungo la costa occidentale del nord America
si individuarono per la prima volta delle anomalie disposto a bande regolari parallele simmetriche
rispetto alla dorsale. I valori si alternavano tra loro da postivi a negativi.
Si è capito che le rocce causa di queste anomalie sono i basalti (interposti tra i gabbri, troppo
profondi e le rocce sedimentarie )
Nel 1863 Vine e Matthews, ipotizzano che in corrispondenze dell’asse delle dorsali viene generata
nuova crosta oceanica, il processo continuo genera delle bande di rocce simmetriche rispetto alla
dorsale, se il c.m.t. subisce delle variazioni, queste avranno una magnetizzazione diversa.
Le dorsali sono catene montuose che si estendono per circa 80 000 km sui fondali degli oceani. Una
tipica dorsale è caratterizzata da una depressione allungata lungo l’asse longitudinale che prende il
nome di RIFT VALLEY (o fossa tettonica), una struttura delimitata da pareti verticali che si raccordo
verso l’esterno con rilievi e altopiani. La rift Valley è caratterizzata da un valore molto alto di flusso di
calore ed è sede di un intensa attività sismica e vulcanica.
La rift Valley non è continua ma è spezzettata in segmenti di varie dimensioni, dislocati da faglie
verticali e perpendicoli all’asse della dorsale. La maggior parte di esse non continua fino al
continente e sono dette FAGLIE TRASFORMI. Esse non si comportano in modo omogeneo, se così
fosse i due tronconi dovrebbero avvicinarsi, il movimento dei due lati della faglia è invece opposto.
Lungo questo tratto si generano dei terremoti. Nei tratti lontani il senso di movimento dei lati
diventa concorde.
I carotaggi eseguiti sui sedimenti dei fondali oceanici hanno mostrato che l’età della crosta oceanica
aumenta con la distanza dalla dorsale. L’età dei fondali oceanici non risulta mai maggiore di 190
milioni di anni.
Sez.E Unità 2
La teoria dell deriva dei continenti rintrodusse per la prima volta l’idea della Pangea e del
movimento orizzontale ma i continenti non vanno alla deriva e anche la teoria dell’ espansione dei
fondali di Hess non riusciva a spiegare i fenomeni endogeni e esogeni conosciuti.
La teoria della tettonica a placche è stata esposta in alcuni articoli pubblicati tra il 1967 e il 1968,
collega tutti i fenomeni geologici che riguardano la dinamica della litosfera e terrestre in generale
L’idea fondamentale alla base è che l’involucro più esterno della terra, sia suddiviso placche,
incastrate tra loro come fossero tessere di un puzzle. Le zone sismiche sono localizzate lungo i
bordi delle placche, che sono detti margini di placca e sono di 3 tipi:
- MARGINI COSTRUTTIVI O DIVERGENTI: le placche a contatto si allontanano, formando delle
fratture, in queste Zone si registrano terremoti con ipocentri poco profondi e attività vulcanica. I
magmi basici in risalita dal mantello formano muovano crosta oceanica e per questo sono detti
costruttivi.
- MARGINI CONVERGENTI O DISTRUTTIVI, le placche premono una contro l’altra , provocando la
subduzione (scivolamento verso il basso) della placca più densa, che si immerge lungo un
piano inclinato (PINAO DI BENJOFF) sprofondando nel mantello. l’attrito generato tra le due
placche prova terremoti di intensità elevata. Si verifica la distruzione della crosta oceanica ,
l’evoluzione del fenomeno porta alla creazione di catene montuose
- MARGINI CONSERVATIVI, non si ha ne la distruzione, ne la formazione di nuova crosta terrestre ,
le placche scivolano solo orizzontalmente tra loro. I margini conservativi sono marcati da faglie
molto estese come quella di San Andreas.
I margini dei continenti possono trovarsi lontani dai margini di placca oppure coincidere con essi,
un criterio per classificare i margini cont. è la presenza o meno di fenomeni sismici e vulcanici:
- MARGINI CONTINENTALI PASSIVI si trovano all’ interno delle placche, segnano il limite tra
crosta oceanica e continentale , sono caratterizzati dall’ assenza di fenomeni sismici e vulcanici.
Tipici di oceani in espansione.
- MARGINI CONTINENTALI TRASFORMI, formano ripide scarpate continentali , a ridosso della
linea di costa, anche loro tipici di oceani in espansione quindi anche loro in posizione opposta
rispetto alla direzione di spostamento della placca , sono la conseguenza di una non
omogeneità della zona di fatturazione continentale.
- MARGINI CONTINENTALI ATTIVI si trovano in corrispondenza dei margini convergenti, si
sviluppano nella stessa direzione di spostamento della placca, caratterizzano oceani in
contrazione e sono caratterizzati da un intensa attività sismica e vulcanica. Mentre i margini
passivi e trasformi sono legati a situazioni di stabilità tettonica, i margini attivi sono legati a
strutture con intensa attività tettonica, chiamate SISTEMI ARCO-FOSSA
I SISTEMI ARCO-FOSSA
I margini continentali attivi sono spesso legati a SISTEMI ARCO-FOSSA, si formano nella zona di
convergenza tra due placche sono una struttura tipica dei fenomeni di subduzione. Le fosse
oceaniche sono delle zone dove la crosta oceanica più densa di quella continentale si immerge
nella zona di subduzione. La placca in subduzione forma la parte esterna della fossa e trasporta
sulla sua superficie dei sedimenti oceanici, che vengono asportati dall’ altra placca come una
ruspa e si depositano sul lato interno della fossa. Se la quantità di sedimenti è elevata, essi
possono emergere sopra il livello del mare, formando arcipelaghi che si chiamano COMPLESSI DI
ACCREZIONE. Sulla superficie della placca sovrastante di trova un area pianeggiante , con
sedimenti poco deformati che si chiama INTERVALLO ARCO-FOSSA, è una zona che funge da
raccordo tra la zona di subduzione e l’ ARCO MAGMATICO (serie di rilievi di origine vulcanica).
Alle spalle si può trovare una zona una depressa soggetta a distensione che di chiama BACINO
MARGINALE
L’attività vulcanica è quasi interamente localizzata ai confini delle placche; solo una piccola
percentuale si verifica all’interno delle placche (VULCANISMO INTERPLACCA). Si tratta dei
cosiddetti punti caldi, manifestazioni in superficie della risalita di pennacchi ascensionali di
magma da zone profonde del mantello. Il movimento delle placche sopra i punti caldi, che
rimangono fissi per tempi anche molto lunghi, origina catene di vulcani, dei quali solo i più recenti
sono attivi.
Il concetto di punto caldo venne introdotto nel 1963 da Tuzo Wilson, che studiò l’arcipelago delle
Hawaii. Il punto caldo alimenta alcuni vulcani come il Mauna Loa e il Kilauea, le altre isole non
possiedono vulcani attivi man mano che ci si sposta verso le isole più vecchie la superficie
diminuisce, con il passare del tempo le strutture diventano meno elevate, vengono sommerse dall’
acqua è diventano GUYOT. La catena dell’ imperatore si è formata per un cambio di direzione
della placca. I punti caldi hanno una vita di 100 milioni di anni, mantenendo una posizione fissa
possono essere considerati una prova del movimento delle placche e un metodo per identificare
la loro direzione
Il meccanismo responsabile del movimento delle placche può per ora essere solo ipotizzato. Ci
sono varie ipotesi:
- I moti convettivi dell’ astenosfera, trascinerebbero le placche sovrastanti per attrito
- Il nuovo materiale eruttato dalle dorsali, può esercitare una pressione laterale tale da spingere
la placca verso le zone di subduzione, dove viene trascinata verso il basso a causa del maggior
peso
- Le placche sono spinte dalla risalita dei pennacchi, che raggiunta la base della litosfera
creerebbero spinte orizzontali
- La litosfera non costituisce altro che la parte più superficiale, raffreddata, delle celle convettive
che si generano nel mantello. La litosfera nelle zone di subduzione verrebbe trascinata verso il
basso dalla stessa cella convettiva