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PARTE 1

Giacimenti legati a magmi basici e ultrabasici


Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

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Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

1. Processi metallogenici in ambiente magmatico

1.1 Meccanismi di differenziazione

I magmi basici e ultrabasici costituiscono l’ambiente più


adatto per la formazione di giacimenti ortomagmatici, cioè
di giacimenti che si formano per segregazione diretta da
magmi. Tali giacimenti sono la conseguenza di processi di
differenziazione magmatica avvenuti in condizioni
appropriate, tali da consentire la segregazione di quantità
importanti di minerali utili. Questi processi di
differenziazione comprendono:
1) cristallizzazione frazionata: è il processo per cui,
attraverso meccanismi diversi (es. differenziazione
gravitativa, filtro-pressa), i cristalli formati vengono
separati dal fuso. Alcuni ossidi separati per
cristallizzazione frazionata da magmi basici e ultrabasici
(cromite, magnetite, ilmenite) possono dare luogo a
concentrazioni importanti. Anche alcuni minerali
accessori possono rappresentare un oggetto di
sfruttamento se particolarmente preziosi o portatori di
elementi rari. Il pirocloro ([Ca,Na]2[Nb,Ta]2O6
[O,OH,F]) e la bastnäsite ([REE,Y]CO3F) sono esempi
di minerali accessori utili derivati dalla cristallizzazione
di magmi carbonatitici. Diversi meccanismi possono
favorire la cristallizzazione selettiva di uno specifico Fig. 1.1. Modello “a palle di biliardo” (Naldrett, 1973), mostrante
l’effetto della concentrazione gravitativa sulla tessitura delle
minerale utile: i più importanti sono i processi di
mineralizzazioni (da massiva alla base a disseminata al tetto).
mescolamento e assimilazione magmatica (v. punti 3 e
4), e le diminuzioni di pressione per esempio dovute a
eruzioni della colonna di magma sovrastante.
efficacemente, in seguito a fenomeni di turbolenza. Ciò
2) liquation: separazione per immiscibilità allo stato si verifica, ad esempio, quando un nuovo afflusso di
liquido. Provoca la separazione dal magma silicatico (ρ magma (più differenziato o più primitivo) giunge
< 3 g/cm3) di un fuso immiscibile a solfuri e/o ossidi (ρ > all’interno di una camera magmatica preesistente. Se i
4 g/cm3). Un fuso a solfuri risulterà arricchito in Fe, Ni, due magmi sono saturi in ossidi e/o solfuri, o prossimi
Cu, PGE1, Co e Zn rispetto al fuso silicatico, data la alla saturazione, il magma prodotto dal loro
propensione di questi elementi a formare composti mescolamento può risultare sovrassaturo e quindi
solforati, mentre Cr, Fe, Ti, V e P tenderanno a ripartirsi segregare per cristallizzazione frazionata o per liquation
preferenzialmente in un fuso ad ossidi. Il fuso metallifero ossidi o solfuri (Irvine, 1977; Naldrett & von
si separa inizialmente sotto forma di goccioline disperse Gruenenwaldt, 1989). In Fig. 1.2 è rappresentato
nella massa silicatica. Se il processo è sufficientemente graficamente il meccanismo per cui dal mescolamento di
efficace e protratto nel tempo, il fuso metallifero tende a un magma basico poco differenziato con uno più evoluto
concentrarsi per gravità alla base dell’intrusione o della si può formare una cromitite essenzialmente
colata, dando luogo a depositi stratiformi. Questi monomineralica.
possono essere massivi al letto e progressivamente meno 4) assimilazione: l’assimilazione di rocce ricche di zolfo
ricchi verso l’alto, fino a passare gradualmente a rocce (evaporiti, argilliti bituminose, etc.) o più ossidate può
silicatiche sterili (Fig. 1.1). Concentrazioni importanti fare aumentare considerevolmente la fugacità2 dello
possono svilupparsi in corrispondenza di avvallamenti
del substrato. Porzioni di fuso metallifero possono essere 2
iniettate in zone di debolezza delle rocce incassanti o, più La fugacità (ƒ) esprime la tendenza di un componente chimico ad
raramente, effondere in superficie. interagire chimicamente. Per un gas ideale, la fugacità è uguale alla
pressione parziale del gas stesso. Le fugacità sono legate ai
3) mescolamento di magmi: due magmi di composizione potenziali chimici (µ) e alle attività (a) dalle espressioni µ = µ0 +
diversa possono mescolarsi per diffusione o, molto più RTln(ƒ/ƒ0) = µ0 + RTlna, dove µ0 e ƒ0 rappresentano,
rispettivamente, i valori del potenziale chimico e della fugacità per
1
PGE: dall’inglese Platinum-Group Elements, comprendono Os, il componente puro alla pressione e temperatura di interesse, ed R
Ir, Rh, Ru, Pd e Pt. è la costante universale dei gas. In generale, il potenziale chimico e

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zolfo (ƒS2) o la fugacità dell’ossigeno (ƒO2) del magma


e, eventualmente, scatenare fenomeni di liquation o
abbondante precipitazione di ossidi. Inoltre, una
variazione della composizione del magma (es. un
aumento del contenuto in SiO2; v. Fig. 1.2) dovuta a
fenomeni di assimilazione può rendere il magma
sovrassaturo in un particolare minerale (v. cromiti
podiformi).
Oltre a giacimenti ortomagmatici in senso stretto, le
rocce ignee possono contenere concentrazioni di minerali
accessori che non derivano direttamente per cristallizzazione
dal magma (non sono quindi strettamente ortomagmatici),
ma dalle rocce incassanti. Per alcuni magmi (es.: kimberlitici
e lamproitici), la presenza di questi xenocristalli non è
casuale ed è strettamente legata ai meccanismi
magmatogenici da cui detti magmi traggono origine. Il
diamante è un esempio di minerale accessorio che
tipicamente compare sotto forma di xenocristalli e che può
contribuire anche in piccolissime quantità ad elevare il
valore di una altrimenti “banale” roccia magmatica Fig. 1.2. Relazioni di fase nel sistema olivina-cromite-SiO2
ultrabasica. determinate da Irvine (1977), con i campi di prima cristallizzazione
Tutti i processi qui elencati possono giocare un ruolo di olivina, cromite e ortopirosseno. Si noti che la scala sull’asse
fondamentale, sia come cause predisponenti che scatenanti, olivina–cromite è fortemente espansa. Un magma poco evoluto (A)
nella formazione di un giacimento, sebbene sia talvolta cristallizzerà olivina e piccole quantità di cromite. Con il procedere
difficile distinguerne l’importanza relativa. Nella maggior della cristallizzazione la composizione del magma seguirà
parte dei casi, la concentrazione dei minerali utili appare l’andamento della cotettica (linea continua) in direzione del punto
(Y). Il mescolamento di un magma (A) con uno più evoluto (Y)
essere il risultato di una combinazione di processi diversi. produrrà un magma ibrido di composizione intermedia (B)
Qui di seguito si analizzeranno in maggiore dettaglio i localizzato totalmente nel campo della cromite. Tale magma
principali fattori chimico-fisici responsabili della cristallizzerà solo cromite, e produrrà una cromitite, finché la sua
deposizione di solfuri e ossidi in ambiente magmatico e dei composizione si manterrà all’interno del campo di cristallizzazione
loro caratteri composizionali e mineralogici. della cromite (v. traiettoria X–Y). Un aumento del contenuto di
SiO2, determinato ad esempio dall’assimilazione di porzioni di
rocce incassanti più ricche in silice, potrà similmente condurre un
magma di composizione (A) all’interno del campo della cromite (v.
1.2 Solubilità dei solfuri in magmi silicatici interaction trend in figura) e produrre a sua volta una cromitite (da
Zhou et al., 1996).
Il fenomeno di liquation richiede la sovrassaturazione in
solfuri o ossidi del fuso silicatico. Studi sperimentali hanno
dimostrato che la solubilità dei solfuri in fusi silicatici relativamente bassi dal momento in cui il plagioclasio si
aumenta all’aumentare della temperatura, del contenuto di unisce alla sequenza di cristallizzazione (causa l’effetto
Fe e della ƒS2, mentre diminuisce all’aumentare della bilanciante dovuto al forte aumento di Fe nel fuso residuale;
pressione e della ƒO2. Nel caso di un magma basico Fig. 1.3).
tholeiitico che si differenzi per cristallizzazione frazionata Ora, durante i primi stadi del frazionamento di un magma
secondo la tipica sequenza olivina → ortopirosseno → primitivo piuttosto ricco in S (v. punto A in Fig. 1.3), la
plagioclasio + ortopirosseno, si può prevedere che la separazione di fasi silicatiche farà aumentare indirettamente
solubilità diminuisca progressivamente durante la il contenuto di S in soluzione fino a raggiungerne la
cristallizzazione dell’olivina e dell’ortopirosseno (per effetto saturazione al punto B. Da questo momento in poi, con il
della diminuzione di temperatura e, almeno inizialmente, del diminuire della temperatura, dal magma si separeranno,
contenuto in Fe), mentre tenda a stabilizzarsi su valori assieme ai silicati, piccole quantità di fuso a solfuri
immiscibile, di nessun significato economico. Il magma
residuo (D) sarà più evoluto e decisamente impoverito in S.
la fugacità di un componente dipendono dalla sua concentrazione, Dalla figura si comprende, tuttavia, come il mescolamento di
dalla temperatura, dalla pressione e dalla natura della fase (es. un due magmi prossimi alla saturazione in solfuri e
particolare minerale, un fuso silicatico o a solfuri, una fase vapore) caratterizzati da gradi di evoluzione diversi (es. A e D) possa
che lo contiene. Qualitativamente, l’aumento di concentrazione di dare luogo ad un magma ibrido sovrassaturo in solfuri (AD).
un certo componente in una certa fase, comporta un aumento del È altresì evidente che tale meccanismo sarà particolarmente
suo potenziale chimico, della sua fugacità, della sua attività e della efficace qualora un magma relativamente primitivo e ricco in
sua tendenza a reagire. In condizioni di equilibrio, il potenziale S si mescoli con uno già saturo in plagioclasio (A + D sarà
chimico e la fugacità di un certo componente devono essere più efficace di A + C; Fig. 1.3).
identici in ciascuna delle fasi presenti (siano esse solide, liquide o
gassose).

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1.3 Relazioni di fase nei liquidi a solfuri

I fusi metalliferi prodotti per liquation contengono


tipicamente cinque componenti maggiori: Fe, S, O, Ni e Cu,
le cui proporzioni dipendono in primo luogo dalla
composizione del magma silicatico da cui si separano.
Essendo i magmi basici e ultrabasici naturali caratterizzati
da bassi gradi di differenziazione e, quindi, scarsa variabilità
composizionale, anche le composizioni dei fusi metalliferi
da essi segregati presentano in genere variazioni limitate. Ad
alta temperatura, le prime fasi cristalline che si formano da
questi fusi sono tipicamente un monosolfuro di Fe e Ni, noto
come monosulfide solid solution (mss, [Fe,Ni]1-xS), e un
solfuro complesso di Cu e Fe, noto come intermediate solid
solution (iss). A temperature più basse può eventualmente
essere segregata della magnetite. Con il raffreddamento, a
ca. 600°C, la mss si smescola progressivamente, formando
di norma pirrotina (Fe1-xS) + pentlandite (Fe,Ni)9S8 + pirite
(FeS2), mentre la iss si trasforma in un’associazione di
calcopirite (CuFeS2) + pirrotina + pirite ± cubanite
(CuFe2S3). Inoltre, con la diminuzione della temperatura, la
pirrotina in equilibrio con la pirite diventa sempre meno
deficiente in Fe. Quantità significative di Co possono essere Fig. 1.3. Diagramma schematico che illustra la variazione della
ospitate sia nella pentlandite che nella pirite. solubilità dei solfuri in un liquido silicatico, espressa in % in peso
di solfuro in soluzione, in funzione del grado di evoluzione del
magma, espresso come % di fasi silicatiche cristallizzate. La curva
1.4 Cause di variazione della ƒO2 spessa continua rappresenta la massima quantità di solfuri che può
essere mantenuta in soluzione. Un magma primitivo, relativamente
ricco in S, di composizione (A) cristallizza inizialmente olivina. A
La ƒO2 di un magma è regolata dalla temperatura e da seguito del frazionamento di olivina e, successivamente, di
equilibri di ossidoriduzione, quali ad esempio3 bronzite, la concentrazione dei solfuri nel liquido residuale
aumenterà fino a raggiungere la saturazione al punto (B). Da
3Fe2SiO4 + ½O2 = 3FeSiO3 + Fe3O4; questo momento, con il procedere della cristallizzazione, oltre ai
(olivina) (fuso) (pirosseno) (spinello) minerali silicatici, piccole quantità di fuso a solfuri si separeranno
dal fuso silicatico. Ad ogni istante, la quantità di solfuri ancora in
3Fe2SiO4 + O2 = 3SiO2 + 2Fe3O4. soluzione sarà quella indicata dalla curva spessa continua. Il
(olivina) (fuso) (fuso) (spinello) mescolamento di un magma primitivo (A) con uno relativamente
evoluto e già saturo in plagioclasio (D) produrrà un magma di
I magmi naturali presentano in genere valori di ƒO2 composizione intermedia (ad es. AD) sovrassaturo in solfuri.
relativamente bassi, paragonabili o leggermente inferiori a L’effetto sarà un’immediata separazione di grossi quantitativi di
quelli che competono al tampone FMQ, corrispondente alla solfuri immiscibili. Questo processo sarà molto meno efficace
reazione Fayalite (pura) + O2 = Magnetite (pura) + Quarzo. qualora il fuso primitivo (A) si mescoli con un fuso non
Variazioni improvvise di ƒO2 si possono però verificare in sufficientemente evoluto, ovvero non ancora saturo in plagioclasio
(es. C o Y) (da Naldrett & von Gruenenwaldt, 1989).
condizioni superficiali per fenomeni di degassamento indotti
dalla decompressione (es. H2O(magma) → H2(gas) + ½O2(magma);
CO32–(magma) → CO(gas) + O2–(magma) + ½O2(magma)) o per
ossidazione diretta da parte di acque oceaniche e, in 1.5 Partizionamento degli elementi calcofili4
condizioni ipogene, per assimilazione di rocce incassanti
crostali più ossidate. Come vedremo, quest’ultimo 1.5.1 Partizionamento tra fuso a solfuri e fuso
meccanismo in particolare può avere notevole rilevanza per i silicatico
processi metallogenici. Il partizionamento di Fe, Ni, Cu e Co durante i processi di
liquation dipende dalla relativa tendenza a formare legami
con lo S del liquido a solfuri e con l’O del liquido silicatico.
In genere, per esprimere l’affinità di un metallo per la fase a
solfuri si utilizza il suo coefficiente di ripartizione, così
definito:
3
Si noti che i termini delle reazioni qui indicate non rappresentano
necessariamente composti puri. Ad esempio, Fe2SiO4 va inteso
come componente fayalitico nell’olivina.
4
Per elementi calcofili si intendono qui gli elementi caratterizzati
da una elevata affinità per le fasi a solfuri rispetto a quelle
silicatiche.

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Tab. 1.1 - Coefficienti di ripartizione (D) tra fuso a solfuri e fuso


silicatico (da Naldrett, 1989).
Ni Cu Co Pt Pd
Magma Komatiitico
27% MgO 100 250 40 105 105
19% MgO 175 250 58 105 105

Magma Basaltico
275 250 80 105 105

% in peso del metallo i nel fuso a solfuri


Disolf / sili = .
% in peso del metallo i nel fuso silicatico

I Disolf / sili saranno in genere funzione di temperatura,


pressione, ƒS2, ƒO2 e, dato il comportamento non ideale
degli ossidi e dei solfuri in soluzione, dipenderanno anche in
qualche misura dalla composizione del fuso. Esempi di
coefficienti di ripartizione per i più importanti metalli
calcofili sono riportati in Tabella 1.1.
Fig. 1.4. Effetto della variazione del rapporto di massa liquido
1.5.2 Effetto del rapporto di massa tra fuso a solfuri e silicatico/liquido a solfuri (R) sulle concentrazioni di Ni, Co e Pt
di un liquido a solfuri in equilibrio con un basalto contenente
fuso silicatico (Campbell & Naldrett, 1979) concentrazioni tipiche (Xi) di questi elementi. D rappresenta il
Dato l’elevato coefficiente di ripartizione degli elementi coefficiente di ripartizione tra liquido a solfuri e liquido
calcofili nel fuso a solfuri, se la frazione di liquido a solfuri silicatico per l’elemento considerato. Si noti come per diversi
che si separa dal magma silicatico non è sufficientemente valori di R i rapporti tra le concentrazioni dei vari elementi
piccola, il contenuto di tali elementi nel magma decrescerà calcofili possano variare considerevolmente a parità di magma
rapidamente. La diminuzione sarà particolarmente sensibile silicatico iniziale (da Naldrett & von Gruenenwaldt, 1989).
per gli elementi i cui coefficienti di ripartizione D sono
estremamente elevati (es. PGE; Tab. 1.1) e che quindi
tendono ad essere catturati prontamente dal fuso a solfuri. concentrazioni dei vari elementi calcofili possano variare
Un incremento del liquido a solfuri, che si separa a questo considerevolmente. Ad esempio, per log(R) = 3, il fuso a
punto da un fuso già impoverito, determinerà pertanto una solfuri che si separa dal basalto sarà notevolmente arricchito
progressiva diluizione degli elementi più calcofili ed in Ni (9%) e Co (0.028%), ma abbastanza povero in Pt (ca.
economicamente più interessanti. Per prevedere il tenore 10 ppm). Se log(R) aumenta fino a 7, le concentrazioni di Ni
finale di un elemento nel fuso a solfuri (Yi(solf)), dato un certo e Co non subiranno grosse variazioni, mentre il tenore in Pt
contenuto iniziale nel magma silicatico (C0i(sili)), è pertanto aumenterà di un fattore 50 (500 ppm, pari a 0.05%).
necessario tenere conto del rapporto di massa tra fuso I meccanismi principali che consentono di raggiungere in
silicatico e fuso a solfuri. L’espressione relativa è natura valori elevati di R sono: i) fenomeni di turbolenza,
che permettono alle goccioline di liquido a solfuri di
Di ⋅ C 0(isili ) ⋅ ( R + 1) attraversare e entrare in contatto con grandi volumi di
Yi ( solf ) = ,
( R + Di ) liquido silicatico; ii) un flusso continuo di nuovo magma
silicatico, saturo in solfuri e ricco in metalli, che scorre sopra
dove R è il rapporto tra la massa del liquido silicatico e un liquido a solfuri già parzialmente accumulato e
quella del fuso a solfuri. Tanto più Di è diverso da 1, tanto concentrato in corrispondenza di trappole idrauliche (es.
maggiore sarà l’effetto di R. L’effetto del rapporto di massa irregolarità del substrato, zone di diminuzione del flusso) e
sul contenuto di vari elementi in un fuso a solfuri in che permette a quest’ultimo di interagire per lungo tempo
equilibrio con un magma basaltico caratterizzato da tipiche con grossi volumi di liquido silicatico di composizione
concentrazioni iniziali di metalli (Xi) è rappresentato in Fig. praticamente costante.
1.4. Si noti come per diversi valori di R i rapporti tra le

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Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

2. Giacimenti a solfuri di Ni (Cu, PGE) in lave komatiitiche

2.1 Le komatiiti

Vengono denominate komatiiti rocce magmatiche effusive


ad elevato contenuto di MgO (> 18%), prevalentemente
ultrabasiche (e comunque con SiO2 < 52%), povere in alcali
(Na2O + K2O < 1%) e titanio (TiO2 < 1%). In un certo
senso, le komatiiti possono essere considerate l’equivalente
effusivo delle peridotiti.
Il magmatismo komatiitico è tipicamente legato alle
greenstone belts5 archeane e rappresenta il prodotto di gradi
molto elevati (>30%) di fusione parziale di peridotiti di
mantello. La bassa viscosità, l’elevato contenuto di calore e
il notevole intervallo di temperatura tra liquidus (ca. 1500–
1650°C) e solidus (350–450°C) hanno contribuito alla
formazione di colate sottomarine di enorme estensione. Le
temperature elevatissime (>1400–1500°C) al momento
dell’effusione e il conseguente veloce raffreddamento nei
livelli superiori delle colate ha dato luogo a tessiture
caratteristiche (spinifex textures; Pyke et al., 1973),
determinate dal concrescimento e dalla compenetrazione di
lunghi cristalli scheletrici di olivina e clinopirosseno, che
ricordano la pianta erbacea australiana chiamata, appunto,
spinifex.
La mineralogia attuale delle komatiiti è il frutto di
processi di metamorfismo, idratazione e carbonatazione di
vario grado. Comprende tipicamente varie associazioni di
serpentino, clorite, anfiboli, Cr-magnetite, ortopirosseno e
olivina secondaria. Le fasi relitte primarie sono olivina (Fo
>90 e, tipicamente, Fo93–94), cromite e clinopirosseno.
La maggior parte delle colate presenta una zona inferiore Fig. 2.1. Profilo della colata komatiitica di Munro Township,
cumulitica di notevole spessore (30–1000 m) con peridotiti Ontario, Canada, caratterizzata da una tessitura spinifex nella sua
cumulitiche (wehrliti e duniti) e una zona superiore afirica e porzione superiore (zona A2) e da una zona cumulitica in quella
inferiore (da Pyke et al., 1973).
a spinifex (Fig. 2.1).

all’interno di livelli peridotitici cumulitici (Fig. 2.4). Nel


2.2 Giacimenti primo caso i depositi sono di tenore elevato (1.5–4% Ni),
caratterizzati da solfuri massivi al letto e gradualmente più
Le lave komatiitiche possono ospitare grossi giacimenti a dispersi verso l’alto. Nel secondo caso il tenore è inferiore
solfuri di Ni, che rappresentano circa il 25% delle risorse (<1%), i solfuri sono disseminati e, sebbene i tonnellaggi
mondiali identificate di Ni di grado ≥ 0.8% e includono siano normalmente maggiori, i relativi giacimenti sono
significative quantità di Cu e PGE. Esempi di province generalmente subeconomici. I depositi basali si sono formati
komatiitiche con mineralizzazioni nichelifere sono la Eastern in seguito all’accumulo, favorito dalla bassa viscosità del
Goldfields Province (Western Australia, con il giacimento di magma, di un liquido immiscibile a solfuri–ossidi.
Kambalda, Figg. 2.2 e 2.3), l’Abitibi Greenstone Belt La mineralogia primaria a solfuri è piuttosto semplice e
(Ontario, Canada) e il Thompson Belt (Manitoba, Canada). comprende la tipica associazione pirrotina + pentlandite +
I solfuri si rinvengono tipicamente in peridotiti pirite, o più raramente pentlandite + pirite ± millerite,
cumulitiche all’interno di colate sottomarine, soprattutto in sempre accompagnata da subordinate quantità di calcopirite,
quelle di grande potenza. I depositi possono essere di due magnetite, Fe-cromite, con limitati tenori di PGE.
tipi: i) stratiformi alla base della colata; ii) disseminati Al letto, le concentrazioni maggiori si sviluppano in
corrispondenza di avvallamenti del substrato (embayments)
5
Cinture mobili (probabilmente zone di rift continentale) tra zone e in zone di canalizzazione della colata, dove è anche
cratoniche, dominate da intensa attività vulcanica basica. massima la concentrazione di fasi cumulitiche (Figg. 2.2, 2.3

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Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Fig. 2.2. Visione tridimensionale di un deposito a


solfuri massivi di Cu e Ni alla base di una colata
komatiitica e del suo substrato originale (Kambalda,
Western Australia). Il liquido a solfuri si è
accumulato per gravità negli avvallamenti al letto
della colata, costituito da precedenti colate
andesitiche e basaltiche (da Naldrett, 1981).

Fig. 2.3. Schema geologico del giacimento di Kambalda


(Western Australia), con la disposizione “canalizzata” dei
corpi mineralizzati a solfuri di Ni (proiettati in superficie)
(da Evans, 1993).

e 2.4). I caratteristici embayments possono essersi formati per più tempo. Colate con maggiore potere di assimilazione
per tettonica vulcanica, erosione termica o rappresentare raggiungeranno precocemente la saturazione in S e daranno
irregolarità topografiche preesistenti. luogo a depositi basali stratiformi. Se l’assimilazione è più
La maggior parte dello zolfo proviene da sedimenti scarsa, la saturazione in S avverrà più tardi, solo in livelli
piritosi (black shales) o depositi VMS sottomarini (v. particolari, e sarà generalmente subeconomica. La
capitolo 18) assimilati per erosione termica (Bekker et al., canalizzazione delle colate e il flusso continuo di magma
2009). Le colate di maggiore potenza sono in grado di consentono inoltre ai solfuri accumulati di sottrarre metalli a
assimilare maggiori quantità di sedimenti. L’assimilazione grandi volumi di liquido silicatico (v. capitolo 1.5.2),
sarà maggiore in corrispondenza di zone di canalizzazione permettendo il raggiungimento di elevati tenori in Ni ed,
del flusso lavico, dove la temperatura può mantenersi elevata eventualmente, in PGE.

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Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Fig. 2.4. In alto: Schema di una colata komatiitica complessa con possibile distribuzione dei depositi a solfuri di Ni. In basso: Sezioni
schematiche di porzioni di una colata komatiitica illustranti i processi di formazione e gli ambienti eruttivi dei depositi a solfuri di Ni; Destra:
Erosione termomeccanica di un substrato ricco in solfuri alla base di un canale di flusso lavico (mineralizzazione ricca - Type 1); Sinistra:
Accumulo progressivo cotettico di olivina e liquido a solfuri entro un canale di flusso lavico (mineralizzazione povera - Type 2) (da Hill,
1997).

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Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

3. Giacimenti a Cu–Ni (Co, PGE) associati a intrusioni


basiche e ultrabasiche

Si tratta di giacimenti associati ad intrusioni di magmi basici


e ultrabasici, spesso legate alla formazione di estesi plateau
basaltici in zone di rift continentale. I corpi intrusivi possono
essere compositi, costituiti da una serie di intrusioni distinte,
o sono rappresentati da sill e dicchi di dimensioni
chilometriche e spessori fino a 250 m (feeder dykes) che si
sono impostati lungo o in prossimità di faglie litosferiche
(Figg. 3.1 e 3.2) e hanno costituito le principali vie di risalita
dei magmi (es. Noril’sk, Siberia). Da un punto di vista
metallogenico, rappresentano per certi versi l’equivalente
intrusivo dei giacimenti associati alle colate komatiitiche.
I meccanismi di separazione dei solfuri sono simili a
quelli descritti per i giacimenti in lave komatiitiche. I fattori
chiave comuni per la genesi di questi depositi possono
essere così elencati (Naldrett et al., 1997): i) presenza di un
magma ricco in metalli e in olivina e, pertanto, di alta
temperatura (komatiiti, picriti, etc.); ii) presenza di
importanti lineamenti tettonici che consentono la rapida
risalita dei magmi; iii) assimilazione di rocce crostali ricche
in S (non necessariamente quelle direttamente in contatto
con la mineralizzazione, ma anche quelle attraverso le quali
il magma è passato durante la risalita); iv) un flusso continuo
di magma che consente ai solfuri, accumulati in trappole
idrauliche, di sottrarre metalli da grossi volumi di magma
silicatico (v. capitolo 1.5.2). La paragenesi principale è data
tipicamente ancora una volta da pirrotina + calcopirite +
pentlandite ± cubanite. PGE e Co sono spesso ricavati come
sottoprodotto.

3.1 Noril’sk–Talnakh (Siberia)

Questo distretto minerario (Trias inf.) è situato al margine Fig. 3.1. Schema geologico della regione di Noril’sk–Talnakh,
nord-occidentale della Piattaforma Siberiana, in prossimità Siberia (da Naldrett, 1981). I corpi mineralizzati (proiettati in
superficie) si localizzano in prossimità di faglie litosferiche.
di un’estesa fossa tettonica (Fig. 3.1). Le intrusioni sono
soprattutto corpi tabulari concordanti o subconcordanti,
differenziati verso l’alto da picriti e doleriti picritiche a
La concentrazione delle mineralizzazioni nelle zone di
gabbri doleritici a trachiandesiti porfiriche (Fig. 3.2). Delle
contatto, soprattutto in presenza di sedimenti ricchi in solfati
numerose intrusioni, solo l’1–2% risulta essere
(evaporiti), suggerisce l’importanza di fenomeni di
mineralizzato. Le mineralizzazioni sono di vari tipi: i)
assimilazione per la separazione dei solfuri. Questa ipotesi
disseminata nell’intrusione (solo in picriti); ii) massiva alla
trova riscontro nei rapporti isotopici dello zolfo (δ34S
base e al tetto entro la roccia incassante e, in misura minore,
elevati, da +9 a +11‰, nei depositi economici, e
nell’intrusione stessa (sempre presente, anche se spesso solo
progressivamente più bassi in quelli subeconomici), che
sotto forma di venette); iii) vene e disseminazioni associate a
testimonia come l’introduzione di S da sedimenti evaporitici
ii); iv) brecce mineralizzate e disseminazioni sui fianchi
abbia svolto un ruolo determinante.
dell’intrusione, dove questa si assottiglia e si esaurisce.

10
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Fig. 3.2. Profilo geologico del corpo


mineralizzato Noril’sk I. La
mineralizzazione è stratiforme,
concentrata alla base del sill gabbro-
doleritico (da Glazkovsky et al., 1977).

3.2 Voisey’s Bay (Labrador, Canada) come fuso immiscibile all’interno del dicco alimentatore e
sarebbero stati quindi trasportati dal rapido flusso del
È un giacimento a solfuri di Ni–Cu–Co di classe mondiale, magma. Il loro accumulo sarebbe avvenuto al diminuire del
scoperto nel 1993, le cui riserve stimate sono pari a 137 Mt flusso, dove il dicco si allargava e sfociava nella camera
per tenori di 1.59% Ni, 0.85% Cu e 0.09% Co (Scoates & magmatica (Fig. 3.3).
Mitchell, 2000). I solfuri sono associati ad un’intrusione
troctolitica di età proterozoica (1.35–1.29 Ga). I corpi
mineralizzati sono localizzati in tre zone: i) solfuri da 3.3 Sudbury Complex (Ontario, Canada)
disseminati a massivi all’interno di un grosso dicco
alimentatore troctolitico; ii) corpo ovoidale di Costituisce una struttura geologica anomala, situata
600×350×150 m di solfuri massivi presso l’intersezione del immediatamente a nord del Lago Huron, che ha
dicco con l’intrusione principale (32 Mt con 2.83% Ni, rappresentato il maggiore deposito mondiale di nickel. Ha
1.68% Cu, 0.12% Co); iii) solfuri da massivi a disseminati prodotto (dati 2000) 10 Mt di questo metallo, circa lo stesso
nella troctolite dell’intrusione principale, vicino alla sua quantitativo di rame e minori quantità di PGE, Co, Fe, S,
base, al contatto con le rocce gneissiche incassanti. I Au, Se, Te (Lesher & Thurston, 2002). Il tonnellaggio
minerali principali comprendono pirrotina, pentlandite, (produzione più riserve) è di circa 1500 Mt con ∼1% Ni,
calcopirite, cubanite e magnetite. L’origine del giacimento ∼1% Cu, e ∼1 g/t Pt + Pd (Farrow & Lightfoot, 2002). La
sembra essere legata alla contaminazione di un originario produzione nel 2000 è stata di 114000 t di Ni, 137000 t di
magma picritico per assimilazione di paragneiss contenenti Cu, 1.8 t di Au e 11.4 t di PGE, estratti da 14 miniere, con
solfuri (Ryan, 1996). Questi ultimi si sarebbero separati notevoli potenzialità per ulteriori esplorazioni.

Fig. 3.3. Modello concettuale per il


Giacimento di Voisey’s Bay. La
mineralizzazione a solfuri massivi si
sviluppa alla base di un complesso
troctolitico, in corrispondenza
dell’intersezione con un dicco alimentatore.
Sono evidenziati i livelli di erosione che
corrispondono a diversi punti della
mineralizzazione affiorante (da Naldrett et
al., 1996).

11
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Fig. 3.4 Sketch geologico del


Sudbury Complex (da Lightfoot
et al., 1997).

È un complesso differenziato lopolitico di 27×60 km


(Fig. 3.4), comprendente tre unità principali: (1) Sublayer
(strato discontinuo di noriti, gabbri, quarzo-dioriti, a volte
ricchi in solfuri modali, che forma il letto del complesso,
riempie depressioni della sua base, e talvolta si inietta in
dicchi radiali e concentrici più esterni chiamati offsets); (2)
Norite; (3) Granofiro (Fig. 3.5). Diverse evidenze
testimoniano il legame tra il complesso intrusivo e un
fenomeno esplosivo di insolita entità a 1.85 Ga legato ad un
impatto meteoritico: i) forma ellittica con inclinazione verso
il centro delle anisotropie nell’intrusione e nelle rocce
sovrastanti; ii) presenza di un orlo rialzato nelle formazioni
circostanti; iii) metamorfismo di impatto nelle rocce
incassanti e nei loro frammenti inglobati nella sovrastante
Onaping Formation; iv) presenza nelle rocce incassanti e
alla base del complesso della Sudbury Breccia, una
pseudotachilite, in masse irregolari e dicchi radiali e
concentrici entro 50 km dal perimetro del complesso
intrusivo; v) presenza di anomalie in iridio nelle brecce
sovrastanti (Ames et al., 2008).
I caratteri geochimici delle rocce di Sudbury (es. le
composizioni insolitamente silicee, a parità di Mg#, cioè a
parità di grado di frazionamento, rispetto a quelle degli altri
complessi intrusivi basici) indicano che il magma si è
originato per contaminazione crostale di un iniziale magma
picritico. Le enormi proporzioni di materiale crostale
assimilato (>80% della massa totale del magma secondo
Lightfoot et al., 1997) sono difficilmente spiegabili, a meno
che si assuma che le rocce incassanti fossero già
preriscaldate o, addirittura, già fuse a seguito dell’impatto
meteoritico.
I solfuri formano depositi massivi, disseminazioni in
rocce silicatiche, o costituiscono la matrice di brecce
formate da frammenti di rocce incassanti. Fig. 3.5. Unità principali del Sudbury Complex. Si noti che la scala
Volumetricamente, il materiale di basso grado (disseminato) per il sublayer è stata fortemente espansa (da Lightfoot et al., 1997).

12
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

è di gran lunga il più abbondante. La composizione dei Magmi picritici si sarebbero intrusi nel fuso crostale
solfuri è essenzialmente la stessa in tutto il distretto, prodotto dall’impatto meteoritico, mescolandosi
determinata dalla separazione di un liquido a solfuri di alta vigorosamente ad esso. A seguito del mescolamento, si
temperatura, ora cristallizzato come pirrotina + pentlandite sarebbe separato un liquido a solfuri che, affondando
([Fe,Ni]9S8, con ca. 35% Ni) + calcopirite, più minori attraverso la colonna di magma, ne avrebbe estratto grandi
quantità di pirite e cubanite (talora abbondante). quantità di Ni, Cu e PGE, per poi accumularsi alla base e
L’assimilazione di materiale crostale è ritenuta essere la nelle fratture delle rocce incassanti (sublayer).
principale responsabile della segregazione dei solfuri.

13
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

4. Giacimenti stratiformi in complessi intrusivi stratificati

4.1 Introduzione una superficie esposta di 67340 km2 e caratterizzato da


spessori di quasi 8000 m. La forma è quella di un lopolite a
È noto che l’intrusione ripetuta di magmi basici s.l. in una pianta quadrilobata (Fig. 4.1), probabile espressione di
camera magmatica tende a produrre per cristallizzazione quattro centri eruttivi distinti, ma contemporanei e
alternanze di strati di rocce magmatiche caratterizzate da chimicamente comunicanti, come testimoniato dalla
composizione diversa. Gli strati sono definiti da variazioni persistenza laterale di alcuni livelli stratigrafici. Le
mineralogiche (comparsa o scomparsa di specie) e modali variazioni composizionali dei minerali femici (es. Mg#), la
(variazioni nelle proporzioni volumetriche dei minerali). La diminuzione di minerali ricchi in Cr e Mg (olivina e
stratificazione può essere talora solo accennata, con contatti pirosseno) e l’aumento di minerali sialici e ricchi in Fe
sfumati, oppure avere caratteri drammatici. Può avvenire a (plagioclasio, magnetite) dalla base al tetto indicano una
una scala di decine o centinaia di metri, o interessare livelli progressiva evoluzione verso prodotti mediamente più
sottili di spessore centimetrico. Normalmente, cicli di differenziati, secondo una sequenza di tipo tholeiitico.
piccolo spessore si sovrappongono a cicli di ordine Tuttavia, diverse inversioni di tendenza a media e piccola
maggiore. Le dimensioni dei complessi intrusivi sono scala e l’assenza di variazioni sistematiche su spessori anche
variabili (da pochi km a centinaia di km di diametro) e le notevoli complicano fortemente nel dettaglio la stratigrafia
potenze totali possono raggiungere le migliaia di metri. In del complesso.
ogni caso, la caratteristica più sorprendente è l’eccezionale L’intrusione è tradizionalmente divisa in quattro grandi
persistenza laterale dei singoli strati, anche di quelli di zone stratigrafiche (es. Cameron, 1978): (1) Lower Zone
spessore più ridotto. Questa caratteristica consente (ortopirosseniti, harzburgiti, duniti); (2) Critical Zone
l’adozione di tecniche di tipo stratigrafico nel rilevamento e (Lower-: ortopirosseniti, cromititi, minori harzburgiti;
nell’esplorazione mineraria. Valga ad esempio lo Steelpoort Upper-: marcata dalla comparsa del plagioclasio, comincia
Main Chromite Seam del Bushveld Complex, un livello di con anortositi, noriti, ortopirosseniti in ordine casuale e
cromitite costituito per oltre il 90% da cromite, che può termina con una successione più regolare di cromititi,
essere seguito con continuità per 65 km e mantiene per quasi harzburgiti, ortopirosseniti, noriti e anortositi); (3) Main
tutta la sua lunghezza spessori praticamente costanti di 110 Zone (noriti, gabbri, anortositi); (4) Upper Zone
± 8 cm! (ferrogabbri, ferrodioriti, magnetititi) (Figg. 4.1 e 4.2). Le
I meccanismi di formazione della stratificazione sono diverse zone variano fortemente in spessore attraverso il
complessi (es. Campbell et al., 1983) e comprendono complesso e sono assenti in certe porzioni. Le zone superiori
fenomeni di assortimento meccanico dei cristalli causati da appaiono coprire aree progressivamente più vaste rispetto a
differenze di densità, da movimenti del magma e da azioni di quelle inferiori. La Critical Zone comprende i livelli
compattazione, processi di dissoluzione e riprecipitazione in mineralizzati a cromite e i famosi livelli Merensky Reef e
livelli preferenziali, stratificazione del magma nella camera UG2, ricchi in PGM.
magmatica. La formazione dei livelli a minerali utili è stata
spesso attribuita a fenomeni di mescolamento all’interno 4.2.2 Cromititi
della camera magmatica. È anche suggerito che la Le cromititi del Bushveld Complex costituiscono il 75%
pressurizzazione/depressurizzazione periodica della camera delle risorse mondiali di Cr (il 98% se sommate a quelle del
magmatica a seguito di ingressi di nuovo magma/eventi Great Dyke dello Zimbabwe). Le cromititi mostrano
eruttivi possa essere responsabile della cristallizzazione di solitamente contatti netti alla base e più graduali al tetto. I
ossidi utili (cromite, Lipin, 1993; magnetite, Cawthorn & livelli coltivati possono essere costituiti da singoli strati
Ashwal, 2009). oppure da gruppi di strati vicini. La cromite del Bushveld
Ai complessi basici stratificati sono tipicamente associate Complex, come per la maggior parte degli altri complessi
mineralizzazioni a cromite, PGM (= Platinum-Group stratificati6, è per lo più di grado chimico, ad elevato
Minerals), solfuri di Cu e Ni e, nelle porzioni più contenuto di Fe (generalmente Cr2O3 < 48% e Cr/Fe ≤ 1.6;
differenziate, ilmenite e magnetite titanifera e vanadifera. I Tab. 4.1; Fig. 4.3). Le cromititi possono essere più o meno
complessi stratificati sono generalmente localizzati in zone ricche di PGE, ospitati in soluzione solida in solfuri di Fe e
cratoniche o, comunque, continentali e comprendono i più Ni oppure sotto forma di minerali propri.
grandi sistemi magmatici di interesse giacimentologico
conosciuti. 4.2.3 Livelli a PGE
Il Merensky Reef (MR) è un sottile (da 30 a 90 cm; media 75
cm) livello di norite pegmatoide, costituita prevalentemente
4.2 Bushveld Complex (Sudafrica) da granuli (1–4 cm in lunghezza) di bronzite in una matrice

4.2.1 Caratteri generali 6


Fa eccezione il Great Dyke dello Zimbabwe, con la sua pregiata
È il più grande complesso stratificato conosciuto, esteso su
cromite di grado metallurgico ricca in Cr.

14
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Fig. 4.1. Schema geologico del Bushveld Complex (da Evans, 1993, modif. da van Gruenewaldt, 1977, e Hall, 1932).

Fig. 4.2. Stratigrafia dettagliata della


parte inferiore della porzione orientale
del Bushveld Complex, con indicazione
dei livelli mineralizzati principali
Merensky Reef (MR), UG-1, UG-2 e
Steelpoort Main Seam (SMS) (da
Cameron, 1971, Cameron, 1978).

di plagioclasio, sovrastante un livello di leuconorite (Fig. Per ca. il 60%, i PGE sono contenuti in soluzione solida
4.2). È normalmente orlato alla base e al tetto da due sottili in pirrotina (alto Pt, no Pd), pentlandite (alti Pd, Rh) e pirite
livelli di cromitite di pochi mm o cm, che ospitano i PGE. (tutti i PGE, ma in limitate quantità). Il restante 40% è

15
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Tab. 4.1. Gradi della cromite.

Cr2O3 Cr/Fe Cr2O3+ Fe SiO2


Al2O3
Metallurgico >48% >1.5 - - -
Refrattario >30% - >57% ≤10% ≤5%
Chimico >45% - - - ≤8%

presente sotto forma di minerali discreti e concrescimenti di


PGM, tra cui prevalentemente cooperite (PtS), laurite
(RuS2), braggite (Pt,Pd,Ni)S, sperrylite (PtAs2),
stibiopalladinite (Pd3Sb) e leghe di Pt–Fe.
Il MR contiene da 9 a 40 ppm di PGE (media 10 ppm).
Cu (0.12%), Ni (0.2%) e piccole quantità di Au sono
ricavate come sottoprodotto. Oltre al MR, altri due livelli
mineralizzati (UG2, cromitite; Platreef, livello a solfuri)
sono attualmente coltivati essenzialmente per i PGE.
Nell’insieme, il Bushveld Complex rappresenta la massima
risorsa mondiale di PGE in giacimenti ortomagmatici
Fig. 4.3. Composizione degli spinelli cromiferi in complessi
(>60000 t di PGE metallo).
intrusivi stratificati, in giacimenti di tipo alpino (ofioliti), e nel
complesso intrusivo di Fiskenæsset, Groenlandia occidentale. Il
4.2.4 Livelli a magnetite carattere anomalo di quest’ultimo è probabilmente dovuto
Livelli cumulitici a Ti-magnetite (80–100%) si ritrovano in all’elevato contenuto di H2O dei magmi, che contrasta con la
rocce anortositiche ben al di sopra dei livelli cromititici, in natura essenzialmente anidra degli altri complessi stratificati (da
porzioni più evolute (più povere in Mg e Cr e più ricche in Steele et al., 1977).
FeO, Fe2O3 e TiO2) e più giovani del complesso stratificato.
Lo spessore dei livelli varia da pochi centimetri a diversi
metri e, come nel caso delle cromititi, i contatti sono pentlandite e pirite) ricco in PGE, si trova nella porzione
generalmente netti alla base e graduali al tetto. Solo i livelli inferiore della Banded Series, ma entro una serie di cumuliti
più potenti vengono coltivati, anche perché l’elevato comprendenti livelli ricchi in olivina (Fig. 4.5). Nel
contenuto di Ti (fino a 19%, sotto forma di fini essoluzioni Bushveld, le cromititi sono essenzialmente circoscritte alla
di ulvöspinello, Fe2TiO4) crea problemi nella fase di Zona Critica, cioè tendenzialmente in una posizione
trattamento. Alcuni livelli sono formati da magnetite ‘stratigrafica’ superiore rispetto alle cromititi dello Stillwater
caratterizzata da elevati contenuti di vanadio (fino al 2% di (Fig. 4.5). In entrambi i casi, tuttavia, le mineralizzazioni più
V2O5 e decrescente verso i livelli più alti) e rappresentano importanti si ritrovano alcune centinaia di metri al di sopra
una delle principali risorse mondiali di questo metallo. della prima comparsa del plagioclasio come fase di cumulo.
La formazione di livelli a magnetite è probabilmente
dovuta ad una serie di fattori concomitanti, tra cui variazioni
episodiche di ƒO2. 4.4 Genesi delle mineralizzazioni a PGE

Vari modelli sono stati proposti per l’origine delle


4.3 Stillwater Complex (Montana, USA) mineralizzazioni a PGE nei complessi intrusivi stratificati.
Tali modelli possono essere schematicamente divisi in
La stratigrafia dello Stillwater Complex comprende (Figg. risalenti (PGE risalgono da livelli più bassi, trasportati da
4.4 e 4.5): (1) Basal Series (Norite Zone, Bronzite Cumulate liquidi magmatici tardivi o da fluidi idrotermali) e
Zone); (2) Ultramafic Series (Peridotite Zone, Bronzitite discendenti (PGE provengono direttamente dal magma
Zone); (3) Banded Series (comparsa del plagioclasio; noriti, sovrastante).
gabbronoriti, anortositi). Esistono notevoli similitudini tra la Nei modelli risalenti, vapori o fusi interstiziali residui,
successione dello Stillwater Complex e quella già discussa ricchi in volatili (Cl, S, etc.), prodotti a seguito di
del Bushveld Complex. Anche se caratterizzate da rocce un’avanzata cristallizzazione nelle porzioni più basse della
magmatiche mediamente più basiche, la Zona Peridotitica camera magmatica, migrerebbero verso l’alto attraverso la
corrisponde in pratica alla Lower Zone e la Zona pila di cumuliti, dissolvendo nel loro tragitto solfuri ed
Bronzititica (ortopirossenitica) alla Lower Critical Zone del elementi calcofili presenti in tracce e ridepositandoli in
Bushveld Complex. livelli preferenziali o in cima alla pila di cumuliti.
Altre differenze riguardano la localizzazione dei livelli I modelli discendenti invocano una sequenza piuttosto
mineralizzati. Nello Stillwater, le cromititi sono concentrate complessa di eventi che comprendono, semplificando: i)
prevalentemente nella Zona Peridotitica. L’importante J-M presenza di una camera magmatica stratificata per densità e
Reef, livello a solfuri (prevalentemente calcopirite, pirrotina, variamente differenziata; ii) intrusione di nuovo magma più

16
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Fig. 4.4. Schema geologico dello


Stillwater Complex (da Conn, 1979).

Fig. 4.5. Stratigrafia semplificata e fasi di


cumulo dello Stillwater Complex (da
MacDonald, 1988, modif. da Campbell et
al., 1983).

primitivo; iii) mescolamento del nuovo magma con uno 4.5 Great Dyke (Zimbabwe)
meno denso, più evoluto e saturo in plagioclasio; iv)
formazione di uno strato magmatico ibrido sovrassaturo in È un corpo intrusivo basico–ultrabasico di età Proterozoica
cromite e solfuri. Secondo questo modello, l’effettivo (2.47 Ga) lungo 532 km e largo 5–15 km, formato da quattro
contenuto di PGE nei livelli cromititici dipenderebbe da complessi stratificati (Fig. 4.6). Strati di cromitite (5–300
diversi fattori, tra cui: i) tenore in solfuri iniziali7; ii) cm) ricca in Cr caratterizzano l’intrusione e costituiscono
contenuto di PGE nel magma (varia in funzione del una riserva stimata di 10000 Mt (Prendergast, 1987). Sono
frazionamento e degli eventuali fenomeni di ibridizzazione); presenti anche zone a solfuri ricchi in PGE.
iii) rapporto di massa liquido silicatico / liquido a solfuri (v.
capitolo 1.5.2). Un modello di questo tipo è stato
recentemente invocato per la formazione del Merensky Reef 4.6 Altri depositi primari di PGE
(Boudreau, 2008).
Vale qui la pena di ricordare che oltre ai complessi
stratificati e ai depositi di solfuri di Cu–Ni in rocce basiche e
ultrabasiche, i PGE si ritrovano in giacimenti primari in
7 peridotiti (duniti e serpentiniti), pirosseniti e orneblenditi in
Nel corso del raffreddamento, parte del Fe originariamente
complessi ofiolitici, non legate a complessi intrusivi
presente nei solfuri può trasferirsi nella cromite. L’effetto è la
stratificati. In questi casi i PGE si trovano prevalentemente
liberazione di zolfo e la diminuzione del contenuto netto in solfuri.
sotto forma di leghe associati a masse lenticolari o
I PGE non sono coinvolti nel processo e si concentrano
disseminazioni di cromite. Sebbene solo occasionalmente
indirettamente. Si veda ad esempio l’elevatissimo tenore in PGE
questi depositi abbiano fornito piccoli giacimenti sfruttabili
(con rapporti elementari tipici dei solfuri) del Merensky Reef, che
(tuttavia di grado eccezionalmente elevato), la loro
contrasta con il basso tenore attuale in solfuri.

17
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

importanza è principalmente in quanto sorgenti dei PGE


concentrati in depositi di arricchimento secondario
detritico/chimico (placers).

Fig. 4.6. Schizzo geologico del Great Dyke dello Zimbabwe, con la
posizione dei livelli cromititici (da Evans, 1983, in parte modif. da
Bichan, 1969).

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Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

5. Giacimenti podiformi (o alpinotipi) a cromite

I giacimenti di cromite podiformi (dall’inglese pod = Secondo Zhou & Robinson (1997), i giacimenti
baccello) sono corpi mineralizzati di dimensioni e forme podiformi di cromite sono un tipo particolare di deposito
estremamente variabili (Fig. 5.1) e irregolari, spesso contorti ortomagmatico, prodotto da reazioni tra rocce peridotitiche
e deformati, inclusi in peridotiti tettonitiche. Il tonnellaggio incassanti e magmi basici durante la loro ascesa all’interno
è generalmente limitato (ca. 100000 t), fatta eccezione per del mantello. L’effetto di queste reazioni è la fusione dei
gli Urali, dove sono coltivati corpi di notevoli dimensioni. pirosseni della peridotite, con conseguente innalzamento del
Fanno parte di complessi peridotitici di tipo Alpino, contenuto di SiO2 del fuso e formazione di una dunite
normalmente legati ad unità ofiolitiche di tipo supra- (olivina) residuale. In porzioni più distali, solo il
subduction-zone in zone orogeniche. Giacimenti importanti, clinopirosseno viene dissolto e si forma una zona
oltre che negli Urali, si trovano in Albania, Filippine, harzburgitica (olivina + ortopirosseno). L’aumento del
Turchia, alla base del complesso ofiolitico di Troodos contenuto in silice può portare il fuso alla saturazione in
(Cipro) e, di minori dimensioni, a Cuba, Nuova Caledonia, cromite (cfr. capitolo 1.1), che può così precipitare dando
ex-Jugoslavia, Grecia. I depositi maggiori risultano essere luogo a cromititi essenzialmente monomineraliche. La
associati ad ofioliti provenienti da bacini marginali e archi composizione della cromite (ricca in Cr o in Al) riflette
vulcanici insulari, per lo più recenti (Fanerozoici), piuttosto essenzialmente la composizione del magma iniziale. Un
che da dorsali medio-oceaniche. magma derivato da bassi gradi di fusione parziale sarà infatti
I giacimenti podiformi producono cromite povera in Fe, arricchito negli elementi più incompatibili e impoverito negli
ricca in Mg e, generalmente, ad alto contenuto di Cr (Fig. elementi più compatibili. Poiché l’Al è meno compatibile del
4.3). Essi rappresentano altresì l’unica sorgente nota di Cr, maggiore è il grado di fusione parziale maggiore
cromite di grado refrattario (alto Al). I due tipi di cromite risulterà il rapporto Cr/Al del magma prodotto. Al di sotto di
tendono ad essere mutuamente esclusivi e in una singola archi vulcanici insulari (Fig. 5.2), i magmi si producono per
unità ofiolitica sono spesso presenti giacimenti di un solo elevati gradi di fusione parziale, determinati
tipo. Non mancano tuttavia importanti eccezioni, quali ad dall’introduzione di abbondanti volatili provenienti dalla
esempio i depositi giganti di Kempirsai (Kazakhstan, Urali), placca subdotta. In questi ambienti si formeranno
dove ad enormi giacimenti di cromite ricca in Cr si tipicamente depositi di cromite ricca in Cr. In
associano corpi minori di cromite ricca in Al (Melcher et al., corrispondenza di bacini di retro-arco, dove l’apporto di
1997). In questi casi, i due tipi di cromite sono comunque volatili è più ridotto, il grado di fusione parziale sarà minore
localizzati in posizioni strutturali diverse. e i rapporti Cr/Al del magma saranno più bassi. In questo
I corpi podiformi di cromite sono tipicamente inclusi in caso si avrà tendenzialmente la formazione di cromiti ricche
sacche dunitiche il cui spessore può variare da poche decine in Al. Al di sotto delle dorsali medio-oceaniche, il mantello
di centimetri a decine di metri. La zona dunitica litosferico preesistente viene assottigliato e rimosso in
normalmente passa alla peridotite incassante inalterata seguito alla separazione delle placche e difficilmente si avrà
secondo la sequenza dunite → harzburgite → lherzolite. la formazione di cromititi.

Fig. 5.1. Schizzo mostrante le


forme dei corpi mineralizzati a
cromitite podiforme della
Nuova Caledonia e le loro
relazioni con il piano di
foliazione della peridotite
incassante. Le dimensioni dei
corpi tabulari sono di circa 50-
100 kt (da Cassard et al.,
1981).

19
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Fig. 5.2. Diagramma schematico che illustra le possibili relazioni tra ambiente geodinamico e formazione di cromititi podiformi.
Sotto gli archi vulcanici (B), gli elevati gradi di fusione parziale, determinati dall’introduzione nel mantello di volatili da parte della
litosfera subdotta, producono fusi relativamente ricchi in Cr. Durante la risalita, l’interazione di questi fusi con porzioni di mantello
litosferico potrà produrre cromititi ricche in Cr. Sotto i bacini di retro-arco (A), i fusi magmatici sono normalmente meno arricchiti
in Cr (perché minore è il grado di fusione parziale e il Cr è fortemente compatibile nella peridotite). L’interazione di questi fusi con
il mantello litosferico produrrà cromititi meno ricche in Cr e più ricche in Al. Al di sotto delle dorsali oceaniche (C), il mantello
litosferico viene assottigliato e rimosso in seguito alla separazione delle placche e difficilmente si avrà la formazione di cromititi
(da Zhou & Robinson, 1997).

Vale la pena tuttavia di ricordare che, secondo Matveev caso, la maggiore idrofilia della cromite rispetto all’olivina,
& Ballhaus, 2002), alcune tessiture caratteristiche dei consentirebbe la formazione, per un meccanismo
giacimenti podiformi (es. le tipiche cromiti nodulari e paragonabile alla flottazione, di cromititi da una magma
orbicolari) sono spiegabili solo assumendo una deposizione saturo di olivina e cromite, senza necessità di assimilazioni e
in presenza di una fase fluida acquosa immiscibile. In questo arricchimenti in silice.

20
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

6. Giacimenti a Ti in complessi anortositici e charnockitici

6.1 Complessi anortositici e charnockitici massicci anortositici. Sebbene alcuni massicci anortositici
presentino una stratificazione gravitativa, per la maggior
Le anortositi sono rocce intrusive di composizione da basica parte le stratificazioni sono assenti o poco marcate.
a intermedia, costituite per >90% da plagioclasio, con I cosiddetti complessi charnockitici, caratterizzati dalla
pirosseni e talora olivina e ossidi accessori. La loro genesi sequenza pirosseniti ad ortopirosseno → noriti → graniti ad
richiede il frazionamento di magmi basaltici ad affinità ortopirosseno, sono, almeno in parte, ritenuti essere derivati
tholeiitica in camere magmatiche relativamente profonde dal metamorfismo di alto grado di originari complessi
(ca. 35 km) e la loro successiva intrusione in livelli più anortositici.
superficiali (ca. 10 km; Fram & Longhi, 1992). Praticamente La maggior parte dei massicci anortositici si sono formati
tutti i depositi sfruttabili di minerali di titanio (ilmenite nel Proterozoico in un periodo di tempo relativamente
[FeTiO3], ca. 52% di TiO2; rutilo [TiO2], normalmente con ristretto (1.2–1.7 Ga) e sono espressione di un magmatismo
>95% di TiO2) sono associati ad anortositi o a placers anorogenico continentale (rift abortiti). Tendono ad
costieri derivati da esse. allinearsi secondo una cintura che attraversa gli attuali limiti
Le anortositi si ritrovano in due tipi di associazioni tra le placche litosferiche e si ritrova con una certa continuità
magmatiche: i) rocce stratificate localizzate nelle porzioni dagli USA all’Ucraina, passando per Canada, Labrador,
superiori, più differenziate, dei complessi intrusivi basici e Groenlandia, Gran Bretagna e Scandinavia (Fig. 6.1).
ultrabasici stratificati; ii) massicci anortositici. Il primo tipo
(si rimanda al capitolo specifico per i concetti generali) è
caratterizzato prevalentemente da plagioclasio basico (An70– 6.2 Classificazione
100). I massicci anortositici sono volumetricamente più
importanti e comprendono complessi intrusivi di notevoli I massicci anortositici possono essere classificati sulla base
dimensioni (fino a 30000 km2), a loro volta costituiti da della composizione del plagioclasio. A questa in genere
numerosi plutoni di dimensioni minori. Contrariamente a corrispondono mineralizzazioni specifiche:
quanto osservato per i complessi basici stratificati, le rocce Complessi anortositici a labradorite (An68–45) → Ti-
mafiche e ultramafiche sono scarsamente rappresentate nei magnetite o ilmenite.

Fig. 6.1. Ricostruzione della disposizione dei continenti nel Proterozoico e distribuzione dei massicci anortositici dell’emisfero
settentrionale. 1 Korosten, Ucraina; 2 Korsun-Novomir-gorod, Ucraina; 3 Suwalki, Polonia; 4 Utsjoki, Finlandia; 5 Norvegia meridionale; 6
South Harris, Ebridi; 7 Gardar, Groenlandia; 8 Kiglapait-Nain, Labrador; 9 Michigamau, Labrador; 10 Lac St. Jean, Quebec, con il distretto
di Allard Lake e Lac Tio; 11 Lake Sanford, Adirondacks, New York; 12 Honeybrook, Pensylvania; 13 Roseland, Virginia; 14 Duluth,
Minnesota; 15 Cambridge Arch, Nebraska; 16 Laramie Range, Wyoming; 17 Bitterroot Range, Montana; 18 Boehls Butte, Idaho; 19 San
Gabriel Range, California; 20 Orocopia Range, California; 21 Pluma Hidalgo, Messico; 22 Sierra de Santa Marta, Colombia (da Herz, 1969).

21
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Esempio:
• Lake Sanford (New York, USA).
Complessi anortositici ad andesina (An48–25) → ilmenite ±
ematite (con tessiture di smistamento, spesso con
concrescimenti così fini da abbassare notevolmente il
titolo dell’ilmenite). Questi complessi sono
generalmente chiamati ‘Adirondack type’ e sono
associati ai più grandi depositi mondiali di ilmenite.
Esempi:
• Lac Tio (Allard Lake, Quebec, Canada). 125 Mt,
19% della produzione mondiale (ilmenite con fino
al 25% di ematite smistata).
• Tellness (Norvegia). Il più grande, 300 Mt al 18%
TiO2 (ilmenite con 12% di ematite smistata) (Fig.
6.2).
Complessi alcali-anortositici (con megacristalli di feldspato
antipertitico con 3–4% K2O) → rutilo o ilmenite.
Esempio:
• Roseland (Virginia, USA).

6.3 Metallogenesi del titanio


Fig. 6.2. Schema geologico del giacimento di Tellness (Norvegia
Il comportamento del titanio durante il frazionamento meridionale) (da Dybdahl, 1960).
magmatico dipende da diversi fattori, tra cui l’abbondanza
iniziale di titanio, le attività dei vari componenti chimici e la
fugacità di ossigeno. In un magma tholeiitico caratterizzato Complex) e, sebbene raramente recuperate, possono
da una ƒO2 sufficientemente elevata, ossidi di Fe e Ti costituire un’abbondante risorsa nel futuro.
possono cristallizzare precocemente e formare depositi La formazione di giacimenti di grandi dimensioni
cumulitici associati a rocce anortositiche con plagioclasio richiede il concorso di processi particolari che portano ad un
calcico (es.: Ti-magnetite nella Serie Anortositica del accumulo inusuale di ossidi di titanio. Tra questi sono stati
Bushveld Complex). Alternativamente, Fe e, soprattutto, Ti invocati (i) la concentrazione di ilmenite in un magma denso
si concentrano nei fusi residuali in seguito all’abbondante (Fe-basaltico) per “galleggiamento” del plagioclasio e (ii) la
cristallizzazione di plagioclasio e cristallizzano tardivamente cristallizzazione frazionata di sola ilmenite a seguito di
in posizione interstiziale (es.: ilmenite ± ematite nei massicci fenomeni di mescolamento di magmi (Charlier et al., 2010).
anortositici). Piccole quantità di vanadio sono spesso
presenti in depositi a ossidi di Fe e Ti (v. Bushveld

22
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

7. Giacimenti di Fe magmatico (magnetite + F-apatite)

Sono giacimenti relativamente rari che si originano in flogopite). Fanno parte di questo gruppo le foscoriti dei
seguito alla separazione in fase liquida di ossidi immiscibili complessi carbonatitici.
da magmi silicatici. La separazione estremamente efficiente Si tenga presente che per alcuni di questi depositi viene
del fuso a ossidi è qui favorita dall’abbondante presenza di talora proposta un’origine idrotermale (v. capitolo 16,
componenti volatili quali fosforo, fluoro e H2O. I volatili si Giacimenti di tipo IOCG).
arricchiscono nella fase ad ossidi, che così acquista grande
fluidità e solidifica a basse temperature (ca. 600°C). I fusi Esempi:
prodotti possono (i) solidificare presso la roccia madre, (ii) • Palabora (Sudafrica)
migrare e iniettarsi in filoni, (iii) effondere in superficie • Pea Ridge (Missouri, USA).
sotto forma di vere e proprie colate. La roccia risultante è • Colate nelle cinture circumpacifiche (Cile; Fig. 7.1).
costituita da magnetite anche poco titanifera (Fe3O4) +
fluorapatite (Ca5[PO4]3[OH,F]) (± ematite, olivina,

Fig. 7.1. Sezione verticale nel deposito a


magnetite + ematite + apatite di Laco Sur (Cile).
La superficie superiore della colata si trova a
circa 1 metro al di sopra del martello, quindi la
sua potenza in questo affioramento è di 2.5–3
metri. La colata consiste quasi completamente di
magnetite + ematite, con minore apatite, e ha
un’estensione laterale di vari chilometri. In tutto
e per tutto, questo è un esempio di magma a
ossidi di ferro effuso in superficie (da Park,
1961).

23
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

8. Giacimenti in carbonatiti e complessi alcalini (Nb, REE,


P,...)

8.1 Carbonatiti e rocce associate nota la cosiddetta foscorite, una roccia magmatica a
magnetite + apatite + olivina, importante fonte di magnetite
Le carbonatiti sono rocce magmatiche costituite per la e apatite (cfr. Giacimenti di Fe magmatico).
maggior parte da carbonati di Ca, Mg, Fe, Mn e,
limitatamente, Sr (calcite, dolomite, ankerite, siderite
manganesifera, rodocrosite, stronzianite). Contengono 8.2 Minerali utili in carbonatiti e rocce
spesso quantità e varietà notevoli di minerali accessori, associate
anche rari e ricchi di elementi minori a grande raggio ionico,
alcuni dei quali possono costituire oggetto di sfruttamento. I minerali utili delle carbonatiti e delle rocce associate sono
Si presentano generalmente sotto forma di stock intrusivi e molto numerosi. In Tabella 1.2 sono riportati alcuni tra i più
filoni, ma possono eccezionalmente dare luogo a colate e a importanti. Le carbonatiti costituiscono la maggiore risorsa
depositi piroclastici. Sono tipicamente, anche se non mondiale di Nb (per il 96% ricavato dal pirocloro), REE e
esclusivamente, associate a complessi intrusivi alcalini e vermiculite e un’importante fonte di P. Minerali di ganga
peralcalini (sieniti, sieniti nefeliniche, ijoliti [egirina + 30– presenti talvolta in concentrazioni sfruttabili sono fluorite,
70% nefelina] con nefeliniti, melilititi, etc.) e per lo più barite e stronzianite. La carbonatite stessa può costituire una
diffuse nelle fasce marginali, soggette a rifting, di aree fonte utile di carbonato di calcio in zone prive di calcari.
cratoniche. Si ritiene (Wallace & Green, 1988) che le Essendo facilmente alterabili, le carbonatiti possono dare
carbonatiti si originino per fusione parziale ad alta pressione luogo a depositi residuali e placers di arricchimento
(> 20 kbar) da porzioni di mantello arricchite in carbonati secondario (es. Sokli, Finlandia).
3 Mineralizzazioni a solfuri di rame sono inoltre presenti
grazie anche ad un elevata ƒO2 (C + 2 O2 → CO32–). I fusi
in numerose carbonatiti, sebbene solo il giacimento di
carbonatitici sono immiscibili con i fusi silicatici.
Palabora (Sudafrica) costituisca una fonte di classe mondiale
Nelle aree di contatto dei complessi alcalini e
di questo metallo. Tali mineralizzazioni sono state
carbonatitici sono frequenti fenomeni di metasomatismo, con
variamente interpretate come il risultato di processi
produzione di zone di alterazione idrotermale arricchite in
idrotermali tardivi, forse senza legame diretto con le
feldspato alcalino e pirosseno sodico (egirina) e/o anfibolo
carbonatiti, o come parte integrante del magmatismo
alcalino. Questo processo di alterazione alcalina prende il
carbonatitico.
nome di fenitizzazione e la roccia risultante è detta fenite.
Alcune varietà di fenite sono costituite da rocce Maggiori giacimenti mondiali:
monomineraliche a feldspato alcalino (ortoclasiti). Un altro • Mountain Pass (California, USA): 25 Mt a 5-10% REE,
caratteristico prodotto di alterazione idrotermale è la 20-25% BaSO4;
vermiculite, un fillosilicato derivato dall’idratazione di • Bayan Obo (Mongolia, Cina): REE + Nb (+ F);
flogopite e biotite. Si forma a spese di pirosseniti micacee, • Oka (Canada): a Nb (pirocloro);
spesso pegmatoidi e ricche in apatite, e biotititi che • Penisola di Kola (Provincia Alcalina della Karelia
costituiscono le porzioni intrusive ultramafiche dei settentrionale, Russia): P (+Sr, REE) (apatite), Al
complessi alcalini. Se riscaldata a 300°C si disidrata (nefelina);
fortemente aumentando di volume (18–25 volte) e si • Palabora (Sudafrica): complesso alcalino costituito
trasforma in un materiale leggerissimo e isolante pregiato. prevalentemente da pirosseniti micacee, troncate da
Una tipica sequenza di intrusioni carbonatitiche più o intrusioni di foscorite e carbonatiti (Figg. 8.1 e 8.2).
meno mineralizzate comprende: Produce un’enorme varietà di materie prime utili, tra cui:
C1-carbonatite a calcite (sövite) con apatite, pirocloro, (1) apatite (riserve di 3 Gt di minerale da pirosseniti); (2)
magnetite, flogopite, biotite, olivina, egirinaugite in vermiculite (46 Mt di riserve stimate); (3) un’importante
stocks, abbondante fenitizzazione; mineralizzazione a Cu (calcopirite, cubanite, bornite da
C2-carbonatite a calcite (alvikite) distinta dalla precedente carbonatite e foscorite), con magnetite, apatite, Au, Ag,
per la grana minore, in filoni, normalmente abbondante PGE, baddeleyite, U, NiSO4 e H2SO4 come sottoprodotti;
fenitizzazione; estratte, rispettivamente, da tre miniere a cielo aperto
C3-carbonatite a Fe-carbonati (ferrocarbonatite) con REE, distribuite su un’area di 2.5×4 km.
U, Th, Nb, in filoni, fenitizzazione scarsa o assente;
C4-carbonatite a calcite-dolomite (alvikite tardiva) sterile, in
filoni, con fenitizzazione scarsa o assente.
Tra le rocce associate ad alcune carbonatiti è degna di

24
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Fig. 8.1. Schema geologico semplificato del


complesso intrusivo alcalino di Palabora,
Transvaal, Sud Africa. (1) Open Pit di Foskor
con produzione di fosfati. (2) Open Pit con
produzione di vermiculite. (3) Open Pit di
Palabora a Loolekop, con produzione di rame,
magnetite, etc. (da Evans, 1993).

Fig. 8.2. Schema geologico del livello a 22 m


del complesso carbonatitico di Loolekop,
Palabora, Sud Africa (cfr. numero 3 in Fig.
8.1) (da Jacobsen, 1975)

25
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Tabella 1.2. Principali minerali utili delle carbonatiti e delle rocce associate.

Elemento Minerale Formula

P,(F) Apatite Ca5(PO4)3(OH,F)


Nb Pirocloro (Ca,Na)2(Nb,Ta)2O6(O,OH,F)
Dysanalite (Ca,Na,REE)(Ti,Nb,Fe)O3
Minerali di Ti* Con Nb come vicariante
REE Bastnäsite (REE,Y)CO3F
Parisite Ca(REE)2(CO3)3F2
Monazite (REE,Y,Th)PO4
U,Th Thorite-Uranothorite (Th,U)SiO4
Zr Zircone ZrSiO4
Baddeleyite ZrO2
Fe Magnetite Fe3O4 (spesso titanifera)
– Vermiculite fillosilicato complesso fortemente idrato
Al Nefelina NaAlSiO4
*: includono rutilo (TiO2), ilmenite (FeTiO3), perovskite (CaTiO3), titanite (CaTiSiO5).

26
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

9. Giacimenti di diamante in kimberliti e lamproiti

9.1 Caratteri generali riempimento di camini vulcanici e diatremi di esplosione,


solitamente di piccola area (<1 km2, ma fino a 2 km di
Il diamante è un minerale di alta pressione che è stabile nella potenza) e riuniti in gruppi (es. in Lesotho 17 camini e oltre
Terra a profondità molto elevate. Le profondità minime 200 dicchi su un’area di ca. 4500 km2), che rappresentano le
necessarie per la stabilità del diamante dipendono dalla vie di uscita in superficie di magmi provenienti da sill e
temperatura e sono di ca. 125 km a 800°C e ca. 170 km a dicchi più profondi (Figg. 9.1 e 9.2). Un tipico camino
1400°C. Il rinvenimento di concentrazioni significative di kimberlitico presenta una forma conica e comprende i) una
diamanti in porzioni accessibili della Terra è in genere zona inferiore (facies ipoabissale) costituita dalla kimberlite
possibile solo grazie a particolari processi magmatici capaci vera e propria; ii) una zona intermedia (facies di diatrema)
di trasportare in superficie grossi quantitativi di materiale dal costituita da un agglomerato di lapilli, frammenti di rocce
mantello profondo. Le principali sorgenti primarie (opposte crostali e di mantello, frammenti kimberlitici, minerali
a quelle secondarie nei placers) dei diamanti sono i magmi kimberlitici isolati, e che rappresenta il riempimento del
kimberlitici1 e lamproitici2. Tuttavia, solo una piccola parte diatrema; iii) una zona superiore (facies di cratere) con
delle kimberliti e lamproiti note sono diamantifere e, quando depositi piroclastici e rimaneggiati o di maar.
tali, lo sono per tenori minimi (mai > 5 ppm). Ancora più Si ritiene che i magmi kimberlitici e lamproitici, ricchi in
bassa è la percentuale di kimberliti e lamproiti che possono volatili (CO2, CO, H2O, H2), risalgano velocemente (ca. 70
essere sfruttate economicamente. Ciò dipende, ovviamente, km/h; Meyer, 1985) dalla base della litosfera o, addirittura,
dal tenore del giacimento e, soprattutto, dalla percentuale di dalla zona di transizione, facilitati dalla presenza di fratture
diamanti da gemma (alta qualità). Si tenga comunque di dimensioni litosferiche. Durante questo tragitto, porzioni
presente che, date le particolari caratteristiche economiche di peridotiti (prevalentemente harzburgiti) ed eclogiti del
del diamante, gradi bassissimi possono essere sufficienti a mantello litosferico (rigido) vengono campionate e
giustificare uno sfruttamento. Ad esempio, la famosa trasportate come xenoliti. A qualche km dalla superficie, il
Kimberley Mine del Sudafrica ha fornito diamanti per solo magma carico di gas, anche per apporto meteorico, irrompe
0.125 ppm [3 t di diamanti per 24 Mt, pari a 0.625 carati (ct) esplosivamente, formando diatremi riempiti da frammenti
per t, dove 1 ct = 0.2 g] e la breccia kimberlitica della vicina fluidizzati di magma, xenoliti (e xenocristalli derivati dalla
Koffiefontein Mine è stata coltivata con profitto a tenori pari loro distruzione) e frammenti di rocce incassanti. Il diamante
ad appena 20 ppb (0.1 ct/t), di cui il 35% rappresentato però stesso, originariamente contenuto in eclogiti e peridotiti di
da diamanti da gemma! mantello formatesi in condizioni appropriate di pressione,
Le kimberliti e le lamproiti costituiscono comunemente il temperatura e contenuti di C, O e H, viene asportato dalle
zone di origine e incluso nel magma in risalita sotto forma di
xenocristalli o come minerale accessorio in xenoliti.
1
Kimberliti: sono per lo più rocce ibride che sfuggono a Contrariamente a quanto ritenuto in passato, solo in casi
definizioni schematiche. Precedentemente classificate come particolari i diamanti sembrano essere derivati direttamente
membro delle rocce lamprofiriche, sono state recentemente per cristallizzazione ad alta pressione dal magma
riclassificate e suddivise formalmente in due gruppi (Woolley et kimberlitico che li ha trasportati in superficie. Nella
al., 1996): maggioranza dei casi, i diamanti si sarebbero formati diverse
Gruppo-1: sono le kimberliti classiche, cioè rocce ultrabasiche centinaia di My (fino a c. 2 Gy) prima dell’eruzione a
potassiche ricche in volatili, caratterizzate dalla presenza di macro- seguito di reazioni di ossidoriduzione tra le rocce del
(0.5–10 mm) e megacristalli (1–20 cm), almeno in parte mantello e fluidi ricchi in C (di composizione variabile da
xenocristalli, di minerali magnesiaci quali olivina, ilmenite, piropo, quella di magmi silicatici e carbonatitici più o meno
diopside più o meno cromifero, flogopite, enstatite, cromite, in una arricchiti in volatili a quella di veri e propri fluidi C–O–H)
matrice fine di olivina, serpentino e altri minerali accessori primari provenienti da livelli più profondi.
ricchi in Mg e/o Ca.
Gruppo-2: rocce ultrapotassiche (K/Na > 3), peralcaline ([K +
Na]/Al > 1), ricche in volatili, caratterizzate dalla presenza di 9.2 Fattori del potenziale diamantifero
flogopite e olivina in macrocristalli, con flogopite, olivina,
diopside → Ti-egirina, Mg-cromite → Ti-magnetite, etc. nella Le aree diamantifere sono praticamente tutte confinate in
massa di fondo. Di fatto sono più simili alle lamproiti che alle zone cratoniche estremamente antiche, archeane o al più
kimberliti del primo gruppo. Sinonimo: orangeiti. proterozoiche (Fig. 9.3). L’associazione, nota da tempo
2
Lamproiti: anch’esse ridefinite (Woolley et al., 1996) come rocce come una delle più importanti guide per l’esplorazione del
ultrapotassiche, peralcaline, ricche in Mg e Ti, caratterizzate da diamante (regola di Clifford), trova almeno in parte
contenuti variabilissimi (5–90 vol%) di Ti-flogopite, Ti-K- spiegazione nelle caratteristiche fisiche delle antiche
richterite, Mg-olivina, diopside povero in Al e Na, leucite ferrifera litosferiche cratoniche.
e sanidino ferrifero e priva di plagioclasio, Na-feldspato, melilite,
altri feldspatoidi, etc..

27
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Fig. 9.1. Modello di un camino


kimberlitico non ancora modificato
dall’erosione. I nomi sulla destra
indicano i livelli di affioramento attuale
di alcuni camini specifici africani (da
Hawthorne, 1975).

Fig. 9.2. Schema di un diatrema


kimberlitico, mostrante i rapporti tra
diatrema propriamente detto e sistema
di dicchi e sill alimentatori (da Smith et
al., 1979).

Tra i fattori determinanti per il potenziale diamantifero di durante la sua azione di campionamento (Fig. 9.4).
una kimberlite o di una lamproite, infatti, la profondità del Nell’astenosfera, infatti, il mantello si comporta in maniera
limite litosfera/astenosfera gioca un ruolo fondamentale. duttile e, normalmente, non fornisce xenoliti.
Solo dove radici litosferiche si spingono a profondità Un secondo fattore è rappresentato dallo stato termico
compatibili con la stabilità del diamante, un magma di della regione affetta da magmatismo. Poiché la transizione
origine profonda potrà inglobare materiali diamantiferi da grafite a diamante avviene a pressioni crescenti con

28
Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

Fig. 9.3. Distribuzione delle aree cratoniche e delle principali provincie diamantifere (da Nimis, 2002; modif. da Janse & Sheahan, 1995).

MOBILE BELT ARCHAEAN CRATON MOBILE BELT


Depth (km) Diamondiferous kimberlite Diamondiferous kimberlite
Barren kimberlite
(high grade) (low grade)
0
CRUST
Archaean crust

50
LITHOSPHERE
800 °C

100 1000 °C
Eclogite body
1200 °C

150 1400 °C

1600 °C
200

ASTHENOSPHERE
250
Diamond

Fig. 9.4. Isoterme, spessore della litosfera e limite di stabilità grafite–diamante al di sotto di un'area cratonica. Gli xenoliti inclusi in
kimberliti e lamproiti impostate all’interno di cratoni antichi possono campionare porzioni di mantello litosferico situate all’interno del
campo di stabilità del diamante. Le zone marginali dei cratoni sono più raramente diamantifere a causa del gradiente termico maggiore e del
minore spessore della litosfera (da Nimis, 2002).

l’aumentare della temperatura (Fig. 9.4), aree con flusso di profonde radici litosferiche sia da geoterme particolarmente
calore elevato saranno meno atte a consentire la formazione rilassate.
di diamante in profondità. Le aree potenzialmente più Di importanza notevole, ma difficilmente valutabile,
favorevoli per il rinvenimento di diamanti saranno pertanto sono la velocità di risalita e le caratteristiche ossido-riduttive
proprio le aree cratoniche antiche, caratterizzate sia da del magma. Se la ƒO2 è elevata e la risalita non è

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Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

sufficientemente rapida, i piccoli xenocristalli di diamante metodi termobarometrici che consentono di stimare
possono venire completamente riassorbiti per ossidazione (C simultaneamente pressione e temperatura di equilibratura di
+ O2 → CO2). singoli granuli di clinopirosseno o di granato e, quindi, di
La prospezione per le kimberliti e le lamproiti viene definire in dettaglio e in una fase precoce della campagna di
effettuata principalmente mediante minerali indicatori (il prospezione lo stato termico e le profondità di provenienza
rosso piropo, il verde Cr-diopside, l’ilmenite, la cromite), del materiale litosferico campionato dai magmi (Ryan et al.,
facilmente riconoscibili in concentrati di minerali pesanti 1996; Nimis & Taylor, 2000).
ricavati da suoli e sedimenti alluvionali (es. Fipke et al.,
1995). Gli stessi minerali sono anche utilizzati, sulla base • Maggiori province diamantifere kimberlitiche:
delle loro caratteristiche chimiche, per la valutazione del Sudafrica, Siberia, Botswana, Congo (tutte Archeane),
potenziale diamantifero dell’area esplorata o di una spesso associate a importanti depositi secondari tipo
kimberlite/lamproite specifica. Le informazioni che si placer, sia alluvionali che marini (es. Namibia, con
possono ricavare riguardano la distinzione delle risorse off-shore stimate di oltre 1.5⋅109 ct).
caratteristiche litologiche del materiale di mantello
• Maggiore provincia diamantifera lamproitica:
campionato dal magma (lherzoliti, harzburgiti, eclogiti,
Western Australia (Proterozoico), con la miniera AK1 di
distinte sulla base delle composizioni del granato, del
Argyle, la più ricca del mondo (produzione di ca. 30⋅106 ct
clinopirosseno e della cromite), le caratteristiche ossido-
riduttive del magma (Mg-ilmenite), la profondità di a–1), con riserve nel 1985 di oltre 60 Mt con un tenore di 6.8
provenienza del materiale di mantello (clinopirosseno ct t-1, di cui il 5% gemme di alta qualità, il 40% gemme di
eclogitico e peridotitico). Recentemente sono stati proposti bassa qualità e il 55% diamanti industriali.

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Parte 1. Giacimenti legati a magmi (ultra)basici

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