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CAPITOLO 1
ORIGINE E STRUTTURA DEI TERRENI
Figura 1.1 - Rappresentazione semplificata del ciclo di formazione delle rocce e dei terreni
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Dipartimento di Ingegneria Civile – Sezione Geotecnica, Università degli Studi di Firenze
J. Facciorusso, C. Madiai, G. Vannucchi – Dispense di Geotecnica (Rev. Settembre 2006)
Capitolo 1 ORIGINE E STRUTTURA DEI TERRENI
S S
S sp = = (Eq. 1.1)
M ρ ⋅V
dove S è la superficie del granulo, M la massa, V il volume e ρ la densità.
Se, ad esempio, prendiamo un grammo di sabbia e sviluppiamo tutte le superfici esterne
dei grani in esso contenuti, otteniamo che il valore della superficie specifica è dell’ordine
di 10-3÷10-4 m2; se invece prendiamo un grammo di argilla “molto attiva” vediamo che la
somma delle aree laterali di tutti gli elementi solidi che questo contiene può essere
dell’ordine di 800m2. È da notare che la superficie specifica di un certo materiale dipende
dalla forma e dalle dimensioni delle particelle, come è possibile dedurre dalla definizione
(1.1) 1.
1
In particolare, nell’ipotesi di forma sferica, alla quale si avvicinano ad esempio i grani di una sabbia:
S = πD2, V = πD3/6, quindi Ssp = 6/ρD. Nell’ipotesi di parallelepipedo appiattito, forma simile a quella delle
particelle di argilla, di dimensioni BxLxh: S = 2LB + 2Bh + 2Lh, V = BLh; quindi S = 1 ⎛⎜ 2 + 2 + 2 ⎞⎟ e se
ρ⎝ h B L⎠
sp
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Valori tipici della dimensione media e della superficie specifica di sabbie e argille sono
riportati in tabella 1.
La conseguenza di quanto detto sopra è che nei materiali come le sabbie l’interazione tra i
granuli è esclusivamente di tipo meccanico, mentre nelle argille le azioni sono quasi e-
sclusivamente di tipo chimico-fisico.
Dunque, una prima distinzione tra i vari tipi di terreno può essere fatta in base alle dimen-
sioni e alla forma delle particelle che li costituiscono, perché questo è un elemento che ne
differenzia notevolmente il comportamento. Dimensioni e forma delle particelle dipendo-
no dai minerali costituenti.
Si distinguono così, in primo luogo, i terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie) e forma
sub-sferica, o comunque compatta, dai terreni a grana fine (limi e argille) e forma ap-
piattita o lamellare, nei quali i singoli grani non sono visibili a occhio nudo.
I terreni naturali consistono generalmente in una miscela di più tipi di terreno appartenenti
alle due categorie suddette, a cui può aggiungersi talvolta del materiale organico.
Analizzando un poco più in dettaglio le caratteristiche delle due grandi categorie di terreni
che abbiamo appena definito, si può affermare che i terreni a grana grossa sono general-
mente costituiti da frammenti di roccia o, nel caso delle particelle più piccole, da singoli
minerali o da frammenti di minerali (ovviamente minerali sufficientemente resistenti e
stabili dal punto di vista chimico, come ad esempio quarzo, feldspati, mica, ecc..).
I materiali meno resistenti danno origine a terreni con grani più arrotondati, quelli più re-
sistenti a granuli più irregolari.
Il comportamento dei terreni a grana grossa di-
pende soprattutto:
− dalle dimensioni
− dalla forma (angolare, sub-angolare, sub- SUBANGOLARE
ANGOLARE
arrotondata, arrotondata) (figura 1.2)
− dalla distribuzione granulometrica (figura
1.3)
− dallo stato di addensamento dei granuli (fi-
gura 1.4).
Nel caso dei terreni a grana fine, le informa-
zioni relative alla distribuzione e alle caratteri- ARROTONDATA SUBARROTONDATA
stiche granulometriche sono meno significati- Figura 1.2 – Forma delle particelle
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l’altezza h è molto minore delle altre due dimensioni, Ssp ≅ . In conclusione, la Ssp aumenta al diminui-
ρh
re delle dimensioni e dell’appiattimento delle particelle
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a) b)
Figura 1.5 – Struttura delle particelle colloidali: unità elementari tetraedriche e ottaedriche (a) e
loro combinazione in pacchetti elementari (b).
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che costituiscono i minerali argillosi, pur essendo complessivamente neutri, hanno carica
positiva all’interno e negativa sulla superficie esterna. Questa caratteristica le porta a sta-
bilire legami molto forti con le molecole d’acqua che, essendo dipolari (poiché, com’è no-
to, i due atomi di idrogeno, che hanno carica positiva, non sono disposti simmetricamente
rispetto all’atomo di ossigeno, carico negativamente), sono attratte elettricamente verso la
superficie delle particelle di argilla.
Acqua adsorb ita + +
H H L’acqua che si trova immedia-
-
O
tamente a contatto con le par-
ticelle diventa perciò parte in-
tegrante della loro struttura ed
è definita “acqua adsorbita”
(Figura 1.6). Allontanandosi
Cristallo di m ontmorillonite (100x1 nm) dalla superficie delle particelle
C ristallo di caolinite (1000x100nm) i legami diventano via via più
deboli, finché l’acqua assume
Figura 1.6 – Spessore dell’acqua adsorbita per differenti mi- le caratteristiche di “acqua li-
nerali argillosi bera” o “acqua interstiziale”
(Figura 1.7). È da notare che
lo spessore di acqua adsorbita è approssimativamente lo stesso per tutti i minerali argillo-
si, ma a causa delle differenti dimensioni delle particelle, il comportamento meccanico
dell’insieme risulta molto diverso.
PARTICELLA
molecole d’acqua
0 5 10 15 20 25 30 35
Distanza dalla superficie della particella (in micron)
acqua acqua acqua
adsorbita pellicolare gravifica
acqua di ritenzione
a) b)
Gas VG V
V
PW Acqua VW V
P Particelle
PS VS
solide
Figura 1.8 – Rappresentazione del terreno come materiale multifase (a) e relazione tra le fasi (b)
In particolare si definiscono:
V
1. porosità: v ⋅ 100
n (%) = (Eq. 1.2)
V
(n=0% solido continuo, n =100% non vi è materia solida)
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Vv
2. indice dei vuoti: e= (Eq. 1.3)
Vs
V
3. volume specifico: v= (Eq. 1.4)
Vs
Tra le tre grandezze sopra definite, è più comodo utilizzare v ed e rispetto ad n perché, per
i primi due, al variare del volume dei vuoti, varia solo il numeratore del rapporto. Co-
munque n, e e v esprimono lo stesso concetto e sono biunivocamente legate tra loro:
(n / 100)
v = 1+ e; e=
1 − (n / 100)
Vw
4. grado di saturazione: S r (%) = ⋅ 100 (Eq. 1.5)
Vv
(Sr=0% terreno asciutto, Sr=100% terreno saturo)
P
5. contenuto d’acqua: w (%) = w ⋅ 100 (Eq. 1.6)
Ps
P
6. peso specifico dei costituenti solidi: γs = s (Eq. 1.7)
Vs
P
7. peso di volume: γ= (Eq. 1.8)
V
P
γd = s
8. peso di volume del terreno secco: V (Eq. 1.9)
P
(ovvero per S r = 0)
V
P
γ sat =
9. peso di volume saturo: V (Eq. 1.10)
(per S r = 100 %)
10. peso di volume immerso: γ ' = γ sat − γ w (Eq. 1.11)
dove γw è il peso specifico dell’acqua (9.81 kN/m ). Il peso di volume γ può assumere va-
3
lori compresi tra γd, peso di volume secco (per Sr = 0%) e γsat, peso di volume saturo (per
Sr =100%).
Spesso si utilizza la grandezza adimensionale Gs = γs/γw (gravità specifica), che rappre-
senta il peso specifico dei costituenti solidi normalizzato rispetto al peso specifico
dell’acqua.
Si osservi che mentre le grandezze n (porosità) ed Sr (grado di saturazione) hanno, espres-
se in %, un campo di esistenza compreso tra 0 e 100, il contenuto d’acqua, w, può assu-
mere valori anche superiori a 100%.
e max − e
11. densità relativa: D r (%) = ⋅100 (Eq. 1.12)
e max − e min
dove e è l’indice dei vuoti allo stato naturale, emax ed emin sono rispettivamente gli indici
dei vuoti corrispondenti al minimo e al massimo stato di addensamento convenzionali, de-
terminati sperimentalmente mediante una procedura standard.
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I valori tipici di alcune delle proprietà sopra definite sono riportati nelle tabelle 1.2 e 1.3.
Tabella 1.3. Valori tipici del peso specifico dei costituenti solidi di alcuni materiali
γs (kN/m3)
SABBIA QUARZOSA 26
LIMI 26.3-26.7
ARGILLE 23.9-28.6
BENTONITE 23
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Valori tipici di w variano tra il 20% al 30% (massimo) per un terreno sabbioso, tra il 10%
e il 15% per argille molto dure, tra il 70% e l’80% per argille molli, anche se, teoricamen-
te, come già osservato, può assumere valori superiori al 100%.
Tra le proprietà sopra definite, quelle che risultano indipendenti dalla storia tensionale e
dalle condizioni ambientali che caratterizzano il terreno allo stato naturale, vengono dette
proprietà indici.
Tra le proprietà indici possono essere annoverate anche la granulometria e i limiti di At-
terberg, che verranno definite nei paragrafi seguenti.
La setacciatura viene eseguita utilizzando una serie di setacci (a maglia quadrata) e/o cri-
velli (con fori circolari) con aperture di diverse dimensioni (la scelta delle dimensioni del-
le maglie va fatta in relazione al tipo di terreno da analizzare). I setacci vengono disposti
uno sull’altro, con apertura delle maglie decrescente verso il basso. Una buona curva gra-
nulometrica può essere ottenuta scegliendo opportunamente la successione dei setacci: ad
esempio ogni setaccio potrebbe avere apertura delle maglie pari a circa la metà di quello
sovrastante (esistono anche indicazioni di varie associazioni tecnico-scientifiche, ad es.
dell’Associazione Geotecnica Italiana).
Nella Tabella 1.4 sono riportate le sigle
Tabella 1.4 – Sigla ASTM e diametri equivalenti ASTM (American Society Standard Ma-
dei setacci impiegati per l’analisi granulometrica terial) e l’apertura delle maglie corri-
Apertura delle maglie, D spondente (diametri equivalenti) per i se-
N. ASTM
[mm] tacci che vengono normalmente impiega-
4 4.76 ti nella setacciatura. Il setaccio più fine
6 3.36 che viene generalmente usato nell’analisi
8 2.38 granulometrica ha un’apertura delle ma-
10 2.00 glie di 0.074 mm (setaccio n. 200
12 1.68 ASTM); al di sotto dell’ultimo setaccio
16 1.19 viene generalmente posto un raccoglito-
20 0.840 re. Il materiale viene prima essiccato, pe-
30 0.590 stato in un mortaio, pesato e disposto sul
40 0.420 setaccio superiore. Tutta la pila viene poi
50 0.297 fatta vibrare (con agitazione manuale o
60 0.250 meccanica), in modo da favorire il pas-
70 0.210 saggio del materiale dalle maglie dei vari
100 0.149 setacci. Per i terreni più fini si ricorre an-
140 0.105 che all’uso di acqua (in tal caso si parla
200 0.074 di setacciatura per via umida).
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Alla fine dell’agitazione, da ciascun setaccio sarà passato il materiale con diametro infe-
riore a quello dell’apertura delle relative maglie. La percentuale di passante al setaccio i-
esimo, Pdi , può essere determinata pesando la quantità di materiale depositata su ciascun
setaccio al di sopra di quello considerato, Pk (con k = 1,...i), mediante la formula che se-
gue:
i
PT − ∑ Pk
Pdi = k =1
⋅100
PT
dove PT è il peso totale del campione di materiale esaminato.
Per i diametri minori di 0.074 mm, cioè per il materiale raccolto sul fondo, si ricorre
all’analisi per sedimentazione. Si tratta di una procedura basata sulla misura della densità
di una sospensione, ottenuta miscelando il materiale all’acqua con l’aggiunta di sostanze
disperdenti per favorire la separazione delle particelle, la cui interpretazione viene fatta
impiegando la legge di Stokes, che lega la velocità di sedimentazione di una particella in
sospensione al diametro della particella e alla densità della miscela. Eseguendo misure di
densità a diversi intervalli di tempo e conoscendo il peso specifico dei grani è possibile
ricavare il diametro e la percentuale in peso delle particelle rimaste in sospensione e
quindi aventi diametro inferiore a quelle sedimentate. Utilizzando questi dati è così possi-
bile completare la curva granulometrica.
In pratica quella che si ottiene è una curva cumulativa.
La forma della curva è indicativa della distribuzione granulometrica: più la curva è diste-
sa, più la granulometria è assortita. L’andamento della curva viene descritto sinteticamen-
te mediante due parametri (che, come vedremo più avanti, vengono impiegati per classifi-
care i terreni). Indicando con Dx il diametro corrispondente all’x % di materiale passante
(Figura 1.10), si definiscono:
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D 60
coefficiente di uniformità: U=
(Eq. 1.13)
D10
(U ≥ 1, più è basso più il terreno è uniforme, Figura 1.10)
2
D 30
coefficiente di curvatura: C= (Eq. 1.14)
D 60 ⋅ D10
(C esterno all’intervallo 1÷3 indica mancanza di diametri di certe dimensioni ovvero bru-
schi cambiamenti di pendenza della curva granulometrica, Figura 1.10)
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IP
Ia = (Eq. 1.16)
CF
IP Ia= 1.25
dove CF = % in peso con diametro d <
0.002 mm. Sulla base dei valori assunti da
questo indice i terreni possono essere clas- Normalmente Ia= 0.75
sificati inattivi, normalmente attivi, attivi. Attivi attivi
Considerando oltre ai limiti di consistenza,
anche il contenuto naturale d’acqua, si pos-
sono definire l’ indice di liquidità: Inattivi
w − wP
IL = (Eq. 1.17)
IP
CF
e l’indice di consistenza
Figura 1.15 – Indice di attività delle argille
wL − w
IC = = 1 − IL (Eq. 1.18)
IP
L’indice di consistenza, oltre ad indicare lo stato fisico in cui si trova il terreno, fornisce
informazioni qualitative sulle sue caratteristiche meccaniche; all’aumentare di IC aumenta
la resistenza al taglio del terreno e si riduce la sua compressibilità (da notare anche
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l’analogia tra IC per terreni a grana fine e Dr per i terreni a grana grossa).
Una suddivisione dei terreni basata sui valori dell’indice di plasticità e dell’indice di con-
sistenza è riportata nelle Tabelle 1.5 e 1.6 rispettivamente, mentre nella Tabella 1.7 sono
riportati i valori tipici di wL, wP e IP dei principali minerali argillosi.
Tabella 1.5 - Suddivisione dei terreni basata sui valori dell’indice di plasticità
TERRENO IP
NON PLASTICO 0-5
POCO PLASTICO 5 - 15
PLASTICO 15 - 40
MOLTO PLASTICO > 40
Tabella 1.6 - Suddivisione dei terreni basata sui valori dell’indice di consistenza
CONSISTENZA IC
FLUIDA <0
FLUIDO-PLASTICA 0 – 0.25
MOLLE-PLASTICA 0.25 – 0.50
PLASTICA 0.50 – 0.75
SOLIDO-PLASTICA 0.75 - 1
SEMISOLIDA (W > WS) O SOLIDA (W < WS) >1
Essendo i terreni una miscela di grani di diverse dimensioni, una volta determinate le fra-
zioni in peso relative a ciascuna classe, il materiale può essere identificato utilizzando i
termini delle varie classi come sostantivi o aggettivi, nel modo seguente:
I termine: nome della frazione granulometrica prevalente
II termine: nomi delle eventuali frazioni maggiori del 25%, precedute dal prefisso con
III termine: nomi delle eventuali frazioni comprese tra il 15% e il 25%, con il suffisso
oso
IV termine: nomi delle eventuali frazioni minori del 15%, con il suffisso oso, precedute
dal prefisso debolmente.
Se ad esempio da un’analisi granulometrica risulta che un terreno è costituito dal 60% di
limo, dal 30% di sabbia e dal 10% di argilla, esso verrà denominato limo con sabbia de-
bolmente argilloso.
Una classificazione che tiene conto solo della granulometria non è tuttavia sufficiente nel
caso di limi e argille, il cui comportamento è legato soprattutto alla composizione minera-
logica.
Per questo tipo di terreni si può ricorrere ad esempio al sistema di classificazione propo-
sto da Casagrande (1948). Tale sistema è basato sui limiti di Atterberg ed è riassunto in
un diagramma (noto come “carta di plasticità di Casagrande”) (Figura 1.16) nel quale si
individuano sei zone, e quindi sei classi di terreno, in funzione del limite liquido (riporta-
to in ascissa) e dell’indice di plasticità (riportato in ordinata). La suddivisione è rappre-
sentata dalla retta A di equazione:
IP = 0.73 (wL-20) (Eq. 1.19)
e da due linee verticali in corrispondenza di wL = 30 e wL = 50.
Le classi che si trovano sopra la retta A includono le argille inorganiche, quelle sotto la
retta A i limi e i terreni organici (a titolo informativo va detto che la presenza di materiale
organico in un terreno può essere rilevata attraverso la determinazione del limite liquido
prima e dopo l’essiccamento. L’essiccamento provoca infatti nei materiali organici dei
processi irreversibili con riduzione di wL; se tale riduzione è maggiore del 75%, il mate-
riale viene ritenuto organico).
Esistono poi sistemi che, facendo riferimento sia alla caratteristiche granulometriche sia a
quelle mineralogiche, possono essere utilizzati per la classificazione di qualunque tipo di
terreno.
In particolare, i due sistemi più comunemente utilizzati e che verranno brevemente de-
scritti nel seguito sono il sistema USCS e il sistema HRB (AASHTO, CNR_UNI 10006).
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wL = 50 %
60 1.7.1 Sistema USCS
0)
6 -2
Il sistema USCS (Unified Soil Classification
(w L
wL = 30 %
40 .73
System), sviluppato originariamente da Casa-
0
4 5 = A
P I N EA
grande e successivamente modificato negli
LI
20 USA, è il sistema più utilizzato per classificare i
3
2 terreni di fondazione.
0 1
20 40 60 80 100
Secondo tale sistema, i terreni vengono suddivisi
Limite di liquidità, w (%) in cinque gruppi principali, due a grana grossa
L
(con percentuale passante al setaccio 200 minore
1 Limi inorganici di bassa compressibilità del 50%), ghiaie (simbolo G) e sabbie (simbolo
2 Limi inorganici di media compressibilità S), tre a grana fine (con percentuale passante al
e limi organici
3 Limi inorganici di alta compressibilità
setaccio 200 maggiore del 50%), limi (simbolo
e argille organiche M), argille (simbolo C) e terreni organici (sim-
4 Argille inorganiche di bassa plasticità
bolo O). Ciascun gruppo è a sua volta suddiviso
5 Argille inorganiche di media plasticità
in sottogruppi, in relazione ad alcune proprietà
6 Argille inorganiche di alta plasticità indici, secondo quanto indicato nello schema di
Figura 1.16 – Carta di plasticità di Casa- Figura 1.17.
grande In particolare i terreni a grana grossa vengono
classificati sulla base dei risultati dell’analisi
granulometrica in ghiaie (G) e sabbie (S) a seconda che la percentuale passante al setaccio
N.4 sia rispettivamente minore o maggiore del 50%. Quindi viene analizzata la compo-
nente fine del materiale
(passante al setaccio
N.200):
1) se essa risulta minore
del 5% allora si con-
sidera solo l’assorti-
mento del materiale
sulla base dei valori
del coefficiente di u-
niformità, U, e di
curvatura, C (se U>4
e 1<C<3, per le
ghiaie o U>6 e
1<C<3, per le sabbie,
allora il materiale si
considera ben gradato Figura 1.17 – Sistema di classificazione USCS
e come secondo sim-
bolo si adotta W, altrimenti si considera poco gradato e si adotta il simbolo P);
2) se essa risulta maggiore del 12% allora viene classificata, dopo averne misurato i limi-
ti di Atterberg (sul passante al setaccio N. 40), con riferimento ad una carta di plastici-
tà derivata da quella di Casagrande con alcune modifiche (Figura 1.18), come limo
(M) o argilla (C), che verrà utilizzato come secondo simbolo;
3) se essa è compresa tra il 5 e il 12% allora verrà classificata sia la granulometria della
frazione grossolana (ben assortita, W, o poco assortita, P) secondo il criterio mostrato
al punto 1) sia la componente fine (M o C) secondo il criterio indicato al punto 2), ot-
tenendo così un doppio simbolo (ad es. SW-SM).
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Limiti di Atterberg
determinati sul passante al
setaccio N.40 (0.42 mm):
- wL (%) Non ≤ 40 ≥ 41 ≤ 40 ≥ 41 ≤ 40 ≥ 41 ≤ 40 ≥ 41
- Ip (%) ≤ 6 plastico ≤ 10 ≤ 10 ≥ 11 ≥ 11 ≤ 10 ≤ 10 ≥ 11 ≥ 11
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